Stars 'N' Stripes N°34

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano TU TTO IL ME RC ATO ED IL PREVIEW ‘SQU AD RA PE R SQU AD RA ’

La coscienza di ‘Melo’


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Stars ‘N’ Stripes ideato da: scritto da:

Domenico Pezzella Alessandro delli Paoli

Bennedetto Giardina

FOCUS - A NTHONY, E’ SO LO QU ES TI O NE D I T EMP O

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OCCHI PUNT ATI SU VINCE CARTER

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IL PER SONAGG IO - LUI S SCOLA LA STELLA DEI ROCKETS

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LA R UB RI CA - ‘24 S ECONDS ’ WITH ALESSANDRO MAMOLI

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info, contatti e collaborazioni:

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Lorenzo de Santis

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ORMAI IL DADO E’ TRATTO, MELO LASCERA’ I NUGGETS CHE SI AFRIDERANNO COMPLETAMENTE ALLE MANI DI CHAUNCEY BILLUPS


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Scar tati i Nets, fu ori Phila, ora resta solo New York FOCUS

I fuochi d’artificio della off season 2010 non si sono ancora conclusi? A quanto pare, nonostante manchino solo pochi giorni alla partenza dei training camp, è proprio così. E la franchigia calda sono i Denver Nuggets, alla prese con la scottante situazione di Carmelo Anthony, che sembra pronto al cambio di casacca dopo sette stagioni di costanti partecipazioni ai playoffs, anche se con ben sei eliminazioni al primo turno. I fatti sono arcinoti agli appassionati. Poco dopo la fine della stagione 2009/2010 la dirigenza dei Nuggets aveva offerto al prodotto di Syracuse un prolungamento triennale del contratto, con le cifre massime consentite dalla NBA. Anthony, però, si era dimostrato da subito freddo all’ipotesi della firma immediata, rinviando questa. Se in un primo momento si pensava potesse essere solo una mossa cui avrebbe fatto seguito un breve periodo d’attesa per avere poi la tanto agognata firma, col passare del tempo, e con l’accordo che non arrivava, ci si è resi conto che in realtà tutto ciò era la semplice manifestazione della volontà del numero 15 di cambiare aria, probabilmente convinto del fatto che i Nuggets non potranno riuscire a costruirgli attorno una squadra da titolo. Almeno in tempi brevi. Le notizie più recenti parlano della partenza di Melo come ormai di un

fatto certo, con l’entourage del giocatore che spingerebbe affinchè questo avvenga prima della partenza dei training camp. Favoriti su tutti appaiono i New Jersey Nets i quali starebbero ultimando i dettagli di uno scambio a quattro con Utah e Charlotte. La trattativa manderebbe Derrick Favors, Andrei Kirilenko e alcune scelte in Colorado, Melo nel New Jersey, Devin Harris ai Bobcats e Boris Diaw nello Utah, ma nelle ultime ore si è ventilata anche la possibilità di uno scambio con Philadelphia, con Andre Iguodala a finire ai servizi di George Karl. Come andrà lo sapremo, in ogni modo, a breve. Cerchiamo a questo punto di analizzare quelli che possono essere gli scenari futuri sia per Anthony, che per i Nuggets, consci di essere a un punto di non ritorno. Per Anthony sarà una scelta importante, molto probabilmente decisiva per il suo futuro. Lasciare una squadra che, bene o male, è sempre stata nei piani alti della Lega dal suo arrivo in NBA e gli ha sempre permesso di raggiungere la post season, non è uno


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DI

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scherzo. Tanto più se a questo si aggiunge le volontà di spostarsi ai Nets, squadra invece reduce da una stagione da 70 sconfitte e che, come visto, per ottenere Carmelo, dovrebbe rinunciare sia alla sua prima scelta che al proprio playmaker titolare. Appare chiaro come su Anthony possano avere fatto presa le prospettive di visibilità che offrono al momento i Nets. Prossimi allo spostamento a Brooklyn, posseduti da un multimiliardario russo e pronti ad accendere una rivalità sostanzialmente cittadina con i New York Knicks di Amar’è Stoudemire. Chiaro che per un giocatore in cerca di spolvero per uscire dall’ombra, relativa, gettata su di lui dai compagni di draft LeBron James e Dwyane Wade, queste sono premesse di un certo livello. Ma guardando al campo non sarebbe certo oro tutto quello, apparentemente, luccicherebbe. Anthony entra nella fase centrale della sua carriera, quella in

cui un giocatore si definisce. Per crearsi un definitivo status di superstar questo è il momento. Fino a oggi è stato senza nessun dubbio riconosciuto come un All Star (convocato tre volte alla kermesse di metà stagione) e uno degli attaccanti più pericolosi della Lega (quasi 25 punti di media in carriera), ma la percezione comune continua a vederlo un gradino sotto a giocatori come Kobe Bryant, Tim Duncan, Dwyane Wade, LeBron James, capaci di vincere o, quanto meno, di trascinare le proprie squadre alle Finali. E’ chiaro che il suo obiettivo ora deve essere quello di vincere, facendolo da prima punta, in tempi relativamente brevi. Ma New Jersey può permettergli questo? Come si capisce i dubbi ci sono. E sono anche parecchi. I Nets delle due Finali consecutive sono solo un lontano ricordo. Di quella squadra non rimane più nulla e, anzi, in questo momento bisogna anche ricostruire la


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mentalità di un gruppo logorato da un anno orribile. E a Denver, Anthony ha dimostrato di non essere completamente a suo agio quando deve essere il comandante solitario di una barca che naviga in mari burrascosi. Il salto di qualità dei Nuggets, infatti, è avvenuto due anni fa, ed è coinciso con l’arrivo tra le Montagne Rocciose di Chauncey Billups che ha preso, lui sì, in mano la situazione mettendo ordine nei giochi della squadra e permettendo a Anthony di occuparsi di segnare valanghe di punti in attacco sapendo di avere le spalle coperte da un veterano con esperienza e talento da vendere. Fino ad allora i Nuggets erano stati un’ottima squadra da regular season, che però si scioglieva come neve al sole al pronti via dei playoff. Tante erano state le critiche contro un Anthony troppo spesso assente, se non dannoso, nei momenti chiave delle partite di post season, aumentate dopo i fallimenti arrivati anche con un realizzatore come Allen Iverson al fianco. La verità è che Melo ha bisogno di un giocatore importante al fianco, di carisma, che sappia gestire le situazioni difficili, ma che non gli tolga tiri e libertà di giocare in campo, cosa che, ovviamente, non succedeva con un accentratore come Iverson. Le cifre a riguardo parlano abbastanza chiaro. Dal 2003/2004 al 2007/2008, ultimo anno prima dell’arrivo di Billups, le cifre di Anthony per quello che riguarda punti e percentuale del campo nei playoff sono sempre peggiorate, in certi casi anche di parecchio, rispetto alla stagione regolare, con l’eccezione della sola edizione 2006/2007. Poi, nei due anni al fianco dell’ex playmaker dei Pistons, il trend si è invertito nettamente. Nel 2008/2009, nella corsa fermatasi alle Finali di Conference contro i Lakers, Anthony ha realizzato 27,2 punti di media col 45% al tiro, contro i soli 22,8 punti e il 44% dal campo della regular season, mentre nella passata stagione i 28,2 punti con il 45,8% dal campo della stagione regolare, sono stati rimpiazzati dai 30,7 punti col 46% abbondante al tiro nella serie persa 4-2 contro i Jazz. Ovviamente non tutto sta nel semplice arrivo di Billups. Tutta la squadra negli anni è migliorata, lo stesso Anthony ha accumulato esperienza e perfezionato il suo gioco, ma è innegabile che la presenza di un giocatore come Billups abbia

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portato il suo impatto sulle partite a un altro livello, e anche le ottime prestazioni in nazionale, a fianco di più giocatori che portavano il peso della squadra sulle spalle, fortificano questa tesi. Ecco appunto che l’idea di un trasferimento ai Nets risulti quanto meno rischioso, se non altro perché in quel contesto Anthony dovrebbe diventare il punto di riferimento per i tanti giovani che popolano il roster della squadra di Jay Z (attualmente sette giocatori hanno al massimo due anni di esperienza in NBA). Situazione che potrebbe essere leggermente diversa ai Sixers, dove ci sarebbero, intanto, più alternative di qualità (non dimentichiamo che i Nets per averlo dovrebbero privarsi di Harris e Favors). Tenendo presente Iguodala come merce di scambio, nella Città dell’Amore Fraterno potrebbero affiancare allo scorer da Baltimora giocatori come Thaddeus Young, Elton Brand, Jrue Holiday, Louis Williams, senza dimenticare il rookie Evan Turner, che arriva con grandi aspettative, e che potrebbe completarsi molto bene con il gioco di Anthony. Da non sottovalutare nemmeno il ruolo di Elton Brand, giocatore navigato, certo non dotato del carisma di Billups, ma che comunque potrebbe essere una presenza nello spogliatoio. Altra ipotesi ventilata in questi giorni, come possibile destinazione di Anthony, è stata Houston, che offrirebbe in cambio come principale contropartita tecnica Kevin Martin. Qui Melo troverebbe il gruppo più solido attualmente, reduce da una stagione vincente, pur con il mancato accesso ai playoffs, dotata di giocatori di qualità come Aaron Brooks, Luis Scola e Shane Battier e che si potrà avvalere del rientro di Yao Ming, il tutto circondato da un gruppo di esperti giocatori NBA. Tra l’altro lo spot di ala piccola si è liberato in agosto con la partenza di Trevor Ariza in direzione New Orleans. In base al profilo caratteriale tracciato finora sarebbe la scelta ottimale per Anthony, che potrebbe entrare in squadra pensando quasi esclusivamente al suo gioco, senza dover essere necessariamente una guida anche spirituale per i compagni. Cosa che non è escluso Carmelo provi a diventare, cogliendo questa lato della sua nuova carriera come una sfida per diventare ancora più completo come giocatore sia dentro che

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Danilo Gallinari la pedina di scambio principale chiesta dai Nuggets ai New York Knicks fuori dal campo. Con l’avanzare dei giorni, intanto, sembrano tramontate le piste che avrebbero potuto portarlo ai Bulls o ai Knicks, le squadre maggiormente gradite al giocatore in caso di sign and trade e verso le quali, specialmente New York come vedremo in seguito, Melo continua a spingere. Insomma risulta evidente come Anthony debba valutare attentamente diversi fattori nel compiere la sua decisione, perché sempre di una decisione sua si tratta, anche se ristretta a quelle squadre che possono offrire una contropartita accettabile da parte di Denver. Finire nel posto sbagliato a questo punto rischierebbe di compromettere in maniera forse irreversibile la sua carriera, minando inoltre le sue chance di vincere un titolo da vero protagonista. Molto diverso, al contrario, il discorso per quanto concerne i Nuggets. Reduci da sette anni di soddisfazioni, visti gli anni precedenti da zimbelli della Lega, si ritrovano a un bivio. Ricostruire dalle fondamenta, esponendosi a nuove annate di poche vittorie e tante amarezze, o cercare di limitare i danni mantenendo la squadra competitiva e restando nella cerchia delle contendenti per i playoff. Data per certa la rinuncia a Anthony, molto dipenderà dall’offerta che verrà accettata per la cessione del proprio pezzo pregiato. Mandando Melo ai Nets la strada da intraprendere sarebbe forzatamente quella della ricostruzione. Arriverebbero infatti un giovane giocatore come Favors, di grande potenziale, ma tutto da valutare in ottica Pro e un buon comprimario come Kirilenko, che però rischierebbe di essere in surplus in una squadra a quel punto senza grandi obiettivi e che potrebbe anche decidere di disfarsi, nel limite del possibile, dei vari Kenyon Martin, Chris Andersen e JR Smith, oltre a prime scelte che, a loro volta, richiederanno del tempo di adattamento. Nel caso, invece, la nuova destinazione fosse Phila o Houston, allora le cose potrebbero cambiare. Ricevere, in cambio di Anthony, giocatori come Iguodala o Kevin Martin manterrebbe la squadra dotata di un secondo violino efficace da affiancare a Billups, conservando così una certa pericolosità, che potrebbe indurre la dirigenza a lavorare per consolidare il nucleo con un contorno di giocatori affidabili. Ovviamente, perdendo un giocatore come Anthony, è impossibile pensare di migliorare la proprie ambizioni, quindi se fino ad oggi i Nuggets erano squadra da primo/secondo turno di playoff, in caso di arrivo di Iguodala o Martin si potrebbe pronosticarli come contender per l’ultima posizione disponibile per i playoff, prospettiva non certo esaltante e che ha rimesso in pista in queste ore i New York Knicks. Come ha confermato una fonte anonima “ Anthony ha avuto dei ripensamenti sui New Jersey Nets e starebbe cercando di convincere i Nuggets a esplorare altre opzioni”, segnatamente i Knicks di Mike D’Antoni, contattati in queste ore e ai quali sono stati richiesti il nostro Danilo Gallinari, Toney Douglas e Anthony Randolph come merce di scambio. Tre giocatori da sviluppare ma con già minuti di esperienza nella gambe e che, quindi, potrebbero permettere a Denver di ripartire in tempi più brevi.


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OCCHI PUNTATI SU...

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V INCENZO

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G UIDA

Vinsanity, Vincredible, Air Canada, Half Man – Half Amazing (copyright dell’immarcescibile Shaq), ma anche The Big Loser, The Withdrawing. L’identikit è sin troppo ovvio: Vince Carter. Osannato e odiato, croce e delizia di tifosi e addetti ai lavori. Vinsanity è un giocatore che farà sempre discutere. Uno della serie “ avrebbe potuto essere, ma non è stato”. Le movenze, l’atletismo, il carisma, e la militanza Tar Heels (North Carolina), fecero sì che s’azzardassero paragoni con il “più grande di sempre”. Ma di Jordan, il nativo di Daytona Beach aveva solo l’involucro, ma neanche una goccia di contenuto. Più calzante il paragone con Julius “Doctor J” Erving, non fosse altro per l’inebriante capacità di Carter di arrampicarsi ad altezze proibitive per gli altri esseri umani. Ma Jordan e Erving appartengono al passato di Vincredible. Il suo presente è molto più vicino a quello di un'altra grande meraviglia mancata, Tracy McGrady, con il quale condivide le stimmate del Big Loser, e anche qualcosa in più: la parentela, cugino di secondo grado di The Big Sleeper. Alla non più verde età di 33 anni, Carter deve decidere cosa fare da grande. Il progetto è quello d’essere un elemento fondamentale di una squadra da titolo, e gli Orlando Magic sembra(va)no fatti dal sarto per Vince. Eppure le ombre hanno oscurato le luci nella sua prima stagione nella città di Topolino. Fatturato: 16.6 punti di media, career low, dopo i 15.8 punti segnati in maglia Raptors nel 2004/2005, in una stagione da sole 20 partite a causa dell’infortunio al ginocchio. Peggio aveva fatto solo nell’anno da rookie (18.3). In dieci dei suoi dodici anni di militanza Nba ha sempre scollinato sopra i 20 di media (career high, 27.6 a Toronto nella stagione 2000/2001). La quinta chiamata del draft 1998 (scelto dai Warriors e scambiato subito per la quarta scelta Antawn Jamison, compa-

or awing’? roblem..


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gno di squadra di Carter a North Carolina), ha avuto un rapporto ondivago con coach Stan Van Gundy. E questa non è una novità. Tutti hanno qualche screzio con il sosia di Ron Jeremy. Ma a differenza dei vari Howard e Lewis, il rendimento di Vince ne ha risentito moltissimo. «E’ un problema di sistema. Sono io che devo adattarmi alla squadra e non viceversa». Testo e musica di un Carter maturo, che così commentava ai microfoni di Espn durante l’All Star Game, i suoi problemi di ambientamento ai Magic. Il sistema offensivo degli Orlando Magic è semplice e complesso allo stesso tempo. I principi di spazio e tempo elevati a scienza esatta, la presenza di un centro dominante in pitturato, campo allargato a dismisura con quattro tiratori dietro l’arco dei tre punti, pronti a far pagare i raddoppi e le cattive rotazioni della difesa. Dentro la filosofia tecnica e

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tattica di un grande allenatore come Van Gundy c’è molto altro. In questa sede abbiamo condensato il tutto, ma i concetti sono questi. Le difficoltà di Carter sono nate proprio dai principi insiti in questo sistema. Vince non è più l’iperatleta di una volta, anche se resta nell’elite della lega in quanto a spettacolarità. Il Carter prima versione a Toronto era un giocatore strabordante atleticamente, che andava dentro con la palla sino al ferro ogni volta che poteva, spingendo a più non posso sull’acceleratore in contropiede. Nella seconda versione ai New Jersey Nets, con i cronici problemi al ginocchio, il prodotto di North Carolina, inizia ad alternare le giocate atletiche con una rinnovata e rinomata capacità balistica (jump shoot mortifero dalla media distanza), aiutato anche dagli assist al bacio di Jason Kidd. Schiacciate o non schiacciate, come tutte le superstar

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Nba, anche Carter pretendeva i cosiddetti “iso”. Gli isolamenti uno contro uno su quarto di campo. Ed è stato questo il problema più grande nel suo primo anno a Orlando. Nel credo Van Gundyano, gli isolamenti sono come la Kryptonite per Superman. Una sorta di buco nero dal quale sfuggire ad ogni costo, perché con gli iso, si arresta la fluidità dell’attacco. Carter ne soffre ma cerca di adattarsi. Il processo procede ad alti e bassi. Nel corso della stagione emerge un altro problema: la selezione di tiro. Che l’otto volte All Star non fosse un maestro in questo si sapeva, ma il 42% scarso dal campo è decisamente troppo poco per chi aspira al ruolo di go to guy nei finali di partita, per chi nelle idee della dirigenza dove prendere il posto di Mr. Clutch Turkoglu, data la perdurante inefficacia dell’uomo franchigia Howard ad essere decisivo nei finali, a causa delle terribili percentuali ai tiri liberi. Troppi bassi vero, ma anche picchi altissimi, come quello raggiunto la sera dell’8 febbraio. Ad Orlando arrivano i New Orleans Hornets e Carter si rende protagonista di una delle più grandi performance dell’anno. Vinsanity ne griffa 48, di cui 34 punti nel solo secondo tempo, permettendo ai Magic di recuperare 17 lunghezze di svantaggio e di vincere la partita 123-117. «Una prestazione irreale» - commenterà coach Van Gundy nel post gara-. E’ la notte della svolta, almeno così sembrerebbe. Poi arrivano i playoff. Le cose si complicano e non poco. Orlando di strada ne fa tanta, ma la presenza di Carter all’interno del sistema non è centrale ma è tangenziale. Marginale a tal punto che per i Magic e per Van Gundy il titolare del ruolo di guardia (mascherato da panchinaro) diventa JJ Redick, un giocatore con caratteristiche molto più adatte al sistema offensivo dei Magic, e per giunta con un ego di gran lunga meno ingom-

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brante del blasonato Vince. Nella finale di Conference persa contro Boston, Carter soffre tantissimo, non è mai decisivo e chiude con 15.5 punti con il 40% al tiro, peggior performance personale dai playoff 2000, dove alla prima apparizione in postseason con i Raptors (dai quali peraltro si separò in modo burrascoso) fermò l’asticella a 19.3. E’ giudizio unanime che l’ex Air Canada sia mancato proprio nel momento in cui avrebbe dovuto fare la differenza. Di occasioni per rifarsi non ne restano molte. Una sola ad essere sinceri. Per molti Magic la prossima stagione sarà quella “dell’ora o mai più”. A questo gruppo, Carter compreso, verrà data un’ultima chance da titolo. Il contratto dell’ex Tar Heels è in scadenza a fine 2011 e chiama 16 milioni di dollari, che andranno a scalare dal monte salari di Orlando. Se non dovesse arrivare il titolo l’ex Raptors sarà il primo in lista di sbarco. Come sono lontani i tempi del College, del Cota-to-Carter (Ed Cota a Vince Carter per l’alley-oop), del soprannome Air Canada, delle vittorie allo Slam Dunk Contest, della memorabile schiacciata alle Olimpiadi di Sidney 2000, quando regalò al mondo uno dei più grandi gesti atletici mai visti, sorvolando il centro francese di 218 cm Frèdèric Weis (pensare che Carter inizialmente non era stato selezionato tra i 12 olimpionici di Sidney: fu infatti convocato solo dopo la rinuncia per infortunio di Tom Gugliotta), oppure i tempi dei Nets, dove con Jason Kidd formava uno dei back court più elettrizzanti delle lega. a Il presente è diverso e parla di scelte. Vince è a un bivio: magnificare Vinsanity o diventare a tutti gli effetti un Big Loser. Carter deve decidere cosa fare grande e deve farlo in fretta. C’è un ultimo treno in partenza, meglio non perdere la corsa.


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IL PERSONAGGIO...

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‘Luisito’ ora pro va a guidare i Rockets DOPO AVER BRILLATO CON LA MAGLIA DELL’ARGENTINA, IN TEXAS TUTTI ATTENDONO LA NUOVA STELLA: SCOLA

In Argentina Luis Alberto Scola e` un idolo, al pari di Ginobili e molto vicino alla popolarita` dei campioni del calcio. Con i suoi attributi e la sua classe ha messo insieme una carriera di grandi successi, puntellata da trionfi proprio con la “Celeste”(1 oro che noi italiani ricordiamo bene e un bronzo olimpici, un argento mondiale). Questo ragazzo, di chiare origini italiane ma incredibilmente snobbato dai nostri scout, ha cominciato ad imporsi al basket che conta ad appena 19 anni, in quel Tau Vitoria che lo strappo` alla concorrenza di Real e Barca e che lui porto` a svariate vittorie (1 liga ACB, 3 copa del rey, 3 supercoppe, oltre a 2 partecipazioni alla final four di eurolega), per poi accasarsi agli Houston Rockets nel 2007, dopo essere stato draftato dagli Spurs nel 2002, dove pero` non ha mai giocato. Complice il forfait di Manu Ginobili rimasto a casa per stare con la fami-


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DE DE

S ANTIS ANTIS

glia, ai recenti mondiali di Turchia, dove la sua nazionale e` arrivata quinta, Luis si e` trovato piu` che mai ad essere il leader e la guida della squadra, ed ha risposto alla grande, anzi alla grandissima, risultando il miglior marcatore del torneo con 27.2 punti e 4 miglior rimbalzista con 7.9. Sfortuna vuole che proprio nell'unica partita in cui Scola e` stato ingabbiato dalla difesa avversaria, contro la Lituania di Linas Kleiza, e` arrivata la sconfitta e l'eliminazione per l'Argentina, ma le gesta del giocatore nativo di Buenos Aires rimarrano nella storia del mondiale, in particolare i 37 punti nel derby sudamericano contro il Brasile (record assoluto per un giocatore argentino al mondiale) , letteralmente annichilito davanti alle giocate di questa ala senza un fisico strabordante (2.04) ma con cervello e tecnica sopraffine. Adesso lo aspettano i Rockets, che gli hanno appena rinnovato il contratto per 5 anni e 47 milioni di dollari, rinunciando virtualmente ad Ariza, scambiato principalmente per risparmiare qualche soldo, visto che con le firme di Kyle Lowry e proprio di Scola, Houston aveva superato abbondantemente il salary cap. Mai il gm della franchigia texana Daryl Morey mai si sarebbe fatto scappare il giocatore che insieme ad Aroon Brooks ha guidato i Rockets ad una comunque dignitosa stagione (42 vittorie a fronte di 40 sconfitte e nono posto nella super competitiva Western Conference), nonostante l'assenza di Yao Ming e le numerose facce nuove arrivate a febbraio (uno su tutti Kevin Martin). Ora che il cinesone sembra essere tornato disponibile e i meccanismi della squadra hanno piu` tempo per essere oliati, Houston puo` a ragione sperare di ripetere le gesta di 2 anni fa, quando trascino` a gara 7 i Lakers di Kobe Bryant, grazie anche ad un suberbo Scola , che fece impazzire la difesa gialloviola , specialmente in un'epica gara 6, con i suoi movimente spalle a canestro ed il suo infallibile tiro dalla media. In estate si era parlato anche un possibile ritorno al Tau Vitoria del fuoriclasse argentino , che aveva ricevuto offerte anche da Nets e da Toronto, con cui si era vociferato un sign & trade per portare Chris Bosh in Texas, ma il desiderio del giocatore, stando alle sue parole, e` sempre stato quello di rifirmare per i Rockets: “Sono dove volevo essere, questo contratto mi garantisce molti anni ancora da protagonista in Nba, e questo e` un grande traguardo per la mia carriera. Quando ho saputo del possibile sign & trade ho cercato di non pensarci troppo, sapevo che mi volevano a Houston e che tutto si sarebbe risolto in qualche modo”. Il passaporto che Scola si porta dietro e` di quelli da far venire I brividi, e il giocatore, a 30 anni, sembra nel momento migliore della carriera, affermatosi come top player in Nba (l'anno scorso 16.2 punti e 8.6 rimbalzi in 82 partite di stagione regolare) e dominante come non mai in ambito internazionale. Forse tutte le partite giocate in una stagione densissima di impegni potranno pesare sul suo rendimento, ma non siamo abituati a vederlo arrendersi tanto che i tifosi dei Rockets sono pronti a rifarsi gli occhi e puntano su di lui per arrivare ai playoff e da li`giocarsi il tutto per tutto , mentre quelli argentini sperano in un nuovo exploit alle olimpiadi di Londra nel 2012, quando tocchera` ancora a questo ragazzo dai capelli un po` arruffati e dallo sguardo fiero guidare un popolo intero verso la gloria.


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TEAM USA- REPORT

E’ Durant il n ‘Re’ d’Ame

È andata come tutti si aspettavano che andasse. La “squadra B” degli USA non ha fallito l’appuntamento mondiale, riportando negli States quell’oro che mancava dal lontano 1994. Coach Krzyzevsky è dunque riuscito nell’impresa – ma con quei giocatori ci vuole coraggio a definirla impresa – di bissare il successo delle olimpiadi cinesi di un paio di anni fa, restituendo quella credibilità al basket statunitense che andava scemando da inizio secolo. Negli occhi di tutti resterà la straordinaria perfor-

mance di Kevin Durant, miglior realizzatore dell’ultima regular season di NBA e autentico trascinatore di una squadra di fenomeni, che ha saputo – anche grazie all’aumento di minutaggio – incrementare in maniera esponenziale le proprie cifre nelle tre gare finali, quando cioè contava di più: 33 punti nei quarti contro la Russia, 28 in semifinale alla Lituania e addirittura 38 contro i padroni di casa della Turchia quando c’era in ballo la medaglia del metallo più prezioso. Il premio di miglior giocato-


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S TEFANO TEFANO PANZA ANZA DI

Durant (mai sotto i 35 minuti nelle ultime tre apparizioni), Rose, Billups, Iguodala e Odom hanno dimostrato di rientrare completamente negli schemi di coach K, guadagnandosi fiducia e quindi minuti. Nessuno però ha “osato” avvicinarsi alla media realizzativa di Durant: 9.8 i punti a gara di Billups, 9.1 quelli di Westbrook, eccezionale in alcune giocate ed in grado di trascinare emotivamente, oltre ai suoi Thunder, anche una squadra composti da dodici campioni. Eric Gordon, sesto uomo di lusso, ha chiuso la manifestazione con 8.5 punti in 17.5 minuti, dimostrandosi la vera arma in più dei nuovi Clippers, che col rientro di Blake Griffin saranno sicuramente una squadra da tenere d’occhio.Lamar Odom, utilizzato in posizione di centro atipico, non ha deluso le attese, meritandosi anche un lungo elenco di complimenti dal proprio coach. L’ala dei Lakers ha messo insieme 7.1 punti e 5.5 rimbalzi a partita, mostrando un atletismo ed una competenza tecnico-tattica da far invidia a tutti i centri di ruolo europei. Qualora Odom avesse steccato, le alternative non sarebbero comunque mancate. Love ha fatto faville nelle prime due uscite (21 rimbalzi in 26 minuti, 44 in 79 a fine torneo) mostrando anche netti miglioramenti nel gioco lontano dal canestro (4/9 da tre), mentre Chandler è comunque una garanzia sotto le plance, nonostante sia stato poco impiegato a causa della sua eccessiva staticità. Gli USA, com’era prevedibile, hanno chiuso il torneo col migliore attacco, 92.8 punti a gara, frutto della migliore percentuale da dentro l’arco (56.8) ed una discreta media dalla distanza (38.3%). Ciò che ha permesso a Durant e compagni di avere la meglio, tuttavia, è stata la capacità di chiudersi in difesa quando contava e di giocare di squadra senza eccessivi personalismi (quasi una novità per il Team USA), frutto di una mentalità finalmente umile e disponibile alla causa.Il prossimo appuntamento di rilievo è ovviamente l’Olimpiade londinese del 2012. Tutti si chiedono ovviamente chi ne farà parte. Quanti della spedizione olimpica cinese? E quanti del recente oro mondiale? LeBron e Wade dovrebbero esserci. Durant, che probabilmente tra due anni non sarà inferiore a loro, pure. Già questi tre dovrebbero bastare a consegnare sulla fiducia al Team USA il metallo più pregiato. Ciò che è certo è che difficilmente vedremo nuovamente una “squadra B” – ma chiamare così una formazione che ha schiantato gli avversari appare davvero un insulto – in quanto le Olimpiadi vantano una rilevanza mediatica senz’altro superiore ai mondiali, dunque i giocatori di primissimo livello non si faranno sfuggire l’occasione. L’umiltà però, come si è visto, ha pagato. E di questo coach Krzyzevsky terrà conto.

nuovo erica

re della competizione non poteva non essere consegnato a lui. 22.8 punti nell’intero torneo dunque, terzo posto complessivo dietro solo all’argentino Scola (27.5) e al neozelandese Penney (24.1), che hanno però solcato maggiormente il parquet rispetto al fenomeno dei Thunder. Questo perché nelle prime uscite il coach di Duke non ha imposto grosse gerarchie, permettendo a tutti e dodici i giocatori del proprio roster di mettersi in mostra. Quando però il gioco si faceva duro, a parte il solito


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LA RUBRICA

‘24 SECONDS’

With Alessandro Mamoli 24

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SNS. Si parte con il botto: stando a quanto successo in estate il prossimo titolo nba è cosa già scritta? MAMOLI. Per nulla, sulla carta e sottolineo nuovamente sulla carta, Lakers , Heat e Celtics se la giocano alla pari. Dopo averle viste in campo magari ci facciamo una diversa idea. Ricordiamoci che l’ anno scorso i Celtics chiusero le ultime 54 gare di regular season col record 2727 e nessuno pensava potessero arrivare in finale.

SNS. Per ora una domanda che nessuno si pone, ma vogliamo essere un po’ cattivelli: quanto ci impiegherà Riley per tornare in panca come nel 2006? MAMOLI. Ci sono due possibilità: 1) Vanno talmente male che, con tutto quello che hanno, sono costretti a cambiare allenatore. 2) Non vincono il titolo quest’anno e allora ci proverà lui all’ inizio della prossima stagione. Ma penso– e spero - che non accada.

SNS. Quanto stimolo avrà dato la situazione di miami a Kobe Bryant? MAMOLI. Enorme io credo. Non tanto a lui che finché si allaccerà le scarpe, anche eventualmente a 50 anni, giocherà sempre e solo per vincere, ma soprattutto agli altri. Artest e Odom su tutti. Inoltre mi smbra che la pressione si sia leggermente spostata da Venice Beach a South Beach. Checche ne dica Wade, i favoriti al titolo per tutti sono gli Heat.

SNS. Miami è davvero senza punti deboli? MAMOLI. Non esistono squadre senza punti deboli. Quelle che vincono sono semplicemente quelle capaci di non farsi colpire nei punti deboli. Provare a trovare oggi, senza neanche aver visto 1 minuto di Heat, quali possono essere i punti deboli della squadra è impossibile. Credo però che l’ impatto del supporting cast, più che i nuovi big three, risulterà fondamentale.

SNS. Quanto durerà secondo te l’impopolarità di James post scelta di andare a Miami? MAMOLI. Credo che sarà un’etichetta che si porterà dietro per sempre. Non solo per i modi in cui è avvenuta (show televisivo) ma piuttosto per quello che lui rappresentava per l’ NBA. Il pubblico vedeva in lui una sorta di messia, un prescelto che non avrebbe avuto bisogno di troppo aiuto per vincere, invece….

SNS. Una squadra senza un playmaker puro. Quindi miami si candida ad essere una rivoluzione per questo gioco? MAMOLI. Il playmaker nella pallacanestro 2011 non esiste più. Esistono giocatori capaci di leggere le situazioni a metà campo. Chi è il playmaker dei Lakers? Fisher? Odom? Bryant? Gasol? Io dico ognuno a modo suo eppure, diciamo senza playmaker, i Lakers è due anni che vincono il titolo.


STAR S ‘N’ STR I PES

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D OMENICO OMENICO P EZZELLA EZZELLA DI

SNS. Sono due anni che Phil Jackson 18 dice di voler mollare, secondo te lo farà davvero alla fine della prossima stagione? MAMOLI. Io in quella testa non oso provare ad entrarci…. Finché ne ha voglia lui mi sembra la risposta migliore.

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SNS. Una squadra senza un playmaker puro. Quindi miami si candida ad essere una rivoluzione per questo gioco? MAMOLI. Il playmaker nella pallacanestro 2011 non esiste più. Esistono giocatori capaci di leggere le situazioni a metà campo. Chi è il playmaker dei Lakers? Fisher? Odom? Bryant? Gasol? Io dico ognuno a modo suo eppure, diciamo senza playmaker, i Lakers è due anni che vincono il titolo.

SNS. Se Bryant dovesse riuscire a 16 vincere il sesto titolo come Mj, si sentirà appagato oppure… M A M O L I . Vedi sopra. Kobe gioca per vincere, punto. Che siano 6/7 o 8 i titoli raggiunti.

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SNS. Quale la squadra maggiormente beffata da questa free agency? M AM OL I . Direi Cleveland su tutte per ovvi motivi, seguita a ruota da Toronto. Per lo spazio salariale che aveva , New Jersey merita un posto nella alta classifica delle deluse, ma il russo vuole vincere e basta portare un All Star che sposti per cambiare la prospettiva. I giovani dei Nets sono tutt’altro che male.

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SNS. New York-Amare Stoudemire, pro e contro… MAMOLI. Pro direi il sistema D’Antoniano fatto di pick’n’roll con 4 giocatori dietro l’arco. Con quello spazio in area (come già dimostrato a Phoenix) dotrebbe confermarsi miglior schiacciatore dell’ NBA a sud di Howard. I contro sono i pochi centimetri in difesa giocando eventualmente da numero 5 e la prima stagione senza Steve Nash. Con tutto il rispetto per Felton il canadese era un’altra cosa.

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S NS . Quanto ci impiegherà Chris Paul a cambiare aria? MAMOLI. In NBA non sono più tanto convinti che Paul possa cambiare aria. La storia di quest’estate è quantomeno sospetta. Prima dichiara a tutto il mondo che vuole andarsene poi ritira tutto e annuncia di voler essere un Hornet a vita. Credo che dietro ci possano essere delle promesse fatte al giocatore da parte della dirigenza. Che siano per portare altri fenomeni o per lasciarlo andare più avanti non lo sappiamo. E’ bene però che gli Hornets le mantengano altrimenti prima o poi anche lui andrà via.


S T A RS ‘ N’ S T RI P E S

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LA RUBRICA S. La tua previsione sulla stagione 12 diSNGallinari… MAMOLI. Le prime parole di D’Antoni dopo averlo visto ad inizio settembre sono state : “Si vede che si è allenato”. Io sono un po’ di parte, ma se il lavoro che ha fatto per migliorare l’ esplosività e il gioco in post basso paga, non può far altro che esplodere definitivamente.

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SNS. Su quella di Bargnani? M A M O L I . Aspetterei di vedere se davvero Toronto lo ritiene la prima opzione in attacco e nel caso, se Andrea è già pronto per gestire la pressione. Ma dopo averlo visto all’ opera con la nazionale in estate, ho pochi dubbi che lo sia. Venti a partita dovrebbero essere una formalità per Andrea, il passo successivo è di farli diventare 20 che ti facciano vincere.

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SNS. ...E quella a New Orleans di Belinelli?

MAMOLI. Sulla carta davanti a lui potrebbe esserci il solo Tornthon. Ci sono pochi dubbi sul talento offensivo di Marco, qualcuno in più invece sulla sua attitudine difensiva. Sarebbe importante per lui resettare gli ultimi 3 anni di NBA e far finta di cominciare per la prima volta quest’anno. A cominciare dagli allenamenti, lottando per un posto sicuro in squadra o in quintetto, evitando di pensare che gli spetti di diritto. E’ un ragazzo intelligente e talentuoso, non deve buttare l’ occasione.

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SNS . Kevin Durant e i mondiali: il tuo giuduzio…

MAMOLI. Semplicemetne: Illegale

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SNS. Kevin Durant e la Nba, secondo te sarà ancora considerato una stella in crescita o un papabile numero uno in maniera definitiva? MA MOLI . Secondo me abbiamo visto solo la punta dell’ Iceberg. Se lui continua ad evolvere così e Presti continua ad assemblare pezzi in quel modo , i Thunder rischiano di essere the Next Big Thing ad Ovest non appena si fermerà la dinastia Lakers/Bryant.

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SNS. Il tuo super quintetto dei mondiali? M A M O L I . Troppo difficile il quintetto. Metto un gradino sopra la media Durant, Scola, Turkoglu e Teodosic solo per quel tiro. Tra i giovani Bjielica, Velickovic e Westbrook mi son sembrati i più interessanti.


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ACIRBUR AL

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S N S . Tolto Durant chi meritava l’Mvp?

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SNS. Come farà Cleveland a vincere un titolo prima di Lebron cosi come ha detto Dan Gilbert?

MAMOLI. Luisito Scola e nessuno più... MAMOLI. Bella domanda…

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SNS. Il tuo giudizio sui Chicago Bulls…

MAMOLI. Vediamoli in campo. Ripeto fatico e trovo controproducente dare un parere su una squadra senza averla vista un minuto in campo. Oggi, guardando il roster, riesco ad immaginare un campionato simile a quello dello scorso anno. Ma sono una di quelle squadre che ha giocatori per potersi muovere sul mercato vediamo quali Bulls arriveranno alla fine della stagione

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SNS. Quello sui Boston Celtics ed il doppio O’Neal?

M A M O L I . Si sono rinforzati. Se trovano equilibrio nei cambi e gestiscono le follie di Rondo fino a fine stagione, restano l’ alternativa più credibile ai Lakers. Hanno chiaramente firmato giocatori con un unico scopo : dar fastidio alle torri dei Lakers.

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SNS . Carter riuscirà mai a togliersi l’etichetta di ‘loser’ dalla canotta?

MA MOLI. Altra bella domanda. Van Gundy e Howard proveranno ad aiutarlo….

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SNS. Duncan e Ginobili, sarà l’ultimo assalto? MAMOLI. Ritengo personalmente gli Spurs più pericolosi quest’anno rispetto a quello passato. Meno pressione perché tutti li ritengono bolliti, Jefferson si è ridimensionato e Ginobili è riposato. Io contro Manu, Duncan e Popovich non scommetterei mai. Resta l’ incognita Parker: se pensa di finire altrove entro un paio di anni allora il livello di motivazione potrebbe essere bassino. Per vincere si passa obbligatoriamente anche da lui.

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SNS. Duncan e Ginobili, sarà l’ultimo assalto? MAMOLI. Ritengo personalmente gli Spurs più pericolosi quest’anno rispetto a quello passato. Meno pressione perché tutti li ritengono bolliti, Jefferson si è ridimensionato e Ginobili è riposato. Io contro Manu, Duncan e Popovich non scommetterei mai. Resta l’ incognita Parker: se pensa di finire altrove entro un paio di anni allora il livello di motivazione potrebbe essere bassino. Per vincere si passa obbligatoriamente anche da lui.


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VIAGGIO ATTRAVERSO L’ESTATE DI TUTTE E 30 LE FRANCHIGIE DEL CAMPIONATO A STELLE E STRISCE


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Grazie ad un mercato estivo da 10 e lode i nuovi Miami Heat di Wade, James e Bosh si presentano ai nastri di partenza di questa stagione come la nuova superpotenza della lega, pronti a riportare in Florida quell'anello che manca dell'estate 2006. Su quanto possa incidere l'arrivo di Lebron James e sulla convivenza tra il Prescelto e Wade si è discusso abbastanza, senza ovviamente arrivare ad una conclusione, mentre il resto del team sembra essere stato messo momentaneamente in ombra dal nuovo duo che rischia di dominare l'NBA. Bisognerà vedere come giocherà Bosh con un numero di possessi sicuramente inferiore rispetto a quelli di cui poteva godere a Toronto, bisognerà vedere se Ilgauskas e Anthony riusciranno a mantenersi a livelli accettabili, visto il livello dei lunghi della Eastern Conference, ma soprattutto bisognerà vedere come giocherà questo gruppo totalmente rinnovato rispetto alla passata stagione. Una serie di incognite che comunque non fa certamente preoccupare, visto che le certezze rispondono ai nomi di James e Wade, senza contare i validi innesti che usciranno dalla panchina, in primis Miller e House, oltre ai reduci delle passate stagioni, Haslem e Chalmers. L'obiettivo di Miami è indubbiamente l'anello, ma non sono da escludere problemi di amalgama, specialmente contro squadre più rodate ed esperte. Resta comunque la consapevolezza di avere davanti agli occhi una delle squadre più talentuosa della lega, probabilmente la più talentuosa della Eastern Conference.

Quest'estate nella città della Coca Cola l'unico obiettivo era convincere Joe Johnson a restare, a qualsiasi costo, e ci sono riusciti. Il prezzo da pagare? 120 milioni per i prossimi 6 anni, e zero possibilità di migliorare nell'immediato una squadra dall'enorme potenziale, che però da due anni saluta i playoffs al secondo turno a suon di 0-4. Difficile vedere un presente diverso dalle ultime stagioni, sia perché il roster è rimasto sostanzialmente immutato, sia perché la squadra avrà una nuova guida in panchina, Larry Drew, e bisognerà vedere come si adatteranno i giocatori agli schemi del nuovo coach. La sensazione è che questi Hawks, pur non essendosi indeboliti, hanno perso un'occasione per fare il salto di qualità. Resta tutto legato alle prestazioni di Johnson e all'esplosione definitiva di Horford, già AllStar nella passata stagione, mentre in cabina di regia potrebbe iniziare a trovare maggiore spazio il giovane Teague, già backup di Bibby nella sua stagione da rookie. Difficilmente Atlanta potrà lottare per obiettivi che vanno al di là del secondo turno dei playoffs, oltretutto, non dovrà sottovalutare gli impegni in regular season, avendo ben poche possibilità di lottare per le prime tre piazze. Se non dovessero arrivare tra le prime quattro, perdendo quindi il fattore campo ai playoffs, sarebbe da considerare a rischio anche il passaggio del primo turno.

I finalisti dello scorso anno si ripresentano ai nastri di partenza più carichi che mai. Dopo la sconfitta subita in gara 7 in casa dei Los Angeles Lakers nella finale che valeva il titolo, la squadra di Doc Rivers non è ancora riuscita a mandare giù l’amaro boccone, adducendo la sconfitta più alla sfortuna che ad altro. “Non sono ancora riusciti a batterci con il nostro quintetto titolare. Il nostro starting five contro quello dei Lakers ha un anello, non scordatelo.”, ha dichiarato coach Rivers. “Torneremo più forti di prima e Perkins sarà con noi a darci una mano, se l’anno prossimo ci sarà una nuova gara 7”. Lasciando da parte la “rosicatio” del Doc, l’executive dei Celtics s’è messa subito al lavoro per cercare di risolvere il problema dei lunghi, in quanto Rasheed Wallace si è ritirato dopo le Finals e appunto Perkins starà fuori almeno fino a febbraio. La soluzione si chiama O’Neal. Anzi le soluzioni. Infatti oltre al mitico Shaq (in cerca dell’ennesima squadra per cercare di vincere il 5° anello), è arrivato tra le fila biancoverdi anche Jermaine, reduce da 2 stagioni ai Miami Heat. I due O’Neal porteranno classe ed esperienza alla squadra, anche se non era proprio l’esperienza (e gli acciacchi) che mancavano ai verdi, dato che il roster conta anche altri pluritrentenni come Garnett, Allen e Pierce. Ma forse è proprio l’esperienza che garantirà ai Celtics di giocarsela e tentare di battere i nuovi Big Three di Miami. E poi magari si potrà cominciare a parlare di rivincita contro i gialloviola.

BENEDETTO GIARDINA

BENEDETTO GIARDINA

RAFFAELE VALENTINO


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Reduci da una stagione deludente, i nuovi Wizards ripartono dalla prima scelta assoluta del draft 2010, John Wall, nella speranza che possa dare sin da subito un apporto decisivo ad una squadra che, nonostante tutto, potrebbe dare fastidio. Da questo punto di vista sarà fondamentale un rientro ad alti livelli di Gilbert Arenas, fermo dallo scorso gennaio, come noto, per aver minacciato con una pistola l'ex compagno Javaris Crittenton. Ottimo anche l'innesto di Kirk Hinrich, che garantisce profondità nel ruolo di playmaker, così come non sono da sottovalutare le conferme di Howard e Blatche. Resta un po' di diffidenza nel reparto lunghi, che, oltre a Blatche, vede il centro Javale McGee e i nuovi arrivati Yi Jianlian e Hilton Armstrong, di certo non giocatori di primo livello, specialmente in questa Eastern Conference. Più confortante, invece, la situazione sugli esterni, con Young e Thornton pronti a subentrare nei ruoli di guardia e ala paiccola, oltre al già citato Hinrich. Non è facilmente decifrabile l'obiettivo stagionale dei Wizards, che anche lo scorso anno erano partiti con ambizioni di playoffs, salvo poi arenarsi vedendo sgretolato il vecchio big three composto da Arenas, Butler e Jamison. Sarà sicuramente una stagione di ambientamento per i giovani, Wall in primis, e non è da escludere il colpaccio, con un possibile arrivo tra le prime otto ad Est, ma la priorità a Washington è quella di creare una base solida per il futuro.

L’anno scorso hanno deluso, quest’anno la stagione non dovrebbe essere diversa, se non fosse per il fattore MC. Beh, T-Mac dopo qualche mese nella grande mela ha scelto la sua squadra e verrà nella Central Division a provare a ritrovare se stesso nei Detroit Pistons, squadra che, non puntando ad un obiettivo preciso, può dargli lo spazio e la dimensione a lui più congeniale. Il giocatore ex Rockets va ad inserirsi in un contesto comunque impegnativo, in un roster che annovera nelle sue file gente comunque di rilievoo come Ben Gordon, Ben Wallace, Rich Hamilton e Tayshun Prince. Resta da vedere come il duo Villanueva – Wilcox riuscirà a ben adattarsi e integrarsi, ma di sicuro la notizia più positiva è il trasferimento di Kwame Brown ai Bobcats, notizia che fa stare più tranquilli i tifosi dei pistons. Grandi speranze giovanili intorno a questo nucleo di veterani, con Rodney Stuckey che vorrà confermare lee sue medie della passata stagione, Wll Bynum che dopo essersi guadagnato un re-signing vuole imporsi a livello tecnico, l’ex Biella Jerebko che è in ascesa e poi Greg Monroe, scelto al numero 7 al draft, dopo le belle cose fatte vedere a GeorgeTown. L’impresa di qualificarsi ai playoff sarebbe un autentico miracolo, ma si sa che con un gruppo giovane l’entusiamo , la coesione sono le basi per costruire un roster forte. In realtà per coach Kuester l’obiettivo primario è migliorare quanto fatto l’anno passato, togliendosi qualche soddisfazione specie nei match casalinghi.

Doug Collins ha una sua idea di squadra in testa, ad oggi, ma domani potrebbe essere diverso. Potrebbe andare via Iguodala, un giocatore completo, e arrivare Carmelo Anthony, diverso in ogni aspetto. Misteri della fede, ma a Filadelfia magari un po’ ci si spera per rilanciarsi. Non è necessario però questo arrivo, perché la squadra parte da una buona base e può lottare con chiunque. Sono arrivati “chapu” Nocioni, Spencer Hawes e Tony Battie sotto canestro, il buon Songaila che vanno a inserirsi con Holiday Meeks, Williams, Thaddeus Young in un progetto giovane e di qualità extra lusso. Con i vari Speights e Kapono a dare continuità dalla anca ma anche con un Brand che sta rivivendo grandi fasti ed è la colonna portante di questa squadra si può costruir finalmente per un futuro solido e di nuovo da grande. Serviranno convinzione e maggiore continuità in attacco, e anche una buona dose di fortuna perché non ci siano infortuni come capitato di sovente nella passata stagione. Dog Collins ha nelle sue mani qualcosa di importante, deve plasmarlo al suo gioco, disporre le sue truppe e creare energia e sintonia. Senza pressione, questa franchigia può lavorare serenamente e a fari spenti, proprio per questo l’arrivo d un campionissimo come Carmelo Anthony potrebbe stravolgere tutti i piani e gli equilibri e gerarchie che in questi anni si sono consolidati. Però la tentazione è forte…

BENEDETTO GIARDINA

DOMENICO LANDOLFO

DOMENICO LANDOLFO


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In Canada è arrivato il momento di ricominciare da zero, con la consapevolezza di non poter avere particolari ambizioni, se non quella di far crescere i propri giovani e sperare in buone chiamate al draft. Si è chiusa l'era Chris Bosh, avara di soddisfazioni, sta per aprirsi l'era Bargnani, o per lo meno, nel bene o nel male questo sarà un'annata che vedrà protagonista l'azzurro. Sarà lui a dover portare sulle spalle l'attacco dei canadesi, dopo essere diventato la seconda opzione offensiva nella passata stagione, dovendosi quindi calare nei panni del leader in una squadra che aspetta anche la crescita di Demar Derozan e il rientro del rookie Ed Davis, che salterà parte della stagione per problemi al menisco. Soliti dubbi amletici per quanto riguarda il ruolo di playmaker, con Calderon inizialmente scaricato, ma poi rimasto a Toronto, dopo che la trade con Charlotte per Chandler non si è concretizzata, e con un Jarret Jack reduce da una discreta stagione, che garantisce una difesa nettamente migliore sui playmaker avversari. Buoni gli innesti di Kleiza e Barbosa, elementi pericolosi dal perimetro, mentre ha suscitato perplessità l'arrivo di David Andersen, un altro lungo tiratore in una squadra che ha tuttora bisogno di un rimbalzista di livello. Per il resto, verrà dato molto spazio anche agli altri giovani (Weems, Johnson, Alabi) nella speranza che qualcuno di loro possa esplodere definitivamente, dato che difficilmente dovranno giocare sotto pressione, in una squadra che non è certamente tra le pretendenti per un posto ai playoffs.

Doveva essere l’estate del definitivo ritorno ai vertici della Lega. The “Decision” ha invece cambiato tutto: nonostante l’arrivo di Amar’è Stoudemire ed il progetto in grande stile di Walsh, il rinnovo di Wade a Miami e la concomitante acquisizione di Bosh non hanno convinto The Chosen One a scegliere la grande mela come sua dimora, distruggendo una volta per tutte i sogni dei tifosi newyorchesi: L’alba del giorno dopo, tuttavia, non sembra essere cosi cupa e priva di speranza per Gotham City: nonostante tutto, i Knicks si ritrovano in casa uno dei migliori lunghi della lega, quello Stoudemire che con D’Antoni ha dimostrato di integrarsi alla perfezione, giovani del valore di Danilo Gallinari, ottimi elementi di contorno quali Azubuike e Randolph e soprattutto una delle point guard più sottovalutate della lega, quel Raymond Felton che a livello collegiale godeva della medesima reputazione di gente come Chris Paul e Deron Williams e che a livello NBA, pur avendo mostrato buona solidità certificata da numeri più che discreti, ancora sembra non aver mostrato interamente il proprio potenziale, probabilmente a causa del “particolare” sistema di gioco di Larry Brown, molto più ragionato e vincolante rispetto a quello D’Antoniano. Se a questo contesto aggiungiamo la presenza di elementi come Wilson Chandler e il contratto di Eddy Curry, che libera spazio salariale per la firma almeno di un altro big oltre a quello rimasto in canna a NY ad inizio luglio, motivi per guardare al futuro con rinnovato ottimismo sembrano non mancare.

BENEDETTO GIARDINA

Ecco la sfida russa, e il testimone in panchina raccolto dal mago delle sfide, Avery Johnson. L’anno scorso i Nets sono stati pessimi, ma questa estate hanno guardato oltre e fatto degli ottimi passi avanti: dopo aver ceduto e senza troppe remore, Coutney Lee e Tony Battie, dal draft sono arrivati Favors (n.3), power forward da Giorgia Tech di sicuro talento, più una serie di giocatori interessanti quali Farmar, Travis Outlaw Anthony Morrow e Troy Murphy. Devin Harris e Brook Lopez saranno le due guide di questa franchigia, che ha in Zoubek una possibile sorpresa e nel gruppone dei vari Humpries, Ross, Petro, Graham, Uzoh, di sicuro dei giocatori versatili e capaci, magari solo per una sera, di diventare protagonisti e di migliorare la loro normalità. Non che siamo tornati ai tempi del trio CarterKidd-Jefferson, ma già dalla fine della passata stagione questa squadra ha dimostrato di poter iniziare a fondare le basi del suo progetto, fatto su misura per giovani con grandi motivazioni e per campioni riciclati e snobbati dalle grandi. Certo magari mancherà un po’ di fantasia specie sugli esterni, dove il solo Harris sarà chiamato a fare pentole e coperchi, ma di sicuro la grande presenza di Lopez nel pitturato e la capacità di aprire il campo di Outlaw e Farmar potranno regalare insperate soddisfazioni al pubblico, di solito poco numeroso del New Jersey. Migliorarsi e rinforzarsi queste le prerogative.

GUGLIELMO BIFULCO

DOMENICO LANDOLFO


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Si piange e tanto nell’Ohio. Non tanto per la partenza del prescelto le cui maglie bruciate sono il simbolo della città, ma perché quella che l’anno scorso era la franchigia col miglior record, persa la sua stella rimane adesso una squadra mediocre, senza più punti di forza così evidenti. Riscendere nella mediocrità sarebbe un passo troppo grande per un pubblico che aveva respirato profumo d’anello negli ultimi anni. Rimasto il vecchio gruppo, formato da Mo Williams, Varejao, Antony Parker, Jamario Moon e Gibson (si dà qualche parte ci dovrebbe essere anche lui), sono andati via altri tasselli fondamentali del vecchio roster, come i due centri Zydrunas Ilgauskas e Shaq, ma anche il pur sempre utile Delonte West. Dal draft salta fuori il nome di Enyanga, che non dice nulla, dal mercato son arrivati Graham e Session, più Hollins come contratto pesante per il futuro. La squadra peserà sulle spalle di Antawn Jamison, che arrivato per dare peso al gioco di Lebron, ora ha una sua franchigia, ma non è mai stato un quattro dominante e seppur il buon Williams potrà metterci tanta buona qualità, difficile farlo essere una superstar. Per il nuovo tecnico Byron Scott, sarebbe una eccellente prospettiva quella di riuscire a portare la sua squadra nella griglia playoff, obiettivo arduo date le premesse. Basterà un tecnico che ha portato in alto New Orleans (ma pur sempre con Paul e West in campo) dal nulla a fare il miracolo?

Quanto è bella Chicago, con le sue atmosfere magiche e i suoi stravolgimenti. In casa bulls è finito il tempo di rimpiangere i fasti di Air Jordan, si vuole ritornare vincenti e si punta in panchina sul mentore della difesa dei Celtics di Rivers, ovvero quel Tom Thibodeau che può plasmare una squadra competitiva e che può andare lontano. Derrick Rose in regia, Noah sotto i canestri sono le garanzie dalla passata stagione, assieme a Deng e Gibson, per il resto squadra rifatta e che ha ottime individualità, con Brewer in posizione di guardia, Korver da ala e Boozer sotto i tabelloni. Quello che sorprende è però la panchina dove ci saranno Kurt Thomas e Omer Asik come lunghi, e due specialisti come CJ Watson e Bogans a sopperire agli esterni. Per tutti questi nuovi arrivi, però, Chicago ha dovuto eliminare quei senatori degli ultimi anni, primo tra tutti Brad Miller, andato a Houston. Vanno via anche Hinrich e Law, due ottimi play, così come Hakeem Warrick e Jannero Pargo. La squadra è costruita su misura per Derrick Rose, che avrà le chiavi del gioco, attorno al quale gli altri la faranno da comprimari, ma porteranno ognuno il proprio mattoncino. Certo che se il prescelto fosse approdato in illinois le cose sarebbero davvero state diverse. Non si vuole parlare di titolo, ma i Bulls quest’anno faranno sul serio.

Milwaukee è la classica squadra da 50% di vittorie, quella che si piazza nella metà classifica e ci piazza le tende. Scott Skiles, dopo quanto di buono fatto la passata stagione non ha fatto grandi stravolgimenti con partenze esorbitanti, cedendo solo il vecchio duo Ridnour-K.Thomas, Charlie Bell e Gadzuric, ma rinforzandosi con nomi di peso. Magari saranno arrivati nella fase calante della loro carriera, ma Drew Gooden e Corey Maggette sono due giocatori davvero di classe, che vanno a completare il roster e a portare energia ed esperienza in un gruppo giovane. Arrivati anche nella Central l’ex Virtus Bologna Earl Boykins e Kenyon Dooling. La franchigia appare ancora consegnata nelle mani del solito Redd, che però quest’anno potrà contare su bogut finalmente a pieno servizio e sulla crescita, dopo un anno altisonante del turco Yliasova e delfino, pronti finalmente a dare una mano importante alla squadra. Da segnalare anche la presenza di John Salmons, guardia dall’ottima mano ma dal pessimo carattere che può incidere e non poco in una squadra buona ma non eccellente. Ripetere quanto fatto nella passata stagione vorrebbe dire sorprendere tutti. Le premesse ci sono, sta adesso a coach Skyles plasmare il gruppo e renderlo unito per la causa dei cerbiatti.

DOMENICO LANDOLFO

DOMENICO LANDOLFO

DOMENICO LANDOLFO


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Tutto fermo sul fronte Indiana Pacers. Nessun arrivo di peso, squadra affidata a Iim O’Brien che se la gioca per non arrivare all’ultimo posto. Collison e Posey, unici arrivi, entrambi da New Orleans, non possono portare grandi miglioramenti a una squadra anziana e senza grande talento individuale. Di sicuro l’inserimento di George e l’estro di Stephenson (a mio parere ottima chiamata alla 40) sono la chiave per poter fare un piccolo passettino in avanti e regalare ai tanti appassionati di corse automobilistiche, qualche gioia anche dalla palla a spicchi. Il roster inoltre si vede privato del suo Golden irish Troy Murphy, finito ai Nets, mentre permangono ancora i vari Tj Ford, Foster, Dunleavy e Rush. Poco, davvero troppo poco per poter solo sperare nei playoff. Danny Granger, la stella, continuerà a predicare nel deserto, e dopo il mondiale passato in panchina a criticare gli Europei, di sicuro il ritorno a casa non sarà lieto. Un uomo solo al comando, non dovrebbe bastare, ci si gioca la prima scelta del prossimo Draft, quest’anno il livello è davvero basso. DOMENICO LANDOLFO

Non sarà un campionato facile quello che dovranno affrontare i Bobcats di Larry Brown, riuscito l'anno scorso nell'impresa di portare per la prima volta ai playoffs la franchigia del North Carolina, ma che adesso dovrà cercare di riconfermarsi, con una squadra orfana di Raymond Felton, andato a New York. Resta comunque una squadra da tenere d'occhio, specialmente con Stephen Jackson e Gerald Wallace, che proverà a rendersi protagonista nella corsa ai primi otto posti. L'addio di Felton lascia il via libera in cabina di regia a D.J. Augustin, giovane playmaker uscito 2 anni fa da Texas, che però non ha convinto a pieno nella passata stagione. Per il resto, la società è riuscita a confermare buona parte del gruppo reduce dalla storica qualificazione ai playoffs, mantenendo l'ex Chicago Tyrus Thomas, convinto a restare con un quinquennale da 40 milioni di dollari, e potendo contare anche su Boris Diaw. La cessione di Chandler lascia un buco nel settore lunghi, difficilmente compensabile con l'innesto di Kwame Brown, ma non è da escludere che coach Brown si affidi con continuità al quintetto basso con la presenza contemporanea di Thomas e Diaw. Difficile fare con certezza un pronostico sulla prossima stagione dei Bobcats, l'unica cosa certa è che sono nel novero delle squadre che lottano almeno per una piazza d'onore ai playoffs, ma le altre concorrenti sembrano avere qualche carta in più da giocarsi. Riuscirà coach Brown in un'altra impresa?

Prendi una squadra finalista e trattala male… Così, riprendendo una canzone famosa verrebbe da dire dopo un’estate con tanti dubbi alla corte di Stan Van Gundy. La squadra è forte, sulla carta, ma con così tante primedonne il rischio di contese accese in spogliatoio è molto alto. Jamer Nelson è il titolare, nei suoi anni si è conquistato il posto e ha dimostrato di valere, e col veterano Jason “White Choccolate” Williams come backup sembrava formare un duetto capace di dare cambi di ritmo importanti e di avere grane affiatamento. Eccoci qua arriva dal mercato il primo colpo, Chris Duhon, che non ha le doti di un vero play e ha sempre giocato da solo in tutte le sue squadre, che siano state Chicago, New York, ecc. Ora se mettiamo un giocatore individualista in un roster con campioni del calibro di Vince Carter, Rashard Lewis, Pietrus, nonché sua maestà “superman” Dwight Howard, ecco sconvolgere una forma mentis vincente. Più in linea con la squadra degli ultimi anni, l’arrivo di un Quentin Richardson che dopo la “riabilitazione” di Miami, resta in florida cercando nuove sfide. Certo anche per entrare dalla anca se la dovrà giocare, con i vari Duhon, Redick, Anderson… Meno convincente l’arrivo di un Malik Allen vecchio e stanco, in un reparto dove oltre alla stella Howard, che è e dovrà essere leader indiscusso, ci sono comunque il solido Gortat e il buon Brandon Bass. Poche chances per i govani rokie Orton e Robinson. Piazzarsi è d’obbligo, vincere contro Miami difficile.

BENEDETTO GIARDINA

DOMENICO LANDOLFO


S T A R S ‘ N ’ S T R IP E S

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L’anno scorso, forse per la prima volta da molti anni a questa parte, nell’immaginario collettivo ha iniziato a prendere forma l’idea che magari il ciclo dei grandi San Antonio Spurs di Popovich e dei “big 3” Duncan, Ginobili e Parker potesse essere in qualche modo giunto al capolinea. L’innesto di elementi come Blair, Jefferson e McDyess sembrava aver rilanciato le quotazioni dei quattro volte campioni NBA, invece lo sweep rimediato contro i sorprendenti Phoenix Suns in quel di maggio ha probabilmente aperto gli occhi una volta per tutte gli occhi agli aficionados degli Spurs. Ma la storia insegna a non sottovalutare mai il cuore dei campioni, e quando la tua franchigia è guidata un leader che risponde al nome di Tim Duncan, che campione lo è stato, e , seppur in parabola discendente della propria carriera, lo è ancora, immaginarsi un canto del cigno sarebbe tutto fuorché inverosimile. Se Ginobili regge per tutta la stagione e l’infermeria rimane quanto più possibile svotata, gli Spurs possono sempre stupire

Speriamo proprio che Jim McMillan al posto del solito abituale training camp, abbia portarto i suoi ragazzi a fare una visitina a Lourdes. Lasciando da parte le battute, i Blazers nelle ultime stagioni sono stati martoriati dagli infortuni, impedendo alla squadra di fare quel salto di qualità che tutti si aspettavano. Specialmente gli infortuni a Greg Oden non ci hanno permesso di visionare il lungo, scelto con il numero 1 al draft del 2007, per più di due mesi di fila. I progressi mostrati la scorsa stagione facevano ben sperare (11 punti e 8.5 rimbalzi in meno di 24 minuti a partita), ma se la fortuna è cieca, la sfortuna ci vede benissimo e nella gara contro gli Houston Rockets del 5 dicembre atterrando male dopo un salto, Oden si rompe la rotula del ginocchio sinistro, terminando appunto la stagione in anticipo. Da lui passano le sorti dei Blazers. Con un centro dominante da affiancare alla stella Brandon Roy si dovrebbero riconsiderare molti discorsi. In più il supporting cast prevede: Andrè Miller, Nicholas Batum, Marcus Camby e per finire LaMarcus Aldridge. Aspettando di vedere che fine fara Rudy Fernandez, che ha dichiarato tramite il suo agente di voler essere ceduto a tutti i costi. L’obiettivo minimo è il raggiungimento dei Playoff, sperando possa essere solo un trampolino di partenza per qualcosa di più grande da raggiungere, possibilmente, in un futuro prossimo.

Quando a giugno, nel marasma generale della free agency che ha preceduto “the Decision, Dirk Nowitzki aveva deciso di esplorare il mercato, in Texas sono stati in molti a temere un ritorno all’oblio cestistico dei Mavericks dopo 10 anni trascorsi all’elite della Western Conferente. La paura che l’uomo di maggior impatto tecnico potesse migrare verso altri lidi è stata, per fortuna dei supporter dei Mavs, accantonata. Per l’ennesimo anno, quindi, Dallas si appresta a lottare per contendere ai Lakers quello che sembra, tuttavia, un primato abbastanza scontato. Confermato il tedescone la batteria texana può sempre contare su elementi di massima affidabilità quali Caron Butler, l’eterno Jason Kidd, che mai come quest’anno necessiterà di adeguata copertura grazie alla crescita dell’ottimo back up Josè Barea e del sorprendente Rodrigue Beaubois, e l’oramai esclusivamente specialista difensivo Shawn Marion. Tra i nuovi arrivi da valutare l’inserimento di Tyson Chandler, reduce da un mediocre mondiale in Turchia, ma potenzialmente idoneo a dividersi minuti con l’ottimo Haywood nello spot di pivot.

GUGLIELMO BIFULCO

RAFFAELE VALENTINO

GUGLIELMO BIFULCO


S T AR S ‘ N ’ S T R I P E S

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Si può essere una delle franchigie più importanti storicamente della lega, disporre di un ottimo nucleo di giovani promettenti, una panchina abbastanza profonda e un coach indiscutibilmente tra i migliori 5 della Lega, ed essere sistematicamente snobbati dai grandi nomi della free agency? La risposta inesorabile è si. Nonostante una certa flessibilità salariale e la possibilità di inserire ottimi elementi in eventuali trade, la franchigia texana non è riuscita a inserirsi in nessun movimento di mercato significativo, eccezion fatta per lo scambio che ha visto partire il deludente Trevor Ariza e arrivare l’ottimo, ma sempre snobbato, comprimario Courtney Lee, e il sempiterno Brad Miller. Sembrava si potesse arrivare addirittura a Carmelo Anthony, ma lo scarso appeal di Houston rispetto alla Grande Mela ha reso vano qualsiasi tentativo da parte del management texano. Si riparte quindi dal solito nucleo, dagli oramai affidabilissimi Aaron Brooks, Luis Scola, Shane Battier e l’emergente Budinger, con la speranza che Yao Ming possa ritrovare costanza e salute, e che il realizzatore Kevin Martin, una volta per tutte possa superare i problemi fisici che da anni ne impediscono la definitiva esplosione. GUGLIELMO BIFULCO

Come si può essere ottimisti sul futuro, quando sulla tua testa pende una spada di damocle rappresentata simbolicamente dalle valigie che Chris Paul sembra aver preparato e destinato già agli aeroporti di Orlando o New York?Partendo da questa premessa, si preannuncia una stagione molto critica in Louisiana, alla luce della scelta di rinunciare al futuro campioncino Darren Collison per dare spazio e fiducia all’oramai sfiduciato Paul, interprete, ironia della sorte, dello stesso ruolo del giovane prospetto partito per l’Indiana. Il management ha deciso a suo rischio e pericolo di puntare tutto su Chris Paul, aggiungendo a roster un elemento valido, ma poco affidabile come Ariza e lanciando forti segnali di attivismo sul mercato: probabilmente solo l’andamento della stagione potrà suggerirci il prosieguo e l’esito della storia, ma la paura è che l’harakiri, stile Cavs, dei Calabroni sia solo in attesa di essere completato. GUGLIELMO BIFULCO

Magnifica illusione o alba del giorno che verrà? Sono queste le due espressioni che potrebbero esprimere al meglio la stagione appena trascorsa dai Memphis Grizzlies. Dopo anni di delusioni, sconfitte, umiliazioni e disagio al solo pensare all’avvenire, sembra essere cambiato qualcosa nella città di Elvis. L’esplosione di elementi come Marc Gasol e l’affermazione ad alti livelli di gente come Zach Randolph, Rudy Gay ( fresco di estensione contrattuale), OJ Mayo sembra aver rilanciato le quotazioni dell’ex franchigia di Vancouver: la paura è che l’ottima stagione disputata possa essere un unicum, un caso isolato, visto che molte delle fortune ottenute dagli “Orsi” sono state legate al rendimento del bizzoso Zach Randolph, elemento classificabile con tutte le buone qualità del mondo, fuorché la costanza e la tenuta caratteriale. La speranza è che possa finalmente essere iniziato una nuova era, per una franchigia che dalla data di fondazione ad oggi ha conosciuto sempre e solo umiliazioni, fuorché u paio di stagioni da squadra materasso in post season. Il tempo ci dirà il resto. GUGLIELMO BIFULCO


S T A RS ‘ N’ S T R IP E S

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Probabilmente la squadra più chiacchierata del momento. Sembra che Carmelo Anthony abbia espressamente chiesto la cessione rifiutando il prolungamento del contratto, offertogli più volte dal management dei Nuggets. Carmelo non è soddisfatto della squadra e non ha tutti i torti. Dalla finale di conference dell’anno scorso (il picco più alto raggiunto da Anthony) poco o niente è stato fatto per migliorare la squadra, ritenendola competitiva per poter lottare per il titolo. Ma la sconfitta al primo turno contro i Jazz ha fatto emergere le gravi difficoltà di questa squadra. A parte Billups (che ha comunque giocato malino pure lui) non si è intravisto un altro giocatore in grado di aiutare Anthony o quantomeno segnare con continuità. J.R Smith s’è sciolto come neve al sole, dimostrando ancora una volta tutti i suoi limiti, soprattutto per quanto riguarda la lettura delle situazioni. Limiti mostrati anche da Kenyon Martin, che deve ancora ringraziare Jason Kidd per avergli fatto firmare un contratto da star, quale lui non è. Aspettiamo di vedere come si risolve la situazione Anthony per poter esprimere un giudizio definitivo.

Stavano per compiere il miracolo di arrivare alle finali, prima che Artest li punisse in quella maledetta gara5 e Bryant li giustiziasse a domicilio in quel di gara6. E nessuno lo avrebbe mai immaginato questo miracolo, neanche per scherzo, ad inizio stagione: partendo da questo brevissimo sunto della scorsa annata, possiamo ritenere scontata e dolorosa la rinuncia ad Amar’è Stoudemire, ma allo stesso tempo non possiamo dare per morta una compagine che ha dimostrato di sapere risorgere dalle proprie ceneri come nemmeno la mitologica araba fenice. Specie considerando che, perdita di Stat a parte, in Arizona sono comunque arrivati elementi preziosi del calibro di Hedo Turkoglu, Hakim Warrick e Josh Childress, con caratteristiche o ruoli diversi rispetto all’attuale ala dei Knicks, ma che comunque possono trovare un contesto ideale alla loro atipicità in quel del sistema di Alvin Gentry. In particolare l’opportunità di giocare con 4 esterni, potrebbe giovare non poco a brother Hedo Turkoglu, che, inserito in una simile situazione tecnica, ha mostrato di rendere a livelli di autentico AllStar durante l’esperienza ai Magic. La crescita di Dragic, Robin Lopez ed un’ eventuale, ma non scontata, maturazione di Channing Frye possono portare ulteriore acqua verso il mulino di una franchigia che, nonostante tutto, rimane sempre ai vertici della Western Conference e parte per l’ennesima stagione con la consapevolezza di potersela giocare quasi con chiunque ad ovest.

La squadra rivelazione dello scorso anno si ripresenta ai nastri di partenza della nuova stagione NBA con un roster praticamente immutato, ma con un anno di esperienza in più per i ragazzi di coach Brooks. Dopo aver fatto una bella figura nel Playoff dello scorso anno, eliminati da un tap-in di Pau Gasol, impegnando i Lakers e facendoli sudare più del previsto, Durant e soci sono chiamati a un miglioramento “necessario”, in quanto la qualità e la profondità della squadra è notevole. Durant è ormai uno dei primi 5 giocatori NBA, straordinario ai mondiali, pronto a puntare al trofeo di MVP ogni anno per i prossimi 10. Westbrook garantisce un’incredibile velocità, unita a un trattamento di palla da leccarsi i baffi, per non parlare della difesa, altro particolare in cui eccelle l’ex UCLA. Difesa che è anche la specialità dell’ex Biella Sefolosha, che è stato capace di contenere Kobe, meglio di chiunque altro avversario prima e dopo, nelle 6 gare di PO. A completare il back court, dalla panchina escono James Harden e Eric Maynor, davvero niente male. Le noti dolenti vengono invece dal reparto lunghi. Green, Krstic, Ibaka e Collison non sembrano attrezzati sufficientemente per far fare il salto di qualità ai Thunder. A mio parere, scambiando Jeff Green per ottenere un buon lungo si può davvero puntare in alto.

RAFFAELE VALENTINO

GUGLIELMO BIFULCO

RAFFAELE VALENTINO


S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

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Squadra rivoluzionata dopo le partenze verso la Windy City di Boozer, Korver e quella di Brewer verso Memphis. Il general manager Kevin O’Connor comunque non è rimasto con le mani in mano e ha piazzato alcuni colpi interessanti. Quello più importante è stato sicuramente il “furto” ai danni dei T-Wolves che, per problemi finanziari, hanno ceduto il centro (potenziale All-Star) Al Jefferson ai Jazz in cambio di Kosta Koufos e soldi. Sostituito egregiamente il partente Boozer, i Jazz hanno pescato al draft il talentuoso Gordon Hayward, trascinatore della “cenerentola” Butler all’ultimo torneo NCAA e dal mercato dei Free Agent sono arrivati Raja Bell e Earl Watson. Bell andrà a colmare il vuoto portato dalla partenza di Brewer, mentre Watson sarà il principale cambio di Deron Williams, magari giocandoci assieme qualche minuto nella posizione di play con D-Will nel ruolo di guardia tiratrice. Il quintetto composto da Williams-Bell-MilesJefferson-Okur è certamente da playoff e con Kirilenko, Millsapp e Watson pronti a subentrare dal pino la panchina è abbastanza completa per dare ai titolari il giusto riposo. Se tutto va per il verso giusto possono tranquillamente lottare per i primi 4 (facciamo tre, visto che i Lakers sono su un altro pianeta rispetto alle altre) posti ad Ovest. Ventitreesima stagione sulla panchina dei Jazz per Jerry Sloan, il coach in attività con più stagioni passate sulla stessa panchina.

Dalle parti dei grandi laghi stanno aspettando una stagione vincente dal lontano 2004, quando ancora Kevin Garnett era la stella della franchigia. Quest’anno la “stella” dovrebbe essere il talentuoso Micheal Beasley, 21enne, 2a scelta assoluta al draft 2008 da parte dei Miami Heat. Scaricato dagli stessi Heat per avere spazio salariale che gli consentisse di firmare Lebron e Bosh, è arrivato in cambio di una futura seconda scelta. Ottimo investimento dei T-Wolves, che però in precedenza erano riusciti nell’impresa di regalare Al Jefferson ai Jazz in cambio di Kosta Koufos (!!). Dal mercato dei Free Agent è arrivato il play Luke Ridnour, reduce da una buonissima stagione a Milwaukee ed è stato firmato il fortissimo centro serbo Nikola Pekovic, scelto al secondo ghiro del draft 2008, mentre nel draft di quest’anno sono stati scelti le ali Wesley Johnson e Lazar Hayward. La squadra è senz’altro futuribile, contando a roster gente giovane e di talento. Se magari Rubio si degnasse di andare a Minneapolis e non fare le bizze, la squadra potrebbe essere in prospettiva una delle migliori ad Ovest. Con Rubio a dirigere Flynn, Webster, Beasley e Love se ne vedrebbero davvero delle belle. Per quest’anno intanto si prevede l’ennesima stagione negativa, con la possibilità di far maturare i giovani e di pescare un’alta scelta al draft del prossimo anno.

Non c’è due senza tre; oltre che un oramai banale modo di dire della vita di tutti i giorni, la frase indica anche il mantra che in questi mesi di pausa estiva avrà “cantilenato” alla sua truppa il due volte MVP delle finals Kobe Bryant, desideroso di portare in California il titolo NBA per il terzo anno consecutivo. La stagione che si appresta ad iniziare per i campioni in carica sarà un effettiva prova del nove per il leader 32enne (fresco di operazione di pulizia al ginocchio infortunato) della compagine losangelina e per i suoi compagni, al fine di comprendere quanto grande e lungo possa ancora essere il loro viaggio verso l’immortalità del gioco. Tre finali in tre anni, di cui due vinte, e l’impressione che il viaggio possa essere tutt’altro che al capolinea: per riconfermarsi al vertice sono stati forzatamente confermati Coach Jackson e Derek Fisher, e per ovviare ai problemi di profondità della panchina sono arrivati Steve Blake da Portland, eccellente tiratore e caparbio difensore sull’uomo, Matt Barnes da Orlando, feroce difensore in grado di rappresentare un validissimo cambio sia per Artest che per Kobe, e infine Theo Ratliff dai Bobcats, specialista difensivo con notevole propensione alla stoppata per garantire una copertura ai problemi fisici di Bynum. Da seguire anche i rookie Caracter ed Ebanks, molto positivi nella Summer League. Probabilmente sarà l’ultima stagione di Coach Zen su una panchina NBA: ce lo vedete a chiudere senza fare quello che ha sempre fatto, ossia trionfare?

RAFFAELE VALENTINO

RAFFAELE VALENTINO

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S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

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Anno della rinascita. E’ questo il motto che la franchigia del bizzarro Donald Sterling ha deciso di adottare da oramai qualche mese a questa parte, attraverso una massiccia campagna pubblicitaria mediatica, il cui obiettivo è stato in primis quello di guadagnare visibilità e credibilità nella corsa estiva a James, poi quello di ricordare a tutti che solo la sfortuna e gli infortuni hanno impedito l’ascesa di una squadra sulla carta molto valida e profonda che ha in Blake Griffin l’emblema della propria sorte recente. Da questa stagione, dopo un annata da rookie trascorsa in perenne convalescenza, dovremmo finalmente “prendere visione” del fenomenale, almeno per atletismo, rosso malpelo. Considerando ancora la presenza a roster di elementi quali Chris Kaman, probabilmente uno dei migliori 3 centri naturali della lega, Eric Gordon, tiratore puro reduce da un buon mondiale in Turchia agli ordini di Coach K, Baron Davis, croce o delizia, eroe o antieroe in ciascuna delle sue annate da professionista nella lega, gli innesti di Ryan Gomes e soprattutto di Randy Foye a coprire le lacune del Barone, e dell’ala rookie AlFarouq Aminu (sosia del celebre Steve Urkel della serie Otto sotto un tetto), un minimo di ottimismo può essere, come sempre, manifestato. La sensazione è che se Griffin sia finalmente riuscito a superare il proprio calvario, la mancanza di vere corazzate ad Ovest, ad eccezione dei cugini più famosi, potrà aprire concretamente le porte della post season ad una squadra che almeno sulla carta sembra essere completa in quasi ogni spot. GUGLIELMO BIFULCO

Si può essere ottimisti dopo una regular season da 25 vittorie e 57 sconfitte? La risposta, tutt’altro che scontata, è si. E di certo non perché la squadra in questione sono i Sacramento Kings, compagine notoriamente maledetta dalla sorte e relegata ad un ruolo di secondo, se non terzo piano, dal regime elitario metropolitano che sta oscurando la lega a beneficio di realtà quali LosAngeles, Chicago, Miami, Boston, NY. Ciò che porta il sorriso ai fan della rumorosissima Arco Arena è la consapevolezza di avere in casa un autentico fenomeno, quel Tyreke Evans rookie of the year e potenzialmente lanciato verso 15 anni di carriera tra i top 10 NBA. Se a questo aggiungiamo la presenza di ottimi prospetti quali l’israeliano Omri Casspi e l’ala 2,11 Donte Greene, il promettente rookie DeMarcous Cousins in posizione di pivot, oltre alla presenza di elementi affidabili quali l’indomito Carl Landry, il produttivo Beno Udrih e lo specialista stoppatore Dalembert, il quadro generale di ottimismo diventa più che giustificato. Ovvio che la squadra manchi ancora di maturità e di affidabilità, in particolar modo negli spot di ala piccola e in post, dove manca una vera opzione offensiva, ma elementi per costruire attorno a questo nucleo ve ne sono e parecchi, geopolitica Sterniana permettendo. GUGLIELMO BIFULCO

Anno nuovo vita nuova per i Golden State Warriors: cosi si direbbe osservando il nuovo logo e le nuove casacche che verranno indossate dai giocatori della franchigia di Oakland: in realtà, come direbbe il buon Mick Jagger, ci sono buone probabilità che le abitudini dei “guerrieri” saranno dure a morire, e da qualche annetto a questa parte l’abitudine dei californiani è stata rappresentata dalla mediocrità: per quanto visto nelle ultime due stagioni nella Bay Arena, ci sono ben pochi motivi per nutrire ottimismo per il futuro prossimo: pur avendo acquisito tramite sign’n trade dai New York Knicks l’ottimo David Lee, avendo rinunciato, tutto sommato, a discreti giocatori per nulla imprescindibili e insostituibili quali Azubuike, Randolph e Turiaf, sembra chiaro che anche in questa stagione i ragazzi di Don Nelson offriranno le solite prestazioni spettacolari offensivamente parlando e altrettanto impalpabili nella metà campo opposta, finendo la stagione prima di Aprile. Alquanto difficile aspettarsi una stagione stile 2007 quando sotto la guida di Stephen Jackson e Baron Davis fu clamorosamente eliminata la testa di serie numero 1 (Dallas). Le fortune della squadra saranno infatti legate al nuovo arrivato Lee, molto solido dal punto di vista statistico, almeno per quanto visto nella big Apple sotto la cura d’Antoni, ed al sorprendente sophomore Stephen Curry, mentre sembra in bilico la posizione in squadra del realizzatore Monta Ellis, in apparente rotta con la dirigenza. Obiettivamente troppo poco per sperare di sorprendere. GUGLIELMO BIFULCO


S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

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Y Yo ou u c ca an n’’tt c c m me e

LA RUBRICA

A LESSANDRO

DELLI

di

PAOLI

V EC C H IO S C A R P O N E

Un vecchio classico della musica italiana per raccontare la vicenda di Brandon Jennings. L’ex Virtus Roma, dopo la stagione esaltante vissuta ai Milwakee Bucks, ritiene di essere già tra i convocabili per la nazionale USA. Il ‘cerbiatto’, appena diciannovenne, ha pensato che il fatto di essersi classificato terzo nella corsa al titolo di Rookie Of The Year, fosse titolo sufficiente per vestire la casacca del Team USA e partecipare ai Mondiali in Turchia. Nulla di tutto ciò avrà pensato lo staff tecnico ed ecco che Brandon ha sbottato. Colpa delle scarpe Under Armour, avrebbe detto Jennings. Si perché il nostro modesto giocatore ha individuato la causa della mancata convocazione nelle calzature indossate: ”Se avete notato in Nazionale ci sono solo giocatori Nike, tecnicamente non ho nulla da invidiare ed in più conoscevo il gioco europeo”. Solo Billups, che calza Adidas, è l’eccezione, ha proseguito Jennings. In attesa delle convocazioni per i prossimi impegni del team guidato da coach K, meglio rimanere, caro Brandon, con i piedi (nelle scarpe) piantati bene a terra.

G R O S S O G U A IO A C H I N A T O W N Qui il celebre film di Carpenter interpretato da Kurt Russell c’entra poco o nulla. La Cina, da qualche tempo a questa parte, sta diventando crocevia necessario del mondo NBA. L’apertura ai mercati orientali sta condizionando il mondo cestistico americano, prima con i numerosi arrivi di giocatori con gli occhi a mandorla, poi, con il percorso esattamente contrario. Da Mo Taylor a Stephon Marbury, tanti sono gli ex protagonisti della Lega che pensano di sbarcare nella terra del Sol Levante. Last but not least, Allen Iverson. Gli Shanxi (che paiono essere l’unica squadra del campionato CBA visto che tutti gli ex NBA ‘cinesi’ finiscono là) sarebbero interessati all’ex 76ers. L’agente di A.I., Leon Rose, avrebbe fatto carte false per portarlo alla corte di Wade in quel di Miami ma, il passaggio agli Heat appare improbabile. Ecco, allora, aprirsi la via dell’Oriente. Le ultime notizie, però, riferiscono di un Iverson non esaltato dalla proposta proveniente da Shanghai. Possibile che il nostro Allen sia impaurito dalla Muraglia Cinese?


S TAR S ‘N’ STR I PES

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Nba Team by Team...

...maeT yb maeT abN

I roster della nuova Nba

Gli allenatori, i nuovi arrivi, le partenze e l’organico della trenta franchigie del campionato più affascinante del mondo

C OAC H

ATLANTIC DIVISION AR RI VI

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

RIVERS

A.Bradley L.Harangody, J.O'Neal, S.O'Neal, Von Wafer, D.West

Tony Allen, Shelden Williams

Ray Allen, Nate Robinson, Kevin Garnett, J.O’Neal, Kendrick Perkins, Paul Pierce, M.Daniels, Rajon Rondo, B.Scalabrine, S.O’Neal, Von Wafer

A.JOHNSON

D.Favors, D.James, J.Farmar, T.Outlaw J.Petro, S.May, A.Morrow, S.Graham, Overton, E.Gill,

Tony Battie, Keyon Dooling

Devin Harris, Kris Humphries, Courtney Lee, Brook Lopez, Quinton Ross, Ben Uzoh, Terrence Williams, Brian Zoubek

A.Rautins, L.Fields, J.Jordan, R.Felton, Ewing Jr. T.Mozgov, R.Mason K.Azubuike, A.Randolph, A. Stoudemire, R.Turiaf, S.Williams

C.Duhon, Al Harrington, E.House, S.Rodriguez David Lee

Wilson Chandler, Eddy Curry, Toney Douglas, Danilo Gallinari, Anthony Randolph, Bill Walker.

D.COLLINS

E.Turner, T.Battie, S.Hawes A.Nocioni, D.Songaila, C.Brackins, J.Florence, T.Plaisted, C.Quinn

S.Dalembert, W.Green, J.Smith

Elton Brand, Jrue Holiday, Andre Iguodala, Jason Kapono, Jodie Meeks, Marreese Speights, Lou Williams, Thaddeus Young

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

TRIANO

E.Davis, S.Alabi, L.Kleiza, D.Andersen, L.Barbosa, D.Jones, R.Dupree

A.Wright, C.Bosh, H.Turkoglu

Marcus Banks, Andrea Bargnani, Marco Belinelli, Jose Calderon, Demar Derozan, Reggie Evans,Jarret Jack, Amir Johnson (re-signed), Sonny Weems

C OAC H

C OAC H D’ANTONI

C OAC H

AR R IVI

AR R IVI

A RR IV I

PARTENZE

PARTENZE PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

SOTTO CONTRATTO

S O T T O C O N T R AT T O


S T A RS ‘ N ’ S T R I P E S

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Nba Team by Team...

...maeT yb maeT abN

CENTRAL DIVISION A RR IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

THIBODEAU

Omer Asik, L.Korver, Ronnie Brewer, Kurt Thomas, Keith Bogans, Carlos Boozer, C.J. Watson.

Kirk Hinrich, Hakim Warrick, Acie Law, Brad Miller, Jannero Pargo

Luol Deng, Taj Gibson, James Johnson, Joakim Noah, Derrick Rose

SCOTT

C.Eyenga, J.Graham, R.Hollins, R. Session, S.Samuels, J.Williams

L.James, Z.Ilgauskas, S. O’Neal, S.Telfair, Delonte West.

Daniel Gibson, Daniel Green, J.J. Hickson,Antawn Jamison, Jamario Moon, Anthony Parker, Leon Powe, Anderson Varejao, Mo Williams

KUESTER

Greg Monroe, Terrico White, T.McGrady

-

C OAC H

A RR IV I

PARTENZE

W.Conroy (re-signed), Ben Wallace (re-signed), Austin Daye, Ben Gordon, R.Hamilton, J.Jerebko, Jason Maxiell, Tayshun Prince, Rodney Stuckey, Dajuan Summers, C.Villanueva, Chris Wilcox

O’BRIEN

P.George, L.Stephenson, M.Rolle

-

M.Dunleavy, TJ Ford, Jeff Foster, Danny Granger, T.Hansbrough, Roy Hibbert, Dahntay D.Jones, Solomon Jones, Troy Murphy, AJ Price, Brandon Rush

C OAC H

A R RIV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

SKILES

L.Sanders, D.Hobson, K.Gallon, D.Gooden, K.Dooling , C.Maggette, J.Brockman,E.Boykins

R.Ivey, L.Ridnour, K.Thomas, C.Bell , D.Gadzuric, D.Jackson

John Salmons (re-signed), Andrew Bogut, Carlos Delfino, Chris Douglas-Roberts, Ersan Ilyasova, Brandon Jennings, Luc Mbah a Moute, Michael Redd

C OAC H C OAC H

C OAC H

A R RI VI

AR R IV I

PA R T E N Z E

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SOTTO CONTRATTO S O T T O C O N T R AT T O


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

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Nba Team by Team...

C OAC H

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SOUTHEAST DIVISION AR R IV I

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

Josh Childress

Jason Collins (re-signed), Joe Johnson (re-signed), Mike Bibby, Jamal Crawford, Maurice Evans, Al Horford, Zaza Pachulia, Josh Smith, Jeff Teague, Marvin Williams

L.DREW

J.Crawford, J.Powell, P.Sy

AR RI VI

PARTENZE

BROWN

S.Livingston, D.Mcguire, M.Carroll, E.Dampier, E.Najera, K.Brown, M.Rogers

Raymond Felton, Theo Ratliff, Alexis Ajinca, Tyson Chandler

D.J. Augustin, Derrick Brown, Sherron Collins, Boris Diaw, Desagana Diop, Gerald Henderson, Stephen Jackson, Nazr Mohamed, Tyrus Thomas, Gerald Wallace

D.Pittman, J.Varnado, D.Butler, P.Beverely, L.James, E.House, J.Howard, Z.Ilgauskas, M.Miller, C.Bosh.

J.O’Neal, Q.Richardson, M.Beaseley, D.Cook.

Dwayne Wade (re-signed), Joel Anthony (re-signed), Carlos Arroyo (re-signed), Udonis Haslem (re-signed),James Jones (re-signed), Jamal Magloire (re-signed), Shavlik Randolph (re-signed), Mario Chalmers, Kenny Hasbrouck

VAN GUNDY

Daniel Orton, Stanley Robinson, Chris Duhon, Q.Richardson, M.Allen

M.Barnes

JJ Redick (re-signed), Jason Williams (re-signed), Ryan Anderson, Brandon Bass, Vince Carter, Marcin Gortat, Dwight Howard, Rashard Lewis, Jameer Nelson,Mickael Pietrus

C OAC H

A R RIV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SAUNDERS

John Wall, Kevin Seraphin, Trevor Booker, Hamady N’Diaye, Hilton Amstrong, Kirk Hinrich

Randy Foye, Shaun Livingston, Mike Miller

Gilbert Arenas (suspended), Josh Howard (re-signed), Andray Blatche,Yi Jianlian,Javale Mcgee, Al Thornton, Nick Young

C OAC H

C OAC H SPOELSTRA

C OAC H

AR R IV I

A R RIV I

PA R T E N Z E

PARTENZE

SOTT0 CONTRATTO

SOTTO CONTRATTO

S O T T O C O N T R AT T O


S T A R S ‘ N ’ S T RI P E S

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Nba Team by Team...

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SOUTHWEST DIVISION AR R IV I

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

CARLISLE

Dominique Jones, Ian Mahinmi, Alexis Ajinca, Tyson Chandler, S.Novak

Matt Carroll, Eric Dampier, Eduardo Najera

Dirk Nowitzki (re-signed), Brendan Haywood (re-signed), J.J. Barea, Rodrigue Beaubois, Caron Butler, Jason Kidd, Jason Terry, Shawn Marion, D.Stevenson, T.Thomas

ADELMAN

Patrick Patterson, Brad Miller

David Andersen

C OAC H

A RR IV I

PARTENZE

T.Ariza, S.Battier, K.Lowry (re-signed), L.Scola (re-signed), A.Brooks, C.Budinger,M.Harris, C.Hayes, J.Hill, J.Jeffries, A.Johnson, K.Martin, Yao Ming, Jermaine Taylor

HOLLINS

Xavier Henry, Greivis Vasquez, Tony Allen, Acie Law

C OAC H C OAC H

C O AC H

A RR IV I

PARTENZE

Ronnie Brewer

S O T T O C O N T R AT T O

S O T T O C O N T R AT T O

Rudy Gay (re-signed), darrel Arthur, Demarre Carroll, Mike Coley, Marc Gasol, Hamed Haddadi, OJ Mayo, Zach Randolph, Hasheem Thabeet, Sam Young

AR RI VI

PA R T E N Z E

WILLIAMS

Q.Pondexter, J.Pargo, P.Mensah-Bonsu, M.Shakur

Morris Peterson,Craig Brackins

Aaron Gray (re-signed), Darren Collison,Emeka Okafor, Chris Paul, James Posey, Darius Songaila, Peja Stojakovic,Marcus Thornton, David West, Julian Wright

C O AC H

AR RI VI

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

POPOVIC

James Anderson, Ryan Richards, Tiago Splitter, Gary Neal, K.Penney

Ian Mahinmi, Roger Mason, Keith Bogans

Matt Bonner (re-signed), Richard Jefferson (re-signed), Dejuan Blair, Tim Duncan, Alonzo Gee, Manu Ginobili, George Hill, Curtis Jerrels, Antonio Mcdyess, Tony Parker

SOTTO CONTRATTO


S T A RS ‘ N’ S T R IP E S

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Nba Team by Team...

...maeT yb maeT abN

NORTHWEST DIVISION AR RI VI

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T 0

KARL

A.Harrington, S.Williams, C.Karl, B.Butch

J.Graham, L.Kleiza, J.Petro.

A.Carter (re-signed), C.Andersen, A.Afflalo, C.Anthony, Renaldo Balkman, C.Billups, Nene, C.Karl, Ty Lawson, Kenyon Martin, J.R. Smith

RAMBIS

W.Johnson, L.Hayward, P. Prestes, N.Pekovic, L.Ridnour, M.Beaseley, S.Telfair, Martell Webster

Ryan Hollins, Al Jefferson, Ramon Session

Darko Milicic (re-signed), Corey Brewer, Wayne Ellington, Jonny Flynn, Kosta Koufos, Kevin Love, Greg Stiemsma, Anthony Tolliver

Kyle Weaver

Nick Collison, Kevin Durant, Jeff Green, James harden, Serge Ibaka, Nenad Krstic, Eric Maynor, Byron Mullens, Thabo Sefolosha, Russel Westbrook, DJ White

C OAC H C OAC H C OAC H BROOKS

C OAC H

AR RI VI

A RR IV I

C.Aldrich, T.Pleiss, L.Williams, R.Redi, R.Ivey, D.Cook, M.Peterson

PA R T E N Z E

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

S O T T O C O N T R AT T O

A RR IV I

PARTENZE

MCMILLAN

Luke Babbitt, Elliot Williams, A.Johnson, Wes Matthews

Juwan Howard, Martell Webster, Ryan Gomes

Lamarcus Aldridge, Nicolas Batum,Jerryd Bayless, Marcus Camby, Dante Cunningham, Rudy Fernandez, Andre Miller, Greg Oden, Joel Prizbylla, Brandon Roy

C OAC H

A RR IV I

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

SLOAN

Eric Maynor, Goran Suton, F.Elson

Wes Matthews, Kyle Korver, Carlos Boozer

Sundiata Gaines, Othyus Jeffers, Andrei Kirilenko, CJ Miles, Paul Millsap, Mehmet Okur, Ronnie Price, Deron Williams

S O T T O C O N T R AT T O


S TAR S ‘N’ STR I PES

40

Nba Team by Team...

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PACIFIC DIVISION AR RI VI

PA R T E N Z E

S O T T O C O N T R AT T O

NELSON

J.Lin, E.Udoh, D.Lee, D.Gadzuric, C.Bell, R.Carney

R.Bell, K. Azubuike, C. Maggette, A. Morrow, A.Randolph, R.Turiaf, C.J. Watson, J.Pargo

Andris Biedrins, Stephen Curry, Monta Ellis, Vladimir Radmanovic, Reggie Williams, Brandan Wright, Dorell Wright

DEL NEGRO

Al Farouq Aminu, E.Bledsoe, W.Warren, R.Foye, R.Gomes, J.Collins, J.Voskul, M.Blakely, S.Dennis

Steve Blake, Drew Gooden, Travis Outlaw

Rasual Butler (re-signed), Craig Smith (resigned), Brian Cook, Baron Davis, Eric Gordon, Blake Griffin, Deandre Jordan, Chris Kaman

S.Blake, D.Ebanks, D.Caracter, M.Barnes, T. Ratliff, T.Johnson, A.Naymick

Jordan Farmar, Josh Powell

Kobe Bryant, Pau Gasol, Lamar Odom, Shannon Brown (re-signed), Derek Fisher (re-signed), Ron Artest, Andrew Bynum, Sasha Vujacic, Luke Walton

C OAC H C OAC H

C OAC H JACKSON

C OAC H

AR RI VI

AR RI VI

PA R T E N Z E

PA R T E N Z E

SOTTO CONTRATTO

SOTTO CONTRATTO

A RR IV I

PARTENZE

GENTRY

G.Lawal, D. Collins, J.Childress, H. Turkoglu, H.Warrick

Amare Stoudemire, Leandro Barbosa, Dwayne Jones

Earl Clark, Gran Dragic, Jared Dudley, Channing Frye (re-signed), Grant Hill, Robin Lopez, Steve Nash, Jason Richardson

C OAC H

A RR IV I

PARTENZE

S O T T O C O N T R AT T O

WESTPHAL

D.Mcguire, S. May, D.Cousins, H.Whiteside, P.Jeter, D.Sloan, A.Wright, S.Hawes, A.Nocioni, J.Brockman S.Dalembert, D.Jackson

S O T T O C O N T R AT T O

Omri Casspi,Tyreke Evans, Francisco Garcia, Donte Green, Carl Landry, Jason Thompson, Beno Udrih


S TAR S ‘N’ STR I PES

NBA NEWS

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sezione A CURA DELLA REDAZIONE

TUTTOBASKET TUTTOBASKET. NET NET DI

Anche CP3 seduce Anthony Dopo aver smentito voci e mugugni vari riguardo la sua volontà di lasciare la Louisiana, Chris Paul chiede alla dirigenza degli Hornets ulteriori sforzi per rendere la squadra competitiva. L'arrivo di Trevor Ariza da Houston ha sicuramente rinforzato New Orleans, reduce da una stagione deludente con la mancata qualificazione ai playoffs, ma sembra che lo stesso Paul abbia chiesto al GM Dell Demps di intavolare una trattativa con i Nuggets per Carmelo Anthony.

Gli Hornets metterebbero sul piatto il contratto in scadenza di Peja Stojakovic (oltre 15 milioni) più il giovane Marcus Thornton, guardia dall'enorme potenziale che potrebbe far comodo ai Nuggets. Resta da capire se Melo abbia intenzione di trasferirsi in Louisiana, dove con Paul potrebbe competere ad alti livelli, inoltre a New Orleans sembrano intenzionati ad aspettare la deadline a febbraio, anche per fare abbassare le pretese dei Nuggets.


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S T A RS ‘ N ’ S T R IP E S

NBA NEWS

Phila-New Orleans, c’è lo scambio Il presidente dei Philadelphia 76ers, Rod Thorn, ha annunciato ieri sera che i Sixers hanno acquistato le ali Darius Songaila e Craig Brackins dai New Orleans Hornets in cambio della guardia Willie Green e dell’ala forte Jason Smith. Uno scambio abbastanza interessante che permette ai Sixers di rinforzarsi sotto canestro con il lituano Songaila (7.2 punti e 3 rimbalzi di media in 18 minuti partendo dalla panchina lo scorso anno). «E’ un grande lavoratore, un’ala veterana che ci darà un’ulteriore opzione» - ha dichiarato Thorn-. «E' capace di entrare dalla panchina e mettere a referto molti punti in pochi minuti». Per quanto riguarda New Orleans, l’acquisto di Willie Green va a colmare minuti possibili, tenendo presente che il ruolo di un buco per quanto riguarda le guardie. Sarà compito shooting guard titolare dovrebbe essere affidato a del nostro Marco Belinelli lottare per guadagnarsi più Marcus Thornton.

Baron Davis sarà in lizza per gli ‘Emmy Awards col suo documentario E non poteva esserci una location migliore. La terra è quella del grande e piccolo schermo o per meglio dire di tutto ciò che riguarda il mondo dei cosiddetti ‘Very Important People’. Baron Davis, asso dei Clippers, è fra i candidati all'Emmy Award come produttore esecutivo grazie al documentario "Crips and Blodds: Made in America", che racconta la vita di due gang a Los Angeles.


S TAR S ‘N’ STR I PES

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sezione A CURA DELLA REDAZIONE

TUTTOBASKET TUTTOBASKET. NET NET DI

Accusa di Insider Trading per Cuban Mark Cuban, l'eccentrico proprietario dei Dallas Mavericks, è al centro di un'inchiesta per insider trading, aperta dalla Sec, l'autorità di borsa statunitense. Il procedimento di archiviazione, che doveva essere attivato dalla corte di Dallas, è stato infatti respinto. Per l'accusa, il miliardario Cuban - grazie ad informazioni privilegiate - avrebbe venduto 600.000 quote di un motore di ricerca canadese (Mamma.com), evitando di perdere 750.000 dollari.

Anche per Allen Iverson squillano le trombe cinesi. Attenti al Besiktas Notizia che ha dell’incredibile. Dopo il suo collega Stephon Marbury anche Allen Iverson, potrebbe andare a giocare in Cina. Il 35enne, in passato capocannoniere della lega per 2 volte, vincitore del titolo di MVP nel 2001 quando trascinò i suoi Sixers alle finali NBA contro i Lakers di Shaq e Kobe, oltre ad essere nominato 2 volte MVP dell’All Star Game, secondo alcuni rumors sarebbe pronto ad approdare dall’altra parte dell’oceano, sulla terra rossa cinese dopo che nessuna delle trenta squadre NBA ha dimostrato interesse per "The Answer”. E se invece a spuntarla fosse il Besiktas?


La lente di ingrandimento di Stars N Stripes sulla LegaA

SarĂ ancora caccia alla Mensana...


M A D E IN I T A LY

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...Ma ora Milano ed Hawkins fanno sul serio MADE IN ITALY ‘VISTA PANORAMICA’

DI

N ICOLA ICOLA A RGENZIANO RGENZIANO

Dopo un’estate cestistica all’insegna delle qualificazioni ai campionati europei di Lituania 2011 e dello straordinario spettacolo dei mondiali di Turchia, il campionato italiano si appresta a ripartire tra grandi novità sia dal punto di vista regolamentare (dopo l’adozione da parte della FIBA delle nuove norme di gioco) sia per cercare una risposta che manca ormai da 4 anni a tifosi ed addetti ai lavori: Chi riuscirà a fermare Siena? Di certo il grande gruppo di uomini e atleti che anche lo scorso campionato ha stradominato in lungo e in largo sarà difficilmente rivedibile nel nostro campionato, eppure ci sono forti indizi che il Montepaschi nonostante le tante novita’ sia ancora la squadra numero uno da battere. LA FAVORITA Nonostante gli addii scontati di Mcyntire (accasatosi in Spagna) Eze (Khimki) e Domercant e quelli meno attesi e forse piu’ dolorosi di Hawkins e Sato la compagine senese ha assemblato un nuovo gruppo di giocatori, agli ordini sempre dell’indiscusso Pianigiani, che già in pre-season ha dato l’impressione di essere ancora una spanna (se non due) superiore al gruppo delle pretendenti al trono. Partendo da una solidissima base gli arrivi di McCalebb, Michelori, Aradori, Hairston e Rakovic (con il ritorno alla base di Rimas Kaukenas) hanno lasciato ai piu’ il solo dubbio di un nuovo amalgama da collaudare in un sistema di gioco già oleatissimo. Ma da questo punto di vista la presenza di Pianigiani (sempre affiancato da Luca Banchi) rappresenta una garanzia non solo nell’assemblaggio del nuovo meccanismo, ma anche per quanto riguarda la giusta scelta dei nuovi innesti. Inutile nascondersi: Siena resta la favorita numero uno al titolo con il vantaggio di non aver piu’ neanche tutta la pressione su di se viste le ambizioni

e gli investimenti delle pretendenti. LE DIRETTE CONCORRENTI Quando si parla di inseguitrici non può non saltare in mente il nome dell’Armani Jeans Milano. Le “scarpette rosse” sono riuscite nell’impresa non facile di strappare un giocatore che sposta gli equilibri tattici e fisici di ogni gara come Hawkins proprio ai campioni d’Italia. Hanno pescato dal cilindro il colpo Pecherov che dopo una discreta esperienza in NBA ha deciso di tornare in Europa per vincere con continuità, è arrivato Jabber da Roma il cui ruolo di vice Finley forse gli va anche stretto. Milano ha mantenuto anch’essa l’ossatura vitale della squadra (Mordente-RoccaMancinelli) riuscendo a trattenere un giocatore in crescita esponenziale come Maciulis e portando alla base uno dei giovani piu’ talentuosi in Italia come Niccolò Melli. Insomma per coach Bucchi la pressione (già alta) sarà di sicuro a livelli eccezionali per riportare un titolo che manca da piu’ di un decennio al Forum. Se a Milano però si vuol sognare in grande chi non rinuncia a farlo è anche la Lottomatica Roma che si avvarrà dei servigi del grande Boscia Tanjevic nel compito di sostituire la figura di Bodiroga dal punto di vista societario. Tecnicamente parlando la Lottomatica resta però una scommessa: i due innesti degli scorsi playoff (Heytvelt e Washington) sono stati confermati con l’obbiettivo di esser stavolta parte dell’asse portante del team. E’ arrivato un eccezionale fromboliere come Charles Smith, uomo dalla costante capacità di far canestro ma su cui non può non nascere qualche dubbio pensando alla chimica di una squadra che ambisce al titolo. E’ rimasto Toure, oggetto misterioso costante. Alla fine la sensazione è che per sognare davvero in grande Roma non


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possa fare a meno della (finalmente) maturazione completa (e soprattutto mentale) del gruppo degli italiani. Giachetti, Gigli, Vitali, Datome e Crosariol sono forse all’ultima chiamata per cercare di dimostrare di essere giocatori capaci di evolversi in campioni. LE OUTSIDER Quando si pensa alle possibili intruse al gran ballo dello scudetto non può non venire in mente la Virtus Bologna. Coach Lardo con gli arrivi del duo gemello Poeta-Amoroso ha certamente dato un forte indizio su come sarà la formazione bolognese: corsa e fisicità inanzitutto. L’Arrivo dell’ex capitolino Winston fornisce alla compagine bolognese un giocatore di affidabile produttività anche se non proprio un leader, ruolo molto probabilmente piu’ adatto a quel Marcelus Kemp protagonista della straordinaria cavalcata di Sassari lo scorso anno in Legadue. Se Koponen è ormai una certezza Sanikidze, Parzenski Homan e Moraschini saranno i nuovi innesti che possono far fare il salto di qualità alle V nere. Restando in tema di conferme la Pepsi Caserta avrà dinanzi a se il compito piu’ difficile di sempre nello sport: confermarsi dopo aver sorpreso. Di certo la conferma del 90% del roster composto dallo stesso gruppo della straordinaria cavalcata che ha condotto i “diavoli” in Europa rappresenta una base solidissima dal quale ripartire. Gli arrivi di Garri e Colussi puntano a rimpolpare una panchina che sino ad oggi appariva corta, ma la scommessa piu’ grande è come sopperire all’inaspettata partenza di Michelori.

M A DE I N I T A LY

L’approdo a Siena del fighter meneghino ha creato non pochi problemi al confermatissimo Sacripanti, e Olumide Ojedej pescato da nembo kid Riva (GM egli stesso tra i nuovi arrivi) rappresenta ad oggi una scommessa da cui dipenderà molto delle sorti di questo campionato. Chi non è rimasta a guardare è l’Air Avellino che ha riportato in patria il figlio prodigo Marques Green dopo la deludente stagione pesarese. Oltre il folletto newyorkese però gli irpini si sono aggiudicati l’eclettico Omar Thomas e l’esplosivo Linton Johnson a completare una spina dorsale solidissima che con Szewczyk, Lauwers, Dean e Troutman non ha nulla da invidiare a tutte le squadre di prima fascia. A Treviso invece hanno le idee chiare sul progetto iniziato la scorsa stagione da coach Vitucci e proseguito poi sotto la guida di Jasmin Repesa. Markovic (fresco di mondiale), Peric, Wojciechovski e Toolson le novità piu’ importanti, unite al ritorno di Bulleri che ha Treviso non ha mai deluso. I risultati della Benetton però passerano per forza attraverso la definitiva esplosione dei due talenti piu’ cristallini: Donatas Motiejunas sa ormai di essere in orbita NBA, ma è chiamato doverosamente a fare da subito la differenza già nel nostro campionato, mentre Alessandro Gentile seppur non ancora maggiorenne può rappresentare quel tipo di giocatore capace di cambiare le partite attraverso le sue fiammate tecniche accompagnate da una crescita fisica importante. La Benetton seppur giocando a nascondino a detta di tutti può esser davvero la squadra rivelazione degna di sparigliare le carte in tavola, se oltre le capacità tecniche pensiamo alla deludente stagione scorsa e l’esigenza della piazza trevigiana gli elementi (per convincere o deludere) ci sono tutti.


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