Apollo e Marsia

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Tommaso Lodi

APO LLO e MARSIA da le Metamorfosi di Ovidio



APO LLO e MARSIA da le Metamorfosi di Ovidio

illustrazioni e testi di Tommaso Lodi ISIA / corso di Illustrazione II docente: Chiara Carrer Giugno 2013, Urbino


Racconta il mito...





Quel giorno, sperduto nel tempo, l’olimpo era accarezzato da una dolce melodia. Era pallade atena che suonava il suo flauto, l’aulòs. Uno strumento eccelso creato da un osso di cervo.




Atena decise di recarsi ad un banchetto con gli altri dei. ma ogni volta che soffiava nel flauto Giunone e Venere si prendevano gioco di lei. perchè ad ogni soffio le si gonfiavano buffamente le guance.


La Dea si ritirò infastidita in una quieta fonte, nella selva ai piedi del monte Ida, dove in uno specchio d’acqua, notò le proprie guance poco graziose. impulsivamente gettò via il flauto per sfuggire alla tentazione del canto.



la sorte volle che un fauno raccolse l’Aulòs. era marsia, figlio dia Eagro. Frigio e barbaro, con un volto ferino, truce, ispido, con la barba incolta, pieno di spini e di peli.



Marsia si esercitò a lungo e divenne cosÏ abile da osar sfidare lo stesso Apollo, dio della musica, in una furente gara di canto.


Apollo accettò. Invitò le Muse e Minerva a far da giudici, che facendo finta di niente assistettero alla gara, per schernire l’avventato Marsia.


Ma il fauno non capiva che lo prendevano in giro. Tanto che prima di iniziare a suonare tirò fuori una serie di barbari deliri su sÊ e Apollo dove lodava sÊ stesso e provocava il divino Apollo.




Iniziarono la sfida. La posta fu che il vincitore avrebbe avuto il diritto di fare tutto ciò che voleva del vinto. Alla fine, imprevedibilmente, le nove Muse decretarono un pareggio tra i due sfidanti.



Apollo non soddisfatto pretese che gli sfidanti dovessero suonare capovolgendo il proprio strumento.Chiaramente la natura del flauto di Marsia non glielo consentiva, e cosÏ la vittoria fu assegnata ingiustamente al dio. come punizione per aver sfidato un Dio, Apollo, non soddisfatto della propria vittoria, sottopose Marsia ad un’atroce tortura.


“perchè mi scortichi?” disse; “ah! Mi pento, ah!” esclamava “il flauto non vale un così grande martirio” gridando la pelle gli fu staccata dalla parte più alta delle braccia, e non era che un’unica piaga. Il sangue stilla ovunque, mentre i muscoli restano scoperti e le vene che pulsano brillano senza la pelle; potresti contare i visceri palpitanti e le fibre translucide nel petto.”



I fratelli Satiri e i rustici Fauni, dinitĂ dei boschi, e allora anche il caro Olimpo e le Ninfe lo piansero e chiunque su quei monti pascolava gli armenti cornuti e le greggi.




La fertile terra si bagnò e inzuppata ricevette le lacrime cadute, e bevve nelle vene profonde; laddove le rese acqua, le riversò nell’aria aperta.



Quindi quel fiume che scorre tra le rive nel declino verso il mare ondoso si chiama Marsia, il pi첫 limpido fiume della Frigia.


illustrazioni e testi di Tommaso Lodi ISIA / corso di Illustrazione II docente: Chiara Carrer Giugno 2013, Urbino




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