Il faro alla fine del mondo

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Amy Sparkes

Traduzione di Mara Pace

Per mamma, papà, Alyn e tutti gli Sparklings

Se stai ascoltando questo messaggio, devi aver compiuto l’impensabile, nonostante i miei tentativi per tenerti al sicuro. Credimi: non cercavo di ingannarti. Cercavo di aiutarti.

Probabilmente quando sentirai questo messaggio, non sarò più in vita. Ora hai il ciondolo. Non posso fermarti. Ma ti supplico, rifletti attentamente prima di usarlo.

E ti prego di perdonarmi. Tutto quello che ho fatto, lo sai bene, l’ho fatto perché tengo a te, dal profondo del cuore. Sempre.

Ilcarillon d’argento tintinnò una melodia tranquilla e rassicurante, tutto l’opposto del turbinio di pensieri confusi e inquieti che si accalcavano nella mente di Nove. Sì… non c’era dubbio: si trovava in serio pericolo. Più del solito.

Era seduta sul letto in ferro nella sua camera quasi (ma non del tutto) esagonale, nella Casa ai Confini della Magia. Era la stanza perfetta per lei; doveva esserlo, perché le camere erano appositamente scelte dalla Casa per ogni suo ospite. Le pareti erano tappezzate con una carta da parati lilla punteggiata di stelle dorate e c’era una libreria alta fino al soffitto. Qua e là sulle assi del parquet erano disposti svariati tappeti di lana; a quale creatura appartenesse, quella lana, Nove non lo aveva mai chiesto. C’era già abbastanza da scoprire sulla Casa,

senza contare gli innumerevoli reami che attraversava in volo. Reami che ora si trovavano in grave pericolo, e tutto a causa di un suo errore.

Nove rimise il carillon nella borsa, che aveva appoggiato accanto a sé sulle lenzuola turchesi, si alzò e raggiunse le vetrate coperte dalle lunghe tende turchesi che scendevano fino al pavimento. Scostò una tenda e guardò fuori.

Il Mondo tra i Mondi. Una meravigliosa oscurità, squarciata da vortici di fili argentati che emergevano dal nulla, danzando e roteando insieme per poi esplodere in lampi accecanti, lasciandosi alle spalle una scia di stelle che svaniva nel buio. La Casa ai Confini della Magia sfrecciava a una velocità francamente assurda, verso la vecchia casa di Nove – il mondo dei mortali – che si trovava oltre innumerevoli reami nascosti. Una parte di Nove avrebbe desiderato rifugiarsi in uno di quei reami per sottrarsi al suo errore, ma una parte ancora più grande era consapevole della propria colpa e in qualche modo voleva rimediare.

Nove richiuse la tenda e tornò a letto. Crollò distesa e accarezzò le lenzuola di seta con la punta delle dita: tutta un’altra cosa rispetto al sacco di tela infestato di pulci sul pavimento dello scantinato umido

dove aveva vissuto insieme a una banda di borseggiatori. Alzò lo sguardo verso il soffitto blu scuro costellato di rune d’argento, nella speranza che quello strano linguaggio dispensasse la saggezza di cui aveva tanto bisogno in quel momento. Non era mai riuscita a capire che cosa significassero. Nemmeno il mago Basito era in grado di interpretarle. Eppure, rifletté Nove, la stanza sembrava davvero perfetta per lei. Perciò le rune dovevano significare qualcosa di importante, anche se lei non riusciva a…

La porta della camera da letto si spalancò all’improvviso. Nove sobbalzò.

Fece il suo ingresso la strega più molesta di tutti i reami. Aveva una cascata di capelli scarlatti e indossava un abito nero di crinolina che frusciava a ogni movimento. Nove era quasi l’opposto, con i suoi capelli corti e scuri, la giacca e i pantaloni trasandati. E anche se la strega sembrava avere solo pochi anni più di lei, bastava guardare i suoi antichi occhi blu per capire che non era affatto così.

“Esiste una buona abitudine chiamata bussare”, disse Nove in tono tagliente, alzandosi.

La strega continuò a frusciare in giro per la camera con arroganza, arricciando il naso mentre ne osservava i dettagli.

“Che cosa vuoi?” domandò Nove.

“Su, su”, disse la strega con voce tanto soave quanto sgradevole. “Siamo compagni di casa, giusto? Forse dovremmo sforzarci di andare d’accordo.” Fece un gesto plateale con la mano. “Vivere felici e contenti.”

Nove sbuffò. “Tu e Basito andrete d’amore e d’accordo il giorno in cui Eric userà più di tre parole per frase!” E pensò a quanto sarebbe stato strano, se il troll ci fosse riuscito davvero.

La strega roteò gli occhi e sollevò le braccia. “Mio fratello è senza dubbio uno sciocco, ma è uno sciocco che possiede una casa volante e, per mia grande sfortuna, è ciò di cui ho bisogno in questo momento.”

“O mangi questa minestra o salti dalla finestra?” disse Nove, sarcastica.

La strega le rivolse un sorriso freddo, con gli occhi che scintillavano come pugnali. “La pazienza è la virtù dei forti.”

Nove sospirò. Nell’impeto del momento, pur di salvare la vita ai suoi amici, le era parsa una buona idea stringere un patto con la strega, convincendola a tradire la sua spaventosa zia Ofedia l’Imprevedibile in cambio di un passaggio a bordo della Casa ai

Confini della Magia. Ripensò alle parole che le aveva rivolto la strega nella Segreta bottega dei segreti:

“Io ho messo gli occhi su qualcos’altro. Qualcosa di molto più interessante. Qualcosa che, guarda caso, ladruncola mia, solo tu puoi aiutarmi a ottenere”.

Era stato solo dopo aver stretto l’accordo, naturalmente, e dopo che la strega aveva messo piede dentro la Casa, che Nove aveva cominciato a sospettare che fosse in cerca di un ciondolo potente e pericoloso. Magari si sbagliava… Forse era saltata troppo in fretta alle conclusioni…

Nove osservò pensierosa la strega mentre si avvicinava alla libreria e faceva scorrere un dito dall’unghia scarlatta lungo le coste dei volumi. La strega si voltò all’improvviso, intrecciando le mani. “Presto la Casa atterrerà nel tuo piccolo e strano reame mortale, e allora avrò bisogno del tuo aiuto, carissima ladra.”

“Mi chiamo Nove, non Ladra”, grugnì Nove.

La strega incombeva su di lei. Le sollevò il mento con l’unghia scarlatta. I loro occhi si incrociarono. “Nove”, sussurrò la strega, “non è il tuo nome”.

Nove cercò di soffocare il dolore provato al pensiero di sapere così poco della sua stessa vita:

solo un ricordo lontano, del giorno in cui era stata abbandonata sulla soglia di un’abitazione, che ora conosceva come la Casa ai Confini della Magia. Aveva scoperto che la Casa era il posto dove sua madre aveva sempre desiderato che si trovasse.

Qualcosa, però, non aveva funzionato. Il capobanda Taschino l’aveva trovata e reclamata per il suo covo di ladri.

La strega si esibì in un giro di valzer. “Dunque”, proseguì in tono spensierato, “mi aspetto che manterrai il patto e mi aiuterai. Dovrai fare esattamente ciò che ti dico”.

Nove incrociò le braccia sul petto. “Non mi fido di te.”

“Be’, non mi importa”, ribatté la strega. “Un patto è un patto.”

Nove la fissò, consapevole di quali terribili conseguenze ci sarebbero state se si fosse rimangiata la parola. “Cosa vuoi che faccia?” domandò a denti stretti, già sapendo quale sarebbe stata la risposta.

La strega sorrise. “Ruberai un ciondolo da quel tuo vecchio, ridicolo accattone e lo porterai a me.”

Le parole caddero come pietre attorno a Nove, che si sforzò di non mostrare quanto fosse disperata. Alla fine… non si era sbagliata…

Concentrati.

“Quel ridicolo, vecchio accattone non ha più niente a che fare con me”, disse Nove sottovoce. Si sentì travolgere da una strana emozione. Aveva odiato Taschino – quel vecchio derelitto e ubriaco –per tanto tempo e con tutto il cuore. Ma ormai più che odio provava pietà.

“E per quale ragione, di preciso, vorresti il ciondolo?” aggiunse, chiedendosi se poteva spingere la strega a svelare la verità nascosta dietro i segreti e le bugie.

“Sono affari miei, carissima ladra, non certo tuoi”, replicò la strega in tono glaciale. “Non è una missione difficile. Dopotutto, sei un’abile borseggiatrice, non è vero? Non hai rubato la Casa ai Confini della Magia dalla mia stessa borsa?” le domandò sarcastica.

Nove si morse la lingua. Sembrava passato così tanto tempo da quando al mercato aveva rubato alla strega il soprammobile a forma di minuscola casa e da quando aveva bussato a quella piccola porta, assistendo stupefatta alla trasformazione del soprammobile nella traballante Casa ai Confini della Magia con i suoi undici piani: il posto dove ora abitava. Esatto, aveva rubato la Casa. Esatto, aveva spezzato

la maledizione che la strega vendicativa aveva posto su di essa. Ma c’era qualcosa nell’espressione della strega che turbava Nove. Un pizzico di scaltrezza. Qualcosa di enigmatico. Ed entrambe le cose implicavano un grave pericolo.

“Il tuo accattone sarà felice di vederti”, aggiunse la strega. Si guardò attorno. “È sempre splendido tornare a casa, no?” Spalancò le braccia, indicando la stanza, e se ne andò a passo di valzer.

“Questa è la mia casa”, sbottò Nove, seguendola a passo deciso fino alla porta.

“Lo vedremo”, disse la strega dal pianerottolo, con voce cantilenante.

Nove sospirò furiosa, mentre la porta della camera da letto le si chiudeva magicamente in faccia.

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