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FOCUS - Washington Wizards, Why not us?
IL PERSONAGGIO - ‘The Answers’ Allen Iverson U CAN’T C ME - La rubrica irriverente di SNS MADE IN ITALY - Ecco la nuova LegaA
Welcome back ‘zero’
CHICAGO BULLS - Work in progress
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Portland: The rose’s city UP AND DOWN
Ancora tutti i su e giù del mercato e non solo EUROPEI 2009
L’andamento di tutti i giocatori Nba in Polonia SOPHOMORE
Marreese Speights, ecco l’oro dei Sixers IL SONDAGGIO
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DI
D OMENICO P EZZELLA Garden
Sale l’entusiasmo nella capitale
Un lavoro di ristrutturazione che TdBanknorth aveva già visto l’entourage capitolidi no portare a casa, dopo le stagioni Boston, 15 dedicate ai giovani e se vogliamo aprile scorso, 39 punti di Caron (con un pizzico anche di cattiveria) Butler, unico veterano in una squadi esperimenti di Eddie Jordan e dra al momento fatta da rookie e compagni, un coach esperto e con sophomore, e sconfitta contro i un curriculum davvero niente male padroni di casa dei Boston Celtics come Flip Saunders. Una mossa che che chiude, forse, la peggior stagioa suo tempo aveva già dato un ne dei Wizards con un record di 19 segnale forte e chiaro di quelle che vittorie e 63 sconfitte. potevano essere le intenzioni di Ventiquattro giugno 2009, sala Washington per la nuova stagione. stampa della Verizon Arena. Una volontà di non veder più il «Siamo felicissimo ed eccitati nel nome dei Wizards e quello di dare il benvenuto a Mike e Randy Washington praticamente deriso da nella famiglia dei Wizards. Mike è tutti i tifosi della palla a spicchi uno dei migliori tiratori da tre della L’arrivo di Saunders, il ritorno di Lega, un giocatore che può con il Arenas e le acquisizioni di Foye e Miller, d’oltreoceano, perché una squadra incapace di vincere e paragonata un suo gioco stracciare le difese e aprihanno rivitalizzato tutto l’ambiente po’ a quella che generalmente in re il campo per i compagni. Randy Italia vengono chiamate squadre ha dimostrato di essere un giocatore in grado di poter creare situazioni offensive per se e per i materasso. Una volontà dimostrata non solo nel portare a pochi compagni, oltre ad essere un ottimo difensore sul perimetro. I passi dalla Casa Bianca il coach di Detroit e Minnesota, oltre loro innesti serviranno a completare il nostro roster, a comple- che Boston Celtics, ma dimostrata anche nelle mosse di evitare tare il nostro gruppo e a ristabilire finalmente il nostro ruolo di che alcuni pezzi pregiati del roster, Antawn Jamison e Caron Butler, non facessero le valigie e mettessero il loro talento a ‘contender’ all’interno della Eastern Conference». Inizia con queste parole del presidente Ernie Grunfeld, anche se disposizione di altri. Missione compiuta. Jamison e Butler non si era in pieno giugno ed in ancora piena celebrazione dei Los sono andati da nessuna parte, Saunders avrà la sua nuova occaAngeles Lakers neo campioni Nba, la nuova stagione cestistica sione di allenare un gruppo di talento e di grandi potenzialità, della città della capitale. Inizia con l’arrivo a Washington con la società ha piazzato i due colpi che mancavano alla squadra in provenienza Minneapolis di Mike Miller e Randy Foye. Uno termini di veterani e di esperienza, e dulcis in fundo, ma non scambio, una trade che ha spedito dall’altra parte del paese e per importanza, c’è forse quella che potrebbe essere la chiave di alla corte dei T’Wolves Darius Songaila, Etan Thomas, Oleksiy volta della stagione dei Wizards: il ritorno a pieno regime, a Pecherov e la quinta chiamata assoluta allo scorso Draft che Minnesota ha poi speso per lo spagnolo Ricky Rubio.
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pieno ritmo, dopo i tanti infortuni ed i tanti mesi trascorsi ad applaudire e guardare i compagni in giacca e cravatta in seconda fila dietro le panchine, di Gilbert ‘Agent 0’ Arenas e Brendan Haywood. Poteva sembrare già abbastanza, poteva sembrare tutto per cercare di rinascere nel migliore dei modi, ma non è stato cosi. Grunfeld ed i Wizards hanno voluto regalarsi ancora una pedina per essere sicuri di non peccare di superficialità in certe zone del campo e per non esporsi a rischi, come lo scorso anno, di doversi affidare solo ed esclusivamente a giocatori al primo o secondo anno, o giocatori ancora alla ricerca di una sua vera identità. Alla fine il ‘random’ capitolino ha portato ad un solo nome, ad una sola scelta: Fabricio Oberto. L’argentino scartato da San Antonio e mandato a Milwaukee per potersi permettere di mettere le mani su Richard Jefferson, ha dovuto cambiare di nuovo il proprio domicilio passando dal Wisconsin allo stato della capitale, da una squadra che si promette come vincitrice di ‘derelitta’ dell’anno, ad una che ha voglia di essere al rivelazione dell’anno. «E’ stata un’estate positiva – l’esordio di Grunfeld al momento di presentare l’argentino campione Nba con gli Spurs e Olimpico con l’Argentina -. Abbiamo portato a casa un coach esperto come Flip, abbiamo portato a casa due giocatori di spessore ed esperienza come Mike e Randy, i nostri giovani hanno ben figurato durante la Summer League, ma sapevamo che mancava un pezzo del puzzle. Mancava qualcosa e quel qualcosa era un ‘big man’ di esperienza. Qualcuno che potesse contare nel proprio curriculum una significativa esperienza nei playoff. Qualcuno che sapesse sacrificare se stesso ed il proprio gioco per il bene della squadra, qualcuno che ci potesse dare
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minuti e qualità sia nello spot di centro che nello spot di power forward. In base a tutto questo non abbiamo avuto nessun tipo di dubbio nel pensare e nello scegliere come primissimo candidato Fabrizio Oberto». «Un giocatore con un elevate intelligenza cestistica e con tante frecce sia in attacco che in difesa che di sicuro ci torneranno utili durante la prossima stagione – il commento di coach Saunders – specialmente la sua abitudine, se cosi vogliamo chiamarla, a giocare partite di alto livello e non mi riferisco solo agli anni di San Antonio, ma anche alle stagioni passate a livello internazionale con la maglia dell’Argentina. Insomma un tipo di giocatore che va a completare un roster dove è difficile trovare dei doppioni, ognuno dei giocatori chiamati a vestire la maglia dei Wizards ha una sua caratteristica e dei propri punti di forza. Cosa mi ha colpito? La sua abilità di difensore. Quando ci siamo incontrati lui mi ha ripetuto cose che già sapevo “coach vuole che marchi il ‘3’, ‘4’ o il ‘5’? No problem non ha che da chiedere e io lo faccio”. Parole che non hanno fatto altro che confermare che prendere Fab è stata la scelta giusta». Et voilà puzzle completato, scacchiera sistemata in ogni sua postazione ed euforia già alle stelle per una tifoseria ed una squadra che negli occhi e nella mente ha una sola parola: ‘revenge’. Rivincita o se vogliamo vendetta. Rivincita e vendetta per una stagione che nessuno voleva andasse a finire in questo modo, rivincita e vendetta, per tutte le volte che sono dovuto uscire a testa china dai campi al suono dell’ultima sirena della giornata. Una sete di rivincita che si è trasformata in tempi brevissimi in un qualcosa di contagioso, in una euforia da parte anche dei giocatori che hanno visto tutto d’un tratto aumentare
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in maniera esponenziale il talento della squadra. Euforia che si è tramutata in una sola parola: ‘Championship’. Si proprio quella. Euforia da ‘bar’, chiacchiere da ‘bar’? Puntare in alto senza nemmeno aver visto la squadra all’opera al training camp o quanto meno in pre-season? Puntare alto sulla base di un vento nuovo che soffia dalle parti di Washington, per poi cadere e tornare di nuovo con i piedi per terra e tornare con la mente indietro nel tempo e pensare che forse era maglio avere un profilo basso? Forse, ma sicuramente non sono domande o considerazioni da fare a tu per tu con uno scatenatissimo, e forse i più convinto di questa parola e di questo pensiero nello spogliatoio dei Wizards: Antawn Jamison. «Vivo questa squadra e questo spogliatoio da ormai sei anni e mai, nemmeno una singola volta, è spuntata fuori o si è parlato di ‘Championship’. Se stiamo in salute e non abbiamo problemi
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a livello fisico, non credo perché i Wizards non possano essere considerati come una squadra da inserire all’interno di quelle candidate per il titolo. Lo scorso anno abbiamo vinto 19 partite e giocato praticamente la gran parte della stagione senza i nostri ‘cavalli’ migliori. Ora non solo abbiamo recuperato gli assenti, ma abbiamo un coach vincente, abbiamo dei nuovi compagni di talento ed esperienza, quindi io ci credo. Se stiamo in salute credo che possiamo competere con Boston, Cleveland, Orlando, insomma con i ‘top team’ della Eastern. Quest’estate non ho rifirmato per Washington e non mi sono certo allenato duramente e senza sosta solo per il gusto di farlo, ma perché voglio vincere. Migliorare le 19 vittorie dello scorso anno sarà cosa facile, raggiungerne 40 è un qualcosa che abbiamo già fatto, pensare e settare la propria mentalità sulla vittoria del titolo ci manca. Se c’è la mentalità possiamo farcela. Abbiamo i mezzi per farlo e credo che ci meritiamo l’occasione di provar-
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ci». Un’energia e una visione ottimistica della nuova avventura contagiosa, quella dell’ex Golden State, contagiosa non per il pubblico della Verizon Arena, per loro è bastato sapere che Gilbert Arenas ha recuperato dall’infortunio e che grazie al lavoro e alle giornate in palestra con Tim Grover presto tornerà anche quello di prima, ma per i compagni di squadra. Se ad aprir bocca, anche se in maniera molto più aperta e loquace, è stato uno dei due veterani dello scorso campionato, uno dei due pilastri sui quali a turno Washington si è appoggiata, non poteva certo mancare l’altro: Caron Butler. «Ho passato una parte dell’estate a lavorare con Brendan [Haywood] e quello che spesso mi ripeteva è che è focalizzato su di un solo punto e su di un solo traguardo. Ho avuto modo di parlare e di passare tanto tempo con Gil [Arenas] e quello che è emerso è che lui, invece, è focalizzato sul tornare ad essere l’Arenas di una volta l’Agent 0 pre infortunio. Senza contare che dalla ‘fossa’ degli infortuni è uscito anche DeShawn Stevenson che ormai è guarito ed è pronto a tornare il guerriero e lo ‘stopper’ di una volta, mentre ora in più abbiamo anche Randy e Mike che ci daranno una mano. Insomma se facciamo un paio di conti e se mettiamo assieme tutti i pezzi, quello che ne esce è una squadra che potrà fare ed aspirare ad un qualcosa di importante nella Nba». Più diplomatico, quindi, ma pur sempre con un tiro alto l’ex Los Angeles Lakers, ma d’altronde come può essere diversamente. Come può essere diversamente per due giocatori a cui nella scorsa stagione è stato chiesto sostanzialmente di fare la loro parte ed in più prendersi e dividersi quella dei compagni mancanti o di quelli troppo giovani per poter ancora fare la differenza. Come poteva essere diversamente per due giocatori che per tante altre volte, invece, si sono anche dovuti prendere l’uno la parte dell’altro in casi estremi; come poteva essere diversamente per due giocatori che ora invece si vedono non più come gli unici due buoi che devono portare avanti la carro, ma come due pedine, due pezzi di un stesso puzzle che finalmente può essere visto al completo e nella sua pienezza. E al completo il puzzle capitolino può davvero essere quello più sensazionale e più piacevole dietro le big della Eastern. Insomma dopo Cleveland, Boston e Orlando, se il quadro generale dei nuovi Wizards dovesse funzionare senza nessun blackout o corto circuito, il nome di Washington sarà sicura-
N 0 7 3 8 15 33 13 4 34 5 6 0 02 1
PLAYER G i l be rt A re na s An dray B latc he Ca ron Butle r J. Critte nto n Ran dy Foy e Bre nda n H ay wo od Mik e Ja me s An taw n Ja miso n J a Va l e M c G e e Do min ic M cGuire Mik e M ille r Fab ricio Obe rto D. Ste venso n Nic k Yo ung
POS PG FC SF PG G C PG PF C PF SG C SG SG
AGE 27 22 29 21 25 29 34 33 21 23 29 34 28 24
mente tra quelli più nominati anche oltre la metà del mese di aprile. Non a caso Antawn Jamison ha parlato dell’apporto di Saunders, non a caso si è rimesso al fatto che nonostante gli ultimi anni di alti e bassi, si tratta pur sempre di un coach che è andato oltre una certa soglia di vittoria e al quale si affideranno per tornare ad occupare posti migliori di quelli dei bassissimi fondi del raggruppamento ad Est. La risposta del coach dopo aver messo le mani nella marmellata biancoblù? Mettere il proprio zampino ed il proprio marchio di fabbrica sulla costruzione e la scelta del roster e dei giocatori. Un mosaico che anche dall’altra parte dell’oceano non è sfuggito dall’essere paragonato ad un altro già voluto e disegnato da Saunders. Un mosaico che se non speculare, molto simile e ravvicinabile a quello che lo stesso ‘Flip’ mise su nella sua vera ed unica stagione di altissimo livello del 2005/2006 a Detroit conclusasi, poi, con la sconfitta in finale contro gli Spurs. Similare in conformazione, similare per tipi di giocatori, e non appena si avrà la possibilità di vedere i Wizards in campo ci si accorgerà che sarà similare anche nel gioco. Basti pensare al play eccentrico e più realizzatore (Billups-Arenas), basti pensare ad una power forward che sappia mettere sullo stesso piano di pericolosità sia il gioco fuori che dentro l’area colorata con anche inclusa la partenza in palleggio (Jamison-Wallace), basti pensare alla scelta di un centro non propriamente una macchina da punti ma verticale e che sappia intimidire (WallaceHaywood), basti pensare ad uno swingman che sappia sia perforare dalla distanza che uscire dai blocchi nei giochi classici a doppie uscite che coinvolgono la guardia e l’ala piccola (Prince-Butler). Certo poi ai Pistons c’era Hamilton, McDyess, Jason Maxiell e tanti gregari per un supportino cast di valore se considerato come insieme, ma in cambio Saunders si è protetto con Miller e Foye, due specialisti uno dalla distanza l’uno in difesa, si è protetto con il recupero di Stevenson da piazzare ed usare come segugio, si è protetto con Young che potrebbe addirittura diventare il nuovo Rip Hamilton, con Oberto e tutta una serie di giocatori che cumulativamente non allontanano dall’idea di squadra e di gruppo che il natio di Cleveland ha sempre voluto mettere assieme e che è sempre stata poi espressione del suo tipo di gioco e del suo tipo di mentalità cestistica.
HT 6-4 6-11 6-7 6-5 6-4 7 -0 6-2 6-9 7 -0 6-9 6-8 6-10 6-5 6-6
WT 215 248 228 200 213 263 188 235 237 220 218 245 218 200
COLLEGE Ariz ona
SALARY $16, 192,0 80 $3,000,000 Co nne ctic ut $ 9,780, 970 G eor g ia Te ch $1,47 7 ,9 20 Vi l l a n o v a $3,575 ,761 No rth C aro lina $6 ,000, 000 Du que sne $6 ,466, 600 No rth C aro lina $11 ,641, 095 $1,496,640 Fresno St ate $8 25,4 97 Florid a $ 9,780, 937 USC
$3 ,883, 929 $1,714 ,800
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The ‘Agent 0’
Dopo una intera estate trascorsa in quel di Chicago nelle mani di Tim Grover, l’ex Golden State è pronto a prendersi il suo posto in squadra «C’erano un sacco di cose dal punto di vista fisico, che quando Gilbert è arrivato qui non andavano o comunque non erano al loro posto. Abbiamo trascorso tutta l’estate insieme a lavorare duro su quella che doveva essere la sua riabilitazione, il suo
ritorno e direi che i risultati non sono niente male. La condizione di oggi? Beh non è ne quella peggiore, ne quella migliore di sempre e se dovessi specificarla indicando il tutto su di una scala di 1 a 10, beh direi che al momento è tra il sette e l’otto».
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Se qualcuno attendeva qualche piccola garanzia in più sulla forma e sul ritorno ai livelli pre infortunio e pre firma del contratto che complessivamente gli frutterà 111 milioni di dollari nel suo conto in banca, ora può stare più tranquillo. Il perché è molto chiaro dal momento che a pochi giorni dall’inizio del training campo è stato lo stesso Tim Grover [che per chi non ne avesse mai sentito nominare il nome è una sorta di ‘santone’ quando si tratta di forma fisica e ritorni da infortuni importanti, lo stesso a cui si è affidato durante l’estate anche Tracy McGrady ndr], a dichiarare quanto appena letto precedentemente in una intervista radiofonica. Dichiarazioni che rendono inequivocabile un ritorno quanto meno sulla stessa linea di galleggiamento di qualche anno fa prima che l’ex Golden State
fosse costretto a stare fermo, in borghese a guardare la sua squadra ed il suo ginocchio cedere ancora anche quando si pensava che tutto fosse finito. Senza contare che anche nel suo mini rientro, prima dei nuovi problemi, l’inattività e qualche chilo di troppo si erano addirittura fatti sentire mostrando un giocatore molto lontano da quello che aveva da poco messo nero su bianco per uno dei più grandi, se non il più grande, contratto concluso dalla franchigia capitolina. «Nessuno mi poteva marcare e tenere a bada prima e nessuno ci potrà riuscire ora» il primissimo commento che lo stesso Arenas ha fatto sul suo conto e sulla sua tenuta fisica dopo mesi trascorsi solo a lavorare e senza nessun tipo di dichiarazione (praticamente il digiuno durava da luglio ndr). «Se non fossi
LE STATISTICHE DI GILBERT ARENAS
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CAREER AND SEASON HIGHS
venuto qui a Chicago a lavorare per tutta l’estate, avrei avuto il 95% delle possibilità di iniziare si la prossima stagione, ma di trascorrere tanto tempo senza giocare perché non in forma, insomma mi salvato la carriera». Parole importanti e riconoscenti verso chi gli ha permesso di potersi definire ancora immarcabile, un po’ meno riconoscenti, invece, quelle che lo stesso giocatore ha rivolto nei confronti della società, o meglio nei confronti della gestione del tutto della società: «Premetto che non voglio giudicare e che hanno fatto quello che dovevano, ma la cosa negli anni passati poteva essere gestita meglio e mi spiego. Gestita meglio nel senso che dovevano fermarmi e non lasciare a me l’ultima parola. Se hai un ragazzo che vive solo per la pallacanestro e questo stesso ragazzo è anche il tuo uomo franchigia, non puoi lasciargli l’ultima parola su una situazione cosi delicata. Dovevano fermarmi. Dalla mia parte la voglia di giocare mi ha portato a dire ‘sono pronto’ in anticipo sui tempi originali, loro potevano vendere qualche biglietto in più con la presenza del mio nome, ma va bene cosi. Ora ho capito quella che era la strada giusta da seguire, ora ho capito che dopo quasi due anni di assenza posso tornare in forma e forte come prima». Tim Grover, dunque, ha salvato non solo la carriera di Arenas, ma anche una società da un investimento che avrebbe potuto ripercuotersi a lungo sulla gestione della squadra. Certo non è ancora detto o magari non abbiamo ancora avuto la riprova che il peggio sia passato, ma il fatto di vedere sia un professionista come Grover che lo stesso giocatore, che dopo le ultime disavventure aveva perso un pizzico di fiducia e anche qualche sorriso, essere cosi positivi, fa ben sperare. D’altronde in caso contrario sarebbe inspiegata l’euforia di Jamison, l’euforia di Butler o di chiunque altro faccia parte della squadra di Washington, tifosi ed addetti ai lavori compresi. Perché forse in cuor loro tutti sanno che se il recupero di Agent 0 fosse davvero totale, quella in campo potrebbe davvero diventare una mina vagante per tutti. Provate solo a pensare se in maglia numero ‘0’ si presentasse un giocatore molto vicino o uguale a quello che quasi
da solo condusse Washington ai playoff persi poi contro i Cavs di Lebron James, cosa si vedrebbe? Nient’altro che una stella. Nient’altro che una super star, un giocatore da All Star Game ad ogni stagione. Il punto di riferimento, il tocco in più che i vari Garnett, Pierce ed Allen danno ai Celtics, lo stesso che Lebron James da alla sua squadra che altrimenti sarebbe una di medio bassa classifica senza nessuna speranza di titolo, quello che Howard, Nelson e forse a partire dalla prossima annata Carter danno ai Magic. Questo è Gilbert Arenas per Washington. Dalle sua mani dovranno e sicuramente partiranno tutte le azione di Saunders che altrettanto sicuramente lo vede una sorta di Billups, ma con qualche centimetro in più e forse forse anche atletismo in più. Dalle sue mani dovranno arrivare palloni e assist per i compagni, gli stessi che negli ultimi tempi non vedevano l’ora di rivederlo in campo. Dalle sua mani tutti si aspettano giocate come quella che ancora oggi e senza sosta anche quando era fuori, ha continuato ad abbagliare gli amanti di questo gioco e cioè canestro allo scadere da tre con Arenas con braccia alzate e che si incamminava verso il canestro, ma quello della sua metà campo. Punti, assist, leadership e quel pizzico di genialità che renderà tutto più facile ai compagni. Tutto più facile per un giocatore come Jamison che in questo modo dovrà preoccuparsi di qualche raddoppio in meno proveniente sul perimetro quando gioca in post, o magari qualche metro di spazio in più nei suoi giochi di uno contro uno con il numero 0 sul lato debole. Sarà molto più facile per l’ultimo arrivato Mike Miller che nella più malvagia delle occasioni dovrà solo aspettare la palla arancione sugli scarichi in penetrazione con tutta la difesa chiusa e sarà tutto più facile soprattutto per Caron Butler dal momento che o le avversarie si attrezzano con più di un ottimo difensore sugli esterni oppure quello più forte dovrà per forza di cosa fare una scelta, lasciando uno dei due ‘squali’ liberi di poter azzannare la propria preda come meglio crede. Ma sarà molto meglio anche per Arenas stesso. Tolto di mezzo il ‘Princeton Offense’ di coach Eddie Jordan, con il nuovo arrivato il pallone gli verrà affidato tra le mani per buona parte della
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partita e li lo stesso giocatore dovrà dimostrare di essere migliorato e di non pensare solo a se stesso. Certo Saunders in questo modo si potrebbe buttare la zappa sui piedi da solo lasciando quel pizzico di libertà in più ad un giocatore con un ego già abbastanza spropositato, ma è il prezzo da pagare per avere a che fare con una super star. «Arenas esprime delle opinioni – ha commentato negli ultimi tempi Flip Saunders -. Io sono pronto ad ascoltarle. Dalla prossima stagione avrà molte più responsabilità oltre che palloni tra le mani e deve dimostrare di essere migliorato. Quando si scende in campo lo si fa pensando ad una sola cosa ovvero le indicazioni che io do per giocare. Poi il talento e l’ego di un giocatore possono cambiare alcune cose, ma va bene, ma vi assicuro che
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lui sa e sta imparando a seguire una linea guida». Se la stampa locale, dunque, cercava di intimorirlo, hanno toppato alla grande anche perché una delle sue ultime risposte chiude definitivamente la questione: «Se posso allenarlo? Certo ho allenato Rasheed Wallace». Dichiarazioni altrettanto d’amore dall’altra parte con l’agente speciale capitolino non si è nascosto dietro un dito affermando: «Sono molto contento. Il suo primo giorno come allenatore di Washington mi ha chiamato e mi ha parlato per tanto e tanto tempo, un qualcosa che sinceramente un coach non succedeva dai tempi del liceo. Certo è sempre facile affermare che l’erba del vicino è sempre la più verde, ma questa volta quella in casa nostra è davvero di un verde acceso. Il mio ruolo in squadra? Flip mi ha chiesto di essere la guida ed il leader del gruppo e sono pronto a farlo, in passato questo non mi è stato chiesto e non l’ho fatto. Inoltre credo che il nuovo corso potrebbe giovare tantissimo ai giovani, visto che diversamente da quanto avveniva in passato, non ci saranno milioni di tagli o di altre cose da fare in un sistema offensivo complicato e quindi anche gente e giovani come Young o Blatche ne possono trarre giovamento». Dunque è vero amore? Arenas sarà ancora ‘Agnet 0’ di una volta? Ai posteri l’ardua sentenza…
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Pronti a scalpitare: ‘The Others’
Gilbert Arenas, Caron Butler, Fabricio Oberto che addirittura Antawn Jamison, Randy Foye, Mike per la mobilità di gambe in difesa Miller, Brendan Haywood, Fabricio potrebbe anche partire dal ‘3’ per Oberto e DeShawn Stevenson. al arrivare a tenere uno contro Saranno questi i nomi e gli uomini uno il centro avversario. Tutto che coach Saunders di sicuro utilizquesto senza passare per le doti di zerà più di tutti all’interno del suo Randy Foye o quelli di Mike sistema; un sistema che notoriamenMiller ovvero altri due allround te vede il coach dell’Ohio avere delle che possono ricoprire più posiziorotazioni abbastanza corte e non ni. E gli altri? Bella domanda. vertiginose in modo tale da avere un Dopo la stagione scorsa dove facegruppo compatto e sempre nel vivo Giovani e meno giovani, per tutti una corsa vano più notizia le sfuriate, oltre della partita. Ed è per questo che che i tanti minuti in campo, dei selvaggia alla conquista degli ultimi posti generalmente si circonda di giocatori vari Crittenton, dei vari Young, dei nelle rotazioni di coach Flip Saunders che possano avere nella propria vari McGee, dei vari Blatche che carta di identità cestistica più ruoli, per esempio le escursioni al di in modo tale seppur cambiando posizioni, seppur cambiando gio- sopra dei venti punti di Butler o Jamison, si passerà ad una sorta catori, quelli che stanno in campo sono praticamente sempre gli di lotta selvaggia, furibonda per cercare di entrare a far parte stessi, anche se in spot differenti. Vedi Arenas che potrebbe tran- delle rotazioni del nuovo coach. quillamente giocare da quella di playmaker fino a quella di small A dire il vero il numero dei posti vacanti che potrebbero ancora forward, vedi Butler tra quella di shooting guard e quella di ala essere considerati come possibili avvistamenti in campo oltre la piccola tattica, vedi lo stesso Antawn Jamison che può giocare schiera ‘preferita’ da Saunders, conta ancora uno o al massimo dentro e fuori dall’area dei tre secondi e marcare e giocare contro due posti, dopo di che il garbage time o situazioni estreme di sia il numero ‘3’ che il numero ‘4’, oppure l’ultimo arrivato infortuni o addirittura serate storte dei protagonisti e quindi la
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voglia di cercare qualcosa di diverso, potrebbero essere quelle in cui gli altri i ‘The Others’ troverebbero minuti e spazio utile per mettersi in mostra. Sei giocatori, dunque, per un massimo di uno due posti, una corsa l’uno contro l’altro, nel senso buono del termine per evitare di finire in fondo a tutto o magari seduti per terra che nel linguaggio Nba significherebbe essere gli ultimi della classe. Ma essenzialmente chi sono questi ‘The Others’, ed allora ecco uno per uno tutti i candidati all’ultima fila dello schieramento Saunders.
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de senso della stoppata il tutto potrebbe essere già deciso con almeno uno dei due posti già nella tasca del bambinone al secondo anno. Ecco potrebbe. Potrebbe perché se il rientro di Brandan Haywood sarà totale e senza nessun tipo di complicazioni e il fatto di avere lunghi atipici che possono anche sostare sotto i tabelloni, i minuti a disposizione di uno dei migliori dei Wizards in Summer League e anche all’interno del lotto di Team Usa di coach K per i nuovi volti, scenderebbero a dismisura. Se poi nelle poche occasioni in cui Saunders gli concederà il campo, il suo ‘pasticciare’ mostrato anche qualche volta nello scorso campionaANDRAY BLATCHE. Lo scorso anno fu una delle sorprese princi- to, prenderà il sopravvento, la tuta e la sopramaglia saranno le pali nella stagione da incubo e dei tanti infortuni. Dalla sua ci uniche cose che vedrà. sono la possibilità di giocare in tre posizioni differenti, la possibilità di essere pericolassimo quando è ‘on fire’ e che potrebbe JAVARIS CRITTENTON. Cosi come per Nick Young, il discorso anche essere considerato, per il ruolo e la versatilità, il cambio per l’ex Memphis è sempre lo stesso e cioè la diga innalzata da un naturale di Jamison. Dall’altra parte però, i cinque anni già tra- backcourt praticamente insormontabile se è in forma e trova le scorsi all’interno della Nba e i miglioramenti effettuati con il con- alchimie giuste. Forse l’essere l’unico assistman e play di ruolo tagocce ed il fatto che l’etica lavorativa ed il fatto che non ha della squadra potrebbe tenere ancora accesa la speranza di vedere ancora dimostrato tutto quello che potrebbe dimostrare, stridono spesso il campo, ma a condizione che migliori rapidamente in letenormemente con quello che dio buono, anche se a tratti, ha fatto ture e decisioni di gioco e nel tiro in sospensione. vedere nello scorso torneo. DOMINIC MCGUIRE. Potremmo definirlo una sorta di copia di NICK YOUNG. Come anticipato potrebbe anche diventare il Deshawn Stevenson. Un’ala piccola con capacità difensive al di nuovo Rip Hamilton, con addirittura la possibilità di aggiungere, sopra della media ed ottima pedina da mettere in campo sulle rispetto all’esterno di Detroit, un’esplosività spaventosa nell’arri- stelle avversarie nella stessa posizione per evitare falli ai titolari o vare al ferro e concludere anche con canestri ad altissimo quo- magari metterlo in campo proprio quando i falli diventano un ziente di difficoltà. Veloce in campo aperto e mano dalla lunga problema. L’avere la possibilità di risparmiare fiato a Stevenson, distanza che presenta anche buoni margini di miglioramento. ma soprattutto a Miller e Butler in certe occasioni è un grosso Ma…Ma la sua ancora piccola immaturità, nonostante i tre anni vantaggio a suo favore, ma l’abbondanza resta comunque un progià trascorsi all’interno della Lega ed il fatto di avere davanti a se blema che lo terrà seduto per tanti e tanti minuti. un back court formato da giocatori intercambiabili l’uno con l’altro e tutti in gradi di apportare punti e pericolosità offensiva, il MIKE JAMES. Esperienza e punti nelle mani potrebbero fare di giovane talento di Southern California potrebbe ritrovarsi facil- Mike James, arrivato lo scorso anno, come il probabile candidato mente a roteare l’asciugamano piuttosto che la testa dell’avversa- numero uno a vestire il ruolo di uno degli ultimi uomini di rotario. zione di coach Saunders. Indifferente la sua posizione in campo tra play e guardia, potrebbe essere la soluzione alternativa a tutto JAVALE MCGEE. Il fatto di essere l’unico giocatore abbondante- il backcourt dei Wizards. Forse la sua presenza non si noterà mente al di sopra dei 2 metri (2,13 cm) è già un grosso vantaggio tanto i regular season, ma di sicuro della sua esperienza si servirà rispetto agli altri contendenti. Se poi a questo ci si aggiunge che tanto il timoniere di Washington nel caso il team della capitale praticamente si porta dietro come dote cestistica atletismo e gran- dovesse continuare ad essere in corsa dalla metà di aprile in poi.
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Washington Wizards depth chart
PF
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A n ta w n Ja miso n
Br and an H ay wo od
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A n d r a y B la t c h e
Ra ndy Fo ye
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J. Cr itt e nto n Mik e Ja m es
F lip Saunders
C
D. S t ev en so n
PG
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SF
C
SG
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‘Die Hard’ DI
N ICOLÒ F IUMI
Alzi la mano chi aveva veramente creduto che la carriera di Allen Iverson si sarebbe chiusa così, in silenzio. Lui che sempre nella sua carriera ha alzato pareri contrastanti tra sostenitori e detrattori. Un giocatore che è stato MVP della Lega e dell’All Star Game, che ha fatto una Finale Nba, che prima dell’ultima stagione non aveva mai chiuso un campionato sotto i 22 punti di
media, registrando una media superiore ai 30 per quattro volte. Insomma, un giocatore dall’immagine importante (e talvolta ingombrante). Ma, soprattutto, un giocatore che fa vendere i biglietti. E deve essere stata una delle cose che per prima è passata per la mente al front office dei Memphis Grizzlies, da anni ormai una delle franchigie con meno spettatori di tutta l a Lega. Memphis ha una squadra gio-
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vane, con alcuni buoni giocatori, Rudy Gay su tutti, ma nell’immediato non ha grandi ambizioni, è ancora in fase di transizione per costruire qualcosa di positivo nel futuro. E allora perchè non cercare, se non altro, di vendere qualche biglietto in più portando in città un giocatore che ai tifosi piace tantissimo? Per di più con un contratto annuale, da 3.5 milioni di dollari, che non crea problemi di salary cap. D’altronde “It’s all business”, come spesso si sente ripetere dagli stessi protagonisti della Lega a Stelle e Striscie. Iverson innalza indubbiamente il livello di talento della squadra, sicuramente a fine anno porterà anche qualche W in più, ma di certo non fa il bene dei vari Oj Mayo e Mike Conley, che hanno bisogno di tanti minuti in campo (specie il secondo) e
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responsabilità (da imparare a gestire meglio, il primo). Ma per un anno si può sopportare se questo serve a creare qualche entrata extra, aumentando magari anche la base di tifosi. Lo stesso Iverson deve averlo pensato. “It’s all business”. Dura sentirlo dire da uno che per anni, dieci per la precisione, è stato idolo in contrastato della Philadelphia cestistica. Quello che faceva infiammare il palazzo dello sport, che era il più piccolo di tutti, ma sfidava i giganti e ne usciva vincitore. Quello che, sembrava scritto, avrebbe passato tutta la sua carriera con una sola maglia. E invece no. L’addio a Philly, l’approdo a Denver per tentare la rincorsa al titolo. Perchè alla fine è quello che conta quando uno si ritira e guarda indietro alla sua carriera. Inoltra i Sixers avevano bisogno di ripartire da capo. Insomma, la solita questione di business, da parte il cuore e in primo piano gli interessi. Iverson però, purtroppo per lui e per i suoi coach, è sempre stato un giocatore di fianco al
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quale non è semplice giocare, specie per atleti di talento, che chiamano a se un numero importanete di tiri. La convivenza con Carmelo Anthony fra le montagne rocciose è stata meglio di quanto si potesse pensare, ma in generale la squadra non ha compiuto il passo decisivo per elevarsi a un più alto livello. E probabilmente vedere che questo è accaduto grazie al giocatore che lo ha poi rimpiazzato, tale Chuancey Billups, deve essere stato un colpo non facile da assorbire per una persona orgogliosa come il ragazzo da Hampton, Virginia. La sua ultima stagione, con i Detroit Pistons, si guadagna senza alcun dubbio il titolo di peggiore di sempre. Ovvia la separazione a fine campionato. Meno scontata la ripartenza da Memphis, Tennessee. Il pensiero di Iverson, probabilmente, viste le scarse attenzioni, specie da parte di squadre di alto livello, attirate nel mercato dei free agents, è quello di giocare un stagione di rilancio in una squadra dove dovrebbe avere a disposizione tanti tiri, con buona pace dei suoi giovani
LA CARRIERA IN NUMERI DI ‘THE ANSWER’
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compagni in rampa di lancio. Poi la prossima estate, scaduto il contratto, tornare sul mercato e attendere che qualcuno si faccia avanti per provare a mettersi al dito l’anello. Tutto molto bello, pure troppo. A.I dovrà calarsi in una realtà perdente, lui che ha lo spirito del vincente. Una realtà dove il disegno tecnico tattico non è molto ben chiaro e dove tante volte nell’ultima stagione le cose sono state lasciate andare a sud senza provare più di tanto a porvi un rimedio. Certo a sostenerlo ci sarà il desiderio di rilanciarsi e di
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vendicarsi di tutti quelli che lo considerano finito. «Sarà come tornare rookie – le sue parole alla presentazione – ma ho voglia di ripartire perchè negli ultimi tempi mi ha fatto molto male sentire un sacco di gente, in tv, radio e giornali, parlare di me come un giocatore finito» . E su questo non abbiamo dubbi. A portarlo avanti nella stagione 2009/2010 ci sarà la voglia di dimostrare al mondo che il mito di A.I ancora non è tramontato, ma nuovamente ci sentiamo di ripetere che dovrà imparare a convivere con le esigenze sopra
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tutti di Gay e Mayo, perchè non possiamo pensare che in Tennessee preferiscano togliere opportunità di crescita a due giocatori che saranno la spina dorsale della squadra in futuro, per permettere a Iverson di rilanciarsi. «Dio ha scelto per me Memphis come posto dove continuare a giocare. Ho già incontrato tutto lo staff dei Grizzlies e sento che insieme possiamo fare grandi cose. Loro vogliono vincere e io posso aiutarli. Mi fido pienamente di loro». Questa, poi, è la parte dell’intervista a cui crediamo un pò meno. Dichiarazioni che suonano molto come parole di facciata.
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Con Zach Randolph e Allen Iverson i Memphis Grizzlies alzano a due il numero delle ‘Star’ Sarà divertente, dunque, vedere come si svilupperà la stagione dei Grizzlies che, al momento, mettono assieme quattro giocatori come Iverson, Gay, Mayo e pure Zach Randolph. Gente che può prendere 2025 tiri a partita senza problemi. Creare un amalgama appare assai complesso. Anche per questo motivo la scelta di Allen ,di recente in Italia a Lissone (ne parliamo a contorno dell’articolo), lascia qualche dubbio. Sulle sue tracce ci sono stati a lungo anche i Charlotte Bobcats, dove avrebbe ritrovato l’amato Larry Brown. Quella sarebbe stata senza dubbio una situazione tecnica più costruttiva e che probabilmente avrebbe agevolato il suo compito. Ma qui sorge un’altro problema, che si cela dietro al fatto che Iverson non ne voglia sapere di partire dalla panchina. O quintetto o muerte. Altro ragionamento abbastanza tipico del giocatore americano per cui cominciare nei primi cinque è una questione vitale. Ai Bobcats questo non poteva essere garantito, mentre a Memphis non ci saranno problemi a riguardo. La dirigenza, intanto, pensa che un problema lo stia già risolvendo il solo arrivo del piccoletto. Alla sua presentazione hanno presenziato centinaia di tifosi festanti e inneggianti. Tifosi che molto probabilmente diventeranno titolari di abbonamenti o biglietti per questa stagione. Quindi, come detto, soldi in più in cassa. Come dite? Le vittorie? Al momento non ci pensiamo, perchè alla fine è comunque all about business.
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La venuta in Italia di ‘The Answer’ Un giorno di ordinaria follia. Questo è accaduto il 17 di settembre nel capoluogo lombardo quando nel primo pomeriggio di qualche giovedi fa, è arrivata, parcheggiando proprio di fronte all’entrata principale del Pala Lido, la ‘limo’ bianca con ovvi e scontati vetri neri con dentro lui Allen Iverson, The Answer. Un arrivo deciso cosi quasi in fretta ed in furia, dal momento che l’evento in programma da tempo era quasi saltato per la situazione delicata del giocatore ancora senza una squadra e una destinazione. Poi l’illuminazione divina. «Dio ha scelto per me» le parole di Iverson al momento della conferenza stampa di presentazione dei Grizzlies. Ed allora i più di 3000 fan che sono accorsi nel palazzetto milanese avranno di sicuro ringraziato Dio per averlo portato anche nel Belpaese. Una settimana di preparativi e poi lo show. Presentazione condotta dal ‘guru’ italiano della pallacanestro americana, Federico Buffa, striscioni, cori e applausi per l’entrata in campo di The Answer. Ad accoglierlo anche uno che nella sua vita ha avuto anche il lusso di ‘crossoverizzare’ davanti ai suoi occhi oltre che segnargli in faccia: Giammarco Pozzecco. Un bello scherzo del destino, dal momento che il ‘Poz’ in quella sfida amichevole in Germania prima del Mondiale Giapponese, non aveva certo dimenticato il: «Pozzecco Who?» di AI. Ma nessun risentimento, ci mancherebbe altro, Pozzecco ora responsabile del settore giovanile dell’Armani, ha fatto da ‘Cicerone’ tra la folla milanese e non solo, ha fatto ‘Cicerone’ per i ‘suoi ragazzi’ per poi farsi da parte nelle partitelle di esibizione e show personale che un divertito Iverson ha eseguito con un uomo del suo staff e ragazzini appunto del settore giovanile milanese. Ancora cori ed applausi, saluti e via una sagoma in lontananza che si avviava verso gli spogliatoi e verso le interviste rilasciate personalmente solo ad organi nazionali. Di seguito qualche stralcio ufficiale di quelle che sono state le dichiarazioni italiane di The Answer. «Questi due giorni a Milano sono stati fantastici. L’Italia è un paese bellissimo dove mi sono sentito amato dai miei fan. Incontrare i ragazzi dell’Olimpia Armani Jeans Milano è stato poi stupendo! La loro passione e il loro entusiasmo mi hanno contagiato per tutto il giorno e mi hanno ricordato come ero io alla loro età. Sono le nuove promesse del basket italiano e magari qualcuno di loro arriverà a giocare nell’NBA come Gallinari». E poi ovviamente gli ultimi ringraziamenti, quelli di rito, quelli dovuti alla marca sportiva che lo ha portato in Italia, ma che in generale lo ha proclamato simbolo assoluto della pallacanestro non solo americana, ma mondiale. «Un grazie sincero a Reebok che mi ha dato modo di fare questa bellissima esperienza in Italia. Reebok è con me da sempre e per sempre, supportando la mia carriera nel mondo NBA e realizzando per me la ANSWER, la mia scarpa da gioco personalizzata giunta alla tredicesima edizione!». DOMENICO PEZZELLA
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DAVIDE S ARDI
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Nuovo appuntamento con la rubrica che mette parlare di mercato, ma stavolta ampliamo il raggio d'azione sul piatto della bilancia e valuta diversi aspetti anche ad altri eventi che negli ultimi tempi hanno a modo del mondo NBA. Continuail nostro viaggio e continuiamo a loro arricchito il panorama del basket d'oltreoceano.
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A T L A N T A HA W K S Attenzione a questi Hawks, diventati più che mai squadra da seguire. Dopo una stagione da 47 vittorie, il 4° posto ad est e un turno superato nei playoffs, il g.m. Rick Sund e i suoi collaboratori si sono mossi bene sul mercato. Partendo da u n gruppo giovane e in evidente ascesa, che avrà ancora nel rifirmato Mike Bibby e in Joe Johnson i leader e i punti di riferimento principali sul campo, gli Hawks hanno trattenuto i loro free agent e senza perdere elementi significativi per la rotazione hanno allungato la panchina con l'esperienza e il mestiere di Jason Collins, la classe del silenzioso veterano Joe Smith e l'esplosività offensiva di Jamal Crawford, che di fatto prende il posto di Flip Murray, garantendo ancora più qualità e affidabilità quando si tratterà di cambiare ritmo e mettere punti rapidi a referto. Nel roster ci sarà anche l'interessante prima scelta Jeff
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Teague, che partirà come primo cambio in regia. Per puntare ai vertici della conference, manca ancora qualcosa, soprattutto in termini di qualità del settore lunghi, ma le premesse per un'altra stagione interessante sembrano esserci tutte. P O RT L AN D T R AI L B L AZ E R S Reduci da un'eccellente regular season finita a 54 vittorie ma delusi per l'uscita al primo turno nei playoffs con Houston, i Blazers sono ripartiti in estate decisi a rinforzare un gruppo che ha già dato dimostrazioni di solidità, ma nella post-season ha probabilmente pagato la gioventù e la scarsa conoscenza di quelle atmosfere dei suoi elementi chiave. E allora cosa poteva esserci meglio di inserire in campo una nuova guida, una nuova estensione sul parquet dell'ottimo coach Nate McMillan, in grado di dare tranquillità e stabilità ad un roster già di ottimo livello? Probabilmente niente. In tal senso la scelta è caduta su Andre Miller, ovvero probabilmente uno dei primi cinque play della lega senza essere riconosciuto da tutti come tale, rimasto senza contratto dopo l'ottimo campionato a Philadelphia e firmato pure a cifre nel complesso ragionevoli (21 milioni in 3 anni). Grande intelligenza cestistica, ottimo ball-handling, Miller può favorire un
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ulteriore salto di qualità della squadra, fornendo - pur senza essere un tiratore da tre - anche una pericolosità offensiva maggiore (utile soprattutto in prospettiva playoffs) rispetto a Blake, che sarà relegato ad un ruolo di cambio per lui più adatto. A questo punto potrebbe andare via Bayless, che sarebbe sprecato come terzo regista, magari per recuperare una guardia-ala da aggiungere alla rotazione. M IC H AE L B E AS L E Y Dopo essere stato ricoverato in una clinica di Houston e aver seguito per un mese un programma di riabilitazione dai problemi di depressione (davvero preoccupante la frase apparsa su Twitter: "Mi sento come se non valesse più la pena vivere, sono finito") e di dipendenza da sostanze stupefacenti, la seconda scelta assoluta del 2008 di Miami sembra aver ritrovato la via giusta, si è già fatto vedere ad alcuni workout facoltativi della squadra, è in ripresa e la sua presenza all'inizio del training camp degli Heat è già stata annunciata. La società gli ha dimostrato grande vicinanza e affetto (i membri dello staff, a turno, sono rimasti insieme a lui ogni giorno) e c'è da essere contenti che, in un mondo dominato dagli interessi economici e da tutto quanto fa "business", i problemi di un ragazzo di soli 20 anni non siano rimasti inascoltati. L'augurio è di rivederlo presto in ottime condizio-
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ni, come giocatore ma soprattutto come persona. C AM B I O D I P R O P RI E T A ' AI N E T S Mikhail Prokhorov è il nuovo proprietario dei Nets, avendo rilevato l'80% delle quote societarie, e sembra un personaggio in grado di lasciare il segno anche dall'altra parte dell'Atlantico. Il cambio non è stato gradito da molti tifosi, che avrebbero preferito una soluzione americana, ma visto dall'esterno e in modo totalmente distaccato potrebbe essere un buon punto di ripartenza per una franchigia che non attirava più grandi attenzioni né suscitava più particolare entusiasmo e che verrà trasferita a Brooklyn. Ma anche un ingrediente in più per insaporire la già tanto attesa estate 2010, quando Prokhorov si inserirà - e non lo farà come semplice outsider - nella corsa a LeBron James per primo, o in alternativa ad altri free agent di
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prestigio. Questo non farà piacere ai Cavaliers o anche ai Knicks, che troveranno un concorrente in più, ma per gli appassionati lo spettacolo sembra garantito. "Ha la personalità, il carisma e i mezzi per avvicinare tutte le giovani star della lega su un piano impossibile per gli altri proprietari" è stato il commento di David Vanterpool, che lo ha conosciuto al Cska Mosca, "perché gli piace uscire, gli piace volare verso l'Europa e andare nei resort più esclusivi. Potrà agganciare così i giocatori". E non è da escludere che a livello dirigenziale porti una ventata europea: già si parla dell'inserimento nell'organizzazione di Sabonis e Marciulionis, e qualcuno crede che - dopo il tentativo fallito col Cska - riproverà ad ingaggiare Maurizio Gherardini. Una cosa sembra sicura: nel bene o nel male, le notizie non mancheranno e sarà davvero difficile annoiarsi.
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MINNESOTA T’WOLVES Strada ancora in salita per i Timberwolves che, dopo un campionato disastroso, hanno provato a dare una svolta sul campo, rivoluzionando la squadra e consegnandola ad un coach quasi esordiente come Kurt Rambis, e fuori, separandosi definitivamente da Kevin McHale e affidando la gestione delle operazioni a David Kahn. Nella formazione da dimenticare dell'anno passato, è difficile individuare partenze dolorose, mentre tra le facce nuove non sembra esserci nessuno in grado di dare una svolta in positivo alla storia della franchigia. Quell'uomo in realtà era stato individuato in Ricky Rubio, che però, pur dopo la chiamata al draft, ha preferito gli euro e il caldo di Barcellona ai dollari e al freddo del Minnesota, rinviando di almeno due anni - ma probabilmente tre - l'approdo nella NBA e cancellando forse per sempre la necessità di cercare casa a Minneapolis (previsione: tra un
anno lo cedono ai Knicks). Allora l'uomo nuovo da seguire, in una squadra che poggerà sempre sulle spalle di Al Jefferson, sarà l'altra prima scelta Jonny Flynn, MVP dell'ultimo torneo della Big East con la maglia di Syracuse, che si spartirà la regia con il grande investimento estivo, Ramon Sessions. Ma non basta, manca talento sul perimetro, dove non è sufficiente l'arrivo di un Pavlovic caduto in disgrazia o di Pecherov e Wilkins, e non c'è un'alternativa credibile a Jefferson, ruolo che di certo non può essere disegnato addosso a Brian Cardinal. INDIANA PACERS Sono arrivati un playmaker credibile come Earl Watson, uno specialista delle missioni difensive come Dahntay Jones, un onesto gregario come Luther Head e il rookie Tyler Hansbrough che può entrare nella rotazione dei lunghi. Possono bastare per cambiare volto ad una squadra che ha stazionato per un'intera stagione nei bassifondi della Eastern Conference e che si è liberata di Jack, Daniels e Nesterovic, oltre che del peso del contratto di Tinsley? No, non possono bastare perché la squadra continua a non abbondare di talento in generale e sembra ancora troppo dipendente dal rendimento di
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Danny Granger, che l'anno passato ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza e ora è chiamato a confermarsi nel ruolo di uomo-franchigia. Murphy continuerà a battagliare garantendo il solito rendimento da doppia-doppia, ma finché non scadrà il suo contratto e soprattutto quello del sempre infortunato Dunleavy non ci saranno grosse possibilità di compiere movimenti significativi e attirare free agent di spessore, dunque non si potrà prendere ad esempio quella guardia con tanti punti nelle mani che sembra proprio mancare e che invece farebbe molto comodo per togliere una parte delle attenzioni difensive dal povero Granger, che sarà ancora chiamato a fare gli straordinari. Ma difficilmente per i playoffs potranno bastare. LOCKOUT ARBITRI Alla fine si è arrivati allo scontro frontale. La NBA non ha toccato i salari ma ha chiesto una significativa riduzione degli altri benefici, quindi diaria, note spese, viaggi e cose del genere. L'associazione arbitrale in parte avrebbe acconsentito ma oltre una certa soglia ha deciso di non scendere. E per una distanza quantificabile in una somma non superiore al milione di dollari, David Stern ha fatto accomodare in panchina i 57 arbitri che hanno diretto l'ultimo campionato, avviando allo stesso tempo il programma di preparazione dei sostituti. E'
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un'altra conseguenza della crisi economica che ha colpito tutto il mondo e lasciato certamente segni profondi negli Stati Uniti. La NBA non ha potuto rimanerne immune, ma dispiace che per una cifra non esorbitante - se rapportata ai numeri che girano normalmente Stern e i suoi collaboratori si siano esposti al rischio di produrre una stagione diretta da arbitri non adeguati, onestamente uno spettacolo a cui ci auguriamo di non assistere. DELONTE WEST Ma cosa gli è passato per la testa? E' naturale chiederselo dopo aver saputo che il play-guardia dei Cavs è stato fermato in moto per eccesso di velocità, ma è stato denunciato anche per possesso e trasporto illegale di
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arma da fuoco (due pistole, di cui una carica, e un fucile), in base alle leggi del Maryland, dove l'episodio si è verificato. Dove andava con tutte quelle armi? Impossibile saperlo, almeno finora. Quello che è certo è che ora rischia grosso, fino a tre anni di carcere. Ed è un brutto colpo per lui e per i Cavaliers, che comunque - al momento di scrivere - non si sono ancora sbilanciati, anche perché consapevoli dei disturbi psicologici che affliggono il giocatore sin dall'infanzia, e che potrebbero anche essere all'origine dell'accaduto. Infatti già l'anno scorso West fu costretto a lasciare il training camp dei Cavaliers per sottoporsi ad appositi trattamenti contro la depressione e i disordini comportamentali che lo tormentano da tutta una vita e che appaiono più facilmente proprio quando le cose sembrano essere maggiormente in ordine.
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Ha impressionato nella sua stagione da rookie provenendo da Florida University, ora il sophomore dei Sixers deve dimostrare di poter fare sil salto di qualità
Speights, l’oro di Phila
DI
S TEFANO PANZA
Tante sono le squadre rinforzatesi in questa sessione estiva di mercato. Philadelphia non è una di queste. In breve il suo mercato si può sintetizzare con le cessioni di Andre Miller e Reggie Evans in cambio di Jason Kapono e Primoz Brezec. Quest’ultimo andrà ad occupare il ruolo di quarto lungo dietro ad Elton Brand, Sam Dalembert e Marreese Speights. Proprio Speights, però, potrebbe
rivelarsi il grande acquisto della dirigenza dei 76ers. Scelto al numero 16 del draft 2008, l’ex Florida ha disputato una convincente stagione da rookie, disputando 79 partite e chiudendo con 7,7 punti e 3,7 rimbalzi nei 16 minuti di media in cui è stato impiegato. Colpisce il 50% abbondante dal campo che, nonostante sia stato creato grazie ad un’abbondanza di tiri ad alta percentuale, per un rookie è sempre una cifra da tenere in considerazio-
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ne, tenendo presente che Speights è stato capace di realizzare anche un 11/11 da brividi il 9 febbraio scorso contro Phoenix. In quella partita realizzò 24 punti, ovviamente il suo massimo in carriera. Parlavamo dei suoi tiri ad alta percentuale. È proprio questa, forse, la sua caratteristica principale. Dotato di un verticalità spaventosa (208 cm per 111 kg), Speights è il classico centrone che può incutere timore a qualsiasi penetratore grazie alla sua devastante apertura di braccia, in grado di contestare qualsiasi tiro ravvicinato (0,7 stoppate a gara in stagione regolare, 22esimo nella lega
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per stoppate nei 48 minuti con 2,13 a partita). Da una parte, dunque, l’agilità, la verticalità, l’atletismo, dall’altra una struttura fisica ancora troppo esile – ma dirlo di un uomo di 111 kg fa sempre un certo effetto – per poter competere contro gli altri centri. Nei playoff infatti, dove Philadelphia è stata eliminata da Orlando per 4 a 2, Speights era sì reduce da problemi fisici, ma nelle 3 gare in cui è stato impiegato ha tastato il terreno per meno di 30 minuti complessivi, mettendo a segno 9 punti totali. Il confronto con Howard, infatti, era ancora troppo sbilanciato. L’avventura in post-season, seppur minima, ha provveduto comunque ad aumentare il bagaglio di esperienza del ragazzo. Ha respirato
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quel clima ad alta tensione che solo partite da dentrofuori possono regalare, e per un giocatore destinato ad una buona carriera in NBA è tutto di guadagnato. A Philadelphia quest’anno è approdato coach Eddie Jordan dopo la breve quanto deludente stagione 08/09 alla guida di Washington, seguita però a tante stagioni di successo. Con lui alla guida dei 76ers quest’anno è preventivabile un maggior utilizzo di Elton Brand, bistrattato nella sua
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prima stagione in Pennsylvania, accanto a Sam Dalembert, giocatore dall’incredibile indisciplina tattica, per questo poco amato dagli allenatori. È prevedibile, quindi, un sempre maggior utilizzo di Marreese, che anche in virtù dei suoi 22 anni appena compiuti può vantare dei margini di miglioramento che lo rendono probabilmente il miglior prospetto di questi 76ers, dato che ormai Iguodala non può più essere ritenuto tale, ma una certezza.
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Wo r k i n
progress...
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A LESSIO C APRODOSSI
Salire di livello. L’imperativo in casa dei Chicago Bulls è chiaro: migliorare il record dello scorso anno (41-41) e creare fastidi nella post season al potente di turno. Obiettivo non semplice, specie se ti presenti al via senza la tua prima bocca da fuoco e con un roster
sostanzialmente uguale a quello dello scorso anno. Che dal post All-Star Game ha infilato diciassette successi su ventotto incontri. Anche grazie alle aggiunte di John Salmons e Brad Miller, il cui peso si è poi fatto sentire nel corso della post season. Finita al primo giro dinanzi ai falcidiati Celtics, che hanno
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dovuto però sudare sette camicie e sette overtime per sbarazzarsi di Rose e compagni. Ecco, l’intento dichiarato è quello di ripartire da quanto mostrato al TD Banknorth Garden, intensità, difesa, gioco in transizione e suddivisione di responsabilità. Quadro che va necessariamente rivisto in seguito alla partenza di Ben Gordon, l’uomo dell’ultimo quarto che dà del tu ai playoff (prima punta dei Bulls a quota 24.3), con l’aumento di responsabilità
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per Derrick Rose, presente e futuro di Chicago. Il prodotto di Memphis si è guadagnato sul campo la promozione con una stagione super, mostrando numeri pazzeschi e una sfrontatezza indice di una fiducia senza limiti nei propri mezzi che fanno il paio con le dichiarazioni rilasciate nel corso dell’estate: “Sono pronto a diventare il playmaker più forte della NBA”. C’è CP3 ok, ma non siamo tanto lontani. Dopo la prima, per certi versi sorprendente, stagione, adesso
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Rose è atteso al varco: le difese lo conoscono e lo braccheranno ma lui deve forzatamente dare di più perché il destino della squadra passa dalle sue mani. Senza dimenticare però che quest’anno a Est sarà lotta serrata e ben più dura degli ultimi anni: al di là delle tre favorite d’obbligo, con Cavs e Celtics leggermente sopra i Magic, bisognerà fare i conti con le varie Detroit, Toronto, Atlanta, Phila e Miami. Tanta roba. I nuovi Bulls però potranno fregiarsi di una delle frecce più incisive degli anni scorsi, quel Loul Deng che ha annunciato ai quattro venti di aver superato i molteplici infortuni che lo hanno parcheggiato nel corso della scorsa stagione e di esser pronto a trascinare i compagni. Lo stipendio elargito d’altronde non lascia alibi, al suo quinto anno il giocatore inglese non può fallire e l’attuale roster sembra congeniale alle sue caratteristiche, che se lo vogliono leader nella propria metàcampo, lo designano pure come terzo
N 9 22 12 11 31 16 52 13 2 5 1 15 24
PLAYER Luol De ng Ta j G ibs on Kirk Hinrich Linds ey Hu nter Jero me Jam es Jam es Johns on Brad Miller Joa kim No ah Jann ero Pargo A. Ro be rs on De rrick Rose John Sal mon s Ty r us T ho ma s
POS SF F G SG C F C C PG SG PG SF PF
AGE 24 24 28 38 33 22 33 24 29 26 20 29 22
violino con la palla in mano. Come puntualmente capita infatti da diversi anni, a determinare le sorti dei Tori - nel bene come nel male – saranno una volta di più gli esterni, con Rose e Salmons primi indiziati. Ecco allora che diventa cruciale l’operato di Deng, che deve vincere anche i crescenti mugugni sorti accanto al suo nome, anche in virtù di cifre al ribasso (da 18 a 17 punti, da 7 rimbalzi abbondanti a poco più di sei), una involuzione non accettabile, né giustificabile, da parte di chi detiene il contratto più oneroso del gruppo (dopo Miller). Penetrando verso l’interno si sbatte subito contro uno dei massimi enigmi della NBA moderna, che fa Tyrus di nome e Thomas di cognome (all’altro Thomas, Tim, è stato servito il congedo). Il suo problema è sempre lo stesso e pure le accortezze tentate dai Bulls negli ultimi tempi hanno dato per ora poco in fatto di miglioramenti: il ragazzo ha dei mezzi fisici e atletici semplicemente incredibi-
HT 6-9 6-9 6-3 6-2 7 -1 6-9 7 -0 6-11 6-1 6-2 6-3 6-6 6-9
WT 220 225 190 195 285 245 261 232 185 180 190 207 215
COLLEGE SALARY Du ke $ 10,36 5,00 0 USC $1,0 39,80 0 Ka nsas $9,5 00,0 00 Jac kso n Sta te $825,497 Florid a A&M $6,6 00,0 00 Wa k e F o r e s t $1,594,080 Purdue $12,2 50,0 00 Florid a $2,4 55,6 80 Arka nsa s $1, 990,0 00 Florid a $855,189 Me mp his $5, 184,4 80 Mia mi (FL) $6,429,150 LSU $4, 743,5 98
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li, uniti ad un ego facilmente infiammabile. Manca però di conoscenza del gioco, oltre a cadere in blackout paurosi ma anche comprensibili per chi si appresta a giocare la terza stagione nei pro (con le dovute proporzioni, pensate agli alti e bassi di Bargnani). Anche da lui deve quindi arrivare quel salto di qualità che permetterebbe a Chicago di spostare in avanti l’asticella per poter inserirsi nei piani alti della contesa. Al suo fianco si attende la riconferma di Joakim Noah, la nota più positiva della scorsa stagione (Rose a parte) che i Bulls hanno voluto seguire da vicino per tutta l’estate togliendolo anche alla nazionale francese impegnata agli Europei di Polonia. Il figlio d’arte ha zittito i detrattori facendo spellare le mani agli aficionados dell’United Center mettendo in mostra le qualità di chi non fa del talento la prima opzione: determinazione, sacrificio, lotta serrata su ogni pallone, doti che gli sono valse una rapida ascesa non solo verso i cuori dei tifosi ma pure nello starting five di Vinnie Del Negro. Superato, e bene, lo scotto per il noviziato, il coach che non avrà più Del Harris al suo fianco – è chiamato alla riconferma in attesa delle grandi manovre dell’estate prossima, sui quali ci sono già tante divisioni nella Wind City (si va sull’operazione nostalgia provando a riportare a casa D-Wade oppure si firma finalmente un uomo d’area dotato di tiro, talento e muscoli come David Lee?). Discorsi prematuri, anche se nell’estate appena trascorsa il gm Gar Forman ha fatto più di un sondaggio su Carlos Boozer - stesso stipendio di Miller ma scambio decisamente impari che infatti Utah ha rispedito al mittente - un big man perfetto da incastrare nel puzzle di Chicago. Al di là della pericolosità interna ancora molto soft, Del Negro e la dirigenza hanno badato a puntellare un roster impoverito dall’addio di Gordon senza compromettere ulteriormente un salary cap che tornerà a sorridere con la scadenza di contrattoni come quelli da dodici milioni di dollari a nome Brad Miller. Primo cambio tra i piccoli resta Kirk Hinrich, giocatore di sistema per Del Negro, che oltre a sacrificarsi in difesa sul nemico numero uno è atteso da un maggior minutaggio, quindi più palloni in mano, rispetto al passato. Dalla panca usciranno pure il veterano Lindsay Hunter, il cui ruolo rimane quello di mentore del baby fenomeno col numero uno, e quel Jannero Pargo cavallo di ritorno da un Europa che gli regalato soldoni e delusioni in pari misura. Sotto, invece, oltre al rifirmato Gray, portatore d’acqua nulla più, le luci sono tutte per i due rookie. Speranze di un buon impatto nell’immediato si ripongono in James Johnson, ala che unisce buone dosi di talento e atletismo uscita da Wake Forest, e l’ex compagno di Daniel Hackett a USC Taj Gibson, uno che potrebbe sorprendere parecchia gente se riuscirà a calarsi nella nuova realtà, che carte alla mano ha tutto ciò che serve per rispettare l’obiettivo di partenza: salire di livello. Per il titolo ripassare tra qualche anno.
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Il commento e tutte le cifre dei giocatori militanti all’interno di una squadra americana e che da luglio hanno preso parte alla kermesse europea in Polonia
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M ARCO G ERBINO
La Nba nel ‘Vecchio Continente’
La Spagna è regina d' Europa, questo è il verdetto decretato dall' Europeo di basket 2009. La squadra guidata da Sergio Scariolo dopo il passo falso nel match d' esordio contro la giovanissima Serbia (poi riaffrontata e battuta in finale) e la sconfitta con la Turchia ha cambiato marcia vincendo le restanti partite con uno scarto medio di oltre 20 punti,mostrando un dominio netto su entrambi i lati del campo. Alla manifestazione svoltasi in Polonia hanno partecipato 18 giocatori militanti nell' NBA. Vediamo cosa hanno combinato. GO OD I L M I GL I OR E P A U GA S O L L OS A NG EL E S L A KE R S ( S P A GN A ) Uomo copertina della Spagna campione è stato eletto MVP del torneo .E non poteva andare diversamente. Miglior realizzatore ,secondo miglior rimbalzista, miglior stoppatore,secondo nella percentuale dal campo. Ma non bastono le cifre a descrivere l' impatto che il maggiore dei fratelli Gasol ha avuto sul percorso della Spagna. Pau è stato anche un trascinatore carismatico, leader vero.
Francia(5° posto finale). Non a caso l' unica sconfitta dei transalpini è maturata contro Spagna che è stata bravissima nel limitare Mr. Longoria. N E N A D K R S T I C O K L AO M A C I T Y ( S E R B I A) Un Europeo di sostanza per il centro dei Thunder. Seconda opzione offensiva della Serbia vice-campione,Krstic ha avuto un rendimento costante per tutto l' arco del torneo a parte il passaggio a vuoto nella prima sfida contro la Slovenia. Curiosità,Nenad nonostante i soli 26 anni d' età era il giocatore più “anziano” della Serbia(squadra con l' età media più giovane ad aver ottenuto una medaglia in un Europeo,22.5 anni di media).Situazione simile gli ricapiterà con gli Oklaoma dove solo un paio di giocatori hanno un età superiore alla sua. M A R C I C G O R T A T O R L AN D O M A G I C ( P O L O N I A ) Ottimo europeo per Gortat, miglior rimbalzista del torneo ed unico giocatore a raggiungere la doppia cifra di media sia in punti che in rimbalzi. E' ormai chiaro che il ruolo di vice Howard gli sta stretto, ma le possibilità che cambi squadra durante la stagione sono elevate considerando anche la trade exception che i Magic hanno acquisito con la partenza di Turkoglu.
T ON Y P A R KE R S A N A N TO NI O S P U R S ( F R A N C I A ) Secondo miglior realizzatore del torneo. Il fracobelga è l' artefice principale del buon europeo della RUDY F ERNANDEZ PO RTLAND (S PAGNA)
S TAR S ‘N’ STR I PES
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Rudy è stato un giocatore fondamentale nella conquista dell' Europeo. Devastante in contropiede e preciso dal perimetro il giocatore dei Blazers è stato il secondo miglior realizzatore della Spagna. Portland ha risposto picche alle avans dei Knicks di D' Antoni, e la fiducia nella giovane guardia spagnola sembra ben riposta. E R SA N I LY A SOV A M I L WA U KE E ( TU R C H I A ) Il giocatore ex Barcellona ha disputato un ottimo torneo, quarto miglior realizzatore ,quarto miglior rimbalzista e quinto miglior stoppatore. Trascinatore della Turchia,che nonostante il pessimo Europeo di Turkoglu è arrivata ad un passo dalla semifinale. Ilyasova si candida come uno dei pretendenti principali al posto in quintetto rimasto vacante dopo la partenza di Jefferson.
G O R A N D R A G I C P H O E N I X S U N S ( S L O V E N I A) Purtroppo un infortunio ha posto la parole fine sull' europeo del Back-up di Nash proprio sul più bello. La Slovenia ha risentito parecchio della sua assenza. N I C OL A S BA T U M P O R TL A ND ( F R A NC I A ) Il ragazzo ha talento, ma il suo rendimento è stato incostante anche nell' arco delle singole partite. Deve anche migliorare la meccanica del tiro. R O NN Y TU R I A F GO LD E N S T A TE ( F R A N C I A ) Discreto il torneo disputato da Turiaf. Ha alternato prestazioni ottime ad altre piuttosto sottotono complici anche i problemi di falli in cui è incappato in più di un occasione.
A N D R I S B I E D R I N S G O L D E N S T A T E ( L E T T O N IA ) Questo Europeo ha confermato che il centro Lettone R O K O U K I C M IL W AU K E E B U C K S ( C R O A Z I A) ha trovato il suo contesto ideale nei Golden State. La Croazia è stata una delle delusioni del torneo,ma Estrapolato dallo “strambo” sistema tattico predispoUkic ha disputato un ottimo europeo. Nei Bucks parte sto da Nelson Biedrins mostra evidenti limiti ,sopratdietro a Jennings e Ridnour quindi probabilmente di tutto offensivi. spazio né avrà poco. K OST A S KOU FU S U TA H J A ZZ ( GR E C I A ) SO ,S O Koufos in questo europeo non è riuscito a ritagliarsi grande spazio. Stessa situazione che gli è capitata lo M A R C G A S O L M E M P H I S G R I Z Z L I E S ( S P A G N A) scorso anno con i Jazz. Nei pochi minuti che gli sono Forse c' era da aspettarsi di più dal minore de fratelli stati concessi ha dimostrato di avere un ottimo potenGasol, ma quello che gli si chiedeva era difesa e lavo- ziale ,sia dal punto di vista fisico sia dal punto di ro sporco e lui ha quasi sempre risposto presente. vista tecnico.
Pau Gasol G 9
Min Reb 25.7 8.3
To n y P a r k e r Pts 18,7
G 8
Min 30.9
Reb 3,9
Pts 17,8
S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S
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BAD I L PE GG I OR E
co Francese,ma il suo contributo offensivo è stato spesso deficitario. Sicuramente la non ottimale condizione atletica con H I D A Y ET T U R KOG LU T OR ON TO ( TU R C H I A ) cui si è presentato al torneo ha influito sul suo rendiEuropeo deludente per l' ala dei Raptors ,e gli acciac- mento. chi fisici possono essere solo un attenuante parziale. Turkoglu ha chiuso sotto i 10 punti di media tirando PRIMOZ BREZEC SIXERS (SLOV ENIA) col 33% dal campo. Staff e Fans di Toronto si aspet- Inutili falli antisportivi e “sciocchi” falli tecnici presi tano un rendimento ben diverso dal ex-Magic. per proteste non dovrebbe far parte del bagaglio di un giocatore ormai alla soglia dei trentanni con centiB OR I S D I A W C H A R LOT T E B OB C A TS ( F R A NC I A ) naia di partite alle spalle. Brezec oltre ai succitati Europeo negativo per il giocatore dei Bobcats. Doveva comportamenti ha regalato anche una prestazione essere una delle prime alternative a Parker nell' attac- mediocre dietro l' altra.
Nenad Krstic
G 6
Min Reb 34.5 10.8
Marcin Gortat
Pts G 14,3 8
R. Fer nandez
G 7
Min 29.9
Reb 7.3
Min Reb 28.4 3.5
Pts 13,6
Ers an Ilyasova
Pts 16,1
G 8
Min 27.4
Reb 2.3
Pts 13,6
STAR S ‘N’ STR I PES
42
Roko Ukic
G 9
Min Reb 18.9 5.7
Marc Gasol
Pts 6,7
Goran Dragic
G 9
Min Reb 28.6 4.9
R o n n y Tu r i a f G Min Reb 3 29.7 11.7
G 4
Min Reb 22.0 2.8
PtS 9,3
Nicholas Bat um
Pts 9,3
G 9
Min Reb 19.2 5.7
Pts 7,1
Pts 7,3
Andris Biedrins G Min Reb 5 11.8 3.0
Pts 5,6
S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S
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Kostas Koufus
G 5
Min Reb 11.8 3.0
H e d o Tu r k o g l u
Pts 5,6
Boris Diaw
G 8
Min Reb 29.5 4.3
G 9
Min Reb 28.1 4.2
Pts 9,8
Primoz Brezec
Pts 7,5
G 9
Min Reb 16.8 1.8
Pts 5,6
S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S
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A LESSANDRO
DELLI
di
PAOLI
‘You can’t c me’ La nuova rubrica di Stars N Stripes su tutto quello che ruota attorno al mondo e alla pallacanestro a stelle e strisce
SHAQ VS. Come si fa a non parlare di Shaq all’interno di questa rubrica? Non lo so e, francamente, i suggerimenti NON sono richiesti. ‘The Diesel’ è il re, irraggiungibile a qualsiasi latitudine. La nuova puntata dello shaquillante reality show prevedeva la sfida tra il ‘nostro’ e Michael Phelps. Gara uno la vince Shaq che batte lo squalo di Baltimore (partenza con gap per Phelps che non è riuscito a colmare). L’orgoglio del sette volte campione olimpico di Pechino esce alla lunga distanza. In gara due, sulle 200 yards, straccia O’Neal e poi chiude vittorioso la sfida con la decisiva gara 3 in cui, sulla distanza di 75 metri (50 per il centrone dei Cavs), rimonta e
STANDING OVATION PER ‘MISTER CROSSOVER’ Il marchio di fabbrica. Ogni grande giocatore ne ha uno. La schiacciata a una mano, prima, e il fade away jump, poi, per Jordan. La stoppata e il ditone agitato di Dikembre Mutombo. Le mani sul collo del coach per Latrell Sprewell, ops… Marchio di fabbrica, si diceva. Quello di Timothy Duane Hardaway è stato, senza ombra di dubbio, il crossover, il palleggio incrociato che metteva a terra gli avversari e consentiva a Timmy di partire in entrata o di alzarsi al tiro. Il piccolo play XXX ha sempre infiammato la America Ailines Arena, casa dei Miami Heat. Memorabili le sfide contro i Knicks sul finire degli anni novanta.
sconfigge l’avversario. E come in tutte le sfide che si rispettino, il perdente è costretto a pagare pegno. Una cuffietta color rosa può andar bene per 4 volte campione NBA? Beh decidetelo voi! Prossimi impegni di Shaq? La sua agenda dice: ballare in un videoclip per tributare Michael Jackson, fatto; presentare un incontro di wrestling, lottare contro Brock Lesner (campione dell’Ultimate Fight), sfidare Roger Federer, le sorelle Williams e David Beckam. “Pronto? Ah ciao LeBron, come dici? Quell’impegno con i Cavs per l‘anello?”.
La franchigia della Florida ha deciso di rendergli omaggio ritirando la sua canotta numero 10 che, infatti, verrà issata sotto le volte del palazzetto il 28 ottobre, proprio prima dell’inizio di un Miami vs. New York, prima gara stagionale. La 10 di Timmy che, in tredici stagioni di onorata carriera in NBA ha prodotto 17.7 punti e oltre 8 assist di media, farà compagnia alla 33 di Alonzo Mourning che di Tim era compagno di squadra, oltre ad essere stato un monumento degli Heat. Pat Riley, rende così onore al grande Hardaway: «Penso che Tim sia stato uno dei pilastri della franchigia ed un giocatore che ci ha reso orgogliosi, quindi è giusto onorarlo in una serata così particolare».
S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S
G A ME O V E R Saranno state queste le parole di Khloe Kardashian? La bella Khole, ha ‘incastrato’ il lacustre Lamar Odom. Il complice? Ron Artest. Il Bad Boy ex Rockets organizzò qualche tempo fa una festa, favorendo così l’incontro dei futuri sposini. «Insieme sono davvero molto, molto felici – ha detto Kim, la più famosa sorella di Khloe - Sono praticamente inseparabili, e Khloe pensa che Lamar sia incredibile e dice che la fa ridere di continuo».
AND THE OSCAR GOES TO… Rubrica quasi monopolizzata dai giocatori dei Cleveland Cavaliers, protagonisti di queste ultime settimane. Mancava all’appello, però, quello più rappresentativo: LeBron James. ‘Il Prescelto’, in attesa dell’anello, punta dritto alla celebre statuetta e, ovviamente, lo fa mirando al bersaglio grosso. L’arrivo in squadra di Shaq ha già prodotto i primi effetti. James seguirà le orme del suo nuovo compagno (attore in ben tre pellicole cinematorgrafiche: “Blue Chips”, il genio della lampada “Kazaam” e “Steel”). Sarà, infatti, il protagonista del prossimo film della Universal, la celebre casa di produzione hoollywoodiana. ‘Fantasy Basketball Camp’ è il titolo della commedia che intreccia la storia di LBJ e quel-
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Khole è la figlia di Robert Kardashian, l'ex avvocato di O.J. Simpson morto nel 2003. Ha partecipato a numerosi reality show, uno di questi, “Keeping Up with the Kardashians”,era incentrato sulla vita delle sorelle Kardashian che contano, oltre a Kim e Khole, anche una terza sorella, Kourtney. Alcuni sospettano che il matrimonio lampo, solo un mese di fidanzamento, sia una trovata pubblicitaria per favorire la carriera mediatica dei due. Vedremo. L’amore è bello? No no, è Lamarvelous.
la di alcuni ragazzi che vanno a giocare al camp del 23 di Akron. Il cast tecnico è di tutto rispetto (per i più maligni, stiamo parlando del cast del film e non dei Cavs): Lowell Ganz e Babaloo Mandel, sceneggiatori di Forget Paris, film sulla vita di un arbitro NBA interpretato da Billy Crystal; Brian Grazer, produttore di 8 Mile, film che segnò il debutto cinematografico di Eminem. Non è proprio un debutto, invece, quello di LeBron che tra spot pubblicitari, documentari e una conduzione improvvisata (mica poi tanto) di Saturday Night Live, già riscuote i primi successi della sua carriera dietro una telecamera. Sfide ai limiti dell’impossibile, Santa barbare ambulanti e carriere lanciate sul grande schermo. Ragazzi, ma a Cleveland, quest’anno, si gioca o no a basket?
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S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S
WILD WILD WEST
357 che custodiva in una fondina legata alla gamba. Bene Che differenza c’è tra così? Eh no. La guardia dei Antonio Banderas e Cavs, ‘desperado’, estrae, Delonte West? Il primo è proprio dalla custodia un grande attore holdella chitarra, un fucile. lywoodiano, il secondo Se West fosse carico un buon giocatore per l’inizio della staNBA. Però poteva gione come lo erano anche dirlo che il suo le armi da lui detesogno era quello di nute, i tifosi diventare un attore e dell’Ohio possono di voler emulare le dormire sogni trangesta del ‘mariachi’. quilli. Lui,decisaPer chi si fosse perso mente un po’ meno. la trilogia di Robert Dopo un breve Rodriguez, ‘El assaggio di prigione, mariachi’ è un suoora rischia tanto, natore di chitarra con dalla detenzione per la passione per la ventre anni ad una multa detta che attraversa il di 2500 ‘dead presiMessico con la sua dents’. West ha fatto fedele chitarra e la parlare di se qualche custodia piena zeppa di tempo fa quando, a armi da fuoco. causa di problemi psicoloA questo punto saranno gici legati a una forte chiare le similitudini tra il depressione, chiese un perpersonaggio cinematografico e messo ai Cavs, ristabilendosi, Delonte West. tuttavia, in poco tempo. Il buon Delonte, a bordo della sua Non sappiamo se l’episodio sia moto, una Cam-Am Spyder del 2009, legato nuovamente a problemi di queattraversava il Maryland, che non è prosto tipo o se West era in cerca di vendetta prio il Messico ma ha comunque uno scenario come il celebre ‘mariachi’ cinematografico, affascinante. La sua guida ad alta velocità attira l’atquel che è certo è si è cacciato in brutto guaio. Danny tenzione dei poliziotti che lo fermato. West, a questo punto, Ferry, General Manager della franchigia ha dichiarato di essere comincia a mostrare il suo arsenale. Una pistola Beretta estrat- vicino al giocatore e alla sua famiglia ma senza fare ulteriori ta dal cinturone, pardon, dalla cinta dei pantaloni e una Ruger commenti. Once upon a time in…Cleveland!
DESPERATE HOUSKEEPER Bisogna scegliere bene la propria governante. Mr. Black Bamba e signora probabilmente hanno scelto la persona sbagliata. La signora Maria Jimenez, ex governate della famglia Bryant ha intentato causa contro i suoi ex padroni. Ragione? Gli sarebbe stata negata l’assicurazione sanitaria e i suoi datori di lavoro l’avrebbero umiliata. Nient’affatto, rispondono i Bryant ,che contraccusano la domesti-
ca di aver violato un accordo di riservatezza, spifferando ai giornali le abitudini familiari del ‘24’ e della moglie Vanessa. Sarà un giudice dell’ Orange County Superior Court della California a decidere. Intanto, una prima decisione riguarda l’impossibilità per la Jimenez di agire per lo stress emotivo. Ma dove sono finite le Mrs. Doubtifire di una volta?
S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S
T HE R U S SI A N S E N S A T I O N
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sostiene il commissioner della Lega - l'interessamento di Mr. Prokhorov nei confronti dei Nets e' sicuramente Da un matrimonio all’altro. Per russian sensation ci rife- molto incoraggiante". riamo all’ingresso dei soldoni russi nel mondo della NBA. Con l’autorevole appoggio di Stern sarà più semplice Mikhail Prokhorov, l’uomo più ricco di Russia, stando ottenere il lasciapassare del direttivo Nba, presupposto alle notizie del giornale specialistico ‘Forbes’, è pronto essenziale per la realizzazione del progetto. rilevare i New Jersey Nets da Bruce Ratner, attuale pro- I Nets, lo ricordiamo, sono prossimi al trasferimento a prietario.. Brooklyn e, con l’appoggio passionale ed economico del David Stern, padre-padrone della baracca, è favorevole al magnate russo, potrebbero davvero spiccare il volo e progetto: "L'interesse nei confronti della Nba e della pal- contendere ai Knicks il cuore dei tifosi di New York. lacanestro in generale sta crescendo a livello mondiale Alla prossima, dasvidania.
S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S
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Gli allenatori, i nuovi arrivi, le partenze e l’organico della trenta franchigie del campionato più affascinante del mondo
I roster della nuova Nba
ATLANTIC DIVISION A RR IV I
PA R T E N Z E
SOTTO CONTRATTO
RIVERS
Lester Hudson (D), Rasheed Wallace, S.Williams, M.Daniels
Gabe Pruitt, Mikki Moore, Leon Powe
Ray Allen, Tony Allen, Kevin Garnett, J.R. Giddens, Kendrick Perkins, Paul Pierce, Rajon Rondo, Brian Scalabrine, Bill Walker, Glen Davis
FRANK
Terrence Williams Rafer Alston, Tony Battie, Courtney Lee
Vince Carter
Josh Boone, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Devin Harris, Jarvis Hayes, Brook Lopez, Eduardo Najera, Bobby Simmons, Sean Williams, Yi Jianlian
C OAC H C OAC H
C OAC H D’ANTONI
C OAC H
A RR IV I
PA R T E N Z E
A RR IV I
PA R T E N Z E
Jordan Hill Darko Milicic, Sun Yue T.Douglas, Gabe Pruitt
Q.Richardson, C.Wilcox
S O T T O C O N T R AT T O
S O T T O C O N T R AT T O
Wilson Chandler, Chris Duhon, Danilo Galinari, Larry Hughes, Jared Jeffries, David Lee (re-signed), N.Robinson (re-signed)
AR RI VI
PARTENZE
JORDAN
J.Holiday, J.Kapono, P.Brezec, B.Bowman, D.Christmas, S. Singletary, S.Swift, RJones-Jennings
Reggie Evans, A.Miller, T.Rathliff
Elton Brand, Samuel Dalembert, Willie Green, Andre Iguodala, Jason Smith, Marreese Speights, Louis Williams, Thaddeus Young, Ivey
C OAC H
AR RI VI
PARTENZE
SOTTO CONTRATTO
TRIANO
D.DeRozan J.Kapono, S.Marion, Kris Hedo Turkoglu, Humphries, N.Jawai, M.Belinelli, A. Wright, R. A.Parker, D.Geaorge Evans, J.Jack, Nesterovic
SOTTO CONTRATTO
Marcus Banks, Andrea Bargnani (re-signed), Chris Bosh, Jose Calderon, Patrick O'Bryant,
S T A RS ‘ N’ S T R IP E S
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CENTRAL DIVISION A RR IV I
PARTENZE
SOTTO CONTRATTO
DEL NEGRO
James Johnson, Taj Gibson
Ben Gordon, A.Roberson, T.Thomas
Luol Deng, Kirk Hinrich, Brad Miller, Joakim Noah, Derrick Rose, John Salmons, Tyrus Thomas, A.Gray
BROWN
C. Eyenga, D.Green, J.Moon, S.O'Neal, A.Parker, L.Powe
Ben Wallace, Sasha Pavlovic, T.Kinsey
Daniel Gibson, J.J. Hickson, Darnell Jackson, LeBron James, Delonte West, Jawad Williams, Anderson Varejao (re-signed), Mo Williams
C OAC H C OAC H
A RR IV I
PA R T E N Z E
S O T T O C O N T R AT T O
AR R IVI
PA R T E N Z E
KUESTER
A.Daye, D. Summers, J.Jerebko, C.Villanueva, Ben Gordon, C.Wilcox
Richard Hamilton, Jason Maxiell, Tayshaun Prince, Rodney Stuckey
C OAC H
A RR IV I
R.Wallace, A. McDyess, A. Johnson, A.Afflalo, Oberto, Sharpe, Iverson
PA R T E N Z E
S O T T O C O N T R AT T O
O’BRIEN
Tyler Hansbrough, A.J. Price, D.Jones, E.Watson, S.Jones
J.Jack, J.Tinsley, M.Daniels, R.Nesterovic
Mike Dunleavy, T.J. Ford, Jeff Foster, Danny Granger, Roy Hibbert, Josh McRoberts (resigned), Troy Murphy, Brandon Rush
C OAC H
A RR IV I
PA R T E N Z E
SOTTO CONTRATTO
C OAC H
SKILES
F.Oberto, C.Villanueva, R.Sessions, B. Jennings, J. Meeks H.Warrick, E.Ilyasova, C.Delfino, R,Jefferson, M.Allen, A.Johnson, S.Weems, B.Bowen K.Thomas, W.Sharpe, R. Ukic
SOTTO CONTRATTO
Joe Alexander, Charlie Bell, Andrew Bogut, Dan Gadzuric, Luc Mbah a Moute, Michael Redd, Luke Ridnour, Salim Stoudemire
S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S
50
SOUTHEAST DIVISION AR R IVI
PA R T E N Z E
SOTTO CONTRATTO
WOODSON
J.Teague, S.Gladyr, J.Crawford, J.Smith, J.Collins
Acie Law, Speedy Claxton, Salomons Jones
Mike Bibby (re-signed), Al Horford, Joe Johnson, Josh Smith, Maurice Evans, Randolph Morris, Zaza Pachulia (re-signed)
BROWN
G.Henderson, D.Brown, T.Chandler, A.Anderson S.Graham.
Sean May, E.Okafor
AR R IVI
PA R T E N Z E
Alexis Ajinca, D.J. Augustin, R.Bell, B. Diaw, D.Diop, D.Jefferson, Nazr Mohammed, , R.Felton (re-signed), V. Radmanovic, G.Wallace, F.Murray (re-signed)
R.Dozier, P.Beverley, M.Thornton, Q.Richardson
Jamario Moon, Mark Blount
C OAC H C OAC H
C OAC H SPOELSTRA
C OAC H
AR RI VI
PARTENZE
S O T T 0 C O N T R AT T O
SOTTO CONTRATTO
Joel Anthony (re-signed), Michael Beasley, Mario Chalmers, Daequan Cook, Udonis Haslem, James Jones, Jamaal Magloire (re-signed), Dwyane Wade, Dorrell Wright
A RR IV I
PARTENZE
VAN GUNDY
B.Bass, V.Carter, R.Anderson, M.Barnes, J.Williams
Courtney Lee, Rafer Alston, Tony Battie, Hedo Turkoglu
Marcin Gortat (re-signed), Dwight Howard, Rashard Lewis, Jameer Nelson, Mikael Pietrus, J.J. Redick
C OAC H
A RR IV I
PA R T E N Z E
S O T T O C O N T R AT T O
SAUNDERS
Mike Miller, Randy Foye, F.Oberto
Etan Thomas, Darius Songaila, Oleksiy Pecherov
Gilbert Arenas, Andray Blatche, Caron Butler, Javaris Crittenton, Brendan Haywood, Mike James, Antwan Jamison, JaVale McGee, Dominic McGuire, DeShawn Stevenson, Nick Young
S O T T O C O N T R AT T O
S T A R S ‘ N’ S T R IP E S
51
C OAC H
SOUTHWEST DIVISION A RR IV I
CARLISLE
B.J. Mullens, A.Nivins, Q. Ross, T.Thomas, S.Marion, K.Humphries, N.Jawai, G.Buckner, N.Calathes, R.Beaubois
ADELMAN
D.Andersen, T.Ariza, Pops Mensah-Bonsu C.Budinger, S.Llull, J. Taylor
C OAC H
C OAC H
A RR IV I
A RR IV I
PARTENZE
SOTTO CONTRATTO
Brandon Bass, Ryan Hollins J.J. Barea, Matt Carroll, Erick Dampier, Josh Jerry Stackhouse, Antoine Howard, Jason Kidd (re-signed), Dirk Wright, Devean George Nowitzki, Jason Terry, Shawne Williams
PARTENZE
S O T T O C O N T R AT T O
Ron Artest, Von Wafer
Tracy McGrady, Yao Ming, Aaron Brooks, Shane Battier, Luis Scola, Brent Barry, Chuck Hayes, Kyle Lowry, Joey Dorsey, Carl Landry
PARTENZE
S O T T O C O N T R AT T O
H.Thabeet, , D.Carroll, S.Young Q.Ross, H.Warrick, D. Milicic, Z.Randolph, A.Iverson, S.Hunter, G.Buckner, Q.Richardson J.Stackhouse T.Gardner, L.Rodgers, M.Taylor
AR RI VI
PA R T E N Z E
Darrell Arthur, Greg Buckner, Mike Conley, Marc Gasol, Rudy Gay, Marko Jaric, O.J. Mayo
SCOTT
D.Collison, Ike Diogu, E.Okafor, M.Thornton, B.Brown, D.Songalia
Rasual Butler, Tyson Chandler, Antonio Daniels
Peja Stojakovic, David West, Sean Marks (re-signed), Morris Peterson, Devin Brown (re-signed), James Posey, Chris Paul, Hilton Armstrong, Julian Wright
C O AC H
AR RI VI
PA R T E N Z E
SOTTO CONTRATTO
POPOVIC
DJ Blair, J.McClinton, N.De Colo, M.Haislip, A.McDyess, T.Ratliff, R.Jefferson
D.Gooden,F.Oberto, K.Thomas, B.Bowen
Tim Duncan, Michael Finley (re-signed), Manu Ginobili, Tony Parker, Roger Mason, Matt Bonner, George Hill, Ian Mahinimi
HOLLINS
C O AC H
SOTTO CONTRATTO
S TAR S ‘N’ STR I PES
52
C OAC H KARL
C OAC H RAMBIS
C OAC H BROOKS
C OAC H
NORTHWEST DIVISION AR RI VI
PA R T E N Z E
S O T T O C O N T R AT T 0
Ty Lawson, A.Afflalo, M.Allen, J.White, J.Graham.
D.Jones, L.Kleiza, S.Weems, W.Sharpe, S.Hunter
Chris Andersen (re-signed), Carmelo Anthony, Kenyon Martin, Chauncey Billups, Anthony Carter (re-signed), Nene, Johan Petro (re-signed), J.R. Smith, Renaldo Balkman
AR R IVI
PA R T E N Z E
J.Flynn, W.El ington, H.Norel, R.Hollins, J.Collins, K.Ol ie, S.Wil iams, B.Brown, M.Mil er, R.Foye, M.Madsen, S.Telfair, C.Smith, D.Songalia, E.Thomas, R.Sessions, O.Pecherov, A.Daniels, Q.Richardson, R.Rubio, C.Atkins, D.Wilkins, M.Blount, S. Pavlovic
SOTTO CONTRATTO
Al Jefferson, Brian Cardinal, Ryan Gomes, Kevin Love, Corey Brewer
A RR IV I
PARTENZE
S O T T O C O N T R AT T O
R.Vaden, J.Harden, B.J. Mullens, K.Ollie E.Thomas
Chucky Atkins, Damien Wilkins
Nick Collison, Earl Watson, Nenad Krstic, Kevin Durant, Russell Westbrook, Thabo Sefolosha, D.J. White, Kyle Weaver, Jeff Green, Shaun Livingston
A RR IV I
PARTENZE
MCMILLAN
V.Claver, A.Miller D,Cunningham, I. Udoka, J.Pendergraph, J.Howard
Sergio Rodriguez, C.Frye
Joel Przybilla, Greg Oden, LaMarcus Aldridge, Steve Blake, Travis Outlaw, Martell Webster, Brandon Roy (re-signed), Jerryd Bayless, Rudy Fernandez, Nicholas Batum
C OAC H
A RR IV I
PA R T E N Z E
S O T T O C O N T R AT T O
SLOAN
Eric Maynor, Goran Suton
-
A.Kirilenko, M.Harpring, D.Williams, C.J. Miles, R.Brewer, K.Koufus, C.Boozer (re-signed), P.Millsap (re-signed), K.Fesenko (re-signed), K.Korver (re-signed), M.Okur (re-signed), R.Price (re-signed)
S O T T O C O N T R AT T O
S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S
53
C OAC H
PACIFIC DIVISION AR R IVI
PARTENZE
SOTTO CONTRATTO
NELSON
S.Curry, M.Moore A.Law, S.Claxton, Devean George
Jamal Crawford, Marco Belinelli
Kelenna Azubuike, Andris Biedrins, Monta Ellis, Stephen Jackson, Corey Maggette, Anthony Randolph, Ronny Turiaf, Brandan Wright, C.J. Watson (re-signed)
DUNLEAVY
Blake Griffin, Rasual Butler, S.Telfair, Craig Smith
Zach Randolph, Quentin Richardson Mark Madsen
Marcus Camby, Mardy Collins, Baron Davis, Ricky Davis (re-signed), Eric Gordon, DeAndre Jordan, Chris Kaman, Mike Taylor, Al Thornton
C, Elonu, R,Artest, T. Gaffney, D. Monds, M. Gelebale, M.Fey
Trevor Ariza, Sun Yue,Thomas Kelati
AR RI VI
PA R T E N Z E
Kobe Bryant (re-signed), Pau Gasol, S.Brown (re-signed), Derek Fisher, S.Vujacic, Luke Walton, A.Morrison, Andrew Bynum, J.Farmar, Lamar Odom (re-signed)
GENTRY
Earl Clark, T.Griffin, Sasha Pavlovic, C.Frye
Matt Barnes, Ben Wallace, Shaquille O'Neal
Louis Amundson (re-signed), Leandro Barbosa, Goran Dragic, Jared Dudley, Grant Hill (re-signed), Robin Lopez, Jason Richardson, Amar'e Stoudemire, Alando Tucker
C OAC H
AR RI VI
PA R T E N Z E
SOTTO CONTRATTO
WESTPHAL
Tyreke Evans, Jon Brockman, S.Rodriguez, Omri Casspi, S.May
Ike Diogu
Francisco Garcia, Donte Greene, Spencer Hawes, Kevin Martin, Andres Nocioni, Kenny Thomas, Jason Thompson, Beno Udrih
C OAC H
C OAC H JACKSON
C OAC H
A RR IV I
A RR IV I
PARTENZE
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SOTTO CONTRATTO
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G UGLIELMO B IFULCO di
Il playmaker dei Cleveland Cavs trovato con due pistole ed un fucile deve fare i conti con la giustizia del Maryland per possesso e trasporto d’armi
Guai per Delonte ‘Far’ West Se qualcuno pensava che i regolamenti di conti, stile spaghetti western, fossero appannaggio esclusivo del mondo cinematografico, è arrivato il momento di ricredersi. Delonte West, guardia dei Cleveland Cavs, è stato infatti fermato dalle autorità locali dell’Upper MarlboroMaryland - e trovato in possesso di due pistole - una Beretta e una Ruger.357 -e di un fucile nascosto nella custodia di una chitarra. Tutto l’arsenale in dotazione al prodotto della St.Joseph University era carico e quindi potenzialmente pronto ad essere utilizzato. Secondo la portavoce delle forze dell’ordine, Michelle Reedy, il giocatore non avrebbe opposto resistenza e avrebbe collaborato con le unità volanti; ciò non esclude un rischio di sanzioni penali (si parla di 3 anni di prigione) e sicu-
ramente di provvedimenti disciplinari da parte di David Stern. Grane in vista dunque, per l’ex Celtic
che, a quanto pare, sembra abbia sofferto manifestazioni depressive già la scorsa stagione, quando lasciò di punto in bianco il training camp dei Cavs, per i già citati problemi umorali.
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A trentotto anni di cui 13 trascorsi in canotta e pantaloncini all’interno della lega americana, il vero ‘kobe-stopper’ appende le scarpe al chiodo
Goodbye...Bruce Bowen Stars ‘N’ Stripes ideato da:
Domenico Pezzella
scritto da:
Alessandro delli Paoli Leandra Ricciardi Tommaso Staro Nicolò Fiumi
La notizia era ormai nell’aria da tempo e da qualche giorno è arrivato l’annuncio: il tanto discusso,quanto amato e odiato difensore trentottenne dei San Antonio Spurs ha deciso di appendere le scarpette al chiodo. Si chiude cosi l’ onorevole carriera di un giocatore che, seppure a tratti eccessivamente scorretto (ne sanno qualcosa la mandibola di
Davide Sardi Stefano Panza Marco Gerbino Guglielmo Bifulco Alessio Caprodossi info, contatti e collaborazioni:
domenicopezzella@hotmail.it
On Th e R oad S ceg li la pr os sim a cit t à ch e v uo i l egg er e t ra D et r o it , Atl an ta e Sac ramento . Ba sta mand are una mail a: d omen ico pezzell a@hotmai l.i t o puo i s ce gli ere n el s ond aggi o s ul no stro blo g u ffici ale http ://u sta rsns tripe s. blo gsp ot.c om
Wally Sczcerbiack e i gioielli di Steve Nash), può fregiarsi di 3 anelli vinti da protagonista con Tim Duncan e soci, e di 5 inclusioni nel primo quintetto difensivo,nonché di 3 nel secondo. Maestro nella difesa sull’uomo e nella difesa senza palla, rimarrà nell’immaginario collettivo come l’unico vero Kobe-stopper. Chapeau Bruce.
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Tutti gli ultimi movimenti di mercato: I Knicks mettono sotto contratto Sun Yue, Juwan Howard a Portland, Pavlovic ai T’Wolves e Mason ai Kings
Raymond Felton resta a Charlotte A un mese dall’inizio della regular season continua il rivernissage delle franchigie,con le ultime firme e gli ultimi tagli. I Bobcats di Larry Brown hanno rifirmato Raymond Felton con un contratto annuale a 5,5 milioni di $; le linci avrebbero preferito un contratto pluriennale, ma non sono state trovate le basi dell’accordo,per cui se ne tornerà a parlare la prossima,sempre più bollente, estate. Gli Houston Rockets scambiano invece James White
ai Denver Nuggets in cambio dei diritti sull’ala Axel Hervelle, parcheggiato al Real Madrid. Firme annuali anche per Desmond Mason (Sacramento), Sasha Pavlovic (TWolves), Juwan Howard (Blazers) e Sun Yue (Knicks..evviva il marketing..). Tagliato il play Chucky Atkins da Minnesota, che sembrerebbe ora destinato ad una delle 2 franchigie della Florida, Heat o Magic.
John Lucas nello staff tecnico Atlanta, Sixers e Bobcats dei Los Angeles Clippers cambiano maglia e tenuta John Lucas, che qualcuno sicuramente ricorderà alla guida dei Cleveland Cavaliers negli anni precedenti all’approdo di LeBron James nell Ohio, precisamente dal 2001 al 2003, è entrato a far parte del coaching staff dei Los Angeles Clippers. Ex giocatore NBA di buon livello (928 partite condite da 10,7 punti di media e ben 7 assists di media), Lucas ha allenato in passato anche Sixers e Spurs, oltre a ricoprire per tre anni la carica di assistant coach dei Denver Nuggets. A lui e a Mike Dunleavy spetterà ora il non facile compito di ridare linfa al Barone e di facilitare l’inserimento tra i pro della first pick overall Blake Griffin. In bocca al lupo.
In tempi di crisi, si sa, si deve cercare di muovere il mercato: e alcune franchigie Nba hanno pensato bene di gonfiare gli introiti andando a modificare le divise da gioco per la stagione che si avvicina a questo trend hanno preso parte gli Atlanta Hawks (tornati al rosso), i Sixers (tornati alle divise di inizi anni 80), i Bobcats (da quest’anno rigati), e Warriors (divisa gialla retro). Cambiano anche alcune terze divise, vedi quelle delle texane Dallas Mavericks Houston Rockets e San Antonio Spurs (rispettivamente azzurre, giallorosse e grigie) e i loghi di Philadelphia e Utah.
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G UGL IELMO BIF ULC O di
L’arrivo di Mikhail Prokhorov alla direzione della franchigia del New Jersey, potrebbe riaprire la corsa a ‘The Chosen One’ proprio con i ‘cugini’ di New York
Anche i Nets tentano Lebron? Se fino a poco tempo si riteneva che il futuro di LeBron James si sarebbe snodato o in quel del “mistake on the lake” di Cleveland o nell’ atmosfera ben più suggestiva di New York, ora come ora si stanno iniziando ad aprire nuovi scenari per the Chosen One che, a quanto pare, sembra essere diventato l’obiettivo numero 1 di Mikhail Prokhorov, probabile nuovo pro-
prietario dei New Jersey Nets. Come in questi anni ci ha insegnato Roman Abrahmovic nel calcio, nessun sogno nel cassetto di un magnate russo è destinato a rimanere tale, per cui è ragionevole pensare che possano esistere concrete possibilità di vedere James in maglia Nets già dalla prossima stagione. Per quanto possa affascinare maggiormente il clima e la storia del Madison Squame Garden rispetto a quello dell’Izod Center di East Rutherford, ci sono diversi motivi che palesano gli ulteriori dubbi sorti sul futuro del
Prescelto. In prima istanza lo stesso Stern non sarebbe dispiaciuto affatto nel vedere Lebron militare nella squadra del primo proprietario non statunitense nella storia dell’NBA; in secondo luogo ci sono da considerare il comunque scontato trasferimento della franchigia a Brooklyn nel 2011, con la relativa costruzione del nuovo impianto (che si prospetta essere a dir poco fantasmagorico, 32.000 posti ) e il fatto che uno dei migliori amici di LeBron, il rapper JayZ (con il quale ha girato il video di Death of AutoTune questa estate), sia di fatto uno degli azionisti degli stessi Nets. Se è vero che 3 indizi fanno una prova, siamo pienamente nel bel mezzo di un’ asta a 3 per aggiudicarsi i servizi del Messia del basket. In attesa di nuovi inserimenti, il corteggiamento continua..
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L’arresto di Delonte West degli ultimi giorni, ha spinto il team dell’Ohio a sondare il terreno per un nuovo point man di riserva
Rumors, i Cavs i più attivi di tutti Causa l’arresto controverso della guardia Delonte West, i Cleveland Cavaliers sono alla ricerca di un adeguato sostituto del possibile neogaleotto. I nomi più papabili al riguardo sono quelli di Jerry Stackhouse, Jacque Vaughn, Chucky Atkins, Juan Dixon, Bobby Jackson. Molto quotato era anche Flip Murray, che tuttavia si è autoescluso dal lotto dopo aver firmato per i Bobcats. Sul versante Timberwolves,secondo quanto riportato da David Kahn sul Minnesota Star Tribune sembrerebbe avere le ore contate Antonio Daniels, che pur se in scadenza l’anno prossimo(contratto da 6,6 milioni di dollari) , potrebbe essere ceduto allo scopo di consentirgli di trovare uno spazio maggiore rispetto a quello che i “ lupi “ sono disposti a concedergli, un po’ come è stato fatto per Quentin Richardson, il giocatore escort di questa estate; evviva il filantropismo dunque, a patto che la merce di scambio per Daniels sia comunque un contratto in scadenza.Questo almeno è quanto dichiarato dal boss David Kahn.
Ancora in fase di stallo la questione sulla rifirma di David Lee e Nate Robinson per i Knicks; se il piccoletto sembra volersi accontentare di un annuale a 2,9 milioni di dollari , lo stesso non si può dire del lungo da Florida , che avrebbe richieste ben più esose. Il piano di Walsh, secondo il New York Post , sarebbe quello di rifirmare per un anno anche Lee, possibilmente a cifre modiche ,per poi “riassumerlo” anche l’anno prossimo, solo dopo aver firmato uno dei big sul mercato. La questione rinnovi inizia dunque ad assumere connotati sempre più teatrali; d’altronde siamo pur sempre a Broadway…
I Sacramento Kings potrebbero lasciare la Arco Arena... Dopo il trasferimento della scorsa stagione dei Supersonics a Oklahoma City, con tanto di cambio di nome, sembra imminente la smobilitazione di un'altra franchigia, ossia dei Sacramento Kings, almeno a giudicare dalle parole di Kevin Johnson, ex cestista, ora sindaco della capitale californiana, che ha rilasciato al Sacramento Bee le seguenti dichiarazioni: «Se non si riescono a porre le basi per un progetto finalizzato alla costruzione di una nuova arena in un futuro non troppo lontano, è bene che iniziamo a convivere con l’ idea che i Kings possano trasferirsi altrove». Dichiarazioni abbastanza forti quelle dell’ ex point guard dei Cleveland Cavs e soprattutto dei Phoenix Suns , frutto anche del due di picche che la NCAA ha mostrato dinanzi alla proposta di ospitare alcune fasi del torneo universitario all’ Arco Arena, non
ritenuta idonea per potere ospitare l’ evento. Sembra ,dunque , sempre più probabile l’ avvento di Las Vegas nel mondo NBA. Nuovo mercato, nuove prospettive, niente più campanellini dell’ AA : per la serie, c’è sempre un prezzo da pagare.
Lente di
ingrandimento sulla LegaA
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Il campionato è alle porte; ed il suo destino pare essere già scritto
Come oramai succede da qualche anno a questa parte, i pronostici riguardano solo le posizioni di rincalzo. La predestinata, infatti, rimane una sola: la Montepaschi Siena
DI
Ancora qualche giorno di trepidante atteTOMMASO S TARO sa; poi, come ogni anno, tornerà ufficialmente a muoversi il carrozzone del basket (l’11 Ottobre il via al campionato). E come ogni anno di questi tempi, la domanda sull’identità della squadra destinata ad essere incoronata la regina d’Italia coinvolge un po’ tutti: tifosi, media e addetti ai lavori. Una domanda che, da qualche stagione a questa parte, pare aver assunto oramai un contenuto retorico; sì, perché anche questa volta la risposta è, tutto sommato, assai scontata se è vero che non si rischia affatto di sbagliare ad indicare la Montepaschi Siena come la predestinata a sbaragliare a mani basse una concorrenza ancora troppo inconsistente per nutrire fondati sogni di gloria. E se il pronostico pende tutto dalla parte della truppa di Pianigiani, il motivo è presto detto ed assume le sembianze di una dirigenza capace di operare sul mercato col bilancino del farmacista, senza stravolgere la chimica di una squadra che si conosce a memoria. Partiti Kaukenas e Finley, il presidente Minucci ha, infatti, regalato ai “contradaioli” altri due pezzi da novanta come Nikolaos Zisis e David Hawkins; due gemme che vanno ulteriormente ad impreziosire un pavè di brillanti in cui si scorgono fuoriclasse del calibro di McIntyre, Stonerook, Lavrinovic, Sato, Eze e Domercant.
Se alla MensSana riuscirà addirittura l’impresa di migliorare il percorso quasi netto del campionato passato (tra regular-season e play-off, una sola sconfitta rimediata, peraltro, al cospetto della derelitta Fortitudo) è ancora presto per poterlo dire. La certezza, al momento, è che comunque i biancoverdi siano più di un gradino sopra gli altri. A guardare col mento rivolto all’insù i toscani, sarà in prima battuta la Lottomatica Roma. Reduce da una rivoluzione tecnica che ha portato all’addio, tra gli altri, dei vari Becirovic, Brezec, Jennings e Gabini, la compagine guidata dal confermato Gentile appare decisamente più quadrata, sia sul perimetro che nel pitturato, a seguito di innesti di giocatori di sicuro affidamento come Minard, Toure, Crosariol, Winston e dell’ultimo arrivato Luca Vitali, desideroso di un pronto riscatto dopo la pessima annata vissuta a Milano. Proprio l’Armani Jeans è destinata a ricoprire, nel contesto del campionato alle porte, un ruolo da squadra di prima fascia. Ristrutturato in maniera massiccia il roster con il benservito rifilato -oltre ai già citati Vitali e Hawkins- a J. Thomas, Sow, Taylor, Katelynas e Marconato, coach Bucchi potrà questa volta fare affidamento sull’ottimo Finley in cabina di regia, su Stefano Mancinelli (costretto a salutare la sua amata Fortitudo dopo il suo declassamento in serie A dilettanti), sull’interessante guardia a stelle e stri-
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sce Alex Acker (ex L.A. Clippers) e sugli ottimi lituani Maciulis e Petravicius. Rispetto ai top-team di cui sopra, tutto il resto delle compagini di LegaA, come detto, partiranno con un gap tecnico assai difficile da colmare. In questo range, compare sicuramente la Virtus Forza Bologna che, dopo la telenovela legata alla possibile vendita della società, ripartirà dal vulcanico Sabatini, da una guida tecnica affidata alle sapienti mani di Lino Lardo e da una struttura di squadra senz’altro accattivante (confermati Koponen, Vukcevic e Blizzard) in ragione degli arrivi di Moss, Hurd, Maggioli e Sanikidze. Il grosso neo, quasi pleonastico sottolinearlo, è rappresentato dal grave infortunio al metacarpo della mano destra rimediato da Andre Collins che ne avrà almeno per quattro mesi; al suo posto, Scoonie Penn, vecchia conoscenza del basket made in Italy per i suoi trascorsi a Trieste, Roma e Pesaro. Sullo stesso piano delle V nere potrebbe attestarsi la Benetton Treviso. Con Frank Vitucci al posto di comando, i “casual” -forti delle conferme di Nicevic, Wallace e Nealpotranno sfoggiare il gioiellino Daniel Hackett, l’ottima guardia Cartier Martin (ex Charlotte Bobcats) e giocatori interessanti che rispondono ai nomi di Donatas Motiejunas, Davor Kus e Jasmin Huckic. In una fascia di classifica medio-alta sono destinate a comparire anche la Scavolini Pesaro e la Bancatercas Teramo. I marchigiani, privi della bandiera Carlton Myers, si presentano ai nastri di partenza della stagione con un organico compatto in cui spicca la piccola sagoma di Marques Green (al ritorno in Italia dopo la parentesi in Turchia) e la versatilità di Dusan Sakota (figlio d’arte; il padre Dragan lo scorso anno è stato uno dei protagonisti in negativo della retrocessione della Fortitudo), lungo assai tipico e dalla mano parecchio educata. Le potenzialità della Vuelle, a ben vedere, avrebbero potuto assumere tutt’altro connotato se l’altro pezzo da novanta del mercato Eric Williams non avesse deciso -per motivi fisici- di imbarcarsi per gli USA senza la preventiva autorizzazione della società. Da qui il diktat del
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presidente Vellucci di ingaggiare con un contratto dell’iniziale durata di due mesi Lance Collin Allred, da poco tagliato dalla NSB Napoli. La sensazione, in ogni caso, è che i margini per ricucire lo strappo con l’ex Avellino (i cui problemi sono di origine renale) siano decisamente risicati. La compagine di Andrea Capobianco -miglior allenatore del campionato scorso- dal canto suo pare possedere i numeri per assurgere a mina vagante del torneo. Le pesanti partenze di Moss e Brandon Brown (oltre a quelle di Carroll, Jaacks e Piazza), a ben vedere, sono state compensate dall’ingaggio di un ragazzo dall’indubbio talento come Bobby Jones, dalla coppia di lunghi James Thomas e Jesse Young, e dall’affidabile Drake Diener. Senza tralasciare che al Palascapriano tornerà a recitare un ruolo da assoluto protagonista Peppino Poeta, di gran lunga il miglior play italiano in circolazione. Tra le contendenti ad un pass per la postseason anche la NGC Cantù (costretta a salutare Toure e Pinkney), con Jerry Green in cabina di regia, gli esperti Ortner sotto canestro e Mian sul perimetro, oltre ad una pletora di ragazzi che potranno dire la loro come Markoishvili, Urbutis, Leunen e Jeffers. Da tenere d’occhio, poi, sempre in chiave play-off, l’Angelico Biella e la Sigma Coatings Montegranaro. I piemontesi hanno provato ad ovviare agli addii di Gist, Jerebko, Brunner e Spinelli, affidando gran parte delle loro fortune al solito Smith, all’ex Clippers Fred Jones, al granitico Pervis Pasco, al futuribile Chessa e all’ex Fortitudo Achara. Peccato per l’infortunio occorso all’ala forte Plisnic (lesione al collaterale), al cui posto potrebbe essere chiamato il lettone Kalve. Al pari di Biella, anche Montegranaro si è rifatta decisamente il look: via tutti gli U.S.A. della stagione scorsa (Minard, Garris, Hunter e Taylor) oltre a Flamini, Vasiliadis e Helliwell, l’eccellente d.s. Vacirca -confermati Ivanov e Cavaliero- ha affidato le chiavi della squadra a Fabrizio Frates ed ha portato nel piccolo centro marchigiano Greg Brunner, il brasiliano Marquinho (per lui si tratta di un ritorno in canotta Sutor), l’ala Kristof Ongenaet, il play Maestranzi (ex Jesi) ed un
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manipolo di italiani di un certo spessore come Antonutti e Lechthaler. Le restanti partecipanti al campionato paiono giocarsela per scongiurare il pericolo di retrocessione. Tra queste vi è la Pepsi Caserta che con Jumaine Jones e Timmy Bowers nel motore è forse autorizzata a nutrire sogni anche più audaci della semplice salvezza. Stesso discorso per la Carife Ferrara che, però, dovrà dimostrare che i volti nuovi (Grundy, Sangarè, Salvi e Jackson) saranno in grado di far assorbire in maniera indolore le partenze di due fuoriclasse come Collins e Ray. Stuzzica la fantasia degli addetti ai lavori anche la matricola Vanoli Cremona, bravissima a trattenere coach Cioppi e Marco Cusin ed a pescare dal mercato giocatori di grande impatto che rispondono ai nomi di Earl Rowland, Brandon Brown, Vangelis Sklavos, Gary Forbes, Matteo Formenti e Alessandro Piazza. Infine, attardate rispetto alle altre, almeno sulla carta, appaiono la Cimberio Varese, l’Air Avellino e la NSB Napoli. In quel di Masnago, sono arrivati Michel “Air France” Morandais e Jobey Thomas; Ron Slay non è stato ancora tesserato perché sul suo capo pende la spada di Damocle rappresentata
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da una possibile squalifica per la nota vicenda legata ad una presunta mancata collaborazione al controllo anti-doping. Il resto, ruota intorno agli “attempati” Childress e Galanda. Per quanto concerne i lupi irpini, anche qui la situazione è abbastanza poco serena. Antonio Porta è l’unico superstite dell’epurazione messa in atto da Ercolino; sulla panca siede Cesare Pancotto mentre a rinfoltire il roster vi sono il talentuoso Dee Brown, Szymon Szewczyk, Filip Dylewicz, Chevon Troutman, Demarcus Nelson, Cenk Akyol ed il belga Dimitri Lauwers: il tutto per un roster, allo stato attuale, ancora difficile da decifrare. Come, allo stesso modo, è difficile da decifrare il gruppo che il prof. Marcelletti ha tra le mani in quel di Napoli. Bonora e Gigena costituiscono le uniche certezze, unitamente a J.R. Reynonds, già visto in Italia con la maglia di Soresina; i vari Kruger, Muurinen, Oglesby e Drobniak compongono un rebus dalla soluzione non proprio immediata.
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Portland, T h e r o s e ’s C i t y DI
R ose ro sse p er teee eee… h o c omp rato L EANDRA R ICCIARDI staseraaaaaaa… Bentornati miei cari lettori… vi accolgo con un bel mazzo di rose PorTLandEsi!Probabilmente non tutti di voi sanno che la città di Portland(Oregon) si definisce Città delle Rose, e quest’ultime fioriscono ovunque, ma che dire delle ortensie blu tendenti al viola? Mai viste di così belle. Meno di 2 milioni di abitanti, ovunque disponibili servizi wireless, parchi, giardini, campi da golf, colline che discendono dolci fino alle sponde del fiume Willamette e sulle rive percorsi ciclabili, spazi verdi, porticcioli, alcuni ristoranti e qualche albergo tranquillo. Il centro-città non è molto grande le distanze brevi incoraggiano gli spostamenti a piedi, ed è abbastanza facile orientarsi fra incroci lineari e strade diritte in una ordinata geometria urbana che sfocia ogni tanto in piazze ani-
mate , sui marciapiedi o in piccole corti-giardino, locali diversi per stile, per arredamento, per target, per specialità, ma ovunque la gente è amichevole, comunicativa, l'ambiente rilassato, l'atmosfera vagamente europea, un po' Parigi-quartiere latino anche se in una lontana provincia. Portland offre ai visitatori la possibilità di scoprire un´altra America, ecologica, rilassata e attenta alla qualità di vita. si trova in mezzo a foreste, fiumi, montagne e vigneti e non dimentichiamoci un’area vulcanica, conosciuta come la Boring Lava Field, formata da 32 crateri; i più conosciuti Mount Tabor (situato praticamente al centro della città), Mount Hood e Mount Saint Helene, ancora attivo... Insomma.. Portland offre al visitatore molte possibilità per immergersi nella lussureggiante natura dell´Oregon..Inoltre piccoli ristoranti e birrerie artigianali offrono prodotti tipici della zona e sono preferiti di gran lunga alle grandi catene di fast food. Le
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biciclette sostituiscono le macchine in molte aree della città. Inoltre, la rete di trasporto pubblico è in grado di garantire i collegamenti con ogni angolo dell´area metropolitana, ed è gratuita nel centro cittadino. COME ARRIVARE E COME MUOVERSI Per quanto riguarda i trasporti, a Portland c’è solo l’imbarazzo della scelta su come muoversi. Il Portland International Airport, pochi chilometri a nord-est del centro, è il più trafficato aeroporto dell’Oregon, servito da tutte le maggiori compagnie aeree nazionali ed internazionali, e perfettamente collegato alla città da diverse tipologie di mezzi pubblici, gestiti da una delle aziende leader nel settore, la TriMet. Quest’ultima regola i tram, gli autobus, ma soprattutto la MAX Light Rail, la metropolitana, che consente di raggiungere comodamente ed a prezzi economici ogni angolo della città. DOVE DORMIRE QUALITY INN 9727 NE Sandy Boulevard, Portland, OR Situato a meno di quattro miglia da Portland International Airport. Dista pochi minuti dall’ Oregon Convention Center, Portland
State University, Oregon Health & Science University, il Rose Garden (l’Arena dove giocano i Blazers di pallacanestro) e lo zoo di Oregon..Da 59 € a notte FOUR POINTS BY SHERATON PORTLAND EAST 1919 NE 181st Avenue, OR 97230 Portland (Oregon) E’ un hotel che offre un servizio completo e 74 camere spaziose. Dista circa 9,6 km dall'Aeroporto di Portland, 16 km a est dal centro e solo 3,2 km dal centro di Gresham. L'hotel dispone di ampi e funzionali spazi per riunioni, banchetti e conferenze. Da 45€ a notte BRIARWOOD SUITES 7740 South East Powell Boulevard, Portland (Oregon) Situato sull'autostrada 26, appena a sud del centro di Portland, questo complesso di mini-suite propone alloggi confortevoli in una posizione strategica, ideale sia per viaggiatori di affari e che di piacere. Il Briarwood Suites offre un facile accesso a una serie di autostrade della zona, che consentono di raggiungere le zone circostanti, compreso il centro di Portland. Durante il soggiorno, potrete usufruire di numerosi servizi, incluse la connessione internet wireless
gratuita e la colazione continentale compresa nella tariffa. Da € 51 a notte CLARION HOTEL 11518 NE Glenn Widing Dr, Portland Ogni mattina è servita una colazione gratuita. Oltre a una piscina coperta, la struttura offre una vasca idromassaggio e una palestra,sale conferenze e sale riunioni per piccoli gruppi. Fornisce una navetta gratuita per l'aeroporto. Da 63€ a notte STAYBRIDGE 11936 NE Glenn Widing Drive, Portland Una struttura graziosa con piscina coperta e tutti i confort nei pressi dell’aeroporto. Da 80€ a notte COURTYARD BY MARRIOTT 550 SW Oak Street, Portland, OR 97204 Situata nel cuore di Portland è vicina a Pioneer Courthouse Square, O'Bryant Square e Tom McCall Waterfront Park. Da 95€ a notte HOTEL MODERA 515 Sw Clay St, Portland vicina alla Portland State University, Portland, Oregon, Stati Uniti d'America, Municipio di Portland e South Park Blocks. Nelle vicinanze si trovano anche: Portlandia
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e Pioneer Courthouse Square Da 81€ a notte RIVERPLACE HOTEL 1510 S.W. Harbor Way, Portland A due passi dal Waterfront park, una struttura ricca di confort e con un’ottima vista! Da 163 € a notte. Per tutte le altre informazioni potete consuli siti: www.tripadvisor.com; tare www.hotel.it; www.booking.com COSA VEDERE Parlando di Portland, l’assoluta facilità di muoversi in città è sempre al centro della conversazione. Il sistema di trasporto pubblico, i suoi moderni tram, la sua funivia, i meravigliosi ponti sul fiume Willamette e i ‘camminabili’ (piccola licenza poetica!) quartieri centrali del Downtown sono parte integrante dell’immagine della città quanto le rose, le piccole birrerie indipendenti e le biciclette. Il centro cittadino non molto grande e con molti spazi verdi rende Portland una città ideale da esplorare a piedi. Qualcuno preferisce scoprire la bellezza di statue e fontane della città da solo, per tutti gli altri mappe con itinerari pedonali sono disponibili presso la libreria Powell’s City of
Books e presso il punto informazioni turistiche nella piazza Pioneer Courthouse Square. Inoltre un’associazione di residenti organizza ogni giorno visite guidate di Downtown Portland, tra cui il “Best of Portland” tour e il popolarissimo “Epicurean Excursion” tour, un percorso a piedi durante cui i partecipanti assaggiano quasi 30 cibi in tre ore e mezza. P o r t l a n d W a l k i n g T o u r s – www.portlandwalkingtours.com Powell’s City of Books – www.powells.com Pioneer Courthouse Square – www.pioneercourthousesquare.org C R Y S T AL SP R I NGS R HOD OD E ND R ON GARDEN Grazie a una spettacolare vista di quasi 2.500 rododendri e azalee, questo parco di 2,8 ettari con il suo lago naturale e tre cascate è un luogo incantevole da visitare. Durante tutto l’anno i visitatori possono dare da mangiare alla fauna acquatica da un pontile che collega la parte di parco sulla terraferma alla sua isola. www.portlandonline.com/parks FOREST PARK A ovest dei quartieri centrali di Downtown Portland, questa “foresta in città” di 21 km2, oltre a fornire una rilassante pausa dalla vita cittadina, off re rifugio a oltre 62 specie di
mammiferi e a più di 112 specie di uccelli. I 113 km di sentieri boschivi di Forest Park sono molto popolari tra gli appassionati di corsa, equitazione, trekking e bicicletta ed è permesso l’accesso ai cani al guinzaglio. www.friendsofforestpark.org www.40mileloop.org THE GROTTO – SANTUARIO NAZIONALE DELLA MADONNA Questo santuario cattolico di 25 ettari è una delle attrazioni più visitate di Portland e accoglie annualmente oltre 175.000 visitatori appartenenti a ogni religione. È possibile passeggiare lungo questa galleria naturale nella vegetazione, osservare la replica di marmo della famosa Pietà di Michelangelo, scolpita alla base di una rupe di 34 metri di altezza, oppure prendere l’elevatore fino alla sua cima per una vista mozzafiato della Columbia River Valley, Cascade Mountain Range e di Mount St.Helens. www.thegrotto.org MOUNT TOBUR PARK Questo il nome che hanno dato all’ormai estinto vulcano che un tempo, invece, si erigeva sulla stessa città di Portland. Un nome che deriva direttamente dalla lontana Israele dove appunto c’è il Monte Tobur (il nome infatti gli è stato dato da un pioniere insedia-
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tosi poi nell’Oregon ndr). Ora quello che resta o meglio quello per cui è famoso il cono cilindrico del vulcano è un Parco oltre al fatto di essere la ‘location’ della locale Warner Pacific College. Un luogo suggestivo da visitare e dal quale è possibile dare un’occhiata a tutta la città. Un parco, inoltre, circondato dalla cittadina che gli è stata costruita intorno, anche se in origine Mount Tobur era una comunità agricola a se stante. http://www.oregonencyclopedia.org/entry/vie w/mt_tabor_park/ INTERNATIONAL ROSE TEST GARDEN L’International Rose Test Garden, fondato nel 1917, è il maggiore dei tre giardini floreali pubblici di Portland dedicati alle rose e il più antico degli Stati Uniti. I suoi 2,1 ettari contengono oltre 8.000 piante di rose appartenenti a 590 varietà diverse. www.portlandonline.com/parks JAPANESE GARDEN Riconosciuto come il giardino giapponese più autentico fuori dal Giappone, questa bellissima oasi di serenità include nei suoi 2,2 ettari di superficie una cascata e uno stagno, un padiglione e cinque differenti stili di giardino giapponese. Il giardino è immerso in un fitto bosco di giganteschi abeti di Douglas
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che ricoprono Washington Park e off re viste panoramiche di Downtown Portland, del Willamette River e delle vicine montagne. All’interno del giardino i visitatori scopriranno sentieri serpeggianti, ponti, lanterne e piante ornamentali, che creano un ambiente pervaso da bellezza e armonia e in grado di ispirare meditazione, riflessione e tranquillità. www.japanesegarden.com PORTLAND ART MUSEUM Grazie alla realizzazione del progetto di ampliamento da 125 milioni di dollari, durato 10 anni, questo antico museo dell’arte è oggi considerato uno dei migliori degli USA. Capolavori di Monet, Renoir e Picasso dividono lo spazio con opere d’arte asiatica e dei nativi americani, oltre a importanti mostre itineranti. Il museo comprende due edifici collegati da un giardino di scultura in superficie e da un passaggio sotterraneo che ha anche la funzione di galleria d’arte. www.portlandartmuseum.org PITTOCK MANSION castello rinascimentale francese nel Hills ovest di Portland, Oregon originariamente costruito come una casa privata per l'editore Pittock Oregonian Henry e sua moglie,
Georgiana. Si tratta di una tenuta di 22 camere situata su 46 acri, che è ora di proprietà della presidenza della città di parchi e tempo libero per il turismo. www.pittockmansion.org Pur non essendo una metropoli..ci sono milioni di cose da vedere a Portland.. ogni centimetro di questa città..è un piacere per gli occhi e per l’anima.. elencarli tutti sarebbe impossibile..ma non dimenticatevi: O r eg o n M u s e u m of S c i e n ce an d I n d u s t r y , Willamette Valley, Ira Keller Fountain Park, W o rl d F o re s t ry C e n t e r M u se u m , P o r t la n d C h i l d re n ' s M u s eu m , ed i q u a rt i e r i a n i ma del l a ci ttà, A l berta A rts D i stri ct, C ul tur al Dis tr ic t, Ha wt Hor ne and Be lm ont , Hollywood , Mississippi avenue, Multnomah v i ll a g e , N o b h i l l ( n o r t h we s t P o r t la n d ) , Ol d Tow n, Chinatown, The Pearl Dis tr ict , Sellwood, Moreland. IL TEMPO Portland gode di un clima temperato anche se decisamente influenzato dalla vicinanza con l’Oceano, che se da un lato svolge una funzione mitigatrice sulle temperature, specialmente in inverno, dall’altro aumenta la circolazione dei venti e la discesa delle per-
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turbazioni dal nord. Le estati sono soleggiate e piuttosto secche con temperature che oscillano dai 14° ai 27°, mentre gli inverni sono freddi e molto umidi, con valori medi tra gli 8 e i 3 gradi.
SPORT • I Portland Trail Blazers (NBA - pallacanestro) giocano alla Rose Garden Arena. • I Portland Timbers (MLS - calcio) giocano al PGE Stadium. Una squadra con lo stesso nome giocò nella prima lega professionistica americana, la North American Soccer League. CURIOSITA’ • Nel porto di Portland, scusate il gioco di parole, venne fatta attraccare la prima barca alimentata a pannelli solari. L'unico problema è che era stata salvata da una petroliera! •Il 16 gennaio 2007, si riversarono sulle strade di Portland ben 4 inch ( cioè ben 10 cm) di neve. Fatto abbastanza inusuale per una città posta sul mare come Portalnd. • La città dove si contano il maggior numero di skaters al mondo. • è considerata la città più europea della costa occidentale • Portland è una città che possiede l’unico ponte al mondo a sollevamento verticale e a doppio piano (Steel Bridge), il ponte sollevabile più antico del mondo (Hawthorne Bridge) e il ponte ad arco a via intermedia più lungo degli Stati Uniti (Fremont Bridge). • Oltre ad essere la città più verde d’America è anche la città più ecologica, ricicla il 52% dei propri rifiuti, una delle percentuali più alte tra le città degli USA.
• A Portland il 3,5% dei pendolari utilizza regolarmente la bicicletta come mezzo di trasporto, percentuale più alta degli USA e circa otto volte la media nazionale • Portland, in collaborazione con l’organizzazione non profi t The Climate Trust, ha riprogrammato i semafori presso 150 incroci stradali per ridurre il consumo di carburante di 1,1 milioni galloni all’anno (oltre 4,1 milioni di litri) e diminuire le emissioni di CO2 di 9.500 tonnellate all’anno (8.618 tonnellate metriche). • I parchimetri della città sono alimentati a energia solare. • SakéOne, nella cittadina di Forest Grove, è l’unica distilleria americana di saké al mondo. • Portland è stata quasi chiamata Boston. I fondatori della città Asa Lovejoy, proveniente da Boston (Massachussets), e Francis Pettygrove, originario di Portland (nello stato del Maine) erano entrambi determinati a chiamare il nuovo insediamento urbano come le rispettive città natali. Per risolvere la questione decisero di fare testa o croce con una moneta, oggi conosciuta come “Portland Penny” e in mostra nel museo storico Oregon Historical Society. • I nomi di molti personaggi del cartone animato “Simpsons” sono tratti da strade e luoghi di Portland, città natale del loro creatore Matt Groening. • Nel 1908 il Dipartimento di Polizia di Portland ha assunto la prima poliziotta del Paese, Lola Baldwin. • Portland ospita Voodoo Doughnut, un negozio di ciambelle aperto 24-ore che off re, oltre a una incredibile gamma di ciambelle,
la possibilità di contrarre matrimoni legalmente validi. • Powell’s City of Books, che occupa un intero isolato, è la libreria indipendente più grande del mondo. • Il porto di Portland è il più importante degli USA per l’export di grano. • La Junior Parade del Portland Rose Festival è la più grande sfi lata per bambini d’America. • Portlandia è la seconda statua di rame per grandezza degli USA (la prima è la Statua della Libertà). • Portland è la capitale mondiale della birra, con ben 32 birrerie artigianali all’interno dei confini cittadini, 38 se si include l’intera area metropolitana,nessuna città al mondo ne ospita così tante. • Portland ospita il parco cittadino più piccolo del mondo: Mill Ends Park, 61 centimetri di diametro. • A Oregon non esiste la sales-tax (che corrisponde all’IVA). • L’Oregon è uno dei due stati americani dove gli automobilisti non troveranno mai distributori self-service, ma sempre addetti al rifornimento di carburante, secondo le disposizioni di legge. • E’ gemellata con la città di Bologna. ALLORA…ricapitoliamo…: non dimenticatevi abiti e scarpe comode per i vostri tour immersi nel verde…come sempre..fate tante foto e state attenti alle spine delle rose!:D rispettate l’ambiente.. e non solo lì a Portland...MI RACCOMANDO..!!! Che altro BUON DIVERTIMENTO!!!!!! dirvi????...B
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