STORIA DELLA RADIO RURALE E LA SCUOLA ELEMENTARE DI CAVRASTO
Storia della Radio Rurale e la scuola elementare di Cavrasto
Marco Puccini & Tomaso Iori
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STORIA DELLA RADIO RURALE E LA SCUOLA ELEMENTARE DI CAVRASTO di Marco Puccini e Tomaso Iori Figura 2
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1. Premessa Può sembrare inusuale e curioso oggi, senza conoscere le vicende di un passato ormai dimenticato, o forse mai abbastanza conosciuto, accostare il tema della radiofonia a quello della scuola, specie quella elementare, o se preferite primaria, come si definisce più tecnicamente oggi il primo ciclo dell’istruzione. Il titolo di questa breve ricerca stuzzicherà più di una curiosità, proprio perché l’esperimento della radiofonia scolastica di regime durò pochi anni a cavallo degli anni trenta e quaranta, permettendo all’oblio del tempo di cancellarne ogni traccia, tranne che dai testi storici specializzati. Del resto, questa è una delle tante piccole e grandi vicende che hanno caratterizzato la vita politica, sociale e culturale del nostro Paese nel secolo scorso, che meriterebbero di riemergere e di essere insegnate alle generazioni future sui banchi di scuola, per capire chi siamo e dove andiamo, per allargare le coscienze e anche -quando si parla del “ventennio” - per non rischiare di ripetere gli errori che la storia altrimenti ciclicamente ci ripropone. Infatti, la cosiddetta radiofonizzazione rurale del periodo 1934-43 dietro al più immediato e meritorio intento di spezzare l’isolamento delle campagne, di diffondere programmi didattici e di pubblica utilità, ed in genere elevare le condizioni di vita della popolazione contadina, aveva il più importante e diretto intento di fare della radio il mezzo privilegiato di diffusione della propaganda fascista nelle zone periferiche, attraverso l’esaltazione dei suoi caratteri più tipici: la romanità,
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il cristianesimo, il corporativismo, la salute fisica, le produzioni autarchiche, il mito della battaglia, ecc. Il fortunoso ritrovamento di uno degli apparecchi “Radiorurale” protagonisti di questo relativamente breve, misconosciuto e agli occhi odierni forse curioso tentativo di “propaganda rurale”, nonché di documenti ed immagini emersi dalle profondità degli archivi scolastici e comunali, relativi sia al tema
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in oggetto, sia al vecchio edificio scolastico del paese di Cavrasto, (Fig.3)1 ci ha stimolati a raccontare quanto abbiamo scoperto, con l’intento di portare un piccolo contributo alla storia locale del piccolo borgo bleggiano e della sua comunità. 2. La radio come strumento popolare di diffusione del consenso al regime Fin quasi sul finire degli anni ’20 del secolo scorso, la radiofonia nel nostro Paese ebbe uno sviluppo molto lento, a causa di una complessa serie di motivi, tra cui prevaleva quello di natura economica: il costo dei radioricevitori, sommato a quello del canone di abbonamento annuo e degli oneri accessori costituiva di fatto un ostacolo invalicabile per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Mancava poi, a differenza di quanto accadeva in molti altri Stati, un’adeguata promozione
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dell’ascolto radiofonico, visto inizialmente dal regime mussoliniano come un fattore da controllare, piuttosto che da sfruttare razionalmente a scopo propagandistico. Le cose cambiarono nel 1928, con la nascita dell’E.I.A.R. (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, l’antesignano della futura R.A.I.) (fig.4)2. Rapidamente al suo interno crebbe la componente politica, specie dopo il passaggio dell’ente sotto la direzione del Ministero della Stampa e Propaganda, trasformatosi nel 1938 in Ministero della Cultura Popolare. Il Duce si fece diretto promotore del nuovo mezzo di comunicazione e di diffusione della propaganda fascista, coniando il famoso motto “una radio in ogni villaggio”, ovvero un apparecchio almeno in ogni dopolavoro, in ogni scuola, in ogni casa del fascio, delineando fin da subito la strategia di privilegiare le radioaudizioni pubbliche rispetto all’uso privato (diversamente da quanto fece il regime nazista, come si dirà più avanti). Cosicché il palinsesto subì un deciso cambiamento, con l’introduzione di nuovi programmi appositamente studiati ed orientati. Tra le iniziative volte a sviluppare la radiodiffusione e il radioascolto collettivo, una delle più significative, se non la più importante per gli sforzi qui profusi, fu l’istituzione nel giugno del 1933 dell’Ente Radio Rurale (in sigla, E.R.R., aveva sede a Roma ed era posto in seno al Ministero delle Comunicazioni alle dirette dipendenze del Segretario del partito Fascista e con la stretta collaborazione dei Ministeri dell’Educazione Nazionale e dell’Agricoltura e delle Foreste) (fig.5)3 , il quale aveva il preciso scopo di diffondere la radiofonia nelle zone più lontane dalle città e
Vecchia cartolina degli anni ’50. La scuola di Cavrasto con di fronte la cooperativa. Notare la scritta SCUOLA ELEMENTARE, nonché la tabella ministeriale in ferro smaltato della stessa. Grazie alla Signora Gina Formaini 2 http://www.storiaradiotv.it/STORIA%20DELLA%20RADIO%20di%20Ruggero%20Righini.htm 3 http://www.quellidellaradio.it/propaganda-radiofonica-fascismo/ 1
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dai grossi centri abitati, dove più difficile era raggiungere le masse con gli ordinari strumenti propagandistici e in generale di informazione. La legge istitutiva dell’E.R.R. individuava principalmente le scuole primarie, i circoli del dopolavoro, le case del fascio, le parrocchie, le caserme, le colonie per bambini come luoghi ideali di pubblica aggregazione ove promuovere e facilitare l’acquisto di apparecchi radioriceventi, dei quali l’ente stesso aveva il monopolio per la vendita e per l’installazione. Appena insediatosi, l’E.R.R.
Figura 6
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bandì un primo concorso, rivolto alle varie ditte operanti nel ramo radiotecnico, per definire i requisiti di un ricevitore adatto all’uso rurale e scolastico di fattura economica, con ben determinato standard tecnico ed estetico da produrre su larga scala a un prezzo convenzionato; a seguire, un secondo concorso permise di scegliere l’apparecchio “tipo”, definito “Radiorurale” (in sigla, R.R.). Su 18 ditte concorrenti ne furono ammesse 11 (Allocchio Bacchini, C.G.E., Officine di Savigliano, Philips, Phonola, Radiomarelli, Safar, S.I.T.I., Unda Radio e Telefunken). Alcune di queste aziende arrivarono a produrne negli anni diverse migliaia anche in più versioni; è il caso della C.G.E., della Radiomarelli, della Philips e dell’Unda Radio. Le altre imprese contribuirono in misura assai più ridotta. Le caratteristiche principali dell’apparecchio sono descritte nella rivista “Radio Industria”, n° 3 dell’ottobre ’34 (fig.7)4, di cui si riporta uno stralcio: “Il Radiorurale è una supereterodina a 5 valvole del tipo americano o europeo, atto alla ricezione delle stazioni ad onde medie di lunghezza compresa tra 200 e 580 metri. L’alimentazione è a corrente alternata per tensioni comprese tra 110 e 220 Volt; ne viene costruita anche una versione a corrente continua per permettere l’alimentazione a batteria nelle zone prive di corrente elettrica. Posteriormente, sullo chassis, è dotato di una presa per l’eventuale funzionamento di un fonografo, di un’altra presa per l’attacco di un
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altoparlante supplementare e dell’attacco per l’aereo e di quello per la terra”. Il mobiletto radio era in genere costituito da un parallelepipedo di legno avente dimensioni standard attorno ai 40 cm di larghezza, 50 cm di altezza e 25-30 4
Museo Scuola Rango
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cm di profondità, anche se non mancarono versioni prodotte dalle varie ditte che si discostarono sensibilmente da queste misure. Ben evidenti, invece, su tutti gli esemplari, i simboli del regime, realizzati in alluminio o in metallo nichelato, mentre ai lati erano ricavati due incavi per facilitarne il trasporto. Alle primissime versioni con scala numerica, dove i nomi delle stazioni emettenti erano in realtà rappresentati da numeri incisi su un disco di celluloide che traspariva da una piccola finestrella, a partire dal 1935 si succedettero quelle più moderne con ampia scala parlante in vetro, dove tali nomi erano ben visibili al fine di una migliore e più facile sintonizzazione della radio sull’emittente voluta. Il suo prezzo “politico” era variabile dalle 600 alle 700 lire
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a seconda dei soggetti destinatari, mentre era di 800 lire se si trattava di ricevitore per corrente continua, dovendo essere costruito appositamente dal fabbricante con maggior spesa. L’esonero dal pagamento della licenzaabbonamento alle radioaudizioni circolari era a beneficio esclusivo delle scuole, a patto che l’apparecchio venisse installato stabilmente all’interno di un locale scolastico (aula o altro locale). A supporto e integrazione di questa campagna promozionale l’E.R.R., a partire dal 25 gennaio 1935, pubblicò il bollettino periodico “La radio rurale”; era composto di 16 pagine, usciva il 25 di ogni mese e conteneva i programmi delle trasmissioni, articoli vari interessanti l’ambito scolastico e rurale, notizie sull’attività dell’ente. (fig.8)5 La distribuzione del R.R. di cui l’E.R.R., come detto, deteneva l’esclusiva, si basava su un sistema organizzato con a capo il Segretario politico del PNF Starace. Ai Segretari delle Federazioni dei Fasci di Combattimento spettava coordinare le azioni tese al finanziamento, all’acquisto e all’uso degli apparecchi. Per le scuole i referenti erano i direttori didattici, i quali erano stati nominati dal Ministro per l’Educazione Nazionale corrispondenti dell’ente (circolare n. 6108 del 9 ottobre 1933); questi dovevano reperire i finanziatori dell’operazione, specie nelle piccole scuole rurali ove il bilancio non consentiva certo la spesa necessaria all’acquisto del ricevitore. Nello specifico, in base alle disposizioni governative emanate dal ministro Starace con disposizione n. 186/33, ogni direttore didattico avrebbe dovuto interagire con il locale segretario politico (Segretario del Fascio) per concretare un piano d’azione inteso alla dotazione degli apparecchi alle scuole, da presentare poi all’approvazione del Segretario Federale per ottenere tutti gli appoggi politici atti a facilitare la realizzazione del piano stesso. Si trattava dunque di un meccanismo complesso che vedeva più soggetti coinvolti, i quali comunicavano tra loro attraverso una fitta corrispondenza, in parte fortunosamente conservata negli archivi scolastici. 5
http://radiorurale.it/radio/?page_id=5834
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Completava la rete organizzativa un efficiente serie di centri di assistenza per le eventuali manutenzioni di questi apparecchi, i quali, in ambito provinciale, erano ubicati a Trento per le marche Radiomarelli, Unda e Philips, e a Rovereto per quelli della Siemens-Telefunken. Per le altre marche ci si doveva rivolgere a Bolzano.(fig.9)6 Per quanto riguarda i programmi trasmessi per i “rurali”, vi erano quelli dedicati agli agricoltori e quelli dedicati alle scuole. I primi, che non approfondiremo, vennero inizialmente condensati nella famosa “Ora dell’Agricoltore”, che andava in onda ogni domenica dalle 10 alle 11, in seguito estesi alla rubrica serale, trasmessa dalle 18:10 alle 18:45.(fig.10)7
Figura 10
Queste trasmissioni non ebbero mai un grande riscontro dalla popolazione rurale, sia per i contenuti di basso spessore che, sovente, ben poco avevano a che fare con le problematiche agricole, sia per mancanza di preparazione culturale. Assai più valide furono le trasmissioni scolastiche, sovente supportate dall’opera di valenti pedagoghi infantili. La tipologia in assoluto più importante fu la radioscena e in minor misura la radiocronaca, seguivano i saggi musicali e corali. La radioscena, in particolare, proponeva argomenti storici e scientifici agli alunni, attraverso un mix di dialogo, musica, ricostruzione sonora dell’ambiente di narrazione. A partire dal 1938-39 i programmi vennero allargati alla scuola secondaria, puntando all’istruzione musicale e a quella politica, con convinzione e qualità inferiori rispetto alla scuola elementare. Più in generale, nel periodo 1934-40 si assistette alla messa in onda di una serie di trasmissioni più o meno
Figura 11
Figura 12
valide dedicate a categorie che riflettevano l’interesse del regime, perpetuando così la linea dell’ascolto organizzato. Tra queste, per citarne alcune, “Radio GIL”, “Trasmissione per le donne italiane”, “Radio sociale”, ecc.(fig.11-12)8
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Nota del direttore didattico agli insegnanti fiduciari (Archivio ex Direzione didattica governativa del Bleggio, miscellanea atti 1937-41) http://radiorurale.it/radio/?page_id=5834 8 P.N.F – Gioventù italiana del Littorio – Rivista: Radio Gil – I quaderni della G.I.L/N. 2. Edita a cura del comando generale della G.I.L Servizio preparazione politica e propaganda.. Rilegatura con punti metallici. 7
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3. Il contesto della radiofonia rurale scolastica nelle Giudicarie Esteriori Abbiamo visto che dopolavoro rurali e scuole primarie furono i principali destinatari degli apparecchi popolari di regime. Oltre il 90 % circa di questi trovarono collocazione in queste due istituzioni, mentre quelli che furono destinati alle parrocchie, alle caserme, alle case del fascio, alle colonie per bambini e alle cattedre ambulanti di agricoltura, ai sindacati agricoli, furono la rimanente, ristretta minoranza. In particolare, le scuole elementari furono individuate in virtù delle loro finalità educative e dell’età scolare che ben si prestavano all’indottrinamento secondo la cultura fascista, e per la loro capillare diffusione anche nelle più remote località, dove sovente erano uno dei pochi luoghi dotati di energia elettrica. In quanto ai circoli dopolavoristici, occorre ricordare che una delle politiche portanti del regime fu quella di istituzionalizzare le varie categorie di cittadini e lavoratori, attraverso la creazione di organismi e corporazioni. Il tempo libero dei lavoratori fu anch’esso organizzato e disciplinato con la creazione, nel 1925, dell’Opera Nazionale Dopolavoro (in sigla, O.N.D.) (fig.13)9, presieduta dal Segretario del P.N.F., istituita allo scopo di sviluppare le capacità morali fisiche ed intellettuali dei lavoratori, secondo lo spirito della dottrina fascista. Di conseguenza, le varie sedi dei circoli dopolavoristici rionali, rurali e comunali, a partire da quell’anno, dipesero dal Dopolavoro provinciale, presieduto dal Segretario federale. L’O.N.D. diede continuo impulso a tutte quelle attività che potevano incentivare l’aggregazione e la partecipazione degli associati, e stimolare al contempo nuove iscrizioni, sempre nell’ottica della formazione di un’identità nazionale unitaria nel senso voluto dal regime. A questo scopo, ogni circolo doveva avere un’attrezzatura ricreativa minima, ove primeggiavano spesso una piccola biblioteca, la radio ed il grammofono. Relativamente alla dotazione di radio-ricevitori nei predetti circoli del territorio provinciale, ad oggi l’unica fonte di riferimento è rappresentata dal periodico “Il dopolavoro nel Trentino – anno XV” del 1937, essendosi purtroppo perso nel tempo tutto il carteggio amministrativo dei vecchi dopolavoro d’anteguerra, divenuti poi dal 1945 E.N.A.L. (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori), con contestuale azzeramento della vecchia gestione legata al regime. Da questa isolata pubblicazione risulta che erano dotati di apparecchio radio i circoli di Comano, Dasindo, Favrio e Godenzo Poia. A Santa Croce del Bleggio, ad uso del locale dopolavoro agricolo, la radio (di cui sconosciamo la marca) arrivò addirittura a fine gennaio 1940, come indicato nella nota del 16 gennaio 1940 dell’Unione provinciale di Trento della federazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura, con la quale si invitava il fiduciario locale rag. Bonini Luigi a ritirare l’apparecchio n. “ 90691” giacente presso la sede cittadina (A.C Bleggio Sup.).
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http://www.ilcastellodimontegabbione.it/PagineIlGobbo/IlGobbo-OND.htm (frontespizio tessera)
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Tornando alla destinazione scolastica primaria, gli archivi amministrativi degli attuali istituti comprensivi, ed in minor misura quelli dei Comuni interessati, rappresentano una fonte documentale fondamentale per ricostruire la storia della radiofonia scolastica nell’arco temporale interessato dall’iniziativa di radiofonizzazione voluta dal regime, ovvero nel periodo 1933-1943. Tuttavia i carteggi delle ex direzioni didattiche governative soffrono dell’imponente opera di scarto degli atti d’archivio operata nel dopoguerra, la quale, con stretto riferimento alla tematica di cui trattasi, ha lasciato vuoti più o meno importanti. Talvolta manca qualsiasi informazione sul punto, altre volte i documenti della categoria 10, ovvero quella inerente ai sussidi didattici, tra i quali si annoveravano i mezzi radiofonici e cinematografici, si presenta quasi completa.
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Nel caso dell’archivio del circolo didattico di Bleggio, ove è stata riunita la documentazione proveniente dalla predetta direzione governativa, nonché da molte scuole del vasto comprensorio scolastico amministrato (comprendente l’intera area delle Giudicarie esteriori - Bleggio, Lomaso, Banale), i riferimenti all’introduzione e diffusione della radio rurale nelle scuole si trovano, purtroppo, solo a partire solo dall’anno 1938, in quanto le carte del periodo 1924-1938 hanno qui sofferto, più che negli anni successivi, di una selezione molto spinta. Comunque, un interessante prospetto risalente all’anno scolastico 1935-36, riporta l’elenco delle scuole ricadenti sotto la direzione didattica del Bleggio, e quello delle cd. “scuole uniche rurali” (fig.14)10 amministrate dall’O.N.A.I.R. (ulteriore istituzione con competenze scolastiche di cui parleremo tra poco), nonché il relativo numero di alunni, come rappresentato nelle due tabelle seguenti: TAB. 1) SCUOLE PRIMARIE STATALI rif. a.s. 1935-36 Sede
Alunni
BLEGGIO
Sede
Alunni
LOMASO
Sede
Alunni
BANALE
Balbido-Rango
97
Campo Lomaso
25
Dorsino
92
Cavrasto
63
Dasindo
70
S. Lorenzo
137
Comighello
52
Fiavè
138
Sclemo
47
Godenzo-Poia
69
Lundo
55
Stenico
99
Larido
97
Vigo
21
Tavodo-Andogno
67
Ponte Arche-Cares
50
Villa Banale
70
S. Croce
66
Totale alunni
494
309
512
Totale alunni 1315 distribuiti in 18 sedi scolastiche 10
scuole rurali uniche O.N.A.I.R. delle Giudicarie esteriori (vedi par. 3.1.)
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TAB. 2) SCUOLE RURALI UNICHE O.N.A.I.R. rif. a.s. 1935-36 Ballino
19
Comano
26
Favrio
23
Moline-Deggia
13
Stumiaga
17
Tignerone-Cillà
14
Totale sedi 6
Totale alunni 112
Totale alunni della scuola primaria 1427, totale sedi scolastiche 24, sua una popolazione di circa 12.000 abitanti La capillare diffusione delle scuole elementari, ben 24 nell’area presa in esame, non deve stupire. Infatti, i villaggi montani erano allora pulsanti di vita e di gioventù anche nelle più recondite località, le famiglie erano quasi tutte molto numerose e l’età media della popolazione era decisamente più bassa di oggi. Basti pensare che su una popolazione di 12000 abitanti delle Giudicarie esteriori censita nel 1935, la statistica rappresentata in tabella ci dice che circa il 12% era costituita da bambini nell’età dai 6 ai 14 anni caratterizzante l’obbligo di frequenza scolastica. Tuttavia, si tenga conto che molti alunni frequentavano la scuola solo fino alla quinta elementare, dovendo poi dedicarsi al lavoro nei campi o in altri settori, quindi i dati esposti potrebbero riferirsi a una popolazione ancora più giovane. Inoltre, a causa dell’isolamento dei paesi (specie nella stagione invernale), e della pressochè inesistenza di trasporti pubblici e di mezzi di locomozione privata, era necessario che quasi ogni borgo disponesse della propria scuola, onde ridurre al minimo la necessità per i piccoli scolari di lunghi spostamenti a piedi. Addirittura non erano infrequenti le scuole più periferiche dotate di alloggio per gli insegnanti, che talvolta provenivano anche da molto lontano, mentre in altri casi, chi non era del posto, poteva trovare sistemazione in una abitazione del paese. Solo a partire dagli anni ‘60 si è cominciato ad assistere ad una graduale chiusura delle scuole più piccole ed a un loro accorpamento in nuovi edifici realizzati ad hoc. Le motivazioni potevano essere le più diverse. Alcune scuole erano ormai inadeguate ai più moderni standard di insegnamento, di sicurezza e igienici e necessitavano di lavori tali da sconsigliarne la ristrutturazione. Il modello di scuola pluriclasse doveva considerarsi sorpassato e non più idoneo ai fini dei nuovi moduli didattici. Un plesso di maggiori dimensioni giustificava la presenza di una serie di locali ausiliari (bidelleria, uffici, palestra, ecc.) e di personale di supporto ormai ritenuti indispensabili per il buon
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funzionamento della scuola e per la qualità dell’insegnamento. La riduzione del numero delle scuole a favore di un minor numero di plessi più moderni e di maggiori dimensioni è stato favorito anche dal miglioramento dei collegamenti stradali e della maggior mobilità consentita agli alunni dai mezzi di trasporto privati e più avanti da quelli di trasporto pubblico.
3.1. La gestione scolastica locale dell’Opera Nazionale Assistenza Italia Redenta – in sigla O.N.A.I.R. Come si desume dai dati riportati in tabella n. 2, nell’area territoriale presa a riferimento vi erano pure sei piccole scuolette rurali gestite non direttamente dallo Stato per il tramite del Provveditorato agli Studi e della Direzione didattica locale, ma da un’istituzione culturale avente personalità giuridica, l’O.N.A.I.R. (fig.15)11 appunto. Si trattava delle cosiddette scuole “non classificate”, che potevano mantenere tale categoria giuridica fino ad un massimo di 60 alunni, oltre i quali venivano automaticamente riportate sotto la diretta gestione governativa. L’Opera fu fondata a Roma il 1° settembre 1919, per iniziativa di S. A. R. la Duchessa Elena d'Aosta, ed operò fino al 1977 principalmente nelle "terre redente", unite all'Italia a seguito della prima Guerra mondiale, ossia la Venezia Tridentina e la Venezia Giulia, che comprendevano fino al 1943 anche Fiume, Pola, Zara, il Carnaro, Cattaro e Spalato. Nel dopoguerra l’ente assunse la denominazione di Opera Nazionale per l’Assistenza alle Regioni di Confine, per adeguarsi alle mutate condizioni storiche, politiche e culturali ed anche fisico-politiche, considerando che, a parte la Venezia Tridentina, tutti gli altri territori testè menzionati furono poi assegnati alla nascente federazione jugoslava come pegno di guerra. L’Opera svolse molteplici attività in campo assistenziale ed educativo con il precipuo scopo di difendere la nazionalità, la cultura, la lingua e le tradizioni italiane rispetto alle società pangermaniche e slave che tendevano a estendere il proprio dominio sulle regioni italiane di confine. Da subito si occupò, in particolare, dell’apertura e della gestione di numerose scuole materne, occupandosi al contempo anche della preparazione del personale didattico (direttori, vigilatrici, maestre). A norma del R.D. 20 agosto 1926, n. 1667, venne affidata all'O.N.A.I.R. la gestione delegata delle Scuole diurne rurali (fig.16)12(ossia scuole elementari miste di piccole dimensioni, a più classi rette da un solo insegnante, situate in località impervie e isolate) della Venezia Tridentina (province di Trento e Bolzano), ed in seguito anche della Venezia Giulia. L'ente gestì in proprio pure un certo numero delle cd. scuole sussidiate, anch'esse uniche e pluriclasse con numero massimo di
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Timbro dell’Opera Nazionale di Assistenza – Ufficio di Trento Targa esposta nelle piccole scuole gestite dall’ ONAIR
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quindici alunni. Queste potevano essere aperte da privati o enti, dove non esistesse altra scuola, previa autorizzazione statale. Le scuole rurali gestite dall’Opera, nella sola Venezia Tridentina, arrivarono al ragguardevole numero di 373, ma tale gestione ebbe termine il 30 settembre del 1943; invece, le scuole sussidiate, in numero decisamente minore, rimasero sotto la direzione dell’Opera fino al 1960, quando anche queste furono dismesse e gli alunni trasferiti alle scuole elementari statali. Dell’introduzione di apparecchi radio nelle scuolette O.N.A.I.R. si sa poco o niente, in genere. Purtroppo, in tale ambito le notizie storiche sono ancora più frammentarie e incomplete, posto che il fondo archivistico di questo ente ha subito nel tempo uno scarto consistente, per non dire quasi totale. Unici riferimenti disponibili sono rappresentati da un paio di documenti risalenti al 1938: una nota del 28 gennaio 1938 dell’Ufficio amministrativo di Trento, il quale si rivolge al Comune di Bleggio per conoscere quali scuole disponessero di energia elettrica, al fine di preventivare l’acquisto di alcuni apparecchi radio. Ricordiamo infatti che le scuole erano, tranne rarissimi casi, ospitate in immobili di proprietà comunale. A seguire, da un rapportino dell’ente assistenziale del dicembre 1938 si evince che solo la scuola di Comano disponeva di un R.R. Philips, mentre Stumiaga lo aveva ordinato; invece al Ballino e a Tignerone-Cillà, non ancora allacciate alla rete del Consorzio Industriale di Stenico, costituiva un ostacolo la produzione con centraline autonome e la fornitura locale di sola corrente continua, dal momento che si sarebbe dovuto acquistare un R.R. con alimentazione speciale, e quindi assai più costoso di quello funzionante in alternata. Al di là di queste isolate notizie, possiamo affermare che la diffusione dei ricevitori popolari in questo contesto scolastico sia stata grandemente inferiore, sia in virtù delle ridotte o ridottissime dimensioni dei plessi, sia perché qui mancava, a differenza delle scuole statali, la forte azione propulsiva all’acquisto dell’apparecchio esercitata dai direttori didattici e dalle gerarchie superiori. 3.2. La gestione della Direzione didattica governativa del Bleggio Con ben 18 plessi scolastici amministrati, si rileva come il territorio di competenza fosse uno dei più estesi del Trentino. Pur in mancanza di documentazione in argomento fino all’anno scolastico 1938, è noto che a partire dal dicembre 1933, in previsione dell’invio alle scuole dei radioricevitori popolari, l’E.R.R. trasmise a tutte le direzioni didattiche governative le relative schede di ordinazione, le quali erano suddivise in due parti, A e B. In caso di nuova ordinazione, attraverso la compilazione di entrambe le parti, dovevano essere fornite una serie di importanti informazioni relativamente al sistema di distribuzione dell’energia elettrica (se a corrente alternata piuttosto che continua), al voltaggio, alla stazione radiofonica meglio ricevuta sul posto, il numero di scolari coinvolti, ecc. Nei predetti modelli si davano ai potenziali acquirenti anche importanti indicazioni sulle modalità di pagamento consentite, sui soggetti autorizzati ad acquistare il RR e su coloro che avrebbero ricevuto gratuitamente il periodico mensile editato dall’ERR, che erano molti più dei primi.
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Nel febbraio 1934 iniziò la distribuzione agli aventi diritto del Bollettino “La Radio Rurale”, ove sui primi numeri vennero riportate le caratteristiche del ricevitore popolare in parola. (fig.17)13 Il 7 marzo 1934 il R. Provveditorato agli studi di Trento, con nota n. 2675 B/35, avvisò tutti i Reali ispettori scolastici, nonché tutti i direttori didattici delle Province di Trento e Bolzano che il 10 marzo, alle ore 10:30, avrebbero avuto inizio la serie dei radio programmi scolastici. Si invitarono i predetti funzionari ad adoperarsi affinché anche negli edifici scolastici privi di apparecchio radio si ponesse rimedio
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con una dotazione provvisoria almeno per la prima audizione. Dalla documentazione reperita in altri archivi scolastici si apprende che fin dall’inizio il programma di radiofonizzazione delle campagne incontrò ostacoli di vario genere, faticando a procedere secondo le volontà governative e le aspettative dell’E.R.R. In periferia si era poco preparati culturalmente all’introduzione del nuovo mezzo di comunicazione nelle scuole; inoltre, l’impegno economico richiesto era per molti Comuni, specialmente per quelli più poveri, al limite della sostenibilità. Per questo motivo, con cadenza periodica, pervenivano dalle alte gerarchie scolastiche ai direttori didattici
Figura 18
continue lettere di sollecitazione affinché si adoperassero maggiormente, insieme ai segretari dei fasci di combattimento dei singoli Comuni, per perseguire il piano di acquisto e introduzione della radio nelle scuole. Causa le deficienze documentali succitate, non è dato di sapere la cronologia di diffusione degli apparecchi in parola nelle scuole delle Giudicarie Esteriori, almeno fino al 1938. Quando, da una statistica sui mezzi didattici in dotazione alle varie sedi scolastiche, si apprende che ad inizio anno solo le sedi di Vigo, Campo, Dasindo e Fiavè, tutte nel Lomaso, potevano disporre di un RR. A maggio di quell’anno le scuole di Godenzo e Villa Banale trasmisero alla Direzione didattica, per l’inoltro al competente E.R.R., la scheda per l’acquisto del ricevitore popolare. In seguito, da una nota della Direzione didattica del 17 settembre, si apprende di una richiesta all’E.R.R. di un amplificatore e di 4 altoparlanti supplementari da collegare all’apparecchio collocato nella scuola di S. Lorenzo in Banale, al prezzo proposto, rispettivamente, di 475 lire e di 1200 lire per
13 immagine tratta dal bollettino "la Radio Rurale" anno 1934 Storia della Radio Rurale e la scuola elementare di Cavrasto
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ciascun diffusore. Evidentemente, per tale plesso, il più importante tra quelli sopra elencati, si era valutata la necessità di ampliare i punti di diffusione sonora per un ascolto ottimale e, nonostante l’esborso necessario, si erano trovati i fondi per l’operazione. (fig.18)14 Di lì a pochi giorni, una nota dell’E.R.R. partecipava la Direzione didattica della volontà dell’Ente di mettere a disposizione della scuola di Dorsino un R.R., proposto eccezionalmente a metà prezzo dopo interessamento del Federale fascista. Nel novembre dello stesso anno le scuole di Campo Lomaso e di Fiavè si rivolsero al Podestà locale, per richiedere un’idonea installazione degli apparecchi radio giacenti inattivi da un anno e “procurati mercé la buona volontà di insegnanti e scolari”.
Figura 19
Nello stesso mese vi fu una visita del primo ispettore scolastico Armellini alle scuole di Vigo Lomaso e di Dasindo, il quale verificò, partecipandone il direttore didattico, che a Vigo l’apparecchio della C.G.E. era muto da tempo a causa di un guasto, mentre nel secondo caso, il R.R. non poteva funzionare in quanto da mesi mancava la relativa installazione elettrica. Di conseguenza, per quest’ultimo caso, venne chiesto al Consorzio Elettrico di Stenico, che forniva la corrente a buona parte del Bleggio, di attivarsi prontamente per porre rimedio a tale deficienza. A Tavodo, invece, l’apparecchio fu installato il 27 novembre con ottimo funzionamento, come risulta da una nota della maestra Anita Fedrizzi del 29 seguente. Figura 20
A fine 1938-inizi 1939 potevano disporre del R.R anche le scuole di Sclemo, Godenzo Poia, Ponte Arche-Cares, Cavrasto, Larido (che godette anche di un grammofono e di 4 dischi donati dalle sorelle Rocca) (fig. 19)15 e S. Croce del Bleggio; in quest’ultima sede l’acquisto fu possibile grazie anche alla rinuncia, da parte delle Piccole Italiane e dei Balilla, dell’importo di 80 lire loro destinato per la Befana Fascista (fig. 20)16, (Fig. 21)17 . Le ultime scuole ad esserne dotate furono quelle di Balbido (in condivisione con Rango), Comighello e Lundo, la più disagiata e, ai tempi, isolata, delle sedi scolastiche, ove il RR, di marca rimasta conosciuta, arrivò nel dicembre del 1940 grazie a una colletta organizzata dagli insegnanti.
Figura 21
14
I.C. Giudicarie Esteriori - Archivio ex direzione didattica governativa del Bleggio, miscellanea atti 1937-41 idem 16 idem 17 http://www.anpi-vicenza.it/la-befana-fascista-respingiamo-la-provocazione-neofascista/ 15
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Intanto, la propaganda radiofonica si intrecciava con quella effettuata con altri mezzi, ad esempio tramite invio di Fauno-film, o con proiezioni (famose quelle dell’Istituto Luce o della Fauno-film) organizzate nei locali cinematografi, nelle scuole e negli oratori, o con ascolto di dischi grammofonici editi a cura dello stesso ERR, secondo precise direttive di origine governativa. Si trattava di temi alquanto vari, i quali spaziavano dall’autarchia, ai miti dell’impero romano, alla difesa nazionale contro eventuali aggressioni dall’esterno, alle grandi imprese navali e aeronautiche, ecc., tutti tesi a rinsaldare lo spirito nazionale attorno a un’idea fascista di nazione. C’erano poi le ricorrenze solenni e i messaggi al popolo di Mussolini o diretti alle scuole del Ministro dell’Educazione Nazionale, i quali erano debitamente preannunciati per far sì che venissero ascoltati da quanti più alunni possibile. I direttori didattici, dopo questi importanti discorsi, dovevano rendicontare il Provveditore agli Studi, che a sua volta si rapportava con i superiori organi ministeriali, sul numero di alunni e insegnanti che avevano potuto ascoltare tali trasmissioni.
TAB. 3) MARCHE DEGLI APPARECCHI RADIORURALI DISTRIBUITI NELLE SCUOLE
(da un rapportino della direzione didattica del Bleggio del 1940) (fig.22)18
Sede
Marca RR
BLEGGIO
Sede
Marca RR
LOMASO
Sede
Marca RR
BANALE
Balbido-Rango
Telefunken
Campo Lomaso
C.G.E.
Dorsino
Philips
Cavrasto
C.G.E.
Dasindo
Philips
S. Lorenzo
Philips
Comighello
Telefunken
Fiavè
C.G.E.
Sclemo
C.G.E.
Godenzo-Poia
C.G.E.
Lundo
sconosciuta
Stenico
C.G.E.
Larido
Safar
Vigo
C.G.E.
Tavodo- Andogno
Philips
Villa Banale
C.G.E.
Ponte Arche-Cares Safar S. Croce
Philips Figura 22
Si può notare che tra le marche citate mancano del tutto quelle di alcune case costruttrici del ricevitore popolare, quali SITI, Allocchio Bacchini, Officine di Savigliano e Phonola. Ciò dipende dal fatto che queste case contribuirono alla fornitura solo per un ristretto periodo iniziale, all’incirca fino al 1935-36 per poi cessare tale produzione, mentre altre case quali Radiomarelli, Unda, C.G.E., Philips ed in minor misura Telefunken continuarono la commessa fino agli inizi degli anni ‘40, anche con diverse versioni. Dal momento che, tranne le poche eccezioni su viste, le scuole di questo territorio si approvvigionarono dell’apparecchio in maniera tardiva alla fine degli anni ‘30, ecco la spiegazione di quanto osservato. 18
I.C. Giudicarie Esteriori - Archivio ex direzione didattica governativa del Bleggio, miscellanea atti 1937-41
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4. La scuola elementare di Cavrasto e l’arrivo del Radiorurale C.G.E. Cosa sappiamo delle origini e dei trascorsi della piccola scuola elementare di Cavrasto? Purtroppo non molto, ma a sufficienza per ricostruirne per sommi capi le caratteristiche e le vicende, grazie all’aiuto di alcune testimonianze, di qualche documento e di poche-rare fotografie riemersi miracolosamente a distanza di tanti anni dalla chiusura dell’edificio scolastico. Fino al 1931 il paese di Cavrasto non disponeva di un proprio edificio scolastico. Le lezioni erano tenute in locali sufficientemente ampi a ospitare le
Figura 23
cosiddette “pluriclassi”, affittati da privati. Ovvero erano riuniti insieme in un’aula i bambini del primo, secondo e terzo ciclo, così, in altra aula, quelli del quarto e quinto. In tal modo, anche se il risultato didattico ne soffriva, i Comuni più piccoli, sempre con le casse esangui, potevano risparmiare sul costo delle locazioni e manutenzione degli immobili scolastici, almeno fino a quando il sistema delle pluriclassi venne abolito, agli inizi degli anni ‘60. Il risparmio principale veniva però all’amministrazione scolastica dal poter utilizzare un maestro anche per 30-32 alunni, poco contava che i risultati in termini di efficacia dell’insegnamento fossero per forza di cose non sempre all’altezza.
Figura 24
La soluzione dell’affittanza dei locali scolastici non era infrequente. Nel nostro contesto, pur alla fine degli anni ‘30 era ancora adottata a Larido (3 aule di cui una non idonea), a Tignerone in uso all’O.N.A.I.R., non idonea, una a Balbido pure non idonea e infine due a S. Croce, nonostante la messa a disposizione nel capoluogo di due nuove aule razionali e moderne da parte del reverendo arciprete. Storia della Radio Rurale e la scuola elementare di Cavrasto
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Le caratteristiche dei locali che ospitavano le scuole, però, a parte la dimensione, erano tali da pregiudicare in più occasioni lo stesso insegnamento, specie nella stagione invernale. Dai rapporti periodici dei maestri alla direzione didattica, a partire dagli inizi del secolo, conservati nell’archivio comunale del Bleggio, emergono problematiche legati ad una gestione non sempre adeguata degli immobili in parola: insufficienza dell’isolamento e dei sistemi di riscaldamento, scarsa igiene, infiltrazioni di acqua e umidità, servizi igienici inadeguati al numero degli alunni e sovente non dotati di acqua corrente19 e funzionanti. A ciò si aggiunga la carente dotazione di sussidi didattici. Era questa una situazione che peraltro caratterizzava numerose scuole di montagna, dove i Comuni faticavano ad esaudire le richieste di interventi manutentivi per la citata cronica mancanza di risorse, mentre nei centri più grandi e soprattutto nelle città, la situazione era ben diversa. Nei paesi di Rango, Balbido e Cavrasto la situazione era così critica che fin dal 1904 si mosse nei confronti del Comune di Bleggio il Consorzio scolastico provinciale del Tirolo, dando inizio ad una lunga ed estenuante vertenza con l’amministrazione comunale, affinché si ponesse rimedio alle gravi deficienze di cui soffrivano i
Fig. 26
locali scolastici. Si auspicò, fin dall’inizio, la costruzione di un edificio scolastico razionale che potesse servire i tre paesi, da realizzarsi nel “meditullio”, curioso termine ricorrente nei documenti di allora, peraltro inesistente nel dizionario, con il quale si individuava un luogo a mezza strada in modo da poter essere raggiunto agevolmente da tutti gli scolari della zona. Terminata l’amministrazione austriaca, i problemi perdurarono ancora a lungo, con prosieguo della
Fig.27
vertenza con il Commissariato civile e con il provveditorato agli studi di Tione, finché nel 1927, il Comune, finalmente, deliberò di incaricare due professionisti per l’elaborazione dei progetti relativi a un nuovo edificio scolastico centrale a servizio dei tre borghi. Lo studio dell’ing. Amedeo Benvenuti
19
Nella figura 25, l’aula del maestro Brocchetti, si nota dietro la lavagna la brocca dell’acqua e sopra, non visibile il catinello per lavarsi le mani!
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Fig. 25
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presentò i suoi elaborati nel marzo del 1927, a seguire nel giugno 1929 vennero depositati quelli dell’ing. Giulio Apollonio di Trento (fig.23 e 24)20. Si trattava in entrambe i casi di edifici in stile tradizionale ma di concezione moderna, ampi, razionali, dotati di numerose aule e locali ausiliari. E tuttavia, ancora una volta non se ne fece nulla, troppo altro sarebbe stato l’impegno finanziario dell’opera, pari a diverse centinaia di migliaia di lire dell’epoca. Fu così che dopo due anni, essendo ormai la situazione fattasi insostenibile, si adottarono due soluzioni alternative più economiche, anche se meno razionali. Per Rango e Balbido (dove poi
Fig. 28
sarebbe rimasta comunque in uso un locale affittato da privati, benché non idoneo) si sarebbe costruito un nuovo edificio al margine del paese di Rango, non lontano dalla chiesa; per Cavrasto invece furono presi accordi con il locale caseificio turnario attivo fin dall’inizio del secolo, per la sopraelevazione dello stabile, a spese del Comune, al fine di ricavarvi le due aule ed i servizi igienici annessi (figg. 28 29)21. Il carteggio di questi lavori non è stato reperito, tuttavia è quasi certa la costruzione nel
Fig. 29
biennio 1931-32, così per quello di Rango. Nel complesso il nuovo edificio conservava a piano terra tutti i locali già destinati alla raccolta e lavorazione del latte, mentre al piano superiore, al quale si accedeva con entrata indipendente dal lato ovest dell’edificio, e tramite una breve rampa di scale interne, erano ricavate le due ampie aule, da circa 30 metri quadri ciascuna destinate ad ospitare le due pluriclassi (prima, seconda e terza; quarta e quinta classe). Queste
Fig. 30
prospettavano sui lati sud, est e nord dell’edificio, mentre a ovest, in continuità con l’entrata, un corridoio poneva in comunicazione le aule con i due gabinetti del tipo “ a caduta”, soluzione tipica dei fabbricati rurali, ma oltretutto insufficiente rispetto al numero di persone afferenti alla scuola, circa una sessantina nei periodi di maggior presenza. Tali servizi, si noti bene, furono 20 21
Progetti commissionati dal Comune e mai realizzati. A.C. Bleggio Superiore. Vista lato nord e lato ovest della scuola. A.C. Bleggio Superiore
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dotati di acqua corrente solo nel dopoguerra, quando vennero anche sostituite le stufe a legna con impianto centralizzato a termosifoni. L’ultimo anno scolastico della scuola di Cavrasto fu il 1962-63, essendo ormai giunta a compimento la costruzione del nuovo plesso scolastico a servizio dei tre paesi, ovvero quello che si sarebbe dovuto costruire ancora alla fine degli anni ‘20. Per quanto riguarda il caseificio assolse le sue piene funzioni fino alla metà degli anni ‘50, in seguito venne utilizzato come centro di prima raccolta del latte fresco, poi lavorato altrove e, a partire da metà anni ‘70, conferito nel nuovo stabilimento di Fiavè. Invece, i locali ex scolatici furono rimessi nella disponibilità dei soci del caseificio, che li utilizzarono per deposito di materiali vari e anche, per alcuni anni, come magazzino di accumulo delle noci prodotte dal locale consorzio. Sono seguiti diversi anni di oblio dell’intero complesso, anche dopo la sua vendita a privati alla metà degli anni ‘80, tanto che, prima dei recenti lavori di ristrutturazione per trasformarlo in edificio di civile abitazione, le condizioni di degrado si erano fatte preoccupanti (Figg. 27 e 30)22. Purtroppo non sono state reperite foto della scuola o delle scolaresche risalenti all’anteguerra, mentre una vecchia cartolina della metà anni ‘50, ci offre, in un contesto paesano prettamente rurale, un’inedita prospettiva della scuola quando ancora conservava l’insegna “scuole” (fig.1) sul muro del lato ovest a confine della strada di ingresso al paese. Altre fotografie ritraggono alcuni interni della scuola nel dopoguerra, a metà degli anni ’50 (fig.25 e 26)23, per poi terminare con le foto dell’edificio nella fase precedenti ai lavori di trasformazione in casa di civile abitazione, tratte dalla relativa pratica edilizia conservata nel Comune di Bleggio Superiore (fig.28 e 29)24. Ma torniamo alla nostra Radiorurale”. A Cavrasto arrivò nell’ottobre del 1938. Si trattava di un apparecchio prodotto dalla C.G.E. Figura 31
(Compagnia Generale di Elettricità di Milano), allora una delle industrie nazionali operanti nel campo elettrotecnico e radiotecnico di maggiori dimensioni. Dopo una prima collocazione provvisoria, della sua corretta installazione se ne occuparono gli operai del Consorzio Elettrico di Stenico, che provvidero a installare un impianto di antenna idoneo alla ricezione, nonché lo stesso fiduciario scolastico maestro Urbano Brocchetti, che si occupò invece del collegamento a terra (fig.31)25. Il maestro Brocchetti fu una vera e propria istituzione della piccola scuola, avendovi insegnato per l’intera carriera scolastica fino alla chiusura del plesso. Altra figura di insegnante storica fu quella della maestra Assunta Angeli, sorella del parroco di Cavrasto. E’ proprio dal Giornale della Classe dell’anno 1938-39 (fig.32)26 (pubblicato dal Museo Scuola Rango) che si nota il massiccio
Due fotografie di Tomaso Iori fine anni ’90 del secolo scorso. Si nota ancora parte della grande scritta “BLEGGIO SUPERIORE……. Due fotografie della classe del titolare m. Urbano Brocchetti. Grazie alla Signora Gina Formaini. 24 A.C. Bleggio Superiore 25 Documento autografo del M. Urbano Brocchetti Archivio I.C. Giudicarie Esteriori, ctg. 10, miscellanea corrispondenza 1937-1941 26 E’ possibile sfogliare il “Giornale della Classe “ al link : https://issuu.com/tomasoiori/docs/giornale_classe_38-39 22 23
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utilizzo della Radiorurale. Al termine dell’anno scolastico la maestra Assunta Angeli annota di ben 27 radioaudizioni fruite. Ne riportiamo alcune a titolo di esempio: 9 novembre
Questa mattina dalle 10 alle 10 e mezza abbiamo ospitato nell’aula “Giovanni Bera” per l’audizione della radioscena “Il re alla guerra”; i bambini furono previamente preparati e così la trasmissione, nel limite del possibile, venne capita, compresa, gustata.
11 gennaio
Questa mattina, dalle 10, abbiamo ascoltato la bella radiotrasmissione “Ad ognuno la sua casetta”. Nel diario che hanno scritto sulla stessa ho notato una certa difficoltà di espressione, però.
07 febbraio
Invece della trasmissione (già segnata) “Niente sprechi”, oggi abbiamo ascoltato un bel fatto d’arme in Abissinia; i bambini lo hanno, in generale, compreso, seguito e gustato.
15 marzo
Fig. 32
Bella e simpatica la trasmissione di questa mattina “Siculi picciotti”; all’inizio le continue scariche dell’apparecchio ci facevano presagire una spiacevole delusione, ma invece no. Gli inconvenienti cessarono e la radioscena si è udita bene, chiara e come ho notata dal diario esteso, bene compresa.
10 maggio
Anche questa mattina abbiamo gustato alcuni minuti lieti di radioaudizione, della radioscena: Il santo contadino; bella, chiara, assai adatta pei nostri contadinelli, e bene intonata sulla fratellanza Italospagnola, dei bravi legionari sul suolo di Spagna!
13 maggio
La radiotrasmissione di questa mattina da Bolzano: Voci dalla Venezia Tridentina è piaciuta molto, passando lietamente i venti minuti di audizione: chiari, e quindi ben gustati i canti, e i dialoghi, naturalmente Figura 33
per i piccoli sarà assimilabile il possibile!…
L’annotazione puntuale delle lezioni radiofoniche sul diario, oltre a denotare l’effettivo utilizzo del Radiourale secondo gli audio-programmi didattici, rivela che questo funzionava a dovere (cosa non sempre scontata), ed è anche una fortuna che le audizioni in classe siano state registrate con tanta diligenza, informandoci sulle varie tipologie di trasmissioni seguite e sul loro seguito, perché questo non sempre avveniva con il medesimo impegno, ed anche perché, nel caso di Cavrasto, sono andati perduti i cosiddetti rapporti trimestrali sulla radiofonia scolastica con i quali i fiduciari scolastici dovevano periodicamente e sinteticamente rendere edotti i propri superiori dell’uso del Radiorurale e sugli eventuali problemi di ricezione, ma anche fornire suggerimenti per un perfezionamento dei radio-programmi al fine di renderli sempre più adeguati ai programmi di studio e alla comprensione dei discenti (fig.34)27 Purtroppo, si tratta di documenti generalmente rinvenibili negli archivi scolastici con una certa difficoltà causa i predetti scarti, anche se non mancano i casi fortunati, in cui si sono conservati interi 27
Richiesta relazione semestrale sulla radiofonia
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resoconti sulla radiofonia scolastica esercitata in classe. Peraltro, tra luci ed ombre, occorre prestare attenzione al fatto che non sempre questi scritti erano totalmente sinceri, per non mettere in qualche dubbio, nel pesante clima dell’epoca, la reale efficacia dell’iniziativa; all’opposto, non mancano i casi di maestri più coraggiosi, che senza troppe remore, non esitavano a mettere in evidenza tutti gli eventuali limiti tecnici degli apparecchi e delle trasmissioni radiofoniche destinate agli scolari. Una volta installato nella scuola, il radio rurale era affidato alla responsabilità del fiduciario scolastico. Si ricorda che o questa figura, individuato tra gli insegnanti della singola scuola dal direttore didattico, era un referente molto importante nel complesso sistema della radiofonia scolastica, in quanto aveva il compito iniziale di fornire con precisione tutte le informazioni richieste
Fig. 35
dalla scheda di ordinazione ai fini del successivo invio del ricevitore più idoneo; in seguito, era colui che doveva occuparsi della prevista manutenzione e della vigilanza sulla custodia e sul corretto uso dell’apparecchio da parte dei vari insegnanti. La conservazione del prezioso apparecchio, esposto ai giochi e ai possibili danneggiamenti da parte degli scolari conseguiva una certa responsabilità, al che, quando possibile, il ricevitore veniva conservato in un apposito armadio chiuso a chiave, e se non era possibile questa soluzione, veniva collocato sopra un’alta mensola, inarrivabile dagli alunni. La radio si poneva solitamente sopra la cattedra o su idoneo supporto per l’accensione e la sintonizzazione in occasione delle lezioni radiofoniche o in particolari occasioni quando il Duce o qualche importante gerarca parlava alla radio. (fig.35)28 Rarissima fotografia che ritrae una scolaresca in ascolto in esterni di una R.R. Telefunken – Longega di Marebbe (BZ), metà anni ’30 Foto per gent. conc. f.lli P. e S. Marcon. 28
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5. Il Radiorurale CGE – breve descrizione dell’apparecchio
Fig. 36
Ci piace pensare che l’apparecchio presentato in queste pagine, reperito anni fa da un privato in zona, sia davvero quello che operò nella piccola scuola di Cavrasto, anche se non vi è alcuna certezza nel merito, posto che questo modello, in particolare, fu uno dei più distribuiti nelle scuole e nel circolo dopolavoristici, come desumibile anche dalla tabella n. 3. Si presenta sostanzialmente conservato, con tutti i componenti originali dell’epoca, ad eccezione del taglio delle scuri littorie frontali (fig. 36)29, mutilazione subita da tutti i ricevitori di questo tipo dopo la caduta del fascismo, nel luglio del 1943. Non essendoci più la scuola di Cavrasto, abbiamo voluto scattare un paio di foto dell’apparecchio collocandolo su una mensola nella vecchia scuola rurale-museo di Rango, proprio sotto la cartina geograficapolitica della Vallardi Editore, raffigurante la situazione dell’Italia alla fine degli anni ‘30, quando l’”Impero” includeva anche l’Africa Orientale Italiana (fig. 37)30. I lettori ci perdoneranno questa suggestione, ma la tentazione un po’ ingenua di riportare il Radiorurale per un momento nel suo contesto scolastico, in mezzo ad arredi e suppellettili dell’epoca, è stata troppo forte. Peraltro, sappiamo che a Rango aveva trovato collocazione un apparecchio della Telefunken, e non della C.G.E. La C.G.E., in realtà, prima di questo modello, cosiddetto di “terza serie” produsse nel periodo 1934-35 due prime
Fig. 37
versioni a scala numerica. Le dimensioni di queste prime due versioni, prodotte in poche centinaia di esemplari, erano decisamente più grandi (circa cm 40 x 50 x 25,5), anche se in sostanza uguale era la forma del mobiletto, ovvero un parallelepipedo in legno impiallacciato in radica di noce, chiuso sul retro da un piccolo pannello in compensato o in cartone traforato. Su questi primi due modelli ben evidenti erano, ai lati della . Due modelli uguali a confronto: i l primo con i fasci integri, il secondo “censurato” alla caduta del regime. La maestosa carta geo-politica della Vallardi 1938 al Museo Scuola Rango
29 30
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mascherina frontale con i fasci littori, la scritta Radiorurale e la spiga di grano, a simboleggiare la destinazione rurale dell’apparecchio ma anche l’autarchica battaglia del grano, per rendere
Fig. 38
indipendente il Paese dal fabbisogno cerealicolo. In seguito, il solo simbolo della spiga scomparirà da tutti i Radiorurali, mentre la scritta, sempre presente, ma con qualche differenza stilistica, venne talvolta disposta orizzontalmente tra scala parlante e foro dell’altoparlante, come in questo caso. La Radiorurale CGE terza serie venne prodotta con alcune varianti tecniche ed estetiche. Assieme alla Philips quinta serie fu l’unico modello che non presentava le classiche maniglie laterali per facilitarne il trasporto, ed in assoluto quello più piccolo che sia mai stato prodotto, misurando appena cm 30,5 x 37,5 x 27,5. Cerchio centrale e scritta potevano essere sia in alluminio lucidato che in ottone nichelato. Venendo alla parte elettromeccanica, lo chassis incarna la classica supereterodina a cinque valvole, (6A7, convertitrice di frequenza; 78, amplificatrice di MF; 75 rivelatrice e controllo automatico di volume, 42 pentodo finale di potenza; 80, raddrizzatrice) adatta alla sola ricezione in onde medie nel range 200-550 m, con frequenza intermedia di 447 Kc ed assorbimento nominale pari a 58 W. Come tutti gli apparecchi dell’epoca,
Fig. 39
dovendo adattarsi ai vari voltaggi della rete elettrica che variavano da zona a zona, è dotata di trasformatore di alimentazioni per tensioni da 110 a 220 V, nonché di presa per altoparlante supplementare, obbligatorio per tutti i Radiorurale, al fine di poter alimentare un eventuale altoparlante supplementare. Quello in dotazione all’apparecchio, del tipo elettrodinamico, aveva un diametro di 20 cm e poteva essere di produzione Phonola o Geloso. Infine, da notare la presenza di un piccolo interruttore di sicurezza di color rosso sporgente dal retro del telaio, il quale disalimentava automaticamente la radio collegata alla rete elettrica se fosse stato tolto il pannello di protezione posteriore (Figg. 38 e 39)31. Questo modello derivava dalla corrispondente versione “civile” mod. 720, con alcune piccole modifiche circuitali e con l’aggiunta della presa per l’altoparlante supplementare. Si conferma così ancora una volta la derivazione
31
Vista interna e posteriore della targhetta del mod, CGE N° 70998
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“civilistica” del Radiorurale, che tipicamente incorporava macchine di buone prestazioni, progettate per altri apparecchi di libera vendita, all’occorrenza rese mono-gamma per adattarle al capitolato di produzione del ricevitore popolare, con sensibile risparmio sui costi di fabbricazione. Dal momento che il Radiorurale veniva venduto al prezzo politico di “sole” 600 lire, è chiaro che si imponeva il contenimento dei costi produttivi, pur potendo godere le aziende di un apposito contributo governativo. Per quanto detto la produzione di questi apparecchi non era per nulla economica, ne sarebbe stato pensabile installare sugli stessi circuiti componenti di più bassa qualità. Per questo non fu possibile ridurne ulteriormente il prezzo per indirizzarli direttamente al mercato privato. Cosa che fece la Germania fin dal 1933, sempre con il solito intento propagandistico ma con risultati enormemente superiori in termini di apparecchi popolari venduti, grazie a geniali soluzioni tecniche abbinate al circuito a reazione capacitiva che permisero, ad esempio, di ridurre il numero di tubi elettronici impiegati, e di risparmiare su alcuni altri costosi componenti installati di serie sulle radio italiane, quali il trasformatore di alimentazione e l’altoparlante elettrodinamico a bassa impedenza con relativo trasformatore di uscita. 6. La fine dell’esperienza della radio popolare scolastica Come si è visto, solo alla fine degli anni ’30 il numero di apparecchi radio installati nelle scuole ebbe un incremento significativo, in ragione dell’impegno finanziario richiesto per l’acquisto dei R.R. e per difficoltà di ordine tecnico di vario genere, non ultima la mancata predisposizione in diverse scuole di adeguati collegamenti elettrici e degli impianti d’antenna. Gli ultimi radio-ricevitori giunsero quando ormai si era affievolita moltissimo la spinta propulsiva al loro acquisto, sia perché nell’aprile del 1940 era avvenuta la dismissione dell’E.R.R (le cui funzioni furono assorbite dall’E.I.A.R.), sia perché, allungandosi il conflitto in cui l’Italia era tragicamente diventata partecipe per volontà di Mussolini, il consenso di cui godeva il fascismo scemò grandemente. Di conseguenza la propaganda e la retorica di regime, diffuse anche per mezzo della radio, divennero rapidamente armi spuntate. Con l’E.I.A.R. la Radio rurale divenne “Radioscolastica”, alternando alle radio-lezioni scolastiche bollettini di guerra e notiziari di pubblica utilità ad uso delle Forze Armate. Il bilancio complessivo che si poté fare dell’operazione di diffusione della radio popolare nel mondo rurale fu piuttosto deludente e gli obiettivi prefissati sostanzialmente falliti. A poco valsero le ulteriori facilitazioni concesse negli anni sull’acquisto del ricevitore e l’allargamento delle possibilità di Storia della Radio Rurale e la scuola elementare di Cavrasto
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Fig. 40
vendita ad alcuni ambiti inizialmente esclusi. Infatti, l’ambizioso programma di distribuzione della radio nelle campagne e di diffusione della propaganda via etere trovò ben presto difficoltà di vario genere, che durarono sostanzialmente per tutto il periodo di attività dell’ERR. A parte quelle d’ordine economico, di cui si è già detto, si possono citare le difficoltà di ricezione del segnale radio in alcune zone montane, a causa dell’orografia del nostro territorio, ma anche la non sempre corretta installazione dell’apparecchio rispetto alle istruzioni fornite dal fabbricante; i possibili guasti dell’apparecchio, talora anche lievi, ai quali capitava di non rimediare con la necessaria solerzia, tanto che non era infrequente che il R.R. guasto giacesse a lungo inutilizzato prima di porre rimedio all’inconveniente; le molteplici difficoltà del radio ascolto collettivo, reso in tanti casi oltremodo difficoltoso dall’eccessivo numero di studenti in ascolto e dalla mancanza, o dall’insufficienza, di altoparlanti supplementari per diffondere il suono in più ambienti. (fig. 40)32 Non da ultimo, pesò negativamente anche una certa impreparazione degli alunni nei confronti del nuovo mezzo di comunicazione, ma anche un’oggettiva difficoltà di comprensione di alcune trasmissioni, condotte in un linguaggio poco adatto a un uditorio di giovane età. Dunque, dei diversi radio-programmi pensati per gli scolari, non tutti ebbero il medesimo riscontro. Nei rapportini sulla radiofonia scolastica redatti dagli insegnanti e raccolti periodicamente dai direttori didattici, emerge una notevole gamma di giudizi e di commenti, che spaziano dal lusinghiero al critico, mentre alcune trasmissioni vennero giudicate in modo più uniforme. Talvolta fu lamentata la trattazione difficile degli argomenti o la eccessiva lunghezza delle esposizioni. 7. Appendice Ci piace concludere questo piccolo lavoro con una fotografia degli alunni della scuola di Cavrasto con il loro insegnante Maestro Umberto Brocchetti (fig:41)33. Una foto della classe che risale agli ultimi anni dell’esperienza didattica del maestro. Anche questo
Fig. 41
è un pezzo di storia legata alla scuola ed ai loro utilizzatori.
32 33
Alunni Balilla in ascolto del Radiorurale Philips in una scuola rimasta sconosciuta. Foto propr. M. Puccini Grazie alla Signora Gina Formaini Ricerca a cura del Museo Scuola Rango
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Ringraziamenti: si ringraziano quanti hanno contribuito alla stesura di questo lavoro, collaborando alle ricerche d’archivio e/o per aver fornito riferimenti utili e per aver cortesemente messo a disposizione materiale, immagini e foto dell’epoca. In particolare: la dirigente dott.ssa D. Bellabarba e l’insegnante sig.ra Edy dell’I.C. Giudicarie Esteriori; il sig. Sindaco e il rag. Bonomi del Comune di Bleggio Superiore; i f.lli Paolo e Silvano Marcon di Trento per le immagini d’epoca di alcune scuole rurali delle Giudicarie esteriori; gli amici Calliari Battista, Gianni Tosi, Danilo Mussi e la prof. Rosetta Infelise Fronza del Museo della Scuola di Bolzano. BIBLIOGRAFIA Casi F., “Il mondo in casa, i primi quarant’anni di storia della radio”, Città di Castello, AC Grafiche, 1987. Dal Piaz R., “La radio nella scuola”, Roma, Ed. Signorinelli, 1939. Fochessati M., “La voce del mondo: l’immagine della radio in Italia tra le 2 guerre”, Genova, De Ferrari, 1992. Isola G., “Abbassa la tua radio per favore – storia dell’ascolto radiofonico dell’Italia fascista”, Firenze, La Nuova Italia, 1990. Monteleone F., “La radio italiana nel periodo fascista: studio e documenti”, Venezia, Marsilio, 1976 Puccini M., “Appunti di radiofonia scolastica rurale in Valle di Sole”, in La Val, n. 3/2012. De Grazia V., “Consenso e cultura di massa nell’Italia fascista –L’organizzazione del Dopolavoro”, Bari, Laterza, 1981. Battocchio A., “La radio per il popolo”, Maser (TV), Mosè Edizioni, 2011. Archivio ex Direzione didattica governativa del Bleggio, miscellanea atti 1937-41 Giornale della classe : https://issuu.com/tomasoiori/docs/giornale_classe_38-39 Le “Vecchie Scuole”nelle Giudicarie Esteriori https://youtu.be/StDnqnsjdaU Processione a Cavrasto nelle Giudicarie 1968 https://youtu.be/AmRzwBluxCk Ricordi di scuola a Cavrasto in Giudicarie https://youtu.be/sE8xWp8GMS0
Storia della Radio Rurale e la scuola elementare di Cavrasto
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