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Siciliano, Imparato, Cappelli in trio di Andrea Carli
Invocation: visioni in musica, viaggi inaspettati e dimensioni tutte da scoprire firmati da tre compositori ben noti al cinema
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n n n di Andrea Carli
Sopra: Louis Siciliano fra le sue tastiere e i suoi sintetizzatori. In basso, da sinistra: Giovanni Imparato, Marco Cappelli e ancora Louis Siciliano Quando tre grandi frme della musica si uniscono non è mai per un progetto banale. Ce lo confermano Louis Siciliano, Giovanni Imparato e Marco Cappelli, che hanno deciso di scommettere su inedite visioni sonore, per regalare al pubblico un album unico, Invocation.
Esencial3io=, nome complesso per un trio, è l’incontro di tre eccellenze italiane e cittadine del mondo, che generano sonorità “visionarie” in cui si incontrano i loro percorsi.
Ai sintetizzatori, tastiere ed elettronica, c’è Louis Siciliano. Tra i pochi artisti europei a far parte della giuria dei Grammy Awards, ha composto, diretto, arrangiato e prodotto musiche per Alessandro D’Alatri, Gabriele Salvatores, Sergio Rubini, Salvatore Piscicelli. Da sempre impegnato nella ricerca dei punti di connessione tra la musica del Nord e del Sud del mondo, ha portato la sua ricerca in Mongolia, Cuba, Guatemala, Marocco, Spagna, Brasile.
Alle percussioni, Giovanni Imparato. Sacerdote dei tamburi Batà a Cuba, vanta collaborazioni con Ray Charles, Isaac Delgado, Lucio Dalla, Stewart Copeland, Renato Carosone, unendo la Napoli popolare ai ritmi di Cuba. Giovanni ha dedicato tutta la sua vita a quella musica yoruba che si perde nella notte dei tempi.
Alle chitarre, infne, Marco Cappelli. Musicista attivo sulla scena newyorkese che ruota attorno a John Zorn, è compositore per la White Wave Young Sung Kim Dance Company di New York, ha scritto le musiche del flm Intervallo di Leonardo Di Costanzo, premiato col David di Donatello. Vanta collaborazioni con Anthony Coleman, Enrico Rava, Marc Ribot, Adam Rudolph, Giovanni Sollima, Markus Stockhausen.
«Invocation è un viaggio nell’emisfero destro totale», spiega Siciliano. «Si tratta di un modo di fare musica dove l’ascolto apre le porte dell’intuizione. Potrebbe piacere a registi che osano». «L’idea nasce da un live», aggiunge Cappelli, «quindi senza piani prestabiliti. Ma si tratta di un’esperienza necessaria». Quanto cinema c’è nel progetto? «Ci hanno appena proposto di fare un flm sul nostro approccio alla creatività», dice Imparato. «Si parte dalla musica ma non solo da quello. Sarà una bella sorpresa». n n n