Stars 'N' Stripes N°10

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IL PE RSONAG GIO

IL PERIODICO ON LINE PER GLI AMANTI DELLA PALLA A SPICCHI D’OLTRE OCEANO

I l l ea d er d e l l o s to rm o d e i N u g g e t s : T h e B i r d ma n

‘FA CE T O F ACE’

L’ u o m o , i l b as k e t e l ’ A m e r i c a In t e r v i s t a a D a n i e l e V e c c h i Daniele Vecchi

Daniele Vecchi

Playground in USA

Playground iin

USA U SA

UN VIAGGIO SUI CAMPI DI STRADA DEGLI STATI UNITI

es Libreria dello Sport

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M ADE IN I TALY

L a T o p T e n d e i g i o c a to r i d e l l a s t a gi o n e 2 0 0 8 / 2 0 0 9

ON TH E ROAD

I l v e r o ‘ me l t i ng p o t ’ de l N or d A m e ri c a : T o ro n t o

Mission Impossible?


Daniele Vecchi

Playground iin

USA U S SA A

UN VIAGGIO SUI CAMPI DI STRADA DEGLI STATI UNITI


Passo davanti aii B Blood, Pa sso d avanti a lood, dal parcheggiato all’angolo dii V Van Buren Street esce d al ffurgone urgone p archeggiato a ll’angolo d an B uren S treet e sce dell’hip-hop volume, d ell’hip-hop a ttutto utto vo lume, sento bassi che mii rrimbombano nel petto, s e n to i b assi c he m imbombano n el p e t to , all b battito del mio cuore. iinsieme nsieme a a t t i to d el m io c uore. Le sentinelle mii g guardano, sfioro con L es entinelle m uardano, iio o llii s fioro c on lla a coda dell’occhio, vedo che mii a analizzano minuziosamente. c oda d ell’occhio, ve do c he m nalizzano m i n u z i o s a m e n te . Sono passato. Cinque, sei, sette, dieci, venti passi oltre, S ono p assato. C inque, s ei, s e t te , d ieci, ve nti p assi o ltre, nessun corpo contundente mii c colpisce alle spalle, nessun caldo n essun c orpo c o n t u n d e n te m olpisce a lle s palle, n essun c aldo sanguinante che mii p pervade nella schiena, nulla. s a n g u i n a n te c he m ervade n ella s chiena, n ulla. La musica hip-hop sii a allontana gradualmente, del L am usica h ip-hop s llontana g radualmente, iill rrumore umore d el pallone palleggiato sull’ asfalto p allone p alleggiato s ull’ a sfalto sii ffa più s ap iù fforte. o r te .

Danielee Vecchi giornalista New occupa Daniel Vecchi è un giornalis Vec ta emiliano “pendolare” “pendolare” a Ne w York, York, si oc cupa di antropologia basket musica, music a, pubbliche relazioni, relazioni, antropol antr opologia urbana e baseball, anche se il bask et e lloo passioni. scrivee per ssvariati sstreetball treetball tr eetball rimangono llee sue vvere eree pas er sioni. Daniele Daniele Vec VVecchi ecchi scriv variati magazines italiani internazionali Superbasket, Bouncee Magazine e Il Vener it aliani e int ernazionali ccome ome American American Superbask et, Bounc VVenerdì enerdì ener dì successo ottenuto ecco arrivare di Repubblica. Repubblica. Dopo il grande grande suc cesso ott enuto ccon on “Heroes”, “Heroes”, ec co arrivar arriv aree ar naturale seguitoo del fortunat New “Playground “Playgr ound in Usa”, natural natur ale seguit ffortunato ortunato “Playground “Playground in Ne w York” York” del 2006. ISBN 978-88-6127-014-5

270145 9 788861 27014 45 >

Euro 11,00


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N ICOLÒ F IUMI

Dal 2006 è stato un de profundis

Vincere compiere l’ultimo passo e lui un titolo stesso, dopo la catastrofica staNBA non sempre equivale a gione 2007/2008 lasciò, assemanna dal cielo per una franstando sul pino il giovane e prochigia, specie nel breve periodo mettente Erik Spoelstra. Dal e a maggior ragione se la frandraft arrivarono il genio e la chigia in questione non è una di sregolatezza di Michael Beasley, quelle abituate all’approdo alle mentre il nuovo obiettivo era Finals come lo possono essere recuperare credibilità e, possiE ora il team della Florida è alle prese per esempio Lakers, Celtics o bilmente vittorie, per non fare anche con la grana di convincere Spurs, giusto per citare le ultiinfuriare ulteriormente Dwyane Dwayne Wade a restare in Florida me grandi squadre che hanno Wade, avvicinandosi insidiosaalzato il Larry O’Brien Trophy. Ne sanno qualcosa i mente la soglia dell’estate 2010. Senza particolari presMiami Heat, con due anni ad altissimi livelli dopo l’arri- sioni da parte del pubblico, che a Miami viene ma vo di Wade seguito dall’approdo di Shaq. Prima l’elimi- soprattutto và, della dirigenza e di buona parte della nazione nelle finali di conference, poi il Titolo, per certi Eastern Conference, che a parte Boston, Cleveland e versi miracoloso visto come si era messa la serie, contro i Orlando, langue ancora a livelli cestistici molto bassi, Dallas Mavericks. Da lì il calo verticale. Il declino fisico arriva una bella stagione. Wade gioca a livelli da fantadi Shaq, l’appagamento di certi giocatori, l’eccessiva soli- scienza, Mario Chalmers gioca nello spot di play senza tudine di Wade causano un’eliminazione a zero al primo sembrare un rookie, il resto della squadra segue il proturno contro i Bulls e cui fa seguito una delle stagioni prio leader così da celare un pò la stagione non esaltante più brutte, se non la più brutta in assoluta, nella storia di B-Easy. Intorno alla trade deadline Shawn Marion della squadra. Ma come? Arriva il titolo e, tempo due saluta la compagnia e va a Toronto per fare posto a anni, la situazione è semi tragica? E’ quello che l’NBA ti Jermaine O’Neal e al suo contratto in scadenza, guarda impone di pagare se vuoi vincere il campionato senza un pò, il prossimo anno. 43 vittorie e serie di playoff conguardare al futuro ma solo all’obiettivo primario. Nella tro gli Hawks persa a gara 7. Un pò di rimpianto, visto Florida del Sud, però, c’è un valore aggiunto che ha un che dopo la prime due partite ad Atlanta si era 1-1, salvo nome e un cognome: Pat Riley. Fu lui a prendersi la squadra ben avviata da Stan Van Gundy per fargli


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perdere subito gara 3 tra le mura amiche. Nessun dramma, comunque, e occhi e menti pronte per l’anno prossimo venturo, ma non solo. L’idea dello staff dirigenziale, infatti, è quello che di cominciare a costruire una squadra con potenziale immediato, ma anche un futuro importante davanti a sè. E, come ormai è noto, per farlo è necessario arrivare “scarichi” alla prossima free agency. Scarichi in senso salariale, ovvio. E, appunto, guardando il monte stipendi degli Heat ci si accorge come in pratica l’unico giocatore con un contratto che non scada nella prossima estate sia James Jones, legato al club ancora per 4 stagioni. A lui si aggiunge Joel Anthony che ha da poco rinnovato. Per il resto sono tutti in scadenza i giocatori che quest’anno vestiranno la maglia rossonera. Certo qualcuno ha opzioni a proprio favore o a favore della società (i rookies per esempio), ma per il resto i contratti garantiti non vanno oltre i 12 mesi. Come abbiamo già detto, la priorità principale è non farsi sfuggire Dwyane Wade e questo può portare a una serie di conseguenze. Il primo pensiero è che per far contento l’ex Marquette sarebbe il caso di portare da subito a casa un free agent di peso che dia una mano importante alla squadra e convinca il numero 3 a rifirmare senza indugi. L’identikit porta a Carlos Boozer a

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Il ‘noviziato’ è finito, ora Rick Spoelstra deve essere il faro in panca dei suoi Miami Heat Infine, anche Erik Spoelstra avrà un anno di esperienza in più, dopo la più che positiva stagione d’esordio. Ha già dato l’idea di avere ben chiare la proprie priorità e i propri concetti base sulla squadra, riconoscendo la leadership di Dwyane Wade a cui si è messo nelle mani e usando il pugno duro con Beasley. Riley si fida di lui e e continuerà a farlo, anche perchè lo ritiene una propria creatura, dunque lo stesso Spoelstra sà di potersi muovere con una certa tranquillità. Dettaglio non da poco, specie per la percezione che i giocatori hanno dell’uomo che li guida dalla panchina. Comunque, fino a quando non si saprà quali saranno i movimenti della squadra sul mercato è difficile fare una previsione su quella che potrà essere la prossima stagione. Di certo si cercherà di non fare peggio di quest’anno per mantenere Wade ben saldo sul suo trono all’American Airlines Arena e da lì ripartire con almeno uno e se non due nuovi e fortissimi compagni di avventura. Per arrivare di nuovo al titolo e magari entrare nell’elite della Lega, non dovendo più ricominciare tutto da capo nel giro di due anni.


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cui gli Utah Jazz hanno dato il benservito comunicandogli che non rientra nei piani futuri della società. Ovviamente dietro al giocatore ci sono anche altre squadre, ma lo stesso atleta ha rilasciato dichiarazioni di apprezzamento che lo spingerebbero verso il sole di South Beach. A questo punto però andrebbe valutato il contrattone che l’ex Cavaliers pretenderebbe e che, chiaramente, andrebbe a pesare sull’estate prossima ventura. Certo, considerando che Jermaine O’Neal nello stesso momento sarà

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libero a alleggerirà le casse di 23 milioni di presidenti spirati, la firma di Booz creerebbe meno problemi del previsto (ovviamente problemi a livello di contratto, perchè sul campo di gioco si avrebbero solo benefici). Con Boozer in squadra gli Heat si presenterebbero ai nastri di partenza con il seguente quintetto: Chalmers, Wade, Beasley, Boozer, O’Neal. Non un brutto andare.


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Baby Beasley?

La seconda scelta assoluta allo scorso Draft, deve ancora dimostrare di valere un posto da titolare e la fiducia incondizionata del suo capitano

Altro punto su cui porre attenzioni: Michael Beasley. Pat Riley e Erik Spoelstra, come è normale che sia, pongono grandi speranze in lui. E’ stata spesa una seconda scelta

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assoluta d’altronde. Nella sua prima tornata tra i Pro ha mostrato quello che in linea di massima già si sapeva. Talento pressochè infinito. Capacità di segnare in mille modi diversi, buona, quando non ottima, propensione al rimbalzo. A cui si contrappongono: un’attegiamento talvolta svogliato, scelta offensive rivedibili, difesa molto più che rivedibile, scarsa costanza di rendimento. Ora, se la costanza di rendimento, le scelte offensive e la difesa si possono migliorare col lavoro, l’attitudine al gioco è un qualcosa di innato. Gli istinti per la pallacanestro non si discutono, ma quello che sembra mancare al

momento è quel fuoco sacro che anima, tanto per non spostarsi da Miami, lo stesso Dwyane Wade e che e il componente primario del successo inaspettato che ha avuto da quando è nella Lega. Se lo stesso fuoco sacro riuscisse ad accendere l’ex alunno di Kansas State, ecco allora che per gli Heat si aprirebbero scenari impensabili. In caso contrario, rimarrebbe comunque un ottima pedina di scambio, per fare arrivare magari un giocatore con meno futuro, ma più concreto e che possa aiutare maggiormente la squadra.

CAREER AND SEASON HIGHS


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LE STATISTICHE DI MICHAEL BEASLEY


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E’ Boozer l’incentivo per D-Wade

Abbiamo detto che con l’arrivo, dove Quinn da solo non può certo non sicuro comunque, di Carlos bastare. A questo sono da aggiunBoozer, il quintetto sarebbe al gere i punti di domanda su Dorell completo. A quel punto bisogneWright, di ritorno dopo un inforrebbe andare a puntellare la pantunio che gli ha fatto perdere tutta china che appare un pò scarsa al la stagione. Blount e Anthony momento. L’ottimo Jamario Moon andrebbero a completare la rotadovrebbe partire per andare a fare zione dei lunghi. Sempre tornancompagnia a Shaq e Anthony do al discorso salariale che si faceParker a Cleveland. I Cavs, infatti, va prima si potrebbe anche decigli hanno fatto un offerta che gli dere di andare avanti così, firmanL’arrivo dell’ex Blue Devil di Duke Heat, pur essendo Moon restricted do il lungo di peso di cui sopra, e potrebbe cambiare lo scenario.... free agent, hanno deciso di non ottenendo il possibile da cio che pareggiare. Cook e James Jones già si ha in casa. Ma un play che sono buoni specialisti, Haslem, dovesse arrivare un 4 di possa sopperire le mancanze che fisiologicamente Mario peso, sarebbe un buona aggiunta per la second unit, ma Chalmers, pur sempre al secondo anno, può ancora mostrare rimarrebbe comunque un buco nello spot di play di riserva, sarebbe meglio metterselo in casa.


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D OMENICO P EZZELLA

Focus sul personaggio rivelazione dell’ultima stagione dei Denver Nuggets che grazie anche al suo aiuto sono arrivati ad un passo dalle Finals Nba. E’ l’idolo della folla, perdon, del ‘Flock’

Chris ‘Birdman’ Andersen

Chauncey Billups? No way. Carmelo Anthony? Assolutamente no. Chris Andersen. Ecco il nome che scalda I cuori dei tifosi, ecco il nome che a Denver tutti adorano, ecco il nome di colui che nel giro di un anno è divenuto un qualcosa che è molto simile ad un capo tribù. Settantuno partite in stagione regolare una decina in più contando i playoff e difficilmente ci si poteva guardare intorno all’interno e prima al di fuori della Pepsi Arena e non trovare appartenenti a quello che ormai tutti in Colorado definiscono come The Flock, lo stormo. Quale stormo? Beh ovviamente quello di The Birdman. Difficile cercare di girarsi intorno all’interno delle mura che ospita le gare casalinghe dei Denever Nuggets (e di rado anche in qualche altro palazzetto dove di gente pazza per

Birdman la si trova sempre ndr) e non accorgersi o non scorgere canotte a sfondo bianco o sfondo celeste con numero 11 stampato sul fronte ed il nome consequenziale sul retro, manicotti con finiti tatuaggi sulle braccia, ma soprattutto cresta gelatina sulla testa e fascetta, che restano il marchio di fabbrica dell’ultima versione di Andersen o se vogliamo del nuovo Andersen. Altrettanto difficile non riuscire a non accorgersi, nonostante l’impossibilità effettiva di sentire il rumore dello sbattere delle ali che generalmente un volatile produce, dei tanti (uomo, donna, bambino ed anche qualcuno in età avanzata) pronti a scattare in piedi dal sediolino su cui erano beatamente seduti in precedenza ed agitare le mani a seguito di una giocata degna di nota da parte del capostipite di cui sopra.


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Non importa che sia una schiacciata, una stoppata, una mancata stoppata, una deviazione o un semplice recupero di un pallone vagante, l’importante è che sul terreno di gioco a farla sia lui, il nuovo idolo di casa, il nuovo idolo della folla del Colorado. Eppure forse in pochi se lo ricorderanno nella stessa maniera sia nel momento in cui gli stessi Denver Nuggets lo scelsero nel 2001 quando si videro recapitare nel tempio delle ‘pepite’ uno spilungone con una chioma fluente che l’unica cosa che non aveva mai disdegnato di dimostrare era il suo atletismo volando al di sopra del ferro, cosa che gli valse anche una convocazione ad un All star Game o meglio nello Slam Dunk. Non tutti la pensavano cosi quando la dirigenza di Denver decise di non trattenerlo e lui finì a vestire la maglia degli Hornets. Non tutti la pensavano cosi dopo che lo stesso Andersen aveva messo piede in campo per sole 5 volte nella stagione scorsa quando scalpitava per essere al fianco di Chris Paul o aizzare la folla del New Orleans, è tornato alla ‘base’ è tornato all’ovile, per l’ennesimo tentativo, per una seconda possibilità se cosi la vogliamo chiamare. L’America lo si sa è la patria delle seconde opportunità, è la patria dei riscatti, è la patria delle occasioni come quella che la Dea Bendata ha voluto servire su di un piatto d’argento allo ‘spilungone’ di Long Beach California.

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Questa volta altro che capellone e bianco da considerare buono più per l’Europa o per qualche altra sfigata compagine della Nba, al ritorno a casa i tifosi dei Nuggets si ritrovano la sagoma di un sempre più pluritatuato con una cresta che allunga il conto dei suoi centimetri, pizzetto stile mosca sotto al labbro inferiore e una grinta che davvero in pochi si aspettavano, ma che tutti prima o poi avrebbero avuto modo di vedere all’opera. E’ iniziato tutto quasi come un gioco, tutto quasi come una sorta di scherzo del destino. Le sue doti di saltatore e di stoppatore ad altezze praticamente proibitive avevano dato il la ai primi commenti di un giocatore capace di volare, ma siccome ‘he can fly’ è una dicitura che negli States è sinonimo di Michael Jordan (e nessuno voleva certo ‘offendere’ sua maestà MJ), ecco arrivare i primi timidi accenni di uomo uccello, di ‘Birdman’ (anche se a dire il vero il nome gli era stato già affibbiato da un compagno di squadra, Junior Harrington, che però non aveva avuto tanto clamore. Il motivo resta sempre lo stesso i grandi salti che il biondi californiano metteva in mostra ed i tatuaggi, non tanti come ora, a mo di penne ndr). La voce dunque gira, corre e giunge all’orecchio dello stesso giocatore che decide di trasformare un semplice nickname in un qualcosa di mastodontico aggiungendo al tutto quel tocco scenico e quel tocco gestuale che poi ha reso tutto più eccezionale. Quello che è il suo gesto solito nell’aizzare la folla al tifo, infatti, diventa un qualcosa di

diverso ed unico. Invertito il senso del movimento delle braccia, non più dal basso verso l’alto, ma dall’alto verso il basso ed il tutto trasformato nel classico gesto dello battito di ali di un uccello. Andersen diventa ‘The Birdman’ ed i tifosi in visibilio diventano ‘The Flock’. Un legame unico, un legame a dir poco indissolubile che ha portato il bianco, per modo di dire, giocatore della California nell’idolo del Colorado che ora è. Ma se questo è potuto avvenire, il merito non è certo solo ed esclusivamente della goliardia e della genialità della mente del giocatore, ma anche perché quella che si è conclusa con l’eliminazione alla Finale di Conference, la prima di sempre per la franchigia del Colorado, è stata una stagione che lo ho consacrato al mondo del basket Nba come un pezzo pregiato di questo sport. Un pezzo pregiato da inserire al fianco delle stelle, la fianco di coloro che poi nel momento del bisogno ti decidono le partite e che ti portano fino in Finale di Conference contro i poi Campioni Nba, ma con gli stessi che al momento opportuno hanno avuto a loro volta bisogno di Chris Andersen. Una stagione fortemente voluta da Andersen pronto e deciso a dimostrare alla Nba intera di essere maturato come persona e come giocatore. Oddio uno che si presenta con tatuaggi accesi dal punto di vista dei colori praticamente ovunque, con una cresta alta almeno 15/20 centimetri sulla testa e che gira per il campo ‘svolazzando’ dopo una qualsiasi giocata al di sopra delle righe mandan-

LE STATISTICHE DI THE BIRDMAN


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do in visibilio le migliaia di tifosi accorsi al Pepsi Center, si fatica a considerarlo come maturato dal punto di vista della persona. Ma a volte ci sono tante sfaccettature di una frase, tanti significati anche nascosti di una stessa affermazione, tanti lati che vanno considerati e collocati all’interno del discorso, ma soprattutto in relazione al soggetto in questione. Ed è per questo che se scavato a fondo la maturazione di Andersen come uomo è facilmente ritrovabile e cioè nell’essere free agent. Essere nella condizione di chi in questa Lega ed in questo sport, specie se trentenni e dopo una stagione come la sua, sono pronti ad incarnarsi a pieno titolo in quello che è il classico detto latino ‘carpe diem’. Cogliere l’attimo che con ogni probabilità non ti si ripresenterà più per mettere la mano in tasca, prendere il cellulare digitare il numero del tuo agenti finanziario o del tuo agente di banca e comunicargli che da quel momento in poi il tuo conto personale avrebbe avuto qualche piccola modifica e consistente in uno zero in più o nella cifra davanti agli stessi zeri. Insomma cedere alle tentazioni del ‘Dio denaro’ sfruttando quella piccolissima spinta che gli ‘Dei del Basket’ ti hanno dato insieme alle tue doti per poterti permettere di spiccare il volo letteralmente ed in tutti i sensi. Ecco prendete tutto questo, scavate a fondo e troverete la maturità di un uomo che in quanto a ‘carpe diem’ ha sicuramente sfruttato la situazione, mettendosi nella scia del vento e del soffio del dio Eolo ovvero quello che ti permette di allargare le ali e planare fino alla destinazione finale. Destinazione che non poteva essere quella del nido originale, quello costruito otto anni fa alla prima volta che Andersen ha messo piede nella Nba, quello costruito a più di mille metri di altezza sulle

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montagne rocciose del Colorado e della città di Denver e dal quale poi è nato lo stormo che durante il periodo delle trattative ha urlato a gran voce il suo nome cosi come dei cuccioli di uccelli invocano la mamma per il cibo, fino a che dall’otto luglio scorso tutti sono stati accontentati. Ecco la maturità di cui si parlava in precedenza, ecco la maturità di chi ha fatto tesoro di ogni singola vicissitudine che gli è capitata durante il suo percorso e cammino in questo Lega, ecco la maturità di chi ha capito di aver trovato una casa vera e propria, ma soprattutto ecco la maturità di chi ha capito che essere free agent non vuol dire sempre scappare altrove o cercare qualcuno che riempia il tuo conto in banca più di quanto magari possa fare la squadra del tuo cuore che in più ci mette lo spettacolo ed il calore dei tifosi che ormai ti vedono come un idolo. Ecco la maturità di chi ha deciso tutto di un colpo di eliminare il proprio nome dai rumors e di cancellarlo definitivamente dalle frequenze di radiomercato accettando l’offerta di Denver e sbaragliando la concorrenza di Dallas, Houston, Portland e Memphis (!). «Look at me now! Championship bound! Thanks for all your Bird support. Love this town. Givin' ya all I got! Chris Andersen. P.S. “Block and Roll!». ‘Amo questa città’ lo slogan che più chiaro ed inequivocabile che ci potesse essere e quindi lo stormo avrà ancora una volta il suo capostipite a guidarlo nella prossima stagione e presumibilmente nei prossimi playoff. Non tutto è stato facile però, visto che lo steso Direttore delle operazioni di Mercato della franchigia del Colorado è dovuto correre immediatamente in California dall’apertura della free agency e per sette gironi di fila ha dovuto fronteggiare le tentazioni proposte a ‘The Birdman’


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e provenienti esplicitamente dalle squadre sopra indicate, ma in maniera tacita anche da mezza Nba. «Credo che la rifirma sia possibile – esordì Mike Warkentien prima di partire per Long Beach -. Riportare a Denver Chris credo che sia la strada giusta per ripetere un’annata come quella che si è appena conclusa e noi non vogliamo certo prendere la strada sbagliata». Dichiarazione che di sicuro avrà fatto piacere a Chris Andersen che ci ha impiegato un po’ per dare la risposta finale, ma alla fine ha deciso per il ritorno al fianco di Chauncey, Melo e del Flock della Pepsi Arena. Una decisione che lo ha reso visibilmente felice, cosi come felice lo avranno reso le dichiarazioni dello stesso Mike Warkentien dopo la firma: «Siamo eccitati dall’idea di riavere con noi Chris. Lo scoro anno lui è stato una grande parte del nostro successo generale, e credo che lo sarà anche per la prossima stagione e per il futuro immediatamente dopo. Abbiamo bisogno della sua energia, della sua versatilità e tutto quello che ci ha dato durante questo anno appena concluso e poi sappiamo il piacere che i tifosi proveranno nel

La squalifica ed il licenziamento per la violazione delle leggi anti droga e la riammissione nel marzo del 2008 Come ogni duro e come ogni icona che si rispetti, un momento decisivo, un momento fondamentale nella propria vita dal quale partire per cercare di creare un’immagine diversa e definitiva di se, anche per il lungo californiano, la rinascita per la persona che è ha una data ed un momento ben preciso: 25 gennaio del 2006. Data nella quale Andersen fu squalificato dalla Lega per aver violato le leggi e le norme di una politica intransigente nella Nba: quella sulla droga. Risultato positivo alle analisi, il verdetto per il biondo di Long Beach fu tremendo e pesantissimo: «Drugs of abuse». Abuso di droghe letteralmente tradotto e verdetto per il quale la pena prevista è addirittura l’espulsione dalla Nba, quella che tra l’altra fu chiesta per l’allora giocatore dei New Orleans Hornets in virtù anche con gli articoli della contrattazione collettiva tra giocatori e Lega. Andersen provò anche la strada del ricorso mediante aribitrato, ma non ci fu niente da fare: la Nba aveva perso un personaggio non ancora di spicco, ma che pian piano avrebbe potutto diventarlo e non anche nel senso di stella assoluta. «A nome della squadra, gli allenatori e l'intera organizzazione, gli auguriamo e ci auguriamo che impara da questa esperienza» le dichiarazioni del proprietario degli Hornets George Shinn. Due anni. Questo il tempo necessario ad Andersen per richiedere la riammissione ad essere un giocatore Nba, richiesta che gli viene concessa ufficialmente il 4 marzo del 2008 con diritti di nuovo appartenenti alla squadra che in precedenza gli aveva fatto firmare un contratto da 14 milioni di dollari e che nel 2008 stesso avrebbe dovuto pagargliene 3,5, i New Orleans Hornets. Le parole di George Shinn però servirono, soprattutto allo stesso Andersen. New Orleans lo tagliò immediatamente nella stagione 2007/2008, quella nella quale trovò l’amore ed il calore dei Denver Nuggets e delle sue pepite. In Colorado Andersen ha trovato il suo equilibrio, la sua redenzione, cosi come aveva promesso alla mamma, ed anche quella cornice che gli desse finalmente il risalto sperato dal punto di vista dell’immagine. Certo a New Orleans il nome The Birdman era spesso nominato, cosi come in giro per la Nba, ma mai con quella costanza che poi rende il tutto immortale. Ed allora c’hanno pensato i tifosi di Denver a compiere l’ultimo miracolo ed apiccicare per sempre, senza bisogno di una pistola con aghi, le ali che renderanno epr sempre Chris Anderse The Birdman, ma anche The King of the Flock. momento in cui apprenderanno questa notizia visto il legame che c’è con il giocatore». Ed allora tutti saranno pronti con cartelloni ed ali finte, perché a partire dal prossimo ottobre lo stormo si accinge a mettersi in volo con The Birdman a fare da guida.

Il tentativo di Andersen di diffondere il suo essere ‘The Birdman’ durante lo Slam Dunk Contesta all’All Star Game del 2006 Come accennato che lo stesso Andersen fosse consapevole del fatto di essere The Birdman, non era in discussione. Quello che di nuovo ha fatto da quando Junior Harrington gli ha affibbiato questo soprannome è trasformarlo in marchio di fabbrica. In una etichetta da attaccarsi addosso e non togliersi più, quel stile di etichetta che ti resterà legata al nome cosi come per esempio è successo a tanti altri grandi del passato: The Worm per Denis Rodman, The Mail Man per Karl Malone, Magi per Er vin Johnson, insomma quel tipo di marchio che ti rende ‘diverso’ e inconfutabile con nessun

altra persona. Eppure lui ci aveva provato a metterlo in piazza nel 2006 quando durante la gara delle schiacciate dell’All Star Game in una mini intervista di rito e di routine, si sentì affermare: «It's time for the Birdman to fly». Una dichiarazione che non ebbe certo l’effetto sperato, visto che se ne parlò il giusto ed il tutto restò come una sorta di notizia di secondo piano. Tutto risolto nella stagione appena conclusa dove Andersen ha raggiunto tutti i suoi obiettivi: esplodere a livello di giocatore, buttarsi alle spalle il passato e crearsi l’icona indelebile come i tatuaggi sulle braccia.


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Tu t t i l o c e r c a n o , ma nessuno lo vuole...


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D OMENICO P EZZELLA lo vuole. Potrebbe essere racchiusa in messo di continuare ad usufruire al momento di prelevarlo dai Tutti lo cercano, ma alla fine nessuno contratto pluriennale e suntuoso che Isiah Thomas gli ha per-

questo modo la carriera e le ultime esperienza di Zach Randolph alla sua terza squadra in carriera. Niente di strano a cambiare maglia o passare da una squadra all’altra, sia chiaro, ma la sensazione è che i vari passaggi siano più figli di un’insofferenza di un peso sulle spalle che per reali ragioni tecnico tattiche. A questo punto è chiaro che quello che realmente interessa a chi lo cerca è il contratto poi da girare verso altre direzioni e che prima o poi dovrà pure scadere liberando un bel po’ di ‘verdoni’ nel salary cap. Attualmente sono 16 i milioni di dollari che il natio di Marion Indiana, intasca per il

Portland Trailblazers. Un stipendio che a conti fatti non sarebbe nemmeno speso male in termini di rendimento o di quello che si vede in campo in termini di numeri e di produttività del lungo con il numero 50: 20,5 punti e 12,5 rimbalzi nelle 11 partite giocate con la maglia dei Knicks con al quale ha iniziata la stagione che è terminata poi con il successo di Bryant e dei Lakers nello scorso giugno. Vittoria che di sicuro avrà vissuto da vicino, dal momento che nel corso della stagione stessa il suo domicilio è stato trasferito dalla Grande Mela alla città degli angeli dove è entrato a far parte della bella, ma perdente parte di Los Angeles,


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quella dei Clippers. Anche qui i ‘verdoni’ di cui sopra non sono poi andati sprecati visto che il rendimento di ‘Z’ è stato praticamente lo stesso di quello degli ultimi tempi ovvero di una doppiadoppia costante sul parquet anche se poi a livello di medie i rimbalzi sono andati al di sotto della doppia cifra con 9,4 con 20,9 di realizzazione (di sicuro il gioco lento e soporifero di coach Dunleavy non aiutava a sprizzare energia per andare a lottare sotto i cristalli ne da parte di Randolph ne da parte di altri). Ed allora qual è il problema? Beh di sicuro il modo di stare in campo, il modo di approcciare tutto quello che gli sta intorno, il modo di immettersi all’interno di un nuovo sistema. Insomma, cambiare quella che è la sua mentalità (volendo escludere dal discorso tutto quello che concerne il basket giocato in difesa dove davvero sono moltoi più i difetti che i pregi che riempiono la scheda scouting dell’ex Michigan State con tante voci e tante situazioni, come per esempio lentezza aumentata negli anni nel

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recuperare sul tiratore dopo essersi attardato, come per esempio lentezza nel seguire il proprio uomo e nel marcarlo specialmente quando questo gli gioca in post basso, e che possono essere ricondotte ad una sola parola: pigrizia). Una mentalità che negli ultimi tempi lo porta ad accontentarsi di quello che ‘purtroppo’ il suo talento non gli impedisce di fare su di un campo da basket: giocare bene pur non impegnandosi. Questo è quello che ancora lo separa dall’essere una super star a tutti gli effetti, dall’essere una pedina fondamentale per una squadra che punta alla vittoria, dall’essere considerato ed inserito definitivamente, e non solo perché chiude quasi ogni stagione con almeno 20 punti di media, nel rango di giocatori di spessore e di valore dell’intera Lega. Un peso che con ogni probabilità si è caricato sulle spalle in quel di New York e nel periodo di regno Thomas nella Grande Mela. Un arrivo che doveva essere devastante e supportato daun contratto a di poco faraonico quello che per intenderci ti consacrano come


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una Super Star, e da alcuni considerato sopravvalutato ed esagerato, che lo ha cosparso di ‘bigliettoni’ ai quali non è mai giunto quel tipo di apporto che tutti si aspettavano. D’altronde la sua ultima stagione a Portland, quella dell’esplosione (23,6 punti e 10,1 rimbalzi) lasciava presagire un futuro da All Star che lo stesso ‘Bad Boys’ da giocatore non si voleva certo far scappare. Ecco poi da li a dire che quello ammirato in campo al Madison Square Garden (tranne qualche piccola eccezione) fosse un vero All Star ce ne passa e come. Anche perché con il senno di poi la domanda sorge spontanea: per qualche motivo allora i Blazers avrebbero dovuto liberarsene senza nessun motivo? Dopo tutto quello che di buono aveva fatto vedere durante i suoi anni in Oregon con cifre sempre in aumento ed anche un trofeo nella stagione 2003/2004 di giocatore più migliorato? La risposta è arrivata altrettanto spontanea e direttamente da quelli che sono stati gli ultimi cambi di direzione, gli ultimi cambi di domicilio dello stesso giocatore che è stato sballotto lato da Est ad Ovest come un pacco postale da consegnare a chi magari era ancora ignaro del tutto. Un viaggiare che fino a questo momento ha solo visto squadre mediocri o quanto meno di bassa fascia. Mai una reale possibilità di lottare per un qualcosa di importante, mai la possibilità di lottare anche per una singola gara di playoff, figurarsi per qualcosa in più. Non è successo a New York, dove francamente ha passato più tempo a litigare anche con lo stesso Thomas che lo ha voluto in maglia blu arancio, che a giocare realmente il basket che il talento gli regala, assolutamente non è successo a Los Angeles con i Clippers dove la parola vincere ed alto livello di prestazioni è un qualcosa che hanno assaggiato di rado e per pochissimo tempo, e sicuramente non accadrà nella prossima stagione, dal momento che i Memphis Grizzlies («Zach è eccitato dell’arrivo e dell’approdo a Memphis, lui vuole vincere e vuole aoiuitare Memphis a vincere, insomma è una grande opportunità ed occasione per Memphis ma anche per Zach». Questo il messaggio ‘promozionale’ dell’agente di Randolph, Brothers al momento della conferma della trattativa) non sono certo la squadra di punta della prossima stagione Nba. Una destinazione, quella del Tennessee che rappresenta solo un’altra tappa di passaggio nel suo stipendio e nel suo enorme contratto, quello che scadrà nel 2010-2011 dopo aver percepito gli ultimi 17 milioni e spiccioli di dollari che gli spettano. Da quel momento in poi con 29 anni sulle spalle sulla strada di ‘Z’ si aprirà

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un bel bivio, una bella decisione da prendere: continuare ad essere quello che è adesso ovvero un dei tanti talenti sprecati del basket, o cambiare per un attimo assetto mentale, cambiare per un attimo quel ‘mode’ che lo può portare a passare da sopravvalutato a star dimostrando di meritare almeno una parte dei soldi che nel frattempo ha intascato in questi quattro anni. Una scadenza alla quale tanti gli sbatteranno sotto il muso il fatto di essere sostanzialmente un giocatore con grandi qualità, ma non un vincente, ma non un uomo squadra, ma non una pedina capace di far fare al gruppo quel passo in più per andare a conquistare qualcosa di importante e giocare quasi per inerzia, quasi per il

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fatto che una volta indossati canotta, pantaloncini ed allacciate le scarpe tutto quello che la divina provvidenza gli ha regalato gli impedisse di fare altro. Ma poi a quello che ti viene dato e che emerge anche per inerzia, bisogna anche dare una piccola spinta, quel piccolo aiuto che ti porta alle luci della ribalta, ti porta a candidarti come attore protagonista o anche come attore non protagonista, ma assolutamente non come semplice comparsa o come un nome da ricordare al quale poi accostare ed avvicinare la più classiche delle frasi che si dicono in questo caso: «Peccato, poteva essere una vera star».


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Tutti gli spostamenti di ‘Z’ PORTLAND: Se fosse toccato a Renato Zero racchiudere con una frase o con una dedica le stagioni di Randolph in Oregon, il re dei ‘sorcini’ di sicuro avrebbe scelto ‘ I migliori anni della nostra vita’. In questo caso della sua vita, sua di ‘Z’. E decisamente l’esperienza ai Blazers è quella che l’ha messa in evidenza maggiormente prima della metamorfosi, prima dell’involuzione da farfalla a larva. Scelto nel 2001 con il numero 19 Randolph impiega due anni prima di brillare completa mentente. Il 2003/2004 è la stagione più brillante in assoluto e culminata oltre con un’estensione contrattuale anche con il trofeo di Mot Improved Player passando dagli 8 punti della stagione precedente ai 18 di quella appena menzionata. Di li in poi una sorta di crescendo fino ad arrivare ai 23,6 e 10,1 rimbalzi del 2006/2007. Il marzo 2007, però, è l’inizio della fine. Prima l’infortunio, poi un leggero calando prima dell’exploit del massimo in carriera con 43 punti e 17 rimbalzi e poi la molla che ha scatenato il tutto. UN giocatore irriconoscibile e di conseguenza messo sul mercato. NEW YORK KNICKS. La notizia ci mette davvero poco a fare il giro degli ambiente e dei corridoi Nba fino ad arrivare a quello del front office dei New York Knicks presieduto e diretto dal re incontrastato Isiah Thomas . Il 28 giugno arriva la trade con Dan Dickau, Fred Jones e Demetris Nichols, e con Francis e Channing Frye, verso l’Oregon ed il nuovo Big Man del Madison a fare la conoscenza della piazza più calda e spietata della Lega. UN anno e mezzo di amore-odio sia con il pubblico, sia con i compagni di squadra, ma soprattutto con chi lo aveva voluto fortemente nella sua scacchiera per rilanciare le sorti dei Knicks. Un anno e mezzo che sono culminati con l’esonero, anzi l’eliminazione totale di tutto quello che aveva creato Thomas, da parte del nuovo duo Walsh-D’Antoni e Zach Randolph che nella stagione seguente, dopo 11 partite, è stato spedito in Claifornia, precisamente LA, ma sponda Clippers, per Cuttino Mobley e Tim Thomas. LOS A NG ELES C L IPP ERS. «Il nostro intento era quello di inserire nel roster un altro pezzo pregiato, ma soprattutto un altro ‘competiror’ un altro giocatore competitivo. Ed è per questo che sono eccitato dall’idea di aggiungere in squadra un realizzatore ed un rimbalzista del valore di Zach Randolph». No questa volta a parlare non era l’agente del giocatore come nel caso del passaggio a Mempshis, ma lo stesso coach dei Clippers che deve, però, aver cambiato idea nel corso di questa stagione se dopo i 20 punti ed i 9,4 rimbalzi di media lo ha spedito senza troppi fronzoli in Tennessee preferendo affidarsi ad un rookie, il promettente e di valore Blake Griffin da tutti considerato il nuovo Antonio McDyess, ma pur sempre un rookie. Molto probabile che a far maturare la situazione ci sia stato anche il caratterino niente male dello stesso ‘Z’ che in una partita della scorsa regular season contro i Phoenix Suns è stato espulso per aver colpito al volto con un destro degno del miglior Mike Tyson Louis Amundson («E’ stato un episodio, non penso che Zach sia un cattivo ragazzo o un violento, chiunque conosca Zach sa che non è un ragazzo violento» la risposta di coach Gentry nella conferenza stampa di quella partita), aggiungendo alla lunga lista di difetti anche quello di essere un ‘Bad Boys’ un cattivo elemento e forse facendo un passo indietro sarà per questo motivo che Isiah Thomas lo ha voluto con se ai Knicks. MEMPHIS GRIZZLIES. Diciassette di luglio la data del nuovo capitolo della sua personale storia con destinazione Memphis, in cambio di Quentin Richardson in un giro che hanno coinvolto anche altre squadre.


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L’uomo, il basket, l’America e i playground: Daniele Vecchi DI

D OMENICO P EZZELLA

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Perché hai scelto di seguire il bask et? «Perchè ho visto Julius "Doctor J" Erving da bambino e non l'ho più dimenticato...» Un aggettivo per d escriverti? «Uno sarebbe ovviamente riduttivo, se devo proprio sceglierne uno in negativo è "polemico", in positivo boh... potrei eufemisticamente essere definito "simpatico"...» U n l i b r o d a c o n s i g l i a re ? «Nell'ambito cestistico assolutamente "Heaven is a Playground" di Rick Telander, a più ampio respiro sicuramente "Ti Prendo e Ti Porto Via" di Niccolò Ammaniti». L ’ e v e n t o s t o r i c o p i ù i mp o rt a n t e d a l t u o p u n t o d i v i s t a . . . «Avere assistito alla ultima partita allo storico Spectrum di Philadelphia lo scorso marzo». U n fi l m c h e h a s e g n a to l a t u a v i ta ? «Animal House». L a c o l o n n a s o n o r a d e l l a tu a v it a ? «Metallica, Bad Religion, Impact, Dead Kennedys, Gorilla Biscuits, Negazione, Agnostic Front, Mano Negra». Q u a n te l i n g u e p a r l i? «Bene nessuna, forse il ferrarese, me la cavo in italiano, inglese e spagnolo....». I o s o n o c a se r t a n o , d i mm i l a p r i ma p a r o l a c h e t i v i e n e i n m e n t e … «Vincenzooooooooooooooo». C o m e t e l a c a v i c o n il c a s e r t a n o ? «Zero assoluto, so qualcosa di napoletano, ma non mi permetterei mai di paragonare le due cose, so che sono assolutamente distinte

e non comparabili...» Ti piace il bask et del 2009? «Il basket NBA mi piace moltissimo, quello FIBA molto meno, vado in controtendenza.... anche perchè trovo che i giocatori FIBA di rilievo riescano ad esprimersi meglio e al massimo del loro potenziale solo nella NBA». L a s q u a d r a d e i s o g n i? «Chicago Bulls 96, il primo anno del ritorno di Jordan, con Scottie Pippen, Luc Longley, Dennis Rodman, Ron Harper e con dalla panchina Toni Kukoc, Steve Kerr e Bill Wennington. Fu la stagione del record di vittorie nella regular season». I l c e s t i s t a p r e f e ri t o . . . «Sono impazzito per Allen Iverson ai Sixers a metà degli anni novanta, ma credo che il migliore rimanga sempre e comunque Michael Jordan». L ’ a t l e t a p re f e r i t o . . «Praticamente impossibile dirlo, ultimamente mi piace molto Carmelo Anthony, sennò posso andare su personaggi di culto come White Trash Chris Andersen, oppure al di fuori del basket ammiro moltissimo Albert Pujols, prima base dei St. Louis Cardinals di baseball». L a p a r t it a in d i m e n ti c a b i l e . . . «Vado fuori dal seminato, Milan-Steaua Bucarest 4-0 finale di Coppa Campioni 1989 a Barcelona, ero là, in fuga dal servizio militare rischiando la galera... cestisticamente parlando, direi lo Spareggio-Salvezza per rimanere in Serie A2 tra Mangiaebevi Ferrara e Cover Jeans Roseto, sul campo di Livorno, stagione 1982-83.... La Mangiaebevi vinse e rimanse in Serie A2, ero un bambino allora, e le emozion i provate quel giorno a Livorno furo-


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no indimenticabili». Me g l i o l a N b a o l ’ I t a l i a ? «Due pianeti diversi, due bellezze diverse, due divertimenti diversi, due modi di concepire il basket e lo sport in generale diversi. Credo comunque sia meglio la NBA». Quanto è impo rtante lo spettacolo n ella pallacanestro? «Importante ma non fondamentale. Ci possono essere tutti gli intrattenimenti che vuoi, ma alla fine la cosa veramente di rilievo sono le squadre che scendono in campo. In Italia e in Europa in generale si prova a ricalcare i modello della NBA e in genere dello sport americano, a livello di intrattenimento, pur mancando tantissime cose, prima tra tutte la mentalità da "evento sportivo a tutto tondo", cosa che noi nel nostro dna non abbiamo». D o m a n d a n u m e ro 1 7 , s e i s c a ra m a n t i c o ? «Assolutamente no, un venerdì 17 ho fatto il compito in classe di matematica che mi ha regalato la promozione in quinta superiore».

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L a p e r s o n a p iù im p o r t a n t e c h e ti h a r e g a l a t o i l b a s k e t? «La persona più importante non me l'ha data il basket, attraverso il basket ho conosciuto comunque persone stupende». C ’ h a i m a i r i mo r c h i a t o q u a l c h e r a g a z z a c o n i l b a s k e t ? «Lasciamo stare....» I l t u o l e g a m e c o n F e r r a ra ? «Ferrara è la mia città, ci ritorno e ci vivo sempre volentieri, anche se vedo New York come la mia vera dimensione... ogni volta che torno a New York mi sento a casa, ogni volta che torno a Ferrara ci metto qualche settimana prima di riprendermi...». E c o n l a C a r i fe ? «La squadra è amata dalla città, ma essendo una città Ferrara fondamentalmente piccola e diffidente (e non molto sviluppata a livello economico e imprenditoriale), soprattutto quando si tratta di "osare" un pò, la società incontra quei classici problemi che talvolta ti uccidono l'entusiasmo. Ammiro tantissimo Sandro Crovetti, coach Valli e tutto lo staff, perchè in questi anni, Crovetti prima e Valli a ruota, hanno costruito un gruppo e una D A N IE L E V E C C H I E L ’ I T A L I A squadra che ha dimostrato sul campo di essere una importante realtà del basket emiliano e nazionale, cosa difficilissima da reaIl t u o p r i m o r i c o r d o d e l l a p a l l a a s p i c c h i ? lizzare». C h e p o st o e c h e ru o l o o c c u p a i l b a s k e t i t a l i a n o n e l l a t u a v i t a ? «Gigi Serafini della Xerox Milano con la maschera protettiva». L a p r i m a c o s a c h e t i d i s s e r o q u a n d o d i c e s t i c h e t i p i a c e v a i l «Sono sincero, prima della avventura della Carife, anche a causa bask et? dei miei frequenti soggiorni all'estero, avevo un pò perso di vista il «Attento alle pallonate in faccia». basket nostrano, in questa ultima stagione è stato parte integrante L a g i o i a p i ù g r a n d e c h e t i h a d a t o i l b a sk e t ? della mia vita, nella prossima stagione si vedrà...». «Stringere la mano a Doctor J».


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D A N I E L E V E C C H I E d IL G IO R N A L I S M O T i ri c o r d i i l p ri m o a r t i c o l o c h e h a i s c r i t t o ? «Il mio primo articolo in assoluto fu di musica, tanto, troppo tempo fa.... di basket fu su American Superbasket, a riguardo del playground che frequentavo sempre a New York nel 2003, River Terrace, Lower Manhattan, quasi ai piedi delle Twin Towers». ASB, Il Venerdi, la Repubb lica, Bounce Magazine….sei ricco ? «Ricchissimo. Infatti sto per comprarmi una barca con cui porterò in giro tutte le ragazze che ho rimorchiato con il basket (vedi la domanda precedente...)!». Heroes. L e tue sensazion i ripensando a qu esto lavoro? «E'stato un mastodontico lavoro di ricerca, anche e soprattutto sul luogo (soprattutto a New York), dove ho incontrato alcune delle leggende di cui parlo nel libro, primo tra tutti Bobbito Garcia, streetballer-dj portoricano che mi ha aiutato non poco a capire e a entrare bene dentro alla vera filosofia del ghetto, non quella che si vede nei film o nel telegiornali, quella che si vive sulla propria pelle ogni giorno. Non smetterò mai di ringraziarlo per avermi arricchito di queste nuove visioni di vita». P l a y g r o u n d in Ne w Y o r k … «Vita vissuta, sulla mia pelle, tutto comunque soggettivo. Chiunque potrebbe scrivere un libro così, chiunque avesse la passione per l'analisi socio-antropologica mischiata alla passione per il basket potrebbe cimentarsi con eguali risultati in una produzio-

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ne come questa. E'semplicemente un punto di vista, non un punto di vista talentuoso a livello cestistico, un punto di vista sicuramente osservatore e analitico». Un minuto di tempo p er sp iegarci come e qu ando ti è venu ta l’id e a d e l n u o v o l a v o ro ? «Ho avuto occasione di girare per gli States parecchie volte, e quasi come assuefatto da una droga, non facevo altro che cercare con fobica insistenza un campo di strada dove giocare. Qui mi sono reso conto che la mia esperienza narrativa non doveva concludersi solo con i playground di New York, ma doveva estendersi al resto degli Stati Uniti». P e rc h é i p l a y g ro u n d ? «Spero che questo stralcio di "Heroes" sia esauriente: "Gli eroi sono figli della Strada, noi tutti siamo figli della Strada, siamo figli dell'asfalto, nella Strada siamo nati, nella Strada ci esprimiamo, nella Strada viviamo e nella Strada moriremo, il nostro creatore supremo è il bulldozer compressore che ha edificato la superficie delle nostre città. Noi, gente di Strada, orgogliosi e fieri, vulnerabili e sensibili, duri e dalla lacrima facile, morti e resuscitati mille volte, noi, il silenzioso brusìo del mondo". I playground sono la quint'essenza della strada, io sono cresciuto per la strada, con le leggi della strada perennemente in vigore, e ho visto nei playground americani la naturale continuazione della mia indole».


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D o p o u n a v i ta t r a s c o r s a s u l c e m e n t o d e i c a m p e t t i d e g li S ta te s q u a n t o ‘ a f ro a me r i c a n o ’ d e n t r o t i se n t i ? «Guarda, un amico avvezzo ai playground dell'hinterland milanese (Alegiust, che saluto) mi ha suggerito, essendo lui il coniatore di questo termine, una espressione, nella quale io mi riconosco totalmente: "anarchico da playground". Odio tutti, rispetto tutti, non sono bianco, non sono afro americano, non sono ispanico, non sono asiatico, non sono europeo, non sono russo, non sono basso, non sono alto, non sono italiano. Sono cinico, nichilista, disilluso, diffidente, tutti sono nemici, qualcuno è amico ma non si sa, diffido dei miei compagni occasionali di squadra, conto su me stesso, do il massimo, vinco, perdo, sputo sangue, non mi interessa. Io sono io. Libero e duro e irritabile e generoso. Don't mess with me, can't cross me. E' una filosofia difficile da spiegare in poche parole, ma sul campo sei solo, e allo stesso tempo tutti ti sono contro e tutti ti sono alleati, è il tutto è il niente, è la filosofia dell'anarchico da playground, arrivi solo, giochi solo e te ne vai solo, sei tu e il campo, il resto è accessorio». L ’ a n e d d o t o d e l l i b ro c h e u se r e s t i p e r s p i e g a r c e n e l ’ e s s e n z a ? «E'scritto nella quarta di copertina di "Playground in Usa": "Passo davanti ai Blood, dal furgone parcheggiato all'angolo di Van Buren Street esce dell'hip-hop a tutto volume, sento i bassi che mi rimbombano nel petto, insieme al battito del mio cuore. Le sentinelle mi guardano, io li sfioro con la coda dell'occhio,

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vedo che mi analizzano minuziosamente. Sono passato. Cinque, sei, sette, dieci, venti passi oltre, nessun corpo contundente mi colpisce alle spalle, nessun caldo sanguinante che mi pervade nella schiena, nulla. La musica hip-hop si allontana gradualmente, il rumore del pallone palleggiato sull' asfalto si fa più forte". Fai un percorso, per arrivare al campo, e non è detto che una volta dentro la rete metallica del playground tu sia al sicuro». Come sono visti i giornalisti ‘pendolari’ come te n egli States? «Al playground non sono un giornalista, sono un baller come tutti gli altri, sudo corro e sputo sangue come tutti, mentre i colleghi giornalisti mi vedono come una specie di "pioniere", soprattutto essendo italiano, cadendo spesso nei luoghi comuni di "Italy! A lot of soccer teams!", ovvero schiavi del calcio, come in realtà quasi totalmente siamo». L a t u a p ri m a e s p e r i e n z a d a ‘ i n v i a t o ’ i n A m e ri c a . . «Da (auto) inviato nel 2003, pur essendoci già stato a titolo personale già altre volte prima». L a t u a u l t im a in te r m in i te m p o r a l i ? «Marzo scorso, ripartirò ad ottobre». D o v e t i v e d i d a q u i a … .f a c c ia m o 5 a n n i. . «Mah, se mi vedessi a Coral Gables (zona residenziale di Miami) non mi farebbe proprio schifo... sennò su una barca in un qualche porto del Mar Egeo (d'altronde, you know, sono ricchissimo...)».


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D A N IE L E V E C C H I E G L I S T A T E S I l p r i m o i m p a t t o c o n l ’ A m e ri c a ? «La prima persona con cui ho parlato negli States è stato un poliziotto, l'unico poliziotto gentile e disponibile che ho avuto occasione di vedere, da quel momento fino ad ora...». Cinqu e parole massimo per spiegarci la tua visione d egli States. «Amicizia, orgoglio, diseguaglianza, libertà, apertura». Cinqu e per spiegarci ch e cos’è realmen te un p layground.. «Un mondo dentro il mondo». Cinqu e per spiegarci la filosofia di vita di chi lo vive.. «"What's wrong with you, man?", tradotto ad ampio raggio "ma che cXXXo vuoi???" oppure "ma tu chi cXXXo sei???" A ru o t a l i b e r a s u l l e d o n n e a m e r i c a n e o q u e l l e c h e h a i i n c o n t r a t o s u i v a r i p l a y g ro u n d . . «Le donne con cui ho avuto occasione di giocare nei playground sono la più dura espressione della fisicità messa su un campo da basket di strada, dure, violente, sempre continuamente impegnate nel trash talking, sporche e cattive, è stato un onore per me confrontarmi con queste giocatrici». I l g i o c a to r e p iù d o m in a n te in q u e s t o m o m e n to d e l l a N b a ? «Kobe Bryant, lo ha dimostrato nelle ultime Finals, un durissimo approccio al gioco e una ferrea mentalità. Sono rimasto sbalordito». L a s q u a d r a p iù fo r t e ? «Quest'anno hanno vinto i migliori, i Lakers, l'anno prossimo sarà di transizione, in vista dei già ampiamente previsti e sbandierati movimenti di mercato dell'estate 2010. Senza essere di parte, non sottovaluterei i Raptors». G l i U 2 c a n t a n o ‘ t a k e u r p r i d e ’, p u ò e s s e r e i l m o t t o d e l l a v i t a d i Daniele Vecch i? «Beh, senza scomodare gli U2, i motti di vita possono essere tanti, dai detti più biechi e cinici che si sentono nei peggiori bar di provincia fino ad arrivare ai dieci comandamenti, anche se credo che il "vivi e lascia vivere" sia uno dei migliori...». B a r g n a n i , B e l i n e l l i e G a l l i n a r i c h i p u ò f a r e me g l i o ? «Bargnani ha firmato il contrattone, adesso lui deve davvero dimostrare qualcosa. Belinelli in una grande squadra può essere

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un "microwave" di lusso, mentre Gallinari pare quello con più potenziale, sempre che i guai fisici non diventino cronici. Poi se arriva LeBron ai Knicks, lui può davvero essere fondamentale per la squadra di D'Antoni». C h i s e n ti d i p iù ? «Ho conosciuto Bargnani a Philadelphia lo scorso anno, un ragazzo gentilissimo e molto educato, Belinelli lo conosco dai tempi della Fortitudo, gran giocherellone, ma da quando è nella Bay Area non l'ho sentito, mentre Gallinari per vari motivi logistici non l'ho mai incontrato». P e r c h i f a i il t if o ? «Philadelphia 76ers». Q u a l e l a s q u a d r a c h e n o n s o p p o r ti ? «Tante, te ne accorgi nelle prossime risposte». K obe o Le br on? «LeBron». I s i a h T h o ma s o J o r d a n ? «Jordan». K ar eem o S haq? «Moses Malone». B ir d o M a g i c ? «Doctor J». C e lt ic s o L a k e r s ? «Philadelphia 76ers». Detroit o Chicago «Chicago». C h i h a i v o t a t o p e r l ’ A l l S t a r G a me ? «Eastern Conference: LeBron James, Jameer Nelson, Danny Granger, Paul Pierce, Dwight Howard. Western Conference: Chauncey Billups, Kobe Bryant, Pau Gasol, Tim Duncan, Yao Ming». Il ‘sogn o americano’ di Daniele Vecch i... «Un amico giornalista ha il provocatorio sogno di avere un baracchino di hot dog sulla 5th Avenue, e diventare l'hot-dogaro di fiducia di David Stern... A parte gli scherzi, nessun sogno, solo vivere una vita serena, che sia a Ferrara, Milano o New York non ha importanza».

Passo davanti ai Blood, dal furgone parcheggiato all’angolo di Van Buren Street esce dell’hip-hop a tutto volume, sento i bassi che mi rimbombano nel petto, insieme al battito del mio cuore. Le sentinelle mi guardano, io li sfioro con la coda dell’occhio, vedo che mi analizzano minuziosamente. Sono passato. Cinque, sei, sette, dieci, venti passi oltre, nessun corpo contundente mi colpisce alle spalle, nessun caldo sanguinante che mi pervade nella schiena, nulla. La musica hip-hop si allontana gradualmente, il rumore del pallone palleggiato sull’ asfalto si fa più forte.

Daniele Vecchi è un giornalista emiliano “pendolare” a New York, si occupa di


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M ARCO PAOLUCCI

E se la tendenza ‘migratoria’ prendesse la direzione opposta con il Vecchio Continente come meta preferita oltre oceano?

Who will be the next J-Child?

Partiamo da una data: ventitré Luglio duemilaotto. Un giocatore NBA con una carriera cestistica in ascesa come Joshua Malik Childress, venticinquenne swingman degli Atlanta Hawks, firma un contratto triennale da venti (20) milioni di Dollari con la formazione ellenica dell'Olympiacos Pireo dei fratelli Giorgos e Panagiotis Angelopoulos, miliardari arma-

tori ed industriali dell'acciaio. Come dicevamo, un giorno da ricordare per le nuove prospettive del basket del vecchio continente. A partire da questo momento, infatti, operatori, media statunitensi, ed in generale tutto ciò che ruota attorno all'universo del basket "made in USA", hanno iniziato a fare i conti con la “prepotenza” economica ed il nuovo appeal delle


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“franchigie” europee, cariche di uro da investire sul mercato, in barba alla crisi mondiale. Trascurando vari rumors “fantascientifici” riguardanti top-players del calibro di Bryant e "King" James, oltre a Childress, solo per citare alcuni esempi, nell'estate 2008 giocatori come Earl Boykins, Carlitos Arroyo, Jannero Pargo, Nenad Krsti , Boki Nachbar, hanno trovato ingaggi milionari in Italia, Israele e Russia. E per questa nuova sessione di mercato? Niente “fuochi d'artificio” provenienti dalla parte opposta dell'Atlantico? A dir la verità, per il momento è stato fatto veramente poco e per il ridimensionamento del budget e delle prospettive di alcuni dei club europei più ambiziosi come CSKA, Tau o Maccabi Tel Aviv, di colpi all'orizzonte non se ne vedono. A parte l'affare-Rubio ancora in ballo, solo una squadra è rimasta sulla cresta dell'onda e sembra godere di rinnovata credibilità in termini di “forza” sul mercato americano, tanto da ricevere attenzioni dalla stampa statunitense e, giocoforza, essere “usata” dagli agenti per speculare sugli ingaggi dei propri assistiti. Ovviamente stiamo parlando dell'Olympiacos, per la cronaca rimasto completamente a bocca asciutta nella passata stagione a fronte degli ingenti investimenti senza eguali in Europa.

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Incassato il volere di Childress di rispettare il contratto e proseguire l'esperienza in terra ellenica e con un solo ulteriore visto “extra” da spendere per le regole HEBA, in queste ultime settimane sono stati accostati al club pireota fior fior di campioni, a cominciare da Hedo Türko lu (finito poi ai Raptors), secondo voci che volevano i reds pronti ad offrire ben otto milioni di Dollari alla trentenne ala nativa di Gaziosmanpa a, sobborgo di Istanbul. Dopo il rifiuto (o presunto tale) di Türko lu è stato il turno di Ron Artest, come ben noto successivamente firmato dai Lakers e poi ancora si è parlato della possibilità da parte dell'Olympiacos di riportare in Europa Anthony Parker, passato in realtà dai Raptors ai Cavs. Secondo il magazine greco “FOS”, per coach Panagiotis Yannakis l'ultima tentazione in ordine cronologico si chiamerebbe Nate Robinson, il quale avrebbe recentemente visitato Atene per saggiare lo stile di vita della città ellenica in vista di un suo eventuale passaggio ai rossi del Pireo, da cui il management di "KryptoNate" avrebbe ricevuto un'offerta complessiva di nove milioni di Dollari per due anni, compenso decisamente più alto rispetto ai 2.8 milioni di Dollari offerti dai Knicks per il rinnovo. Niente di concreto, semplicemente l'en-


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nesima mossa per alzare il prezzo del giocatore trovando nell'Olympiacos una valida scusante, ci possiamo scommettere. Stando invece a quanto riportato dal “The New York Post”, chi invece sembra puntare con convinzione all'inizio di una nuova avventura europea è Stephon Marbury, un autentico “tormentone” questo che si ripete da qualche anno a questa parte, con “Starbury”, non confermato ai Celtics ed attualmente non rappresentato da alcun agente, stuzzicato dall'idea di diventare una sorta di “profeta” della palla a spicchi in Europa, con la solita presunzione che lo contraddistingue. Chiudiamo con il club mattatore del mercato calcistico, il

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Real Madrid del presidente Florentino Pérez, ma soprattutto di Ettore Messina e del DG Antonio Maceiras, riuscito a consolarsi con l'ingaggio di Rimas Kaukenas dopo il rifiuto di Wally Szczerbiak, figlio di quel Walter "caramelo" che ha fatto la storia cestistica delle merengues, coltivando ancora il sogno di accogliere Ricky Rubio in camiseta blanca, come detto in precedenza. Per il momento, ribadiamo, nessun colpo ad effetto "made in NBA" nel "vecchio continente", ma il mercato è ancora lungo e le vie, ma soprattutto i soldi delle ricche “franchigie europee” sono infiniti...o quasi.


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

33

Gli allenatori, i nuovi arrivi, le partenze e l’organico della trenta franchigie del campionato più affascinante del mondo

I roster della nuova Nba C OAC H

ATLANTIC DIVISION A RR IV I

RIVERS

Lester Hudson (D), Rasheed Wallace

FRANK

Terrence Williams Rafer Alston, Tony Battie, Courtney Lee

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

-

Ray Allen, Tony Allen, Kevin Garnett, J.R. Giddens, Kendrick Perkins, Paul Pierce, Gabe Pruitt, Rajon Rondo, Brian Scalabrine, Bill Walker

PA R T E N Z E Vince Carter

S O T T O C O N T R AT T O

Josh Boone, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Devin Harris, Jarvis Hayes,Brook Lopez, Eduardo Najera, Bobby Simmons, Sean Williams, Yi Jianlian

A RR IV I

PA R T E N Z E

Jordan Hill Darko Milicic, Toney Douglas

Q.Richardson, C.Wilcox

Wilson Chandler, Chris Duhon, Danilo Galinari, Larry Hughes, Jared Jeffries

AR RI VI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

JORDAN

Jrue Holiday Jason Kapono

Reggie Evans, A.Miller

Elton Brand, Samuel Dalembert, Willie Green, Andre Iguodala, Jason Smith, Marreese Speights, Louis Williams, Thaddeus Young

C OAC H

AR RI VI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

J.Kapono, S.Marion, Kris Humphries, N.Jawai, A.Parker

Marcus Banks, Andrea Bargnani (re-signed), Chris Bosh, Jose Calderon, Patrick O'Bryant, Roko Ukic

C OAC H D’ANTONI

C OAC H

TRIANO

D.DeRozan Hedo Turkoglu, D.George, A. Wright, R. Evans, J.Jack

S O T T O C O N T R AT T O


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

34

CENTRAL DIVISION A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

DEL NEGRO

James Johnson, Taj Gibson

A RR IV I

Ben Gordon, T.Thomas, A.Roberson

PA R T E N Z E

Luol Deng, Kirk Hinrich, Brad Miller, Joakim Noah, Derrick Rose, John Salmons, Tim Thomas, Tyrus Thomas

BROWN

Christian Eyenga, D.Green, S.O'Neal, A.Parker

Ben Wallace, Sasha Pavlovic

Daniel Gibson, J.J. Hickson, Darnell Jackson, LeBron James, Tarence Kinsey, Delonte West, Jawad Williams, Anderson Varejao (re-signed), Mo Williams

C OAC H C OAC H

S O T T O C O N T R AT T O

AR R IVI

PA R T E N Z E

A.Daye, D. Summers, J.Jerebko, C.Villanueva, Ben Gordon, C.Wilcox. F.Oberto

Rasheed Wallace, Antonio McDyess Amir Johnson

Arron Afflalo, Richard Hamilton, Jason Maxiell, Tayshaun Prince, Walter Sharpe, Rodney Stuckey

O’BRIEN

Tyler Hansbrough, A.J. Price, D.Jones

J.Jack, J.Yinsley

Mike Dunleavy, T.J. Ford, Jeff Foster, Danny Granger, Roy Hibbert, Troy Murphy, Brandon Rush, Jamaal Tinsley

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

SKILES

B.Jennings, J.Meeks B.Bowen, K.Thomas, Ilysova

Charlie Villanueva Fabricio Oberto, Richard Jefferson

Joe Alexander, Charlie Bell, Andrew Bogut, Dan Gadzuric, Luc Mbah a Moute, Michael Redd, Luke Ridnour, Salim Stoudemire

C OAC H KUESTER

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

S O T T O C O N T R AT T O


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

35

SOUTHEAST DIVISION AR R IVI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

WOODSON

Jeff Teague, Sergiy Gladyr, Jamal Crawford

Acie Law, Speedy Claxton

Mike Bibby (re-signed), Al Horford, Joe Johnson, Josh Smith, Maurice Evans, Randolph Morris, Zaza Pachulia (re-signed)

BROWN

Gerald Henderson, Derrick Brown

Sean May

C OAC H

AR R IVI

PA R T E N Z E

Alexis Ajinca, D.J. Augustin, Raja Bell, Boris Diaw, DeSagana Diop, Dontell Jefferson, Nazr Mohammed, Emeka Okafor, Vladimir Radmanovic, Gerald Wallace

SPOELSTRA

Robert Dozier Patrick Beverley , Marcus Thornton

C OAC H C OAC H

C OAC H

AR RI VI

PARTENZE

-

S O T T 0 C O N T R AT T O

SOTTO CONTRATTO

Michael Beasley, Mark Blount, Mario Chalmers, Daequan Cook, Udonis Haslem, James Jones, Dwyane Wade, Dorrell Wright

A RR IV I

PARTENZE

VAN GUNDY

B.Bass, V.Carter, R.Anderson, M.Barnes

Courtney Lee, Rafer Alston, Tony Battie, Hedo Turkoglu

Dwight Howard, Rashard Lewis, Jameer Nelson, Mikael Pietrus, J.J. Redick

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SAUNDERS

Mike Miller, Randy Foye

Etan Thomas, Darius Songaila, Oleksiy Pecherov

Gilbert Arenas, Andray Blatche, Caron Butler, Javaris Crittenton, Brendan Haywood, Mike James, Antwan Jamison, JaVale McGee, Dominic McGuire, DeShawn Stevenson, Nick Young

S O T T O C O N T R AT T O


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

36

C OAC H

SOUTHWEST DIVISION A RR IV I

CARLISLE

B.J. Mullens, Ahmad Nivins Quinton Ross, Shawn Marion, Kris Humphries, Nathan Jawai, Buckner, Nick Calathes, Beaubois

ADELMAN

Trevor Ariza Chase Budinger, Sergio Llull, Jermaine Taylor

C OAC H

C OAC H HOLLINS

C O AC H

A RR IV I

A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

Brandon Bass J.J. Barea, Matt Carroll, Erick Dampier, Josh Jerry Stackhouse, Antoine Howard, Jason Kidd (re-signed), Dirk Wright, Devean George Nowitzki, Jason Terry, Shawne Williams

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

Ron Artest

Tracy McGrady, Yao Ming, Aaron Brooks, Shane Battier, Luis Scola, Brent Barry, Chuck Hayes, Kyle Lowry, Joey Dorsey, Carl Landry

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

Darrell Arthur, Greg Buckner, Mike Conley, Quinton Ross Hasheem Thabeet, Marc Gasol, Rudy Gay, Marko Jaric, DeMarre Carroll, Sam Young Darko Milicic, Greg Buckner O.J. Mayo Jerry Stackhouse Zach Randolph

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

SCOTT

Darren Collison Marcus Thornton

-

Peja Stojakovic, Tyson Chandler, David West, Antonio Daniels, Morris Peterson, Devin Brown (re-signed), James Posey, Chris Paul, Rasual Butler, Hilton Armstrong, Julian Wright

C O AC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

POPOVIC

DeJuan Blair, Jack McClinton, Nando De Colo, Marcus Haislip, Antonio McDyess, Richard Jefferson

Fabricio Oberto, Kurt Thomas, Bruce Bowen

Tim Duncan, Michael Finley (re-signed), Manu Ginobili, Tony Parker, Roger Mason, Matt Bonner, George Hill, Ian Mahinimi

AR RI VI


S T A RS ‘ N’ S T R IP E S

37

C OAC H

NORTHWEST DIVISION AR RI VI

KARL

Ty Lawson, A.Afflalo, W.Sharpe

-

R.Rubio, J.Flynn, W.Ellington, H.Norel, E.Thomas, D.Songalia, O.Pecherov, Q.Richardson

C OAC H C OAC H

AR R IVI

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T 0

D.Jones

Chris Andersen (re-signed), Carmelo Anthony, Kenyon Martin, Chauncey Billups, Nene, J.R. Smith, Renaldo Balkman, Sonny Weems

PA R T E N Z E M.Miller, R.Foye, S.Telfair, Smith

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

Bobby Brown (re-signed) , Al Jefferson, Mike Miller , Brian Cardinal, Ryan Gomes, Kevin Love, Randy Foye, Corey Brewer, Mark Madsen, Sebastian Telfair, Craig Smith

S O T T O C O N T R AT T O

Nick Collison, Earl Watson, Nenad Krstic, Kevin Durant, Russell Westbrook, Chucky Atkins, Thabo Sefolosha, D.J. White, Kyle Weaver, Jeff Green, Shaun Livingston

BROOKS

Robert Vaden, James Harden, B.J. Mullens

-

C OAC H

A RR IV I

PARTENZE

MCMILLAN

Victor Claver, Dante Cunningham Jeff Pendergraph

Sergio Rodriguez, C.Frye

Joel Przybilla, Greg Oden, LaMarcus Aldridge, Steve Blake, Travis Outlaw, Martell Webster, Brandon Roy, Jerryd Bayless, Rudy Fernandez, Sergio Rodriguez, Nicholas Batum

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SLOAN

Eric Maynor, Goran Suton

-

Andrei Kirilenko, Matt Harpring, Deron Williams, C.J. Miles, Ronnie Brewer, Kosta Koufus, Carlos Boozer (re-signed), Kyle Korver (resigned), Mehmet Okur (re-signed), Kyrylo Fesenko (re-signed)

S O T T O C O N T R AT T O


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

38

C OAC H

PACIFIC DIVISION AR R IVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

NELSON

Stephen Curry Acie Law, Speedy Claxton

Jamal Crawford

A RR IV I

PARTENZE

Kelenna Azubuike, Marco Belinelli, Andris Biedrins, Monta Ellis, Stephen Jackson, Corey Maggette, Anthony Randolph, Ronny Turiaf, Brandan Wright

DUNLEAVY

Blake Griffin, S.Telfair, C.Smith, M.Madsen

Zach Randolph, Q.Richardson

C OAC H

C OAC H

A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

Marcus Camby , Mardy Collins, Baron Davis, Ricky Davis (re-signed), Eric Gordon, DeAndre Jordan, Chris Kaman, Mike Taylor, Al Thornton

S O T T O C O N T R AT T O

Kobe Bryant (re-signed), Pau Gasol, Shannon Brown (re-signed), Derek Fisher, Sasha Vujacic, Luke Walton, Adam Morrison, Andrew Bynum, Jordan Farmar

JACKSON

Chinemelu Elonu, Ron Artest

Trevor Ariza

C OAC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

GENTRY

Earl Clark, T.Griffin, Ben Wallace, Sasha Pavlovic, C.Frye

Shaquille O'Neal, MAtt Barnes

Louis Amundson (re-signed), Leandro Barbosa, Goran Dragic, Jared Dudley, Grant Hill (re-signed), Robin Lopez, Jason Richardson, Amare Stoudemire, Alando Tucker

C OAC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

WESTPHAL

Tyreke Evans, Jon Brockman, S.Rodriguez, Omri Casspi, S.May

-

Francisco Garcia, Donte Greene, Spencer Hawes, Kevin Martin, Andres Nocioni, Kenny Thomas, Jason Thompson, Beno Udrih

SOTTO CONTRATTO


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

A LESSANDRO

DELLI

di

39

PAOLI

Il due volte Mvp della Lega, decidi di allungare fino al 2012 il proprio contratto con i Phoenix Suns con altri 22 milioni in trasca

La ‘fedeltà’ di Steve Nash Steve Nash ha prolungato il contratto con i Phoenix Suns per altre due stagioni alla ‘modica’ cifra di 22 milioni di bigliettoni verdi. Ormai i giocatori NBA si avviano ad abbandonare le vecchie forme di comunicazioni: a breve gli addetti stampa spariranno e saranno sostituiti dai social network. Il due volte MVP della regular season ha, infatti, comunicato al mondo di aver raggiunto l’accordo con la franchigia dell’Arizona, nella serata di domenica, attraverso Twitter. L’accordo è stato siglato a Las Vegas a seguito del meeting, questa volta tutt’altro che virtuale, tra l’owner Robert Sarver, il presidente delle operazioni Suns Steve Kerr e l’agente del play canadese Bill Duffy. Probabile che Nash, 35 anni, indosserà la canotta di Phoenix fino al termine della sua carriera e si giocherà, al sole dell’Arizona, le sue ultime chance di vincere il titolo NBA tanto sognato e solo sfiorato nei suoi anni nel New Jersey. In casa Suns ora si pensa ad altro e, precisamente, ad Amare Stoudmire. Riconfermare il pick an roll che ha dato spettacolo negli ultimi anni o spingere il pedale sulla trade che porterebbe Amare a Golden State?

Stars ‘N’ Stripes ideato da:

Domenico Pezzella

scritto da:

info, contatti e collaborazioni:

Alessandro delli Paoli Leandra Ricciardi Tommaso Staro Nicolò Fiumi

domenicopezzella@hotmail.it


S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

40

Il cinese ancora in sala operatoria per risolvere i guai al piede sinistro. Cantlon il dottore che lo ha operato: «E’ andato tutto bene»

Yao sotto i ferri: è out per il 2010 Dura poco l’amore tra Richardson ed i Clippers. L’ex Knicks si accasa a Minnesota, Mark Madsen torna ad LA Chi ritorna a Los Angeles è Mark Madsen. Non giocherà nei Lakers, squadra in cui ha mosso i primi passi in Nba bensì nei cugini Clippers. Si è concretizzata, infatti, la trade che porta il mormone ex Stanford dai TWolves ai Los Angeles Clippers, insieme con Sebastian Telfair e Craig Smith; percorso inverso per Quentin Richardson che appro-

da al freddo del Minnesota; 2.5 milioni di dollari è l’importo del contratto di Madsen che si è detto felicissimo di ritornare nella città degli angeli. «Ho un sacco di amici ad L.A., amo quel posto ed è una grandissima città in cui giocare. Sono grato a Glen Taylor per avermi dato l’opportunità di giocarci».

Il nuovo corso verso la speranza di non dover abbandonare tutto e tutti è appena iniziata per il cinese degli Houston Rockets. Il lungo mandarino infortunatosi durante l’ultima post season in un match contro i Los Angeles Lakers è stato, infatti operato nei giorni scorsi per la fratture al piede sinistro che nel corso di questo mese aveva fatto pensare anche ad un possibile abbandono delle attività fisiche e quindi della carriera cestistica non solo con gli

houston Rockets, ma anche con la nazionale del proprio paese. Intanto l’ex Sharks di Shangai salterà tutta la prossima stagione e quindi i texani dovranno cercare una soluzione adatta ad una defaillance importante per il prossimo torneo. «Per adesso quello che posso dire è che tutto è andato secondo i piani» ha detto il dottore che ha eseguito l’intervento Clanton. «Dovrà usare le stampelle per le prossime 6/8 settimane».


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

A LESSANDRO

41

DELLI

di

PAOLI

La nazionale a stelle e strisce riparte da dove aveva concluso ovvero dalla scelta del coach dei Blue Devils di Duke: Mike Krzyzewski

Team Usa: The ‘K’ factor L’esperienza è stata positiva e allora perché non riconfermare tutto lo staff onorando il principio del ‘squadra che vince non si cambia’? Detto e fatto. Il gran capo della nazionale USA, Jerry Colangelo, ha annunciato le riconferme sulla panchina del Team USA (no, Dream Team non lo chiameremo mai) di tutti i membri presenti alla spedizione Olimpica a Pechino. L’head coach Mike Krzyzewski (Duke University), gli assistenti Jim Boeheim (Syracuse University), Mike D’Antoni (New York Knicks) e Nate McMillan (Portland Trail Blazers), al lavoro dal triennio 2006 – 2008, coronato con l’oro dei Giochi Olimpici, proseguono dunque l’avventura anche per il triennio 2010- 2012. nei prossimi tre anni il Team USA sarà impegnato nel campionato del mondo in Turchia (2010), le eventuali pre qualificazioni alle Olimpiadi e, infine, a qualificazione conquistata, ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Buon lavoro coach K!

Dopo Vince Carter ed aver rinunciato a Hedo Turkoglu, Othis Smith regala un altro tassello a coach Sten Van Gundy: Matt Barnes Un’estate magica questa. L’esperienza della finale Nba ha galvanizzato tifosi e dirigenti dei Magic che hanno deciso di aggredire il mercato come non mai per ritornare a respirare quell’aria fantastica che solo l’ultimo atto della stagione cestistica a stelle e strisce può dare. Ultimo tassello è Matt Barnes, ala versatile in uscita da Phoenix. Nel suo ultimo anno

ai Suns ha viaggiato alla media di 10 punti e 5.5 rimbalzi. Il suo agente, Aaron Goodwin, lo stesso di Dwight Howard, ha strappato ai Magic un contratto di due anni a 3.2 milioni di dollari con un’opzione per il successivo di 1.6 milioni e ha dichiarato che D-How è stato importante nel reclutamento di Branes. Cosa non si fa per il Larry O’ Brian Trophy.

Da Jack a Jamario Moon, da Ramon Session a Jrue Holiday, fino ad arrivare a Miami Heat e Detroit Pistons JARRET JACK. Le carte NBA si mescolano, d’estate, come prima di una partita di black jack. I Raptors pescano dal mazzo dei free agent Jarret Jack. Provenienza Pacers. Contratto quadriennale dalla cifra di 20 milioni di dollari. Nello stato dei canestri, l’Indiana, fanno sapere che non hanno intenzione di pareggiare l’offerta e quindi Jack può già considerarsi un Raptors. Piatto ricco in Canada. JAMARIO MOON. Prosegue la campagna per il rafforzamento del roster dei Cleveland Cavaliers che hanno presentato un foglio di offerta a Jamario Moon proponendogli un biennale a 6 milioni di ‘dead presidents’. L’ala ex Raptors ha firmato l’accordo e ora gli Heat hanno 7 giorni da domenica per decidere il da farsi. Moon è restricted free agent quindi, se Miami decidesse di pareggiare l’offerta, Jamario sarebbe vincolato alla franchigia della Florida e buonanotte alle ambizioni dei Cavs di firmare un’ala atletica da affiancare ad LBJ. RAMON SESSION. O forse, al portafoglio? Ramon Session è uno dei free agent più ricercati sul mercato attualmente. Sulle tracce della giovane point guard di Milwaukee, restricted free agent, ci sono i Clippers e i Knicks. Tutti i team in ballo offrono la mid level excep-

tion che prevede un ingaggio di quasi sei milioni di dollari al primo anno. L’agente del giocatore, invece, tenta di strappare un quinquennale a 34 milioni di bigliettoni. Tutte e tre le squadre (anche i Bucks sono interessati a tenere il giovane emergente Ramon) nicchiano. Staremo a vedere quale delle tre saprà puntare al ‘cuore’ di Ramon. JRUE HOLIDAY. Le sirene provenienti dalla Grande Mela e dall’interessamento di New York per Andre Miller, di sicuro non fanno piacere alla dirigenza dei Sixers che intanto si coccolano la loro scelta al primo giro dello scorso Draft, Jrue Holiday prelevato da UCLA MIAMI HEAT. Gli Heat , invece, rimettono sotto contratto ancora per la prossima stagione il centro Joel Anthony ‘mezza rivelazione nello scorso campionato dove al fianco di D-Wade ha racimolato: 2.2 punti, 3 rimbalzi e 1.43 stoppate. DETROIT PISTONS. Il periodo di rinnovamento continua ed il team della città del Michigan continua ad essere una sorta di cantiere aperto con il solito Joe Dumars a guidare tutte le operazioni di mercato. L’ultima in termini di tempo quella che ha portato in casa dei Pistons Chris Wilcox un lungo atletico e veloce.


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

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Il playmaker dei Philadelphia 76’ers interessa all’ex timoniere dei Suns alla ricerca costante di una point guard per la sua New York

Miller nel mirino di D’Antoni Carlos Boozer-Utah Jazz, ancora un capitolo di una telenovelas ancora priva di una soluzione definitiva Le strade di Carlos Boozer e degli utah Jazz sembra destinate a separarsi. Ma dove andrà a finire il buon Carlos? Lui, un’idea ce l’ha eccome. «Amo le palme, l’atteggiamento rilassato, il sole, la qualità della vita. E’ una specie di paradiso». No, siete fuori strada, non si sta riferendo al pur bel panorama che offre lo stato mormone dello Utah. “Voglio essere parte degli Heat, sono davvero un

ottimo team e voglio diventare parte di questa squadra. Ho giocato al fianco di Dwayne ai Giochi Olimpici del 2004 e mi piacerebbe giocare al suo fianco. I più vivo a Miami. Aspetto di vedere cosa succede”. Beh se non sono le ‘ultime volontà’ di un giocatore, poco ci manca. Ai Jazz il compito di soddisfarle. Intanto Bulls, Knicks e Pistons attendono dal notaio, ops, alla finestra.

Parafrasando un celebre spot, tra i rumor del mercato estivo Nba c’è anche quello relativo ad Andre Miller. Il play dei Sixers è nel mirino di D’Antoni e i suoi Kincks. Donni Wlash, mente operativa di New York ha ammesso di aver parlato con Miller e il suo agente (il quasi omonimo Andy Miller) in quel di Las Vegas, a margine della Summer League. Walsh ha ammesso di aver avuto un colloquio con i due e di ammirare il giocatore ma che, stante la situazione salariale dei team coinvolti, è piuttosto difficile operare una trade. Miller, unrestricted free agent, ha ricevuto l’offerta dei 76ers di 5,8 milioni di dollari per un solo anno di contratto il che consentirebbe alla franchi-

gia di rientrare nella famigerata luxury tax. Nel frattempo i Portland Trail Blazers, che vogliono mettere assolutamente sotto contratto un free agent ‘pesante’ (nell’Oregon negano un interessamento a Lamar Odom la cui trattativa con i Lakers è ferma), hanno contattato il giocatore e stanno vagliando la possibilità di un sign and trade che coinvolgerebbe Kirk Hinrich. Più che un GM, per far quadrare i conti Sixers, servirebbe un buon contabile. Sempre in casa Philadelphia si parlato di un interessamento per Juan Dixon, free agent ed ex giocatore di Eddie Jordan ai Washingotn Wizards. Potrebbe essere lui il nuovo play cui affidare la cabina di regia.


S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

A LESSANDRO

DELLI

di

43

PAOLI

Il proprietario dei Los Angeles Clippers vorrebbe mettere al fianco della prima scelta assoluta e del ‘Barone’ un veterano di eccezione: Allen Iverson

Sterling aspetta...The Answers Dove andrà a finire Allen Iverson? In molti se lo chiedono. E altrettanti lo cercano. Clippers, Memphis e Miami sono sulle tracce di A.I.. Los Angeles, sponda Clippers, ha offerto un anno d contratto a

sei milioni di dollari e, soprattutto, un reparto piccoli che consentirebbe ad Iverson di giocare non troppi minuti e di concentrare la qualità delle sue giocate in quelle frazioni di gara. La possibilità di giocare al fianco di ‘The Answer’ha reso entusiasta Baron Davis che, via Twitter, ha dichiarato: “Amo A.I., lo vedevo giocare a

Georetown e poi, quando è arrivato nella lega, è stato un esempio da seguire per tutti noi giovani giocatori”. Inoltre Iverson potrebbe fare da chioccia al giovane Eric Gordon, giocatore dal futuro che si preannuncia brillante. A frenare l’operazione c’è il dubbio di Allen di andare ad occupare un ruolo di secondo piano all’interno del team e, forse, l’interessamento di Memphis ma soprattutto quello degli Heat. Giocare al fianco di Wade potrebbe risultare decisamente più affascinante. Se però a volevro è Donal Sterling in persona.


Lente di

ingrandimento sulla LegaA


M A DE I N I T A LY

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DI

TOMMASO S TARO

Ecco la top-ten: i migliori e i peggiori giocatori della LegaA

Mentre il mercato entra nel vivo, Stars ‘n’ Stripes “dà i numeri” ed individua i giocatori “up” e “down” del campionato che ha laureato la Montepaschi campione d’Italia

10 TERRELL MCINTYRE: Ogni parola spesa sul suo conto corre il rischio di apparire ridondante. Un metronomo; un robot che sa esattamente cosa fare al momento giusto. E’ lui il segreto di Pulcinella della corazzata Siena, tricolore per il terzo anno consecutivo. TMac è la sublime sintesi di talento, tecnica ed intelligenza cestistica. Un concentrato esplosivo che lo ha incoronato m.v.p. della regular season e delle finali play-off. Quel che sarà del suo futuro (Olympiacos?) non è dato ancora saperlo; ma questo poco importa. Lui, nel Bel Paese, è il n. 1 incontrastato. Voto 10

9 GIUSEPPE POETA: Parlare ancora di sorpresa significherebbe mortificare l’importanza di colui che, a tutti gli effetti, è attualmente uno dei primi tre giocatori italiani capaci di spostare gli equilibri nel nostro torneo. Pescato dal basket sommerso della B2 dal suo mentore Capobianco, Poeta ha fatto tantissima strada all’insegna di una sola parola d’ordine: lavoro. Il suo spirito di abnegazione e la sua caparbia volontà gli hanno consentito di superare tantissime avversità ed innumerevoli ostacoli (non ultimo, lo scetticismo generale ed un fisico non propriamente statuario). E’ un punto fermo della Nazionale ed un pezzo pregiato del mercato estivo. Il buy-out imposto da Teramo, però, è elevatissimo e, dunque, la sua casa sarà ancora il Palascapriano. Voto 9


M A D E IN I T A LY

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8

7

KEITH LANGFORD: Un caldo raggio di luce in una stagione virtussina buia e tempestosa. Tutto questo è stato Keith Langford, l’àncora di salvezza a cui, a più riprese, le V nere hanno cercato di aggrapparsi prima di fare i conti con un inevitabile naufragio. Ingaggiato la scorsa estate dal patron Sabatini nel contesto di una campagna acquisti faraonica, “Ke-Freeze”, dopo la breve gestione Pasquali, ha conosciuto la fama e la gloria sotto la guida di Boniciolli: il coach che paradossalmente lo aveva apparentemente bocciato togliendolo dallo starting-five. Partendo dal “pino”, l’ex Soresina si è rivelata un’arma tattica imprescindibile con le sue mortifere penetrazioni ed affinando anche il tiro dalla distanza. Miglior sesto uomo della LegaA ed idolo della tifoseria, Langford fa la valigia e va via: destinazione Russia. Voto 8

I B R A H I M J A A B E R : Se c’è un uomo che, all’ombra del “Cupolone”, ha dato prova con continuità del suo talento e della sua importanza tattica, beh, quell’uomo è, senza ombra di dubbio, Ibi Jaaber. Il play nato nella Grande Mela ma con passaporto bulgaro è stato il miglior punto di riferimento di una squadra infarcita di campioni ma restia ad esprimere tutto il suo enorme potenziale. Il n. 20 giallorosso, invero, ha rappresentato l’unica eccezione dell’equipaggio di un transatlantico incapace di spiegare le vele verso lidi lontani: ottimo in cabina di regia, eccellente in fase di penetrazione e grande motivatore del gruppo. Insomma, un giocatore totale che, salvo clamorose sorprese, dovrebbe continuare a far parte del progetto del presidente Toti. Voto 7

6

5

ALL AN RA Y: Per l’ex Celtic, la classica stagione dal doppio volto. Il suo campionato inizia a Roma con la maglia della Lottomatica e agli ordini di Repesa. Le sue cifre non sono neanche da buttare; il vero problema, però, è il feeling con la piazza e con il suo allenatore, evidentemente poco disposto a sopportare la sua esuberanza. Le cose non vanno meglio con Gentile e così arriva la separazione. Il buon Allan decide, allora, di abbracciare la causa di Ferrara. Nella città estense avviene la vera svolta della sua annata: a suon di magie, di canestri impossibili e di sprazzi del suo incredibile talento, Ray conquista i tifosi ferraresi e contribuisce fattivamente a far sfiorare alla sua nuova squadra addirittura la post-season. Per la serie, la classe non è acqua. Voto 6

S T E F A N O M A N C I N E L L I : Potrebbe apparire, prima facie, assolutamente ingeneroso il voto del Mancio. Una sensazione avvalorata da cifre importanti; cifre di un giocatore di indiscusso valore, dall’indubbio talento, dall’immensa versatilità. Un giocatore, a dirla tutta, da top-team. Poi, però, ci si sofferma a valutare il campionato della sua Fortitudo e ci si accorge che nel pentolone bollente finito per essere scoperchiato è piombato dentro anche lui. Lui che da capitano della Effe, forse, avrebbe dovuto fare la voce grossa nello spogliatoio per evitare che il treno deragliasse. Invece, tutto ciò non è avvenuto o, quanto meno, non nei tempi e nei modi giusti. Il risultato è che il basket nostrano ha perso una sua piazza storica; e con essa rischia di privarsi di un ragazzo che, per ovvi motivi, sarà costretto a guardarsi intorno ed incamminarsi verso mete oltre confine. Voto 5


M A DE I N I T A LY

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4

3

DR A K E DI E N ER : Piuttosto sotto tono il rendimento della guardia di Fond du Lac. Dopo l’ottima esperienza a Capo d’Orlando e la discreta parentesi a Siena, coach Markovski si era affidato a lui in vista di un’annata assai lunga, in cui oltre al campionato c’era da affrontare la suggestiva -e storicaavventura in Eurolega. Fatto sta che Diener, al pari dei compagni, si è fatto trascinare dagli eventi dando soltanto sporadicamente prova delle sue potenzialità. Non è bastata, dunque, la sua irreprensibile volontà e professionalità per dare un fattivo apporto alla causa; in Irpinia, insomma, la sua peggiore stagione da quando ha messo piede nel Bel Paese. Adesso, per lui, c’è l’ambiziosa Teramo. Voto 4

PRIMOZ BREZEC: Il pilastro attorno a cui costruire le fortune della Lottomatica. Così, in pre-season, era stato presentato Primoz Brezec, lungo sloveno con un passato di un certo spessore nella NBA (ad Indiana, Charlotte, Detroit e Toronto), approdato in Italia per far tornare grande una piazza affamata di gloria e vittorie. Alla fine, in realtà, il potenziale colpo di mercato del presidente Toti si è trasformato in un autentico flop. Demotivato, abulico ed incapace di far valere la sua forza fisica sotto le plance: questi i tratti salienti di una stagione da dimenticare per un atleta che lascerà la “città eterna” in punta di piedi; in punta di piedi proprio come ha disputato l’intero torneo su cui da poco si spenti i riflettori. Voto 3

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EARL BOYKINS: Il piccolo grande uomo, il campione con la faccia da bambino. Di perifrasi per descrivere Earl Boykins ne sono state usate tante e diverse le une dalle altre. Su una cosa tutti -a bocce ferme- erano d’accordo: ossia che l’ometto venuto dal mondo dorato della NBA avrebbe fatto le fortune della Virtus. E invece no; anzi. Gli indicibili sacrifici economici di Sabatini non hanno dato i frutti sperati: pochissimi i lampi di Boykins nel corso della stagione; per lo più, innumerevoli passaggi a vuoto, prestazioni anonime, comportamenti irritanti, fughe improvvise oltreoceano. Un rapporto mai sbocciato con i compagni e con la piazza che è stata la prima causa del misero fallimento di una squadra costruita per vincere e arenatasi appena al primo turno play-off. Voto 2

BRANDON JENNINGS: Doveva essere il fenomeno giunto da lontano per farsi ancora un po’ le ossa prima di approdare nella lega di David Stern; a conti fatti, un fenomeno lo è stato solo dal punto di vista mediatico la scorsa estate quando ogni suo passo è stato misurato e filmato da giornalisti e paparazzi. Per il resto, del giocatore che avrebbe dovuto esaltare la folla romana si è intravista la sola ombra. Visibilmente acerbo e dedito più ad un basket fatto di fronzoli che di numeri che contano, Jennings ha rappresentato probabilmente la più grossa delusione dello scorso campionato. Un esperimento tecnico fallito, insomma, quello del g.m. Bodiroga. Del ragazzino di Compton sicuramente se ne sentirà ancora parlare parecchio; a Roma, per il momento, preferiscono relegarlo nell’oblio. Voto 1


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LUCA VITALI: Era stato, con cognizione di causa, considerato il vero pezza da novanta del mercato delle “scarpette rosse”; l’enfant-prodige che, dopo le ottime stagioni vissute nella piccola Montegranaro, era stato chiamato a far compiere il salto di qualità ad una metropoli della palla a spicchi come Milano. Le speranze dei tifosi biancorossi, però, si sono tramutate, col passare delle giornate, in fatue illusioni. Mai perfettamente integrato nel gruppo, Vitali ha assunto le sembianze di una pesantissima palla incatenata al piede di coach Bucchi; un rendimento assolutamente rivedibile che ha dato il la ad un’aperta contestazione del pubblico meneghino nei confronti di un ragazzo spaesato catapultato in una realtà, forse, più grande di lui. Questa volta, bocciato senza pensarci su due volte. Voto 0

L’AZIENDA La GLsolarEnergy s.r.l. nasce nel 2000 come società specializzata nel settore fotovoltaico progettando e producendo un’ampia gamma di moduli fotovoltaici sia per applicazioni “stand-alone” che “grid-con nected”, dotati di certificazioni TUV in conformità alle norme IEC EN 61215 e IEC EN 61730. L’azienda si avvale del proprio ufficio tecnico, costituito da un’equipe di qualificati progettisti e tecnici, e di una sua unità di produzione, entrambi siti nella zona industriale ASI sud di Marcianise (Caserta). Il personale, altamente qualificato, usufruendo di attrezzature e di conoscenze tecniche all’avanguardia applica un sistema di gestione per la qualità conforme alla norma ISO 9001:2000. Partendo dalla Produzione di moduli fotovoltaici, la GLsolarEnergy progetta e realizza impianti fotovoltaici per privati, aziende ed enti pubblici valutando tra la partecipazione a Bandi pubblici oppure l’ade sione al Conto Energia, garantendo un’accurata e sicura assistenza durante tutte le fasi che determinano l’iter burocratico del progetto. In particolare, in riferimento agli appalti pubblici, la società si avvale di attestazione di qualificazione rilasciata dalla ITALSOA s.p.a. relativa mente alle seguenti categorie: OG9 (impianti fotovoltaici); OS30 (impianti elettrici); OS28 (impianti termici e di condizionamento); OS3 (impianti idrici e antincendio). Inoltre la GLsolarEnergy, ente accreditato dalla Regione Campania sia per la formazione finanziata che per la formazione autofinanziata (codice organismo N° 1657/05/08), organizza corsi di formazione professionale rivolti a pro fessionisti, operatori del settore nonché studenti che vogliano sempli cemente approfondire in modo concreto alcuni dei temi più discussi sulle Energie rinnovabili. Il 70% dell’energia elettrica utilizzata all’in terno della struttura aziendale proviene da fonti rinnovabili grazie alla presenza presso la propria sede, di un impianto fotovoltaico da 50 kWp. La GLsolarEnergy ha realizzato impianti per una potenza com plessiva di 631 kWp, per una produzione media annua di 883.567 kWh/anno, consentendo un risparmio di combustibili fossili pari a 220.859 kg/anno e evitando di immettere anidride carbonica pari a 469.144 kg/anno (aggiornato a maggio 2009). L’obiettivo è dunque quello di promuovere lo sviluppo delle energie pulite nel rispetto delle compatibilità ambientali e di affrontare con efficienza e serietà la sfida rappresentata dalle evoluzioni tecnologiche.


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Hollywood e Rodeo Drive ? No, semplicemente ‘Toronto’

Amanti dello shopping , cinefili e curiosi di L EANDRA R ICCIARDI tutto il mondo.. unitevi TUTTI!! eh si.. perché la tappa di questo numero è la città multiculturale per eccellenza..la Hollywood settentrionale con annessa Rodeo drive Canadese… ‘Toronto’ .. Parliamo di un vero e proprio “melting pot”, un patchwork di strade, etnie e culture che si sono incontrate sulle dolci colline a ridosso del Lago Toronto,una città affascinante e che stupisce con le sue molteplici facce: da un lato c’è la metropoli, il potente centro economico, la capitale della provincia dell’Ontario nonché la più popolosa città canadese, d’altra parte l’aria che si respira è sempre un po’ provinciale, e la città conserva un fascino europeo: le strade sono vive, curate, piacevoli e a misura d’uomo. I lussuosi quartieri residenziali di Rosendale e di Forest Hill, con i palazzi bianchi dall’aspetto anglosassone, creano un vivace contrasto con i coloriti quartieri abitati da italiani, cinesi, greci, portoghesi, indiani, giamaicani, e chi più ne ha più ne metta. Ed è proprio quest’ultimo il punto di forza ‘la popolazione’ ma ciò non dovrebbe sorprenderci visto che il nome “Toronto” derivi dalla parola Huron che significo “luogo d’incontro.” Ed è ciò che esattamente è,un luogo d’incontro multiculturale per oltre 4 milioni e mezzo di persone, punto di approdo di oltre 70 diverse nazionalità, che parlano qualcosa come 100 lingue; Possiamo quindi definirla come una delle città più cosmopolite nel Nord America. I suoi mercati, la sua musica e le sue cucine internazionali offrono al visitatore un'esperienza unica.

Il Lester B.Pearson International Airport: si trova 27 km a ovest di Toronto, a Mississauga, è collegato con la città con un servizio di autobus, l'Express Bus, che arriva nel centro di Toronto. Il Toronto City Centre Airport, si trova in una delle isole di Toronto. Questo aeroporto opera solo voli privati e business. Trovandosi vicino al centro città, è facilmente raggiungibile con i trasporti pubblici. Per chi giunge da altre città del Canada o dagli Stati Uniti, la rete ferroviaria di Toronto offre un servizio di alta qualità. Le ferrovie canadesi, gestite da Via Rail, raggiungono tutte le città del paese e i maggiori siti turistici, La principale stazione ferroviaria della città si chiama Union Station, e si trova in Frank Street.Il modo più semplice di muoversi nel centro città è a piedi. Toronto è una città pulita e segue una politica ambientale basata sull'offerta di un efficiente trasporto pubblico e facilitazioni per l'uso della bicicletta. Se vuoi, puoi quindi affittare una bici per girare in città agevolmente;Se invece decidi di usare il trasporto pubblico, l'azienda di trasporti di Toronto, la TTC (Toronto Transit Commission) offre servizi di metropolitana, autobus e tram. La metropolitana di Toronto è il mezzo di trasporto più usato, con quattro linee che collegano un totale di 69 stazioni. Di notte è sostituita da un servizio di autobus. Ma non finisce qui…ci sono autobus turistici che coprono il tragitto verso le maggiori attrazioni della città, e che permettono di salire e scendere tutte le volte che si desidera. Un'alternativa suggestiva per visitare Toronto e i suoi dintorni è rappresentata anche dai traghetti che navigano sul Lago Ontario.

COME ARRIVARE E COME MUOVERSI

DOVE DORMIRE

Una delle città americane più accessibili,grazie alla presenza di due Dormire a Toronto non è un problema! ci sono numerosi hotel accessiaereoporti ben attrezzati, di di cui uno internazionale: bili alle ‘tasche’ di tutti. The Strathcona Hotel: 60 York Street- Toronto. L’hotel si trova nel cuore della città, nelle zone del divertimento e a pochi passi dalle attrazioni principali Prezzi a partire da 28 euro a notte. Michael’s Inn 5599 River Rd . Cascate del Niagara. Questo hotel sorge sul fiume Niagara, nelle vicinanze delle famose Cascate,gode di un panorama straordinario. Prezzi a partire da 43 euro per camera doppia a notte. Skyline Inn 4 800 B en de r Hill-Ca scate d el Niagara. Anche questo hotel è situato nei pressi delle Cascate a 30 minuti dall’aeroporto internazionale di Buffalo. Prezzi a partire da 45 euro per


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camera doppia a notte. Bond Place 65 Dundas Street–Toronto. Si trova al centro della città vicino a tutti i siti di maggior interesse. Prezzi a partire da 60 euro per camera doppia a notte. Alexandra Hotel 77 Ryerson Avenue-Toronto. Situato nel cuore della città a soli 2 isolati dalla Queen Street. Prezzi a partire da 60 euro per camera doppia a notte. Wyndham Garden 185 Yorkland Blvrd- Toronto. A soli 25 minuti dal centro cittadino e a 30 minuti dall’aereoporto, inoltre dispone di piscina coperta e centro fitness. Prezzi a partire da 90 euro per camera doppia a notte. Westin Harbour Castle One Harbour Square-Toronto. Situato di fronte al lago offre un facile accesso al centro della città, vicino all’Air Canada Center ,Cn Tower e all’ Eaton Center. Prezzi a partire da 100 euro per camera doppia a notte. Delta Chelsea 33 Gerrard St. W. –Toronto. Situato nel cuore di Toronto, a pochi minuti dai migliori teatri,attrazioni,negozi e ristoranti. Questo è un alto e moderatamente lussuoso edificio,uno degli hotel più grandi del Canada con un servizio eccellente. Prezzi a partire da 130 euro per camera doppia a notte. Per chi invece ha le ‘tasche’ belle piene… Soho Metropolitan 318 Wellington Street- Toronto. Un edificio moderno di vetro e metallo con finestre dal pavimento al soffitto,a pochi passi dal centro della città e ai maggiori punti d’interesse,dispone anche di una spa in sito, centro salute e fitness con piscina , sale vapore e allenatore personale disponibile ( a pagamento), un centro affari completamente fornito di personale, sale da pranzo private e Tavolo dello Chef. Prezzi a partire da 233 euro per camera doppia a notte. Four Season 21 Avenue Road-Toronto. Nel cuore di Yorkville,a pochi passi dal quartiere degli affari e dai più svariati divertimenti. Prezzi a partire Da 300 euro per camera doppia per un minimo di almeno 3 notti. Per altre info potete consultare i siti: www.booking.com, www.tripadvisor.com e www.paesionline.it .

IL TEMPO Gode di un clima particolarmente rigido durante l'inverno, e come le altre città canadesi, è più mite durante l'estate quando le giorna-

te si allungano e l'aria è più calda. Le temperature in primavera e in estate vanno ai 15° ai 25°, mentre in inverno possono scendere fino a - 6 °. COSA VEDERE Toronto è ricca di cose interessanti e belle da vedere…Una cosa simpatica che mi ha colpito è l’esistenza di una città sotterranea da sfruttare tutto l’anno e in maniera particolare durante l’inverno Dall’interno di qualsiasi negozio del centro c’è la possibilità di scendere sotto terra per incontrare negozi di qualsiasi genere si voglia, supermercati immensi e ovviamente la metropolitana.. ma non dimenticatevi..: Giardino zoologico di Toronto: è uno dei più grandi giardini zoologici nel mondo con oltre 5.000 animali di 460 specie al suo interno . E' spettacolare ed assolutamente da visitare. Il distretto storico della distilleria: E' la più nuova comunità di cultura di Toronto e sede di ristoranti, caffè e gallerie di arte. Le costruzioni Vittoriane sono ben conservate ed è una gioia vederle! Ontario Science Center: una via di mezzo tra un museo ed un centro ricreativo, gran parte delle 700 esposizioni che illustrano i progressi della tecnologia nel corso degli anno richiedono la partecipazione del pubblico. Si possono vedere generatori elettrostatici che drizzano i capelli, cineprese che possono essere attivate pedalando in bicicletta, simulazioni di allunaggio e molto altro. Il centro scientifico non è solo un gioiello architettonico ma un luogo dove si può imparare divertendosi. Casa Loma: È il più famoso monumento storico della città, è situato su un colle che domina il centro città. Il castello apparteneva a Sir Henry Pellat, finanziere di primo piano, industriale e uomo d'armi. Sir Henry, da inguaribile romantico quale era assunse il noto architetto

E.J.Lennox perché lo assistesse nella realizzazione del sogno della sua vita: la creazione di un castello "medioevale" che dominasse la città di Toronto. Eaton Center: Toronto è una delle città che vantano la più vasta selezione di prodotti nel Nord America. Nel 1977 aprì i battenti quello che da tutti viene osannato come un gioiello dell'architettura, il centro comprende 330 negozi ed è situato nel cuore della città. Hockey Hall of Fame: Un vero e proprio museo dedicato allo sport nazionale ed ai suoi giocatori nel quale si trova una riproduzione in grandezza naturale dello spogliatoio dei Montreal Canadiens. CN Tower: Senza ombra di dubbio è una delle attrazioni più spettacolari del mondo. La cima della torre oltre ad offrire uno spettacolo mozzafiato offre una visuale di 360° su tutta la metropoli. E' stata costruita nel 1976 ed è qualcosa di più di un semplice fabbricato: è un centro di comunicazione, un ritrovo notturno un ristorante girevole ed è la struttura più alta del mondo (1815 piedi) con un'altezza che è quasi il doppio di quella della torre Eiffel. E' talmente alta che la sua cima fu calata da un elicottero. Nei giorni sereni, si possono vedere le cascate del Niagara. Royal Ontario Museum: Tra i più affascinanti musei di belle arti è L'Art Gallery of Ontario suddiviso in 20 settori espone opere d'arte occidentale, rinascimentale, impressionistica, postimpressionistica e moderna. L'Henry Moore Sculture Centre che contiene più di 893 sculture dell'omonimo artista è considerata la collezione pubblica più grande del mondo. Il Royal Ontario Museum che offre spettacolari riproduzioni di dinosauri, pipistrelli, una famosa collezione dall'estremo oriente del tredicesimo secolo ed un monumento tombale della dinastia dei Ming.


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Yorksville: E' stato un tempo un piccolo villaggio di casette in stile vittoriano, divenne luogo di ritrovo degli hippy negli anni '60, è ricca di discoteche, negozi d'arte studi di disegnatori di moda ed arredatori. Wonderland: E' un parco giochi che misura più di 121 acri ed offre, giostre, mostre, concerti, spettacoli e tantissimi altri vaghi. Sky Dome: Un altro edificio maestoso, oltre ad essere un'opera architettonica di grande rilievo è l'unico stadio al mondo con un tetto completamente retrattile (annessi allo stadio ci sono: un albergo di 348 stanze, un ristorante di 650 posti, il più grande Mc Donald del Nord America, 3 bar, luoghi riunione, un circolo sportivo, negozi, uffici e un centro informazioni). Lo Sky Dome è spesso utilizzato per lo svolgimento di concerti, ma la sua funzione principale è ospitare gli incontri dei Toronto Blue Jays la squadra locale di Baseball, e dei Toronto Argonauts la squadra locale di Football. Nuovo Municipio: fu costruito nel 1957 ad opera dell'architetto finlandese Viljo Revell, con questo progetto la città iniziò a cambiare il suo carattere chiuso e conservatore divenendo un centro urbano all'avanguardia le cui costruzioni sono fra le più belle al mondo. La piazza davanti al municipio, Nathan Phillips Square, che prende il nome dal sindaco che la fece costruire è tutt'oggi un luogo di incontro per le comunità, trasformato durante l'inverno in un'immensa pista di pattinaggio sul ghiaccio, ed utilizzato per concerti, mostre e manifestazioni politiche. High Park: raccoglie ciò che vi è di meglio dei due principali parchi di Londra e New York ossia Central Park e Hyde Park, il terreno fu donato nel 1873 da un ricco abitante di Toronto John Howard a patto che mai vi venissero vendute bevande alcoliche. Adesso il parco che fa da contorno alla sua vecchia dimora possiede un fascino molto particolare. Queen West: Nota come la parte artistica di Toronto è uno dei distretti di Shopping più noti. Potrete trovare tutte le novità per quanto riguarda: Arredamento,urban ware,abbigliamento funky e vintage. Bloor Street/Yorkville: Spesso detta la Rodeo Drive di Toronto,questa zona è sede di alcuni dei più noti marchi internazionali, quali Louis Vuitton,Chanel, Escada, Gucci, Tiffany e molti altri.Altri negozi di alto livello, quali Over the Rainbow, offrono la più ampia gamma di denim alla moda, mentre TNT propone le ultime linee di abbigliamento di New York. Le cascate del Niagara: i più famosi salti d'acqua del mondo. la loro fama è certamente legata alla spettacolarità dello scenario oltre che per la produzione di energia elettrica. LO SPORT A Toronto hanno sede numerose squadre militanti nei maggiori campionati nordamericani. L'hockey su ghiaccio è sicuramente lo sport più seguito con i Toronto Maple Leafs che giocano all'Air Canada Centre ,vanta uno stadio tutto esaurito ad ogni incontro.La seconda squadra per importanza in città, militante in MLB (major league baseball),è quella dei Toronto Blue Jays ,vincitrice di due titoli mondiali (World Series) nel 1992 e 1993. Toronto è stata l'unica città non statunitense a

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vincere questo titolo. A partecipare al campionato NBA, è invece la squadra dei Toronto Raptors di Andrea Bargnani. Questa franchigia fu fondata nel 1995 quando il campionato NBA decise di allargare i propri confini per inglobare anche delle squadre canadesi. Insieme ai Raptors vennero istituiti anche i Vancouver Grizzlies ma lo scarso interesse del pubblico e i fondi ristretti convinsero la società a trasferirsi a Memphis nel Tennessee. Toronto è così rimasta l'unica squadra non statunitense nel massimo campionato di basket mondiale.Partecipano ad un campionato internazionale anche i Toronto Rock che militano nella NLL (National Lacrosse League).Anche questo team gioca all'Air Canada Centre.Ai campionati nazionali partecipano invece le squadre dei Toronto Blizzard e Toronto Argonauts. I Blizzard sono la squadra di calcio vincitrice di molti titoli canadesi .Gli Argonauts invece sono il team di football canadese e giocano al Roger Centre.Infine, dal 2007 la franchigia locale del Toronto FC, squadra fondata per l'occasione, partecipa alla Major League Soccer, diventando in questo modo la prima squadra canadese a partecipare al torneo finora riservato ai soli team statunitensi di calcio. CURIOSITA’ • La polizia di Toronto ha chiesto aiuto ai giovani su YouTube. E il risultato è stato sorprendente. Il commissario Scott Mills alle prese con il caso di tre giovani scomparsi dopo il ritrovamento del corpo senza vita di un loro amico lo scorso agosto, ha deciso di mettere dei video su YouTube per chiedere aiuto. E in tre settimane si e' visto sommerso di risposte. Il telefono ha ricominciato a suonare con nuove informazioni dopo mesi di buio. A Toronto esiste il dipartimento Crime Stoppers, nato nel 1984, dove chiunque può chiamare e offrire informazioni utili. • il 911 di Toronto, numero telefonico di emergenza, è preparato per rispondere in bel 150 lingue diverse. • Toronto è il maggior polo economico del Canada, ospitando le maggiori industrie e attività del paese, ed è anche la più grande sede universitaria, con la sua Università di Toronto, la Ryerson University e la York University. • Una delle più importanti manifestazioni di Toronto è l’International Film Festival, un annuale festival cinematografico che inizia il martedì successivo al Labor Day, in settembre, per poi durare dieci giorni, durante i quali vengono presentate da 300 a 400 pellicole. La prima edizione si è tenuta nel 1976, con l’intento di creare un compendio dei migliori festival del mondo, e solo successivamente si è evoluto in modo indipendente sino a guadagnare grande rilievo per le produzioni holliwoodiane: lo scopo infatti non è stilare classifiche o decretare vincitori, ma lanciare nuovi artisti sul mercato cinematografico. Oggi il festival è tra i più famosi e i più attivi del mondo, con una forte presenza di grandi stelle del cinema e un importante ritorno economico. Allora ricapitoliamo.. portatevi un bell’impermiabile per quando andrete a visitare le cascate.. andate sulla CN Tower e fate tantissime foto.. non dimenticatevi lo shopping e assaggiate tutti i cibi di tutte le culture possibili.. Insomma……Buon Divertimento!...


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In Cina con furore: B o n z i We l l s


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