abby hanlon
Ai miei collaboratori
Titolo originale: Dory And The Real True Friend Pubblicato in accordo con Dial Books for Young Readers, un marchio di Penguin Young Readers Group, una divisione di Penguin Random House LLC. Tutti i diritti riservati. © 2014 Abby Hanlon © 2016 Cart’Armata edizioni Srl Terre di mezzo Editore via Calatafimi 10, 20122 Milano Tel. 02-83.24.24.26 e-mail editore@terre.it libri.terre.it acchiappastorie.it Direzione editoriale: Miriam Giovanzana Coordinamento editoriale: Giulia Rizzo Traduzione: Sara Ragusa Lettering: Santiago Villa Prima edizione italiana: agosto 2016 Società Editoriale Grafiche AZ srl, San Martino Buon Albergo (VR) Questo libro è stampato su carte dotate di certificazione FSC®, che garantisce la provenienza della materia prima da fonti gestite in maniera responsabile.
Capitolo 1
Una ragazzina stramba Il mio nome è Dory, ma tutti mi chiamano Birba, e questa è la mia famiglia.
Ho una mamma, un papà, un fratello e una sorella più grandi, e sono tutti normali. Poi ci
sono il mostro e la fata madrina, che non sono proprio normali perché li vedo solo io.
Il mostro si chiama Mary. Dorme sotto il mio letto e gioca con me tutto il giorno. Il signor
Bocconcino, invece, è la mia fata madrina. Vive nel bosco, ma corre subito da me se ho un’emergenza. E l’emergenza arriverà presto perché… 1
… domani ricomincia la scuola!
Do a Mary la grande notizia mentre facciamo il nostro gioco preferito: la ginnastica.
“Ah sì, sì, quella! Con le fontane!” dice Mary. “Ci sono un sacco di bambini e non troppi
adulti! Evviva! Adoro quel posto!” dice. “Andiamo a prepararci!”
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Mary decide di fare una lista
delle cose che dovrei portare.
“Mi dispiace,
ma non riesco
a capire cosa hai scritto” dico.
Così me lo legge lei: “Da portare a scuola domani: la biancheria sporca di tuo papà, del salame di scorta, succo di limone”. “Che lista strana!” dico. “Sei proprio sicura che
ti ricordi cos’è la scuola?” “Mh-mh. Certissima” risponde.
“Ok. Allora mi fido di te.” 3
Per prima cosa, raduniamo tutta la biancheria sporca
di papĂ che riusciamo a trovare.
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Poi infilo la biancheria nel mio zaino. Sembro
una bambina grande con
lo zaino pieno di compiti. Ecco a cosa serve!
Quindi sgattaioliamo in cucina. Per fortuna è deserta. Arraffo una manciata di fette di sa-
lame e le metto nel mio portapranzo. Ăˆ vero,
la mamma non mi dĂ mai abbastanza salame.
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E alla fine cerchiamo il succo di limone.
“Ok, vediamo un po’ che cosa fa” dico a Mary. “Ne bevo proprio un goccino,
e tu mi dici cosa succede.” WOOOOOW!!!
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“Cosa?”
“I tuoi muscoli sono GIGANTESCHI!” dice Mary.
“Che altro?” chiedo.
“Le tue ossa sono luminose come lampadine!” “Che altro?”
“Le tue sopracciglia sono magiche!” dice Mary. Non ho idea di cosa voglia dire, ma mi piace. “Ok, prendiamolo!” dico. 7
Proprio in quel momento entrano in cucina mio fratello e mia sorella.
“Cosa stai facendo?” chiede Viola.
“Niente” rispondo, mentre Mary infila di na-
scosto la bottiglietta di succo di limone nel mio portapranzo.
“Sai, Birba, ti dovrai vestire per andare scuola! Non puoi più stare con quella vecchia camicia da notte sporca tutto il giorno” dice Viola.
“E a scuola non puoi parlare da sola” dice mio fratello Luca.
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“E non puoi spostare i mobili della classe per
costruire un fortino, come hai fatto l’anno scorso” dice Viola.
“Cerca solo di non inventarti le cose!” dice Luca. “Basta che ti ricordi QUESTO, Birba.” 9
“Giusto” dice Viola puntando il dito.
“Qualunque cosa succeda, NON usare l’immaginazione.”
“… non raccontare che ci sono dei mostri che vivono in casa nostra!” dice Luca.
“… e non parlare della signora Arraffagracchi” aggiunge Viola.
“La signora Chi? Ho chiuso con lei!” ma è una
bugia gigantesca perché la signora Arraffagracchi è ancora uno dei miei giochi preferiti.
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La signora Arraffagracchi è una ladra, ha cinquecentosette anni e denti molto aguzzi, e voleva portarmi via dalla mia famiglia per
chiudermi nella sua caverna per sempre, ma io sono stata troppo furba.
“E” continua Viola “la cosa più importante da
ricordare è: NON ESSERE TE STESSA. Credi di farcela?”.
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“Birba?
Cosa stai fissando?” chiede Luca. “Ascoltaci!”
“Sai perché ti stiamo dicendo tutte queste cose?” dice Viola scuotendomi per le spalle. “Sveglia! Ascolta!”
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“PERCHÉ SE TI COMPORTI
DA STRAMBA,
NESSUNO VORRÀ FARE AMICIZIA CON TE.”
Le parole di Viola sono come macigni che piovono dal cielo e, uno a uno, mi colpiscono proprio sulla testa, e fanno scomparire i mostri. “Cosa?” chiedo.
Viola, lentamente, dice: “Perché.
Tu. Non. Avrai. Nessun. Amico”. “Non mi importa” rispondo, ma
mi immagino tutta sola all’intervallo. “Se vuoi degli amici” riprende Viola, “devi ascoltarmi. Devi decidere
cosa metterti il primo giorno di scuola”. 13
“Lo sto già facendo” dico indietreggiando
per uscire dalla cucina. Poi mi giro e corro di sopra nella mia stanza e chiudo la porta.
Più veloce che posso, tiro fuori tutti i miei vestiti dai cassetti, proprio tutti, e li ammucchio
in un enorme cumulo per decidere cosa indossare domani.
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Cerco i piĂš belli per il primo giorno di scuola.
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“Certo che devi mettere il cappello!” dice Mary. “Credo anch’io.”
“E io cosa mi metto per la scuola?” chiede Mary.
L’anno scorso ho portato Mary con me ogni
giorno, ma ora credo sia meglio che stia a casa. Soprattutto se penso che… 16