Stars 'N' STripes N°14

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano

FOCUS - Mavs, alla ricerca della felicità IL PERSONAGGIO - Al Harrington

U CAN’T C ME - La rubrica irriverente di SNS MADE IN ITALY - Pepsi Juvecaserta

Provaci ancora Dirk

SOPHOMORE - I Nets ripartono da Lee e Lopez


All’interno ON THE ROAD

Detroit: The Motor’s City UP AND DOWN

Tutti i su e giù della pre-season Nba TRAINING CAMP

Luoghi e news dai ritiri delle squadre FACE TO FACE

L’intervista con una delle voci Sky: Alessandro Mamoli FANTABASKET SNS

I consigli di Stars N Stripes



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DI

N ICOLÒ F IUMI

Tante conferme, ma anche novità

Qualche arrivato il tuo momento. E numero fa invece…. Da lì in poi è stato il avevamo parlato di come il titocaos più totale. Intendiamoci, lo del 2006 dei Miami Heat si la squadra ha sempre terminato rivelò nel giro di un paio di con record che fanno invidia a anni deleterio per le sorti della più di metà della Lega, ma stessa franchigia, vittima di dando sempre l’impressione, contratti onerosi e di giocatori non essendo riuscita a compieappagati dall’aver raggiunto il re l’ultimo decisivo passo, di massimo traguardo. Figurarsi essersi afflosciata su se stessa e che cosa possa essere successo di sopravvivere in un limbo che alla squadra che in quelle ti tiene a metà tra la squadra da Finali uscì sconfitta dopo essefondo classifica e quella che a re stata a un nonnulla dal 3-0. fine anno festeggia. E il che è Il compito dell’estate è stato svolto a Si parla ovviamente dei Dallas meraviglia: tenere Jason Kidd nel Texas, forse la cosa più frustrante di Mavericks, che, in effetti, da tutte. Va da sé che la stagione poi tutto il resto a partire da Marion allora hanno imboccato una 2009/2010 deve essere quella strada dissestata e piena di ostacoli che li ha portati del rilancio effettivo. Deve arrivare un segnale forte, una pericolosamente verso il tracollo. Và infatti ricordato stagione solida e l’obiettivo deve essere quello di essere che nel passato recente della franchigia di Mr.Cuban in campo ancora a maggio con un ruolo, se non da pronon c’è solo la sconfitta contro gli Heat ma anche la tagonista assoluta, almeno da pericolosa outsider, così ancora più clamorosa eliminazione al primo turno l’an- da ridare credibilità e morale a tutto l’ambiente. Per fare no successivo per mano dei Golden State Warriors, da questo, come ogni estate, il vulcanico presidente Mark numero uno assoluti della Nba e con Dirk Nowitzki fresco MVP della Lega. Quelle che di solito sono le indicazioni che ti fanno pensare che finalmente è

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Cuban non è stato con le mani in mano. Dapprima confermando il posto in cabina di comando a Jason Kidd, mossa che in realtà ha suscitato qualche critica vista l’età del giocatore e le sue prestazioni che ultimamente stanno andando in calare, poi mettendo le mani su Shawn Marion, giocatore che vuole tornare ai fasti di Phoenix dopo un anno e mezzo di assoluto anonimato tra Miami e Toronto. E’ stato così lasciato libero per motivi salariali Brandon Bass, che dalla panchina era uno dei punti di forza della squadra, accasatosi subito a Orlando. Giocatore che a livello di numeri è sempre stato molto solido, ma che come comprensione del gioco ha sempre lasciato qualche dubbio. Via anche Jerry Stackhouse con il suo contratto appioppato ai soliti Memphis Grizzlies, che in contropartita hanno spedito Greg Buckner, di ritorno in queste lande ma subito rilasciato. Nell’operazione che ha portato Marion a

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vestire la canotta dei Mavs sono finiti in Canada Antoine Wright e Devean George (poi andato a Golden State), giocatori marginali, con Kris Humphries e Nathan Jawai a fare il percorso inverso. Per completare un roster come al solito chilometrico sono stati ingaggiati dal mercato dei free agent anche Drew Gooden, Tim Thomas, Quinton Ross e in queste ultime ore anche Jake Vohskul. Come si intuisce le frecce all’arco di coach Carlisle sono parecchie, ma da qui a dire che l’ex allenatore dei Pistons riuscirà ad utilizzarle tutte efficentemente il passo è parecchio lungo. Anche perché sembrano esserci diverse lacune nella rosa di giocatori sotto contratto. Ma andiamo con odrinde, partendo dai punti fermi. Ovviamente il primo, colui da cui tutto e parte e con cui tutto finisce, è Dirk Nowitzki. Il tedesco è ormai una superstar affermata del mondo NBA, ha accumulato abbastanza esperienza per essere l’uomo

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affidabile da cui andare nei momenti caldi delle partite. E’ così da tempo a Dallas e questa stagione non farà eccezione. A mettere in circolo i cavalli del motore dei Mavs sarà invece Jason Kidd, come detto confermato (per 3 anni) al timone della squadra. Nell’ultima stagione ha dato segnali di cedimento fisico e in alcuni aspetti del suo gioco, ma nei playoffs è stato comunque in grado di offrire prestazioni di livello e comunque rimane un passatore fantastico, che sa condurre il contropiede come nessun altro, e quest’anno con Marion ce ne saranno da condurre, e quindi almeno per un'altra stagione ci si attende di vederlo ancora efficace a livelli

medio-alti. Il terzo punto fermo, idolo dell’American Airlines Center, viene dalla panchina e ha il nome di Jason Terry. Fresco di titolo di Sesto Uomo dell’anno conquistato a 19,6 punti di media in 33 minuti, il Jet continuerà a fare quello che sa fare meglio. Entrare a partita in corso e con i suoi tiri e le sue accelerazioni incendiare l’incontro, cercando di creare break a favore di Dallas. Fin qui, insomma, niente di nuovo. Tre giocatori che sono a Dallas da tempo e che rappresenteranno lo zoccolo duro della squadra nuovamente in questa stagione. Qui si va a inserire il discorso su Josh Howard. Giocatore che con la casacca bianco-blù non è mai riuscito a completare la propria crescita cestistica, vuoi per

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intemperie comportamentali vuoi per infortuni vari che ne hanno complicato il cammino. Giocatore e società due anni fa erano arrivati ai ferri corti, anzi cortissimi, e la cessione sembrava certa. Ma, per un motivo o per un altro, non si arrivò alla separazione. E ora il front office della squadra si ritrova lui accoppiato a un giocatore che in campo, per quando sia diverso da vedere e come tendenze, rischia di essere un suo doppione come Shawn Marion. La domanda è: sarà una convivenza o è solo il preludio a quella separazione che in questi ultimi due anni non si è consumata? Difficile da dirsi. Howard rimane comunque un grande giocatore, dotato di taglia fisica, tiro dalla media, capacità di attaccare dal palleggio e ancora nel pieno della propria carriera (ha 29 anni). Marion, invece, appare nella fase calante della propria carriera, ha due anni in più e nella testa di molti c’è il pensiero che le cose mirabolanti fatte vedere a Phoenix siano più farina del sacco di Steve Nash che sua. A ben vedere Marion potrebbe entrare nella rotazione dei lunghi che comprende oltre a Nowitzki, anche Dampier, Gooden, Humphries e James Singleton lasciando così a Howard lo spazio di evoluire nello spot di ala piccola, eventualmente potendo sostituirlo. Lo scenario perfetto per Carlisle sarebbe recuperare a pieno Howard e Marion riuscendoli a fare interagire sul campo, garantendosi così l’apporto di una coppia di giocatori dalle doti tecnico-fisiche decisamente notevoli. Poi cominciano le zone d’ombra, che somigliano sinistramente a quelle degli scorsi anni. Intanto, permane il “buco” nel ruolo di guardia. Ancora una volta in quintetto ci sarà un giocatore che sarà più un riempitivo dello spot che una reale opzione per la squadra. Per ora stanno lottando per ottenere il posto Quinton Ross e Matt

N PLAYER 1 1 J o se J uan Ba re a 0 Ro drigue Be aub ois 0 Greg B uckne r 13 Matt C arroll 25 Eric k D am pie r 0 Dre w Go od en 5 Josh Ho wa rd 0 Kris H um phrie s 0 Na tha n Ja wa i 2 Jaso n K idd 0 Sha wn Ma ri on 41 Dirk No wit zki 0 Quinton Ross 31 J aso n Ter r y

POS PG G SG SG C PF SF PF PF PG F PF SF PG

AGE 25 21 32 28 34 27 29 24 22 36 31 31 28 31

Carroll. Il primo è uno specialista difensivo che ha dato il meglio nei Los Angeles Clippers che qualche anno fa arrivarono fino alle Semifinali di Conference a Ovest, ma sempre giocando un numero non elevato di minuti e con il compito di prendersi cura dell’attaccante più pericoloso. Il secondo ha maggiori capacità offensive, specie come tiratore. Anche lui può dare 15, massimo 20 minuti, ma per ambire a certi traguardi non è il massimo. L’idea, comunque, è sempre quella di avere in campo Terry nei momenti decisivi, magari con un quintetto atipico, con Howard da 3, Marion da 4 e Nowitzki da 5. E proprio sotto canestro c’è il secondo vuoto, anche se và riconosciuto che la società ha lavorato per provare a porre un rimedio. Erik Dampier sarà ancora il centro titolare, ma da lui ormai si sa cosa attendersi. E quel qualcosa non è moltissimo, specie se rapportato al fisico e al potenziale di cui disporrebbe l’ex Warriors, che invece si è ormai adattato a un ruolo marginale, in cui porta alla causa qualche punto, affiancato a rimbalzi e presenza difensiva in dosi non certo massicce. Dal mercato, però, è arrivato Drew Gooden. Giocatore più di qualità che di quantità, con mani morbide che porta in dote un tiro dalla media pungente e un po’ di presenza extra a rimbalzo, pur non essendo uno specialista. Dalla sua c’è anche l’esperienza maturata l’ultimo anno nelle fila dei San Antonio Spurs, squadra dotata di un sistema che spesso permette ai propri giocatori di migliorarsi più di quanto non abbiano fatto fino a quel momento. Attenzione anche a Kris Humphries e James Singleton che vanno idealmente a rimpiazzare la dose di energia che portava Brandon Bass. Non sono giocatori di rilievo, ma il loro contributo alla lunga potrebbe pagare dividendi.

HT 6-0 6-0 6-4 6-6 6-11 6-10 6-7 6-9 6-10 6-4 6-7 7 -0 6-6 6-2

WT 175 170 210 212 265 250 210 235 280 210 228 245 193 180

COLLEGE No rthe aste rn

SALARY $ 1,657, 500 $ 1,075, 440 Cle mso n $4 ,080 ,915 No tre Da me $4 ,700, 000 Mis sissip pi S . $12 ,115, 500 Ka nsas $4 ,500, 000 Wa k e F o r e s t $ 1 0 , 8 9 0 , 0 0 0 Min neso ta $2 ,900, 000 $736 ,420 Ca liforn ia $8 ,100, 000 UNLV $6 ,635, 068 $ 19,795 ,714 Sou thern M. $1,033,342 Ariz ona $9 ,075, 000


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A new ‘flying circus’ Si firorma a Dallas dopo tanti anni la coppia che entusiasmò l’Arizona e Phoenix con giocate spettacolari e ad alta quota

All’epoca della sua militanza nei New Jersey Nets, no ridefinito come “Fliyn’ Circus” per le giocate ad Jason Kidd dava vita, assieme a Kenyon Martin e alto tasso spettacolare che due atleti del calibro di Richard Jefferson, a quello che i media locali aveva- Jefferson e Martin mettevano in scena ispirati dai


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ora è: potranno Marion e Kidd, che di recente sono sembrati solo le copie sbiadite dei giocatori di cui sopra, formare una nouva coppia ad alto tasso di adrenalina, spettacolo e, sperano i fans, vittorie? Dal draft di giugno, i Dallas Mavericks sono tornati a casa con il playmaker francese, ex Cholet, Rodrigue Beaubois. Giocatore che aveva un ottima reputazione presso gli scouts americani, dotato di ottime doti atletiche, anche se ancora molto grezzo e con un tiro tutto da costruire. La dirigenza Texana lo ha voluto

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passaggi al bacio, specie in campo aperto, di Kidd. E subito dopo cominciò ad evoluire, questa volta a Phoenix, ad altezze proibite ai comuni mortali, ispirato da Steve Nash e dal gioco di Mike D’Antoni, Shawn Marion, che mise assieme statistiche pazzesche in quegli anni, meritandosi la fama di giocatore di alto livello che ha accompagnato il suo arrivo in Texas, dopo una serie di annate terminate con tantissime vittorie anche se mai culminate con la vittoria finale. La domanda che i tifosi dei Mavs si pongono

LE STATISTICHE DI JASON KIDD


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LE STATISTICHE DI SHAWN MARION

COSI ‘THE MATRIX’ NEI PLAYOFF


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certo un play nel vero senso della parola. Beaubois potrà imparare il mestire dal migliore, partendo da un buon punto, visto che come vocazione è più un play di rottura che d’ordine e dunque le doti di contrpiedista di Kidd saranno succulento materiale di studio per il ragazzo. Che intanto ha cominciato ad assaggiare il mondo NBA nelle prime gare di preseason, togliendosi anche la soddisfazione di realizzare 14 punti in 21 minuti contro i Wizards.

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subito dalla propria parte dell’oceano per metterlo in apprendistato alle spalle di Jason Kidd. Anche perché al momento, dietro a JK, è lui l’unico playmaker di ruolo. Certo, nelle gerarchie Jason Terry avrà minuti sia come guardia che come play e la prima alternativa a Kidd è lui, ma il Jet è una combo guard, e non

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L’estate tormentata di Dirk Nowitzki

E’ stata un’estate decisamente diverdonna era un’artista delle truffe e sa dalle solite quella che ha vissuta che il suo passato era pieno di Wunder Dirk. Se, infatti, la norma operazione del genere volte a ragera trasferirsi nel Vecchio girare qualche sprovveduto, salvo Continente per partecipare a qualintascarsi cospicue somme di che manifestazione internazionale denaro. Al momento la donna, che con la rappresentativa tedesca, quesostiene che comunque il suo rapsta volta l’asso dei Mavs è stato porto con Nowitzki non fosse una impegnato in faccende molto diverbufala e che i due addirittura si se. Ha fatto il giro del mondo, infatsarebbero dovuti sposare proprio ti, la notizia della donna, Cristal in estate, deve scontare una pena Dopo le delusioni sul campo, il finale di Taylor che poi si è scoperto aver di 5 anni di detenzione per aver denunciato almeno 10 nomi diversi violato i termini della libertà vigistagione scorso ha offerto delusioni anche negli anni passati, che ha ammesso lata nello stato del Missouri. Si dal punto di vista personale di essere incinta di un figlio il cui rimane, comunque, in attesa del padre sarebbe proprio Dirk. Tutta la test di paternità per verificare che storia ha assunto toni grotteschi quando la Taylor è stata arresta- sia effettivamente il padre del bambino, anche se va detto che, in ta a casa di Nowitzki per non aver pagato un conto da 10 mila caso di paternità, Nowitzki ha affermato di volere la custodia dollari a un dentista nel 2006. Si è così venuto a scoprire che la esclusiva del pargolo.

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Dallas Mavericks depth chart

PF

C Er ic Dam pi er

D ir k No wi tz k i

SG

SF

Jo sh H ow ar d

Shawn Marion

JJ B area

Natha n Jawai

PG J as on Ki dd

J a s o n Te r r y

S. Willia m s

Rick Carlisle

PG Quinto n Ro ss

SG

C R . Be a ub o is

D .Go od en

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Greg B uc kne r

SG

PG

SG

PF/C

PF


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The ‘big’ Al DI

D OMENICO P EZZELLA dista presso l’uffi- per ben cinque assoli vocali. Prestazioni

Anno 1997 appren- sente nella classica palestra della scuola

cio del senatore del New Jersey Richard Codey (che forse sarà ricordato un milione di volte in più per avergli dato un lavoro rispetto ad altri colleghi immischiati all’interno della jungla della politica americana ndr). Cantante di musical negli anni di High School partecipando all’evento teatrale ‘Annie get your Gun’ dove addirittura conta ancora una specie di record visto che da solo intrattenne il pubblico pre-

canore che bissate qualche anno più tardi quando insieme a Rosie O’Donnel e all’interno dello show della stessa presentatrice (davanti alle telecamere televisive questa volta come membro della squadra All America di basket ndr) si è cimentato in Anything you can do ottenendo ancora una volta un successo niente male. Un cuore grande come una capanna e sempre impegnato nel sociale specialmente nei confronti di chi è stato vittima di


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abusi, di crudeltà anche da parte della vita, povertà e quant’altro in quella che lui stesso ha sempre definito ‘casa’: il New Jersey. Impegno trasformato in una fondazione no profit la ‘Al Harrington Foundation’ (il cui scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso un problema come quello di ragazzi a rischio oltre ad incoraggiare gli stessi a continuare a lottare nella vita offrendo loro anche un’istruzione per poter poi emergere ndr) e in tantissime presenze in attività nel sociale in tutte le città in cui il suo nome è stato protagonista. Insomma alla fine cosa ne è uscito fuori: una vita da politico? Una vita ‘no profit’ interamente impegnata nelle lotte contro i soprusi nei confronti di bambini? Una carriera da cantante? Assolutamente no. Quello che ne è uscito fuori da quel ragazzone di oltre 2 metri nato in California ma cresciuto come figlio putativo del New Jersey, è una carriera da giocatore di basket. Già perché in mezzo o se vogliamo prima e dopo di tutto quanto appena scritto, Al Harrington indossava canotta e pantaloncini per correre da una parte a all’altra di un campo da basket mostrando a tutti il suo talento. Ma quando si parla di lui non si può vedere l’una senza l’altra faccia di uno dei personaggi più interessanti del mondo Nba. Un personaggio entrato in punta di piedi e solo perché ha deciso di saltare, tempo addietro, un piccolo particolare chiamato ‘college’ per tuffarsi pienamente all’interno di quello più ‘verde’ e più ‘prolifico’ del professionismo. Un personaggio che ha faticato a

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venir fuori, ma che anno dopo anno è riuscito a mettere la testa fuori da un sacco di nome ‘high schooler’ e dal quale solo in pochi hanno avuto il coraggio, la forza e la tenacia di mettere fuori la testa. Una testa che attualmente indossa una fascia arancione per buona parte della sua giornata. Quella anti sudore che in palestra e in partita al Madison Square Garden mette immancabilmente rientrando all’interno del club degli amanti della fascetta di questo sport. Apprendista politico, cantante e impegni sociali chi è realmente Albert ‘Al Harrington. Lungo di professione, tutto fare come segni particolari all’interno della carta di identità cestistica di uno dei pochi emblemi di quello che dall’altra parte dell’oceano chiamano ‘all round’. Capirlo è molto facile: 2,06 centimetri di altezza, fisico che potrebbe competere con quello dei bronzi di Riace e un bagaglio tecnico davvero non indifferente vicino a canestro. Indizi che portano da una sola parte: power forward. Anche. Anche perché le doti di cui sopra erano già accennate quando a St. Patricks fece impazzire i tanti scout dei College accorsi nel New Jersey per poter ammirare un lungo poliedrico come poche volte era capitato di ammirare fino a quel momento, sono sensibilmente aumentate nel corso degli anni. Un ‘range’ di tiro che pian piano è arretrato sempre

di più passando prima dalla media per poi arrivare in tempi a dir poco brevissimi a dietro al linea dei tre punti. Un piccolo particolare che in più di un’occasione l’ha portato ad essere impiegato come ultimo dei tre esterni di un backcourt in questo modo di alto livello e fisicità. Al power forward di prima si aggiunge anche la small forward e per alcuni potrebbe anche bastare. Ma la svolta cestistica di Harrington facendone davvero un giocatore a 360° è arrivata definitivamente (visto che il sentore che l’Al Harrington di oggi fosse un qualcosa di pronosticabile anche durante i suoi anni di gavetta in quel di Indianapolis con la maglia dei Pacers ma soprattutto durante la sua prima vera esperienza da stella Nba con la maglia degli Atlanta Hawks ndr) quando penna in una mano e l’altra che teneva un foglio che conteneva tanto di quel scritto che per leggerlo ci sarebbero voluti un paio di giorni buoni, mise la sua firma sul contratto che lo legava ai Warriors di Don Nelson. Nella città della Baia altro che small forward, altro che power forward, Harrington venne catapultato all’interno dell’area colorata con un ruolo ben preciso: fare il centro. D’accordo che la concezione di Nelson su quelli che sono alcuni ruoli in campo è del tutto rivedibile, ma sullo scacchiere e nello starting five dell’ex coach dei Mavericks il nome del

LA CARRIERA IN NUMERI DI AL HARRIGTON

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natio della California c’era la lettera ‘C’ che contrassegna il pivot. Un ruolo del tutto nuovo in parte. Già perché quello che cambiava nella vita cestistica del ragazzone cresciuto ed emerso nell’Indiana era in difesa visto che il dirimpettaio non sempre era un giocatore mobile, non altissimo come lui e avvezzo ai tiri dalla media distanza. Spinte, ‘culate’ sgomitate per prendere un rimbalzo e qualche gocciolina di sudore di troppo nella propria metà campo. Certo so quello che in molti potrebbero pensare: difesa in un sistema come quello di Don Nelson? Effettivamente non è che quella difensiva del nelson padre è una tattica o una concezione molto di moda, ma fatto sta che in 48’ momenti come quelli descritti un attimo fa sono stati all’ordine del giorno in più di un’occasione. Un piccolo pegno da appagare, insomma, per avere poi dall’altra parte del campo un giocatore che punisse sistematicamente la difesa sui pick and roll, sui pick and pop con tiro dalla distanza oltre a punire le scelte degli avversari di tenere un lungo statico, un corpaccione d’area tanto per intenderci, con fulminee partenze in palleggio degne di un esterno puro. Tutte qualità che avrebbero fatto fare dei salti di gioia al suo allenatore attuale se non fosse per il fatto che Harrington a New York c’è arrivato quasi per caso, ovvero nell’operazione di smobilitazione messa in piedi proprio da Mike D’Antoni e Donnie Walsh e che nel particolare ha portato Jamal Crawford a Golden State proprio in cambio di colui che potrebbe anche essere il prototipo del lungo ideale per l’ex giocatore dell’Olimpia Milano e allenatore della Benetton Treviso. Venti i punti di media nella scorsa stagione con 6 rimbalzi abbondanti. Un fatturato niente male per un giocatore che comunque si porta dietro un salario non certo da ultimo arrivato nella Nba. Va oltre i 10 milioni di presidenti spirati il ‘pay-check’ dell’ex Warriors e contratto in scadenza in una data, il 2010, che ultimamente è

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sinonimo di due cose: Lebron James e appunto New York Knicks. Vederlo ancora nella ‘Grande Mela’ la prossima stagione? Rinnovo contrattuale a cifre ridimensionate in modo tale da prendere parte ad un progetto in rampa di lancio come quello che vogliono mettere su a New York al fianco di un allenatore che comunque nonostante tutto lo stima? Tutte domande difficili e a cui dare una risposta in questo momento è praticamente impossibile. L’unico che potrebbe darne di precise, fungendo da ‘Nostradamus’, è tale Lebron James che tra l’altro al momento con i Knicks e New York c’entra davvero poco se non per bocca dei giornali e dei media della ‘Big Apple’ nella continua ricerca di notizie su un possibile trasferimento di LBJ a New York. Solo se Lebron decidesse in anticipo il suo destino, quello di un giocatore come Harrington (terzo più pagato della franchigia blu arancio dietro a Larry Hughes e Eddy Curry anche loro però in scadenza nella prossima estate con 13 e 10 milioni di dollari ndr) potrebbe essere deciso e magari già altrove. Ma siccome un vecchio proverbio diceva: “Con i se e con i ma la storia non si fa” è inutile fantasticare, è inutile pensare al futuro, a quello che al momento non è nemmeno plausibilmente immaginabile, ed è invece, meglio concentrarsi sul presente. Un presente in cui Harrington sarà ancora una delle pietre miliari dei Knicks di D’Antoni. Un giocatore a cui la stampa locale ha letteralmente affibbiato (chissà se con voglia vista la pressione che solo la stampa newyorkese sa mettere su di un atleta ndr) il ruolo di leader della prossima spedizione dei Knicks. «Il mio ‘provino’ per lui dopo la scorsa stagione è ormai finito. Il coach sa quello che sono capace o no di fare su di un campo da basket, ma credo che ora voglia vedere se sono in grado di guidare questa squadra dal punto di vista della leadership. Questa è la sfida che mi sono prefisso per la prossima stagio-


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ne, guidare questi ragazzi a giocare ad un livello pienamente superiore». Parole inequivocabili, cosi come inequivocabile è stato il rapporto tra D’Antoni e lo stesso Harrington che con una metafora lo si può definire come il traffico che attanaglia la città della Grande Mela. E’ partito, bloccato, paralizzato, a volte in sensi differenti, ma alla fine si è arrivati lo stesso al capolinea. Un capolinea che per il giocatore potrebbe trasformarsi addirittura come un trampolino di lancio visto che con il contratto in scadenza (la gran parte dei soldi potrebbero poi essere utilizzati per arrivare a Lebron ndr) quella che si appresta ad iniziare potrebbe essere la stagione della definitiva consacrazione in maglia Knicks. «Io vivo un sogno tutti i giorni da quando sono a New York, visto che ho sempre voluto essere un leader. So che adesso è ancora presto per parlarne ma mi piacerebbe girarmi indietro il prossimo anno e pensare che io ero presente quando questa società ha posto le prime pietre della rinascita». Ed allora tutto passerà per la prossima stagione, dal suo prossimo modo di porsi in campo e fuori, anche se da quest’ultimo punto di vista dei passi in avanti li ha compiuti fittando già da ora una casa a Denver per il giorno del ringraziamento che capita durante il tour ad Ovest della squadra in modo tale da passare un giorno importante con la squadra, alcune madri e familiari con lo scopo di diventare sempre di più un gruppo unito e solido. «Se riusciamo a stringere rapporto fuori dal campo, dentro il campo tutto diventerà più facile nella prossima stagione».

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Sul parquet ha la faccia e l'espressione da duro, fuori dal campo un uomo ricco di valore e amore per i bambini Il tutto è nato nel 2007. Due anni fa ha la sua voglia di aiutare la gente o per chi lui stesso ritiene meno fortunate. Aiuto arrivato attraverso la costituzione di una fondazione senza scopo di lucro con il chiaro intento di fornire istruzione e arricchire di opportunità la vite di coloro che sono stati vittima, cosi come dicevamo in precedenza, di povertà, abusi o maltrattamenti o malattia. Dove? Ovviamente il New Jersey, ovvero la città che lui stesso ha vissuto per tanti anni pur essendo stato concepito in California. Un’attività che lo stesso giocatore svolge in concerto con altre fondazioni, con i media e anche con la città del New Jersey con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di una realtà, quella dei bambini a rischio, in modo tale da offrire loro più possibilità di una vita migliore. Ma il New Jersey non è stato certo l’unico stato ‘colpito’ dalla bontà di Harrington. Dal suo arrivo ai Warriors, infatti, il suo nome è stato sempre quello più attivo e quello più importante nel cosiddetto programma ‘Nba Cares’ e non solo. Il suo nome è stato sempre in prima linea quando si è trattato di aiutare la comunità della Baia. Presenza ad eventi per la raccolta di cibo per i senza tetto o famiglie bisognose (ha organizzato anche un evento ‘Feed The Children’, fornendo cibo e per l'igiene a più di 1.000 famiglie. Ha partecipato a diverse manifestazioni di sensibilizzazione della comunità, compresa una visita alla Martin Luther King Elementary School. Sempre nel 2007 come riconoscimento dei suoi sforzi per la comunità ha ricevuto il premio NBA Community Assist Award), ha praticamente messo il suo portafogli a disposizione di alcuni bambini proprio a New York, ma quando era ancora a Golden State, all’interno della Nba Store, oltre alla partecipazione come testimonial al Kaiser Permanente's Get Fit Programm oltre che rappresentante del Amazing Food Detective e cioè programmi volti a dimostrare l’importanza della corretta alimentazione e fitness nei bambini. Tra le tante cose, poi, anche la violenza, visto che lo stesso Harrington, sempre ad Oackland, ha preso parte ad una sorta di tavola rotonda contro la violenza nel programma Oakland Tech High School. Insomma se all’apparenza può sembrare un ‘cattivo’, basta scavare per scoprire che si tratta di un bonaccione.

Ma i rapporti stretti con i compagni di squadra non saranno certo gli unici che lo aiuteranno o gli unici rimedi che Harrington ha preso per far colpo sul suo attuale allenatore. Palestra e più di qualche chilo di muscoli in più rispetto al passato e un’estate passata in palestra. Questa la ricetta che l’ex Golden State ha deciso di seguire per migliorare le sue prestazioni e magari tenere ancora di più botta sotto le pance in fase difensiva prima ancora che offensiva dove la sua agilità, a quanto pare rimasta del tutto intatta, fungerà ancora da ago della bilancia. «Non ho mai lavorato cosi tanto durante l’estate in tutta la mia carriera. Quest’anno però ho deciso che era arrivato il tempo di iniziare a fare un lavoro specifico per uno scopo specifico. Riguardando alcuni momenti chiave della passata stagione ho notato come nei finali di partita il mio copro non rispondeva a quelli che erano gli impulsi della mia mente. Ero stanco. Arrivare lucido e con ancora energia in corpo nel finale di partita quando la squadra e i compagni hanno bisogno di me, è il mio obiettivo, oltre ad essere il nuovo leader dei Knicks. Se sono pronto? Certamente». Insomma sfida lanciata non solo ai media, ma a tutta la comunità cestistica newyorkese dal ragazzo del New Jersey e se poi dalla tua hai anche l’appoggio del presidente della squadra (Donnie Walsh ndr) allora il tutto potrebbe anche diventarti più facile da realizzare. «La leadership non è una cosa che si da – ha commentato Walsh in un’intervista -. E’ un qualcosa che i tuoi compagni percepiscono dal campo per quello che fai e credo che Al possa avere questo tipo di atteggiamento e di ruolo nella nuova squadra».


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‘Face to Face’

L’uomo, il basket, il giocatore e l’America: Alessandro Mamoli DI

D OMENICO P EZZELLA

L'UOMO ALESSANDRO MAMOLI «Glory Road» Qu a n t e l i n g u e p a r l i ? P e r c h é h a i s c e l t o d i s e g u i r e i l «Inglese e italiano». b a s ke t ? I o s o n o c a s e r t a n o , d i m m i l a p r i m a p a ro l a c h e t i v i e n e «E’ più corretto dire che il basket ha scelto me. E’ un in mente… colpo di fulmine, che poi diventa ossessione e infine «Nando Gentile» dipendenza. Una droga che fortunatamente in questo Come te la cavi con il casertano? caso, non nuoce gravemente alla salute». «Malino direi …. Ma mi diverto da morire ad ascoltarUn agg e t t i v o p e r d e s c r i v e r t i ? lo». T i p i a c e i l b a s ke t d e l 2 0 09 ? «Creativo». Un libro da consigliare? «Mi piace quello giocato bene. Il basket di Siena, del «Non avendo molto tempo a disposizione, tutto quello Pana, delle squadre di Messina. Ma non necessariache leggo è sul basket. Non ho un favorito ma ti dico mente quello vincente. Il mio preferito ad esempio è il “Blue Blood” che racconta la storia della rivalità tra sistema di D’Antoni che fino ad oggi, almeno in Carolina e Duke e “When march went mad”, l’ ultimo America, non si è ancora dimostrato vincente». che ho letto, di Seth Davis sulla storia della partita La squadra dei sogni? che ha cambiato per sempre la visibilità del College «In Italia e in Europa La Tracer del 1987, in America i Basket : la finale Ncaa del 1979». Bulls dell’ era Jordan e ovviamente l’ unico vero Dream L ’ e v e n t o s t o r i c o p i ù i m p o r t a n t e d a l t u o p u n t o d i Team, quello del 1992». v is t a. . . I l c e s t i s t a p r e fe r i to . . . «Storico vero …troppi ma scelgo lo sbarco sulla luna. «Di sempre Michael Jordan, oggi son troppi….» L ’a t l e t a p r e f e r i t o . . . Storico cestistico, la finale NCAA del 1966». U n fi l m c h e h a s e g n a t o l a t u a v i t a ? «Di sempre Michael Jordan, oggi Usain Bolt» L a p a r ti t a i n d i m e n t i c a b i l e . . . «La ricerca della felicità con Will Smith» L a c o l o n n a s o n o r a d e l l a tu a v i ta ? «Tracer–Aris la rimonta del -31 del 1986. La vidi sul


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posto. Arrivai al palazzo alle 15, cinque ore prima della partita. Prima di uscire di casa mi girai verso mio padre e gli dissi : “Vedrai che ce la facciamo”». Me gl i o l a N b a o l ’ I t al ia ? «NBA per qualità, organizzazione e spettacolo». Qu a n t o è i m p o r t a n t e l o s p e t t a c o l o n e l l a p a l l a c a n e s t r o ? «Molto, ma lo sono ancor di più l’ organizzazione, la programmazione e il rispetto delle regole, fondamentali per dare credibilità a questo splendido sport». Domanda numero 17, sei scaramantico? «Oggi mediamente, quando giocavo ero ossessionato». Gli U2 can ta no ‘ ta k e u r pr id e’ , pu ò esser e il motto d e l l a v it a d i A l e s s an d r o Mam o l i ? «Preferisco “I love this game”».

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«Qui occuperei troppo spazio. Una gioia soltanto non c’è. Sono 1000». La persona più importante che ti ha regalato il basket? «Uno dei miei primi allenatori alle giovanili, Alberto, lui mi fece davvero appassionare. Poi Marco Crespi, mi ha insegnato tutto quello che sapevo fare in campo». C’hai mai rimorchiato qualche ragazza con il basket? «No , non sono mai stato così famoso». Ch e p o s t o e c h e r u o l o o c c u p a i l b as k e t i t a l i a n o n e l l a tu a v i t a ? «Fa parte del mio lavoro». Co m ’ e r i d a g i o c at o r e ? «Una guardia tiratrice, con un tiro da fuori micidiale. Nelle giovanili facevo solo quello , uno specialista, poi A L E S S A N D R O M A M OL I E I L B A S K E T GI O C A T O ho ampliato il mio modo di giocare. Nel 1996 ad esempio nella mia stagione ad Orvieto, finii primo nella I l t u o p r i mo r i c o r d o d e l l a p a l l a a s p i c c h i ? classifica degli assist del girone». «A 6/7 anni, i corsi di minibasket alla scuola elementa- La partita più importante che hai vinto? re». «Una gara a Casale Monferrato quando giocavo in La prima cosa che ti dissero quando dicesti che ti pia- serie C per Novara, fu decisiva per vincere il campioceva il basket? nato la settimana dopo». Qu e l l a c h e h a i p e r s o ? «In realtà non lo dissi mai. Cominciai e basta….» La gioia più grande che ti ha dato il basket? «Una finale interzona nella categoria ragazzi.


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Perdemmo dopo due supplementari. Fu l’ inizio della maledizione del gruppo dei ’73 di Milano. Raccogliemmo sempre molto meno di quello che avremmo meritato». La cosa che ti dicevano sempre da giocatore? «I miei allenatori ?? Difendi ! I miei compagni : “Tira!» C ’ è m a i s t a t o u n o s f o t t ò d a p a r te d e i ti f o s i a v v e r s a r i ? «Nelle minors diverse volte…» U n mi n u t o p e r s p i e g a r c i p e r c h é a d e s s o s e i d i e t r o u n a s c r i v an ia e no n p iù s u d i un c a m p o d a b as k e t ? «Perché sul campo non facevo più canestro (ride)…» A L E SS A N D R O M A M O L I E D I L G I O R N A L I S M O T i ri c o r d i i l p ri m o a r t i c o l o c h e h a i s c r i t t o ? «A livello amatoriale ho cominciato col College, Final Four. A Sky fu un pezzo sul ritiro della maglia di John Stockton». T e l e c r o n is t a S k y… … . s e i r ic c o ? «Se intendi economicamente, assolutamente no. Siamo semplici giornalisti, non divi del cinema.

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Umanamente e professionalmente sono un miliardario». Co m e ha i ni z i at o A l e s s an d r o Mam o l i ? «Per caso, come tanti che fanno questo mestiere, soprattutto se ci arrivano tardi. Nella prima parte della mia vita mi sono dedicato alla pratica del basket e dunque al giornalismo sono arrivato dopo altri. Ma fondamentalmente per passione, amore nei confronti di questo sport meraviglioso». Un m i n ut o d i t e m p o p e r s p i e gar c i c o m e e q u an d o t i è venuta l’idea di fare questo lavoro? «Ripeto, è stato casuale. Un colloquio, un’ idea. Il pensiero di poter essere l’ uomo giusto al momento giusto. Ma senza Paola Ellisse probabilmente oggi mi starei ancora trascinando su qualche campo delle minors con mal di schiena e caviglie doloranti». Pe r c h é l a t v ? Per caso anche qui. La spinta arriva dal basket, poi se finisci in Tv, giornali, internet, è solo un caso. Anche se devo dirti che nel mio passato ci sono 10 anni di vita nell’ intrattenimento. La prima volta che mi sono trovato a Sky, parlare a un microfono mi sembrava la


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cosa più naturale del mondo». C i n q u e p e r d e s c r i v e r e Fl a v i o T r a n q u i l l o … «Perfezionista, professionale, istruttivo, stimolante, innovativo». C i n q u e p e r F e d e ri c o B u f f a … «Geniale, inimitabile, unico, professionale, milanista». I l p r im o a ne d d o t o c he t i v i e ne in m e nt e p e ns an d o a i t u o i v i a g g i n e g l i St a t e s p e r l ’ N b a ? «Estate del 2001. Mi ero appena sposato, era l’ epoca della dinastia Lakers. Facendo finta di niente con mia moglie, piazzai la tappa di Los Angeles del viaggio di nozze in concomitanza con gara 1 e 2 di finale. Puntualmente i Lakers arrivarono in finale col miglior record e giocarono in casa gara 1 e 2. Arrivando da San Diego a Los Angeles, uscendo in Figueroa Street dissi : “Toh amore, guarda lo Staples, pensa, domani c’è gara 1. Che faccio non vado?”. Mi costò qualche piatto da lavare gli anni successivi ma vidi la prima partita NBA dal vivo della mia vita. 48 di Iverson e 44 di Shaq con Phila vittoriosa in overtime. Indimenticabile».

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E l e g at o al l a N c aa ? «Nel 2003 per raggiungere New Orleans in occasione della Final Four NCAA cancellarono la coincidenza da Chicago a causa di una tempesta. Sostai tutta la notte davanti al banco della United e la mattina dopo alle 5.30 minacciai l’ inserviente di mettermi sul primo volo per Houston (la città più vicina a New Orleans per raggiungere in tempo il Superdome in macchina). Arrivai stravolto dopo 36 ore senza dormire sulla palla a due di Kansas – Marquette». Come sono visti i giornalisti ‘pendolari’ come te negli S t at e s ? «Con sospetto. Alcuni non si capacitano del fatto che il College Basket possa interessare qualcuno in Italia. Ma per gli accrediti uno vale l’ altro». L a t u a p r i m a e s p e r i e n z a d a ‘ i n v i a t o ’ i n A me r i c a . . «Inviato amatoriale, la Final Four del 2002 ad Atlanta. Inviato per Sky, l’ esordio di Belinelli con i Warriors. Cinque giorni a Oakland indimenticabili». L a t u a u l t i m a i n t e r mi n i t e m p o r a l i ? «Il viaggio di aggiornamento professionale dello scorso


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febbraio. Un’avventura impossibile : 12 giorni per vedere 9 gare di college, 2 NBA e l’ All Star Game. Un giro da sogno tra NY, Durham, Chapel Hill, Winston Salem, Philadelphia, Lexington, Louisville, South Bend, Tucson e Phoenix. Resta la più grande esperienza della mia vita». D o v e t i v e d i d a q u i a… . f ac c i am o 5 a nn i. . «Non programmo mai, seguo il corso...» AL E S S AN D RO MA MO L I E G L I S T AT E S I l p r i m o i m p a t t o c o n l ’ A me r i c a ? «A 16 anni, ospite di una famiglia americana in California. A parte la zona di San Jose non la vidi molto. Meglio l’ anno successivo in viaggio con i miei tra NY, San Francisco, Las Vegas e Los Angeles». C inq u e pe r spie g ar c i c he c o s’ è re a lm e nt e v i v e re il b a s k e t a m e ri c a n o . «Diverso. Spettacolare. Unico. Serio. Organizzato» A ru o t a l i b e r a s u l l e p e rs o n e c h e h a i i n c o n t r a t o n e i t u o i v ia gg i. . . «Troppe, se vado a ruota libera copro il tragitto dell’ intero Giro d’ Italia. La relazione più importante è però con il General Manager dei 76ers, Ed Stefanski. Ci sentiamo costantemente». I l g i oc a t o re p i ù d o mi n a n t e i n q u e s t o mo m en to d e l l a Nba ? «LeBron James» L a s q u a d r a p i ù f o r te ? «Los Angeles Lakers» B a rg n a n i , B e l i n e l l i e G a l l i n a r i c h i p u ò f a re me g l i o d a q u i a 5 an ni? «Se la schiena regge e costruiscono una squadra che

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abbia una logica, non me ne vogliano gli altri due, dico Danilo». C hi s e nt i d i p iù ? «Danilo». P e r c hi f a i il t if o ? «Per nessuno ovviamente, oppure per il bel basket». Q u a l e l a s q u a d ra c h e n o n s o p p o r t i ? «Quella che gioca male». K o be o L e br o n ? «Per oggi ancora Kobe». I s ia h T ho m a s o Jo r d a n? «MJ» K a re e m o S h a q ? «Kareem» B i r d o M ag ic ? «Qui è durissima…facciamo così, scelgo Earvin “Magic” Bird….» C e l t ic s o L ak e r s ? «Lakers». Detroit o Chicago? «Bulls». N C AA o N ba ? «Per lo spettacolo l’ NBA, per la passione sto col primo amore: NCAA». C h i h a i v o ta t o p e r l ’ A l l S t a r G a m e ? «Andrea Bargnani ovviamente». I l ‘ s o g n o a m e ri c a n o ’ d i A l e s s a n d ro M a m o l i … «6 al superenalotto e court side ticket tutto l’ anno, ‘alla Goldstein’ per intenderci». Dul cis in fundo fantabasket: i dieci di A lessandro M am o l i… «LeBron, Kobe, Roy, Deron Williams, D.Howard, Wade, K.Durant, Ginobili, Duncan e …Gallinari!»


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DI

A LESSIO C APRODOSSI

Viaggio attraverso le location ed il lavoro svolto in quest’ultimo periodo dalle 30 franchigie a stelle e strisce in previsione della prima palla a due

Nba Training Camp L’alba di una delle stagioni potenzialmente più scoppiettanti che la NBA abbia mai potuto offrire regala sensazioni contrastanti. Scherzi e battute si alternano al duro lavoro sotto gli occhi attenti degli staff tecnici, che nel mese scarso a disposizione, mettono nel motore i meccanismi da replicare poi in campo. Ecco, quest’anno il training camp NBA ha fornito, sta fornendo e ci si può scommettere che continuerà a farlo fino al 27 ottobre (palla a due con Cleveland-Boston come antipasto, non proprio malissimo…) svariate sorprese, nel bene come nel male. Ma andiamo con ordine alla scoperta delle trenta franchigie. ATLANTIC DIVISION E’ quella che ci interessa più da vicino, quella dove figurano i Toronto Raptors e i New York Knicks. Molto cambiate rispetto a dodici mesi fa, pur seguendo strade diverse – rivoluzione in Canada, firme a breve termine nella Big Apple nell’attesa della prossima estate – per entrambe sarà difficile fare peggio dello scorso anno.

Mike D’Antoni scommette forte su Danilo Gallinari (che non ha caso campeggia in svariate pose sul sito ufficiale del team). L’ha detto a microfoni spianati durante il media-day e lo ha confermato regalando al Gallo più minuti di tutti. Lui ha ripagato come sa, con canestri, energia, atteggiamento. Sorprendente per gli addetti ai lavori d’oltreoceano, niente di nuovo per noi che ne conosciamo cuore e talento. Il Baffo punta anche sulla voglia di rivalsa di Darko Milicic, ma i playoff si raggiungono cavalcando David Lee (oggetto del desiderio di mezza lega) e Wilson Chandler, altra pedina basilare nello scacchiere pensato da D’Antoni. Le prime uscite non sono state incoraggianti, specie la ripassata presa con Boston, ma il materiale per centrare l’agognata post season c’è.

NEW JERSEY Luogo training camp: Nets Practice Facility, East Rutherford, NJ Non è proprio invidiabile, invece, la posizione di Lawrence Frank che si ritrova al via senza il suo pezzo da novanta (Vince Carter) ceduto in cambio del trio Alston, Battie e Lee. L’inizio è stato in TORONTO RAPTORS salita, e non solo per le sconfitte rimediate – al momento di scrivere Luogo training camp: Carleton University, Ottawa, Ontario/ Air i Nets sono una delle cinque squadre ancora senza vittorie – ma le Canada Centre, Toronto, Ontario premesse e le potenzialità non lasciano tranquilli, tutt’altro. L’imperativo è guardare avanti: il futuro sorride infatti ai Nets, Diviso tra la Carleton University, a Ottawa, e l’Air Canada Centre, coach Triano e soci stanno plasmando il gruppo più nuovo dell’inte- baciati dalla fortuna con l’arrivo del magnate russo Prokhorov, che ha già promesso progetti rivoluzionari, dentro e fuori dal campo. ra lega. Solo tre i giocatori rimasti (Bosh, Bargnani, Calderon), Vediamo di mantenerle, le promesse! quindi tanto lavoro e un bel po’ di tempo che servirà necessariamente per venire a capo di un puzzle comprendente parecchia Italia PHILADELPHIA 76ERS (i due in campo più il preparatore atletico Francesco Cuzzolin), Luogo training camp: St. Joes University, Philadelphia, PA Spagna (Calderon), Slovenia (Nesterovic), Turchia (Turkoglu). Proprio il turco, finora, si è limitato ad osservare rifiatando dopo Una delle franchigie meno rinnovate, a parte la pesante partenza di una stagione massacrante tra club e nazionale. Bene ma con solite Andre Miller, ha cominciato benissimo battendo due volte in due riserve il Mago, mentre acquista consensi Marco Belinelli, tra i più giorni i Raptors. I segnali inviati parlano di una squadra meno utilizzati nei primi scrimmage, propositivo e volenteroso, e non solo Igoudala-dipendente, che dovrà saper sfruttare le armi presenti nel in attacco come siamo abituati a vederlo. Buone nuove provengono bagagliaio (vedi Kapono e Speights) considerando anche che quepure dal rookie DeMar DeRozan (che trovate a parte), mentre dopo st’anno in aggiunta ci sarà un Elton Brand, che si dice “pienamente aver superato i problemi fisici Chris Bosh ha lentamente ripreso recuperato e con una gran voglia di portare in alto i Sixers”. Playoff l’attività a pieno ritmo. Complessivamente bene, ma c’è davvero alla portata. tanto lavoro da fare. NEW YORK BOSTON Luogo training camp: Sports & Recreation Center at Skidmore Luogo training camp: Salve Regina University, Newport, RI College, Saratoga Springs, NY I tre moschettieri hanno accolto tra loro Rasheed Wallce-


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D’Artagnan, che ha iniziato la sua avventura nel Massachusetts nel modo giusto: calibrato, tranquillo, reattivo, ma nel suo stile ovviamente (“Possiamo battere il record 72-10 dei Bulls di MJ”, ineguagliabile Sheed). La notizia più importante resta comunque il ritorno a pieni giri di Kevin Garnett, che in due partite ha già fatto intuire di essersi lasciato alle spalle l’infortunio al ginocchio. Pronto a guidare la scialuppa c’è un Rajon Rondo cresciuto esponenzialmente nell’ultima stagione (Danny Ainge ha confermato che per lui è già pronto il rinnovo). Un solo obiettivo: togliere lo scettro ai gialloviola.

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Luogo training camp: Pistons Practice Facility, Auburn Hills, MI Prince, Hamilton, Stuckey e un mare di novità hanno fatto capolino ad Auburn Hill, dove John Kuester è alla prima esperienza da head coach. Al suo fianco trovea “mister ultimo quarto” Ben Gordon, il faro principe dei nuovi Pistoni. Che nelle prime uscite hanno lasciato intravedere il proprio credo: aggressività prima di tutto, tanto che prima l’ex Biella Jonas Jerebko e poi il rookie Austin Daye sono finiti anzitempo negli spogliatoi per rissa! Diciamo che l’atteggiamento da Bad Boys c’è tutto, aspettiamo i risultati…

CENTRAL DIVISION Qui si gioca per il secondo posto, almeno stando alle carte. I Cavaliers appaiono due palmi sopra tutti, dietro si annuncia una gran lotta tra Bulls e Pistons col possibile inserimento dei Pacers, mentre per i Bucks sembra notte fonda ancor prima di cominciare.

INDIANA Luogo training camp: Conseco Fieldhouse, Indianapolis, IN L’obiettivo di Jim O’Brien è migliorare il rendimento – specie quello esterno - dello scorso anno (36-46) ma guardando il materiale a disposizione playoff e Pacers non sembrano propriamente termini collegabili. Si riparte da dove ci si era lasciati: mister Antonio CHICAGO Granger, un All-Star in attesa di giudizio, vedi definitiva consacraLuogo training camp: Sheri L. Berto Center, Deerfield, IL zione, ma ci sarà bisogno del cast di supporto, con T.J. Ford, Fuori Gordon, dentro Deng, i nuovi Bulls sembrano pronti a prose- Mike Dunleavy e Troy Murphy indiziati numeri uno. Atteso al varco guire sulla strada intrapresa la scorsa stagione, quando sfiorarono il il rookie da North Carolina Tyler Hansbrough e occhio all’altro esordiente A.J. Price. colpo grosso al primo turno playoff contro i Celtics. Vinny Del Negro potrà disporre di un roster lungo e con spiccate doti difensiMILWAUKEE ve, mentre di là passerà tutto per le mani e l’estro di Derrick Rose, che si è già detto pronto a diventare il miglior play della lega. Piano Luogo training camp: Bucks Training Center, St. Francis, WI number one, c’è parecchio lavoro prima di scavalcare i timonieri di Note apparentemente dolenti anche per i Bucks, che nonostante i Utah e New Orleans, ma ha a disposizione uno dei migliori cast per progressi raggiunti con l’arrivo del sergente Skiles non sembrano dimostrare quanto vale. Mancare la post season sarebbe uno choc! ancora attrezzati per recitare un ruolo da protagonista a Est. L’estate ha portato parecchie novità con la dipartita alla volta di CLEVELAND San Antonio di Richard Jefferson (altri due anni per 29 milioni di Luogo training camp: Cleveland Clinic Courts, Independence, OH dollari totali), per il quale Milwaukee ha ottenuto il solo Kurt Thomas (in scadenza a giugno) considerando che le altre pedine C’è una sola parola che alberga nella mente di LeBron James. inserite nella trattativa non hanno mai messo piede nel Wisconsin Anello. Solo quello potrebbe placare, almeno momentaneamente, l’irrefrenabile voglia del 23, che ora avrà Shaquille O’Neal al proprio (Bruce Bowen ha deciso di ritirarsi, Fabricio Oberto è stato girato ai Wizards). Pesa tremendafianco. Non necessariamente un bene, considerando come cambierà il gioco dei Cavs, che dovranno abbandonare il gioco in transi- mente lo stop di Michael Redd, mentre c’è curiosità nel vedere come l’ex romano Brandon Jennings possa convivere con l’esigente zione per favorire l’ex big man di L.A. Non una grande scelta se Skiles, ma quanto a facce nuove l’interesse verte su Hakim Warrick, nella stessa squadra c’è il re incontrastato del contropiede, ma nei strappato ad una vasta concorrenza, e sul turco Ilyasova, uno che playoff ci vogliono anche i chili e l’esperienza di The Diesel. Che con la mole di energia incorporata si candida a possibile sorpresa intanto è stato accolto con tappeti rossi degni di Obama, e lui che ha contraccambiato parlando di Cleveland come di una città “fanta- della stagione. stica in cui non manca nulla”. Per uno che è passato tra Orlando, Los Angeles e Miami sembra leggermente poco credibile ma a Shaq SOUTHEAST è permesso questo e altro. Insieme a lui, i nuovi Cavs vedono anche Il pronostico dice Orlando in pole-position e gazzarra alle sue spalAnthony Parker, Jamario Moon e Leon Powe, tutto ciò che manca- le. Miami, Atlanta, Washington e Charlotte però saranno brutte va per afferrare il titolo. O almeno così sembrerebbe… gatte da pelare per tutti, Magic compresi. DETROIT

ORLANDO


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Luogo training camp: RDV Sportsplex, Magic Practice Court, Orlando, FL Le sorprese non finiscono mai a Disneyland, ma stavolta Othis Smith ha giocato d’azzardo pesante: fuori Hedo Turkoglu, dentro Vince Carter, scambiato per Courtney Lee, Rafael Alston e Tony Battie. Ma il rischio è di casa ai Magic, che scommettono forte anche sul ritorno di Jason Williams, tornato sui propri passi dopo la pausa annuale definita all’epoca ritiro. A far quadrare un cerchio tra i più temibili in assoluto dell’intera lega sono arrivati pure Brandon Bass e Matt Barnes, due uomini di sistema che portano durezza e fisicità sotto i tabelloni. I lavori in corso procedono alla grande per Van Gundy, che nelle prime uscite ha ritrovato subito facce e atteggiamenti desiderati. Nei pronostici della vigilia partono dietro a Celtics e Cavs, stesso refrain dello scorso anno...

l’anno in alternativa a Griffin. WASHINGTON Luogo training camp: Virginia Commonwealth University, Siegel Center, Richmond, VA Si respira aria nuova nella Capitale, dove il ribaltone voluto dal gm Ernie Grunfeld ha messo le basi per un nuovo inizio. Si volta pagina con l’approdo in panca di Flip Saunders, coach azzeccato per raggiungere il top durante la regular season, rivedibile quando si gioca da aprile in poi (vedi l’esperienza a Detroit). La notizia più importante per i fan dei Maghi è il ritorno di Gilbert Arenas, come sempre tendenzialmente fiducioso nei propri mezzi (“Nessuno poteva difendere su di me prima, nessuno potrà farlo ora”, la sua ultima perla). Insieme a lui ecco Antawn Jamison e Carol Butler a ricostruire il trio da sogno che ha regalato le migliori stagioni nel passato recente. Azzeccata, e molto, sembra la scelta di Mike Miller, che potrà e dovrà punire le difese sugli scarichi di Agent 0, così come unanimi consensi ha ricevuto la mossa Oberto, gregario di lusso ed esperienza che farebbe la felicità di molti coach NBA. Il nodo cruciale per una squadra in cui il talento abbonda rimane la difesa, nota dolente anche nelle annate più floride. Il lavoro per Flip Saunders non mancherà, e solo il tempo ci dirà se darà i frutti sperati.

ATLANTA Luogo training camp: Philips Arena Practice Court, Atlanta, GA Pochi cambiamenti e chiavi in mano sempre a Mike Bibby in casa Hawks, anche se l’allarme Joe Johnson (ha rifiutato il rinnovo, per scegliersi la destinazione in estate) pesa parecchio guardando in prospettiva. Interessante l’esperimento di Jamal Crawford, uomo in cerca di rivincite, mentre non è stato posto rimedio alla lacuna cronica sotto canestro. Il vecchio Joe Smith porta in dote esperienza e malizia, ma per colmare il gap con le big di strada ne manca ancora MIAMI tanta. Playoff ampiamente alla portata, poi però c’è il buio. Luogo training camp: AmericanAirlines Arena Practice Court, CHARLOTTE Miami, FL Luogo training camp: Time Warner Cable Arena, Practice Facility, Pochi ritocchi per gli Heat, che vivono e muoiono con D-Wade. Pat Charlotte, NC Riley ha optato per lasciare inalterato il roster a disposizione di coach Spoelstra, per il quale sarà molto complicato riuscire a ripeNel cammino di crescita paventato dal duo Jordan-Brown, la statere il quinto posto della scorsa stagione. La ricerca di un play reagione al via dovrà sancire la prima storica partecipazione dei lizzatore (Iverson su tutti) in grado di togliere pressione al numero Bobcats alla post season. Obiettivo tutt’altro che semplice conside3 si è rivelata vana, e tutto rimarrà come prima, con Mario rando le contendenti, ma altresi alla portata della truppa della Chalmers a dirigere l’orchestra. Wade a parte, la certezza degli Heat Carolina, che ha le carte in regola per essere la mina vagante si chiama Udonis Haslem, capitano coraggioso esempio per attitudell’Est. Pochi cambiamenti in seno alla squadra, anche se non ha dine e volontà. Quella che ha giurato di aver finalmente trovato propriamente convinto lo scambio Okafor-Chandler, che se è vero Beasley, il secondo violino di Miami, un potenziale All-Star senza che alza il livello intimidatorio allo stesso tempo priva Charlotte di una sicurezza sotto canestro in cambio di un giocatore troppo spes- riserve, che dopo l’agosto disintossicante in quel di Houston, deve so limitato dagli infortuni. Con Felton in cerca di gloria (free agent tener fede alle promesse fatte. Anche perché in attacco manca l’alternativa a Wade, e con un Jermaine O’Neal che non appare più in in estate) e D.J. Augustin a spartirsi i compiti in regia, i Bobcats grado di spingere sull’acceleratore o ci pensa Beasley o addio spepresentato un trio complementare nello spot di guardia, dove si ranze di gloria. conciliano l’aggressività di Raja Bell, l’imprevedibilità dell’ultimo arrivato Flip Murray e l’esplosività di Gerald Henderson, il rookie da North Carolina su cui in tanti puntano per il titolo di rookie del- NORTHWEST


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Spettacolo e gran lotta tra Denver e Portland, con Utah possibile outsider. Tre squadre diverse in tutto, ma ampiamente avanti alla rinnovata Minnesota e agli Oklahoma City Thunder, che duelleranno per evitare l’ultima piazza.

pito è arduo pensando ai rivali e ai loro movimenti di mercato, ma coach McMillan ha chiesto a gran voce un regista capace di organizzare e finalizzare, adesso ce l’ha e al Rose Garden si aspettano divertimento e successi.

DENVER Luogo training camp: Pepsi Center Practice Court, Denver, CO/Taipei-Cina L’impressione è dell’occasione persa quando si guarda il roster e le scelte estive dei Nuggets. La squadra giunta sorprendentemente quanto meritatamente all’ultimo atto della Western Conference non è stata ritoccata quel poco che serviva per riproporsi al massimo livello. Da qui il naso storto di molti addetti ai lavori, aumentato dal fatto che dagli Spurs ai Blazers passando per i Lakers, tutti si sono rinforzati, e pure parecchio. Mentre dal Colorado se ne sono andati sia Linas Kleiza che Donthay Jones. Ciò non toglie che il materiale in mano a George Karl sia di altissima valenza, a cominciare da Chauncey Billups, l’uomo della svolta che ha cambiato i destini dei Nuggets. La mente ha il suo braccio da armare, quel Melo Anthony che già in preason ha mostrato le intenzioni per l’annata, prima a parole (“Dopo LeBron e Wade ora è il mio turno, voglio prendermi il palcoscenico”) poi con i fatti recapitando 45 punti in 24’ di furore contro i malcapitati Pacers. Non malaccio come biglietto da visita…Denver sembra però un po’ troppo corta, e pure i tentativi in extremis (Desmond Mason, Flip Murray) si sono rivelati fumosi. Un buon impatto lo si aspetta da Ty Lawson, alle dipendenze del miglior maestro possibile, così come da Ben Afflalo una garanzia se c’è da far canestro, un po’ meno se bisogna evitare di prenderlo. Del resto questo è il dna dei Nuggets.

UTAH Luogo training camp: Zions Bank Basketball Center, Salt Lake City, UT Intrappolati dal tormentone Carlos Boozer gli Utah Jazz si ripresentano allo stesso modo di come si erano congedati nell’ultimo match di playoff allo Staples Center. In più c’è l’investitura di Paul Millsap, verso cui è stata pareggiata la ricca offerta arrivata a luglio da Portland. In teoria il suo minutaggio dovrebbe aumentare proprio a svantaggio dello stesso Carlitos, che a febbraio potrebbe cambiare aria. A rasserenare Jerry Sloan c’è il solito Deron Williams, che in preseason si è fatto appezzare pure a Londra e a Madrid e che è deciso a prendersi lo scettro dei registi nella sfida con l’amico Chris Paul (“Penso di essere il migliore del mondo”, ha ringhiato DW). Solida, e si spera libera da impedimenti fisici, la colonna europea, con Kirilenko e Okur che al riguardo hanno saltato gli Europei per riposare. Da loro passano le sorti dei Jazz, per i quali sarà tutt’altro che semplice inserirsi tra le prime otto senza evitare gli spauracchi (leggi Lakers e Spurs).

PORTLAND Luogo training camp: Portland Trail Blazers Practice Facility, Portland, OR Quella che sarebbe dovuta essere la regina del mercato estivo ha guadagnato una sola aggiunta ad un roster già assai competitivo. Cercato, accantonato (in favore di Turkoglu prima e Millsap poi) alla fine firmato, Andre Miller è l’uomo giusto nel posto giusto. Un’operazione simile a quella fatta da Denver con Billups, che nell’Oregon tutti sono convinti possa dare gli stessi risultati. Cancellati sul nascere i dubbi per la convivenza con Brandon Roy, l’arrivo di Miller dovrebbe facilitare i compiti di tutti i protagonisti: dagli esterni volanti e perimetrali (Rudy, Roy, Webster, Outlaw) a Aldridge fino a Greg Oden, quello che dovrebbe beneficiare maggiormente della sapienza tecnico-tattica dell’ex Sixers. Certo il com-

OKLAHOMA Luogo training camp: Integris Health Thunder Practice Facility, Edmond, OK Altra stagione tribolata attende i Thunder, dove Kevin Durant continua a predicare nel deserto. Con lui ci sarà Westbrook, che deve confermare le notevoli aspettative nate dopo la buonissima annata da rookie, condita dal record di una tripla doppia (17+10+10) a tre anni di distanza dall’ultimo esordiente capace dell’impresa, tale Chris Paul. Tanti buoni giocatori, l’ultimo in ordine di tempo Desmond Mason ma nessuna seconda punta capace di diminuire parte della pressione che pende sulle spalle del prodotto da Texas. Almeno che la terza scelta assoluta James Harden non stupisca da subito. E sotto manca un lungo con pericolosità offensiva. Sarebbe già tanto fare meglio delle ventitre vittorie dell’anno scorso. MINNESOTA Luogo training camp: The Taylor Center, Minnesota State University, Mankato, MN Si riparte con un mare di novità a Minneapolis, dove toccherà a


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Kurt Rambis mettere assieme una versione finalmente credibile dei Timberwolves. Una delle franchigie più bistrattate della Lega ha provato a complicarsi la vita anche la sera del Draft quando ha chiamato in successione Rubio e Flynn al numero 5 e 6. Scelta rivelatasi poi fortunata alla luce degli eventi, con il play uscito da Syracuse al timone e la star in rampa di lancio Ramon Sessions prima bocca da fuoco. Dentro poi c’è un Al Jefferson determinato più che mai e desideroso di entrare a far parte del team USA in vista dei prossimi Mondiali. Passi avanti si pretendono da Kevin Love, mentre presenza difensiva e ulteriore opzione al tiro dal lontano arrivano dall’ex Cavs Pavlovic. Nella prima parte del pre-campionato Minnesota si è segnalata per una ritrovata facilità nel gioco offensivo, mentre c’è tanta strada da fare nella propria metacampo.

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la prima volta che la squadra povera di Los Angeles si sfalda ancor prima di cominciare nonostante un roster di indubbio valore. Baron e Ricky Davis, Marcus Camby, Chris Kaman e poi Eric Gordon e Steve Novak, con le aggiunte sostanziose di Rasual Butler e Sebastian Telfair. Le luci saranno comunque per la prima scelta assoluta Blake Griffin, uno che ha i mezzi per esplodere e far incendiare lo Staples biancorosso. Già al primo anno. Nessuno chiede a coach Dunleavy i miracoli, ma un cammino più dritto e regolare degli ultimi anni è possibile e doveroso. Praticamente obbligatorio.

LOS ANGELES LAKERS Luogo training camp: Toyota Sports Center, El Segundo, CA (foto) L’anello possono perderlo solo i Lakers. Ecco, detto questo, non ci sarebbe tanto altro da aggiungere se non un paio di considerazioni PACIFIC a giustifica di quanto sopra. La squadra più forte, compatta e intenI Lakers sono avanti anni luce qui e per le rivali la corsa è alla piaz- sa della NBA ha mantenuto il nucleo col quale ha raggiunto la vetta, cambiando – ovviamente in meglio – una sola pedina. Fuori Trevor za d’onore, nella speranza che il record sia sufficiente per accedere Ariza, dentro Ron Artest. Non malissimo, direi. Secondo punto, alla post season. Compito potenzialmente alla portata dei Suns, volendo – o meglio se vogliono loroo – anche dei Warriors, mentre a coach Phil Jackson ha anticipato col suo fare istrionico che è tentato dal quintetto senza playmaker. Cioè Bryant-Artest-Odom (play ben altri traguardi possono ambire Clippers e Kings. occulto)-Gasol-Bynum. Contromisure per fermarli quando attaccaGOLDEN STATE no? E per superarli dietro? I Celtics sono grandissimi, i Cavs fanno Luogo training camp: Warriors Practice Facility, Oakland, CA impressione, ma i gialloviola sono sopra. A dir poco indecifrabili, i Warriors non sanno ancora (al momento di scrivere) se il proprio capitano farà parte della squadra. Già usci- PHOENIX to allo scoperto in estate, infatti, Steph Jackson sta facendo di tutto Luogo training camp: University of San Diego, San Diego, CA per lasciare l’Oracle Arena, anche se coach Nelson sembra restio a Allontanati Shaq, Barnes e il Ben Wallace di passaggio, il factotum privarsi del suo miglior interprete. E a proposito di problemi, nel Steve Kerr ha pescato Channing Frye e Sasha Pavlovic, due acquisti giorno del media day Monta Ellis ha subito chiarito che lui e non memorabili ma utili alla causa sui due lati del campo. Stephen Curry non potranno giocare insieme, senza pagare dazio. L’acquisto più significativo è però quello di Amare Stoudemire, che Golden State ha scommesso sul prodotto di Davidson, che arriva superati i problemi all’occhio può finalmente tornare a spingere in però non proprio nel contesto migliore, anzi. Partiti Belinelli e rete gli assist di Steve Nash, cui è stato prolungato il contratto. Crawford, l’estate ha portato veterani come Speedy Claxton e Tanto per star tranquilli. Il rinnovo non è invece arrivato per Devean George che metteranno a disposizione l’esperienza, arma Amare, che ha mal digerito la mancata fiducia di Kerr, ed ora che che è sempre mancata agli imprevedibili (molto più spesso in senso non c’è più l’ingombrante Shaq ha tutto lo spazio per trentelleggianegativo) Warriors. Nelson attende anche la completa redenzione di re. Con Barbosa, Richardson e Grant Hill a garantire qualità e Corey Maggette, che se ingranasse potrebbe comporre un tris d’assi imprevedibilità, a coach Gentry spetta far tornare a volare l’ex squacon Ellis e Jackson. Ammesso che tutti e tre lo vorranno, però… dra più spettacolare della Lega apparentemente troppo logora per riscrivere i vecchi fasti. LOS ANGELES CLIPPERS Luogo training camp: Los Angeles Clippers Training Center, Playa SACRAMENTO Vista, CA Luogo training camp: Kings Practice Facility, Sacramento, CA Se si guardano i nomi il talento c’è e pure in abbondanza. Ma non è Non c’è un motivo valido per non ritenere i Kings l’ultima ruota del


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circo NBA, prestigioso titolo vinto già la scorsa stagione. Nello sfaldamento generale c’è solo un giocatore capace di accendere la folla, Kevin Martin, un predicatore nel deserto dei Tartari considerando chi ha vicino e chi avrà invece di fronte. Fisicità e abnegazione sono le qualità in dote dei vari Nocioni e Mason. Atleti perfetti, soprattutto l’argentino, da inserire all’interno di un sistema collaudato, ma qui a mancare è proprio il sistema. Che dovrà inoltre fare a meno di Francisco Garcia, ai box per quattro mesi dopo aver compromesso l’avambraccio durante un allenamento. Quando si dice jella…

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Oggetto di critiche sfrenate, Chris Wallace ha risposto con La Risposta. Dopo una lunga riflessione estiva Allen Iverson è diventato infatti un Grizzli rilanciando, almeno al botteghino e sui media, l’immagine sbiadita di Memphis. Wallace assieme a “The Answer” ha portato nel Tennessee anche Haseem Thabeet, il lungo più dominante del college basket che in estate si è allenato col principe dei centri, Hakim “The Dream” Olajuwon. Se il buongiorno si vede dal mattino, i concittadini di Elvis sono ben messi…Con questi innesti uniti a Rudy Gay, O.J. Mayo e il sempre più convincente Marc Gasol il progetto Grizzlies inizia a farsi interessante. Ciò non toglie che raggiungere la post season sembra ancora un miraggio, ma la strada verso il ritorno alla luce sembra essersi parecchio accorciata!

SOUTHWEST La division più competitiva in assoluto propone quattro top team e un quinto in ascesa, arricchito dall’arrivo di Allen Iverson. San Antonio sembra una spanna sopra le altre texane, Houston pagherà NEW ORLEANS Luogo training camp: Leon Moncla Indoor Practice Facility, per forza di cose l’assenza di Ming, mentre a Dallas manca sempre University of Louisiana-Lafayette un cent per fare un dollaro. Dopo quella dirigenziale, Memphis deve imboccare la retta via anche sul campo, e quest’anno le qualità A prima vista gli Hornets non appaiono usciti rinforzati dalla gioper riuscirci ci sono. stra estiva, che ha portato i saluti a Tyson Chandler in favore di Emeka Okafor, solido e concreto, che con CP3 vicino farà lievitare HOUSTON cifre e valutazione. Raggiunta la vetta due stagioni fa, New Orleans Luogo training camp: Rockets Practice Facility, Toyota Center, è rimasta l’eterna incompiuta, anche perché gli anni passano e Houston, TX Stojakovic e Posey non sono più i martelli di una volta. Ma i ricambi continuano a non arrivare. Byron Scott conta sulla voglia di Yao Ming fuori per l’intera stagione. Recitava così lo stringato rivalsa dei suoi, che comunque almeno nei pronostici partono diecomunicato con cui i Rockets hanno chiarito che il cinese non tro a tre delle quattro contendenti della Southwest. Ok la presenza sarebbe stato della contesa nella stagione a venire. Ci si rivede il del playmaker più forte del mondo (non ne voglia Deron) ma metprossimo anno. Auguri. Nel frattempo, un’altra mazzata cadeva sulla testa dei tifosi texani, abbandonati da Ron Artest. Al suo posto terci un’altra stella vicino proprio no? Trevor Ariza, motore rombante dei Lakers “scudettati”, ma non un SAN ANTONIO giocatore dello spessore pari al suo predecessore. Intanto tra una Luogo training camp: Spurs Practice Facility, San Antonio, TX pausa e l’altra si riaffaccia sul parquet pure Tracy McGrady, uno a cui per forza di cose bisognerà trovare una sistemazione. Sulla scia A San Antonio non sono abituati a uscire mestamente dai playoff. del colpo Scola – sempre più dominatore dell’area e vero riferimen- Specie al primo turno e per di più contro un’altra texana. Comincia to in seno alla squadra – ecco David Andersen, l’australiano che ha da qui, infatti, la rincorsa dei nero-argento ai Lakers. Dal rientro a vinto tutto in Europa e che col suo tiro dai sei metri può far male a tempo pieno di Manu Ginobili – troppo importante per il gioco di qualsiasi difesa NBA. Poi ci sono Romel Beck, Pops Mensah Bonsu Popovich – e dagli innesti, pesanti, di Richard Jefferson, Antonio e Will Conroy, tutte facce note alle nostre latitudini, che peraltro McDyess, Marcus Haislip e Theo Ratliff. Perché bisogna tornare a non hanno lasciato proprio ricordi indelebili. La squadra è buona, vincere, e subito. l’allenatore ancora meglio, le condizioni per ripetere la stagione La consueta lungimiranza del duo Buford-Popovich nella pesca del scorsa ci sono tutte. Draft ha portato in Texas De Juan Blair, già decisivo in un paio di gare prestagionali e il talento francese Nando De Colo, che una MEMPHIS volta svezzato in Europa potrà tornare assai utile. Poco da dire sui Luogo training camp: Battle Coliseum at Birmingham-Southern nuovi innesti sopra citati, giocatori di altissimo livello, affamati di College, Birmingham, AL vittorie.


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STAR S ‘N’ STR I PES

NBA Up

& Down


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DI

DAVIDE S ARDI

La preseason, come ben sappiamo, non è il massimo dell'attendibilità dal punto di vista dei risultati, perché gli allenatori provano tutte le soluzioni a loro disposizione, cercano di valutare i giocatori meno sicuri o in cerca di un contratto garantito e tendono invece a non spremere troppo - anche per ridurre il rischio di infortuni gli elementi migliori. Però per gli appassionati a digiuno da

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mesi di partite è il momento in cui si torna ad assaporare quelle emozioni uniche che solo la pallacanestro NBA può regalare ed è l'antipasto che conduce verso un'altra grande stagione. Allora, fatte le doverose premesse, per provare a tornare in clima-partita, abbiamo dedicato quest'edizione di Up&Down ai giocatori che si sono messi più e meno in evidenza nei primissimi giorni di sfide.


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C H RI S P AU L E' bastata una partita per rivederlo all'opera in una versione già efficace, con un ventello - che non fa notizia - infilato facilmente nel canestro degli Hawks, anche se in una gara finita male. Per rimediare allora e da re la prima vittoria ai suoi ha replicato segnandone 23 con un solo errore al tiro contro Oklahoma City. I risultati comunque a questo punto contano poco ma è soprattutto quando conteranno sul serio che coach Scott sa bene di non poter fare a meno del suo piccolo play, capace di condizionare una gara dal basso del suo 1.83, grazie all'immensità del suo talento e della sua voglia di vincere, alla sua capacità di segnare tanto e allo stesso tempo far contenti i compagni.

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chiamata in posizioni successive dello stesso draft ed è destinata a proseguire su quei binari, perché si tratta di due point-guard di nuova generazione, dotati di grandi qualità tecniche, intelligenza cestistica e leadership. I paragoni e le sfide a distanza continueranno ed anche questa preseason non fa eccezione perché anche Williams si è assestato subito su buonissimi livelli, producendo molto anche in un minutaggio non elevato (tre apparizioni a 16 punti e 5 assist di media in meno di 24 minuti) e nonostante qualche problema al ginocchio destro.

D . J . A UG U S T I N Poco prima dell'esordio i Bobcats hanno esercitato l'opzione per il suo terzo anno di contratto. E questo deve aver caricato il giovane play da Texas che ha mostrato buone cose contro Cleveland e ottime contro New Orleans quando, con la complicità dell'infortunio di Felton, ha avuto più spazio e si è trasformato in un autentico incubo in entrata per la difesa di Byron Scott che lo ha mandato ben 18 volte in lunetta. E' in crescita e per una squadra che con la cessione di Okafor ha scelto di voltare pagina per provare a guarD E R O N W I L L I AM S dare più in alto può essere elemento prezioso. La sua carriera è nata insieme a quella di Paul, con la GREG ODEN

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Per quel maledetto infortunio che ne ha ritardato l'esordio in NBA di una stagione, non possiamo ancora dire di aver visto il vero Oden tra i pro. Ma attenzione perché deve ancora compiere 22 anni e dunque è abbastanza giovane da poter recuperare il terreno perduto e arrivare a sprigionare sul parquet tutto il suo potenziale. In questa offseason ha lavorato parecchio sul suo gioco anche perché i problemi fisici lo hanno lasciato finalmente in pace e i risultati visti nelle prime gare prestagionali sembrano proprio incoraggianti, visto che dopo tre partite viaggia ad un soffio dalla doppia-doppia di media ed ha aumentato sensibilmente la precisione dalla lunetta, dando nel complesso prove di buona solidità. Ha dichiarato di puntare all'All-Star Game già quest'anno, obiettivo forse esagerato per il momento (perché deve sprecare meno palloni e stare lontano dai falli), ma è il segnale che è molto carico e motivato. A N DR E A B A R G N A N I La preseason del Mago è iniziata bene, tanto che la versione spenta in maglia azzurra sembra già lontana anni luce. Complici gli infortuni che hanno tenuto ai margini Bosh e Turkoglu, il romano - sempre in campo come centro titolare anche se tende ad allontanarsi dal canestro più di Evans, che lo ha spesso affiancato - è diventato la prima opzione dei Raptors

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ed ha prodotto già due ventelli in tre partite, dimostrando buona mano, eccellente selezione di tiro ed una discreta tenuta difensiva. Ci sono sempre margini di miglioramento, specie a rimbalzo, e c'è da augurarsi che li mostri quando le vittorie conteranno per la classifica e Toronto dovrà concretizzare un potenziale che vale un posto tra le prime quattro ad est.

in una squadra che non aveva più molto da chiedere. Tornati in campo per le gare di preseason, Rush sembra aver ripreso dove aveva interrotto, arrivando anche a piazzarne 20 di buona fattura nella vittoria sui Nuggets, prima gara di sempre disputata a Taiwan. La guardia ha talento e grandi qualità offensive, settore nel quale può fare male in molti modi. I Pacers non sembrano avere le armi per fare tanta strada, ma se B R A N DO N R U S H Rush - come potenzialmente è in grado di fare - si Nella fase finale della scorsa stagione aveva trovato consolidasse su una buona continuità realizzativa, si grande spazio ed aveva fatto vedere ottime cose, viag- potrebbero aprire maggiori spazi anche per Danny giando sui 18 di media nelle ultime 10 partite, seppur Granger.

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TREVOR ARIZA

ulteriormente. L'attuale 26% dal campo grida vendetta. Ma c'è tempo per migliorare e in una squadra che cerNei Rockets in versione cherà di correre il più possibile può comunque far vederidotta (senza T-Mac e re qualcosa di buono. Yao), che hanno pure perso in estate Artest, Ariza è JAMEER NELSON stato chiamato per svolgere Liberato dall'ingombrante presenza di Alston, preso nel un ruolo da protagonista. corso dell'ultimo campionato per fronteggiare l'emerMa le prime gare di presea- genza causata dal suo infortunio, i Magic hanno voluto son sembrano confermare i fare chiarezza e gli hanno subito ridato in mano le chiasospetti di molti, ovvero vi della squadra, che stava dirigendo bene prima di ferche si tratti di eccellente marsi. La versione apparsa in Finale ci ha detto che il giocatore di sistema – utile rientro è stato forse un po' affrettato e anche quella con l'atletismo in entrata e scesa in campo nelle prime partite ufficiali di preseason a rimbalzo d'attacco, pre- - sofferente in difesa, non sempre in grado di spingere il zioso per la duttilità difensiva e la capacità di leggere le ritmo, qualche palla persa di troppo, tiro altalenante linee di passaggio – ma che non abbia le qualità per sembra ancora distante dalla condizione migliore anche essere una delle prime punte offensive di una squadra. se la spalla, clinicamente, è guarita. La creatività non sembra abbondare e il tiro latita quanto più si allontana da canestro, se poi non è affiancato MICHAEL REDD dalle star che ai Rockets mancano gli spazi si riducono Inizio non facile per il leader carismatico e tecnico dei

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Bucks, che hanno cambiato parecchio ma si aspettano sempre molto dal prodotto di Ohio State. E' ancora lontano dalla forma migliore, anche perché non ha praticamente più giocato dopo la rottura dei legamenti del ginocchio sinistro che ne ha causato la chiusura anticipata della passata stagione. Ma stazionare attorno al 25% dal campo dopo tre partite è un dato veramente difficile da accettare da uno che ha le sue qualità balistiche e un raggio di tiro praticamente illimitato, specialmente perché la difesa - come ci dice il plus-minus - con lui sembra soffrire. ANTHONY CARTER Rifirmato a metà agosto da Denver per un'altra stagione, il play da Hawaii che non ha lasciato buoni ricordi a Scafati è sempre giocatore ordinato e con una buona tenuta difensiva, ma in attacco non punge proprio mai. Anche se nei Nuggets gli uomini chiamati a mettere molti punti a referto sono ovviamente altri, la sua esperienza potrebbe tornare utile, però se incide poco come nell'inizio della preseason il suo ruolo di cambio di Billups potrebbe essere in serio pericolo, perché Karl non è coach particolarmente propenso a lanciare presto i rookie, però c'è un Ty Lawson che scalpita e che potrebbe già dargli qualcosa di più. STEPHEN JACKSON

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Da quando è arrivato ai Warriors è stato praticamente impeccabile. Almeno fino a qualche settimana fa quando ha chiesto apertamente di essere ceduto (rimediando 25 mila dollari di multa dalla NBA). Un chiaro segnale che qualcosa si è rotto nei rapporti con l'ambiente e che è venuto meno il suo gradimento per una situazione che continua a sembrare confusa. Da quando si è cominciato a giocare poi il suo rendimento è stato insufficiente (27% al tiro e 7 punti di media in 3

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gare) e soprattutto l'atteggiamento non è cambiato, tanto da sfociare in uno scontro verbale con Don Nelson dopo aver commesso 5 falli e preso un tecnico in appena 9 minuti di gioco contro i Lakers. Il coach lo ha spedito in anticipo negli spogliatoi e la franchigia gli ha inflitto una sospensione di due gare, che gli costerà circa 150 mila dollari. Situazione esplosiva, la cessione sembra quasi inevitabile.


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Il sophomore proveniente da Orlando nello scambio che ha portato Vince Carter in Florida, sarà una pedina importante per Frank insieme a Brook Lopez

I Nets ripartono da...Lee

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S TEFANO PANZA

I New Jersey Nets sono una delle franchigie più chiacchierate del momento, vuoi per la recente acquisizione da parte del multimilionario russo Prokhorov, vuoi per l’ormai prossimo trasferimento a Brooklyn. Tuttavia si apprestano ad iniziare la stagione entrante con pochissime ambizioni, se non quella di far progredire i molti e interessanti giovani del roster. Devin Harris ormai ha ben poco da dimostrare, e con la cessione di Carter è diventato definitivamente l’uomo-franchigia di New Jersey. Boone, Yi e Williams si sono dimostrati incostanti, e sono attesi dalla stagione della verità. Tuttavia le

Fonte foto: http://a.espncdn.com attenzioni dei Nets saranno concentrate in particolare su due giocatori che hanno concluso il loro primo anno di militanza in questa lega, ovvero Brook Lopez e il nuovo arrivato Courtney Lee. Il primo è stato forse il miglior lungo tra i rookie della passata regular season. Una grossa e piacevolissima sorpresa per la dirigenza, che alla chiamata numero 10 del draft 2008 non si aspettava un giocatore già pronto per giocare ad altissimi livelli. Centro di 213 cm per quasi 120 kg, il 21enne da Stanford ha disputato tutte e 82 le gare dei Nets, partendo titolare ben 75 volte, davvero un lusso per un ragazzo al


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primo anno di militanza in NBA. Valido sia tecnicamente che dal punto di vista della stazza, ha contribuito alla – non eccelsa, a dire il vero – causa dei Nets con 13 punti a gara e oltre 8 rimbalzi nei 30 minuti di media in cui ha solcato il parquet. Nelle prime due apparizioni in pre-season, Lopez ha siglato 19 punti contro New York e 18 contro Philadelphia, con quasi il 60% complessivo, nonostante entrambe le gare siano state perdenti per i Nets. Ciò a dimostrazione che il fratello di Robin Lopez (in forza a Phoenix), è già pronto ad iniziare al massimo la stagione. In una lega in cui i centri veri vanno lentamente scomparendo, l’apparizione di Brook Lopez è stata in controtendenza. Se è vero che ogni squadra che si rispetti deve avere un solito asse play-pivot, si può affermare che a New Jersey saranno a posto per molto tempo, considerando che Harris e Lopez collezionano in coppia appena 47 anni. L’unica mossa di mercato dei Nets è stato lo scambio intavolato con gli Orlando Magic, che ha mandato in Florida Ryan Anderson e Vince Carter, mentre alla corte di coach Frank sono approdati Rafer Alston, Tony Battie e Courtney Lee. Nonostante sia in questa lega da una sola stagione, Lee può definirsi davvero uno dei ‘colpi di mercato’ dell’estate. Il 24enne da Western Kentucky, infatti, ha partecipato da protagonista alla straordinaria cavalcata dei Magic fino alle Finals perse a testa alta contro i Lakers.

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Lee è una guardia di 196 cm eccezionalmente rapida ma di struttura ancora troppo esile. Se per certi aspetti, quali la rapidità, questo potrebbe essere considerato un vantaggio, per altri, come ad esempio la difesa contro avversari più massicci, è decisamente un problema, al punto che nella passata stagione coach Van Gundy non ha potuto schierarlo quanto avrebbe voluto. I 25 minuti di media, però, sono un ottimo biglietto da visita, complice anche la poca profondità dei Magic nello spot di guardia, che ha quindi facilitato l’inserimento di Lee nel quintetto iniziale. Il nuovo numero 6 dei Nets ha concluso la sua prima stagione NBA con 8 punti abbondanti di media e il 40% nel tiro da tre. Cifre lievemente calate nei playoff, dove ha però collezionato ben 21 apparizioni, 16 delle quali dall’inizio. Palmares che molti suoi compagni di squadra non hanno ancora ottenuto, per cui, paradossalmente, il nuovo sophomore dei Nets può ritenersi già uno degli ‘esperti’ della squadra. New Jersey crede moltissimo in lui, così come negli altri giovani, tra i quali Douglas-Roberts, anch’egli al secondo anno, ma meno convincente degli altri nella sua stagione d’esordio. Tornando a Lee, presumibilmente dovrebbe partire titolare, anche se la concorrenza tra i piccoli dei Nets è piuttosto agguerrita. Ma la sua velocità, la sua imprevedibilità e la sua intelligenza tattica – in molte cose ricorda già Rip Hamilton – dovrebbero permettergli di sfondare in una squadra crede tantissimo nei giovani.


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La nuova rubrica di Stars N Stripes dedicata agli amanti del gioco manageriale più diffuso al mondo. Prima tappa la scelta degli outsider di valore

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N ICOLÒ F IUMI

Fantabasket ‘SnS’

Due settimane ci separano dalla prima palla a due ufficiale (visto che non vogliamo considerare la preseason…) e con l’approcciarsi della stagione NBA comincia anche ad avvicinarsi la stagione del Fantabasket. Un gioco che ogni anno ha sempre più adepti, tra chi lo fa appoggiandosi a riviste specializzate, chi a siti internet o chi, più semplicemente, si siede attorno a un tavolo con i propri amici e fa partire le aste per formare i roster che si daranno battaglia per conquistare il titolo di Fanta Allenatore dell’anno. Tutti gli appassionati di questo gioco sono alle prese con i roster delle 30 squadre NBA per trovare l’affare, il giocatore affidabile, quello che può farti svoltare la stagione, sempre con un occhio alle cronache e alle injury list per evitare di spendere soldi per giocatori che abbiano problemi in squadra o, più semplicemente, infortuni. Ora, con questa nuova rubrica vogliamo dare un supporto a tutti gli amici che si divertono con il fantabasket, dando qualche consiglio ora che il campionato deve ancora partire e tenendovi aggiornati sulle migliori e peggiori prestazioni durante tutto l’arco della stagione. Dunque, a 15 giorni dal via, proviamo a vedere quali possono essere i giocatori che nei prossimi 9 mesi vi faranno sfregare le mani per la bassa cifra spesa a fronte di un rendimento statistico di ottimo livello. Non ci soffermeremo sulle superstar. I vari Kobe,

LeBron, D-Wade, Howard e così via sono delle certezze e non c’è sicuramente bisogno di una rubrica per dirvi che sono giocatori che in un campionato di fantabasket fanno la differenza (anche se bisogna stare attenti a eventuali spese folli che vi lascerebbero senza denari per il resto della squadra), bensì cercheremo di scovare quei giocatori che nell’ottica di un’asta o di una lista con prezzi prestabiliti, possono costare il giusto ma nel corso dell’anno darvi quel quid in più che alla lunga farà la differenza tra vittoria e sconfitta. Perché, se nel football è una questione di centimetri, nel fantabasket è una questione di… fantamilioni! Nella puntata odierna ci soffermeremo sulla Eastern Conference, mentre nel prossimo appuntamento porremo la lente di ingrandimento sulla costa Ovest. Partiamo dalla A T L A N T I C D I V I S I O N e dai Boston Celtics. Forti di un quintetto da sogno due giocatori che possono essere discreti affari vengono dalla panchina e rispondono ai nomi di Marquis Daniels, primo cambio degli esterni e che specie in caso di infortuni ai titolari potrà avere tanti minuti, e Glen Davis, primo cambio dei lunghi dopo la dipartita di Leon Powe. L’esperienza più che positiva nei playoff 2009 gioca a suo favore. Andiamo a New York, dove Nets e Knicks lottano per un posto nei playoff. I Nets hanno diversi giocatori che in ottica fantabasket possono costare il giusto e rendere bene. Yi Jianlian e

Glen Davis Fonte foto: http:/ www.redsarmy.com

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Min Reb 21.5 4

Pts 7


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Courtney Lee fresco finalista con Orlando sono due nomi che vengono in mente, ma anche il secondo anno Brook Lopez, anche se spesso i centri finiscono per avere costi abbastanza elevati. Da non sottovalutare nemmeno il rookie Terrence Williams, che al college era un all round che faceva di tutto e a livello di statistiche era devastante. Proprio quello che ci vuole in un fantacampionato. Nei Knicks la speranza è tutta sul Gallo. Il costo non è proprio bassissimo, ma certo nemmeno elevato, e se dovesse riuscire a esplodere ci sarebbe da divertirsi per i suoi proprietari. Wilson Chandler e David Lee rimangono sempre valide opzioni. Phladelphia ora, con un nome su tutti: Thaddeus Young. La stagione scorsa è stata molto buona, siamo fiduciosi che quest’anno esploderà definitivamente. Porta punti, rimbalzi, recuperi, assist. Vale la pena investire una buona cifra su di lui. Attenzione anche a Marrese Speights. Si dovrebbe portare a casa con poco. In estate ha dominato le summer league, e sembra parecchio migliorato. Il rookie Jrue Holidiay potrebbe essere un idea vista la carenza di playmaking dei Sixers. E per finire Toronto. Anche qui il primo nome è di un italiano. Marco Belinelli è la guardia titolare designata. Ci si aspetta molto da lui. Ma in generale, visto che comunque nel ruolo ci potrebbe essere del rimescolo a stagione in corso, anche i nomi di Antoine Wright e DeMar Derozan possono essere interessanti. Trasferiamoci nella CENTRAL DIV ISION e andiamo a Chicago, dove c’è John Salmons che avrà tanti

Fonte foto: http:/ www.interbasket.net

Dani lo Gallinari G 28

Min Reb 14.7 2

ammiratori. Giocatore che produce , non solo in termini di punti. Non è però una superstar, quindi dovrebbe avere un costo relativamente contenuto. Puntate su di lui. E anche su Tyrus Thomas. I tifosi dei Bulls lo aspettano alla stagione in cui si consacrerà. Non sappiamo se mai sarà un dominatore delle aree, ma con quelle doti atletiche state tranquilli che in ottica fantabasket il suo lo farà sempre. Occhi puntati sui rookie James Johnson e Taj Gibson. Molti minuti per loro in preseason. Difficile invece trovare un affare a Cleveland. Tanti giocatori di nome, quindi prezzi elevati. Ci buttiamo su Jamario Moon e soprattutto Leon Powe che proverà a insidiare Varejao per il posto in quintetto. A Detroit, invece, pochi dubbi su Rodney Stuckey. E’ il play titolare. Produrrà numeri elevati. Vale un buon investimento. Riflettori anche su Will Bynum e Jason Maxiell. Escono dalla panchina e di solito producono molto in pochi minuti. Sempre produttivo anche Troy Murphy in quel di Indianapolis, anche se il suo prezzo difficilmente scenderà sotto certi livelli. Date allora un occhio, per completare il roster, a Josh McRoberts. Poche pretese, ma ha preso le misure al mondo NBA e qualcosa ora lo dà. A costi bassi valido anche Danthay Jones. Chiudono i Bucks, e qui tuffatevi pure su Hakim Warrick. La squadra è allo sbando. Il saltatore da Syracuse avrà tutto lo spazio del mondo. Aspettiamoci una stagione da 15+8 e qualche stoppata. Occhi anche sul sophomore Joe Alexander e il rookie dalla mano rovente Jodie Meeks (54 punti in

Fonte foto: http:/ slamonline.com

Rodney Stuckey Pts 6,3

G Min 79 31,9

Reb 3,5

Pts 13,4


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una partita l’anno scorso a Kentucky), specie quando la stagione sarà andata potrebbe trovare spazi. Scendiamo nel sud dello stato, andiamo nella S O U T H W E S T D I V I S I O N e partiamo da Atlanta, Georgia. Dove per la verità di materiale a costi contenuti non ce n’è molto. Tanti buoni giocatori, ma già con un nome e una buona fama alle spalle. E allora provate a valutare il rookie Jeff Teague. Potrebbe essere l’erede di Flip Murray. Ha punti nella mani e adrenalina in corpo. A Charlotte invece farà ancora bene DJ Augustine, mentre Raja Bell, con la sua esperienza, non raggiunge mai costi eccessivi, ma produce bene e con costanza. Anche qui un rookie da segnalare. Gerald Henderson. Giocatore ordinato e di sistema, potrebbe trovarsi bene con Larry Brown, anche se viene da Duke… Viene dall’high school, invece, Dorell Wright, in quel di Miami, dove ha passato due stagioni segnate da un brutto infortunio. Il ragazzo in precedenza stava cominciando a fare vedere il proprio potenziale. Recuperasse appieno potrebbe essere

Raja Bell

G 45

Min 28

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Reb 4

Pts 13

un bel colpo. Sempre attenti a Mario Chalmers, che è un gran ladro di palloni. Rimaniamo in Florida e andiamo a Orlando, dove i due nuovi arrivati Brandon Bass e Ryan Anderson potrebbero sorprendere. Scommettiamo che almeno uno dei due farà molto bene. C’è anche il Martello Polacco, Marcin Gortat, reduce da una stagione da sogno in tutti i sensi. Però è chiuso da Dwight Howard, quindi i minuti non saranno mai tanti. Finiamo questa carrellata con i Washington Wizards in cerca di rivincita. C’è Andray Blatche che è da un paio di stagioni in rampa di lancio. Che sia la volta buona per decollare? Foye come nuovo arrivato dovrebbe avere un buon impatto, e attenzione a Javale McGee e al suo atletismo. Bene, vi abbiamo servito un po’ di consigli per i vostri fantacquisti, sperando di avervi aiutato il più possibile. Per questa edizione è tutto, ci vediamo alla prossima, con la lista della spesa per la Western Conference. See Ya!

M a r c i n G o r t a t Fonte foto: http:/ 3.bp.blogspot.com

G 63

Min Reb 12,1 4,5

Pts 3,8


S T A RS ‘ N’ S T R IP E S

A LESSANDRO

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DELLI

DI

PAOLI

‘You can’t c me’ La nuova rubrica di Stars N Stripes su tutto quello che ruota attorno al mondo e alla pallacanestro a stelle e strisce

TP: UN PLAYMAKER A FUMETTI

vestirsi di matite e pastelli e a diventare protagonista di una serie animata. Sarà Eva Longoria, la celebre moglie di TP, a dirigere il progetto, tutto made in France. Se Tony vestirà i panni di un supereroe, chi sarà il cattivo di turno? Chris Paul, Jason Kidd o David Stern? E ancora, ci sarà anche Eva? Se cosi fosse perché non affidare a Milo Manara il compito di ‘disegnarla’? Buon lavoro mrs. Longoria.

Ve lo immaginate il francesino degli Spurs giocare su di un playground qualsiasi, sfidando mostri venuti dalle realtà più improbabili? O magari a cavalcare per le interminabili distese texane a portare la giustizia nel selvaggio West? O, ancora, in calzamaglia scura, a volto coperto e al fianco della sua bella compagna, a svaligiare banche? Che sia Tony Dog, Parker Willer o il suggestivo Tonyk, il play di San Antonio è pronto a

LE RISERVE Chissà se finirà come nel celebre film con Keanu Reeves e Gene Hackman. Lì, a seguito dello sciopero dei giocatori professionisti della NFL, il proprietario dei Washington Sentinels decide di affidare il proprio team ad un coach in pensione e ad gruppo di semiprofessionisti sgangherati che non avevano avuto successo. Senza svelarvi il finale del film,

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comunque intuibile per una trama holliwoodiana, ci colleghiamo alla difficile trattativa tra Lega e l’associazioni degli ufficiali di gara. Nell’impossibilità di concludere il contratto di lavoro per l’inizio della stagione, i Commissioner David Stern ha dato il via liberi agli arbitri di riserva. Bavetta, tranquillo, Keanu Reeves non ti ruberà il posto per troppo tempo.


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

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G O WEST Eh no qui i Pet Shop Boys c’entrano poco e nulla. West è sempre il buon ‘Mariachi’ Delonte. Dopo i noti eventi tra fucili, custodie di chitarre e pistole, West si era fatto notare per l’assenza al training camp dei Cavaliers. Motivo? La giustificazione più classica mai adottata nella storia: ‘motivi familiari’. Poi, dopo un paio di giorni in contumacia, il rientro che ha fatto felice coach Brown: “Si è allenato bene e sono contento di rivederlo in campo”.

Ci auguriamo che Delonte abbia risolto definitivamente i suoi problemi e torni a sparare, ehm, a segnare sugli scarichi di LeBron James che, nei giorni precedenti, aveva espresso tutto il suo appoggio per il compagno: "Siamo una squadra unita e non lasceremo un nostro compagno. Son sicuro che tornerà alla grande, deve prendere il tempo che gli serve per risolvere questi problemi e quando tornerà noi saremo li ad accoglierlo". Detto, fatto. La parola del ‘Prescelto’ è verbo.

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FAST AND FURIOUS Snai? Superenalotto? Il caro vecchio totocalcio? Macchè, niente di tutto questo. La scommessa più difficile del mondo si gioca in Colorado e, paradossalmente, non riguarda neanche le chances di vedere una difesa decente da parte dei Nuggets di coach George Karl. Oggetto degli scommettitori è J.R. Smith. Il guanto di sfida è così lanciato: “Ditemi cos’ha J.R Smith nel cervello e vi do 100$!”. Non è bastata l’ottima stagione giocata da Smith a fugare ogni dubbio sul suo carattere problematico (15,2 punti di media in regular season e 14,9 nei playoff con il titolo di sesto uomo dell’anno solo sfiorato). Sembravano ormai lontane le bravate di J.R., come quella volta che, al Madison Square Garden, piuttosto che pensare a mettere la palla nel cesto, si concentrò nel mettere le mani addosso a Nate Robinson. J.R. che fai te la prendi con i più piccoli? O, ancora, quella volta che scorrazzava

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in auto con il suo compagno ‘Melo Anthony; peccato che, nella loro folle corsa, si schiantarono di lì a poco, fortunatamente senza danni fisici. Sembravano lontane, dicevamo, e invece ecco che in estate arriva la condanna a 90 giorni di prigione per un fatto accaduto nel giugno del 2007. J.R. non di fermò ad uno stop e centrò in pieno un’altra auto provocando la morte di un suo amico. Smith non ha avuto niente di meglio da fare che comunicare al mondo, via Twitter ovviamente, i suoi sfoghi di rabbia poi, appena terminata la detenzione si è messo in auto e ha pensato bene di sfrecciare per le highway americane; troppo forte, ancora una volta. L’eccesso di velocità è forse un concetto duro da capire per Smith, peccato. Se non mette la testa a posto, sarà Karl ad accontanarlo con la stessa velocità con la quale J.R. sfreccia in auto. Allora chi scommette?


S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

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NO SMOKING Evidentemente 'His Airness', ancora inebriato dalla cerimonia di ingresso nella Hall of Fame, avrà pensato che il divieto in questione fosse relativo allla 'tenuta' da indossare sul green piuttosto che al fumo del suo tanto amato sigaro. Ci ha pensato Phil Ginsburg, il responsabile dei parchi e dei luoghi di ricreazione di San Francisco, a ricordare al giocatore più forte mai visto su di un campo da basket che è proibito fumare all'Harding Park. Eh

si perchè, nel corso della Presidents Cup, una manifestazione organizzata dalla Pga tour, Jordan, che funge da assistente a Fred Couples, capitano della squadra statunitense, si è accesso un bel sigaro, proprio come faceva dopo ogni trionfo cestistico. Beccato dal San Francisco chronicle, ecco arrivare il richiamo. Vietato fumare a Michael Jordan? ma ragazzi stiamo scherzando? Non confondiamo il sacro con il profano.

T O P T E N J E R SE Y Effettivamente si sentiva la mancanza di una classifica nella nostra rubrica. Il livello qualitativo di questa, perdonateci, è decisamente più basso rispetto a quella delle Wags. Pazienza. Specchio specchio delle mie brame qual è la maglia più venduta del reame europeo?

1) Alla numero uno vola l’MVP delle scorse Finali NBA. Un altro primato per ‘Black Mamba’. Evidentemente la scelta, forse non proprio di cuore, di abbandonare la #8 dei primi anni ha dato i suoi frutti. Che sia bianca, gialla o viola, la #24 di

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Kobe Bryant spopola tra gli appassionati europei. 2) Sono lontani i tempi di ‘The Revolution’, quando il giovane Kevin Garnett rivoluzionava, appunto, il mondo della NBA con la sua nuova interpretazione del ruolo di power forward ed i suoi contratti ultraremunerativi. Il suo talento però è ancora vivo negli occhi del pubblico che lo premia acquistando la sua #5 biancoverde. 3) Gradino più basso del podio per l’altro Lakers, ‘Pau Gasol’. La Spagna cestistica impazzisce per i neo-campioni d’Europa. Tutti a festeggiare con la #16 del catalano. 4) ‘The Chosen one’ sarà pur stato prescelto, appunto, come messia dagli dei del basket ma, il pubblico del vecchio continente ‘sceglie’ un po’ di meno la sua #23. Fuori dal podio. 5) Non è più ai vertici della Lega con i Miami Heat ma la #3 rosso e nera ha ancora fascino. Quinta piazza per Dwayne ‘Flash’ Wade. 6) L’orgoglio nazionalista francese è un po’ in calo. Ma come, vi fate battere dagli spagnoli? Forza, a comprare

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S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

qualche maglia in più di Mr. Longoria. Solo sesta la #9 neroargento di Tony Parker. 7) Le imprese del ‘Superman’ della Florida hanno avuta una lunga eco in Europa. Dwight Howard vola a canestro, la maglia numero 12 dei Magic vola dritto nei carrelli dei tifosi. 8) Viva l’Italia. La #7 Raptors del nostro Andrea Bargnani si piazza nelle prime dieci con un dignitoso ottavo posto. Da De Gregori a Morandi. Si può fare di più. 9) La Spagna domina. In classifica entra anche la #8 di José Calderon. Que viva Espana! 10) L’orgoglio degli irlandesi o il fascino del campione? Fatto sta che le #34 di ‘Double P’ vanno via piuttosto bene. Chissà se proprio in Irlanda o altrove. Decimo posto per Paul Pierce. A seguire un po’ di repliche dei giocatori europei: Dirk Nowitzki, Rudy Fernandez, Marco Belinelli, Joakim Noah. Per tanti di questi ‘fuori classifica’ c’è ancora molta strada da fare e non solo negli store di basket.


S T A RS ‘ N’ S T R IP E S

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Gli allenatori, i nuovi arrivi, le partenze e l’organico della trenta franchigie del campionato più affascinante del mondo

I roster della nuova Nba

ATLANTIC DIVISION A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

RIVERS

Lester Hudson (D), Rasheed Wallace, S.Williams, M.Daniels

Gabe Pruitt, Mikki Moore, Leon Powe

Ray Allen, Tony Allen, Kevin Garnett, J.R. Giddens, Kendrick Perkins, Paul Pierce, Rajon Rondo, Brian Scalabrine, Bill Walker, Glen Davis

FRANK

Terrence Williams Rafer Alston, Tony Battie, Courtney Lee

Vince Carter

Josh Boone, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Devin Harris, Jarvis Hayes, Brook Lopez, Eduardo Najera, Bobby Simmons, Sean Williams, Yi Jianlian

C OAC H C OAC H

C OAC H D’ANTONI

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

A RR IV I

PA R T E N Z E

Jordan Hill Darko Milicic, Sun Yue T.Douglas, Gabe Pruitt

Q.Richardson, C.Wilcox

S O T T O C O N T R AT T O

S O T T O C O N T R AT T O

Wilson Chandler, Chris Duhon, Danilo Galinari, Larry Hughes, Jared Jeffries, David Lee (re-signed), N.Robinson (re-signed)

AR RI VI

PARTENZE

JORDAN

J.Holiday, J.Kapono, P.Brezec, B.Bowman, D.Christmas, S. Singletary, S.Swift, RJones-Jennings

Reggie Evans, A.Miller, T.Rathliff

Elton Brand, Samuel Dalembert, Willie Green, Andre Iguodala, Jason Smith, Marreese Speights, Louis Williams, Thaddeus Young, Ivey

C OAC H

AR RI VI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

TRIANO

D.DeRozan J.Kapono, S.Marion, Kris Hedo Turkoglu, Humphries, N.Jawai, M.Belinelli, A. Wright, R. A.Parker, D.Geaorge Evans, J.Jack, Nesterovic

SOTTO CONTRATTO

Marcus Banks, Andrea Bargnani (re-signed), Chris Bosh, Jose Calderon, Patrick O'Bryant,


S T A R S ‘ N’ S T R IP E S

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CENTRAL DIVISION A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

DEL NEGRO

James Johnson, Taj Gibson

Ben Gordon, A.Roberson, T.Thomas

Luol Deng, Kirk Hinrich, Brad Miller, Joakim Noah, Derrick Rose, John Salmons, Tyrus Thomas, A.Gray

BROWN

C. Eyenga, D.Green, J.Moon, S.O'Neal, A.Parker, L.Powe

Ben Wallace, Sasha Pavlovic, T.Kinsey

Daniel Gibson, J.J. Hickson, Darnell Jackson, LeBron James, Delonte West, Jawad Williams, Anderson Varejao (re-signed), Mo Williams

C OAC H C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

AR R IVI

PA R T E N Z E

KUESTER

A.Daye, D. Summers, J.Jerebko, C.Villanueva, Ben Gordon, C.Wilcox

Richard Hamilton, Jason Maxiell, Tayshaun Prince, Rodney Stuckey

C OAC H

A RR IV I

R.Wallace, A. McDyess, A. Johnson, A.Afflalo, Oberto, Sharpe, Iverson

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

O’BRIEN

Tyler Hansbrough, A.J. Price, D.Jones, E.Watson, S.Jones

J.Jack, J.Tinsley, M.Daniels, R.Nesterovic

Mike Dunleavy, T.J. Ford, Jeff Foster, Danny Granger, Roy Hibbert, Josh McRoberts (resigned), Troy Murphy, Brandon Rush

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

C OAC H

SKILES

F.Oberto, C.Villanueva, R.Sessions, B. Jennings, J. Meeks H.Warrick, E.Ilyasova, C.Delfino, R,Jefferson, M.Allen, A.Johnson, S.Weems, B.Bowen K.Thomas, W.Sharpe, R. Ukic

SOTTO CONTRATTO

Joe Alexander, Charlie Bell, Andrew Bogut, Dan Gadzuric, Luc Mbah a Moute, Michael Redd, Luke Ridnour, Salim Stoudemire


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

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SOUTHEAST DIVISION AR R IVI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

WOODSON

J.Teague, S.Gladyr, J.Crawford, J.Smith, J.Collins, A.Miles, F.Robinson

Acie Law, Speedy Claxton, Salomons Jones

Mike Bibby (re-signed), Al Horford, Joe Johnson, Josh Smith, Maurice Evans, Randolph Morris, Zaza Pachulia (re-signed)

BROWN

G.Henderson, D.Brown, T.Chandler, A.Anderson S.Graham.

Sean May, E.Okafor

AR R IVI

PA R T E N Z E

Alexis Ajinca, D.J. Augustin, R.Bell, B. Diaw, D.Diop, D.Jefferson, Nazr Mohammed, , R.Felton (re-signed), V. Radmanovic, G.Wallace, F.Murray (re-signed)

R.Dozier, P.Beverley, M.Thornton, Q.Richardson, C.Arroyo

Jamario Moon, Mark Blount

C OAC H C OAC H

C OAC H SPOELSTRA

C OAC H

AR RI VI

PARTENZE

S O T T 0 C O N T R AT T O

SOTTO CONTRATTO

Joel Anthony (re-signed), Michael Beasley, Mario Chalmers, Daequan Cook, Udonis Haslem, James Jones, Jamaal Magloire (re-signed), Dwyane Wade, Dorrell Wright

A RR IV I

PARTENZE

VAN GUNDY

B.Bass, V.Carter, R.Anderson, M.Barnes, J.Williams

Courtney Lee, Rafer Alston, Tony Battie, Hedo Turkoglu

Marcin Gortat (re-signed), Dwight Howard, Rashard Lewis, Jameer Nelson, Mikael Pietrus, J.J. Redick

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SAUNDERS

Mike Miller, Randy Foye, F.Oberto

Etan Thomas, Darius Songaila, Oleksiy Pecherov

Gilbert Arenas, Andray Blatche, Caron Butler, Javaris Crittenton, Brendan Haywood, Mike James, Antwan Jamison, JaVale McGee, Dominic McGuire, DeShawn Stevenson, Nick Young

S O T T O C O N T R AT T O


S TAR S ‘N’ STR I PES

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C OAC H

SOUTHWEST DIVISION A RR IV I

CARLISLE

B.J. Mullens, A.Nivins, Q. Ross, T.Thomas, S.Marion, K.Humphries, N.Jawai, G.Buckner, N.Calathes, R.Beaubois

ADELMAN

D.Andersen, T.Ariza, Pops Mensah-Bonsu C.Budinger, S.Llull, J. Taylor

C OAC H

C OAC H

A RR IV I

A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

Brandon Bass, Ryan Hollins J.J. Barea, Matt Carroll, Erick Dampier, Josh Jerry Stackhouse, Antoine Howard, Jason Kidd (re-signed), Dirk Wright, Devean George Nowitzki, Jason Terry, Shawne Williams

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

Ron Artest, Von Wafer

Tracy McGrady, Yao Ming, Aaron Brooks, Shane Battier, Luis Scola, Brent Barry, Chuck Hayes, Kyle Lowry, Joey Dorsey, Carl Landry

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

H.Thabeet, , D.Carroll, S.Young Q.Ross, H.Warrick, D. Milicic, Z.Randolph, A.Iverson, S.Hunter, G.Buckner, Q.Richardson J.Stackhouse T.Gardner, L.Rodgers, M.Taylor

AR RI VI

PA R T E N Z E

Darrell Arthur, Greg Buckner, Mike Conley, Marc Gasol, Rudy Gay, Marko Jaric, O.J. Mayo

SCOTT

D.Collison, Ike Diogu, E.Okafor, M.Thornton, B.Brown, D.Songalia

Rasual Butler, Tyson Chandler, Antonio Daniels

Peja Stojakovic, David West, Sean Marks (re-signed), Morris Peterson, Devin Brown (re-signed), James Posey, Chris Paul, Hilton Armstrong, Julian Wright

C O AC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

POPOVIC

DJ Blair, J.McClinton, N.De Colo, M.Haislip, A.McDyess, T.Ratliff, R.Jefferson

D.Gooden,F.Oberto, K.Thomas, B.Bowen

Tim Duncan, Michael Finley (re-signed), Manu Ginobili, Tony Parker, Roger Mason, Matt Bonner, George Hill, Ian Mahinimi

HOLLINS

C O AC H

SOTTO CONTRATTO


STAR S ‘N’ STR I PES

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C OAC H KARL

C OAC H RAMBIS

C OAC H BROOKS

C OAC H

NORTHWEST DIVISION AR RI VI

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T 0

Ty Lawson, A.Afflalo, M.Allen, J.White, J.Graham.

D.Jones, L.Kleiza, S.Weems, W.Sharpe, S.Hunter

Chris Andersen (re-signed), Carmelo Anthony, Kenyon Martin, Chauncey Billups, Anthony Carter (re-signed), Nene, Johan Petro (re-signed), J.R. Smith, Renaldo Balkman

AR R IVI

PA R T E N Z E

J.Flynn, W.El ington, H.Norel, R.Hollins, J.Collins, K.Ol ie, S.Wil iams, B.Brown, M.Mil er, R.Foye, M.Madsen, S.Telfair, C.Smith, D.Songalia, E.Thomas, R.Sessions, O.Pecherov, A.Daniels, Q.Richardson, R.Rubio, C.Atkins, D.Wilkins, M.Blount, S. Pavlovic

SOTTO CONTRATTO

Al Jefferson, Brian Cardinal, Ryan Gomes, Kevin Love, Corey Brewer

A RR IV I

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

R.Vaden, J.Harden, B.J. Mullens, K.Ollie E.Thomas

Chucky Atkins, Damien Wilkins

Nick Collison, Earl Watson, Nenad Krstic, Kevin Durant, Russell Westbrook, Thabo Sefolosha, D.J. White, Kyle Weaver, Jeff Green, Shaun Livingston

A RR IV I

PARTENZE

MCMILLAN

V.Claver, A.Miller D,Cunningham, I. Udoka, J.Pendergraph, J.Howard

Sergio Rodriguez, C.Frye

Joel Przybilla, Greg Oden, LaMarcus Aldridge, Steve Blake, Travis Outlaw, Martell Webster, Brandon Roy (re-signed), Jerryd Bayless, Rudy Fernandez, Nicholas Batum

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SLOAN

Eric Maynor, Goran Suton

-

A.Kirilenko, M.Harpring, D.Williams, C.J. Miles, R.Brewer, K.Koufus, C.Boozer (re-signed), P.Millsap (re-signed), K.Fesenko (re-signed), K.Korver (re-signed), M.Okur (re-signed), R.Price (re-signed)

S O T T O C O N T R AT T O


S TAR S ‘N’ STR I PES

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C OAC H

PACIFIC DIVISION AR R IVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

NELSON

S.Curry, M.Moore A.Law, S.Claxton, Devean George

Jamal Crawford, Marco Belinelli

Kelenna Azubuike, Andris Biedrins, Monta Ellis, Stephen Jackson, Corey Maggette, Anthony Randolph, Ronny Turiaf, Brandan Wright, C.J. Watson (re-signed)

DUNLEAVY

Blake Griffin, Rasual Butler, S.Telfair, Craig Smith

Zach Randolph, Quentin Richardson Mark Madsen

Marcus Camby, Mardy Collins, Baron Davis, Ricky Davis (re-signed), Eric Gordon, DeAndre Jordan, Chris Kaman, Mike Taylor, Al Thornton

C, Elonu, R,Artest, T. Gaffney, D. Monds, M. Gelebale, M.Fey

Trevor Ariza, Sun Yue,Thomas Kelati

AR RI VI

PA R T E N Z E

Kobe Bryant (re-signed), Pau Gasol, S.Brown (re-signed), Derek Fisher, S.Vujacic, Luke Walton, A.Morrison, Andrew Bynum, J.Farmar, Lamar Odom (re-signed)

GENTRY

Earl Clark, T.Griffin, Sasha Pavlovic, C.Frye

Matt Barnes, Ben Wallace, Shaquille O'Neal

Louis Amundson (re-signed), Leandro Barbosa, Goran Dragic, Jared Dudley, Grant Hill (re-signed), Robin Lopez, Jason Richardson, Amar'e Stoudemire, Alando Tucker

C OAC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

WESTPHAL

Tyreke Evans, Jon Brockman, S.Rodriguez, Omri Casspi, S.May

Ike Diogu

Francisco Garcia, Donte Greene, Spencer Hawes, Kevin Martin, Andres Nocioni, Kenny Thomas, Jason Thompson, Beno Udrih

C OAC H

C OAC H JACKSON

C OAC H

A RR IV I

A RR IV I

PARTENZE

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

S O T T O C O N T R AT T O

SOTTO CONTRATTO


S T A RS ‘ N’ S T R IP E S

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G UGLIELMO B IFULCO DI

Dopo un’estate trascorsa a sfidare i campioni di altre discipline all’interno dello show prodotto dalla ABC ‘Vs’, The bIg Aristotele ora si da allo yoga

Shaquille O’Neal on the lake Probabilmente in Ohio non erano abituati a personaggi del genere: fatto sta che Shaquille O’Neal non si smentisce mai, e dopo aver trascorso un estate intera a sfidare campioni di varie discipline nel suo reality “Shaq vs.?” e a prepararsi atleticamente in piscina, ha mostrato al mondo intero la sua nuova strategia per conservare e , possibilmente, aumentare la propria flessibilità fisica : lo yoga. Entusiasta del nuovo “allievo” Tami Schneider, proprietaria del centro Cleveland Yoga di Beachwood, che non ha lesinato complimenti al “big fella” per l’impegno e i risultati ottenuti : “(Shaq) ha i tendini tesi, è un individuo di dimensioni enormi, basti pensare che una sua coscia equivale al mio intero corpo. Nonostante questo e il fatto che normalmente non avesse grandi capacità di allungamento , ho notato veramente buone risposte dal suo

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fisico” .Ulteriore conferma a questa tesi, viene fornita dagli stessi compagni di squadra del Diesel, che dicono di vederlo

Fonte foto: http:/ 4.bp.blogspot.com

in “forma terrificante”. Intanto il 4 volte campione NBA rilascia dichiarazioni di fuoco ai rivali, sostenendo che : “I Cavs attuali sono la migliore squadra in cui abbia mai giocato, almeno sulla carta”. C’è da credergli?


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

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A pochi giorni ormai dall’inizio della nuova stagione sono ancora tanti i giocatori che vedono ancora inserito il proprio nome nella injured list

Nba, l’infermeria ancora piena Stars ‘N’ Stripes ideato da:

Domenico Pezzella

scritto da:

Alessandro delli Paoli Leandra Ricciardi Tommaso Staro Nicolò Fiumi

La regular season è ancora dal cominciare eppure già ci sono parecchi nomi di giocatori infortunati o comunque ancora sulla via del recupero. Assodata l’assenza per tutta la stagione del centro degli Houston Rockets Yao Ming, è stato proclamato il ritorno di Tracy McGrady per metà-fine Novembre. Si aggiungono alla lista anche lo swingman dei Kings, Francisco Garcia il cui rientro

ancora non è stato fissato, l’ala dei Mavericks Josh Howard , ancora in forse per l’inizio di stagione, e il centro dei Washington Wizards, Brendan Haywood. Già avvezzo di suo agli infortuni, vittima, durante un match di preseason contro i Mavs, di uno scontro contro Drew Gooden, in cui sembrerebbe aver riportato uno slogamento alla caviglia, con danni di entità ancora ignota.

Davide Sardi Stefano Panza Marco Gerbino Guglielmo Bifulco Alessio Caprodossi info, contatti e collaborazioni:

domenicopezzella@hotmail.it

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S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

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Dopo aver rischiato la sospensione e dopo la multa inflittagli da parte della Lega per le dichiarazioni di qualche tempo fa, ora arriva la sanzione della società della Baia

Stephen Jackson multato dai Warriors Se fino a poco tempo fa questa notizia poteva sembrare un semplice rumor, da 2 settimane a questa parte è diventata la realtà sotto gli occhi di tutti; prima le dichiarazioni alla stampa sulle intenzioni di essere tradato (costategli una multa di 25,000 $), poi le polemiche durante un match di preseason contro i Lakers: in quest’ ultima occasione l’ex guardia-ala di Spurs e Pacers ha collezionato 5 falli in meno di 10 minuti, tra cui un tecnico ed ha abbandonato prematuramente la panchina, non si sa ancora

Fonte foto: http:/ upload.wikimedia.org/wikipedia

se per volontà sua o meno. Mano pesante di Don Nelson, che non ha digerito affatto l’accaduto , pur non mostrando belligeranza davanti ai media (ricordiamo invece le storie tese con Latrell Sprewell). Di sicuro i Warriors hanno comminato una sospensione per 2 partite di preseason al ribelle Jackson che, dopo aver firmato lo scorso novembre un’ estensione del suo contratto a 28 milioni di dollari , sembra avere totalmente perso fiducia nella franchigia di cui è leader indiscusso attualmente.

Fonte foto: http:/ bayareasportsguru.files.wordpress.com

Joey Graham ai Nuggets, Swift e Singletary ai Sixers I Denver Nuggets aggiungono al roster l’ala Joey Graham, mentre i Philadelphia 76ers hanno firmato Stromile Swift e Sean Singletary . Da segnalare infine alcuni movimenti interessanti in casa Knicks: dopo aver rifirmato Nate Robinson e David Lee entrambi con annuali rispettivamente a 5 e 8 milioni di dollari, i Knickerbockers hanno tagliato il cinese ex- Lakers Sun Yue( operazione marketing fallita a quanto pare..), la guardia Gabe Pruitt, su cui almeno inizialmente sembravano disposti a puntare e i 2 semi anonimi Ron Howard(..non il regista, ex Happy Days ) e Warren Carter, entrambe guardie.

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S TAR S ‘N’ STR I PES

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G UGL IELMO BIF ULC O DI

L’esilio dal basket giocato di Jamaal Tinsley dopo gli anni ai Pacers, sembra essere finito, sulle sue piste ci sono Miami e Spoelestra

‘The Abuser’ verso gli Heat La preseason è appena iniziata e non c’è tempo per perdere i chiletti di troppo accumulati in estate o di rientrare appieno nello spirito delle almeno 82 partite che sono alle porte a partire da fine ottobre, che se sbagli una partita,

per di più superflua, la tua dirigenza può mettere in dubbio la tua affidabilità lungo la stagione. E’ quello che sta accadendo in Florida, sponda Miami, in cui il giovane play Mario Chalmers sembrerebbe non lasciar dormire sogni

tranquilli alla dirigenza Heat, che vorrebbe correre ai ripari ingaggiando l’ex point guard degli Indiana Pacers, Jamaal “Mel Mel the Abuser” Tinsley, liquidato senza rimpianti da Larry Bird. Alernative al nativo di NY potrebbero essere Brevin Knight o Bobby Jackson. Intanto rimane sul mercato esclusivo delle contenders anche il redivivo Jerry Stackhouse, più che mai intenzionato ad infilarsi l’anello al dito l’anno prossimo..

Fonte foto: http:/ thebasketballoracle.files.wordpress.com

Fonte foto: http:/ img.sports.tom.com


S TAR S ‘N’ STR I PES

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Il centro dei Cleveland Cavaliers pare essere proiettato verso l’ultima stagione in canotta e pantalonicini. «A fine stagione tirerò le somme»

Illgauskas, aria di ritiro? Zydrunas Ilgauskas, pivot lituano in forza ai Cleveland Cavaliers come back-up di Shaquille O’neal, sembra intenzionato ad abbandonare il basket al termine della stagione prossima: «Mi rendo conto di non essere più un giovanotto..Alla fine della stagione tirerò i conti e vedrò se sarà giusto o meno andare avanti..». Queste le dichiarazioni del 2,21 m lituano che è in forza ai Cavs dal ’96 ( solo Kobe Bryant ha avuto un tempo di militanza altrettanto lungo sempre nella stessa squadra): dopo aver subito 5 infortuni dal 1996 al 2001, Z ha trovato nell’ultima decade maggiore continuità in campo ed è diventato un punto fermo del quintetto Cavs, almeno fino all’ avvento del Big Fellow dall’Arizona. Riuscirà a coronare ,prima della fine del suo viaggio targato NBA, il sogno del Re?

I Nets sono un problema per un newyorkese? Rafer Alston, alias Skip to my Lou, neo playmaker dei New Jersey Nets sembrerebbe non gradire affatto la destinazione attuale riservatagli dalla dirigenza di Orlando,che per servirsi di Vince Carter come nuovo ‘go to guy’ – al posto di Turkoglu- non ha esitato a sacrificare il playmaker newyorchese; Alston , che è in scadenza la prossima stagione, potrebbe ,dunque ,cambiare squadra, eventualmente anche a stagione in corso: i motivi di tale decisione sarebbero imputabili alla scarsa competitività della futura franchigia di Brooklyn; alla finestra ci sarebbero i Philadelphia 76ers, orfani del sempreverde Andre Miller, e i Sacramento Kings, prospettiva quest’ ultima di certo non allettante e migliore di quella attuale nel New Jersey.

Sulla scrivania di Bryant sta per arrivare il rinnovo

Fonte foto: http:/ www.nba.com

Dalle parti di Hollywood, il matrimonio tra Kobe Bryant e i Lakers sembrerebbe in procinto di prolungamento. è infatti opinione diffusa che, prima dell’opening night del 27 ottobre contro i Los Angeles Clippers, l’accordo tra le 2 parti dovrebbe essere già siglato. Comunque vada è oramai certo che Kobe proseguirà la propria carriera ,forse per sempre, con i gialloviola. Dopo essere stato sul punto di abbandonarli concretamente per 3 volte, rispettivamente per raggiungere prima i Vancouver Grizzlies nell’era Kobe-Shaq, poi i Clippers e i Chicago Bulls più recentemente, il Black Mamba, grazie soprattutto agli esaltanti movimenti di mercato di Kupchak, sembra aver sposato in pieno il progetto gialloviola per il resto degli anni che gli rimangono da giocare sul parquet.

Globalizzazione: «Una squadra con sede in Europa? Possibile» Il progetto è sicuramente retrodatato, visto che se ne parla oramai da una decina di anni, ma anno dopo anno ci si rende sempre più conto che, una volta superata la crisi economica mondiale, il progetto di portare squadre NBA in Europa diventerà sempre più concreto. A ribadire questo concetto il commisioner David Stern ad Associated Press: «Esistono buone probabilità da ora agli anni a venire, che, qualora lo sviluppo di arene appropriate venisse attuato concretamente, qualche squadra NBA possa alloggiare in Europa. Questo è il modo in cui crediamo che il basket debba svilupparsi nel mondo».

Fonte foto: http:/ buzzyeah.com


Lente di

ingrandimento sulla LegaA


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Pepsi Juvecaserta, la rivoluzione è servita

Dopo un’annata estremamente tribolata, il presidente Caputo ha operato un netto taglio con il passato; non prima di aver omaggiato la città con un “cadeau” atteso da tempo immemore

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I L P A S S A T O . Quando lo scorso 10 TOMMASO S TARO Maggio, in occasione dell’ultima giornata di campionato, al Palamaggiò è risuonata la sirena finale del derby contro Avellino, la Caserta cestistica ha tirato un bel sospiro. Un sospiro di sollievo perché Di Bella&c. avevano tagliato il traguardo che si erano prefissati in estate e che coincideva con la permanenza in LegaA; un sospiro di soddisfazione, figlio della consapevolezza che quello della Juve non era stato solo un passaggio temporaneo nel gotha della palla a spicchi dopo un’assenza durata addirittura 14 anni; ma sopra ogni cosa, un sospiro che aveva il sapore della liberazione. Una liberazione da un’annata costellata da mille problemi, da innumerevoli intoppi, da incidenti di percorso che, per numero e frequenza, non era poi così lecito definire fisiologici. Sì, perché ciò che è capitato alla Juve qualche mese fa ha, per certi versi, dell’inverosimile. Una stagione -quella passata- non ancora iniziata e già marchiata a fuoco dall’improvvisa morte di Francesco Cimino, imprenditore di Terra di Lavoro che era appena entrato a far parte della compagine societaria. Neanche il tempo di prendere confidenza con la LegaA ed un’altra tragedia colpiva la comunità cestistica e non: l’incidente di Buccino che strappava alla vita Manù Gallicola, Gianluca Noia, Gigi e Paolino Mercaldo. Poi, neanche a dirlo, le vicissitudini di una squadra incapace di trovare la

retta via: una discontinuità di rendimento, un rapporto idiosincratico con le tavole di parquet che non fossero quelle del Palamaggiò, un feeling mai sbocciato tra squadra ed allenatore parevano tutte concause destinate a minare le certezze della piazza e degli addetti ai lavori. E, come se non bastasse, l’improvvisa defenestrazione di Pierfrancesco Betti, responsabile di un’evidente ed ingiustificabile “mala gestio” (innumerevoli i contratti sottoscritti nei due scarsi anni di permanenza a Caserta con conseguenti e “sanguinosi” sacrifici economici da parte della proprietà) e di un “modus operandi” non in linea con il credo della società. Il tutto, insomma, per un complessivo quadro, per certi versi, apocalittico in parte salvato -come detto- dalla permanenza nella massima serie. Terminato il campionato, dunque, si è avvertita forte l’esigenza di voltare pagina; di mettere definitivamente una pietra sopra ad un passato foriero più di sventure che di altro. VIA ALLA RIVOLUZIONE. In nome di questo bisogno di porre una linea netta di confine tra il passato ed il presente ed in spregio alla cosiddetta politica della continuità, il presidente Caputo ha deciso di dare il via ad una sorta di “repulisti”, salvando -come si suol dire in questi casi- il salvabile. Ed ecco, quindi, l’azzeramento delle cariche e la rivisitazione di tutti gli incarichi, a partire da quelli riguardanti lo


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staff tecnico per finire a quelli concernenti il vero e proprio roster. Una rivoluzione, insomma, che era nell’aria e che ha toccato quasi tutti. A partire dal ruolo del direttore sportivo affidato -dopo l’incarico ad interim ricoperto dal fidato Salvatore D’Angelo- a Claudio Coldebella, vecchia conoscenza del pubblico casertano dopo i suoi illustri trascorsi con la maglia della Virtus Bologna. Una scelta, quest’ultima, assai coraggiosa da parte del n. 1 della Pepsi; coraggiosa soprattutto tenendo conto della scarsa esperienza accumulata da Coldebella in questo ruolo, lui che dopo aver appeso le scarpette al chiodo aveva vissuto una breve parentesi nelle vesti di vice-allenatore. E’ venuto, poi, il tempo della scelta del nuovo coach. Una scelta che -al termine di un baillame di voci ed indiscrezioni- è ricaduta su Pino Sacripanti, allenatore brianzolo, con un ottimo passato sulla panchina canturina e reduce dalla biennale esperienza in quel di Pesaro. Un coach, sopra ogni cosa, che si andava a sposare perfettamente con il progetto della Juve e che riformava, unitamente a Max Oldoini, l’attuale guida tecnica della Nazionale Under20. Messo a punto lo staff tecnico (nonché medico, con le new entry di Giovanni Barone, Alfonso Sauro e del massofisioterapista Antonio Maglione), è stata la volta di assemblare il mosaico più importante: il gruppo di ragazzi chiamati ad affrontare il secondo anno consecutivo nella LegaA ed a tagliare un traguardo che, nelle intenzioni della società, coincide con una salvezza tranquilla. Quello dell’allestimento del roster non è stata un’operazione semplice né, a dirla tutta, facilmente decifrabile dall’esterno alla luce della grande riservatezza con cui sono state portate a compimento i colpi di mercato. In ogni caso, con i comunicati stampa a firma dell’addetto Giannoni che scandivano puntualmente lo stato di avanzamento dei lavori bianconeri, sono stati messi in cassaforte gli atleti a disposizione di Sacripanti. E’ giunto all’ombra della Reggia Antanas Kavaliauskas, 25enne lituano, centro

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assai dinamico e con una buona mano dalla media e lunga distanza, prodotto della Texas A&M University e con importanti esperienze nel campionato greco, prima al Panonios e quindi al Kavala Panorama. E’ stata quindi la volta di Ebi Ere, ala 28enne di origine nigeriana ma con passaporto USA, uscito dal college di Oklahoma; giocatore assai versatile capace di assurgere ad affidabile punto di riferimento non solo in attacco ma anche in fase difensiva grazie ad un ottimo fisico, il nuovo n.23 bianconero ha fatto vedere egregie cose lo scorso anno prima in Australia e poi in Portorico (con una media sempre superiore ai 20 punti). Nero su bianco anche sul contratto di Lukasz Koszarek, play di 25 anni, grande visione di gioco, mano educata dal perimetro e, in generale, buonissime referenze sul suo conto ampiamente confermate da un apprezzabilissimo campionato europeo disputato nelle file della sua Polonia. Poi, i colpi ad effetto tanto attesi dal popolo bianconero. Il primo, il vero “crack”, quello rispondente al nome di Jumaine Jones. 30 anni ed un curriculum che non ha assolutamente bisogno di presentazioni. In una parola, un fuoriclasse addirittura in grado di infiammare le platee d’oltreoceano e gioco-forza un lusso sfrenato per i palcoscenici nostrani. L’altra bomba di mercato ha assunto le sembianze di Timothy Bowers, guardia 27enne, giocatore atleticamente esplosivo, innate doti di leadership e grandi capacità realizzative palesate nel corso degli ultimi tre anni trascorsi con la canotta dell’Hapoel Gerusalemme. A completare, infine, il mosaico casertano, è giunto Aaron Doornekamp, ala di soli 23 anni, spirito da combattente. Il tutto, insomma, per una squadra senza particolari fronzoli e, sopra ogni cosa, costruita sicuramente con raziocinio ed oculatezza. Una squadra con riferimento alla quale, allo stato attuale, è difficile azzardare pronostici per vari motivi: in primis, perché è noto come le indicazioni della pre-season (nel corso della quale, la Juve ha vinto, tra l’altro, il torneo di Caserta e battuto la Lottomatica Roma al “Vito Lepore” di Avellino)


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siano da prendere con il beneficio dell’inventario; poi perché non va sottaciuto che il gruppo a disposizione di Sacripanti avrà ragionevolmente bisogno di un congruo periodo di rodaggio se è vero che, fatta eccezione per Di Bella, Michelori e del rientrante Martin dal prestito di Sassari, tutti gli altri giocatori non hanno alle spalle alcuna esperienza nel campionato nostrano e dovranno quindi metabolizzare un sistema di gioco diverso rispetto a quello a cui erano abituati. Le vere potenzialità della Pepsi 2009/2010, dunque, potranno venire alla luce solo nelle settimane a venire quando ogni attenuante o giustificazione dovrà lasciare spazio all’insindacabile giudizio del campo; nel frattempo, neanche a dirlo, la tifoseria si è già mobilitata per sostenere, ovunque e comunque, i suoi amati beniamini. I L C A D E A U . Ci sono dei momenti nella storia di ogni società sportiva impossibili da dimenticare, da accantonare, da relegare malinconicamente nelle tenebre dell’oblio. Uno di questi è andato in scena al Palamaggiò lo scorso 27 Settembre, in occasione della prima giornata del Torneo

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Città di Caserta-II Trofeo Irtet. Quando nell’ “impianto dei giorni” si sono spenti i riflettori e sul mega-schermo è apparso il volto di Oscar Schmidt, indimenticato campione carioca e simbolo indiscusso della Juve degli anni ’80, un brivido è scorso lungo la schiena dei presenti sugli spalti. Un Oscar, come al solito, sorridente e con quell’aria da “scugnizzo d’importazione” che ha reso celebri le sue gesta dentro e fuori il parquet. Quello dedicato all’ “O’ Rey do triple” è stato il migliore preludio possibile ad una cerimonia che a Caserta aspettavano da tempo immemore. Grazie alla solerzia ed alla caparbietà del presidente Caputo, hanno fatto ritorno nella loro casa naturale i trofei della Juvecaserta risalente all’epopea Maggiò: al secolo la Coppa Italia del 1988 ed il Tricolore del 1991. Previa una lunga trattativa con la curatela fallimentare, dunque, i simboli delle vittorie più amate dai tifosi bianconeri campeggiano adesso nella bacheca del Palamaggiò, lì da dove niente e nessuno potrà portarli via. Un sigillo inamovibile del passato testimoniato anche dalle canotte appartenute a Gentile, Esposito e dello stesso Oscar (oltre che allo sfortunato Paolino Mercaldo) issate sul soffitto del palazzo di Pezza delle Noci, a testimonianza di una società che, quanto a storia e blasone, davvero non è seconda a nessuno. Ad maiora.


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La nuova tappa di ‘On The Road’ è nella città immortalata da Eminem, più di tutti, nelle sue canzoni, ma anche nel suo lavoro cinematografico nel Michigan

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Detroit, The Motor’s City

L EANDRA R ICCIARDI …I said welcome to Detroit City … …Welcome to Detroit City…

E sulle note di Eminem vi accolgo nella città che mi risulta piu difficile da descrivere.. una città che non vuole morire mai.. e che cerca in tutti i modi di aggrapparsi con le unghie e con i denti per non sprofondare nel baratro tra l’indifferenza e l’insensibilità… Conosciuta in tutto il mondo per tre motivi: • L’ invenzione dall’ automobile da Henry Ford, nonché sede della General Motors.. • La Motown Music, l’etichetta discografica che ha portato il funky americano in tutto il mondo.. • Il tasso di criminalità più alto degli States.. Ed proprio quest’ultimo il motivo per cui ‘The D’ come viene citata nella lista dei posti da visitare, è diventata una stella decaduta..ma

ciò, anche se la penalizza di certo non la rende meno speciale.. E’ la città americana con più squadre sportive ai massimi livelli delle classifiche, dal baseball all’hockey, dal football al basket. E’ il luogo dove sono nati tantissimi maestri della musica come Madonna, Eminem, Aretha Franklin. Ma torniamo un po’ indietro… Nel 1796, Detroit divenne ufficialmente territorio statunitense, anche se prima del definitivo ingresso nell’Unione, avvenuto nel 1815, la città dovette subire i tragici eventi dell’incendio del 1805, che rase al suolo buona parte degli edifici esistenti, e soprattutto della guerra civile americana. Il resto dell’Ottocento si rivelò un periodo estremamente fecondo per un centro che sbocciò architettonicamente, tanto da guadagnare il soprannome di “Parigi dell’ovest” per la raffinatezza degli edifici e dei manieri post guerra, e soprattutto industrialmente, col settore dei trasporti in continua e


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costante ascesa, culminata con l’affermazione a livello mondiale della fabbrica automobilistica aperta nel 1902 da Henry Ford. Divenuta capitale mondiale dell’automobile, guadagnandosi la nomea di "The city that put the world on wheels" (La città che ha messo il mondo sulle ruote), Detroit continuò a veleggiare col vento in poppa fino agli anni ‘60/’70 quando, sfiancata dalla crisi petrolifera e falciata da lotte razziali inestinte, fu soggetta ad un generale declino, tangibile analizzando il sensibile decremento demografico arrestato solo negli ultimi anni. Ma oggi Detroit sta cercando di voltare pagina, rilanciandosi sotto tutti i punti di vista, partendo proprio dal centro cittadino, troppo spesso considerato come ghetto urbano. Ci sono state alcune iniziative intraprese nel tentativo, fino ad ora riuscito, di ridar vita ad uno dei più architettonicamente variegati agglomerati urbani d’America. Insomma tutto questo ci dimostra che Detroit ha ancora un’anima, seppur da «dark lady ». Il cuore della città è sicuramente il Downtown, il quartiere che si sviluppa dal fiume Detroit, che separa gli Usa dal Canada. Qui si trova l’Hart Plaza, spesso sede di manifestazioni e mercatini, soprattutto a primavera. Dalla piazza è possibile

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vedere le coste canadesi della città di Windsor, costellati di casinò, e raggiungibili in automobile o in bus attraverso un tunnel sotterraneo. Dall’Hart Plaza parte Woodward Ave, la via principale che spacca in due la città. Basta percorrerla per incontrare lungo il cammino gli edifici più caratteristici di Detroit. la maggior parte dei negozi, soprattutto nelle vie laterali, sono chiusi. Così come tantissimi uffici e grattacieli, le cui finestre sbarrate incutono un senso di timore e degrado, benchè sorgano nel cuore della città, Ma Più a nord del downtown, sempre attraversata dalla Woodward Ave, è ospitata l’università di Detroit, le residenze universitarie e vari musei d’arte antica e contemporanea. La zona è diventata una sorta di nuovo centro per Detroit, con attività commerciali, grattacieli e un discreto via vai per le strade (al di fuori di Downtown la città è deserta e si consiglia di non aggirarsi per la periferia dopo il tramonto).

www.ci.detroit.mi.us/airport/ E il Detroit Metropolitan Airport il più importante scalo aereo dello stato, snodo fondamentale per il traffico nazionale ed internazionale in entrata ed uscita. www.metroairport.com Le autostrade più importanti passanti per Detroit sono la I-75 e la I-96, senza contare la Highway 401, moderne e munite di infrastrutture all’avanguardia come il Detroit Windsor Tunnel, che mette in comunicazione il Michigan col Canada. Il servizio di trasporto pubblico, il Detroit (DDOT) provvede a servire i mezzi, specialmente autobus, per muoversi in città e nelle zone limitrofe. DOVE DORMIRE

Milner hotel 1538 Centre St, Detroit, MI 48226 Hotel molto grande e offre un eccellente rapporto qualità/prezzo, accesso wireless a Internet e un servizio lavanderia ed è vicino al Ford Field. COME ARRIVARE E COME MUOVERSI Prezzi da 54€ a notte. St. Regis Detroit possiede due aeroporti, il Coleman 3071 West Grand Boulevard, Detroit A.Young International Airport: situato IN Distante solo 15 minuti dal Metro Airport, periferia. situata nel centro di Detroit, vicino al


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seguente luogo di interesse: Children's Museum di Detroit; Motown Historical Museum e Istituto di belle arti di Detroit sono nelle vicinanze.La struttura dispone di un centro benessere. La dotazione business include un business center, accesso wireless a Internet gratuito e sale riunioni per piccoli gruppi. Prezzi da 54 € a notte Holiday Inn Express Hotel and Suites 1020 Washington Blvd, Detroit Nel cuore di Detroit è vicina ai seguenti luoghi di interesse: Joe Louis Arena, Fox Theater Building e Ford Field. Nelle vicinanze si trovano anche: Comerica Park, Detroit - 1 km e Detroit Opera House - 1 km, dispone di una piscina coperta, una palestra e una piscina. La dotazione business include un business center, accesso wireless a Internet e servizi business. Tutte le mattine agli ospiti è offerta la colazione gratuita. Il personale può organizzare servizi di lavaggio a secco. Sono inoltre disponibili un casinò, un servizio lavanderia e personale poliglotta. Prezzi da 61€ a notte. Greektown Casino Hotel 1200 Saint Antoine St, Detroit Questa struttura è vicina a :Ford Field,

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Comerica Park, Detroit e Fox Theater Building. Nelle vicinanze si trovano anche: Joe Louis Arena - 1,5 km e GM World - 1 km.Dispone di un ristorante, un bar/lounge e un bar/caffetteria. Sul posto è presente un business center e Sono inoltre disponibili un casinò e un banco di accoglienza. Prezzi da 65 euro a notte Caesars Windsor 377 Riverside Dr E, Windsor, ON. Questa struttura è situata nel centro di Windsor, vicino al seguente luogo di interesse: Detroit Windsor Tunnel; Joe Louis Arena e Ford Field sono nelle vicinanze. dispone di una piscina coperta, una vasca idromassaggio, una sauna e una palestra. La dotazione business include un business center, accesso wireless a Internet sale riunioni per piccoli gruppi e un helpdesk IT. Prezzi da 71€ a notte. Detroit Marriott at the Renaissance Center E Jefferson And Brush, Detroit, Si trova a Detroit lungo il fiume, vicino al :: GM World, Joe Louis Arena e Casa di Moross. Nelle vicinanze si trovano anche: Ford Field - 1,5 km e Fox Theater Building 1,5 km. Dispone di un centro benessere, un bagno turco, una sauna e una palestra. La dotazione business include un business cen-

ter, accesso wireless a Internet e apparecchiature audiovisive. Prezzi da 135 € a notte. IL TEMPO Il clima è temperato, tipico di buona parte delle città del Mid-West, sensibilmente influenzato dalla presenza dei grandi e numerosi laghi, con inverni piuttosto freddi e nevosi, contraddistinti da temperature stabilmente al di sotto dello zero anche nei valori massimi, ed occasionalmente arrivate a toccare i -18, ed estati che invece sono gradevoli, , con l’unica nota dolente è rappresentata dalle precipitazione, più frequenti tra maggio e settembre che in qualsiasi altro periodo dell’anno. Da queste parti sono molto belle le cosiddette mezze stagioni, quando le piogge tendono a diradarsi. COSA VEDERE Il Detroit Institute of Arts (DIA): è uno dei più grandi musei americani, possiede opere di John Singleton Copley, George Caleb Bingham, Frederic Edwin Church, John Singer Sargent, Duncan Phyfe, Louis Comfort Tiffany, Paul Revere, James Abbott McNeill Whistler. Possiede circa 65.000


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opere e fu inaugurato nel 1885. Campus Martius 800 Woodward Ave Downtown Campo Marzio Park è diventato rapidamente uno straordinario spazio pubblico in cui i residenti, lavoratori e visitatori si riuniscono per rilassarsi, divertirsi, giocare e festeggiare Detroit, utilizzano i loro pc portatili con la connessione wireless gratuita, su di uno sfondo di cascate realizzate in granito. è ormai un centro comunale con una pista di pattinaggio all'aperto in inverno e le aree per mangiare, vedere concerti e film in estate. Greektown centered on Monroe St Greektown Greektown Historic District, noto anche come Greektown, è un quartiere storico / commerciale che si trova a nord-est del cuore della città, lungo Monroe Avenue. E’ un quartiere prevalentemente commerciale, dominato da ristoranti greci a tema, ma comprende anche la San Maria Chiesa cattolica romana, Seconda Chiesa Battista e il Casino Greektown. Heidelberg Project Il quartiere degradato di Heidelberg Street è

stato trasformato dall'artista locale Tyree Guyton, attraverso il Progetto Heidelberg, in una controversa forma d'arte urbana. Diversi caseggiati sono stati dipinti con colori vivaci e trasformati in installazioni con l'aiuto dei bambini del quartiere.L'effetto del Progetto viene visualizzatao attraverso lo sviluppo di Heidelberg Street. Alla fine della strada, ci sono case crollate, con prati coperti di vita-erbacce alte, macerie e spazzatura e poche persone in vista. Tuttavia, il progetto Heidelberg attira quasi 275.000 visitatori l'anno, ormai considerato una meta riconosciuta per i turisti Detroit. Oggi, è visto in tutto il mondo come una dimostrazione del potere della creatività nella creazione di speranza e una visione luminosa per il futuro. Greenfield village di Henry Ford Basato sulla collezione privata del pioniere dell'auto Henry Ford, l'Henry Ford & Greenfield Village contiene centinaia di auto e velivoli, inclusa la Limousine sulla quale fu assassinato il Presidente John F Kennedy. Greenfield Village ospita edifici storici di tutto il mondo.Pochi potevano ignorare l'impatto storico di uno dei manufatti più antichi del 20 ° secolo: la prima automobile

Henry Ford. Il museo resta ancora molto sorprendende Un santuario massiccio per l'automobile e il suo impatto in America. Motown Museum 264 8 W Gran d B l vd west sid e Det ro it museum Detroit Motown ha origine in due edifici semplici sulla West Grand Boulevard, Downtown, i visitatori possono vedere l'originale sala di controllo e studio di registrazione dove stelle come i Jackson Five, Diana Ross e Stevie Wonder reso hit record tra il 1959 e il 1972. Il Museo contiene anche alcuni costumi indossati dalle stelle. Museum of Contemporary Art Detroit 4454 Woodward Ave Il Museum of Contemporary Art Detroit inaugurato nel 2006, espone le opere d'arte più primitive della città. Presenta un programma variabile di mostre, tra cui ad esempio Words Fail Me, che esplora il legame tra arte visiva e linguaggio Lampade di calore pendono dal soffitto sopra esposti peculiari che cambiano ogni pochi mesi. In estate il sabato, ospita film d'arte drive-in stile nel suo parcheggio posteriore. Renaissance Center 330 E Jefferson Ave Il lucido Renaissance Center, il quartier


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generale della GM, Il palazzo ospita il museo mondiale dell'auto General Motors che include le Chevrolet d'epoca e i veicoli Pontiac oltre alla galleria di negozi Wintergarden,è un bel posto dove fare uno spuntino (in inverno), o di iniziare la passeggiata lungofiume. d'estate festival weekend e concerti. Mentre siete lì, controllate la scultura del pugno di Joe Louis. Wright Museum of African American History 315 E Warren Ave Notevole per la struttura a cupola, racconta l'esperienza afroamericana dalla preistoria all'epoca moderna, passando per il periodo della schiavitù. I reperti includono le Storie in Vetro Colorato, che descrivono i contributi africani alla danza ed alla musica statunitense Detroit Zoo 8450 W 10 Mile Rd Royal Oak zoo. Lo Zoo di Detroit si trova a Woodward Avenue e la 10 Mile Road, , a due miglia a nord dei confini della città di Detroit. È dotato di 1.800 vertebrati e invertebrati 5.000, e uno zoo che celebra la natura, chiamato Belle Isle Natura Zoo. Oltre 270 specie diverse sono ospitati allo zoo, in una varietà di habitat. Cranbrook House & Gardens 39221, Woodward Avenue, Bloomfield Hills. Il Cranbrook House & Gardens costituisce il centro d'interesse del campus Cranbrook Arts and Crafts, che ha formato artisti sin dal 1904. Gli spunti di rilievo includono gli edifici disegnati da Sarineen e 40 acri di giardini paesaggistici.

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The New Detroit Science Center 5020, John R Street. Una pietra miliare del Cultural District, che espone oggetti con cui poter interagire attivamente per coinvolgere adulti e bambini. Le esposizioni spiegano la forza di gravità, l'elettricità, il suono, ed anche la produzione di musica. Salga a bordo della mongolfiera nel DaimlerChrysler Science Stage e raggiunga l'altezza di 91 metri. Hart Plaza - Jefferson Avenue. La piazza più amata del centro di Detroit occupa 14 acri di lungolago. Fra le opere d'arte pubbliche vi sono The Fist, un omaggio al boxeur Joe Louis, e il Son Memorial Fountain di Isamu Noguchi. La piazza è spesso teatro di festival musicali all'aperto, tra cui il September Jazz Festival Dossin Great Lakes Museum 100, Strand on Belle Isle. Il Dossin Great Lakes Museum, sulla Belle Isle nel fiume Detroit, percorre la storia marittima locale. Il museo contiene la Stanza Gotica della Città di Detroit III, l'idroplano Miss Pepsi e l'ancora della nave Edmund Fitzgerald. SPORT Detroit è rappresentata in tutte le principali leghe professionistiche statunitensi: • I Detroit Lions (NFL - football americano) giocano al Ford Field • I Detroit Pistons (NBA - basket) giocano al Palace of Auburn Hills • I Detroit Red Wings (NHL - hockey su

ghiaccio) giocano alla Joe Louis Arena • I Detroit Tigers (MLB - baseball) giocano al Comerica Park • I Detroit Shock (WNBA) giocano al Palace of Auburn Hills. CURIOSITA’ • Capoluogo della contea di Wayne nel Michigan meridionale, è l’unica città degli Stati Uniti da cui per valicare il confine col Canada bisogna dirigersi verso sud. • Nel 1901 la prima vera strada è stata costruita a Detroit • è sede di uno degli hotel più alto del Nord America • Il Ponte dell’Ambasciatore, che collega Detroit con Windsor (Ontario, Canada) è uno dei più lunghi ponti sospesi nel mondo. • 8 MILE è il primo lungometraggio hollywoodiano girato interamente nella città di Detroit • 8 mile road è una strada di Detroit che segna il confine tra la zone ‘ricca’ della città e dei ‘sobborghi’. Identifica anche la linea di demarcazione tra la comunità nera e quella bianca. • Sono circa 415 i film girati a Detroit. Allora ricapitoliamo… cercate di non gironzolare troppo di notte.. e non allontanatevi esageratamente dai centri di maggiore interesse.. vi consiglierei anche un giubbino anti-proiettile.. ma forse sto esagerando! Non dimenticatevi di visitare il museo Ford e lo zoo .. e MI RACCOMANDO Non abbiate paura di visitare questa città ricca di storia.. …..BUON DIVERTIMENTO…


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