Trantran n. 12

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www.trantran.net | n. 12 mensile | 26 ottobre_2010 | Distribuzione gratuita | Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70% - CN/RE - n.3/2010

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[ INTERVISTE ]

Giorgio Pasotti Corrado Tedeschi Franco Oppini Salvio Simeoli

[ MUSICA ]

Intervista esclusiva a tutti gli uomini di Nina Zilli: The Smoke Orchestra Intervista ad Alessandro Raina (Amour Fou)

[ IL CINEMA

A MONZA? ]

Intervista a Giorgio Schöttler

[ SPORT ]

Il Monza Calcio

[ ALTROVE ] Berlino

[ BRIGANTIA ]

La Brianza e Stendhal

[ extraterrestri ] Marketing o realtà?


[ CI VEDIAMO PRESTO ] www.trantran.net - Trantran è anche su Facebook e MySpace

NUMERI UTILI

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Il prossimo numero uscirà martedì 30 Novembre

Carabinieri ............................................. 112 Centro antiveleni (Ospedale Niguarda) .................. 02 66101029 Croce Rossa Italiana.... 039 322384-32365 Emergenza sanitaria ........................... 118 Guardia medica ......................840 500092 Guardia Igienico Veterinaria .............................................. 039 2323501 Guasti acqua e gas . ...................039 23851

Guasti illuminazione strade. .800 901050 Guasti ENEL .............................800 023421 Polizia di Stato......................... 039 24101 Polizia Municipale Monza ........039 28161 Polizia stradale Arcore: ........039 617333 Polizia stradale Seregno: .... 0362 239077 Protezione civile ......................039 28161 Soccorso stradale ........................... 116 Vigili del fuoco .................................. 115

DOVE TROVARE LA RIVISTA • Stazione di Monza • Stazione di Seregno • Stazione di Desio • Stazione di Seveso • Stazione di Meda • Stazione di Lissone • MM Cologno Monzese/Brugherio ..nelle stazioni la distribuzione avverrà la mattina del giorno d’uscita tramite hostess • Edicola Sira, via Solferino, davanti all’Ospedale Vecchio, Monza • Edicola Enrico, via Cavour 142, Seregno • Bar Boulevard viale Cesare Battisti 121, Vedano al Lambro • Ottica Mottadelli, via Preda 13, Verano Brianza • Bar Zapin, via IV Novembre, Vergo Zoccorino (Besana Brianza) • Tennis Concorezzo, via Libertà 1, Concorezzo • Tambourine, via Carlo Tenca 16, Seregno • Comune di Vedano al Lambro (info point) • Comune di Monza (info point) • Enoteca Brambilla, via Cattaneo 57, Lissone • Flu-on laboratorio, S. Rocco Monza • Speedy Bar,Via Appiani 22 Monza • Studiofluido, via Leonardo da Vinci 30, Seregno • Osteria dei Vitelloni, via Garibaldi n.25, Seregno • Bloom di Mezzago • Bar Tabacchi Ambrosini, Monza

• Baby College - Oxford Group, via Verdi 83, Seregno • Biblioteche comunali di Monza • Biblioteca di Lissone • Biblioteca di Carate • Biblioteca di Muggiò • Biblioteca di Seregno • Biblioteca di Albiate • Biblioteca di Biassono • Biblioteca di Villasanta • Biblioteca di Desio • Biblioteca di Giussano • Biblioteca di Verano Brianza • Biblioteca di Triuggio • Bar la Piazzetta, via S.Bernardo, Carate Brianza • Pescheria Satalino, Corso del Popolo 94, Seregno • Turnè trattoria e bistrot, via Bergamo 3 Monza • Buffetti Corso Milano 38, Monza • Ambrosini Tabacchi, Piazza Carducci 2, Monza ..e inoltre presso tutti i bar, i purrucchieri uomo/donna, gli studi medici di base dei Comuni di: Brugherio, Monza, Vedano al Lambro, Desio, Muggiò


[ SOMMARIO ]

3 Editoriale La luna o il dito?

Anno II - numero 12 - 26 ottobre 2010 Editore: Trantran Editore s.r.l. Sede e Redazione: Viale Cesare Battisti, 121 Vedano al Lambro C.F./P.I./RIMB 06774520966 REA MB1864900 Reg. Trib. di Monza n.1995 del 29/06/2010

In questo numero...

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Fondatori Marta Migliardi, Elena Gorla, Adriana Colombo, Guido Bertoni Direttore Alfredo Rossi Capo Redazione Marta Migliardi Vice Capo Redazione Elena Gorla

Si ringraziano per questo numero Simone Di Luca, Laura Valli, l’assessore Andrea Arbizzoni, Guido, Alessio Ramerino, Asia e Dominga, Maurizio Scalfari, Parole & Dintorni, Marco Ravasi, i nostri amici del poker, Laura Poletti, Maria Rita, Gabriella, Fabrizio, Cristian, Ambra e Daniela per i viveri e i prosecchi, la piccola, bella e brava Alice per l’appoggio morale. Un ringraziamento particolare a tutti i lettori che ci sostengono assiduamente.

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Nina Zilli di Simone Di Luca Per contattarci direzione@trantran.net redazione@trantran.net trantran@trantran.net raccontiamoci@trantran.net

Direttore Responsabile e Amministratore Unico Genesio Ferrari Sede Via Degani, 1 - 42124 Reggio Emilia (RE) Tel. 0522.232092 - 926424 Fax 0522.231833 info@eridania-editrice.it www.eridania-editrice.it Filiale Via Betty Ambiveri, 11 - 24126 Bergamo Stampa Grafiche2000 - Cassinetta di Lug. (MI) Tiratura 14.000 copie È vietata la riproduzione di testi, grafica, immagini e impostazione. Eridania Editrice s.r.l. non si assume nessuna responsabilità diretta e indiretta sull’esattezza dei dati e dei nominativi contenuti nella presente pubblicazione, nonchè sul contenuto dei testi, degli slogan, sull’uso dei marchi e delle foto da parte degli inserzionisti.

La partita del cuore al Brianteo di Monza Alessandro Raina (Amor Fou) Il mio mondo in bianco e nero L’arte di costruire i sogni

15 Bis! 15 Trantran al MOA

di Cernobbio 17 The Smoke Orchestra: tutti gli uomini di Nina Zilli

24 Altrove Berlin Berlino

27 In cuccia Un’estate selvatica in Enpa

28 Verdissimo Arancione d’autunno

29 Brigantia Il Viaggio in Brianza di Stendhal il “milanese”

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Foto di copertina

Progetto grafico, impaginazione, raccolta pubblicitaria

Clochart

Circolo Numismatico di Monza

Adriana Colombo Alberto Citterio, Juri Casati, Giulia Cavaliere, Gabry, Claudio, Fabio Paolo, Guido, Niccolò, Gaber, Lorenzo, Sara Tripaldi, Giulia Trapanotti e Fatima Bianchi.

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23 Cultura

Inviata Speciale: Redazione

4 Spunti di vista E se domani, e sottolineo se...

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31 NonsoloMonza Brugherio

32 I segreti dello chef Il Branzino al cartoccio 33 Reality 34 Raccontiamoci 34 25 minuti per te... 36 Il messaggio nella bottiglia 37 L’angolo del pendolare Che ne sai della nostra ferrovia che ne sai... Le lettere dei lettori

38 Di tutto un pò Texas Hold’em: ancora un pò di matematica, pot odds ed equity

39 Dalla Provincia Qualità della vita buona per l’85% degli intervistati

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40 Dal Comune A Monza Riprende il ciclo di conferenze sulla prevenzione

41 Sportivamente Biancorosso è il cuore di Monza

42 Le sciure


Lions Club Monza Corona Ferrea

Il nuovo direttivo e le attività in programma All’apertura dell’anno sociale Trantran incontra il Lions Club Monza Corona Ferrea

Il Presidente dr. Edoardo Cavallè

pronto soccorso cardiologico, sempre con un indirizzo particolare rivolto alle scuole. Queste sono le attività sociali del Club più strettamente legate al territorio. Esiste, inoltre, un’attività seguita da molti anni, che rientra nella finalità del Lions International ed è quella volta alla rieducazione e prevenzione del tracoma, ossia la malattia degenerativa del bulbo oculare, sviluppata maggiormente nelle aree con maggior disagio e maggior povertà. Il Lions Club Monza Corona Ferrea è anche attivo, con altri Lions Club e associazioni di vo-

Il Lions Club nasce alla fine degli anni Venti negli Stati Uniti ed è forse la più organizzata rete di servizio e annovera l’adesione di oltre 44.000 delegazioni in 192 nazioni. Di fatto rappresenta una realtà con un milione e quattrocentomila associati. Il Lions Club Corona Ferrea di Monza è il “secondo” per anzianità nella città di Teodelinda e si compone di una cinquantina di soci. L’attuale Presidente, eletto da poco, è il dottor Edoardo Cavallè, un giovane odontoiatra che nell’ambito del suo mandato ha deciso di dare una svolta dinamica al Club, in linea con la tradizione ma anche determinato a compiere alcune innovazioni che confermino il prestigio del Corona Ferrea . Il Club difatti, effettua alcuni service “storici” specifici per la comunità in cui il Club risiede: notevole, ad esempio, quello a sostegno del CER (Centro Riabilitazione Equestre), con sede al maneggio di Villa Mirabello. La sua attività si esplica attraverso delle fasi di mobilitazione a cavallo per disabili giovanissimi, bimbi e ragazzini con difficoltà motorie. Quest’anno si riproporrà il medesimo programma integrandolo con il rifacimento di alcuni elementi complementari, tra cui la comunicazione, l’adeguamento dei servizi/spogliatoi, e un rilancio dell’attività stessa, aprendola a possibili nuovi utenti in condizioni di disagio.

lontariato e d’arma, nel sostegno del programma per i cani guida dei non vedenti. Nel corso del tempo il Club ha donato o ha permesso di addestrare compiutamente begli esemplari di pastore tedesco e labrador, ha promosso numerose campagne di sensibilizzazione e supportato in diverse misure lo specifico centro addestramento cinofilo di Limbiate. Accanto a questi interventi di area sociale e preventiva sono inoltre sono allo studio altre iniziative di indirizzo marcatamente culturale, ma con l’obiettivo di rivolgersi e aprirsi sempre più all’educazione del panorama giovanile. Che poi, è come dire, contribuire a formare buoni cittadini e .. possibili buoni Lions!

Lo scorso anno, in campo sanitario, le iniziative di punta sono state due: una che ha avuto un notevole impatto nel mondo scolastico, è stata la campagna di prevenzione sull’igiene orale che a visto protagonisti, sempre con spirito di volontariato, i medici e gli odontoiatri, alcuni tra i quali soci del Club. L’altra campagna, il progetto Brianza per il cuore, attraverso la partecipazione di altri numerosi service clubs, si è indirizzata al rilascio e alla fornitura di kit di

Quest’anno, l’anno sociale è stato aperto dal discorso del Presidente, Edoardo Cavallè, che ha ringraziato il Direttivo e il past president Gianclaudio Piermattei per i risultati conseguiti. Tra i relatori e gli ospiti, che rappresentavano le istituzioni, l’Assessore regionale alla sanità Luciano Bresciani, il Presidente della Provincia di Monza Brianza Dario Allevi il Sindaco di Monza Marco Mariani. Una post conviviale è stata poi dedicata al

Risorgimento attraverso un apprezzato intervento del prof. Paolo Virginio Gastaldi e ha aperto la serie degli incontri culturali che proseguiranno, tra l’altro, anche con temi di architettura, storia e restauro attraverso esempi desunti dalla realtà di Monza e Brianza. Tutti i cittadini che desiderano contribuire attivamente alle cause e alle iniziative sostenute dal Lions Club Monza Corona Ferrea, possono mettersi in contatto con il direttivo attraverso il dott. Roberto Astuti, delegato per le public relations, o con il dott. Paolo Paleari, responsabile per i rapporti con la stampa.

LIONS CLUB MONZA CORONA FERREA Distretto 108 Ib 1 Circoscrizione 5 - Zona A Consiglio direttivo Presidente Edoardo Cavallè Past Presidente Gianclaudio Piermattei 1° V. Presidente Stefano Viganò 2° V. Presidente Mario Venturini Segretario Claudio Lonardo Tesoriere Roberto Esposito Cerimoniere Piercarlo Caimi Censore Flavio Scippa Presidente Comitato Soci Carlo Mainardi Coordinatore Service Enrico Damiani Di Vergada Altre cariche sociali Public Relation Roberto Astuti Responsabile IT Ettore Nava Rapporti con la stampa Paolo Paleari Responsabile scambi giovani Mario Venturini Riunioni e Conviviali presso lo Sporting Club Monza, Viale Brianza 39 Monza


[ EDITORIALE ]

[ Il Direttore ALFREDO ROSSI foto di Gabriele Benini ]

Già, le piccole cose a volte sono molto più indicative di quelle grandi e danno l’idea di come vive un popolo, di come i cittadini possono vivere

La luna o il dito? Un notissimo proverbio cinese recita così: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Io, dico la verità, fin da quando ero piccolo e ho sentito per la prima volta questo proverbio, devo essere sincero, ho sempre pensato che, se fosse capitata a me una simile situazione, avrei guardato la luna, ma PRIMA il dito. E per un motivo molto semplice: guardare il dito, può far scoprire tante cose. Per esempio se la persona che lo stende è uno che ama l’igiene personale. Oppure può far capire se il dito in questione appartiene a una persona che fa un lavoro manuale (imbianchino, meccanico eccetera), oppure è un impiegato. Ma permette, sempre quel dito, di capire se la persona che lo punta verso la luna è giovane oppure anziano, se è uomo oppure donna. Insomma, questa filosofia di guardare le cose piccole che ci stanno attorno facendo attendere magari quelle più grandi, più belle ma molto lontane, è una filosofia che ha sempre contraddistinto la mia vita. Già, le piccole cose a volte sono molto più indicative di quelle grandi e danno l’idea di come vive un popolo, di come i cittadini possono vivere. Veniamo a qualcosa di pratico. Monza in questo periodo è spesso soffocata dal traffico: colpa, si fa per dire, dei lavori che sono in corso a San Fruttuoso. Ma c’è un punto della nostra città davvero incredibile: l’intersezione semaforica che c’è all’inizio di corso Milano. Il rischio è, se ci arrivate che è appena scattato il rosso, abbiate il tempo di farvi una merenda prima che il verde

successivo vi dia il via libera. Ma è un punto in cui fare qualcosa di meglio è davvero difficile, anche se pare che le autorità comunali ci stiano seriamente pensando. Il fatto è che in quel punto convergono strade trafficatissime, che la vicinanza dei binari non permette la costruzione di sottopassi o di altre possibilità. Quindi trovare una soluzione per quella semaforizzazione dai tempi biblici sarà davvero difficile. Me lo faceva notare un amico che è venuto a trovarmi da Bologna: “Un bel problema per me se abitassi a Monza, sorbole!”. Ma lo stesso amico, che il giorno dopo è andato in giro a piedi da solo per la nostra città per ammirare i tanti monumenti che ci sono, mi ha detto: “Forse avete delle strade che non sono a prova di traffico, ma qui a Monza siete davvero civili. E sai perché? Avevo bisogno di un bagno: a Bologna avrei dovuto bermi un caffè in un bar e poi chiedere dei servizi, qui un vigile mi ha indicato un bagno pubblico in piazza San Paolo. Fantastico!”. Sono andato a vederlo anch’io, prima non l’avevo notato e ho capito che quel bagno pubblico, pulito e ordinato, è come guardare il dito prima di guardare la luna. Poca cosa, magari, ma un segno di grande civiltà. Alfredo Rossi P.S. Vi piace la mia cockerina? Si chiama Bimba. Un saluto a tutti i vostri cani


[ SPUNTI DI VISTA ]

E se domani, e sottolineo se... Extraterrestri: strategia di marketing o realtà?

[ di Juri Casati ] La notizia della designazione da parte dell’ONU di un ambasciatore terrestre per eventuali incontri con gli alieni ha fatto il giro del mondo in poche ore. Il nome dell’ambasciatore è Mazlan Othman, 58 anni, un’astrofisica malese che fino ad oggi è stata responsabile dell’UNOOSA, cioè l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio Extra-atmosferico. Purtroppo la notizia – che pure era apparsa sui maggiori organi di informazione terrestri - si è rivelata essere una bufala. È stata la stessa ONU a smentire la notizia pur facendolo cinque giorni dopo che essa aveva cominciato a circolare.

Anzi, probabilmente la notizia non sarebbe mai stata nemmeno smentita se proprio qualche giorno dopo il presunto annuncio della designazione dell’ambasciatore non fosse giunto anche l’annuncio della scoperta - tutt’ora confermata di un nuovo pianeta in cui si registrano le condizioni adatte alla proliferazione della vita. La cosa a quel punto stava diventando un po’ troppo grossa: un pianeta su cui può esserci vita viene scoperto proprio nei giorni in cui l’ONU nomina un ambasciatore per eventuali incontri con alieni… qualcuno stava facendo già 2+2 quando l’ONU ha finalmente deciso di prendere posizione e di chiarire che il Gran Giorno non è ancora alle porte. Peccato. Tuttavia alla fine l’aspetto più interessante della vicenda rimane proprio il fatto che la notizia ha circolato senza smentite per cinque lunghissimi giorni. Evidentemente la notizia aveva una sua plausibilità, cioè era abbastanza credibile e non solo per il fatto che Mazlan Othman esiste davvero ed è davvero responsabile dell’UNOOSA. C’è dell’altro. Probabilmente hanno giocato un ruolo decisivo certi fattori inconsci: la notizia risultava plausibile perché rinforzava certe convinzioni già presenti nella mente di molti. Infatti da un lato la notizia è stata letta come un’ulteriore conferma della ormai comune degenerazione della politica a marketing. D’altro lato in particolare l’ONU è generalmente sentita come un’istituzione poco presente nella vita di tutti i giorni, un’istituzione che si occupa certamente di grandi tematiche e principi - la pace, la guerra, i diritti - ma che se ne occupa in modo debole, spesso più a parole che con i fatti. Quindi la notizia della designazione da parte dell’ONU di un ambasciatore terrestre per eventuali incontri con gli alieni si incasellava perfettamente in questo schema mentale: la ricerca di pubblicità da parte di un importante organismo politico che di solito tratta grandi tematiche in modo teorico. Ecco perché è stata creduta. Forse così però si rischia di banalizzare la questione. Infatti la debolezza dell’ONU ha lontane origini e si ripercuote in particolare sul suo organo più importante, il Consiglio di Sicurezza, che per intenderci decide sulla pace e sulla guerra. Il Consiglio di Sicurezza ha una struttura di comando in cui USA, Russia, Cina, Francia e Inghilterra hanno ciascuno il cosiddetto “diritto

di veto”, cioè il diritto di opporsi alle decisioni prese dagli altri 190 Stati membri dell’ONU. In pratica: basta che uno di questi cinque paesi si opponga a una decisione, anche se votata anche da tutti gli altri, perché essa non venga adottata. Perché questi cinque paesi? In fondo non rappresentano nemmeno la metà della popolazione terrestre, non rappresentano geograficamente l’intero pianeta (Africa e Australia sono escluse, ma anche tutto il Sud America e i Poli), non rappresentano alcuni grandi paesi in via di espansione (ad esempio India e Brasile), non rappresentano neanche tutte le grandi religioni (i musulmani sono esclusi) e figurarsi se rappresentano le minoranze. Il motivo è semplice: questi cinque paesi hanno diritto di veto perché hanno vinto la seconda guerra mondiale. Infatti l’ONU fu fondata a ridosso della fine della guerra e in quel momento questi cinque paesi avevano una supremazia militare, tecnologia ed economica indiscussa, ma soprattutto potevano vantare una supremazia morale data dall’essere stati dalla parte della ragione. Questo nel 1945. Ora provate a pensare se ipoteticamente dovessero atterrare gli alieni. Cosa si troverebbero di fronte? I nostri politici - altro che ambasciatori! - farebbero la fila per farsi fotografare con LORO. Una volta, bene inteso, che si siano sincerati che LORO non siano pericolosi onde evitare scene in stile Mars Attack. E qui l’ambasciatrice avrà un suo ruolo… quello di cavia. Tuttavia prima che i nostri politici possano fare la fila per farsi fotografare con LORO bisognerà prendere per forza collettivamente una serie di decisioni la prima delle quali è: li facciamo scendere dalle astronavi o li inceneriamo sulle scalette nel timore che LORO portino con sé – magari in buona fede – dei virus terribili. E almeno quel giorno l’ONU servirà a qualcosa. Forse solo quel giorno apparirà finalmente evidente a tutti che il governo mondiale della guerra e della pace basato sul diritto di veto di chi ha vinto l’ultima grande guerra ha fatto il suo tempo. Ma almeno una cosa è già evidente oggi: nessuno ha più il diritto di vantare una qualsiasi supremazia morale per meriti, seppur grandi, ma strapassati.


[ CLOCHART ]

La Nazionale Attori a a Monza

Persone, personaggi e personalità in giro per la Brianza

la partita del cuore al Brianteo di Monza [ di Marta Migliardi

e Adriana Colombo ]

Allo Stadio Brianteo di Monza, in occasione della partita di beneficenza a favore l’Associazione Lighea Onlus (che si occupa dei disagi psichia-

trici), tra la Nazionale Attori e amministratori locali e provinciali, abbiamo avuto modo di incontrare diversi personaggi: politici, attori ma anche ex tronisti e gieffini. Non siamo mai state amanti dei reality show e di coloro che diventano famosi solo per aver messo la loro faccia in televisione

senza alcun merito, senza alcuna qualità particolare. E’ un tipo di spettacolarizzazione che ci rende perplesse e ci fa sentire un comprensibile senso d’ingiustizia: perché io devo lavorare dieci ore al giorno per sopravvivere mentre “loro” se la cavano con tre ospitate in discoteca e due apparizioni su giornalini di gossip? La nostra intenzione era, quindi, di voler eventualmente intervistare solo i veri artisti: Oppini, Tedeschi, Pasotti, solo per citarne alcuni, e snobbare candidamente tutti gli altri improvvisati vip dell’ultimo minuto. Ma, una volta scese in campo, nel senso vero del termine, poiché eravamo davvero a bordo del campo del Brianteo di Monza, le cose sono cambiate. Bisogna distinguere tra personaggio e persona. Tra l’immagine e la sensibilità umana. La forma e la sostanza. Quali esseri umani, Milo del Grande Fratello, così come Marcelo Fuentes (ex tronista di Uomini e Donne) e Matteo Guerra (anche lui ex tronista nonché indefinibile protagonista di gossip) sono stati irreprensibilmente gen-


[ CLOCHART ]

Milo Coretti intervistato da Trantran

Corrado Tedeschi e Franco Oppini intervistati da Trantran

Giorgio Pasotti

tili, simpatici e disponibili. Chiamatela furbizia, del resto fa sempre comodo avere la stampa amica, ma in ogni caso ricordiamo anche che erano lì, al freddo, a dare il loro contributo benefico per una causa importante come quella della Lighea. Trovandoceli davanti, abbiamo quindi addolcito un po’ la nostra posizione: forse non guarderemo mai il Grande Fratello e Uomini e Donne, ma possiamo testimoniare che, spesso, il diavolo è meno brutto di come lo si dipinge e che, dietro all’immagine, dietro ai personaggi, esistono innanzitutto persone. E queste persone, meritatamente famose o meno, artisti o politici erano lì per aiutare il prossimo, senza snobismo e senza

alcuna arroganza: belle persone.

quasi vicina allo zero, dal punto di vista calcistico però, servono per una causa. Allora questa la considero una festa più che una partita di calcio. Una festa per chi sta peggio di noi!

Per primi incontriamo gli attori Franco Oppini e Corrado Tedeschi, intenti in una fitta conversazione a bordo campo, in cui ci intrufoliamo…. Franco Oppini e Corrado Tedeschi in Brianza per una buona azione, una partita di beneficenza! O. Direi che in questo caso è il calcio vero. Il calcio vero è quello che fa del bene, quello che non implica soldi che spariscono di qua e di là, ma che vanno a un’opera importante. Le nostre povere gambette hanno una capacità professionale

Voi fate parte della Nazionale attori ormai da un sacco di tempo: ma vi divertite anche, quando siete in giro? O. Certo! Una cosa bella è anche poter rivedere amici e colleghi come Corrado, siccome lui abita a Milano ed io a Roma, non lo vedevo da qualche tempo. Già questo mi ha reso felice. Stiamo facendo progetti per il futuro: per cui, vedi, è bello incontrarsi con gli amici e costatare che possia-


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Salvio Simeoli di Laura Poletti

Franco Boscarino e Rago Salvatore ex arbitro

Marcelo Fuentes sul campo del Brianteo di Monza

mo ancora scendere in campo, per cui siamo in gamba e in perfetta forma, come potete vedere anche voi! E’ bello ritrovarsi, sgambettare un po’, sapere che serve a qualcosa.

da me, una sera da lui, una sera da me; finché non avrete imparato a memoria gli spettacoli! Basta che veniate nei camerini, noi siamo sempre in teatro almeno un’ora prima dello spettacolo! Vi aspettiamo!

dico che l’odio Roma -Milano non esiste: ci sono i cretini a Roma e i cretini a Milano, sono universali i cretini. Basta incontrare le persone giuste.

Cosa pensate della Brianza? O. Quello che conta è non essere “imbriaghi” in Brianza, se no ti ritirano la patente. La Brianza è il cuore della Lombardia milanese, quella che conta, quella industriale, la Brianza è sempre stata bellissima. Io adesso abito a Roma da sette anni, non so se è peggiorata. Corrado lo chiedo a te: è peggiorata o migliorata? T. La Brianza è sicuramente migliorata, certo! O. Allora viva la Brianza! T. Con l’ausilio della sua panza (ndr. Ridono e Oppini conferma: “con l’ausilio della mia panza, sì”.) Bene, io mi associo a tutto quello che ha detto lui!

Prendiamo per buono l’invito ad approfondire l’intervista nei prossimi numeri di Trantran con Franco Oppini e Corrado Tedeschie e ci spostiamo verso gli spogliatoi. Ed ecco venirci incontro Milo Coretti, il vincitore del Grande Fratello numero sette, che, con saggezza, da romano doc, sfata il mito dell’odio tra Roma e Milano…

Ultima domanda: qualche progetto futuro? T. Dal 12 Ottobre io sono a Milano, al Teatro Manzoni... O. Anch’io! (attimo di suspance, si guardano stupiti ridono) Ma io sono al Teatro San Babila! T. Quindi venite a vederci dalla Brianza!

Milo, in Brianza per una partita benefica, cosa ti porta qua? Prima di tutto la voglia di giocare a pallone, siamo tutti quanti un po’ “malati” del calcio in Italia, poi sapere di giocare per un’associazione che ha bisogno di fondi ci rende ancora più felici! Noi ci muoviamo sempre quando siamo chiamati, sappiamo anche giocare a pallone quindi, le partite finiscono sempre con una nostra vittoria, gli altri non sono molto contenti. Dicono: è pur vero che giochiamo per beneficenza, ma vincete sempre voi!

Magari verremo a intervistarvi singolarmente a Teatro, per farvi conoscere meglio dai nostri lettori… O. Certo una sera andate da lui, una sera venite

Tu la Brianza già la conoscevi? Cosa ne pensi? Ti dirò, nella casa del Grande Fratello il mio migliore amico era di Milano, quindi da romano ti

Ma è vero che vi divertite anche giocando? Noi sì, non so gli avversari... E’ quindi la volta di Matteo Guerra, ex tronista di Uomini e Donne… Matteo Guerra in Brianza per una partita benefica per l’associazione Lighea, da quanto giochi con la nazionale attori? Da due anni più o meno. E’ vero che vi divertite tanto insieme? Sì, siamo tutti ragazzi, riusciamo a divertirci e a far del bene; penso non ci sia cosa migliore, no? Milo ha appena lanciato una sorta di sfida alle nostre istituzioni, dicendo che tanto vincete sempre e gli altri non si divertono quanto voi... Quello è vero, abbiamo una squadra abbastanza competitiva dai! (ndr. ride) Tu cosa pensi della Brianza: è la prima volta che vieni, già la conoscevi? È la prima volta che vengo qua a Monza; quindi sì, dovrò tornare a vederla, anche perché non c’è stato proprio il tempo, siamo arrivati oggi alle sei.


[ CLOCHART ]

La squadra delle istituzioni di Monza e Provincia

Ed ecco avvicinarsi un altro personaggio a noi quasi del tutto ignoto: Marcelo Fuentes. Di lui non sapevamo molto, se non che, anche lui, aveva partecipato a Uomini e Donne, facendo una strage di cuori perché, innegabile, Marcelo Fuentes è di una bellezza abbagliante… Marcello è vero che per voi è un divertimento? Garda, siamo tutti amici. (ndr. compaiono alle nostre spalle Milo e Matteo Guerra che a queste parole sghignazzando iniziano un siparietto: “non è vero, ma chi ti conosce” e Marcello scoppia in una fragorosa risata)… vedi? Scherzano tutti, è un grande gruppo, veramente, poi mettersi tutti insieme per fare qualcosa per la beneficenza è fondamentale. Milo prima ha lanciato una sfida alle nostre Istituzioni, ha detto che quando voi giocate, vincete sempre, è vero? Questo è vero: vinciamo sempre. Quindi siete anche allenati? No, siamo più giovani! (ndr. sorride) Tu la Brianza già la conoscevi? Cosa ne pensi? Sì, io prima abitavo a Milano. Penso che siete avanti, c’è anche un’organizzazione diversa rispetto ad altre regioni. Il Nord è sicuramente un po’ più avanti. A passare poi dai nostri microfoni è Salvio Simeoli, affascinante attore italiano, interprete di fiction come La squadra e Capri e di film come La mano di Dio “Maradona” per la regia di Marco Risi. Salvio è la prima volta che vieni in Brianza? Sì, è la prima volta che vengo a Monza. Siete qui per una partita di beneficenza. Da quello che mi hanno detto i tuoi compagni di squadra, vi divertite anche molto. Assolutamente! Si è creata una gran bella atmosfera, quindi oltre alla beneficenza che si fa sempre volentieri, si è unita anche questa sorta di energia positiva. Ma è vero che vincerete? Vinciamo quasi sempre. Noi siamo una squadra a tutti gli effetti (ndr. assume un tono volutamente

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serio) Ci alleniamo due volte a settimana per cui c’è anche la possibilità di fare schemi. Ci alleniamo a Roma il mercoledì e il sabato, poi la sera capita anche si esca insieme. Progetti futuri? Continuare questo percorso. Finalmente arriva lui, nientemeno che Giorgio Pasotti (il capitano della squadra attori), bello e semplice, con un sorriso contagioso, il sorriso di un neopapà innamorato… Capitano, Milo ha lanciato una sfida alla nostra squadra istituzionale, dicendo che tanto voi, vincete sempre! Milo è un gigione. Milo fa sempre questo show, poi perdiamo e facciamo delle figure, proprio orrende. E’ vero che siamo ormai un gruppo che si allena e gioca insieme da tanto tempo, insomma, due anni, quindi ci conosciamo abbastanza bene. E’, però, altrettanto vero che sono parecchie le partite che perdiamo, quindi il risultato non è mai scontato, è pur vero, però, che siamo difficili da battere. Giorgio, sei di Bergamo, tu della Brianza che opinione hai? Io ci ho bazzicato parecchio perché, essendo bergamasco, la Brianza, Milano li conosco. Io ho tantissimi parenti a Milano, la mia famiglia in realtà è milanese. La Brianza è stata per me un territorio di passaggio, che mi ricorda ovviamente un periodo più adolescenziale, quindi legato ad avventure romantiche, molto molto belle! Adesso sei sulla cresta dell’onda per la nuova serie di Distretto di Polizia, ma in realtà tu hai altri progetti e hai fatto anche altre cose molto belle! Ti ringrazio che l’hai notato (ndr. ride). Ormai Distretto di Polizia risale a sei, sette anni fa; nel frattempo ho fatto altre cose, fortunatamente molto belle, ora inizierò a breve un altro film, ho pubblicato da poco un libro, ho fatto una bellissima bambina e, adesso farò il mio bambino, il mio film, con il quale esordirò alla regia ed è un progetto, ovviamente al quale tengo tantissimo. Allora, ti chiediamo una cosa (proviamo a estorcere anche a lui una promessa). Prima

di uscire col nuovo film potremmo ricontattarti per fare un’intervista sul tuo film? Certamente, assolutamente sì! Terminata la sfilata di attori e personaggi famosi ci fermiamo doverosamente a fare due chiacchiere con Adriano Poletti, consigliere provinciale, uno dei promotori di questa bella iniziativa. Adriano, come nasce questa partita? Questa partita nasce, perché abbiamo conosciuto la Fondazione Lighea, un’associazione che si occupa di cura delle malattie mentali e che quest’anno festeggia il venticinquesimo della sua nascita. Volevamo organizzare una partita benefica, qui al Brianteo di Monza, e abbiamo deciso di dedicarla proprio a questa fondazione. Abbiamo, quindi, contattato le istituzioni locali: il Comune e la Provincia di Monza e Brianza e siamo riusciti a mettere in campo una bella compagnia di amministratori comunali e provinciali e qualche vecchia gloria del Calcio Monza e dall’altra parte, invece, la Nazionale Attori che sicuramente è molto conosciuta avendo con sé personaggi come: Giorgio Pasotti, Riccardo Sardoné, Marcelo Fuentes, Alessio Clemente e Fabrizio Rocca; stasera ci sono qui anche Franco Oppini e Corrado Tedeschi e altri giovani attori. Chi è il vostro capitano? Chi deve raccogliere la sfida di Milo, che ha detto che vi batteranno? Il capitano è Rosario Adamo, consigliere comunale di Monza. Deve stare attento a quello che dice Milo, siccome la partita è lunga e loro sono in quattordici in campo, mentre noi siamo in quaranta, li prenderemo per stanchezza. (ndr ride) Purtroppo il consigliere Poletti è stato troppo ottimista! Comincia la partita: a metà del primo tempo la squadra del Comune e della Provincia di Monza perdeva 5 a 0. I giovani e prestanti attori, saltellando di gioia a ogni goal, non hanno avuto pietà. Sul 6 a 0 decidiamo di lasciare lo stadio. La leggenda narra che la partita sia terminata con un risultato davvero fantozziano: 10 a 0 per la Nazionale Attori. Ma ciò nulla toglie alla bellissima iniziativa organizzata dal Comune e dalla Provincia di Monza e Brianza. Il valore non sta nel risultato, ma nella volontà, di tutti, di fare del bene.


[ CLOCHART ] Casador e Paolo Perego, bassista Amour Fou

Alessandro Raina (Amor Fou)

Il mio mondo in bianco e nero [ di Fabio Paolo Costanza ]

Nell’Italia di oggi la canzone d’autore non deve più relegarsi alla sola messa in musica del proprio mondo interiore, ma piuttosto tornare ad essere mezzo di lettura e analisi della quotidianità

Il 4 maggio 2010 è uscito per Emi Music I moralisti, il secondo Long Playing degli Amor Fou, a mio avviso la miglior band italiana in circolazione, splendidamente inserita nel solco della più nobile tradizione cantautorale. Il loro ultimo lavoro è dedicato al tema della morale nella società italiana contemporanea: un album che approfondisce sempre di più il concetto di “pop d’inchiesta”. Il concept album I Moralisti infatti non è altro che un’analisi in musica sviluppata attraverso dieci personaggi reali, nati tra il 1950 e il 1980 (il periodo compreso fra la nascita degli autori e dei loro genitori), descritti secondo un canone che si ricollega all’impianto del Neorealismo ed al cinema inchiesta di Elio Petri, Antonioni, Rosi, Lizzani, Pietrangeli e Sorrentino. Perché nell’Italia di oggi la canzone d’autore non deve più relegarsi sistematicamente alla sola messa in musica del proprio mondo interiore, ma piuttosto tornare ad essere mezzo di lettura e analisi della quotidianità, che resta un incredibile contenitore di esempi e messaggi. Voce e leader degli Amor Fou è Alessandro Raina, ex Giardini di Mirò, che, accompagnato da Paolo Perego (che degli Amor Fou invece è il bassista), si trova all’Arci Tambourine di Seregno (Mb) per presentare l’ultimo Ep del suo progetto solista, Casador, progetto di respiro internazionale per uno fra i più cosmopoliti degli artisti italiani. Tante sono state le recensioni, tanti i concerti, tante le interviste

rilasciate da Alessandro, in Italia e non. Si è parlato così tanto di lui, insomma, che non potevamo esimerci dal rivolgergli qualche domanda anche noi. Allora Ale, “Casador”. Non è la prima volta che vieni al Tambourine in questa veste. Vuoi disvelarla anche ai lettori di Trantran? Casador è la naturale prosecuzione del mio progetto musicale iniziale, in cui, a mio nome, sostanzialmente scrivevo canzoni in lingua inglese. Da circa un anno e mezzo ha preso una forma più compiuta, appunto con il nome di Casador. Ovviamente ricordiamo che il Tambourine è il posto al mondo che ha ospitato più concerti di questo progetto: oltre che in Italia, ho infatti suonato molto in Germania, Svizzera e Lussemburgo. Con Casador, tuttavia, non ho ancora fatto un album vero e proprio: sono al secondo Ep. Toglimi una curiosità: con Amor Fou, e parlo soprattutto dei testi e del processo creativo che ne sta alle spalle, vai a riprendere una “mission” che è stata poi quella del cinema neorealista italiano. Nei testi di Casador, vedo molto più intimismo e introspezione. Come ti approcci a queste due diverse tipologie di scrittura, lingua e pubblico? Io devo dire che la mia prima lingua musicale è l’inglese, perché mi è sempre venuto naturale scrivere le canzoni così. Ho cominciato a scrivere

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[ CLOCHART ] Casador live al tambourine, Seregno

in italiano nel 2007, quindi pochissimo tempo fa. Il processo creativo è simile nel senso che io sono abbastanza veloce nella scrittura di un brano, e devo dire, scrivendo testo e musica insieme, che il processo è simile, indipendentemente dal progetto. La peculiarità di Casador è che mi dà la possibilità, forse in base al fatto che non scrivo nella mia lingua, di eclissarmi ancora di più e allo stesso tempo di indagare la dimensione dei rapporti. Quelli di Casador sono brani che riflettono su momenti specifici di un rapporto, amoroso, fraterno, famigliare, dal punto di vista del soggetto femminile. I brani sono al femminile. La voce narrante è femminile: questa è una cosa non voluta ma di cui mi sono accorto dopo, nel senso che mi sono reso conto a posteriori che quasi tutte le canzoni di Casador o erano dedicate a una figura femminile o di quest’ultima erano voce narrante. E questa è una cosa interessante perché, probabilmente, è un modo un po’ inconscio di elaborare la mia componente femminile. La componente poetica del testo, quindi la parola “straniata”, è più presente in Casador rispetto ad Amor Fou o sbaglio? Sì ci sono proprio due obiettivi diversi, anche se poi al centro c’è sempre la dimensione umana. Da un lato, dagli Amor Fou, si parte dal fuori, dall’altro, Casador, si parte dall’interiorità. E’ vero però: i testi di Casador sono più “letterari”. Veniamo ad Amor Fou, e approfittiamo della presenza di Paolo Perego, che è qui per

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accompagnarti stasera sul palco e che, insieme a Giuliano Dottori, è una new entry di questo progetto. Paolo, le canzoni degli Amor Fou sono “audaci”, da un punto di vista stilistico e contenutistico. Come vedi questi “Moralisti”? In quanto “Moralista” primo, vedo il progetto Amor Fou molto interessante proprio per questa visione dello scrivere e per questo intento di fare un’analisi sociale, non critica, è importante sottolinearlo, di quello che sta succedendo in questo momento in Italia. La componente che più mi ha appassionato da quando sono entrato a far parte della band, è proprio quest’importanza che viene attribuita all’arte. Ale, faccio anch’io una domanda intellettualmente audace, ovvero chiedendoti cosa ne è di alcune parole forti, in un momento storico come questo che sembra dominato da un’assoluta entropia. Ne prendo tre, che in qualche modo mi sembrano particolarmente vicine all’universo simbolico che con gli Amor Fou evocate: stupore, eleganza, morale. Stupore: viviamo in una fase di grande disincanto, o forse in una fase che ha addirittura superato il disincanto, per cui da un lato non c’è più moltissimo da scoprire, dall’altro le persone, iperbombardate da migliaia di informazioni continue, hanno un po’ perso l’attitudine a stupirsi. Noi, come Amor Fou, più che di stupire, anche se non mancano momenti stupefacenti, specie nel rapporto di scambio col pubblico, cerchiamo di

suggerire un ritorno alla pazienza, perché è vero che un disco è comunque un prodotto leggero, non impegnativo, ma ha pur sempre bisogno di piccoli riti che si sono un po’ persi, come sfogliare un booklet ad esempio, e su cui noi siamo molto ancorati. L’eleganza credo che sia un elemento innato, non credo che sia un elemento da ricercare. Se c’è una ricerca in questo senso, quasi sempre risulta stucchevole o comunque di maniera. I codici estetici sono tutti ampiamente diffusi , principalmente si deve trovare una coerenza, una cura. Nel nostro modo di fare musica c’è molta attenzione in questo. Per quanto riguarda la morale, noi con Amor Fou abbiamo intitolato il disco I Moralisti proprio perché vogliamo riflettere su cosa possa essere oggi considerato “morale”. Quello di cui ci siamo resi conto anche andando in giro per l’Italia, è che ciò che fino a 15-20 anni fa veniva definito come “morale”, oggi risulta quasi trasgressivo. Tutte le figure che nell’immaginario collettivo dovrebbero rappresentare l’etica in Italia in questo momento sono deboli se non addirittura sputtanate, per cui pensare di individuare delle figure della società assolutamente normali (i vari personaggi del disco “I Moralisti”, nda), e trovare in loro degli esempi di morale, positiva o negativa, ci è sembrata una cosa molto trasgressiva. Qui al Tambourine tra qualche settimana si terrà un tributo a Pier Paolo Pasolini, di cui ti so estimatore. Che rapporto c’è fra Pasolini e gli Amor Fou? E’ un rapporto molto stretto. Oltre a far parte del nostro background culturale, per i suoi film e soprattutto i suoi scritti, devo dire che Pier Paolo è una figura molto ricorrente. Ricordo un episodio fra i tanti: a Roma abbiamo avuto un incontro totalmente inaspettato con la figlia di uno dei “ragazzi di vita”, cioè uno dei protagonisti del libro di Pasolini, uno che poi recitò anche in Accattone. Ricordo che, attratta dalla nostra musica, lei si avvicinò e confermò di trovare degli elementi di continuità tra noi e quel mondo di cui suo padre aveva fatto parte. In qualche modo confermandoci che stavamo andando nella direzione giusta. Direi che aveva ragione, aggiungo io. E vi ringrazio.


[ CLOCHART ]

Giuseppe Fiorello, Gioia Spaziani e Giorgio faletti sul set

L’arte di costruire i sogni Intervista a Giorgio Schöttler, fondatore della casa di produzione cinematografica ARTIS di Monza

[ di Marta Migliardi ] Il cinema è amore. E questo traspare chiaramente dalle parole e dall’impegno di Giorgio Schöttler, fondatore della casa di produzione ARTIS, la cui sede generale è a Monza. Forse pochi di voi sapevano che, proprio qui, nel nostro capoluogo vi fosse questa fabbrica di idee e di sogni che ha già realizzato fiction di successo con attori del calibro di Gigi Proietti ed Ettore Bassi, solo per citarne alcuni, messe in onda sulle reti Rai. Ed è proprio qui, a Monza, che la ARTIS sta cercando di portare il cinema per far conoscere la bellezza del nostro territorio. Fiction o realtà? Scopriamolo dalle vive parole di Giorgio Schöttler… La sua casa di produzione nasce nel 2005, ci racconti come si è sviluppata questa idea. Amore per il cinema o semplice business? Una sfida vinta? L’impresa cinematografica riassume in sé sicuramente un atto d’amore e il conseguimento del profitto. In latino ars, ARTIS, significava ogni abilità materiale o spirituale mirata a progettare o a costruire qualcosa; e noi costruiamo sogni per il nostro pubblico o quanto meno ci sforziamo di farlo. La sfida è vinta perché il pubblico ci ha tributato la sua stima e la sua considerazione su tutte le produzioni realizzate finora. Il nostro primo prodotto, la miniserie televisiva destinata a RaiUno Giuseppe Moscati: l’amore che guarisce ha vinto la prima edizione del Roma Fiction Fest ed è stata campione di ascolti con il 27% di share. Anche con Io e mio figlio: nuove storie per il Commissario Vivaldi abbiamo retto la sfida della serialità sul lungo periodo e degli ascolti.

Dai film alle fiction, fenomeno relativamente nuovo, che ha creato molte polemiche relative alla qualità del prodotto fiction. Cosa pensa di questo argomento? Non mi prenda per un presuntuoso perché sono lungi dall’esserlo, ma i nostri prodotti sono stati sempre di ottima qualità in cui è ben difficile fare la differenza fra cinema e fiction. Oggi chi vuole vincere la serrata concorrenza degli altri produttori deve farlo sul terreno della qualità. Non a caso i registi che hanno collaborato con noi provengono dal mondo “cinematografico”: Giacomo

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Prima foto a sinistra: GiorgioSchöttler e Paola Masini (capostruttura RaiFiction) A fianco: Gigi Proietti

Campiotti con Giuseppe Moscati e Il Sorteggio, Luciano Odorisio (Leone d’Oro a Venezia) con Il Commissario Vivaldi e Luis Prieto con la realizzanda miniserie de Il Signore della truffa. La differenza fra cinema e fiction riferita alla qualità non esiste, ma come in tutte le attività umane c’è sempre chi pensa di essere più aristocratico di un altro. Tenga conto che il termine “fiction” usato all’italiana non trova riferimenti nel mondo anglosassone dove per fiction s’intende tutto il mondo dell’audiovisivo romanzato. Il termine giusto per i nostri prodotti televisivi sarebbe “sceneggiato” però dobbiamo ricordarci che siamo in Italia e che bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla e quindi: viva la Fiction! Come scegliete i copioni da realizzare? Risulta evidente, ad esempio con Il sorteggio, che tratta il primo processo alle BR, la scelta di argomenti forti e d’interesse storico sociale, diversi, per intenderci, da produzioni, senza nulla togliere, meno impegnate tipo I Cesaroni? La fiction de I Cesaroni non è meno impegnata delle altre: è una commedia e dev’essere realizzata così; anzi per costruire una serialità come “I Cesaroni” bisogna affrontare più faticosamente il copione che, per esempio, la nostra de Il Sorteggio, perché far ridere è più complicato da scrivere nelle sceneggiature. La scelta dei copioni sui nostri due primi prodotti è nata da una precisa richiesta dell’allora direttore di RaiFiction Agostino Saccà in cui dovevamo dare nuova linfa e una nuova impostazione editoriale a due progetti fermi da tempo perché le sceneggiature non convincevano. Il Sorteggio è il nostro primo film, nato dalla penna del giornalista-scrittore Giovanni Fasanella, in cui ci abbiamo creduto fin dall’inizio e lottato contro le avversità che il tema trattato ha immediatamente creato nei gendarmi della memoria che frenano ogni impulso creativo quando si raccontano gli anni di piombo: l’arrivo di un liberale come Fabrizio Del Noce ci ha permesso di raccontare la nostra opinione su quel periodo. Tra i tanti, qual è l’attore che sul set vi ha stupito di più? Abbiamo lavorato molto bene con tutti quelli finora incontrati: Kasia Smutniak, Beppe Fiorello, Ettore Bassi, Lando Buzzanca, Gigi Proietti, Giorgio Faletti, che è quello a cui mi sento più

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umanamente vicino. Tra le tante produzione realizzate ve ne è una a cui Lei è particolarmente legato? Se sì per quale motivo? Sono ovviamente legato a tutte le produzioni realizzate, ma quella che mi sta più a cuore è Mission: italiani di pace, che dobbiamo ancora realizzare. La produrremo nell’arco del 2011. Ogni anno l’Italia impegna 40 mila uomini (professionisti e militari) nella costruzione della pace in paesi lontani e sconvolti dalle guerre, dalle carestie, dalle atrocità del fanatismo religioso: questa serie televisiva in sei puntate racconta le loro storie. Mission narra le storie dei nostri soldati impegnati nella missione di pace internazionale in Afghanistan. Fin dalla sua rinascita, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, il nostro paese è stato impegnato sui fronti caldi dello scenario internazionale per garantire un futuro alle popolazioni stremate dalle guerre o nel tentativo di ripristinare le strutture democratiche in quei paesi dove esse erano state abbattute. La storia narrata in Mission è frutto del tentativo di utilizzare le dinamiche delle serie americane, deducendone moduli e architetture narrative, e innestarle sul modello seriale italiano, costituito da una maggiore focalizzazione sui sentimenti e da più articolate dinamiche relazionali. Sono presenti diversi generi che confluiscono nella serie Mission, rendendola avvincente e coinvolgente: l’action, il comedy, il thriller, il melò e il military drama. È stata posta grande attenzione a questo dosaggio e quello che ne è risultato è un unicum nel panorama della fiction italiana. Azione, avventura, amore e tematiche forti e attuali spingono continuamente avanti le avventure dei protagonisti, avvinghiando l’attenzione e catturando l’immaginazione. La vostra sede generale e amministrativa è a Monza mentre la sede di produzione a Roma. E’ vero, come si mormora nell’ambiente, che il cinema è ancora strettamente legato al territorio romano o le cose stanno cambiando? Il cinema è a Roma perché è il distretto industriale italiano più avanzato in questo settore. Però tenga conto che fra gli obiettivi di Artis c’è proprio l’intenzione di rimanere produttivamente in Italia e di portare al Nord più produzioni possibili: difatti abbiamo girato a Trieste, a Torino, ora stiamo realizzando Il Signore della truffa a Verbania e dintorni

e la prossima fiction Patrioti, dedicata ai 150anni d’Italia, la vorremmo portare integralmente a Monza. Monza e la Brianza sono ricche di scorci molto cinematografici, dal lungo Lambro monzese ai vari borghi (Oreno), per citarne solo un paio e anche di storia e storie (banalmente I Promessi Sposi e il regicidio di Umberto I): mai pensato di valorizzare il suo territorio con una produzione qui ambientata? Un modo creativo per ridare anche valore a patrimoni spesso trascurati, come la Villa Reale… Di recente abbiamo incontrato il Presidente della provincia, dott. Dario Allevi, comunicandogli di avere l’intenzione di trasformare la Villa Reale e il centro della città nel set della miniserie Patrioti, e lo abbiamo trovato squisitamente disponibile. La fiction a “casa nostra” credo riusciremo a realizzarla proprio in occasione di questo evento. Le darò più dettagli prossimamente. State girando in questi giorni Il signore della Truffa con Gigi Proietti, fiction destinata alla prima serata RaiUno. Ci parli di questo lavoro. Quando andrà in onda? Il Signore della truffa è la storia di Federico Sinacori, un ex-truffatore, e dei suoi vicini di casa che, per ottenere giustizia, organizzano una stangata contro dei funzionari di banca corrotti. Solo che i nostri protagonisti non hanno tenuto conto di Claudia Attolico, interpretata da Francesca Chillemi, una zelante poliziotta con uno strano fiuto per le frodi. Il Signore della truffa è una miniserie da due episodi da cento minuti l’uno; con un protagonista assoluto: Gigi Proietti, uno dei più grandi attori del nostro cinema; il soggetto attinge a piene mani al filone della commedia all’italiana e, ispirandosi ai recenti fatti di cronaca, parla dei problemi della gente comune con un sorriso, seppur talvolta amaro. La fiction, attraverso una comicità diretta e mai di situazione, racconta la storia di un uomo, che scegliendo da che parte stare, impara a fidarsi degli altri e a usare la sua “arte” e il “suo gusto di vivere” a fin di bene. Il Signore della truffa è rivolto a quel pubblico generalista che, soprattutto negli ultimi tempi, ha mostrato di apprezzare una commedia leggera, corale e liberatoria, in cui è facile riconoscersi. Andrà in onda nella stagione 2011-2012.


[ BIS! teatro, musica ed

eventi a monza e brianza ]

TRANTRAN AL

MOA DI CERNOBBIO

Ricordi di un giorno di pioggia e un giorno di sole... E’ vero, è passato un po’ di tempo, circa un mese ma, noi di Trantran non potevamo esimerci dal rendervi partecipi di questa brillante manifestazione. Durante il mese di settembre, infatti, a Cernobbio si è tenuta la prima edizione del Salone della Musica presso il bellissimo spazio espositivo di Villa Erba, rassegna dedicata alla musica in tutte le sue forme, significativamente chiamata MOA, Music On Air. Per tre intere giornate, infatti, le sponde del lago hanno riecheggiato di note, dal mattino sino a notte inoltrata, fra performance live di dj, gruppi emergenti, band ed artisti già affermati, momenti dedicati alla musica classica ed all’opera, concerti jazz e molte interessanti conferenze che hanno dato voce a tanti fra i protagonisti della scena musicale italiana. Durante la manifestazione, che ha goduto della direzione artistica di Davide Van De Sfroos, sui tanti palchi allestiti nel parco antistante la splendida villa ottocentesca, nell’auditoriun del moderno centro espositivo, nel salone delle feste di Villa Erba ed in piazza Cavuour a Como, hanno calcato le scene moltissimi artisti fra i quali: Baustelle, Morgan, Nina Zilli & The Smoke Orchestra, Hana B, Max Prandi, Silvia Olari, Calibri 35, Dente, e Davide Van De Sfroos che per l’intero pomeriggio della domenica si è esibito in una serie di duetti non stop con Max Pezzali, Mauro Ermanno Giovanardi, Syria, Peppe Voltarelli, Roberta Carrieri, Fabio Treves, Frankie HI NRG, Matthew Lee, Vad Vuc, Francesco Buzzurro e, a sorpresa, anche con l’acclamatissimo Roberto Vecchioni al quale è stato conferito il Premio MOA Speciale. Premiati anche i Pooh con il Premio MOA alla Carriera (in rappresentanza del gruppo ha ritirato il premio Red Canzian), e fra i giovani artisti emergenti Jessica Brando col Premio MOA 2010.

Il diluvio che già si annunciava il venerdì (dove si sono esibiti, tra gli altri i Baustelle) si scatena per l’intera giornata di sabato senza, tuttavia, riuscire a scoraggiare il pubblico del MOA che, armato di ombrelli ed entusiasmo, ha gremito fin dalle primissime ore del pomeriggio i riparati ambienti dello spazio espositivo per seguire le molte conferenze in programma per quel giorno. Ad accomodarsi nel salotto della sala conferenze è, quindi, il momento delle signore. Una signora Vanoni in splendida forma, accompagnata in una frizzante chiacchierata lunga una intera carriera da una accattivante Platinette, si è raccontata con simpatia e sincerità: dal terrore del palcoscenico dei primi anni fino ai timori per l’isolamento che sembra caratterizzare la società attuale, imprigionata in una dimensione virtuale e povera di contatti reali; dagli uomini che hanno contribuito alla sua crescita ed al suo successo professionale fino ai limiti della discografia moderna mordi e fuggi dominata dalla fretta e poco

Davide Van De Sfroos davanti al palco di Villa Erba

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[ BIS! ] Platinette intervista Ornella Vanoni

Il maestro Carcano e il batterista Sergio Carnevale

rispettosa della creatività; dalla necessità per chi voglia intraprendere una carriera nella musica di studio dei grandi musicisti del passato sino al desiderio, nonostante una carriera intensa e variegata, di continuare a sperimentare e mettersi alla prova.

dalla fondazione gaberiana del valore della famiglia al rifiuto della sperimentazione sugli embrioni sino ad un attacco alla mistificazione della realtà operata dai giornalisti).

Attesissimo da uno stuolo di giovani fan in ghingheri per l’occasione è quindi la volta di Morgan, intervistato dal padrone di casa, Davide Van De Sfroos. Una chiacchierata brillante, in bilico fra il serio e il faceto, fra scatch ricamati su aneddoti dei tempi di scuola “da ragazzino ero uno di quelli che i tipi che amavano menar le mani amavano menare. Però ho capito un trucco: fargli schifo. Prego menatemi, dicevo, e loro schifati, rinunciavano! Non le ho mai prese!” E flash di un improbabile presente: “Spesso sento le voci…chiamano sommesse per tutto il giorno…. Marco… Marco….iniziavo a preoccuparmi davvero. Poi ho scoperto che i vicini di casa hanno appena avuto un figlio…e lo hanno proprio chiamato come me! E non sento altro, di giorno, di notte…Marco….. mi arriva la voce…”

Eugenio Finardi e il Ministro Giorgia Meloni alla conferenza su Gaber

La conferenza temina giusto in tempo per la bella festa organizzata da Davide Van de Sfross & Friends, il lungo concerto pomeridiano ha visto alternarsi sul palco di Villa Erba una moltitudine di artisti accompagnati in gustosi e talvolta sorprendenti duetti (molto divertente Van De Sfroos in veste di rapper al fianco di Frankie HI NRG) dal direttore artistico della rassegna, visibilmente rasserenato e soddisfatto per la bella giornata ed il successo già annunciato della tre giorni di musica.

Morgan durante la conferenza

Applaudito protagonista del sabato, Morgan, oltre ad aver divertito il pubblico pomeridiano ha chiuso con la sua performance i concerti della serata, accompagnato dai venticinque elementi dell’Ensemble Symphony Orchestra diretta dal maestro Carlo Carcano. Finalmente domenica il sole torna a splendere sul MOA mentre sul palco principale fervono i preparativi per il grande concerto pomeridiano, il Davide Van De Sfroos & Friends. Mentre sul palco gli artisti, divertiti, si alternano nel soundcheck, nel primo pomeriggio, assistiamo alla conferenza dal titolo Giorgio Gaber fra teatro e canzone. Presentata dalla Fondazione a lui intitolata con la partecipazione, fra gli altri, in qualità di relatori, di Eugenio Finardi, Alberto Fortis e Giorgia Meloni (attuale Ministro della Gioventù). Fra commoventi contributi video del grande artista milanese si sono affrontati i temi della libertà, dell’impegno sociale, dell’amore visti attraverso le parole di testi di Gaber e le personali riletture degli ospiti presenti in sala (particolare, soprattutto, la personale rilettura dell’opera di Gaber nell’etica del Ministro Meloni, che ha spaziato

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Roberto Vecchioni e Van De Sfroos sul palco

Syria e Mauro Ermanno Giovanardi nel back stage

Per il gran finale lo spettacolo si sposta in centro a Como dove, in piazza di fronte al lago, il palco che già nel pomeriggio ha ospitato le band emergenti locali ammesse a partecipare alla rassegna, si prepara ad ospitare Nina Zilli & The Smoke Orchestra. Certo tutti conosciamo (Trantran l’ha già incontrata per voi subito dopo il suo successo sanremese) la brava e bella Nina ma della sua strepitosa orchestra che cosa sappiamo? Abbiamo pensato di accomiatarci dal MOA proprio offrendo ai nostri lettori un’ intervista esclusiva ( e sestupla, non riusciamo neanche a dirlo… speriamo di non fare troppa confusione!) con questo manipolo di bravissimi musicisti…


[ BIS! ]

The Smoke Orchestra: tutti gli uomini di Nina Zilli [ di ELENA GORLA - foto di SIMONE DI LUCA ]

Eleganti: completo doppiopetto e cravatta. Misteriosi: celati dietro lenti scure, padroneggiano i propri strumenti con la sfrontatezza con cui i gangster degli anni Venti impugnavano le proprie armi. Dai palchi di tutta Italia il loro sound ha accompagnato e celebrato la raffinata voce di Nina Zilli. La fantastica band della cantante piÚ soul della penisola si svela in questa intervista a sei voci per i lettori di Trantran‌signore e signori ecco a voi The Smoke Orchesta!

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[ BIS! ]

Gianluca Pelosi

Soprannome Pelo Età 33 Strumento Basso Come ti sei innamorato del basso? Ho iniziato a quindici anni, per passione! Come hai conosciuto gli altri membri della Smoke Orchestra? E’ già un quinquennio che collaboriamo da quando abbiamo fondato gli Smoke con Zaghi e Soresini Scapolo o ammogliato? Ammogliato. Secondo te l’uomo è per natura fedele? Tendenzialmente no! Il lungo tour che vi ha visto sul palco assieme a Nina Zilli si è da poco concluso: un momento, un aneddoto di questo tour che non dimenticherai mai… Ce ne sono tanti: di certo le manifestazioni importanti come l’MTV Day e il 1° Maggio… Avete offerto al pubblico un’immagine molto contro tendenza… sei uomini a supporto di un front donna… come sta il tuo ego maschile? Benissimo! Un tuo pregio? La bontà Un tuo difetto? L’ira Un pregio di Nina Zilli? La bontà Un difetto di Nina Zilli? L’ira Chi è il musicista più bravo della Smoke Orchestra? Non saprei…va beh, do il premio di orchestrale al maestro a Zaghi… Il più pignolo? E’una bella lotta fra Gibertini e Zaghi! Un aggettivo per definirti… Non rispondo!

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La canzone più bella di tutti i tempi? Sitting on the dock of the bay La città più bella d’Italia? Roma Il piatto più buono che hai mangiato in giro per la penisola durante il tour? Non in questo ma in un altro tour: l’agnello fritto! Che differenza c’è fra il pubblico di Milano e quello di Napoli? I napoletani cantano di più…e più a tempo! Favorevole o contrario al federalismo? Contrario All’aborto? Favorevole All’avere un figlio dopo i 50 anni? Sfavorevole Hai dei riti scaramantici prima di salire sul palco? No, mi vesto persino di viola… Il tuo musicista preferito? Non riesco a fare una top ten Quando non ti dedichi alla musica cosa ami fare? Cazzeggio, gioco al computer e vado in giro… Una cosa di cui ti vergogni? La pancia Una cosa di cui sei fiero? La pancia Hai fatto il servizio militare o servizio civile? Servizio civile, a fatica Donna: jeans e maglietta o minigonna e tacchi a spillo? Jeans e maglietta Un sogno nel cassetto? Ne riparliamo fra un annetto! Cosa pensi della vivisezione? Sono assolutamente contrario! Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? Difficoltoso… Cosa ne pensi dell’omossessualità? Pieno rispetto. Con quale musicista (valgono anche quelli deceduti) ti piacerebbe suonare? James Brown Dai un voto da uno a dieci a: Elisa: 7; Tonino Carotone: 8; Vasco Rossi: 8; Gigi D’Alessio: 5; Alberto Camerini: 7; Fiorella Mannoia: 6; Morgan: 7; David Bowie: 8 Associazione di idee. Se ti dico: Donna: uomo; Facebook: chat off line; Brianza:mobili, parenti; Volgarità: politica; Amore: famiglia; Moda: mercato Progetti per il futuro? Speriamo di continuare in scalata con Nina Zilli, poi un disco con gli Smoke…progetti ce ne sono…vedremo!

Marco Zaghi

Soprannome Zaghi Età 44 Strumento Sassofono, flauto traverso Come ti sei innamorato del sassofono? Non saprei…ho iniziato a suonare il sax a 13 anni e il flauto traverso a 9… mi piaceva! Come hai conosciuto gli altri membri della Smoke Orchestra? Il progetto affonda le radici nel lontano ’96, dalla collaborazione con alcuni musicisti che suonavano con me nei Raggae National Tickets. In seguito, con Ale Soresini e il Pelo abbiamo fondato gli Smoke, con i quali abbiamo fatto due dischi…infine nasce la Smoke Orchestra come backing band e abbiamo fatto questo tour, Sempre Lontano, con Nina Zilli. Scapolo o ammogliato? Ammogliato. Secondo te l’uomo è per natura fedele? Nooo! Il lungo tour che vi ha visto sul palco assieme a Nina Zilli si è da poco concluso: un momento, un aneddoto di questo tour che non dimenticherai mai… Ci sono tantissimi momenti molto belli…indimenticabile l’emozione delle prime date…e l’affiatamento che si è raggiunto alla fine… Avete offerto al pubblico un’immagine molto contro tendenza…sei uomini a supporto di un front donna… come sta il tuo ego maschile? Molto bene… Un tuo pregio? Non lo so. Un tuo difetto? Ne ho parecchi! Un pregio di Nina Zilli? Che è una grande amica ed è generosa. Un difetto di Nina Zilli? Non te lo dirò mai! Chi è il musicista più bravo della Smoke Orchestra? Non lo dico… Il più pignolo? A questo giro Ricky Un aggettivo per definirti… Boh…


[ BIS! ] La canzone più bella di tutti i tempi? Fammi un’altra domanda! La città più bella d’Italia? Firenze Il piatto più buono che hai mangiato in giro per la penisola durante il tour? Pappardelle al ragù di cinghiale Che differenza c’è fra il pubblico di Milano e quello di Napoli? Il pubblico a Napoli è generoso, a Milano è cambiata la città e di conseguenza anche il pubblico. Napoli è più fedele a sé stessa. Favorevole o contrario al federalismo? Contrario All’aborto? Favorevole All’avere un figlio dopo i 50 anni? Se fisicamente ce la fai…buona fortuna! Hai dei riti scaramantici prima di salire sul palco? No! Il tuo musicista preferito? E’ un casino: andiamo oltre. Quando non ti dedichi alla musica cosa ami fare? Stare con le mie bimbe. Una cosa di cui ti vergogni? Ce ne sono parecchie. Una cosa di cui sei fiero? Le mie bimbe Hai fatto il servizio militare o servizio civile? Nessuno dei due. Donna: jeans e maglietta o minigonna e tacchi a spillo? Jeans e maglietta. Un sogno nel cassetto? Dai: sta andando bene così! Cosa pensi della vivisezione? Sono contrarissimo! Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? Bisogna andarci a cercare le cose…quello che propongono i mass media mi piace poco ma ci sono tante buonissime realtà in moltissimi generi Cosa ne pensi dell’omossessualità? Che dovrei pensare? Sono favorevole, ognuno deve essere libero. Con quale musicista (valgono anche quelli deceduti) ti piacerebbe suonare? Nel mio percorso musicale sono cambiato almeno tre volte: ho tanti riferimenti…Parker, Coltrane, Rollins Dai un voto da uno a dieci a: Elisa: i ghisa? Ah, (Ndr. ride) Elisa mi piace molto…i ghisa… un po’meno, sotto casa mia sono cattivissimi! Tonino Carotone: simpaticissimo; Vasco Rossi: non l’ho mai amato ma è un grande; Gigi D’Alessio: ehhhh (Ndr. sospirone)…diciamo che quando sei nell’atmosfera di Napoli ti piace anche lui! Alberto Camerini: le cose che conosco mi piacciono; Fiorella Mannoia: mi piace, è una grande; Morgan: mi piace; David Bowie: ho l’intera discografia! Associazione di idee. Se ti dico: Donna: figli; Facebook: profilo; Brianza: Riccardo; Volgarità: ne dico tantissime! Amore: matrimonio. Sono sposato: dieci anni quest’anno. Moda: mi interessa pochissimo Progetti per il futuro? Continuare con quello che sto facendo.

Antonio VEZZANO

Soprannome Heggy Età 44 Strumento Chitarra Come ti sei innamorato della chitarra? Da piccolo ho sentito un ragazzo che suonava la chitarra nel mio cortile…e mi sono innamorato della chitarra! Come hai conosciuto gli altri membri della Smoke Orchestra? Ci conoscevamo già da tempo con maestro Zaghi, Jeeba, Chiara…ed è nata questa collaborazione… Scapolo o ammogliato? Fidanzato. Secondo te l’uomo è per natura fedele? Secondo me sì! Il lungo tour che vi ha visto sul palco assieme a Nina Zilli si è da poco concluso: un momento, un aneddoto di questo tour che non dimenticherai mai… I viaggi in furgone, l’atmosfera che si è creata, il feeling, ogni sera era una festa…questo è il ricordo più bello. Avete offerto al pubblico un’immagine molto contro tendenza…sei uomini a supporto di un front donna… come sta il tuo ego maschile? Io sono un sostenitore delle donne, quindi ben venga! Un tuo pregio? So suonare la chitarra. Un tuo difetto? Ne ho tanti…la timidezza. Un pregio di Nina Zilli? Trasparenza. Un difetto di Nina Zilli? Boh! Chi è il musicista più bravo della Smoke Orchestra? Io, sicuramente! Il più pignolo? Forse Gibertini, Jeeba. Un aggettivo per definirti…

Simpatico. La canzone più bella di tutti i tempi? Ce ne sono troppe! Che dire? Redemption song di Marley… La città più bella d’Italia? Roma. Il piatto più buono che hai mangiato in giro per la penisola durante il tour? Ce ne sono tanti ma direi…pasta alla Norma! Che differenza c’è fra il pubblico di Milano e quello di Napoli? Non ho notato nessuna differenza. Favorevole o contrario al federalismo? Contrario All’aborto? Favorevole All’avere un figlio dopo i 50 anni? Favorevolissimo. Hai dei riti scaramantici prima di salire sul palco? Non sono superstizioso ma tutte le sere del tour prima di salire sul palco e prendere la chitarra facevo un certo passettino… Il tuo musicista preferito? B.B. King Quando non ti dedichi alla musica cosa ami fare? Lavori manuali, dipingo casa o cose così… Una cosa di cui ti vergogni? Che sono pelato! Una cosa di cui sei fiero? Le mie figlie. Hai fatto il servizio militare o servizio civile? Militare Donna: jeans e maglietta o minigonna e tacchi a spillo? Jeans e maglietta. Un sogno nel cassetto? Continuare a suonare con Nina Zilli Cosa pensi della vivisezione? Sono abbastanza contrario. Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? Non mi piace tanto: sono più un amante della musica black Cosa ne pensi dell’omossessualità? Sono favorevole... Con quale musicista (valgono anche quelli deceduti) ti piacerebbe suonare? Mi piacerebbe tanto suonare con James Brown! Dai un voto da uno a dieci a: Elisa: 8; Tonino Carotone: 8; Vasco Rossi: 7; Gigi D’Alessio: 7; Alberto Camerini: 8; Fiorella Mannoia: 8, a me piace; Morgan: mi piace Morgan: 8; David Bowie: beh, 9! Associazione di idee. Se ti dico: Donna: amore; Facebook: noia; Brianza: negativo; Volgarità: non mi piace; Amore: felicità; Moda:non la seguo ma mi piace Progetti per il futuro? Suonare con Nina Zilli.

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[ BIS! ]

Angelo CATTONI

Soprannome Gange Età 36 Strumento Tastiere Come ti sei innamorato delle tastiere? Perché il pianoforte è uno strumento che non ha limiti. Da piccolo ho iniziato con la tromba ma poi sono passato al pianoforte Come hai conosciuto gli altri membri della Smoke Orchestra? Vengo dall’ambiente del reggae milanese, suonavo in un gruppo che si chiama Ganjamama…poi ho conosciuto gli Smoke… Scapolo o ammogliato? Ammogliato L’uomo è per natura fedele? L’uomo è fedele Il tour che vi ha visto sul palco con Nina Zilli si è da poco concluso: un momento del tour che non dimenticherai… Un momento che mi ha segnato, anche dal punto di vista fisico, è stato quando il Pelo mi ha picchiato sull’autobus a Bari! Avete offerto al pubblico un’immagine molto contro tendenza…sei uomini a supporto di un front donna… come sta il tuo ego maschile? A posto! Poi la nostra front woman ha gli attributi e non ci siamo mai sentiti a disagio! Un tuo pregio? Sono modesto Un tuo difetto? Sono modesto Un pregio di Nina Zilli? Ci sa fare quella ragazza… Un difetto di Nina Zilli? A volte ha dalle fisse…ma basta accontentarla e tutto va a posto. Di voi chi è il musicista più bravo? Se non avessimo un chitarrista come Heggy… potremmo andarcene tutti a casa! Il più pignolo? Sicuramente Jeeba Un aggettivo per definirti... Non vorrei dire le cose che dicono a The Club perciò dico…(bip!)

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La canzone più bella di tutti i tempi? Difficilissimo, me ne vengono in mente 100! La città più bella d’Italia? Isernia Il piatto più buono mangiato durante il tour in giro per la penisola? Vince una fiorentina mangiata in un ristorante a Milano C’è differenza fra il pubblico di Milano e quello di Napoli? Sono entrambi dei bei pubblici, molto caldi. Forse a Napoli gli spettatori hanno in più che sono un po’ più chiassosi… Favorevole o contrario al federalismo? Contrario All’aborto? Favorevole nei casi in cui si rende necessario All’avere un figlio dopo i 50 anni? Dipende: l’uomo può avere figli dopo i 50 ma per la donna credo sia un problema fisico non indifferente Hai dei riti scaramantici prima di salire sul palco? Non ne ho Il tuo musicista preferito? Michel Petrucciani Quando non ti dedichi alla musica cosa ami fare? Ultimamente sto con la mia piccola figlia Viola Una cosa di cui ti vergogni? Non mi vergogno di niente Una di cui sei fiero? Penso di avere un carattere abbastanza allegro Hai fatto il servizio militare o civile? Servizio civile Donna: jeans e maglietta o minigonna e tacchi a spillo? Minigonna e tacchi a spillo! Un sogno nel cassetto? Fare un tuffo col paracadute Cosa pensi della vivisezione? Sono contrario ma ammetto che ci sono animali che non sopporto…come la nutria… Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? In questo momento siamo messi male… Cosa pensi dell’omossessualità? Penso che sia una cosa come un’altra, i gusti sono gusti… Con quale musicista (valgono anche quelli deceduti) ti piacerebbe suonare? Bob Marley Dai un voto da 1 a 10 a: Elisa: 7; Tonino Carotone: 7; Vasco Rossi: Vasco è sempre Vasco, 7; Gigi D’Alessio: 4; Alberto Camerini: 6; Fiorella Mannoia: emozionante: 7; Morgan: come cantante non mi piace, come musicista, 7; David Bowie: lo conosco poco, 7 Associazione di idee. Se ti dico: Donna: fighe!; Facebook: amici ritrovati; Brianza: alcolica; Volgarità: Uomini e Donne su Canale 5; Amore: felicità; Moda: boh, Cavalli… Progetti per il futuro? Scrivere di nuovo tanta musica come facevo fino ad un po’ di tempo fa…

Nico ROCCAMO

Soprannome Rockamen Età 30 Strumento Batteria Come ti sei innamorato della batteria? Mio padre suona la batteria, quando ero piccolo lo seguivo nei suoi concerti e volevo essere come il mio papà! Come hai conosciuto gli altri membri della Smoke Orchestra? Suonando! Scapolo o ammogliato? Ammogliato L’uomo è per natura fedele? Non riesco a rispondere questa domanda, mi spiace… Il tour che vi ha visto sul palco con Nina Zilli si è da poco concluso: un momento del tour che non dimenticherai… Tanti momenti…la gente, gli applausi e il calore che abbiamo ricevuto. Avete offerto al pubblico un’immagine molto contro tendenza…sei uomini a supporto di un front donna… come sta il tuo ego maschile? Il rapporto uomo/donna è uno degli elementi fondamentali dell’esistenza. Essere a supporto di una band leader è stata una delle cose più interessanti che potessi fare. Un tuo pregio? La pazienza Un tuo difetto? Ne ho tanti Un pregio di Nina Zilli? L’allegria Un difetto di Nina Zilli? Non me ne vengono in mente! Di voi chi è il musicista più bravo? Secondo me Gange Il più pignolo? Forse Ricky Un aggettivo per definirti...


[ BIS! ] Vulcanico La canzone più bella di tutti i tempi? Oh difficile1 Sicuramente un pezzo di Marley… La città più bella d’Italia? Roma Il piatto più buono mangiato durante il tour in giro per la penisola? I tortelli a Piacenza C’è differenza fra il pubblico di Milano e quello di Napoli? Credo nessuna Favorevole o contrario al federalismo? E’ una cosa a cui non mi intendo… All’aborto? E’ una scelta individuale All’avere un figlio dopo i 50 anni? Perché no? Hai dei riti scaramantici prima di salire sul palco? Si, in realtà si ma non ti dico cosa… Il tuo musicista preferito? Diciamo Bob Marley Quando non ti dedichi alla musica cosa ami fare? Riposarmi! Una cosa di cui ti vergogni? Non saprei… Una di cui sei fiero? Di avere fatto due figlie Hai fatto il servizio militare o civile? Nessuno dei due Donna: jeans e maglietta o minigonna e tacchi a spillo? Jeans e maglietta Un sogno nel cassetto? Vedere le mie figlie realizzate Cosa pensi della vivisezione? Penso che sia ingiusta Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? E’ vivace. Nonostante ciò che di solito si dice ci sono molti musicisti bravi che hanno voglia di fare. Certo ci sono pochi spazi… Cosa pensi dell’omossessualità? Non vedo il problema su cui pensare… Con quale musicista (valgono anche quelli deceduti) ti piacerebbe suonare? Beh, sicuramente Marley Dai un voto da 1 a 10 a: Elisa: 9; Tonino Carotone: 8; Vasco Rossi: per tutto quello che ha fatto, 9; Gigi D’Alessio: 6; Alberto Camerini: non lo conosco bene; Fiorella Mannoia: 7; Morgan: 6; David Bowie: non lo valuto, non lo conosco abbastanza Associazione di idee. Se ti dico: Donna: moglie; Facebook: casino; Brianza: alberi; Volgarità: porno; Amore: figli; Moda: inverno… Progetti per il futuro? Per scaramanzia ti dico che non ne ho!

Riccardo GIBERTINI

Soprannome Jeeba Età 37 Strumento? Tromba Come ti sei innamorato della tromba? E’stato un amore a prima vista ai tempi di quando, da ragazzino, suonavo il sax in banda: vedevo i trombettisti e… colpo di fulmine! Così ho deciso di suonare la tromba. Come hai conosciuto gli altri membri della Smoke Orchestra? Suonando. Nel corso degli anni ci siamo conosciuti nei vari gruppi in cui siamo passati… Scapolo o ammogliato? Ammogliato L’uomo è per natura fedele? Non è fedele per natura ma lo può essere per amore. Il tour che vi ha visto sul palco con Nina Zilli si è da poco concluso: un momento del tour che non dimenticherai… E’ stato tutto bello! Diverso da quello che avevamo fatto suonando assieme fino ad ora ma davvero tutto bello. Avete offerto al pubblico un’immagine molto contro tendenza… sei uomini a supporto di un front donna… come sta il tuo ego maschile? Se la donna è all’altezza del ruolo, come nel nostro caso, davvero non ci sono problemi. Un tuo pregio? Dovrebbero dirtelo gli altri! Un tuo difetto? La testardaggine Un pregio di Nina Zilli? E’una grande cantante. Ne ha tanti altri ma me ne hai chiesto uno… Un difetto di Nina Zilli? Non ne ha! (Ndr. Ride di gusto…) Di voi chi è il musicista più bravo? Io! Il più pignolo?

Io! Un aggettivo per definirti... Pignolo La canzone più bella di tutti i tempi? Non ce l’ho! Una è impossibile. La città più bella d’Italia? A me Milano piace tantissimo! Il piatto più buono mangiato durante il tour in giro per la penisola? Un pesce mangiato a Siracusa…si mangia benissimo C’è differenza fra il pubblico di Milano e quello di Napoli? Tutti e due fantastici Favorevole o contrario al federalismo? Contrario All’aborto? Favorevole All’avere un figlio dopo i 50 anni? Difficile… Hai dei riti scaramantici prima di salire sul palco? Non mi sbronzo! Il tuo musicista preferito? Ne ho tantissimi: Miles Davis, Chet Baker, Clifford Brown… Quando non ti dedichi alla musica cosa ami fare? Leggere… ma in realtà sono sempre nella musica! Una cosa di cui ti vergogni? Beh, non te lo dico! Una di cui sei fiero? Di suonare Hai fatto il servizio militare o civile? Servizio civile Donna: jeans e maglietta o minigonna e tacchi a spillo? Tutti e due! Un sogno nel cassetto? Andare avanti come stiamo facendo… Cosa pensi della vivisezione? Che si potrebbe evitare Cosa ne pensi del panorama musicale italiano? Triste…però c’è…per cui si può lavorare… Cosa pensi dell’omossessualità? Non vedo perché dovrei pensare qualcosa! Con quale musicista (valgono anche quelli deceduti) ti piacerebbe suonare? Ce ne sono tantissimi! Dai un voto da 1 a 10 a: Elisa: 8; Tonino Carotone: 6; Vasco Rossi: 6; Gigi D’Alessio: 0; Alberto Camerini: 6; Fiorella Mannoia: 7; Morgan: 8 e mezzo; David Bowie: 9 e mezzo Associazione di idee. Se ti dico: Donna: bellezza; Facebook: perdita di tempo; Brianza: giovinezza; Volgarità: volgarità; Amore: Chiara; Moda: Chiara Progetti per il futuro? Vivo…

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[ BIS! ]

La difesa del teatro Due domande a Teo Teocoli

e ospiteranno come al solito le registrazioni di Zelig. Insomma una stagione davvero ricca di appuntamenti! Alla conferenza stampa erano presenti molti dei protagonisti e si è parlato di tante cose, anche in generale, per esempio abbiamo appreso della nascita di una “Resistenza teatrale” gruppo nato a Napoli, contro la chiusura dei teatri, problematica che però, tocca anche il resto d’Italia e di cui Milano non è scevra. Quindi decidiamo di aspettare, alla fine della conferenza stampa, fuori dal teatro, l’uscita di Teo Teocoli che è il primo a uscire e, quindi, riusciamo a strappargli una mini intervista per voi!

Teo Teocoli e la nostra intervistatrice

[ di ADRIANA COLOMBO ] Finalmente riapre la stagione teatrale degli Arcimboldi e, anche quest’anno, sarà ricca di eventi; ci regalerà anche delle belle novità, come potete vedere dal calendario qui a fianco. Ovviamente noi di Trantran, non potevamo mancare alla conferenza stampa della presentazione della stagione, anche questo teatro è, in effetti, alle porte della Brianza e date le sue dimensioni può ospitare spettacoli e scenografie di grande impatto. La stagione ha aperto, infatti, con Bharati, un’esperienza teatrale indiana dal sapore spirituale e mistico, che ha visto coinvolti sul palco sessanta attori. Sul palco dell’Arcimboldi, questa stagione, si alterneranno artisti e proposte di ogni genere: Sting, Anna Oxa, Paolo Conte, Dalla e De Gregori, Gianluca Grignani e Pino Daniele. Potremo assistere, per la prima volta in Italia al Swan Lake di Matthew Bourne, una rielaborazione in chiave moderna del Lago dei Cigni con un corpo di ballo tutto al maschile. Ci saranno i musical: I Promessi Sposi con la regia di Michele Guardì, We will Rock you, opera scritta e prodotta dai Queen, Aggiungi un posto a tavola con Gianluca Guidi. A capodanno saranno in scena Teocoli & Lavezzi, e a seguire ci divertiremo con Panariello, Corrado Guzzanti

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Teocoli in difesa del teatro. Qual è la situazione dei Teatri a Milano? Molti teatri, molti cinematografi, molti locali, sono stati chiusi negli anni; creando un po’ un vuoto proprio nel centro, nel cuore di Milano. Per quanto riguarda i Teatri quest’anno muore, presumo, non sono certissimo, ma da quanto mi dice il suo proprietario Gian Mario Longoni, lo Smeraldo. La chiusura dello Smeraldo è una fitta al cuore perché siamo passati tutti da lì. Oltre che i miei spettacoli io ci ho fatto Hair, ho fatto spettacoli ancora agli anni sessanta; le cause della chiusura non sono né fallimento, né legate all’operato del Teatro ma, sono purtroppo legate alla situazione che lo circonda: è inaccessibile. Molta gente non ci va perché dovrebbe andare in taxi, perché non c’è parcheggio, non ci sono mezzi, e davanti c’è una voragine. Su questa ho fatto un monologo che fa molto ridere. Teocoli sul palco degli Arcimboldi, teatro stupendo, con lo spettacolo di Capodanno, che è in sostanza uno spettacolo d’improvvisazione. Sì, ci saranno i personaggi storici, farò alcune di quelle cose che, tanto, se non facessi mi chiederebbero, però il debutto ed essendo l’ultimo dell’anno e il primo dell’anno: m’inventerò qualcosa e qualcosa sarà a braccio. In Brianza verrai? Ci vengo spesso, adesso non so ancora qual è l’itinerario di quest’anno (NDR. Ride) non lo voglio ancora leggere è presto, c’è ancora un po’ di atmosfera vacanziera, però credo proprio di sì.

Teatro degli Arcimboldi di Milano

Programma novembre 2010

2 novembre 2010 h. 20:00 STING – SYMPHONICITY TOUR Biglietti da euro 51,50 a euro 121,50 (+ prevendita) 5 e 6 novembre 2010 h. 22:00 LA NOTTE DEI PUBBLIVORI: per gli appassionati di cinema! 8 novembre 2010 h. 21:00 ANNA OXA Biglietti da euro 25,00 a euro 50,00 (+ prevendita) Dal 9 al 13 novembre 2010 h. 21:00 PAOLO CONTE Biglietti da euro 30,00 a euro 60,00 (+ prevendita) Dal 17 al 21 novembre 2010, mercoledì, giovedì, venerdì, h.21:00; sabato, h. 15:30 e h. 21:00; domenica h. 16:00 SWAN LAKE di MATTHEW BOURNE Biglietti da euro 25,00 a euro 60,00 (+ prevendita) 30 novembre e 1 dicembre 2010 h. 21:00 DALLA – DE GREGORI DUEMILADIECI WORK IN PROGRESS Biglietti: da euro 33,30 a 72,50 inclusa prevendita www.teatroarcimboldi.it www.myspace.com/teatroarcimboldi www.youtube.com/teatroarcimboldi Biglietteria Ticketone www.ticketone.it


[ CULTURA ]

Circolo Numismatico di Monza: trent’anni di passione per la storia e l’archeologia

Da sinistra a destra, partendo dall’alto: 1 Medaglia di fondazione 2 Medaglia R trentennale 3 Medaglia Teodol 4 3 Medaglia Teodol 5 Medaglia Enrico 6 Medaglia Enrico

Trent’anni di attività nel campo degli studi storici e numismatici sono il traguardo che si appresta a a “tagliare”a breve il Circolo Numismatico di Monza. A fine ottobre infatti, il sodalizio che riunisce un discreto gruppo di appassionati non solo di monetazione, ma anche di archeologia classica e di paleografia celebra in suo anniversario con un concerto e la presentazione di una medaglia d’arte che suggella questa ricorrenza. Costituito nel 1980 -anche se diversi dei suoi attuali soci si conoscono e si frequentano per la comune passione già sin da prima dell’atto formale- il Circolo Numismatico di Monza è forse l’unica associazione nell’ambito della provincia di Monza Brianza che si occupa di portare avanti con metodo gli studi storici, indirizzati per lo più verso il modo antico e me-

dievale accanto all’emissione di medaglie o riproduzioni monetali. Il logo stesso del Circolo testimonia questo intento: quale loro simbolo i numismatici hanno assunto il verso del “grosso” di Estore Visconti, già Signore di Monza. Questo nominale, con i relativi sottomultipli sesino, trillina, e bissolo- è da considerarsi come l’unico battuto in una zecca di Monza. Secondo il Corpus Nummorum Italicorum, che in tema di monete mediaveli e rinascimentali è ancora un’autorità indiscussa, sembra infatti che non tutte le monete di Estore siano uscite dalle officine di Milano. E’assai probabile che una parte di esse siano state battute proprio a Monza nei quasi sei anni in cui Estore ne fu signore, a partire dall’8 agosto 1407, soprattutto se consideriamo le oltre 55 varietà catalogate di tale moneta e il numero di esemplari tuttora esistenti. Della moneta di Estore i Numismatici nel passato avevano curato una fedele riproduzione - ormai quasi introvabile - in due versioni: argento e bronzo. Per il loro anniversario ne ripropongono quindi una nuova versione, attraverso la formula della medaglia d’arte di bronzo, dal diametro di 60 mm. Curata dal maestro incisore Piero Monassi, socio del Circolo e diplomato alla prestigiosa Scuola d’Arte della Medaglia della Zecca di Stato, la realizzazione si ispira anche alle vicende del Castello Visconteo di Monza (riprodotto sul diritto) che

vede l’epilogo della vicenda storica di Estore. Accanto alla riproduzione di monete e medaglie raffinatissime, il Circolo si occupa di un’altra singolare attività: da quasi dieci anni è promotore di corsi di lingue classiche, in particolare di latino. Rivolti a tutti coloro che non hanno potuto avere la possibilità di apprendere convenientemente la materia nell’ambito di un ciclo di studi tradizionale, e tenuti da professori di liceo in congedo con un’amplissima esperienza didattica, i corsi sono gettonatissimi da principianti e non, conoscono un pubblico dai 9 agli 80 anni e sono... gratuiti. Occore perciò prenotarsi per tempo. L’iniziativa è anche l’unica di tal genere in Lombardia e anche a livello nazionale se ne conosce un solo episodio. Le mostre (sulla Sindone, in Villa reale, sulla monetazione imperiale romana, nella sala delle ex poste, sull’Armenia, alla Rotonda di san Biagio) le pubblicazioni (sull’Obituario della chiesa di san Giovanni battista, sulla monetazione al tempo di san Biagio) e la nutrita serie di Incontri di storia e archeologia chiudono il panorama di offerte del Circolo Numismatico Monzese. Per ulteriori informazioni sui corsi, sulle medaglie e sull’attività in generale: www.circolonumismaticomonzese.org Paolo Paleari

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[ ALTROVE racconti e consigli di viaggio ]

BERLIN

Uno scorcio del quartiere di Prenzlauer Berg

BERLINO [ di Marta Migliardi,

foto di Maurizio Scalfari ]

E’ vero: in aereo da Milano a Berlino il viaggio dura poco più di due ore. Ma io, imperterrita romantica, il viaggio l’ho fatto in treno. Partendo in una nebbiosa notte milanese verso le 22.30 dalla Stazione Centrale e raggiungendo la brulicante città tedesca la mattina seguente, dopo due cambi in piena notte. Il treno si avvicinava lento, costante e mutevole negli sguardi che apriva sul mondo. La stanchezza deformava i miei pensieri oramai arresi. Case di gnomi e di fabbricanti di cioccolata scorrevano alla modesta velocità del treno, filtrati dai miei occhi lucidi e dal vetro spesso e sporco del mio scompartimento. Era, per l’appunto, Berlino la meta. Ma mi sembrava piacevolmente di andare a morire. Una volta giunta le strade enormi, le statue di angeli, gli angeli e l’odore di dolci tedeschi, contrariamente, mi riavvicinavano alla vita. L’aspettativa non era stata delusa, ma era più simile alla malinconia che si prova di fronte ad una foto, che immobilizza la felicità e che, beffandosi di te, ti ricorda che quel tempo è terminato. Un nobile duca decaduto, che vive solo nel suo vecchio castello in rovina; un cane abbandonato,

che percorre miglia e miglia per ritrovare l’infame padrone e gli muore innanzi per gli stenti; un barbone che vive sul bordo di una grande via, ricordando il tempo in cui lavorava per lo stato ed era un chimico di portata mondiale; una ragazza innamorata che, nell’eterno fraintendimento, si suicida: questa è Berlino. A condurmi in questa città che evoca in me emozioni molto dirompenti, vari fattori: i film di Wim Wenders (Il cielo sopra Berlino e Faraway so Close) e il musicista David Bowie che, scoprendo nella città di Berlino una metropoli rigenerante e ispirante compose, tra il 1976 e il 1978 la famosa trilogia berlinese. Stiamo parlando, tra gli altri di Heroes, un brano che ha segnato la storia della musica mondiale. Quello che, per i pochi che non lo conoscessero, accompagnava la mitica scena de I ragazzi dello Zoo di Berlino, dove i protagonisti, in una corsa sfrenata verso la libertà, nell’illusione della libertà stessa, finivano poi con lo scontrarsi con le miserie della vita. Berlino è una città contraddittoria, così come la sua storia e la sua stessa conformazione. Nel novembre 2009 si è celebrato il ventennale della caduta del muro di Berlino: nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1989 si aprirono, infatti, i varchi

che avrebbero cambiato la storia del mondo e la storia di questa città. Ma cominciamo la nostra visita. Imperdibile, il quartiere Mitte che comprende l’Isola dei musei, la lunghissima Friedrichstrasse piena di negozi e la Porta di Brandeburgo che fu considerata per molto tempo il simbolo della divisione di Berlino (a terra osserverete una linea rossa che segna il vecchio passaggio del muro), dove Win Wenders faceva vivere i suoi angeli. Da non perdere anche Alexander Platz, soprannominata l’Alex dai cittadini, la storica piazza di Berlino raccontata nel libro Berlin Alexanderplatz, capolavoro di Alfred Doblin (drammaturgo e scrittore tedesco di origine ebraica), e restaurata seguendo, per alcuni, lo stile stalinista tanto da essere oggi quasi completamente circondata da grattacieli. Vicino ad Alexander Platz non potrete non notare la torre della televisione con i suoi 365 m di altezza visibili da qualsiasi punto della città. Inaugurata nel 1969, la torre è diventata, quasi da subito, il monumento più visitato di Berlino. Per restare in tema musicale nell’Istituto di Stato per la ricerca musicale (Staatliches Institut für Musikforschung) di Berlino è allestito il Museo degli strumenti musicali (Musikinstrumenten-

Panoramica e torre di Alexander Platz

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[ ALTROVE ] Un dettaglio del muro di Berlino

Consiglio durante la lettura di quest’articolo l’ascolto di: Heroes, David Bowie - 1977 Faraway So Close, U2 - 1993 Alexandre Paltz, Franco Battiato - 1982 Perfect Day, Lou Reed - 1972

Museum) che espone 3.500 strumenti antichi ed è una delle collezioni più importanti in Europa che tratta la storia della musica dal XVI al XX secolo. Una delle più grandi attrazioni è un violino firmato Antonio Stradivari. Da segnalare anche alcune rarità e strumenti storici estremamente curiosi come il fagotto-cilindro, la tromba in miniatura, violini a forma di bastone da passeggio, il pianoforte a tavolino, l’arpa eolica o il cembalo da viaggio di Federico il Grande. Tutta la città è come una grande mostra espositiva dove il vecchio e il nuovo si incontrano. Laddove fino a qualche anno fa sorgevano cantieri enormi, frutto del rinnovamento politico e sociale della città dopo la caduta del muro, oggi sorgono imponenti luoghi come Potsdamer Platz, forse la piazza più contemporaneizzata e americanizzata di tutta la città. Non si può non fare tappa alla Zoo Station (stazione metropolitana da cui anche gli U2 presero ispirazione) famosa per lo Zoo e il film Noi ragazzi dello Zoo di Berlino ma da cui oggi si può passeggiare nel centro di un Viale, Strasse des 17 Juni, ed avvicinarsi pian piano alla Vittoria alata, l’altissima statua dorata da dove spiccava il volo l’angelo Cassiel. Per gli amanti della vita notturna consiglio il locale Berghain, considerato il più bello di tutta Europa ma, scusatemi, lo spirito che anima le mie parole è ben lontano dalla seppur movimentata e

intensa vita notturna berlinese. Io consiglio Berlino d’inverno, perché in questa stagione i colori sono proprio uguali ai film di Wenders: quasi un bianco e nero, intaccato e sorpreso, ogni tanto, da targhe moderne e dall’oro imperiale nonché dal verde tiepido dei molti parchi. Berlino è piena, dilaniata, ma s’intuiscono ancora i vuoti della storia che ha reso unica questa città. Come quando ci si ferma, davanti ai resti del muro. E si sente, nelle ossa, un confine ideologico, la pesantezza delle idee

e della resistenza, della separazione e di questa nuova unione bella per la sua imperfezione, come quando due pezzi di un puzzle non combaciano perfettamente. Ritornando, in treno, ripensavo alla statua dell’angelo, a quel cielo popolato, ad Alexander Platz e ai suoi piccoli pattinatori. Berlino mi rimproverava: “Eri venuta per me e per un uomo te ne vai, stupido essere di carne”. E aveva ragione. L’animo del grande cantiere mi sa- lutava come un innamorato tradito che poi si rimpiange in vecchiaia. Ed è impossibile dimenticare Berlino…

La porta di Brandeburgo

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[ IN CUCCIA Due chiacchere a quattro zampe ]

Un’estate selvatica in Enpa Minilepri

Merli

[ rubrica a cura di GABRIELLA ] Quest’anno, più che mai, il gruppo selvatici dell’ENPA di Monza e Brianza ha avuto un gran bel da fare! Nel 2010 fino a tutto settembre c’è stato un aumento del 35% nel numero di selvatici accolti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Cornacchie, piccioni, merli, germani, rondoni, ricci, passeri, e quant’altro hanno invaso la nostra voliera in canile, ma soprattutto le abitazioni dei nostri volontari appassionati di selvatici, dove hanno allestito dei veri e propri “asili nidi”, in quanto la maggior parte degli ospiti estivi sono nidiacei da imbeccare ad intervalli ravvicinati, con un composto speciale somministrato tramite una siringa senza ago. Come gli otto piccioni nidiacei arrivati a luglio che stavano per essere buttati via dai muratori, assieme alle macerie, in un cantiere a Vimercate. Per fortuna quest’anno alcuni dei volontari di altri settori si sono lasciati intenerire dai piccoli selvatici e hanno collaborato nel difficile e abbondante lavoro, sotto l’ala guida dei volontari veterani del gruppo selvatici, esperti nel primo soccorso, cura e riabilitazione dei selvatici, e con la preziosa collaborazione di alcuni veterinari specializzati e centri di recupero. A metà aprile il primo nidiaceo Dal 14 aprile, data di arrivo del primo nidiaceo del 2010, un piccolo merlotto trovato a Monza circondato dai gatti, i nostri ragazzi hanno lavorato senza sosta. Quasi tutti i giorni suonavano alla porta del canile piccoli nidiacei da imbeccare, orfani o raccolti perché in pericolo di vita dopo aver effettuato il primo volo ed essere atterrati vicino alla strada o a qualche territorio abitato da gatti o cani. Ma anche adulti bisognosi di aiuto, come per esempio i parecchi rondoni che arrivano stremati o feriti dall’Africa. Soccorsi anche tanti mammiferi Tra i mammiferi, ricordiamo i minilepri tirati su con la ruspa a Concorezzo a tre giorni di età. Dei sei trovati, due sono morti suo posto, altri due dopo 10 giorni, mentre i due nella foto sono ancora accuditi a casa di Yasmine e verranno liberati la prossima primavera. O uno degli ultimi arrivati, il giovanissimo riccio, trovato dal cane di un signore, con gli occhi ancora chiusi, denutrito e con una ferita già piena di larve di mosca, stato soccorso e curato in tempo. Non ce l’ha fatta invece lo scoiattolo rosso trovato al Parco di

Allattamento riccio

Monza con una ferita sul muso con i due incisivi superiori rotti. Molto stordito e dolorante, è stato curato anche con antidolorifici ma non siamo riusciti a salvarlo. Soccorsi responsabili Decine anche le chiamate per segnalare selvatici in difficoltà o semplicemente per chiedere consiglio sul da farsi dopo averne rinvenuto uno. Per fortuna quest’anno c’è stata una maggiore responsabilizzazione delle persone che, sempre di più, prima di raccogliere un uccellino uscito dal nido, si informano se sia davvero in difficoltà o se sia meglio lasciarlo li o spostarlo di poco dove comunque viene controllato e curato dai genitori. Ricordiamo che il nostro scopo finale è sempre la liberazione dei soggetti curati e che detenere un animale selvatico in cattività, oltre che essere illegale, è immorale, andando contro la natura dell’animale stesso. L’estate è finita ma non i problemi... In questo autunno mite ma piovoso in cui abbondano ancora le zanzare, arrivano ogni settimana in canile conigli selvatici affetti da mixomatosi (malattia trasmessa dalle zanzare). Si manifesta con occhi opachi, gonfi e con lacrimazione abbondante; narici con spurgo purulento; lesioni cutanee; stato di malessere che porta l’animale a barcollare, all’incapacità di alimentarsi e di conseguenza alla morte. In caso di ritrovamento di un esemplare infetto, occorre raccoglierlo, metterlo in una scatola di cartone e portarlo subito in canile (evitando ovviamente ogni contatto con altri conigli). Tanti anche i ricci che arrivano ancora in ENPA. Animali notturni, vanno raccolti se trovati a vagare con la luce del sole, indicatore di uno stato di denutrizione tale che li spinge a cercare cibo anche di giorno. Vanno raccolti anche quei ricci che in questi mesi autunnali non hanno raggiunto il peso minimo sufficiente per superare il letargo, 500/600 grammi, e se malati, con zecche evidenti o feriti. AAA cercansi volontari e collaboratori per il settore selvatici! Il bilancio di quest’anno è stato molto positivo e il duro lavoro è stato ricompensato dalla soddisfazione di aver recuperato, curato, salvato, cresciuto e liberato moltissimi animali. Con l’arrivo dei primi freddi, l’emergenza selvatici sta decisamente scemando, ma per la prossima primavera

Rondone

avremo nuovamente bisogno della collaborazione di persone serie, motivate e appassionate a questo affascinante mondo dei selvatici. Chi fosse interessato a collaborare con noi, soprattutto nel lavoro estivo, può scriverci a: selvatici@enpamonza.it. Questo indirizzo è valido anche per chi desidera avere delle informazioni generali, consigli, ecc.

Indirizzi e recapiti utili in caso di ritrovamento di fauna selvatica in difficoltà ENPA Monza e Brianza, sede operativa (via Lecco 164, Monza): 039-388304 sede (dalle 14.30 alle 17.30, dal lunedì al venerdì). Canile di Monza (via Buonarroti 52, Monza): 039-835623 Polizia Provinciale di Monza e Brianza (Via Donegani, 4 a Cesano Maderno): tel. 0362641725 / 0362-641725. Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) di Monza c/o Ufficio Ambiente: tel. 039-2359 020 /039-2359 020. ENPA di Milano (via Pietro Gassendi 11) - tel. 02-97064220 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 24.00) C.R.F.S. “La Fagiana” della LIPU, in via Isonzo 1 a Pontevecchio di Magenta (MI). Tel. 3383148603 (tutti i giorni, dalle 10.00 alle 17.00 d’inverno, fino alle ore 18.00 d’estate). C.R.A.S. del WWF, in via delle Tre Campane 21 a Vanzago (MI) - Tel 02-9341761/02-93549076 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00).

Ci vediamo a Monza il 13 novembre! I volontari dell’ENPA vi danno appuntamento in centro Monza (nella zona pedonale di via Italia) sabato 13 novembre dalle 9,30 alle 18,30 circa. Verrà allestito un banco di informazione sul tema dello sfruttamento degli animali in tutte le sue forme (pellicce, circhi, corride, allevamenti intensivi…). Oltre ai molteplici volantini liberamente disponibili, troverete anche un’ampia selezione di simpatici gadget e idee regalo.

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[ VERDISSIMO CURIOSITà, PROPRIETà E USI DELLE PIANTE INTORNO A NOI ]

Arancione d’autunno

I mille volti della zucca e la leggenda di Jack o’ Lantern La zucca è originaria delle regioni tropicali e subtropicali del continente americano e fu introdotta in Europa dai conquistadores spagnoli all’inizio del XVI secolo. Ricca di vitamine e sali minerali, in cucina è un alimento molto versatile e si presta a svariate preparazioni. Dolce e cremosa è perfetta per tutti i tipi di piatti, dagli antipasti fino ai dolci. Della zucca si consumano sia la polpa sia i semi, anch’essi ricchi di preziosi elementi nutritivi, che possono essere tostati e consumati come snack salati. L’elevata presenza di calcio, fosforo, vitamina C, carotene e vitamine del gruppo B, la rendono un alimento perfetto per contrastare i

I dolcetti delle streghe Ingredienti: 400 gr di polpa di zucca, 150 gr di mandorle tritate, 150 gr di farina, 100 gr di zucchero, tre uova, una bustina di lievito per dolci, 60 gr di burro. Cuocete la zucca al forno e quando è cotta, schiacciatela con una forchetta e riducetela in crema. In una terrina montate a neve le chiare d’uovo e, in un’altra sbattete i rossi con lo zucchero ed il burro fino ad ottenere un composto omogeneo al quale incorporerete la farina, le mandorle tritate, la zucca ed il lievito. A questo punto incorporate le chiare montate a neve. Con questo composto riempite i vostri stampi (in questo periodo in commercio se ne trovano anche a forma di piccole zucche) ed infornate a 180° per circa trenta minuti. Buon Halloween!

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Sembra che il termine zucca derivi da cocutia, poi divenuto cocuzza, ossia testa primi malanni stagionali. Per scegliere una buona zucca è necessario controllare che la sua buccia sia priva di ammaccature e soda, picchiettandola con le nocche ed ascoltando che emetta un bel rumore sordo. Una zucca intera può essere conservata per molti mesi, purché in ambiente buio, fresco e asciutto, e per questa ragione sia presente da secoli sulle mense invernali contadine. Nel corso del tempo è, quindi, diventata protagonista di molte storie e leggende, la più famosa delle quali è quella che l’ha resa simbolo indiscusso della festa di origine anglosassone più famosa, Halloween, legata alle vicende di Jack o’ Lantern. La leggenda di origine irlandese racconta la vicenda di Jack, un fabbro ubriacone e taccagno che, mentre beveva una birra al pub, incontrò il Diavolo. Il tirchio Jack cercò di ingannare il diavolo dopo avergli offerto la propria anima in cambio di una birra. Il Diavolo accettò e si trasformò in una moneta da sei pence, affinché Jack potesse pagare il barista. Jack prese la moneta, la chiuse nel suo borsellino e pagò il barista con un’altra moneta che aveva in tasca. Nel portamonete, infatti, egli teneva una piccola croce d’argento che impedì al Diavolo di riprendere le proprie

sembianze. Jack liberò il Diavolo solo quando questo gli promise di non tornare a riscuotere la sua animata per i successivi dieci anni. Il tempo passò ed un giorno, mentre il fabbro camminava, gli apparve il diavolo che era tornato a prendersi la sua anima. Jack, dunque, pensò bene di beffarsi nuovamente del diavolo e, vedendo lì vicino un albero carico di mele gli chiese, come ultimo desiderio prima di seguirlo, di prendergli un bel frutto succulento. Il Diavolo, per tagliar corto, acconsentì e si arrampicò sull’albero. A quel punto Jack, rapidamente, incise sul tronco dell’albero una croce, impedendo in tal modo al Diavolo di scendere. Beffato nuovamente il Diavolo per scendere da lì fu, così, costretto a promettere a Jack di rinunciare per sempre alla sua anima. Trascorse molti anni e Jack morì. Giunto alle porte del paradiso, però, a causa dei suoi tanti peccati, venne scacciato e a Jack non rimase altra via che dirigersi verso gli inferi. Anche il Diavolo, però, giunto alla resa dei conti e memore della sua vecchia promessa scacciò Jack in malo modo lanciandogli contro i tizzoni ardenti. Al fabbro, respinto da tutti, non rimase altro che vagare invano per l’eternità. Raccolse i tizzoni scagliati dal Demonio per farsi luce lungo il cammino e, per non fargli spegnere, li mise in una zucca foracchiata che raccolse in un campo. Da allora vaga nella notte con la sua lanterna che è diventata il simbolo delle anime dannate in cerca di riposo. Scavata ed intagliata, quindi, la vostra zucca porta lumino da esporre davanti alla porta d’ingresso per tenere lontano Jack e gli altri spiriti maligni nella notte di Halloween, con la polpa avanzata potete procedere alla preparazione dei tipici dolcetti di zucca che, nelle case anglosassoni, si preparano per questa festività!


[ BRIGANTIA STORIA,

LEGGENDE ED ESCURSIONI NELLA NOSTRA VERDE TERRA ]

Il Viaggio in Brianza di Stendhal il “milanese” Era uso dell’autore, durante i suoi numerosi viaggi, non dimenticare di appuntare nulla: che ci risultino ordinati secondo le sue volontà letterarie o, come nel caso delle note sulle peregrinazioni in terra di Brianza, scritte solo per chi le scrive, le considerazioni più che turistiche di Stendhal sono testimonianza valida e importante di ciò che poteva rappresentare la nostra terra per un uomo della cultura internazionale nella prima metà dell’800. “Diario del Viaggio in Brianza (agosto 1818)” (i libri di Brianze, Bellavite, Missaglia, 2009) è un curatissimo volume che raccoglie non solo il “Diario del Viaggio in Brianza” ma anche, in appendice, l’incompiuto “Il forestiere in Italia”, allestito con riferimento specifico alla prestigiosa edizione francese del volume Gallimard del 1982 per la Bibliotèque de La Pléiade “Voyage dans la Brianza”.

Veduta prospettica del lago del Segrino

[ di Giulia Cavaliere ] Che Marie-Henri Beyle, meglio noto alla storia della letteratura internazionale con lo pseudonimo di Stendhal, fosse un amante della nostra nazione è cosa assodata e facilmente intuibile già dalla lettura dei soli titoli delle sue opere, a partire dall’assai nota e importantissima “La certosa di Parma” (1839) sino alle meno conosciute “Storia della pittura in Italia” (1817), “Passeggiate romane” (1829), “Idee italiane su qualche quadro famoso” (1840), “Pagine italiane” (1932), “Vanina Vanini” (1829) e il pubblicato e ripubblicato “Roma, Napoli e Firenze” (1817 e 1826). A stringere il campo d’amore per l’Italia di quest’intellettuale francese basta poi la lettura dell’epigrafe sulla sua lapide al cimitero parigino di Montmartre: Arrigo Beyle – milanese – scrisse, amò, visse. L’amore italiano di Stendhal si traduceva infatti, soprattutto, in una sconfinata passione nei confronti del capoluogo lombardo, ove mise piede per la prima volta nel 1800, come sottotenente nell’esercito napoleonico; di Milano egli amò ogni aspetto: l’arte, la musica, la società

elegante, la cultura, i circoli del movimento romantico e le loro discussioni. Aveva passeggiato per le vie di Roma, Firenze, Napoli ma si era innamorato della città di Milano a tal punto da trasferircisi stabilmente dal 1814 al 1821. Durante questi anni conobbe Silvio Pellico e il suo “Il Conciliatore”, rivista fondamentale per i rapporti culturali che in quegli anni intercorrevano tra la città e il resto d’Europa e si entusiasmò altresì per la grande letteratura che animava e aveva animato la cultura milanese: quella di Manzoni, Monti, Porta e naturalmente Verri. Non è un caso, insomma, che entrando nella platea del Teatro alla Scala, si noti immediatamente il suo busto e la sua autografa e, pare, assai meditata iscrizione quasi premonitrice: Henry Beyle dit Stendhal qui amait se dire ‘milanese’. La curiosità di Stendhal nei confronti di Milano e della milanesità lo portò, tra il 25 e il 29 agosto del 1818, a esplorare anche alcune località e alcuni spazi naturali della Brianza dopo essere già stato colpito, qualche anno prima, da Desio, dove aveva deciso di ambientare il suo incompiuto dramma giocoso, “Il forestiere in Italia” (1816).

Trantran consiglia una rilassante (per gli occhi e per lo spirito) passeggiata lungo le rive del Lago del Segrino, che, oltre a Stendhal, ispirò molti altri scrittori, tra cui Carlo Emilio Gadda e Ippolito Nievo. Indicato anche per i ciclisti che possono pedalare accanto al Segrino nella piacevole pista ciclabile, fatta per chi non ha ambizioni da campione del pedale, che ne circoscrive tutto il perimetro. Buona soluzione anche per le famiglie, i birdwatcher, per chi fa jogging o per chi ama semplicemente camminare a contatto con la natura. Il Segrino si raggiunge lungo la provinciale 41 Valassina, al bivio con Carella/ Eupilio. D’estate è possibile anche usufruire dei servizi di un Lido attrezzato per prendere il sole e rilassarsi.

Cartina della zona del Segrino

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[ BRIGANTIA ]

Diario del Viaggio in Brianza (agosto 1818), Collana I libri di Brianze, pp.77 € 6,00 Bellavite, 2009

Un dettaglio della passeggiata che costeggia il lago del Segrino

Il diario è un breve quanto interessante e intimo excursus di alcuni luoghi che Stendhal amò, o, viceversa, non apprezzò granché. Dalla vista indimenticabile dal campanile di Giussano, ove poter ammirare il duomo di Milano, la chiesa di Rho e il campanile di San Gaudenzio a Novara, si passa a Inverigo col suo Palazzo Cagnola e il suo barocco, poi ad Asso, al lago di Alserio, alla strada che da Como conduce verso Lecco, attraversando Canzo dove il Lambro, incassato tra le rocce sotto il Pontescuro, non è niente male. Stendhal raggiunge poi il lago di Pusiano, passando dalla cascata di Vallategna, che si vuole segni il confine tra Brianza e Valassina, percorrendo strade circondate

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da castagni e costeggiando poi il triste lago di Segrino. Ammirando gli occhi delle belle donne incontrate nelle varie località che gli paiono figure simili a quelle che si trovano nei dipinti veneziani, Stendhal abbozza anche qualche consiglio per i viaggiatori ad esempio quello di andare direttamente da Inverigo a Pusiano per-

chè Asso è una brutta montagna e un brutto villaggio. Accompagnato dall’amico intimo Giuseppe Vismara, raggiunge l’isola del lago di Pusiano, ammirando lungo il lago giunchi, fiori bianchi e un fiore giallo che ha qualcosa di egiziano. Fa sosta all’Osteria Nuova a bere vino vigoroso e raggiunge Oggiono, poi Annone, dove la vista cambia in modo incantevole e da cui è possibile ammirare le più belle colline del mondo, adorne d’alberi e non molto alte. Proprio a Oggiono l’autore dichiara di non aver mai visto stelle così brillanti e giacchè non bisogna mai restare due giorni di seguito nello stesso posto, non prima di averci raccontato anche piuttosto esplicitamente il suo incontro erotico con un’avvenente fanciulla, decide di fare ritorno a Milano. Se, come abbiamo raccontato qualche numero fa, la terra di Brianza è scenografia e luogo presente anche tra le righe delle opere di autori italiani come Parini e Gadda, la lettura di questo denso libretto dimostra come questi siano spazi descritti anche Oltralpe con estrema passione e ammirazione.


[ NONSOLOMONZA... ]

BRUGHERIO le reliquie dei Re Magi, che vengono esposte durante l’Epifania. Piccole curiosità. Alcuni tra i residenti più famosi di Brugherio sono stati Luigi Lunari, scrittore; Paola Perego, conduttrice, Maurizio Vandelli, voce degli Equipe 84 e Leonardo Manera, comico e cabarettista.

Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Brugherio da httprete.comuni-italiani.itblog06505

La sede del Comune: Villa Fiorita

Brugherio (Brughéri in dialetto brianzolo) è un comune di circa 33. 222 abitanti della provincia di Monza e Brianza, centro industriale di media importanza, che confina con Agrate Brianza, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni e Monza Vi abbiamo già parlato di Brugherio nel numero 9 di Trantran dove abbiamo trattato, in uno speciale, l’evento che ha animato questo territorio durante il mese di giugno: il Festival della Parola Cantata, che grazie a Mauro Ermanno Giovanardi e al Comune di Brugherio ha portato in questa città e nel parco di Villa Fiorita personaggi come Eugenio Finardi, Vinicio Capossela, Nina Zilli, Niccolò Fabi e Nada ( solo per citarne alcuni). Questo per ricordarvi il grande impegno di questa città verso la musica e le iniziative culturali. Speriamo di poter godere, anche la prossima estate, di manifestazioni di questo calibro. Il nome di Brugherio deriva dal brugo, una pianta simile all’erica che un tempo cresceva incontrastata su tutta l’area. Si può ipotizzare che il primo nucleo abitativo si debba probabilmente ai romani, anche se la prima testimonianza storica risale al 374, quando S.Ambrogio parla del luogo in cui la sorella Santa Marcellina era solita ritirarsi: un vecchio convento di vergini vicino Brugherio. Il convento acquisì nel tempo sempre più importanza, essendo anche l’unico punto di sosta per i pellegrini che percorrevano la cosiddetta “via dei carri”, ovvero la strada che portava a Carugate. Conosciuto oggi

come Cascina S. Ambrogio. Da segnalare anche la Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, consacrata nel 1578 da San Carlo Borromeo, cardinale arcivescovo di Milano, preceduta da una chiesa più antica, dotata di fonte battesimale. L’attuale campanile fu innalzato nel 1751. La chiesa venne ampliata nel XIX secolo, su disegno dell’architetto Giacomo Moraglia, e ancora nel 1938. L’edificio è a tre navate, con volte affrescate. Dietro l’altare maggiore un reliquario d’argento settecentesco conserva

Il Palazzo di Villa Fiorita è una costruzione tardosettecentesca, nata come casa di villeggiatura; ha una pianta a L con annesso un giardino e un parco ora pubblico. La villa è stata costruita laddove esisteva già nel 1721 una casa nobile con rustici e giardino, di proprietà dei conti Scotti, poi venduta nel 1778 a Gaspare Ghirlanda. Demoliti i rustici, la villa subì profonde modifiche prima della ristrutturazione del 1979-1980 (quando diventò sede del Comune). Già sede di una casa di cura per malattie nervose, ha ospitato dal 1949 al 1956 il pittore De Pisis, il quale utilizzò come studio la serra del Parco di Villa Fiorita.

A Novembre per voi A Novembre c’è San Damiano in festa, organizzato dall’associazione dei commercianti con il sostegno dell’assessorato al Commercio del Comune di Brugherio, è un momento di festa con numerose attrattive: mercatini, giocolieri, concerti bandistico ed altro. Per ulteriori informazioni http://www.comune.brugherio.mi.it/

Il cartello della città di Brugherio

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[ I SEGRETI DELLO CHEF ] Lo chef Massimo del Modicia’s

Massimo, lo chef, presenta

Il Branzino al cartoccio Per questo numero del video corso di cucina di Trantran ci siamo recati presso il ristorante Modicia’s di Monza, dove siamo attesi da Massimo, chef di questo notissimo locale nel cuore della città, in via Cortelonga. Massimo ha scelto di presentarci una ricetta molto rapida e di facile realizzazione ma estremamente gustosa. “E’ importante, data la fretta costante che caratterizza i tempi moderni, che anche la cucina sappia adattarsi alle esigenze della vita reale. Per questo ho pensato di presentarvi la mia ricetta per il branzino al cartoccio, perché è gustosa, leggera, bilanciata e di rapida preparazione. Ho immaginato che i lettori di Trantran volessero prepararla per una cena tra amici, magari dopo una lunga giornata di lavoro, per questo ho scelto un piatto che si preparasse al forno e che consenta anche al cuoco di organizzare l’allestimento della

Il Modicia’s di Monza

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tavola mentre il piatto si ultima o di dedicarsi alle chiacchiere con gli ospiti.”. Passiamo ora alla preparazione: su di un foglio di alluminio mettiamo un branzino sfilettato (due filetti) e spruzziamolo con un po’ d’olio; intanto in una padella mettiamo dell’olio, la cipolla rossa di Tropea (perché è più dolce delle altre e non copre il gusto del branzino), le zucchine e le melanzane tagliate a fiammifero, dell’insalata chioggia tagliata a spicchietti e un pomodoro ciliegino tagliato in quarti. Aggiungiamo un pizzico di sale e un po’ di odori (origano e un rametto di rosmarino). Facciamo saltare il tutto per circa due minuti, poi mettiamolo sopra i filetti di branzino aggiungendo qualche oliva nera, un filo d’olio e una foglia di basilico. A questo punto possiamo chiudere il cartoccio: per chiudere il cartoccio dobbiamo avvicinare i due lembi dell’alluminio e poi, prima da una parte e poi dall’altra, procedere come se stessimo incartando una caramella. Inforniamo il nostro branzino alla temperatura di 220° per circa dieci minuti. Il piatto è pronto! Per presentarlo al meglio mettiamolo su di un piatto decorato con dell’insalata, del rosmarino o ciò che è più di vostro gusto, vi basterà aprire leggermente la parte centrale del cartoccio per sentire il profumo spargersi nell’area, a questo punto non resta che sedersi... Buon appetito e ricordatevi di andare a vedere la ricetta dettagliata su www.trantran.net!

La ricetta Ingredienti per due persone 2 branzini sfilettati (4 filetti) 1 zucchina di dimensioni medie 1 melanzana 1 cipolla di Tropea (piccola) 2 pomodori ciliegino 1 insalata chioggia (piccola) Olive nere Sale, olio, rosmarino, origano.


[ REALITY ]

REALITY Venti domande per vedere la Brianza con gli occhi dei brianzoli

AMBRA Nome Ambra Età 20 anni…vado per i 21 Dove sei nata? A Monza Dove vivi? A Monza Vivi da sola o con la famiglia? Vivo con un’altra ragazza Destra o Sinistra? Sinistra Che lavoro fai? La barista Cosa ti piace di Monza e Brianza? Il parco, in assoluto, e la Villa Reale perché è stata la mia scuola per cinque anni, sono molto affezionata a questi

luoghi. Associazione d’idee. Se ti dico verde… Erba. Cena… In una parola? Fame! Vai al parco? Sì, spesso Chi è Dario Allevi? Il presidente della provincia di Monza e Brianza… Dai un voto a Monza e Brianza… Ultimamente sarei sul 7 Ai trasporti in Brianza? 5, scarso… Al commercio in Brianza? Sufficiente Se non in Brianza dove vorresti vivere? A Bora Bora, da tutt’altra

parte del mondo… Esprimi un desiderio Mi piacerebbe riuscire, tra qualche anno ( mi do ancora un po’ di tempo) ad aprirmi una bottega di artigianato Metropolitana a Monza: favorevole o contraria? Favorevole Dimmi un proverbio Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino… Dì qualcosa ai nostri lettori Mi piacerebbe che ci fosse meno discriminazione, in generale. Che la gente avesse meno paraocchi e che fosse più consapevole di quello che succede.

PAOLA Nome Paola Età 40 Dove sei nata? A Desio Dove vivi? A Carate Brianza Vivi da sola o con la famiglia? Vivo da sola Destra o Sinistra? Decisamente Sinistra! Che lavoro fai? Agente d’assicurazioni Cosa ti piace di Monza e Brianza? Ahimè non molto, il nostro territorio ha subito troppa cementificazione Associazione d’idee. Se ti dico verde…

L’erba fresca appena tagliata Cena… Una grande tavolata, amici e della buona birra artigianale Vai al parco? Sì, non solo al parco di Monza ma anche tra i sentieri brianzoli Chi è Dario Allevi? Il presidente della provincia di Monza e Brianza… Dai un voto a Monza e Brianza Cinque meno meno Ai trasporti in Brianza? Tasto dolente. Traffico asfissiante e mezzi pubblici insufficienti Al commercio in Brianza? Troppi centri commerciali a discapito del negozio di vicinato

Se non in Brianza dove vorresti vivere? Tra le magnifiche colline toscane o nella splendida Roma Esprimi un desiderio Uno solo?!? Due dai… La salute per coloro a cui voglio bene e la pace nel mondo Metropolitana a Monza: favorevole o contraria? Favorevole Dimmi un proverbio Concedimi una frase del grande Faber: “ Ma se ti sveglio e hai ancora paura ridammi la mano. Cosa importa se sono caduto, se sono lontano…” Dì qualcosa ai nostri lettori Non siate mai indifferenti!

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[ RACCONTIAMOCI ]

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minuti per te... Intervista al poeta di Seregno Simone Morano

[ di Silvia Polonio ]

Hai perso una goccia, Editrice Fermenti, è la prima pubblicazione di Simone Morano, ventitré anni il prossimo 30 Novembre, sagittario a tutti gli effetti. Una raccolta di poesie, meglio definibili come un insieme di pensieri, inquietudini, domande a dir poco premature vista la giovane età di questo promettente scrittore. Interrogativi senza risposta e “…questo perché le poesie contenute sono chiavi, non porte. Le porte sono dentro il lettore... ”, come scrive l’amico Dario Fumagalli nella pagina face book, creata in onore della raccolta di poesie di Simone. Incontro Simone una domenica mattina autunnale, un appuntamento virtuale. Ore 11. A che ora ti sei svegliato stamattina? La verità? Dieci minuti fa! Ho fatto un po’ tardi ieri sera! Notte brava? Almeno la domenica me lo concedo, ero a cinque minuti da casa... chiacchiere e musica a casa di amici, non amo molto i posti affollati dove non si possa dialogare. Atipico per un ragazzo della tua età! In effetti, sono stato un 16enne atipico, ora credo di vivere la mia età per gli anni che ho. Vorrei rivivere la mia adolescenza perché credo di non averla vissuta, se ripenso all’estate dei miei 17 anni ricordo un Simone che se ne stava chiuso in casa. Il tempo scorre e non ritorna. Non so perché, ero timido, riservato ma non avevo particolari problemi. Ero il classico bravo ragazzo che usciva solo per andare a scuola e il resto del tempo lo passava a casa a studiare. A fine Luglio 2010 la Editrice Fermenti pubblica la tua raccolta di poesie, una meta raggiunta a soli ventidue anni. Com’è nata l’idea di scrivere un libro? Pensieri spezzati, frammenti di riflessioni, ispirazioni fulminanti, stimolati da letture, film o eventi esterni, che da quando ho sedici anni esprimo nella scrittura e dei quali ho avuto una consapevolezza logica che mi permettesse di armonizzarli solo negli ultimi anni. Ho accumulato talmente tanti fogli di carta che all’inizio di quest’anno ho deciso di “riorganizzarli” e in soli sei mesi è

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Una raccolta di poesie, meglio definibili come un insieme di pensieri, inquietudini, domande a dir poco premature vista la giovane età di questo promettente scrittore nato Hai perso una goccia, una raccolta di circa cinquanta poesie. Alcune poesie sono autobiografiche, mie inquietudini sviscerate, altre sono rappresentazioni della realtà in cui tento di pormi dal punto di vista di chi ha concezioni diverse dalle mie, e per questo motivo il lettore potrebbe ritenerle controverse l’una dall’altra. In effetti, non c’è un filo conduttore nella raccolta, ogni poesia ha una sua storia. Il complimento che più mi ha colpito è stato quello di un’amica che mi ha detto: “Simone, questa poesia non l’ho capita….ma mi è piaciuta tantissimo”. Ed è proprio per questo che ho scelto la forma poetica e non altre forme letterarie di più semplice lettura, e di conseguenza prodotti più commercializzabili. Perché il mio obiettivo non è dare risposte che non esistono o occupare sere annoiate, ma piuttosto dare al lettore spunti di riflessione. Quali sono i dolori e le inquietudini che metti su carta? I temi sono svariati, dall’amore alla religione, dal significato della morte, al senso della vita, i miei luoghi di vita come perno centrale perché ritengo che per quanto ognuno di noi possa avere pensieri autonomi la realtà che ci circonda non possa non condizionarci. La morte è il mio pensiero ricorrente, lo definisco un pensiero limite perché non ci è dato sapere. Il mondo c’era ancor prima

che ognuno di noi iniziasse a esistere attraverso la nascita. Il mio primo ricordo in merito è quando da piccolino, raccolsi un uccellino ferito e, nonostante le mie cure, la morte lo prese con sé. E’ da quel momento che iniziai le riflessioni sulla fine della vita. Non ne ho paura e sottolineo, non ho pensieri macabri in merito, solo la domanda del prima e del dopo ricorre frequentemente. Non ricordo esattamente a quanti anni ho iniziato a “pensare”, non ho mai scritto un diario, ho sempre salvato tutto in qualche cartella disorganizzata del cervello fino a quando ho sentito l’esigenza di stampare tutti questi file salvati, che stavano diventando ormai troppi. Forse sono temi banali, comuni ai più. Simone, le tue insicurezze sono un valore aggiunto al tuo io. Non sono i temi a esser banali, sono quei “più” a esserlo, i quali, a differenza di un Simone Morano, non fermano la corsa della vita per riflettere né tantomeno per esporre o condividere. Torniamo a noi.


[ RACCONTIAMOCI ]

Ti va di raccontarci come sei entrato in contatto con l’editore? Ho inviato la raccolta a diverse case editrici, cosciente del fatto che la poesia non è di certo un prodotto commerciale, e che sarebbe stato difficile trovare un editore interessato commercialmente a uno sconosciuto ragazzo brianzolo. Chiunque può vedere pubblicata una propria opera, basta pagare. La mia ricerca, fatta completamente su internet, è stata quella di trovare una casa editrice seria, che fosse davvero interessata alla mia composizione. E così è stato, Editrice Fermenti ha voluto credere in me e in pochi mesi, dopo una costruttiva collaborazione, ho visto nascere il mio libro. Quante bottiglie hai stappato? La verità è che non ho detto nulla a nessuno, nemmeno alla mia famiglia, fino alla pubblicazione definitiva. Ho scritto per me, ho scritto quello che davvero volevo esprimere, cosa che ha la possibilità di fare chi, a mio avviso, non ha un nome, perché non deve soddisfare le aspettative di un pubblico fidato. L’ho detto ad un solo amico al quale ho lasciato l’onere di comunicarlo poi agli altri amici, talmente m’imbarazzava la cosa. Sono molto riservato e introverso, non m’interessa la gloria del momento. Io le considero poesie scritte da un ragazzo di venti anni, con i limiti che questo può comportare. Sono l’introverso e riservato Simone e tale resto, con un libro pubblicato o meno. Molti artisti utilizzano la rete per divulgare i propri pensieri. Ti ho cercato su facebook e myspace per chiederti l’amicizia ma non ti ho trovato, non sono riuscita a trovare nemmeno una sorta di blog. Tu che rapporto hai con Internet? Io non ho un profilo facebook ma credo che prima o poi probabilmente m’iscriverò anch’io. So che alcuni amici, a mia iniziale insaputa, hanno creato una pagina per pubblicizzare il libro ma ammetto di non averla ancora vista. Internet è stata la spinta a uscire dalla solitudine della mia adolescenza. So che può sembrare patetico ma la verità è che i social network mi hanno aiutato a ritrovare e approfondire contatti. Una laurea in linguaggi dei media a ottobre 2009, una collaborazione nel Giornale di

Seregno durante gli studi, un libro appena pubblicato. Il futuro: poeta, scrittore, entrambi o lascerai decidere al destino? Il giornalista freelance! Ho fatto uno stage di tre mesi presso SportMediaset, ambiente che adoravo sotto tutti i punti di vista, dove mi occupavo di sport, passione adolescenziale che avevo tralasciato per mancanza di tempo, stage che mi ha fatto riscoprire i sogni di ragazzo, quando sognavo di diventare un giornalista sportivo. Ora scrivo su tre siti internet, Supereva, dove seguo tre blog su Ligabue, i Negrita e l’Inter; Blogtivvu un sito d’informazione su programmi televisivi e infine su lapaginadellosport.it, dove mi occupo di basket e pallavolo. Unisco l’utile al dilettevole. Nel frattempo, come qualsiasi altro ragazzo della mia età, spedisco il mio curriculum vitae alle varie testate giornalistiche, sperando di poter iniziare la mia gavetta e diventare, un giorno, il giornalista che sento essere in me, e non un semplice scrivano da “copia e incolla”. Se e fino a quando non arriverà l’occasione, sono pronto a impegnarmi in qualsiasi tipo di lavoro, a patto che mi permetta di stare in contatto con le persone, il commesso in un negozio, ad esempio. Sei nato a Seregno e vivi a Meda da quando avevi sette anni. Ho letto una tua intervista, pubblicata proprio nel Giornale di Seregno, alla poetessa Tiziana Soressi, originaria piacentina e trapiantata a Meda, dove lei ti parla entusiasta della concretezza creativa di Meda e della terra brianzola in genere. Ti ritrovi in questa visione della Brianza? Assolutamente! Devi sapere che Meda è la città del design e del mobile, la fantasia unita alla concretezza del falegname e credo che, nell’intenzione della Soressi, il concetto fosse quello di trasferire tale visione anche alla scrittura, definendo quindi lo scrittore un falegname della parola. Io mi sento un brianzolo di Medegno, un po’ di Meda e un po’ di Seregno, una città di mia invenzione. Nel mio futuro vedo un appartamentino per lavoro in centro a Milano ma “la casa bella”, quella dove vivere, la voglio a Meda.

Vivi semplice La tua vita non è facile forse non lo è stata mai le persone, a volte ipocrite non sanno ancora come sei quelle donne che non vedono il grande cuore che è in te. Con tua madre che ti ha cresciuto molto forte con la libertà e l’orgoglio di un padre artista vivi semplice, contento e non ti lamenti mai. Io e te in giro a incontrarci a mezzanotte con la voglia di reprimere un’illusione persa. Anche quella tipa stronza, un’illusione senza tempo l’amicizia si è salvata ma ti ha segnato il volto io so che tu ci sarai, ed io per te. Nella mente ancora vivono i ricordi della scuola, i mille giri alla rotonda anche con la retromarcia tutto quello che mi lega a te è qui, con noi. Maurizio Medici

26 Giugno Io mi sveglio in questo mondo che ha già troppe regole ripercorro le mie orme sulla strada che non c’è ma la vita è un’avventura e mi porta via, lontano. Mi risveglio in questo mondo Che ora, è senza favole Ho aperto le mie ali e volo tra le nuvole Nella vita che percorro e che mi porta qui Mi ha lasciato qui Ma tu non sai Quello che c’è tra di noi Ma tu non sai Dove sono in questo momento Senza di te Perché sono lontano da tutti E anche da te E rimango lontano da tutti E anche da te. Maurizio Medici

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[ RACCONTIAMOCI ]

Il messaggio nella bottiglia

Gothic novel da raccontare o da far leggere ai bambini (un po’ grandicelli) la notte di Halloween [ di Juri Casati ] Tempo fa, durante alcuni lavori di restauro nel Duomo di Monza, venne fatto un interessante ritrovamento. Rimuovendo alcuni mattoni in una certa cripta gli operai portarono alla luce una piccola nicchia nella quale era stata collocata una bottiglia di vetro chiusa da un tappo sigillato con della cera. La bottiglia era tanto opaca e tanto sporca che era impossibile vederne il contenuto dall’esterno. Gli operai aprirono la bottiglia e trovarono al suo interno un foglio ingiallito scritto a righe fitte con una grafia elegante. Venne chiamato prima un prete e poi un altro prete ancora. La bottiglia e il suo contenuto passarono di mano in mano fino ad arrivare nelle mani delle massime cariche ecclesiastiche della città. Costoro chiamarono un anziano parroco che molti anni prima aveva servito messa per un lungo periodo nel Duomo di Monza e gli mostrarono quel foglio. L’anziano parroco riconobbe in quelle righe la grafia di un uomo che aveva conosciuto in gioventù. Costui aveva commesso un grave peccato e non aveva mai trovato pace. Una notte era sparito e di lui non si era saputo mai più nulla. All’epoca si era pensato ad un suicidio. Evidentemente i fatti non andarono così. Non so chi leggerà queste righe. Al mio sconosciuto lettore voglio raccontare i fatti che mi accaddero la notte delle Streghe di molti anni fa quando ero poco più che un ragazzo. A scuola, pochi giorni prima di quella fatidica notte, era stata assegnata una ricerca per la quale io e altri miei compagni di classe ci eravamo dovuti recare alla Biblioteca Ecclesiastica di Monza che aveva sede sotto il Duomo. Tuttavia, invece di svolgere la ricerca che ci era stata assegnata a scuola, dedicammo quel pomeriggio a ben altre ricerche. Infatti volevamo capire se c’era qualcosa di vero alla base di una vecchia storia che veniva raccontata in quegli anni. Ci mettemmo quindi a spulciare alcuni manoscritti d’epoca e diversi libri polverosi finché non trovammo la risposta ai nostri interrogativi in un certo tomo (e qui permettetemi di non darvi indicazioni più precise perché potrebbero farvi venire in testa strane idee). Apprendemmo così che la storia che si raccontava era vera: a Monza fino a tutto il XVII secolo le spoglie degli impiccati non potevano essere sepolte in terra consacrata e

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pertanto esse venivano inumate nel terreno alla base della forca la prima notte dopo l’impiccagione. Quei fogli ingialliti ci indicavano anche l’esatta ubicazione di quell’infausto luogo di supplizio e di inumazione. Esso si trovava all’incirca nella zona dell’attuale Spalto Isolino anche se oggi la geografia del luogo si è molto modificata rispetto al XVII secolo. Infatti all’epoca quel luogo era distante dalle sponde del Lambro, mentre oggi il fiume allaga parzialmente quell’area. Inoltre certi lavori compiuti alcuni anni fa sugli argini hanno definitivamente smantellato gli ultimi ruderi visibili della forca. Tuttavia forse i più vecchi tra di voi conservano ancora il ricordo di quelle vecchie macerie semisommerse in acqua: tre gradini molto levigati che conducevano ad una rudimentale piattaforma di pietra. Oggi ho capito che furono quelle letture guaste e la vista di quelle antiche rovine semisommerse a darci l’infausta idea di evocare nella notte delle Streghe i cadaveri degli impiccati sepolti in quel luogo. E fu la mano del Demonio a collocare – incredibile a dirsi – nella sezione di studi teologici della Biblioteca Ecclesiastica un manuale medioevale di esorcismo che descriveva in modo particolareggiato i riti neri su una pagina e i relativi esorcismi riparatori sulla pagina successiva. E purtroppo uno dei riti descritti riguardava proprio l’evocazione dei cadaveri degli impiccati. Quella notte delle Streghe io me la ricordo bene. Pioveva e tirava un forte vento. Io solo alla fine trovai il coraggio di recarmi in quel luogo. Io solo alla fine trovai il coraggio di scendere quasi a contatto con l’acqua nera e di vergare con un gesso sui gradini levigati le inscrizioni previste da quel libro. Io solo ebbi il coraggio di proferire certe irriferibili formule. Io solo vidi, a mezzanotte precisa, il vento placarsi e la pioggia cessare. Io solo vidi le nuvole aprirsi e un raggio di luna illuminare fiocamente il Duomo proiettando la punta della sua ombra proprio in quel luogo dimenticato da Dio. Capii a mie spese che quello di profanare un sepolcro fu un gesto impuro e gravido di conseguenze. Infatti da quella notte in poi non mi fu più possibile uscire di casa al calar delle tenebre poiché immancabilmente incontravo certi individui – ora nelle fattezze di un viandante ora nelle fattezze di un vagabondo ora in quelle di una qualsiasi ombra della notte – con evidenti segni di abrasioni e di scorticature sul collo. Tutti avevano una certa luce spenta negli occhi e il ghigno bef-

fardo di una carta da gioco stampato sul volto. Tutti parlavano una lingua lontana e incomprensibile. Tutti mi chiedevano con sempre maggiore insistenza qualcosa che non capivo. Cercai subito di porre rimedio a quello che avevo fatto. Ovviamente tornai subito alla Biblioteca Ecclesiastica per recuperare quel libro e compiere l’esorcismo riparatore, ma non lo trovai più. Il libro era sparito. Non era stato dato in prestito. Non era registrato in archivio. Nessuno aveva mai sentito nominare quel testo. Sono passati venti anni da quella notte. Oggi vivo portando appeso al collo un crocifisso e tra le mani tengo sempre un rosario benedetto. Non me ne separo mai. Per maggiore sicurezza mi sono fatto assumere come custode notturno della Biblioteca Ecclesiastica. La Biblioteca si trova sotto il Duomo di Monza e l’unica entrata è proprio all’interno del Duomo, cioè in una Chiesa, cioè in un’area consacrata. In questo modo sono riuscito fino ad oggi a sfuggire al loro assedio notturno. Faccio il custode di notte ormai da diversi anni. Dovete sapere che la Biblioteca Ecclesiastica è immensa, ma è accessibile al pubblico solo per una piccola parte. Per il resto si inabissa come un pozzo per vari piani sotto la cattedrale e si ramifica come un’antica necropoli sotto la parte vecchia della città. Da anni esploro i cunicoli dimenticati dalle pareti annerite dal fumo di vecchie candele. Da anni scandaglio le consunte scaffalature cariche di libri, incunaboli, pergamene e stampe alla ricerca di quel testo perduto. Qualche mese fa, durante le mie peregrinazioni notturne di ricerca, cominciai a sentire un rumore lontano, continuo e indefinibile. Ciò mi fu sufficiente per capire che mi avevano scovato. Negli ultimi giorni quel rumore si è fatto sempre più forte e più definito. È un rumore di pale che scavano. Ormai sono sempre più vicini. Stanno arrivando. Nelle ultime notti ho vagato con la mia candela senza meta nel labirinto sotterraneo attraverso gli stretti passaggi inaccessibili ai visitatori diurni. Ho setacciato gli archivi e compulsato vecchi registri freneticamente alla ricerca, ormai vana, di quel libro innominabile e infame. Questa notte mi sento stanco. Ho deciso che attenderò con rassegnazione il loro arrivo. Cercherò di comprendere l’oscura lingua che parlano. Cercherò di capire cosa chiedono. Ma io so già cosa vogliono da me.


[ L’ANGOLO DEL PENDOLARE ]

Pensieri e parole

Che ne sai della nostra ferrovia che ne sai... [ di Juri Casati ] Nella canzone Pensieri e Parole di Lucio Battisti due voci si intrecciano e si sovrappongono: una voce riporta le parole che un uomo dice (Conosci me, la mia lealtà… ), mentre l’altra voce esprime i pensieri correlati (Che ne sai di un bambino che rubava... ). In questo modo Battisti e Mogol hanno messo in musica una situazione nota a tutti: non sempre diciamo ciò che realmente pensiamo. Infatti in certe situazioni è difficile spiegare i propri pensieri: ci sarebbero troppe cose da dire, da premettere e da precisare in dettaglio. È anche per questo motivo che nella canzone i Pensieri sono introdotti da un “Che ne sai” come per dire “io ti dico una cosa diversa da quella che realmente penso perché non sei in grado di comprendere i miei pensieri ed è troppo complesso spiegarteli”. E comunque poi rimarrebbero degli aspetti e delle sensazioni (la paura di esser preso per mano che ne sai) che non possono essere tradotte in parole. Quindi è meglio non spiegare in dettaglio i propri pensieri, ma è meglio inventare dei discorsi per provare a creare un voluto, cioè produrre delle determinate idee nell’ascoltatore. Non sempre ci si riesce. Anche il rapporto tra pendolari e Ferrovie è caratterizzato da questa sfiducia di fondo che non fa coincidere le Parole ai Pensieri e dalla ricerca dell’invenzione linguistica per creare instillare certe idee nei viaggiatori. Per esempio: nella vita di ogni pendolare capita mediamente una volta all’anno di sentire dagli altoparlanti delle stazioni Parole di questo tipo: “Si comunica ai signori viaggiatori che al fine di consentire gli accertamenti disposti dall’autorità giudiziaria a seguito dell’investimento di una persona nella stazione di __, i treni da e per __ subiranno ritardi e cancellazioni”. Dal momento che il giorno dopo nessun giornale riporta la

notizia dell’investimento, a ad alcuni viene sempre il sospetto che la comunicazione sia stata inventata per far sorgere in un ipotetico viaggiatore la seguente idea: “Io li conosco i tempi della Giustizia… a fare i rilievi ci metteranno due mesi… stavolta se non c’è il treno o se arrivo in ritardo non è colpa delle Ferrovie”. In realtà i Pensieri delle Ferrovie che stanno dietro alle Parole sono: “Che ne sapete voi degli scambi marci che vanno in pezzi al quarto treno che passa? Ma è inutile spiegarvelo… tanto non capireste perché sono questioni tecniche fuori dalla vostra portata. Comunque il treno oggi non c’è. Arrangiatevi in qualche altro modo. Domani vedremo”. Altre Parole interessanti vengono dette sui Frecciarossa: “Si prega di non dimenticare giornali o riviste a bordo”. In questo caso non si capisce bene che idea vogliano far sorgere nell’ipotetico viaggiatore. Forse del tipo “Le Ferrovie sanno che sono un po’ distratto e che c’era quell’articolo che volevo tenere da parte e me l’hanno ricordato”. I Pensieri corrispondenti sono però chiari: “Che ne sapete voi della raccolta differenziata? Se su ogni vagone del Frecciarossa in 10 lasciano il giornale dobbiamo raccoglierne più di 100 per ogni treno. Migliaia di giornali al giorno. Chi vi ha detto che siamo attrezzati per fare la raccolta differenziata? E soprattutto: chi vi ha detto che vogliamo farla? No: non siamo attrezzati né vogliamo farla. È già tanto che svuotiamo i cestini. Accontentatevi”. Tuttavia il capolavoro delle Parole è:

“Si prega di non superare la linea gialla fino al completo arresto del treno”. In questo caso forse si vuole far sorgere nel viaggiatore la seguente idea: “Le Ferrovie pensano a me, alla mia sicurezza”. I Pensieri corrispondenti in realtà sono: “Che ne sapete voi dei risarcimenti danni che ci tocca pagarvi ogni anno? Che ne sapete voi del fatto che sul binario 2 deve passare il direttissimo per Amburgo? Che ne sapete voi delle leggi della fisica che dicono che se vi avvicinate al direttissimo per Amburgo in corsa questo potrebbe risucchiarvi sotto le sue ruote?” È vero. Su tante cose noi viaggiatori non siamo informati ed è difficile spiegarci le cose. Infatti non è certo un caso che un verso della canzone Pensieri e Parole dica anche: “Che ne sai della nostra ferrovia che ne sai”.

Riflettiamo sulla mail del nostro lettore…. Cara Redazione, io sono tra quelle persone che tutti i giorni vanno a Milano per lavoro, e mi rendo conto che contribuisco di più a fare girare l’economia di Milano che quella della mia città, anche le compere mi ritrovo a fale spesso lì, visto che torno a casa in orari improbabili e incerti. Insomma mi sento un po’ un esiliato a casa mia, ma la cosa su cui non riesco a darmi pace è che pur essendo io, mi definirei così: un cittadino ad honorem milanese, non posso dire la mia sulla gestione della città in cui passo quasi l’ottanta per cento del mio tempo vigile! Lo so che questa mia affermazione può sembrare populista e fuori dal mondo ma, credo che altri come me vivano questa dualità; si sentano insomma sospesi tra due realtà: la città in cui sono cresciuti, che amano istintivamente, ma ormai conoscono ben poco; e la città che vivono, spesso anche la sera, anche perché le relazioni sociali si spostano, quasi forzatamente. Insomma non sarebbe carino che anche noi potessimo dire la nostra, quantomeno sui servizi che usiamo, al Comune di Milano? Grazie e scusatemi per lo sfogo. Andate avanti così.... Carlo P. di Monza (mail firmata)

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[ DI TUTTO UN PO’ SVAGO GIOCHI CURIOSITà ]

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Ancora un pò di matematica, pot odds ed equity [ rubrica a cura di UTGaber ] Esistono diversi fattori che possono influenzare la decisione di un giocatore di investire una certa quantità di chips per rimanere in una mano e vedere la street successiva. Un parametro fondamentale per determinare la correttezza di una chiamata è il rapporto tra quanto è necessario pagare per rimanere in gioco rispetto alla dimensione totale del piatto. In un semplice esempio possiamo dire che se il piatto è di 30 chips e ci viene chiesto di pagarne 10 avremo una proporzione di 3:1. Tale rapporto si chiama in inglese pot odds, e messo in relazione alle probabilità di vincere una mano ci indica se (nel lungo periodo) una certa chiamata possa essere vantaggiosa in termini economici. Gli esperti del gioco chiamano questa proporzione expected value (EV), in pratica il valore potenziale del nostro call. Per calcolare l’EV è quindi fondamentale avere un’idea più o meno precisa di quali siano le nostre chances di vittoria, e questa la possiamo ricavare considerando il numero di outs a nostra disposizione che ci darebbero un punto che riteniamo sufficiente per battere i nostri avversari (per chi avesse perso i primi appuntamenti sul Texas Hold’em rimandiamo al sito trantran.net dove si trovano tutti i precedenti articoli). Per stabilire se avremo un EV positivo (EV+) o negativo (EV-) applichiamo questa semplicissima formula: EV= valore del piatto * probabilità di vincere - puntata * probabilità di perdere. Per poter ragionare più facilmente e confrontare le probabilità di vincere una mano (che esprimiamo normalmente come una percentuale) e le pot odds (che normalmente esprimiamo in termini di proporzione) è utile convertire le pot odds in percentuale. Per fare questo calcoliamo l’inverso del totale del piatto dopo il nostro call. Nel caso dell’esempio precedente avremmo quindi 3+1=4; 1/4=0.25; ovvero 25% (di fatto pagando il nostro call 10 facciamo

Sudoku

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Mini Glossario Limp Letteralmente ‘molle’. Si usa per indicare un call fatto con un’ottima starting hand. Street Un termine alternativo per definire i giri di puntate. Prima, seconda e terza street (flop), quarta street (turn), quinta street (river) SnG Sit and Go. Un torneo più o meno grande che inizia quando si iscrive un numero predeterminato di giocatori. salire il totale del piatto a 40, e quindi appare chiaro che il valore del nostro call è pari a ¼ del piatto). Supponendo che siamo in heads up, che sul board siano già scese le prime quattro carte comuni e che la nostra mano sia un progetto a colore, avendo una sola carta da scoprire con nove outs a disposizione le probabilità a nostro favore sono di circa il 19,5%. Ci viene chiesto quindi di pagare il 25% del piatto con solo il 20% (circa) di possibilità di vincerlo. In questi termini si capisce che alla lunga questo tipo di call tenderà a farci perdere chips. Bisogna però considerare anche la possibilità di far salire ulteriormente il piatto dopo aver visto il river qualora chiudessimo il nostro progetto. Poiché immaginiamo di non pagare un’ulteriore scommessa nel caso non giri una carta a noi favorevole, ma crediamo di poter far salire la dimensione del piatto in caso di un river a noi propizio, possiamo aggiungere al nostro calcolo delle pot odds il valore del bet futuro e ipotetico. In questo caso parliamo di implied pot odds (o semplicemente implied odds). Sempre per rimanere nell’esempio precedente, supponendo invece che dopo di noi ci sia un terzo giocatore che immaginiamo possa appoggiarsi con un call per vedere il river questo farebbe salire il piatto a 50 chips, dandoci così un rapporto tra investimento e aspettativa di vincita più favorevole. Similmente parliamo di reverse implied odds quando avendo in mano un punto già chiuso che crediamo essere vincente vediamo un nostro avversario continuare a puntare. Se si tratta di una continuation bet in bluff è probabile che dopo un nostro call il nostro avversario non continui a puntare e foldi ad un nostro bet. Se al contrario ha in mano un punto forte chiamerà indipendentemente dalla dimensione della nostra puntata. Ovviamente in un simile caso esagerare con la dimensione del bet è un errore grave, poiché appunto avremo un call solo da una mano molto forte (forse più forte della nostra) mettendo a rischio molte delle nostre chips, quando anche una puntata sottodimensionata avrebbe indotto al fold una mano più debole. Un altro concetto

fondamentale in questo tipo di ragionamento è la cosiddetta equity, che indica la relazione tra quanto è necessario investire in un determinato piatto rispetto al valore di una eventuale vincita, in pratica la nostra fetta di piatto in relazione alle probabilità di vincerlo. Sempre per rimanere al nostro esempio pagando 10 chips e avendo una possibilità su cinque di vincere il piatto di 40, avremo investito 10 chips per averne “in cambio” 8; un’altra dimostrazione che un simile call non è propriamente conveniente in termini probabilistici. Tutti questi ragionamenti però non tengono conto né della struttura di un torneo di poker sportivo né delle diverse strategie che si devono adottare affrontandolo. Sono infatti strumenti per lo più adatti al gioco cash, dove non essendoci un innalzamento del livello dei bui né la necessità di eliminare un gran numero di opponenti per giungere in zona premi, si giocano sempre mani con un medesimo livello di puntata minima e tutte le singole mani giocate nel corso di una partita possono essere paragonate. Come abbiamo visto, nel corso di un torneo di poker si attraversano diverse fasi di gioco ed è necessario adattare il proprio stile al momento particolare in cui ci troviamo. Di fatto non sempre un EV+ ci porterà ad un reale guadagno in termini economici, mentre anche un EV- potrebbe comunque giustificare un call da parte nostra. Un tipico esempio di questa condizione lo possiamo trovare quando in prossimità della bolla vediamo un giocatore short stack che decide di giocare in modo molto aggressivo. Noi abbiamo molte chips e sebbene sia comunque un errore spenderle in mani marginali dobbiamo tenere a mente che eliminando un giocatore ci garantiamo un notevole aumento del premio a nostro favore. Esiste quindi il caso in cui un EV- ci da in realtà un equity sufficiente per poter fare call, anche se per lo più è esattamente il contrario. A differenza del cash game dove una chip rappresenta esattamente il suo valore nominale, il valore economico di ogni chip cambia nel corso di un torneo. Basti pensare che il primo premio viene vinto da chi alla fine chiude il torneo con tutte le chips inizialmente in gioco, ma che ovviamente questi non riceve un premio pari al totale dei buy-in, quindi è facile capire come più si avanza in un torneo meno valgono le chips che vinciamo. Di fatto le chips che perdiamo valgono di più di quelle che vinciamo. Per questa ragione se ci troviamo al tavolo finale e abbiamo due o più giocatori prima di noi in all-in foldare è quasi sempre una scelta EV+, indipendentemente dalle probabilità matematiche che ci offre la nostra starting hand. Approfondiremo ancora queste nozioni nei prossimi appuntamenti, per il momento – come sempre – buon divertimento al tavolo da gioco.


[ DALLA PROVINCIA.. ]

Sondaggio del Prof. Mannheimer sulla nuova Provincia MB

qualità della vita buona per l’85% degli intervistati Sono stati presentati a Monza, durante il convegno ‘Ambiente Brianza: un capitale da tutelare’ i risultati di una ricerca condotta dal prof. Renato Mannheimer, Presidente di Ispo, per conto della Provincia MB sull’importanza dell’ambiente in relazione alla qualità della vita in Brianza. La ricerca - realizzata su un campione di 800 interviste telefoniche - si è concentrata in particolare su quattro filoni di indagine: la valutazione delle problematiche locali che la nuova Provincia si trova ad affrontare; il peso attribuito ai diversi fattori che influenzano la qualità della vita; la percezione rispetto alla qualità ambientale del territorio; le attese nei confronti della nuova Provincia. Un quinto ambito di ricerca - che è stato oggetto di studio nel mese di luglio 2010 - ha riguardato la risposta dei cittadini in merito alla gestione del disastro ecologico che ha interessato il fiume Lambro nel mese di febbraio. “Ascoltare la voce dei cittadini vuol dire coinvolgerli nelle decisioni e nelle scelte della Provincia – ha spiegato Dario Allevi, Presidente della Provincia MB – Per questo ho voluto che la ricerca si concentrasse su alcuni elementi che ritengo fondamentali ed indispensabili per migliorare ulteriormente la qualità della vita in Brianza: tutela del verde e difesa dell’ambiente. Il lavoro che è stato impostato in questo primo anno di attività va proprio in questa direzione, sapendo che il territorio che ci è stato affidato è il bene più prezioso che abbiamo”.

Verde e sicurezza gli elementi più importanti. L’Ambiente un vero e proprio ‘capitale da tutelare’ Globalmente l’85% degli intervistati dichiara di vivere bene in Brianza. La vivibilità, in particolare, risulta positiva e stabile rispetto agli ultimi anni per il 42% degli intervistati. Per quanto riguarda le aspettative nei confronti della Provincia MB si segnala la richiesta di investimenti sul mercato del lavoro e del collocamento (62%), la tutela dell’ambiente (48%) e la realizzazione delle infrastrutture per la mobilità ed i trasporti (44%).

Rispetto ad alcune rilevazioni precedenti cresce l’emergenza occupazionale e la richiesta di una migliore organizzazione nello smaltimento dei rifiuti. In merito alla percezione del disastro del Lambro in Brianza, si rileva che il contributo delle Istituzioni nella gestione dell’emergenza è stato giudicato determinante dalla maggior parte degli intervistati anche se il 79% di loro ha chiesto un maggiore coordinamento tra i vari Enti nella gestione in futuro di situazioni analoghe. “Le attività che stiamo mettendo in campo in Brianza per la tutela dell’ambiente daranno buoni frutti se sapremo sensibilizzare i Comuni ed i cittadini verso una più compiuta coscienza ambientale – ha aggiunto Fabrizio Sala, Assessore Provinciale all’Ambiente, Risorse Naturali, Rifiuti, Agenda 21 – Sensibilizzare anche i più piccoli sull’importanza di questi temi è senza dubbio uno dei primi passi da compiere per far sì che l’ambiente torni ad essere per tutti noi un vero e proprio capitale da tutelare”.

Dalla ricerca emerge che il verde, la sicurezza e la lotta all’inquinamento sono gli elementi più importanti per difendere e migliorare la qualità della vita (8 intervistati su 10), mentre metà del campione si lamenta della qualità dell’aria, del cattivo funzionamento dei trasporti pubblici (soprattutto nei Comuni più piccoli) e del congestionamento del traffico. In ogni caso 7 intervistati su 10 (71% del campione) si dicono soddisfatti della qualità della vita in Brianza e un terzo del campione - collocato soprattutto tra i 18 e i 34 anni e over 65 - addirittura molto soddisfatto.

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[ DAL COMUNE... ]

MONZA

Riprende il ciclo di conferenze sulla prevenzione

Riprende il ciclo di conferenze sulla prevenzione L’Assessorato all’Università e Ricerca Scientifica ripropone, per il terzo anno consecutivo, gli incontri sulla Salute all’Urban Center. Dall’inizio del percorso educativo della cittadinanza, iniziato nel 2008, più di 2000 persone hanno preso parte agli incontri. Il responso ottenuto ha spinto l’Assessorato a riproporre l’iniziativa con un cambiamento a livello organizzativo che vede Paolo Sallustio come moderatore fisso di ogni conferenza a cui verrà affiancato un moderatore scientifico e dei relatori esperti delle singole materie via via trattate. “E’ in fase di studio una pubblicazione che conterrà tutte le relazione degli esperti che si sono alternati nel corso degli incontri negli ultimi due anni – ricorda Marco Baldoni, Assessore all’Università e alla Salute -. Il positivo riscontro ottenuto nell’ultimo biennio dal ciclo di conferenze sulla salute ci ha portato ad analizzare nuovi argomenti di interesse generale da proporre alla città con particolare attenzione alle necessità dei giovani e degli anziani e al cambiamento sociale della famiglia”.

[ INCONTRI

SULLA PREVENZIONE ]

L’Assessorato all’Università, Ricerca scientifica e Salute con la Commissione Comunale competente organizzano una serie di serate rivolte alla popolazione sul tema della salute e della prevenzione. Le serate si svolgeranno presso l’Urban Center, via Filippo Turati 6 – Monza PROGRAMMA DELLE SERATE ED ARGOMENTI TRATTATI 2° SERATA MERCOLED’ 17 NOVEMBRE 2010 ore 21,00 L’ARTROSI: UN PROBLEMA SOCIALE SEMPRE PIU’ DIFFUSO Prevenzione, Diagnosi e Terapia Moderatore: Dott. Marco Mariani Relatori: Prof. Claudio Manzini Prof. Giovanni Zatti

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3° SERATA GIOVEDI’ 27 GENNAIO 2011 ore 21,00 I PROBLEMI DI COMUNICAZIONE La difficoltà nel parlare, la difficoltà nell’udire Moderatore: Prof. Fabrizio Carini Relatore: Prof. Renato Gaini 4° SERATA GIOVEDI’ 24 FEBBRAIO 2011 ore 21,00 ATTUALITA’ TERAPEUTICHE PER L’OCCHIO ANZIANO Moderatore: prof. Marco Baldoni Relatori: Dott. Paolo Arpa Dott.ssa Clelia Moretti Dott. Sergio Ortolina Dott. Marco Riva Dott. Maurizio Sbargia 5° SERATA GIOVEDI’ 24 MARZO 2011 ore 21,00 RISULTATI INDAGINI EPIDEMIOLOGICHE Medicina preventiva sulla cittadinanza monzese Moderatore: Prof. Marco Baldoni Relatori: Prof.ssa Francesca Neri Prof. Alberto Pesci Prof.ssa Dorina Lauritano 6° SERATA GIOVEDI’ 14 APRILE 2011 ore 21,00 COMPLESSITA’ E SOFFERENZA FAMILIARE IN UNA SOCETA’ CHE CAMBIA Moderatore: Prof. Italo Carta La sollecitazione di bisogni e le risposte familiari Relatore: Prof. Massimo Clerici Crisi dei valori e della famiglia: Esiste ancora un ruolo per la spiritualità? Relatore: Dott. Cesare Cavalleri


[ SPORTIVAMENTE ]

Il capitano Vincenzo Iacopino mentre legge Trantran

Biancorosso è il cuore di Monza In campo con AC Monza e Brianza 1912! [ di ELENA GORLA ] Croce e delizia di tutte le famiglie d’Italia il calcio, inutile negarlo, smuove folle e accende gli animi e i monzesi, naturalmente, non fanno eccezione. Oramai da un secolo (A1 1° settembre del 1912 risale la data della sua fondazione) l’AC Monza Brianza accende di rosso le domeniche dello stadio Brianteo. Trantran si reca al centro sportivo Monzello, dove il club biancorosso ha la sua “casa”, per incontrare Alessio De Petrillo e Vincenzo Iacopino, rispettivamente allenatore e capitano della nostra amata squadra cittadina. I recenti risultati hanno fatto riaccendere le speranze per il campionato in corso. Cosa dobbiamo aspettarci dal Monza? De Petrillo: Speriamo ottime cose! Gli stimoli a fare bene sono davvero tanti. Il gruppo è composto da molti ragazzi giovani e qualcuno meno giovane che ha il compito importante di aiutare gli altri a crescere e sviluppare i potenziali di crescita. Ci aspettiamo che questa crescita possa darci dei risultati. Poi, ovviamente, le vittorie già di per sé aiutano perché ni buoni risultati fanno andare avanti con più grinta e portano così a fare sempre meglio. Iacopino: Il mister ha ragione! Le vittorie portano entusiasmo e fiducia nella squadra. Permettono di lavorare con maggiore serenità, cosa che è un grande beneficio per il campionato Quale è il rapporto fra il club e la città di Monza? Che feedback avete dalla popolazione monzese? Il Monza Squadra

De Petrillo: Io sono qui a Monza da poco tempo e probabilmente Vincenzo, che è qui da parecchi anni, potrà rispondere a questa domanda molto meglio di me. Posso, comunque, dire sicuramente che pur venendo dalla Toscana, che è rinomata per la bellezza dei luoghi, io qui in Brianza ho scoperto dei posti davvero meravigliosi e sono molto contento di essere qui ma per quanto riguarda il discorso del rapporto con la città preferisco lasciare la parola a Vincenzo. Iacopino: Questo è il quinto anno che sono qui, e non è poco tempo. Posso, infatti, dire che mi ci sento a casa anche perché qui ho conosciuto molti amici. Sotto l’aspetto umano, quindi, mi sono trovato davvero molto bene e reputo questa cosa molto importante anche perché, ovviamente, si riflette nel mio lavoro sul campo. Il rapporto fra il club e la cittadinanza è ottimo e, ovviamente, la squadra nutre sempre la speranza di portare il Monza più in alto possibile per non deludere l’affetto dei tifosi. Il Monza ha un passato glorioso in Serie B e noi vogliamo fare di tutto perché il Monza possa nuovamente raggiungere questo obiettivo. Inoltre anche la mia famiglia qui si trova molto bene e ciò mi rende ancora più contento della mia scelta di venire e restare a Monza. Quali le vostre riflessioni circa i tristi e gravissimi episodi verificatisi un paio di settimane fa al Marassi di Genova in occasione della partita Italia-Sebia? Iacopino: Secondo me questi avvenimenti in

realtà non centrano nulla con il calcio. Si verificano in questi frangenti perché c’è molta attenzione e ci si non le televisioni. Era evidente che il calcio fosse l’ultimo pensiero nell’arco di tutta la serata. Non importava nulla a nessuno neppure quando sono scesi in campo i giocatori. Se ne sentono tante in merito, dalle questioni politiche alla semplice voglia di violenza. Certo è solo che per un centinaio di persone ci hanno rimesso i tifosi di due intere nazioni. Credo che sarebbe meglio togliere importanza a queste persone non dando loro troppe attenzioni perché usano semplicemente il calcio come mezzo per altri scopi e avere visibilità. De Petrillo: Il mio dispiacere è che c’erano tantissimi bambini e non si è dato certo un bell’esempio. Ogni volta che si pensa di aver toccato il fondo saltano fuori fatti come quelli a prova del fatto che si può andare sempre peggio. Cosa ne pensate dell’introduzione della tessera del tifoso? Un aiuto per la salute del calcio in Italia o una complicazione senza reale efficacia pratica? De Petrillo: Io non so dare una risposta a questa domanda perché non conosco la reale valenza di questa tessera. Credo che in Italia il problema principale sia che il diritto, le leggi, fanno poca paura. E questo in tutti i settori. Iacopino: Al di là della tessera il vero problema è riportare il calcio ad una dimensione sportiva alla quale possano accedere anche i bambini. E’ assurdo che si debba avere timore nel portarli a vedere una partita. Bisogna che il paese cresca a livello di civiltà e non so quanto aiuto reale possa dare in questo una tessera. Un saluto per tutti i tifosi monzesi… De Petrillo: Certamente saluto tutti e chiedo a tutti di starci vicino perché la nostra ferma volontà è di darvi le soddisfazioni che meritate! Iacopino: Anche io saluto e ringrazio tutti i tifosi del Monza e in particolare Alfonso che, mi dicono, non perde una partita: la aspetto presto allo stadio col nipotino!

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[ LE SCIURE ]

[ Quando il marito russa… ]

Care Sciure, io amo mio marito, ve lo giuro. Ma sono oramai 5 anni, da quando conviviamo, che non riesco a chiudere occhio di notte: lui russa. Non intendo un dolce e ritmatico russare che potrebbe anche conciliare il sonno, intendo un vero e proprio assalto aereo, con tanto di piccole e brevi interruzioni, seguite da rumori suini ancora più assordanti. Abbiamo provato di tutto: dalle piccole bottarelle iniziali (lui mi diceva: se mi senti russare dammi un colpetto che smetto!), agli spray nasali e ai cerotti di ultima generazione! Niente da fare. Gli ho proposto di andare da un medico, credo che ci si possa operare per ridurre almeno un po’ il suono, ma lui dice che non abbiamo soldi da spendere per queste stupidate!! Stupidate? Io sono 5 anni che non dormo, ho un trombone fisso nell’orecchio. Quindi avevo attuato una nuova strategia: appena cominciava il concerto io, quatta quatta, me ne andavo nella camera degli ospiti…tanto al mattino mi alzo prima di lui e, per un mese non si è accorto della mia assenza. L’altra notte però si è svegliato e ha visto che non ero nel letto. Non vi dico che tragedia: mi ha piantato un muso gigantesco, dicendomi che non lo amo abbastanza e che per lui, dormire nello stesso letto della donna che ha deciso di sposare, è una cosa importantissima. Come posso fare per fargli capire che il sonno è alla base dell’equilibrio psichico umano? Con ammirazione. Teresa da Biassono Cara Teresa tu tocchi un tasto dolente, risvegli vecchi traumi ! No, seriamente, chi non ha mai provato ad avere una motosega umana al proprio fianco nella notte non può capire! Anche perché, questo tipo di rumore molesto dà, come effetti collaterali: irritabilità, col mondo intero, istinti omicidi, calo del desiderio...! Hai provato a registrarlo e poi a fare partire la registrazione, a tutto volume, che ne so, mentre sta giocando alla PlayStation? O quando siete a tavola, o mentre sta leggendo un libro? Insomma quando meno se lo aspetta, magari quando è sul punto di addormentarsi....forse non servirà a molto ma, magari, si renderà conto del reale volume di inquinamento acustico che produce!!! No, perché a parte tutto, chi russa, facendoti sentire perennemente come se avessi una ca-

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scata che ti scorre in piena nell’orecchio(nel mio caso erano, come minimo, le cascate Vittoria) non si rende minimamente conto del rumore che fa e, quindi, da per scontato che l’altra esageri. Dopodiché, concordo con tuo marito che dormire accanto alla persona che si ama è una cosa bellissima, la più alta forma di intimità ma, DORMIRE per l’appunto!! non funzionasse la tattica: ti faccio sentire ciò a cui mi sottoponi, ormai da cinque anni (sei la mia eroina la tua lunga sopportazione è già sintomo, da sola, di amore grandissimo e sincero), avrei altre due o tre soluzioni da proporti ma, temo siano estreme!! La prima è di accentuare lo stato di forte irritabilità, che la mancanza di sonno già dovrebbe provocare; la seconda è di cambiare lavoro, o farlo cambiare a lui, di modo che uno dei due faccia i turni, almeno una settimana su tre potrai dormire; la terza comporta l’uso del cuscino ma, temo di non poterla esporre...!!!!! Con tutta la nostra solidarietà e comprensione un abbraccio fortissimo Le Sciure!!

[ Pubblicare un libro ]

Cara redazione, ho un sogno nel cassetto: pubblicare un libro. Scrivo da quando sono piccolo, e sono uno scrittore Fantasy. Ho 18 anni e ho visto su internet che ci sono davvero tantissime case editrice e molte mi hanno riempito di illusioni, salvo poi chiedermi un contributo economico. Voi accettate manoscritti da leggere? Apprezzo molto la vostra rubrica con racconti ed interviste a scrittori emergenti e mi sembrate seri…. Grazie mille. Matteo Caro Matteo, per iniziare grazie per i complimenti. Sappiamo bene anche noi quanto sia difficile trovare qualcuno che pubblichi ed abbiamo deciso di pubblicare la tua mail, anche in rappresentanza di altre che ci arrivano sull’argomento, abbiamo scelto la tua perché ci ha molto colpito leggere che un ragazzo così giovane abbia già sviluppato una passione per la scrittura talmente forte da essersi scontrato con la realtà del tentativo di pubblicazione. Certo che accettiamo manoscritti da leggere ma, proprio in virtù della nostra corretteza, siamo tenute a dirti che essendo noi una piccola casa editrice, non abbiamo anco-

ra pubblicato libri, anche se è sicuramente tra le nostre ambizioni, farlo! Sicuramente ci farà molto piacere, se vorrai inviarci il tuo lavoro, chissà mai che non sia quello che stavamo aspettando per fare il grande passo. Poi, io adoro il Fantasy! Baci e grazie.

[ Il valore della gentilezza… ]

Ma perché, dico io, perché dai bar alle poste, dai negozi agli sportelli di qualsivoglia genere trovo sempre addetti scortesi e scontrosi che rendono le mie giornate ancora più brutte di quello che già sono? E’ un virus? Baci. Paola di Meda Cara Paola, temo proprio di sì, che sia uno di quei virus indebellabili! Non so se capita anche a te, ma io ho provato a dire grazie, passando anche per pazza, solo perché la cameriera che mi ha preso l’ordinazione stava sorridendo; ero quasi commossa. Vero è, però, che spesso anche chi è al di qua del bancone, della cassa, degli sportelli non fa nulla per invogliare al sorriso o alla gentilezza. Non so se ti è mai capitato di arrivare alla cassa del supermercato e sorridendo dire: “buongiorno!” Ho visto cassiere illuminarsi con lo sguardo dello stupore e guardarmi quasi fossi un’extraterrestre. Purtroppo sembra che la maggior parte delle persone sia affetta da questo virus o da una strana forma di paresi che vieta loro di piegare verso l’alto le labbra in un sorriso; io inizio anche a temere che qualcuno abbia messo in giro la falsa notizia che le parole: buongiorno, per favore, grazie e scusa siano state bandite dai vocabolari. Allora uso questa tua mail per lanciare un appello a tutti i nostri lettori: divulghiamo la notizia che colui era un burlone, che le parole: buongiorno, per favore, grazie e scusa, non solo non sono state cancellate dal vocabolario ma, anzi, se usate un po’ più spesso, magari, volendo proprio esagerare, abbinandole ad un sorriso, potrebbero migliorare la giornata delle persone che incontriamo. DIVULGATE GENTE, DIVULGATE!! Grazie Paola e un bacione!




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