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Legge sul clima: e adesso?

egli ultimi due anni, i cittadini svizzeri hanno indicato alle autorità il cammino da seguire. el 2021 hanno respinto la legge sul CO e ora approvato quella sul clima. Il messaggio uscito dalle urne è chiaro: s a incentivi ed investimenti, no a divieti e, soprattutto, a imposte eccessive. Il Parlamento dovrà tenerne conto quando sarà chiamato ad esaminare la nuova legge sul CO2

Infatti, mentre la legge sul clima non fa che recepire gli obiettivi degli accordi di Parigi nell’ordinamento svizzero e stabilisce una serie di misure per l’edilizia e l’industria, nella legge sul CO2 si tratterà di definire i provvedimenti necessari nell’ambito della mobilità. Sarà la chiave maestra che aprirà la strada alla transizione ecologica della mobilità.

In questo contesto il Parlamento dovrà in particolare stabilire i prezzi massimi alla pompa e fissare il quadro dei finanziamenti da destinare allo sviluppo della rete di ricarica tra il 2025 e il 2030, condizione indispensabile in vista di promuovere la mobilità elettrica. I nostri rappresentanti faranno bene a ricordare l’esito delle due precedenti votazioni quando pas seranno al vaglio il disegno di legge inviato dal Consiglio federale l’anno scorso. Due le pecche da correggere: in primis il testo tralascia di specificare i costi di determinate misure che andranno automaticamente ad incidere sui prezzi dei carburanti e non impone un tetto di spesa chiaro e trasparente. E in secondo luogo le proposte del Governo per quanto riguarda le stazioni di ricarica sono fin troppo timide: sono appena 30 milioni di franchi all’anno che Berna intende sbloccare per incoraggiare l’installazione di punti ricarica al domicilio e nelle aziende. Una somma tanto più irrisoria se si considera che due terzi della popolazione vivono in affitto.

Il TCS continuerà a sostenere la transizione ecologica della mobilità. Ci aspettiamo tuttavia che il Parlamento limiti l’aumento previsto del prezzo dei carburanti e riveda decisamente il contributo federale alla realizzazione di un’efficiente infrastruttura di ricarica, triplicando quanto proposto dall’Esecutivo. D’altronde questi investimenti non toccheranno il portafoglio degli automobilisti e contribuenti. Il Fondo stradale viene infatti alimentato dalle tasse sui carburanti ed attualmente dispone di riserve per 3,8 miliardi di franchi. Un bel cuscinetto finanziario quindi il momento di sfruttare l’opportunità di investire nell’infrastruttura di base e nella gestione della potenza elettrica delle case plurifamiliari per i prossimi sei anni. La mobilità deve e può continuare sulla via della transizione ecologica. Sarà al centro della nostra politica climatica durante i prossimi anni.

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