UniversitĂ IUAV di Venezia dipartimento di Architettura e Culture del Progetto
Hong Kong
NEW NEW TERRITORIES Caterina Barbon, Tommaso Petrosino, Matteo Vianello
relatore prof. arch. Aldo Aymonino correlatore prof. arch. Marco Ferrari
Hong Kong
New New Territories Progettare un villaggio sull’acqua implica compiere una scelta fondamentale, legata alla natura stessa dell’elemento naturale che lo definisce: pensare a un insediamento galleggiante, una flotta di piccole imbarcazioni o un grande transatlantico che tutto contiene, oppure cercare di esportare le ancestrali certezze della stabilità della terraferma in un contesto che le rinnega continuamente. Se la prima alternativa porta con se il rischio di una deriva, fisica ed ideale, verso l’atomizzazione e l’informale - e dunque verso un sistema fondamentalmente anti-urbano - la seconda evade la fatica di trovare una risposta specifica alla variabile che la caratterizza e che ne rende interessanti le premesse. Se assimiliamo l’acqua ad un territorio sconosciuto - un “Nuovo” Nuovo Territorio, per ricordare lo sviluppo della stessa Hong Kong destinato ad essere colonizzato, la riflessione si sposta su una questione leggermente diversa, anche se parallela a quelle di partenza: come addomesticare un luogo inospitale? Quali fondamenta gettare per la fondazione di un insediamento? Quale sviluppo immaginare? Quale complessità? Parafrasando le parole di J. Conrad: “La conquista della terra, che per lo più significa portarla via a chi ha la pelle di un colore diverso dalla nostra o un naso un po’ più schiacciato, non è una cosa graziosa a guardarla troppo da vicino. Ciò che la redime è soltanto l’idea: un’idea che la giustifichi. Non una finzione sentimentale, ma un’idea - e una fede disinteressata in quest’idea - qualcosa che si possa levare in alto, e inginocchiarcisi davanti, e offrirle sacrifici…”1 Approcciarsi alla progettazione di un insediamento galleggiante porta con sé il sapore di una nuova frontiera, alla cui selvatichezza
il pioniere2 contrappone il proprio ingegno, impegnandosi a trascrivere - ovvero, “scrivere secondo un diverso sistema grafico” - e tradurre dal lat. traducere “trasportare, trasferire” (comp. di trans “oltre” e ducere “portare”) pratiche conosciute in soluzioni nuove, in grado di confrontarsi e interagire con contingenze non ancora familiari. La natura indecisa dell’elemento fondativo dell’intero impianto urbano ricalca i passi di questo immaginario: una diga foranea che protegge la baia, un argine che produce energia, una grande vasca di raccolta di acqua potabile e allo stesso tempo una superficie che offre servizi e luoghi di ritrovo per la vita comunitaria. Al di sopra di questo complesso elemento, il morbido arco del ponte pedonale mantiene un sottile, ma rassicurante legame con la terraferma, stabilendo un dialogo nuovo con il paesaggio circostante e creando inedite relazioni tra l’isola e l’acqua che ne disegna i margini. La città del secolo scorso, in seguito alla crescita della popolazione e allo sviluppo di decisive possibilità tecnologiche, è stata sottoposta a più numerosi cambiamenti, a una velocità superiore e d’intensità maggiore rispetto ai secoli precedenti. Le sollecitazioni principali cui oggi deve resistere sono i cambiamenti climatici e un sempre più massiccio urbanesimo (nel 2050 più del 70% della popolazione mondiale vivrà in città), i quali comportano una pressione sempre maggiore sulle infrastrutture e sul paesaggio. La grande complessità urbana comporta necessariamente una maggiore flessibilità, in modo da permettere che i continui mutamenti dei requisiti spaziali e tecnologici trovino posto all’interno delle strutture esistenti. Costruire sull’acqua un insediamento di fondazione porta in primo piano tematiche dell’abitare presenti in modo decisivo negli attuali scenari urbani (temporaneità, flessibilità, spazio limitato),
lasciando un grado di libertà decisamente maggiore nell’elaborazione di strategie che mirino a darvi una risposta convincente. La gerarchia che ordina gli elementi che compongono il nuovo villaggio è dettata dal pervasivo confronto tra permanenza e temporaneità. La consistenza, anche materiale, delle diverse componenti è, infatti, dettata dal loro “diverso grado di temporaneità”. La diga, con il suo massiccio impianto tecnologico e la sua natura difensiva, e il ponte sovrastante, sono la spina dorsale dell’impianto urbano. Poco flessibili, dai volumi imponenti e fisicamente ancorati al fondale della baia, essi sono destinati a durare più di ogni altro elemento. Ad essi si agganciano i pontili e gli spazi pubblici secondari, costruiti con tecnologie più leggere e maggiormente reversibili, seppur anch’essi vincolati da rigide fondazioni; a questi assi spetta il compito di distribuire capillarmente persone e risorse all’interno dell’organismo urbano e sono strutturati in modo da potersi espandere e ritirare secondo i ritmi di crescita e decrescita della popolazione. Le unità galleggianti delle abitazioni, infatti, sono l’elemento più effimero: la struttura modulare consente una facile riconfigurazione degli spazi, l’assenza di forti vincoli permette lo spostamento dei diversi moduli, la costruzione a secco deriva dalla necessità di smontare e smantellare gli edifici allorché l’insediamento subisca un notevole calo di abitanti, tale da non giustificarne l’estensione e da rendere svantaggiosa la distribuzione di servizi e risorse. All’interno di questo scheletro trovano posto non solo gli alloggi per gli abitanti, ma anche piccoli spazi commerciali, ristoranti e servizi di vario genere, in una commistione funzionale che riprende gli upstairs shops, fenomeno tipico di Tokyo, ma ampiamente rappresentato ad Hong Kong.
In un tessuto così modulare e replicato, il Tempo costituisce l’unico ingrediente in grado di includere nell’immagine complessiva gli effetti di pratiche umane e di una stratificazione spontanea impossibile da progettare a priori e che, tuttavia, costituisce uno dei caratteri primari di un insediamento urbano.
1. J. Conrad, Heart of Darkness, (trad. it. Cuore di tenebra, Giulio Einaudi editore, Torino, 1999, pag. 15) 2. pioniere s.m. [dal fr. pionnier (der. di pion, che il significato e l’etimo dell’it. pedone), nel significato assunto da questa parola nel secolo XIX (“chi comincia a sfruttare territorî vergini”, “chi apre la via al progresso”) 2. chi apre la via agli altri, esplorando regioni sconosciute e insediandosi in esse, in modo da creare nuovi sbocchi all’attività umana; in partic., con riferimento alla storia degli U.S.A., denominazione dei colonizzatori delle regioni interne dell’Ovest. Per estens., chi è il primo fra i primi a lanciarsi in un’iniziativa, a intraprendere un’attività, a diffondere un’idea, aprendo nuove strade, nuove prospettive e possibilità di sviluppo. (La Piccola Treccani. Dizionario Enciclopedico, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1996)
The Unlimited Qualities of Limited Space
“Since Hong Kong people are too adaptive for confined space and used to create flexible solutions, they kept overcoming problems and adjusting solutions in different period of time for tackling difficult circumstances imposed to them, in the meanwhile, we seem to have forgotten the inherent quality of living which we deserve. Local wisdom can be seen from the vibrant streetscape of Hong Kong which find great possibilities from limited space. Sometimes, the interative scenes show certain spacial beauty as same as a poem, which create great imagination with limited words and spatial setting.”1 Ngai Chung Hon, Stratagems of Architecture
“Hong Kong è stata classificata come l’economia di mercato più libera per 18 anni consecutivi ma oltre 100 000 persone vivono in soli 4 metri quadrati. Con così poco spazio, una sedia pieghevole è usata come una scrivania ed un letto è anche un tavolo da pranzo. […] Il numero di persone che risiedono in questione condizioni rappresenta circa poco più dell’1% dell’intera popolazione della metropoli: in questa percentuale è compreso anche la quantità di persone che risiedono nelle così dette “bare” o “gabbie dei polli” poco più grandi di due metri quadrati e mezzo, per la modica cifra di 100/150 dollari al mese di affitto. Se da una lato vi è un densità progettata in maniera scientifica, disegnata da architetti ed ingegneri, intenti a realizzare opere che abbiano appartamenti con impianti funzionanti e tagli minimi, dall’altro, quando i processi informali prendono il sopravvento, i proprietari ristrutturano illegalmente gli appartamenti di dimensioni normali, frazionandoli in piccole stanze ignorando ogni di norma di sicurezza ed igiene. [...] Nello spazio iperdenso, la capacità di adattamento dell’uomo supera di gran lunga l’immaginazione di ogni progettista. La combinazione alta densità e bassi redditi crea inaspettati e stupefacenti paradossi. Non c’è tipologia abitativa o standard
minimo che regga, superata una certa soglia di saturazione, oltre a sacrificare lo spazio vitale si immola anche la dignità di chi è costretto a vivere in condizioni del genere. La densità si presta così ad essere interpretata e declinata, non solo come dato numerico e statistico, quanto come una preziosa occasione per sviluppare nuove esperienze progettuali di diversa forma, incentrate sulla riscrittura di tali pratiche spontanee.”2
“...la casa, spesso smontata e rimontata è qualcosa di più di un elemento mobile. Nel corridoio, come nella casa, non vi è alcun luogo che designi la benchè minima proprietà: nè seggiola, nè letto, nè tavola, a partire da cui il corpo possa costituirsi in soggetto (o padrone) di uno spazio: il centro è rifiutato, bruciante frustrazione per l’uomo occidentale, provvisto ovunque della sua poltrona, del suo letto, proprietario di una costellazione domestica.’’3 Roland Barthes, L’impero dei segni
Premesso le considerazioni sopra citate, il nuovo nuovo territorio dell’acqua consente di amplificare tali tematiche, in quanto il progetto di insediamento umano non terrestre apre uno scenario progettuale tale da enfatizzare necessità funzionali e problemi di densità abitativa. Considerato che ad oggi costruire sull’acqua si divide tra vivere in una barca, o vivere in una casa terrestre traslata sull’acqua, l’obbiettivo della tesi è quello di indagare le possibilità di un vocabolario per architetture flottanti, frutto della contaminazione tra le realtà prettamente acquatiche e quelle strettamente terrestri. Per tali ragioni, la costruzione di uno spazio minimo, un vero e proprio shelter for survival, deve allo stesso tempo considerare la conservazione e
la riscrittura della cultura e delle pratiche di natura spontanea proprie dei suoi abitanti. Un progetto di abitazione, inserito nell’ottica di un insediamento di 10 000 persone, pone prevalentemente l’accento sulle questioni della flessibilità (a tutte le scale), della possibile personalizzazione degli spazi minimi e della disponibilità degli spazi progettati ad accogliere la quotidianità degli abitanti. Nonostante la necessità di progettare un sistema modulare, facilmente costruibile e replicabile, gli spazi che vi si generano all’interno del progetto godono della massima flessibilità, e vengono pensati per essere completati e modificati nel tempo. Il progetto mira inoltre ad assorbire l’atmosfera del contesto e dei propri utenti: i materiali impiegati per la realizzazione delle unità abitative cercano un dialogo sia con la natura del luogo (le superfici traslucide di rivestimento ricordano la foschia tipica del paesaggio della baia di Hong Kong), sia con il vocabolario delle architetture navali (tessuti e cablaggi utilizzati qui come copertura e schermatura solare). In conclusione, la sfida del progetto è quella di lavorare su alcune delle principali tematiche del disegno della città contemporaneo, traslando tali temi sul campo delle architetture galleggianti, proponendosi come possibile scenario di riferimento per lo sviluppo di Hong Kong.
1. A. N. C. Hon, The Unlimited Quality of Limited Space, in “Stratagems in Architecture. Hong Kong in Venice”, (15. Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia, 28.05-27.11 2016) 2. M. Aimini, Metropoli e densità. Possibili habitat ad Hong Kong, 2014 (http://habitatproject.it/portfolio/metropoli-e-densita/) 3. R. Barthes, L’Empire des signes, Paris, Skira, 1970 (trad. it. L’impero dei segni, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2002)
NEW NEW TERRITORIES
THE UNLIMITED QUALITIES OF LIMITED SPACE
01 | 16
Manifesto
10 | 16
Manifesto
02 | 16
Mappa Territoriale
11 | 16
Istruzioni di Montaggio
03 | 16
Fondazione
12 | 16
Esploso Assonometrico
04 | 16
Volo sopra l’East Lamma Channel
13 | 16
Sezione Trasversale
05 | 16
Masterplan
14 | 16
Le Infinite Possibilità del Rettangolo
06 | 16
Elementi
15 | 16
Sezione Trasversale del Pontile
07 | 16
Assonometria Urbana
16 | 16
Dettaglio Tecnologico del Pontile
08 | 16
Pianta e Sezione Urbana
09 | 16
Passeggiata sul Pontile 03
New New Territories Indice
Hong Kong
02 _ Mappa Territoriale
03 _ fondazione
04 _ Volo sopra l’East Lamma Channel
04 _ Volo sopra l’East Lamma Channel
05 _ Masterplan
06 _ Elementi
07 _ Assonometria Urbana
08 _ Sezione Urbana
08 _ Sezione Urbana
09 _ Passeggiata
10 _ Manifesto
11 _ Istruzioni di Montaggio
12 _ Esploso Assonometrico
13 _ Sezione Trasversale
14 _ Le Infinite Possibilità del Rettangolo
15 _Sezione Prospettica
15 _Sezione Prospettica
16 _ Dettaglio Tecnologico del Pontile
0
10
50 cm
--
Lamma Island
00 | 00
01 _ Manifesto
(1) La diga foranea, con il suo massiccio impianto tecnologico e la sua natura difensiva, si attesta ai margini della baia a protezione del retrostante insediamento. (2) Al di sopra di questo complesso elemento, il morbido arco del ponte pedonale mantiene un sottile, ma rassicurante legame con la terraferma, stabilendo un dialogo nuovo con il paesaggio circostante e creando inedite relazioni tra l’isola e l’acqua che ne disegna i margini. (3) A questa spina dorsale si agganciano i pontili e gli spazi pubblici secondari, costruiti con tecnologie più leggere e maggiormente reversibili, seppur anch’essi vincolati da rigide fondazioni. A questi assi spetta il compito di distribuire capillarmente persone e risorse all’interno dell’organismo urbano e sono strutturati in modo da potersi espandere e ritirare secondo i ritmi di crescita e decrescita della popolazione. (4) Le unità abitative galleggianti si attraccano al pontile e sono concepite con un elevato livello di flessibilità.
Grado di permanenza alto : 30-45 anni (1) Sistema di collegamento a terra | Ponte strallato fondato a terra Il ponte strallato ha la funzione di collegamento pedonale tra le due estremità della baia, ricostruendo idealmente un bordo di costa continuo e percorribile. Assicura inoltre l’accesso terrestre al nucleo insediativo, generando una relazione solida con il contesto. I piloni della struttura strallata acquistano inoltre il valore di landmark, visibile a lunga distanza sia dall’interno del villaggio che al di fuori della baia. (3)
Sistema di captazione energetica | Sistema OBREC
Progettato come elemento generatore del sitema insediativo, l’argine viene concepito con riferimento al principio costruttivo delle dighe a parete verticale utilizzate come bocche di porto nei principali scali portuali. Il lato della diga che si affaccia verso l’esterno della baia ospita un sistema di accumulo idrico ed energetico denominato OBREC: tale tecnologia (illustrata nella sezione urbana) utilizza l’infrangimento delle onde contro le pareti della diga per accumulare acqua all’interno di cisterne, e ricavarne elettrictà con il passaggio forzato attraverso una serie di turbine idroelettriche. (4)
Infrastruttura idrica | Sistema di raccolta dell’acqua piovana
I cassoni di cemento armato che compongono la struttura della diga hanno la funzione di cisterne idriche, suddivise secondo diverse funzioni di accumulo: dal primo stoccaggio, al trattamento fino alla conservazione delle acque potabilizzate per il consumo umano. L’acqua proviene da due sistemi di raccolta: la risorsa piovana viene captata dalle coperture delle abitazioni, per poi essere inviata ad un sistema di depurazione centralizzato, che ridistribuisce acqua depurata potabile a tutta la rete. La seconda risorsa idrica, quella marina, viene captata dal sistema OBREC: dopo aver ricavato energia attraverso le turbine, l’acqua impiegata viene stoccata e desalinizzata, per l’utilizzo non potabile, domestico e non. Anche tale flusso viene centralizzato nell’argine e distribuito a tutta la rete.
Grado di permanenza medio : 10-15 anni (2)
Servizi primari a scala urbana | Argine fondato a terra
L’argine ospita sul dorso i servizi pubblici a scala urbana: si tratta di servizi primari, come scuole di grado superiore, centri medici, commerciali, di intrattenimento. La loro composizione si sviluppa lungo un asse centrale, accessibile dal ponte principale di collegamento. Dal livello di quota dell’asse centrale si diramano i moli dell’insediamento. (5)
Servizi primari di vicinato | Nodi di interscambio infrastruttura pedonale fondati a terra
Lungo l’asse dei moli vi sono servizi pubblici primari differenti per scala e funzione da quelli presenti sull’argine. Tali unità, con funzioni pubbliche eterogenee (dal mercato, alla scuola primaria, fino ai centri sportivi) hanno la funzione di disegnare spazi di aggregazione, regolando con il loro posizionamento lungo i pontili, le densità abitative di ogni porzione di insediamento. I servizi si agganciano direttamente alla struttura dei moli urbani, traendo da questi composizione e strategia costruttiva. Tali spazi assolvono inoltre la funzione di snodo infrastrutturale tra le due quote dei moli urbani, costituendo così l’occasione di aggregazioni spontanee in corrispondenza delle funzioni pubbliche. Nel progetto infrastrutturale, da tali nodi partono i collegamenti pedonali traversali tra i moli urbani. (6)
Infrastruttura urbana | Moli urbani fondati a terra
La matrice fondativa dell’insediamento sono i moli urbani, che vanno a comporre l’intera infrastruttura urbana del villaggio. La struttura dei moli si assembla in corrispondenza della rete energetica e idrica, elemento che rimane sempre continuo e indifferenziato per tutta la lunghezza del molo: tutte le componenti modulari variabili di ponte e servizi sono state progettate per agganciarsi ad esso. Gli spazi di percorso pedonale sono stati progettati per offrire funzioni e pratiche eterogenee, oltre al diretto collegamento tra le parti del villaggio. Differenti configurazioni sono assemblabili e possibili grazie alla progettazione modulare di tali moli, che dispongono anche degli attracchi necessari alle residenze galleggianti.
Grado di permanenza basso : 1-5 anni (7)
Tessuto residenziale | Unità abitative galleggianti
Le unità abitative sono concepite anch’esse con una natura modulare, tale da semplificare il montaggio, la flessibilità di utilizzo e la personalizzazione da parte degli utenti. Viene pensata come un telaio abitabile dotato di servizi domestici idrici ed energetici (servizi igienici e di cucina), capace di accogliere sia la funzione abitativa, che piccole attività lavorative/commerciali. All’interno del telaio trova posto una serie di spazi, che dall’esterno coperto (i ballatoi) tende verso uno spazio interno più privato, portando la trama degli spazi pubblici a dimensioni sempre più ridotte, sfumandoil rigido confine tra pubblico e privato.