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Tori e Lokita I Dardenne e l’immigrazione di Luigi Aversa

Tori e Lokita Storia di una grande amicizia nata su un barcone della disperazione

Il nuovo film dei fratelli Dardenne è il racconto di una drammatica vicenda di strettissima attualità. In concorso a Cannes, ha ricevuto il Premio speciale del 75° anniversario del Festival

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n n n di Luigi Aversa

Premiato a Cannes con un riconoscimento speciale per il 75° anniversario del Festival, Tori e Lokita è il nuovo lavoro di Jean-Pierre e Luc Dardenne – registi vincitori di due Palme d’oro per Rosetta (1999) e per L’enfant - Una storia d’amore (2005) – nelle sale dal 24 novembre. I due fratelli belgi si affacciano ancora una volta nel mondo reale toccando lo scottante tema dell’immigrazione, da noi tornato di stretta e drammatica attualità.

Lokita è una ragazza del Camerun arrivata in Europa a bordo di uno dei tanti barconi della speranza e della disperazione che solcano le acque del Mediterraneo. Su quella scialuppa c’era il piccolo beninese Tori, con il quale ha condiviso tutta la trafila dei migranti, e dalla Sicilia i due, diventati di fatto fratello e sorella, sono arrivati in Belgio. Per la legge locale, però, devono dimostrare di essere veramente parenti. In attesa di questo riconoscimento, che forse non arriverà mai, i due si arrangiano facendo piccoli lavori, come cantare in una pizzeria – nel repertorio hanno anche Alla fiera dell’Est di Angelo Branduardi – ma soprattutto spacciando droga per conto del cuoco del ristorante. Tori e Lokita è il racconto della commovente amicizia fra un’adolescente e un bambino e dei loro disperati tentativi di integrarsi in un mondo che non li vuole, che finiranno per infrangersi nella più dura delle realtà. n n n

Sopra e in basso: Joely Mbundu e Pablo Schils. Qui sotto: i Dardenne

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