Stars 'N' Stripes N°12

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‘FOCUS’

IL PERIODICO ON LINE PER GLI AMANTI DELLA PALLA A SPICCHI D’OLTRE OCEANO

G l i H o u s t o n R o c k e t s p r o v a no a r i n a s c e r e s e n z a Y a o M in g

IL TEAM

In di a n a P a cer s a n cor a nel lim bo dell ’incer t ezza

H ALL O F FA ME

L a c e r i m o ni a d i i nt r o d uz i o n e n e l l a ‘ g l o ri a ’

U CA N’ T C ME

La ru b r i c a i r ri v e re nt e di S t a r s N S tr i p e s

Il ruggito del ‘leone’




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DI

N ICOLÒ F IUMI

Ricomincio da...‘quattro’

catore arrivato un pò per effettive Rivincita. necessità sotto canestro, dove i Se c’è una vari Powe (poi ceduto), Davis e parola che alberga nella mente di Perkins pagavano dazio in tempo giocatori, dirigenza e tifosi dei di playoff a giocatori più navigati Boston Celtics, quella è proprio o di maggior classe e peso, un pò rivincita. Dopo una stagione dove cogliendo al volo un’occasione che niente è mai andato completanon si poteva ignorare, sempre mente per il verso giusto, impetenendo a mente la regola non dendo così la conferma del titolo scritta per cui in NBA quando di campioni NBA, la franchigia puoi vincere devi farlo senza del Trifoglio con in testa i Big badare a quanto un giocatore che Three, che ormai sono Big Four nell’immediato ti può far compiecon l’arrivo di Rasheed Wallace, vuole ripartire per aggredire la Al ‘Big Three’ dello scorso anno si è re il salto di qualità possa poi stagione 2009/2010, sapendo bene aggiunto ‘Sheed’ e da tre i moschettieri avere un futuro a lungo termine con la tua squadra. Sheed aveva che i vari Pierce, Allen, Garnett biancoverdi diventano quattro da tempo manifestato l’intenzione elo stesso Wallace non sono più dei ragazzini e dunque il tempo stringe. La voglia di rivincita di lasciare Detroit e inizialmente aveva anche fatto sapere è accentuata dal successo degli eterni rivali, i Los Angeles che per meno di 8 milioni di dollari avrebbe piuttosto appeso Lakers, che hanno vendicato la sconfitta nelle Finals del le scarpe al chiodo. In mezzo c’è stata la visita di Pierce, 2008 portando il Larry O’Brien Trophy sotto il sole della Garnett e Allen a casa sua per convincelo della bontà del proCalifornia e che arrivano ai nastri di partenza del nuovo getto biancoverde. Visita che evidentemente ha dato i frutti campionato come favoriti, se non per la forza della squadra sperati, tanto che Wallace ha posto la sua firma in calce a un che dovrà assorbire l’impatto di Ron Artest, quanto meno per contratto di due anni per circa 12 milioni di dollari, quindi onorare l’anello che i gialloviola si sono conquistati nel giu- molto meno di quanto da lui preteso in precedenza. E questo gno scorso. La dirigenza della Bean Town ancora una volta è un primo segnale positivo, perchè molto probabilmente si è mossa sul mercato con grande scaltrezza, aggiungendo vuol dire che l’ex Tar Heels arriverà alla corte di Doc Rivers all’organico pochi pezzi ma di sicuro impatto. Inutile sottolineare il peso della firma di Rasheed Wallace, gio-

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con la testa giusta, motivato per dare il massimo e chi conosce il giocatore sà che nel suo caso questo è un particolare che fà tutta la differenza del mondo. Liberati Mikki Moore, Steph Marbury (che ora impazza su internet con la sua tv personale) e Gabe Pruitt, firmato in queste ore dai Knicks, Danny Ainge ha aggiunto alla rotazione dei lunghi, che nel frattempo come già detto aveva perso Leon Powe andato a rinfonzare i Cavs, l’ex Kings Shelden Williams. Non certo un fenomeno, più famoso per la quinta scelta assoluta del draft 2006 spesa per lui dagli Atlanta Hawks e per essere il fidanzato della fenomenale Candace Parker, ma che potrà dare qualche minuto di sostanza senza fare troppo rumore se passerà buona parte della sua stagione seduto in panchina. Infine è stato il turno di Marquis Daniels. Acquisto che è passato abbastanza sotto silenzio, ma che potrebbe avere un importanza non secondaria negli equilibri dei Celtics. L’ex alunno di Auburn University viene da un ottima stagione nelle fila degli Indiana Pacers, dove in 31,5 minuti di utilizzo ha prodotto 13.6 punti, 4.6 rimbalzi e 2.1 assists. Boston torna così ad avere un esterno di impatto che verrà dalla panchina, andando idealemente a ricoprire il ruolo che due anni fà fu di James Posey. Ovviamente Daniels non ha le caratteristiche del giocatore ora a New Orleans, specie in difesa, ma è un atleta che sembra essere nel punto di massi-

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ma maturità e in attacco, sfruttando gli spazi aperti dagli altri giocatori di maggior calibro, potrà cercare di riproporre quanto di buono fatto vedere a Indianapolis. Se poi anche difensivamente riuscisse a produrre standard magari non di livelli Poseyani, ma comunque accettabili, allora il suo da acquisto si trasformerebbe in vero e proprio colpo, anche se a fine anno sarà nuovamente free agent, avendo firmato un contratto annuale da quasi due milioni di dollari, il quale però avrà anche la funzione di essere ulteriore sprono per dare il meglio di sè e poter comandare una buona cifra al momento del rinnovo. Tirando le somme il quintetto sarebbe Rondo, Ray Allen, Pierce, Garnett e Wallace, con House e Daniels a uscire dalla panchina per cambiare gli esterni e Perkins e Glen Davis cambi dei lunghi, non dimenticando Tony Allen e Brian Scalabrine. Le premesse sono certamente delle migliori. Allen, Pierce e Garnett in questi due anni assieme hanno sviluppato un intesa quasi perfetta che si è accompagnata alla crescita esponenziale di Rajon Rondo. Rasheed Wallace con la sua classe e il QI cestistico a disposizione non dovrebbe avere problemi a inserirsi nel contesto portando così un’altro 2.13 a presidiare l’area a fianco di KG. Unico dubbio è la carenza di chili, ma è comunque una scelta in linea con le nuove tendenza del basket moderno, di orientamento sempre


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più distante del centro di peso. E comunque in caso di necessità la stazza non fà certo difetto a Davis e Perkins, pronti dalla panchina a dare il loro contributo. House ormai è una certezza. Rivers sà bene quello che dà il piccoletto e difficilmente il suo rendimento si discosterà dagli standard abituali. Si casca così nuovamente su Marquis Daniels. Quanto lui saprà dare sarà uno dei discrimini principali della stagione. Teoricamente è in competizione per i minuti con Tony Allen che però, ogni anno che passa, anche a causa degli infortuni, sembra sempre più lontano dal poter mantenere quelle pro-

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messe che lo avevano fatto arrivare in NBA con buone prospettive. A ben vedere un play di riserva più affidabile di Eddie House, che ha la taglia del play, ma sostanzialmente è una guardia, farebbe comodo. Per intenderci un giocatore di esperienza alla Sam Cassell, sempre per andare a riprendere la cavalcata del 2008. Ma con molta probabilità questo sarà


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il roster con cui Boston inizierà la stagione, cercando poi con calma un giocatore che risponda all’identikit ideale. Un dubbio che attanaglia molti tifosi è l’integrità fisica della squadra. Se certamente il talento deborda, bisogna però fare anche i conti con le carte di identità. Che recitano 34 primavere per Ray Allen, 32 per Paul Pierce, 33 per Kevin Garnett e 35 per Rasheed Wallace. Soprattutto c’è apprensione per verificare lo stato fisico di Kevin Garnett dopo l’infortunio che lo ha escluso dalla parte finale dell’ultima stagione. Condizione necessaria per avere ambizioni di titolo è la piena e totale salute fisica del Big Ticket. Senza di essa l’ex Timbervolwes non può sprigionare tutta la sua infinita energia che specialmente nella metà campo difensiva sembra avere il potere di contagiare i propri compagni di squadra e farli rendere a un livello superiore. Lo stesso Paul Pierce ha già avuto a che fare con problemi fisici e anche Rasheed

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Wallace, che è quello di età più avanzata, potrebbe accusare qualche scricchiolio, anche se in carriera non ha precedenti particolarmente peroccupanti. Ray Allen sembra il più integro fisicamente essendo dotato di una forma fisica che farebbe invidia a tanti 20enni. La panchina offre almeno un giocatore in grado di dare il proprio contributo anche come eventuale titolare sia sugli esterni (Daniels) che sotto canestro (Perkins), ma è chiaro che è un eventualità che può essere tollerata solo per un numero limitato di partite e, possibilmente, non nella parte calda della stagione. La fiducia, comunque, in Massachussets è tanta. I tifosi sono pronti a trasformare nuovamente il TD Banknorth Garden in una Santa Barbara dalla quale sia impossibile uscire senza le ossa rotte, vogliosi di festeggiare l’ennesimo titolo NBA. E per fare diventare il sogno realtà stanno scaldando il motore i Big Three... pardòn... i Big Four.


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In ‘Rondo we trust’ Nonostante l’arrivo di Rasheed Wallace, l’ago della bilancia dei nuovi Celtics di coach Doc Rivers, passeranno per le mani di ‘Double R’

C’è chi sostiene che addirittura in questi Boston Celtics si ri della sua ultima post-season l’ipotesi non sembra certapotrebbe parlare di Big 5, considerando Rajon Rondo a mente da scartare: 14 partite, 41.2 minuti di impego, 16.9 tutti gli effetti una stella. In effetti se uno controlla i nume- punti, 9.7 rimbalzi (altezza dichiarata, 183 cm) e 9.8 asis-


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sts. In pratica una tripla doppia ogni volta che ha messo piede sul parquet. E allora perchè siamo qui a discutere su come dover valutare questo fascio di nervi da Kentucky? Presto detto. Rondo è tutto tranne che un playmaker tradizionale. E’ arrivato quando Boston era una delle franchigie più scarse della Lega e da un anno all’altro si è trovato con addosso la responsabilità di guidare un gruppo di fuoriclasse veterani per vincere il titolo. Tutto sommato le cose sono andate bene, considerando che il titolo è arrivato. Il ragazzo è certamente maturato, ma permangono dei difetti strutturali che forse neanche il tempo riuscirà a portarsi via. Due

sopra tutti. Il tiro e le scelte di gioco. Il primo è un problema ormai annoso. Rondo molto semplicemente, il tiro da fuori non ce l’ha. E questo è un problemone. Perchè, specie nei playoff, quando le difese diventano molto tattiche e gli aggiustamenti tra una gara e l’altra fanno la differenza, questa debolezza consente agli avversari il lusso di lasciargli metri di spazio sapendo di non correre grossi rischi di essere perforati da un tiro dalla distanza. Rajon, che per questa sua mancanza è anche stato rinominato Raon, perchè non ha J che negli USA è sinonimo di tiro in sospensione, sta continuando a lavorare per porre un rimedio e qualche

LE STATISTICHE DI RAJON RONDO


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CAREER AND SEASON HIGHS


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risultato si è visto. Ma è ancora distante da un risultato accettabile. Il secondo difetto è intrinseco alla natura del giocatore. Rondo non è certo un play ragionatore, ma un istintivo che spesso và fuori dalle righe e inventa conclusioni fantasiose grazie alla sua straordinaria esplosività. Per convivere con tutto il ben di Dio attorno a lui ha dovuto un

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pò castrare la sua personalità, che però inveitabilmente ogni tanto torna fuori. E non sempre fà il bene della squadra. Il futuro dei Celtici passa da queste sue scelte e dalla maturità che il ragazzo avrà nel saper scegliere i momenti più opportuno per metterle in atto.


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Una concorrente in più per salire sul trono

L’obiettivo assolutamente non velaCarter (per lui sacrificato to dei biancoverdi è il titolo numeCourtney Lee), Matt Barnes, ro 18. Ma la concorrenza quest’anRyan Anderson, Brandon Bass e no è più che mai serrata. Partiamo all’ultimo anche Jason Williams, dai campioni in carica. Via Ariza è di ritorno sui parquet dopo un arrivato Artest, cambio che sembra periodo di stop. Da aggiungere la non dare spazio a tonalità di grigio: conferma di Marcin Gortat, riveo funziona e si veleggia verso l’anellazione degli ultimi playoff. In lo oppure lo spogliatoio rischia di Florida non vogliono certo stare esplodere. Per il resto tutto è uguaa guardare insomma. E poi gli le all’anno scorso. La cattiveria Spurs, che sembrano sempre in agonistica di Kobe, la classe di Lakers, San Antonio, Cleveland e Orlando difficioltà, tanti li danno per Gasol, la versatilità di Odom e la morti ma poi alla fine sono semsono avvisate per festeggiare a giugno si presenza di Bynum da cui ci si pre lì a lottare. Nell’estate due dovrà passare per il TDBankNorth Garden attende ancora miglioramenti. Poi veri colpi: Richard Jefferson e ci sono i grandi delusi della stagioAntonio McDyess, arrivati in ne 2008/2009, i Cavs di Re LeBron James. Che hanno imbastito cambio di spiccioli. Aggiungere alla miscela Tim Duncan, Manu una campagna acquisti degna del Real Madrid. Shaquille Ginobili recuperato dai problemi fisici, Tony Parker, shakerare O’Neal, Anthony Parker, Leon Powe, Jamario Moon. Squadra il tutto per bene e abbiamo una squadra che non deve temere non completa. Di più. Due gli obiettivi. Il titolo e (forse soprat- nessuno. A questo gruppo di cinque squadre (inclusa Boston) tutto) la conferma di King James. A fantabasket sarebbero che ci paiono un gradino sopra le altre si aggiungano anche le imbattibili. Ma il campo è un’altra cosa. Lo sa Orlando, che sul varie Denver, Portland, Dallas, Toronto e Washington, che sono campo ha ribaltato il pronostico mandando a casa Cleveland outsider e dunque molto pericolose (la stessa Orlando l’anno nella finale della Eastern Conference. Anche qui mercato con scorso non era certa tra le favorite a inizio anno). Insomma nomi altisonanti nonostante la partenza di Turkoglu: Vince sarà battaglia vera. Per la gioia dei nostri occhi.


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Houston Rockets: il nuovo che avanza DI

D OMENICO P EZZELLA

Toyota Center 30 aprile 2009, i Rockets battono Portland in gara6 con il punteggio finale di 92-76 e centrano il passaggio, per la prima volta negli ultimi sette anni, del primo turno di playoff. Corsa, poi, conclusasi a gara7 delle semifinali della Western Conference e solo per ‘colpa’ di un Kobe Bryant d’autore. Risultato? Tanto ottimismo nell’aver messo assieme per la prima volta una squadra di alto livello e

che potesse guardare più in là del suo naso. Ma a volte non è tutto oro quel che luccica, non tutte le ciambelle riescono col buco, ma soprattutto a volte quello che serve è una forte dose di fortuna. Insomma quella che manca alla franchigia del Texas, visto che proprio nel momento in cui era riuscito a trovare il suo massimo rendimento, la sua massima espressione di gioco, gli ‘Dei del Basket’ gli hanno voltato le spalle lasciando i Rockets al loro destino. Un


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destino che a questo punto non può che aver fatto un enorme passo indietro, un enorme ridimensionamento di quelle che erano le aspettative durante gli scorsi playoff quando con ancora una meravigliosa semifinale di Conference si pensava già alle prossime stagioni , già a quello che sarebbe stato il prossimo campionato per una squadra con un anno di esperienza e di rodaggio in più sulle spalle, ed invece…Ed invece si torna punto e a capo. Si torna a dover pensare quanto meno di arrivarci ai prossimi playoff, si torna a dover pensare di dover dare sfoggio di tutto quello che si ha per pensare quanto meno di arrivare in una zona non caldissima per superare un primo turno e quindi pareggiare quella che è stata l’annata scorsa. Si torna ad essere una delle tante all’interno del gruppone della Western Conference in attesa che tutto torni come prima o quasi (magari nella stagione immediatamente prossima a quella che andrà ad iniziare quando senza nemmeno il contratto oneroso di McGrady e con spazio salariale da utilizzare i Rockets possano pun-

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tare su qualche ‘big’ da affiancare nuovamente a Yao Ming, sempre che il cinese possa tornare ad alti livelli). Già perchè da quella maledetta gara4 di semifinale contro i gialloviola, poi futuri campioni Nba, tutto è cambiato per i texani e dio solo sa se possa tornare come prima. Certo dando uno sguardo al roster della prossima stagione c’è pochissima differenza rispetto a quello che ha entusiasmato il popolo del Toyota Center contro LA, ma si trattano pur sempre di piccole differenze dal peso specifico di un macigno. L’infortunio e la tragedia quasi sfiorata con il ritiro di Yao Ming non può passare come un qualcosa di inosservato, cosi come la partenza di un giocatore controverso, criticabile, ma dal talento stratosferico, come Ron Artest, e che è stato la fortuna in tante occasioni di coach Adelman (nonostante lo stesso le abbia tentate di tutti i colori per cercare di tenerlo a bada dal punto di vista cestistico provando anche la carta dell’inserimento e del ritorno in attività del carismatico Dikembe Moutombo a cui era affidato il compito di parlare al Bad Boy nei momento cruciali ndr). Oddio molto probabile che

in pochi avrebbero creduto in un’altra stagione di Ron Artest a Houston dal momento che era free agent, mentre la perdita di colui sul quale è stata fondata l’intera squadra e sulle cui spalle è stato sempre riposto il futuro della franchigia sin dalla scelta, è un colpo che ancora oggi a mesi di distanza non è stato ancora assorbito. Non assorbito dal punto di vista tecnico, dal momento che i Rockets perdono un lungo di 220 cm in una Conference dove i cm e la presenza sotto i tabelloni serve come il pane (oltre al migliore marcatore della squadra ed un giocatore capace di andare con costanza in doppia-doppia con punti e rimbalzi strappati agli avversari). Senza contare che in questo modo Adelman e Houston perdono quel perno fondamentale all’interno del pitturato capace di attirare più di un’attenzione e raddoppi liberando dunque spazio intorno ai compagni cosi come è stato nella stagione scorsa con i vari Brooks e Artest sugli esterni, ma anche i vari Scola e Landry per quel che riguarda i lunghi o presunti tali. Insomma se nell’anno della riscossa biancorossa, Houston ha saputo fare a meno di Tracy McGrady, forse

LA STAGIONE 2008/2009 IN NUMERI


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difficilmente dimostrerà di saper fare a meno di un giocatore come il cinese che resterà fuori per tutta il prossimo campionato. Ed allora? Ed allora quella che inizierà tra un mese circa sarà una stagione di transizione, sarà una stagione di passaggio, sarà una stagione alla volta della classe operaia e della voglia di lottare con le unghie e con i denti per cercare di arrivare quanto meno a quella lotteria dove tutto può succedere, anche portare i Lakers futuri campioni ad una insperabile gara7 senza quello che era il suo giocatore migliore, ovvero il cinese di Shangai. Certo è, però, che lo staff tecnico texano dovrà girare più di una vite, più di un bullone prima

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di poter dire di avere una squadra degna quanto meno di sbaragliare la concorrenza avversaria di un raggruppamento a dir poco feroce. Viti e bulloni che in primis portano a quello che è stato lo scambio di posizioni e di ruolo che si è avuto sull’asse Houston-LA con l’ormai famoso scambio (non inteso come trade!) tra Ron Artest e Travor Ariza. Uno scambio di armadietti e di spogliatoio più forzato che altro, visto che l’emergente numero 3 lo scorso anno in gialloviola, ha deciso di abbandonare la nave losangelina nel momento in cui sulla stessa nave era stato fatto salire, con provenienza proprio Houston, il ‘Bad Boy’ newyorkese. Il


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ruolo in campo è lo stesso, il valore non ancora e forse non sarà mai, ma per il momento il testimone di ala piccola, di swingman da quintetto, l’uomo a cui affidare gli avversari più pericolosi e di mettere difesa, energia, contropiede ed anche tiri importanti cosi come è stato abituato da Kobe a fare a Los Angeles, è passato nelle mani di Travor Ariza. L’ex Magic e Knicks, alla sua quarta maglia in carriera, non avrà certo la cattiveria agonistica di Artest, la capacità di entrarti nella pelle oltre che nella canotta e pantaloncini (cosa di cui ormai non dovrà più preoccuparsi lo stesso Kobe Bryant che al massimo dovrà faticare solo durante gli allenamento ndr) ma quanto a lavorare sotto pressione, a lavorare con concen-

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Scongiurato il rischio di porre fine alla carriera, Yao Ming resterà comunque fermo per tutta la stagione «La buona notizia e che non ci sono complicazioni e non ci sono brutte notizie e inoltre è escluso che la carriera del giocatore possa essere in pericolo». Queste le parole di Daryl Morey, il general manager dei Rockets sulle tantissime domande relative allo status e alle condizioni del piede sinistro di Yao Ming. Uno Yao che intanto continua a camminare sulle stampelle, nonostante gli esami non mostrino nessun tipo di complicazioni o peggioramenti dopo le due operazioni per rimettere a posto la frattura e riallineare le ossa del piede per evitare che il tutto possa ripetersi ancora una volta, e che ogni mattina è presente al Toyota Center per i classici allenamenti legati alla parte superiore del corpo. «Non ci sono aggiornamenti rispetto allo scorso 21 luglio – continua Morey – è cioè che nella prossima stagione il giocatore non sarà in campo per permettergli di recuperare a pieno dal suo problema e che quindi sarà a disposizione degli Houston Rockets solo a partire dal training camp del 2010». Una scelta saggia, una scelta giusta per il bene della società e per il bene del giocatore, visto che al momento un accelerare le cose per riportarlo in campo prematuramente e inserirlo nel roster non permetterebbe ai Rockets di aumentare le possibilità di vincere un qualcosa in più rispetto a quanto possano fare adesso, oltre al fatto di compromettere il pieno recupero del giocatore e magari evitare che dalla prossima il cinese torni a giocare senza interruzioni, cosa che ormai non riesce a fare da ben 5 anni. trazione per essere ad un livello altissimo come richiedeva il ‘Black Mamba’, non è secondo a nessuno. Ora però è al momento della carriera in cui deve fare il solito salto di qualità. Il salto in cui deve dimostrare di valere un contratto di alto livello, dimostrare che i Lakers hanno sbagliato nella decisione di lasciarlo partire per puntare altrove, dimostrare che tutto quello che si era detto e pensato in questi anni sul suo conto e sulla sua pallacanestro sono solo congetture e tra l’altro anche sbagliate. Il titolo e l’anello da attore non protagonista dovrebbe bastare, ma a quanto pare per alcuni giocatori gli esami non finiscono mai. Lo sa bene Travor, lo sa bene coach Adelman che di sicuro gli chiederà o gli avrà già chiesto di fare in fretta quel salto, in attesa di vederlo in campo contro la sua ex squadra e magari provare a guastare la festa sin da subito al signore in maglia 24.


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Battier, Scola...e il ritorno T-Mac LA NUOVA LEADERSHIP. Un cambio radicale. Come una specie di passaggio di testimone o il pensionamento di una schiera di militari in carriera che lascia il tutto nelle mani dei nuovi arrivati o quanto meno dei veterani che erano fino a quel momento un gradino sotto. Da Tracy McGrady a Yao Ming, dalla coppia Tracy McGrady-Yao Ming all’arrivo di un uomo che in quanto a leadership e a voler emergere non si è mai tirato indietro, Ron Artest, fino ad arrivare a quella che sarà ‘la nuova guardia’ o se vogliamo la ‘vecchia guardia’ visto che la carta di identità dei diretti interessati non è certa quella di un giovincello appena arrivato nella Lega. Shan Battier e Luis Scola. Saranno loro a prendere in mano la situazione e lo scettro lasciato vuoto e vacante dal cinese out per tutta la stagione. Saranno loro a dover guidare verso quella che sarà la nuova spedizione, la nuova avventura un gruppo di giovani affinché si possa quanto meno evitare di deludere i tifosi. Saranno loro a dover fare da tramite in campo tra la panchina e la squadra, saranno loro, insomma, i due perni della nuova Houston. Un’investitura che di sicuro tanti si aspettavano per l’ex Blue Devils di Duke, vista l’educazione, il valore etico e la professionalità in campo ed in allenamento, oltre alla questione puramente di anzianità (in attesa del ritorno definitivo o presunto tale di TMac) e di presenza in squadra, mentre molto probabile che fossero in pochi quelli che avrebbero creduto in quella di Luis Scola due stagioni fa. Certo i numeri ed il livello tecnico dell’argentino non si discutono e non sono mai stati in discussione nemmeno dopo qualche mese dopo il suo arrivo in Texas, ma dopo quello che ha fatto vedere nella scorsa stagione e nei passati playoff, il ruolo di co-leader dei giovani e rampanti Rockets era un qualcosa che il natio di Buenos Aires si meritava e come. Investitura meritata per i numeri e l’impatto che ha avuto dopo la sua stagione da rookie che tra l’altro si è chiusa sempre con 10,3 punti di media, 6 rimbalzi abbondanti e 1,3 assist in una Lega ed un campionato che prima di allora aveva visto solo da lontano e attraverso la tv via cavo, e che lo hanno consacrato definitivamente non solo al pubblico biancorosso, ma all’intera Nba. Di sicuro la sua ultima stagione avrà fatto ribollire il sangue nelle vene a coach Popovich, dal momento che ormai anche le pietre ai lati del Riverwalk di San Antonio sanno che il coach Spy aveva puntato Scola e che invece si era dovuto ‘accontentare’ di Fabricio Oberto, ma in generale ha fatto ribollire il sangue anche agli avversari che hanno dovuto fare i conti con un giocatore dall’intelligenza cestistico stratosferica, un giocatore capace di fare tante cose anche in pochissimo tempo in attacco e in difesa e dulcis in fundo, ma non certo per importanza, un giocatore dal talento e dai fondamentali davvero da stropicciarsi gli occhi. Fondamentali e talento di cui coach Adelman ha davvero fatto abuso attingendo, come un bimbo con un vasetto di marmellata, dalla sapienza tecnica dell’argentino tutto quello che poteva e doveva dare. In campo da numero ‘4’, da numero ‘5’, da rimbalzista, da attaccante, da cane da guardia da trascinatore al fianco di Yao o come complemento alle doti di agonista e di atleta di grandissimo livello in difesa di Landry, passando, sporadicamente, anche da quello che generalmente era il ruolo di Vlade Divac nei Kings targati Adelman nei primi anni del nuovo millennio, ovvero come centro smistamento palloni per i compagni. Non era certo un caso che le partite cambiassero e si rivoltassero come un calzino quando in campo c’era lui in quintetto base o se vogliamo con quello che nella Nfl chiamano lo ‘special team’ fatto di combattenti, di gente che non ha paura di sbucciarsi gomiti e ginocchia pur di conquistare o non perdere un pallone, oppure come dimostra il suo +16,31 di Efficiency. Di sicuro di come potevano cambiare i Rockets con lui in campo o senza, ne sanno qualcosa i Portland TrailBlazers ed i vari Lamarcus Aldridge e compagni, per i quali l’argentino è stato davvero un rebus irrisolvibile per tutta la serie chiusa poi con 16,1 punti (il massimo il 28 di aprile in occasione della sconfitta di gara6 con 21 punti) e 6,6 rimbalzi di media. Oppure chiedere ai Lakers che in gara6 si sono visti recapitare da ‘Luisito’ 24 punti con 10/17 dal campo, 12 rimbalzi e 2 assist che sono valsi vittoria e serie allungata alla settima ed ultima partita a Los Angeles senza ovviamente Yao Ming fuori per infortunio. «Non abbiamo fatto mosse o aggiunto giocatori per l’immediato o


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tanto per farlo, ma guardando in avanti e a quelle che potranno essere le prossime stagioni. La sensazione al momento è che sarà divertente e costruttivo vedere una squadra di giovani crescere insieme e giocare interamente secondo le direttive del coach» . Parole esplicite quelle del giemme texano Daryl Morey, parole portano a quello che sarà l’altro punto importante della prossima stagione: l’impronta dello staff tecnico. Impronta che dovrà essere totale dal momento che ora coach Adelman ed i suoi fedeli scudieri hanno una squadra interamente votata al rispetto delle sue regole senza pazzie o imprevisti o quant’altro cosi come pensa ancora lo stesso Morey che nelle ultime settimane ha rincarato la dose: «Tutto lo staff tecnico è eccitato di allenare e di gestire questi ragazzi e sono consapevoli del fatto che avranno un grande impatto sulla squadra». Impatto che di sicuro dovrà rivolgersi principalmente ai giovani, tanti, come per esempio Budinger, David Andersen (altro europeo che con Scola ha avuto tanti scontri cestistici in campo nel vecchio continente), Jermaine Taylor, Carl Landry, il neo arrivato MensahBonsu e su colui che dalla cabina di regia dovrà tirare avanti la carretta: Aaron Brooks. Già perché fino a questo momento si è parlato di Battier, essenzialmente di Scola, ma poi sugli esterni c’è anche il numero ‘0’, il piccolo folletto uscito dal nulla e per il quale si è mandato via anche ‘Skip to My Lue’. Dopo la stagione scorsa sembra strano dirlo, ma anche lui è giovane sul quale Adelman dovrà far calare la sua esperienza ed il suo ‘impatto’ provando magari a far rivivere (sarebbe contento anche se ciò avvenisse solo in parte) in lui quello che era il Mike Bibby dell’era Sacramento. T R A C Y M C G R A D Y . «Non mi aspetto di vederlo pronto per il primo giorno di training camp. Non mi aspetto di vederlo a correre in palestra come niente fosse successo, certo è importante per noi e per la squadra che Tracy abbia ripreso ad allenarsi, forse nessuno si aspettava di vederlo in campo in questi giorni e giocare anche se a modo suo dopo l’intervento di febbraio al ginocchio, ma credo che sia solo all’inizio di un lungo cammino che dovrà svolgere per tornare di nuovo ad un certo livello e per scrollarsi un po’ di ruggine dalle spalle. Non vogliamo certo forzarlo o costringerlo a forzare, lui sa che può e deve fare tutto quello che attualmente il ginocchio gli permette, ma specialmente tutto quello che gli serve per rimettersi dall’infortunio». Chi è a parlare? Beh logico il solito Dorey che a quanto pare sembra essere l’unico con diritto di parola nel Texas su quelli che sono i casi dolenti o cocenti della squadra. Già perché per il momento quello che possono o non possono fare, della valore assoluto della squadra e di quello che sarà il cammino della prossima stagione può anche sembra interessare relativamente ai media locali o quanto meno sembrano essere argomenti messi da parte fino alla pre-season per lasciare spazio ad altri: la carriera di Yao Ming ed il suo ritorno e logicamente le condizioni e a quando il ritorno di TMac. «Non c'è paragone su come mi senta ora e come mi sentivo lo scorso anno. Il mio ginocchio sta bene ed io ho fiducia. Il prossimo anno giocherò, ve lo posso garantire e sarà molto meglio della scorsa stagione. Tornerò ad essere il giocatore che ero una volta». Queste le parole da Chicago per seguire un programma di allenamenti speciali dal primo di agosto. Parole importanti anche se McGrady che è ancora sotto la direzione degli allenamenti di Tim Glover e che di recente è stato anche visto camminare per il campo in un 5vs5 di squadra per testare quanto meno qualche movimento. He’s back? Assolutamente no, ma almeno qualcosa sembra muoversi per la felicità dei tanti tifosi del numero 1, pardon del numero 3 (la decisione di cambiare il numero di maglia è stata presentata ed accettata quest’estate con Tracy che torna al numero del liceo e per promuovere anche la sua ‘3 point Darfur’. Cambio che, tanto per la cronaca, ha portato Ariza a mettersi sulle spalle il vecchio numero proprio di McGrady). Solo dei tifosi e non quella anche della dirigenza? Beh forse parlare di infelicità del ritorno o presumibile tale ad un buon livello di McGrady da parte dei Rockets è un po’ spropositata come cosa, ma di sicuro i texani per la prossima stagione sono pronti a fare a meno di lui, cosi come è successo proprio quest’anno con il passaggio del turno per la prima volta da quando ‘The Big Sleep’ è in biancorosso. Ecco però essere pronti a fare a meno di lui è una cosa, rifiutare l’aiuto di un giocatore che se tornasse quanto meno ad un livello buono potrebbe essere di grande aiuto ne è un altro. Di sicuro non

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gli metteranno fretta, non gli chiederanno di fare sforzi perché hanno bisogno di lui, ma se al termine del lavoro che sta svolgendo il giocatore è in grado di essere paragonato almeno per metà a quello per il quale spedirono Steve Francis nel clou degli anni della carriera ad Orlando, allora si che potrebbe tornare utile. D’altronde è anche nell’interesse del giocatore cercare di risolvere a pieno tutti i suoi problemi e di tornare in campo con un make up del tutto diverso. Mostrarsi agli occhi della Lega e delle altre squadre come un giocatore guarito e rinato è fondamentale per un atleta che a partire dalla prossima stagione dovrà cercarsi un nuovo acquirente, un nuovo pubblico ed una nuova arena. La sua avventura a Houston sembra ormai chiusa da tempo, ma definitivamente il divorzio avverrà solo la prossima stagione quando il suo contratto scadrà e allora qualcuno dovrà pur prenderlo. Trent’anni non sono certo tanti per un giocatore Nba, ma diventano un fattore determinante per un contratto, ancor di più se alla data di nascita ci si aggiunge anche uno stato fisico del tutto incerto.


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STAR S ‘N’ STR I PES

NBA Up

& Down


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DI

DAVIDE S ARDI

Aspettando con impazienza il ritorno delle squadre NBA sul parquet per i training camp, dedichiamo questa puntata di "Up&Down" al mercato, ovvero l'argomento che, a forza di contatti, trattative e rumors, domina la scena durante la off-season. In una NBA che nel suo complesso ha risentito della crisi economica e ne ha lanciato un segnale abbassando - per la prima volta da parecchi anni

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- il salary cap, proviamo ad evidenziare le squadre che, a nostro giudizio, si sono mosse meglio in estate e si candidano ad una stagione importante o almeno in crescita rispetto a quella passata, e di contro quelle che ci hanno convinto di meno e vedono le loro quotazioni in discesa rispetto ad un anno fa. Ben sapendo che la scelta avrebbe potuto essere piĂš ampia, abbiamo individuato tre "Up" e tre "Down". Eccoli:


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C L EV EL A N D C A VA L I ER S Troppo grande la delusione per lo stop, dopo una regular season esaltante, subito contro Orlando nell'ultima Finale di Conference. Troppo grande per rimanere fermi a vedere avvicinarsi minacciosa l'estate del 2010, quella in cui il destino della franchigia può cambiare. E allora il g.m. Danny Ferry, rimboccatosi le maniche, ha portato a casa la classe di Anthony Parker, lo spaventoso atletismo di Jamario Moon e la combattività di Leon Powe (strappato ai rivali di Boston) per dare profondità alle rotazioni del confermato coach Mike Brown e aumentare la qualità e la consistenza del secondo quintetto. Ma l'investimento principale riguarda lo starting five e porta ovviamente il nome di Shaquille O'Neal. Massacrati nel pitturato da Dwight Howard nei playoffs, i Cavs hanno capito di doversi rinforzare in quel settore e allora hanno sacrificato un Ben Wallace quasi a fine corsa e un marginale Sasha Pavlovic per prendere Shaq. Un acquisto che ha fatto e farà discutere perché "The Diesel" non è più quello delle migliori stagioni e

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rischia di determinare un cambio di atteggiamento tattico pericoloso per una squadra che ha comunque ottenuto il miglior record assoluto nell'ultima regular season, ma è pur sempre l'uomo che ha dato tre titoli ai Lakers e il primo della storia agli Heat. L'anello in Florida è arrivato da "spalla" di Dwyane Wade e una situazione simile per lui si ripropone a Cleveland, dove farà da scudiero ad un altro dei fenomeni della nuova generazione. Lo sa bene anche O'Neal che, appena arrivato, ha subito lanciato il motto "A ring for the King", che ha scatenato l'entusiasmo dell'ambiente e non è certamente dispiaciuto nemmeno a LeBron James, che lo ha accolto con grande carica ed entusiasmo. Tra i due esiste già una buona intesa, che andrà ovviamente perfezionata sul campo, ma l'impressione è che da loro possa partire la spinta verso il definitivo assalto al titolo di una squadra che ha lasciato scadere senza troppi rimpianti il contratto di Szczerbiak ma potrà ancora contare su un Mo Williams motivato a riscattare il vistoso calo contro i Magic e tiene aperta la possibilità di un altro grande colpo a stagione in corso, quando potrebbe essere sacrificato Ilgauskas (con Gibson) per prendere Michael Redd. TO RO N T O R A PT O R S Reduci da una stagione decisamente inferiore alle aspettative, i Raptors, comandati dal sapiente duo ColangeloGherardini, hanno centrato praticamente tutti i loro obiettivi. La situazione salariale consentiva un investi-


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mento su un nome importante, che la dirigenza, confermando la sua visione internazionale, ha individuato in Hedo Turkoglu, strappato a suon di dollari agli Orlando Magic dopo l'autentica esplosione dell'ultimo campionato. Con il turco titolare indiscusso nel ruolo di ala piccola, Toronto può puntare a tornare nei playoffs e a farlo da protagonista, anche perché ad est - a parte i primi tre posti - la concorrenza non è esattamente impossibile da superare. Sul mercato è stata allungata la rotazione e la forza a rimbalzo del settore lunghi con l'arrivo dell'atletico Amir Johnson, del potente Reggie Evans e del cavallo di ritorno Rasho Nesterovic, chiamati a coprire le spalle di Bosh e Bargnani, Jarrett Jack è stato strappato ad Indiana e formerà con Calderon una coppia di registi davvero interessante, ma la mossa più accattivante per i tifosi italiani è chiaramente l'arrivo di Marco Belinelli. La coppia azzurra può fare bene a Bargnani, chiamato alla stagione della conferma dopo la ricca estensione di contratto, ma soprattutto al "Beli", uscito finalmente dalla strana situazione di Golden State dove ha visto cambiare troppo spesso e senza apparente logica il proprio ruolo e il proprio destino. Adesso il talento di S.Giovanni in Persiceto, migliorato in termini di creatività con la palla in mano ma calato come difensore (d'altra parte alla scuola di Don Nelson non si difende...), è candidato credibile per lo spot di guardia titolare, cioé il ruolo di bomber di una squadra che appoggerà ancora buona parte delle proprie fortune sulle spalle di Bosh e Bargnani e dunque dovrà sfruttare i loro scarichi e ne dovrà punire i raddoppi. Vedere Belinelli nello starting five non è improbabile, visto che le alternative sono

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Antoine Wright, più esperto e completo ma anche più simile ad un'ala piccola, e soprattutto il rookie DeRozan, talento indiscusso ma giovanissimo, reduce da un solo anno al college e quindi giocatore più di prospettiva, un'esplosione pronta ad accadere ma forse non subito. S A N A N T O N I O S PU R S Ancora una volta bisognerà fare i conti con i neroargento texani, che probabilmente avranno già avviato le loro "pratiche" per tenere lontana la sfortuna e sperare di vivere una stagione meno tormentata per i loro "Big Three", ma intanto certamente hanno fatto partire l'operazione di svecchiamento della squadra. Un'operazione ancora alla fase embrionale, è vero, ma che - finché saranno disponibili Ginobili, Duncan e Parker - non porterà mai troppi giovani da far crescere, quanto giocatori in ascesa, vicini all'esplosione o attesi ad un rilancio importante. L'ultimo è il caso di Richard Jefferson, l'acquisto con la A maiuscola dell'estate in casa Spurs, un'ala piccola di notevoli qualità che ha già dimostrato di valere una ventina di punti a partita e, dopo la non esaltante parentesi a Milwaukee, può tornare ai livelli di eccellenza mostrati negli anni ai Nets e risultare un'arma quasi illegale. Con lui a spezzare le difese in entrata, può fare un salto di

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qualità tutto l'attacco (Ginobili potrebbe avere occasione per gestirsi meglio e magari risparmiare qualche incursione al ferro pericolosa per l'incolumità fisica) e anche la difesa non dovrebbe risentire troppo della partenza di Bowen (che ha annunciato il ritiro), perché RJ ha doti fisiche e atletiche per farsi sentire e certamente Popovich non gli permetterà di avere cali di concentrazione. Salutati anche Gooden, Oberto e Thomas, è arrivata l'esperienza di Antonio McDyess, ancora alla ricerca di quell'anello sfuggito a Detroit, e Theo Ratliff, ma anche la gioventù della seconda scelta DeJuan Blair, un'ala forte aggressiva e incisiva a rimbalzo pur essendo "undersized", e della guardia al secondo anno Malik Hairston oltre alla prima grande occasione nella NBA per Marcus Haislip. Dopo aver fatto esperienza in Turchia e Spagna e aver mostrato buone cose anche a livello di Eurolega, il prodotto di Tennessee è chiamato all'opera sul palcoscenico più prestigioso, in un contesto ambientale importante e in una squadra in cui il suo notevole atletismo e le sue doti da intimidatore possono essere davvero utili. Se lavorerà bene, per lui potrebbero addirittura aprirsi le porte del quintetto base.


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GOLDEN STATE WARRIORS

Invece di trarre giovamento dall'impresa contro la corazzata-Dallas nei playoffs 2007, i Warriors si sono progressivamente persi per strada fino a passare l'ultima stagione sempre nei bassifondi della Western Conference. La partenza di Baron Davis e l'incidente di Monta Ellis hanno inciso parecchio sui risultati della squadra, ma non meno dannosa è stata la bizzarra gestione di Don Nelson, che ha bruciato diversi giocatori potenzialmente utili alla causa (se diciamo Belinelli siamo troppo italiani e allora perché non citare ad esempio Marcus Williams, che avrebbe potuto colmare la lacuna in regia?), ha mostrato un gioco offensivo del tipo "confusione neanche troppo organizzata", ha cancellato la parola "difesa" dal vocabolario cestistico di molti dei suoi giocatori - un danno pesante per i più giovani che erano in rampa di lancio - e misteriosamente ha guadagnato sempre più potere in società, "causando" l'allontanamento di Chris Mullin e l'insediamento dell'amico Larry Riley nel ruolo di general manager. Ora però non sembrano esserci progetti in piedi e neppure

l'attuale assetto di società e staff tecnico sembra destinato a durare, tanto che con Nelson che si avvia all'ultimo anno da coach, Riley è stato affiancato con l'incarico di "special assistant" da Calbert Cheaney (ruolo ricoperto, durante l'era Mullin, da Mitch Richmond) e sono persino circolate voci di cessione della franchigia - poi smentite - da parte del proprietario Chris Cohan, per problemi finanziari e fiscali di quest'ultimo. Comunque la situazione non è chiara né ben definita e anche le mosse di mercato sembrano confermare una certa confusione. Continua a mancare un playmaker vero e affidabile, anche se ne sono arrivati potenzialmente tre, ma Acie Law ad Atlanta ha dimostrato ben poco, Speedy Claxton è sempre infortunato e il favorito al ruolo da titolare diventa così Stephen Curry, talento offensivo strabordante, grande realizzatore e pure buon passatore al college, ma più che altro una guardia che sarà costretta a giocare parecchio in regia per compensare i limiti fisici. La coppia dietro formata da lui e Monta Ellis può garantire velocità e punti, ma, esattamente come l'arrivo dei veterani Devean George e Mikki Moore, non sembra in grado di cambiare le sorti di una squadra destinata, a meno di clamorose imprese, ad un'altra annata mediocre. E il malumore comincia a crescere, come hanno dimostrato l'incertezza di CJ Watson che, di fronte alla proposta triennale, sembra orientato ad accettare la "qualifying offer" per andarsene tra un anno e la richiesta di cessione avanzata da Stephen Jackson.


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HOUSTON ROCKETS Quando i tuoi giocatori principali si chiamano Tracy McGrady e Yao Ming dovresti vivere sonni tranquilli, poter pensare in grande per anni e cercare solo di perfezionare la squadra attorno a loro. Almeno sulla carta. Perché poi sul campo entrano in gioco i limiti caratteriali e soprattutto fisici dei due leader, per i quali completare una stagione senza imprevisti è una missione impossibile. I problemi alla schiena e alle ginocchia di T-Mac sono ormai cronici come quelli ai piedi di Yao, questo ridimensiona notevolmente le loro potenzialità e di conseguenza quelle di una squadra pensata e costruita su di loro, come appare chiaro osservando il monte salari. Una squadra che ha impegnato con loro praticamente i due terzi del salary cap si ritrova sostanzialmente bloccata, impossibilitata a compiere grossi movimenti e costretta ad investimenti mirati e limitati. Ma, pur con questa doverosa e non trascurabile giustificazione, i movimenti estivi non hanno entusiasmato. I rookie arrivati agli ordini di Adelman sono due seconde scelte: Chase Budinger, ala piccola da Arizona con un passato da pallavolista, è un giocatore completo ma poco aggressivo, mentre Jermaine Taylor ha grande talento offensivo ma rischia di dover essere confinato in regia per motivi fisici. E' arrivato anche Pops Mensah-Bonsu, che ha attirato l'attenzione a forza di rimbalzi a Toronto ma non ha un garantito, però per i tifosi italiani ed europei sarà interessante soprattutto seguire l'inserimento di David Andersen che, dopo aver vinto tutto in Europa, ha accettato la sfida NBA approdando in un sistema adatto a lui e che ha già dato benefici all'ottimo Luis Scola. Troppo poco però per una squadra che ha perso anche Ron Artest, di fatto sostituendolo con

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Trevor Ariza, che era gregario di lusso in un contesto come quello dei Lakers dove, con le gerarchie ben definite, poteva far emergere le sue qualità di atleta, penetratore, difensore e ladro di palloni, ma non è uomo a cui poter chiedere grandi cifre in attacco. E allora, se consideriamo che la buona notizia per Yao Ming riguarda la possibilità di rivederlo in campo verso marzo 2010 anziché direttamente nella stagione 2010-11 e per Tracy McGrady (possibile partente a stagione in corso, visto che è in scadenza) il recupero dalla temuta "microfracture surgery" procede bene ma non gli permetterà di tornare a giocare prima di fine dicembre-inizio gennaio, è chiaro che i Rockets quest'anno, anziché puntare al titolo, dovranno già essere contenti se riusciranno a strappare un biglietto per i playoffs. NEW YORK KNICKS Va bene, l'estate più importante per i Knicks sarà la prossima. E lo sappiamo. Ma sappiamo anche come sia difficile attirare free agent del valore di James, Wade o Bosh sfruttando solo l'aspetto ambientale ed economico, che è particolarmente importante nella "Big Apple" ma che sarebbe sempre meglio affiancare con un'elevata competitività tecnica che NY al momento non può garantire. La ricostruzione di una squadra con le regole NBA non è facile, specie se per anni si spende tanto e male - in questo senso i Knicks di Walsh e D'Antoni stanno ancora pagando i danni fatti dalle precedenti gestioni - ma un'estate di immobilismo pressoché totale non ha migliorato il quadro della situazione da presentare ai free agent l'estate prossima. Potrebbe servire una stagione importante dal punto dei vista dei risultati, sarebbe incoraggiante mostrare buoni miglioramenti, ma sembrano difficili avendo tanti giocatori in scadenza di con-

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tratto. Per cui è facile credere che nello spogliatoio di D'Antoni anche nel prossimo campionato saranno spesso in funzione le porte girevoli, perché il roster presenta molte incognite, che vanno da giocatori inesperti a quelli poco adatti per il sistema del "Baffo". Per il momento sono arrivati solo i due rookie Jordan Hill da Arizona, un'ala forte potente e dal gioco interno, e Toney Douglas, esterno da Florida State con punti nelle mani ma da sviluppare in regia. Un po' poco, considerato anche che per finire la lista delle facce nuove bisogna solo aggiungere il nome di un Darko Milicic che, all'ultima chiamata nella NBA, spera di poter beneficiare della cura rigenerante di Mike D'Antoni che ha già funzionato su altri giocatori. Mancati praticamente tutti gli obiettivi di mercato, i Knicks non sono neppure ancora riusciti a sistemare le questioni legate a Lee e Robinson. Entrambi free agent con restrizione, non hanno chance di firmare il contratto pluriennale desiderato perché non è intenzione di Walsh ingolfare il monte salari in vista della suddetta estate 2010, ma potrebbero ancora rimanere per un anno quindi liberarsi e, sistemati i giocatori principali, magari riparlare dell'estensione l'estate prossima. In realtà non sembra esserci l'intenzione di puntare su di loro nel lungo periodo, ma molto dipenderà da quello che succederà con i giocatori principali sul mercato. Walsh continua a non mostrarsi preoccupato, a ricordare di avere "non un buon allenatore, ma un grande allenatore" e a precisare di essere al lavoro per riportare i Knicks tra le squadre di prima fascia. Ma siamo sicuri che per convincere LeBron James (per citare solo il principale obiettivo), visto che sul piatto ci saranno meno soldi e una squadra meno competitiva rispetto ai Cavs, sia sufficiente il "fascino" della Grande Mela? Qualche dubbio rimane...


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Tutte le speranze della franchigia di Indianapolis per una stagione non pienamente deludente sono nelle mani del nuovo uomo simbolo: Danny Granger

Indiana, non ci siamo ancora

DI

S TEFANO PANZA

Indiana, anno zero. O no? Sono già un paio d’anno che i Pacers partono con le intenzioni di rinnovare tutto, di costruire una squadra giovane e promettente, ma i risultati continuano a latitare e di talenti in gamba se ne vedono pochini all’interno del roster di Jim O’Brien, confermato dopo le 36 vittorie della passata stagione. Le prospettive per il campionato che avrà inizio tra poco

più di un mese e mezzo ancora non sono esaltanti per la franchigia dei Larry Bird. Dal mercato non sono arrivati giocatori di grido, ma gente che può comunque far comodo ad una squadra che ha innanzitutto bisogno di trovare un’identità. Danthey Jones, dopo gli splendidi playoff giocati con i Nuggets, ha firmato con i Pacers un quadriennale da 2,5 milioni l’anno. Jones potrà sicuramente garantire quell’apporto difensivo che tanto è man-


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cato ai gialloblu negli ultimi anni. Earl Watson, invece darà respirò a TJ Ford, dato che Jack è volato a Toronto e Tinsley, rescisso il contratto, è ancora in cerca di una squadra. Dal draft è arrivato, con la scelta n.13, Tyler Hansbrough, ala forte da North Carolina. Un’ottima presenza sotto i tabelloni, ma che deve ancora crescere dal punto di vista offensivo. Può comunque ritenersi un buon cambio dei lunghi titolari fin da subito. Al secondo giro i Pacers hanno invece scelto AJ Price con la 52esima chiamata, guardia da Connecticut che però vede a rischio

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la sua carriera in quanto gli è stato riscontrato un aneurisma cerebrale. Se non altro coach O’Brien potrà nuovamente contare su Mike Dunleavy, fermo per quasi tutta la scorsa stagione a causa di problemi fisici. Il figlio del coach dei Clippers andrà a formare, insieme a Ford e soprattutto Granger, un trio di esterni di tutto rispetto. Il settore lunghi invece è quello che preoccupa maggiormente, dato che Troy Murphy (detentore anche di un contrattone che gli garantirà 23 milioni nei prossimi 2 anni) è in vistoso calo, Foster è monodimensionale, mentre HIbbert e il già citato Hansbrough sono ancora troppo acerbi. Le chance di playoff sono pressoché nulle, anche con un Granger ai livelli strato-


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sferici del passato campionato. Al massimo si potrebbe lottare per un ottavo posto qualora qualcuna delle squadre più quotate dovesse toppare la stagione. Rispetto al recente passato, però, Toronto e Washington sembrano decisamente rinforzate, mentre nessuna delle squadre che ha partecipato alla post season sembra essersi inde-

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bolita, almeno sulla carta (eccezion fatta, forse, per Philadelphia). La speranza, dunque, è che le giovani promesse di Indiana vengano mantenute in attesa della scadenza dei contratti pesanti di Dunleavy e Murphy, momento in cui la franchigia potrà davvero pensare a ricostruire per tornare ai vertici.


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A LESSANDRO

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DELLI

di

PAOLI

‘You can’t c me’ La nuova rubrica di Stars N Stripes su tutto quello che ruota attorno al mondo e alla pallacanestro a stelle e strisce

WH O C A R E S? Che fine ha fatto Chris Wayne Jackson? Chissenfrega direbbe qualcuno di voi e, magari, non avrebbe tutti i torti. Ci piace, però, ricordare un giocatore che un po’ di spettacolo ha saputo darlo, al college (nel corso della stagione da junior alla LSU viaggiò ad una media di 30.2 punti a partita e venne

I ’ M P R E GN A NT , W H A T’ S YOU R E X C U S E? Magari indossava questa celebre t-shirt che gira tra gli States quando è stata arrestata, magari no. Christal Taylor è la ex fidanzata di Dirk Nowitzki ed è fermamente convinta che il bambino che porta in grembo sia di Wunderdirk. Lo scorso 6 maggio si presentò a

incluso nel primo quintetto All american della NCAA) più che in NBA (otto stagioni tra Scarmaneto e Denver). Mahmoud Abdul-Rauf, questo il suo nome dopo aver abbracciato la fede musulmana, ha scelto le vie dell’Oriente. Giocherà con il Kyoto Hannaryz. Beh che altro dire: Onore a te, Abdul Rauf.

casa del campione tedesco sostenendo le proprie ragioni; peccato che avesse violato la libertà vigilata. Arresto e ora la condanna: 5 anni di prigione. Dirk potrà iniziare il prossimo campionato dormendo sonni tranquilli e Mrs. Taylor si darà all’ascolto di ‘Jailhouse Rock’


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MAG IC C H OC O LA T E In tanti avranno esultato al suo ritorno sui parquet. In tanti, adesso, stanno sognando un contropiede degli Orlando Magic. ‘Superman’ Howard e ‘Vincecredible’ non aspettano altro che un passaggio illuminante gli apra la via del canestro, pardo, della slam dunk. Jason Williams, meglio noto come ‘White Chocolate’ ha firmato con la franchigia della Florida (contratto annuale a

G O D B LE SS G R IZ ZL IE S La via della divinità, è noto, si manifesta nei modi più disparati ed inaspettati. Evidentemente le nuove forme di comunicazione hanno avuto presa anche sugli Dei del basket. Twitter ancora lui. L’ispirazione divina è giunta ad Allen Iverson proprio mentre utilizzava il social network più diffuso tra i cestisti d’oltreoceano. “Dio ha scelto Memphis, quello è il posto dove continuerò la mia carriera Nba”. Contratto annuale da 3,5 milioni di dollari, una squadra giovane e pochissime possibilità di vincere l’anello. Anno di transizione è,

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circa 1,3 milioni di dollari), e porterà con sé tutta la sua esperienza NBA (11,4 punti e 6,3 assist di media, nonché il titolo vinto agli Heat nel 2006). Ne è convinto anche il GM dei Magic Othis Smith: “Jason è un veterano NBA che sa come si vince e che ci aiuterà con la sua esperienza e leadership nel compiere l'ultimo passo, quello che porta alla conquista dell’anello”. Che lo spettacolo abbia inizio.

forse, un termine che si adatta male all’età di A.I. ma tant’è. La stagione con i Grizzlies, se giocata al meglio delle sue possibilità, potrà costituire, per ‘The Answer’, il trampolino di lancio per approdare ad un team che aspira a vincere il titolo e a completarne il roster con tutto il suo talento, seppur in declino. Pochi quelli che lo hanno cercato questa estate e, allora, è giunto il momento di dimostrare che il buon vecchio Iverson ha ancora qualche freccia al proprio arco. Se poi sono forze esoteriche a volere il suo approdo nella città del blues e di Elvis. Così sia.


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SH A Q A G A N I ST T H E WO R L D O M EG L I O : «V S»

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che saranno sfidati da ‘Superman’ nei prossimi mesi. Alla sua prima ‘sfida’, Altro che Federica però, nel football Pellegrini, che ha americano, Shaq è incautamente afferstato sconfitto dal mato di essere la quarterback di migliore atleta itaPittsburgh Ben liana di tutti i Roethlisberger. tempi. Vezzali, Nel corso di una Trillini e le ragazpartita tra giocaze dello sci tori di college, Iil azzurro avrebbedue volte camro giusto qualcopione NFL ha sina da ridire. superato per tre Negli States, invetouchdown pass a ce, chi vuole fredue il nostro eroe. giarsi del titolo di O’Neal ci ripro‘miglior atleta di verà, in altre discisempre’ dovrà paspline, nelle prossime sare (si spera platonisettimane, nella specamente) sul cadavere ranza di vittoria. di Shaquille Rashaun D’altronde si sa che lui O’Neal. è un ‘Diesel’. Shaq è il protagonista L’altra sfida, quella nuova (ruolo decisamente adatto) e, forse, più seria, inizierà di un nuovo reality show che si tra breve. Un nuovo team, i avvia a battere ogni record di Cleveland Cavaliers. share; sfiderà tutte le stelle degli altri Un nuovo compagno senza anello, sport per conquista del suddetto titolo di Lebron James. miglior atleta di tutti i tempi. Un anno in più sul groppone. Altre critiche pronMichael Phelps, Oscar De La Hoya, Serena Williams e te ad essere arginate con la sua consueta, puntuale, arguAlbert Pujols, sono soltanto alcuni dei nomi degli sportivi ta e dissacrante ironia.

A N TI KOB E ? Finalmente Kobe è riuscito a vincere il titolo ‘Senza Shaq’ e da protagonista. Sul tema si è dibattuto approfonditamente per quasi tutta l’estate e sotto varie forme. Noi vi proponiamo una t-shirt che è decisamente ‘Not politically correct’ e il ‘Black Mamba’ gradisce.


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1) Al numero 1 c’è ADRIANA LIMA, bellezza brasiliana molto nota e moglie di Marko Jaric. Sul parquet poche sodIn campo si sfidano per l’anello, fuori sono le loro donne a disfazioni, per il resto chapou! 2) Secondo posto per VANESSA BRYANT. Un diamante per sfidarsi. In realtà non è che facciano delle battaglie, intendiamoci, sono più che altro vittime della mania da classifica dimenticare le avventure in Colorado del marito e due bamche colpisce il Paese a Stelle e Strisce. bini da accudire. Accidenti Kobe, sei il numero 2. La moda di creare una sorta di ranking per le Wags, cioè le 3) Alla pick number 3 c’è HOPE DWORACZYK. Perché mogli (Wives) e (And) le fidanzate (GirlfriendS) degli spor- Jason Kidd non l’abbandona mai la ‘speranza’, sia essa la tivi, in primis calciatori è nata in Inghilterra e, non poteva sua compagna o quella di vincere il tanto desiderato titolo. 4) ALEKA KAMILA è in quarta posizione, moglie di mancare quella relativa ai giocatori professionistici americani. Stojakovic ed ex modella greca. Tripla di Peja! STAR WAGS

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5) Solo quinta EVA LONGORIA? Ci sarebbe da gridare allo scandalo. Mr. Longoria, pardon, Tony Parker è tutt’altro che ‘desperate’ con una moglie così. 6) HEIDI BATTIER è al sesto posto. Dal cognome si intuisce che suo marito è Shane Battier. Se la protegge come difende sul campo, si prevede un matrimonio di lunga durata. 7) La settima chiamata è per TAMIA HILL. Il marito combatte contro gli infortuni che gli hanno rovinato la carriera; lui non si arrende e fa benissimo. Dietro una grande uomo c’è sempre una grande donna…

8) Ottavo posto per YELIZ OKUR. ‘Memo’ è uno degli sportivi di nazionalità turca più famosi, ovvio che solo miss Turchia poteva affiancarlo. 9) LALA VAZQUEZ accompagnerà le evoluzioni cestistiche di ‘Melo Anthony. Con questa compagna speriamo che non si distragga troppo. 10) Last but not least GABRIELLE UNION. Complimenti Dwayne ‘Flash’Wade. Tra i migliori giocatori della NBA e anche nella top 10 per le Wags. Come cantava l’omonima della tua fidanzata, sei decisamente ‘Out of reach’.

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Gli allenatori, i nuovi arrivi, le partenze e l’organico della trenta franchigie del campionato più affascinante del mondo

I roster della nuova Nba

ATLANTIC DIVISION A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

RIVERS

Lester Hudson (D), Rasheed Wallace, S.Williams, M.Daniels

Gabe Pruitt, Mikki Moore, Leon Powe

Ray Allen, Tony Allen, Kevin Garnett, J.R. Giddens, Kendrick Perkins, Paul Pierce, Rajon Rondo, Brian Scalabrine, Bill Walker, Glen Davis

FRANK

Terrence Williams Rafer Alston, Tony Battie, Courtney Lee

Vince Carter

Josh Boone, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Devin Harris, Jarvis Hayes,Brook Lopez, Eduardo Najera, Bobby Simmons, Sean Williams, Yi Jianlian

C OAC H C OAC H

C OAC H D’ANTONI

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

A RR IV I

PA R T E N Z E

Jordan Hill Darko Milicic, T.Douglas, Gabe Pruitt

Q.Richardson, C.Wilcox

S O T T O C O N T R AT T O

S O T T O C O N T R AT T O

Wilson Chandler, Chris Duhon, Danilo Galinari, Larry Hughes, Jared Jeffries, David Lee

AR RI VI

PARTENZE

JORDAN

Jrue Holiday Jason Kapono, P.Brezec

Reggie Evans, A.Miller, T.Rathliff

Elton Brand, Samuel Dalembert, Willie Green, Andre Iguodala, Jason Smith, Marreese Speights, Louis Williams, Thaddeus Young, Ivey

C OAC H

AR RI VI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

TRIANO

D.DeRozan J.Kapono, S.Marion, Kris Hedo Turkoglu, Humphries, N.Jawai, M.Belinelli, A. Wright, R. A.Parker, D.Geaorge Evans, J.Jack, Nesterovic

SOTTO CONTRATTO

Marcus Banks, Andrea Bargnani (re-signed), Chris Bosh, Jose Calderon, Patrick O'Bryant,


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CENTRAL DIVISION A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

DEL NEGRO

James Johnson, Taj Gibson

Ben Gordon, T.Thomas, A.Roberson, T.Thomas

Luol Deng, Kirk Hinrich, Brad Miller, Joakim Noah, Derrick Rose, John Salmons, Tyrus Thomas

BROWN

C. Eyenga, D.Green, J.Moon, S.O'Neal, A.Parker, L.Powe

Ben Wallace, Sasha Pavlovic, T.Kinsey

Daniel Gibson, J.J. Hickson, Darnell Jackson, LeBron James, Delonte West, Jawad Williams, Anderson Varejao (re-signed), Mo Williams

C OAC H C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

AR R IVI

PA R T E N Z E

KUESTER

A.Daye, D. Summers, J.Jerebko, C.Villanueva, Ben Gordon, C.Wilcox

Richard Hamilton, Jason Maxiell, Tayshaun Prince, Walter Sharpe, Rodney Stuckey

C OAC H

A RR IV I

R.Wallace, A. McDyess, A. Johnson, A.Afflalo, Oberto, Sharpe, Iverson

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

O’BRIEN

Tyler Hansbrough, A.J. Price, D.Jones, E.Watson, S.Jones

J.Jack, J.Tinsley, M.Daniels, R.Nesterovic

Mike Dunleavy, T.J. Ford, Jeff Foster, Danny Granger, Roy Hibbert, Josh McRoberts (resigned), Troy Murphy, Brandon Rush

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

C OAC H

SKILES

F.Oberto, C.Villanueva, R.Sessions, B. Jennings, J. Meeks H.Warrick, E.Ilyasova, C.Delfino, R,Jefferson, M.Allen, A.Johnson, S.Weems, B.Bowen K.Thomas, W.Sharpe, R. Ukic

SOTTO CONTRATTO

Joe Alexander, Charlie Bell, Andrew Bogut, Dan Gadzuric, Luc Mbah a Moute, Michael Redd, Luke Ridnour, Salim Stoudemire


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

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SOUTHEAST DIVISION AR R IVI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

WOODSON

J.Teague, S.Gladyr, J.Crawford, J.Smith, J.Collins

Acie Law, Speedy Claxton, Salomons Jones

Mike Bibby (re-signed), Al Horford, Joe Johnson, Josh Smith, Maurice Evans, Randolph Morris, Zaza Pachulia (re-signed)

BROWN

Gerald Henderson, Derrick Brown, T.Chandler

Sean May, E.Okafor

AR R IVI

PA R T E N Z E

Alexis Ajinca, D.J. Augustin, Raja Bell, Boris Diaw, DeSagana Diop, Dontell Jefferson, Nazr Mohammed, Emeka Okafor, Vladimir Radmanovic, Gerald Wallace

R.Dozier, P.Beverley, M.Thornton, Q.Richardson

Jamario Moon, Mark Blount

C OAC H C OAC H

C OAC H SPOELSTRA

C OAC H

AR RI VI

PARTENZE

S O T T 0 C O N T R AT T O

SOTTO CONTRATTO

Joel Anthony (re-signed), Michael Beasley, Mario Chalmers, Daequan Cook, Udonis Haslem, James Jones, Jamaal Magloire (re-signed), Dwyane Wade, Dorrell Wright

A RR IV I

PARTENZE

VAN GUNDY

B.Bass, V.Carter, R.Anderson, M.Barnes, J.Williams

Courtney Lee, Rafer Alston, Tony Battie, Hedo Turkoglu

Marcin Gortat (re-signed), Dwight Howard, Rashard Lewis, Jameer Nelson, Mikael Pietrus, J.J. Redick

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SAUNDERS

Mike Miller, Randy Foye, F.Oberto

Etan Thomas, Darius Songaila, Oleksiy Pecherov

Gilbert Arenas, Andray Blatche, Caron Butler, Javaris Crittenton, Brendan Haywood, Mike James, Antwan Jamison, JaVale McGee, Dominic McGuire, DeShawn Stevenson, Nick Young

S O T T O C O N T R AT T O


S T A R S ‘ N’ S T R IP E S

41

C OAC H

SOUTHWEST DIVISION A RR IV I

CARLISLE

B.J. Mullens, A.Nivins, Q. Ross, T.Thomas, S.Marion, K.Humphries, N.Jawai, G.Buckner, N.Calathes, R.Beaubois

ADELMAN

SOTTO CONTRATTO

Brandon Bass, Ryan Hollins J.J. Barea, Matt Carroll, Erick Dampier, Josh Jerry Stackhouse, Antoine Howard, Jason Kidd (re-signed), Dirk Wright, Devean George Nowitzki, Jason Terry, Shawne Williams

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

D.Andersen, T.Ariza, Pops Mensah-Bonsu C.Budinger, S.Llull, J. Taylor

Ron Artest, Von Wafer

A RR IV I

PARTENZE

Tracy McGrady, Yao Ming, Aaron Brooks, Shane Battier, Luis Scola, Brent Barry, Chuck Hayes, Kyle Lowry, Joey Dorsey, Carl Landry

H.Thabeet, D.Carroll, S.Young Z.Randolph, A.Iverson, S.Hunter

Q.Ross, H.Warrick, D. Milicic, G.Buckner, Q.Richardson J.Stackhouse

Darrell Arthur, Greg Buckner, Mike Conley, Marc Gasol, Rudy Gay, Marko Jaric, O.J. Mayo

SCOTT

D.Collison, Ike Diogu, E.Okafor, M.Thornton, B.Brown, D.Songalia

Rasual Butler, Tyson Chandler, Antonio Daniels

Peja Stojakovic, David West, Sean Marks (re-signed), Morris Peterson, Devin Brown (re-signed), James Posey, Chris Paul, Hilton Armstrong, Julian Wright

C O AC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

POPOVIC

DJ Blair, J.McClinton, N.De Colo, M.Haislip, A.McDyess, T.Ratliff, R.Jefferson

D.Gooden,F.Oberto, K.Thomas, B.Bowen

Tim Duncan, Michael Finley (re-signed), Manu Ginobili, Tony Parker, Roger Mason, Matt Bonner, George Hill, Ian Mahinimi

C OAC H

C OAC H HOLLINS

C O AC H

A RR IV I

PARTENZE

AR RI VI

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SOTTO CONTRATTO


S TAR S ‘N’ STR I PES

42

C OAC H KARL

C OAC H RAMBIS

C OAC H BROOKS

C OAC H

NORTHWEST DIVISION AR RI VI

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T 0

Ty Lawson, A.Afflalo, M.Allen

D.Jones, L.Kleiza, S.Weems, W.Sharpe, S.Hunter

Chris Andersen (re-signed), Carmelo Anthony, Kenyon Martin, Chauncey Billups, Anthony Carter (re-signed), Nene, Johan Petro (re-signed), J.R. Smith, Renaldo Balkman

AR R IVI

PA R T E N Z E

R.Rubio, J.Flynn, W.El ington, H.Norel, R.Hollins, J.Collins, K.Ollie, S.Williams, B.Brown, R.Sessions, O.Pecherov, C.Atkins, A.Daniels, M.Miller, R.Foye, M.Madsen, S.Telfair, C.Smith, D.Songalia, E.Thomas, Q.Richardson D.Wilkins, M.Blount

SOTTO CONTRATTO

Al Jefferson, Brian Cardinal, Ryan Gomes, Kevin Love, Corey Brewer

A RR IV I

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

R.Vaden, J.Harden, B.J. Mullens, K.Ollie E.Thomas

Chucky Atkins, Damien Wilkins

Nick Collison, Earl Watson, Nenad Krstic, Kevin Durant, Russell Westbrook, Thabo Sefolosha, D.J. White, Kyle Weaver, Jeff Green, Shaun Livingston

A RR IV I

PARTENZE

MCMILLAN

V.Claver, A.Miller Dante Cunningham Jeff Pendergraph

Sergio Rodriguez, C.Frye

Joel Przybilla, Greg Oden, LaMarcus Aldridge, Steve Blake, Travis Outlaw, Martell Webster, Brandon Roy (re-signed), Jerryd Bayless, Rudy Fernandez, Nicholas Batum

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SLOAN

Eric Maynor, Goran Suton

-

A.Kirilenko, M.Harpring, D.Williams, C.J. Miles, R.Brewer, K.Koufus, C.Boozer (re-signed), P.Millsap (re-signed), K.Fesenko (re-signed), K.Korver (re-signed), M.Okur (re-signed), R.Price (re-signed)

S O T T O C O N T R AT T O


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

43

C OAC H

PACIFIC DIVISION AR R IVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

NELSON

S.Curry, M.Moore A.Law, S.Claxton, Devean George

Jamal Crawford, Marco Belinelli

Kelenna Azubuike, Andris Biedrins, Monta Ellis, Stephen Jackson, Corey Maggette, Anthony Randolph, Ronny Turiaf, Brandan Wright, C.J. Watson (re-signed)

DUNLEAVY

Blake Griffin, Rasual Butler, S.Telfair, Craig Smith

Zach Randolph, Quentin Richardson Mark Madsen

Marcus Camby, Mardy Collins, Baron Davis, Ricky Davis (re-signed), Eric Gordon, DeAndre Jordan, Chris Kaman, Mike Taylor, Al Thornton

JACKSON

Chinemelu Elonu, Ron Artest

Trevor Ariza, Sun Yue

C OAC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

Kobe Bryant (re-signed), Pau Gasol, S.Brown (re-signed), Derek Fisher, S.Vujacic, Luke Walton, A.Morrison, Andrew Bynum, J.Farmar, Lamar Odom (re-signed)

GENTRY

Earl Clark, T.Griffin, Sasha Pavlovic, C.Frye

Matt Barnes, Ben Wallace, Shaquille O'Neal

Louis Amundson (re-signed), Leandro Barbosa, Goran Dragic, Jared Dudley, Grant Hill (re-signed), Robin Lopez, Jason Richardson, Amar'e Stoudemire, Alando Tucker

C OAC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

WESTPHAL

Tyreke Evans, Jon Brockman, S.Rodriguez, Omri Casspi, S.May

Ike Diogu

Francisco Garcia, Donte Greene, Spencer Hawes, Kevin Martin, Andres Nocioni, Kenny Thomas, Jason Thompson, Beno Udrih

C OAC H

C OAC H

A RR IV I

A RR IV I

PARTENZE

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

S O T T O C O N T R AT T O

SOTTO CONTRATTO


S T A R S ‘ N’ S T R IP E S

44

M ARCO G ERBINO di

Si presenta subito con i fuochi d’artificio ‘The Answer’ Allen Iverson alla conferenza stampa della sua nuova ‘casa’ quella dei Memphis Grizzlies

«Sono qui per vincere» E' giunta al termine una delle vicende che ha più caratterizzato il mercato estivo. Iverson firma con Memphis un contratto annuale. The Answer ha scelto la squadra che gli dava maggiori garanzie in fatto di minuti/palloni giocati. L' entusiasmo con cui I.A. è stato accolto alla conferenza di presentazione e l' immediato incremento di biglietti venduti hanno già decretato il successo dell' operazione per quanto riguarda il lato commerciale. Al contrario dal punta di vista tecnico i punti interrogativi da sciogliere sono molteplici .Riuscirà Iverson a convivere con altri tre grandi realizzatori(Gay ,O.J Mayo, Radolph)?Il suo egocentrismo sarà deleterio per la crescita dei molti giovani dei Grizzlies, Mayo in primis?

Solo il campo potrà dare una risposta a queste domande. «Sono qui per vince-

re e non per giocare tanto per farlo» la prima dichiarazione importante in maglia Grizzlies. «Se chiuderò la carriera con la maglia di Memphis? Spero proprio di si».

Stars ‘N’ Stripes ideato da:

Domenico Pezzella

scritto da:

Alessandro delli Paoli Leandra Ricciardi Tommaso Staro Nicolò Fiumi

info, contatti e collaborazioni:

Davide Sardi Stefano Panza Marco Gerbino

domenicopezzella@hotmail.it


S TAR S ‘N’ STR I PES

45

Lo spagnolo impegnato agli Europei con le furie rosse, ha deciso di rimandare la sua avventura a Minnesota scegliendo il Barcellona

Ricky Rubio ha scelto la Spagna Guida sotto l’effetto dell'alcol in Arizona e violazioni della legge stradale in New Jersey condannano Jason Richardson e JR Smith J.R. Smith è stato sospeso per sette partite per aver violato la legge stradale dello stato del New Jersey. La guardia dei Nuggets nel 2007 aveva causato un incidente stradale nel quale aveva perso la vita il passeggero della sua macchina,Andre Bell uno dei suoi migliori amici. Nel mese di luglio J.R. aveva scontato la pena (25 giorni di carcere)

inflittagli per questo fatto. Stessa fine per Jason Richardson visto che la guardia/ala dei Suns è stato sospeso (2 partite) per aver guidato sotto l' effetto dell' alcool violando le leggi dell' Arizona. Con questa squalifiche l' NBA conferma di voler mantenere alti gli standard di condotta personale dei suoi atleti.

Anche un' altra telenovela trova il suo epilogo. Ricky Rubio non giocherà in NBA la prossima stagione. La quinta scelta assoluta del Draft 2009 ha firmato un contratto che lo legherà al Barcellona per i prossimi sei anni. Il contratto prevede un opzione che da a Rubio la possibilità di andare in NBA dopo la stagione 20102011. I Timberwolves hanno cercato fino all' ultimo di convincere il giovane spagnolo a sposare la loro causa già a partire da

questa stagione. Appena sono stati consci del fatto che le cose non sarebbero andate in questo modo hanno subito offerto un contratto quadriennale da quattro milioni annui a Ramon Sessions play ventitreenne dei Bucks. La squadra di Milwaukee non ha pareggiato l' offerta. Minnesota potrà quindi contare su un altro giovane pointman di talento oltre all' ex Syracuse Jonny Flynn sesta scelta assoluta dello scorso draft.


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

46

Da White Chocolate Jason Williams al trecciolone Mikki Moore, fino ad arrivare all’ultimo arrivato in casa Boston Celtics Marquis Daniels

Ecco chi cambia maglia e residenza Sarà Orlando il teatro del ritorno di Jason Williams. White Chocolate ha firmato per i Magic un contratto annuale al minimo salariale. Marquis Daniles è finalmente un Celtic, I Boston non sono riusciti ad intavolare una sign and trade con Indiana quindi la guardia ormai ex Pacers dovrà “accontentarsi” di un contratto annuale da 1,99 milioni dollari. Joe Smith ala/centro al 15° anno nella lega ha firmato un contratto annuale con Atlanta. David Andersen centro

Australiano che da anni fa benissimo in Europa ha firmato per Huston, che ne ha prelevato i diritti dagli Hawks. Rusual Butler passa dagli Hornets ai Clippers per una seconda scelta protetta del 2016.Scambio sull' asse TorontoMilwaukee, Delfino e Ukic vanno ai Bucks Amir Johnson e Weems ai Raptors. Mikki Moore che ha giocato la parte finale della scorsa stagione con i Celtic ha firmato per i Golden State Warriors.


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

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NI COLÒ F IUMI di

L’ingresso nella storia nell’arco della gloria del basket a stelle e striscie di Michael Jordan, John Stockton, Jerry Sloan, David Robinson e Vivian Stringer

‘Hall of fame’ classe 2009 Michael Jordan è nella Hall Of Fame. Dice: beh, cosa c’è di strano? C’è che in effetti, fino al 10 settembre, ufficialmente e a tutti gli effetti, MJ ancora non faceva parte di quel gruppo di persone che

hanno contribuito a rendere grande questo sport, nonostante sia quasi unanimamente ritenuto il miglior giocatore di tutti i tempi. Le regole, d’altronde, sono chiare: per entrare nell’Arca di Gloria un giocatore deve essere ritirato ufficialmente da almeno 5 anni e non ci sono eccezioni, come è giusto che sia, nemmeno per il più grande. Ovviamente non è stato solo il suo turno.

Assieme a lui sono entrati due dei sui più grandi nemici, sportivamente parlando, che per due volte, nel 1997 e nel 1998, andarono a un soffio dal portargli via il titolo. Stiamo parlando di Jerry Sloan e John Stockton, allenatore e playmaker di quei fantastici Utah Jazz che se non fosse stato per il numero 23 avrebbero senza dubbio aperto un ciclo. Spazio anche per David Robinson, l’Ammiraglio di mille battaglie con i San Antonio Spurs che assieme con Tim Duncan chiuse la sua carriera formando una delle più forti coppie di lunghi della storia, ricordati come Twin Towers vista la quantità di centimetri (oltre che di talento) che mettevano a disposizione di coach Popovich.


48

David Robinson che fu scelto al draft, salvo arrivare un anno in ritardo per completare il proprio dovere con la Marina Americana. Gli Spurs lo attesero e, col senno di poi, fecero una delle scelte migliori della propria storia. Per finire è stato il turno di una donna, l’allenatrice di Rutgers University, Vivian Stringer. Tutt’ora in attività la Stringer è una specie di leggenda vivente del basket femminile USA. E’ stata la prima a portare al titolo NCAA tre diverse squadre: Cheyney State, Iowa e appunto Rutgers. Ha vinto oltre 800 partite in carriera ed è terza nella speciale classifica all-time. Da notare che ha ricevuto l’inclusione anche nell’apposita Hall Of Fame del basket femminile. Come nota ricordiamo che per essere eletti nell’Hall of Fame, che ha sede a Springfield, Massachussets, bisogna ricevere almeno 18 voti sui 24 del Comitato d’Onore. Jordan, Stockton, Sloan e Robinson al primo tentativo hanno raggiunto questa soglia, mentre invece la Stringer era stata già finalisti in anni passati. Qui riportiamo le statistiche principali dei 5 che si sono concquistati il riconoscimento più ambito per chiunque faccia parte del mondo della palla a spicchi. MICHAEL JORDAN: Partendo dal college, è stato All American due volte (’83 e ’84), ha vinto il titolo e ricevuto sia il Wooden che il Naismith Award come miglior giocatore dell’anno a livello Universitario. Passato in NBA è stato All Star 14 volte, 5 MVP della Lega, 6 delle Finali, cioè in tutte le occasioni in cui si è messo l’anello al dito. Difensore dell’anno nell’88, Rookie dell’anno nell’85, per non farsi mancare niente ha vinto anche due medaglie Olimpiche nel 1984 e nel 1992 con il famoso (e unico) Dream Team. JERRY SLOAN: Ex giocatore di ottimo livello dei Chicago Bulls, cominciò la carriera di allenatore proprio come assistente nella Città del Vento. Da lì il volo verso Salt Lake City e una

S TAR S ‘N’ STR I PES

carriera pazzesca, specie se rapportata ai tempi che corrono, dove se un allenatore siede per più di 3 stagioni su una stessa panchina si grida al miracolo. Beh, lui con gli Utah Jazz ci ha vinto più di 1000 (percentuale di W superiore al 60%) ed è ancora lì a mandare in campo una squadra che ogni anno è fra le migliori della Lega per esecuzione offensiva. 18 apparizioni ai playoffs e quarto posto nella classifica degli allenatori più vincenti di sempre. Con tutto questo ben di Dio dalla sua parte risulta difficile capire come abbia fatto a vincere il titolo di Allenatore dell’anno una sola volta (2004). JOHN STOCKTON: Il Giocatore di Jerry Sloan (e la G maiuscola non è un caso). Un fisico da ragionare su un cervello cestisticamente sopraffino. Al momento del ritiro deteneva il record di assists (15806) e palle rubate (3265). 10 volte All Star, primo quintetto NBA nel 1994 e 1995, finalista anche lui nel 1997 e 1998. Oro Olimpico col Dream Team a Barcellona (come curiosità, gira un video su youtube proprio di quell’anno in cui Stockton se ne va in giro per le Ramblas a intervistare la gente, tra cui turisti americani, che non lo riconoscono). DAVID ROBINSON: Giocatore dell’Anno e vincitore dei premi Wooden e Naismtih al college, dove fu anche miglior rimbalzista della Nazione a Navy. Nella NBA ha giocato tutta la carriera con i San Antonio Spurs con i quali ha vinto due titoli NBA 1999 e 2003. 10 volte All Star e una MVP della Lega. Ha vinto due titoli Olimpici (’92 e ’96). Anche lui, come Jordan e Stockton, inserito nella lista dei migliori giocatori di sempre al 50esimo anniversario della Lega. VIVIAN STRINGER: Allenatrice di college femminile è per ora l’unica ad avere portato al titolo NCAA tre diversi college. Più di 800 partite vinte in carriera, terza tra le allenatrici di sempre.


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

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S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S



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