Trantran 17

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www.trantran.net | n. 17 mensile | 29 marzo_2011 | Distribuzione gratuita

Con il Patrocinio di

[ INCONTRI ]

La Brianza è musica: Davide Van De Sfroos e Roberto Vecchioni

[ CINEMA ]

Intervista a Riccardo Sardonè

[ MUSICA ]

Il maestro Gaslini si racconta Il nuovo Cd degli Aim

[ TENNIS ]

Eugenia Biriukova

[ VIAGGI ]

E se ci sposassimo a Las Vegas?

[ POESIA ]

Incontriamo Mario Rusca

[ RIFLESSIONI ]

Cos’è la bellezza oggi?



[ SOMMARIO ]

Anno II - numero 17 - 29 marzo 2011 Editore: Trantran Editore s.r.l. Sede e Redazione: Viale Cesare Battisti, 121 Vedano al Lambro C.F./P.I./RIMB 06774520966 REA MB1864900 Reg. Trib. di Monza n.1995 del 29/06/2010

In questo numero...

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Fondatori Marta Migliardi, Elena Gorla, Adriana Colombo, Guido Bertoni Direttore Alfredo Rossi Capo Redazione Marta Migliardi Vice Capo Redazione Elena Gorla Adriana Colombo Alberto Citterio, Juri Casati, Giulia Cavaliere, Gabry, Claudio, Fabio Paolo, Guido, Niccolò, Gaber, Lorenzo, Sara Tripaldi, Giulia Trapanotti e Fatima Bianchi, Marco Riva, Guido Caimmi Si ringraziano per questo numero Il Bar Boulevard di Vedano al Lambro e lo zio Fabri, Associazione Tennis Concorezzo, Adriano Poletti, Fiorella e Paolo, Reggiani Rosaria, Roberto Sala, Anna Pompa, Asia, Dominga e la bella Alice, Ciccio, il Perfido, Sibilla, Lolita, Annibaluccio, Angelina, la sciura Maria, Angela e Aky, il cugi Bebo, l’archivio storico della Pro Loco di Muggiò, Effe&Andy, Silvia Cavallini e per una volta, concedetecelo, ringraziamo noi stesse, il direttore e tutta la redazione di Trantran per il costante impegno e coraggio

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Davide Van De Sfroos Per contattarci direzione@trantran.net redazione@trantran.net trantran@trantran.net raccontiamoci@trantran.net Progetto grafico, impaginazione, raccolta pubblicitaria

Direttore Responsabile e Amministratore Unico Genesio Ferrari Sede Via Degani, 1 - 42124 Reggio Emilia (RE) Tel. 0522.232092 - 926424 Fax 0522.231833 info@eridania-editrice.it www.eridania-editrice.it Stampa Grafiche2000 - Cassinetta di Lug. (MI) Tiratura 26.000 copie È vietata la riproduzione di testi, grafica, immagini e impostazione. Eridania Editrice s.r.l. non si assume nessuna responsabilità diretta e indiretta sull’esattezza dei dati e dei nominativi contenuti nella presente pubblicazione, nonchè sul contenuto dei testi, degli slogan, sull’uso dei marchi e delle foto da parte degli inserzionisti.

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Clochart

Davide Van De Sfroos: Italia, ti regalo il mio lago A lezione dal prof. Roberto Vecchioni: è l’amore che fa girare il mondo 12 A passeggio nel parco: intervista a Riccardo Sardonè

14 Bis! 14 Giorgio Gaslini, l’infanzia

18 Altrove

E’ tempo di matrimoni: viva Las Vegas!

22 In cuccia

Asilo dei cuccioli 2011. Cercasi aspiranti mamme in affitto!

23 Verdissimo

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In copertina

6 Spunti di vista La difesa di Tersite. Il concetto di bellezza oggi

di un jazzista in Brianza… 16 AIM: a vele spiegate verso l’Europa

Inviata Speciale: Redazione

5 Editoriale Se fossi donna, mi girerebbero, oh, se mi girerebbero…

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E’ arrivata la primavera! Alcuni rimedi naturali contro i malesseri dei cambi stagionali

24 Brigantia

Il Bosco della Cassinetta 27 NonsoloMonza Muggiò, una città tutta da scoprire

28 I segreti dello chef A Monza fra le cantine del Friuli…

29 Reality 30 Raccontiamoci Mario Rusca: il poeta

che abbracciava gli alberi

32 L’angolo del pendolare Una difficile convivenza

33 Di tutto un pò

Texas Hold’em: il floating e altri tipi di bluff

34 Dalla Provincia

Aspettando Ville Aperte in Brianza

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35 Dal Comune

Il Comune a km 0 con il timbro digitale

36 Sportivamente

Tennis: Eugenia Biriukova, dalla Russia a Monza

38 Le sciure


Vieni AL CENTRO COMMERCIALE Auchan di monza

fai shopping e vinci! In palio e 700.000 IN BUONI ACQUISTO e 15 Nissan Micra Con un acquisto minimo di 10 euro riceverai la cartolina per partecipare al concorso Per la prima volta viene organizzata un’operazione che coinvolge un network di 41 Gallerie Auchan in tutta Italia supportata da una massiccia campagna pubblicitaria nazionale pianificata sui principali media. Gallerie Commerciali Italia, proprietaria delle “Gallerie Auchan”, lancia un’operazione destinata a cambiare il concetto stesso di concorso: per

18/03 -17/04 2011 Grande concorso nazionale dI Gallerie Auchan

31 giorni, dal 18 Marzo al 17 Aprile 2011, i clienti delle Gallerie Auchan potranno aggiudicarsi migliaia di buoni acquisto per un totale di 700.000 euro e 15 Nissan Micra di nuova generazione. Per la prima volta 41 Gallerie Auchan in Italia hanno deciso di mettere in piedi una grande operazione, coincidente con l’inizio della primavera. Il concorso è semplice quanto un gioco. Per partecipare basta recarsi al Centro Commerciale Auchan di Monza, dove ogni cliente riceverà una cartolina di partecipazione con un acquisto minimo di 10 euro da effettuare presso l’ipermercato e qualunque negozio del Centro. Ogni giorno verranno estratti premi per un valore complessivo di

circa 700 mila euro in buoni acquisto del valore di 50, 100, 200 e 500 euro. Inoltre, tra tutte le cartoline saranno estratti 15 superfortunati che si porteranno a casa una Nissan Micra di nuova generazione. Sarà una grande festa, quella che animerà il Centro Commerciale Auchan di Monza questa primavera anche grazie ad un ricco calendario di eventi sorprendenti.


[ EDITORIALE ]

[ Il Direttore ALFREDO ROSSI foto di Gabriele Benini ] L’8 marzo scorso la commissione Finanza del Senato ha approvato il disegno di legge sulle quote rosa (vale a dire riservare per legge il 30 per cento dei posti alle donne) nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa o a partecipazione pubblica. Hanno votato a favore i rappresentanti di tutti i partiti e adesso passerà in aula. Fanfare aperte il giorno dopo: finalmente una legge che aiuta le donne. Che aiuta le donne? Quante? In tutto, secondo i calcoli fatti, saranno 2000 le rappresentanti del sesso femminile che potranno beneficiare di questa legge: i consigli di amministrazione di società quotate in borsa mica sono centinaia di migliaia! Ma vogliamo dircela tutta, aldilà delle apparenze? Più che un passo in avanti sembra un po’ una presa in giro: non è certo così che si può aumentare l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne (in Italia, rispetto al resto dell’Europa in questo campo siamo molto ma molto indietro). Ci vuole altro che una legge come questa per cambiare le cose. Anche perché sapete qual è la sanzione riservata a quei consigli di amministrazione che non la rispetteranno? Non la decadenza immediata come era stato proposto all’inizio, ma prima una diffida, poi una multa e, solo alla fine,

Se fossi donna, mi girerebbero, oh, se mi girerebbero…

Ci vuole altro che una legge come questa per cambiare le cose la decadenza. Il tutto con molta calma. Per far sì che donne e uomini abbiano pari opportunità,

bisognerebbe che per legge si stabilisse che a uguale mansione andrebbe corrisposta identica retribuzione. Bisognerebbe che alla donna che decide di diventare madre ma vuole continuare a lavorare si offrissero più opportunità per lasciare il figlio in strutture che abbiano costi non proibitivi. Mancano i soldi da parte dello stato o degli enti locali in un periodo di magra come questo per dar vita a strutture di questo tipo, come esistono da anni in Francia e Svezia? Bene, allora meglio aspettare tempi migliori per fare qualcosa che tenda realmente alla parità tra i sessi, piuttosto che dar vita a quote rosa di un rosa così pallido che pare bianco. Bianco come il nulla. E sempre a proposito di 8 marzo, un’altra cosa che mi ha un po’ intristito è stato il francobollo emesso quest’anno dalla Poste Italiane proprio in occasione del centenario della festa della donna nel mondo e che vedete in questa pagina. Mi domando: ma perché le tre rappresentanti femminili, che idealmente sono la personificazione di tutte le razze (quella europea, quella indo-asiatica e quella africana), non mostrano uno straccio di un sorriso? Ma è chiaro, no? Gli girano, oh, se gli girano… Forse per colpa delle quote rosa?


[ SPUNTI DI VISTA ]

La difesa di Tersite. Ilconcetto di bellezza oggi [ di Marta Migliardi ] Iliade, canto II: Tersite, il più brutto degli Achei, colui che, anche se “non conta niente né in battaglia né in consiglio”, reclama la fine di una guerra, una guerra, allora come le guerre di oggi, voluta da Agamennone per avidità. Per accumulare ricchezze. Tersite è descritto come essere non solo brutto a livello estetico quindi gobbo, zoppo, dalla testa ovale, ma, rifacendosi al classico schema eroe/antieroe dei poemi omerici, sgradevole nei gesti e cacofonico nella tonalità della sua voce. L’esatto contrario del concetto di (Ndr. kalòs kai agathòs, ossia bello e buono), il bello esteriore che corrisponde alla virtù interiore, ovvero al coraggio, alla lealtà, alla prodezza. Omero intende dare a Tersite la figura sociale dell’antieroe. Egli ha tutte le caratteristiche per esserlo: non rispetta la gerarchia imposta dalla tradizione, non si attiene al codice d’onore degli eroi e delle persone valorose. Ma qualcuno, dopo secoli e secoli, venne in difesa di Tersite. Parliamo di Concetto Marchesi che nel 1919 scrisse e pubblicò Il Libro di Tersite dove rivaluta la sua figura, descrivendolo come il primo rivoluzionario, il portavoce del popolo che

si contrappone all’aristocrazia che gode di innumerevoli privilegi anche e sopratutto nelle guerre, nel decidere la sorte altrui ad appannaggio del proprio benessere materiale. Chi ha letto l’Iliade saprà certo che anche Achille e Agamennone, in alcuni versi, si sono espressi con parole poco eleganti e molto offensive. Perché, allora, il disprezzo si volge solo al povero Tersite? Perché Tersite era brutto. Torniamo ai giorni nostri. Ai cartelloni patinati, che raffigurano la bellezza nella sua eccezione più banale. Agli spot televisivi dove, anche per reclamizzare un gelato, si usano labbra carnose e ambigue, per richiamare gli istinti sessuali degli uomini e rendere frustrate noi comuni donne mortali che, magari, mentre mangiamo un gelato, non siamo in baby doll e non ci contorciamo in maniera provocante. Se Omero e gli antichi Greci avevano una filosofia della bellezza basata su proporzioni armoniche esteriori e interiori, qual è oggi il nostro parametro? Le soubrette siliconate si agitano nei talk show pomeridiani per difendere la loro intelligenza, sbandierando, talvolta, lauree da 110 e lode. Le donne normali si scagliano a loro volta contro le modelle, sbandierando la

pericolosità di alcuni modelli fisici, che possono portare, specie tra le giovani, a un’emulazione ossessiva degli stessi, con conseguenze spesso tragiche. Una gran confusione, insomma. Scontato ribadire che essere belli non significa necessariamente essere stupidi, e viceversa. Ma approfondirei ulteriormente la riflessione perché, specie dopo gli ultimi avvenimenti scandalistici che coinvolgono il nostro paese, abbiamo visto che spesso bellezza e potere corrono a braccetto in una danza di ruoli e contaminazioni dove è davvero arduo trovare armonia e coerenza. Da qui la mia deduzione personale: non riconoscendola in tutte le sue sfaccettature abbiamo ucciso la bellezza del genere umano. Che forme fisiche proporzionate donino, da sempre, una sorta di potere ce lo insegnò anche la bella Elena di Troia che creò non poco scompiglio sulla terra e nell’Olimpo. Inutile negarlo. Ma seppur in maniera forse troppo omogenea e simbiotica, i Greci riconoscevano la bellezza come espressione sia estetica che morale, oggi, forse, tendiamo ad annullare completamente un polo di questo binomio (l’ , il buono) a favore dell’estrema idolatria del versante materiale/fisico. Ondeggiamo tra l’ipocrisia della negazione del fascino e la sovraesposizione di immagini belle ma vuote. Discorsi e dibattiti infiniti, tutti volti a cogliere solo l’aspetto superficiale o di spettacolarizzazione del concetto di bello. Un’esasperazione sterile e banalizzata. Invece il bello è ovunque e non sappiamo più vederlo. E’ bello il sole di oggi, che illumina le strade e la redazione. E’ bello il mio cane, di razza ignota, che compensa le sue orecchie lunghe e sproporzionate con la vivacità e l’amore. Bello è il coraggio di Saviano. Bella è l’arte e la creatività. La natura è bella, anche se a volte incomprensibilmente cattiva. Per altri aspetti è senz’altro anche molto bello e armonioso il lato b di Belen Rodriguez. E forse, se lascerete ai vostri occhi la possibilità di guardare, troverete molto più sensuale vostra moglie che, dopo una giornata di lavoro sta tagliando la cipolla per prepararvi la cena, che la signorina della pubblicità che lecca maliziosamente il suo gelato. Io credo che la strada giusta sia quella di non smettere mai di cercare il bello, esteriore e interiore, nella nostra vita quotidiana. Abituare gli occhi e la mente, non tralasciare nè dare per scontato quello che ci circonda. Indigniamoci di fronte alle atrocità da cui siamo costantemente bombardati, ma diamo la possibilità al nostro sguardo e al nostro intelletto, di volgersi verso il bello. Ed allora bello sarà anche Tersite, “colui che ama la vita e non è attratto dal martirio ma segue il bello, il vero, il bene e non si sottrae al compito di dire la verità, uscendo dall’omologazione generale” *. *http://xoomer.virgilio.it/feninnovito/ Mondo%20di%20tersite.HTM


[ CLOCHART ] Davide Van de Sfroos sul palco

Davide Van De Sfroos:

Italia, ti regalo il mio lago [ di GUIdo Caimmi ] Tra le tante interviste e le svariate apparizioni pubbliche che in questo momento occupano le sue giornate, prima di dedicarsi a tempo pieno al suo tour, che è iniziato il 26 marzo a Locarno, Davide Van De Sfroos trova il modo di concedersi anche a Trantran. E noi cogliamo la palla al balzo per dare ancora una volta voce (ci aveva già rilasciato un’intervista l’anno scorso) a un cantautore che con la sua opera in dialetto laghée, fa un regalo speciale a tutta l’Italia per i suoi 150 anni di vita. Si, perché la musica di Davide ha piacevolmente appassionato l’intera Nazione che è andata oltre alla pura comprensione delle parole e ha capito il significato profondo della musica di Van De Sfroos: la valorizzazione delle radici culturali che hanno reso questo nostro paese il Belpaese. E per farlo partiamo dal palcoscenico del teatro Ariston dove il cantautore comasco, dai natali monzesi, si è classificato quarto, alle spalle di Vecchioni, Modà e Al Bano, al Festival della canzone italiana con la ballata Yanez. Come cambia la vita professionale di un artista che si classifica quarto al Festival di Sanremo?

Un cantautore che con la sua opera in dialetto laghée, fa un regalo speciale a tutta l’Italia per i suoi 150 anni di vita. La musica di Davide Van de Sfroos ha piacevolmente appassionato l’intera Nazione

Professionalmente il cambiamento è dato dalla grande pubblicità che Sanremo ti procura. Il mutamento più radicale che si ottiene dopo essere saliti sul palco dell’Ariston è soprattutto mediatico. Radio, televisioni, giornali e tutta una serie di supporti che prima non ti davano spazio si accorgono di te e ti cercano, ti fanno parlare. E io spero di aver colto questa occasione nel modo migliore, ovvero per raccontare la mia musica, la mia opera in dialetto. Che parte da radici profonde e attraverso suoni folk, rock e blues cerca di arrivare a tutti coloro che hanno bisogno di sentirsi parte integrante di qualcosa, non solo della realtà del lago di Como. Yanez per esempio racconta la Romagna. Cito da una dichiarazione di Vecchioni: “Credo sia stato un Sanremo sopra la media. Ha dato cose orecchiabili, canzoni di contenuto e ben scritte. La prima che mi viene in mente è Yanez di Davide Van de Sfroos, una bellissima ballata che va oltre i limiti del lago di Como”. Definizione azzeccata? Perfetta e molto gentile da parte del “professore”. Proprio oggi vedo Roberto (n.d.r. Mentre parliamo con Davide si sta recando a Torino per


[ CLOCHART ] In questa pagina: la copertina del disco Yanez Nella pagina a fianco: Davide Van de Sfroos e Mauro Ermanno Giovanardi

la Notte Tricolore, evento che ha dato il via alle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia e alla quale saranno presenti molti artisti) e dovrò sicuramente ringraziarlo per queste belle parole. E comunque ha ragione perché a me piace pensare a Yanez come a una canzone di fuga, che vuole portare il mio lago ben oltre i confini in cui si trova. Io credo che questa canzone abbia colpito perché al suo interno c’è una tale accozzaglia di cose che chiunque riesce a ritrovarcisi, almeno in piccola parte. E tu cosa ne pensi di Chiamami ancora amore, la canzone di Vecchioni? Io ho tifato per lui. Si è meritato questo successo non solo per la bellissima canzone che ci ha regalato ma anche per la persona che è. Io lo conosco da anni e posso affermare che è tanto professionista sul palco quanto lontano dalle luci delle scene e del divismo. Un autore che molto spesso hanno accusato di essere troppo commerciale e invece è sempre stato pacato e con l’unico desiderio di rimanere giù da quella torre d’avorio su cui tutti desidererebbero salire. È sempre rimasto una persona fresca e la sua canzone assume un grande valore proprio perché è lui, con la sua grande esperienza, a raccontarci verità che dette da altri probabilmente varrebbero molto di meno.

Chi altro ti ha colpito? In tanti mi hanno stupito. Cito i La Crus anche per l’amicizia che mi lega a Giovanardi. E tra i cantanti soprattutto i Modà ed Emma che non conoscevo e invece mi hanno notevolmente impressionato per la loro forza e la loro decisione. E poi ovviamente Morandi, capace di trasmettere entusiasmo in ogni circostanza e non solo durante le serate del Festival. Yanez parla anche di un tema che non ricorre molto spesso nella musica contempora-

Le date dei concerti di Davide Van de Sfroos

07/04/2011 FIRENZE Teatro Saschall

19/04/2011 VERONA Teatro Filarmonico

08/04/2011 LEVICO TERME (TN) Palalevico

20/04/2011 CREMONA Teatro Ponchielli

31/03/2011 BOLOGNA Teatro delle Celebrazioni

09/04/2011 BELLUNO Teatro Comunale

28 e 29/04/2011 COMO Teatro Sociale

03/04/2011 PERUGIA Auditorium Vanni

10/04/2011 SPILIMBERGO (PN) Teatro Miotto

30/04/2011 SAINT-VINCENT (AO) Palais di Saint-Vincent

04/04/2011 ROMA Teatro Ambra Jovinelli

15 e 16/04/2011 VARESE Teatro Apollonio

03/05/2011 GENOVA Politeama Genovese

nea. L’amore tra padre e figlio. È un argomento delicato per te? È vero, è un tema troppo trascurato seppur molto profondo e significativo. L’infanzia, intesa anche nel rapporto coi propri genitori, svela molto di quello che uno poi diventa. Io sono padre di tre figli e molte volte rivedo nei miei atteggiamenti e nei modi di pensare quello che è stato per me mio padre. Non perché mi sia imposto di diventare come lui, ma perché certi valori inevitabilmente me li ha trasmessi. Mio padre è morto ma fino a un certo punto, perché se è vero che molto spesso sento dei vuoti profondi dentro di me, è altrettanto vero che a volte mi sembra di essere quasi un suo clone e vivo il suo ricordo con grande gioia. Finito il Festival, è partito da poco il tuo tour con quasi trenta date durante le quali visiterai l’Italia da nord a sud. Yanez in tour è anche un regalo che celebra i 150 anni dell’unità d’Italia? A suo modo direi di si. Io continuo nel mio progetto di esportare il fascino del mio lago dappertutto. Credo che il bello di questo paese stia soprattutto nella diversità di culture che lo popolano. E il segreto è mescolarle. Pensa se i sardi si tenessero il Cannonau ( n.d.r. È un ottimo vino rosso) tutto per loro,sarebbe una tragedia! L’Italia è un paese che trae la sua magnificenza dagli splendori di ogni singolo territorio e lo scambio interculturale è quello che secondo me la gente cerca e desidera di più. L’unità si ottiene facendosi forza l’uno con l’altro. Ma bisogna anche essere capaci di meritarsela. E molto spesso la


[ CLOCHART ] costa il tuo nome solo a questa canzone. Ma Davide Van De Sfroos non è solo Yanez. Che altre tue canzoni devono assolutamente conoscere i tuoi nuovi fan? Mi piacerebbe comprassero tutti i miei cd! No, a parte gli scherzi, la prima che cito è certamente La Curiera. Se Guccini ha La locomotiva io ho la mia Curiera. E poi altre che raccontano la mia storia e la mia crescita musicale sono La balàda del Genesio, Ninna nanna del contrabbandiere, E semm partì, Akuaduulza, New Orleans. Tutte canzoni che hanno segnato la mia carriera. E in genere vorrei che l’ultimo cd fosse ascoltato nel suo insieme perché regala sonorità e visioni della vita molto variegate.

nostra classe politica sembra non capirlo. Dovrebbero smetterla di utilizzare degli immaginari manganelli per farsi la guerra uno contro l’altro e pensare invece di prendere in mano dei remi e cominciare a remare tutti nella stessa direzione. La mia musica è un regalo per coloro che veramente hanno combattuto per questo paese, lo hanno voluto unito e oggi sono fieri di viverci e non intendono andarsene. Benigni è stato capace di unire veramente l’Italia. La sua performance al Festival ha fatto segnare il 53% di share. Benigni è stato “Benignesco”. Lui ha la capacità di tenerti incollato al teleschermo a sentir leggere la Divina Commedia anche se in vita tua hai sempre letto solo e soltanto Topolino. Incredibile. E poi sa raccontare il nostro paese in un modo critico ma anche autoironico e le persone apprezzano. Yanez, Yanez, Yanez. Ultimamente si ac-

Altro progetto per la valorizzazione del territorio: il Moa (Music on air). Un evento tenutosi nel settembre del 2010 a Cernobbio, in provincia di Como, che ha avuto lo scopo di avvicinare i giovani alle loro radici culturali attraverso il contributo di molti artisti uniti sotto la tua direzione artistica. Ha funzionato? È stato un vero successo. Miriadi di ragazzi ci hanno seguito. E non solo i giovani perché anche persone di una certa età si sono mostrate curiose di conoscere i segreti della loro terra che ancora non conoscevano. E poi è stata una fortuna per me essere il direttore artistico. Ho lavorato con molti artisti, tra cui Giovanardi, Max Pezzali e Syria con i quali abbiamo instaurato un rapporto molto saldo e infatti spesso cerchiamo l’occasione per esibirci assieme. E per quest’anno dovremmo replicare l’evento e intanto il gruppo continua a crescere. Oggi per esempio c’è anche Irene Fornaciari. Ultima, per gli amanti del gossip. Belen Rodriguez o Elisabetta Canalis? Me l’hanno chiesto in centinaia. A tutti ho detto: impossibile scegliere. L’unica cosa di cui sono certo è che loro brutte non sono. A meno che uno non abbia problemi di vista…

Il Lions Club Monza Corona Ferrea ha un nuovo statuto Nuovo statuto e nuovo sito, un ottimo bilancio sociale e un forte impulso al service storico (il Centro di Riabilitazione Equestre nel Parco di Monza, o CER) sono gli obiettivi perseguiti dal direttivo del Lions Club Monza Corona Ferrea presieduto da Edoardo Cavallè e raggiunti nel corso dell’assemblea dei Soci del 3 marzo. Da ieri infatti il sodalizio ha un nuovo e funzionale statuto, mutuato da quello del LIONS INTERNATIONAL, rielaborato alla luce di una esperienza associativa calata nella realtà nazionale e perfettamente corrispondente alle esigenze locali. Il “Corona Ferra”, a 35 anni dalla sua costituzione, si è così dotato di uno strumento normativo maggiormente aderente alle richieste dell’organizzazione e in grado di proiettarlo nel futuro con maggiore agilità. Un’altra novità, approvata all’unanimità nel corso della serata è il bilancio sociale e il fortissimo impulso che questi assegna al Centro di Riabilitazione Equestre: ben ventimila euro. Il sostegno al CRE è stato anche l’oggetto del recente torneo di burraco promosso a fine febbraio dal Corona Ferrea presso lo Sporting Club di Monza: un centinaio di partecipanti ha corrisposto all’invito e ha dato vita a una serata movimentata e appassionata, nel segno della solidarietà. Il Corona Ferrea, le sue iniziative, la sua storia è poi da oggi in “vetrina” sul web; il club si è infatti dotato di un sito di tipo dinamico, che sarà il collettore principale delle proposte e delle iniziative messe in campo dal sodalizio. Un mezzo di comunicazione funzionale ai soci ma aperto anche a tutti coloro che desiderano avvicinarsi all’etica e al modo di rapportarsi dei LIONS. A chiusura dell’assemblea il presidente Cavallè ha ringraziato la “squadra” che compone il direttivo e ha infine ricordato come il sostegno offerto da tutti i Soci abbia condotto a questo lusinghiero traguardo.


[ CLOCHART ]

A lezione dal

prof. Roberto Vecchioni: è l’amore che fa girare il mondo 10

Questa canzone è diventata di tutti. Ha dentro un’istanza comune a tutti: che le cose brutte finiscano, che la notte finisca, che arrivi il giorno. Un concetto semplicissimo, ma è questo che rende una canzone popolare Tutto è cominciato a ottobre, quando è arrivato a casa Sebastiano, mio nipote di 6 anni. Una volta calato il sole e rientrati in casa, non ha chiesto come al solito di mettersi davanti alla Tv a vedere i cartoni, ma mi ha chiesto: “Nonno, trovami ‘Cavallo o-o’ sul computer”. Tradotto: voleva vedere il video di “Samarcanda” su YouTube. E come fai a conoscerla? “L’ho sentita a casa di un mio amico per la festa del suo compleanno”. E come capita con i bambini, abbiamo passato più di un’ora a risentire la stessa canzone, mentre lui accompagnava il ritmo seduto sulle mie ginocchia e tenendo il tempo battendo i pugni sulla scrivania, in tutte le versioni possibili: cantata dal vivo, solo strumentale, con i Nomadi. E visto che gli piaceva così tanto, gli ho fatto ascoltare altri brani dello stesso autore, come “Luci a San Siro”, “Sogna ragazzo sogna”. E gli piacevano tutte. Allora sono andato con lui in camera di mio figlio Niccolò, che ama fare dei tazebao, riempiendoli di foto che ritraggono lui, i suoi amici, i fratelli, mamma e papà, cioè io, in situazioni varie. E gliene ho indicata una, quella che vedete in questa pagina: io giovane caposervizio di BoyMusic accanto a quello di “Cavallo o-o”, cioè Roberto Vecchioni. Lo stesso Vecchioni che ha vinto l’ultimo festival di Sanremo, tutto sommato un briansoeu. Infatti è nato il 25 giugno 1943 a Carate Brianza. Negli anni 70 ha insegnato latino e greco a Cesano Maderno, alla fine degli anni ’90 ha registrato con l’orchestra Santa Cecilia di Besana Brianza un brano del disco “Il bandolero stanco” e negli anni ha frequentato come papà con i suoi figli il parco di Monza. Uno di noi, insomma. Ha vinto con una canzone, “Chiamami ancora amore”, che ha ricevuto così tanti complimenti da imbarazzare chiunque, ma non certo il “prof” che sa quello che fa e lo fa bene. Basta leggere quello che ha detto al proposito: “Certo che sono andato al festival per vincerlo. Onestamente, io ho scritto canzoni più belle di questa che ha vinto Sanremo, ma questa era perfetta per il Festival. La strofa che arriva poco a poco, il ritornello che picchia mica da ridere e che ti rimane dentro… Ha ragione chi ha scritto che questa canzone è diventata di tutti, di chi è di


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In questa pagina: foto storica, il direttore Alfredo Rossi e Vecchioni Nella pagina precedente: Roberto Vecchioni sul palco del Moa di Cernobbio, dove è stato premiato per la carriera

destra e di chi è di sinistra, di chi è giovane e di chi è vecchio. Ha dentro un’istanza comune a tutti: che le cose brutte finiscano, che la notte finisca, che arrivi il giorno. Un concetto semplicissimo, ma è questo che rende una canzone popolare”. L’amore, un tema che Vecchioni predilige. Perché? “Perché è l’amore che fa girare il mondo e, purtroppo, anche il non-amore, cioè l’odio”. Un tipo anche urticante, il nostro “prof”che non ha paura di dire la sua, anche se non politicamente corretta, come questa: “Insegni chi sa insegnare, chi è credibile, chi è chiaro, obiettivo, chi sa infilarci ancora un po’ di passio-

ne, perché li ho visti come cambiano i ragazzi, come gli brillano gli occhi quando ti credono. Io sono un uomo di sinistra e lo sanno tutti, ma tra uno scadente precario che esige la cattedra e un benestante preparato preferisco il secondo, il precario si può trovare un altro lavoro, lo studente no, e rovinare uno studente è uno dei delitti più efferati che io conosca”. Però, “prof”, dica la verità: ci tornerebbe al Festival? Risposta, anche questa un po’ urticante: “Me ne frego se qualcuno storce ancora adesso il naso per la mia partecipazione. La canzone deve aprirsi, non chiudersi, come ogni cosa nella vita peraltro. Aprirsi alle sfide e

alle possibilità. E allora se mi verrà un’altra canzone così, ci tornerò. Una cosa è importante: bisogna avere rispetto delle situazioni dove ci troviamo. Non puoi andare a Sanremo con una canzone intellettuale, super impegnata. Non puoi andarci con un pezzo difficile e poi dire, siete tutti degli stronzi perché non lo capite. Bisogna avere rispetto, e in questo caso avere rispetto di Sanremo, di quello che è e di quello che significa. È il Festival della canzone dopo tutto, non è il Festival della letteratura. Canzone e letteratura sono due cose diverse”. Okay, prof, imparata la lezione! Alfredo Rossi

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[ CLOCHART ]

A passeggio nel parco: intervista a

Riccardo Sardonè [ di Adriana Colombo ] È un giovedì pomeriggio come tanti, fa freddo ma, cosa rara in questa stagione, c’è il sole che fa capolino. Appuntamento al Parco di Monza. Non si tratta di un incontro galante, ma lui è davvero un bellissimo ragazzo, non per nulla ha iniziato la sua carriera sfilando per i più grandi nomi della moda italiana per poi approdare al piccolo schermo con una fiction Rai sulla vita di San Polo. Da lì una carriera in ascesa con molti lavori televisivi e l’arrivo nelle sale cinematografiche con Scusa ma ti chiamo amore, in cui interpreta l’antagonista sulle scene di Raoul Bova...solo primo di tanti lavori per il cinema, perché questo ragazzo è certo molto bello ma anche tanto bravo. Che cosa aggiungere? Il suo nome, Riccardo Sardonè, e, con una punta di orgoglio campanilistico, la precisazione che lui qui in Brianza è di cas: è cresciuto a Vimercate… Siamo al Parco di Monza, tu sei cresciuto qui vicino, che ricordi ti evoca questo posto? Io sono diventato grande a Vimercate quindi non ho frequentato molto il parco di Monza perché Vimercate non è proprio vicina…tuttavia ne ho un piacevole ricordo: qualche volta sono venuto al Parco con qualche ragazza, questo sì (Ndr. Ride). Questa parte del parco, però, devo ammettere che mi era sconosciuta (Ndr.. siamo nei pressi dell’ingresso delle Grazie Vecchie), non la conoscevo. Hai appena finito di girare Asfalto Rosso, per la regia di Ettore Pasculli, le cui riprese sono state effettuate presso la comunità San Patrignano e nell’Autodromo di Monza. Raccontaci un po’ di questo progetto… Asfalto Rosso (Ndr. con Sardoné nel cast anche Susanna Messaggio, Edoardo Raspelli, Daniele Santoianni, e dj Ringo) è un film che nasce come progetto di prevenzione e mira a sensibilizzare i giovani sui pericoli insiti nel consumo di alcol, soprattutto prima di mettersi al volante. Racconta la storia di un pilota di Formula Uno che, a seguito di un grave incidente, si ritrova costretto alla sedia a rotelle. Io interpreto proprio questo personaggio. E’ un film forte, un film che tocca diversi temi “caldi”come il modo in cui giovani vivono alcol e la droga. Tocca, naturalmente, anche il dramma dell’immobilità a cui è costretto, dopo l’incidente, il mio personaggio che si chiama Alex Munardi. Il film uscirà nelle sale a maggio, dopodiché, proprio per un discorso di prevenzione, vorremmo portalo nelle scuole in giro per l’Italia. Quanto impegno c’è dietro una carriera come la tua? Più che altro tanta perseveranza e costanza. Questo è un lavoro difficile perché non è sufficiente metterci molto impegno…bisogna riconoscere che per fare questo lavoro serve anche molta fortuna! Non credo di essere meglio di altri: mi sono dato da fare parecchio, ma ho anche avuto la fortuna di incontrare le persone giuste, di essere nel posto giusto al momento giusto…e sto andando avanti! Un’esperienza che non hai ancora fatto ma che vorresti fare? In questo settore la regia! Infatti sto studiando come regista…mi sto portando avanti: sto pensando di andare alla New York Film Academy per un

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paio di mesi. Sto scrivendo dei soggetti, ne ho già stesi cinque e, di uno, sto curando l’adattamento cinematografico. Spero di realizzare la mia opera prima fra un annetto… Si tratta di una vicenda legata alla realtà giovanile, perché è un tema che mi sta davvero molto a cuore. Sei molto attivo in ambito sociale, come è nato questo tuo interesse? Come spesso accade è nato tutto un po’ per caso e poi mi ci mi sono buttato a capofitto. Credo sia un dovere di tutti fare qualcosa per gli altri, soprattutto per quelli che, come me, devono molto alla fortuna… E per la fortuna che ho avuto, cerco, diciamo così, di restituire qualcosa in questo modo. Proprio in questi giorni sta nascendo un’associazione chiamata Io non corro per strada, che punta a sensibilizzare i giovani su questo tema, e mi hanno proposto di fare da testimonial e di aiutarli nella fase di avvio. Tramite l’adesione di tanti personaggi dello spettacolo e sportivi si vuole lanciare ai ragazzi un messaggio forte e chiaro: Io non corro per strada! Ti definisci “la persona più irrazionale che io abbia mai conosciuto”: perché? A diciotto anni sono partito e sono andato in Canada, poi ho abitato in Giappone e in Australia; sono stato in giro per il mondo parecchi anni… mi sono sempre buttato: andavo! Però so anche essere razionale… nel senso che ho dei picchi di razionalità che mi permettono di perseguire quello che sogno, ciò in cui credo. Nella tua presentazione di Facebook scrivi:“Amo gli animali, in modo particolare quelli a 4 zampe ma ok anche quelli a 2 gambe”. Che rapporto hai con gli animali, ne hai? Assolutamente sì! Amo i cani in modo viscerale e, lo dice quella frase, io spesso preferisco gli animali agli esseri umani. Questo è spesso vero… non mi tiro indietro! Il tuo rapporto con la bellezza? Per essere sincero devo ammettere che fino a una certa età l’ho “utilizzata” e mi sono dato da fare per avere un fisico in forma…. Questo per un discorso legato al successo con le ragazze… Poi, crescendo, la sua importanza si è decisamente ridimensionata. Non sono uno che vive la sua vita improntando tutto sull’aspetto fisico: sono quello che sono, punto e basta. A volte non mi taglio la barba per un paio di mesi…non sono più così attento a curato: vivo la vita e basta. Il tuo lavoro ti porta a conoscere tantissime persone: cos’è per te l’amicizia? L’amicizia è un qualcosa di molto raro: io ho pochissimi amici. Ho tante conoscenze ma pochissimi amici. Per me l’amicizia è rara e quando si incontra l’amico della vita è come quando incontri la donna della vita, non devi lasciarlo andare! Devi combattere per i tuoi amici!! So che ami i tatuaggi: parlaci dei tuoi… Ne ho tre. Uno è la scritta gloria in excelsis Deo, mi sono appassionato allo studio di Angeli e Arcangeli, è un argomento che mi interessa molto, e


[ CLOCHART ] questa è la frase che pronunciano gli Angeli alla nascita di Gesù. Un altro rappresenta Gesù, è una croce con la scritta J.H.S. (Ndr. Jesus Hominum Salvator). Il terzo è un tatuaggio giapponese, molto grande, che parte dalla gamba e sale quasi fino al dorso: è una farfalla che vola in un turbine di fiori di ciliegio e sotto c’è un’orchidea blu che rappresenta la rinascita. L’ho fatto in un momento della mia vita importante, che volevo ricordare, e questo mi è sembrato il modo giusto per farlo. Programmi per il futuro? Inizierò a breve a girare un film per il cinema. Poi andrò a Napoli a girare un altro film che parla di camorra. A Settembre dovrei, spero, girare una fiction a Torino…sono abbastanza impegnato!In più sto portando avanti il mio progetto di fare il regista. Cosa fai nel tuo tempo libero? Non lo so, vola! Mi piace leggere, leggo anche molto su Twitter, che credo sia l’unica forma d’informazione vera…non seguo i telegiornali, preferisco apprendere le notizie dalla gente. Inoltre viaggio molto: ovunque mi chiamino io vado perché penso che le situazioni creino opportunità! Se un amico mi chiama e mi dice: “Vieni a Padova...”, io vado! Diciamo che faccio questo nel tempo libero! (Ndr. ride) Libro preferito: Sinuhe l’egiziano di Mika Waltari Canzone preferita: E… di Vasco Rossi Di cosa non puoi fare a meno se parti per un viaggio? Delle mie scarpe da calcio! Gioco sempre a calcio, quindi non si sa mai... Piatto preferito: la pizza. Guarda la video intervista a Riccardo Sardonè sul sito www.trantran.net!

SCHEDA PERSONAGGIO Nome: Riccardo Cognome: Sardonè Nato a: Milano Il: 15 marzo 1977 Vissuto a: Vimercate Professione: attore, modello Prossimi obiettivi: diventare regista Sfila per: Armani, Dolce e Gabbana, Valentino ed altri In televisione: San Paolo, Ferrari, Incatesimo 9 e 10, partecipa a RIS3 – Delitti Imperfetti, La fattoria, Ballando con le stelle 4 Televisione estera: The Roman Spring of Mrs Stone, L’avvocato. Film: Scusa ma ti chiamo amore, Alta infedeltà, Asfalto rosso

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[ BIS! teatro, musica ed eventi a monza e brianza ]

Un ritratto di Giorgio Gaslini

Giorgio Gaslini, l’infanzia di un jazzista in Brianza… 14

[ di Elena Gorla ] In occasione della prima serata della rassegna che vede protagonista l’Orchestra Sinfonica Jupiter di Meda, presso il teatro Excelsior di Cesano Maderno, al fianco dei grandi della musica jazz contemporanea (per maggiori dettagli sulla rassegna si veda il box), incontriamo il maestro Giorgio Gaslini (celebre musicista, direttore d’orchestra e compositore milanese noto ai più per le sue celebri colonne sonore La Notte di Michelangelo Antonioni fino a Profondo Rosso di Dario Argento), protagonista del primo di questi incontri musicali eccellenti. Prima d’iniziare l’intervista, il maestro Gaslini ci omaggia mostrandosi con una delle sue famose giacche da concerto. Questa è turchese, realizzata su misura in un tessuto di seta cangiante e acquistata durante un suo viaggio in Cina. Ogni giacca ha un significato speciale e, ci racconta, è oramai tradizione fra gli addetti ai lavori, prima di ogni suo concerto, scommettere su quale giacca indosserà…. Un milanese in Brianza…che rapporto ha con questo territorio? Io conosco bene la Brianza e, in un certo senso, si può persino dire che la mia carriera musicale sia iniziata proprio qui. Quando ero bambino,

con la famiglia, si veniva sempre in vacanza in Brianza, prima nei pressi del castello di Nava (NDR. nel comune di Colle Brianza), poi a Ravellino e, in ultimo, a Bartesate, sopra Galbiate. Durante la guerra, poi, ci siamo trasferiti in questi luoghi, lontano dalla città (NDR. Milano) e dalle bombe, e io ricordo bene che da Galbiate andavo a scuola in bicicletta fino a Lecco. A Lecco ho avuto il mio primo pubblico, composto dai compagni di scuola, perché uno di loro aveva in casa un pianoforte e nel pomeriggio casa sua era vuota, così ci ritrovavamo lì e io suonavo. Poi si è sparsa la voce che c’era questo ragazzino molto abile che studiava pianoforte e così mi ha chiamato un’orchestra di Galbiate. Io avevo solo dodici anni, ma il loro maestro era in guerra, altri elementi erano fuggiti o feriti e hanno chiesto a me di fargli da maestro: così mi hanno piazzato davanti all’orchestra! Abbiamo fatto un po’ di concerti, con una musica in stile Glenn Miller, un po’ clandestina all’epoca perché la musica americana non era permessa. Gli incassi dei concerti venivano dati all’ospedale di Lecco per i feriti di guerra. Questo è stato il mio inizio. Trova che negli anni la Brianza sia cambiata molto? Sì, è cambiata ma come, del resto, è cambiata


[ BIS! ] l’Italia. I nuovi mezzi di comunicazione hanno accelerato la vita ma le radici, che poi sono letteralmente quelle della terra che qui in Brianza è fertilissima e ricca di corsi d’acqua, sono rimaste vive. Questa è una zona che è riuscita a mantenere la sua dimensione a misura d’uomo, i rapporti umani qui sono ancora coltivati, il quotidiano, nei piccoli centri urbani, è ancora conservato come un valore. Ad esempio oggi siamo a Cesano Maderno, che ha circa 40000 abitanti, non pochi, ma qui ancora le persone si conoscono fra loro… Il maestro Giorgio Gaslini incontra l’Orchestra Sinfonica Jupiter di Meda. Ci racconti di questo incontro… Sono qui su invito del maestro Sergio Vecerina, fondatore dell’Orchestra Sinfonica Jupiter, e di Mara Polonia. Insieme hanno dato vita a questa realtà che è l’Orchestra Sinfonica di Meda che, a mio avviso, è una delle vere magie di cui è ancora capace l’Italia. In un’epoca di crisi come quella attuale, in cui orchestre famose si sciolgono per mancanza di contributi, in cui i tagli alla cultura colpiscono tutti i settori, nasce un’orchestra sinfonica! Un’orchestra composta da prime parti della scala oltre che da nuove generazioni, un’orchestra in cui maestri espertissimi hanno al proprio fianco giovani talentuosi ancora agli inizi delle proprie carriere. Quest’orchestra, quindi, fra le altre cose, ha anche il merito di allevare nuovi talenti oltre all’essere un’orchestra davvero molto preparata. Questa mattina ho provato due miei brani in prima esecuzione assoluta, che volevano, appunto, essere il mio personale omaggio per l’Orchestra Jupiter. Devo dire che con quest’orchestra mi sono davvero trovato molto bene, ho anche scoperto che avevo già lavorato con alcuni di loro e poi, provando, devo dire che ho davvero riscontrato alcuni elementi eccellenti, di primo piano. Anche il concerto per clarinetto con il solista Angelo Teora è andato davvero bene: sono davvero contento di essere qui. Quest’orchestra ha davvero un gran valore perché nasce e vive di passione per la musica. Com’è il panorama italiano giovanile e cosa si può fare per aiutare i giovani talenti? Il nostro paese è realmente uno scrigno di nuovi talenti. Ci sono moltissimi giovani talentuosi e non mi riferisco solo alla musica, ma in tutti i campi. Peccato che quasi nessuno cerchi di dare loro una mano! Sono solo le iniziative di alcuni gruppi di appassionati che cercano di supportare la formazione dei giovani. L’Orchestra Sinfonica Jupiter è uno di questi. Per fortuna una sorta di garibaldinismo porta molti ad attivarsi in tante discipline ma le istituzioni, purtroppo, sono latitanti. Non voglio entrare in una polemica, si sa che i tempi che corrono sono duri e c’è una crisi, ma questa crisi non deve diventare, come spesso

accade, l’alibi per fregarsene di tutto: l’alibi per abbassare i toni della cultura e dell’arte, l’alibi per mortificare gli artisti, l’alibi per mettere a tacere il libero pensiero. Queste sono attitudini proprie delle dittature, non degli stati liberi. Quando mi è capitato di lavorare in stati retti da dittature militari, come ad esempio in Birmania, ho incontrato situazioni degradanti per l’arte e la cultura,e mi sembra che, a modo nostro, stiamo imboccando un percorso di degrado. In Birmania, appunto, dove mi avevano invitato, ho dovuto tenere il concerto all’interno dell’ambasciata italiana perché il regime militare non consentiva alla popolazione il contatto con altre culture. Una situazione da medioevo! Poi ho dovuto fare carte false per fare venire in Italia un’artista birmana che ho conosciuto durante la festa in mio onore. Lei suonava e dormicchiava un po’, nessuno, in fondo, la stava ascoltando. Io mi sono seduto davanti a lei e lei ha aperto gli occhi, mi ha riconosciuto ed ha iniziato a suonare veramente: era bravissima. Ho sentito l’equivalente di birmano di Bach, Ravel e Debussy. Tornato in Italia volevo farla venire qui, anche perché avevo scritto la Myanmar Suite (NDR. Myanmar è il nome ufficiale della Birmania) in scala pentafonica, quella in uso nei paesi asiatici e quindi compatibile con l’arpa birmana, per il mio quartetto e volevo che intervenisse con la sua arpa nel mio disco. Quindi scrissi al ministero della cultura birmano una bella lettera chiedendo che questa musicista potesse venire in Italia per registrare il disco, ai fini di uno scambio culturale, per portare la musica occidentale a conoscenza della bellezza della loro musica. Aggiunsi che potevo garantire quindici giorni di lavoro retribuito, cinque concerti e tre dischi, il tutto pagato in dollari, oltre a vitto, alloggio e viaggi. Il ministero mi ha così risposto: “Egregio Maestro, la ringraziamo per l’offerta ma dal nostro paese una donna può uscire solo in due modi, come cuoca oppure per tutta la vita”, ossia in caso di matrimonio all’estero. Io però sono una testa dura così mi sono ingegnato per fregarli. Sui Navigli, a Milano, c’era un locale famoso in cui si suonava dal vivo ed aveva anche un ristorante molto di moda in quel periodo, erano gli anni settanta. l proprietario era un amico, così sono andato da lui: “mi devi fare un piacere”, gli ho detto, “ devi assumere nel tuo ristorante, come cuoca, questa ragazza birmana”. Lui prepara una bella lettera su carta intestata del ristorante e dal ministero arriva il permesso all’espatrio.

L’Orchestra Sinfonica Jupiter e la stagione concertistica al teatro Excelsior di Cesano Maderno La stagione concertistica 2011 è interamente dedicata all’attività dell’Orchestra Sinfonica Jupiter di Meda che da sempre offre programmazioni vicine alle esigenze di ascolto del pubblico, tenendo conto dei cambiamenti sostanziali della nostra societa’. “Il nostro obiettivo è quello di proporre musica di qualità ma abbattendo i muri fra un genere e l’altro”, spiega il maestro Sergio Vecerina, direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Jupiter. “Il progetto di quest’anno è, infatti, chiamato Musica a 5 Sensi, perché si prefigge di parlare al pubblico in musica e non solo, suscitando delle emozioni uniche nel loro genere attraverso sorprendenti proposte”. Un calibro decisamente innovativo che parla all’anima”, chiarisce la dott.ssa Maura Polonia, creatrice e curatrice del progetto. Dopo gli appuntamenti del 17 febbraio con Giorgio Gaslini e del 17 Marzo con Tullio De Piscopo la programmazione prosegue: - il 29 aprile con la serata Jupiter incontra Antonella Ruggiero - il 19 maggio con la serata Jupiter incontra Franz Listz Biglietti: I biglietti per i singoli spettacoli in programma sono in vendita tutti i sabati dalle 17 alle 19 ed i giorni di spettacolo a partire dalle ore 20 presso il botteghino, chiamando il cellulare 338.9325824 ed on line visitando il sito www. excelsiorcesano.it Per maggiori informazioni: MBGO tel. 393.9323320 - jupiter@mbgoitaly.it

Un saluto per i nostri lettori… Da milanese che ha tanti legami e ricordi in Brianza un affettuoso saluto a tutti vostri i lettori!

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[ BIS! ]

AIM:

A VELE SPIEGATE VERSO L’EUROPA [ di Fabio Paolo Costanza ] We Are Sailing, così si chiama il nuovo disco dei brianzoli AIM, prodotto da Federico Dragogna (Ministri), che uscirà il 1 aprile in Italia e debutterà a maggio sul mercato europeo. Un album che farà parlare di sé tanto, nel bene e nel male. Vuol dire che c’è sostanza: e non è poco di questi tempi bui. Undici tracce. Undici isole che emergono da un mare lontano di suoni preziosissimi forgiati magistralmente al Noise Factory Studio di Milano sotto l’egida del leader della band più chiacchierata del momento: Federico Dragogna, chitarra e testa dei Ministri. Si narra che lui rimase folgorato dalla potenza scenica dell’indiavolato trio brianzolo (due gemelli e un efebico Marco Fiorello, voce, chitarra e testi) una notte d’estate di neanche troppo tempo fa, guardandoli su un palco sperduto nelle langhe liguri (Ndr. Borberock Festival), palco che avrebbe subito dopo calcato con i suoi compagni in giacchetta. Dragogna ci ha creduto e ci ha messo del suo, indubbiamente. La sperimentazione è tanta e i riferimenti degni di una cultura musicale contemporanea enciclopedica. Classificare, etichettare un’opera come questa diventa arduo, forse impossibile.

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C’è il pathos “ministrino”, il sottofondo etereo alla Mogwai, il lezzo elettronico dei già “dragognici” Iori’s Eyes. Il titolo non è un caso. We Are Sailing (Stiamo navigando), metafora della vita come viaggio e undici canzoni come pezzi di strada. Otto canzoni in inglese e poi la sorpresa. Tre canzoni cantate nella lingua madre di una band che vanta tour europei degni di nomi ben più altisonanti nel panorama indipendente nostrano odierno. Una svolta per gli AIM? Sicuramente. In tutto e per tutto, dalla prima all’ultima nota. E il coraggio. Un osare che permea un disco fatto forse più per le terre d’adozione degli AIM (Germania & Repubblica Ceca) che per i sempre più numerosi fan di casa nostra. Che, non abbiamo dubbi, ci metteranno poco ad imparare a memoria i sussurri e i sussulti di un album che spiazza e travolge, assorbe e rilascia. Come un’onda, di un mare lontano. E poi un tour densissimo, italiano e, ovviamente, europeo: 27 concerti in due mesi. Incontriamo gli AIM in sala prove, alle prese con la pre-produzione del We Are Sailing Tour. Ne approfittiamo per una breve chiacchierata. Vi preparate ad affrontare, di nuovo, i palchi di mezza Europa. Ma più volte vi ho sentito urlare dal palco il vostro

orgoglio brianzolo. Che differenze c’è tra la vostra terra, la Brianza appunto, e la scena europea? Dobbiamo ammettere che ultimamente anche in Brianza la scena appare sempre più…surriscaldata. E’ strano che questo calore l’abbiamo trovato prima all’estero che qui...ma si sa...“nessuno è profeta in patria”. Comunque è la dimostrazione che anche qui da noi, anche in Italia, i progetti che lavorano bene, possono arrivare ad ottenere quella credibilità necessaria affinché la gente si senta coinvolta. E’ una questione di attitudine, di saper cogliere le opportunità insite in ogni humus. La Brianza è una terra un po’ maledetta, che ha bisogno di emozioni forti, di schiaffi emotivi. Per voi il rapporto con il vostro pubblico è sempre stato fondamentale, o sbaglio? Sì per noi è sempre stato importante cercare di evitare la separazione fra la platea e il palcoscenico, non assumere l’atteggiamento delle “rockstar”, parlare con chi magari si fa decine di chilometri per venirti a vedere. Anche perché, durante un tour, le cose più belle che si imparano, sono quelle che ti insegna la gente, soprattutto quando non la conosci. Soprattutto all’estero.


[ BIS! ] Alla produzione artistica di questo nuovo lavoro abbiamo Federico Dragogna, leader della band più chiacchierata del momento: i Ministri . Come vi siete trovati? E’ stato un’esperienza incredibile. Federico ci ha dato tantissimo, umanamente ed artisticamente. Ha rispettato la nostra natura, il nostro mood, e nello stesso tempo ha risvegliato in noi la coscienza di quello che siamo indicandoci una via nuova, ancora più coraggiosa. Quello che lo contraddistingue è l’umiltà. Lo abbiamo notato in studio, quando frotte di ragazzini arrivavano con cd demo in mano, e lui trovava sempre una parola per tutti. Federico ha fatto e continua a fare tanto per la scena indipendente italiana. E’ uno dei pochi sotto contratto major che fa della coerenza un capo saldo quasi esistenziale. E poi arrivano i primi brani in italiano, per voi che avete sempre scritto in inglese... Sì è vero, e anche qui, il merito è di Federico. E’ la via nuova. L’italiano ci ha permesso di sentirci più liberi e, nello stesso tempo, ci ha responsabilizzato ulteriormente rispetto alle liriche. Siamo contenti e nello stesso tempo curiosi di vedere come i nostri fan prenderanno questa piccolagrande svolta. Obiettivo di questo lavoro? Come sempre, arrivare a più gente possibile, in Italia, all’estero, non importa. E’ l’obiettivo di ogni artista. Con We Are Sailing vogliamo raccogliere i frutti di un lavoro che è stato durissimo, bellissimo, e che è durato molti anni.

Le date del We Are Sailing Tour VENERDI 1 APRILE - BLOOM - Mezzago SABATO 2 APRILE - FABBRICARIA - Caserta VENERDI 8 APRILE - MILK - Genova SABATO 9 APRILE - ITALO CALVINO - Loano VENERDI 15 APRILE - CONTESTACCIO - Roma SABATO 16 APRILE - SHELTER - Como GIOVEDI 21 APRILE - SARTEA - Vicenza VENERDI 22 APRILE - K4 - Prague (CZ) SABATO 23 APRILE - BURNING BEATS DANCE PARTY - Brno (CZ) DOMENICA 24 APRILE - ORION CLUB - Tabor (CZ) LUNEDI 25 APRILE - PARUKARKA Prague (CZ) MARTEDI 26 APRILE - VILLA HASENHOLZ - Liepzig (DEU) MERCOLEDI 27 APRILE - SOUPANOVA- Berlin (DEU) GIOVEDI 28 APRILE - IMMER GERN - Berlin (DEU) VENERDI 29 APRILE - CAFE NUN - Karlsruhe (DEU)

In bocca al lupo, ve lo meritate!

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[ ALTROVE racconti e consigli di viaggio ]

E’ tempo di matrimoni:

VIVA LAS VEGAS!

The Venetian Hotel- Las Vegas

[ di Elena Gorla ] Il suo epiteto ufficiale, caro all’amministrazione locale, è quello di Capitale mondiale del divertimento, ma in molti le ritengono più calzante quello di Città del peccato. O la si ama o la si odia e lei di questo è sicuramente ben lieta: lei non concepisce le mezze misure. O si vince o si perde. Si sfavilla o si muore. In lei tutto è estremo, eccessivo, senza sosta, persino il giorno non cede il posto alla notte ma si trasforma in uno sfavillio multicolore. “Las Vegas è diventata l’interpretazione onirica

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di una città uscita da un libro di fiabe: qui un castello tratto da un racconto per bambini, lì una piramide nera con la sfinge e le luci bianche che fendono l’oscurità come il raggio di un Ufo in manovra d’atterraggio, e dappertutto oracoli al neon e schermi rotanti su cui scorrono messaggi di felicità e fortuna, annunci di cantanti, attori e maghi che si esibiscono stabilmente o in tournée, e luci che scintillano invitanti. Ogni ora un vulcano ha un’eruzione di luci e fiamme. Ogni ora una nave pirata affonda una nave da guerra”. Così Neil Gaiman (scrittore, sceneggiatore e giornalista britannico nato a Portchester nel

1960) la presenta in American Gods e qui vi ambienta le vicende della lotta fra le antiche divinità del pantheon mondiale ed i nuovi dei che lì abitano e hanno i loro nuovi templi, “ nuovi dèi che crescono sopra nodi di fede: gli dèi delle carte di credito e delle autostrade, di Internet e del telefono, della radio, dell’ospedale e della televisione, dèi fatti di plastica, di suonerie e di neon. Dèi pieni di orgoglio, creature grasse e sciocche, tronfie perché si sentono nuove e importanti”(cit. American Gods). Di notte, immensa astronave atterrata in pieno deserto del Mojave, si presenta al visitatore


[ ALTROVE ] come un miraggio lontano ed inafferrabile: le sue luci, infatti, la precedono a chilometri di distanza, generando l’illusione, in chi le si avvicini in automobile procedendo sul vecchio percorso della leggendaria Route 66, di non poterla mai raggiungere. Oasi nel deserto, città di frontiera sorta nel luogo di sosta per le carovane che dalla messicana Santa Fe si spostavano verso la California, poiché nella zona esistevano alcuni pozzi naturali che alimentavano delle piccole aree verdi. Essenza del far west, terra arida e selvaggia, terra che tutti calpestavano senza fare propria. Qui la necessità di vincolare in matrimonio cowboy e avventurieri di passaggio il più in fretta possibile divenne presto legge come, del resto, la necessità di spezzare altrettanto rapidamente le unioni precedentemente contratte. Per una pratica di divorzio espressa era, infatti, sufficiente essere residenti nello stato del Nevada, residenza che si otteneva dopo appena sei settimane di soggiorno presso una qualsiasi locanda del luogo. Caldo, polvere e noia. Ammazzare il tempo divenne una necessità. Ben presto le autorità locali si convinsero che legalizzare il gioco d’azzardo fosse la soluzione più efficace e redditizia. Detto questo, dunque, cosa aspettarsi da un viaggio a Las Vegas? Tutto, anche il troppo ovviamente, e per questo merita senza dubbio una visita. In città ogni hotel, ogni casinò, offre una vasta gamma di spettacoli ed intrattenimenti di varia natura ma, al di là dei mutevoli nomi in cartellone, il vero spettacolo è lei, la città, con le sue luci, le sue promesse e le sue bugie. Percorriamo la Las Vegas Boulevard South, più comunemente nota come la Strip, l’immenso viale che dal tramonto all’alba illumina il cielo con le sue luci ed i suoi accesi colori, e addentriamoci nel surreale universo dei suoi hotel a tema. Forse i gondolieri del Venetian che intonano ‘O sole mio facendo romanticamente scivolare le loro imbarcazioni sulle placide acque dei finti canali

Una Wedding Chapel

che collegano una fintissima e dettagliatissima piazza S. Marco ad un altrettanto farsesco ponte di Rialto vi faranno sorridere, forse vi faranno inorridire ma questa è Las Vegas, e questo è solo l’inizio. Poco più in là svetta imponente la Tour Eiffel dell’hotel Paris. Spari di cannone, poi, annunciano la battaglia fra vascelli pirata che infervora poco più in là, al Treasure Island; e ancora lo sfarzo e l’imponenza dell’antica Roma nei colonnati del Caesar Palace; il castello di Excalibur con le sue torri dai tetti rossi e blu che sembrano usciti da un’antica fiaba; la piramide del Luxor, con la sua Sfinge illuminata in colori sgargianti che incombe come un esotico miraggio: Las Vegas, qui nulla è reale ma tutto si può toccare con mano! L’essenza della realtà sulla Strip non si coglie ad occhi aperti. Per afferrare il vero in ciò che vi circonda dovrete fermarvi in un punto qualsiasi, chiudere gli occhi

ed ascoltare. Un suono si presenterà, ovunque, sempre uguale a sé stesso: scrosci di monetine che scendono come una pioggia fortunata dalle onnipresenti macchine mangia soldi. Denaro. Guardando con attenzione, al di là delle luci sfavillanti, attraverso i vetri oscurati degli innumerevoli casinò, non di rado vi capiterà di vedere, seduto a sorseggiare un drink, uno stanco avventore che si fa massaggiare braccio e spalla, anchilosati dalle fatiche di un’intera giornata trascorsa alzando ed abbassando la leva delle slot machine. Lasciamo la Strip e spostiamoci nella zona di Downtown, alla scoperta delle origini della città. Nell’insieme questa parte di Las Vegas è molto meno turistica e farsesca, con la sola, imponente, eccezione di Freemont Street (e della attigua Glitter Gulch, l’area dei casinò a downtown), la più antica strada di Las Vegas,

Uno scorcio di Las Vegas

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[ ALTROVE ] Welcome to Las Vegas

la prima ad essere asfaltata nel 1925. Questa zona, negli ultimi venti anni, era lentamente sprofondata nel declino poiché i turisti, ai suoi storici hotel e casinò, preferivano le nuove ed appariscenti costruzioni della Streep. La soluzione arrivò nel 1995 in pieno stile Las Vegas: un impressionante investimento da 87 milioni di dollari. Un lungo viale pedonale di ben cinque isolati interamente sormontato da una tettoia arcuata in acciaio dotata di dodici milioni e mezzo di LED sincronizzati tramite un computer che proiettano, come su un enorme schermo, spettacoli di immagini e suoni. Ogni spettacolo dura ben sei minuti e, dalle 19 alle 24, viene riproposto ogni ora. Le immagini luminose abbinate ai 550.000 watt di suoni, bisogna ammettere, generano uno spettacolo davvero impressionante, capace di lasciare lo spettatore letteralmente ipnotizzato. Le attrattive e le proposte di questa surreale città, non si limitano al gioco d’azzardo ed alla spettacolare rivisitazione della realtà, un altro buon motivo per venire a Las Vegas può anche essere quello di coronare un sogno d’amore. Come già accennato, infatti, il business dei matrimoni è lo storico cardine che portò alla nascita ed ascesa di questa città. Ancora oggi, ogni anno, sono oltre 150.000 le coppie che si sposano qui, e non pochi di essi sono stranieri. Se non amate le cerimonie sfarzose con cinquecento invitati in perfetto stile italiano, con mamma della sposa che piange, goliardici amici che si dilettano in scherzi allo sposo fra brindisi e discorsetti dedicati all’occasione, se

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guardate con orrore al pensiero di pianificare per oltre un anno il grande giorno, se rabbrividite all’immagine di orde di parenti, zie, prozie agghindate come meringhe che corrono da voi per baciarvi ed augurarvi ogni bene, se preferite un matrimonio più improvvisato, più kitsch, ma anche più intimo e decisamente più economico, questa è la soluzione che fa per voi. In città le Wedding Chapel sono decine, non avrete che l’imbarazzo della scelta. Quasi tutte propongono il “classico” matrimonio a tema Elvis, poi, a seconda del prezzo del pacchetto che sceglierete, l’offerta varia da un semplice Elvis che canta per gli sposi, ad un Elvis che celebra il matrimonio e canta per gli sposi fino ad un Elvis che fa tutto questo all’interno della mitica Cadillac rosa. Inclusi nel prezzo, foto, fiori per la sposa, affitto dei testimoni e, talvolta, giro in Limousine sulla Strip. Tutto questo per un costo variabile fra i 300 dollari e gli 800 dollari. Più rapido ma comunque molto pittoresco è il rito su ruote. A bordo della vostra automobile, motocicletta, ecc, potete recarvi direttamente alla cappella dove, sbrigate le poche formalità burocratiche, l’officiante si affaccerà ad una finestrella in stile take away e celebrerà il rito. Tempo richiesto: una decina di minuti foto incluse. Gli sposini su ruote potranno, quindi, dirigersi verso l’uscita passando col proprio veicolo attraverso il tunnel dell’amore, teneramente affrescato con immagini di angeli e putti. Il costo, in questo caso, si abbatte fino a 60 dollari! E ancora matrimonio a tema antico Egitto, gotico,

intergalattico, Elvis Blue Hawaii, matrimonio ad alta quota su di un elicottero…e quasi tutto ciò a cui possa arrivare la vostra fantasia. Solo una precisazione: nonostante le esigue formalità richieste per la celebrazione delle nozze (presentarsi con un documento di identità al Las Vegas Marriage License Bureau, aperto fino alla mezzanotte dal lunedì al giovedì e in funzione 24 ore su 24 nei weekend e nei giorni di festa, per ritirare la licenza di matrimonio rilasciata subito dopo il pagamento di 35 dollari in contanti, e dirigersi presso la wedding chapel prescelta), il matrimonio è effettivo e valido anche in Italia, andrà solo registrato presso il comune di residenza di uno degli sposi. La mancanza di comunicazione al comune italiano, comunque, non invalida il matrimonio. Per sposarsi a Las Vegas, quindi, è necessario essere celibi o divorziati, una semplice separazione comporterebbe a tutti gli effetti il reato di bigamia. Fra le attrattive di una vacanza a Las Vegas bisogna menzionare anche le meraviglie naturali della zona. Chiaramente, però, per ammirare la natura del Nevada, dovrete avventurarvi fuori città con una delle tante escursioni organizzate (la scelta spazia del classico pullman all’elicottero) o affittando un’automobile. Una visita alla Death Valley (Valle della Morte) vale bene la fatica di macinare qualche centinaio di chilometri. Se poi ve la sentirete di spingervi un poco più in là, fino a varcare il confine californiano, vi suggeriamo una visita a Zabriskie Point, dove nel 1970 Michelangelo Antonioni girò l’omonimo capolavoro. Se avete intenzione di spingervi fin qui, nel cuore del deserto, vi consiglio di rinunciare a rientrare in nottata a Las Vegas e cercarvi lungo il percorso un motel in cui trascorrere la notte. Se invece non avete voglia di macinare strada e non potete perdevi una serata sul tavolo da gioco, vi suggerisco di limitarvi ad una visita alla Gray Line della diga di Hoover. Completata nel 1935, è tuttora l’attrazione numero uno del Nevada. Ma ora basta parlare di natura, Las Vegas, lo avrete capito, è proprio tutta un’altra cosa. Buon viaggio e, naturalmente, buona fortuna!



[ IN CUCCIA Due chiacchere a quattro zampe ]

ASILO DEI CUCCIOLI 2011 Cercasi aspiranti mamme in affitto! L’allattamento

[ rubrica a cura di GABRIELLA ] Ormai ci siamo: è tempo di organizzarci! Latte in polvere, biberon, boule dell’acqua calda, pappe di buona qualità… Come ogni anno, con l’arrivo della primavera, scatta l’emergenza gattini! Vengono ritrovati e portati in ENPA anche a pochi giorni di vita, a volte ancora con il cordone ombelicale attaccato, occhi semichiusi già segnati dalla congiuntivite, pieni di parassiti, talvolta così piccoli da stare nel palmo di una mano e ancora privi delle difese immunitarie che possono derivare solo dal latte materno. Alla radice di tutto, l’irresponsabilità di chi si ostina a non sterilizzare la propria gatta, preferendo poi “risolvere” il problema delle nascite indesiderate

Appuntamento con l’ENPA il 3 aprile Ci vediamo tutti domenica 3 aprile in centro Monza per la presentazione di “Isotta”, la prima unità mobile di soccorso veterinario per le gravi emergenze (terremoti, inondazioni e altri catastrofi)! L’ambulanza, che prende il nome di una gatta salvata tra le rovine di Onna (L’Aquila) dalle Guardie Zoofile ENPA in seguito al sisma del 6 aprile 2009, è stata regalata all’ENPA da Pizzardi Editore, grazie al ricavato di Amici Cucciolotti, il famoso album di figurine. Da aprile a giugno Isotta, che ha come padrino d’eccezione l’inviato di Striscia la Notizia, Edoardo Stoppa, sarà impegnata in un tour nazionale, debuttando proprio a Monza! I bambini e le famiglie brianzoli potranno visitare il mezzo di soccorso insieme ai volontari ENPA, che per l’occasione organizzeranno una manifestazione in Piazza Trento e Trieste con animazione e tante sorprese per i più piccoli!

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in altro modo, abbandonando i cuccioli senza la minima pietà, oppure scaricandosi la coscienza portandoli a qualche associazione. Nel Gattile però è impensabile ricoverare gattini così giovani: nel giro di pochissimo tempo morirebbero. Per far fronte a questa situazione, l’ENPA di Monza e Brianza ideò alcuni anni fa il progetto Asilo dei Cuccioli, dedicato ai piccoli orfanelli che ogni anno, da fine marzo fino in autunno, bussano al nostro portone in cerca di un riparo: si evita così il loro ricovero in Gattile, offrendo loro un soggiorno provvisorio in attesa che crescano e possano essere vaccinati e quindi adottati.

L’identikit della mamma in affitto

La visita veterinaria

Chi può partecipare all’Asilo dei Cuccioli? Volontari dell’ENPA certo, ma non solo! Nel 2010 abbiamo potuto contare sull’aiuto di 29 volontari (spesso coadiuvati dai propri famigliari), ma anche di 21 preziosi collaboratori esterni – studenti, impiegati, casalinghe e pensionati - uniti dal desiderio di salvare la vita a un piccolo felino. Lo scorso anno sono stati ospitati, assistiti, curati e spesso allattati ben 198 gattini, per periodi variabili da pochi giorni a diversi mesi. Le visite veterinarie sono eseguite dai nostri medici veterinari; cibo, medicinali e altri materiali sono forniti dall’ENPA, con tutte le indicazioni e consigli necessari.

quattro ore; vanno allattati con uno speciale latte in polvere (usiamo Primolatte della Bayer) diluito in acqua in micro biberon. Devono essere inoltre aiutati nei loro bisogni fisiologici: mamma gatta li incoraggia a urinare e defecare stimolando il sederino con la sua lingua ruvida; la mamma umana si aiuterà invece con un batuffolo di cotone (o carta assorbente da cucina) inumidito con acqua tiepida! Allattare o imboccare uno o più gattini, e far fare loro i bisogni dopo ogni pasto, richiede un impegno non indifferente in termini di tempo. In compenso, a questa età richiedono poco spazio: possono essere tenuti in un trasportino con copertine e boule dell’acqua calda per mantenere la temperatura costante.

I compiti della mamma in affitto

I gattini della “Scuola Materna”

Nei primi giorni e settimane di vita i micini del reparto “Nido” mangiano spesso, almeno ogni tre-

A 35-40 giorni il piccolo comincia a mangiare cibi solidi. All’inizio, però, bisogna imboccarlo; poi con il passare dei giorni imparerà a mangiare da solo passando nella fase “Scuola Materna”. Il latte viene gradualmente sostituito con cibi omogeneizzati, poi con le pappe tipo mousse e i croccantini per gattini. Il micino fa tre o quattro pasti al giorno; mangia nel piattino e ormai ha imparato a fare i bisogni nella lettiera, quindi è decisamente più gestibile per chi lavora fuori casa.

La nutrizione

INFO: Chi fosse interessato a provare questa bellissima e gratificante esperienza può richiedere ulteriori informazioni scrivendo a gattile@ enpamonza.it. Il Canile/Gattile di Monza in Via Buonarroti 52 è aperto tutti i pomeriggi, tranne mercoledì e festivi, dalle 14,30 alle 17,30. Sito: www.enpamonza.it


[ VERDISSIMO CURIOSITà, PROPRIETà E USI DELLE PIANTE INTORNO A NOI ]

E’ arrivata la primavera!

Alcuni rimedi naturali contro i malesseri dei cambi stagionali

E’ arrivata la primavera! Le giornate si allungano, le prime margherite appaiono sui prati e la temperatura si alza un po’. I nostri amici a quattro zampe cominciano a fare la muta e a lasciare simpatici ciuffi pelosi per tutta la casa. I pollini presto aleggeranno nell’aria, creando non pochi problemi alle persone allergiche. Insomma: la primavera tanto attesa porta sì luce e calore, ma anche qualche disagio e qualche disturbo, specie nel momento del cambio stagionale dove, il nostro corpo, deve adattarsi alle nuove condizioni climatiche e ambientali. Stanchezza, senso di spossatezza, insonnia, dolori mestruali accentuati e persino mal di testa e un senso di malessere possono essere solo alcuni dei sintomi di questi passaggi stagionali che possono mandare in tilt il nostro equilibrio psico-fisico. I rimedi più sani e meno invasivi ci arrivano, come sempre, da madre natura. Chi è affetto da malinconia o leggera depressione può far uso dei Fiori di Bach (si veda Trantran n. 15). L’orzo è consigliato per togliere i gonfiori, mentre un po’ di ginseng, una sostanza ricca di proprietà immunostimolanti, tonificanti e riequilibranti del sistema nervoso, può aiutarvi a vincere il senso di stanchezza che accompagna questi periodi (non a caso il proverbio dice anche: Aprile, dolce dormire!) Il Cardo Mariano, una pianta che fa parte della famiglia del girasole, è utilizzato da più di 2000 anni ed ha proprietà disintossicanti particolarmente valide ed

è molto utile per disintossicare il nostro corpo, sia per il cambio stagionale ma anche dopo un pasto particolarmente pesante (fritture, grassi, ecc). Non a caso è un rimedio naturale d’erboristeria tra i più conosciuti per contrastare le condizioni di sofferenza epatica, epatite infettiva e tossica e le sue proprietà diuretiche sono una valida difesa per il nostro fegato. E’ molto importante, per ristabilire ordine nel nostro corpo ma anche nella nostra mente, avere delle sane abitudini di vita, in particolar modo, per evitare l’insonnia o la fatica di alzarsi dal letto la mattina, è consigliato avere ritmi sonno e veglia regolari (cercare di andare a dormire e di svegliarsi sempre alla stessa ora).Inoltre, con l’arrivo della bella stagione, è consigliato disintossicare il corpo e avere una dieta equilibrata, con una maggiore assunzione di agrumi (vi-

tamina c). Proprio il caldo con la sudorazione che aumenta, può far perdere preziosi minerali e vitamine che vanno reintegrati possibilmente con frutta e verdura fresca anche sottoforma di succhi, spremute e frullati. Gioverebbe molto ai nostri corpi evitare per un po’ l’assunzione abbondante di carni grasse e condimenti per pasta troppo pesanti e preferire pasta, riso, farro e orzo freddo in insalata. Meglio prediligere un po’ di pesce fresco molto indicato per la rapida digeribilità. E’ anche l’occasione per provare la cottura al cartoccio o alla griglia. Da non dimenticare mai: bere sempre molta acqua fresca. Insomma: al di là del voler arrivare alla famigerata prova costume in piena forma, aderire a delle sane abitudini alimentari e di vita può davvero aiutarci a ristabilire anche il nostro equilibrio psicologico che subisce molto il cambio stagionale e lo manifesta con tutti i sintomi che abbiamo elencato. Il nostro corpo e la nostra mente vivono di pari passo e sono entrambi responsabili del nostro benessere. Superiamo gli stravizi delle tavolate di Natale, mettiamo cotechini e zamponi nel cassetto, almeno per qualche tempo. L’inverno tornerà, e con lui il freddo, e allora sarà di nuovo il nostro corpo a richiederci l’energia per sopportare le basse temperature, assumendo cibi più grassi e sostanziosi. Se imparassimo ad ascoltare il nostro corpo, scopriremmo che la natura ci parla in maniera chiara e risolutiva. Buona primavera a tutti!

Filastrocca di primavera Più lungo è il giorno, più dolce la sera. Domani forse tra l’erbetta spunterà qualche violetta: Oh prima viola fresca e nuova beato il primo che ti trova, il tuo profumo gli dirà, la primavera è giunta, è qua. Gli altri signori non lo sanno e ancora in inverno si crederanno, magari persone di riguardo, ma il loro calendario va in ritardo. (G. Rodari)

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[ BRIGANTIA STORIA,

LEGGENDE ED ESCURSIONI NELLA NOSTRA VERDE TERRA ] CIRCOLO GAIA USMATE VELATE

Il Bosco della Cassinetta

Legambiente a Usmate Velate, un buon esempio da seguire (Le informazioni per questo articolo ci sono state gentilmente concesse da Legambiente, Circolo Gaia di Usmate Velate)

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[ BRIGANTIA ]

Il Bosco della Cassinetta collega i nuclei abitativi di Usmate e Velate e si estende per più di 17 ettari tra vallette (Boschina e Valfredda), balze (Ronchino), boschi e campi coltivati. Trantran ha deciso di parlarvi di questa area naturale non solo per la sua bellezza, per la possibilità di rilassati passeggiate o per le tante attività che vi si organizzano, ma anche e soprattutto per il valore etico e ambientale di questa area. Il Bosco della Cassinetta e il Noceto del Molgora, infatti, fanno parte del progetto RETENATURA, promosso da Legambiente a livello nazionale. RETENATURA vuole (tramite interventi di rinaturazione e miglioramento boschivo, creando percorsi naturalistici, studiando la salute degli ecosistemi e organizzando squadre di volontariato) far tornare a dialogare lo spazio urbano con il paesaggio rurale, i boschi, le strade, le sorgenti, i campi coltivati, gli alberi e le pietre. Vuole, insomma creare una frequentazione e una gestione attenta degli spazi naturali da parte del cittadino. Nel 1995 i volontari di Usmate Velate aderirono alla campagna Puliamo il mondo e hanno pulito parte dei boschi della Cassinetta. E così, negli ultimi 10 anni, questo luogo è stato adottato da Legambiente ed è protagonista di molte iniziative: giornate di volontariato, percorsi di educazione ambientale e feste. E’ stato realizzato anche un percorso con cartelli che permette di conoscere le varie specie di piante, cercando sempre il miglior compromesso tra l’accessibilità al pubblico e il rifugio degli animali. Grazie agli oculati interventi di gestione il bosco si presenta oggi ricco di specie vegetali e di biodiversità e, specie con l’arrivo della primavera, si può godere, con una semplice passeggiata, delle fioriture di anemone (Anemone nemorosa) che ricoprono il sottobosco di fiorellini bianchi, un tappeto quasi uniforme punteggiato qua e là dal giallo dei fiori di favagello (Ranunculus ficària). Il territorio di Usmate Velate anticamente segnava il confine meridionale della Brianza, con lunghe e fittissime boscaglie, che sembravano quasi voler fisicamente difendere la terra briantea. Dal Settecento ad oggi ha subito, come molti altri territori, una trasformazione quasi radicale, pertanto è ancora più importante la tutela di queste aree naturali che possono anche servire a rieducare i cittadini verso il rispetto e il

Come raggiungere il Bosco della Cassinetta Usmate Velate si trova a circa 13 Km a Nord di Monza e 25 km a Nord est di Milano. Il Bosco della Cassinetta si trova lungo il lato nord di Viale Europa, dietro la scuola media e la cascina Vega Il territorio comunale è raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Carnate-Usmate con: - linea Tirano-Sondrio-Colico-Lecco-Milano - linea Bergamo-Milano - linea Seregno-Carnate/Usmate

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[ BRIGANTIA ] Nella pagina precedente Il sentiero nel bosco della Cassinetta Alcuni bambini che si occupano dell’orto In questa pagina La mappa della Cassinetta Gli orti didattici

buon uso dell’ambiente. Inoltre le prime ondulazioni del comune di Usmate Velate sono la testimonianza delle grandi glaciazioni quaternarie ed i segni delle successive fasi di avanzata e ritiro dei ghiacci e sono conservate nelle forme delle colline moreniche. Proprio tra Usmate e Velate, in prossimità della Cassinetta, è ben visibile la scarpata formatosi dopo la glaciazione più antica Mindel (480.000 anni fa). Attualmente il Bosco della Cassinetta è interamente proprietà del comune di Usmate Velate ed e’ inserito nel Parco locale (di interesse sovra comunale) dei Colli (Arcore, Camparada, Lesmo).

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Sempre nell’intento di educare e coinvolgere i cittadini, sin da piccoli, al rispetto dell’ambiente vi è anche un orto collettivo curato da alcuni bambini della scuola elementare e dai loro genitori. Al limitare del bosco c’e’ un piccolo fienile diroccato che, col tempo, dovrebbe essere ristrutturato e diventare un centro di educazione ambientale. L’amministrazione comunale ha, inoltre, recentemente aderito al progetto Custodia del Territorio (vedi sito www.custodiadelterritiorio.it) inserendo i 18 ettari del Bosco della Cassinetta come primo comune italiano. A Maggio sarà organizzata una camminata nel bosco organizzata dal PLIS dei colli ( si veda per maggiori dettagli www.parcocollibriantei.it): una

manifestazione podistica non competitiva, che si svolge proprio attraverso i boschi, le cascine, la campagna ed i luoghi più suggestivi dei colli briantei. Come abbiamo evidenziato più volte in questa rubrica, spesso dimentichiamo o ignoriamo le rarità e bellezze naturali che la nostra terra ci offre. A pochi passi dalle nostre città e dai nostri paesi noi brianzoli abbiamo la fortuna di poter godere di aree verdi di incommensurabile bellezza e ricchezza. Arricchite ulteriormente, come in questo caso, dall’impegno di queste associazioni e dei cittadini stessi.


[ NONSOLOMONZA... ]

MUGGIò

Il logo della Pro Loco

una città tutta da scoprire

[ di Adriana Colombo ] Abbiamo deciso di tornare a Muggiò e, come prima cosa, siamo andati a scambiare quattro chiacchiere con i rappresentanti dell’Archivio storico della Pro Loco, che è anche la sede dell’Università della Terza Età, per farci raccontare un po’ di storia ma, soprattutto, per avere una panoramica di ciò che accadrà in città nei prossimi mesi. Innanzitutto ci consigliano di fare una bella passeggiata per le vie del centro, partendo da Villa Casati e arrivando all’omonimo Mausoleo all’interno del cimitero. Nel Mausoleo Casati sono sepolti, infatti, tutti i membri della famiglia a partire dal Risorgimento; all’interno vi è anche un’epigrafe scritta da Alessandro Manzoni in memoria della contessa Teresa Confalonieri Casati (Ndr. 1787 – 1830, moglie del conte Federico Confalonieri morto a Spielberg e tra i protagonisti dei moti del Risorgimento.) Teresa Confalonieri passò alla storia con la definizione di “un’ostinata giardiniera” perché si offrì di trucidare col proprio stiletto (che portavano tutte le giardiniere nel legaccio) un distinto Generale austriaco. Proprio lei disse: “Io voglio perpetuare il mio nome nel sangue di codesto Generale di un governo odiato, e dare alla posterità un esemplare segno di vero patriottismo.” Dopo la condanna a morte del marito per Lesa Maestà, in occasione della fine dell’anno 1823, il 29 Dicembre, Teresa raccolse trecento firme di personaggi famosi, tra cui Manzoni, il vescovo Nava e l’arcivescovo Gaisruk, contro la sentenza; a Milano si rischiava l’insurrezione; ma il 6 Gennaio alla consegna della lettera, l’Imperatore aveva già commutato la pena in dura carcerazione. Altra cosa imperdibile di Muggiò è il dipinto dell’Hayez il Cristo in croce con la Maddalena, nella Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, che è “incorniciato” da due lesene d’altare attribuite al Canova. (Ndr.. Oggi nella chiesa si può ammirarne una copia poiché l’originale è

conservato nel Museo Diocesano di Milano). Se il clima ve lo consente, ci suggeriscono anche un giro, magari in bicicletta, vista la quantità di piste ciclabili, al Parco del Grugno Torto Villoresi; tra l’altro il 22 maggio il Parco sarà in festa e organizzerà, al suo interno, dei particolarissimi percorsi (dedicati in primis ai bambini) che mirano alla scoperta delle barriere architettoniche che l’uomo crea rispetto agli animali. Il 14 maggio il CAI (Club Alpino Italiano) organizzerà la 10° Festa di Primavera W la Mamma. A giugno, ormai da dodici anni, si svolge A Partilha Festival dei Popoli, manifestazione benefica volta alla sensibilizzazione sulle realtà del Sud del Mondo e alla raccolta di fondi da devolvere ai progetti dell’Associazione Missionaria dom Helder Camara. Nello stesso mese hanno normalmente luogo la Festa dello Sport e la Sagra del Pesce. A Novembre vi sarà la mostra, che durerà due settimane, organizzata dall’Archivio storico della Pro Loco di Muggiò che mira, non solo a presentare il Memory Muggiò (il classico gioco di memoria, dove bisogna ritrovare le coppie di carte uguali che, in questo caso, raffigureranno monumenti o paesaggi di Muggiò), progetto realizzato in collaborazione con gli allievi e gli insegnanti dell’Istituto Salvo D’Aquisto, ma anche a coinvolgere i cittadini offrendo loro un modo inconsueto di vedere e riscoprire Muggiò! Come ultima cosa vorremmo parlare dell’Archivio Storico della Pro Loco del Comune di Muggiò che, grazie a un grande lavoro di raccolta, conta ora tra i suoi beni più di 1000 libri che trattano della storia della Brianza e sta cercando di entrare nel sistema bibliotecario come fondo speciale. Insomma, lo possiamo proprio dire: Muggiò è una città da scoprire e che offre molte alternative culturali e d’intrattenimento!

Qui sopra: Santuario della Madonna del Castano, prima che fosse tolto il porticato In alto a sinistra: Memory Muggiò

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[ I SEGRETI DELLO CHEF ]

Le botti

A Monza fra le cantine del Friuli… A partire da questo numero, Trantran inizia ad avvalersi della preziosa collaborazione di Marco Riva, il nostro “viaggiatore degustatore” curioso ed appassionato di vini ma anche ottimo cuoco, sempre alla scoperta di nuove realtà vinicole e di nuovi sapori disseminati nell’ampio e diversificato territorio lombardo e nazionale. D’ora in

Un’abbinata perfetta: Merlot e arista di maiale con vino rosso e ginepro Ingredienti: 800 gr di carne di maiale arrotolata, già bella che pronta per essere cucinata, 1 cipolla, olio extra vergine d’oliva, 2 bicchieri di vino rosso, 10 bacche di ginepro, 2 foglie di salvia, sale, pepe

avanti, quindi, oltre alle ricette proposte dai nostri ristoranti brianzoli, potremo avvalerci delle talentuose papille gustative di Marco che ci consiglierà ottimi vini da abbinare alle ricette degli chef. In abito scuro, cravatta e occhiali da sole, la nostra impertinente “iena”ci condurrà, in maniera semplice ma efficace, nel mondo dei gusti e dei sapori di cui il Belpaese è notoriamente ricco. In onore di Marco, oggi andiamo quindi alla scoperta di profumi sapori friulani attraverso le proposte della Cantina la Frasca di Monza. Qui ci riceve la cantiniera, la sig.ra Maruschka, che ci accoglie con cordialità e ci spiega, con passione, l’offerta della cantina ed il perché della scelta dei produttori, rigorosamente friulani, che qui si possono conoscere: “L’amore per questa terra”, racconta, “ha radici profonde, io, infatti, sono d’origine friulana e conosco molto bene le zone di produzione e le aziende produttrici che qui propongo. Ci tengo a precisare che questa non è un’enoteca ma una cantina, e questa distinzione è fondamentale perché presuppone un

richiamo alla tradizione vinicola che qui proponiamo. A differenza delle enoteche, qui in cantina vendiamo anche il vino sfuso, come si faceva una volta presso le cantine delle aziende agricole, conservato nelle grandi botti che qui vedete. Naturalmente trattiamo anche vini imbottigliati direttamente presso le aziende produttrici, ma si tratta sempre di prodotti legati al territorio friulano e triveneto. Ottimi vini, rossi e bianchi, e, naturalmente, prosecchi, molto apprezzati soprattutto fra la clientela più giovane che non rinuncia alle bollicine. Fra questi, ad esempio, proponiamo un ottimo prosecco superiore di Conegliano extra dry millesimato dell’azienda Salatin che ha riscosso ottimi riconoscimenti anche al Vinitaly 2009. Tramite la degustazione presso la nostra cantina dei prodotti imbottigliati, abbinati alle specialità gastronomiche friulane, vogliamo che la nostra clientela, soprattutto i giovani, possano, giorno per giorno, avvicinarsi alla scoperta di profumi e sapori legati alla tradizione. Maruschka e Marco chiacchierano a lungo finché lui, incuriosito da quanto raccontatogli da Maruschka su quell’azienda produttrice, decide di procedere alla degustazione di un Merlot dei colli orientali di Prepotto, zona che produce vini dai profumi intensi e particolari, prodotto dall’Azienda agricola Colli di Poianis. L’opinione di Marco: un vino dagli intensi profumi di frutti rossi, erbaceo, caratteristica tipica dei Merlot, avvolgente e di buona acidità. Con cosa lo vogliamo abbinare? Sicuramente con i salumi tipici del Friuli, soprattutto con un buon salame con l’aglio della zona di Valdobbiadene, ma anche con i formaggi tipici, primo fra tutti il famoso Montrasio, meglio un prodotto di media stagionatura, dai tre ai cinque mesi, che è abbastanza pastoso ma non troppo forte o con un Saporito delle Valli, altro formaggio tipico friulano con un po’ di occhiatura (Ndr. Presenza all’interno della pasta del formaggio di bolle d’aria di piccole dimensioni formatesi durante la maturazione). Naturalmente si abbina benissimo anche agli arrosti ed alle carni rosse.

Scaldare in una casseruola due cucchiai di d’olio extravergine d’oliva e soffriggere la cipolla tagliata a fette sottili. Aggiungere l’arista di maiale, rosolare la carne su tutti i lati fino a formare una bella crosticina. Bagnarla con un bicchiere di vino rosso e lasciare evaporare avendo cura di rigirare bene la carne. Aggiungere la salvia, il ginepro, sale e pepe. Lasciare cuocere a fuoco moderato per oltre un ora (il tempo di cottura varia a seconda del peso dell’arrosto). Quando necessario bagnare con un altro bicchiere di vino. Lasciare raffreddare prima di tagliare a fette e riscaldare le fette nel sugo prima di servire. Guarda il video su www.trantran.net e segui Marco nelle suoi viaggi attorno a vini e sapori su http://ilbeverino.blogspot.com

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Maruschka e Marco


[ REALITY ]

REALITY Venti domande per vedere la Brianza con gli occhi dei brianzoli

DANIELA Età 22 a luglio. Dove sei nata? Carate Brianza. Dove vivi? Biassono. Vivi da solo o con la famiglia? Con la famiglia Destra o sinistra? Devo ancora scoprirlo. Che lavoro fai? Barista a tempo pieno. Cosa ti piace di Monza e Brianza? Mi piace tutto! Sono orgogliosa di vivere nel mio paese. La gente lavora e si diverte nello stesso tempo. Le persone, compresa me, hanno voglia di creare, costruire e sperimentare con la

speranza nel cuore e la fiducia verso gli altri! Associazione d’idee. Se ti dico verde... La Villa Reale di Monza che mi ha ospitato in molte giornate estive e mi ha fatto divertire con altrettante sere stellate grazie agli spettacoli organizzati all’interno. Cena... Una serata a lume di candela con la persona amata, ovviamente accompagnata con pesce e vino e bianco. Vai al parco? Quando c’è bel tempo, ne approfitto

subito per farmi una bella pattinata, mi serve per uscire dagli schemi e fondere corpo, mente e natura. I colori della natura secondo me fanno bene al pensiero e alla riflessione, per staccarsi dalla quotidianità. Chi è Dario Allevi? Allevi è un bell’uomo che ha grandi responsabilità e si dedica ai problemi della società di MB per garantire un presente e un futuro migliore. Dai un voto a Monza e Brianza 10! Mi piace il mio territorio, non ci manca niente e ho fiducia in chi

si occupa della salvaguardia sia del territorio che di noi cittadini. Ai trasporti in Brianza? 6. Sono abbastanza organizzati, ma ci dovrebbe essere più distribuzione dei biglietti e un abbassamento dei prezzi. Al commercio in Brianza? 9. Se non in Brianza dove vorresti vivere? Al mare! Esprimi un desiderio. Basta guerre! Basta menti limitate! Più amore e rispetto verso gli altri! Metropolitana a

Monza: favorevole o contraria? Favorevole. Dimmi un proverbio. Quanta ul suu el tramunta, l’asen se ‘mpunta.

Dì qualcosa ai nostri lettori. Leggete Trantran e prendete il “tram tram”, magari la prossima volta la foto sulla pagina è vostra!

ALAN GIO’ Età 28. Dove sei nato? Vedano al Lambro. Dove vivi? Vedano al Lambro. Vivi da solo o con la famiglia? Con mamma e sorella. Destra o sinistra? Destra. Che lavoro fai? Impresa edile. Cosa ti piace di Monza e Brianza? L’autodromo.

Associazione d’idee. Se ti dico verde... Giallo. Cena... Amici. Vai al parco? Sì. Chi è Dario Allevi? Il Presidente della Provincia di Monza e Brianza. Dai un voto a Monza e Brianza Sette. Ai trasporti in Brianza? Otto. Al commercio in Brianza?

Sei. Se non in Brianza dove vorresti vivere? Milano o Roma. Esprimi un desiderio. Non si dice altrimenti non si avvera. Metropolitana a Monza: favorevole o contrario? Favorevole. Dimmi un proverbio. Chi disprezza compra (per la mia amica Ambra). Dì qualcosa ai nostri lettori. Leggete molto come me!!

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[ RACCONTIAMOCI ]

Mario Rusca:

il poeta che abbracciava gli alberi è difficile raccontare. Avete mai provato ad abbracciare un albero? Il rapporto tra parola e immagine. Parliamo di Caddero parole dal tempo…. Sono due cose che mi appassionano entrambe. Io ho cominciato a fare film all’età di sedici anni. Sono un amante dei dettagli, dei particolari, delle piccole cose. Perché è nel micro che noi scopriamo il macro, il macro dell’universo. Già nel 1970 io avevo fatto un filmato su una poesia che, tra l’altro, arrivò sesto al Festival di Cannes quando ancora vi era una categoria cine-amatoriale. Dopo quell’esperienza mi sono entusiasmato ed ho perseguito quella via. Difatti, lo stesso anno, avevo realizzato un filmato su una canzone di Lucio Dalla, 4 Marzo del ‘43, vincendo un sacco di premi e la cosa mi meravigliava! Ho capito solo due anni dopo il perché di questo successo: primo perché era un corto e poi era un videoclip, e i primi videoclip sono usciti nel 1972, quindi due anni dopo. In pratica sono stato un pioniere. Allora nessuno lo sapeva, oggi vorrei che si sapesse che sono il pioniere dei video sulle poesie! Caddero parole dal tempo… è accompagnato da un dvd con alcune delle poesie contenute nel libro e poi anche il cd con le poesie lette in studio. La poesia è un momento magico, viscerale, un momento che non saprei spiegare. E’ come se l’universo ti dettasse qualche cosa che tu metti nero su bianco e poi rimane. Non è come la prosa dove copi, incolli, cancelli, revisioni…la poesia è un qualche cosa che ti viene dettato dall’Universo. Tu cambierai un punto, una virgola ma non altro: la poesia è un istante magico, dove si è in contatto con l’Universo. Nelle tue poesie è molto forte il legame e la metaforizzazione della natura. Qual è il tuo rapporto con essa? E’ una bella domanda, alla quale rispondo molto volentieri. Io, da bambino, sono cresciuto in Alto Adige. Avevo vicino a me un bosco. A due anni e mezzo vivevo da solo in casa perché la mamma lavorava, il papà era giornalista in giro per l’Italia. Io, anche quando pioveva, scappavo nel mio bosco, e abbracciavo gli alberi. Ero amante degli uccellini, osservavo le piccole cose…ed ancora adesso rimango bambino davanti alla natura e ai suoi dettagli meravigliosi.

[ di Marta Migliardi ] Mario Rusca, nato a Genova nel 1942, non è solo un poeta. E’ un osservatore, un uomo colto, poliglotta e cosmopolita che riesce a trasportare le sue emozioni in parole, immagini e suoni e a coniugarli (come nel libro di versi e audio-video poesia di Caddero parole dal tempo…) con un tocco di eclettica creatività, con la spontaneità di chi frequenta abitualmente sia le discipline visive sia quelle letterarie. Il bambino di Eraclito, che gioca a dadi con il tempo, e lo rende eternità. Un gioco che si svolge con naturale genialità e che dalla natura viene ispirato. Parole semplici, dettate dalla sua osservazione dell’universo e che rimangono ancorate al suolo con la magia tipica di chi sa rendere facile anche ciò che spesso, emotivamente,

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Non credi che la poesia raccontata tramite un dvd audio-video possa, in realtà, essere un escamotage per chi, purtroppo sempre più spesso, oggi si allontana dalla lettura? Io mi rendo conto che oggi in questa società globalizzata, abbiamo sempre meno tempo. Usiamo la parola tempo in maniera sbagliata. Bisognerebbe pensare al tempo godendo il momento presente, già pensando che ne avremo un ricordo nel futuro sul passato appena passato. Per cui i tre tempi insieme: il passato, il presente e il futuro. Cosa significa interpretare una poesia? E’ vero che, per un poeta, la sua opera muore nell’atto stesso in cui viene pubblicata o divulgata? Io penso che sia come creare un figlio. Si fa fatica. Si ha un entusiasmo particolare. Si rilegge una sola volta e poi si da al pubblico. L’emozione


[ RACCONTIAMOCI ] Nel tuo libro parli molto di e da paesi lontani (sappiamo che sei un grande viaggiatore). Qual è il tuo concetto di ritorno? Il concetto di ritorno ha a che fare con le radici ed io penso che le radici nascano in una persona nell’infanzia. Perché noi assorbiamo tantissimo nell’infanzia, soprattutto nel momento in cui iniziamo a costruire la nostra personalità. Si comincia già a due anni e mezzo e anche le vere amicizie sono quelle che sono nate con te, quelle delle scuole. Il ritorno alle radici per me conta tantissimo, ed è il motivo per cui mi sto spostando di nuovo in Alto Adige, dove ho passato i miei primi 14 anni, che sono stati molto importanti per me, a contatto con la natura. Ed ecco perché osservare la natura, i particolari, i boschi fa parte della mia essenza. Sono più legato alla montagna che al mare.

che tu provi in quel momento, se riesci a trasmetterla al lettore, al fruitore finale, ti da una grande soddisfazione. Ti gratifica. Io penso che ci si metta in sintonia di emozione e, a questo punto, si raggiunge lo scopo. La poesia non è fine a se stessa, per se stessi, non è, ovviamente, riconducibile ad una questione economica: è un piacere intimo, interiore e viscerale. Sappiamo che parli ben otto lingue. Come adoperi questa tua conoscenza nella poesia? Pensi sia possibile tradurre una poesia in un’altra lingua senza snaturarla? Non credo che si possa tradurre una poesia in un’altra lingua, a meno che non sia una lingua neolatina, quindi affine all’italiano. Per esempio io ho scritto delle poesie in spagnolo, in francese che sono lingue che sono molto simili, sia come metrica sia come musicalità alla nostra lingua madre, l’italiano. Se io dovessi tradurre una mia poesia in tedesco, dovrei cambiare un po’ per mantenere quell’interesse, quell’emozione e dovrei usare altre parole, ovviamente. Il contenuto potrebbe essere lo stesso ma con parole ben diverse. Io ho fatto un esperimento nuovo che è compreso in questo libro, Caddero parole dal tempo… e c’è una poesia dove ogni riga è una lingua diversa. S’intitola Egemonia della parola, e ci sono undici lingue diverse. Ed è un po’ una sorpresa perché uno legge e c’è una riga in francese, una in spagnolo e finisce addirittura col latino, che è una lingua che mi piaceva quando studiavo e solo quando si gira pagina c’è la traduzione, però senza spiegarlo, lo si capisce dalla terza riga perché è la stessa riga italiana vista nella pagina precedente. E’ un escamotage ma è anche una sorpresa per il fruitore finale della poesia. In questo caso sono riuscito a dare la stessa metrica e la stessa musicalità sia in quella in undici lingue, sia in quella in Italiano.

Hai scritto anche un libro per bambini Le tre sorelle. Come cambia la visuale dell’autore quando si riferisce al mondo dell’infanzia? L’autore diventa infante a sua volta. Io mi trovavo in volo da Los Angeles al Messico, perché per 42 anni ho lavorato nella moda, e quindi ho girato il mondo. Ho cercato di rimettermi nei panni di un bambino e, pensando a mia figlia che allora aveva 6 o 7 anni, in volo, ho scritto questo libro senza nessuna sosta. Fra l’altro, proprio in merito a questo libro, qualche giorno fa, la televisione austriaca, che aveva saputo che era stato tradotto anche in arabo, mi ha intervistato. Proprio in questo momento lo sto traducendo anche in tedesco, per cui diventa un libro didattico, oltre che psicologico, oltre che educativo. E’ stato usato, infatti, due anni fa da alcune scuole italiane della Lombardia e dell’Alto Adige, mi chiamano anche per delle letture nelle scuole e i bambini li vedo attentissimi. Ed è bellissimo ritornare a essere bambino, mescolarsi con loro. Oltretutto questo libro si avvale di disegni bellissimi creati da Duilio Biancini che, per chi non lo sapesse, è stato l’inventore di Tiramolla, Geppo, Nonna Abelarda, personaggi che abbiamo ancora nel cuore. Questi disegni fatti in maniera così carina e gentile rappresentano tre gocce d’acqua internazionali: tear (lacrima in inglese), rugiada e tropfen (goccia in tedesco). Il viaggiare di queste tre gocce insegna ai bambini tutto il ciclo dell’acqua, che è un elemento importantissimo e noi sempre più ci rendiamo conto di quanto sia importante nel nostro mondo.

pensi e cosa provi per questa terra? La Brianza mi vede suo cittadino dal 1979. Prima ho vissuto a Milano, poi in Svizzera, sono un po’ un cittadino europeo, cosmopolita. In Brianza io ho ritrovato parte dell’Alto Adige, io ho abitato, infatti, per otto anni a Sirtori, poi a Viganò, attualmente sono sul lago di Oggiono, già molto amato da Stendhal, Goethe e Paolina Bonaparte, e ho questa casetta a pochi metri dalle canne di bambù e dagli aironi. Ed io, su questa panchina in sasso paleolitica vicino a un ulivo secolare, io ogni volta che mi fermo in questa prospettiva e osservo la natura intorno, mi sento in un film. Di fronte ho il Cornizzolo, questo lago piccolo, che ora è tornato anche pulito, che è sempre una fonte d’ispirazione incredibile. Progetti per il futuro? Io sono una persona che si diverte a parlare con il filosofo come con il contadino e, spesso, imparo più dal contadino! Io sono sempre disponibile, anche qualora mi voleste chiamare per fare letture con il pubblico. Il 17 Marzo sono stato, tra l’altro, a Besana Brianza a Villa Filippini, al Circolo Pickwick, che ha proposto il mio libro con il filmato. Inoltre, come dicevo, il libro Le tre sorelle, in italiano e in tedesco, dovrebbe uscire proprio quest’anno e diventare un libro didattico e, come sempre, nella seconda edizione si migliora! E, francamente, non vedo l’ora di vedere la gioia riflessa negli occhi dei bambini! Per qualsiasi informazione o curiosità scrivete a: mariorusca3@alice.it Nella pagina precedente La copertina del libro Caddero parole dal tempo... In questa pagina In alto: Mario Rusca Sotto: la copertina del libro Le tre sorelle

Cinque cose per cui vale la pena vivere… Uno: non avere rimpianti. Due: l’amore. Tre: l’amore per la natura e i bambini. Quattro: l’istruzione e a questo punto ci metto dentro le lingue che sono un grimaldello, la via per conoscere altri paesi. Cinque: riuscire a vedere la positività e le cose belle della vita. Sei spesso a Monza e in Brianza: cosa

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[ L’ANGOLO DEL PENDOLARE ]

I parcheggi della stazione di Villa Raverio

UNA DIFFICILE CONVIVENZA [ rubrica a cura di Juri Casati ] Sull’ultimo numero di Trantran abbiamo pubblicato una lettera della nostra lettrice Luciana che segnalava la presenza di diversi parcheggi con obbligo di disco orario – e ovviamente inutilizzabili dai pendolari - nei pressi della stazione di Villa Raverio. Il problema posto da Luciana introduce un tema di più ampia portata e cioè quello dei parcheggi intorno alle stazioni. A questo proposito ci sono almeno due aspetti da tenere presenti. In primo luogo le stazioni dei treni non possono essere isolate in mezzo al nulla senza servizi quali appunto i parcheggi e le aree di sosta degli altri mezzi pubblici come i bus e i taxi. Senza questo essenziale “contorno” le stazioni sarebbero irraggiungibili dai viaggiatori e non servirebbero allo scopo. Tuttavia, in secondo luogo, una stazione incide sulla qualità della vita delle persone che le vivono accanto per via del forte afflusso auto al mattino e del forte deflusso serale nonché della sosta – talvolta selvaggia - delle auto dei pendolari nelle vie circostanti per tutta la giornata. A Villa Raverio, una frazione di Besana in Brianza che ha una stazione con un solo binario sulla linea Milano-Molteno, abbiamo un chiaro esempio di questo tipico attrito tra le esigenze dei pendolari e le ragioni dei residenti. Io ho visitato la stazione alle 16.00 del 24 febbraio 2011 e ho trovato questa situazione: di fianco alla stazione c’è un parcheggio apposito per i pendolari con oltre 80 posti auto, dotato di un posto per i portatori di handicap e di una rastrelliera per le biciclette. Nella via davanti alla stazione ci sono ancora circa quindici posti auto. Sempre davanti alla stazione ci sono anche 6 posti a disco orario inutilizzabili dai pendolari. Alle ore 16.00 i posti auto dell’apposito parcheggio dei pendolari e quelli davanti alla stazione erano occupati al 90% circa. Ciò significa che al mattino – e so-

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prattutto d’inverno - i posti sono occupati tutti o quasi tutti. E i 6 posti con il disco orario? Io ne ho trovato occupato (irregolarmente) solo uno mentre gli altri cinque erano liberi. È ovvio che questa situazione faccia imbestialire chi arriva in stazione al mattino e non trova il parcheggio… e magari il treno sta arrivando… e a Villa Raverio ne passa uno ogni tanto… e non si può fare un altro ritardo in ufficio... e là ci sarebbero dei posti, ma sono con il disco orario. Sentiamo però l’altra campana. Un commerciante che ha l’attività proprio davanti a questi sei parcheggi a disco orario mi ha fatto pressappoco questo discorso: “I parcheggi con il disco orario servono ai residenti. Per esempio in questa via ci sono un negozio di alimentari, un Il binario di Villa Raverio

geometra, un’assicurazione e via dicendo. Se non ci fossero i posti con il disco orario i clienti come farebbero a parcheggiare? Mi rendo conto che sono posti ambiti perché ben illuminati e comodi, ma i pendolari hanno i loro spazi”. Bisogna riconoscere che il discorso ha una sua logica poiché la proporzione tra i parcheggi con il disco orario e i parcheggi per pendolari è del 95% a 5% a favore dei pendolari. Inoltre una “guerra tra poveri” non risolverebbe il problema dal momento che, se anche si dimezzassero questi posti a disco orario, i pendolari guadagnerebbero solo tre posti, cioè niente. Un punto deve essere invece considerato con più attenzione: la domanda di trasporto ferroviario per i pendolari in Lombardia cresce costantemente a un ritmo del 2/3% all’anno da oltre dieci anni a questa parte. Pertanto è necessario che, a questa crescita della domanda, segua un adeguamento dell’offerta. Tuttavia l’offerta di trasporto su ferro non può essere costituita solo dai pur essenziali treni, ma deve essere corredata anche dai servizi esterni alle stazioni. E uno di questi servizi è la possibilità di parcheggiare. Pertanto la crescita della domanda di trasporto ferroviario che si sta registrando in Lombardia non è un problema che deve essere affrontato solo da RFI, Trenitalia e Centostazioni, ma è anche un problema delle Amministrazioni comunali e provinciali che devono garantire parcheggi capienti – e, se necessario, allargando i parcheggi esistenti così come è stato fatto a Monza e a Lissone - e soprattutto, visto che i parcheggi non posso essere ingranditi all’infinito, potenziando i mezzi pubblici da e per le stazioni. Questo anche per garantire un buon rapporto tra residenti intorno alle stazioni e pendolari. Robert Frost, il grande poeta e filosofo, infatti, diceva: “Buoni confini fanno buoni vicini”.


[ DI TUTTO UN PO’ SVAGO GIOCHI CURIOSITà ]

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IL FLOATING E ALTRI TIPI DI BLUFF [ rubrica a cura di UTGaber ] Negli appuntamenti più recenti ci siamo concentrati sul gioco post flop cercando di identificare e inquadrare le diverse strategie che si possono adottare in questa fase del gioco, e i differenti tipi di puntate che meglio si adattano ad essere piazzate nelle diverse situazioni. Lo scorso mese abbiamo focalizzato l’attenzione sulla continuation bet (c-bet), ovvero la puntata piazzata dopo il flop dal giocatore che per primo aveva rilanciato preflop. Abbiamo detto che si tratta sostanzialmente di una mossa standard, talmente diffusa tra i giocatori soprattutto di ultima generazione da dover essere messa in conto con quasi totale certezza nel momento del nostro call. Oggi ci concentreremo invece sulla contromossa per rispondere a una simile tattica, cioè il cosiddetto Floating. Il floating può essere considerato uno dei bluff tecnicamente più avanzato, si tratta infatti di un bluff su due turni di puntate, ed è un’arma nell’arsenale dei giocatori più esperti e consumati di Hold’Em. Il concetto è di per se semplice, più complesso è invece capire quando e contro quale avversario è più corretto decidere di seguire una simile tattica. Fondamentalmente si tratta di chiamare la c-bet del nostro avversario al flop per poi puntare o controrilanciare al turn al fine di vincere il piatto senza girare il river. Il principio dietro questo tipo di bluff è abbastanza ovvio: chiamando la puntata del nostro avversario potremmo facilmente indurlo a pensare che stiamo giocando in slow-play una mano molto forte, o che comunque abbiamo allacciato il flop. Spostandosi l’azione sulla street successiva la maggior parte dei giocatori che abbiano piazzato una c-bet sul flop senza aver legato nulla non continueranno ad aggredire il piatto se il turn non è stato loro favorevole. Probabilmente faranno check - o se lo stack lo consente piazzeranno una debole Blocking Bet (una puntata eseguita con l’intento di non lasciare a noi la decisione sulla dimensione della puntata). A questo punto piazzando una puntata solida (o controrilanciando) avremo ottime probabilità di vincere il piatto. Il motivo per cui il floating risulta più spesso vincente rispetto ad un bluff più aggressivo sul flop risiede nel fatto che limitandoci al call rischiamo meno chips di quante faremmo con un reraise, mentre le stesse chips che non abbiamo investito al flop daranno al turn una maggiore fold equity di quanta non ne possano avere nella street precedente. In poche parole limitandoci a chiamare evitiamo che il piatto salga eccessivamente, e abbiamo un’occasione in più per ricevere informazioni sulla forza della

mano del nostro avversario, nonché maggiori possibilità di indurlo al fold avendo una sola carta rimasta da girare e potendo piazzare una scommessa importante in proporzione al piatto senza però dover investire un’eccessiva quantità di chips. Una condizione pressoché essenziale per giocare un floating è essere in posizione rispetto all’avversario, il che significa come sappiamo sedere alla sua sinistra, e quindi parlare per ultimo. È naturalmente possibile giocare un floating anche fuori posizione, con l’indiscusso svantaggio però di non poter controllare il gioco sul

turn, ed eventualmente risultare meno credibili avendo fatto check sul flop. Parlando per primi al turn saremmo costretti a uscire puntando e in caso di controrilancio ci troveremmo in grossa difficoltà. Al contrario giocando in posizione abbiamo la possibilità di passare la mano senza averci rimesso troppo se ci troviamo davanti ad una puntata molto forte e siamo persuasi di non avere la mano vincente. Giocando invece fuori posizione saremmo praticamente costretti a scegliere se lasciare il piatto rimettendoci di più di quanto avremmo voluto, oppure continuare nel bluff e controrilanciare a nostra volta mettendo però a rischio un’ulteriore porzione del nostro stack. La seconda condizione per poter giocare un floating vincente è giocare in heads-up. Giocando contro più avversari infatti si moltiplicano le possibilità di incrociare un punto o un progetto, vanificando così l’effetto della nostra puntata al turn e obbligandoci a prendere una decisione difficile e potenzialmente molto costosa al river. Va considerato che la maggior parte dei giocatori tende a non bluffare al river e quindi trasformare il nostro floating in una continuation bet sulla quinta carta potrebbe anche risultare la scelta giusta che ci consente di vincere il piatto ma bisogna fare i conti con il proprio stack e capire, ancor prima di uscire puntando fuori posizione al turn, se avremo poi al river sufficienti chips per poter indurre l’altro giocatore al fold,

e se soprattutto siamo disposti a rischiare eventualmente tale quantità di chips in un bluff. Per poter prendere una simile decisione dovremmo avere una buona conoscenza del nostro avversario e una corretta valutazione della percezione della nostra immagine al tavolo, elementi che si acquisiscono con l’esperienza e un’attenta valutazione delle giocate precedenti. Non bisogna mai dimenticare che nel corso di un torneo è bene modulare il proprio gioco che dovrebbe diventare più aggressivo con l’alzarsi del livello dei bui, e dopo il superamento della bolla. Il floating può essere sicuramente ben giocato in qualunque fase, se abbiamo la convinzione di trovare il nostro avversario in c-bet senza un punto, ma sarà sicuramente più efficace nelle fasi più avanzate del torneo quando diventi più probabile e quindi più credibile una giocata in slow play nel tentativo di massimizzare il piatto. Una volta imparato come gestire il floating, ma soprattutto in quali situazioni è più opportuno giocarlo, avremo sicuramente un’arma importante a nostra disposizione che potrà essere utile e remunerativa in molte occasioni, ma evitiamo di abusarne. Innanzitutto ricordiamoci che il floating, come ogni bluff, non deve essere deciso a priori ma va usato solo nel momento in cui si presenti la giusta occasione, ma non dimentichiamoci che si tratta comunque di una mossa abbastanza standard e ben conosciuta dai giocatori più navigati e che soprattutto non sempre dietro una c-bet al flop si nasconde un bluff. Come sempre buona fortuna e buon divertimento al tavolo, e appuntamento al mese prossimo.

Sudoku

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[ DAL COMUNE... ]

MONZA

Il Comune a km 0 con il timbro digitale

Da oggi a Monza diventa più comodo ottenere i certificati grazie all’istituzione del timbro digitale che consente di richiedere, visualizzare e ricevere i documenti semplicemente autenticandosi sul sito dei Servizi online (attraverso la carta regionale dei servizi o con user e password). In questo modo non sarà più necessario recarsi in Comune per ritirare i certificati dato che tutti i cittadini potranno usufruire di un ufficio comunale virtualmente aperto 24 h su 24 h. Il servizio è attualmente riservato ai residenti a Monza e richiede il possesso di una casella e mail (anche non certificata). Tecnicamente, il timbro digitale è un codice a barre bidimensionale che riproduce il certificato stesso e la firma digitale che lo accompagna, così da consentire la verifica della veridicità del documento e attribuire piena validità giuridica alla copia stampata del documento informatico che sarà inviato automaticamente sulla propria casella di posta elettronica. Il certificato telematico non è gravato da diritti di segreteria e la sua emissione è gratuita, anche se è obbligatorio dichiarare l’uso a cui è destinato e acquistare la marca da bollo (presso qualsiasi rivenditore autorizzato) nel caso l’uso lo preveda.

“I Servizi Informativi e l’Anagrafe hanno collaborato attivamente in questi ultimi mesi per far compiere al Comune un passo fondamentale per il completamento della facilitazione dei rapporti tra la Pubblica Amministrazione e il cittadino. Siamo tra i primi Comuni in Lombardia - affermano Lucia Arizzi, Assessore ai Sistemi Informativi e Simone Villa, Assessore all’Anagrafe - ad attivare questo servizio che semplifica la burocrazia e con notevoli risparmi di tempo per tutti”.

Prossimamente…

il timbro digitale Gli enti ed i privati che vogliono controllare la veridicità del certificato digitale possono farlo utilizzando un software gratuito (Decoder2DPlus 2.0.2.29) disponibile sul sito dei Servizi online (www.cbmonoline.it) e cliccando su “verifica timbro digitale”. Il software acquisisce in tempo reale l’immagine del timbro digitale e attesta la validità della firma elettronica dell’Ufficiale di Anagrafe.

Grazie alle convenzioni che verranno siglate con alcuni ordini professionali (notai, avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri, geometri) e con i patronati, associazioni di categoria, ecc. si potrà realizzare una rete di soggetti abilitati e convenzionati alla richiesta di certificati che potranno ottenere direttamente i documenti senza doverli richiedere ai cittadini.

Come verificare il certificato con

Questa soluzione è stata approvata dal Ministero dell’Interno – Direzione Centrale Servizi Demografici.

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[ SPORTIVAMENTE ]

Tennis: Eugenia Biriukova, dalla Russia a Monza

Storia di una campionessa mondiale di tennis [ di Marta Migliardi ] Forse non tutti sanno che, proprio a Monza, ha vissuto e si è allenata per anni una grande campionessa del tennis mondiale, la numero 1 al mondo (nel 2005) della categoria over 50: Eugenia Biriukova. Una donna la cui storia, dall’Unione Sovietica degli anni ‘70 sino ad oggi, meriterebbe di essere raccontata in un libro e non costretta in due sole pagine. Perché Eugenia, oltre ad aver gareggiato nei più importanti tornei del mondo (Wimbledon, Rolland Garros, ecc..) è anche un esempio umano meraviglioso da cui tutti, uomini e donne, dovremmo prendere spunto. Nata a Baku, in Azerbaijan ha preso la racchetta in mano per la prima volta all’età di dieci anni. In Unione Sovietica, infatti, gli allenatori dei circoli, pagati dallo Stato, andavano in giro nelle scuole a cercare nuovi talenti. “Io ero curiosa, volevo provare” racconta la Biriukova “ma, in realtà mi sono “innamorata” prima della mia allenatrice che mi ha, poi, trasmesso la passione per questo sport. Ricordo che andavo a giocare tutti i giorni, con la pioggia e con il sole”. La determinazione di questa futura campionessa fu già, quindi, evidente sin dalla sua infanzia. Considerando anche la difficoltà ad emergere nel regime in cui viveva. Non era facile e, anche quando divenne la numero 1 in Unione Sovietica nella categoria under 18, non era comunque ben vista dalla federazione di Mosca che vedeva in lei solo una ragazzina di provincia, ma l’allenatore la spronava sempre: “Devi battere tutti, Eugenia! Così nessuno potrà avere nulla da dire e potrai anche gareggiare all’estero!”. E così lei fece, ma quando iniziò a correre la voce che Billie Jean King (Ndr. tennista statunitense nata nel 1942)

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le avesse proposto di andare a giocare con la loro squadra, per due anni non le permisero più di uscire dall’Unione Sovietica. Tornò in America solo nel ‘77 con la squadra sovietica, Billie Jean King si ricordava ancora di lei ma oramai si sentiva troppo vecchia per gareggiare a livello mondiale. L’anno dopo soffrì di una brutta depressione e, per due mesi, la fece finita con il tennis. Ma Eugenia è una guerriera. E, nonostante durante la sua carriera sia stata vittima di vari infortuni, è sempre riuscita a rialzarsi. Finalmente anche la storia le diede una mano e, quando Michail Gorbaciov aprì le frontiere, la Biriukova fece subito il passaporto e cominciò la sua volata verso l’Europa: “Così ho disputato il primo torneo over 35 a Belgrado. Ho vinto. Quando sono tornata a Mosca tutti erano increduli. La Jugoslavia però non mi piaceva, così sono venuta in Italia per il torneo over 35 di Salice Terme. Ho vinto. Poi Roma. Ho vinto. La mia avventura in Italia è iniziata così.” Da Roma, finalmente nel 1992 approda in Brianza, a Vedano al Lambro dove cominciò a insegnare tennis, lavorando anche part time in un ufficio. Ma la gara, la passione per la sana competizione, quella che da bambina, per sopravvivere e per riuscire ad affermarsi, le hanno trasmesso con tenacia e perseveranza, mancava alla giocatrice. Così, sempre nel 1992, arriva in finale agli over 40 di Palermo. Da Vedano si spostò poi al Tennis Club Monza, dove la sua squadra vinse gli over 40. Ma la vita di questa campionessa è davvero strabiliante e ricca di cambiamenti, cadute e riprese, spostamenti e scommesse. Passa quindi al Tennis Club Lombardo di


[ SPORTIVAMENTE ] Nella pagina precedente Il maestro Pier Andrea Migliadri e la campionessa Eugenia Biriukova In questa pagina Aldo Baglio e Pier Andrea

Cosa pensi della Brianza e di Monza a livello tennistico? Intravedi intorno a te dei nuovi campioni? Il tennis sicuramente in questo momento è in ripresa, quindi, secondo me, i maestri e i circoli che lavorano con serietà sono premiati. Se vedo un futuro campione? E’ difficile risponderti perché dipende da troppe componenti. Io ci spero, qualche giovane promessa interessante nel mio circolo c’è, però da qui ad essere un futuro campione la strada è ancora lunga!

Milano, e nel 2000 ha rivinto sia il titolo europeo personale che quello di squadra over 45, sempre col Tennis Club Lombardo, oltre ad altri svariati tornei. Nell’aprile del 2000, dopo mille peripezie e qualche infortunio, tornò a Monza e prese per la prima volta appuntamento con il maestro Pier Andrea Migliardi, anche perché, dice: “io volevo lavorare con un maestro e scelsi lui sia per qualità tecniche che per il valore umano. Come dice Federer: “non voglio un portaborse, voglio un maestro”. Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 2002, quando il Tennis Monza decise di riformare la squadra over 50”. Nel 2003 ricomincia, all’età di 51 anni, la sua scalata. Fino ad arrivare nel 2005 a conquistare il titolo di giocatrice n.1 al mondo al mondiale di Hannover. Ci racconta di quell’esperienza in maniera commuovente: “.. arrivai con la macchina e il mio cagnolino fuori dall’albergo che avevo prenotato e dico al mio cagnolino: “aspettami che magari dobbiamo tornare subito a casa” e non andai nemmeno in albergo. Ad ogni partita lo preavvisavo che saremmo potuti tornare a casa...fino alla semifinale! Ma ad ogni partita mi davo motivazioni per non perdere...pian pianino entravo sempre più nello spirito agonistico. La notte della vigilia della finale, sognai un mare calmo ed un castello che piano piano affiorava. Scesi in campo decisa e vinsi: 6-2 6-2! Quasi non ci credevo: ero campionessa del Mondo, un momento indimenticabile!”. Ma credete che sia finita qui? Alla fine della nostra chiacchierata mi dice che l’anno prossimo vuole ricominciare, riprendere da capo, perché: “…ci saranno gli over 60! Lo dico sempre anche a Pier: voglio ritornare a vincere. Perché quando gioco devo giocare per vincere solo così mi sento a posto con me stessa, viva!”. Per finire ci parla della Brianza, che l’ha ospitata per 20 anni e che sente un po’ come la sua seconda casa e dove ancora torna per allenarsi con il suo maestro e, inoltre, gioca tuttora per il Tennis Club Milano Bonacossa. Non posso esimermi dal domandarle, infine, chi preferisca tra Federer e Nadal. “Federer!” dice entusista “ Nadal è bravo, se non fosse stato mancino sarebbe stato molto più forte, Nadal è sin troppo muscoloso. Federer ha molto talento e lo sta anche coltivando nel modo giusto, ha molto stile.” Tra le donne, invece, apprezzava la Navratilova che, ci riferisce fieramente, nel 1971 ho battuto 6-0 6-0. La storia di questa donna è incommensurabile. Un inno alla vita, al coraggio. Ma ecco Pier, il suo allenatore, che ha ascoltato con noi tutte le vicende della vita straordinaria della campionessa. Cogliamo “la palla al balzo” e ne approfittiamo per fare anche a lui un paio di domande sul panorama tennistico monzese. Pier Andrea Migliardi, maestro di tennis federale, prima al Circolo Tennis Monza ora qui all’Associazione Tennis Concorezzo. Hai allenato e stai allenando ancora oggi Eugenia Biriukova. Cosa significa allenare una campionessa così grande? Innanzitutto per me non è un onere ma un onore, perché, chiaramente, allenare una campionessa del genere da anche degli stimoli a me per migliorare e cercare di capire sempre meglio i suoi comportamenti tennistici. E’ comunque un dare e avere: per me è un insegnamento continuo. Una donna così determinata, che si applica ancora con tanta intensità, dedizione e impegno è, secondo me, un esempio che dovrebbero seguire tutti, anche i ragazzi più giovani. Vedere Eugenia sul campo, mentre si allena, è un’esperienza senz’altro formativa per tutti.

Quanto è importante il rapporto tra allenatore e giocatore per raggiungere dei buoni risultati come nel caso di Eugenia Biriukova? Io penso che ci debba essere comunque una fiducia reciproca e un buon feeling. Il maestro, comunque, oltre che un tecnico deve saper essere anche un po’ psicologo per capire quello che un allievo riesce e può recepire durante una lezione. Ognuno è diverso, non solo nella vita ma anche nello sport! Sappiamo che tra i tuoi allievi c’è anche Aldo Baglio (Ndr. Il comico del trio “Aldo Giovanni e Giacomo”): usi una tecnica differente con lui rispetto a Eugenia Biriukova? (NDR. Lui ed Eugenia ridono). Direi che sono due persone completamente diverse! Eugenia riesce quasi da sola a trovare delle motivazioni, l’attenzione e la concentrazione. Aldo, invece, è spesso tra le nuvole… ogni tanto si vede che pensa ad altro! Anche per te domanda di rito: Federer o Nadal? Il massimo sarebbe un mix di entrambi. Ma se non si può fare dico Federer!

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[ LE SCIURE ]

[ DI DOMAN NON

V’E’ CERTEZZA, MA… ]

Care Sciure, il terremoto e lo tsunami in Giappone mi hanno fatto riflettere un po’. La vita è imprevedibile e troppo breve per essere sprecata. Credo che certe tragedie, al di là della solidarietà e compassione, debbano anche insegnarci a vivere meglio, più consapevoli delle nostre fortune. Perché oggi ci siamo e domani chissà…. Ugo, Vimercate Caro Ugo, indubbiamente tragedie di questa portata lasciano sempre un segno. In quanto esseri umani, di fronte alle forze più grandi di noi della natura, tendiamo a solidarizzare ed empatizzare. Molte le riflessioni che potrebbero scaturire da questa osservazione. Una è senz’altro la tua, ovvero la precarietà della nostra vita terrena. Ma come sai si fa anche tanto in fretta a dimenticare. Oggi siamo tutti qui, davanti alle televisioni, a osservare e sperare per i poveri terremotati e alluvionati, tra una settimana ci saremo già dimenticati, magari perché sopraffatti morbosamente da un nuovo fatto di cronaca, come gli omicidi di Yara e Sarah. Ultimamente tendo a diffidare della bontà del genere umano, spero di sbagliarmi…

[ LA PRECARIETA’ ]

Ho 25 anni. Laurea Breve in marketing d’impresa. Sogno come molte ragazze una casa, un figlio, un cane. Non sono una di quelle con tanti grilli per la testa. Ho un ragazzo da 2 anni, anche lui laureato. Abbiamo cercato lavoro entrambi: a volte la laurea era quasi un deficit (non posso darle questo lavoro, lei è troppo preparata!), oppure, al contrario, perché ho speso il mio tempo a studiare mi dicono che non ho esperienza. Io e il mio ragazzo ci siamo comunque arrangiati: cameriera io, partita iva lui come consulente (e sulla partita iva potrei aprire una parentesi lunga un km). Nessuno ci da credito (non abbiamo il posto fisso) e quindi non possiamo accedere a mutui ma neanche firmare un contratto d’affitto senza la garanzia di uno dei nostri genitori. Oggi

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scopro che i parlamentari si sono aumentati lo stipendio di 1100 euro al mese. Quello che per noi comuni mortali è all’incirca uno stipendio, per loro è l’aumento! Io non sono né di destra né di sinistra, quindi concedetemi un parere da cittadina e non da politica: pensate anche a noi! Sono molto amareggiata. Io non posso andare a vivere da sola con il mio ragazzo perché siamo precari, anche in amore… Lucia da Monza Cara Lucia, crediamo che la tua mail non necessiti alcun commento da parte nostra… tieni duro! Un abbraccio. Le Sciure.

[ FEMMINE CONTRO MASCHI ]

Care Sciure, io credo che maschi e femmine siano davvero due mondi inconciliabili. E credo anche che specie in Italia, i maschi siano davvero educati diversamente e viziati. Parlo della mia famiglia: siamo 4 fratelli, due maschi e due femmine. Il più grande ha 22 anni, la più piccola 16. Viviamo ancora con mamma e papà anche perché stiamo ancora studiando tutti (io ho 18 anni). Ovviamente io e mia sorella Chiara diamo una mano in casa: apparecchiamo, laviamo i piatti, portiamo fuori la spazzatura. I miei fratelli maschi no. E quando faccio notare alla mamma questa cosa mi dice, sorridendo: ma tesoro, lo sai che loro combinano solo pasticci, è meglio che ce la sbrighiamo noi! Verso le 8 ceniamo e, sempre la mamma, chiama, a turno, una volta me e una volta mia sorella per apparecchiare. Quando (magari perché sono impegnata o al telefono) le dico se può far apparecchiare i miei fratelli, lei prima ci prova con mia sorella e alla fine, se anche mia sorella è occupata, pur di far fare qualcosa agli ometti di casa, prende e fa tutto lei! Così io e mia sorella ci sentiamo in colpa. Paolo e Maurizio se la ridono e, appena finito di cenare, vanno nella loro camera a giocare alla playstation! Questa cosa mi fa davvero arrabbiare! Anche perché credo non sia una cosa che si limita alla mia famiglia, dato che anche il mio ragazzo (che ha una sorella) in casa non muove un dito. Mamme di tutto il mondo, il mio è un appello: i bambini, i ragazzi che state viziando, un giorno saranno i nostri mariti! Non dico tanto, ma almeno apparecchiare la tavola! Marina.

Cara Marina, non vogliamo generalizzare perché esisteranno sicuramente dei maschi bravi e attivi, che aiutano le loro mamme e si danno da fare. Ma purtroppo abbiamo notato questa tendenza classica della cultura mammona italiana. Io, personalmente, ho gettato la spugna. Quello che ti consiglio è di continuare ad aiutare la mamma. Sicuramente nella vita sarai una donna più indipendente. Certo, magari un giorno, con calma, prova a far presente questo tuo punto di vista, ma non tanto per te, quanto per il bene dei tuoi fratelli. Noi non possiamo far altro che sposare il tuo appello: mamme di tutta Italia, unitevi e reagite! Responsabilizzate, anche solo nelle piccole cose, i vostri adorati bambini. Perché un giorno saranno uomini e, allora, il destino del mondo dipenderà anche da loro. Il tempo non si ferma: i bambini crescono. Spesso dietro questi atteggiamenti c’è anche la voglia di voler vedere sempre piccoli i figli. Gli si blocca davvero la crescita! Ma il fatto che da voi femmine la mamma pretenda di più non vivetela solo come un’ingiustizia: è anche un sintomo di stima. Un abbraccio solidale.

[ Gli EtiOpi su Trantran… ]

Buongiorno Sciure, ho letto l’intervista dell’ultimo numero agli Etiopi: grandi! Anche io andavo al Parco Nord in quegli anni ed ho ricordi bellissimi di quel periodo che loro hanno incarnato ed espresso da grandissimi. Mi ha fatto piacere leggere che stanno lavorando a cose nuove, sono curioso: staremo a vedere…e sentire. Continuate così Il pendolare Michele Ciao Michele, grazie per le tue belle parole, siamo contente che l’intervista ti sia piaciuta e ti abbia fatto rivivere tanti bei momenti. Un abbraccio. Le Sciure


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Il prossimo numero uscirà martedì 26 APRILE

Carabinieri ............................................. 112 Centro antiveleni (Ospedale Niguarda) .................. 02 66101029 Croce Rossa Italiana.... 039 322384-32365 Emergenza sanitaria ........................... 118 Guardia medica ......................840 500092 Guardia Igienico Veterinaria .............................................. 039 2323501 Guasti acqua e gas . ...................039 23851

Guasti illuminazione strade. .800 901050 Guasti ENEL .............................800 023421 Polizia di Stato......................... 039 24101 Polizia Municipale Monza ........039 28161 Polizia stradale Arcore: ........039 617333 Polizia stradale Seregno: .... 0362 239077 Protezione civile ......................039 28161 Soccorso stradale ........................... 116 Vigili del fuoco .................................. 115

DOVE TROVARE LA RIVISTA • Stazione di Monza • Stazione di Arcore • Stazione di Seregno • Stazione di Desio • Stazione di Seveso • Stazione di Meda • Stazione di Lissone • MM Cologno Monzese/Brugherio Nelle stazioni sopra riportate, la distribuzione avverrà la mattina del giorno d’uscita tramite hostess • Edicola Sira, via Solferino, davanti all’Ospedale Vecchio, Monza • Edicola Enrico, via Cavour 142, Seregno • Bar Boulevard viale Cesare Battisti 121, Vedano al Lambro • Ottica Mottadelli, via Preda 13, Verano Brianza • Bar Zapin, via IV Novembre, Vergo Zoccorino (Besana Brianza) • Tennis Concorezzo, via Libertà 1, Concorezzo • Tambourine, via Carlo Tenca 16, Seregno • Comune di Vedano al Lambro (info point) • Comune di Monza (info point) • Enoteca Brambilla, via Cattaneo 57, Lissone • Flu-on laboratorio, S. Rocco Monza • Speedy Bar,Via Appiani 22 Monza

• Studiofluido, via Leonardo da Vinci 30, Seregno • Osteria dei Vitelloni, via Garibaldi n.25, Seregno • Bloom di Mezzago • Bar Tabacchi Ambrosini, Monza • Baby College - Oxford Group, via Verdi 83, Seregno • Biblioteche comunali di Monza • Biblioteca di Lissone • Bar la Piazzetta, via S.Bernardo, Carate Brianza • Pescheria Satalino, Corso del Popolo 94, Seregno • Turnè trattoria e bistrot, via Bergamo 3 Monza • Buffetti Corso Milano 38, Monza • Ambrosini Tabacchi, Piazza Carducci 2, Monza ..e inoltre presso le copie saranno reperibili all’interno della Galleria Auchan di via Lario a Monza, collocate in appositi espositori, a disposizione dei numerosi clienti che vi transitano ogni giorno

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PERSIANE PORTE INTERNE PORTE BLINDATE GRATE DI SICUREZZA MONZA - VIA CAVALLOTTI 36 TEL.

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