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www.trantran.net | n. 24 mensile | 29 novembre 2011 | Distribuzione gratuita

con il patrocinio di:

in questo numero

FAUSTO LEALI

a tu per tu con il soul man italiano Fabio volo a monza presenta il suo nuovo libro incontri

musica

Animali viaggi

riflessioni

Antonella Ruggiero al Teatro Manzoni

Sarah Jane Morris Chiara Canzian

La dura vita dei cani neri

Letti separati o lettone?

Cortina D'Ampezzo è tempo di montagna


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Anno III- numero 24- 29 novembre 2011 Editore: Trantran Editore S.r.l. Sede : via Cesare Battisti 121 Vedano al Lambro C.F./P.I./RIMB 06774520966 REA MB 1864900 Reg. Trib. Di Monza n. 1995 del 29/06/2010 Fondatori Marta Migliardi, Elena Gorla, Adriana Colombo, Guido Bertoni Direttore Alfredo Rossi Capo Redazione Marta Migliardi Vice Capo Redazione Elena Gorla Inviata Speciale Adriana Colombo Grafico e fotografo Stefano Ponti Redazione Juri Casati, Guido Caimmi, Gabry, Gaber (UTGaber), Niccolò Rossi, Alberto Zanardo e Francesca Fawn Masperi Si ringraziano per questo numero Francesca Cassani e Clara Bitti, il Sig Salerno, Raffaella e tutti gli amici di Joe Barretto, Valentina di Parole e Dintorni, tutta l’Enpa sez Monza e Brianza, Alessio Ramerino e il Teatro Arcimboldi, l’amicoAndy e Effe, tutti i ragazzi della distribuzione, I Miserabili, la Gingifella, Pippo, Skizzo, Camilla e tutti i cani della mia vita ( in primis la bellissima Alice, Spispi e Cocò). Ringraziamo Mercuzio e Tullio. Ringraziamo i bifolchi che abbiamo conosciuto, che ci hanno fatto capire che, in fondo, va bene anche così. Ringraziamo i vecchietti e le vecchine.

SOMMARIO 5 Editoriale Non ti curar di lui, ma guarda e passa... 6 Spunti di vista Letto o lettone? IN QUESTO NUMERO

8 CLOCHART Fausto Leali: ciò che è fatto non si ripete 12 Fabio Volo: l'uomo deve diventare donna 14 Antonella Ruggiero: Solidarietà al Teatro Manzoni 16 ALTROVE Cortina D'Ampezzo: la regina delle Dolomiti 18 i segreti dello CHEF A casa vostra come al ristorante

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20 BRIGANTIA La regina Margherita in mostra 23 Speciale benessere Haloterapia 24 BIS Sarah Jane Morris: essere qui, adesso 26 Chiara Canzian: i pensieri che diventano reali 28 Rigoletto: l'Opera torna a Milano

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34 SPORTIVAMENTE Elena una ragazza d'oro 36 pendolare Urbano e extraurbano

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37 dalla provincia 38 RAccontiamoci Miseria e nobiltà di Paolo Cadorin 40 dal COMUNE

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44 reality 45 Le sciure e il beverino

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41 Di tutto un po' 42 cosa succede in città

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46 dove trovare la rivista

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29 IN cuccia La "maledizione" dei cani neri 32 NOn solo monza Nova Milanese

Foto di Copertina Fausto Leali e Coredo Salerno, foto di Alberto Zanardo

Progetto grafico e impaginazione Stefano Ponti

19 Verdissimo Ortaggi vs Fiori

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editoriale il direttore alfredo rossi

Non ti curar di lui, ma guarda e passa... Due anni e sembra ieri. Due anni pieni di entusiasmi, momenti di sconforto, rabbia, risate, grandi soddisfazioni e anche qualche (per fortuna) piccola delusione. Sono i due anni che tutta la redazione di Trantran ha passato con voi, numero dopo numero. Due anni in cui ci abbiamo sempre messo la faccia, tanto è vero che lo scorso anno, in occasione del primo anniversario, abbiamo deciso di... mettere le nostre facce in copertina (cosa che abbiamo evitato di fare questa volta, perché non sempre “repetita juvant”). Devo essere sincero, io, l’unico maschio e il più vecchio della compagnia, all’inizio ero il più scettico: l’idea di realizzare un giornale free press (che poi è il classico «a gratis» delle nostre parti) mi sembrava troppo complicata. E ho cominciato a sollevare un mare di obiezioni, che di volta in volta loro mi smontavano, fino ad arrivare al risultato che avete tra le mani. Non so chi, ma so il perché, credo che qualcuno qua in zona dovrebbe dar loro un premio che sia il riconoscimento di tanta costanza e capacità di mettere in piedi un’impresa che adesso, lo possiamo dire con giusto orgoglio, è ben radicata a Monza e nel circondario del capoluogo brianzolo. E visto che è la nostra festa, permettete di togliermi un sassolino della scarpa: c’è un tizio (o tizia?) che ogni volta che usciamo ci manda una serie di insulti via internet. Così non va... Non per gli insulti: anzi, le critiche le accettiamo sempre e se qualcuno pensa di essere in grado di scrivere qualcosa di interessante le nostre pagine sono a disposizione: qualche nostro attuale collaboratore è nato così. No, non va il fatto che chi invia questi insulti li mandi in forma anonima: insomma uno che ha il coraggio del «non mi vedi». Che tristezza! Mutuando la frase da Dante (dal terzo canto dell’Inferno) potremmo dire «Non ti curar di lui, ma guarda e passa». No, meglio non perdere tempo neanche a guardare

foto di Gabriele Benini PS: se avete tempo e voglia mandateci una mail, una lettera o una cartolina per festeggiare il nostro compleanno. Anche torte, ovviamente. Gli indirizzi li trovate in fondo al giornale.

IL primo numero di TRANTRAN

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spunti di vista

l’innocenza del principio relativo

il mio letto, infatti, un bel giorno, ha iniziato a popolarsi di nuovi ospiti, vivaci, sornioni, decisi a non abbandonare il comodo posto accaparrato… pronti a difenderlo con le unghie e con i denti.

LEtto singolo o lettone?

Dimmi che notte hai e ti dirò chi sei… di Elena Gorla

Il dott. Stanley direttore dello Sleep Lab (laboratorio del sonno) dell’Università del Surrey qualche anno fa, ha riaperto l’annoso dibattito sull’importanza del sonno nelle dinamiche di coppia dimostrando, dati alla mano (desunti da una lunga serie di esperimenti scientifici ed osservazioni da lui stesso condotte in collaborazione con la propria equipe), che dormire in letti separati, anzi, meglio ancora, in camere separate, giova sensibilmente alla stabilità della coppia ed addirittura alla salute (prevenendo depressione, problemi cardiaci, problemi respiratori ecc.) dei singoli conviventi. Lo stress causato dalle interruzioni al proprio sonno dovute ai risvegli del partner, al suo russare, scalciare ecc. causerebbe un danno a livello psicofisico nettamente superiore al beneficio emotivo dato dall’intimità rafforzata tramite la condivisione del sonno. L’intimità infatti, a suo dire, è una condizione che si apprezza durante lo stato di veglia mentre il sonno è uno stato inscindibilmente legato al versante più egoistico dell’essere umano. Insomma, quando si dorme si è soli e si vuole esserlo,ogni intrusione alla solitudine dello stato di sonno è inevitabilmente un elemento di disturbo. Questo è senza dubbio vero, ma un po’ semplicistico. Gli aspetti socio economici che hanno influenzato il modo di dormire in secoli e in culture differenti sono un argomento troppo vasto per una breve trattazione. Basti considerare che indubbiamente, in occidente, la necessità presso gli strati sociali più poveri di ottimizzare le risorse familiari a favore di una numerosa prole, di riscaldare il minor numero possibile di ambienti, ecc., sono stati innegabilmente fattori determinanti nell’usanza di ammassare i figli in un letto, usanza che però, ri-

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mane ampiamente diffusa presso alcune culture orientali non solo per fattori economici ma, principalmente, sulla base di un’impostazione culturale in materia di allevamento dei figli molto distante da quanto in uso nell’occidente industrializzato…Almeno fino ad una decina di anni fa. Oggi da noi lo chiamano co-sleeping, ed è una tendenza che sta prendendo sempre più piede, anche sull’onda alle dichiarazioni di chiacchierate star del cinema come la coppia Bred- Angelina che ha dichiarato ai media di essersi fatta appositamente costruire un lettone di ben 3 metri di larghezza per potervi ospitare tutta la propria numerosa prole…Certamente la sig.ra Jolie-Pitt al piacere di condividere un così grande letto con la sua grande famiglia non dovrà affiancare lo stress di lavare e stirare le immense lenzuola-paracadute! In fondo, che la camera da letto sia anche il luogo degli eccessi non è una novità ed estremi della miseria o estremi del lusso che siano, in questo caso il risultato non cambia: stretti stretti o comodi comodi ma tutti insieme appassionatamente. Il dott. Stanley certamente non approverebbe, io, però, approvo, senza riserve. Non me ne vogliano i sostenitori della idea vittoriana di riserbo e pudicizia notturna, ma io sono un’inguaribile sostenitrice del “tutti insieme appassionatamente”. Non ho mai amato dormire da sola, anzi, per molti anni mi è stato addirittura impossibile. I miei genitori, fino ai sei anni d’età o forse più, mi hanno concesso il lusso di addormentarmi nel lettone, ovviamente assieme ad uno di loro che poi provvedeva a spostarmi nel mio letto una volta addormentata. Non paga di questo, però, io dormivo tenendo ben strette due pecorelle

di pezza e se, malauguratamente, durante il sonno allentavo la presa fino a farne cadere anche solo una dal letto, subito mi destavo e la raccoglievo. Senza di loro non mi era minimamente possibile dormire: questo fino ad oltre i vent’anni compiuti. Poi la situazione è cambiata, ed io ho riposto le due logore pecorelle di pezza sulla testata del letto dove, tuttora e per sempre, vegliano notte dopo notte il mio sonno. E’ stata una decisione necessaria e funzionale alla salvaguardia della loro integrità di vecchi, malconci e fedeli pupazzi: il mio letto, infatti, un bel giorno, ha iniziato a popolarsi di nuovi ospiti, vivaci, sornioni, decisi a non abbandonare il comodo posto accaparrato… pronti a difenderlo con le unghie e con i denti. Dapprima arrivarono Lolita e Sibilla, una adagiata sopra il mio fianco e l’altra, estate ed inverno, stesa sul mio collo. Poi, con una stazza un po’ più consistente, si aggiunse Totò, posto fisso ai miei piedi e perpetua impossibilità di stendere completamente le gambe. Sopraggiunse quindi Matteo, che si insidiò stabilmente nel ruolo di marito e, astutamente, ben lungi dall’essere in quello spazio il primo arrivato, mai si azzardò neppure ad ipotizzare lo sfratto di alcuno degli ospiti ma fece prevalere le

ragioni della sua maggior stazza, conquistandosi a suon di spintoni una metà del letto e relegando tutti noi nella nostra sovraffollata parte. Nell’arco di una sola primavera, tempo di cucciolate abusive, arrivarono prima il piccolo Annibale poi la piccola Angelina che, con la prepotenza che caratterizza i più piccoli, non faticarono ad imporre la loro presenza nello stretto talamo. La furba Angelina riuscì a farsi accettare nella metà letto di Matteo, quella a minor densità di popolazione, il piccolo Annibale, che ora vanta una mole di 8 kg, scelse la mia pancia e non perse, anzi rafforzò, questa abitudine durante la mia gravidanza, prodigandosi in rumorose fusa ad ogni movimento del piccolo nascituro. Quando nacque il piccolo Enea, quindi, potevo io correre il rischio che, lasciato solo nella sua culla, venisse schiacciato dall’amore di un gattone sovrappeso? La soluzione più pratica per ovviare all’inconveniente fu quella di portare anche lui nel nostro letto, almeno, avendolo vicino, avrei potuto controllare che non venisse schiacciato. Più il piccolo Enea si irrobustiva più i miei controlli si facevano meno rigidi e ben presto Annibale, accecato dalla gelosia, riuscì a scalzare il primato del bambino riconquistando il suo ambito posto

nell’incavo della mia pancia. Per completezza non posso tralasciare la piccola Mela, predatrice di tutto ciò che si muove sotto le coperte come solo un gatto di sei mesi sa essere. Non che lì in mezzo sia semplice muoversi ma nel farlo bisogna essere molto prudenti: sgranchirsi senza circospezione può costare una repentina arpionata all’alluce ad opera di una ungulata zampina. Ogni notte ce n’è una, ogni movimento è una piccola guerra, il sonno un bene da conquistare…sogghignerà il dott. Stanley soddisfatto, ma io sorrido. Talvolta la notte tutto tace, persino nella mia camera, ed io nonostante questo mi sveglio. E’ allora che li osservo dormire accucciati gli uni agli altri, cani, gatti, bambini, adulti. Un misto di prepotenza e di tenerezza che mi porta alla memoria quando da bambina mi mettevo sul letto con tutti i miei pupazzi e fingevo di essere su di un’isola: noi salvi sul letto e fuori da lì un mare pieno di squali. Nulla è cambiato: siamo una famiglia, dormiamo tranquilli su quest’isola, fuori il mondo e gli squali. Allora chiudo gli occhi, mi faccio cullare dai loro respiri tranquilli e riprendo a dormire.

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clochart

interviste a volti noti in giro per la brianza

remo Giovani. Certo che devono capire subito che una volta arrivati a Sanremo è solo l’inizio!» A tal proposito, cosa pensi della discografia oggi? « Io la percepisco in discesa libera. Mi spiego meglio: il disco d’oro prima lo davano ad un milione di copie, poi a centomila… adesso lo danno a 50.000, questo perché il mercato discografico è praticamente morto. Io, nel 2003, in pochi giorni ho vinto il disco di platino allegando il mio disco a Tv Sorrisi e Canzoni. Adesso le modalità sono radicalmente cambiate: c’è internet, il download…e questo non si può fermare. Arriva, un giorno, un ragazzino che inventa facebook, poi un altro che inventa YouTube. Sono cose incredibili a ben pensarci…anche per quanto mi riguarda: chiunque voglia sapere cosa ha fatto Fausto Leali recentemente, non va più sul mio sito ufficiale, ma usa questi canali. Se qualcuno viene ad un mio concerto, ne filma un pezzettino e lo mette su YouTube e, anche se non autorizzato, io non posso fermarlo. Non è che i dischi non si vendano più del tutto, ci sono artisti come Vasco Rossi i cui fan sono quasi fan “religiosi”, che raramente vanno a scaricare illegalmente qualcosa, perché sanno che nuociono, così facendo, al loro beniamino, e quindi comprano tutto quello che Vasco vende... ma in Italia sono solo tre o quattro gli artisti che possono giovare di questo beneficio. Il resto, invece, è tutto in caduta libera perché i discografici non sono più disposti ad occuparsene. Ti faccio un esempio: se io volessi fare il coach e usare la mia sala di registrazione per produrre qualche nuova leva, dovrei poi andare a trattare con le radio. Per far andare in radio, anche solo come spot, per un mese un nuovo pezzo si parla di cifre esorbitanti, che non ti riprenderai mai indietro con la vendita dei dischi. Quindi, non essendoci più gente disposta ad investire, se anche vai ad un talent show e hai successo per un anno, dopo ti ritrovi messo peggio di prima».

Fausto Leali

ciò che è fatto non si ripete Pranzo a tu per tu con il soul man italiano di Marta Migliardi, foto di Alberto Zanardo

Monza, Novembre 2011. Appuntamento da Joe Barretto con Fausto Leali. Il grande artista, vincitore di quattro Festival di Sanremo e interprete di successi del calibro di A Chi e Mi Manchi, mi aspetta per pranzo. Coredo, il giovane e brillante pittore che avevo in precedenza intervistato (si veda n di Trantran 22) è stato, infatti, l’autore della copertina dell’album, scritto e interpretato da Leali, Profumo e kerosene (2006) ed è proprio tramite di lui che arriviamo a concordare questa intervista. Il locale è caldo, accogliente. Al muro

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foto di grandi attori e cantanti, tante immagini d’epoca. Una tra tutte colpisce la mia attenzione: Fausto Leali e i Beatles.Una foto in bianco e nero, bellissima. La cui storia non riesco neanche ad immaginare, meglio lasciarla nel mito, racchiusa in uno scatto. Quando entra nel locale Fausto Leali porta con sé un carico di energia, innata. Ma come si può resistere al tempo? Com’è possibile che lui sia sempre uguale, uguale a come lo vedevo da bambina, in TV? Una stretta di mano con il diavolo?

Al tavolo si uniscono amici, poi amici di amici, infine il figlio di Leali, Francesco, anche lui, ma in veste di dj, legato al mondo della musica. L’allegra compagnia, che mi ricorda molto Amici Miei (1975, regia di Mario Monicelli), e un bicchierino di prosecco mi fanno sentire subito a mio agio anche se le foto davanti a me (che ritraggono non solo Leali con i Beatles ma lo stesso con Mina, e moltissime altre leggende) mi ricordano sempre chi ho davanti. Un uomo dotato di un grande talento, la voce di un carattere trascinante, un uomo

che cavalca le scene da prima che io nascessi, un uomo di jazz e di blues: il primo soul man italiano. Hai fatto il docente ad Area Sanremo… quali sono i consigli che dai ai giovani che vogliono intraprendere la tua carriera? «Ho fatto un intervento, un seminario. Il giorno prima di me è andato Gino Paoli che ha detto loro: “cambiate subito mestiere!”. Io non volevo essere così duro e sincero. Ho cercato di mascherare un po’.

Oggi il rischio di illusione è molto più grande proprio perché ci sono più canali a disposizione. C’è Amici, c’è X Factor. Ai ragazzi bisogna dire le cose come stanno, perché la verità, con tutti questi talent show, è che il vincitore non sempre è quello con maggior valore commerciale o artistico. Il primo premio non include il fatto che il brano possa avere successo negli anni. In questo seminario avevo davanti 300 ragazzi, dai 16 anni fino ai 30: tutti erano lì per classificarsi nei primi due posti, altrimenti non si accede a San-

Quindi sei contrario ai talent show? «A me hanno chiesto molte volte se volevo andare ai Raccomandati (trasmissione in cui un vip porta un suo pupillo ad esibirsi davanti al pubblico) ma a cosa serve? A me sembra una sorta di Corrida di Corrado. è soltanto un attimo, un’emozione di un minuto. Al 99,9% i talent show mi sembra che producano solo una grande illusione. Uno su mille ce la fa, dice Morandi, e Checco Zalone risponde: “Beh, e gli altri 999?”».

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L’artista, quale personaggio pubblico, secondo te deve dare il buon esempio? «Io, anche quando sono incazzato e mi fermano per strada perché vogliono l’autografo o la fotografia (oggi con i telefonini te lo chiedono ovunque), mi fermo sempre perché sono convinto che sia un mio obbligo, un mio dovere. Al ristorante, o in qualsiasi luogo pubblico, se sei simpatico o comunque riconoscente a quello che ti ha comprato un disco, un sorriso va sempre regalato. The show must go on… non solo sul palco. Se sei famoso e hai fatto di tutto per diventarlo, non puoi pretendere che gli altri facciano finta di non vederti, non sei invisibile. Poi, naturalmente, c’è chi si avvicina a te in maniera signorile e straordinaria e chi, invece, è un po’ più rozzo… e lì sta alla tua sensibilità e al tuo “ saper vivere” il saperti rapportare con tutti». Nonostante il tuo enorme successo, sei sempre riuscito a mantenere la tua privacy e la tua vita privata solo per te. Come hai fatto? «Tutta la mia vita famigliare, ed io ho avuto due famiglie, è stata molto riservata. Non ho mai dato modo a nessuna rivista gossip di scrivere di me e, francamente, non ne ho mai avuto neanche bisogno». Anna Oxa, Luisa Corna… spesso ti abbiamo visto duettare con donne bellissime e molto brave, con quali altre interpreti ti piacerebbe collaborare e perché? « …mettiamoci anche la Bertè! Con lei ho fatto almeno cinque brani anche se si trattava solo di piccole parti senza la divisione totale delle canzoni perché lei tutte le volte mi dice: «devo venì io…» Per il resto non me ne frega niente: queste cose devono venire spontanee. Molti, vedendomi a Domenica In con la Oxa, mi hanno scritto: «ma perché non tornate insieme a Sanremo?». Io ho risposto che sarebbe sbagliato, perché non si potrà mai ripetere Ti lascerò…e poi è una cosa già fatta. Quella collaborazione è andata molto bene ed io desidero che rimanga nella memoria di chi lo vorrà. Sono passati 21 anni ma vedo che raccoglie ancora molti consensi ed interesse: non si può ripetere!» Nato in provincia di Brescia, ora vivi in Brianza… «Io comperai un terreno a Lesmo nel ‘68/ ‘69: fui uno dei primi, con la Zanicchi e il maestro Ioni, che lavorava nella nostra casa discografica…dal ’70, quindi, abito in Brianza e mi trovo molto bene, però mi sento sempre bresciano perché sono legato alle mie radici e alla mia famiglia. Avendo avuto un’infanzia un po’ povera, ed essendo stato un bambino sensibile, non mi potrò mai dimenticare delle mie origini e di certi momenti vissuti che, però, mi danno la forza di dire: “sono stato molto fortunato, ho avuto una carriera che sto “respirando” ancora molto bene e poi, poi vedremo…”» “Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare”. Bukowski «Devo dire che analizzandola bene è proprio così. Io mi ricordo che in casa mia c’era poco o niente. Bastava che papà portasse a casa la busta paga che era già un momento di felicità. Poi la mamma doveva fare i conti con il salumiere, il macellaio, ma sapevamo goderci quell’istante. Alla fine del mese, in fondo, con la paga del papà si saldavano i debiti! Io ho cominciato a lavorare a 12 anni, finita la quinta elementare (nel mentre suonavo la chitarra) e a 14 ho cominciato a suonare in un gruppo. Io prendevo 2.500 lire alla settimana, facendo il salumiere. Poi arriva un tale a parlare con i miei genitori per firmare il contratto: così ho iniziato a prendere 3.000 lire al giorno, spesato! Abbiamo comprato la televisione… e da allora siamo stati bene. Però per me è stato importante avere il raffronto con i momenti meno fortunati».

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Parlaci dell’album Profumo e Kerosene, un lavoro composto da brani scritti da te, la cui copertina è stata realizzata da Coredo Salerno (si veda foto di copertina e intervista su Trantran 22)? «In realtà non è il primo album mio, io ho sempre messo qualcosa di mio, ma il primo tutto mio con i testi di Mogol fu Amore dolce, amore vero, amore mio, che è del 1975. Di questo album vado molto fiero, io scrivo sempre con una tendenza verso il jazz e cose che non sono tanto orecchiabili. Ho, però, la fortuna di essere un interprete quindi, quando mi arrivano brani scritti da altri (me ne mandano moltissimi), posso scegliere fra tanti e, ogni tanto, capita il successo. Per esempio, Io camminerò era di Tozzi (che era nella mia stessa casa discografica) e lui era molto contento quando io decisi di inciderla. Fu un successo...e lui fu un po’ meno contento! (NDR. Ride) Poi, per fortuna sua, l’anno dopo gli è scoppiato in mano Ti amo, così è stato contento anche lui… Ma torniamo a Profumo e Kerosene, un altro album fatto integralmente da me, anche qualche testo… sono molto orgoglioso di quell’album perché mi rispecchia bene. Io non sono solo quello di Mi Manchi, Io Amo, A Chi…io sono grato a queste canzoni, intendiamoci, però nasco dal Rock’n Roll, dal funky e dal blues che erano difficili da proporre. Il primo Rhythm & Blues in italiano è stato, Deborah, nel 1968, prima non ce n’erano di canzoni così, poi, piano piano si è sviluppato questo genere: Zucchero, infatti, è arrivato qualche anno dopo ed è andato molto bene ».

Ci vuole un po’ di mestiere. Se sono sul palco può darsi che io abbia voglia di piangere però non lo posso fare. Butto fuori lo stesso le mie emozioni, tramite la musica, quindi le trasmetto al pubblico e la gente le respira Le personalità come le tue, sul palco, sono molto forti, molto energiche e trasmettono con la stessa intensità gioia e malinconia. Quando interpreti le tue canzoni davanti ad un pubblico, come ti poni? «Ci vuole un po’ di mestiere, dipende dalle serate. Se, ad esempio, sono sul palco e canto Mi manchi, può darsi che io abbia voglia di piangere però non lo posso fare. Butto fuori lo stesso le mie emozioni, tramite la musica, quindi le trasmetto al pubblico e la gente le respira. Quando i discografici o i mestieranti, che a volte sono un po’ finti,

dopo l’esibizione ti dicono: «guarda mi è venuta la pelle d’oca così…», mi viene da ridere…non ho bisogno di vedere i loro peli ritti! Sono cose che colgo nell’energia che si è creata tra me e il pubblico». Tre motivi per cui vale la pena vivere… «Uno è la vita stessa… Dal momento che nasci sei già collegato alla morte, quindi è importante tutto quello che riesci a fare tra la tua nascita e la tua morte. Ci sono persone fortunatissime e altre molto sfortunate, io mi ritengo molto fortunato, perché ho avuto un

dono, la voce, che poi, naturalmente, ho coltivato. Due: sapere il perché tu chiami amore qualcuno e il perché ti chiamano amore. Tre: essere stimati e ben voluti dalla gente. Non ti dico i soldi, i soldi sono importanti, se no non hai da mangiare ma nei limiti… non è che penso che chi ha la barca di 70 metri sia più felice di me…». La vita si assapora o si sbrana? «Io faccio tutte e due le cose, contemporaneamente….».

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clochart

interviste a volti noti in giro per la brianza

plicità e ironia ma con quel pizzico di malinconia e timidezza che lo rendono credibile e gentile sia come uomo che come scrittore. E credo che, oggigiorno, quella sua gentilezza e gratitudine sia già un buon motivo per mettere a tacere i miei pensierosi pregiudizi. Volo risponde, quindi, alle domande di tutti e parla molto dell’universo femminile e della propria crescita, anche attraverso i suoi romanzi. Come mai hai voluto scrivere il romanzo al femminile? La mia idea, che era anche più bella di quello che poi alla fine ho fatto, era quella di scrivere un diario al femminile: il diario di una donna sposata, di una moglie, e poi volevo che il marito, trovandone il diario imparasse a conoscerla veramente. Volevo che attraverso quel diario riuscisse a capire che non la conosceva, che non aveva mai conosciuto veramente la persona che aveva al proprio fianco. Ero partito con quest’idea per cui ho iniziato scrivendo la parte del diario di lei… poi non ho nemmeno iniziato a scrivere del marito perché, oramai, non mi interessava neanche più la visione dell’uomo su questo diario! L’idea era nata dal fatto che secondo me è sbagliato considerare l’intimità tra due persone come una cosa che si raggiunge stando insieme, vivendo insieme. Intendo dire che non è il tempo la misura dell’intimità. Non è vero che due persone che si conoscono da vent’anni abbiano necessariamente un grande livello di intimità: magari stanno assieme da così tanto tempo, hanno anche dei figli, ma possono non avere alcuna forma

A

ttesissimo al Libraccio di Monza in via Vittorio Emanuele 15, Fabio Volo non si fa attendere. Una folta schiera di ragazzine munite di iphone e simili aggeggi all’avanguardia, ma anche di signori e signore più attempati che, con una calma e un rigore quasi inglesi, attendono in fila l’arrivo dello scrittore, per farsi autografare il libro. Si tratta de Le prime luci del mattino (ed. Mondadori, € 19,00 ), il sesto lavoro di Fabio Volo, scritto interamente in prima persona ma, questa persona, è una donna. Molto scetticamente mi apprestavo a riflettere su come, un uomo di spettacolo, avesse potuto affrontare la stesura di un romanzo identificandosi in una donna e cercavo già di prevedere in quali scellerati luoghi comuni fosse potuto cadere. Ma chi si crederà di essere questo, pensavo io, Dostoevskij? Ed eccolo arrivare un po’ timidamente. Senza sfoggiare alcun divismo, senza tanti fronzoli.

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FAbio Volo

a Monza, presenta il suo nuovo libro Le prime luci del mattino

dato che tutti ad un certo punto si fidanzano, si sposano e fanno figli (e finché non ti fidanzi, non ti sposi e non fai figli, sembra che non hai messo la testa a posto!) allora, non sapendo cosa voglio, faccio quello che vogliono tutti perché pare che sia la cosa giusta che renda felici le persone. Poi, socialmente parlando, credo che sia abbastanza evidente che non ci sarebbero 900 canali di una televisione, una partita di calcio tutte le sere, le sigarette, l’alcool, le prostitute, la politica, l’enalotto, il superenalotto, le borse da 300 euro, le scarpe da 500 euro se esistesse davvero tutta questa felicità convenzionata. E’ un tipo di felicità che, essendo in realtà inesistente, sopravvive come idea sostenuta da un’infrastruttura di cose abbastanza inutili: questo volevo raccontare! E alla fine lei diventa molto più intima con uno sconosciuto di quanto lo sia stata per anni con il proprio marito.» Nei tuoi romanzi parli spesso di sentimenti, delineando un filo conduttore che, con semplicità, tratteggia le storie dei tuoi personaggi. Quanto c’è di autobiografico nelle storie che racconti, nei sentimenti dei tuoi protagonisti? «Sicuramente, anche perché io sono abbastanza timido e scrivere filtra la mia timidezza. Questo è il mio sesto romanzo e, sicuramente, rispetto al primo in me c’è stata un’evoluzione, sono cresciuto, anche attraverso la scrittura stessa. Per questo mi piace pensare che il mio percorso di crescita possa, in un certo senso, essere condiviso anche dai miei lettori perché, inevitabilmente, sono cresciuti sono cresciuti anche loro. Il primo libro racconta di un ragazzo che non vuole entrare nel mondo degli adulti. Il protagonista è un dj e anche io, ai tempi, facevo il dj… Il secondo libro, invece, parla di un uomo che entra nel mondo del lavoro, con un bello stipendio che gli permette di vivere da solo e comprarsi una bella macchine. Poi, però, inizia a svegliarsi di notte in preda all’ansia, senza riuscire a capire quale sia

il problema…finché non inizia a capire che forse in ciò che ha, in ciò che è diventato, non si sente realizzato, non si sente davvero sé stesso. Nei romanzi successivi, quindi, ho parlato della ricerca di ciò che si è realmente, poi d’amore, e, infine, del rapporto con i propri genitori, perché tutti, credo, diventati adulti, rivediamo i rapporti con la nostra famiglia, cerchiamo di risanarli, anche sulla base di una comprensione più profonda. Con quest’ultimo libro, invece, ho cercato di effettuare un viaggio completo, una trasformazione verso ciò che è più difficile capire e conoscere. Per me Le prime luci del mattino, è questo: un viaggio attraverso cui l’uomo va oltre i propri limiti e per far questo l’uomo deve diventare anche donna!

zia come quella di Simoncelli sembra sempre che tutti erano lì davanti alla televisione a guardare il motomondiale: io no, facevo proprio altro, non ho mai guardato una gara di motomondiale negli ultimi 15 anni. Per me più che un motociclista era un ragazzo, mi dispiace come a tutti. Io la sera, quando me lo hanno detto, ho guardato il notiziario e subito ho notato molte cose che mi hanno infastidito nel modo in cui hanno manipolato la notizia: «Muore Simoncelli, forse anche Valentino Rossi si ritira!». E chissenefrega di Valentino Rossi che si ritira? Davanti alla morte, almeno per un giorno, si poteva pensare solo a lui, a Simoncelli. Comunque mi sento di dire che uno che muore per avere fatto quello che amava fare vale mol-

L’idea era nata dal fatto che secondo me è sbagliato considerare l’intimità tra due persone come una cosa che si raggiunge stando insieme, vivendo insieme. Non è il tempo la misura dell’intimità. L’uomo che cerca veramente di essere uomo, cerca di attuare il proprio percorso di crescita, non può non prendere in considerazione la propria femminilità. Tant’è che chi rifiuta la propria femminilità o diventa effemminato o diventa semplicemente un uomo rude, un uomo fobico e omofobo.» Un pensiero per Marco Simoncelli… «Io conosco poco il mondo dello sport, ovviamente sapevo chi era. Il giorno dopo una disgra-

to di più di tante altre cose…ma sono argomenti delicati. » Non ci ha svelato i misteri della Divina Commedia o del sorriso della Monna Lisa Leonardesca. Non ha detto paroloni. Ma chi di noi non ha mai avuto l’ansia la notte perché si sentiva intrappolato? Chi non ha avuto un grande amore, frasi nel cassetto e voglia di avere successo? Chi non desidera, anche da adulto, anche quando non è più possibile, abbracciare i propri genitori?

di Marta Migliardi

«Ci sarà senz’altro, in mezzo a voi, qualche giornalista che penserà: ma chi si crede di essere questo, Dostoevskij?». Queste le prime parole pronunciate dallo scrittore. Chi è quindi prevenuto? Chi ragiona per luoghi comuni? Touchè. Mi rimetto sull’attenti e lo ascolto. Certo, è un attore e cerca l’applauso, riesce anche a farmi ridere in alcuni momenti. Fabio Volo non è Fedor Dostoevskij, ma neanche pretende di esserlo. Lui parla di donne, di uomini e dei rapporti umani, spesso degradati, con sem-

di intimità. Questo perché l’intimità non è una cosa che si raggiunge stando semplicemente insieme, si raggiunge, invece, lavorando insieme per un fine comune e, soprattutto, per sé stessi. Come volevi descrivere, quindi i rapporti di coppia oggi attraverso la storia di Elena? «Due infelicità messe insieme non possono generare una felicità. Il concetto è più o meno questo: non so quello che voglio, desidero ciò che desiderano tutti, e,

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clochart

interviste a volti noti in giro per la brianza

N

ovembre 2011. Siamo al Teatro Manzoni dove ha avuto luogo lo Stralunato Recital con Antonella Ruggiero, organizzato dall’Associazione Medici Brianza e Milano Onlus (Medicuore). L’Associazione nasce nel Novembre 1996 come realtà no profit; presidente e fondatore dell’ente è il dott. Alberto Penati. L’attività svolta dall’Associazione è primariamente orientata al sostegno dell’infanzia sofferente, in aiuto a bambini affetti da diversi deficit psico-fisici ma, anche a bambini che hanno subito abusi o che vivono in realtà disagiate, sia sul territorio nazionale sia all’estero. L’impegno è rivolto a migliorare la qualità di vita di queste persone. Il Presidente dell’Associazione spiega dal palco che: “Antonella Ruggiero è da anni silenziosa e puntuale sostenitrice di Medicuore e dell’attività benefica a essa legata”. Gli incassi di questa serata saranno devoluti dall’Associazione Medici Brianza e Milano Onlus alle Associazioni: Progetto ALICE ONLUS - Associazione per la lotta alla Sindrome Emolitico Uremica, fondata nel 2004 a Carnate (MB) e all’ICEI (Istituto Cooperazione Economica Internazionale) un’associazione senza fini di lucro, a sostegno del Progetto per il centro pediatrico Kimbondo a Kinshasa, che si occupa di curare e accogliere tutti i bambini orfani, abbandonati e accusati di essere “bambini stregoni”. Tutto ciò garantirà loro: assistenza medica, scolarizzazione, cibo e un sostegno psicologico ed educativo, per cercare di garantire la loro indipendenza e autonomia. Sul palco Antonella Ruggiero è accompagnata da Mark Harris (pianoforte e armonium), Roberto Colombo (vocoder) e Ivan Ciccarelli (batteria e percussioni) in uno spettacolo che regala a tutti i presenti due ore di pure emozioni. Dal palco Antonella Ruggiero invia un pensiero alla sua città, Genova, appena colpita dal terribile nubifragio e, per omaggiarla, sceglie una delle canzonini più rappresentative di un suo indimenticato concittadino: Creuza de mar di Fabrizio De André.

Antonella Ruggiero MEDICUORE E SOLIDARIETà

Al Teatro Manzoni lo Stralunato Recital di Adriana Colombo, foto di Milena Tridico 14

Signora Ruggiero sono 15 anni che lei accompagna l’Associazione Medici Brianza e Milano Onlus nelle sue iniziative benefiche; da cosa nasce questa collaborazione? ‹‹ Vivendo sul territorio sono venuta a conoscenza delle attività dell’Associazione e vista la serietà con la quale operano, ho voluto essere vicina al loro importante lavoro dando il mio piccolo contributo››. Lei è stata, come sempre, generosissima quanto ripaga il pubblico e la risposta che dà ad una causa come quella da lei abbracciata? ‹‹Vedere la gente sinceramente partecipe a queste tematiche è una magnifica ricompensa, non soltanto per me ma per tutti quelli che collaborano in tanti modi alle attività dell’Associazione, a partire dai medici, ognuno contribuisce con serietà mettendo a disposizione le proprie competenze per la riuscita dei vari progetti››. Dopo tutti questi anni di carriera che consiglio può dare ai giovani che si affacciano

a questo mondo? ‹‹ So per esperienza che ci vuole molto impegno. Raggiungere dei risultati in poco tempo può non dare molto spesso garanzie per una carriera solida e di lunga durata. Un’artista ha bisogno di tempo per maturare e i suoi progetti, piccoli o grandi che siano, devono essere comunque seguiti con cura: questo significa possedere la pazienza necessaria e tempo da dedicare››.

‹‹ Da sempre con estrema semplicità, lontana dalla confusione e dalla corsa sfrenata al regalo. Il Natale è diventato un “evento commerciale” che spesso dimentica il suo reale significato, trascurando quello che credo sia il suo aspetto fondamentale cioè l’importanza di trascorrere questo momento insieme alle persone care, se si ha la fortuna di averle e di avere con loro un buon rapporto››.

Dal palco ha voluto dedicare un pensiero anche alla sua città: Genova, afflitta in questi giorni da una catastrofe di enormi dimensioni, cosa pensa si possa e si debba fare per non fare sentire i suoi concittadini soli? ‹‹ Ovviamente non bisogna dimenticare quello che è successo dopo il primo momento di shock e di forte interesse da parte dei media. È assolutamente importante andare a monte del problema nei mesi e negli anni futuri, avendo cura e rispetto del territorio››. Si avvicina il Natale, Lei come ci si prepara?

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altrove

racconti e consigli di viaggio

La regina delle Dolomiti Cortina D’Ampezzo

Un’immagine del Passo di Falzarego

di Elena Gorla

Che cos’hanno in comune il Conte Max (1957, con Alberto Sordi e Vittorio De Sica), Cliffhanger (1993, con Sylvester Stallone), Ladyhawke (1985, con Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer), e il primo della saga dei cinepanettoni natalizi, Vacanze di Natale (1983, regia di Carlo Vanzina)? Sono solo alcuni fra i moltissimi film che hanno avuto come set gli splendidi scenari di Cortina D’Ampezzo, località montana fra le più esclusive e rinomate di sempre, entrata nell’immaginario collettivo, fin dagli anni ’50, come meta prediletta dal jet set nostrano ed

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ne del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo che si estende su di un’area di 11.200 ettari a nord del centro abitato di Cortina. In queste terre, dunque, natura e storia vanno a braccetto, non solo perché qui la storia ha saputo dipanarsi in perfetto rispetto e tutela del territorio ma anche perché questi luoghi sono stati teatro di importanti avvenimenti storici e ne conservano i segni e la memoria. Queste zone sono, infatti, italiane solo dal 1918 e portano ancora evidenti le tracce della Grande Guerra che si snodò in una vasta serie di trincee contrapposte lungo questi crinali a partire dal1915, anno in cui l’esercito italiano occupò Cortina, interrompendo così quattro secoli di appartenenza all’impero asburgico. Oggi, grazie alla collaborazione dei nemici di un tempo, sono state restaurate le postazioni italiane e austroungariche sulle montagne ed è nato così l’imponente museo della Grande Guerra, costituito da tre musei all’aperto: del Lagazuoi, delle 5 Torri e del Sasso di Stria, e dal Museo del Forte Tre Sassi. Unico nel suo genere questo incredibile museo a cielo aperto appare ancora più suggestivo attraverso quello che qui viene chiamato Il Giro della Grande Guerra: ottanta chilometri tra storia e natura, lungo piste perfettamente innevate, altitudini inebrianti, panorami mozzafiato e cascate di ghiaccio. D’inverno è possibile percorrere tutto il giro in un solo giorno: skibus, piste e impianti creano un anello che tocca Passo Giau, Passo Falzarego, Val Badia, Arabba e Alleghe, girando tutto attorno al Col di Lana: un percorso spettacolare ma alla portata di tutti che si snoda ai piedi delle cime più famose. Salendo da Passo Falzarego in funivia verso il

internazionale, con i suoi locali alla moda, i negozi eleganti e le maestose cime innevate. La natura di questi luoghi, i boschi, i pascoli ed i pendii, si sono, infatti, mantenuti intatti ed incontaminati nel tempo grazie alla particolare forma di gestione silvo-pastorale istituita, ben oltre 8 secoli fa, nella Valle d’Ampezzo: le Regole d’Ampezzo. Qui, infatti, come tradizionalmente avveniva in molte località montane, i diritti d’uso e gestione di pascoli e boschi sono amministrati dall’Assemblea dei Regolieri, che raccoglie, una volta all’anno, i 1300 capi famiglia delle

famiglie locali e delibera democraticamente e direttamente sulle aree silvestri della valle. è anche grazie a questa antica forma di proprietà collettiva, infatti, che la bellezza di questo territorio è giunta integra fino a noi: le terre non possono essere vendute né soggette a variazioni di destinazione. Un patrimonio che viene trasmesso, all’interno della comunità originaria, di padre in figlio e in cui gli usi conservativo e produttivo non solo coesistono ma vengono armoniosamente a coincidere. Per questo motivo dal 1990, anno della sua fondazione, è affidata alle Regole anche la gestio-

Lagazuoi, per raggiungere il punto più alto del giro a ben 2800 metri di quota, è possibile osservare dall’alto della cabina le aperture della galleria di mina italiana e il Forte Tre Sassi sulla strada per il Passo Valparola. Una volta scesi, percorsa la pista Armentarola, attraverso uno dei panorami più affascinanti delle Dolomiti, gli sciatori possono quindi raggiungere le piste della Val Badia grazie ad un traino con cavalli, e da lì proseguire per Arabba, Padon e Marmolada. Un solo consiglio: per poter completare il giro in piena tranquillità è preferibile partire al mattino presto. Se questo giro è consigliato anche ai meno esperti anche gli amanti del brivido qui non resteranno certo delusi. Cortina offre, infatti, le piste nere più belle delle Dolomiti, sia per la loro pendenza che per il panorama che fa loro da sfondo: labirinti e Vertigine Bianca, ad esempio, già nel nome evocano la forte emozione che sono capaci di regalare a chi le percorra nel silenzio a forte velocità. Se, invece, preferite sciare fuori pista lungo i ripidi canalini chiamati Creste Bianche, Bus di Tofana, Canalino del Prete e Sci 18 dovete rivolgervi al Gruppo Guide Alpine di Cortina, perché è necessario conoscerne bene i percorsi e sapere valutare le condizioni climatiche e della neve nonché adottare ogni misura di sicurezza. Per coloro che, invece, non sono appassionati di sci e tavola, Cortina offre comunque, anche in inverno, moltissime occasioni per godere della montagna e dei sui fatati panorami innevati: lontano da impianti di risalita, da strade e dalla confusione del centro di Cortina, il lago di Fedèra, luogo in cui regnano pace e bellezza, è raggiungibile a piedi o con le racchette da neve ed è perfetto per discese con lo slittino. Qui, al cospetto del colosso di Croda da Lago, è possibile anche trovare ospitalità nell’omo-

nimo rifugio (Ndr. situato proprio di fianco al lago ed aperto tutti i giorni dal 26 dicembre al 6 gennaio il fine settimana fino a metà marzo) e concedersi un pranzo (ma anche una cena con eventuale pernottamento) in piena armonia con la natura circostante ed immersi in uno scenario da favola. Le proposte per gli amanti delle camminate su neve, però, non si esauriscono qui, infatti i sentieri estivi della zona di Lagazuoi 5 Torri sono percorribili anche d’inverno, con le ciaspe, speciali racchette perfette per camminare nella neve fresca, se desiderate aggregarvi ad un’escursione organizzata il consiglio, come sempre, è di rivolgersi direttamente alle Guide Alpine. Un’altra divertente alternativa allo sci sono le discese con lo slittino lungo la strada Cianzopè - Cinque Torri. Per una serata indimenticabile e all’insegna della buona cucina, i rifugi Scoiattoli ed Averau, organizzano cene con salita in motoslitta e discesa notturna con lo slittino: il cielo stellato ad alta quota, poi, coronerà la serata di magia. Gli amanti dello shopping qui, come è noto, non resteranno certo delusi: a Cortina ci sono circa 250 negozi eleganti ed esclusivi in cui è possibile spaziare dalle ultime collezioni di moda all’antiquariato,fino alle gallerie d’arte ed ai capolavori dell’artigianato locale. Anche quest’anno, inoltre, durante il mese di dicembre (Ndr. dal 3 al 31 dicembre 2011, con orario dalle 10 alle 20 nei giorni festivi e pre-festivi e dalle 15 alle 20 negli altri giorni) il centro di Cortina verrà popolato da un coloratissimo Mercatino di Natale: nelle tipiche casette di legno, appositamente allestite, i protagonisti saranno i prodotti gastronomici tipici della zona, e le tradizionali lavorazioni artigianali di lane ed oggetti in legno e ferro.

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verdissimo

i segreti dello chef

curiosità, proprietà e usi delle piante intorno a noi

ricette e trucchi in cucina

A casa propria come al ristorante…

Ortaggi vs Fiori Rose nell'insalata e cavoli come bouquet

l’alta cucina di Andrea Franceschini Non è un caso che qui alla Gastronomia Franceschini la garanzia della qualità si sposi sempre con un’offerta ricercata e di altissimo livello: il merito, infatti, come sempre accade, risiede nella preparazione e nello studio, cose che, come ci racconta il titolare, il sig. Andrea Franceschini, ha sempre creduto fondamentali presupposti per la qualità: « la cucina è sempre stata una passione, fin da ragazzino, motivo per cui non ho avuto dubbi, terminata la scuola dell’obbligo, sugli studi da intraprendere…Istituto Alberghiero, è da li che bisogna partire affinché una passione come la mia si potesse trasformare in una scelta professionale di qualità! Ho studiato assiduamente per diventare chef, da ragazzo sognavo di abbinare questa mia passione alla mia voglia di viaggiare e lavorare come chef sulle più belle navi da crociera…poi, crescendo, la voglia di girare il mondo è andata un po’ sfumando, la passione per la cucina, invece, sempre crescendo. Così, dopo gli studi, ho preferito concentrarmi sull’aspetto pratico del mestiere, facendo tanta esperienza in ristoranti e, infine, in gastronomia. Dopo 16 anni presso una gastronomia di Seregno, nel 2002, ho rilevato questo negozio che era principalmente una macelleria. Io ho cercato di trasferire qui tutta l’esperienza accumulata negli anni di studio e lavoro riuscendo a conferire la mia personale impronta all’attività: tanta gastronomia, dunque, piatti pronti di elevata qualità, preparazioni di macelleria da cucinare a casa (ripieni, arrosti, ecc), ravioli e paste fresche e prodotti di

alto livello, delle vere chicche impossibili da reperire presso la grande distribuzione. Solo per fare alcuni esempi abbiamo una piccola azienda agricola che produce e vende pistilli di zafferano ma anche la pasta secca del pastificio Setaro, un pastificio tradizionale dalla produzione eccellente e limitata, dei vini ricercati e i prodotti di un’azienda biologica di Merano che propone deliziose conserve e preparati come un particolarissimo dado vegetale in vasetto fatto proprio come facevano le massaie di una volta, lasciando macerare le verdure finemente tritate col sale e le spezie. Ci sono, poi, le noci Lara, buonissime ed italiane, tante farine per polenta, formaggi francesi e nazionali, pasticceria, ecc. Anche quest’anno, inoltre, per le festività natalizie, stiamo preparando un ricchissimo menù di gastronomia che spazia, con tante proposte adatte a tutti i palati, compresi i vegetariani, dagli antipasti fino ai secondi. Una novità di quest’anno sono le crespelle con carciofi e fonduta mentre continuiamo a riproporre, dato che piacciono sempre moltissimo, le crespelle alle castagne con castelmagno e tartufo, e sono solo alcuni esempi… Per gli amanti della tradizione ci sono, ovviamente, le proposte della nostra polleria nostrana, cappone, anche ripieno e disossato, faraona, e tutte le nostre preparazioni, dai ripieni ai paté casalinghi fino ai salumi nostrani da cuocere: accettiamo le prenotazioni fino al 18 dicembre… poi lavoriamo giorno e notte affinché tutto sia freschissimo!».

MENU DI NATALE si accettano prenotazioni fino al 18 dicembre I PATE’ Patè classico Patè Tonno e Rucola Mousse di Prosciutto GLI ANTIPASTI Panettone Gastronomico Brioches al Salmone Canapes Salmone e Gamberi Vol-au-vent ai Gamberi Barchette Sfiziose Insalata Russa Casalinga Insalata Russa Reale Insalata Capricciosa Salsa Rosa Selezione di Salumi Gamberi al Naturale Piovra in Insalata Lumache alla Bourguignonne

IL PESCE Aragostine in Bellavista Salmone al Naturale Salmone in Bellavista Carpaccio di Spada al Pepe Rosa Salmone affumicato Red-King Scozia Conchiglie Reali Tortino di Gamberi

LA POLLERIA NOSTRANA Cappone Anatra Tacchina Faraona Coniglio I RIPIENI Classico di Carne Con Verdure Con Carciofi Con Castagne Con Funghi

I PRIMI Lasagne al Ragù Lasagne Funghi e Fonduta Crepes al Prosciutto Cotto e Fontina Crepes alle Castagne e Castelmagno Crepes ai Carciofi e Asparagi

LE PREPARAZIONI Petto d’Anatra al Patè Petto d’Anatra all’Arancia Petto di Faraona con Mele Renette e Prugne Arrosto di Vitello al Philadelphia Arrosto di Vitello alla Zingara

LE PASTE FRESCHE Agnoli Mantovani Tortelli al Prosciutto Crudo Ravioli al Brasato Ravioli di Magro Mezzelune d’Anatra

I BOLLITI MISTI E SALUMI NOSTRANI Vaniglia Cotechino Mantovano Zampone Mortadella di Fegato Bondiola Veneta

arrosto di petto di faraona con mele e prugne nere. Ingredienti: Un petto di faraona disossato 2 fettine di lonza tagliate sottili 5 fette sottili di pancetta tesa 200 gr di carne magra di vitello 100 gr di carne di maiale 50gr di prosciutto cotto 50 gr di mortadella 50 gr di salsiccia di maiale 1 mela renetta 10 prugne nere secche denocciolate 1 uovo 100 gr di parmigiano grattugiato ½ bicchiere abbondante di vino bianco Olio d’oliva, prezzemolo, sale Preparazione: Prima di tutto macinare le carni e i salumi (tranne la pancetta tesa a fette), quindi si procede impastando bene il composto ottenuto con l’uovo, il sale, il prezzemolo ed il parmigiano. Stendere, quindi, il petto di faraona sul piano da lavoro, batterlo leggermente e sistemare ai lati le due fettine di lonza (servono ad impedire che il ripieno “scappi” durante la cottura). Adagiare, quindi, nel mezzo del petto il ripieno, e, al centro del ripieno, collocare una fila di prugne che poi andrà coperta con il rimanente composto. Non resta, quindi che appoggiare ai lati della farcia qualche fettina di mela e, a questo punto, arrotolare il petto su sé stesso facendo bene attenzione a chiudere tutti i buchi. Foderare con le fette di pancetta e, quindi, legare con cura. Terminata la preparazione si può finalmente passare alla cottura. Rosolare il petto a fiamma viva con olio extravergine d’oliva, salvia e rosmarino, quindi, bagnare con il vino bianco. Il petto dovrà cuocere per circa un’ora durante la quale, se necessario, bagnare con del brodo. Verso la metà cottura sarà possibile aggiungere anche qualche prugna al fondo di cottura in modo che rinvengano regalando al piatto il proprio gusto. A cottura ultimata lasciare riposare 30 minuti e, quindi, passare il fondo di cottura al mixer. Con la salsa così ottenuta si andrà a ricoprire l’arrosto già affettato. Servire ben caldo… e buon appetito!

di Gabriella

Ebbene sì, la moda e la ricerca di sempre nuove soluzioni estetiche ha fatto sì che, sempre più spesso, verdure e fiori si scambino di posto. Quindi non stupitevi se, per esempio ad un matrimonio, vi trovate nel menù un gustosissimo risotto alla rosa mentre la sposa ha appena lanciato il suo bouquet di cavoli e broccoli. Che le frontiere del gusto e della cucina si fossero lanciate, sempre più, nel corso degli anni, alla ricerca di sapori sempre nuovi (con l’aiuto di spezie e anche di alcuni fiori e piante) è cosa ben nota, basta sfogliare un qualsiasi libro di cucina creativa dove dalla semplice funzione decorativa, i fiori sono passati ad essere veri e propri ingredienti. La rivalsa degli ortaggi, scalzati da minestre e brodi, è cosa assai più recente, ma che sta prendendo sempre più piede negli eventi e nelle case più chic e all’avanguardia. Mi accorsi di questa tendenza 3 anni fa quando in occasione del battesimo del mio nipotino, invece delle solite bomboniere, sono state consegnate delle piccole piantine di basilico in vaso e decorate. Ma lo style dell’ortaggio, da allora, è progredito ulteriormente, fino a far diventare i composit con le verdure dei veri e propri oggetti di design. A partire da stilosissimi centri tavola,

che cambiano colore e composizione a seconda della stagione, seguendo, ovviamente, il ciclo naturale, agli stravaganti bouquet da sposa. Quest’idea in particolare nasce dalla creatività della designer olandese Janina Loeve, nell’ambito del progetto “Divers, mazzi da assaporare”. Proprio dalla patria dei tulipani, quindi, si è sviluppata questa moda che, oltre a sfruttare la potenzialità estetica degli ortaggi, li propone anche per essere, infine, cucinati e gustati. Doppio regalo, quindi in barba agli sprechi e al romanticismo: una composizione armonica e stagionale, che invece di sfiorire finirà nel vostro minestrone. Anche da noi, qui in Italia, piano piano sta prendendo piede questa moda tant’è che, nei negozi di fiori più all’avanguardia, accanto a ciclamini e camelie potrete trovare bellissimi composit di cavoli, verdure misto frutta. Attenzione però, come esiste la simbologia dei fiori, stati attenti a non creare fraintendimenti regalando mazzi di ortaggi ad una donna: non so quanto la vostra amata gradirebbe essere paragonata ad un carciofo, o meglio, affidatevi ai professionisti del mestiere, a coloro che abbinano le verdure e ne fanno splendidi composit. Non

voglia, questo breve articolo, essere una scusa per i signori uomini, mariti, fidanzati amici, per eliminare il tradizionale atto galante di regalare un fiore e che li spinga in un supermercato a caccia di carote e sedani imbustati e patate da pelare.

Composizione di Janina Loeve

Franceschini Andrea: Gastronomia, Salumeria, Macelleria- via Pergolesi, 8 – Monza Tel. 039 2912913 – Fax 039 384864

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Brigantia

storia ed escursioni nel nostro territorio

Margerita

la mostra della Regina in Villa Reale di Juri Casati

Se non si considera il breve regno di Umberto II del maggio 1946, l’Italia ha conosciuto solo tre re: Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III. Alla Villa Reale di Monza è stata organizzata una mostra dedicata alla regina Margherita (1851-1926), moglie di Umberto I, secondo re d’Italia, che governò dal 1878 al 1900, anno in cui fu ucciso a Monza dall’anarchico Bresci. Sotto il regno di Umberto I avvenne il consolidamento amministrativo, legale e finanziario dell’Italia unita. Tale consolidamento fu però possibile solo grazie al fatto che anche quegli strati di popolazione che non avevano partecipato al Risorgimento o che lo avevano avversato, finirono per riconoscersi nell’Italia unita e nella sua incarnazione più alta: la monarchia sabauda. Per comprendere la portata della figura e dell’azione di Margherita dobbiamo calarci nel contesto dell’epoca. Vittorio Emanuele II aveva contribuito a costituire l’Italia, ma non amava la vita di corte, dava pochi pranzi ufficiali, e soprattutto partecipava a pochissime cerimonie pubbliche. Il suo entourage gli segnalò però che, negli anni successivi all’unificazione, sarebbe stata al contrario più opportuna una sua massiccia attività di presentazione e promozione di sé stesso e di Casa Savoia, volta a favorire la creazione di un’identità nazionale; cosa che tuttavia Vittorio Emanuele II non aveva né la voglia né la forza di fare. Il compito di rappresentare i Savoia nell’Italia unità venne pertanto affidato al figlio Umberto e a Margherita, che si sposarono nel 1868, e ai quali Vittorio Emanuele II donò la Villa Reale di Monza. Fu quindi in questo contesto che si affermò la figura, complessa ed affascinante, di Margherita di Savoia – figlia del duca di Genova e di Elisabetta di Sassonia – che divenne la prima first lady che l’Italia abbia mai avuto. Margherita però non è stata solo la prima, ma è stata anche l’unica first lady che l’Italia abbia mai avuto perché, all’infuori del suo esempio, non si sono registrati successivi esempi di mogli che sono state utilizzate per ispirare simpatia e per creare un consenso politico, come invece accade da sempre negli Stati Uniti, dove le mogli dei presidenti sono più importanti dei vicepresidenti ed accompagnano i mariti agli incontri istituzionali;

Margherita però non è stata solo la prima, ma è stata anche l’unica first lady che l’Italia abbia mai avuto perché, all’infuori del suo esempio, non si sono registrati successivi esempi di mogli che sono state utilizzate per ispirare simpatia e per creare un consenso politico. compiono una loro opera diplomatica parallela visitando scuole, ospedali e musei; si dedicano ad opere filantropiche. Margherita consolidò il consenso di Casa Savoia in tutti ambienti con cui entrò in contatto, e in tutti i ceti sociali. Per esempio la filantropia di Margherita – con un comportamento studiato – si rivolse soprattutto verso gli istituti religiosi, con la chiara intenzione di stemperare i rapporti tra Chiesa e Corona che, nella fase calda del Risorgimento, erano scesi ad un livello bassissimo. Inoltre Margherita riuscì a conquistare l’aristocrazia e l’alta borghesia romana – cosa

importante dato che Roma era stata conquistata da pochi anni – diventandone il punto di riferimento nel campo della moda, del gusto e dei comportamenti. L’aristocrazia e l’alta borghesia romana vennero a tal punto coinvolte in una serie infinita di balli e feste a corte – impensabili ai tempi di Vittorio Emanuele II – che l’amministrazione di Casa Savoia fu costretta a ristrutturare le sale del Quirinale per aumentarne la capienza. Nacque così quel fenomeno denominato «margheritismo», cioè il diffondersi del gusto della regina nell’alta società, e a cui la mostra in Villa Reale è in gran parte dedicata

con l’esposizione di abiti d’epoca, gioielli, tavolate apparecchiate ed arredamenti. Margherita però conseguì il suo maggior successo con il popolo, soprattutto quello del Sud, che altrimenti sarebbe stato facile preda di nostalgie borboniche. Infatti Margherita e Umberto avevano intrapreso, fin da quando erano ancora principi, un lungo tour per l’Italia che li portò a visitare città ed istituzioni, ed ad accorrere nei luoghi delle inondazioni, dei terremoti e delle pestilenze. Inoltre nel 1869 Umberto Nella foto la culla di Vittorio Emanuele III

Un dipinto raffigurante Margherita con lo stesso abito in primo piano nella foto

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SPECIALE BENESSERE

e Margherita scelsero acutamente di far nascere il loro unico figlio, il futuro Vittorio Emanuele III, a Napoli, l’ex capitale borbonica. E l’anno successivo Margherita, con una mossa demagogica di grande effetto, un giorno portò il bambino in un mercato di Napoli per farlo vedere alle popolane. Il popolo, anche per atteggiamenti di questo tipo, arrivò ad idolatrarla. Il fatto che le venne dedicata la famosa pizza non deve essere frainteso perché negli archivi sono conservate anche diverse lettere indirizzate a Margherita che le chiedevano un miracolo o la guarigione di una malato; ed è stato osservato che, in particolare al Sud, la figura di Margherita venne sovrapposta a quella di Maria. Se il ruolo di Margherita fu quello di alta rappresentante dei Savoia, chi era però Margherita? Margherita era un’intellettuale che prendeva

Margherita aveva però anche, per così dire, un lato più frivolo che consentiva alla borghesia di identificarsi in lei: partecipava a balli e feste; non disdegnava di fumare sigarette… lezioni di canto, di pianoforte, di latino; era inoltre una fine letterata che apprezzava l’opera di Fogazzaro e di Carducci (e Carducci, che pure era un repubblicano convinto, ne rimase affascinato e le dedicò una famosa ode). A riprova della sua cultura, nella mostra in Villa Reale potrete apprezzare l’enorme biblioteca del re e della regina con i loro rispettivi scrittoi. Margherita aveva però anche, per così dire, un lato più frivolo che consentiva alla borghesia di identificarsi in lei: partecipava a balli e feste; non disdegnava di fumare sigarette; fu affascinata dal cinema (a Monza furono ospiti i fratelli Lumière); si interessò anche l’occultismo, tanto che in una seduta spiritica a cui prese parte predisse la morte del suocero. La mostra «Regina Margherita», che espone significativi esempi di stile e di gusto di Margherita nei loro ambienti originari, è visitabile fino all’8 gennaio 2012 presso la Villa Reale di Monza. Gli orari sono 9.00-19.30, dal martedì alla domenica. I biglietti costano 15,00 euro per gli appartamenti reali e 5,00 euro per la Sala Tavolata. Sono comunque previste diverse riduzioni (e, per aver diritto alla riduzione, basta essere, per esempio, residenti a Monza). Io però vi consiglio di fare una visita guidata (informazioni e prenotazioni al numero 02 29010404).

Haloterapia

Tutti i benefici del mare comodamente in città! Una novità rivoluzionaria per i tanti cittadini stretti nella morsa di gelo e smog: la Clinica del Sale, in via Sempione 13/g a Monza, ha inaugurato il 6 di novembre, presentando e facendo testare ai tanti visitatori intervenuti tutti i benefici che l’innovativa Grotta del Sale può dare a bambini ed adulti.

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a questione salute è ormai in primissimo piano da tempo, soprattutto per chi vive in città e in zone ad altissimo tasso di inquinamento…proprio, purtroppo, come qui da noi. I benefici dell’haloterapia (halos in greco significa appunto sale), ovvero delle cure basate “sull’aria di mare”, sono noti da secoli ma oggi è finalmente possibile goderne anche senza essere costretti a lunghi e costosi soggiorni presso le località marittime. La terapia proposta, infatti, consiste nel portare in città i benefici del mare grazie ad una vera e propria Grotta del Sale Aerosal che, in una seduta di soli 30 minuti, dona gli stessi benefici di 3 giorni passati in una località marina. «Grazie alla haloterapia abbiamo curato una brutta congiuntivite di nostro figlio – ricordano sempre Fabrizio e Laura, i titolari – ma nella

Grotta del Sale Aerosal (brevetto tutto italiano), grazie al microclima composto da aria priva di allergeni patogeni, soppressi dalla forte presenza di cloruro di sodio iodato, si può rafforzare il sistema immunitario, combattere e alleviare i problemi alle vie respiratorie (asma, bronchiti, sinusiti, allergie in genere, ecc.) oppure della pelle (dermatite, dermatite atopica, psoriasi...)». Un grande beneficio fisico, dunque, ma non solo: la grotta del sale, infatti, è progettata per permettere un recupero psico-fisico ottimale anche attraverso la musico terapia e la cromoterapia. Respira quest’aria “marina”, quindi, può diventare anche un prezioso momento di relax, magari in compagnia di amici: la grotta consente, infatti, l’ingresso fino a quattro persone. L’haloterapia è adatta a persone di qualsiasi età

e può essere utilizzata come rimedio preventivo per le malattie da raffreddamento o per migliorare la capacità respiratoria nelle persone che praticano sport. L’haloterapia consiste, inoltre, in una cura del tutto naturale e non invasiva e, dunque, in un rimedio ancora più prezioso per la salute dei bambini. Ed è proprio pensando a loro che presso la Clinica del Sale Aerosal la sala d’attesa è stata allestita con giochi e colori: per offrire ai genitori un’occasione in più di gioco e svago con i propri figli, sempre assistiti dalla cortesia e disponibilità di Fabrizio e della moglie Laura. Non a caso, alla Clinica del Sale Aerosal vengono ricordate, ben impresse alla vista le riflessioni di Kahlil Gibran che, con la sua poetica sensibilità osservò come: “Ci deve essere qualcosa di magico nel sale, perché esiste nell’oceano e nelle nostre lacrime”.

Salute e relax tutto in una stanza e a misura di bambino

Nella foto una mantella appartenuta alla regina e un dipinto che la ritrae.

Allergie • Frequenti infezioni virali • Tosse e Raffreddore • Asma • Sinusiti • Tonsilliti Faringiti • Bronchiti • Otiti • Tosse del fumatore • Eczema e Dermatiti • Psoriasi e Orticarie Dolori artritici • Fibrosi cistica • Rafforzamento del sistema immunitario

In una seduta di 30 minuti si gode degli stessi benefici di tre giorni al mare

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Via sempione, 13/g - Galleria Taneda - 20900 Monza (MB) tel. 039 5960405 ph. 349 3761897 www.aerosalmonza.it | www.clinicadelsalemonza.it | clinicadelsalemonza@virgilio.it


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teatro, musica ed eventi

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ella sua lunga carriera Sarah Jane Morris ha realmente spaziato fra i generi e gli stili musicali più diversi grazie ad una vocalità potente e toccante: dal pop anni ’80, che l’ha resa famosa al grande pubblico (la sua versione Don’t Leave Me This Way di Thelma Houston, cantata assieme a Jimmy Somerville con cui formò i Communards, fu il singolo più venduto in Uk nel 1985), fino al jazz e all’R&B. È ora disponibile (nei negozi tradizionali, su iTunes e negli altri digital store) Cello Songs (Cinik Records), il suo nuovo disco. Dieci brani per voce e orchestra arrangiati e diretti da Enrico Melozzi ed eseguiti dalla Cinik Cello Orchestra (un ensemble interamente formato da violoncelli ed appositamente studiato attorno al timbro di Sarah Jane Morris). Prima di apprezzarla in una indimenticabile performance live assieme a Danilo Rea in occasione del suo prossimo show milanese (Ndr. la bravissima cantante inglese sarà a Milano giovedì 1, venerdì 2 e sabato 3 dicembre al Blue Note - via Borsieri, 37), abbiamo avuto il piacere di incontrarla per farci raccontare direttamente da lei le suggestioni e le emozioni nascoste in questo lavoro così particolare.

Parliamo del suo ultimo disco Cello Songs, com’è nato questo originalissimo progetto? «è nato principalmente grazie alla collaborazione con Enrico Melozzi (Teramo, 1977. Violoncellista e compositore) Ci siamo conosciuti perché lui ha curato un arrangiamento per gli archi di una canzone di Tom Waits che abbiamo suonato insieme e subito siamo stati desiderosi di realizzare un progetto assieme. Dopo due anni e diversi incontri si è finalmente delineata l’idea di Cello Songs, un matrimonio tra voce e violoncello. L’idea di base era di creare un’orchestra di violoncelli e con essa esplorare le possibilità di questo strumento oltre la musica classica: per questo gli si affiancarono una chitarra ed un sassofono. Ci piaceva l’idea di avvicinare la musica classica del violoncello a un suono pop, jazz, folk e fonderli insieme prendendo una canzone e stravolgendola in una completamente diversa. Era come il viaggio di una squadra, un gruppo organico. Tutto questo avvenne a Roma, perché lì ha sede lo studio di Enrico, e lì abbiamo portato l’orchestra di violoncelli. Al nostro gruppo si è, poi, aggiunto anche Danilo Rea, un caro amico con cui ho suonato spesso, e così è nata l’interpretazione di Alleria, la canzone di Pino Daniele (Ndr. con cui sia Sarah Jane Morris che Danilo Rea hanno collaborato). C’è poi anche un omaggio a Ennio Morricone che è il mio compositore preferito. Quando mio padre morì, abbiamo

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sparso le sue ceneri con la musica di The Mission, film che mio padre amava moltissimo… io ed Enrico, invece, abbiamo scelto il tema di C’era una volta in America: lui l’ha trasformata sotto una veste soul ed io l’ho resa una canzone scrivendoci un testo. Nel disco c’è anche un brano di Claude Debussy…da cantautrice posso affermare che è stato un progetto davvero interessante…ma molto azzardato: scrivere un testo per un brano di sassofono classico mi ter-

un valzer dal sapore medioevale, molto distante da quanto si è comunemente pronti ad aspettarsi da un autore come lui… « Boy George e’ un mio caro vecchio amico sin dagli anni ’80, quando cantavamo insieme. Ha subito amato l’idea di scrivere qualcosa al di fuori del suo solito repertorio e la canzone che ha composto avrebbe potuto davvero scriverla Gershwin! E’ una combinazione di una musica polacca ed un canto ebreo, molto inu-

Di Roma amo in particolare la gente, il loro orgoglio e quello della città, la sua antichità, infatti, ovunque si vada ci si imbatte in cose meravigliose… è unica al mondo… ma amo anche Milano ed il suo essere cosmopolita. rorizzava! Sono stata davvero felice di vedere, poi, che il risultato è stato ottimo! Cello Songs è nel contempo un album classico e contemporaneo, che attrae il pubblico e stuzzica l’intelligenza. Ci ha permesso di donare alla musica classica per violoncelli una nuova vita: anche perché Enrico è un giovane punk-strumentista capace davvero di rendere il violoncello uno strumento trendy, trasformando un’opera classica in una canzone!» Nel disco, fra le tante chicche, anche un brano inedito realizzato per te da Boy George, She Always Hangs Out Her Washing,

Sarah Jane Morris essere qui, adesso di Elena Gorla, traduzioni di Antonello Radice

suale per uno come Boy George…è stata scritta come se fosse il 1930 e parla della storia di una femminista di quel periodo…bellissima!» Nel disco c’è anche un suo inedito… «Sì, Mother of God, è una canzone che ho scritto proprio durante il mio soggiorno a Roma e in cui si riflette la mia visione spirituale, distante però da molti aspetti per me inaccettabili nelle religioni come, per esempio, la presa di posizione cattolica nei confronti dell’omofobia ed il rifiuto dei metodi contraccettivi. Questo continuo criminalizzare la contraccezione, ad esempio, porta talvolta a con-

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seguenze molto gravi, specie in un continente come quello africano dove la promozione delle varie forme di contraccezione potrebbe davvero aiutare ad arginare moltissimi problemi. Questo è solo un esempio ma sono i diktat di questo genere che continuano a tenermi lontana da ogni ortodossia: credo nella bontà delle persone e nelle piccole cose buone presenti in ogni religione. » Lei è stata a lungo a Roma, per la registrazione di questo disco mentre a dicembre sarà a Milano, per un’esibizione live: quale delle due città preferisce? «Amo entrambe, anche se così diverse. Di Roma amo in particolare la gente, il loro orgoglio e quello della città, la sua antichità, infatti, ovunque si vada ci si imbatte in cose meravigliose… è unica al mondo… ma amo anche Milano ed il suo essere cosmopolita, la velocità della vita che la rende una capitale molto più europea, possiede sprazzi di grande storia e bellezza e nel contempo sa essere molto moderna e dinamica, cosa che, invece, a Roma manca.» Citando Monty Pyton…qual è il senso della vita secondo Sarahh Jane Morris? «Penso che la vita sia un viaggio molto interessante in cui si deve sopravvivere. Proprio come in quella bella poesia in cui si dice che bisogna godere di ogni parte del viaggio, senza aspettarsi di trovare gioielli alla fine, altrimenti si rimarrebbe delusi perché, in verità, essi erano sparsi lungo tutto il cammino. Si deve, quindi, vivere dentro ogni momento con gli occhi aperti. Nella società moderna spesso siamo occupati a guardare dentro cose come la Tv ed il computer e ci scordiamo di guardare intorno a noi e apprezzare il momento che stiamo vivendo. Perciò direi che il senso della vita è di essere “qui adesso”.»

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teatro, musica ed eventi

Chiara Canzian, classe 1989. Due dischi all’attivo, il primo Prova a dire il mio nome, esce nel 2009, ed è scritto in collaborazione con Giuliano Sangiorgi (cantante, autore e compositore dei Negramaro). Il secondo, Il Mio Sangue, uscito nel 2011 riflette la crescita sia autorale che di vita della giovane cantautrice. Chiara Canzian porta un nome di peso ma la domanda di rito sulla sua infanzia quale figlia del mitico bassista dei Pooh è rimasta silenziosa. Durante la nostra chiacchierata (in occasione del suo live presso La Salumeria della Musica di Milano) non abbiamo sentito l’esigenza di parlare di questo: c’era tanto altro da dire ed io, alla fine, mi sono proprio dimenticata di chi fosse figlia, ascoltandola dialogare con un linguaggio raro ed intenso per una ventunenne, decisa di carattere e autentica nelle parole. Il segreto? “Siamo noi stessi a plasmare la nostra vita”. Com’è cambiato il tuo modo di scrivere in Il mio Sangue, rispetto al tuo primo disco Prova a dire il mio Nome? Qual è secondo te l’aspetto più evidente della tua crescita? ‹‹Sicuramente c’è un cambiamento proprio nella linea artistica. Il mio secondo lavoro arriva dopo due anni di stop mediatico, dove ho cercato sia a livello compositivo, musicalmente e come testi, sia vocalmente, di trovare il percorso da seguire, in una crescita continua, ma individuandone la direzione. Quindi c’è proprio un cambio musicale: sono molto meno pop, l’armonia dei brani è più ricercata. Ho ini-

Chiara canzian

i pensieri che diventano reali di Marta Migliardi ziato anche a scrivere i testi, cosa che prima non facevo, ho seguito anche tutti gli arrangiamenti insieme alla mia band: sicuramente è un disco che mi appartiene molto di più rispetto al primo››. Qual è per te il momento migliore per scrivere: quando sei triste o quando sei felice? Di getto o lentamente? ‹‹Io, onestamente, scrivendo per necessità e non per obbligo, riesco molto meglio quando non sono al massimo della gioia! La composizione è anche un modo per sfogarmi, per esprimermi ed esorcizzare un eventuale dolore. Nel momento in cui ho subito, vissuto o

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La composizione è anche un modo per sfogarmi, per esprimermi ed esorcizzare un eventuale dolore. provocato un trauma emotivo mi viene più facile scrivere. Quando sono felice… sono felice e non sento il bisogno di esprimerlo al mondo! Forse è un po’ egoistico o vittimistico, ma è una cosa su cui sto cercando di lavorare. Alla fine dei miei concerti, scherzosamente, chiedo al pubblico se vogliono un cappio… (ndr Ride). Vorrei scrivere qualcosa di più gioioso, con i nuovi pezzi sto cercando di arrivarci: la ricerca continua, sempre…›› Arte e musica è un mestiere come l’artigiano? ‹‹Inizialmente io tendo a comporre solo quando mi viene. Poi quando ti metti nell’ordine d’idee di fare un disco, magari hai dieci pezzi e cerchi di farne altrettanti per capire quali selezionare, quali sono i migliori. Anche se un giorno non sono particolarmente ispirata mi metto li e magari viene fuori qualcosa di bellissimo… diciamo che l’artigianato della musica viene fuori più in scadenza dell’uscita del disco… almeno per quanto mi riguarda.››. Il rapporto tra parole o la musica. Quando, secondo te , si può parlare di cantautorato? ‹‹Per quanto mi riguarda si parla di cantautorato ogni qual volta qualcuno scrive qualcosa, che sia musica o che sia testo. In quel momento si è autori, cantando poi quello che si è scritto si è, pertanto, cantautori. Sicuramente a questo termine gli si è data oggi una valenza diversa, più “prestigiosa”, se pensiamo ai cantautori italiani vengono in mente Battiato, De Gregori, Guccini… tutti questi grandi che hanno fatto la storia. Si cresce e ci sono le nuove generazioni ed è un termine che va aperto anche ad altri. Giuliano Sangiorgi è un cantautore. Poi fa rock e riempie i palazzetti. Io stessa mi definisco una cantautrice, semplicemente per indicare che scrivo, compongo e canto le mie canzoni, lessicalmente non fa una grinza! Non voglio dare messaggi particolari né insegnare niente, ho 21 anni ed è il primo disco dove scrivo tutto quanto, la strada è lunga, in crescita …io ho cominciato così a parlare delle mie esperienze.››. Che rapporto hai con gli animali…so che hai un gatto, Mirtillo, come ti organizzi quando sei via per lavoro? ‹‹Oltre a Mirtillo ho altri cinque gatti! Mirtillo

è quello che mi segue di più. Comunque “santa mamma” che vive in campagna e ogni volta che trovo un gatto glielo porto, ma poi, chiaramente, si affeziona anche lei. Sono sei gatti ma sono abbastanza gestibili perché 3 vivono praticamente sempre fuori in giardino, e tre sono casalinghi. C’è la persiana, che è la contessa di casa, Mirtillo, che mi segue a Milano spesso, e poi l’ultimo arrivato, un trovatello che ho trovato in Puglia e me lo sono portato a Treviso, si chiama Coda ed è un pazzo scatenato! Magari distrugge la casa ma poi si fa perdonare perché è un ruffiano incredibile, e anche lui mi segue a Milano…›› Se potessi duettare con un cantautore/cantautrice italiano, anche riesumandolo dal passato, chi sceglieresti? ‹‹Riesumando è difficile…preferisco focalizzarmi su quelli ancora esistenti, magari leggono (Ndr ride)! A me piace molto Carmen Consoli come cantautrice, Niccolò Fabi, ovviamente Giuliano in ogni disco cerco di portarmi dentro qualcosa… Mario Biondi, con cui ho avuto il piacere di duettare a Padova, e, potendo proprio puntare in alto alto, avere un rap di Jovanotti in un mio brano sarebbe un sogno.››. So che hai partecipato ad Amiche per l’Abruzzo e che per te è stata una bellissima esperienza… Quanto è importante per te, per gli artisti, per chi ha, quindi, la possibilità di lanciare un messaggio, essere di buon esempio? O va bene anche fare i dannati maledetti? ‹‹Se uno si distrugge, si droga, fa il dannato, è affar suo. Ma per quanto mi riguarda, ad esempio, con gli animali no. Tu puoi litigare con tutto il resto del mondo, ma loro cosa ti hanno fatto? Nulla. Questo per dire che, sostanzialmente, anche il più dannato potrebbe sostenere alcune cause… Più in generale io sono sempre partecipe quando c’è beneficenza. Non solo per farmi conoscere sempre di più, ma anche per sostenere cause veramente valide e a cui credo. Non si tratta di politica o di schieramenti, si tratta di dare un piccolo supporto, per quanto io possa fare, con la mia voce e con la mia musica per determinate cose. Se posso farlo, lo faccio volentieri. Fino ad ora ho

sempre partecipato a cose di beneficenza organizzate da altri, in cui offrivo la mia performance come aiuto. Questa sera però abbiamo organizzato un banchetto per la Lega Nazionale per la Difesa del Cane (www.legadelcane. org)... do visibilità a questa associazione che potrà vendere i propri gadget. E’ sempre un modo per parlarne, un inizio…non ho un bacino d’utenza come Laura Pausini ma, nel mio piccolo posso sempre fare qualcosa.››. So che hai curato anche lo story del tuo video per il brano Scrivi D’Oro….com’è nata la passione per la regia? Qual è il tuo rapporto con le arti visive? ‹‹Nullo (Ndr. ride). Nel senso che io guardo i film, mi piace molto andare al cinema, se c’è una mostra di illustrazioni quadri vado volentieri, ma la mia esperienza nel campo è zero. Io, oltre a cantare, amatorialmente, dipingo e amo cucinare. Il video l’ho fatto io perché non c’erano soldi. O non facevo il video o lo facevo io. Ho chiamato il mio amico che ha la telecamera buona, gli dicevo quando fare play e stop, ho chiamato un mio amico attore per recitare, li ho ospitati a casa mia, ho cucinato..insomma li ho spesati! L’amicizia fa anche questo.››. Tre motivi per cui vale la pena vivere… ‹‹The secret (di Ronda Byrne), il libro che sto leggendo adesso. Dice che tu puoi plasmare la tua vita con il tuo pensiero, ed io ci sto provando… cercando di vivere la vita che vorrei… Più che tre motivi posso farti un quadro generale di ciò che mi stimola. Io sono molto determinata ed ho le idee chiare sin da piccola. Ogni mattina mi sveglio e cerco di arrivare agli obiettivi che mi sono preposta. Tutto il resto è la mia vita, la mia famiglia, gli amici e gli animali: io amo e vivo molto per gli animali. In tutto questo c’è sempre la musica di mezzo…›› . Progetti per il futuro? ‹‹Continuare la ricerca sonora, fare altri dischi almeno 18 (Ndr. ride) e avere un pubblico fedele che mi segua e riuscire a vivere di musica in maniera dignitosa! Senza villone o macchinoni, intendiamoci, ma solo poter vivere bene facendo quello che amo›› .

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teatro, musica ed eventi a monza e brianza

L’Opera torna a Milano Il Rigoletto foto di Lorenza Daverio

Lei ama lui, lui ama tutte le donne, lui la inganna, il padre di lei cerca di metterla in guardia e tutto si ingarbuglia fino all’epilogo finale: il sacrifico di lei per amore di quel dongiovanni scapestrato. Signori e signore torna in scena, dopo anni di assenza, il Rigoletto a Milano. L’opera di Giuseppe Verdi, famossissima per l’aria La Donna è Mobile, riscuote, nella versione che il Circuito Lirico lombardo ha portato agli Arcimboldi, un grande successo. Il pubblico è vario, sia per età che per conoscenza dell’opera. E gli spettatori più esperti, si comportano proprio come accadeva nel 1800, ovvero sottolineano con lunghi applausi le prodezze vocali ed interpretative, così come commentano senza

il Rigoletto di Verdi – oggi più che mai nostro simile – si muove in un mondo di cortigiani superficiali, disonesti e ignoranti, in cui tutti indossano la maschera della convenienza. tante remore le arie che, magari, non sono riuscite, a loro avviso, bene. I neofiti sono più guardinghi e timidi ma, la cosa stupefacente, è l’aver incontrato davvero ogni genere di persona: dalle signore in tacco dodici e abito nero, ai giovani punk con capelli colorati, coppie di borghesissimi quarantenni e gruppi di amici appena usciti dall’università. Un ritorno incoraggiante, che fa ben sperare in una nuova epoca, fatta meno di televisione spazzatura e che rispolveri quelli che sono i cardini della nostra procace cultura artistica e musicale. Di spessore la regia e i costumi di Massimo Gasparon. La linea interpretativa scelta da Massimo Gasparon accompagna la partitura a una messa in scena

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fisica e forte, che diviene, oggi più che mai, specchio della contemporaneità perché contemporanea, anzi, sempre attuale, è la stessa opera verdiana – e che il regista, costumista e scenografo Massimo Gasparon, ha voluto richiamasse visivamente atmosfere tiepolesche. Espressione di una logica gretta e volgare, beffatore e beffato al tempo stesso, il Rigoletto, il buffone di Verdi – oggi più che mai nostro simile – si muove in un mondo di cortigiani superficiali, disonesti e ignoranti, in cui tutti indossano la maschera della convenienza. Ricordiamo che questa Opera venne messa in scena la prima volta a Venezia, al teatro la Fenice, l’11 Marzo del 1851 e che Giuseppe Verdi venne censurato e dovette cambiare l’ambientazione della sua Opera dalla Francia di Francesco I ad un anonima corte di Mantova.. Di certo gli spazi di un teatro come la Fenice sono migliori per ottimizzare le voci e i virtuosismi vocali, ma i sei minuti e trenta di applausi concitati ( anche da parte del pubblico più esperto) sono segno del successo indiscusso di questa iniziativa degli Arcimboldi.

GIOVEDÌ 19/01 ORE 21:00 IMG Danza - Russian National Ballet Theatre Lo Schiaccianoci - musiche di Pëtr Il’ic Cajkovskij, coreografia Marius Petipa e Lev Ivanov. Ispirato al racconto Schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1816) VENERDÌ 20/01, SABATO 21/01, DOMENICA 22/01 ORE 21:00 IMG Danza - Russian National Ballet Theatre Il Lago dei cigni - musiche di Pëtr Il’ic Cajkovskij, coreografia Marius Petipa e Lev Ivanov.


in cuccia

due chiacchiere a quattro zampe

La “maledizione” dei cani neri

Gus Gus ha fatto il record

Per lui l’ideale sarebbe essere adottato da chi vive in una casa con un bel giardino.

di Gabriella, in collaborazione con ENPA sez. Monza e Brianza

Se il nero è uno dei colori preferiti nel campo della moda, non lo è altrettanto in quello zoofilo. I cani neri piacciono meno degli altri: molta gente si ferma alla loro apparenza confermando che il timore e la superstizione nei confronti del mantello nero sono ancora duri a morire. I cani neri incutono timore da sempre e credenze a loro legate sono nate in diversi posti del mondo. In Gran Bretagna si narra la leggenda di un cane enorme dal pelo irsuto e nero, con occhi fiammeggianti, ritenuto un messaggero dell’Oltretomba la cui visione era associata alla sicura morte del malcapitato che lo incontrava. Il mito del cane nero sopravvive in America Centrale: alcune popolazioni credono che sia lui ad accompagnare i morti nell’aldilà, altre che sia la reincarnazione di spiriti maligni. Il cane nero, insomma, non ha mai goduto di molte simpatie e tuttora questo colore finisce per incutere un certo timore nella gente, anche in quella amante dei cani. Black dog syndrome Lo dimostra anche il fatto che nel canile intercomunale di Monza, gestito dall’Ente Nazionale Protezione Animali - come del resto in tutti gli altri rifugi della penisola - i cani neri sono sempre gli ultimi a lasciare i loro box, soprattutto se non sono più cuccioli e, in più, di taglia media-grande. Al di là del loro carattere o dell’espressione dei loro occhi, molte persone li temono. Questa paura, del tutto infondata, è una vera e propria sindro-

Bolby

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Bruno

Pau

Teresa

me che prende il nome di “Black dog syndrome”, ossia sindrome del cane nero. La razza del cane rappresenta un ulteriore aggravante: se, infatti, si tratta di razze considerate da molti cattive e aggressive, come ad esempio il pitbull o il rottweiler, è ancora più difficile che il cane venga scelto come nuovo amico. Attualmente il canile di Monza ospita diversi cani neri di cui vi diamo un breve ritratto. Bolby - Nata in Romania, è arrivata a Monza lo scorso febbraio grazie all’associazione Save the Dogs. Adottata da una coppia di ragazzi e poi scappata, dopo un anno di vagabondaggio Bolby è stata ritrovata dai volontari dell’ENPA e riportata in canile. Sembra un po’ chiusa, in realtà quando prende confidenza, mostra il lato migliore del suo carattere. Sarebbe bello se la sua nuova famiglia avesse anche dei bambini, purché tranquilli, con cui correre e giocare. Teresa – È un incrocio di bull terrier di quat-

tro anni che ama correre libera, senza essere tenuta al guinzaglio. Quando è stata trovata, infatti, scorrazzava per i campi tra Monza e Villasanta; aveva ancora la pettorina e il guinzaglio ma era priva di microchip. E’ molto socievole, anche se all’inizio è sempre un po’ timida, ma è anche un po’ testarda e occorre avere un po’ di esperienza per capire come gestirla. Pau - È un pitbull nero di 10 anni arrivato a marzo in canile perché l’appartamento dei suoi padroni era sotto sfratto e loro se ne erano andati, “dimenticandolo” lì. Ha un carattere dolce, ama giocare con tutti e va d’accordo con gli altri cani. A volte può essere un po’ testardo quindi sarebbe meglio che i nuovi padroni abbiano già avuto esperienze con cani della sua razza. Può vivere anche in

un appartamento, è tranquillo e non combina guai! Cico - Accalappiato nel 2009, Cico è un incrocio di border collie di sette anni. Adottato una prima volta, i proprietari lo hanno riportato per problemi di gestione. Tutto ciò che chiede è di avere i suoi spazi: gli piace giocare e ama la compagnia, ma non è un cane che ama ricevere troppe coccole e attenzioni o essere troppo maneggiato, per questo è meglio un contesto senza bambini. Bruno - I volontari lo chiamano scherzosamente “Centodue”, l’età del padrone, un nonnino che si prendeva cura di lui ogni giorno ma che poi è stato trasferito in ospizio dove Bruno (un “giovanotto“ di sette anni) non poteva seguirlo. Per un po’ di tempo ha vissuto da solo in cascina e qualcuno veniva ogni tanto a portargli del cibo e a prendersene cura, ma in aprile la vecchia casa è stata demolita e da allora Bruno vive in canile. Da sempre abituato a vivere in completa libertà e a doversi “arrangiare” da solo, Bruno è un po’ solitario e non ama andare a guinzaglio.

E i gatti neri? Se i cani neri faticano a trovare un padrone, le cose fortunatamente vanno meglio per i felini dal pelo nero, che nel Medioevo, invece, venivano uccisi senza pietà perché ritenuti i sinistri compagni delle streghe. Oggi, salvo alcuni individui ignoranti che credono ancora che un gatto nero che casualmente attraversi la strada davanti a loro possa avere conseguenze nefaste, e pochi imbecilli che, per sadismo o semplice noia, “impiegano” gatti neri in riti satanici, i mici di questo colore hanno moltissimi estimatori! Infatti, al Canile/Gattile di Monza (dove il numero di gatti supera di tre volte quello dei cani), i mici che faticano maggiormente a trovare casa - i nostri “sfigatti”, come affettuosamente li chiamiamo - sono invece quelli un po’ avanti negli anni e con qual-

La caccia non fa male solo agli animali…

che comprensibile acciacco in più rispetto ai compagni più giovani. Ma sono soprattutto alcuni ospiti (Adelia, Federico e Puzzi) che, pur essendo attualmente in buone condizioni di salute e senza necessariamente presentare alcun sintomo, sono però sfortunatamente risultati positivi alla Fiv (immunodeficienza felina, molto comune tra gatti liberi non sterilizzati) o alla Felv (leucemia felina, prevenibile con la vaccinazione). Un gatto affetto da Fiv o Felv non lo può trasmettere alle persone o ad altre specie, ma solo ad altri mici e in determinate circostanze. L’unica cosa che vi trasmetterà sarà il suo amore incondizionato. Sito: per ulteriori info sui nostri ospiti: www. enpamonza.it > Adozioni. Il Canile/Gattile di Monza, in via Buonarroti 52, è aperto al pubblico tutti i pomeriggi, tranne mercoledì e festivi, dalle 14,30 dalle 17,30.

Sono tanti, anzi tantissimi gli incidenti di caccia che coinvolgono anche gli uomini e i cacciatori stessi. Provate a fare un cinico esperimento: digitate su google la parola cacciatore ferito. Oggi, 22 Novembre 2011 vengono fuori le seguenti notizie: 34 enne figlio di un cacciatore perde un occhio ad Imperia, a Zurigo un uomo di 68 anni stato ferito da alcuni piombini sparati da un cacciatore, in Sardegna un cacciatore ferisce inavvertitamente un altro cacciatore, di 36 anni: tragedia sfiorata per un soffio. Ce ne sarebbero molte altre di notizie da elencare, solo oggi. La caccia fa solo vittime.

Cico

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NonsoloMonza

paesi, paesini, città di MOnza e Brianza

Nova Milanese, dallo scorso anno, ha aderito alla campagna promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, mettendo un link sul proprio sito istituzionale ed illuminando a giorno il monumento ai caduti di piazza Gio.I.A. nella giornata Internazionale contro la Pena di Morte, prevista per il 30 novembre.

di Adriana Colombo

Nova Milanese ad nonum lapidem di Adriana Colombo

Nova Milanese, è un comune di circa 20.000 abitanti della provincia di Monza e Brianza. Prima di scoprire tutte le attività che animano questa vivace cittadina, facciamo un tuffo nella storia, riprendendo il sito del Comune stesso, dove ci spiegano che, trovandosi la località a 9 miglia dalla città ambrosiana, non è da escludere che il nome tragga origine proprio da questa sua collocazione: ad nonum lapidem. Di certo c’è che in epoca Romana, sull’attuale strada Valassina vi erano delle mutationes, cioè tappe di ristoro ad uso dei viandanti, commercianti e truppe militari. Un luogo dove fermarsi e cambiare i cavalli e consumare un pasto. Questi punti erano segnati da pietre miliare: una ogni miglio. Si pensa che Nova si sia sviluppata, appunto, attorno ad una di queste mansiones situata al nono miglio da Milano. Oggi Nova Milanese è una città impegnata in tante iniziative culturali, etiche e a favore del cittadino (il sito del Comune è sempre ben aggiornato sia per eventi che iniziative www.comune.novamilanese.mb.it ) Dalla seconda metà degli Anni Novanta le tenebre dei bracci della morte e la battaglia contro la pena capitale sono diventati uno dei terreni di impegno globale della comunità di Sant’Egidio. Estrema sintesi delle violazioni dei diritti umani, la pena di morte rappresenta una forma di

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tortura, contraddice una visione riabilitativa della giustizia, abbassa l’intera società civile al livello di chi uccide, legittima la violenza al livello più alto e, spesso si fa strumento per colpire minoranze politiche, etniche o religiose. Oggi, dopo anni di battaglie civili e di sforzi diplomatici a diversi livelli, sono 139 i paesi abolizionisti di fatto o di diritto, mentre sono 58 i paesi che ancora mantengono la pena capitale. Anche se negli ultimi anni il numero di esecuzioni è lentamente diminuito sono ancora più di 17.800 le persone su cui pesa una condanna a morte. La Comunità di Sant’Egidio è entrata nei bracci della morte, attraverso la corrispondenza epistolare, iniziando con Dominique Green, un giovane afroamericano detenuto nel Texas, per poi raggiungere, attraverso una rete di amici, oltre 1500 detenuti. Nova Milanese, dallo scorso anno, ha aderito alla campagna promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, mettendo un link sul proprio sito istituzionale ed illuminando a giorno il monumento ai caduti di piazza Gio.I.A. nella giornata Internazionale contro la Pena di Morte, prevista per il 30 novembre. Quest’anno inoltre raccogliendo l’invito della Comunità, si vuole sollecitare la popolazione a Scrivere a un condannato a morte. Il primo

passo per garantire i diritti vitali agli uomini e alle donne nei bracci della morte (death row) è rompere l’isolamento. Niente è inutile, gli sforzi di tutti sono preziosi. Nel sito nodeathpenalty.santegidio.org è aperta una pagina sulla corrispondenza con i condannati a morte: sono entrati in contatto epistolare 1000 condannati a morte degli Stati Uniti, della Russia, del Camerun, dello Zambia e dei Caraibi con altrettante persone di 55 paesi del mondo. Ricevere una lettera fa piacere a tutti. Ancor più se questo può significare la possibilità di allacciare un’amicizia duratura e sincera, altrimenti impossibile. Tra le molte attrattive storiche e moderne da visitare a Nova Milanese vi è senz’altro Villa Ponticelli Prinetti Vertua, risalente ai primi del’900 ed è in stile impero, con giardino all’inglese che fa da cornice alla Collezione Permanente Arti del Fuoco e alla www.provincia. mb.it/Temi/cultura/Monza_Brianza_Musei/ Nova_milanese/donazione-viviani.html” Donazione del pittore Vittorio Viviani. La Collezione permanente Arti del Fuoco nasce nel 1999 dalla collaborazione tra l’Amministrazione Comunale di Nova Milanese, l’Associazione Culturale Impronte e l’Hobbyceram di Milano. La Collezione si propone di essere un luogo interattivo sul territorio per promuovere la conoscenza, l’interesse e la passione per questa tipologia artistica.

Qui sono raccolte opere contemporanee di pittura e scultura su porcellana, ceramica e terracotta, vetro e smalti su metallo e vetrofusione, di artisti contemporanei. Attualmente sono esposte 400 opere provenienti da 22 Paesi, tra cui l’Italia e gran parte dell’Europa, Thailandia, Uno scorcio dell’interno di Villa Ponticelli Prinetti Vertua.

Arabia Saudita, Giappone, Australia, Venezuela, Brasile, Stati Uniti, offrendo una rassegna molto significativa delle arti del fuoco, rappresentativa di tutti gli stili e le tecniche, contemporanee e tradizionali. Ogni due anni, inoltre, la Collezione è sede del Premio “Città di Nova per le Arti del Fuoco”, appuntamento fondamentale per la promozione, l’aggiornamento e la crescita della raffinata collezione di arti del fuoco. La Donazione del pittore Vittorio Viviani (Milano 1909 – Nova Milanese 1998) si compone di un corpus rappresentativo della pittura dell’artista. A Nova dal 1931, Viviani insegnò alla Scuola Professionale e, nel 1961, trasferì qui la Libera Accademia di Pittura. Istituì inoltre, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, il Premio di Pittura Bice Bugatti e il Premio di Disegno Giovanni Segantini. Per info: Collezione Permanente Arti del Fuoco villa Vertua Masolo, via G. Garibaldi 1 20834 Nova Milanese 0362374508-0362364200 ufficio.cultura@novamilanese.it Orari sabato e domenica 15-18, domenica anche 10-12; anche a richiesta Condizioni di visita ingresso gratuito

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SPORTivamente

Monza e Brianza in movimento

Visto la giovane età e le ottime qualità dimostrate, la tua carriera potrebbe essere ricca di molti successi. In quale specialità pensi che potresti migliorare? E in quale invece ti senti già brava? «Una specialità dove potrei migliorare è lo “stile rana” dove faccio fatica a prendere il ritmo giusto per gareggiare ad alti livelli. Per quanto riguarda le altre discipline, penso che il mio “stile delfino” sia migliorabile.

Sono sicura che grazie all’aiuto del mio tecnico Alessandro Pezzani, che ormai mi segue da quasi quattro anni, potrò perfezionarmi e raggiungere nuovi traguardi. Ad Alessandro per il lavoro e il tempo che mi ha dedicato in questi anni, ho deciso di regalare una delle tre medaglie vinte a Brno. Sul podio ci sono andata io, ma lui idealmente era sul gradino più alto accanto a me».

A.s. BriANTEA ONLUS

Elena con il suo allenatore Alessandro Pezzani garlo: non mi sarei mai aspettata di riuscire a fare l’en plein di medaglie d’oro nelle tre discipline. Devo però ammettere che ero molto tesa in vasca e sono sicura che avrei potuto fare anche tempi migliori». Dopo le vittorie a Brno, quale sarà il prossimo evento a cui parteciperai? Hai un sogno nel cassetto? “Penso che parteciperò ai campionati nazionali invernali che si disputeranno nel mese di febbraio 2012, anche se l’evento a cui vorrei partecipare è un altro. Sogno di poter essere convocata dalla Nazionale per le Paraolimpiadi 2012, che si terranno nel mese di agosto a Londra. Nel caso non riuscissi, il mio obiettivo sarà quello di andare alle Paraolimpiadi in programma nel 2016 a Rio de Janeiro».

ELENA UNA RAGAZZA D’ORO

L’A.S. Briantea84 Onlus nasce nel 1984 da un’idea del suo creatore, nonché tuttora presidente, Alfredo Marson, da sempre fautore dello sport agonistico come grande possibilità di inserimento dei giovani colpiti da handicap. Nei primi anni di vita, la società era nata per il basket in carrozzina poi, dal 1988 al 1993, sono nate le altre discipline di cui ora si occupa ossia calcio, atletica, bios (basket in piedi), nuoto. Dopo oltre 25 anni di attività, la Briantea conta 112 atleti divisi nei cinque sport e 45 volontari, formati con corsi specifici, che si occupano della crescita e sicurezza degli atleti. Marson in questi anni, oltre all’importante idea socio- umanitaria, è stato anche uno dei pionieri nell’investire nel “progetto giovani”. Questo progetto è molto importante in quanto si sta cercando di avvicinare sempre più giovani disabili, e non solo, a questi sport. Sono stati girati negli ultimi anni due film dal titolo: Come ogni giorno e Con le ruote per terra premiati entrambi. Il primo con la “Guirlande d’honneur” e il secondo con il premio “opera

prima” del Panathlon International. Nel primo cortometraggio viene mostrata la vita di alcuni atleti durante una loro giornata normale divisi tra scuola, allenamenti e gare. Nel secondo, invece, viene raccontata la storia della nazionale italiana di basket under 22 al campionato europeo, dove metà dei componenti della squadra erano della Briantea84. Oltre a girare questi film, negli ultimi anni, alcuni atleti della società si sono recati nelle scuole della provincia di Monza e Brianza, Como e Milano per parlare e quindi far conoscere agli studenti la società e lo sport per disabili. La Briantea non si distingue solo per le opere umanitarie ma anche per i risultati sportivi. Nel Basket ha vinto due scudetti e coppe europee, nel calcio a 5 è campione d’Italia 2010, nel nuoto è tra le prime dieci società in Italia. Per chi volesse maggiori informazioni può contattare l’efficiente ufficio stampa della società, coordinato da Silvia Galimberti o visitare il sito internet www.briantea84.it

di Luca Vanni

Quella che vogliamo raccontarvi è la storia di Elena Pietroni, ragazza nata nel 1996 a Bergamo. Elena è nata con la spina dorsale bifida, una malattia che la costringe da quando è nata su una sedia a rotelle. Questa difficoltà non ha precluso a Elena, ( atleta della società Briantea si veda box sotto), di laurearsi campionessa di nuoto agli Europei giovanili svoltisi a Brno, nella Repubblica Ceca. Da quando è nata questa passione? «Quando decisi di entrare in Briantea parlai col pre-

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sidente Alfredo Marson che mi fece vedere alcuni allenamenti del basket in carrozzina (disciplina fiore all’occhiello della società, in cui ha vinto scudetti e coppe europee n.d.r.). Dico la verità, ho deciso di non provare neanche, perché era troppo violento per i miei gusti e da lì decisi di inscrivermi a nuoto». Qual è stato il tuo primo risultato importante? «Il mio primo successo importante, è stato vincere il Campionato Italiano a Pescara nel 2008. Avevo vinto nei “100 metri stile”, che è sempre stata una

delle discipline che preferisco. Negli anni successivi sono arrivate altre vittorie e dei record. In questo momento detengo il record italiano assoluto nei 50m. delfino e 200m. misti». Arriviamo a luglio di quest’anno, quando è arrivata per te, la prima convocazione in Nazionale per gli Europei giovanili di Brno, manifestazione in cui hai vinto tre medaglie d’oro (50 farfalla, 50 e 100 stile libero): che sensazioni hai provato? «Beh è stata una sensazione bellissima, inutile ne-

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pendolare

il viaggio quotidiano è per me una vocazione

2011-2012

SITAM di Juri Casati Un acronimo è un nome formato con le lettere iniziali di più parole. «Sitam» è un acronimo che sta per «Sistema Integrato Trasporti Area Milanese». Si tratta di un sistema tariffario introdotto nel 1989, e mai più ritoccato nelle sue linee essenziali, a cui aderiscono la maggior parte dei gestori delle linee di trasporto pubblico della Provincia di Milano e della Provincia di Monza e Brianza. Insomma: il Sitam è una di quelle cose un po’ tecniche che sembrano non contare nulla e che invece sono fondamentali. Il 13 ottobre scorso il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo che dava la notizia che Regione, Provincia e Comune di Milano avrebbero trovato un’intesa di massima per riformare il Sitam.

Inoltre, sempre secondo questa riforma, la mappa delle «zone tariffarie» verrà ridisegnata su 5 cerchi concentrici a partire da Milano. Infine saranno rimodulate le tariffe di viaggio. Gli esponenti politici interpellati dal Corriere della Sera – oltre alle classiche promesse di «piena integrazione tariffaria» – hanno assicurato anche che «le tariffe saliranno ad ogni passaggio di confine dall’ esterno verso il nucleo del sistema». Analizziamo quest’ultima affermazione, per noi fondamentale. Il fatto che «le tariffe saliranno ad ogni passaggio di confine dall’ esterno verso il nucleo del sistema» in realtà è una cosa che già accade ora. Peraltro è ovvio che chi viene da fuori Milano debba pagare un po’ di più ri-

Il fatto che «le tariffe saliranno ad ogni passaggio di confine dall’ esterno verso il nucleo del sistema» in realtà è una cosa che già accade ora. Il punto semmai è quanto si debba pagare di più. Secondo questa riforma la tesserina sanitaria regionale, opportunamente riconfigurata, potrà essere utilizzata anche come supporto su cui caricare gli abbonamenti per i mezzi pubblici. Le prime card elettroniche di nuova generazione dovrebbero essere consegnate nella primavera 2012 ai 150 mila pendolari milanesi, ma si conta di distribuirne due milioni entro il 2013. In tre anni Atm e le altre 17 imprese del Sitam dovranno adeguare i sistemi elettronici di controllo dei passeggeri.

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spetto a chi usa i mezzi solo a Milano città. Il punto semmai è quanto si debba pagare di più. E qui registriamo un’importante novità. Infatti uno degli obiettivi della riforma – e mi piace osservare che, per una volta tanto, si tratta di un obiettivo dichiarato – è quello di ridurre la distanza tra i prezzi pagati dai pendolari che devono andare a Milano rispetto a quelli pagati dagli utenti milanesi. In effetti a tutt’oggi si ha la sgradevole sensazione che gli utenti milanesi, per i loro spostamenti in

città, godano di una tariffa sproporzionatamente più bassa rispetto a quella pagata da chi viene da fuori Milano. Non è un’impressione: è una certezza facilmente verificabile. Tale distorsione tariffaria è principalmente imputabile al fatto che, fino ad oggi, il Sitam è stato gestito da Atm. Intendiamoci: non ci sarebbe nulla di male, se non fosse per il fatto che Atm è di proprietà del Comune di Milano ed è contemporaneamente anche uno dei soggetti che devono essere sottoposti all’integrazione da parte del Sitam stesso. Ogni volta che c’è un conflitto di interessi, qualcuno viene favorito a scapito di qualcun altro che viene danneggiato. I cittadini milanesi sono elettori nel Comune di Milano, che è proprietario di Atm, che a sua volta gestisce il Sitam; inoltre i cittadini milanesi – visto che la maggior parte di loro lavora a Milano – hanno l’esigenza di muoversi principalmente dentro Milano città. Inevitabilmente quindi il Sitam in questi anni ha concesso, per gli spostamenti che rimanevano all’interno della città di Milano, un prezzo «di favore» che è stato compensato e scaricato sui prezzi dei biglietti di chi veniva da fuori Milano. Il Sitam dunque, fino ad oggi, ha ragionato solo nell’ottica di un’utenza milanese e non ha osservato una prospettiva più ampia. È proprio per superare le ottiche personali che – al di là della riforma del Sitam – si sta pensando di istituire un’authority regionale dei trasporti che abbia una visione complessiva del contesto, e che consenta un coordinamento tra i vari operatori e i vari mezzi di trasporto pubblico alla ricerca di una fluidità maggiore del movimento sui mezzi e di una equità tariffaria. Staremo a vedere.

AgrAte BriAnzA Teatro Duse 039-6058694

14 aprile Francesco Baccini in

BACCINI CANTA TENCO

di Francesco Baccini e Marzio Angiolani regia Pepi Morgia arrangiamenti Armando Corsi (Vincitore del Premio E. Sirolo 2011 come miglior tour dell’anno)

Arcore Teatro Nuovo 039.6012493

6 marzo Comp. Teatro Stabile di Bolzano

IL MALATO IMMAGINARIO di Molière regia Marco Bernardi

22 marzo Comp. Sebastiano Somma - Orso Maria Guerrini

IL GIORNO DELLA CIVETTA di Leonardo Sciascia regia Fabrizio Catalano

Bovisio MAsciAgo Teatro La Campanella 334.7007686

21 aprile Teatro dei Gordi

MOLTO RUMORE PER NULLA di William Shakespeare regia Riccardo Mallus drammaturgia Giulia Tollis con Cecilia Campani, Claudia Caldarano, Roberta Lidia de Stefano, Antonio Gargiulo, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Maria Vittoria Scarlattei, Irene Timpanaro, Matteo Vitanza

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spettacoli a scelta

Brugherio

LiMBiAte

Teatro San Giuseppe 039.870181

Teatro Comunale 02.99097334

Crt Artificio

Theatre ad infinitum

7 febbraio

TERRA PROMEssA! BRIGANTI E MIGRANTI di Marco Baliani e Felice Cappa con Marco Baliani

20 marzo

Teatro Out Off

LA GILDA DEL MAC MAhON

12 maggio

TRANsLUNAR PARADIsE... A PLACE WhERE TIME sTANDs sTILL

di George Mann, Kim Heron, Deborah Pugh regia di G. Mann, con G. Mann, K. Heron, D. Pugh, musiche Kim Heron, George Mann

MonzA

novA MiLAnese

Auditorium Comunale 0362.43498

3 febbraio I Saltafoss

sE IL TEMPO FOssE UN GAMBERO

Commedia musicale di Garinei e Giovannini sceneggiatura Iaia Fiastri e Bernardo Zapponi musiche Armando Trovajoli

seregno

Teatro San Rocco 0362.230555

di Giovanni Testori regia Lorenzo Loris con Elena Callegari

Teatro Binario 7 039.2027002

cesAno MAderno

produzione LupusAgnus

Teatro Stabile d’Abruzzo

di Aquilino, regia Stefano De Luca con T. Banfi, M. Comerio, A. Rossano

di Ingmar Bergman Regia di Alessandro D’Alatri con Daniele Pecci e Federica Di Martino

Teatro Excelsior 0362.541028

9 febbraio

Compagnia A.T.I.R.

ROMEO E GIULIETTA

di W. Shakespeare, traduzione S. Quasimodo regia Serena Sinigaglia, con Maria Pialr Perez Aspa, Mattia Fabris, Arianna Scommegna, Sandra Zoccolan, Chiara Stoppa, Stefano Orlandi

7 marzo

LA LETTERA di e con Paolo NanI

concorezzo

Teatro San Luigi 039.6040948

11 gennaio

LA BOTTEGA DEL CAFFè

di Carlo Goldoni, regia Giuseppe Emiliani con Marina Bonfigli, Antonio Salines, Virgilio Zernitz, Massimo Loreto

1 aprile

sERVO DI sCENA

di Ronald Harwood, con Franco Branciaroli regia Franco Branciaroli

40e

Con la collaborazione dei Comuni di: Agrate Brianza, Arcore, Bovisio Masciago, Brugherio, Cesano Maderno, Concorezzo, Limbiate, Monza, Nova Milanese, Seregno, Vimercate.

27-28-29 aprile

15-16-17 novembre

KONFINà

sCENE DA UN MATRIMONIO

10-11-12-13 maggio

produzione La Danza Immobile

PER FAVORE NIENTE EROI ispirato ai racconti di Raymond Carver regia Corrado Accordino

MonzA

Teatro Manzoni 039.386500

1-2-3-4 dicembre Antheia srl

PICCOLI EQUIVOCI

seregno

Teatro Sant’Ambrogio 0362.328369

21 gennaio

CAFè ChANTANT

regia Aldo Masella con Silvano Ilardo, Alessandro Fortarezza, Claudia Giampaoli, Anna Cacioppo, VIncenzo Leone - pianista Federico Peraldo

viMercAte

di Claudio Bigagli, regia Claudio Bigagli con F. Montanari, D. Fleri, M. Meconi, D. De Martino, F. Martino, S. Egitto

Villa Sottocasa 039 6389364

Teatro de Gli Incamminati / Diablogues

PINOCChIO READyMADE

18 febbraio

26-27-28-29 gennaio

DelleAli

L’UOMO, LA BEsTIA E LA VIRTù

Collodi 1883 - Cassinotti 2008 voce, ready made Antonello Cassinotti piano Alberto Forino

di Luigi Pirandello regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi con S. Vetrano, E. Randisi, E. Cucinotti, G. Moschella, A. Lo Presti, M. Smedile, G. Brunazzi, F. Pennacchia

Un abbonamento aperto a tutti senza limiti di età Punti vendita: tutti i Teatri del Circuito Per informazioni: www.brianzateatro.it www.provincia.mb.it


Raccontiamoci

libri, racconti, scrittura e poesia

In questo numero vorremmo parlarvi di un libro appena uscito ma molto interessante per tutti gli appassionati di storia ed in particolare della nostra Storia: Terre di Brianza Miseria & Nobiltà di Paolo Cadorin. Questo libro ci racconta da dove veniamo e le nostre radici senza andare però in un tempo troppo lontano perché è un percorso che, attraverso lettere, documenti, stampe affronta il periodo che va dal 1700 all’inizio del 1900. In questo percorso, in cui ci accompagna la sapiente penna dello storico Cadorin, ritroviamo immagini di uno spaccato quotidiano talora anche molto crudo che vivevano i nostri avi e le spiegazioni ad alcuni modi di dire o usanze che ogni tanto ci scordiamo da dove arrivino, ma che, in realtà non sono poi così lontane da noi. Facciamoci però un po’ spiegare dall’autore questo libro che, consiglio veramente a tutti di leggere.

MISERIA E NOBILTà

Paolo Cadorin presenta il suo nuovo libro di Adriana Colombo

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Miseria e nobiltà; perché proprio questa chiave di lettura? ‹‹Devo fare una premessa: non è da me raccontare la storia; ognuno deve essere in grado di potere leggere e quindi tirare le proprie conclusioni, perché ciò che vedo io può essere limitato rispetto a quello che vede qualcun altro; c’è sempre qualcuno più intelligente di te e, poiché io ritengo che la cultura sia un apporto di tutti, quell’altra persona un domani potrà concorrere ad arricchire la tematica avendo intuito qualcosa che io non ho visto. Ecco perché io faccio parlare sempre gli altri: ho fatto l’introduzione storica, come sempre, però devono parlare i documenti, le carte dell’epoca. Quindi ti rispondo con le parole del conte Giambattista Giovio di Verzago datata 1784: “Oggi ebbi visite infinite. Indovinate chi mai? Di curati forse? Di gentiluomini? No; di agricoltori vecchi giovani ragazzi e di villane co’ loro bambini al collo. Volgon quasi due secoli dacché fu stabilito un legato, per cui il dì d’Ognissanti si distribuisce alla mia porta pane e vino ai contadini, che vi concorrono. Vengovi a truppe dalle parocchie vicine d’Orsenigo, Montorfano ed Alzate, terra celebre per soggiorno del famoso Andrea Alciato. Oh quanta giulività questa povera gente ghermisce una pagnotta, e tuffa le labbra in una scodella di vino! Mi sono divertito anche io da un poggiolo gittando pane alla turba”. Leggere queste cose ti segna e, ti dà la misura di quanto fosse il divario tra le due classi e, quindi anche una chiave di lettura. La povertà imperava alla fine dell’800 ci sono state anche delle

ribellioni che ebbero il loro apice nel vimercatese quando i vari proprietari dichiararono su Il Secolo: “D’ora innanzi dovrete darci per appendizi anche le vostre mogli e figlie”. Questi sono contrasti fortissimi›› Miseria e nobiltà: un tema attualissimo quanto di attuale si può leggere dal passato? ‹‹Attualissimo sì perché c’è una forbice che si sta aprendo sempre di più. La problematica è questa: allora chi era in miseria era da sempre in miseria, un passo indietro non lo poteva fare. Mentre oggi in tanti stanno tornando indietro sul tenore di vita. Si trova molto di attuale in questo libro soprattutto dalla parte dei poveri; perché i poveri poi sono diventati imprenditori, quindi c’è questa fabbrichetta legata alla terra e nel grande c’è il decadentismo.›› Ma com’era la nobiltà non vi erano differen-

ziazioni in essa? ‹‹La nobiltà era eterogenea, poiché mettendo a disposizione dell’acquisto le terre molti che prima erano commercianti, essendosi arricchiti trovarono questo metodo per autoblasonarsi, quindi c’era un differenziazione sì: c’erano i nobili nobili e i nobili arricchiti; il nobile è nobile per una nobiltà d’animo, una forma mentis anche culturale mentre l’arricchito pensa sempre al profitto senza mai portare un arricchimento e questa diversificazione si legge bene nel libro.›› Quindi parliamo di questa forbice di cui parlavi prima e delle condizioni della Nobiltà? ‹‹Anche qui farò parlare una lettera dell’epoca che il conte Pietro Verri scrisse al fratello Alessandro nel 1777 ed in cui descrive le serre di Mombello del Conte Crivelli e di Desio del marchese Cusani. Affermando

dire traslocare, cadeva a fine settembre.›› Ci avviciniamo al Natale come lo vivevano all’epoca? ‹‹Il Natale all’epoca lo vivevano nella miseria e ti dirò di più che c’era l’usanza del ceppo natalizio, lo mettevano su e più che durava e meglio era e quando si spegnava ne tenevano un pezzo per l’anno successivo per potere riaccendere il medesimo fuoco. I calendari all’epoca nelle erano per lo più a foglio attaccati sulle porte, quando arrivava l’ultimo dell’anno che c’era ancora il ceppo natalizio acceso, mettevano un po’ di olio e un po’ di vino sul ceppo e lo bruciavano dicendo: “calen ven, più ben vien” . Cioè che il nuovo anno venga e tutto meglio arrivi e lo bruciavano perché era portatore di cose negative. In tutto questo marasma c’era comunque la serenità››. Un conflitto che è venuto fuori perché i

…c’erano i nobili nobili e i nobili arricchiti; il nobile è nobile per una nobiltà d’animo, una forma mentis anche culturale mentre l’arricchito pensa sempre al profitto senza mai portare un arricchimento e questa diversificazione si legge bene nel libro… che il Crivelli è stato il primo ad ideare dei giardini con le serre e le piante esotiche e il Cusani ne ha uno con Ananas e “…tutto l’inverno ha mangiato piselli e spargi e buone lattughe…” e a maggio mangia “…melloni.” Che vi si coltivava the, caffè, canna da zucchero, cacao insomma la nobiltà aveva primizie in tutte le stagioni. Carlo Verri invece convinse i contadini di Biassono a coltivare il gelso e la vite che erano considerati inappropriati per quelle terre e divenne così famoso nelle coltivazioni da essere anche consultato dai professori dell’Università di Pavia.››

nobili di Milano pur di non pagare le tasse le spingevano sempre sulle zone limitrofe perché meno controllate. Maria Teresa proprio per ovviare questo fatto fece i catasti Teresiani proprio per avere le misure certe dei terreni e, censivano fino all’ultimo fuoco i possedimenti. All’epoca una proprietà terriera veniva considerata anche in base ai fuochi, i camini, che aveva al suo interno: ogni fuoco, una famiglia.

E se per la nobiltà c’erano primizie per i contadini? ‹‹Per i contadini c’era la miseria reale, si pensi all’usanza di lasciargli gli arnesi per lavorare la terra se cambiavano casa, ma il resto veniva sequestrato tutto: è famosissimo il detto fare San Michele, perché a san Michele finivano i contratti agrari e partivano quelli nuovi. Fare San Michele voleva

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carte, giochi, svago e curiosità

il comune segnala

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Gli errori più comuni (e come evitarli) - Parte 1

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di UTGaber BUSES AND TRAINS TO AUTODROME IF YOU ARRIVE BY TRAIN From Milano Centrale and Porta Garibaldi:

Friday 9 TO and AUTODROME Saturday 10: train to Monza + black line to the Autodrome; AND TRAINS 11 Sunday only from Milano Centrale train station to free up Biassono-LesmahagowRRIVEonly BY TRAIN

Circuit, in 30 minutes arrive at only 50 meters from the Lesmo curves (see train schedules).

ano Centrale and Porta Garibaldi: From Monza Railway Station (Gate Porta Castello): nd Saturday train to Monza blackSunday line to 11th: the Autodrome; Friday10: 9th, Saturday 10th+ and BLACK LINE free shuttle bus no-stop to unday only Milano Centrale train Gate station to free up Biassono-LesmahagowVialefrom Cavriga/RAI (Autodrome Vedano). 30 minutes arrive at only 50 meters from the Lesmo curves (see train schedules).

IF YOU ARRIVE BY CAR

za Railway Station (Gate Porta Castello): , Saturday 10th and Sunday 11th: BLACK LINE free shuttle bus no-stop to and ride. ga/RAIPark (Autodrome Gate Vedano).

WARNING: it’s not allowed to drive in the Monza park! Leave your car in P+Bus

RRIVEParkings BY CAR or in external Parkings near Biassono. Friday 9th, Saturday 10th and Sunday

11th: from toll parkings leave free shuttle buses. The ticket of the shuttle bus is ride. 3 Euro if you haven’t the parking ticket: G: it’s not allowed to drive in the Monza park! Leave your car in P+Bus BLUE LINE: Park +near Shuttle 15 EuroFriday (only Shuttle 3 Euro round trip)Sunday or in external Parkings Biassono. 9th, Saturday 10th and P Monza leave Stadio-Shuttle-Park / Autodrome GateofMirabello m toll parkings free shuttle buses. The ticket the shuttle bus is GREENthe LINE*: Parkticket: + Shuttle 20 Euro (only Shuttle 3 Euro round trip) you haven’t parking P Monza Rondò-Shuttle-Park / Autodrome Gate Mirabello

on Friday E: Park*Not + Shuttle 15 Euro (only Shuttle 3 Euro round trip) Stadio-Shuttle-Park / Autodrome Gate Mirabello NE*: Park + Shuttle 20 Euro (only Shuttle 3 Euro round REQUIRED): trip) OTHER PUBLIC TRANSPORTATION (TICKET Rondò-Shuttle-Park / Autodrome Gate Mirabello

riday Bus Brianza Transports line z204 from Corso Milano in Monza to Vedano

UBLICBus TRANSPORTATION Brianza Transports(TICKET line z221REQUIRED): from Corso Milano in Monza to Carate (bus stop: Biassono Santa Maria delle Selve).

za Transports z204 from Corso Milano infrom Monza to Vedano Train toline Biassono-Lesmo-Autodrome Sesto S.G. railway and underground (MM1) station and Monza Station (Friday and Saturday only, Sunday it runs from Milan). za Transports line z221 from Corso Milano in Monza to Carate : Biassono Santa delle Selve). Metro link Maria MM2 Porta Garibaldi Station Milan Central Station.

assono-Lesmo-Autodrome from Sesto S.G. railway and underground (MM1) d Monza Station (Friday and Saturday only, Sunday it runs from Milan).

BUSSE UND ZUGE ZUM AUTODROME WENN SIE MIT DEM ZUG ANKJOMMEN

MM2 Porta Garibaldi Station Milan Central Station. Von Milano Centrale und der Porta Garibaldi:

UND ZUGE ZUM dem AUTODROME Am Freitag 9 und Samstag dem 10: Zug nach Monza + schwarze Linie auf der nur 11 Sonntag nur von Milano Centrale Bahnhof zum free Biassono-LesmoE MIT Autodrome; DEM ZUG ANKJOMMEN

Circuit, in 30 Minuten zu erreichen und nur 50 Meter von der LesmoKurven (siehe Fahrplan).

o Centrale und der Porta(Ausgang Garibaldi:Porta Castello): Ab Monza Bahnof g dem 9Ab und Samstag Zug nach + schwarzeLINIE Liniekostenlose auf der Busfahrt zum Freitag demdem 9 bis10: Sonntag demMonza 11: SCHWARZE e; nur 11 Sonntag nur von Milano Centrale Bahnhof zum free Biassono-LesmoCavriga/RAI (Vedano Tor vom Autodrome). 30 Minuten zu erreichen und nur 50 Meter von der LesmoKurven (siehe Fahrplan).

WENN SIE MIT DEM AUTO ANKOMMEN

Bahnof (Ausgang Porta Castello): dem 9 bis Sonntag dem 11: SCHWARZE LINIE kostenlose Busfahrt zum Paken AI (Vedano Torund vomlaufen. Autodrome). ACHTUNG: Im Park ist das Autofahren verboten! Parken Sie bitte Ihren Wagen den Parkplätzen P+Bus oder auf denen des Autodroms in Biassono. E MIT auf DEM AUTO ANKOMMEN Ab Freitag dem 9 bis Sonntag dem 11: fahren freie Busse von den Parkplätzen:

Sicurezza in città Polizia Locale a cavallo e agente di quartiere

d laufen.BLAUE LINIE: Park + Busse 15 Euro (einzig Shuttle 3 Euro rundreise) : Im Park ist dasStadio Autofahren Parken Sie bitte P Monza Park /verboten! Autodrome Mirabello Tor Ihren Wagen arkplätzen P+BusLINIE*: oder auf denen des Autodroms in Biassono. GRUENE Park + Shuttle 20 Euro (einzig Shuttle 3 Euro rundreise) dem 9Pbis Sonntag demPark 11: /fahren freie Busse von Tor den Parkplätzen: Monza Rondò Autodrome Mirabello

N

ato con l’obiettivo di migliorare le condizioni di sicurezza e la qualità della vita in città, il servizio “polizia di prossimità”, già operativo dalÖFFENTLICHEN mese di marzo, mette ora a disposizione un nuovo modo, più imNEN AUCH MIT DEN GEWÖHNLICHEN RSMITTEL FAHREN (FAHRPREIS IST ZU ZAHLEN): mediato e più diretto di interagire con i cittadini. In ognuna delle cinque circoscrizioni, d’intesa con i rispettivi presidenti, sono stati individuati, infatti, dei luoghi scelti tra quelli più frequentati e facilmente accessibili, denominati “security point”. In tali punti, secondo un prestabilito calendario settimanale, sarà garantita la presenza di una nuova figura di operatore della sicurezza: il vigile di quartiere.

*Nicht Freitag NIE: Park + Busse 15 Euro (einzig Shuttle 3 Euro rundreise) Stadio Park / Autodrome Mirabello Tor LINIE*:SIE ParkKÖNNEN + Shuttle AUCH 20 EuroMIT (einzig Shuttle 3 Euro rundreise) DEN GEWÖHNLICHEN ÖFFENTLICHEN Rondò Park / Autodrome Mirabello Tor

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VERKEHRSMITTEL FAHREN (FAHRPREIS IST ZU ZAHLEN):

Busse Brianza Verkehrsmittel linie z204 ab Corso Milano (Monza) zum Vedano Busse Brianza Verkehrsmittel linie z221 ab Corso Milano richtung Carate (auf der Haltestelle Biassono Santa Maria delle Selve aussteigen).

anza Verkehrsmittel linie z204 ab Corso Milano ab (Monza) Zug FS zum BiassonoLesmoAutodrome Sesto zum S.G. Vedano Bahnof MM1 und ab Monza Bahnof (nur Freitag und Samstag - am Sonntag direkt ab Mailand anza Verkehrsmittel linie z221 ab Corso Milano richtung Carate altestelle Biassono SantaPorta Maria delle Selve aussteigen). MM2 U-Bahnhof GaribaldiBahnhof Milano Centrale Link.

m BiassonoLesmoAutodrome ab Sesto S.G. Bahnof MM1 und ab hnof (nur Freitag und Samstag - am Sonntag direkt ab Mailand

ahnhof Porta GaribaldiBahnhof Milano Centrale Link.

“L’agente, facilmente distinguibile grazie alla caratteristica banda a scacchiera bianca e rossa attorno al berretto e al distintivo da braccio in tessuto rosso e bianco, vuole essere un’interfaccia ancora più diretta e immediata – spiega l’Assessore alla Sicurezza Simone Villa - di ascolto del cittadino che può così segnalare problemi di sicurezza, di convivenza, inciviltà, disordine urbano, di traffico, viabilità, manutenzione delle strade, marciapiedi, giardini pubblici e di tutte quelle si-

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tuazioni che determinano un senso di disagio e di insicurezza nella vita quotidiana”. Tali segnalazioni, nel caso non infrequente in cui il problema vada oltre la competenza della Polizia Locale, saranno immediatamente trasmesse agli uffici competenti o agli Enti preposti. Caratterizzato da un nuovo e diverso modo di rapportarsi direttamente con il cittadino, l’obiettivo dei “security point” è quello di sviluppare un modello nuovo di tutela del territorio.

Allo scopo di assicurare un maggiore controllo delle aree verdi e contribuire alla sicurezza di una vasta area come quella del Parco, sarà a breve istituito un nuovo servizio della Polizia Locale: il nucleo a cavallo. Questo gruppo sarà composto da quattro operatori di Polizia (due agenti e due ufficiali) che, oltre a svolgere una prestigiosa attività di rappresentanza per l’intera cittadinanza in occasioni di feste e manifestazioni, servirà a pattugliare le aree verdi del Parco in cui è normalmente più difficile arrivare a causa delle asperità del terreno. Il nuovo servizio che sarà avviato per i primi sei mesi in via sperimentale, è stato reso possibile attraverso la formula del noleggio degli animali che ha permesso un sostanziale abbattimento dei costi che, in questo modo, sono stati ridotti fino a quasi un sesto di quelli normalmente sostenuti da altri Comuni in cui è già attivo tale servizio.

Ho conosciuto tempo fa un grande professionista dell'Holdem, peraltro di notevole tradizione familiare, che mi ha riproposto il migliore consiglio offertogli dal padre in materia di poker: “ricorda che il poker è il gioco delle tre P: Pazienza, Pazienza e Pazienza!”. Uno dei più grandi errori che si possano commettere nel gioco è proprio ignorare questa regola, per cui inevitabilmente dal primo errore ne conseguono disastrosamente molti altri. Che si tratti di un SnG super turbo o di un MTT deep stack o a maggior ragione di cash game, comunque sia non bisogna mai avere fretta di accumulare chips, mai avere fretta di fare giocate, mai avere fretta di aggredire i piatti. Ho detto e ripetuto più volte che il gioco passivo raramente porta lontano, ma giocare passivamente è cosa ben diversa dal giocare pazientemente. Un giocatore paziente sa aspettare la situazione migliore, e sa anche passare un controrilancio se è il caso (ma solo se è il caso). Un giocatore paziente non si gioca tutto il suo stack al buio con un avversario di cui non ha ben chiara la tipologia di gioco, a meno non sia “matematicamente” obbligato a farlo, né tantomeno lo farebbe per un bluff. Un giocatore paziente sa anche che se gli rimangono poche chips può sempre risalire se gioca bene le sue carte. La pazienza è la prima amica di un buon giocatore di poker. Proviamo a pensare a tutti gli errori che la mancanza di pazienza ci può aver portato a fare. E a quanti all-in inutili e insensati capita di vedere. Errori da tilt si dice, è capitato a tutti. A volte non si riesce a ragionare in modo lucido, magari per rabbia per una mano persa con 9 probabilità su 10 a favore, o per la presenza al tavolo e in posizione dominante di un giocatore il cui stile ci infastidisce particolarmente. Ma sono tutti atteggiamenti ed errori frutto della mancanza di pazienza. Se siamo in un tavolo di cash game non indugiamo e alziamoci. Inutile pensare di rifarsi su un giocatore di cui soffriamo il gioco e contro il quale abbiamo già più volte perso, alla lunga gli daremo tutte le chips. Meglio alzarsi e trovare un tavolo in cui potremo esprimere al meglio il nostro gioco e quindi rifarci, ma contro avversari più alla nostra portata. Se siamo invece in un torneo, pazienza. Ci servirà tanta pazienza. Bisognerà aspettare di trovare la situazione migliore per giocare, e se non abbiamo il pieno controllo ripeto non giochiamo per qualche minuto e cerchiamo di ritrovare la calma; in fondo perdere qualche mano

non è grave come perdere molte o tutte le chips. Altro errore in qualche modo è legato alla fretta e quindi alla mancanza di pazienza è l'eccessiva ansia di controllare le statistiche, la media delle chips in gioco e la propria posizione momento per momento. Non bisogna lasciarsi ossessionare da questi parametri. È vero che il nostro obiettivo in un torneo è sempre il tavolo finale, ma quello che conta di più è comunque il tavolo in cui giochiamo, e quindi la proporzione tra gli stack dei giocatori che vi siedono, oltre naturalmente al rapporto tra il nostro stack e il buio del livello in gioco (e talvolta anche del livello successivo). Un buon giocatore di poker non guarda mai al risultato in breve termine ma sempre alla media dei risultati sul medio/lungo periodo. Tanto all'interno di un torneo quanto in generale rispetto alla rendita e quindi all'efficacia del proprio gioco. Se la pazienza è la migliore amica di un pokerista la curiosità è uno dei suoi peggiori nemici. In generale, lo abbiamo già detto più volte, il call è la mossa più debole che si possa fare e normalmente sarebbe preferibile passare piuttosto che chiamare. Non è certo una regola, e infatti ci sono molte situazioni in cui il call è la migliore opzione, e di sicuro non si può ridurre il poker a un gioco di solo passo/rilancio, ma comunque non bisognerebbe mai chiamare solo per curiosità, o per andare incontro alla sorte. Ma se per caso ci si trova con un buon punto, come una doppia coppia, in un family pot nel quale siamo entrati magari perché in posizione di grande buio, evitiamo di giocarci tutto se un giocatore che consideriamo solido e affidabile si mostra estremamente aggressivo. Spesso questo genere di piatti (scarsi in valore ma con molti contendenti) si creano proprio per la presenza di uno o più giocatori con una coppia bassa in mano, e che quindi sperano di vedere a poco costo il flop per sperare di centrare un tris. E se dopo il flop si mostrano aggressivi in modo inusuale è estremamente probabile che lo abbiano centrato. Se abbiamo stack sufficiente possiamo provare a controrilanciare per ottenere più informazioni, ma evitiamo di infilarci in una situazione potenzialmente molto dolorosa per noi. Manteniamo sempre ben presente le probabilità a nostro favore e la proporzione tra queste e la dimensione del piatto e delle puntate per prendere una decisione corretta. Quando si ha un buon punto è importante puntare in modo solido, in genere sempre almeno metà del piatto o

più. Una simile puntata ci può dare indicazioni sulle carte di chi chiama e anche sfoltire il numero degli avversari se più giocatori sono entrati nella mano. Allo stesso modo piazzare un controrilancio o un terzo rilancio possono dare informazioni sulla nostra posizione nella mano. Ma anche se abbiamo rilanciato o controrilanciato nulla ci vieta di lasciare la mano se non troviamo convenienza a continuare a investire. Paradossalmente conviene di più perdere molto senza vedere le carte piuttosto che perdere tutto a carte scoperte. Bisogna dosare l'aggressività in modo corretto, il gioco passivo è sempre un errore ma è altrettanto sbagliato un gioco eccessivamente aperto e aggressivo. Quando decidiamo di controrilanciare pensiamoci sempre una volta in più, per essere sicuri del motivo per cui quella sia la mossa più corretta in quel momento. Prendiamoci il tempo necessario per decidere, ed evitiamo di agire istintivamente con la prima opzione. Ancora una volta non facciamoci prendere dalla fretta, non nel prendere decisioni potenzialmente avventate - consideriamo tutte le informazioni che abbiamo sul giocatore contro il quale andremo a scontrarci e ponderiamo bene la mossa da fare - ma nemmeno nel desiderare di accrescere il nostro stack velocemente. Se non siamo disposti a spendere tempo e concentrazione al tavolo difficilmente il nostro gioco risulterà vincente e tanto velocemente salirà il nostro stack altrettanto velocemente lo perderemo tutto.

L’angolo del SUDOKU 4

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cosa succede in città eventi in giro per la brianza

Monza e Brianza 4 ZAMPE MI PIACE! www.milaninterradio.it Fm 96.100 TV CH 288 Digitale Condotto da Serena Bassi, in diretta il giovedì dall 13.00 alle 14.30. Replica il Sabato alle 15. Per chi ama gli animali! MONZA I Mirò, venerdì 09 dicembre alle ore 19:00 Presentazione del loro primo CD (A Luci Spente), organizzato dal C.a.g.( centro aggregazione giovanile ) del Comune di Monza presso il locale sito in via San Gottardo, 14 - Monza, dove sarà presente anche il presidente dell' associazione Lele Forever Onlus, per la lotta contro la leucemia a cui verranno devoluti il 40% dei proventi della vendita del CD.

Kernel Lab Prende ufficialmente il via l'iniziativa Kernel Lab_011/012, il nuovo progetto di AreaOdeon per la formazione, produzione e promozione artistica giovanile. Kernel Lab è un'iniziativa strutturata per intercettare l'interesse di giovani italiani a cui offrire l'opportunità di sviluppare, con la tutoria di docenti e professionisti del settore, esperienze formative e concrete negli ambiti di Arte Mediale e Organizzazione Eventi. I giovani talenti UNDER 25, artisti e futuri manager dell'arte, saranno individuati sul territorio italiano tramite bandi nazionali con scadenza il 07/12/11. Il testo completo dei bandi e i moduli di partecipazione sono disponibili sul sito www.kernellab.net BANCHETTI LAV 10 Dicembre Piazza Carrobbiolo, 11 Dicembre Piazza S. Paolo dalle ore 10.00 fino alle 18.30 Banchetti a sostegno della Lav (Lega Anti Vivisezione) sez. Monzese.

Brianza Classica: a Monza "I Clarinetti di Mozart" Domenica 4 dicembre alle ore 17.00, al Teatrino della Villa Reale di Monza. In programma il quinto appuntamento della rassegna "Brianza Classica", giunta alla nona edizione, sostenuta dal Comune di Monza Assessorato al Turismo e Spettacolo e dalla Provincia di Monza e Brianza. Il consolidato circuito musicale dedicato quest'anno a "Musica, Luoghi e Sapori della Brianza" presenterà a Monza il Quartetto Italiano di Clarinetti che proporrà un concerto interamente dedicato a Mozart di particolare interesse sia contenutistico che interpretativo. La Direzione artistica della rassegna è affidata al M° Giorgio Matteoli, ideatore e fondatore del festival

Vedano al lambro SCUOLA EUROPEA SOMMELIER Presso l' Osteria Flam via S. Stefano, 109 Vedano al Lambro (MB) Fiduciaria Lombardia organizza il corso di primo livello per sommelier. Inizio corso 4 dicembre 2011 ore 15.30 Calendario lezioni: 11 dicembre - 18 dicembre 2011 - 8 gennaio - 15 gennaio - 29 gennaio 2012 esame finale 5 febbraio 2012 info: monzaebrianza@eurosommelier.eu www.eurosommelier.eu mob. 3381572375 | tel. 039 2497033 LISSONE Lino Giussani, tra Artigianato ed Arte. Fino al 4 Dicembre. A cura di Luigi Cavadini Museo d’arte contemporanea- ingresso libero. In mostra le tarsie in legno dell’artista lissonese Lino Giussani. Opere di fantasia alternate a reinterpretazioni di classici della pittura e del design. Da Picasso a De Chirico ed Escher. Orari: Mar-Mer-Ven 15.00/19.00 Giov 15.00/23.00 Sabato e Festivi 10.00/12.00 e 15.00/19.00 besana in brianza Mostra I colori della musica di Domenico Monteforte Fino al 18 Dicembre. A cura dell’Associazione Culturale Onlus Amici dell’Arte di Aligi Sassu Presso padiglione neoclassico di Villa Filippini.

Dal 1992 il tempio della musica latino americana & dance. Ritmo, allegria e divertimento assicurato! Locale climatizzato con due ampie sale di 1500 mq e 400 posti a sedere.

seregno

Tutte le sere, entro le ore 23.00 INGRESSO GRATUITO CON MINIMA CONSUMAZIONE € 3,00 OGNI MERCOLEDI’: dalle 21.30 alle 22.30 corso gratuito passi base di bachata & salsa (corso aperto a tutti senza iscrizione). A seguire… si balla! Sala 1: salsa & bachata Sala 2: salsa classica, guaguancò, cha cha.

Libri e carte, biblioteche e archivi: sono la croce e la delizia di innumerevoli studiosi che tra le carte trascorrono la più parte del loro tempo, spesso anche al di fuori della professione. Ma l’amore per i libri è una passione antica: si lega al modo di trasmettere sapere, e riflette i gusti del tempo e dei possessori. Questo vale anche per i principi e i re che hanno abitato le regge di Lombardia. Lo testimonia l’esito del convegno “Biblioteche di Principi e Re tra Milano e Monza” realizzato lo scorso 20 ottobre presso la Biblioteca Nazionale Braidense, che ha inteso fare il punto su un bel progetto di recupero filologico in chiave didattica e di ricostituzione sto-

La mistica delle cose, retrospettiva di Tino Stefanoni. Fino al 4 Dicembre In mostra cinquant’anni di ricerca pittorica, dagli anni 60 ad oggi, in bilico tra pittura e poesia. Dalle opere più oggettuali degli inizi, fino ai recenti paesaggi dal gusto metafisico. Presso la Galleria Civica Ezio Mariani, via Cavour, 26.

OGNI GIOVEDì: Sala 1: bachata e salsa a 360° OGNI VENERDì e sabato: Sala latina: salsa & bachata Sala loca: happy dance, house commerciale, reggaeton, revival ‘90/2000.

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La biblioteca reale in una foto degli anni '30

Antonio de Nova Tra Sacro e Profano. Fino al 3 Dicembre Promossa dal circolo culturale Seregn de la memoria con il Patrocino del Comune di Seregno. La mostra, curata da Pasqualino Colacitti, è allestita presso la sede dell’Associazione culturale in via Maroncelli 6, fino al 3 Dicembre.

Aperto: Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato.

S.S. 36 Nuova Valassina, 346 - 20851 – Lissone (MB) (SUPERSTRADA Milano-Lecco / USCITA Seregno Sud)

Cultura Sulle tracce.. dei libri del re

Info e prenotazione tavoli: 347 4635947 – 335 463361 www.lelebahia.com - www.facebook.com/lelebahia - info@lelebahia.com

Un ritratto d'infanzia della principessa Margherita di Savoia

rico/documentale del patrimonio librario della biblioteca della Villa Reale di Monza. L’incontro, organizzato sulla base di un progetto avviato nel 2008 dal Centro documentazione Residenze Reali lombarde (CdRR) con la rivista Charta, si colloca sulla scia di appuntamenti che hanno fatto seguito al secondo Forum Mondiale dell’Unesco, ospitato proprio nella Villa Reale dal 6 all’8 giugno scorso. A un mese da quel convegno si è ora costituito un gruppo di studio che parte dall’analisi dei volumi appartenuti ai primi Asburgo per passare attraverso le raccolte di Beauharnais e giungere infine al contenuto della biblioteca di re Umberto in Monza, custodito, catalogato e, alla fine, dismesso dal 1900 in avanti da Santorre di Santa Rosa jr., cerimoniere e bibliotecario della R. Casa. Tutto ciò è finalizzato a comprendere le modalità di accrescimento dei singoli fondi, i successivi passaggi e l’attuale consistenza, prima di ricomporli, quantomeno virtualmente, in una sorta di grande e immaginaria “Biblioteca dei Re”, concepita su un innovativo data base. Link specifici e nel contempo esemplificativi tratteranno del rapporto esistito tra Eugène de Beauharnais e Giambattista Bodoni, dell’ opera di Luigi Lodigiani, abilissimo legatore milanese alla corte dello stesso Vicerè e delle vicende subite dalla biblioteca della regina Margherita dopo il 1900. Presso il CdRR sta intanto crescendo una biblioteca tematica sempre più cospicua, relativa a tutti gli aspetti della vita dei Palazzi di corte a Monza e Milano, e che risulta aperta sia alle donazioni che allo scambio bibliografico con enti e privati. Paolo Paleari

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Le sciure

Reality

la redazione risponde

venti domande per vedere la brianza con gli occhi dei brianzoli

Che lavoro fai? stagista in uno studio di commercialista Cosa ti piace di Monza e della Brianza? I colori, i suoni della natura, le voci del centro, la sua storia Associazione di idee. Se ti dico verde... Io ti dico il piumino che indosso ora Nome Debora Età 28 Dove sei nato? Monza Dove vivi? Monza Vivi da solo o con la famiglia? Alla fine dei lavori di ristrutturazione, a casa mia con il mio fidanzato Destra o sinistra? Destra

Nome Silvia Età 27 Dove sei nato? Monza Dove vivi? Monza Vivi da solo o con la famiglia? Sopravvivo da sola… Destra o sinistra? Destra

cena Al jappo, magari Tu vai qualche volta al parco? Rarissimamente perché sono allergica Chi è Dario Allevi? Un politico monzese

Le sciure le vostre lettere

A Roma Esprimi un desiderio. Percepire uno stipendio… Metropolitana a Monza: favorevole o contrario? Favorevole Dimmi un proverbio Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Dì qualcosa ai nostri lettori Questa parte non mi riesce molto bene…sono timida…

Dai un voto a Monza e alla Brianza 9 Trasporti Non li uso e non li conosco Commercio 8

Riciclo e ed educazione civica Vi scrivo per estendere un ringraziamento al vostro Direttore Alfredo Rossi che nell’editoriale dallo scorso numero ha trattato, con la chiarezza che sempre contraddistingue i suoi interventi, l’importantissimo, e non sempre sufficientemente trattato, tema legato alla differenziazione dei rifiuti. Personalmente sono convinto, oramai da anni, che la prima via da seguire per la tutela dell’ambiente risieda proprio nell’educazione dei cittadini, educazione che parte proprio dai piccoli gesti quotidiani. Purtroppo di ciò che tutti possiamo fare ogni giorno, modificando solo un poco le nostre abitudini e senza grossi sforzi, troppo poco si parla. Il Direttore citava cartoni della pizza e scontrini come esempi di come “l’ignoranza” del corretto modo di riciclare possa inficiare il riutilizzo di tanto materiale raccolto, io vorrei aggiungere un’osservazione su come l’ignoranza e la disattenzione in una miriade di situazioni domestiche possa compromettere la tutela dell’ambiente: chi non si premura di fare riparare lo sciacquone del wc che perde acqua senza sosta, chi risponde al telefono dimenticando aperto il rubinetto, chi esce di casa senza spegnere le luci, chi lascia inutilmente accese spie o led e non disinserisce i caricatori dei telefoni dopo l’uso… tante piccole disattenzioni, tante

“piccole ignoranze” che potremmo facilmente colmare. Voglio auspicare, inoltre, tramite la vostra rivista, che anche i nostre istituzioni comunali vogliano investire, denaro e tempo, per l’educazione ambientale dei cittadini, partendo proprio dalle scuole, rivolgendosi soprattutto a coloro che avranno l’importante responsabilità di cambiare realmente le cose: i bambini. Vi ringrazio per lo spazio che mi viene concesso e per l’impegno che dimostrate nelle piccole cose, senza strillare. Gentilissimo Nicola, siamo noi a ringraziarti per questo tuo intervento e, nel ringraziare te, vogliamo ringraziare anche tutti quelli che, quotidianamente, cercano di dare il proprio contributo alla tutela dell’ambiente. Perdonaci se abbiamo “tagliato” qualche piccola parte della tua lettera per esigenze di spazio ma crediamo che il valore del tuo messaggio, anche in questa forma leggermente ridotta, sia ben evidente. Scrivici ancora!

Se non a Monza e Brianza dove vorresti vivere?

Che lavoro fai? La barista

vivere? All’estero, di certo non in Italia

Cosa ti piace di Monza e della Brianza? Amo la mia città, un po’ meno il suo traffico, ma mi è sempre piaciuta in toto.

Esprimi un desiderio. Spero che la situazione lavorativa si sblocchi e, la “crisi” che viviamo passi

Associazione di idee. Se ti dico verde... Parco

Metropolitana a Monza: favorevole o contrario? Contraria

cena Pizza e amici Tu vai qualche volta al parco? Raramente Chi è Dario Allevi? Il Presidente della Provincia Monza & Brianza Dai un voto a Monza e alla Brianza Ora come ora 6 e 1/2

Dimmi un proverbio Tempo al tempo Dì qualcosa ai nostri lettori Non importa quanto angusta sia la porta, quanto impietosa la sentenza, sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima.

Trasporti 5 Commercio 7 Se non a Monza e Brianza dove vorresti

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Passaggio a live In tempo di autunno, la Brianza, riesce a regalare colori e sensazioni di particolare finezza. Per questo, nel mio girovagare, mi sono ritrovato ad ammirare e respirare le bellezze e la tranquillità de La Lodovica, Azienda Agricola situata ad Oreno di Vimercate. Nei suoi undici ettari di estensione, oltre ad essere adibita a ricevimenti, meeting aziendali, esposizioni e mostre, ho scoperto esserci una produzione “di nicchia” di un vino dall’antico valore storico, il Crodello di Oreno. Nei tre ettari vitati, estesi oltre la proprietà, nasce l’unico vino da uve “targate” Monza e Brianza. Un progetto nato da pochi anni, che però, ha origini datate. Già Carlo Porta nei primi anni del ‘800, ne parlava definendolo “Un vino da leccarsi i baffi”. Tutto nasce dalla volontà di Dino Crippa di riportare in vita questa storicità legata al luogo d’origine, questa voglia di intraprendere un percorso, un po’ a ritroso, per scandire nella memoria di tutti, la “popolarità” agricola di cui la Brianza, ha sempre portato con fierezza sui propri volti. In un documento del 1650 troviamo scritti riguardanti un certo “Crodello rosso” che indicava il vino migliore, quello ottenuto senza essere mischiato con le fecce o derivante da torchiatura ma, cavato dal tino per pressatura gravitazionale delle uve. Le qualità dei vitigni utilizzati, al tempo, erano molteplici e non tutti adatti al clima della Brianza. Così dopo vari esperimenti a La Lodovica, partendo da uve Groppello

dolce, Uva Rara e Croatina, si è capito che l’espressione migliore, dell’ attuale terreno, è data dall’ uvaggio di Croatina appunto, Merlot ed Incrocio Terzi (Barbera e Cabernet Franc). Dopo la raccolta, l’uva viene portata in cantina e sottoposta a pigiadiraspatura. Il mosto che si ottiene, viene convogliato in vasche d’acciaio termo-condizionate dove avviene la fermentazione alcolica e la macerazione con le bucce per l’estrazione delle sostanze nobili. Il vino fermentato, viene quindi travasato in piccole botti di rovere americano e francese, rinnovate ogni anno per circa l’80%, dove rimane ad affinare per un periodo che dura dai 12 ai 15 mesi. L’imbottigliamento avviene a due anni dalla vendemmia. Le bottiglie prodotte sono circa 8000 l’anno. Le fasi successive alla raccolta, avvengono presso una struttura bergamasca in quanto, l’Azienda non dispone ancora(e non si sa se in futuro questo avverrà o meno) di una vera e propria cantina di elaborazione. Il vino degustato deriva dalla prima vendemmia commercializzata, il 2009, e per la giovane età delle viti innestate tra il 2005 e il 2006, attualmente non sembra ancora riuscire ad esprimersi al meglio, ma ha già dei buoni profumi ed una buona beva. Sarà interessante vedere lo sviluppo in bottiglia e le successive annate per comprendere con pienezza un progetto di importante valore storico e di eccezionale inventiva. Un’altra idea dell ’Azienda, già anch’essa messa in pratica, è la creazione di un cioccolato fondente al Passito di Crodello, persistente e stuzzicante. Una realtà da visitare e tenere in considerazione visto il carattere territoriale del progetto. www.lalodovica.it info@lalodovica.it

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