Regioni polari

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Nato a Catania nel novembre 1934, ha studiato a Roma e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica nel 1959. Specializzato in elettronica, ha sempre lavorato in questo campo ed ha avuto il privilegio di assistere e seguire l’evoluzione rivoluzionaria di questa tecnica, dai tubi elettronici ai transistor, ai circuiti integrati fino ai monolitici, insieme allo sviluppo dei calcolatori e del software. Nel tempo libero ha molto viaggiato per turismo, ogni anno in un luogo diverso. Una volta ritirato dal lavoro (1995) ha continuato a viaggiare e, con gli appunti e le foto raccolte, ha creato un sito web. Di recente, convinto che un libro stampato sia più duraturo di un sito web, ha iniziato a trasformare tutti i viaggi in formato editabile (PDF) per pubblicarli.

ISBN 978-88-98416-92-9

€ 10,00

IVA assolta dall’editore

9 788898 416929

Le regioni polari - Artide e Antartide in quattro viaggi

PROFILO DELL’ AUTORE

Alberto Aiosa

Le Regioni Polari sono luoghi affascinanti dove la natura ha un ruolo dominante e le condizioni climatiche hanno condizionato nei millenni l’evoluzione delle specie viventi. Il primo viaggio è stato dedicato alla costa occidentale della Groenlandia oltre il circolo polare artico, dove sfociano grandi ghiacciai da cui si distaccano in continuazione giganteschi iceberg. La seconda destinazione è stata la città di Churchill sulla Baia di Hudson considerata la capitale mondiale degli orsi polari, dove questi si concentrano ogni autunno aspettando che si formi il pack sulla baia, luogo per la caccia invernale alle foche. Il terzo viaggio è una crociera intorno all’arcipelago delle Svalbard nei luoghi storici di famose spedizioni polari fra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 con i nuovi mezzi aeronautici, fra i quali la tragica impresa di Umberto Nobile con il dirigibile Italia e la vicenda della Tenda Rossa. Il quarto viaggio è stato una crociera di dodici giorni in Antartide, partendo dal porto argentino di Ushuaia, nella Terra del Fuoco, attraversando lo stretto di Drake e seguendo il lato occidentale della Penisola Antartica, un ambiente profondamente diverso per caratteristiche geoclimatiche e per fauna e flora. Si è arrivati molto vicini al circolo polare antartico, ma respinti dai ghiacci.

Alberto Aiosa

Le regioni polari Artide e Antartide in quattro viaggi


INDICE 1.

LE REGIONI POLARI – INTRODUZIONE. ---------------------------------------------------------------------------- 3

2

GROENLANDIA. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 5

2.1 GROENLANDIA: GEOGRAFIA, SCOPERTA E SVILUPPO. ------------------------------------------------------ 5 2.2 KANGERLUSSUAQ: PORTA DELLA GROENLANDIA. ------------------------------------------------------------ 7 2.3 ILULISSAT E LA BAIA DI DISKO. ---------------------------------------------------------------------------------------10 3.

LA BAIA DI HUDSON. ---------------------------------------------------------------------------------------------------- 19

3.1 LA BAIA DI HUDSON E IL PASSAGGIO A NORD-OVEST. ----------------------------------------------------- 19 3.2 LA CITTÀ DI CHURCHILL E I DINTORNI. ----------------------------------------------------------------------------21 3.3 IL TUNDRA BUGGY TOUR E GLI ORSI POLARI. ------------------------------------------------------------------25 3.4 TUNDRA BUGGY TOUR: PRIMA GIORNATA. ----------------------------------------------------------------------27 3..5 TUNDRA BUGGY TOUR: SECONDA GIORNATA. ----------------------------------------------------------------33 4.

LE SVALBARD. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 41

4.1 LE SVALBARD: GEOGRAFIA, SCOPERTA E SVILUPPO. ------------------------------------------------------41 4.2 LA CAPITALE E LA CROCIERA INTORNO ALLE ISOLE. --------------------------------------------------------44 4.3 NY ALESUND E IL NORD-OVEST. -------------------------------------------------------------------------------------46 4.4 LE TERRE DEL NORD-EST. ---------------------------------------------------------------------------------------------50 4.5 LE ISOLE DEL SUD. --------------------------------------------------------------------------------------------------------55 4.6 RITORNO A ISFJORDEN. -------------------------------------------------------------------------------------------------61 5

ANTARTIDE. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------64

5.1 L’ANTARTICO: GEOGRAFIA E SCOPERTA. ------------------------------------------------------------------------64 5.2 CROCIERA ALLA PENISOLA ANTARTICA. --------------------------------------------------------------------------68 5.3 LUNGO LE COSTE DELLA PENISOLA ANTARTICA. -------------------------------------------------------------78 5.4 IL RITORNO. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 87

Il testo è tratto dal sito web http://www.travelphotoblog.org dello stesso autore. ***



LE REGIONI POLARI INTRODUZIONE

Le Regioni Polari sono luoghi affascinanti dove la natura ha un ruolo dominante e le condizioni climatiche hanno condizionato nei millenni l'evoluzione delle specie viventi. Artide e Antartide sono le due regioni agli antipodi con profonde diversità geoclimatiche e di fauna e flora. Nello spessore dei ghiacci, accumulati in ere geologiche, queste regioni conservano la storia climatica del passato, non solo locale, ma dell'intera atmosfera terrestre e i climatologi le tengono sotto costante osservazione perché qui si evidenziano di più i sintomi del cambiamento climatico globale, dalla temperatura media e dalla regressione nel tempo delle calotte glaciali.

REGIONI ARTICHE

LA GROENLANDIA - pag. 5

LA BAIA DI HUDSON - pag. 19


LE SVALBARD - pag. 41

ANTARTIDE LA PENISOLA ANTARTICA pag. 64


GIUGNO-LUGLIO 2000 VIAGGIO IN GROENLANDIA

CAPITOLO 1 - GROENLANDIA: GEOGRAFIA, SCOPERTA E SVILUPPO

La Groenlandia è l’isola più grande della terra che si stende nell’emisfero boreale per una lunghezza di 2650 km fra l’estrema punta sud di capo Farvel, a 59° 45’ di latitudine nord, fino agli 83° 40’ del capo Morris Jesup all’estremo nord, quindi è per la maggior parte sopra il circolo polare artico (66,5° Lat. nord). La sua superficie di 2175600 kmq è ricoperta per l’85% da una calotta permanente di ghiaccio (inlandsis) e rimane solo una fascia costiera a sud sgombra di ghiacci per circa 350000 kmq, una superficie maggiore dell’Italia, dove si concentra la maggior parte della popolazione che ammonta a circa 59000 persone. Al centro dell’isola, dove le precipitazioni nevose sono maggiori, lo spessore di ghiaccio raggiunge i 3100 m e da qui si espande verso le coste. Dal punto di vista geologico la Groenlandia è anche la terra più antica, alcune rocce sono databili a 3700 milioni di anni fa e il 75% del suolo è di almeno 1600 milioni di anni. I primi abitanti vi arrivarono circa 5000 anni fa provenienti dal Canada. La Groenlandia, terra del ghiaccio e del freddo, deve il suo nome di “Terra Verde” al navigatore norvegese Erik il Rosso che fra il 982 e il 984, doppiato capo Farvel, vide una terra verdeggiante e con i suoi compagni vi creò un primo insediamento. Seguirono altri insediamenti di norvegesi e islandesi che prosperarono fino a tutto il 1200 vivendo di agricoltura, allevamento del bestiame, caccia e pesca; la popolazione raggiunse 3000-4000 persone ed ebbe anche un vescovado. Il clima, che era stato particolarmente mite intorno all’anno 1000 con temperature più elevate, e con il ritiro dei ghiacci, si andò raffreddando progressivamente e nel 1400 s'interruppero i collegamenti con l’Islanda e la più lontana Norvegia. L'economia dei coloni era fondata sull'esportazione in Europa dell'avorio ricavato dai denti dei trichechi, ma nel 1400 il valore dell'avorio crollò per la concorrenza di quello dei trichechi dalla Russia e gli elefanti dall'Africa. Cominciò una costante migrazione verso l'Islanda e l'Europa e l'abbandono, delle ultime fattorie più orientali, fu pacifico, senza episodi di morte per fame o attacchi degli Inuit. Alla fine del 1400 tutti gli insediamenti erano spariti e la Groenlandia dimenticata. Gli scavi hanno trovato manufatti ben conservati. L’esplorazione sistematica delle regioni artiche e nuovi contatti con la Groenlandia iniziarono nel 1500 dopo la scoperta dell’America spinti dalla ricerca del passaggio a Nord-Ovest. Nel 1585, il navigatore inglese John Davis esplorò la costa orientale e occidentale dell’isola doppiando il capo Farvel e da lui prese il nome, lo stretto fra Groenlandia e la terra a ovest, mentre un altro navigatore inglese, William Baffin, che nel 1616 si spinse molto oltre i 77° di latitudine nord, assegnò il suo nome anche alla baia di Baffin. Scoprì lo stretto di Lancaster, l’ingresso del passaggio a nord-ovest, ma ritenne che fosse solo una baia e stabilì che il passaggio non esistesse, così le ricerche s'interruppero per due secoli e ripresero nel 1800. Fra il 1600 e il 1700 si sviluppò la caccia alla balena e le coste occidentali della Groenlandia furono frequentate da baleniere inglesi e olandesi. Per combattere la loro concorrenza, i Danesi promossero nel 1721 una nuova missione istituendo un centro commerciale in Groenlandia sulla costa occidentale: Godthåb (Buona Speranza), oggi capitale con il nome di Nuuk, e questo fu l’inizio dell’era coloniale. Nel 1741 Jacob Severin stabilì un ufficio commerciale per la caccia alla balena nella baia di Disko con il nome di Jacobshavn, l’odierna Ilulissat. Missionari e commercianti stabilirono contatti con le popolazioni locali, gli Inuit detti Eschimesi, denominazione dispregiativa che significa “mangiatori di carne cruda”, data a queste popolazioni da altre tribù canadesi, e iniziò il sistematico rilevamento delle coste e la creazione di nuovi centri. Più lenta fu l’avanzata di coloni sulla costa est sempre bloccata da pericolose barriere


di ghiaccio. L’esplorazione dell’interno, ricoperto da una calotta permanente di ghiaccio, iniziò solo a metà del 1800. La prima traversata fu compiuta nel 1888 da Fridtjof Nansen partendo dalla costa orientale, da Umiivik, circa 64° nord, e percorrendo sugli sci 560 km in 42 giorni fino alla costa occidentale. Nel 1892 l’americano Robert Peary compì pure sugli sci l’attraversamento a nord, 77° 30’, dallo Smith Sund all’Independence Fjord e ripeté altre due volte la traversata nel 1895 e 1912, circa alle stesse latitudini. Nel 1912-13 il geofisico tedesco Alfred Wegener, lo stesso che aveva avanzato la teoria della deriva dei continenti, compì la traversata dell’isola con slitte trainate da pony. Partendo dalla costa orientale a 76° nord, attraversò l’isola nella parte più larga e alta e arrivò a Pröven, a nord della baia di Disko dopo 1200 km, salendo sull’inlandsis fino a quasi 3000 m di quota, dove fu installata una stazione di ricerche glaciologiche e meteorologiche chiamate Eismitte. La stazione di Eismitte fu in seguito mantenuta e rifornita con squadre di eschimesi e slitte. Nel 1930, in un'altra spedizione, ormai con l’inverno alle porte, Wegener e un compagno, a corto di viveri, lasciarono la base per la costa occidentale distante 400 km, ma non sopravvissero. L’anno dopo sarà scoperto, sotto uno sci piantato sulla neve, il corpo di Wegener, ma del suo compagno nessuna traccia. All’esplorazione dell’isola e allo studio dei suoi abitanti autoctoni dedicò la sua vita, l’etnografo ed esploratore groenlandese Knud Rasmussen, nato a Jacobshavn nel 1879 da padre danese e madre inuit. Dopo i suoi studi a Copenaghen e una spedizione in Lapponia, tornò in Groenlandia e iniziò i suoi viaggi di studio. Dall’estremo nord dell’isola, presso un villaggio inuit organizzò un centro commerciale che chiamò Thule (oggi Pituffik) con lo scopo di proteggere e studiare le popolazioni locali. Assimilò le loro tecniche di caccia e di trasporto con le slitte trainate da cani e, dal 1912, viaggiò ininterrottamente nel nord dell’isola. Nel 1923-24 attraversò tutto l’estremo nord del continente americano fino allo stretto di Bering per lo studio etnografico di tutte le popolazioni eschimesi distribuite nell’estremo nord. Diventò professore di groenlandese all’università di Copenaghen e qui morì nel 1933 a 54 anni per una malattia contratta in patria durante le sue ultime spedizioni. Durante la seconda guerra mondiale e nel successivo periodo della guerra fredda, la Groenlandia assunse importanza strategica e gli USA vi costruiscono e mantennero aeroporti e basi di sorveglianza radio e radar. Dal 1959 e per 15 anni, la Francia, insieme a Danimarca, Svizzera, Austria e Germania, eseguì una serie di misurazioni glaciologiche per calcolare il bilancio di massa dell’inlandsis, cioè la differenza fra perdite e accumuli del ghiaccio, ma i risultati non sono stati conclusivi. Fra il 1989 e il 1993 un progetto internazionale americanoeuropeo ha eseguito il carotaggio del ghiaccio al centro dell’inlandsis ottenendo due carote lunghe 3054 e 3028 m che hanno fornito una documentazione della storia climatica dell’emisfero settentrionale fino a 250000 anni fa. I carotaggi meno profondi, da decine a centinaia di metri, hanno dato indicazioni sull’inquinamento e la composizione atmosferica degli ultimi 200 anni. Si è scoperto che l’anidride carbonica è aumentata del 30% e che, rispetto a 100 anni fa, nel decennio 1970 il contenuto di nitrati e solfati responsabili delle piogge acide è aumentato di 4 volte e il contenuto di piombo di 200 volte, ma una diminuzione si è verificata dopo l’introduzione della benzina senza piombo. Con la Costituzione del 5 giugno 1953 finì il dominio coloniale, la Groenlandia divenne parte della Danimarca e due suoi deputati vennero a far parte del parlamento danese. Nel 1974 è stato creato il più grande parco nazionale del mondo nella zona nord-orientale dell’isola che occupa circa un terzo della sua superficie. Il primo maggio 1979 la Groenlandia acquistò l’indipendenza, ebbe un suo Parlamento e un suo Governo, ma rimase a far parte del Commonwealth danese e rimasero di competenza della Danimarca la politica estera, la difesa, il sistema giudiziario e la moneta. Oggi la Groenlandia è divisa in 18 municipalità ed ha una popolazione di 59000 abitanti di cui 51000 (87%) sono Inuit e 8000 (13%) Danesi e di provenienza europea. Circa 85% dell’esportazione è costituito dai prodotti della pesca, in gran parte halibut e gamberetti. Nell’area più meridionale, dove regna un clima sub-artico, sono numerose le fattorie per l’allevamento delle pecore, molte di provenienza islandese. Recentemente sulla costa sud occidentale, vicino a Sisimiut, sono iniziate ricerche petrolifere e i test sismici hanno indicato la presenza di strutture geologiche tipiche di petrolio e gas metano. Sono in corso indagini anche per localizzare e quantificare la presenza di minerali quali molibdeno, cromo, niobio e oro.


GIUGNO-LUGLIO 2000 VIAGGIO IN GROENLANDIA

CAPITOLO 2 - KANGERLUSSUAQ: PORTA DELLA GROENLANDIA Si arriva all'aeroporto di Kangerlussuaq, con un volo da Copenaghen, il 28 giugno 2000. La città il cui nome significa “il lungo Fjord” si trova, infatti, all’estremità di un fjord di 170 km, antica valle glaciale. Il centro è nato nel 1942 come base aerea USA, detta U.S. Sonderstrom chiusa nel 1992, e ora è utilizzato come lo scalo più importante per i collegamenti aerei internazionali. L’abitato gravita intorno all’aeroporto e vi vivono meno di 400 persone, vi sono alberghi e uffici turistici e buone strade di accesso che la collegano con Sisimiut, la seconda città della Groenlandia sulla costa occidentale. Il centro si trova poco sopra il circolo polare, ma i rilievi lungo l'orizzonte impediscono la visione del sole di mezzanotte. Il clima è più freddo di quello delle città sulla costa, perché più all’interno e a soli 25 km dall’inlandsis, ma l’aeroporto è ben protetto dall’orografia del fjord.

AEROPORTO DI KANGERLUSSUAQ A sinistra, arrivo all'aeroporto. A destra, Aerostazione.

All’arrivo si ha il primo vero contatto con il mondo della Groenlandia. Gli Inuit (il cui nome significa “uomini”) si riconoscono per il loro aspetto somatico affine ai mongoli da cui provengono, volti rotondi e occhi a mandorla, popoli migrati dall’Asia attraverso l’Alaska e il nord del Canada. Uno sguardo ai negozi dell’aeroporto che accolgono il turista offre una panoramica dei prodotti locali in cui predominano i manufatti di pelle di renna e di foca. Fra gli oggetti di artigianato il più curioso è il tupilak (pron. dubilak), piccola scultura generalmente di corno di renna, ossa di animali o altri materiali, oggi solo oggetto di fantasia ma per la tradizione locale oggetto magico dai poteri malefici. Il suo scopo era di uccidere i nemici trasferendogli poteri magici e quindi lasciandolo sul mare perché trovasse da solo la vittima, ma il maleficio poteva tramutarsi in un boomerang se la persona designata aveva poteri maggiori, allora il tupilak sarebbe tornato per uccidere il suo costruttore.

I DINTORNI Nel pomeriggio, con la guida locale, si fa un'escursione nei dintorni di Kangerlussuaq. L’area è di grande interesse naturistico, paesaggi rocciosi, in apparenza aridi ma ricoperti d’estate da una colorata vegetazione artica. Una ricca fauna abita la zona. Vi sono circa 4000 buoi muschiati che vivono allo stato selvatico, isolati e in branchi e sono cacciati per la loro carne; se ne uccidono circa 600 l’anno. Un maschio adulto può pesare fino a 300 kg ed ha delle corna imponenti, un misto di quelle dell’ariete e del bue. Molte sono le renne selvatiche, le


volpi artiche e le lepri alpine, ma il loro numero oscilla in dipendenza delle condizioni climatiche invernali che, se molto rigide, possono ridurne il tasso di sopravvivenza. Dal centro di Kangerlussuaq una rete di strade conduce negli immediati dintorni ad alcuni punti panoramici. A sud del centro abitato un ponticello attraversa il corso d’acqua che sbocca sul fjord, la strada costeggia la testa del fjord qui scarsamente profondo, poi raggiunge il lago Ferguson, una riserva d’acqua dolce alimentata dalle nevi invernali, da cui parte l’acquedotto ancora in uso costruito dagli Americani per le esigenze della base. A metà strada, da un piccolo rilievo chiamato Black Ridge, l’occhio può spaziare sul fjord e sui laghi sparsi nella valle. Durante il percorso non è difficile scorgere in lontananza renne artiche e buoi muschiati, ma il vederli da vicino è questione di fortuna.

DINTORNI DI KANGERLUSSUAQ A sinistra, panorama dal Black Ridge. A destra, una volpe artica.

A sinistra, renne selvatiche lontane. A destra, una renna da vicino. Seguono: a sinistra, buoi muschiati lontani; a destra, un bue muschiato.

S'incontrano i resti delle antenne di una stazione radio e parabole di ponti radio, impianti abbandonati della


vecchia base americana. Su un’altra collina più a est, detta Tacan, altro punto elevato di osservazione, si trovava la stazione TACAN (Tactical Air Navigation) in UHF che forniva direzione e distanza ai transponditori di bordo dei velivoli.

ESCURSIONE ALL’ICECAP. Il giorno dopo, 29 giugno, la guida ha organizzato un'altra escursione 25 km a est di Kangerlussuaq, dove si trovano le propaggini dell’inlandsis, o icecap. Qui si può osservare la fronte alta 70 m del Russel glacier, un ghiacciaio che si muove con una velocità di circa 26 m l’anno. Per raggiungerlo s'impiega poco meno di un’ora e si percorre prima una buona strada sterrata che si trasforma poi in una pista irregolare interrotta da un tratto sabbioso. Infine da un’altura compare a distanza il ghiacciaio con avanti l’ammasso delle morene; una pista porta sul bordo della valle e si accosta l'estremità del ghiacciaio.

IL GHIACCIAIO RUSSEL A sinistra, vista del ghiacciaio. A destra, un'estremità del ghiacciaio fra le morene.

Il ghiaccio è qui vecchio di 46000 anni ed è oggetto di studi da parte dei glaciologi anzi le piste di accesso sono state tracciate e mantenute dalle varie spedizioni. La pista prosegue lungo il fianco della parete di ghiaccio e si può assistere allo spettacolo naturale impressionante del suo moto lento e incessante che è tradito dai rumori sordi o violenti come scoppi che si sprigionano dalla massa accompagnati a volte da crolli di blocchi e pareti di ghiaccio sui bordi.

IL GHIACCIAIO RUSSEL A sinistra, la parete laterale del ghiacciaio. A destra, la parete più da vicino.


GIUGNO-LUGLIO 2000 VIAGGIO IN GROENLANDIA

CAPITOLO 3 - ILULISSAT E LA BAIA DI DISKO Il mattino del 30 giugno, con un volo diretto, si raggiunge Ilulissat, la più grande città della Groenlandia del nord e terza di tutta l’isola. Si trova 250 km a nord del circolo polare artico (69° 14’ 40” Lat. Nord e 51° 3’ 44” Long. Ovest) all’interno della baia di Disko, una grande insenatura chiusa davanti da un’isola il cui nome è appunto Disko. Sul lato sud della baia sfocia da un fjord un enorme ghiacciaio da cui si distaccano in continuazione giganteschi iceberg. Il primo insediamento danese fu creato nel 1741 da Jacob Severin come centro commerciale per la caccia alle balene e da lui prese il nome di Jacobshavn; sul posto c’era un villaggio inuit di circa 250 persone detto Semerimiut (il popolo vicino ai ghiacci). Da allora la città ha sempre avuto un ruolo importante nell’economia della Groenlandia come centro della pesca. Nel porto si trovano gli impianti della Royal Greenland, la più grande società per l’esportazione del pesce di tutta la Groenlandia, e da qui si esporta il 33% dei gamberetti e il 60% degli halibut pescati in Groenlandia. Circa 1/3 della popolazione di Ilulissat, 4100 persone, lavora nell’industria della pesca. Qui è nato nel 1879 l’etnografo ed esploratore Knud Rasmussen che dedicò la sua vita allo studio dell’isola e dei suoi abitanti raccogliendo tradizioni, miti e musica. Non ci sono strade di collegamento con le altre città della costa. Le navi e l’aeroporto, con aeroplani a elica ed elicotteri, coprono tutte le esigenze del trasporto a distanza. ARRIVO ALL'AEROPORTO DI ILULISSAT A destra, un elicottero Sikorsky usato nei collegamenti con i centri abitati che mancano di aeroporti.

ARRIVO A ILULISSAT A sinistra, una strada del centro. A destra, vista del porto.


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