Traduzione di Claudia Valentini
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Sì, “io”, perché è un Io a raccontare le storie del taxi. E per mio figlio questo “Io” sono io. Io, che un tempo viaggiavo molto. E i miei viaggi cominciavano sempre su un taxi e finivano quando dal taxi scendevo e rientravo a casa.
Caro adulto che leggerai questo libro ad alta voce, desidero condividere con Te la mia esperienza con le storie del taxi, che racconto a mio figlio praticamente ogni giorno. Sono quasi tutte nate spontaneamente, mentre ci lavavamo i denti, durante una passeggiata o prima di andare a letto. Non ho mai pensato a cosa bisognasse imparare o provare leggendo queste storie. L’obiettivo era divertire, spiazzare, invitare a raccontare insieme a me, creare immagini per le esperienze che i bambini si trovano ad affrontare: paura, coraggio, conforto, perdita, senso di gruppo, Mentregiustizia.ascolta, il bambino è un architetto che crea mondi fatti di parole. Mondi che a volte non assomigliano per nulla al nostro, abitati da creature magiche e regolati da leggi fisiche stranissime. Come lettore ad alta voce cerco di riempire questi mondi di vita. Lo spettacolo funziona quando spezza le abitudini e i pregiudizi, quando riesce a stupire. Un drago spaventoso parla con voce delicatissima e un nano spaventato ne ha una profonda e cavernosa. Io stesso cambio voce a seconda del guaio in cui mi infilo.
Che questo Io possa non essere Tu, caro lettore o cara lettrice, mi sembra ben chiaro. Magari tu viaggi poco e il taxi lo usi di rado. Per Voi, allora, questo Io potrebbe benissimo essere un Paul o una Fatima. Ma se invece deciderai di dire “io”, allora ti ritroverai a viaggiare anche tu con giganti e pirati. E questa è una gran bella cosa. Mio figlio, quando mi ascolta raccontare, si ritrova quasi sempre dentro storie ambientate in giro per la città, ma le storie in campagna
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Saša Stanišić
Buon buonadivertimento,letturaebuon ascolto!
gli piacciono ancora di più, proprio perché non ci andiamo spesso. Magari Voi vivete in campagna e allora quello potrebbe diventare il palcoscenico del vostro mondo. Funzionerebbe alla grande. Questo è il consiglio che vi do: leggete le mie storie come semplice canovaccio per le Vostre. Trasformatele a piacimento. Cambiatele! Costruite le variabili del vostro mondo qui nel mio. Mentre leggete ad alta voce, fate domande ai vostri figli (se è una cosa che a loro piace). Per mio figlio è impossibile immaginare una storia del taxi in cui non ci sia anche lui a comparire come personaggio, magari per salvare un pesce che ha dimenticato come si nuota o per aiutare me, che ho dimenticato la strada per tornare a casa. Lì dove si dovrebbe sempre fare ritorno.
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Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi e dico: “All’aeroporto!”. E partiamo, attraversiamo la nostra città, ecco le nostre strade, ecco il nostro fiume, il nostro parco, lì è dove stiamo tutti insieme, là dove siamo felici. Ecco i nostri giochi, le nostre preoccupazioni, i nostri desideri, i nostri negozi e i nostri rumori, e i nostri semafori, ed ecco laggiù anche le nostre formiche e i nostri piccioni, e là! I nostri maghi, i nostri giganti e i nostri pirati, i nostri nani, la nostra gioia, tutto sempre uguale, o forse anche un po’ diverso dal solito: il leone ha un berretto nuovo? Interessante, ma forse anche no. E quando arrivo all’aeroporto già mi manchi tantissimo. La cosa migliore sarebbe risalire sul taxi e tornare subito a casa, ed è proprio quello che faccio: salgo sul taxi e torno da te, portandomi dietro anche un paio di belle storie. Come per esempio questa qua:
Le nostre strade
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“Ed è anche molto pratico”, aggiunge il taxista. Ma siccome al momento non mi scappa, e comunque qui non avrei voglia, lo ringrazio e prendo un altro taxi per tornare a casa, a casa da te.
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“Ma questo è un water”, dico.
Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi, mi siedo e mi ritrovo su un water.
“E che gliene pare?” mi fa il taxista. “È molto comodo, per essere un water”, rispondo.
Il water
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8 Ehi,ehi,ehi,salgosuuntaxielataxistamifa:“Siallaccilecinturechéquisiviaggiafulgaci!”.“Come,scusi?”“Fulgaci!Zaczacchici!Leopardici!” Fulminici
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9 “Intendeveloci?” “Veloci?No!Velocisoncapacitutti.Fulminici!Comesoloiosofare!”“ Fulminei “Slancici!volevaforse…”Lampinei!Lestosveltissimi!”“Masì,perchéno?Oggi,infondo,vadounpo’difreccia!”“Yuhu!”gridalataxistaeschiacciailpiedesull’acceleratore.Inunlamposecondoattraversiamotuttalacittàedeccociquiacasa,acasadate.
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Qual è la tua canzone preferita?
La tua c anzone pref e rita
Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi e la musica parte subito, nel senso che è la musica a guidare il taxi! Ed è la tua canzone preferita.
Ecco, è proprio quella la canzone che guida il taxi. Il motore canta a squarciagola, tutto rombante. Io torno indietro, indietro da te, così cantiamo insieme!
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Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi e al taxista dico: “Alla biblioteca!”. Partiamo alla svelta, ma dopo un attimo si sente un bel plopp! e il taxi comincia a sobbalzare. Si è forata una gomma, è proprio a “Nessunterra. problema, rimedio subito”, dice il taxista, e tira fuori la ruota di scorta. Con una mano solleva il taxi, neanche fosse fatto di carta, con l’altra mano svita la ruota forata e avvita quella di scorta. Poi rimette giù il taxi, sistema la gomma bucata nel bagagliaio e ripartiamo. Io sono a bocca aperta: hai mai visto un uomo tanto forte? Arrivati alla biblioteca, il taxista parcheggia così: solleva il taxi sopra la testa e lo sistema in un posto libero! Con me ancora dentro! Pago la corsa, la stretta di mano del taxista è davvero delicata. Sta per risalire in macchina, ma all’improvviso comincia a volare. Una coccinella l’ha gentilmente sollevato da terra perché stava per calpestare un mughetto. Poi il taxista e la coccinella si mettono a parlare di muscoli, frullati proteici e fiorellini di primavera.
Cambio di ruota
E io? Vado di corsa a prendere tutti i libri che volevi e torno svelto a casa, a casa da te.
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“Alla stazione”, dico io. E mi preparo a ripartire.
“Ma dove vai?” mi domanda il cappello.
Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi e all’improvviso il taxi sparisce. Ma che succede? Di colpo mi ritrovo seduto sulla spalla di un gigante minuscolo e siccome ondeggia parecchio, mi devo aggrappare bello stretto, e così faccio cadere il cappello dalla testa del gigante minuscolo. “Ahia! Ma stai attento!” mi dice il cappello. Il gigante minuscolo lo raccoglie, io ondeggio di nuovo pericolosamente e il cappello mi fa la linguaccia. Ma la sua lingua è una batteria, e tutti e tre, il gigante minuscolo, il cappello e la batteria, hanno un’aria piuttosto
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“Sai che ti dico?” mi fa il gigante minuscolo. “Ricominciamo da capo. Dunque: Ciao, io mi chiamo Mariuscolo. Porto la gente in giro per la città per potermi mantenere come musicista. Dove devi andare?”
ilMariuscolo,giganteminuscolo
“Alla stazione? Ma lascia perdere! Facciamo piuttosto qualcosa di bello”, tambureggia la batteria. E naturalmente, fare qualcosa di bello è sempre l’idea migliore di tutte, ma io purtroppo non posso e quindi dico: “Aspettatemi in un’altra storia, questa volta purtroppo devo proprio andare”.
“Posso chiamare un altro taxi, non preoccupatevi”, dico io. “Pfui! Troppo fine per stare con noi?” sbuffa il cappello. “Semmai troppo grosso”, rispondo io.
“Scusatemi”,scocciata.dico,edecido di scendere. Perché nessuno ha voglia di dare fastidio a un gigante minuscolo, al suo cappello e alla sua batteria, non ti pare?
“Va bene”, dice il gigante minuscolo.
“Vieni, salta quassù, ti portiamo subito in stazione”, aggiunge il “Perchécappello.no?”
mi dico, e gli salto sulla falda. E dopo un paio di assoli di batteria, il mio treno è già in partenza. Ma non resto via a lungo, la sera sono già di ritorno, di ritorno da te.
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Ehi,16 ehi, ehi, salgo su un taxi e dico: “Mi porti dal calzolaio”. Così partiamo e “BRRROOMMM-BRRROOMMM-BROOM-BROOMBROOM”, romba il motore. Un rumore davvero forte e strano.
“Il motore fa un rumore forte e strano”, dico.
“Dice?” mi domanda il taxista.
“Senta anche lei, questo non è un rumore normale”, “BROONNTT-BROONNTT-BROOOONNTT”,“Si“BRROONNGGG-BRROONNGGG-BROONGG-BROONG-BROONG”,dico.bronghiailmotore.fermi,sifermi.”Iltaxistasifermaeioscendo.brontolailmotore.Sollevoilcofano.Dentroc’èunuomo.Alpostodelmotore,inqueltaxi,c’èunuomomotore.L’uomosenestasdraiatosuunlettinoeleggeunlibrocheparladiautomobilieintantofatuttiirumoridelleautomobili.“Buongiorno!”losaluto.“BROOFF-BROOFF-BROOFF”bruffal’uomomotore.Hol’impressionechestiadicendo:“Perfavore,nonmidisturbi,stoleggendo”.“Mastabene?”glidomando.L’uomofaunronziocontento.“Insomma,ripartiamoono?”midomandailtaxista.“Lochiedaalui”,rispondoindicandol’uomomotore.“MEMM-MEMM-MEMMEMMEEEMMMMM”fal’uomomotore.“Sì,ripartiamo”,dico.“Primadalcalzolaio”–“BRROOOOM!”–“epoidrittiacasa”–“BRROOOOM!”–acasadate.
L’uomo motore
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Ma io le faccio capire che non ce n’era bisogno: io non mangio lombrichi, e pure il lombrico non ha l’aria troppo contenta, perché la gazza l’ha svegliato mentre dormiva.
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Poco dopo siamo tutti a casa, la gazza su una betulla, il lombrico sottoterra, il taxi in garage.
Qual è il tuo giocattolo preferito?
E io da te, sempre a casa da te.
Il tuo giocattolo preferito
Ecco, non si sa come, proprio quello è finito nel taxi! All’improvviso entra dal finestrino una gazza ladra che si vuole portare via il tuo giocattolo! Lo arraffa svelta e vola via. Il taxista allora dà un colpo di clacson. BEEEEEEEP! La gazza si spaventa e lascia cadere il bottino, che io recupero in fretta. Poi chiudo il finestrino per impedire alla gazza di tornare dentro. Lei se ne sta immobile sul marciapiede accanto al taxi, e sembra triste. Forse voleva solo giocare un po’. Allora scendo. Gioco con la gazza e con il tuo giocattolo preferito. Per ringraziarmi mi porta un lombrico.
Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi e sul sedile posteriore trovo il tuo giocattolo preferito!
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Ed eccola, la luna! Atterriamo sull’orlo di un cratere.
Taxialformaggio
Ehi, ehi, ehi, salgo su un taxi e il taxi è una forma di formaggio, l’autista è un topo, la luce è gialla, i finestrini sono buchi nel formaggio, e anche l’odore, che te lo dico a fare, è proprio quello del formaggio. E a me viene subito una gran voglia di un panino al formaggio.
Facciamo quattro passi, io e il topo, sollevando mulinelli di polvere lunare. Si direbbe quasi che anche la luna sia fatta di formaggio, sembra proprio così, invece no, la luna è fatta di nostalgia.
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“Lo so”, dice il topo mordicchiando il volante. “Lo so. Ma è il mio taxi, quindi lo posso mangiare solo io.”
In realtà sulla luna non ci dovevo andare oggi, volevo andarci martedì prossimo. Però, mi ritrovo a pensare, se un taxi è fatto di formaggio e a guidarlo c’è un topo, allora di sicuro quel topo, col suo taxi di formaggio, sarà anche in grado di portarmi sulla luna.
“Non fa una piega”, dico. “Senta, per favore, mi porti sulla luna.”
“Mi scusi”, dice il topo, “ma il taxi non si mangia mica!”.
“Mi scusi lei”, dico io, “ma il suo taxi sembra davvero delizioso”.
“Si tenga forte”, mi dice il taxista. E in un attimo ci ritroviamo in volo. Com’è colorato il nostro mondo visto dal cielo! Fiumi azzurri e rocce argentee! Boschi verdi e campi marroni! Città grigie e cime bianche.
Il topo squittisce un’indicazione astronautica nella ricetrasmittente del formaggio, e all’improvviso nella forma di formaggio non c’è più la gravità. Sotto ai sedili posteriori ci sono le tute spaziali.
Sai che cos’è la nostalgia?
È un sentimento che provano gli esseri umani quando amano una cosa, un luogo o una persona, ma in quel momento non possono avere quella cosa, non possono andare in quel luogo e non possono stare con quella persona. Come succede a me, che ho nostalgia di te quando sto via per tanto tempo. Proprio come adesso, anche sulla luna! Allora prego il topo di riportarmi subito sulla Terra, a casa da te. E da un bel panino con il formaggio!
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