Stars 'N' Stripes

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IL PERIODICO ON LINE PER GLI AMANTI DELLA PALLA A SPICCHI D’OLTRE OCEANO

Nba Revolution


All’interno: IL PERSONAGGIO

Dalla Spagna alla ‘tribolata’ Usa: Ricky Rubio FREE AGENT

Ron ‘Bad Boys’ Artest ai Los Angeles Lakers LA RINASCITA

Gli Spurs ripartono da Jefferson e McDyess SUMMER LEAGUE

Il primo appuntamento con la nuova stagione MADE IN ITALY

Le pagelle della LegaA 2008/2009 ON THE ROAD

San Antonio

A ‘Lamarvelous’


il prossimo colpo?


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Bel modo per riprendere il discorso ramente i gialloviola all’atto finale verso la nuova stagione. Bel modo di della prossima stagione. Una mossa ripresentarsi al mondo della Nba che per intenderci prima di andare in come la squadra da battere in maniera porto ha visto l’entourage losangelino assoluta e non solo perché da ottobre guardarsi attorno e dove per attorno si tutti porteranno un anello al dito (chi intende all’interno delle proprie fila. più chi meno ndr), ma perché ora davUna decisione arrivata solo dopo che vero chiunque penserà di alzare erano state espletate tutte le necessità l’O’Brien Trophy nel giugno prossimo primarie della franchigia ovvero in dovrà assolutamente fare i conti con i Se a Bryant serviva ulteriore ‘cattiveria’ ordine di tempo il non esercizio della Lakers. Non che negli anni passati i clausola di restricted free agent di agonistica per il back to back, è stato gialloviola fossero sottovalutati o Kobe Bryant ed il ritorno in campo di accontentato comunque esclusi a priori dalla lotta coach Zen Phil Jackson. Ed a quanto verso le Finals, ma ora in cima a quella lista i losangelini hanno un pare proprio il placet rilasciato da quest’ultimo, che sembra aver posto d’onore. Questo lo sanno bene i Celtics che per rispondere a definito l’arrivo di Artest come la mossa giusta per aumentare ancotono hanno messo in squadra un altro Bad Boys della Lega, lo sanno ra di più il valore assoluto della squadra, abbia spinto Kupchack a bene i Cavaliers, che hanno messo al fianco di Lebron Shaquille stringere i tempi, a spingere Trevor Ariza verso il Texas e portarsi a O’Neal e lo sanno altrettanto bene i Magic che ci proveranno con un Los Angeles quella che oseremmo chiamare la ‘mina vagante’ di Vince Carter in più ed un Hedo Turkoglu in meno. Insomma tutti tutta la Lega. Insomma una sorta di scambio di nomi e di magliette sanno che l’arrivo di Artest ai Lakers è una mossa che porterà sicu- quello avvenuto tra i Lakers ed i Rockets. Uno scambio di ruoli e

E ora a chi il ruolo di Kobe-stopper...

PRO E CONTRO PRO. Difensore e realizzatore efficace allo stesso modo. L’uomo da appiccicare ai pantaloncini della stella avversaria in maniera cosi ossessiva da sentirselo quasi sotto pelle. L’uomo a cui affidare non solo tecnicamente ma anche psicologicamente il giocatore più pericoloso che i Lakers si ritroveranno di fronte. Lo sa bene Bryant che avrà, magari, dovuto fare tante sedute di autocontrollo per non andare oltre, ma molto oltre quegli screzi che tutti hanno ammirato in tv durante la semifinale di Conference contro i Rockets. Duro non solo mentalmente, ma anche fisicamente. Un difensore difficile da spostare in penetrazione che in post basso (visto che ha la possibilità di tenere botta anche sotto canestro nel ruolo tattico di power forward). Un giocatore difficile da scrollarsi di dosso uscendo dai blocchi per un tiro o magari in un gioco in ‘iso’. Definito all’unanimità come il miglior difensore sugli esterni e sulla palla dell’intera Lega. Non velocissimo, ma dotato di ottima velocità di piedi. Intelligente, sa sempre quale angolo adottare in penetrazione permettendo all’avversario anche di fare qualche passo in più e poi stopparlo. Dall’altra parte poi, quando pensi che dopo la difesa qualcosa lui abbia speso e possa pagare in attacco ti ritrovi un giocatore che è capace di fare del male in tanti modi diversi. Certo un terzo dei suoi punti in carriera sono arrivati in situazioni di uno contro uno, ma è un buonissimo tiratore dalla media, ama il contatto con il difensore da sopraffare arrivando al ferro anche se non dotato di una grandissima esplosività basando tutto sulla potenza, tremendo e micidiale dal post. Ultimamente innamorato un po’ troppo del tiro da tre punti, cosa che ha migliorato con gli anni. Va a sinistra molto meglio di quello che va a destra per finire fino al canestro. Insomma tutta una serie di cose che sono scritte sul suo scouting report e che coach Phil Jackson dovrà mettere a disposizione di Bryant e dei Lakers. Un giocatore in più a cui gli avversari dovranno fare la guardia, un giocatore in più che terrà lontano i segugi dal numero 24, dal momento che non sono tante le squadre che possono contare su due difensori perimetrali di grande livello per tenere a bada due realizzatori e due competitori puri come il nuovo duo gialloviola.

CONTRO. Di sicuro Rick Adelman coach degli Houston Rockets una chiamata al suo vecchio rivale delle sfide con i Sacramento Kings gliel’avrà fatta per fargli gli auguri per il ‘tipino’ che si è messo in squadra. Ecco questo il più grande problema che si prospetta e che aspetta a coach Ten: inserire Artest all’interno del contesto dei Lakers, ma soprattutto all’interno del contesto dei Lakers di Kobe Bryant. Cercare di cambiare la mentalità di una persona che ha sempre considerato di non aver bisogno di nessuno per poter vincere una partita, e di metterlo al servizio dei Lakers prima e di Bryant poi, la missione quasi impossibile. Lo sanno bene i Rockets che si sono ritrovati dapprima un giocatore aperto alla possibilità di squadra e che poi strada facendo si è trasformato in una sporta di quarterback che prende decisioni in proprio quando dalla radiolina l’offensive coordinator gli cadenzava il tipo di attacco da giocare. Una bella gatta da pelare all’interno di una squadra che fa del sistema del triangolo e degli isolamenti in punta o in post per Bryant le principali armi offensive e con le quali sono arrivati al titolo. Da verificare la conciliazione di avere in squadra due giocatori accentratori. Già perché Ron Ron quell’aggeggio sferico di colore arancione ama averlo tra le mani. Bloccati sistematicamente tutti gli attacchi quando lo spaulding finisce nelle sue mani chiudendo o con un tiro da tre o con una penetrazione uno contro tutti. Insomma quei classici difetti di chi si è sempre sentito in grado di essere una stella e di poter decidere le partite da solo. La sfortuna in questo caso è che Los Angeles ne avrebbe già uno chiamato a svolgere questo tipo di ruolo. Dieci titoli a parte se coach Phil Jackson riuscirà nel tentativo di convincere Artest ad essere un comprimario atutti gli effetti, riducendo i ridimensionando il suo ego di super star, mettendosi al servizio di Kobe per poi liberare tutto nel momento giusto con il 24 in panca, magari, allora si che in assoluto potrà essere considerato come il migliore di tutti seduto su una panchina Nba.


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due squadre che dovrebbero mantenere inalterato il loro assetto originale e solo uno scambio di giocatori nel ruolo di ala piccola. Artest prendere il posto di Ariza al fianco di Bryant e Fisher, Trevor quello di Ron Ron al fianco di Aaron Brooks e XXX. Una sorta di scambio alla pari, ma con qualche piccola pendenza in più dalla parte dei Lakers. Il curriculum da duro, da difensore impavido, insomma da newyorkese puro, di Artest di sicuro sarà considerata come la ciliegina sulla torta da parte di chi si è tolto lo stesso tipo di maschera e di espressione sul volto solo al suono della sirena finale di gara6 all’Amway Arena di Orlando. «La faccia da duro e da cattivo? E’ quella che voglio tenere per tutta la serie». La celebre frase pronunciata in conferenza stampa da Kobe nell’immediato post gara1. Una dichiarazione che di sicuro avrà colpito ancora di più Artest che della durezza e della cattiveria agonistica (ma anche di altri tipi ndr) ne ha sempre fatto un marchio di fabbrica. Aggiungere un ‘duro’ di natura ad uno che ha scoperto che per un anno intero coprirsi di quella maschera è il modo giusto per trionfare in lungo ed in largo, potrebbe diventare il mix ideale per mettere paura a tutta la Lega. Certo poi c’è il alto tecnico con tutti i suoi pro e contro analizzati nel riquadro in basso, ma l’aspetto emotivo, l’aspetto della durezza è quello che al momento da un segnale forte e chiaro, cosi come quello che a sua volta tanti anni addietro diedero i Detroit Pistons o come tutti amano definire ‘The Real Bad Boys’. L’arrivo dell’ex Rockets, però potrebbe servire anche a scopo promozionale. Cercare di convincere Lamar Odom a restare anche solo per un anno mettendogli affianco un amico di infanzia, un giocatore con cui ricorda-

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Una dichiarazione d’amore fatta negli spogliatoi del Boston Garden con Bryant sotto la doccia Un amore iniziato sotto una doccia. «Non che fossi omosessuale…» la precisazione dello stesso Artest in conferenza stampa. Non che ce ne fosse bisogno davvero della precisazione, ma l’aneddoto è assolutamente vero. Finali 2008, Kobe sconfitto nonostante i 39 punti contro i Celtics che intanto festeggiavano l’anello. Doccia fumante teta china verso il basso meditando su quello che era appena successo e conoscendo il tipo anche su quello che avrebbe dovuto fare in estate e durante la stagione seguente per evitare di finire allo stesso modo, e dalla porta dello spogliatoio si sentono dei passi. Un compagno di squadra? Un amico? Un familiare, Coach Jackson? Assolutamente no: Ron Artest. Un mistero ancora oggi inspiegabile e legato al come lo stesso Ron Ron possa aver avuto al possibilità di entrare, ma le parole furono semplicemente chiare e tonde: «Troverò il modo per venire a Los Angeles e aiutarvi a vincere il titolo». Certo intanto l’anno seguente Artest e Bryant si sono ritrovati a battagliare l’uno contro l’altro per arrivare alla finale della Western, ma alla fine ha mantenuto fede alla sua promessa. Il modo l’ha trovata ed ora quello che tutti si aspettano da lui è che aiuti i Lakers si a vincere un titolo, ma quello del back to back.


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re i tempi del ghetto, i tempi di New York e magari cercare di resuscitare ancora di più quell’animo da bronx e da ghetto che lo stesso Lamarvelous aveva ai tempi del liceo e quindi da adolescente. Se tutto questo accadrà, allora si che i Lakers diventerebbero una macchina distruttiva, sempre a livello agonistico, di cui tutti si dovranno preoccupare persino coloro che da questo punto di vista nel 2008 fecero di un sol boccone dei gialloviola. Mai uscita una parola sui Celtics ne durante la stagione ne durante le scorse Finals, ma ci si potrebbe scommettere il patrimonio che in cuor suo Bryant quella

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dimostrazione di ferocia dei biancoverdi non l’ha mandata giù e che vorrebbe rendere pan per focaccia. Il figlio di Jelly Bean era già pronto quest’anno a farlo calandosi nel ruolo del ‘cattivo’ di turno e ora in più di qualche occasione potrà addirittura prendersi qualche pausa, dal momento che al suo posto il ruolo di duro e di cattivo della situazione verrà preso da Ron Ron.


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S t i l l t o g e t h e r. . . Missione compiuta: l’uno in campo e l’altro in panchina, i Lakers ritroveranno ancora gli attori protagonisti della passata stagione «Voglio essere ceduto arrivare a questa conclusione è davvero spiacevole per me, ma non ci sono altre alternative. I Lakers vogliono ricostruire la squadra, io però ho altri progetti. Avrebbero dovuto essere più chiari quando tre anni fa firmai la

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mia estensione. Se Jerry non dovesse tornare potrei anche decidere di lasciare i Lakers. Oggi è uno di quei giorni surreali per me. C'è una nuova strada davanti a me. Quando ami qualcosa tanto quanto io amo i Lakers, è duro immagine di essere da un'altra parte. Ma l'unica cosa che non sacrificherò mai, quando si parla di basket, è la vittoria. È tutto chiaro, semplice. È nel mio Dna, è quello che mi spinge a lavorare nel modo più duro possibile. Più penso al futuro e più mi convinco che io e i Lakers abbiamo due visioni differenti». Quanto sembra lontano quel fine maggio inizio di giugno del 2007 quando il figlio di Jelly Bean sconvolse con una dichiarazione del tutto inaspettata, ma prevedibile, il mondo gialloviola dei Lakers. L’ennesima eliminazione dai playoff ed una squadra a suo dire del tutto inadeguata al raggiungimento di quello che era il suo obiettivo da quando un paio di anni prima la società, o meglio Jerry Buss aveva deciso di puntare sull’allora numero 8 e mandare via Shaquille O’Neal, a detta di tutti il vero motivo dei tre titoli di LA. Insomma tutto ruotava introno all’anello nel 2007 e tutto ruota intorno all’anello ora. Da quel fine maggio inizio giugno, con la vittoria degli Spurs che spazzarono via in finale i Cavaliers di Lebron James, qualcosa è cambiato, qualcosa non è e non è stato più come prima. Il primo passo di fatto immediatamente dopo quelle dichiarazioni, immediatamente dopo la richiesta di essere ceduto (tra l’altro alla porta del Black Mamba c’erano pronti come avvoltoi i Bulls che pregustavano già il sapore di mettere la posto giusto il ‘successore’ definivo di Jordan per altri momento di gloria). Primi cambiamenti, una squadra ricostruita pedine importanti come Pau Gasol che si sono aggiunte e una stagione conclusa solo con la sconfitta contro i Celtics nella Finale di altri tempi dello scorso anno. Niente era ancora sicuro, però, niente era ancora stato serrato o fissato al terreno di Los Angeles, ma il ritorno al palcoscenico più importante della post season a stelle e strisce, aveva comunque convinto Kobe a riprovarci. Altro giro altra corsa ed altri giocatori di valore, ma gruppo sostanzialmente quello dell’anno prima. Bryant però modifica il suo modo di giocare, capisce che per vincere ha bisogno anche degli altri et voilà arriva il miglior record ad Ovest e una marcia trionfale che arriva fino al 15 giugno scorso con la vittoria nella decisiva gara6 contro gli Orlando Magic. Larry O’Brien Trophy in una mano il Poddolff dall’altra eppure c’era un piccolo puntino nero in uno dei momenti più felici degli ultimi anni della storia dei Lakers. Un puntino che riguardava ancora una volta il contratto ed il legame tra Kobe ed i Lakers. Da quel 15 di giugno, due giorni senza nemmeno parlarne e solo fiumi di champagne, celebrazioni, complimenti e sorriso stampato sulla faccia. Certo davanti ad 80.000 persone ed in un microfono tenuto da Stu Jackson, analista televisivo, il 24 aveva dichiarato che Los Angeles era la sua casa e che quindi non doveva andare da nessuna parte («That’s my home…») con tanto di ovazione da parte del pubblico, ma qualcuno, un po’ più maligno, avrebbe potuto pensare che sarebbe stata cosa difficile dire e dichiarare il contrario dopo tutto quello che si era fatto (tante le polemiche legate alla crisi economica ed il milione di dollari stimato per tutta la celebrazione del quindicesimo titolo ndr) per onorare il quarto titolo negli ultimi dieci anni dei gialloviola. Poi quando il tutto è sembrato rientrare nella normalità, anche perché intano la situazione di altri Lakers fondamentali come per esempio Ariza e Odom si faceva importante, è arrivata la notizia che per un attimo ha messo la questione dei free agent gialloviola da parte almeno per un paio di giorni. Poi il sospiro di sollievo, la liberazione totale e Kobe Bryant che dichiara, oltre che a parole, anche a fatti l’amore eterno verso una maglia, verso una società che nel 1996 gli diede la possibilità di mettersi in gioco nella Lega professionistica d’oltre oceano quando nemmeno qualche ora prima altre due (magari ancora oggi c’è chi dell’entourage dei Minnesota T’Wolves e

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Charlotte Hornets va dall’analista o il più classico dei psicologi pensando ancora a quel Draft) gliel’avevano rifiutata. Insomma il primo tassello e quello anche più importante, della off-season losangelina è andato a buon fine. Niente esercizio della clausola che permetteva a Kobe di uscire dagli ultimi due anni di contratto e diventare, dunque, unrestricted free agent. Ancora una volta però il sospiro di sollievo dura poco, nemmeno un paio di giorni da questa decisione e già si pone un altro punto molto importante: il rinnovo. Due anni sono due anni, ma alla fine del prossimo Kobe potrebbe diventare addirittura free agent ed allora un rinnovo di almeno tre anni sembra essere la soluzione migliore per tenere in casa propria uno dei giocatori più dominanti di questa Lega. Ai 23 milioni di presidenti spirati che guadagnerà nella prossima stagione e circa complessivi nei prossimi due anni, il Black Mamba, potrebbe apportare una ‘piccola’ modifica con un’estensione triennale porterebbe gli 86 totali firmati due anni or sono a 91 milioni di dollari con scadenza nel 2012. PHIL JACKSON. Alla fine la notizia più importante, più di quella del rinnovo di Lamar Odom o della firma di Ron Artest, in terra losangelina è arrivata. La voce che coach Phil Jackson avrebbe potuto lasciare la panca gialloviola ed in generale il mondo della Nba allenata, aveva scombussolato tutto l’ambiente e lasciato persino un piccolo alone di sconforto nel giorno della aprata e della festa al Coliseum. Mancanza di stimoli dopo aver messo in tasca il suo decimo anello ed essere entrato nella storia. Questa la motivazioni o la spiegazione che alcuni avevano dato in riferimento alla scelta di ‘Coach Ten’, ma quella vera, anche se quella in precedenza non è assolutamente da scartare, è legata alle sue condizioni di salute. Non a caso durante questo periodo di transizione fino alla decisione finale, tante volte è stato tirato in ballo l’episodio di una mancata presenza di PJ sulla panchina dei Lakers con la squadra affidata a Rambis, per motivi di salute. Cosi come tante sono state le voci che si sono rincorse come un cane che si morde la coda nel tentativo di trovare l’ipotersi giusta per l’eredità lasciata dall’ex Chicago Bulls. Si era paventata, per esempio, di affidare la panchina a chi è sempre stato considerato il ‘prediletto’ di Jackson tra gli assistenti, lo stesso Kurt Rambis, si era paventata addirittura l’idea di riuscire a strappare al College Basket uno degli allenatori più vincenti della storia universitaria, Coach K, che però ha subito messo in chiaro le cose con un secco no («Non lascerò Duke e non sarà allenatore dei Lakers»). Alla fine si era arrivato anche ad ipotizzare una sorta di compromesso con Jackson ad allenare le gare interne e Rambis quelle in trasferta per evitare troppe fatiche all’ormai quasi 64enne coach gialloviola. Insomma una vasta gamma di scelte quelle messe sul piatto dai media americani e losangelini in particolare. Ma alla fine tutto si è risolto come il più classico dei «E vissero felici e contenti…» con Phil Jackson presente ancora in panchina, coach K su quella di Duke e Kurt Rambis ancora fido scudiero della leggenda delle leggende del basket allenato. «Dopo essermi consultato Dr. John Moe, mi sento fiduciosa di poter continuare ad esercitare un altro anno di attività ed una stagione NBA con una lunga post season. Insomma le cose tornano come sempre ed io sarò in panchina». Intanto la questione contratto e scadenza vale anche per il coach tant’è che sulla questione è stato tirato in ballo persino l’agente, Todd Musburger, del dieci volte campione Nba che ha cosi dichiarato: «Il suo contratto scadrà la prossima stagione e quindi varrà per tutto il 2009 ed il 2010. C’è un ottimo rapporto tra la dirigenza, general manager ed allenatore, quindi se il rinnovo o il prolungamento del contratto sarà una cosa che vogliono entrambe le parti allora sarà una pura formalità. Ma nel frattempo c’è ancora una lunga e sicuramente estenuante stagione da affrontare prima di poter parlare di prolungamento del contratto».


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Lamar Odom. Tranquilla e senza capire il destino di Ariza e delle reali troppi spasmi. Cosi potremmo defiintenzioni della società, ma sopratnire la corsa vero sul rinnovo contutto di Jackson di mettere sotto trattuale di quello che possiamo contratto Ron Artest. La richiesta definire come il free agent più del giocatore sarebbe quella di guaimportante del team della dagnare circa 10 milioni a stagione, i California. Certo Ariza è stato fondaLakers vorrebbero spendere poco mentale per tutta la stagione ed una meno ed allora la questione è bel pedina importante dello scacchiere lontana dall’essere risolta, ma c’è di Jackson, ma rimettere sotto concalma e serenità per vari motivi. Le tratto Lamar Odom è una priorità ed maggiori contendenti sul mercato ha un’importanza maggiore per il dei free agent (Toronto, Portland e Questo il dilemma amletico che sta front office losangelino. Perdere un Oklahoma City) hanno tutti un gioattanagliando Lamar Odom giocatore come Lamervelous significatore su cui puntare (rispettivacherebbe perdere colui che con la mente Chrs Bosh, Lamarcus sua versatilità ha permesso di mettere Ko prima i Rockets e poi Aldridge e Jeff Green), ipotesi alla quale poi si può aggiungere il gli Orlando Magic, senza contare tutte le volte in cui durante la fatto che lo stesso Odom si trovi bene in California e che portarstagione ha dovuto fare gli straordinari vicino a canestro in gli Artest in squadra significherebbe avere un amico d’infanzia assenza di Bynum. Un esterno nel corpo di una power forward. newyorkese con il quale fare ‘comunella’. Tutti punti che potrebUn playmaker che può lottare sotto i cristalli. Un mancino capa- bero convincere Lamar ad accettare un’offerta più bassa ma per ce di pennellare giocate anche di destro con l’immenso stupore un solo anno. Dall’altra parte però ci sarebbero le incognite fordell’avversario che pensa di averlo mandato nella parte più debo- mate da un gruppo lunghi o presunti tali che comprenderebbe le del suo gioco. Insomma la vera chiave di volta, ed il vero Gasol, Artest e Bynum che lascerebbe poco spazio o quanto secondo violino al fianco di un Bryant che non può certo fare a meno non lo stesso della passata stagione, da considerare. Ma se meno della sua difesa (sempre che sia quella di quest’anno e non il partire dalla panchina e giocare meno minuti in termini assoluquella della passata stagione nella serie finale contro i Celtics ti ma di cosi alta qualità di sicuro sarà un vantaggio anche per lo ndr) per tornare a lottare per il titolo. Attualmente però sembra stesso giocatore che dopo un anno potrebbe addirittura aumenche la questione sia stata per un attimo appoggiata e sdraiata al tare le proprie richieste andando oltre i 10 milioni di presidenti sole di Malibù su una bella sdraio, visto che si cerca prima di spirati.

Come back or not come back..


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DI

D OMENICO P EZZELLA

Tutta la trade degli ‘speroni’ che portano in Texas Richard Jefferson per il primo passo verso un ritorno agli standard degli anni passati, ma il tuttto passa anche dal recupero di Ginobili

La Rinascita degli Spurs

Il primo atto della rinascita. Il primo passo per evitare di finire in una sorta di limbo come quello che ha avvolto i neroargento alla fine, ma soprattutto durante la stagione che ha visto gli Spurs tenersi a galla nella regular season per poi soccombere nei confronti dei Dallas Mavericks. Gli stesi Dallas Mavericks che poi qualche settimana doppio sono stati spazzati via senza troppe remore dai Denver Nuggets, gli stessi Mavericks che qualche set-

timana prima sembravano essere la rivelazione dei playoff e per poi sciogliersi come neve al sole. Quale la differenza? Beh il sole che ha sprigionato il calore. Troppo timido e coperto da nuvole che a volte si sono trasformate in temporali, per San Antonio, uno splendente stile quello di Miami Beach o quello che bacia le strade di Beverly Hills quello dei Nuggets. Insomma nei meriti, se cosi vogliamo chiamarli, di Dallas nella vitto-


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ria di quella serie ci sono tanti demeriti o meglio tanti punti a sfavore dei texani che davvero hanno messo in evidenza tutti i loro limiti e tutta la necessità di smuovere le acque, la necessità di fare qualcosa per tornare a splendere. Nemmeno l’anno dispari (quello in cui generalmente San Antonio ha raccolto sempre le migliori soddisfazioni e titoli ndr) ha potuto fare qualcosa nei confronti di una squadra che in 5 partite si è dimostrata: prevedibile, affidata e consegnata nelle mani solo ed esclusivamente di Tony Parker, con un giocatore in difficoltà fisica come Tim Duncan ed un supportino cast che ha supportato se stessi figurasi gli altri. Certo c’è sempre la scusante o l’attenuante di aver avuto fuori per quasi tutta la stagione l’uomo che fa di questi Spurs una macchina vincente, l’uomo che farà pure saltare i nervi al Spy coach Pop, ma che con la sua imprevedibilità, il suo carisma, il suo killer istinct sia in attacco che in difesa, trasforma e rivolta questa squadra come un calzino, forse ancora di più di quanto possa fare l’uomo franchigia ‘Timoteo’ Duncan. Attenuante, però, che non cambia il fatto che la condizione fisica del ‘figlio’ delle isole Vergini non sarà forse mai più come quella di qualche anno fa (le sue ginocchia gli danno ancora problemi e quindi ha bisogno di qualche minuto di riposo in più per evitare di arrivare senza forze ed

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energie nei finali tempo e di partita ndr), che il marito di Eva Longoria non può certamente vincere e tirare da solo la carretta per una stagione intera e che una polizza assicurativa in termini di punti, di presenza in campo e di freschezza (cosa che ormai non poteva più dare Bowen, non può più dare fino in fondo Michael Finley e che Roger Mason ha dato solo a sprazzi) era ormai necessaria. Lo sapevano bene i giocatori, ma anche coach Popovic che dal termine dei playoff non si è lasciato scappare la possibilità di piazzare il colpo, di mettere a segno quel ‘goal’ che gli permette almeno per il momento di tirare un piccolo sospiro di sollievo e cancellare un paio di quelle voci negative dal taccuino personale dei suoi Spurs ed in generale da quello degli scout o dirigenti avversari che ora tornano ad inserire in maniera al quanto significativa il nome dei texani tra quelli da non dimenticare nella lotta ad Ovest. Mega scambio e San Antonio che porta a casa Richard Jefferson e spedisce lontano dal Texas con una trade che coinvolge anche i Pistons e Milwaukee, Fabricio Oberto, Kurt Thomas e Bruce Bowen. L’argentino è stato da poco ‘scaricato’ dai Detroit di Dumars che intanto sta facendo davvero piazza pulita dei suoi Pistons, mente per gli altri due non ci sono ancora notizie al riguardo. Quella più interessante è che uno dei due potrebbe davvero pensare che la sua avventura in maglia

neroargento non sia propriamente finita. Lo scambio, infatti, non pregiudica e non sancisce niente di niente. I due giocatori potrebbero essere non firmati dalle squadre di destinazione, ritornare sul mercato essere free agent e come stabiliscono le norme della Nba tornare all’ovile, tornare a casa dopo trenta giorni, un po’ come successe con i Dallas Mavericks e Jerry Stackhouse o magari Antonio McDyess con i Detroit Pistons. Il nome di Bruce Bowen potrebbe essere quello più indicato per questo tipo di transazione, dal momento che il numero 12 fa ormai parte della storia cestistica del teram texano, senza contare che a differenza di Thomas (anche se una presenza in più nella front line di coach Popovich non sarebbe per nulla male dietro proprio alla coppia di partenza formata da Duncan e Gooden ndr) il mercato di Bowen potrebbe avere ben pochi estimatori. Quindi un suo ritorno, magari al minimo salariale per un veterano, potrebbe essere un’idea per aggiungere alla panchina un’altra pedina e allungare una coperta che nei playoff scorsi è sembrata essere molto corta sia in termini di lunghezza che in terimini di qualità assoluta di talento. Tasso di talento che di sicuro si innalzerà con il ritorno in canotta e pantaloncini di Manu Ginobili e con l’arrivo proprio del talento di Arizona University. IL PERCHE’ DELLA SCELTA. Un giocatore versatile a livello di ruolo. Un

PRO E CONTRO PRO. Sette anni di esperienza, due finali Nba nel proprio palmares; 17,7 punti di media in carriera con picchi di 22,nelle stagioni 2004/2005 e 2007/2008; 46,9% da due e 35,3% da tre punti in carriera il tutto completato da 3 assist e 5 rimbalzi di media. Numeri e cifre che da sole potrebbero anche spiegare da sole il perché la scelta dei texani di puntare diritti dritti su RJ. Uno swingman che può giocare al posto e con Manu Ginobili, da guardia o da ala piccola. Il suo tiro da fuori, anche se non una macchina ma pur sempre migliore per esempio di quello di Bruce Bowen, può essere una sorta di arma letale nell’attacco di Popovich. In grado, infatti, di stare sia sul lato fotte che su quello debole nel triangolo texano di coach Pop, in grado di correre in contropiede come accennato in precedenza ed un numero di movimenti decenti in uno contro uno per attaccare il diretto avversario. Insomma il classico violino di appoggio ai vari solisti di una squadra che ha bisogno di un altro contorno musicale per migliorare la sinfonia. L’ideale anche per Jefferson stesso che quando non si è visto insignito di grandissime responsabilità come star assoluto o come co-star per fare la differenza da solo, ha sempre prodotto il massimo di quello che riesce a dare. E quale situazione migliore di quella in Texas dove di prime opzioni ce ne sono addirittura tre? Certo questo non vuol dire che il suo sarà un ruolo da ultimo della lista e che ci saranno comunque dei momenti in cui il suo numero, il 24, sarà chiamato a delle responsabilità importanti, ma non farlo in maniera continuativa e costante sarà di sicuro un punto di rilancio per gli Spurs e per lo stesso giocatore.

CONTRO. Beh in questo caso la parola ‘contro’ meglio si coniuga rispetto a quanto scritto in precedenza. Un giocatore che ha dimostrato piccole difficoltà ad essere una super star in senso assoluto, un leader in senso assoluto, uno di quelli che si mette la squadra sulle spalle e la porta alla vittoria. Certo RJ ha dei numeri e delle sere in cui può fare una cosa del genere, ma la costanza in questo tipo di cose non è certo inserito all’interno della lista delle ‘streinght’ dell’ex Arizona. Gli infortuni non gli hanno reso certo la vita facile facendone rallentare la crescita e se vogliamo tolto quel decimo di esplosività che invece aveva nei primi anni a New Jersey. La stessa esplosività che gli permetteva di essere attaccato ai pantaloncini sia delle guardie che della ali piccole con una mobilità laterale che invece oggi ha perso in buona parte mostrando delle particolari difficoltà nei confronti soprattutto dei giocatori molto veloci sul primo passo. Le basi nella propria metà campo sono di un certo livello (merito del College), ma nel suo repertorio difensivo devono migliorare ancora un paio di cose specie dal punto di vista della difesa di sistema di squadra e di insieme che è sempre stato un punto di forza dei San Antonio Spurs in questi anni. La mobilità limitata dagli infortuni alla caviglia di cui sopra, deve essere il primo punto all’ordine del giorno nel lavoro in quel di San Antonio per essere molto più produttivo in scali difensivi e rotazioni. Insomma se in questi anni gli è stato chiesto solo ed esclusivamente di mettere il palli


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giocatore capace di ricoprire senza nessuna difficoltà assoluta sia il ruolo di guardia al fianco di un playmaker come Parker, sia di essere a suo perfetto agio nel ruolo di small forward completando un pacchetto esterni formato dallo stesso francese, da Ginobili e l’ex Nets nello spot di ala piccola. Miglioratissimo dall’uscita dall’università di Arizona negli anni di permanenza nei New Jersey Nets con i quali ha preso parte a due finali Nba, perse entrambe, al fianco di Jason Kidd e Kenyon Martina. Progressi che si sono visti principalmente nel tiro da fuori e nelle situazioni intermedie nella metà campo avversaria, visto che nei primi anni il suo nome era visto più come quello di un giocatore atletico capace di correre bene il campo da una parte all’altra, esaltarsi nelle situazioni di contropiede e chiuderlo con giocate acrobatiche, volanti e ad alta percentuale di realiz-

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zazione. Le escursioni al di sopra o a livello del ferro, infatti, fanno parte del pacchetto ‘doti’ di Jefferson, quelle che per intenderci l’estro e la fantasia di Kidd, sono state esaltate all’infinito. Situazione classica ai Nets dopo il rimbalzo conquistato ed apertura nelle mani di J-Kidd vedere il numero sulla parte posteriore di Jefferson involarsi verso l’altro canestro sulle corsie laterali per ricevere uno scarico o un assist da parte di una delle menti più geniali di questa Lega. Una dote, quella di saper giocare in situazioni di ‘fastbreak’ che potrebbero riproporsi e tornare utili anche in Texas con Tony Parker che in più di un’occasione ha provato nel corso della serie contro i Mavericks ad accelerare per provare ad evitare di attaccare Dallas a difesa schierata e trovare canestri facili da mettere sul tabellone. Anche il francese, però, si è reso conto che da solo è difficile e com-


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plicato correre e ad attaccare in contropiede se almeno non hai un alternativa, quella che Kidd aveva ai Nets e che portò lui, Jefferson,. Byron Scott ed in generale una squadra non fenomenale a due Finals consecutive, una proprio contro gli Spurs. Ed è molto probabile che proprio memori di quella finale e del miglioramento fatto negli anni a fronte anche di qualche infortunio nel corso della sua carriera, che gli SPurs quando ne hanno avuto la possibilità hanno messo le mani su una pedina importante e non solo per il contropiede. Dulcis in fundo alle motivazioni, poi, ci sono quelle di mettere in squadra un giocatore che dia più garanzie rispetto al più che soddisfacente Roger Mason, che però si è sciolto nel finale specie al tiro e quindi resta pur sempre un punto interrogativo, e colui che potremmo definire una sorta di meteora nell’ultima parte di stagione e relegato in panchina da Popovich come George Hill.

E al fianco di Tim Duncan i neroargento piazzano l’esperienza e la versatilità dell’ex Pistons ‘Zio’ Antonio McDyess Ci avevano già provato, timidamente, ma ci avevano già provato. Cosi come ci avevano provati in tanti la passata stagione a mettere le mani su colui che sembrava essere il giocatore libero sul mercato più appetibile dell’intera Lega. Alla fine solo la lealtà di un veterano puro come è lo stesso McDyess ha prevalso sulle tante offerte allettanti che gli erano arrivate con

quella dei Celtics in pole position. La smobilitazione dei Pistons questa volta, però, non potrà esercitare e non ha esercitato nessuna forza attrattiva ed allora ecco che lo ‘zio tonino’ scegli di puntare in altro, sceglie la possibilità di lottare per un titolo, sceglie la possibilità di giocare fianco a fianco con uno dei migliori della Lega: Timoteo Duncan.

«Negli ultimi anni mi hanno sempre chiesto di fare qualcosa in più in attacco, ora posso concentrarmi sulla difesa» LE PRIMA PAROLE DA ‘SPURS’. «Tutti mi avevano parlato o parlano di San Antonio come un posto caldo, ma è come se fossi a casa mia. Nella mia carriera ho avuto al fortuna di giocare quasi sempre accanto a delle o meglio accanto ad una coppia di super star. E’ accaduto cosi nei primi anni a New Jersey dove ero in squadra con Kidd e Martin, è successo lo stesso dopo quando senza Martin ma avevamo Carter, quindi sono abituato a convivere con giocatori di talento e personalità. Le mie doti? Beh quello che mi rende fortunato, se cosi possiamo dire, è la mia versatilità. Posso essere utile in attacco, in difesa, in post-up sul contropiede, insomma sono convinto di poter giocare in tante situazioni diverse. Negli ultimi mi hanno sempre chiesto di fare qualcosa in più a livello offensivo che difensivo, ma ora che sono qui al fianco di altri giocatori che hanno punti e responsabilità in attacco, posso ritornare ad occuparmi anche principalmente della difesa. D’altronde è cosi che si vincono i titoli o si arriva in Finale nell’anno ai Nets ci siamo arrivati perché eravamo una squadra più difensiva di quella degli ultimi anni, nulla di più».


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Ricky Rubio: Long road to heaven


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DI

Precoce. Se c’è un aggettivo che può descrivere Ricky Rubio, quello è senza dubbio precoce. Come si può definire altrimenti un ragazzino che a 18 anni è il play titolare della propria squadra in ACB e in Eurolega, riserva di Josè Calderòn in nazionale dove ha fatto vedere cose egregie l’estate scorsa in Cina, il primo classe 1990 a essere scelto in un draft NBA, senza dimenticare che ha esordito nel basket professionestico a poco più di 14 anni. Bene, aggiungiamoci che è,senza ombra di dubbio, l’essere umano più giovane di sempre a combinare un disastro diplomatico, manageriale e di immagine alla lega cestistica più famosa del mondo e il quadro è completo. La storia è arcinota. Notte del 25

N ICOLÒ F IUMI

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giugno, Teatro del Madison Square Garden, sede del draft NBA. Dopo Blake Griffin tutti attendono di vedere i Sacramento Kings chiamare con la scelta numero 4 lo spagnolo. E invece il colpo di scena. In California ci và Tyreke Evans. I Timberwolves, che hanno appena dato la carica di GM a David Kahn, non possono crederci. Hanno appena messo le mani sulla scelta numero 5 e, nel caso, hanno anche la 6. Il punto è: sono loro i primi a sapere che difficilmente Ricky accetterà quella destinazione. Ma c’è anche un’altro problema: Rubio andrebbe lasciato passare per ben due volte consecutive, viste le due scelte in fila a disposizione della franchigia. Il rischio, allora, è di passare alla storia come quelli che hanno fatto finta di non vedere il talento cristallino del ragazzo per


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non correre il rischio di sprecare una chiamata. Và a finire che il ragazzo della Joventut si mette in testa il cappellino dei Wolves, nascondendovi un’espressione tutt’altro che felice. E da qui il via alla telenovela. Che per la precisione affonda le sue radici già nei provini pre draft. Tramite il suo agente, Dan Fegan, si viene a sapere che il ragazzo non ha intenzione di andare nè a Memphis che avrebbe la seconda scelta, nè a Oklahoma City col terzo pick. Se proprio non si può avere la prima chiamata, la sua destinazione sarà Sacramento, alla chiamata numero 4. Clima caldo, grande comunità ispanica. Insomma, ambiente perfetto per crescere come si deve. Ora, questo non fà certo fare un balzo in avanti nelle classifiche di simpatia al talento ispanico, così giovane e già così pronto a dettare le sue condizioni. Il voltafaccia dei Kings appare come una logica conseguenza di tutta la sceneggiata. Da qui scatta la seconda fase dell’opera, quella che è nelle mani di Minnesota, che ora ha i diritti del giocatore. Gli stessi Timberwolves, ben consapevoli del rischio che comporta scegliere Rubio, si tutelano e con la chiamata numero 6 scelgono il secondo miglior play del draft, cioè Johnny Flynn. La prima mossa di Rubio è quela di non presenziare alla classica presentazione dei

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rookies che ogni squadra NBA tiene nei giorni successivi alla loro scelta. David Kahn finge di non preoccuparsi troppo dell’accaduto, con qualche dichiarazione di facciata, salvo dicharare qualche giorno dopo quanto segue: “ La gente deve capire che non abbiamo il controllo della situazione. Credo comunque che sia troppo presto per parlarne, ma come ho detto al suo agente, se alcune franchigie possono aspettare un giocatore per un anno noi possiamo farlo con lui per due. Del resto è nostro.” Perchè due anni? Perchè in questo arco di tempo andrebbe a scadere il contratto che lo lega con il suo attuale club, la Joventut di Badalona, e che costringerebbe il ragazzo a pagare di tasca sua una cifra intorno ai 5 milioni di dollari per uscirne e andare subito a giocare negli USA. Una franchigia NBA, infatti, non può accollarsi più di 500.000 dollari di spesa per pagare il buy out di un giocatore di proprietà di un’altra squadra. A questo punto cominciano ad accumularsi le voci. La più insistente vuole i New York Knicks sulle piste del Golden Boy spagnolo. Pronti ci sono Wilson Chandler e Jordan Hill, eventualmente anche Nate Robinson. Inutile dire che a David Stern l’operazione piacerebbe non poco, considerando anche il possibile atterraggio nella Grande Mela dell’alieno LBJ tra un’anno, e lo stesso si


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può dire per l’entourage del giocatore che con gli incassi degli sponsor potrebbe tranquillamente pagarsi l’uscita dal contratto con la Joventut. Ma non c’è certezza. Qualcuno sostiene che il giocatore scambiato potrebbe invece essere Johnny Flynn, con Rubio che raggiungerebbe da subito il Minnesota. In realtà non si capisce bene chi è ad avere il coltello dalla parte del manico. Da un lato c’è una franchigia in una situazione confusionaria, con un GM che un giorno dice una cosa e il giorno dopo sostiene il contrario, senza un’allenatore e che ha appena scambiato Randy Foye e Mike Miller per un giocatore che rischia di non vedere mai. Dall’altro un atleta sì promettente, ma che dalla casa madre vorrebbero vedere atterrare nel dorato mondo a stelle e striscie per incassare il buy out e sistemare una situazione finanziaria non esattamente prospera. Siamo ai giorni nostri. Kahn nel frattempo è nel panico totale. «Ora come ora siamo in una situazione dove è tutto nella mani di Ricky e della sua famiglia. Devono decidere cosa è meglio per loro». Che detto dal general manager di una franchigia NBA suona abbastanza strana come dichiarazione. Ricky, a mezzo stampa, ha più che velatamente fatto trasparire il suo gradimento per la destinazione Newyorchese. Seguono una serie di giorni di stallo dove non trapela granchè, se non che il Real Madrid di Ettore Messina e il Barcellona di Gianluca Basile sono pronti ad accaparrarsi il giovane fenomeno per almeno due anni. E a quanto pare sarà proprio quello che accadrà. La notizia, infatti, è di circa una settimana fà, secondo cui Ricky Rubio avrebbe deciso di non uscire dal contratto che lo lega al suo club e rimanere in europa a maturare altri due anni, salvo poi andare in NBA senza grane contrattuali in mezzo ai piedi. A questo punto tornano buone le dichiarazione dello stesso Kahn che sostiene di poter aspettare Rubio per due anni senza grossi problemi (nel 2011/2012 il ragazzo avrà solo 20 anni, ma altre due stagioni di Eurolega alle spalle) e appare molto più sensata la scelta societaria di coprirsi le spalle con Johnny Flynn, giocatore su cui nessuno ha grossi dubbi, a parte lo stesso Rubio, che pare non aver gradito molto la mossa del front office. Fra due anni, dunque, Minnesota avrà la sua quinta scelta assoluta senza dover sborsare un centesimo e, a quel punto, potrà decidere il da farsi, unitamente con le intenzioni e le voglie del giocatore. Ma non diamo il tutto troppo per scontato. Il mercato ha aperto ufficialmente da poco e tanto ancora deve e può succedere. E se nulla succederà da qui a ottobre prepariamoci, perchè tutto lascia pensare che fra 24 mesi assisteremo ad una nuova telenovela.

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Tutti i roster del ‘primo atto’ della nuova stagione agonistica Come ogni anno Las Vegas, a.k.a la Città del Peccato, apre le porte alla Summer League NBA più importante, se così vogliamo definire una competizione che raggruppa qualche giocatore Pro con un ammasso di atleti che, nella migliore delle ipotesi, finiranno per affollare le Leghe europeo, di alto, medio e basso livello. Vista, però, la carenza di pallacanestro nei giorni di luglio, l’appassionato di basket a stelle e striscie finisce per seguire con un certo interesse anche questo evento, che ha il pregio principale di mostrare per la prima volta i rookies da poco selezionati al draft con addosso una casacca NBA, anche se da allenamento. 22 squadre, 21 in rappresentanza della NBA più una composta dai migliori giocatori della Lega di sviluppo, 10 giorni di competizione, 20 dei primi 30 giocatori

35 32 6 2 3 44 50 40 22 11 25 54 16 42 14 21 5

Tyrell Biggs F Pittsburgh Brandon Costner F North Carolina S. Chris Davis G Southern U. Bryan Mullins G Southern Illinois Josh Shipp G UCLA AD Vassallo F-G Virginia Tech Luke Zeller C Notre Dame James Augustine F-C Illinois Taj Gibson F Southern California Taurean Green G Florida Julius Hodge F-G North Carolina S. Linton Johnson F Tulane James Johnson F Wake Forest Nick Lewis F-C San Diego Lorenzo Mata-Real C-F UCLA DeMarcus Nelson G Duke Anthony Roberson G Florida

scelti al draft del 25 giugno evoluiranno sui parquet del Thomas & Mack Center e del Cox Pavillion, tra cui Blake Griffin, Hasheem Thabeet, James Harden, Tyerke Evans e Johnny Flynn. Ma sarà anche il momento per vedere all’opera giocatori europei come Rodrigue Beaubois, con i Mavs, e Omri Casspi, isrealiano dei Sacramento Kings, mentre, come da pronostico, non ci sarà Ricky Rubio, il cui futuro è sempre più incerto. Come detto, il livello delle Summer League è quello che è, e anche i risultati che ne scaturiscono sono da prendere con le pinze. Qualche esempio? Nel 2004 fu Nikoloz Tskitishvili il giocatore che destò più impresisone realizzando quasi 26 punti di media, e la sua storia, breve e travagliata, in NBA tutti la conoscono.

26 15 5 14 35 0 8 6 31

Leo LyonsFMissouri Christian Eyenga G-F Congo (Zaire) Jamont Gordon G Grand Valley State Danny Green G-F North Carolina David Harrison C Colorado Darnell Jackson F Kansas Tarence Kinsey G South Carolina Maureece Rice G George Washington Jawad Williams FNorth Carolina


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Marcus Banks nel 2007 giocò una sola partita in cui mise a referto 42 punti, stesso anno in cui Marco Belinelli esordì con 37 marcature personali impressionando tutti i presenti che gli prevedevano una luminosa carriera NBA, che invece, due anni dopo, ancora non è decollata. Saranno soprattutto i GM e gli scout di squadre europee ad attingere a piene mani a quello che proporrà la kermesse, ma proviamo a dare uno sguardo da vicino ai roster più interessanti. I Clippers, come sempre e non è una cosa positiva, presentano una squadra promettente, con diversi elementi da seguire oltre a Blake Griffin. Abbiamo infatti Eric Gordon, uno di quelli che a questo livello fa quello che v u ole, De Andre Jorda n, Mik e Ta yl or e Dionte Christams da Temple, tiratore pericolosissimo, che ha

50 7 3 44 13 30 14 20 4 9 52 55 1 34 51 35

Alfred Aboya F UCLA Curtis Jerrells G Baylor Rodrigue Beaubois G France Andre Brown F DePaul Nick Calathes G Florida Shan Foster G Vanderbilt Mickael Gelabale F Unknown Herbert Hill F Providence Quinton Hosley F Fresno State Luke Jackson F Oregon Nathan Jawai C Australia Bryson McKenzie F Northern Illinois Aaron Miles G Kansas Ahmad Nivins F St. Joseph's, PA Moussa Seck C Senegal Trent Stricklan F Wake Forest

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giocato anche alla Summer League di Orlando, stesso discorso per Memphis con Hasheem Thabeet, Sam Young, Marcus Williams e Darrell Arthur, senza dimenticare il perticone Iraniano, Hamed Haddadi e il centro da Oklahoma Longar Longar. E non è un errore di stampa. Oklahoma City, che ha partecipato anche alla Summer League in Florida, porta con sè James Harden e BJ Mullens, oltre a un Serge Ibaka di cui si dice un gran bene. Nel roster anche Shaun Livingston che cerca di ricostruirsi una carriera NBA e il fratello maggiore di Kevin Durant, Tony. Nomi interessanti anche a Minnesota, con Flynn, Ellington, Corey Brewer e Paul Harris, oltre a Gerald Henderson, in “prestito” da Charlotte che non prende parte a nessuna Summer League. Omri Casspi, Tyreke Evans,

8 Derrick Byars G-F Vanderbilt 7 Ronald Dupree F Louisiana State 12 C.J. Giles F-C Alabama State 6 Richard Hendrix F Alabama 22 Coby Karl G Boise State 3 Ty Lawson G North Carolina 10 Kareem Rush G Missouri 5 Cedric Simmons F North Carolina S. 13 Sonny Weems G-F Arkansas


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Jason Thompson, Spencer Hawes e Donte Green i giocatori di spicco nel roster dei Kings, mentre San Antonio si presenta con DeJuan Blair, George Hill, Jake McClinton, Ian Mahinmi (un abbonato a questo torneo) e Nando DeColo. Presenti anche gli ex “italiani” James Gist e Romel Beck. Un’ altro ex del nostro campionato su cui c’è grande attesa è Brandon Jennings, in campo con i Bucks che schierano anche Jodie Meeks, Dominic James, Joe Alexander e Amir Johnson. Jonas Jerebko proverà a prendere le misure al mondo americano con i Pistons. Con lui anche Iby Jabeer oltre a Austin Daye e Will Bynum. Torna a Las Vegas anche il sopracitato Nik Tskitishvili, a roster per i New York Knicks assieme ad un’altro grande punto di domanda come Yaroslav Korolev. Jared

Bayless e Patty Mills avrebbero dovuto battagliare per lo spot di terzo playmaker nel roster finale dei Blazers, che presentano anche David Moss e Jeleel Akindele, ma l’australiano si è fratturato il piede destro in allenamento e starà femro per un bel pò. Nel mentre il mondo Nba aspetta di “scoprire” Christian Eyenga, enigmatica 30^ scelta dei Cavs, anche se non c’è certezza della sua partecipazione, nella quale sarebbe compagno di squadra di Danny Green e dell’ex Fortitudo Jamont Gordon. Dunque qualcosa da vedere c’è, non è il massimo, ma per passare una decina di giorni di un’estate parecchio piovosa può anche bastare. Non vi diciamo di godervi lo spettacolo ma, se avete tempo e voglia, guardatevi qualche futuro giocatore NBA di buon livello.

14 Michael Bramos G Miami, Ohio 12 Will Bynum G Georgia Tech 5 Austin Daye F Gonzaga Marquise Gray 6 Ibrahim Jaaber G Pennsylvania 33 Jonas Jerebko F Sweden 34 Dwayne Jones C St. Joseph's, PA 7 Andre Owens G Houston 44 Trent Plaisted F Brigham Young 42 Walter Sharpe F AlabamaB. Sean Singletary 35 DaJuan Summers F Georgetown 20 Clay Tucker G Wisc.-Milwaukee Travis Walton 13 Deron Washington G-F Virginia Tech

40 26 20 30 33 9 25 2 3 22 4 44 35

Connor Atchley F-C Texas Lawrence Hill F Stanford Quan Prowell F Auburn Stephen Curry G Davidson Jermareo Davidson F-C Alabama Joe Ingles F Australia Jared Jordan G Marist Acie Law G Texas A&M Cartier Martin G-F Kansas State Anthony Morrow G Georgia Tech Anthony Randolph F Louisiana S. Lawrence Roberts F-C Mississippi S. Jamal Sampson C California


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50 Marcus Cousin C Houston Garrett Temple G Louisiana State 4 Hassan Adams F Arizona 2 Rod Benson F California 10 Chase Budinger F Arizona 12 Will Conroy G Washington 15 Joey Dorsey F-C Memphis 33 Charles Gaines F S.Mississippi 9 Mike Green G Butler 20 Maarty Leunen F Oregon 7 Brad Newley G Australia 5 Jermaine Taylor G Central Florida 34 Darryl Watkins C Syracuse 8 James White G-F Cincinnati

25

21 7 33 24 10 32 9 22 54 4

Dionte Christmas G Temple Kyle McAlarney G Notre Dame Sean Banks F Memphis Nik Caner-Medley F Maryland Eric Gordon G Indiana Blake Griffin F Oklahoma DeAndre Jordan C Texas A&M Marcelus Kemp G Nevada-Reno Kevinn Pinkney C Nevada-Reno Mike Taylor G Iowa State


26

8 50 Aron Baynes C Washington State 2 23 Tony Gaffney F Massachusetts 0 14 Terrel Harris G Oklahoma State 1 30 Ben McCauley F North Carolina S. 32 10 Taylor Rochestie G Washington State 3 15 Alan Anderson G-F Michigan State 23 11 Dominique Coleman G Colorado 15 41 Chinemelu Elonu F Texas A&M 41 1 Justin Hawkins F Oregon State 30 35 David Monds F Oklahoma State 6 6 Adam Morrison F Gonzaga 35 55 Luke Schenscher C Georgia Tech 34 20 Mustafa Shakur G Arizona 5 52 Reggie Williams F 4

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Jeff Adrien F Connecticut Brion Rush G Grambling Darrell Arthur F Kansas DeMarre Carroll F Missouri Erik Daniels F Kentucky Daniel Ewing G Duke Trey Gilder F Northwestern St. Hamed Haddadi C Iran Kenny Hasbrouck G Longar Longar C Oklahoma Donta Smith G-F Illinois College Greg Stiemsma C Wisconsin Hasheem Thabeet C Connecticut Marcus Williams G Connecticut Sam Young G-F Pittsburgh


STARS ‘N’ STRIPES

1 40 45 31 11 2 3 21 12 20 13 32 23 7

27

Dominic James G Marquette Will McDonald C South Florida 12 Paul Harris G-F Syracuse Mohammed Tangara F-C Grambling 20 Garrett Siler C Augustana, Ill. Lorrenzo Wade F San Diego State 7 Ben Woodside G North Dakota State Joe Alexander F West Virginia 22 Corey Brewer F Florida Paul Delaney G 1 Bobby Brown G Cal State-Fullerton Brandon Jennings G Italy 23 Pat Carroll G-F St. Joseph's, PA Amir Johnson F Westchester HS 19 Wayne Ellington G North Carolina Luc Mbah a Moute F UCLA 11 Jonny Flynn G Syracuse Jodie Meeks G Kentucky 17 Devin Green G Hampton Juan Palacios F New Orleans 15 Gerald Henderson G Duke Chris Richard F Florida 51 Steven Hill C Arkansas Salim Stoudamire G Arizona 31 Rob Kurz F Notre Dame Szymon Szewczyk F Germany 4 Oleksiy Pecherov F Ukraine


28

21 4 12 11 5 3 20 22 2 1

10 50 Coleman Collins F Virginia Tech 8 Gary Forbes F Massachusetts 15 Will Frisby F Miami 55 Marcus Hubbard C Angelo State 11 Othyus Jeffers G-F Robert Morris 20 Trey Johnson G Jackson State 2 Jasper Johnson F Delta State 34 Kurt Looby C Iowa 25 Walker Russell G Jacksonville State 44 Curtis Stinson G Iowa State 5 35 32

STARS ‘N’ STRIPES

Terry Martin G Dominquez H.S Luke Nevill C Utah Marc Salyers F Samford Quinton Watkins G Dominquez H.S Earl Barron C Memphis Earl Calloway G Indiana Jaycee Carroll G Utah State Darren Collison G UCLA Brian Cusworth C Harvard Larry Owens F Cal State-Fullerton Courtney Sims C Michigan Marcus Thornton G Louisiana State Anthony Tolliver F Creighton Julian Wright F Kansas


STARS ‘N’ STRIPES

3 50 14 11 30 44 5 23 6 43 17 47 40 18 55

Wink Adams G Nevada-Las Vegas Rashaad Singleton C Florida S. Alex Acker G Pepperdine Blake Ahearn G Missouri State Morris Almond G Rice Warren Carter F Illinois Joe Crawford G Kentucky Toney Douglas G Florida State Patrick Ewing F Georgetown, D.C. Jordan Hill F Arizona Ron Howard G Valparaiso Yaroslav Korolev F Russia David Noel F North Carolina Mouhamed Sene C No College Nikoloz Tskitishvili F Unknown

29

34 11 15 17 13 50 9 14 2 23 45 30 5 3

Tony Durant F Towson University Richard Roby G Colorado Marcus Dove F Moses Ehambe F Oral Roberts James Harden G Arizona State DeVon Hardin C California Serge Ibaka F Congo (Zaire) Shaun Livingston G No College Keith McLeod G Bowling Green B.J. Mullens C Ohio State Doug Thomas F Iowa Robert Vaden G Alabama-B. Kyle Weaver G Washington State DJ White F Indiana


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30

35 23 3 22 55 5 1 2 32 8 4 15 11 10 29

Kaspars Berzins C Latvia Josh Carter F Texas A&M Lee Cummard G Brigham Young Micah Downs G Gonzaga Earl Clark F Louisville Geary Claxton G Penn State Zabian Dowdell G Virginia Tech Goran Dragic G Slovenia Taylor Griffin F Oklahoma Jiri Hubalek F-C Iowa State Takuya Kawamura G Japan Robin Lopez C Stanford Carlos Powell F South Carolina Chris Rodgers G Arizona Alando Tucker F Wisconsin

41 16 34 6 4 33 42 1 11 24 8 9 0 21 31

Uche Echefu F Florida State Joe Krabbenhoft F Wisconsin David Moss G-F Indiana State Deji Akindele C Chicago Jerryd Bayless G Arizona Dante Cunningham F Villanova Matt Freije F Vanderbilt Thomas Gardner G Missouri Pooh Jeter G Portland Bobby Jones F Washington Patrick Mills G St. Mary's, Calif. Dwayne Mitchell F Louisiana-L. Drew Neitzel G Oklahoma David Padgett C Louisville Jeff Pendergraph F-C Arizona State


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42 43 16 22 8 7 40 25 18 13 20 31 25 15 34

Robert Battle F Drexel John Bryant C Santa Clara Marcus Landry F Wisconsin Jerel McNeal G Marquette Victor Stowes G Reinhardt College Ryan Toolson G Utah Valley State Jon Brockman F Washington Pat Calathes G-F St. Joseph's, PA Omri Casspi F Israel Tyreke Evans G Memphis Donte Greene F Syracuse Spencer Hawes C-F Washington Wesley Matthews G-F Marquette Brian Roberts G Dayton Jason Thompson F Rider University

31

17 Antonio Anderson G Memphis 35 Alonzo Gee G Alabama 14 Donnell Taylor G AlabamaB 23 Romel Beck G-F Nevada-Las Vegas 45 DeJuan Blair F Pittsburgh 18 Eric Dawson F-C Midwestern, Tex. 3 Nando De Colo G France 0 James Gist F Maryland 1 Malik Hairston G Oregon 3 George Hill G IUPUI 16 Carldell Johnson G Alabama-B. 22 Stephane Lasme F Massachusetts 28 Ian Mahinmi C France 33 Jack McClinton G Miami 19 Marcus Vinicius F N.E. Oklahoma A&M J.C.


32

40 David Doblas F Spain 23 Paul Davis C Michigan State 10 DeMar DeRozan G USC 5 Quincy Douby G Rutgers 12 Carl English F Hawaii 32 Ekene Ibekwe F Maryland 21 Nathan Jawai F Australia 28 Demetris Nichols F Syracuse 13 Patrick O'Bryant C Bradley 3 Smush Parker G Fordham 14 Brent Petway F Michigan Shawn Taggart 1 Roko Ukic G Croatia

STARS ‘N’ STRIPES

35 Alade Aminu F Georgia Tech 42 Ryan Ayers G-F Notre Dame 22 Jimmy Baron G Rhode Island 55 Josh Heytvelt F-C Gonzaga 21 Tywain McKie G Coppin State 31 Tyrese Rice G Boston College 24 Alex Ruoff G West Virginia 20 Diamon Simpson F St. Mary's, Calif. 30 Kyle Spain F San Diego State 14 Dwyane Anderson G-F Villanova 8 Javaris Crittenton G Georgia Tech 54 John Edwards C Kent State 43 James Lang C CP Christian HS 34 JaVale McGee C Nevada-Reno 5 Dominic McGuire G-F Fresno State 16 Jason Rich G Winthrop 40 Brandon Wallace F S outh Carolina 1 Nick Young G-F Southern


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Gli allenatori, i nuovi arrivi, le partenze e l’organico della trenta franchigie del campionato più affascinante del mondo

I roster della nuova Nba

ATLANTIC DIVISION

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

RIVERS

Lester Hudson (D), Rasheed Wallace

-

Ray Allen, Tony Allen, Kevin Garnett, J.R. Giddens, Kendrick Perkins, Paul Pierce, Gabe Pruitt, Rajon Rondo, Brian Scalabrine, Bill Walker

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

FRANK

Terrence Williams Rafer Alston, Tony Battie, Courtney Lee

Vince Carter

Josh Boone, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Devin Harris, Jarvis Hayes,Brook Lopez, Eduardo Najera, Bobby Simmons, Sean Williams, Yi Jianlian

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

D’ANTONI

Jordan Hill Darko Milicic, Toney Douglas

-

Wilson Chandler, Chris Duhon, Danilo Galinari, Larry Hughes, Jared Jeffries

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

JORDAN

Jrue Holiday Jason Kapono

Reggie Evans

Elton Brand, Samuel Dalembert, Willie Green, Andre Iguodala, Jason Smith, Marreese Speights, Louis Williams, Thaddeus Young

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

TRIANO

DeMar DeRozan Hedo Turkoglu, Devean George, Antoine Wright, Reggie Evans

Jason Kapono, Shawn Marion, Kris Humphries, Nathan Jawai

Marcus Banks, Andrea Bargnani (re-signed), Chris Bosh, Jose Calderon, Patrick O'Bryant, Roko Ukic


STARS ‘N’ STRIPES

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CENTRAL DIVISION C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

DEL NEGRO

James Johnson, Taj Gibson

Ben Gordon

Luol Deng, Kirk Hinrich, Brad Miller, Joakim Noah, Derrick Rose, John Salmons, Tim Thomas, Tyrus Thomas

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

BROWN

Christian Eyenga, Daniel Green, Shaquille O'Neal

Ben Wallace, Sasha Pavlovic

Daniel Gibson, J.J. Hickson, Darnell Jackson, LeBron James, Tarence Kinsey, Delonte West, Jawad Williams, Anderson Varejao (re-signed), Mo Williams

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

KUESTER

Austin Daye, DaJuan Summers, Jonas Jerebko, Charlie Villanueva, Ben Gordon

Rasheed Wallace, Antonio McDyess Amir Johnson

Arron Afflalo, Richard Hamilton, Jason Maxiell, Tayshaun Prince, Walter Sharpe, Rodney Stuckey

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

O’BRIEN

Tyler Hansbrough, A.J. Price

-

Mike Dunleavy, T.J. Ford, Jeff Foster, Danny Granger, Roy Hibbert, Troy Murphy, Brandon Rush, Jamaal Tinsley

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SKILES

Brandon Jennings, Jodie Meeks Bruce Bowen, Kurt Thomas

Charlie Villanueva Fabricio Oberto, Richard Jefferson

Joe Alexander, Charlie Bell, Andrew Bogut, Dan Gadzuric, Luc Mbah a Moute, Michael Redd, Luke Ridnour, Salim Stoudemire


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SOUTHEAST DIVISION C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

WOODSON

Jeff Teague, Sergiy Gladyr, Jamal Crawford

Acie Law, Speedy Claxton

Mike Bibby (re-signed), Al Horford, Joe Johnson, Josh Smith, Maurice Evans, Randolph Morris, Zaza Pachulia (re-signed)

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTT0 CONTRATTO

BROWN

Gerald Henderson, Derrick Brown

-

Alexis Ajinca, D.J. Augustin, Raja Bell, Boris Diaw, DeSagana Diop, Dontell Jefferson, Nazr Mohammed, Emeka Okafor, Vladimir Radmanovic, Gerald Wallace

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SPOELSTRA

Robert Dozier Patrick Beverley , Marcus Thornton

-

Michael Beasley, Mark Blount, Mario Chalmers, Daequan Cook, Udonis Haslem, James Jones, Dwyane Wade, Dorrell Wright

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

VAN GUNDY

Brandon Bass Vince Carter, Ryan Anderson

Courtney Lee, Rafer Alston, Tony Battie, Hedo Turkoglu

Dwight Howard, Rashard Lewis, Jameer Nelson, Mikael Pietrus, J.J. Redick

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SAUNDERS

Mike Miller, Randy Foye

Etan Thomas, Darius Songaila, Oleksiy Pecherov

Gilbert Arenas, Andray Blatche, Caron Butler, Javaris Crittenton, Brendan Haywood, Mike James, Antwan Jamison, JaVale McGee, Dominic McGuire, DeShawn Stevenson, Nick Young


STARS ‘N’ STRIPES

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SOUTHWEST DIVISION C OAC H

ARRIVI

CARLISLE

B.J. Mullens, Ahmad Nivins Quinton Ross, Shawn Marion, Kris Humphries, Nathan Jawai, Buckner, Nick Calathes, Beaubois

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

ADELMAN

Trevor Ariza Chase Budinger, Sergio Llull, Jermaine Taylor

Ron Artest

Tracy McGrady, Yao Ming, Aaron Brooks, Shane Battier, Luis Scola, Brent Barry, Chuck Hayes, Kyle Lowry, Joey Dorsey, Carl Landry

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

HOLLINS

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

Brandon Bass J.J. Barea, Matt Carroll, Erick Dampier, Josh Jerry Stackhouse, Antoine Howard, Jason Kidd (re-signed), Dirk Wright, Devean George Nowitzki, Jason Terry, Shawne Williams

Darrell Arthur, Greg Buckner, Mike Conley, Quinton Ross Hasheem Thabeet, Marc Gasol, Rudy Gay, Marko Jaric, DeMarre Carroll, Sam Young Darko Milicic, Greg Buckner O.J. Mayo Jerry Stackhouse Zach Randolph

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SCOTT

Darren Collison Marcus Thornton

-

Peja Stojakovic, Tyson Chandler, David West, Antonio Daniels, Morris Peterson, Devin Brown (re-signed), James Posey, Chris Paul, Rasual Butler, Hilton Armstrong, Julian Wright

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

POPOVIC

DeJuan Blair, Jack McClinton, Nando De Colo, Marcus Haislip, Antonio McDyess, Richard Jefferson

Fabricio Oberto, Kurt Thomas, Bruce Bowen

Tim Duncan, Michael Finley (re-signed), Manu Ginobili, Tony Parker, Roger Mason, Matt Bonner, George Hill, Ian Mahinimi


STARS ‘N’ STRIPES

37

NORTHWEST DIVISION C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATT0

KARL

Ty Lawson

-

Chris Andersen (re-signed), Carmelo Anthony, Kenyon Martin, Chauncey Billups, Nene, J.R. Smith, Renaldo Balkman, Sonny Weems

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

-

Ricky Rubio, Jonny Flynn, Wayne Ellington, Henk Norel, Etan Thomas, Darius Songalia, Oleksiy Pecherov

Mike Miller, Randy Foye

Bobby Brown (re-signed) , Al Jefferson, Mike Miller , Brian Cardinal, Ryan Gomes, Kevin Love, Randy Foye, Corey Brewer, Mark Madsen, Sebastian Telfair, Craig Smith

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

BROOKS

Robert Vaden, James Harden, B.J. Mullens

-

Nick Collison, Earl Watson, Nenad Krstic, Kevin Durant, Russell Westbrook, Chucky Atkins, Thabo Sefolosha, D.J. White, Kyle Weaver, Jeff Green, Shaun Livingston

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

MCMILLAN

Victor Claver, Dante Cunningham Jeff Pendergraph

Sergio Rodriguez

Joel Przybilla, Greg Oden, LaMarcus Aldridge, Steve Blake, Travis Outlaw, Martell Webster, Brandon Roy, Jerryd Bayless, Rudy Fernandez, Sergio Rodriguez, Nicholas Batum

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

SLOAN

Eric Maynor, Goran Suton

-

Andrei Kirilenko, Matt Harpring, Deron Williams, C.J. Miles, Ronnie Brewer, Kosta Koufus, Carlos Boozer (re-signed), Kyle Korver (resigned), Mehmet Okur (re-signed), Kyrylo Fesenko (re-signed)


STARS ‘N’ STRIPES

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PACIFIC DIVISION C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

NELSON

Stephen Curry Acie Law, Speedy Claxton

Jamal Crawford

Kelenna Azubuike, Marco Belinelli, Andris Biedrins, Monta Ellis, Stephen Jackson, Corey Maggette, Anthony Randolph, Ronny Turiaf, Brandan Wright

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

DUNLEAVY

Blake Griffin, Quentin Richardson

Zach Randolph

Marcus Camby , Mardy Collins, Baron Davis, Ricky Davis (re-signed), Eric Gordon, DeAndre Jordan, Chris Kaman, Mike Taylor, Al Thornton

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

JACKSON

Chinemelu Elonu, Ron Artest

Trevor Ariza

Kobe Bryant (re-signed), Pau Gasol, Shannon Brown (re-signed), Derek Fisher, Sasha Vujacic, Luke Walton, Adam Morrison, Andrew Bynum, Jordan Farmar

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

GENTRY

Earl Clark, Taylor Griffin, Ben Wallace, Sasha Pavlovic

Shaquille O'Neal

Louis Amundson (re-signed), Leandro Barbosa, Goran Dragic, Jared Dudley, Grant Hill (re-signed), Robin Lopez, Jason Richardson, Amare Stoudemire, Alando Tucker

C OAC H

ARRIVI

PARTENZE

SOTTO CONTRATTO

WESTPHAL

Tyreke Evans Jon Brockman, Sergio Rodriguez, Omri Casspi

-

Francisco Garcia, Donte Greene, Spencer Hawes, Kevin Martin, Andres Nocioni, Kenny Thomas, Jason Thompson, Beno Udrih


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di

A LESSANDRO

DELLI

PAOLI

Coccolato da mezza Nba l’ex Detroit Pistons sceglie i Boston Celtics ed il Big Three per puntare a mettere al dito un altro anello

Rasheed inaugura i ‘Fab Four’ La risposta ai Lakers con il colpo Ron Artest, e ai Cavs con l’acquisto di Shaq, arriva subito per mano di Danny Ainge. Dopo sei anni trascorsi in Mo-Town, Rasheed Wallace lascia i Pistons e approda ai Celtics. A 34 anni, ‘Sheed’ ha messo il suo autografo su un contratto di 2 anni per una cifra che si aggira intorno ai 12 milioni di dollari. L’innesto di Wallace fa di Boston una squadra quanto mai pericolosa, non solo ad est, ma in tutta la lega. Rasheed, giocatore dal talento indiscutibile ma anche dai problemi comportamentali che hanno pregiudicato l’acquisizione dello status di stella, in una lega che è molto attenta alla cura dell’immagine dei propri atleti, metterà tutta la sua cattiveria agonistica al srvizio di coach Byron Scott. ‘Sheed’, nato a Philadelphia, classe ’74, gioca, sotto gli ordini di coach Dean Smith, nei Tar heels di North Carolina, chiude la sua esperienza universitaria dopo l’anno da sophomore in cui produce 16.6 punti e 8.2 rimbalzi e il record di 93 stoppate (ancora imbattuto) distribuite nell’arco di una stagione nella Atlantic Coast Conference. Viene scelto al numero 4 del draft del 1995 dai Washingotn Bullets. Rimane poco nella Capitale, chiuso da Juwan Howard e Chris Webber. Passa ai Portland Trail Blazers dove esplode nell’anno 2000 con 16.4 punti, 7 rimbalzi, 1.32 stoppate, 1.07 palle rubate e contribuisce, sul campo, al raggiungimento della finale di Conference contro i Lakers (persa nel fatidico quarto periodo di gioco con un vantaggio di 15 punti);

fuori dal campo, invece favorisce la ‘conquista’, se così si può dire, del nick ‘Jail Blazer’. I comportamenti di ‘Sheed’, sempre sopra le righe, la marea di tecnici accumulati nel corso delle stagioni e la presenza nello spogliatoio di altre personalità difficili come Bonzi Wells, Quyntel Woods e Ruben Patterson, fanno si che i Blazers vegnano definiti con quel nomignolo che richiama le celle di una prigione. Per ripulire l’immagine della squadra vengono operati vari scambi. Tra di questi c’è anche quello che porta ‘Sheed’ ad Atlanta, una sola partita ed ecco che il destino dei Pistons cambia. Wallace è l’innesto vincente. Dopo il suo arrivo Detroit diventa una fortezza inespugnabile; dalla difesa Larry Brown costruisce il successo e, contro i pronostici che dicevano Lakers, arriva il titolo NBA. L’influenza del coach fautore del ‘play the right way’ è positiva. ‘Sheed’ limita i suoi eccessi e il

suo rendimento cresce vertiginosamente (13 punti, 7.8 rimbalzi e 1.6 assists le sue medie nell’edizone 2004 dei playoff). Poi, il lento declino dei Pistons culminato nella scorsa stagione con il primo record negativo dall’approdo in maglia rosso-blu (39-43). Da qui la decisione di cambiare aria e provare a rivincere il titolo. Celtics, Spurs, Magic e Mavs i club sulle sue tracce. La scelta di approdare a Boston la spiega il suo agente: «Ha deciso di cancellare i viaggi previsti e di firmare per Boston» - dice Bill Strickland - «Rasheed ha capito che Boston è la squadra ideale per lui in questo momento della sua carriera, vuole vincere il titolo e pensa di poterlo fare vestendo la maglia del Celtics». ‘Sheed’ è pronto ad una nuova sfida, vincere al fianco di talenti come Allen, Pierce e Kevin Garnett. Sarà pronto ad incarnare il famoso ‘Celtic Pride’?

Stars ‘N’ Stripes ideato da:

Domenico Pezzella

scritto da:

info, contatti e collaborazioni:

Alessandro delli Paoli Leandra Ricciardi Tommaso Staro Nicolò Fiumi

domenicopezzella@hotmail.it


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Ai Mavericks insieme a ‘The Matrix’ ci finiscono anche Kris Humprhis, Nathan Jawai, Greg Buckner e soldi. Toronto e Memphis le altre due squadre interessate

Maxi scambio e Marion a Dallas I Lakers non lo riconfermano, ed allora Ariza prova a ‘vendicarsi’ prendendo il posto di Ron Artest agli Houston Rockets Alla fine una sistemazione l’ha trovata. I Lakers poteva essere una soluzione di continuità ed una sorta di premio per quanto di buono ha fatto vedere durante le ultime due stagioni, ma alla fine le strade, come spesso succede enlla Nba, si sono divise. I gialloviola hanno puntato sulla ‘cattiveria’ agonistica di colui il quale lo stesso Ariza sarà il succes-

sore, l’ex Magic ha preferito il Texas ed il progetto comunque interessante dei Rockets alle sirene fatte suonare e lampeggiare da Lebron che addirittura per convincerlo si è lasciato andare a dichiarazioni di amore verso la franchigia dell’Ohio. Morale della favola? Beh la fotto sotto ai microfoni degli Houiston Rockets è eloquente.

Ennesimo colpo di genio di Bryan Colangelo che con l’aiuto di Donnie Nelson, g.m. di Dallas, mette in piede un’operazione di mercato complicatissima ma per certi versi geniale. Toronto, infatti, avrebbe perso il free agent Shawn Marion, destinato a finire a Dallas, ma con le manovre di Colangelo i Raptors riescono a fare spazio nella loro Salary Cap per poter provare convincere l’ex bolognese Carlos Delfino sign and trade — In sintesi Toronto spedisce a Dallas Marion, con un “sing and trade” (con i Mavs l’ex Suns e Heat firmerà un quinquennale da 39 milioni di dollari), insieme a Kris Humphries e Nathan Jawai. Orlando, sempre via “sing and trade” cede ai Raptors Hedo Turkoglu (il quale si era già accordato con la franchigia canadese per quinquennale da 53 milioni di dollari), Dallas manda a Toronto Devean George e Antoine Wright e a Memphis Jarry

Stackhouse mentre i Grizzlies ricevono una futura seconda scelta da Toronto e cedono ai Mavericks Greg Buckner. Tutto molto complicato, in sintesi però Dallas ottiene quello che vuole, cioè Shawn Marion, mentre Toronto riesce comunque a capitalizzare dalla perdita del proprio free agent ricevendo un paio di pedine di secondo piano ma soprattutto risparmiando un cifra necessaria (cosa che sembrava impossibile dopo l’accordo con Turkoglu) per poter mettere sotto contratto Carlos Delfino. (fonte www.sportando.net)


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di

A LESSANDRO

DELLI

PAOLI

Ecco i primi nomi nuovi dei Detroit Pistons dopo la rivoluzione e la smobilitazione messa in atto dal general manager Joe Dumars

Gordon, Villanueva e Kuester Una vera e propria rivoluzione si sta attuando in casa Pistons. Qualcosa era già intuibile nelle mosse operate da Joe Dumars nel corso dell’anno, vedi la cessione del leader assoluto del team, Chauncey Billups, e l’acquisizione, piuttosto fallimentare, di Allen Iverson. Ebbene, il caldo estivo ha portato, verosimilmente, a Detroit una ventata di freschezza assoluta. Dopo l’MVP delle finali del 2004, lascia la Mo-Town anche Rasheed Wallace, in direzione Boston. ‘Sheed’ si giocherà con i verdi irlandesi le sue ultime possibilità di rivincere un titolo NBA alla soglia, ormai, dei 35 anni. Veniamo ora agli arrivi. Primo fra tutti il coach. E qui, più che un arrivo è un gradito ritorno. John Kuester siederà in panchina rosso-blu il prossimo anno. Ex assistente dei Cleveland Cavaliers, dal 2004 al 2006 è stato, ai Pistons, assistant coach di Larry Brown. A 54 è alla sua prima esperienza da capo allenatore nella lega ma, Joe Dumars, non ha fatto del tutto un salto nel vuoto. Ex giocatore di North Carolina sotto la guida di Dean Smith, è stato scelto al terzo giro del draft del 1977 dai Kansas City Kings, per i quali ha giocato, oltre che a Denver ed Indiana. Inizia la carriera di allenatore a George

Washingotn dove rimane dal 1985 fino al 1990. Da qui in poi ha ricoperto la carica di assistant coach tra Orlando, Philadelphia (sotto Larry Brown), New Jersey e Boston. Poi l’approdo ai TORONTO RAPTORS. Messo sotto accordo con l'ex Nuggets Dahntay Pistons, coronato dal contratto la scelta dello scorso Jones. Il giocatore guadagnerà 11 titolo del 2004 e, infine, draft, DeMar DeRozan per 2.3 milioni di dollari circa in quattro l’incarico ai Cavs come anni. vice di Mike Brown. milioni di dollari il primo anno. Kuester, dunque, cono- CHICAGO BULLS. Firmati le due UTAH JAZZ. I Jazz ed il turco Mehsce l’ambiente di Detroit scelte James Johnson e Taj Gib- met Okur hanno trovato un'intesa e, tra gli addetti ai lavori, son. per il rinnovo del contratto. Il gioè considerato tra gli LOS ANGELES CLIPPERS. La prima catore aveva deciso di non entrare assistenti allenatori più scelta dello scorso draft Blake nel mercato dei free agent rispetpreparati attualmente in Griffin ha firmato il suo primo tando anche l'ultimo anno di conNBA. Ha vinto la concorrenza di Avery contratto NBA con la maglia dei tratto. Il nuovo accordo, un biennale da circa 21 milioni di dollari, Johnson, ex grande play- Clippers. maker di San Antonio e INDIANA PACERS. Raggiunto un entrerà in vigore nel 2010-11. coach dei Mavericks che persero la finale NBA del 2006, ora analista televi- ri, è il contratto di Ben Gordon. Guardia ex Bulls sivo. Il nuovo coach si troverà a che nell’ultima stagione ha prodotto qualcosa gestire una squadra rinnovata e come 24,3 punti di media. Gordon è stato sesto uomo dell’anno nel 2004-2005, stagione in cui è con tanto entusiasmo. Kuester avrà a disposizione il letteralmente esploso. Gordon e Villanueva (26 duo Charlie Villanueva e Ben anni per Ben e 25 per Charlie) erano compagni di Gordon, appena firmati dai squadra alla Connecticut University che vinse il titolo NCAA nel 2004. Joe Dumars spera che l’arriPistons. Villanueva, 16,2 punti e 6,7 rim- vo dei due ex UConn possa produrre nuovi succesbalzi nella scorsa stagione ai si. Kuester si troverà subito a gestire un dualismo Bucks, ha siglato un accordo piuttosto importante. A chi affidare il ruolo di quinquennale per una cifra che guardia titolare? Rip Hamilton, uno dei pochi si aggira attorno ai 35 milioni di superstiti dei Pistons campioni, o proprio Gordon, dollari. Di fatto andrà ad occu- che tra l’altro ha lasciato Chicago proprio per tropare il ruolo che per sei anni è vare un posto in quintetto in un’altra squadra? stato di Rasheed Wallace, com- Se il coach riuscirà a gestire bene la situazione, il pito piuttosto gravoso. Stessa back court di Detroit è decisamente interessante durata, 5 anni, ma compenso con Stuckey, ‘Rip’ e ‘Big Ben’ a ruotarsi tra di loro. più elevato, 50 milioni di dolla- Non sono escluse, però, altre mosse di mercato.

Il brasiliano dalla folta chioma non ‘tradisce’ i Cavaliers e Lebron James e resta a Celveland, ma con qualche ‘spicciolo’ in più Sei anni per 42,2 milioni di presidenti spirati. Questo il contratto, questo l’accordo raggiunto dal giemme Denny Ferry, i Cleveland Cavaliers e Anderson Varejao. Il brasiliano diventato free agent a partire dal primo di luglio resterà al servizio dei Cavaliers e di Lebron James per le prossime sei stagioni. Un accordo che rimette, quindi, in squadra un giocatore versatile e che sicuramente non disdegna la lotta sotto i tabelloni

e che al fianco di Shaq potrebbe giocare un ruolo molto più importante di quello che aveva recitato negli anni precedenti e di cui parla anche lo stesso Ferry nella nota diramata dopo l’annuncio del trovato accordo. «Negli ultimi quattro anni siamo stati una delle più forti e principali squadre della Nba. Un ruolo, quest’ultimo, che abbiamo recitato anche grazie all’aiuto di Anderson Varejao».

Contratto firmato per le ‘matricole’ di Raptors, Chicago e Clippers. Gli Utah Jazz ritroveranno il turco Mehmet Okur


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Il proprietario dei Grizzliese, Heisley: «Per adesso non c’è nulla di sicuro o di confermato, stiamo solo esplorandone la possibilità»

Allen Iverson verso Memphis Le sirene dell’Europa e dell’Italia, iniziano a suonare anche per Stephon Marbury, non per Anthony Parker pronto per i Cavs La carrellata legata, invece, ai rumors è molto più piccola, molto più ridotta a due soli ranghi, ma di cui uno potrebbe davvero sconvolgere il mondo della pallacanestro del Vecchio Continente. Dopo l’approdo di tanti cestisti statunitensi che non hanno certo trovato tanta fortuna nel paese di origine e dopo gli arrivi stellari come per esempio quello di Josh Childress in Grecia ed Earl Boykins in Italia, sembra davvero che l’Europa ed il Bel Paese possa essere come un qualcosa di molto più appetibile di quanto non lo fosse invece negli anni addietro. Quale l’ultimo nome che potrebbe sconvolgere il tutto? Beh quello di

Stephon Marbury. Rifiutata l’offerta dei Celtics di rinnovo, si rincorrono come un cane che si morde la coda le voci di un suo possibile approdo in Europa e soprattutto in Italia dove era già stato accostato in precedenza. Insomma consapevole del fatto di ‘non valere più tanto’ in America, l’ex Knicks avrebbe dichiarato di essere pronto all’Europa pur di giocare e guadagnare qualche altro ‘soldino’ con il marchio Starbury. Tanto per chiudere in bellezza e fa sbollire quella precedente, sembra ormai cosa fatta l’approdo di Anthony Parker ai Cavaliers nonostante le sirene del Real Madrid e di Ettore Messina.

«Stiamo solo parlando con il suo agente. Non abbiamo chiuso o definito nulla al riguardo, ma stiamo solo esplorando quella che potrebbe essere un’opportunità. E’ molto presto per parlare di cosa fatta o di accordo. Questo è un qualcosa che voglio precisare per evitare che poi la gente possa restarci male nel caso il tutto non vada a buon fine». Parole eloquenti quelle del presidente e proprietario dei Memphis Grizzlies Heisley in riferimento a quella che è stata la notizia che è circolata di più tra gli ambienti Nba. Dopo l’esperienza a Philadelphia, dopo l’esperienza ai Nuggets e dopo quella distruttiva ai Pistons,

Allen Iverson potrebbe davvero decidere di accettare l’offerta dei Grizzlies e giocare a Memphis la prossima stagione. I contatti ci sono stati, l’eccezione al salary cap per firmare un veterano ed una stella pure, dopo la decisione di non tenere Stackhouse degli ultimi giorni, e quindi il tutto si potrebbe profilare nel modo giusto per portare, per la prima volta, una vera super star ed un dieci volta All Star, in una franchigia che fino a questo momento è stata sulla bocca di tutti solo per cessioni illustri e non certo gradite non solo dai tifosi, ma anche dagli addetti ai lavori Nba, il ‘ro’ targato Pau Gasol ai Lakers.vedi la s


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A LESSANDRO

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Rinnovato il contratto con la scelta numero uno del 2006 il Mago Andrea Bargnani (50 milioni di dollari) i canadesi si regalano anche Hedo Turkoglu

Doppio colpo per i Raptors Proprio così, i Toronto Raptors stanno facendo le cose in grande. Bryan Colangelo ha ben chiaro il piano di programmazione della squadra canadese e la stagione estiva appena iniziata e i primi movimenti di mercato hanno reso palese a tutti gli addetti ai lavori le strategie del GM. Due mosse. Il rinnovo contrattuale offerto al nostro Andrea Bargnani e l’arrivo di Hydaiet Turkoglu. Andiamo con ordine. Capitolo Bargnani. Nel corso della precedente settimana l’agente del giocatore, Leon Rose, ha rivelato il raggiungimento verbale dell’accordo relativo all’estensione del contratto di Andrea: 5 anni, a partire dalla stagione 2010-2011 per un totale di 50 milioni di dollari. Bragnani, 15,4 punti e 5,3 rimbalzi di media quest’anno, diventerebbe la pietra su cui costruire i Raptors del futuro. In continua evoluzione, soprattutto dopo l’infortunio prima e la partenza poi di Jermaine O’Neal, e in buoni rapporti con coach Traiano, per

l’ex Benetton Treviso si potrebbero aprire scenari davvero interessanti. Come? La risposta arriva, come detto in precedenza, dalle mosse di mercato di Colangelo. I ‘Dinosauri’ del Canada avevano manifestato un forte interessamento a Turkoglu e poi realizzata l’operazione (53 milioni di dollari con un contratto di 5 anni per il turco), però, con alcune rinunce. Partiti, infatti, Carlos Delfino, Anthony Parker (su di lui c’è l’interessamento del Real Madrid di coach Messina) e addirittura Shawn Marion. Tutte mosse necessarie per liberare spazio sotto il salary cap (57,7 milioni di dollari la prossima stagione, uno in meno rispetto alo scorso anno). Se mai i piani del GM dovessero realizzarsi, nell’estate del 2010 la pressione salariare del club dovrebbe essere piuttosto intensa, tale da impedire la conferma, a cifre che gli spettano, di Chris Bosh. Colui che fino a questo momento è stato l’uomo franchigia, ha sempre manifestato l’intenzio-

ne di lasciare i dollari canadesi per quelli americani. Toronto non crede più in lui e New York è pronta a fare follie per il talento ex Georgia Tech. Il piano di D’Antoni è quello di mettere insieme la coppia James-Bosh, vedremo se il progetto andrà in porto. Con Bosh, dunque, a svernare all’ombra della Statua della Libertà, si aprirebbero spazi e prospettive da leader per Andrea. Diventerebbe il punto di riferimento, non solo della front line, ma di tutta la squadra, così come conferma Colangelo: «Andrea ha lavorato molto duramente per diventare uno dei lunghi più versatili della Nba; dopo un inizio difficile nella seconda parte dello scorso campionato ha fatto ottime cose, sono convinto che diventerà la nostra prima opzione in attacco». Con un passatore dell’esperienza di Turkoglu al suo fianco e la crescita progressiva ed inesorabile dell’azzurro, Toronto punta ad entrare tra i top team ad est.


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Dopo essere stato l’oggetto del desiderio dei Celtics e dei New York Knicks di D’Antoni, l’ex Duke sceglie di restare in Arizona con i Suns

Hill, tutto fumo e niente arrosto Portland esercita l’opzione legata a coach Nate McMillan e prova a ‘corrompere’ il giovane Paul Milsp Dopo aver invano corteggiato uno dei free agent più ambiti dell’estate, i Portland Trailblazers, provano a riprendersi dalla delusione datagli da Hedo Turkoglu e ci provano tuffandosi a capofitto su di un altro giocatore che è inserito nella lunga lista della free agency: Paul Milsap. Il lungo degli Utah Jazz, considerata l’opzione numero uno da rinnovare prima di decidere di puntare tutto sul turco ed ovviamente Carlos Boozer che ha voluto si uscire dal contratto

ma dimostrando di volere solo qualche soldo in più e restare nel paese dei Mormoni, ecco che il giovane rampante potrebbe fare le valigie e puntare altrove. Il team dell’Oregon, infatti, pare abbia offerto già un quadriennale da 32-36 milioni di dollari che aspetta solo di essere firmato. Intanto in attesa della risposta di Milsap i Trailblazers esercitano la loro opzione per la prossima stagione affidando la panchina ancora una volta a Nate McMillan.

Qual’è il principale acquisto dell’estate? Shaq? Vincecredible? Marion? Villanueva e Gordon? Artest o Ariza? Nessuno di questi. Il grande colpo di mercato potrebbe essere Kevin Garnett che, passati i guai fisici, è pronto ad dare l’assalto al titolo NBA. Ok ‘The Big Ticket’, ma la dirigenza bostoniana non poteva certo rimanere con le mani in mano. Ecco quindi che di fianco a KG arriva uno dei suoi rivali storici (almeno per quanto riguarda lo spot di ala grande). Sheed in biancoverde è un colpo davvero importante. Basta così? Eh no. 4 talenti del calibro di Pierce, Ray Allen, KG e Rasheed Wallace meritavano un altro compagno di squadra dal talento

cristallino (anche se dal fisico precario). Ebbene si, Grant Hill ai Celtics è qualcosa più di un rumor. Boston, per assicurarsi le prestazioni dell’ex Duke, dovrà battere la concorrenza dei Knicks. Ma per un attimo provate ad immaginare il classico rumore del videoregistratore quando avvolge il nastro e tornate indoetro, visto che dopo tutte lvoci che sono girate e che sono circolate l’ex Detroit Pistons resterà dov’è e non si muove. L’offerta di Steve Kerr, infatti, di 3 milioni di dollari per la prossima stagione ed un’opzione del giocatore per uscire dal contratto stesso in quella immediatamente successiva.


Lente di

ingrandimento sulla LegaA


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DI

TOMMASO S TARO

Promossi, bocciati e rimandati: le pagelle di Stars ‘n’ Stripes Terminato da circa un mese il campionato, è il momento di fare un bilancio di ciò che è stato. Ecco tutti i voti delle squadre che si sono maggiormente distinte: in positivo e in negativo

10 E’ stato un crescendo rossiniano. Una cavalcata iniziata lo scorso 12 Ottobre e che non ha conosciuto soste. Una in verità c’è stata, la più inattesa: quella a Bologna contro la derelitta Fortitudo destinata, dì lì a poco, a salutare la massima serie ed a fare i conti con una retrocessione impossibile da preventivare. Per il resto, il monologo messo in scena dalla truppa di Pianigiani non ha avuto intoppi, né dubbi di sorta. Uno strapotere perfino difficile da descrivere; uno strapotere sintetizzato oltre che da numeri, a dir poco, eloquenti (39 vittorie su 40 incontri disputati), anche -e soprattutto- da un gioco sviluppato con la massima meticolosità e che nessuno è riuscito a mettere in difficoltà. Se, poi, oltre alla coesione di un gruppo granitico, si aggunge la possibilità di disporre di giocatori del calibro di McIntyre (m.v.p. della regular-season e delle finali), di Kaukenas, di Sato, di Stonerook etc. tutto si spiega ancor meglio

9 La più bella sorpresa del campionato. Partita senza essere tenuta in debita considerazione dalla critica e dagli addetti ai lavori, la squadra abruzzese ha fatto ricredere chiunque. Il segreto è racchiuso nella sua pallacanestro: un modo di giocare capace -come meglio non avrebbe potuto- di conciliare lo spettacolo e l’efficacia. Il deus ex machina ovviamente ha un nome ben preciso: Andrea Capobianco. All’esordio in LegaA, il coach di Venafro ha dimostrato tutta la sua preparazione, la sua professionalità, il suo talento nello studiare l’avversario, la sua capacità di tenere unito lo spogliatoio anche grazie all’introspezione. Il tutto per una stagione da incorniciare arrestatasi in gara 5 delle semifinali e per giunta sul fil di sirena. A punire i biancorossi la tripla di Katelynas: un episodio che non può neanche minimamente scalfire un torneo entrato di diritto nella storia del club del presidente Antonetti.


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Una grande società in una piccola città. Una società capace, grazie alla sua lungimiranza, di stilare un’ottima programmazione e di tagliare traguardi inaspettati. E’ questo l’Angelico. E’ stata questo una squadra guidata da un coach giovane (Luca Bechi) e forte di un roster assemblato col bilancino del farmacista. In molti diranno che l’ottimo campionato dei piemontesi culminato con la conquista delle semifinali play-off sia stato anche il frutto di contingenze fortunate; sì, potrebbe anche essere. Ma è anche vero che la fortuna aiuta gli audaci; e proprio il coraggio non è mancato al g.m. Baiesi, abilissimo a scommettere su gente come Jerebko, Gist, Brunner,Aradori. Il risultato è sotto gli occhi di tutti

Nel contesto delle squadre chiamate a lottare per la permanenza in LegaA, Ferrara è stata quella che più delle altre ha fatto parlare di sé. Alla loro prima esperienza nel gotha della palla a spicchi, i bianconeri all’inizio hanno incontrato non pochi problemi ad assorbire il duro contraccolpo del salto di categoria; ad amplificare le difficoltà, poi, anche la scarsa condizione fisica di alcuni componenti del suo roster e la grana del caso Apodaca, sospeso per problemi di doping. E proprio il vuoto lasciato dal portoricano ha rappresentato, a ben vedere, la svolta della stagione. Ingaggiato al suo posto Allan Ray (tagliato dalla Lottomatica), la Carife ha iniziato a mietere vittime a destra e manca (Teramo, Roma, Virtus Bologna) e a sfiorare addirittura la post-season.

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Quando si parla di miracolo sportivo la mente corre dritta a Rieti. Sì, perché di miracolo è giusto parlare se si tiene conto dell’obiettivo raggiunto dagli amaranto-celesti a fronte delle innumerevoli traversie succedutesi nel corso della stagione. Un campionato iniziato con due punti di penalizzazione a seguito di irregolarità di natura amministrativa; un campionato proseguito all’insegna di una situazione economica tanto catastrofica da provocare i prematuri addii di elementi fondamentali come Prato (approdato a Cantù) e Pasco (volato ad Ostenda). Nonostante l’aria di smobilitazione, in terra sabina coach Lardo ed un roster ridotto all’osso si sono rimboccati le maniche, hanno sofferto tantissimo, hanno preso bastonate ma, in ogni caso, ci hanno sempre creduto. E alla fine è arrivata la riprova che il lavoro paga sempre. Quello che succederà nei giorni a venire pesa come una spada di Damocle; ma, in ogni caso, non potrà mai cancellare una stagione, per certi versi, da incorniciare.

Alla sua seconda stagione consecutiva in LegaA, la Scavolini ha svolto il compitino che le era stato assegnato dalla società come, d’altronde, era avvenuto l’anno precedente quando il presidente Vellucci aveva chiesto la permanenza nella massima serie. Questa volta l’obiettivo era rappresentato dalla postseason e, di riffa o di raffa, Myers e soci anche questa volta sono riusciti nell’impresa. Guardando il roster, però, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più tenuto conto di una “legione straniera” (Curry, Hurd, Hicks ed Akindele) a disposizione di coach Sacripanti tutt’altro che di fascia medio-bassa. Un campionato di transizione, insomma, con tanti alti e bassi.


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3

Additata in pre-season come una delle più serie candidate alla retrocessione, la Snaidero non ha avuto la forza di invertire un destino quasi ineluttabile. Tante le vicissitudini tecniche con le quali la proprietà ha dovuto fare i conti: gli innumerevoli e deleteri cambi in panchina (prima Caja, poi Sacchetti, poi la coppia Blasone-Allen) e nel corpo di un roster incapace di trovare la sua chimica e la sua quadratura. Insomma scelte di mercato sbagliate che hanno rappresentato il prologo di un campionato da dimenticare; un torneo che ha conosciuto il suo punto più alto alla fine del girone di andata quando gli arancioni sono riusciti ad infilare 4 vittorie nel giro di 6 incontri. Poi il nulla ed un congedo dalla LegaA che ad Udine sperano sia solo un arrivederci. In questo senso, l’entrata di Pozzo (patron dell’Udinese calcio) nella compagine societaria lascia ben sperare

I soldi non sono tutto nella vita…e nel basket. Una regola non scritta contro cui ha battuto fortemente il muso Sabatini. Il presidente sopra le righe, come viene unanimemente definito; un presidente che, in ogni caso, ha dovuto fare i conti con un campionato fallimentare in relazione a quelle che erano le aspettative della vigilia. Aspettative generate da una campagna acquisti, a dir poco, faraonica ed impreziosita dalla gemma Earl Boykins. Poi, però, il campo non ha dato le risposte che tutti attendevano. Defenestrato coach Pasquali, Boniciolli ha provato a rimediare ad una situazione tecnica difficile da leggere, ancor di più da gestire. Vi è riuscito solo in parte perché quando il gioco si è fatto duro, le V nere si sono sciolte come neve al sole. Un capolinea arrivato troppo presto (ai quarti di finale play-off) ed ancora oggi non semplice da metabolizzare


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Fallimento. E’ questa la parola che meglio di qualunque altra sintetizza la stagione della GMAC. Una stagione iniziata male e finita peggio, nel corso della quale il più grande demerito delle Aquile è stato quello di non essersi calate psicologicamente in una realtà assolutamente diversa da quella che tutti credevano di vivere. Di domenica in domenica, si è rimandata la soluzione di un problema preso troppo sotto gamba e che alla fine ha sentenziato la condanna dei biancoazzurri. Un vero peccato perdere una piazza storica come quella fortitudina, l’anno prossimo a battagliare in Legadue; il campo, però, ha deciso così e, tutto sommato, l’epilogo del torneo rispecchia fedelmente un’annata balorda su cui in molti stanno ancora riflettendo e recriminando.

L’AZIENDA La GLsolarEnergy s.r.l. nasce nel 2000 come società specializzata nel settore fotovoltaico progettando e producendo un’ampia gamma di moduli fotovoltaici sia per applicazioni “stand-alone” che “grid-con nected”, dotati di certificazioni TUV in conformità alle norme IEC EN 61215 e IEC EN 61730. L’azienda si avvale del proprio ufficio tecnico, costituito da un’equipe di qualificati progettisti e tecnici, e di una sua unità di produzione, entrambi siti nella zona industriale ASI sud di Marcianise (Caserta). Il personale, altamente qualificato, usufruendo di attrezzature e di conoscenze tecniche all’avanguardia applica un sistema di gestione per la qualità conforme alla norma ISO 9001:2000. Partendo dalla Produzione di moduli fotovoltaici, la GLsolarEnergy progetta e realizza impianti fotovoltaici per privati, aziende ed enti pubblici valutando tra la partecipazione a Bandi pubblici oppure l’ade sione al Conto Energia, garantendo un’accurata e sicura assistenza durante tutte le fasi che determinano l’iter burocratico del progetto. In particolare, in riferimento agli appalti pubblici, la società si avvale di attestazione di qualificazione rilasciata dalla ITALSOA s.p.a. relativa mente alle seguenti categorie: OG9 (impianti fotovoltaici); OS30 (impianti elettrici); OS28 (impianti termici e di condizionamento); OS3 (impianti idrici e antincendio). Inoltre la GLsolarEnergy, ente accreditato dalla Regione Campania sia per la formazione finanziata che per la formazione autofinanziata (codice organismo N° 1657/05/08), organizza corsi di formazione professionale rivolti a pro fessionisti, operatori del settore nonché studenti che vogliano sempli cemente approfondire in modo concreto alcuni dei temi più discussi sulle Energie rinnovabili. Il 70% dell’energia elettrica utilizzata all’in terno della struttura aziendale proviene da fonti rinnovabili grazie alla presenza presso la propria sede, di un impianto fotovoltaico da 50 kWp. La GLsolarEnergy ha realizzato impianti per una potenza com plessiva di 631 kWp, per una produzione media annua di 883.567 kWh/anno, consentendo un risparmio di combustibili fossili pari a 220.859 kg/anno e evitando di immettere anidride carbonica pari a 469.144 kg/anno (aggiornato a maggio 2009). L’obiettivo è dunque quello di promuovere lo sviluppo delle energie pulite nel rispetto delle compatibilità ambientali e di affrontare con efficienza e serietà la sfida rappresentata dalle evoluzioni tecnologiche.


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Un tuffo nella storia ‘The Alamo City’ DI

Avete voglia di una passeggiata nel accessibile a tutti, coprono praticamente ogni angolo del centro ad

L EANDRA R ICCIARDI tempo???? Non c è niente di meglio che ogni ora del giorno. L’Amtrak attraverso la San Antonio garantisce il

SAN ANTONIO! In assoluto la città più bella del Texas, e con un passato di tutto rispetto. Il teatro della più grande e sanguinosa battaglia per l’indipendenza tra Texas e Messico. Visitando questo luogo leggendario dove morirono Davy Crockett(definito in Italia il ‘Garibaldi d’America’ diventato l'eroe americano più popolare, prima per merito degli emigranti italo-americani, successivamente per la larga diffusione dei libri e dei film sulla sua figura.) con altri 188 patrioti ci si rende conto che qui è stato scritto un pezzo di storia americana. Uno degli eventi storici più importanti e conosciuti riguardanti San Antonio fu indubbiamente la Battaglia di Alamo, combattuta tra il 23 febbraio ed il 6 marzo del 1836 dalle forze messicane e texane nell’ambito della rivoluzione texana. Gli scontri si tennero presso la missione di El Alamo, poco distante dalla città, e terminarono con la presa del convento e lo sterminio di tutti i difensori texani. San Antonio non è solo ricca di storia,ma è una città adorabile incorniciata dal River Walk, una zona pedonale sotto il livello stradale che costeggia il San Antonio River percorribile da ambo i lati dove si incontrano negozi, bar, hotel, ristoranti, centri commerciali e sopratutto tantissima gente. COME ARRIVARE E COME MUOVERSI Il San Antonio International Airport ( SAT) è l’aeroporto principale della Contea di San Antonio, situato ad una decina di chilometri dal centro e servito da più di venti compagnie aeree. Aeromar, American Airlines, Aeromexico, Frontier, United Airlines, Mexicana, Airtran , Alaska Airlines, Continental Airlines ed altre. Il VIA Metropolitan Transit è un moderno ed efficiente sistema di trasporto pubblico incentrato sull’utilizzo di autobus e tram che, ad un costo modesto ed

trasporto ferroviario, collegando San Antonio alle maggiori città del Texas e degli stati limitrofi. Potete sempre noleggiare una macchina, le autostrade interstatali che attraversano la metropoli sono tre: I-10, I-35 e I-37, consultate i siti: www.alamo.it, www.targarent.it, www.advantage.com, www.avis.com, www.nationalcar.com E non dimenticatevi di munirvi sempre di una mappa della città (www.worldmapfinder.com ) DOVE DORMIRE Dove dormire??? Beh c è l’imbarazzo della scelta! Vi sono numerosi alberghi e motel che fiancheggiano il fiume o al centro della città. In alternativa per incontrare e conoscere la popolazione locale si può dimorare in un riposante bed and breakfast . Per i più ‘Spendaccioni’ invece, l’ideale è dimorare in una lussuosa Spa. Ma se siete una famiglia numerosa , o altri piccoli gruppi è molto meglio una casa vacanze, contrariamente ai più temerari che potranno godersi il paesaggio pittoresco del Texas in un campeggio, o guest ranch cabina. Microtel Inn & Suites Northeast San Antonio 3911 I H 35 North Confortevole e situato a pochi km dallo zoo di San Antonio . Prezzi a partire da 38 Hotel Red Roof Inn 4403 i-10 east tx 78219 San Antonio (Texas) Convenientemente situato a 3 km da San Antonio SBC Center e Willow Springs Golf Course, questo albergo è sicuramente in grado di soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori. Prezzi a partire da 35 a notte Hotel Red Roof Inn Airport 333 wolf road tx 78216 San Antonio (Texas) Nella zona troverete numerosi ristoranti, tra cui :l'Alamo Café, l'Applebee's Barn Door, il Denny's, l'IHOP, Jim's, Olive Garden e anche Luoghi di interesse come: River Walk Market , centri commerciali e parchi. Prezzi a partire da 47 Hotel Mimosa Riverwalk 524 south st. mary's street tx 78205 San Antonio (Texas) Un'oasi mediterranea a pochi pochi passi dalla famosa passeggiata lungo il fiume di San Antonio. Prezzi a partire da 67 Hotel Omni La Mansion Del Rio 112 college street tx 78205 San Antonio (Texas) Hotel di lusso si trova nel


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cuore del centro di San Antonio, lungo le rive dello storico vicino alla Alamo Riverwalk, dove la storia prende vita. Prezzi da 121 1908 Ayres Inn Bed & Breakfast 124 West Woodlawn, San Antonio, TX 782123456 Telefono: (210) 736-4232 Situato in una casa neoclassica ed è indicato nel registro nazionale dei luoghi storici. Prezzi che variano tra 89 a 110 per camera doppia a notte. Alamo City's Little Flower Inn 225 Madison, San Antonio, TX 78204 Telefono: (210) 354-3116 / Fax: (210) 3543116 Situato a soli due isolati dalla Riverwalk San Antonio, la locanda ha diversi ottimi ristoranti, negozi e pittoresche gallerie d'arte a pochi passi di distanza Beauregard House Inn 215 Beauregard, San Antonio, TX 78204 Telefono: (210) 222-1198 / Fax: (210) 2229338 Situato nella tranquilla eleganza del King William Distretto di San Antonio, Texas.Prezzi tra 90 – 150 a notte Beckmann Inn and Carriage House 222 E Guenther, San Antonio, TX 78204 Telefono: (210) 229-1449 / Fax: (210) 2291061 Situato nel centro della città quindi vicino ai maggiori punti d’interesse. Prezzi tra i 110- 120 a notte Yellow Rose Bed & Breakfast 229 Madison, San Antonio, TX 78204 Telefono: (210) 229-9903 / Fax: (210) 2291691 / Toll Free: (800) 950-9903 Vittoriano bed and breakfast in una zona tranquilla del quartiere storico King William. Prezzi tra i 60 – 145 Hill Country Hotel & Spa 9800 Westover Hills Blvd., San Antonio, TX 78251 Telefono: (210) 509-9800 Fax: (210) 509-9814 Lussuoso hotel di San Antonio e terme, situato nel cuore del Texas Hill Country, servizio di prima classe, vista panoramica ed una stellare spa. Prezzi a partire da 150 a notte Per altre info potete consultare i siti: www.booking.com, www.tripadvisor.com per gli hotel, motel e spa, www.homelidays.com per case vacanza, www.koa.com , www.wildtexas.com per camping e cabine. IL TEMPO Il clima è fortemente influenzato dai venti, a seconda che provengano da nord o dal Golfo del Messico a sud. I venti settentrionali sono più freschi e decisamente secchi rispetto a quelli umidi e caldi provenienti dal mare, che contribuiscono, specialmente in estate, a ren-

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dere le giornate afose. Le temperature del mese di luglio sono comprese tra 35 e 23 gradi, mentre in gennaio scendono fino ad oscillare tra 16 e 3 gradi. Un fenomeno raro ma non eccezionale sono le gelate notturne che, soprattutto tra gennaio e febbraio, possono dare luogo a qualche sporadica precipitazione nevosa. COSA VEDERE Fort Alamo, chiamato anche San Antonio del Valero, è situato in centro della città al 300 di Alamo Plaza. Considerato dagli americani un vero e proprio luogo di culto (è uno dei pochi posti dove non si paga per entrare) fu il teatro di una delle più importanti battaglie nella storia della guerra di indipendenza del Texas. La cappella ed il convento sono in pietra calcarea e sono tutto ciò che rimane del forte originale; la Long Barracks Museum & Library si trova di fianco alla cappella; il museo contiene relitti e monumenti della repubblica del Texas ed offre una narrazione della caduta di Alamo. Brackenridge Park al 3910 N St Marys Street; un parco che include ponti di pietra, percorsi per camminare, giardino giapponese e il ‘Brackenridge Eagle miniature train’ che porta i visitatori in giro per il parco. Il Witte Memorial Museum di Brackenridge Park al 3801 Broadway, in stile decò, ospitava un tempo la collezione d’arte cittadina e un’interessante sezione sui trasporti, recentemente trasferite in 2 edifici separati (un solo biglietto d’ingresso dà comunque diritto di accedere a entrambi i musei). Il nuovo Witte è

dedicato alla storia locale e alla storia naturale (visto che sorge a due passi dal famoso zoo di San Antonio). San Antonio Museum of Art (SAMA), al 200 West Jones tra Broadway e t. Mary è aperto mar.-sab. 10.00/17.00 e l’ingresso è 2$; in esso vi è una buona collezione di arte texana, soprattutto mobili e, con il medesimo biglietto si può accedere al Witte Museum. San Antonio Zoological Gardens and Aquarium è situato al 3903 North St. Mary’s Street vicino al Brackenridge Park; E’ un grande zoo sito in una cava di pietra abbandonata; uno dei migliori degli USA, vi sono più di 3500 animali per 751 specie diverse. River Walk (o Paseo del Rio), una serie di canali artificiali lunghi 7 km, lungo il San Antonio River; costruito negli anni cinquanta per arginare le piene del fiume Guadalupe, che nel corso degli anni si è trasformato in attrazione turistica, con tanto di barche per turisti, ristoranti e negozi - si trova 6mt sotto il livello stradale. Questi canali creano una zona pedonale dove si svolge gran parte della vita notturna della città, essendo piena di negozi e ristoranti. Si possono fare gite in battello sul fiume, con cenette romantiche servite a bordo. La Villita (Piccola Città) è la vecchia città di Bèjar (oggi scritto Bexar) che fu poi restaurata; si tratta di un angolo spagnolo nel cuore del centro urbano e sembra quasi un prolungamento del Paseo del Rio: ci sono ristoranti, gallerie d’arte, negozi d’artigianato, antiquari con strade di acciottolato.


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San Fernando Cathedral sorge tra Main Street e Military Plaza proprio nel cuore del vecchio centro commerciale di san Antonio. La prima pietra della cattedrale originaria fu posata nel 1735 dai membri di una comunità di immigrazione delle Canarie e terminato nel 1750; l’edificio attuale fu diligentemente costruito intorno al primo edificio. Una lapide commemorativa sulla facciata in stile gotico della cattedrale ricorda che qui riposano i resti degli eroi di Alamo, ma il dato non è esatto, perché Santa Ana fece bruciare tutti i cadaveri. San Antonio Missions National Historic Park compone di quattro su cinque di San Antonio missioni: missioni di Concepción, San José, San Juan e Espada. Missione di San José di San José e San Miguel de Aguayo, la "Regina delle Missioni", è la più grande missione di San Antonio. Designer spagnolo, dirigendo i lavoratori provenienti da Coahuiltecan tribù locali, ha costruito la missione alla fine del 1700 utilizzando Texas calcare e stucchi colorati. Nel corso della sua altezza, è previsto santuario e una comunità sociale e culturale per più di 300 gli indiani, ed è stata circondata da ettari di campi e allevamenti di bestiame. Mission Concepcion (o Nuestra Senora de la Purissima Concepcion de Acuna) si trova al 807 Mission Road e Mitchell.. E’ la più antica chiesa non restaurata tuttora in uso in America, l’inizio della costruzione risale al 1731 e fu terminata nel 1755; la facciata presentava un tempo motivi geometrici dai vivaci colori. Missione Espada Missione Espada contiene il meglio conservato del segmento acequia (sistema di irrigazione), che è stata utilizzata per portare acqua ai campi. Missione di San Juan Missione di San Juan del fertili campi coltivati permesso di essere auto-sostenibile; la sua cappella e campanile sono ancora in uso oggi. Hemisfair park, situata di fronte a Market Square al 200 S. Alamo(il più grande mercato messicano fuori dal Messico). si deve salire sulla torre della città dalla quale si gode un panorama mozzafiato della città e la sterminata prateria: la Tower of Americas, una torre di 231mt costruita nel 1968 con un ristorante girevole e una terrazza panoramica; La Casa Navarro State Historical Park è la casa dove visse Jose Antonio Navarro (1795-1871), un legislatore messicano del Texas. La Sunset Station; originariamente costruita come stazione ferroviaria nel 1902 ora è un posto dove si respira aria country mangiando cibo delizioso e facendo shopping.

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Sea World, un parco acquatico pieno di acquari e attrazioni legate al mondo marino; si trova al 10500 Sea World Drive, all’intersezione di Ellison Drive e Westover Hills Boulevard, circa 26km a nord-est di San Antonio; include 4 parchi in uno: lo show park, il rides & slides park, il water park e l’amazing animals park. King William Historic District. King William è il più antico quartiere storico in Texas. Costruito dai mercanti tedeschi alla fine del 1800, si compone di eleganti palazzi, quirky bed and breakfast, le gallerie d'arte, ristoranti e il corridoio Southtown commerciale. I suoi viali alberati spazzare la sponda sud del fiume San Antonio, ai suoi margini sono i Blue Star e Lavaca quartieri. È possibile scegliere un auto-visita guidata a piedi da San Antonio Conservation Society. LO SPORT San Antonio è rappresentata da due formazioni delle principali leghe professionistiche statunitensi: • I San Antonio Spurs (NBA - basket) • I San Antonio Silver Stars (WNBA –pallacanestro femminile) Sembra inutile dire che lo sport più seguito è il basket, Teatro delle imprese è il moderno At & T Center, completato nel 2002 ,capace di contenere quasi 20.000 persone a sedere oltre ad una cinquantina di suite per gli spettatori più facoltosi. CURIOSITA’ • La città più conveniente in America, sia per coloro che vivono qui e quelli che visita. • Una delle città Americane più sicure • Secondo la rivista Travel Smart è una delle più affascinanti città culturalmente negli Stati Uniti • SeaWorld di San Antonio è il parco marino più grande al mondo. • Il terzo zoo più grande degli Stati Uniti con oltre 3.500 animali, Ed è anche rifugio per più di 230 specie in pericolo di estinzione. • Time Warner ha annunciato il lancio di un nuovo servizio di identificazione delle chiamate telefoniche (Caller ID) per la televisione. Per tutti gli utenti del servizio televisivo via cavo di San Antonio sarà possibile, quando riceveranno una telefonata, visualizzare in automatico il numero o il contatto correlato alla chiamata direttamente sullo schermo televisivo. Allora ricapitoliamo… Non dimenticatevi di portare delle scarpe comode…perché c ‘è tanto da camminare..la macchina fotografica.. e visto che è una delle città più convenienti d’America..fate tanto ShoPPiNG!…..Buon Divertimento….


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