2 minute read

Obiettivo dune

Nella sua prima partecipazione alla Parigi–Dakar, la Porsche 911 aveva beffato i grossi calibri del rally raid. Quattro decenni dopo, l’avventuriera 911 Dakar si rifà a questa gloriosa epopea. Il verdetto delle dune.

LLa Porsche 911 Dakar procede a bassa velocità davanti alla duna di dimensioni considerevoli. All’interno, la voce dell’istruttore che precede la nostra auto risuona nel walkie-talkie: «Tieni la coppia quanto basta e poi accelera prima della cima della duna». Increduli, lanciamo il prezioso mezzo, frutto di una serie limitata a 2500 esemplari, nella sabbia profonda. La trazione integrale aderisce al terreno correttamente, ma bisogna subito sollecitare ulteriormente l’acceleratore, prima di pigiarlo con più risolutezza. «Gas, gas, gas!», urla l’istruttore. Grazie alla sua coppia di 570 Nm, il bolide da rally raid neoclassico assolve l’esercizio con disinvoltura, lasciando dietro di sé una spettacolare nuvola di sabbia. A questo punto possiamo lasciare l’acceleratore e sprofondare placidamente nel pendio, ammirando le magnifiche distese di dune di Merzouga, orgoglio del sud-est marocchino.

La bella storia di Porsche con la Dakar è entrata negli annali nel 1984. Su istigazione di Jacky Ickx, il costruttore tedesco sviluppò un’inedita 911 a trazione integrale. Una prima partecipazione che si rivelò un colpo da maestro, non con la vittoria del pilota belga, vittima degli iniziali problemi tecnici, ma quella del francese René Metge, una vecchia volpe del deserto. Quest’apparizione furtiva nel rally raid diede luogo nel 1988 alla prima Porsche 911 a trazione integrale di serie. Una scelta azzeccata, a giudicare dall’alta proporzione di versioni 4S nelle vendite del mitico coupé.

Son trascorsi quasi 40 anni e Porsche ha deciso di rendere omaggio agli exploit di una volta rivisitando la 911 vittoriosa. Partiti da una base di GTS, gli ingegneri hanno concepito un’integrale capace di brillare sia sull’asfalto che sui rilievi sassosi e sabbiosi. Altezza da terra rialzata di 5 cm, sospensione a corsa lunga e paraurti con grandi prese d’aria protette da una griglia: nasce così la lussuosa avventuriera. Gli angoli d’attacco equivalenti alla SUV Cayenne e i ganci rossi da traino convinceranno anche chi dubita del potenziale del mezzo.

A suo agio su ogni terreno Sull’asfalto marocchino, la nostra 911 Dakar denota una certa rigidità nell’ammortizzamento, anche se gli scultorei Pirelli All Terrain non risultano troppo rumorosi. Al nostro passaggio, i poliziotti in servizio ai posti di blocco ci chiedono d’effettuare un launch control. Compito assolto con piacere dal boxer di 480 CV. La nostra piccola carovana lascia poi le strade rettilinee per immettersi su un tratto sassoso. Con la modalità Rally inserita, la 911 Dakar procede incurante dei sassi che ricoprono questo terreno mobile, sul quale l’antipattina-

Porsche 911 Dakar

Lunghezza: 4,53 m |

Baule: 132 l

Motore: 6 cilindri 3 l boxer biturbo, 480 CV, 570 Nm; cambio PDK 8 rapporti, 4×4; 1605 kg (DIN) Altezza da terra: da 16 a 19 cm Prestazioni: da 0 a 100 km/h in 3,4 s; velocità limitata a 240 km/h Consumo (WLTP): 11,7 l/100 km

Prezzo: 268 700 fr. (serie limitata a 2500 esemplari) mento è più permissivo. Avvolti da una nube polverosa, ci si dimentica del prezzo esorbitante. Una breve fermata per sgonfiare i pneumatici da 2,2 a 1,2 bar, passare in modalità Offroad e bandire le assistenze: l’altezza da terra si rialza ancora di 3 cm e la nostra auto –agghindata con il look rally, come l’antenata del 1984 –, è pronta per affrontare il tracciato sabbioso e superare le dune senza difficoltà. Sono momenti esaltanti che potremo poi rivivere installati tranquillamente nella tenda da tetto appositamente concepita. Stupefacente, questa 911 Dakar!

This article is from: