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di Renato Marengo

Quentin e Kill Bill Al ritmo di Sette note in nero

È il tema del film di Fulci ad accompagnare una delle scene cult del film di Tarantino. Lo firmano Bixio-Frizzi-Tempera n n n di Renato Marengo

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Mitico ormai il flm Sette note in nero di Lucio Fulci, uno dei registi italiani di cinema noir divenuti di culto; e mitica la colonna sonora composta dal trio di autori di tante musiche per il cinema: Franco Bixio, Fabio Frizzi e Vince Tempera. Ma a rendere il tutto “ancor più mitico” ci si è messo un mago internazionale del noir, Quentin Tarantino, Premio alla carriera alla Festa del Cinema di Roma. E che c’entra Tarantino con Sette note in nero? Beh, la cosa parte da lontano: l’eclettico regista americano è da sempre innamorato del cinema italiano degli anni ’60/’70, in particolare del flone noir che, anche se un po’ più “poverello” dei kolossal americani, ha proprio nelle sue ingenuità e nel suo sapore di ”fatto in casa” gli elementi di maggiore attrattiva per gli appassionati del settore. E Tarantino lo è più di tutti. Ma per Sette note in nero è andato oltre. A parte le scene, i soggetti, le atmosfere: stavolta è stata la musica, il tema principale della colonna sonora del flm, a catturarlo totalmente al punto da farla diventare “tema narrante” del momento più intenso e cruento di Kill Bill. Parliamo della scena dello stupro e della vendetta di Uma Thurman che, risvegliata dal coma dopo la violenza, ancora quasi paralizzata, si fa giustizia contro i suoi violentatori a ritmo proprio dell’incalzante tema che era stato di Sette note in nero. La scena è dominata e guidata totalmente dalla musica che Tarantino ha lasciato intatta, attualizzandola e rendendola più coinvolgente con l’intervento del

rapper RZA.

Proprio di questa splendida colonna sonora è uscita di recente, dalla Cinevox Record, un’edizione in vinile, la nuova copertina affdata a Luke Insect, geniale graphic designer britannico. Qualche nome di artisti e di copertine da lui realizzate ci fa comprendere meglio di chi stiamo parlando. Inizia negli anni ’90 a realizzare copertine per Funkadelic, Parliament, Ozzy Osbourne e, presso la famosa Brick Lane, a Londra, fonda il suo Luke Insect Studio, pubblicando copertine di dischi, volantini e poster per la forida discografa inglese. Si ispira alle riviste più underground di quegli anni come OZ, International Time, Suk e, attratto dal mondo della fantascienza e dell’horror, frma decine di cover dei più famosi gruppi britannici. Il giochino macabro con la foto della protagonista, sepolta viva in un muro di mattoni, è reinventato grafcament dal concept che Bixio mostra tra le novità della ristampa realizzata dalla Cinevox in collaborazione con AMS, Mondo e Theat Waltz.

«È anche per questo», spiega Bixio, presidente Cinevox, «per rendere onore a tanti artisti delle immagini, oltre che ai compositori, che ci fa piacere riproporre le edizioni originali e le nuove edizioni dei successi delle musiche per il cinema, composizioni che oggi fanno considerare la Cinevox etichetta “cult” e ci hanno stimolato a dar vita al Cinevox Cult Club, dedicato agli amanti del vinile e dei dischi delle nostre colonne sonore, collezionisti, venditori, ma anche protagonisti di musiche e regia». n n n

Sopra, da sinistra: Franco Bixio, Fabio Frizzi e Vince Tempera, ieri e oggi. Al centro: la copertina del disco di Sette note in nero.

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