Tesina

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Arrighini Giulia

Autorappresentazione:

la realtà dietro l’apparenza Ciò che appare è solo la punta dell’iceberg

Liceo Artistico Statale U.Boccioni - Milano 5A Arti Figurative - Esame di Stato A.S. 2017-18



Arrighini Giulia

Autorappresentazione:

la realtà dietro l’apparenza Ciò che appare è solo la punta dell’iceberg

Liceo Artistico Statale U.Boccioni - Milano 5A Arti Figurative - Esame di Stato A.S. 2017-18



INDICE Introduzione ........................................................................................ pag 07 Cenni storici ........................................................................................ pag 11 Storia dell’Arte

............................................................................ pag 13

Letteratura ........................................................................................ pag 27 Storia .................................................................................................... pag 29 Dall’autoritratto al selfie ................................................................. pag 33 Fonti .................................................................................................... pag 35


“L’autoritratto è la proiezione del passato nella storia. È allegoria ed emblema, racconto e menzogna. Può essere finzione assoluta o verità inconscia”. Maurizio Fagiolo dell’Arco (critico e collezionista)


Introduzione

Autoritratto realistico usando solo tatto e memoria


Autoritratto simbolico My little artwork


Durante quest’ultimo anno scolastico abbiamo affrontato il tema dell’autoritratto seguendo diversi percorsi creativi. La professoressa del laboratorio di discipline scultoree ci ha chiesto di creare una nostra figura in creta usando come specchio la nostra memoria e il senso del tatto. Questo percorso non è stato per nulla facile in quanto mi sono ben presto resa conto che la percezione che abbiamo di noi stessi, l’immagine

Ho subito pensato che sarebbe stato più facile,

impressa nella nostra mente, non coincide con

ma ovviamente non è stato così. In primo luogo

quello che siamo nella realtà oggettiva.

non sapevo come condensare l’io interiore, con

In particolar modo la mia attenzione sembrava

le sue complessità e le sue mille sfaccettature,

focalizzarsi su quei tratti che io considero difetti

in un’unica opera; o come tradurre un pensiero

portandoli all’esasperazione. Il mio naso con una

astratto, come una sensazione, in un oggetto

piccola gobbetta è diventato così, simile a quello

reale. In secondo luogo ho notato che la mia

di Dante Alighieri e le mie labbra sottili sono

resa artistica era strettamente legata al mio

quasi del tutto scomparse.

umore, quindi in continua evoluzione. Così ho deciso di modellare una camelia bianca,

Quando la docente ha corretto questa mia

fiore delicato e denso di significati simbolici,

interpretazione facendomi guardare in maniera

aggiungendo poi delle spine creando così un

oggettiva i tratti del mio volto mi sono chiesta:

contrasto.

come è possibile che io abbia una visione così alterata del mio aspetto? Eppure mi specchio

In seguito a queste due esperienze ho deciso

ogni giorno e so che questa gobbetta non è poi

di approfondire il controverso tema dell’auto

molto pronunciata, allora perché le ho modellato

rappresentazione portandolo come argomento

la creta in quel modo?

di tesi. Mostrerò come grandi personaggi come Luigi

Comunque ho notato che queste difficoltà non

Pirandello, Magritte, Frida Kahlo abbiamo

sono state soltanto mie, anche i miei compagni le

affrontato domande come: Cosa si nasconde

hanno affrontate.

dietro la reale e oggettiva realtà? Quanto la

In una seconda occasione ci è stato chiesto di

percezione che abbiamo di noi stessi è influenzata

autoritrarci in maniera simbolica, ovvero di

da fattori esterni? La nostra immagine riflette il

creare un’opera che parlasse di noi senza mostrare

nostro io interiore o indossiamo delle maschere a

il nostro aspetto.

seconda della situazione in cui ci troviamo? 9


Nella pagina accanto Autoritratto , Bernini - 1623 Autoritratto come uomo disperato, Courbet - 1843 Autoritratto, De Chirico - 1920 Autoritratto con alchechengi, Schiele - 1912


cenni storici

L’autoritratto è da sempre considerato una

dipinti stessi. Inoltre, il perfezionamento e la

volontà dell’autore (artista o scrittore che sia)

notevole diffusione dello specchio facilitarono il

di lasciare traccia, testimonianza di sé non

compito dei pittori nell’atto di autoritrarsi.

solo attraverso le sue creazioni ma soprattutto attraverso la sua rappresentazione fisica.

Quello che cambia è anche la prospettiva culturale

Rappresentazione non solo delle sue fattezze,

dell’uomo che si vede ora al centro del creato

ma soprattutto del suo essere persona, del suo

e ciò porta ad un accrescimento dell’interesse nei

carattere, delle sue emozioni, dei suoi sogni, dei

confronti del volto umano, sia per i suoi tratti

suoi pensieri più nascosti, arrivando anche alla

fisici che per quelli psicologici visibili attraverso

sua visione del mondo circostante, espressa dal

le espressioni facciali.

suo stesso stile. Il

XIX

secolo

guardò

alla

riscoperta

Ma da dove ha origine lo sviluppo

dell’introspezione psicologica, oltre che alla

dell’autoritratto e quali sono stati i suoi

rappresentazione di sé, e si fece sempre più

significati nel corso dei secoli?

profonda e drammatica. Il Novecento vide un graduale abbandono

Pressoché quasi completamente sconosciuto

dell’autoritratto, eccezioni sono le opere di

nell’arte antica, il genere dell’autoritratto si

pochi artisti tra cui: Frida Kahlo e Magritte, di

inizia ad affermare nel periodo medievale, fino

cui parleremo in seguito.

a raggiungere la sua completa fortuna e dignità artistica nel corso del Rinascimento.

Oggi, forse, la crisi dei valori sociali e umani e

Sul piano tecnico, infatti, il proliferare di nuovi

un forte senso di smarrimento hanno riportato

materiali e di nuove modalità di stesura del colore

in auge la necessità di una riaffermazione della

(si pensi in particolare alla pittura a olio) resero

propria individualità e della propria utilità per

possibili notevoli miglioramenti nella resa sia

l’esistenza: se ci pensiamo bene i nostri selfie

disegnativa che coloristica e chiaroscurale dei

non sono dei contemporanei autoritratti? 11


“ L’arte del tramandare la propria immagine ha coinvolto schiere di artisti, che nel corso dei secoli hanno lavorato sui supporti più diversi: pietra, tele, fotografie e, ora, gli smartphone. Perché mai come oggi l’identità proposta è fluida e mutevole”. Roland Barthes (saggista)


STORIA dell’arte

Varie sono comunque le tipologie di autoritratto nella storia dell’arte. Principalmente potremmo parlare di: • autoritratto esplicito: dichiara “apertamente “la sua appartenenza al genere; • autoritratto nascosto o ambientato: l’autore

Che cosa ha spinto e spinge tuttora l’uomo a

non compare come soggetto principale

duplicare la sua immagine? Paura? Egocentrismo?

dell’opera, ma camuffato fra i personaggi;

Desiderio

di

affermazione?

Tutte

queste

• autoritratto

soggettivo:

il

soggetto,

motivazioni, unite, spingono l’essere umano

rappresentato come figura umana, sparisce

a lasciare tracce del suo volto e del suo corpo.

del tutto e subentra la soggettività, cioè

L’autoritratto, misteriosa rappresentazione del

l’artista comincia ad autoritrarsi attraverso

sé, troneggia nell’arte riproducendo non solo

simboli o caratteristiche che lo rappresentano

i tratti somatici dell’artista, ma anche la sua personalità, le sue emozioni, i suoi sogni fino ad

Un esempio di “autoritratto ambientato” è

arrivare a oggi con l’ormai celeberrimo selfie, che

l’immagine di sé che Giotto nasconde nell’affresco

altro non è se non un autoritratto fotografico.

de “Il Giudizio Universale” nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel quale compare, travestito,

Ciò che rende l’autoritratto così affascinante è

fra i beati. In questo particolare dell’affresco, si

la sua capacità di sostituirsi alla persona di cui

vede fra gli uomini di profilo che guardano verso

è “copia”. L’immagine funziona da doppio del

l’alto un uomo con il copricapo giallo: quello è

soggetto, soddisfacendo al bisogno di lasciare

l’autoritratto del pittore.

un segno, una traccia di sé, di sopravvivere alla morte fisica, con la sopravvivenza “metaforica”

Facendo un passo verso i giorni nostri troviamo

nell’opera d’arte.

molti interessanti artisti che si sono appassionati a questo tema. In questa mia trattazione ho pensato di approfondire: Frida Kahlo, data la sua notevole produzione di autoritratti, René Magritte che interpreta questo tema in maniera spiazzante e Van Gogh.

13


“È così che la casa di Vincent parla dell’anima di Vincent, di aspirazioni semplici eppure irrealizzabili, di aspettative deluse, di incapacità di rapporti umani, di solitudine psicologica, della fatica di vivere ”. Vilma Torselli

Autoritratto col cappello grigio - 1887 14


vincent van gogh

Arles, mentre a Théo, Gauguin rivelò: “Vincent ed io non possiamo assolutamente vivere insieme in pace per incompatibilità di carattere”. Il 23 dicembre 1888 La vita di Van Gogh, breve, intensa e tormentata,

gli attriti tra i due toccarono il loro massimo

assomiglia a un pellegrinaggio verso una meta

apice: dopo una lite Van Gogh si amputò il

sconosciuta. Egli stesso scrive: “Noi siamo dei

lobo dell’orecchio sinistro in un impeto di

pellegrini, la nostra vita è un lungo cammino, un viaggio

rabbia, inaugurando un’irrimediabile discesa

dalla terra al cielo”, un viaggio difficile, tortuoso,

verso la follia per via dalla quale verrà condotto

sempre in salita, che non ammette soste, eppure

al manicomio e, poi, alla morte. Gauguin,

lieto, animato da un ardore interno che conduce

spaventato, fuggì da Arles e lasciò l’amico solo,

verso una luce forte, sicura, un faro nell’oscurità.

abbandonato, disperato. In seguito a questo episodio Vincent scrive al

Nasce nel paesino di Groot Zundert, nel 1853,

fratello Theo: “Intanto posso già dirti che i due ultimi

si traferisce nell’Aja, dove inizia a lavorare come

studi sono molto strani. Quadri da 30, una sedia di

mercante d’arte, a Londra, dove vive per quasi due

legno e di paglia giallo piceno su un pavimento di mattoni

anni. E ancora ad Amsterdam, dove seguendo la

rossi contro la parete (giorno). Poi la sedia di Gauguin.

sua vocazione religiosa inizia a studiare teologia.

Alcuni giorni prima della nostra separazione, ho cercato

Si sposta poi a Bruxelles dove inizia a studiare

di dipingere il suo posto vuoto è una poltrona di legno

disegno e in seguito ad Anversa dove per un

bruno-rossiccio, con il sedile in paglia verdastra rosso e

breve periodo frequenta l’accademia.

verde, umore notturno, pareti e pavimento anch’essi rosso

Nel 1886 si traferisce a Parigi dall’amatissimo

e verde, sul sedile due romanzi e una candela. Su tela e in

fratello Theo. In seguito lo raggiunge l’amico

strato spesso”.

Gauguin, con il quale sognava di fondare

Il progetto di Van Gogh, ora, è ben chiaro.

un atelier di pittori avanguardisti in grado di

Per esorcizzare il senso di vuoto e di smarrimento

lottare per un’arte, e per un futuro, migliore.

causato dall’improvvisa partenza di Gauguin,

Se le prime settimane di convivenza furono tutto

ritrae le sedie sulle quali lui e l’amico si sedevano

sommato cordiali e indolori, ben presto i rapporti

e conversavano, sull’arte e sul mondo. Le sedie,

tra Van Gogh e Gauguin si incrinarono, per poi

in questo modo, avrebbero potuto agire come

raffreddarsi definitivamente. “È raro che Vincent

punti di contatto di due amici ormai disgiunti.

ed io siamo d’accordo su qualcosa, soprattutto quando si

Rappresentare non Gauguin, dunque, bensì «il

tratta di pittura” scrisse Gauguin, insofferente di

suo posto vuoto»: era questa l’insolita formula

trovarsi in una città «piccola e meschina» come

ritrattistica del pittore. 15


Anche Van Gogh, oltre alla ricca produzione

Sedia poco elegante, di semplice legno grezzo con

di autoritratti “espliciti”, ci propone una

seduta in paglia sopra alla quale poi, Van Gogh

rappresentazione

sceglie di poggiare due oggetti assai significativi

di

se

con

il

metodo

dell’autoritratto soggettivo.

che compensano l’apparente semplicità della composizione: sono rispettivamente, la pipa e il

La sedia di Vincent - 1888

La forza espressiva dei colori viene esaltata con l’adozione di una spessa linea di contorno che, circondando le varie aree di colore puro, rende l’opera più avvincente, tradendo tuttavia anche una certa inquietudine. Le imposizioni prospettiche vengono ampiamente disattese, con le gambe della sedia che non risultano parallele tra di loro: si tratta di una scelta deliberatamente compiuta da Vincent che, in questo modo, vuole urlare che è perfettamente intenzionato a forzare e mutare l’aspetto della realtà, se questo gesto può aiutarlo ad esprimere i propri dissidi interiori.

16

tabacco. Oggetti d’uso quotidiano che ci raccontano agevolmente le abitudini di van Gogh, che era notoriamente un fumatore incallito. Il pittore, curiosamente, era solito fumare solo quando si sentiva felice: è in questo modo che un arnese apparentemente banale, come una pipa, diventa un interprete eccellente della soggettività dell’artista. In fondo alla stanza, sul pavimento troviamo una cesta di legno contenente alcuni girasoli, fiori ai quali il nome di van Gogh è strettamente legato. Lo stesso pittore non fatica a riconoscersi nei girasoli, tanto che sulla cassetta appone la sua firma, consistente come di consueto nel solo nome di battesimo, “Vincent”


17


“La mia pittura consiste in immagini sconosciute di ciò che è noto”. René Magritte

18


René Magritte

impongono. Questo esercizio non è semplice, richiede impegno e spirito critico; ma, se applicato con metodo e costanza, permette a ogni individuo di ottenere la forza per affrontare con determinazione il presente e progettare il proprio futuro. L’artista sostiene che occorre introdurre nelle nostre abitudini l’arte di osservare Ci sono artisti che passano alla storia per le

al di là del reale.

loro vite intense, che sembrano scaturire dalle pagine di un romanzo tanto sono cariche di

René

François

Ghislain

Magritte

nasce

colpi di scena, drammi e passione. E poi c’è

a Lessines il 21 novembre 1898. È stato

René Magritte, un uomo elegante, come

uno dei più grandi pittori del Belgio e tra

tanti, educato, come molti, ma capace di

i massimi esponenti del surrealismo. Noto

trasformare la realtà, come nessuno.

con il soprannome “le saboteur tranquille” (il

Un uomo apparentemente comune capace di

sabotatore tranquillo) per la sua capacità di

creare capolavori straordinari, che trasformano

insinuare dubbi nel reale, rappresentando soggetti

in sogno il quotidiano. Perché in questo sta

apparentemente realistici che però stupiscono

il genio di Magritte, l’artista che ci ha spinto a

per dettagli misteriosi che conferiscono all’opera

osservare il mondo con occhi diversi, a stupirci

un significato nuovo e insolito.

di ciò che è apparentemente banale, a scavare sotto la superficie per scoprire che la realtà è

Da giovane si trasferisce più volte con la famiglia:

molto più affascinante di quanto non appaia.

nel 1910, all’età di 12 anni, si stabiliscono a

Al centro l’enigma della vita, celato nelle

Châtelet, dove sua madre Régina Bertinchamps,

immagini della realtà, per rovesciare le

due anni dopo, morirà gettandosi nel fiume

regole e combattere la fredda omologazione.

Sambre. Secondo una versione ricorrente, di cui

Almeno ogni tanto sarebbe utile guardare il

non è chiara la veridicità, venne ritrovata annegata

mondo con i suoi occhi e scoprire che la realtà

con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo

non è sempre così come sembra e neppure

fatto sarebbe rimasto particolarmente impresso

come gli altri ce la descrivono o, peggio ancora,

in alcuni suoi dipinti come “Gli amanti”. 19


Nel 1923 comincia a lavorare come grafico, principalmente nel design di carta da parati. La sua vita cambia dopo aver visto su una rivista l’opera Canto d’Amore di Giorgio de Chirico. È così che Magritte decide di dedicarsi ad un’arte che rappresenti le idee e non semplicemente

“l’estetica

della

realtà”.

Nel 1925 realizza la sua prima opera surrealista: Le Jockey perdu (Il fantino perduto). Magritte si cimenta nell’impiego tipico delle accademie, accorgendosi però che quello che dipinge non è la realtà bensì una nuova realtà creata come avviene nei sogni; cerca di creare qualcosa più reale della stessa realtà. Raggiunge il successo negli anni Sessanta. Un’importante rassegna al Museum of Modern Art di New York lo consacra come artista nel 1965, due anni prima della sua morte, avvenuta nel 1967 poco dopo la comparsa di un improvviso cancro del pancreas.

20


I valori personali, 1952 olio su tela

Questa sua opera entra a far parte della terza categoria di ritratti menzionata all’inizio: autoritratto soggettivo. Come abbiamo detto l’artista ama giocare con la psicologia umana e attraverso questo quadro possiamo provare a ricostruire la sua biografia o la sua persona analizzando gli oggetti proposti, le loro dimensioni e lo spazio che li circonda. Sorgono domande quali: ha la barba o no? Fuma? Perchè gli oggetti non sono nelle “giuste” proporzioni? Forse l’artista vuole fornirci un ordine di importanza di questi oggetti riguardo a se stesso? E perchè le pareti sono fatte di nuvole? 21


“Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi mi sono detta: ci sono così tante persone nell’universo, ci dev’essere qualcuno proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io”. Frida Kahlo

Autoritratto con collana di spine - 1940 22


FRIDA KAHLO

a causa delle ferite sarebbe stata sottoposta nel corso degli anni a trentadue interventi chirurgici). Frida si dedica con passione alla pittura

Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nasce

nonostante il dolore fisico e psichico dei postumi

il 6 luglio 1907 a Coyoacán (Messico) ed è la figlia

dell’incidente. Il suo primo soggetto è il suo piede

di Wilhelm Kahlo, amante della letteratura e della

che riesce ad intravedere tra le lenzuola.

musica e pittore emigrato in Messico dall’Ungheria. Esercitò vari mestieri, tra cui il commesso in una

Per sostenere questa passione i genitori le regalano

libreria e poi diventò un fotografo di talento e

un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto,

probabilmente ispira alla figlia Frida un certo

in modo che possa vedersi, e dei colori; è qui che

modo di “inquadrare” l’immagine. Appena

inizia la serie di autoritratti.Comincia a dipingersi

giunge in Messico, Wilhelm Kahlo nel 1898

ossessivamente, raffigurando – con vere e proprie

sposa Calderon y Gonzales, i due sposi hanno

narrazioni visive zeppe di simboli e allegorie dove

quattro figli e Frida è la figlia più vivace e ribelle

in primo piano è il suo corpo martoriato – le fasi

dei quattro. Una volta adulta, cambierà il nome

drammatiche della sua vita, costellata di sofferenze

originario “Frieda” che significa “pace” - in Frida

fisiche e psicologiche che spesso riusciva a

per contestare la politica nazista della Germania.

sopportare solo attraverso la pittura.

Frida Kahlo è senza ombra di dubbio la pittrice

In seguito porta i suoi dipinti a Diego Rivera,

messicana più famosa ed acclamata di tutti

illustre pittore murale dell’epoca, per avere

i tempi, diventata famosa anche per la sua vita

una sua critica. Questi rimane colpito molto

tanto sfortunata quanto travagliata.

positivamente

dallo

stile

moderno

della

giovane artista tanto che la avvicina alla sua ala Alla nascita Frida è affetta da spina bifida; fin

e la introduce nella scena politica e culturale

dall’adolescenza manifesta talento artistico ed

messicana. Lei si innamora dell’uomo che diventa

uno spirito indipendente e passionale, riluttante

la sua “guida” professionale e di vita; e nel 1929

verso ogni convenzione sociale. Da questo

si sposano. I due porteranno avanti una relazione

contesto nascerà il tema dell’autoritratto. Il primo

molto travagliata negli anni caratterizzata da

che dipinge è per il suo amore adolescenziale,

tradimenti, divorzi e l’impossibilità di avere figli,

Alejandro. Nei suoi ritratti raffigura molto

cosa che affliggerà molto Frida.

spesso gli aspetti drammatici della sua vita,

Tre importanti esposizioni le sono dedicate

il maggiore dei quali è il grave incidente di cui

nel 1938 a New York, nel 1939 a Parigi e nel

rimane vittima nel 1925 mentre viaggia su un

1953 a Città del Messico. L’anno successivo

autobus e a causa del quale riporta la frattura del

a quest’ultima mostra, il 13 luglio 1954, Frida

bacino (un palo le avrebbe perforato il bacino e

Kahlo muore nella sua città natale. 23


Le due Frida - 1939

È un’opera che rappresenta, più di ogni altra, ciò che

La vena, però, non è chiusa e zampilla sul vestito della

il compagno Diego Rivera ha rappresentato per la

Frida europea. Quest’ultima vi ha posto una forbice

pittrice messicana. A destra troviamo la donna amata

chirurgica per saturarla, ma il sangue zampilla lo

e rispettata da Rivera, che indossa un tradizionale

stesso macchiandole il vestito. La Frida abbandonata

abito messicano e tiene in mano una piccola

rischia di morire dissanguata, anche se non si è arresa

immagine di Rivera da piccolo. Accanto appare una

e ha cercato di chiudere il suo dolore contenendo il

Frida più europea, in abito bianco di pizzo. È la Frida

sangue che fluisce inesorabilmente.

che Rivera ha abbandonato.

Anche il cuore della Frida sofferente è aperto ed

Entrambe le due Frida hanno il cuore posto in

esposto al lutto della separazione. Non c’è nessuno

evidenza sul loro petto, un simbolo del dolore di Frida

che la possa consolare, se non l’altra Frida che ancora

e che la pittrice aveva già utilizzato in altri dipinti. Le

conserva il ricordo del marito.

due Frida si tengono per mano e una vena, che parte

Le nubi dietro alle due donne sono agitate e fosche,

dalla foto di Diego e attraversa i due cuori, le unisce

come il periodo che la pittrice sta vivendo.

in questo passaggio doloroso. 24


La colonna rotta - 1944

In questo commovente autoritratto, Frida esprime tutto il suo sfinimento per le troppe operazioni chirurgiche cui fu sottoposta; moderna San Sebastiano, è trafitta da mille chiodi e, piangendo, ci mostra il petto squarciato in cui campeggia una colonna greca tutta rotta, simbolo dell’impossibilità di essere “aggiustata” per poterla tenere in piedi. Le spaccature e le lacerazioni del corpo trovano un riverbero nel paesaggio dietro alla sua figura. È un panorama desolato, solcato da spaccaturea che servono a ricordare come la sofferenza interiore influenzi il modo in cui sentiamo e percepiamo ciò che ci circonda.

25


“Noi siamo sempre sulla scena anche quando pensiamo di essereassolutamente spontanei e sinceri nelle nostre reazioni dinanzi agli altri�. Erving Goffman (critico e collezionista)


LETTERATURA

Il protagonista, Vitangelo Moscarda, entra in crisi quando gli viene fatto notare dalla moglie di avere il naso diverso da come lui se lo vedeva: questa

banale

constatazione

lo

porterà

L’auto rappresentazione necessita di una capacità

gradualmente alla pazzia.

d’indagine che spesso trova tenace opposizione

Passa dal considerarsi univoco per tutti (Uno)

nel rapporto delicato e talvolta controverso che

a concepire che egli è un nulla, una semplice

ciascuno di noi ha con la propria immagine e con

costruzione

la propria identità. É un racconto autobiografico,

attraverso la consapevolezza della poliedricità

una confessione, un’interrogazione in cui si

che l’individuo assume nel suo rapporto con gli

prende coscienza della propria fisionomia e di

altri (Centomila).

un’immagine corporea che non sempre coincide

La consapevolezza di essere vivo nelle persone

con quella mentale.

intorno in centomila forme differenti suscita in

artificiale

(Nessuno)

passando

lui orrore e nello stesso tempo il desiderio di In letteratura il riferimento più immediato

distruggere queste forme che sente estranee da

va sicuramente allo scrittore, drammaturgo e

sé. Il suo tentativo di liberarsi dalle maschere

narratore, Luigi Pirandello, che rappresentò

che gli altri hanno modellato sul suo volto lo

sulle

di

farà apparire pazzo agli occhi della gente, che

identificarsi con la propria personalità, il

non vuole accettare che il mondo sia diverso da

dramma della ricerca di una verità al di là delle

come lo immagina ed è questa la dimostrazione

convenzioni e delle apparenze.

di come sia, in realtà, impossibile distruggere le

Al centro della sua produzione letteraria c’è il

centomila immagini che gli altri hanno di lui.

scene

l’incapacità

dell’uomo

contrasto tra apparenza e sostanza. Ciascuno vede la realtà secondo le proprie idee e i propri

Moscarda dopo una serie di vicende cede tutti i suoi

sentimenti, in un modo diverso da quello degli

averi per costruire un ospizio, dove si fa ricoverare,

altri. Esiste per cui, una realtà esterna che si

estraniandosi totalmente dalla vita sociale.

presenta una e immutabile contrapposta a

Questo gesto potrebbe sembrare un fallimento,

centomila realtà interne.

ma

Noi crediamo di essere “uno” per noi stessi e per

un’alternativa alle finzioni della commedia sociale:

gli altri, mentre siamo tanti individui diversi, a

se precedentemente la consapevolezza di non

seconda della visione di chi ci guarda. E in questa

essere nessuno suscitava nel protagonista orrore

moltiplicazione che l’io perde la sua individualità,

e smarrimento, alla fine dell’opera egli rinuncia

da “uno” diviene “centomila” e quindi “nessuno”.

deliberatamente alla sua identità abbandonandosi

Da quest’idea nasce una delle opere letterarie

gioiosamente al fluire della vita ed identificandosi

più famose di Pirandello: “Uno, nessuno e

in ogni istante con le cose che lo circondano,

centomila”.

senza più fissarsi in alcuna “forma”.

ci

propone

un

messaggio

positivo,

27


“Il totalitarismo è un potere che non annulla l’esistenza ma la regola; non tiranneggia, ma comprime, snerva, logora e stordisce un popolo finché non sia tutto quanto ridotto a un gregge di animali timidi e industriosi di cui il governo è pastore”. Alexis de Tocqueville (filosofo politico)


STORIA importanza per l’instaurazione della dittatura fascista in Italia. La propaganda fascista si servì essenzialmente I dittatori tendono solitamente a costruirsi

di mezzi quali la stampa, il cinema e la radio.

e modellarsi una maschera, che possa agire

Essi furono sottoposti a censura per evitare

positivamente sulle masse, strappandone il

che potessero venire diffuse notizie dannose

consenso. In altri termini, si può dire che il

all’immagine del regime.

regime totalitario mette in atto un vero e proprio

La

“lavaggio del cervello”: vengono nascosti gli

l’iscrizione all’albo professionale dei giornalisti

aspetti negativi e messi in luce quelli, per così

alla presentazione di un certificato di buona

dire, positivi, i quali rappresentano solo una

condotta politica, rilasciato dal prefetto.

costruzione fittizia, una maschera appunto.

Partendo dalla considerazione “La cinematografia

I totalitarismi sottomettono al proprio volere

è l’arma più forte”, Mussolini fondò nel 1924

le coscienze del popolo dominato attraverso la

l’Istituto

propaganda e l’indottrinamento, seppur un ruolo

Educativa), un ente tecnico cinematografico. Esso

di primo piano assumono la violenza, il terrore

divenne in breve tempo il principale strumento

e l’intimidazione. Il popolo, quindi, è costretto

di propaganda politica e diffusione dell’ideologia

ad aderire e sostenere il regime, in conseguenza

fascista, mediante la realizzazione di cinegiornali,

all’abolizione del pluralismo ideologico per

ovvero cortometraggi periodici costituiti di un

cui ogni opinione di diversa matrice politica è

numero variabile di servizi filmati di attualità.

repressa e perseguita. Ne consegue un intenso

La loro proiezione, che avveniva prima dello

controllo di ogni aspetto della vita dei cittadini

spettacolo cinematografico, era subordinata alla

(istruzione, cultura, tempo libero...).

supervisione di Mussolini, il quale dedicava un

stampa

fu

Luce

fascistizzata

(L’Unione

subordinando

Cinematografica

giorno alla settimana al controllo di tali filmati. Il regime fascista in Italia costituisce un

Essenziale divenne ben presto anche la radio, la

esempio

falsità

del

quale trasmetteva i discorsi del duce, le marce

mediante

la

ufficiali e le pubblicità autarchiche. La radio

propaganda, Mussolini riuscì a modellare

rimase a lungo un genere di lusso nelle mani di

sul proprio volto diverse maschere, che lo

pochi a causa del costo elevato e della mancanza

facevano apparire differente dalla sua reale

di elettricità in diverse zone del paese, ma ben

natura, portandolo a conquistare il consenso

presto la sua diffusione fu assicurata dalla

delle

fondazione della Radio Rurale.

macroscopico

meccanismo

masse,

sociale.

della

Infatti,

elemento

di

fondamentale

29


integrale, abilmente propagandate e risalenti al 1926. Con la prima il duce mirava ad accrescere la produzione agricola, introducendo nuovi In questa trattazione vorrei soffermarmi sulle

macchinari, mentre la seconda era finalizzata ad

diverse “maschere” che Mussolini assunse per

aumentare la superficie coltivabile, sottraendola

comprare il favore del popolo attraverso manifesti

alla palude e all’incolto. Entrambe le iniziative,

di propaganda studiati ad hoc.

necessitando di manodopera, avrebbero ridotto notevolmente la disoccupazione.

Mussolini

come

“reincarnazione

dell’imperatore romano”. Tale

maschera

venne

Mussolini come “uomo della provvidenza”. costruita

mediante

Fu definito in questo modo dal pontefice Pio XI,

fotografie, riprodotte un’infinità di volte su

all’indomani dei Patti Lateranensi. Quest’ultimi

giornali e manifesti, che ritraevano il duce a

furono stipulati l11 febbraio 1929 tra lo stato

cavallo in atteggiamenti fieri ed imponenti,

italiano, rappresentato da Mussolini, e la santa

rimandanti alle immagini degli imperatori di

sede, rappresentata dal cardinale Gasparri.

Roma. Ciò che contribuì a creare l’immagine del nuovo imperatore di Roma fu la guerra di Etiopia,

Mussolini come “primo sportivo d’Italia”.

iniziata nell’ottobre 1935 e portata a termine nel

Lo sport, all’interno del regime, diventa un

maggio 1936 con la conquista di Addis Abeba.

elemento centrale non solo per il suo contributo

Dopo la conquista dell’Etiopia, riconosciuta

ad un’immagine di popolo forte e vigoroso,

come una delle più importanti realizzazioni del

ma anche perché discutere della prestanza

regime, il 9 maggio 1936 Mussolini proclamò la

di un atleta và a colmare quel vuoto lasciato

costituzione di un impero italiano, l’AOI (Africa

dall’impossibilità di confrontarsi e discutere sulle

Orientale

questioni politiche.

Italiana)

comprendente

Somalia,

Eritrea e la neo conquistata Etiopia. Mussolini come “capo moderno che domina Mussolini come “duce costruttore o Homo faber”.

la tecnologia e primeggia nel suo uso”.

Immagine diffusa mediante fotografie che lo

Immagine diffusa soprattutto attraverso i suoi

ritraevano a mietere il grano, a prosciugare

continui viaggi in aereo, da lui stesso pilotato

paludi, a costruire la nuova Roma. Alcune delle iniziative che contribuirono a farlo apparire tale furono la battaglia del grano e la bonifica 30


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“parola dell’anno 2013. selfie:fotografia che si fa a se stessi, soprattutto con uno smartphone o una webcam, destinata a essere pubblicata sui social network Oxford Dictionaries


dall’autoritratto al selfie Nei secoli il perfezionamento dello specchio fu determinante per lo sviluppo dell’autoritratto e l’avvento della fotografia offrì nuove possibilità agli artisti nell’esplorazione del proprio corpo. Cosa c’è di nuovo nel selfie? Può essere considerato

Il passaggio dalla fotografia analogica a quella

come un’evoluzione dell’autoritratto?

digitale estese ulteriormente le opportunità,

Sono alcune delle domande cui cercano di

permettendo non solo di ritrarsi, ma, soprattutto,

dare risposta studi e convegni dedicati a questo

di condividere le immagini. La fotografia digitale,

fenomeno che coinvolge tutti, dai politici agli

infatti, sembra aver cambiato la stessa funzione

sportivi, dai religiosi agli uomini di spettacolo. In

delle foto personali nella vita quotidiana:

questo periodo, per esempio, spopolano i selfies

da semplice ricordo di un avvenimento a

degli studenti alle prese con l’esame di maturità.

testimonianza di una presenza e occasione di comunicazione con gli altri.

È un modo per esorcizzare la paura, esibendola e condividendola con gli altri.

Momento e imprescindibile del selfie, infatti, è la sua condivisione sui social network. I selfies sono

Cos’ha di diverso il selfie rispetto al comune

fatti per essere visti da altre persone, talvolta per

autoscatto? Innanzitutto l’utilizzo. Generalmente

uscire dall’anonimato e avere l’illusione di qualche

si ricorreva all’autoritratto nelle foto di gruppo,

attimo di celebrità. Sembrano rispondere al

perché nessuno fosse escluso dal ricordo. Poi si

bisogno individuale di una continua osservazione

fece strada l’autoscatto singolo, spesso davanti

e riformulazione del sé. Possono diventare lo

allo specchio del bagno, difficilmente a fuoco,

strumento per crearsi un’identità e costruirsi

L’avvento degli smartphone e dei tablet con la

un’immagine rivolta agli altri.

fotocamera frontale diede l’impulso decisivo

Ecco che allora ci troviamo a interpretare un ruolo

al selfie, permettendo di autoritrarsi mentre

e, talvolta ci modelliamo sulle attese degli altri

ci si guarda nello schermo, con una corretta

assumendo la maschera che la società richiede, fino

inquadratura, una buona messa a fuoco e una

al punto in cui la maschera prende il sopravvento

distanza fissa: la lunghezza del braccio.

su di noi e conforma il nostro comportamento.

La tecnologia, infatti, ha sempre avuto un

Il selfie coglie il ruolo che l’autore/attore stà

ruolo di primo piano nella rappresentazione

interpretando in quel momento, come ad esempio

del sé.

il maturando disperato. 33



FONTI www.laricerca.loescher.it/arte-e-musica dueminutidiarte.com www.francescomorante.it www.biografieonline.it www.mudec.it www.studenti.it www.ricerca.skuola.net www.docsity.com

Frida. Una biografia di Frida Kahlo Hayden Herrera I classici dell’arte Rizzoli, Skira

35


Attraverso questo percorso ho cercato di dimostrare come l’uomo, nelle relazione con gli altri, sia inevitabilmete portato a modellarsi sul volto una maschera, simulando atteggiamenti non autentici. Occorre, augurarsi un’armonia interiore tra dimensione conscia e dimensione inconscia affinché l’uomo possa scegliere di indossare una maschera quando l’occasione lo richiede, ma possa toglierla quando lo ritiene più opportuno.


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