G21 - Opportunità per la Val Gardena #2 propsettive di pianificazione strategica

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parte 2 piano strategico 2020

opportunitĂ per la val gardena del XXI secolo

thomas, m. demetz

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parte 2

piano strategico 2020

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2.1


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indice parte 0

introduzione

parte 1

stato del territorio

parte 2

piano strategico 2020

parte 3

campionati del mondi di sci alpino

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presupposti obiettivi del piano strategico analisi swot matrice swot, v1.1 azioni di piano rafforzamento della coesione rafforzamento della competitività popolazione piano casa mobilità sostenibile sostegno all'innovazione sostegno alla produzione di cultura ed insegnamento sostegno alle attività economiche di salvaguardia paesaggistica ambiente costruzione del piano struttura operativa del piano gestione del piano

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2.2


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"Il piano strategico è un atto volontario di costruzione e condivisione di una visione futura di un territorio, del suo posizionamento, di esplicitazione di obiettivi e strategie per conseguirli mediante politiche ed interventi pubblici e privati. Molte regioni e città europee hanno chiamato Piano Strategico un insieme di interventi e di procedure finalizzati alla progettazione e al governo di processi di forte trasformazione. Ciò è avvenuto sia in aree con forti esigenze di riconversione per la crisi irreversibile di certe attività economiche (industria di base e portuale) quali Amburgo in Germania, Birmingham, Liverpool e Manchester in Inghilterra, sia in città dinamiche con problemi di prestigio e competizione internazionale quali Lione, Barcellona, Amsterdam e Torino. La pianificazione strategica contribuisce a costruire un‟identità del territorio. Il metodo strategico è più continuo e meno definito spazialmente rispetto al tradizionale Piano Regolatore Generale. Un piano strategico non è l'elenco delle richieste che una comunità rivolge all'Amministrazione Comunale, nell'illusione che i mezzi necessari per la sua realizzazione possano essere tutti di provenienza pubblica e in misura commisurata ai bisogni. E', nel territorio, un patto tra tutti coloro che hanno delle responsabilità, compresi ovviamente l'Amministrazione Comunale e gli altri enti locali, che presenta in modo esplicito e sensato quali sono gli impegni che ciascuno è in grado di assumersi."1

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Comune di Copparo (FE) "Che cos'è il Piano strategico", http://www.copparo.net/pianostr/, 2006

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presupposti I presupposti normativi che presiedono alla definizione di un piano strategico sono volutamente improntati ad essere indicativi nei contenuti, privilegiando gli aspetti procedurali. Nato come strumento per la valorizzazione delle città nel rafforzamento della coesione europea e dello sviluppo della competitività delle città il piano strategico ha trovato ormai numerose applicazioni anche in applicazione a sistemi territoriali maggiormente articolati. Va tenuto presente che la normativa provinciale non lo prevede ma essendo emanazione del fondo sociale europeo sussistono le condizioni per l'accesso a canali di finanziamento. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Dipartimento per il coordinamento dello sviluppo del territorio: Il piano strategico delle città come strumento per ottimizzare le condizioni di sviluppo della competitività e della coesione Linee-guida estratti

"Gli esistenti strumenti di pianificazione urbanistica generale e di programmazione economica, di cui le pubbliche amministrazioni dispongono, non sono efficacemente finalizzabili, per la loro natura e per le loro funzioni regolamentative e previsive, a cogliere e sviluppare queste opzioni, che richiedono, reciprocamente, un approccio sinergico in grado di “territorializzare” le prospettive di sviluppo economico e sociale, per verificarne la praticabilità e le condizioni di successo. Le migliori pratiche scaturite dall‟esperienza avviata, sul finire degli anni „80 da alcune città europee e da quella più recente di alcune città italiane portano ad identificare nel Piano strategico lo strumento all‟interno del quale le città e le società locali possono costruire, in un impegno comune e consapevole, la visione condivisa e dinamica del proprio futuro e del proprio posizionamento competitivo, finalizzando, secondo un approccio aperto e flessibile, le proprie politiche, le proprie scelte di priorità, i propri investimenti, per ottimizzarne l‟efficacia. Il Piano strategico è preminentemente il disegno politico dello sviluppo, di medio-lungo periodo, urbano e di area vasta, che persegue la competitività in chiave sovra-locale, tramite la costruzione di patti tra gli attori istituzionali, sociali ed economici nella città e nel suo territorio e tramite la promozione di reti di alleanze, nazionali e transnazionali, tra città e tra territori. Il Piano strategico è, contestualmente, lo strumento che, potendo anche superare le barriere dei confini amministrativi, offre alle città l‟opportunità di affrontare le dicotomie tra le aree di concentrazione dello sviluppo e dell‟attrattività e le aree della marginalità sociale e del degrado urbano, riposizionandone le prospettive di rigenerazione fisica, economica e sociale

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all‟interno di una scala territoriale di area vasta. Il Piano strategico individua e promuove le strategie di sviluppo locale in un‟ottica di sistema con le opportunità offerte dalle politiche infrastrutturali nazionali e europee, per coglierne le esternalità, in termini di: riduzione delle distanze spaziotemporali tra città e tra territori; superamento delle perifericità; costruzione di reti di città motivate e sostenute da strategie di sviluppo complementare praticabili - anche in termini di accessibilità. E‟, in sintesi, lo strumento tramite il quale le città si danno strategie per assolvere al loro ruolo di nodi di eccellenza dell‟armatura infrastrutturale europea, nazionale, regionale e di motori del processo di coesione dello spazio dell‟Unione. Il Piano strategico si caratterizza come un atto volontario, che affida il suo successo alla capacità delle città di promuovere e implementare la vitalità dei sistemi partenariali e delle reti delle alleanze, attorno ad obiettivi strategici consapevolmente e costantemente valutati e condivisi, per sostenerli in termini decisionali ed economici, anche sperimentando - di concerto - modelli procedurali, organizzativi, gestionali, innovativi più efficaci nel generare e accelerare il verificarsi di condizioni attrattive di investimenti funzionali a sostenere la qualità dello sviluppo. La struttura, i contenuti, gli organismi di governo e le modalità di costruzione e gestione dei Piani strategici non possono essere aprioristicamente codificati in via prescrittiva, trattandosi, per loro stessa natura e definizione, di strumenti necessariamente flessibili e adattativi, che spetta alle città - per prime - declinare in funzione delle peculiarità e potenzialità territoriali (infrastrutturali, sociali, economiche), per aprirli alla verifica e al contributo degli attori locali. I Piani strategici non possono, tuttavia, assolvere alla loro missione di sostegno alla convergenza ed alla sinergia tra le politiche di coesione paneuropee e nazionali, le programmazioni regionali e le strategie di sviluppo delle città, in assenza di denominatori comuni che li predispongano a prospettive e a processi di reciproca permeazione, prevenendo fenomeni di frammentazione e di incomunicabilità e facilitando, di contro, la concertazione interistituzionale per l‟attivazione di politiche mirate ed efficaci di addizionalità.

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i caratteri fondativi del piano strategico Il Piano strategico della città definisce il disegno politico dello sviluppo sostenibile in una prospettiva di medio-lungo periodo, almeno decennale, e orienta, nel vincolante rispetto del capitale sociale e ambientale, la ricerca di condizioni di coesistenza con i piani urbanistici comunali, i piani provinciali di coordinamento e gli strumenti di programmazione degli investimenti pubblici; Il Piano strategico è promosso dall‟Amministrazione del comune leader che predispone le proposte di linee strategiche per lo sviluppo della città e dell‟area vasta di riferimento, individuata sulla base di obiettivi di superamento delle dicotomie urbane e territoriali, di rafforzamento dell‟armatura infrastrutturale urbana e territoriale e delle sue connessioni con i sistemi infrastrutturali transregionali, nazionali ed europei; Il Piano strategico individua i meccanismi di raccordo con la strumentazione urbanistica provinciale e comunale, sulla base di una visione guida proiettata sul territorio; costituiscono elementi strutturali attraverso i quali leggere gli assetti della città e del territorio ed indagare le potenzialità e i detrattori presenti, ai fini della predisposizione delle proposte di linee strategiche di sviluppo: la densità, la qualità e la complementarietà dei servizi di prossimità e di quelli di scala urbana e di area vasta; le politiche di welfare urbano; i livelli di sicurezza sociale e la diffusione di ambiti urbani caratterizzati da degrado fisico e sociale; la qualità ambientale; il posizionamento competitivo della città e dell‟area vasta in termini di capacità di attrazione degli investimenti e di innovazione; l‟efficienza e l‟efficacia della gestione della città e del territorio in termini di organizzazione fisica, amministrativa ed istituzionale, al fine di individuare possibilità, modalità e condizioni di miglioramento e di poter valutare, conseguentemente, i limiti all‟ammissibilità ed alla sostenibilità delle strategie e delle proposte d‟intervento; Il Piano strategico è costruito attraverso un ampio processo di comunicazione finalizzato a coinvolgere la molteplicità degli attori istituzionali, sociali, economici e culturali locali, che compongono il sistema di riferimento della città e dell‟area vasta, per concorrere alla elaborazione delle linee strategiche di sviluppo proposte dall‟Amministrazione, per declinarle ed articolarle, di concerto, nei contenuti, nelle priorità di intervento e nelle reciproche interazioni, assumendo, ciascun soggetto coinvolto, responsabilità individuali all‟interno di

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assetti partenariali, anche a geografia variabile; la costruzione e l‟articolazione dei partenariati e l‟assunzione delle responsabilità da parte di ciascun soggetto coinvolto avviene sulla base di un documento di programmazione, articolato e complesso che definisce i rapporti della città con il suo intorno territoriale di pertinenza esplicitando le politiche e gli interventi finalizzati: -

al miglioramento del sistema casa/lavoro/tempo libero; delle condizioni dei pendolarismi; della qualità della vita; delle condizioni di sicurezza sociale; delle politiche di welfare urbano;

-

al potenziamento delle condizioni di sviluppo economico;

-

al rafforzamento dei sistemi infrastrutturali per sostenere lo sviluppo della prossimità e delle pari opportunità territoriali nel contesto locale e delle connessioni con le reti transregionali, nazionali ed europee;

-

al miglioramento organizzativo ed al potenziamento degli strumenti di gestione amministrativa;

-

la regione di appartenenza per estendere e potenziare il sistema interistituzionale di riferimento e partecipare, in modo strutturato e consapevole, alla costruzione dei programmi operativi per il periodo di programmazione 2007-2013;

-

le altre città e i territori nazionali ed europei, in un processo allargato di attenzione comunicativa, per costruire reti di interazione e di scambi economici e culturali. (..)

Il documento programmatico è sottoposto al continuo confronto della città con il sistema degli attori pubblici e privati al fine di garantire, attraverso progressivi adattamenti, l‟efficacia del Piano strategico in termini di: -

ridefinizione degli interventi, delle loro priorità e dei tempi di realizzazione in funzione dei risultati progressivamente ottenuti e perseguibili;

-

riposizionamento delle politiche e delle strategie di sviluppo;

-

estensione e rimodulazione degli assetti partenariali.

La stesura definitiva del Piano strategico è accompagnata da una Intesa sottoscritta dagli attori pubblici e privati impegnati alla sua realizzazione.

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la possibile struttura del Piano strategico In termini orientativi, il Piano strategico prevede linee d‟azione, tra loro interattive e sinergiche dedicate: agli abitanti della città e dell‟area vasta, prevedendo politiche e interventi, materiali e immateriali, capaci di incrementare l‟offerta di qualità della vita, alimentando: uno sviluppo inclusivo e socialmente sostenibile, in favore, prima di tutto, delle fasce di popolazione più deboli e marginali; la creazione di opportunità finalizzate a conservare e incrementare il capitale umano; al rafforzamento dell‟armatura urbana e territoriale tramite interventi migliorativi dell‟assetto fisico, funzionale e ambientale della città e dell‟area vasta che valorizzino i punti di forza ed abbattano i fattori di debolezza, allo scopo di: rompere condizioni che decretano la perifericità territoriale; invertire tendenze di sviluppo duale all‟interno della città e dell‟area vasta, intervenendo sulla riqualificazione delle aree fisicamente e socialmente degradate per sviluppare, a partire dal sistema locale, processi di riequilibrio e di coesione; incrementare l‟attrattività del sistema locale verso investimenti orientati a sostenere l‟innovazione e la sostenibilità dello sviluppo; al miglioramento ed al potenziamento delle capacità organizzative e di gestione della pubblica amministrazione come condizione per: governare il processo partecipativo e partenariale locale; incrementare le capacità di comunicazione per costruire alleanze e reti di scambio, di interazione e di complementarietà a livello europeo, nazionale e regionale.

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obiettivi e contenuti dei piani strategici I piani strategici mirano alla convergenza locale, a scala di area vasta, di politiche delle opere pubbliche, della mobilità, dell‟urbanistica, della casa, dei servizi sociali per il welfare, di sostegno all‟occupazione, dell‟ambiente. I piani strategici interessano i contesti territoriali in movimento o in fieri, che richiedono di essere governati con politiche di accompagnamento o di ri-orientamento dei processi in atto, attraverso il metodo della governance istituzionale multilivello, estesa agli attori rilevanti dell‟economia e della società."

Fig. 2.1 Struttura-processo del Piano strategico

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analisi swot L'analisi swot è una tecnica sviluppata da più di 50 anni come supporto alla definizione di strategie aziendali in contesti caratterizzati da incertezza e forte competitività. A partire dagli anni 1980 è stata impiegata come supporto alle scelte di intervento pubblico per analizzare scenari di sviluppo. Oggi l'uso di questa tecnica è stato esteso alle diagnosi territoriali ed alla valutazione di programmi regionali. I regolamenti comunitari ne richiedono l'utilizzo per la valutazione di piani e programmi. L'analisi swot mira ad esplicitare gli aspetti nodali del sistema territoriale individuando punti di forza, debolezze, opportunità e minacce e costituisce in questo quadro il nucleo centrale del processo di formazione delle strategie. La combinazione dei punti di forza e delle debolezze, che sono interne al sistema, e delle opportunità e delle minacce, che sono invece da ricondurre alle condizioni di sistema vasto e quindi esterne, contribuisce sostanzialmente a definire il percorso di costruzione di un abaco di azioni strategiche da mettere in campo allo scopo di ridurre ed eliminare le condizioni di squilibrio presenti in valle e ad allo stesso tempo cogliere pienamente le potenzialità delle vocazioni locali perché queste possano costituire la rampa di lancio di un percorso complessivo di valorizzazione. Un secondo livello dell'analisi è quello della verifica in corso di attuazione del piano strategico allo scopo di produrre un confronto tra obiettivi e strumenti ed operare le correzioni che si rendono necessarie. Le specifiche degli elementi dell'analisi swot possono essere riassunte sinteticamente nella seguente struttura:

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Le specifiche degli elementi dell'analisi swot possono essere riassunti sinteticamente nella seguente struttura:

punti di forza di quali vantaggi si dispone

punti deboli quali sono gli squilibri presenti

quali sono le attitudini locali

quali sono le attitudini da abbandonare ed evitare

quali sono le risorse significative

di quali risorse si può avere bisogno

opportunità quali sono le condizioni globali favorevoli

minacce quali sono gli ostacoli allo sviluppo della competitività

quali sono i trend in atto

quali squilibri provengono da pressioni esterne

La compilazione della matrice determinata dall'analisi swot va sottoposta a processi condivisi sia in fase di riconoscimento degli obiettivi generali sia per la verifica dell'efficacia del piano strategico. Sulla base dell'analisi sullo stato del territorio è possibile predisporre una prima bozza di matrice swot e che permetta in prima istanza di delineare un quadro delle azioni strategiche da proporre

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matrice swot

ver 1.1

punti di forza

debolezze

qualità del sistema territoriale ed ambientale

concentrazione del sistema economico su un limitato numero di settori

forte coesione su base culturale e linguistica

rete infrastrutturale inadeguata

crescita della qualificazione professionale della popolazione

consumo di territorio a scopo ricreativo e non produttivo

parcellizzazione amministrativa perdita di risorse umane di qualità peso eccessivo della rete infrastrutturale sul sistema insediativo dispersione del sistema insediativo …

opportunità

minacce

forte specificità culturale

concorrenza aggressiva da parte dei non residenti nelle acquisizioni immobiliari e difficoltà della popolazione locale a competere sul mercato immobiliare

qualità del sistema territoriale ed ambientale

maggiore facilità di accesso alla proprietà immobiliare nei comuni limitrofi

cambiamenti climatici globali …

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azioni di piano Definita una prima bozza della matrice swot, alcune delle possibili azioni strutturanti il piano strategico tendono ad emergere con una certa linearità per quanto la determinazione di dettaglio di misure da mettere in campo deve essere assoggettata ad un processo partecipativo capace di raccogliere le posizioni dei differenti attori del sistema gardenese. Un primo elenco di azioni è il risultato dell'interpretazione del sistema territoriale, sociale, ambientale, economico, insediativo in parte riassunte nella matrice del punto precedente. Si tratta ovviamente di una lista aperta. Gli approfondimenti sulla plausibilità delle azioni, sull'allargamento del ventaglio dei campi di intervento ed in definitiva le misure operative di dettaglio costituiscono una fase importante della costruzione del Piano e contribuiscono ad incrementare la consapevolezza sul ruolo degli operatori e della cittadinanza nella definizione delle politiche. rafforzamento della coesione Il rafforzamento della coesione è fondamentale ad incrementare da una parte il radicamento della popolazione locale alla valle e contemporaneamente gettare alcune delle basi necessarie a facilitare un'immigrazione di ritorno da parte di quella parte della popolazione che ha trasferito la propria residenza in comuni limitrofi. Gli strumenti per attuare tale rafforzamento consistono soprattutto nella predisposizione di condizioni capaci di facilitare l'interazione di qualità tra le persone con il supporto di un'amministrazione consapevole:

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in questo senso vanno da una parte consolidati gli spazi pubblici e di relazione del sistema urbano gardenese e dall'altra possono essere realizzati nuovi spazi urbani di qualità.

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le strutture per il consumo e la produzione di cultura devono poi essere rese maggiormente accessibili a tutta la valle. La predisposizione di sistemi di trasporto pubblico affidabile e l'adozione di misura di disincentivo dell'uso del mezzo privato possono contribuire ad attivare processi di rafforzamento della rete sociale come pare essere uno degli effetti "collaterali" della nuova ferrovia del Val Venosta.

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pianificazione intercomunale: le amministrazioni devono puntare all'attivazione di conferenze dei servizi predisposte all'implementazione strutturata della cittadinanza di valle allo scopo di fornire risposte trasparenti e condivise. Le conferenze dei servizi vanno

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individuate tematicamente in relazione alla definizione dei forum o dei tavoli di consultazione (economia, società, ambiente, ecc.) e devono essere integrate nella amministrazioni. L'ufficio del Piano che la gestione del piano richiede venga attivato può in molte parti già soddisfare queste esigenze. Non è neppure da escludere che in una fase futura del piano strategico si possa rendere opportuno valutare la prospettiva di una fusione in un unico organismo amministrativo dei tre comuni e delle frazioni di valle. E' indubbio che uno scenario di questo tipo comporti resistenze anche se è probabile che possa rappresentare uno dei principali momenti propulsivi al rafforzamento della coesione. Da un'operazione di questo genere emergerebbe una struttura comunale di circa 10.000 abitanti godendo di maggiori attribuzioni di funzione rispetto al proprio territorio e con la capacità di agire in maniera più incisiva sia nelle definizione delle politiche che della loro attuazione. rafforzamento della competitività La competitività indica la capacità del sistema di rapportarsi a comparti territoriali prossimi geograficamente o tipologicamente e di attrarre con maggiore efficacia rispetto a situazioni assimilabili risorse umane ed economiche capaci di esprimere un ruolo strategico rispetto allo sviluppo della valle. Rafforzare la competitività richiede la predisposizione a seconda dei destinatari delle intenzioni di attrazione, di azioni a supporto sia delle attività economiche che della residenzialità. In particolare in riferimento a quest'ultima l'attivazione di politiche deve essere finalizzata sia, come anticipato all'immigrazione di ritorno, ma soprattutto all'immigrazione qualificata che è strumentale alla valorizzazione per effetto di una ricaduta positiva e progettata sul sistema di valle. Un ruolo centrale in quest'orizzonte può essere assunto da istituzioni culturali locali allo scopo di favorire l'integrazione dell'immigrazione ad alto valore aggiunto ed istituzioni di formazione e ricerca superiore funzionali a produrre valorizzazione delle risorse umane locali ed un "brodo di cultura" per diffusione. Le aree target di richiamo sono ovviamente quelle del territorio provinciale ma anche del resto delle regioni alpine. Flussi migratori qualificati in ingresso devono potere essere messi in grado di affrontare modelli di integrazione realmente efficaci specificatamente individuati di seguito.

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popolazione

Il ruolo della popolazione è centrale rispetto al piano strategico. Le azioni che vengono messe in campo sono ovviamente legate a questo specifico tema. Le programmazioni specifiche hanno l'obiettivo di sostenere lo sviluppo demografico, economico, sociale, culturale delle persone e di configurare modalità efficaci di rapporto con il territorio. Al di la delle specifiche misure da intraprendere una riflessione strategica va condotta anche sulla popolazione residente. Le domande che ci si deve porre riguardano alla consistenza che essa dovrà raggiungere e le modalità di intervento nei confronti delle immigrazioni sia locali che di scala sovralocale. Il ruolo dello sviluppo in termini di incremento netto della popolazione è quello che nel quadro di una pianificazione strategica ha maggiori probabilità di successo riguardo al riequilibrio degli scompensi strutturali emersi. Uno degli obiettivi principali è quello di compensare i rapporti tra settori economici, sia per unità che per occupati. Va quindi agevolato lo sviluppo delle capacità di produrre innovazione con specifici programmi di formazione e politiche di sostegno, ma va anche garantita la possibilità alla popolazione di crescere in numero tale da potersi esprimere in settori di attività integrative con capacità competitive sovralocali e non di semplice indotto rispetto al comparto turistico. Un numero di residenti di valle adeguato a rispondere a queste esigenze può essere collocato attorno alle 12.500 unità. Vanno quindi favorite quelle azioni capaci di ottenere un maggiore radicamento al luogo ed allo stesso tempo attrarre sia immigrazione di ritorno sia nuova immigrazione qualificata. L'incremento di popolazione pari al 30% circa rispetto ai dati attuali, accompagnato da misure di sviluppo di professionalità ed imprenditorialità innovative rispetto al contesto gardenese deve contribuire ad operare una stabilizzazione preventiva dei possibili scenari di recessione, soprattutto turistica, rispetto ai quali la valle può trovarsi esposta in forma significativa proprio a causa della concentrazione di settori economici integrativi rispetto al comparto del turismo.. Un incremento di circa il 30% della popolazione residente presuppone che la programmazione di servizi da fornire alla cittadinanza che siano innovativi alla semplice strumentazione urbanistica come individuata dagli standard. Il Piano strategico nella sua articolazione di azioni deve anche comprendere quegli indirizzi di ricerca, orientati ad allargare lo spettro dei servizi tradizionali, puntando su indicatori di qualità oltrechè di quantità.

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In definitiva vanno sviluppate le condizioni perché in compensazione ai comparti economici dominanti si possano sviluppare condizioni per una vitalità autonoma della valle. Le condizioni di spopolamento stagionale devono essere "diluite" negli effetti per non fare verificare quelle situazioni di estraneamento descrivibili come paese "fantasma" del fuori stagione che sono invece fattori propulsivi delle dinamiche di disaffezione e quindi di perdita di attrattività del vivere in valle. piano casa

La popolazione residente deve essere messa in condizione di poter accedere all'abitazione senza essere eccessivamente esposta alla pressione di competitori aggressivi e finanziariamente dotati. Una delle condizioni da porre alla base di un piano che integri l'offerta di abitazioni fissata dai PUC ogni dieci anni è che gli alloggi individuati da tale piano siano esclusivamente in affitto a canoni sociali ed assegnati con criteri meno restrittivi di quelli previsti per l'edilizia sociale. Uno dei fattori di successo di un questo piano consiste anche nell'integrazione dell'offerta alloggiativa di localizzazioni non periferiche rispetto ai nodi urbani delle valli e che siano favorite nell'accessibilità pedonale agli spazi pubblici nuovi e da individuare. La locazione deve essere a termine, indicativamente dieci anni, il periodo di validità di un PUC o l'intervallo tra nuove previsioni di terreni residenziali di espansione. Lo scopo è quello di favorire un costante ricambio delle generazioni, mantenendo l'ambiente degli edifici in affitto improntato allo sviluppo delle reti di coesione sociale. Una misura come questa dovrebbe da una parte dissuadere le giovani generazioni dall'abbandonare la valle e dall'altra favorire l'immigrazione di ritorno. Va anche trovato il modo di implementare coerentemente con il contesto le proposte di riforma della legge urbanistica provinciale, tra le quali anche l'estensione dei vincoli di convenzionamento fino a periodi indeterminati e la possibilità di incrementare, in quantità superiori rispetto a quanto previsto oggi, i riparti a favore dell'edilizia sottoposta a tutele sociali. Va però considerato che uno degli aspetti che maggiormente tende ad irrigidire i sistemi insediativi nella loro capacità di rinnovamento e di miglioramento urbanistico è decisamente la vasta diffusione delle case in proprietà. Una maggiore diffusione della casa in affitto permette di operare per mezzo di politiche urbane, strutturate per incentivi o disincentivi e di incorporazione di operatori privati attuando correzioni o riassetti del sistema in considerazione di mutazioni delle condizioni di contesto.

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mobilità sostenibile

I livelli di azione rispetto al tema della mobilità sono essenzialmente due: quello della scala locale e quello della scala sovralocale. A questi va aggiunto poi il livello delle modalità di integrazione delle due scale. La dimensione sovralocale è definita dal rapporto con i gates, ovvero i nodi di interfacciamento alle reti esterne. A seconda della modalità di trasporto la valle è connessa a gates collocati a distanze variabili, Bolzano e Ponte Gardena per la rete ferroviaria, Verona, Innsbruck e Bolzano per il trasporto aereo, mentre la viabilità su gomma è già l'unica componente delle rete di base ed è questa rete a garantire attualmente l'integrazione ai gates. La mobilità di valle è strutturata sul trasporto su gomma, sia privato che pubblico con modalità variabili a seconda del periodo dell'anno ed in relazione alla possibile concorrenza all'offerta di mobilità da parte del sistema sciistico. L'uso dell'automezzo privato sia da parte della popolazione locale che da parte della popolazione turistica è decisamente preponderante. A questa si aggiunge il traffico derivato dalla distribuzione delle merci. La relazione con le reti di mobilità di scala sovralocale presuppone in ogni caso una rottura di carico, ovvero un cambio di mezzo di trasporto che in un quadro strategico comporta minore efficacia nel richiamo dell'utenza. La presenza in valle di un sola possibile tipologia di trasporto comporta di conseguenza che anche nelle distanze medio-lunghe l'autoveicolo, privato assuma una chiara prevalenza dal punto di vista delle preferenze. La multimodalità, ferro > gomma e aria > gomma avviene generalmente nelle forme del viaggio organizzato ed è scarsamente usata alla soglia della mobilità turistica sovralocale in modo individuale e famigliare. Il trasporto pubblico interno si basa su utenze scolastiche e turistiche lasciando che la mobilità di valle si articoli in forma privata. Né sono presenti situazioni strutturate di car pooling o car sharing. Dal punto di vista della programmazione strategica è opportuno definire il quadro delle priorità delle possibili azioni tenendo presente le diverse scale ed i livelli delle possibili interazioni. In considerazione delle condizioni ambientali ed insediative presenti in valle, le sollecitazioni prodotte dall'esclusività del trasporto su gomma sono ad ampio spettro, comprendendo le emissioni inquinanti tradizionalmente considerate fino all'inquinamento della funzionalità territoriale degli insediamenti, profondamente interferiti dai flussi veicolari. La realizzazione di reti di mobilità alternative su base pubblica contribuisce ad una crescita armonica degli

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insediamenti, che tendono nel loro sviluppo ad attestarsi in corrispondenza dei nodi del trasporto pubblico, e la produzione di qualità insediativa, diventando una condizione ineludibile. Altrettanto ineludibile è la necessità di predisporre condizioni di utilizzo altamente attrattive per i mezzi collettivi di trasporto, associate eventualmente a misure di disincentivo all'uso dell'automezzo privato. La realizzazione di sistemi di mobilità pubblica innovativi, affidabili ed a cadenzamento garantito ha l'obiettivo di rendere la valle maggiormente integrata verso l'interno rafforzando l'aspetto urbano e polarizzando i nodi di accesso al sistema di mobilità in chiave di spazio pubblico e luogo di relazione. Esiste infatti una forma di inquinamento fisico che consiste nel porre difficoltà all'utilizzo di spazi pubblici spesso invaso da automezzi e che rende disagevole l'utilizzo da parte della cittadinanza. In questo senso va verificata la fattibilità e l'efficacia di un sistema di mobilità in sede propria e su ferro. Le relazioni verso l'esterno, con il resto del sistema territoriale e con le reti infrastrutturali e di mobilità provinciali, devono anch'esse trovare una soluzione integrata. Come già descritto le rotture di carico comportano perdite di interesse per il mezzo pubblico. L'opportunità che può essere offerta dalla prospettiva di un Piano strategico collegato con lo svolgimento di un campionato del mondo di sci alpino è quella di ricercare soluzioni efficacemente incisive sulle dinamiche della mobilità sia urbana che di integrazione alle reti. La prospettiva di un sistema di mobilità in sede propria e su ferro può indicativamente essere estesa al di fuori del solo territorio della Val Gardena, agganciando la linea ferroviaria del Brennero a Ponte Gardena se non addirittura recuperando la linea dismessa di fondovalle nella val d'Isarco fino a Bolzano ed al relativo aeroporto, prolungandosi contemporaneamente verso est, superando in traforo il passo Gardena e sviluppandosi lungo la Val Badia, coinvolgendo S. Vigilio di Marebbe, fino a Brunico. Il trasporto delle merci costituisce un generatore consistente di traffico in valle. La distribuzione avviene per mezzo di numerosi piccoli e medi operatori ed è quindi assolutamente autonoma nella propria organizzazione. Ovviamente anch'essa avviene su gomma contribuendo alla saturazione della rete viabilistica di valle. La prospettiva nel quadro di una riduzione delle sollecitazioni da traffico privato è quella della costituzione di un nodo logistico all'ingresso della valle da dove un sistema organizzato negli orari e nei percorsi garantisce il trasferimento dal centro merci ai destinatari tramite mezzi di trasporto a basso impatto ambientale e con un cadenzamento del tipo del trasporto pubblico. Gli operatori attivi in valle possono stringersi in consorzio ed essere integrati nella costruzione del sistema da

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operatori della logistica privati e pubblici. L'impegno di ricerca nell'individuazione delle tecnologie di trasporto, della definizione dei tracciati e degli aspetti logistici può contribuire ad attivare modelli di ricerca e sviluppo all'interno della valle con azione di ricaduta positiva sulla costituzione di centri per la promozione dell'innovazione. sostegno all'innovazione

Il quadro delle attività economiche deve trovare in valle sbocchi diversi ed innovativi rispetto a quelli preponderanti, quali il turismo e l'artigianato. La popolazione deve essere messa nelle condizioni di accedere a strutture di formazione qualificanti e di potere avviare attività di pregio ed ad alto valore aggiunto. In questo modo possono essere gettate le basi perché anche diplomati o laureati possano restare in valle senza subire limitazione del proprio possibile campo di attività. Possono essere valutate in questo senso due possibilità complementari: attivare un business innovation center in valle e predisporre una sede distaccata della Libera università di Bolzano, con una proposta didattica specificatamente definita per questo territorio. Gli indirizzi di ricerca e gli ambiti di svolgimento delle attività di sviluppo possono essere sistematicamente collegate ai temi posti dalle azioni di Piano, quali fonti energetiche rinnovabili, reti di trasporto pubblico in aree di montagna, ecc. In una fase successiva vanno garantite a queste istituzioni le possibilità di sviluppare percorsi di ricerca autonomi. sostegno alla produzione di cultura ed insegnamento

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La lingua e la cultura ladina rappresentano uno dei maggiori elementi di forza e di costruzione di coesione tra la popolazione della Val Gardena. Il ladino è uno dei maggiori elementi unificanti che permette, anche nel caso di trasferimento di residenza al di fuori dei comuni gardenese, di mantenere un forte legame territoriale. La potenzialità, che questo fattore esprime, ha bisogno di trovare occasioni strutturate di incremento. La produzione di cultura non ha solamente l'obiettivo di costituire un motivo di riaggregazione della popolazione e di sostenere l'immigrazione di ritorno, ma anche quello di mettere a disposizione della valle occasioni di tempo libero qualificato per fornire occasioni di intrattenimento in un arco temporale che copre tutto l'anno e non solamente il periodo di fuori

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stagione. Uno dei vincoli che la spiccata vocazione turistica impone alla popolazione è anche quello di focalizzare il proprio rapporto di appartenenza quando l'impegno lavorativo di un terzo dei residenti è meno pressante. In ogni caso una vita culturale maggiormente pervasiva può contribuire a salvaguardare quella porzione di residenza che non è direttamente coinvolta con i settori economici preponderanti ma anche a favorire l'inserimento della popolazione di nuova immigrazione come descritta al punto relativo alla popolazione. L'insegnamento deve ricercare punte di eccellenza in ogni ordine e grado con l'obiettivo di rafforzare la preparazione delle nuove generazioni di valle e dotarle degli strumenti necessari ad affrontare un mondo in rapido rinnovamento In questo senso le discriminanti di appartenenza linguistica dovrebbero essere applicate come criteri di secondo grado favorendo una competitività del personale insegnante basata sui livelli di preparazione. L'offerta didattica va estesa anche nell'insegnamento superiore a scuole maggiormente vocate alla preparazione universitaria quale solo un liceo può essere. Ovviamente il ruolo dell'insegnamento della lingua ladina rimane centrale, rappresentando una degli elementi di forza del sistema gardenese. sostegno alle attività economiche di salvaguardia paesaggistica

Il paesaggio ed il sistema ambientale costituiscono le principali risorse rispetto all'interno ed all'esterno. Il ruolo di queste nella costruzione del prodotto turistico è immediatamente evidente. Più complesso è il rapporto con la popolazione. Il paesaggio è nella definizione della relativa convenzione europea il risultato di un rapporto tra un territorio e la sua popolazione. Su di esso si innestano una serie di aspetti estremamente variabili e che contribuiscono a vario titolo alla definizione dell'identità locale ed in definitiva a potere affermare che la Val Gardena è i gardenesi. La variabilità dei quadri paesaggistici locali da quelli naturali a quelli insediativi mostra nella sua articolazione la ricchezza tipologica dei modi di relazione con il proprio territorio da parte della cittadinanza di valle. In ambiente extra-insediativo i dispositivi di legge operano numerose tutele, ma più che riconoscere il valore del paesaggio in conseguenza dei dispositivi di legge, rispetto ai quali generalmente si oppone conflittualità, è opportuno che sia attivata una riflessione collettiva

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sugli elementi di pregio del sistema paesaggistico locale con l'obiettivo di rendere condiviso il ruolo degli operatori economici paesaggisticamente efficaci e l'attribuzione di valore identitario comune. Il fine ultimo è quello dell'attivazione di una sensibilità vasta capace di riconoscere ed applicare criteri di qualità rispetto agli usi ed alle trasformazioni del territorio a salvaguardia della biunivocità della relazione popolazione e territorio. disegno urbano

Il territorio di sviluppo delle relazioni di cittadinanza è quello dei sistemi insediativi e dell'urbanità. I luoghi del sistema insediativo sono naturalmente polarizzatori delle modalità di funzionamento degli abitati. La Val Gardena costituisce tra popolazione stanziale e turistica un sistema compreso tra 9.000 e circa 27.000 abitanti con una discontinuità significativa delle presenze. Lo sviluppo degli abitati ha seguito dinamiche omogenee per situazioni geografiche. I nuclei dei paesi si sono attestati lungo le direttrici di traffico, producendo maglie insediative di ridotta o scarsa profondità nell'articolazione degli spazi urbani. Lo schema di accrescimento vede l'infrastruttura stradale come elemento generatore, per semplice costruzione in affaccio, di volumi con varie destinazioni. Solamente lungo gli assi principali sono state predisposte superfici a destinazione pedonale. Generalmente la sequenza funzionale, a partire dall'asse della strada verso l'edificato, vede oltre alla carreggiata, un'area di parcheggio ed i marciapiedi in posizione arretrata quando non sono presenti dislivelli significativi. In quel caso spesso lo spostamento in quota delle aree di parcheggio presuppone anche una discontinuità dei percorsi pedonali. Il centro di Ortisei rappresenta un'eccezione dato il suo sviluppo in periodo precedente all'automobilizzazione di massa e quindi l'affaccio degli edifici è avvenuto ad immediato ridosso della strada generando così una quinta urbana di pregio. Le parti di territorio della valle ad elevata densità urbana prive di spazialità urbane di pregio dovranno dotarsi di luoghi privilegiati all'uso pedonale per intervenire nelle dinamiche di sviluppo delle relazioni interpersonali.

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ambiente

La qualità dell'ambiente costituisce un imperativo non solo nei confronti della popolazione di valle e dell'attrattività del sistema territoriale gardenese, ma la ricerca di tale qualità rappresenta anche un contributo responsabile alla salvaguardia del pianeta. Modelli recenti mostrano che i fenomeni parzialmente descritti nel capitolo relativo alla climatologia di valle sono in fase di avanzato consolidamento e che gli impegni sanciti dal protocollo di Kyoto non sono più in grado di invertire l'evoluzione in atto. Le azioni da intraprendere per il prossimo futuro dovranno essere ben più consistenti. Condividendo la presa di responsabilità affermata dal principio sancito dalla conferenza di Rio de Janeiro del 1992 “Think globally, act locally” anche la val Gardena dovrà impegnarsi a ridurre le emissioni in misura superiore agli standard stabiliti. Va anche considerato il quadro geopolitico connesso alla produzione di combustibile di origine fossile. Senza ricorrere ad eccessivo allarmismo l'ipotesi che il picco della capacità estrattiva petrolifera stia per essere raggiunto entro il 2012 o che possa addirittura già essere superato, apre scenari in relazione agli approvvigionamenti di petrolio e gas naturale capaci di considerevoli conseguenze in senso recessivo sul sistema economico planetario. Le politiche provinciali in materia di risparmio energetico e di impiego di risorse energetiche rinnovabili possono trovare in Val Gardena un laboratorio di sperimentazione estensiva. La valle dovrà per il futuro anticipare amplificando politiche e trend, trasformando gli obiettivi di salvaguardia dei livelli di produzione energetica in una specificità capace di esprimere attrattività, coerentemente con quanto indicato alle altre possibili azioni di Piano. Il tema della solarizzazione estensiva può mostrare efficacia significativa rispetto al richiamo della popolazione residente che di quella turistica. Allo stesso modo può fornire alcuni contributi disciplinari allo sviluppo delle specificità da porre in relazione con l'attivazione di poli di ricerca e sviluppo.

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costruzione del piano La costruzione del Piano è un atto consensuale che deve coinvolgere tutte le Amministrazioni di valle oltre ai comuni di Laion e di Castelrotto se non altro per la parte di territorio che esercita a vario modo un'efficacia sul sistema territoriale di valle. Oltre a queste, vanno coinvolte per mezzo di tavoli di consultazione o forum, le associazioni economiche di settore, le associazioni sociali e culturali. Il Piano richiede infatti che la maggior parte dei passi da assolvere siano il risultato di processi di condivisione delle scelte ben al di la dei soli consigli comunali. struttura operativa del piano La predisposizione del Piano necessita di alcuni nuclei operativi che devono assolvere a numerose funzioni: il coordinamento delle amministrazioni coinvolte, la comunicazione, la sensibilizzazione delle associazioni e dei rappresentanti dei detentori di interesse (stake & shareholders) oltre a svolgere il ruolo di segreteria. In maniera indicativa si possono individuare le seguenti strutture

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l'ufficio del Piano:

un organismo nominato dai comuni coinvolti e destinato a funzioni di segreteria, comunicazione, sensibilizzazione; l'ufficio del Piano è retto da una Giunta direttiva nominata dai comuni e da un direttore tecnico. Le dotazioni di personale si possono attestare a due unità con ottime conoscenze trilingue.

i forum o tavoli tecnici:

occasione istituzionale di confronto tematico

il Senato della Val Gardena:

un'assemblea costituita dalla somma dei consigli comunali di valle e dai rappresentanti ladini delle frazioni dei comuni limitrofi ed è chiamata a discutere le linee generali e formalizzare gli adempimenti.

il Collegio dei consulenti:

uno staff a geometria variabile di specialisti in vari settori da coinvolgere in relazione alle specifiche tematiche.

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gestione del piano Le modalità di gestione del Piano sono oggetto del Piano stesso. Nel quadro della gestione devono essere individuate le figure direttive e quelle di verifica degli obiettivi. La durata del Piano strategico è nella prassi fissata a 10 anni. In ogni caso le verifiche in corso di validità se coerenti con gli assunti strategici vanno ammesse. Arch. Thomas, M. Demetz ©2010, raumfabrik Bolzano 012007

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