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ISTANTANEE DALL’INDIA

Istantanee

dall’India

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Nella più grande democrazia del mondo tra povertà e curiosità, con alcuni degli autisti dei quasi 12 milioni di camion che affollano le strade indiane

di Fergus G. Flaherty, fotografie di Richard Kienberger

TRASPORTARE OGGI aprile 2020 Un Tata, esempio tipico del parco veicoli pesanti in India: negli ultimi anni il trasporto è cresciuto moltissimo, di pari passo con la crescita del Paese.

L’India, per certi versi, è il paradiso di chi si sente il “re della strada”, di chi vuole fare esattamente quello che crede, nonostante il traffico, nonostante i passanti, nonostante lo stato delle infrastrutture sia pessimo.

Non ci sono segnali stradali che regolano i sorpassi o limitano la velocità: non avrebbero senso; come non ci sono limiti di tempo per chi guida un camion: può, se vuole, gui darlo anche ventiquattro ore su ventiquattro. E non importa a nessuno quanti passeggeri si trasportano e quanto marmo o ferro, o chissà co sa, si carica sul cassone e neanche come è legata e assicurata la mer ce caricata sul camion. L’India, per certi versi, è il paradi so di chi si sente il “re della strada”, di chi vuole fare esattamente quello che crede, nonostante il traffico, nonostante i passanti, nonostante lo stato delle infra strutture sia pessimo.

Sulla Strada Nazionale 8, una delle arterie principali che collega Delhi, la capitale, con Mumbai, sulla costa del Mar Arabico, incontriamo due personaggi, apparentemen te differenti tra loro, ma entrambi accomunati dalla vita tra i camion e sulla strada: Shapura e Jadhu. Shapura fa il camionista e il suo vecchio Tata si è fermato in panne per l’ennesi ma volta, in una cittadina dal nome sconosciuto tra Pune e Mumbai; Jadhu, fa il poliziotto, ma non guida una vettura bensì un carro attrezzi, l’unico, sembra, nella zona. UN RUDERE CHE CAMMINA Si conoscono da anni, a prima vista si detestano, ma fanno parte della stes sa realtà e quindi si sopportano a vicenda, come se ognuno di loro fosse un male necessario che ci si deve te nere addosso. Jadhu, appena vede il camionista non può esimersi dal fargli la solita ramanzina per come tiene il suo camion e per come lo guida visto che – desidera sottolineare il poliziotto – Shapura, solo pochi mesi prima, ha distrutto la sua cabina contro lo spi golo di un’abitazione in quello stesso paese. Sembrerebbero parole d’oro, quelle del tutore della legge, se non che, a guardare il suo carro attrezzi ci sarebbe da fare un lungo discorso. Il suo veicolo, un Ashok Leyland ne anche tanto vecchio, sembra davvero un rudere. Se la scritta “Police” sul tet to, gli dà una certa aria di “autorità”, il resto lo fa decadere a un rottame da strada: le frecce e i fari sembrano es sere degli optional inutili, due pezzi di compensato hanno preso il posto dei finestrini della cabina, il paraurti è una massa contorta, la ruggine sembra es sere la padrona assoluta sia fuori che dentro. L’abitacolo è semplicemente uno spazio chiuso con il pavimento bucato dalla ruggine, dove è presen te un solo sedile sbilenco. Al nostro stupore il poliziotto risponde con un sorriso che dice tutto di come si vive in India: l’importante è che cammini. La marcia dei camion viene continuamente interrotta da animali, persone, altri camion, che portano la velocità media di un viaggio a non superare i 20 chilometri orari.

14 MILIONI DI CAMION Dunque, davanti a quello del poliziotto, il camion di Shapura è un “signor veicolo”, e l’autista ne è talmente fiero che ci mostra con orgoglio gli pneumatici; incredi bilmente sani! Shapira, con il suo Tata tira un enorme semirimorchio metallico nel quale carica di tutto, dagli animali, ai prodotti alimen tari ai rottami; a nessuno viene in mente di controllare il contenuto. Quanto peso può sopportare quel semirimorchio? Shapira non lo sa né sembra interessargli. Finché il trat tore riesce a tirare il semirimorchio va bene così... poi si vedrà. Il trasporto su strada in India ha avu to negli ultimi anni un incremento

ancora lascia un po’ a desiderare in quanto a qualità, ma che sta cre scendo molto, grazie soprattutto all’ingresso nelle aziende più im portanti dei capitali dei Gruppi industriali europei.

A uno sviluppo così rapido del trasporto, però non corrispondo no né infrastrutture adeguate né, tanto meno, un’educazione “stra dale” di chi guida. Così, le aumentate necessità di carico e di trasporto portano a situazioni paradossali e, naturalmente, molto spesso, pericolose: vecchi autotreni con freni, telai e organi meccanici buoni per il rottamaio, vengo no caricati all’inverosimile e si muovono in un traffico che, definire ca otico, è davvero poca cosa.

esponenziale di pari passo con la crescita dell’econo mia del Paese, tant’è che, a fronte di quasi dodici milioni di autovetture, i veicoli com merciali superano i quattordici milioni. Per la stragrande maggioranza si tratta di veicoli di produzione locale, una pro duzione, che

Jadhu fa il poliziotto e guida un carro attrezzi. Nonostante la scritta “Police” l’Ashok Leyland è davvero un rottame: frecce e fari ormai inesistenti, due pezzi di compensato come finestrini, il paraurti è una massa contorta, la ruggine è la padrona assoluta.

Shapira, con il suo Tata tira un enorme semirimorchio metallico nel quale carica di tutto, dagli animali, ai prodotti alimentari ai rottami; a nessuno viene in mente di controllare il contenuto

QUALCHE VEICOLO MODERNO Nelle città, nelle ore di punta, è praticamente impossibile muoversi, in un traffico sempre e comunque accompa gnato dal continuo suonare dei clacson; nelle strade extraurbane i camion viaggiano in lunghe, infinite colonne che si fermano ogni metro a causa dei continui attraversamenti di al tri camion, di mucche, di elefanti. E, soprattutto nelle zone più povere, è nato e cresciuto, nel

Delhi, 2.700 chilometri che si percor rono in 15, 20 giorni. “Sono fortunato – dice Sanjeev – con camion di questo tipo è uno scherzo fa re quel viaggio; hanno la cabina comodissima, la branda dove si dorme bene. Prima guidavo un Tata e per dormire mi sdraiavo sotto il cassone, come d’altra parte fa la maggior parte dei colleghi”.

tempo, tutto un mondo fatto di prostitute, venditori ambulanti, mendicanti, che quasi aggrediscono i camionisti, costretti sempre al “passo d’uomo.” Accanto a camion fatiscenti, circola no anche veicoli in condizioni accettabili. Sono i Volvo FH12 della ABC, una delle più grandi imprese di tra sporti e logistica indiane. La ABC ha l’appalto per il trasporto dei vagoni della metropolitana di Nuova Delhi. Non sono, naturalmente, FH12 di ul tima generazione, si tratta sempre di veicoli con almeno 15 anni sulle spal le, ma che, comunque, spiccano nel rugginoso panorama del parco vei coli indiano. Sanjeev e Jagtar sono due degli autisti che guidano i Volvo; la loro rotta, secondo la commessa di questo momento, è quella che va da Bangolore, nel Sud, fino a Nuova L’APPRENDISTA-SCHIAVO E Sanjeev ha ragione, perché non c’è immagine più comune e allo stesso tempo più esplicativa del mondo dei camionisti indiani: un uomo in canot tiera che, beato, magari sfiorato da un traffico bestiale, se la dorme all’om bra del camion. Come dire, per oggi ho fatto abbastanza, è ora di riposare. In realtà, però Sanjeev non ce la rac conta proprio tutta: l’autista non viaggia solo, ma con un “secondo”, una via di mezzo tra lo schiavo, l’appren dista e l’assistente, che ha il compito di svolgere ogni funzione che non sia quella di guidare: dal carico e scarico, al controllo di qualche problema, alla pulizia (molto, molto relativa) del vei colo. Questi personaggi che, se hanno fortuna e sono molto bravi dopo un po’ di anni avranno la possibilità di diventare autisti, non hanno la “di gnità” di dormire insieme all’autista. Così se Sanjeev passa le notti nel la comoda cuccetta del Volvo, il suo secondo (che è molto fortunato per ché lavora per un’impresa importante) ha a disposizione una piccola tenda che monta vicino al camion. œ Una scena abbastanza usuale: il camionista si prende il suo giusto riposo sdraiato all’ombra del cassone. Stavolta gli è andata bene, ha trovato uno spiazzo e non è sul ciglio di una strada, sfiorato continuamente dal traffico. Qualcuno avrà idea di cosa sia la portata massima? Non c’è immagine più comune del mondo dei camionisti indiani: un uomo in canottiera che, beato, magari sfiorato da un traffico bestiale, se la dorme all’ombra del camion.

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