"Lavorare meglio disegnando male"

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Alessandro Bonaccorsi


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Ogni volta che entro in un ufficio do subito una veloce occhiata al portapenne. Guardo cosa contiene, oltre alle probabili forbici e al tagliacarte d’antan; voglio vedere se, insieme alle penne economiche, alle penne aziendali, alle penne gadget, ci sono dei pennarelli o, addirittura, delle matite colorate. Non succede quasi mai. Gli unici strumenti per portare il colore sulle carte da ufficio sono i post-it® e gli evidenziatori. Nient’altro. Si capisce subito che al lavoro non si disegna (e probabilmente ormai anche a mano si scrive poco). La tastiera è il nostro strumento: battendo sui tasti svolgiamo quasi tutte le nostre attività. Come dei musicisti che non sanno suonare.

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Uno dei motivi per cui non si disegna è che disegnare viene considerata un’attività artistica o, peggio, una cosa da bambini: gli adulti non disegnano e meno che mai in un luogo di serietà e utilità estrema come il posto di lavoro. Nessun manager potrebbe stringere la mano di un altro manager con le mani sporche di pennarelli; eppure, quello che voglio dimostrare con questo libro è che disegnare al lavoro non solo è possibile, ma è utile a migliorare il modo di lavorare.

Per farlo però ci vuole coraggio, ci vuole molto coraggio per fare cose che tutti reputano inutili. Siamo educati all’utilità di ogni gesto, a valutare il risultato di ogni azione, il lavoro è il padre del profitto. Questo è quello che impariamo sin dai tempi della scuola, perciò quando disegnerai ti sentirai un eroe. Nelle prossime pagine goditi la tua epica, oh valoroso disegnatore! Anche se, con la tua penna a mo’ di daga, non infilzerai altro che pensieri, sconfiggerai paure e traccerai nuovi sentieri sulla sabbia...

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All’inizio, quando disegnerai ti sembrerà di perdere tempo. Forse proverai anche frustrazione, ma piano piano, se crederai in te stesso e nelle tue capacità, vedrai che il disegno diventerà uno strumento insostituibile per il tuo lavoro. Disegnare ti farà guadagnare tempo, migliorerà la tua capacità di progettare, di prevedere, ti permetterà di avere una visione più chiara delle cose e ti aiuterà a risolvere problemi, ti darà nuovi spunti di ispirazione e stimolerà la tua creatività. Ti sarà incredibilmente utile nella sua inutilità. Perciò, fidati del tuo istinto e della tua voglia di fare e di giocare: andiamo a disegnare!

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Tutti noi pensiamo per immagini. Iniziamo a farlo appena nati e manteniamo questa attività anche quando cominciamo ad apprendere il linguaggio, parlato prima e scritto poi. Questo pensare per immagini non è logico, non dà certezze, non sembra essere sequenziale, non è propedeutico a una forma parlata o scritta: per tutti questi e altri motivi, da adulti tendiamo a ridurne l’importanza e a limitarne l’uso pratico, preferendo competenze logico-matematiche e linguistiche, seguendo quello che è il modello scolastico predominante in tutto l’Occidente. Eppure l’occhio della mente è in grado di farci fare “ragionamenti” che altrimenti non saremmo capaci di fare.

La nostra conoscenza del mondo avviene per lo più mediante l’osservazione diretta,2 ovvero attraverso la visione: guardiamo e ragioniamo su ciò che vediamo, provando a rappresentare, imitare, analizzare, scomporre e ricomporre ciò che abbiamo visto. E uno dei mezzi che utilizziamo per questo tipo di osservazione è il disegno. Lo usarono i nostri più lontani antenati quando osservarono il cielo e tracciarono sulla pietra i cicli lunari e solari e le costellazioni, cercando di trarne insegnamenti. Lo usarono poi per rappresentare il mondo simbolico e surreale dei miti e delle religioni che man mano avevano creato per meglio raccontare e comprendere il mondo. Fino a che il disegno non divenne qualcosa di più, o semplicemente di diverso: dalla riproduzione di un mondo “altro”, simbolico e mitico, divenne strumento principe per rappresentare “questo” mondo, il nostro, ciò che consideriamo realtà.

2. I nostri occhi non sono granché efficaci paragonati a quelli di altri animali, eppure la visione è lo strumento principe della nostra conoscenza, forse perché la radiazione luminosa è, tra tutte quelle percepibili dai sensi umani, la radiazione più persistente e duratura.

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3. Nel VI secolo a.C. il filosofo greco Anassimandro fu probabilmente il primo ad avere questa intuizione, traendo le sue conclusioni dall’osservazione delle eclissi.

Il Sidereus Nuncius, trattato astronomico scritto da Galileo Galilei e uscito nel 1610, è forse uno dei primi esempi in cui la capacità di disegnare con cognizione ciò che si osserva, e quindi di comprendere e spiegare attraverso il disegno, permette al pensiero scientifico di compiere un grande passo in avanti. Galileo è appassionato di arte, viene ammesso all’Accademia del Disegno di Firenze del Buontalenti; parallelamente alla passione scientifica, il giovane genio sviluppa la sua capacità di capire attraverso il disegno, studiando gli effetti della luce, la prospettiva, la geometria. Infatti Galileo non è il primo a osservare la Luna e capire come sia illuminata dalla luce solare,3 ma è il primo che riesce a spiegarlo in modo dettagliato e può farlo grazie al disegno.

Secondo alcuni studiosi lo sviluppo scientifico compie un enorme passo avanti nel Rinascimento proprio perché la conoscenza si basa sull’osservazione diretta, sulla ricerca di analogie e di strutture formali che vengono esplicitate e spiegate attraverso una rappresentazione disegnata o dipinta. Il disegno, insomma, diviene uno dei principali motori del pensiero scientifico e delle sue molte rivoluzioni. 10


Le grandi idee sono state spesso rappresentate in un modo grafico, ovvero con immagini e parole disegnate, prima di poter essere spiegate e presentate al mondo: il processo creativo ha bisogno di una fase in cui un’intuizione evanescente e intangibile prenda forma e sia visualizzata in modo stabile; fissare l’intuizione permette di contemplarla, sviscerarla, smontarla. E il disegno è sempre stato lì ad aiutare i più grandi pensatori in molti momenti memorabili della storia umana. Guardando l’idea comporsi sul foglio, svilupparsi secondo un percorso, tracciandone le dinamiche, Sigmund Freud, Charles Darwin, John Dalton, James Dewey Watson, Marie Curie (e tanti altri!) riescono a mettere a fuoco quelle intuizioni su cui stanno rimuginando da tempo: l’interpretazione dei sogni, la teoria dell’evoluzione, la teoria atomica, la struttura del Dna, la radioattività... Usano il disegno per fissare l’idea e poterla vedere da molte angolazioni diverse.

Dal punto di vista pratico, il pensiero non deve più sforzarsi di costruire un’immagine mentale di quell’idea per guardarla, con difficoltà e grande sforzo, attraverso l’occhio della mente; disegnandola e mettendola sul foglio la si può osservare meglio, lasciando che il pensiero e l’occhio ci corrano sopra come cavalieri su sentieri polverosi appena tracciati, potendo riservare le proprie risorse per speculare e immaginare ancora attorno a quell’intuizione. D’altronde, tutti noi esseri umani siamo capaci di ricreare la realtà visualizzandola nella nostra mente. 11


Questa innata capacità di immaginare ha dei risvolti straordinari. Dal punto di vista cognitivo è stata determinata una eguaglianza tra realtà vissuta e realtà immaginata; questa scoperta è utilizzata ormai da decenni in vari campi, come ad esempio nel recupero post-traumatico, nella preparazione atletica, nell’apprendimento. Ciò che immaginiamo può essere, per il nostro cervello, uguale alla realtà. Per questo, attraverso il pensiero visivo, possiamo accedere a una creatività che non credevamo ci appartenesse, a un mondo in cui le nostre intuizioni, le nostre idee, o anche solo i loro barlumi, possono aprirci a scoperte ed esperienze straordinarie. Perciò dobbiamo imparare a “fermare” tutto questo fermento che avviene nella nostra mente per poterlo far germogliare e crescere. Il disegno è lo strumento più adatto per sviluppare ciò che la visualizzazione immagina: è un’attività al servizio dell’immaginazione, capace di far compiere il sorprendente processo di trasformazione di un’idea in qualcosa di tangibile e reale.

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Nelle prossime pagine affronteremo e impareremo a disegnare per supportare il pensiero visivo: scoprirai quanto il disegno possa esserti utile al lavoro. Qualsiasi lavoro tu faccia! Come già detto, dovrai però cambiare il tuo modo di pensare: il libro stimolerà la tua creatività e la tua immaginazione (intesa non come fantasia, ma come capacità di creare immagini e quindi di visualizzare). Il libro è suddiviso in 4 parti pratiche. Nella prima parte dovrai disegnare, giocando, senza preoccuparti del risultato finale dei tuoi esercizi, annullando il giudizio e agendo liberamente. Nella seconda ti parlerò di linguaggio visivo: ti aiuterò a costruirtene uno tuo, fatto di scrittura e disegno, utilizzando simboli e segni grafici. Questo nuovo linguaggio visivo personale ti sarà utile per sviluppare idee, comprendere e risolvere problemi, analizzare le situazioni e soprattutto per prendere appunti in modo più efficace. Nella terza parte affronteremo temi legati al lavoro quotidiano: dalla comprensione dei processi alla rappresentazione di un’azienda, dall’uso delle metafore alla risoluzione dei problemi. Nella quarta parte troverai esercizi per giocare con i tuoi colleghi con l’obiettivo di comunicare e conoscersi meglio.

Sul sito www.disegnobrutto.it troverai altri approfondimenti e consigli sul disegno, alcuni ad hoc per i lettori di questo libro. Potrai anche scrivermi le tue impressioni e i tuoi dubbi o inviarmi i tuoi disegni con un’email a disegnareinufficio@disegnobrutto.it. 13


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Disegno automatico Non devi disegnare niente di sensato, niente di figurativo: segui la penna o la matita, lascia che sia lei a guidare. Il risultato sarĂ probabilmente qualcosa di astratto e alla fine non riuscirai a vederci niente di conosciuto.

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Bene, fanne ancora e ancora. Devi liberarti.

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Disegnare omini Ti propongo alcune modalità piuttosto diffuse per disegnare l’essere umano (trovi spiegazioni piÚ approfondite su questo argomento nel libro La Via del Disegno Brutto).


Come vedi, non è poi così difficile. Il segreto sta nell’unicità della nostra stazione eretta bipede: nessun altro animale si muove in questo modo, per cui quando disegni qualcosa che sta in piedi su due gambe e che ha un busto, due braccia e una testa, hai disegnato, senza tema di errore, un essere umano! Vai, disegna i tuoi omini!

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Al cerchio viene attribuita una sensazione di benessere e di armonia; viene associato a concetti come movimento, circolarità, completezza. D’altronde è simbolo (e rappresentazione fedele) del sole, e quindi di vita. È simbolo di perfezione e la sua mancanza di angoli lo rende armonico e benevolo.

2. L’ascesa al monte Ventoso di Francesco Petrarca, composizione scritta verso la metà del 1300, oltre a essere uno dei più antichi e mirabili esempi di scritti in lingua italiana moderna, viene considerato uno dei primi racconti di montagna.

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Al triangolo vengono associati due tipi di significati che, in realtà, in una visione più ampia, sono ben collegati tra loro: il primo è di ascesa, di spinta verso il divino o verso l’alto, ambizione, movimento verso un obiettivo; il secondo è legato alla fatica, al pericolo. In entrambi i casi possiamo pensare che subentri una lettura del simbolo della montagna, intesa come ascesa che può innalzarti (“sulla cima è la fine di tutto, è quel termine verso il quale si dirige il nostro pellegrinaggio. Tutti vogliono giungervi”, diceva il Petrarca2) oppure come fatica e affanno interminabile e apparentemente inutile (come quello di Sisifo, che per punizione divina spinge eternamente sulla china di una montagna un masso, destinato a rotolare a valle ogni volta che raggiunge la vetta). Il pericolo è negli impervi sentieri della salita, negli scoscesi fianchi del monte, cadere è ciò che più ci spaventa nel salire, non soltanto per il dolore e le ferite che potrebbe causarci, ma anche perché, come Sisifo, potremmo essere costretti a tornare indietro nel nostro percorso e ripetere la fatica, esaurendoci sempre più.


Al quadrato vengono attribuiti significati come stabilità e solidità, ma le persone possono dare accezioni opposte a questi termini. La stabilità non è sempre positiva, perché è stasi, chiusura, non movimento. Il quadrato è il segno grafico che più di ogni altro tende a rivestire il significato di confine, ripetendo forse la forma del primordiale steccato. Ed è la forma che più facilmente associamo al concetto di casa come riparo. Combinato con il triangolo diviene proprio la casetta che disegnavamo da bambini. Combinato con il cerchio, diviene espressione della “quadratura del cerchio”, che nel linguaggio comune sta a indicare una soluzione geniale a un problema apparentemente irrisolvibile.

Se confronti ciò che è venuto fuori in questo esercizio con quello di altre persone, capirai meglio di cosa stiamo parlando. Puoi farlo anche inviando i tuoi risultati all’indirizzo disegnareinufficio@disegnobrutto.it; saranno inseriti in una pagina insieme a quelli di altre persone che hanno letto il libro o partecipato ai workshop (www.disegnobrutto/ disegnareinufficio/forme).

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Ăˆ giunto il momento di mettere mano alla penna e pescare nelle circonvoluzioni del tuo cervello le risorse che meno hai usato negli ultimi decenni, per sintetizzare con il disegno concetti e oggetti comuni. Questi segni ti saranno utili nel quotidiano e potranno evolversi e cambiare nel corso del tempo, man mano che affinerai il processo di ideazione e sintesi.

Idea

Coraggio

Efficacia

Paura

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Quello che ti propongo di fare è piuttosto semplice: troverai scritto il concetto o l’oggetto da disegnare; poi a destra ti darò un primo accenno di disegno, ovvero un suggerimento che puoi adottare o scartare; nello spazio rimanente puoi disegnare il concetto o l’oggetto come vuoi. Ricordati di usare pochi segni, di essere semplice, di non essere troppo descrittivo.

Crescita

Caos

Organizzazione

Soddisfazione

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4. È chiaro che sto esagerando le situazioni, per divertire il lettore: non tutte le riunioni sono inutili e noiose, tutt’altro. In molte aziende e gruppi di lavoro si utilizzano da anni, e con successo, tecniche per renderle più coinvolgenti e fruttuose. Anche in questi casi saper prendere appunti in modo efficace rappresenta un vantaggio enorme. 5. Ti consiglio di usarne di maneggevoli e di dedicarne uno a ogni tematica o progetto, scegliendoli in base a colori o grafiche che lo richiamino; questo ne favorirà l’uso e l’archiviazione. Sono preferibili taccuini a pagina bianca; se proprio hai bisogno di guide e riferimenti, compra taccuini con i bullet-point (griglie di punti) e non con i classici quadretti, che possono rendere confuso il risultato finale dello sketchnoting. Se proprio non puoi fare a meno dei quadretti, usa almeno dei pennarelli con tratto grosso e deciso.

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Prendere appunti in riunione Sto per mostrarti un modo per rendere ogni riunione finalmente fruttuosa. Hai presente il tedio snervante che ti assale quando ti siedi? Hai presente la voglia di fuga che ti agita quando si chiude la porta?4 Non dovrai più scarabocchiare a caso, pensare alle vacanze, lottare contro il sonno per far passare il tempo: grazie allo sketchnoting sarai capace di concentrarti su ciò che viene detto e riuscire già a svilupparlo a fine riunione, elaborando nuove idee, cogliendo intuizioni o trovando inedite ispirazioni. Ecco come dovrai procedere. Ti basterà avere un taccuino o un quaderno. Un taccuino5 non si perde facilmente, è catalogabile (basta scrivere sulla copertina cosa contiene), puoi metterlo in borsa e nello zaino e, soprattutto, non volerà via con la prima corrente d’aria. (Ma se proprio non ce l’hai, va bene anche un foglio A4.) Per disegnare e scrivere bastano una penna o un pennarello nero e qualche evidenziatore a punta grossa. Gli evidenziatori ti permettono di creare velocemente zone di colore chiare su cui scrivere con il nero, che puoi usare come forme contenitori.


Se conosci già le parole chiave della riunione, inizia a scriverle sul foglio che userai. Ti consiglio di aggiungere un box colorato intorno alle parole: puoi farlo con un evidenziatore dopo averle scritte oppure creare prima delle forme contenitore colorate sulle quali scriverai poi la parola. Dipende dagli strumenti che usi e da come ti trovi meglio.

Mentre la riunione procede, associa alle varie parole chiave gli altri concetti che vengono espressi. Del discorso devi cogliere i termini principali: non perderti dietro a congiunzioni e avverbi; al massimo, fa’ attenzione agli aggettivi usati perché ti forniscono degli indizi su cosa pensa veramente chi parla e le sfumature di significato che attribuisce a ogni termine. Non tutto ciò che viene detto è importante: i discorsi, soprattutto quelli fatti a braccio, si infilano spesso in vicoli ciechi oppure tendono a ripetere idee per ribadirne l’importanza (e questa ripetizione sarà per te la conferma che siano effettivamente dei concetti chiave). Pian piano vedrai che la tua rappresentazione grafica individuerà il senso della riunione e sarai in grado di capirne gli aspetti più importanti o quelli notevoli. 25


Il cerchio con il suo centro è probabilmente la struttura più semplice, una delle prime che sia venuta in mente all’essere umano quando ha guardato il mondo e cercato di capire i suoi funzionamenti. L’intuizione che la Luna e il Sole ruotino intorno alla Terra ne sono probabilmente il primo esempio. Per tracciare, con un bastone, un cerchio sulla sabbia – il più possibile preciso – devo essere io il suo centro. Quando affrontiamo una struttura di questo tipo siamo in un territorio di estremo comfort e la padroneggiamo bene, dato che è uno dei pensieri cardine del genere umano.

6. Il Design Thinking è un metodo progettuale che permette di sviluppare processi cognitivi, strategici e pratici, adatto a risolvere problemi complessi stimolando visione e pensiero creativo. Viene codificato intorno al 2000 dall’Università di Stanford, in California, basandosi sull’osservazione del processo di ideazione e progettazione dei designer. Negli anni si è diffuso in tutto il mondo come uno dei modelli di sviluppo e innovazione più usati nelle aziende e nelle organizzazioni; viene ormai applicato, sia per progettare prodotti, sia servizi.

Come usarla È una struttura utile per visualizzare un concetto chiave e tutto ciò che vi è connesso. Si può usare nelle fasi iniziali di analisi in processi come il Design Thinking6 o per farsi un’idea del possibile andamento di un progetto. Non rappresenta un percorso, ma un’espansione: infatti il centro è l’inizio da cui si generano (per vibrazione, per accrescimento, per allargamento) altre forme simili. Si può anche intendere il centro come la sorgente di un’energia che si irradia alle forme secondarie circostanti. Soltanto tutto ciò che è connesso al concetto centrale fa parte della struttura, come la sezione di un albero contiene le parti della crescita di quell’albero e non le interazioni con il mondo esterno (a cui sono deputate le radici o i rami). In fase di sketchnoting, per usare questa struttura devi stabilire un concetto centrale e poi annotare tutto il resto come se ruotasse intorno a quel concetto. Puoi immaginarla come una ruota con i suoi raggi, una piazza con le sue strade oppure come una galassia con le sue orbite: nei primi due casi i concetti secondari si irradiano da quello centrale, nel terzo gli ruotano attorno.

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La strada per andare al lavoro Ti chiedo di pensare e visualizzare il percorso che fai ogni giorno per andare al lavoro (se è troppo semplice, scegli un altro percorso che compi regolarmente come quello per andare in palestra o per accompagnare i figli a scuola).

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Lo so, inizialmente ti sembrerà di non poterlo fare, ma presto vedrai che la tua mente conserva impressa una specie di mappa di quel percorso: quando svolti a sinistra, quando vai dritto, un’idea delle lunghezze dei tragitti e altre informazioni utili per non sbagliare strada. Procedi con una linea e ti prego di disegnare la tua casa come punto di partenza e il tuo punto di arrivo. 29


L’ultimo lavoro consegnato Tenendo presenti le considerazioni sugli esercizi precedenti (straccia quello sulla vita amorosa se vuoi!, e scusami se sono voluto entrare nella tua intimità), prova a pensare all’ultimo lavoro che hai consegnato in forma di percorso, mescolando sia il suo procedere nello spazio e nel tempo, sia le emozioni che ogni fase ti ha provocato. Nell’esercizio della vita amorosa ci siamo concentrati su come hai percepito un processo che si è sviluppato in senso temporale, mentre nell’esercizio della strada per andare al lavoro ci siamo concentrati più sul tragitto, anche se, inconsciamente, avrai dato maggior risalto alle sue parti più difficili. Togliamo gli assi cartesiani: hai soltanto un punto di partenza, ovvero l’inizio del lavoro, e un punto di arrivo, ovvero la consegna del lavoro. Devi tracciare il percorso che rappresenta l’andamento di quel progetto: la sua complessità, i suoi vicoli ciechi, i tuoi dubbi e i momenti migliori. Per farlo non pensare in termini temporali, ma soltanto in termini di difficoltà e fatica.

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È ovvio che quando scarabocchierai descriverai una fase complessa, quando le linee si contorceranno all’indietro descriverai un momento di involuzione, quando farai una linea dritta descriverai un momento di evoluzione lineare e quando disegnerai degli scatti verso l’alto starai descrivendo dei momenti “Eureka”, il momento della grande idea, della svolta, dell’intuizione.

Una volta tracciato il percorso del tuo ultimo lavoro condividilo con i tuoi colleghi o collaboratori e, soprattutto, sottoponilo insieme ad una relazione di fine progetto, al tuo capo (se ne hai uno… altrimenti fallo vedere a tua moglie o a tuo marito). Ti avverto che, in genere, ogni capo pensa che ogni progetto avrà uno sviluppo lineare, come questo.

È quello che ognuno di noi spera in cuor suo, ma ogni volta i percorsi che affrontiamo sono tortuosi. 31


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