Il Cammino nelle Terre Mutate

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Nommisci

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amatrice ➜ campotosto

Amatrice S. Lorenzo a Pinaco

Villa San Cipriano

Arafranca - Pinaco C.le S. Lorenzo 2

C.le Piccirillo

11.1

Retrosi

4

C.le Cristo Santino

11.2

Cornillo Nuovo 11.3

6

M. Cucule

Cima delle Serre

11.4

C.le Mauffo

8 12.3

11.5

M. Coculle M. Cardito 12.2

10

C.le di Valle Bove 12.1

14

11.7

Campotosto 16

C.le Soppo

C.le Frasso

11.6

12

C.le Salicone

Cima della Laghetta


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Da Amatrice a Campotosto

1.600

FORESTERIA DELLA PRO LOCO

RIFUGIO DELLE SERRE

1.000

AMATRICE

1.200

MONUMENTO AGLI ALPINI CAMPOTOSTO

1.400

800

600 m 0 km

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LUNGHEZZA:16,2

km 680 m DISCESA 290 m DIFFICOLTÀ: media FONDO: 70% STERRATO, 30% ASFALTO DISLIVELLO: SALITA

Servizi Pro loco Campotosto, via Roma snc, tel. 333-42.97.224 (Lucia Perilli) / 340-27.11.487 (Vincenzo Vertolli), dont-worry@tiscali.it / vincenzojr.vertolli@ gmail.com, Fb Associazione Proloco Campotosto. Punto informativo Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga - La fonte della tessitura, via Roma 25, Campotosto, tel. 349-50.16.240 (Assunta Perilli), fibula@libero.it, www. gransassolagapark.it.

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A Campotosto sono presenti alimentari, bancomat, bar, ufficio postale e farmacia.

Dove dormire Pro loco Campotosto, via Roma snc, tel. 333-42.97.224 (Lucia Perilli) / 340-27.11.487 (Vincenzo Vertolli), dont-worry@tiscali.it / vincenzojr.vertolli@ gmail.com, foresteria con uso cucina e area campeggio,16 posti, SP 20 € a persona, 10 € per la tenda. Possibilità di ospitalità diffusa in abitazioni private, SP 25 € a persona. Contattare i referenti prima dell’arrivo. Ristorante bar pensione Serena, via Rio Fucino (fuori percorso, a 4,5 km da Campotosto, servizio navetta), tel. 086290.02.13, ristoranteserena@gmail.com, www.ristoranteserenacampotosto.it, BB 30 € a persona, MP 50 €. CAMPOTOSTO:

La tappa, che segna il nostro ingresso in Abruzzo, ripercorre gli antichi sentieri che da Amatrice conducevano agli stazzi destinati alla transumanza, posti ai piedi dei monti e a Campotosto. Onnipresenti le cime della Laga. Il dislivello si concentra nella prima parte, all’uscita della conca di Amatrice, e dopo il rifugio delle Serre. Il cammino, di media lunghezza, quindi non presenta particolari difficoltà. Se siamo fortunati incontreremo lepri e caprioli, e in primavera ammireremo una fioritura di eccezionale varietà. Attenzione: lungo il percorso non ci sono fonti d’acqua potabile, occorre fare scorta alla partenza; e vista la scarsità di alloggi a Campotosto, l’arrivo coincide con la foresteria del paese, a 2 km dal centro.

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amatrice ➜ campotosto

MONTI DELLA LAGA.

Il massiccio visto dal cammino.

Riprendiamo il Cammino da corso Umberto I e dopo 400 m, alla chiesetta, giriamo a sinistra per prendere la strada asfaltata indicata come Sentiero Italia 300 che ci conduce al cimitero di Amatrice. Qui svoltiamo a destra e, percorsi 200 m, al bivio, giriamo di nuovo a destra per imboccare il sentiero Cai 363 in direzione Villa San Cipriano, asfaltato in questo primo tratto. Alla fine della via, il sentiero continua a sinistra passando dietro il nuovo centro commerciale. Superati sulla sinistra un gruppo di Sae e l’Area del Gusto, dove è possibile fare una sosta prima di ripartire, continuiamo dritti e attraversiamo il parcheggio che si trova subito dopo la zona dei ristoranti. Dopo 500 m il sentiero 363 del Cai incontra la SR 577 del lago di Campotosto che prendiamo a sinistra. Oltrepassiamo l’agriturismo Amatrice e poco dopo, riconoscibile per i segnavia e il tabellone didattico, il sentiero 363 abbandona a destra l’asfalto, in direzione del rifugio Cardito [11.1 - km 2,1]. La traccia, con segnaletica bianco-rossa su sassi e piante, si inerpica in agevole salita all’interno di un bosco di cerri e pioppi; il fondo è largo ma talvolta sconnesso e fangoso, specie in primavera. Dopo 200 m una pista taglia il sentiero, creando un trivio; dobbiamo tenerci al centro, sul tracciato che continua a salire, senza girare a destra. Di tanto in tanto la vegetazione, non fitta, si dirada ulteriormente, svelando le maggiori cime dei MONTI DELLA LAGA. Fatti 900 m, il sentiero vira più decisamente a destra; mentre a sinistra si scorgono le frazioni di Cornillo Nuovo, Preta e Capricchia. Arrivati a quota 1.167 m, incontriamo un cartello con le indicazioni per Serreripa che seguiamo per giungere, poco dopo, all’incrocio [11.2 - km 3,9] in cui il sentiero 363 si immette sul sentiero 362. Prendiamo quest’ultimo a sinistra, in lieve discesa. 105

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amatrice ➜ campotosto

Poco più avanti riprendiamo a salire in un bel bosco che a tratti si dirada; a terra incontriamo il tipico fondo marnoso e arenaceo. Qui il sentiero si biforca più volte, ma i segnavia bianco-rossi ci vengono in soccorso. Talvolta poi la pendenza è più pronunciata, e la pavimentazione purtroppo può farsi poco agevole. Continuando rispuntiamo sulla SR 577. La segnaletica in questo punto potrebbe indurci ad attraversare la carreggiata e inoltrarci nel rimboschimento di pino nero; dobbiamo invece girare a destra e percorrere 300 m di asfalto, fino a un bivio da dove, a sinistra su sterrato, riparte il sentiero 362 [11.3 - km 5,4]. Dopo soli 50 m la pista finisce, ma noi proseguiamo mantenendoci sempre a sinistra, costeggiando il bosco di pini e ignorando le deviazioni. A questo punto, occorre stare attenti: da qui in poi, fino all’attacco del sentiero 364 del Cai, la segnaletica bianco-rossa è rara e non sempre visibile. Giungiamo a Bivio Fontusci (1.362 m), dove i cartelli sono spesso rovesciati a terra dagli animali, e il sentiero si biforca: seguiamo sempre il 362 in direzione Capanna delle Serre e Preta. Camminiamo su una traccia erbosa, alla nostra sinistra ci guida la muraglia di giovani pini neri. Iniziamo ora una leggera salita, e quando la pineta a sinistra si dirada godiamo della vista sul monte Vettore. Entriamo nel bosco, seguendo la pista che diviene sempre più ampia. Di tanto in tanto un albero caduto intralcia il cammino. Quindi usciamo per un breve tratto dal bosco e attraversiamo in diagonale una radura erbosa; alla fine del pianoro, torniamo nel bosco e sul sentiero, il cui fondo è martoriato dagli autocarri degli addetti al taglio alberi. Dopo 250 m usciamo dal folto della vegetazione e arriviamo a un quadrivio [11.4 - km 7,6] e a una palina; giriamo a destra seguendo le indicazioni del sentiero 364 del Cai verso Capanna delle Serre e Campotosto. La carrareccia scende dopo poco con una lieve pendenza. Alla nostra sinistra si erge la sagoma maestosa del monte Gorzano; il sentiero è ben segnato e reso più visibile dalla presenza di muretti a secco. Arriviamo così a un trivio, siamo al rifugio delle Serre, a quota 1.351 m. Accanto alla piccola costruzione c’è un fontanile che al momento della stesura di questa guida non ha portata d’acqua. Ignoriamo la segnaletica per il sentiero 359A e proseguiamo sul 364 in direzione di Campotosto. Percorsi poco più di 300 m giungiamo all’incrocio dove è segnalato l’inizio del sentiero 360 del Cai [11.5 - km 8,5]; lo prendiamo svoltando a destra e ricominciando a salire. La pista diviene via via più scoscesa, il fondo poco uniforme per via delle acque, abbondanti in primavera. Ci sono segni a terra e ben presto compaiono pali di legno che rendono ancor più intuitivo il percorso. Il dislivello in salita può risultare faticoso ma la vista sui Sibillini, sui Reatini e sul Gorzano è incantevole. Continuiamo, tenendo alla nostra destra la vetta del colle Frasso e ignorando qualunque deviazione. I muretti a secco e gli ampi rigagnoli che scendono dal colle caratterizzano il cammino; i panorami 106


amatrice ➜ campotosto

mutano, aprendosi ora sulla conca di Amatrice, ora sulle cime della Laghetta. Rientriamo in un bosco, ancora guidati dai pali in legno, e iniziamo finalmente a scendere. Ben presto arriviamo all’incrocio di Macchie Ardenze [11.6 - km 10,3] dove una dettagliata segnaletica verticale del Cai ci indica che da questo crocevia, cominciando a seguire il Sentiero Italia 300, in poco meno di un’ora raggiungeremo Campotosto. Da qui in poi la pista, soprattutto in alcuni punti, risente in alcune stagioni dell’abbondante presenza di neve e di acqua, e della folta vegetazione. Usciti dal bosco, ci troviamo circondati da campi di ginestre, arbusti tipici della zona, che a inizio estate offrono uno spettacolo indimenticabile. Di fronte a noi fanno capolino le prime cime del massiccio del Gran Sasso, e il ramo campotostano del lago. Alla nostra destra incontriamo un bel rimboschimento di alberi di ciliegio. Proseguendo dritti rientriamo nel bosco, sempre in discesa. Incrociamo un paio di facili guadi, e qualche albero abbattuto dalle nevi invernali; la segnaletica è sempre presente, ma è ancora opportuno fare attenzione e dirigersi decisamente a sud. Usciamo definitivamente dal bosco e camminiamo su un basso e stretto costone che digrada in un avvallamento scavato, a sinistra e a destra, dalle acque del rio Fucino e dei suoi affluenti. Ci manteniamo al centro, a guidarci la vista di monte San Franco. Scendiamo a destra verso il torrente, che guadiamo cercando il punto di attraversamento più comodo. Subito dopo risaliamo, allontanandoci dal rio Fucino, alla nostra sinistra. Il sentiero disegna ora lievi saliscendi. Poco dopo il tracciato si allarga, e inizia una carrareccia ben evidente che funge da strada d’accesso a un casotto dell’acquedotto; il Fucino intanto si ingrossa sempre più correndo verso il lago. Intravediamo finalmente i primi caseggiati, e ricominciamo a camminare su asfalto. Superato il monumento del Gruppo alpini di Campotosto [11.7 - km 13,2] e l’ennesima palina Cai, giriamo a sinistra puntando in discesa al centro del paese. La foresteria della Pro loco, principale punto di accoglienza e meta della giornata, dista 2 km dalla piazza centrale di CAMPOTOSTO, dove possiamo fare rifornimento di cibo, e si raggiunge girando a sinistra e camminando sull’asfalto della SR 577.

Da vedere Monti della Laga Con le loro vette, monte Gorzano (2.458 m) e

Cima Lepri (2.445 m), sono per altezza il quinto gruppo montuoso dell’Appennino, dopo Gran Sasso, Majella, Velino-Sirente e i monti Sibillini; e si sviluppano per oltre 24 km tra gli altopiani di Amatrice e di Campotosto. A differenza delle altre cime dell’Appennino centrale, in prevalenza formate da rocce carbonatiche (calcari e dolomie), i monti della Laga sono costituiti da una spessa successione di depositi di 107

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amatrice ➜ campotosto

mare profondo, composta da arenarie, marne e argille, di età Miocene superiore (flysh della Laga). E a questa peculiare composizione delle rocce, molto impermeabile all’acqua, si deve, oltre alla forma arrotondata delle vette, anche la grande presenza di ruscelli, torrenti, fiumi e splendide cascate.

Campotosto Comune in provincia dell’Aquila, situato a 1.430 me-

tri, è riparato a est dai monti della Laga e a sud dalle cime del Gran Sasso. Le prime notizie del paese risalgono al XIII sec, quando è coinvolto nella contesa tra L’Aquila e Amatrice che si protrae fino al 1700 quando Campotosto, divenuta ormai prospera e popolosa, stabilisce la propria autonomia. Il terremoto del 18 gennaio 2017 ha purtroppo portato alla distruzione di quasi tutte le architetture religiose e civili; restano però intatti l’accoglienza dei campotostani e la bontà dei prodotti locali, in particolare la mortadella.

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L’intreccio della memoria Non è raro che qualcuno entri nella bottega con un pezzo di stoffa o un copriletto raccolti tra le macerie. Ogni volta Assunta lo prende fra le mani, quasi lo accarezza, se ne prende cura, ne studia i colori e prova a ipotizzarne l’origine. Perché trama e ordito per lei non hanno più segreti e sa riconoscerne, oltre agli anni di fabbricazione, anche la provenienza. E il più delle volte, ci azzecca. “A pochi km di distanza le donne un tempo tessevano in modo diverso. Questa, per esempio, è una coperta tipica dei monti della Laga dove la lana certo non mancava” spiega, indicando le frange annodate. Dettagli, semplici dettagli che Assunta Perilli, una laurea in archeologia, ha iniziato a osservare in un momento preciso. “Quando ho trovato questo telaio nella cantina di mia nonna, era impolverato sì, ma ancora perfettamente funzionante” racconta, “è bastato rimetterlo in moto e la mia vita è cambiata.” Quel telaio, nel 2001, l’ha convinta a trasferirsi a Campotosto, tra lo scetticismo generale. Qui, i primi fili che ha dovuto intrecciare sono stati quelli della memoria, perché Assunta era determinata a imparare la tessitura di alta montagna. Per farlo ha chiesto aiuto a Idea e Domenica, due istituzioni del paese, donne che hanno dedicato una vita a questa antica arte. Il passo successivo è stato recuperare dagli altri compaesani i semi di lino e canapa. Li coltivavano tra i vasi, sul balcone. E per Assunta erano essenziali per ricreare lo “sparrone”, il pezzo forte dei corredi di una volta: “È un semplice canovaccio, con un ordito di cotone, ma era fondamentale durante il rito dell’uccisione del maiale.” Adesso i clienti che entrano nel suo negozio lo comprano per farne oggetti d’arredo. “E ogni volta racconto loro la storia dei tessuti, in modo da tramandare le nostre tradizioni.” Anche il 18 gennaio del 2017, prima di chiudersi la porta di casa alle spalle, Assunta ha dato un’ultima rimestata alla pentola sul fuoco. Dentro, una matassa di lana e qualche radice di robbia per colorarla di un bel rosso intenso. Poi, sotto un soffice manto di neve, “Campotosto è sprofondata nel girone infernale degli increduli e degli indifferenti, ed è morta. Mentre io non entrerò più nella mia casa. Come le altre, adesso è solo un mucchio di sassi.” Per fortuna, Assunta non è crollata. Anzi, è rimasta a Campotosto, dove oggi, a ridosso della zona rossa, ha riaperto la sua bottega artigiana: La fonte della tessitura. Una piccola struttura prefabbricata, un luogo accogliente e riscaldato dalla stufa economica. Un avamposto resistente. In un angolo, lo stesso telaio degli inizi. “In tanti mi hanno chiesto di delocalizzare la mia attività. Ci ho pensato”, ammette, “ma che senso avrebbe trasferire un lavoro così artigianale, che nasce tra i monti, in un contesto cittadino o in riva al mare?” Una turista si affaccia sulla soglia: “Fate anche vendita online?” chiede. “No, altrimenti chi ci verrebbe più a Campotosto?” Assunta sorride, e di nuovo abbassa lo sguardo sul telaio. 109


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