Eulàlia Canal
Orso aveva un problema alla vista: si sentiva gli occhi come una nuvola sul punto di piovere.
“Da quando sei tornato dalla tana di Tasso hai un’aria sbiadita”, gli disse Orsa.
“In che senso?” chiese Orso preoccupato.
“I tuoi colori se ne sono andati.”
Orso si guardò. Orsa aveva ragione. Era tutto in bianco e nero.
“Forse li hai persi per strada o te li sei dimenticati nella tana di Tasso”, ipotizzò Orsa.
Orso non voleva tornare alla tana di Tasso. Né ripensare alla loro litigata. E nemmeno al loro scambio di insulti. Voleva cancellare tutto. Se solo fosse esistita una gomma per cancellare dal mondo tutte le cose che non gli piacevano e lasciare solo quelle belle. I fiori viola e gialli che sbocciavano intorno al ciliegio. O i baci di Orsa, petali che gli accarezzavano la guancia.
Pensò di andare a vedere al fiume. Forse i colori gli erano caduti quando si era sporto per guardare i pesci rossi.
Attorno a Orso tutto era colorato, ma lui no. Il cielo era azzurro, il sole rosso e il rospo verde. Senza più colori, Orsa e gli amici lo avrebbero trovato noioso e sgradevole.
Orso vide una cosa rotonda galleggiare in mezzo al fiume e con un bastone la tirò a riva. Era il copertone di una ruota. Che strano! Cosa ci faceva lì nell’acqua? Forse ci era finito durante la tempesta della notte prima.
Con una corda avrebbe potuto costruire un dondolo su
cui passare le sere con Orsa al chiaro di luna.
Si mise il copertone in testa e tornò a casa. Così, senza colori. Non gli piaceva cercarli da solo. E non voleva andare da Tasso, visto che avevano litigato. A chi altri poteva chiedere aiuto?
Orsa era occupata, Scoiattolo era in viaggio e chissà quando sarebbe tornato.
E Lupo? Che fine aveva fatto?
Erano giorni che non sapeva niente di Lupo, sembrava scomparso dalla faccia della terra... Ma... e se gli era successo qualcosa?
“Se lui non si fa vedere, vai a trovarlo tu”, gli aveva detto Orsa.
Lupo viveva un po’ lontano, in cima a una collina molto ripida, ma Orso ci sarebbe andato.