TravelGlobe Luglio 2015

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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Maddalena De Bernardi redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: Giovanni Tagini - Mykonos Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it ® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014


EDITORIALE

Rohingya, ricordatevi questo nome. Perché se avete provato pietà e un sentimento di accoglienza per i migranti in fuga dalle coste libiche, dalle guerre e dalla miseria, diretti verso la nostra penisola, sappiate che sono dei privilegiati. 3000 profughi a bordo di barconi galleggiano ancora abbandonati nel Golfo del Bengala. Sono Bangladesi e Rohingya, respinti da tutti i Paesi confinanti: Thailandia, Myanmar, Malaysia, Bangladesh e Indonesia. Ogni tanto viene portato loro un po’ di cibo e di acqua, ma sono più spesso trainati in mare aperto e lasciati galleggiare alla mercé dell’oceano dalla marina thailandese. I Rohingya sono una minoranza musulmana perseguitata da decenni in Myanmar (l’antica Birmania), perché ritenuta di immigranti bengalesi e non discendenti di mercanti arabi insediatisi nello stato birmano del Rakhine oltre 1.000 anni fa, come si considerano loro. Situazione ulteriormente aggravata dopo le riforme introdotte dal pre-

sidente birmano Thien Sein nel 2011, che hanno tolto loro il diritto di voto. Negli ultimi anni, secondo le Nazioni Unite, 120.000 Rohingya si sono imbarcati su barconi con destinazione l’ignoto, perché il governo thailandese persegue ora i trafficanti, che li trasportavano nei campi profughi nel sud del Paese e che così ora li abbandonano in mezzo al mare. Perfino ai pescatori viene ordinato di non prestare loro soccorso. Una crisi umanitaria dimenticata e irresolubile, perdurando la posizione ostruzionistica del Myanmar, l’unico Paese che potrebbe migliorare la situazione creando condizioni di vita meno dure per i Rohingya. E che invece, nel marzo del 2014, ha addirittura vietato la parola Rohingya e imposto che la loro registrazione avvenisse sotto il nome di bengalesi cercando di estirpare il problema all’origine. Solo un’altra delle tante tragedie dimenticate in questo mondo squilibrato, egoista e cinico.

TRAVELGLOBE

I boat people sono tornati



S O M M A R I O

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EDITORIALE di Federico Klausner

NEWS

GERMANIA Atmosfere barocche sul lago Foto e testi di Federico Klausner

TURCHIA Izmir la bella Foto F. Klausner, testi F. Giuliani con intervista a F. Ozpetek

MADAGASCAR L’arca galleggia ancora Foto e testi di Vittorio Giannella

ZANZIBAR Via della spiga Foto e testi di Graziano Perotti

Il divertimento è servito Foto e testi di Giovanni Tagini

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FOTOGRAFO DEL MESE

Giovanni Tagini

LEGENDA

MYKONOS

06 37 105 152

M E N T E C U O R E N AT U R A G U S T O CORPO


HOTEL DI LUSSO

BURGER GOURMET

Nel cuore verde delle Alpi Svizzere, a Kandersteg a 60 km da Berna, la famiglia Maeder apre le porte dell’antico e caratteristico hotel Ruedihus, che fa parte della catena Swiss Historic Hotels, per regalare ai suoi ospiti una vacanza a base di natura, gastronomia e benessere. Ruedihus è il secondo hotel alpino di categoria 4 stelle superior della famiglia dove, nell’antica baita costruita 250 anni fa, potrete rivivere l’atmosfera, la tranquillità e il fascino di epoche lontane. Doldenhorn

A Napoli, in Via Ferrigni, ha aperto il primo Burger ITALY con un menu integralmente firmato dallo chef Pietro Parisi. Tutti i panini sono preparati con farine e grani antichi e farciti con le migliori prelibatezze gastronomiche del territorio come le Alici di Menaica e il Conciato Romano. Un burger gourmet da non perdere.

VINO IN GERMANIA

MONDI DI CRISTALLO

Il capoluogo del Baden-Württemberg festeggia la sua lunga tradizione enologica con lo Stuttgarter Weindorf: la più grande sagra del vino in Germania che, quest’anno, torna dal 26 agosto al 6 settembre nel cuore della città. 126 graziosi chioschi di legno decorati con i classici motivi della vendemmia serviranno ottimi vini di produzione regionale. Info: Stuttgarter Weindorf

Nel cuore del Tirolo austriaco c’è un luogo magico che piace sia ai grandi che ai bambini: i Mondi di Cristallo Swarovski, a Wattens. Qui, tra vecchi e nuovi allestimenti, potrete addentrarvi in un mondo fatto di luce e magia. Per il 120 anniversario della fondazione della storica azienda riaprono al pubblico completamente rinnovati con cinque Camere delle Meraviglie riallestite per nuove esperienze ed emozioni. Info: Swarovski Kristalwelten

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GASTRONOMIA

WINE LOVERS

TastyBus, un bus dotato di ogni comfort, accompagnerà i visitatori provenienti dalle spiagge di Lignano, Grado, Bibione e dalle principali località del Nord Italia alla scoperta delle eccellenzeenogastronomiche del Friuli Venezia Giulia, con visite alle aziende e degustazioni. Info e programma: TastyBus

Winery Havens, ideata dall’operatore Maui, è l’esperienza perfetta per i viaggiatori che amano il cibo e il vino. Prevede che i turisti in camper possano parcheggiare il proprio mezzo di trasporto e pernottare presso cantine selezionate immerse nei meravigliosi panorami del South Australia. Il costo è di 140 dollari australiani a coppia. Il pacchetto include la permanenza del motorhome per una notte nella vigna e un cesto di prodotti gourmet locali. Info: Maui

Un nuovo sito web per affittare ville nella splendida e tranquilla Chiang Mai, in Thailandia. Include già la X2 Chiang Mai-Nimman Villa, che inaugura la propria attività a luglio 2015. Nel centro del quartiere di Nimmanhaemin, l’area più in voga di Chiang Mai, la proprietà può offrire ospitalità sino a 14 persone grazie alle sue 7 camere da letto e agli 8 bagni a cui si aggiungono un grande sala, una cucina equipaggiata al meglio, sala giochi con biliardo, barbeque sul terrazzo e un solarium. Info: Villa Chiang Mai

Il Tour Operator TurbanItalia è specializzato nella destinazione Turchia dal 1982 proponendo un catalogo dedicato al Paese, che racchiude soggiorni a Istanbul, un’ampia scelta di itinerari con accompagnatore, fly & drive, soggiorni mare e crociere in caicco. Dal 1° dicembre 2005 titolare del tour operator è la signora Muge Sakman, turca di origine che trasferisce in Turbanitalia una profonda conoscenza della destinazione e delle esigenze del mercato italiano. Sul sito ufficiale trovate tutte le offerte.

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VILLE IN TOUR IN THAILANDIA TURCHIA


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Atmosfere barocche sul lago.

Affacciata sull’omonimo lago, Costanza custodisce alcune pregevolissime perle dell’architettura barocca. Circondate da tappeti di fiori.

Germania.

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Nella pagina precedente e a sinistra. La sala della biblioteca nell’ex Convento dei Premonstranti di Schussenried. Risale alla seconda metà del settecento e venne progettata dallo stuccatore e architetto Domenikus Zimmermann, insieme al costruttore di altari Wessobrunn, e realizzata dall’architetto specializzato in conventi Jacob Emele e dallo stuccatore Johann Jacob Schwarzmann. La sua luminosissima sala misura 27 x 14 m, è divisa da un matroneo in due piani ed è mirabilmente affrescata dal pittore Franz Georg Hermann. Il libri trovano posto in scaffali completamente chiusi, sulle cui ante sono dipinti in bell’ordine altri libri con la tecnica del trompe-l’oeuil, per donare all’insieme una immagine di perfetto ordine e simmetria. A destra. Il coro della Basilica cistercense di Salem. La chiesa in stile gotico a tre navate ospita questo splendido coro ligneo, aggiunto posteriormente, in epoca rinascimentale, nel 1766. Le sedute furono realizzate nel laboratorio dell’ebanista Joseph Anton Feuchtmayer mentre la parete posteriore e i rilievi da Johann Georg Dirr.

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Pagina precedente. Il soffitto della settecentesca chiesa rococò di Steinhausen, dedicata ai SS. Pietro e Paolo, che viene definita la chiesa parrocchiale più bella del mondo. L’interno molto luminoso rischiara i ricchissimi stucchi, affreschi e statue opera di molti artisti, tra cui Zimmermann (Dominikus e Johann Baptist), Prestel, Machein mentre Reusch e Schmid si occuparono del famoso, imponente organo. Difficile ricordare che l’elaborato interno che richiama una torta nuziale, era un tempo la semplice chiesa di pellegrinaggio dedicata a Nostra Signora (1275).

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Qui a fianco. Un interno del castello di Salem, di proprietà del margravio di Baden, che secolarizzò il monastero, fondato nel 1134 dai monaci cistercensi, e ne fece prima la sua residenza estiva e in seguito quella permanente. Dopo l’incendio nel 1697 fu edificato un nuovo edificio in stile barocco, che divenne più tardi un’abbazia rococò. Oggi il Castello di Salem è di proprietà della regione di Baden-Württemberg e insieme all’abbazia gotica e al bel giardino è una importante e popolare destinazione turistica.


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A sinistra. La imponente facciata della famosa basilica cistercense di Birnau, chiamata anche Chiesa dei Pelegrinaggi, gioiello del barocco. Costruita dal 1746 al 1749 da Peter Thumb, ha un interno decorato in stile rococò ornato, mosso, leggero e luminoso. Immagini e affreschi del soffitto sono sorprendenti, opera del pittore B. Götz di Augusta, mentre le statue sono opera dello scultore e stuccatore J. A. Feichtmayr. Una particolarità della basilica è quella di avere sette altari. Sotto. Un lungo e candido lato affrescato del chiostro della basilica di Salem.

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A sinistra. Da una finestra del Castello nuovo di Meersburg la vista spazia sul lago di Costanza. Fu iniziato nel 1710 da Johann Schenk von Stauffenberg con l’idea di sfruttare la terrazza panoramica a est del vecchio castello. I lavori proseguirono poi sotto i suoi successori con la partecipazione di illustri artisti, tra i quali il grande architetto barocco Balthasar Neumann, ideatore della scalinata monumentale. A destra. Un’altra immagine della basilica di Salem: in primo piano un gruppo macabro, sullo sfondo l’imponente organo barocco.

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La Kaisersaal, la sfarzosa sala imperiale del castello di Salem, con la caratteristica illuminazione a candelabri costituiti da braccia, dimostra in che misura gli abati competessero in prestigio ed eleganza con i principi nel XVIII secolo. L’abate Stephan Jung ne commissionò la decorazione nel 1708 a Franz Joseph Feuchtmayer che realizzò anche le 16 statue degli imperatori susseguitisi a partire da Lothar III, sul trono al momento della fondazione del convento.

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Una distesa di tulipani si affaccia sul lago di Costanza nel giardino del castello barocco dell’isola di Mainau. Chiamata a ragione l’isola dei fiori, la cui crescita è favorita dal clima mite, oltre al castello ospita una chiesa. Ma sono soprattutto i giardini a impressionare: un parco con alberi di oltre 150 anni e una fioritura lungo tutto l’anno, che raggiunge il suo apice nello straordinario giardino di inverno, gremito di 1200 orchidee. Sempre nel parco si trova la casa delle farfalle più grande della Germania, che ospita 1000 esemplari di farfalle esotiche.

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A sinistra. Nascosta da cespugli di fiori la facciata del maestoso castello barocco dell’isola di Mainau, che occupa una superficie di 45 ettari. Restaurato sotto il conte Bernadotte, risale al tempo dei cavalieri dell’Ordine Teutonico, che furono i padroni dell’isola a partire dal XIII secolo e per quasi 500 anni. Altre particolarità dell’isola Mainau sono la chiesa del castello di St.Marien, un gioiello del Barocco tedesco e il roseto italiano, nato nel 1871 sotto la reggenza del granduca Friedrich I. A destra la imponente facciata del Castello Nuovo di Meersburg emerge dal verde brillante del giardino. Il Castello Nuovo venne edificato nel XVIII secolo come dimora del vescovo di Costanza. A seguito del processo di secolarizzazione, l’edificio venne adibito a diverse mansioni prima di diventare definitivamente un museo.

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Weingarten, città di 24.000 abitanti, sede di una università, è famosa per la sua grande Abbazia benedettina e Parrocchia di San Martino. Risale al 1056 la sua fondazione da parte di Guelfo I di Baviera, nella posizione sovrastante l’antico villaggio di Altdorf e chiamata appunto Weingarten (vigneto), nome che in seguito prese anche il paese. L’abbazia e la chiesa sono le maggiori attrazioni turistiche della via conosciuta come la Strada Barocca dell’Alta Svevia, che comprende una serie di monumenti storici del XVII e XVIII secolo. All’interno della chiesa si trova il famoso organo Gabler, costruito tra il 1735 e il 1750 da Joseph Gabler. L’organo è composto da 63 registri e oltre 6600 canne che ne fanno uno dei più grandi del mondo.

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Una casa di Weingarten, con una tenda colorata, sembra strizzare l’occhio all’osservatore.

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Particolare della facciata della basilica di Birnau. Da notare gli ornamenti barocchi: fiori, corvi e una lavoratissima balaustra in ferro battuto, che impreziosiscono la costruzione.

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Facciata dell’Accademia della diocesi di Rottenburg – Stoccarda, ospitata in un’ala del vasto complesso abbaziale di Weingarten. Il più grande tesoro della città è la famosa reliquia del Preziosissimo Sangue, conservata nella chiesa di Weingarten. Secondo molti storici, il soldato Longino, che piantò la lancia nel costato di Gesù, portò a Mantova la Reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, che fu divisa in molte parti e donata ai vari potentati del tempo (tra cui quello di Carlo Magno) e a diversi Papi. A Enrico III di Franconia toccò una parte, che di eredità in eredità pervenne a Guelfo IV di Baviera, che la donò alla chiesa benedettina di Weingarten. Ogni anno, viene organizzata una sfilata conosciuta con il nome della Cavalcata del Sangue, cui partecipano quasi 3000 cavalli montati dai maggiorenti delle parrocchie del contado e dal clero delle singole chiese.

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INFO UTILI Foto di Federico Klausner Testi di Federico Klausner LAGO DI COSTANZA Il Lago di Costanza, posizionato nel triangolo formato dai Paesi Svizzera, Germania e Austria, è il terzo lago d’Europa, con una lunghezza di 64 km e una larghezza massima di 12 km. Sulle sue acque circolano i battelli di diverse società di navigazione dei tre Paesi rivieraschi, cosa che permette di avere a disposizione un’interessante gamma di offerte per tutto l’anno. Chi desidera fare una vacanza ha solo l’imbarazzo della scelta: si può compiere il giro completo del lago (ca. 300 km) oppure decidere una città come punto di appoggio da dove effettuare escursioni giornaliere. Per gli amanti della bici c’è una pista ciclabile gira intorno al lago, lunga 270 km, che in estate è molto frequentata. Le bici sono noleggiabili dovunque. Numerosi anche i sentieri e i battelli che uniscono le varie località.

QUANDO ANDARE Destinazione adatta a ogni periodo dell’anno anche se si raccomanda la primavera per le stupende fioriture. Seguire la Strada Barocca dell’Alta Svevia è un viaggio nei sensi e nello spirito. Lungo i suoi 500 chilometri, che si snodano da Ulma sul Danubio fino a Friedrichshafen sul lago di Costanza, cultura e natura si intrecciano in un connubio tutto speciale. Nel reportage è raccontata la parte relativa al lago di Costanza. LINK Sulle tracce degli angeli nel regno del barocco (www.germany. travel/it/natura-sport-e-relax/strade-a-tema/strada-barocca-dellalta-svevia.html) International le Bodensee Tourismus (www.lake-constance.com) La pista ciclabile del Lago di Costanza (www.viaggio-in-germania.de/lagodicostanza-pistaciclabile.html)

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I migliori collegamenti diretti per la c

Vola con SunExpress a Izm

SunExpress – compagnia aerea controllata di Lufthansa e Turkish Airlines – si è guadagnata in 25 anni la reputazione di partner commerciale affidabile e di specialista per le vacanze. Questa estate SunExpress collega Izmir (Smirne) a Roma Fiumicino e Milano Malpensa con due voli a settimana. Benvenuti a bordo! I voli SunExpress sono prenotabili su Amadeus, Sabre, il sistema di prenotazione di SunExpress Crane Pax così come presso i tour operator partner della compagnia. 34


costa egea della Turchia

mir da Roma e Milano

Voli da

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* a tratta tutto incluso

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Situata in posizione strategica per visitare la costa egea, è una città moderna e antica al tempo stesso. Mare calmo, spiagge poco affollate e straordinari siti archeologici le sue attrattive

Turchia. Izmir la bella.

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“La bella Izmirâ€?, come viene chiamata in Turchia, è una cittĂ che si sveglia pigramente. Le piace godersi il sole che piano piano inizia a scaldare le vie e i palazzi, mentre sul lungomare pazienti pescatori attendono nella luce dorata.

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Izmir, o Smirne, è situata al fondo di un golfo lungo e stretto. Gode di un clima mite e giace lungo i fianchi delle colline che circondano la baia. La città attuale è vivace e cosmopolita, mentre quella originaria, fondata nel III millennio a. C., fu culla di una delle culture più avanzate dell’Anatolia occidentale. Si crede che Omero vi abbia vissuto nel I millennio a. C., quando la città era la più brillante delle appartenenti alla Federazione Ionica. Dopo un periodo di declino, con i romani, iniziò una nuova fase di splendore. Infine, nel 1415, dopo la conquista bizantina, prima, e selgiuchide dopo, Smirne diventò parte dell’impero ottomano.

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Izmir si trova in posizione strategica in una delle zone balneari più belle del Paese. Le acque blu del Mar Egeo bagnano le graziose località di villeggiatura, conosciute anche dagli appassionati di windsurf, vista la costante presenza di vento. Smirne è una città sempre più vivace e il quartiere più alla moda è quello di Alsancak, che offre un’animata vita notturna. Non mancano le strutture ricettive di lusso, come il Boyalik Beach Hotel & Spa di Çeşme: affacciato sulla spiaggia, è l’unico della zona ad avere un pontile dove rilassarsi, prendere il sole e da cui immergersi nell’acqua limpida.

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Accedendo al sito di Efeso dall’ingresso inferiore e percorrendo la via Arcadiana, la strada lastricata che conduceva al vecchio porto, si giunge allo splendido teatro. Perfettamente conservato, era in grado di contenere 25000 spettatori ed era fornito di ben 66 ordini di gradini. Qui, al grido “Grande è Artemide, patrona degli efesini!” la folla, istigata dall’orafo Demetrio, si avventò contro San Paolo e i suoi seguaci. Nelle dimensioni in cui si presenta attualmente fu costruito tra il I e il II secolo d. C. sui resti di uno precedente di epoca ellenistica. 45


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Proseguendo il percorso tra gli scavi di Efeso, in fondo alla Via di Marmo, si trova la biblioteca di Celso: meraviglia architettonica edificata nel II secolo e ricostruita da una squadra di archeologi austriaci nel 1975. La facciata porta incastonate colonne e nicchie in cui venivano esposte statue di personaggi illustri. Il pavimento era lastricato di marmo colorato mentre le pareti erano decorate da bassorilievi. Anticamente era coperta da un tetto di legno. Al centro era situata la statua di Atena e, intorno, c’erano degli scaffali scavati nelle pareti, che potevano contenere fino a 12000 volumi.


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Nel museo archeologico di Selçuk, recentemente ristrutturato, si possono ammirare statue e reperti originali rinvenuti negli scavi di Efeso. Tra i tanti pregevoli pezzi, spicca Artemide: dea della caccia e dei campi coltivati. Una delle divinità più venerate dell’Olimpo. I romani la chiamavano Diana. A pochi chilometri dal sito di Efeso è visitabile la Casa di Maria. Grazie alle descrizioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick, fu ritrovata la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù. Un edificio rettangolare di pietra situato vicino ai boschi, che si presenta su un solo piano, con il tetto piatto e il focolare al centro. Fu il sacerdote francese Don Julien Gouyet a recarsi in Asia Minore per cercare i resti dell’edificio e la validità della scoperta venne confermata dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni archeologi austriaci. Nell’estate del 2006, un grande incendio distrusse 1200 ettari di bosco, ma le fiamme si fermarono inspiegabilmente a un metro dal santuario.

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La torre dell’orologio, visibile in piazza Konak, indica il cuore della cittĂ ed è considerata il simbolo di Izmir. Il Sultano Abdulhamid ne volle la realizzazione nel 1901, utilizzando uno stile ottomano piuttosto elaborato. Le strade cittadine, situate su differenti livelli, sono collegate tra loro grazie a un vecchio ascensore del XIX secolo, alto 51 metri., che si trova in fondo al vicolo Dario Moreno. Lungo le strade delle cittĂ non mancano i venditori di oggetti e servizi. Si possono trovare pifferi, come in foto, ma anche lustrascarpe e chioschi di simit, le tipiche ciambelle con i semi di sesamo.

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In occasione della circoncisione, i ragazzi vengono vestiti con questi abiti tipici, che ricordano quelli dei principi delle fiabe. Si dice che il primo uomo a essere circonciso sia stato il profeta Abramo, che prese questa decisione da solo all’età di ottant’anni. Il giorno che precede la circoncisione tutti gli invitati si riuniscono per festeggiare e consumare un lauto pasto insieme al protagonista dell’evento, che è sempre molto emozionato anche in previsione della moltitudine di regali che riceverà. Ballerini abbigliati con i costumi tipici delle danze tradizionali dell’Egeo.

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Nel pittoresco villaggio di Şirince, che si trova in fondo a una splendida valle costeggiata da olivi e peschi, è comune trovare banchi che vendono il dondurma, il gelato battuto. Si tratta di una pasta - in altro modo non riesco a descriverlo - che viene ripetutamente battuta e poi appesa a un uncino per essere tagliata e servita. L’ingrediente più caratteristico è il salep, una farina biancastra ottenuta dalla radice nodosa delle orchidee selvatiche del territorio e dal costo piuttosto elevato. I mercati sono i luoghi più vivaci e colorati della Turchia. Tra i venditori di pesce fresco e quelli di frutta secca, scorre la quotidianità.

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Le lampade arcobaleno sono un tipico prodotto artigianale turco. Realizzarle richiede molta pazienza e creativitĂ , per cui non è facile trovarle a buon prezzo. I tasselli incisi con un taglierino vengono incollati su una base di vetro trasparente con del silicone, che deve asciugare per circa ventiquattro ore. Poi, per rendere il mosaico uniforme, il manufatto viene cosparso con la malta e lavato in acqua per togliere i residui del materiale. Infine, ogni parte del mosaico viene passata sotto una mola, al fine di ottenere delle tessere lucide a specchio. Il fabbro completa l’opera applicando l’ampolla decorata a una struttura in ottone.

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La gastronomia turca è considerata tra le migliori cucine al mondo e solo i vegetariani potranno avere qualche difficoltà nell’apprezzarla, anche se ultimamente le cose stanno un po’ cambiando. Nonostante la grande varietà di frutta e verdura, infatti, l’alimentazione è basata principalmente sul consumo di carne di pollo, manzo e agnello. Il maiale ovviamente è bandito dalla tavola, essendo i turchi di religione musulmana. Riso e pane accompagnano ogni pasto, così come le spezie. Il sumac, in particolare, è molto utilizzato per insaporire a crudo verdure e salse a base di yogurt.

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Nel quartiere di Kemeraltı, dove si trova l’omonimo bazar, vale la pena fare una passeggiata per vedere le vecchie costruzioni e le sinagoghe. Nell’antico quartiere di Alsancak, chiuso al traffico, le tradizionali case restaurate sono state trasformate in caffè, bar e ristoranti. Insieme al çay – il tè nero che si beve a ogni ora del giorno – il caffè turco è molto apprezzato. Per prepararlo si utilizza il cezve, un pentolino di rame con il manico lungo, e la polvere di caffè. Sorbirlo è un rito da godere senza fretta, mentre si attende che i fondi si depositino sul fondo della tazza. Per tradizione di beve amaro, ma se si desidera zuccherato si deve avvertire chi lo prepara prima che venga messo a bollire. Il caffè turco, nel 2013, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

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Tanti sono i villaggi caratteristici sulla costa egea e nell’entroterra, che meritano una sosta. Şirince, ad esempio, era abitata da schiavi greci liberati che chiamarono l’insediamento Çirkince, che in turco significa “cattivo”. Nel 1926 il governatore della provincia di Izmir lo cambiò in Şirince, che al contrario vuol dire “piacevole”.

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Anche AlaçatĹ, prima del 1923, era abitata prevalentemente da greci. Oggi è un villaggio colorato, costellato di ristoranti, negozi di artigianato e scorci piacevoli.

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La moschea Hisar si trova nel cuore di Izmir, a pochi passi dal bazar. È stata costruita da Aydınoğlu Yakup Bey tra il 1592 e il 1598 e nel XVI secolo era una delle più grandi del centro cittadino. Al suo interno custodisce uno degli esempi più eclatanti di opere d’arte islamica ottomana a Smirne.

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Kilim, cicim, sumak sono solo alcuni tipi di tappeto, che è composto, in generale, da ordito (fili verticali), trama (dà compattezza alla struttura) e nodi (fili annodati all’ordito). Se ne possono trovare di nuovi, vecchi e antichi, con rilevanti differenze di prezzo. Se non si è esperti di tappeti e si desidera acquistarne in loco è bene informarsi prima su dove andare. In ogni caso, preparatevi a lunghe contrattazioni.

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Il Museo Arkas, a Izmir, comprende una ricca esposizione di tappeti voluta dal mecenate Lucien Arkas, capo dell’omonima holding, allestita nel palazzo che ospitava il consolato francese: uno dei pochi edifici ottocenteschi a uscire praticamente indenne dal grande incendio di Smirne del 1922. La produzione dei tappeti, realizzati a mano, nacque insieme all’industrializzazione. La manifattura di Feshane, situata in riva al Corno d’Oro, venne infatti costruita nel 1834 per produrre tessuti e fez per il nuovo esercito, che aveva preso il posto del corpo dei giannizzeri.

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Dettaglio di uno dei tappeti imperiali in mostra al Museo Arkas: a un’attenta osservazione si nota che il colore rosso risulta di sfumature diverse, grazie all’utilizzo di migliaia di fili.

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INFO UTILI Foto di Federico Klausner Testi di Federica Giuliani COME ANDARE

CLIMA

La compagnia aerea SunExpress, nata nel 1989 come joint venture di Lufthansa e Turkish Airlines, opera su Izmir con due voli a settimana da Milano e Roma. Grazie al nuovo sistema tariffario di SunExpress, i passeggeri possono scegliere tra tre diverse tariffe e servizi diversi, per adattare il viaggio alle proprie esigenze e passare così da un viaggio a basso costo a un’esperienza di volo di alta qualità in termini di servizi: SunEco, SunClassic e SunPremium. Con quest’ultima, ad esempio, i passeggeri possono scegliere il pasto tra sei menu. I voli sono prenotabili online sul sito della compagnia, tramite il call center Italia allo 06 97628570 e nelle agenzie di viaggio.

La zona egea ha un clima mite tutto l’anno e praticamente non conosce il freddo. In inverno, però si concentrano le precipitazioni piovose. La stagione più adatta per visitarla è senz’altro la primavera anche se in estate la brezza costante rende la temperatura comunque piacevole. EVENTI Ogni anno a primavera si svolge il Festival Internazionale di Izmir, teatro di concerti e spettacoli che si svolgono anche a Efeso. LINK Per ogni informazione turistica: Ufficio Cultura e Informazioni Turchia Profilo Facebook

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Intervista a Ferzan Ozpetek di Federica Giuliani Ferzan Ozpetek, regista e sceneggiatore, è turco ma naturalizzato italiano. Ha scritto e diretto molti film dalla sensibilità unica e straordinaria, in cui racconta vite che si intrecciano e in cui tutti possiamo immedesimarci. La sua prima pellicola “Il bagno turco” (1997) è da vedere per meglio comprendere il potere magnetico che esercita la Turchia su chi impara a conoscerla. Nonostante i suoi numerosi impegni per la promozione dell’ultimo libro “Sei la mia vita” edito da Mondadori, ha rilasciato questa intervista a TravelGlobe, per la quale lo ringraziamo sentitamente. Il cibo è parte integrante dei suoi film e delle riunioni di cast, come spesso ha avuto modo di dire, ma crede che questa cultura della convivialità e della gastronomia siano un punto d’unione tra Italia e Turchia? Sì, penso proprio di sì. La convivialità è qualcosa che mi ha segnato fin da piccolo: tavole enormi dove si riunivano la famiglia intera e gli amici. Il pasto è una tappa fondamentale della giornata e un’occasione per raccontarsi, mantenere o rivelare segreti, fare domande e dare risposte, passare del tempo insieme. E per capire le

persone. Quand’ero ragazzino mia madre invitava a pranzo i miei amici per scoprire chi frequentavo. Quando sono arrivato in Italia, i primi amici li ho conosciuti proprio grazie a enormi pranzi domenicali dove partecipavano 10-15 persone, che avevano attenzioni l’uno per l’altro. Questi pranzi

si ripetevano ogni settimana, come un rituale. L’ho anche raccontato nel mio ultimo romanzo “Sei la mia vita”. Io apro le porte di casa mia, c’è chi viene, chi va e chi resta per sempre. E a tavola sono nate anche idee per i miei film, come l’ultimo “Allacciate le cinture”. Cosa le manca della Turchia quando è in Italia e viceversa? In entrambi i casi la famiglia. Quando sono in Italia mi man74

ca la famiglia “biologica”: mia madre, i miei fratelli, i miei zii. Mentre in Turchia mi manca la famiglia che mi sono scelto, i miei amici, quella moltitudine di personaggi che poi racconto anche nel miei film, nei miei libri. Ma per fortuna, potendo fare spesso viaggi da una parte all’altra tra Roma e Istanbul, la nostalgia si attenua. È come vivere in due città contemporaneamente, tanto che io non so dire se mi senta più turco o più italiano. In fondo in Italia sono arrivato ben 37 anni fa. Il suo profilo Instagram è molto seguito e racconta frammenti della sua vita e dei suoi viaggi. Con quale atteggiamento affronta i nuovi luoghi? Quali aspetti le piace conoscere? Ogni parte del mondo è il risultato di una storia, e la storia la fanno le persone. Per questo in ogni luogo in cui vado, mi piace conoscere le persone che la abitano, quelle vere. Adoro andare nei mercati, nei bar, nelle piazze, in quei luoghi di aggregazione, dove le persone si mostrano per quello che sono, dove ognuna di loro ha una propria storia da raccontare. In queste occasioni mi piace isolarmi e osservare come si comportano, che traccia lasciano di sé nel mondo.


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Con la sua ricchezza faunistica senza eguali, i suoi colori e la sua gente il Madagascar è una isola felice, che galleggia nell’Oceano Indiano. Proprio come la biblica Arca.

Madagascar. L’Arca galleggia ancora.

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Un viaggio nell’estremo nord di quest’isola che conserva tutto il fascino dell’Africa con la sua ammaliante bellezza. Un concentrato di natura tra le più ricche al mondo dove i protagonisti sono i camaleonti, i lemuri, gli uccelli e le miglia di specie botaniche, che non hanno parenti in nessun’altra parte del pianeta. Un patrimonio unico da difendere e far conoscere. L’isola di Nosy Saba dista 10 chilometri dalla costa. Piroghe di pescatori ci incrociano con le vele spiegate, cariche di mercanzie destinate ai villaggi costieri. Stupisce il colore del mare e la striscia di sabbia abbagliante. Un’isola dove il “naufragar m’è dolce” di memoria leopardiana si avvera a tutti gli effetti e fare snorkeling tra i fondali corallini ripaga con meravigliosi avvistamenti di multicolori nudibranchi e pesci di tutte le forme.

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Il Madagascar è un paese antico 165 milioni di anni. Negli ultimi 1500 anni ha visto distrutta più della metà delle foreste, col metodo “taglia e brucia” e la trasformazione di grandi aree in enormi campi di riso e cotone. Questo disboscamento ha accelerato anche la formazione dei Tsingy rouge. A una curva un cartello ci indica la pista per raggiungerli: un luogo incredibile, una briciola di Marte sulla terra. Il rosso domina su tutto fin dove arriva lo sguardo. Da secoli la pioggia, il vento, modellano e fanno scivolare queste rocce sedimentarie che colorano i ruscelli fino a farli sembrare grossi vasi sanguigni. Le rocce più dure formano pinnacoli che s’innalzano per parecchi metri. “Uno spettacolo unico ma non ancora parco nazionale che ne tuteli la delicata conformazione rara e fragile” ci dice la nostra guida.

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Queste rocce, da sempre, vengono utilizzate per colorare il viso a scopo estetico dalle ragazze dei villaggi vicini, ma anche per difenderla dai violenti raggi solari che a queste quote risultano molto dannosi.

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“Qui su questo piccolo scoglio, Nosy Saba Island, è la natura che detta il programma”ci dice Ranja, direttrice dell’unico resort - una trentina di lodge ben mimetizzati tra alti alberi di casuarina, che sfiorano il mare. Una lunga spiaggia candida, che diventa enorme con la bassa marea, consente, di buon’ora, lunghe passeggiate. Ma a metà mattina il sole è già cocente e il luccichio del mare fa male agli occhi. Un luogo affascinante. Nosy Be (nosy in malgascio significa “isola”) si raggiunge con un breve volo dalla capitale Tanà, e dall’alto del monte Passot, poco più di una collina, si dominano i laghetti vulcanici, assediati dalla vegetazione tropicale, che “bucano” l’isola di Nosy Be. Qui le donne dei piccoli villaggi, che vivono coltivando gli alberi dell’ylang-ylang da cui si ricava la base per molti profumi, vengono a lavare i panni.

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Su quest’isola l’evoluzione in milioni di anni ha dato spettacolo. L’isola-continente, la quarta in ordine di grandezza nel mondo, è uno scrigno prezioso con un tale carico di varietà animali e botaniche da poter essere considerata una sorta di Arca di Noè in pieno Oceano Indiano.

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Grande due volte l’Italia, ha un ecosistema unico e un patrimonio di biodiversitĂ immenso: il 90% della sua flora e fauna è endemico. Chi volesse ammirare le 300 specie di farfalle o le 54 specie di camaleonti, o ancora, le 255 specie di uccelli o le 12 mila specie di piante deve venire qui.

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A Tanà, la capitale malgascia, posta su un altipiano a 1300 metri di altezza, abbiamo appuntamento con la nostra guida Nika che ci scorazzerà per due settimane per mostrarci le bellezze naturali e paesaggistiche della parte nord di quest’isola. La sfida: dimostrarci che puntare sulla salvaguardia e protezione delle immense risorse naturali, che il Madagascar possiede, è un ottimo investimento.“L’ecoturismo, cioè attirare un gran numero di appassionati della natura renderebbe più di BTP o derivati, e qui dove la povertà è ancora una realtà ben visibile, non è cosa da poco” ci dice Nika. Ce ne accorgiamo percorrendo i 140 chilometri di strada per raggiungere Antsohihi. Sfilano, ai lati della strada villaggi fatti di capanne di paglia e muri di fango con legni intrecciati. Numerosi i fiumi che si attraversano con donne intente a lavare i panni o a far scorta di acqua, che portano sul capo per diversi chilometri.

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Quatto chilometri a piedi. Tanto dista il villaggio dal fiume dove Nika ogni mattina si deve approvvigionare di acqua per tutta la sua numerosa famiglia. I villaggi sono costruiti lontani dai fiumi per prevenire le improvvise ondate di piena.


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Cielo limpido, caldo e vento assente. Attraversiamo a piedi il villaggio di Nosy Komba, dove le giornate sono scandite dai rintocchi delle campane dell’unica chiesetta in legno, sulla lunga spiaggia. Nella pagina precedente, pescatori appena rientrati con le loro piroghe ricavate da un solo tronco, vendono il loro pescato ancora vivo, centinaia di lenzuoli messi ad asciugare, si muovono nella leggera brezza. Pochi metri attraverso le viuzze e ci ritroviamo nel folto della foresta. Fruscii, rami che si piegano, foglie che cadono, ombre, all’improvviso quattro lemuri si materializzano davanti a noi. Timidi all’inizio, poi basta una banana ben matura e la loro timidezza svanisce e te li ritrovi in testa, sulle braccia, fra le gambe. “Sono le anime dei nostri antenati rimasti in terra e per questo godono di grande rispetto” ci dice Nika.

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Incrociamo sulla strada diversi carri trainati dagli zebĂš, i buoi locali con enormi corna, risorsa fondamentale per i malgasci delle zone rurali piĂš povere, perchĂŠ danno loro, latte, carne e vengono usati come mezzo di locomozione e lavoro, per spianare grandi estensioni di risaie. Il sole tramonta, e, lungo la strada, ci sfamiamo con abbondanti frullati di frutta tropicale, in maggioranza manghi dolcissimi.

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La strada nazionale n°6 in direzione nord attraversa vaste piantagioni di cacao, considerato tra i migliori al mondo, nel pieno del raccolto. Le piante di cacao cominciano a produrre dai sette anni fino a dieci e devono essere coltivate all’ombra di enormi alberi. Ai lati della carreggiata, gruppi di donne con veloci manovre collaudate dal tempo e dall’esperienza, spaccano il frutto con un colpo di machete cosĂŹ da estrarre i semi, che, lasciati essiccare tre settimane al sole cocente e in seguito tostati, verranno esportati per addolcire le cioccolaterie di tutto il mondo.

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Un lodge di legni intrecciati all’ Iharana bush camp nel cuore del parco di Ankarana ai piedi delle magnifiche rocce dei “Tsingy grigi�costellato di vari laghetti abitati da coccodrilli.

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INFO UTILI Foto di Vittorio Giannella Testi di Vittorio Giannella

M adaga s car del n ord :

Visitare questa parte dell’isola è sempre un’incognita, ma i mesi più secchi vanno da maggio a novembre. Mese da evitare marzo, umido e soggetto a uragani. In generale i mesi migliori sono aprile-maggio e settembre-novembre. Nel Madagascar nord occidentale piove meno che nella parte orientale. Visto d’ingresso: per i viaggiatori italiani vale tre mesi. Si fa all’arrivo all’aeroporto della capitale Antananarivo chiamata dai malgasci Tanà. Mangiare: Tortue Rapide, a Nosy Be (mai chiuso) prezzi da 10 euro. No carte di credito. Ristorante Batumoch, nel paese di Ambatoloaka, isola di Nosy Be, mai chiuso, da 15 euro Carte di credito Visa Dormire: Nosy Saba Resort Arrivarci in barca costa 120 € a/r da Antosohihy, con l’aereo a elica privato da Nosy Be a/r 300 €. Iharana Bush Camp A 15 chilometri dalla strada N°6 Ambilobe, ai piedi dei tsingy grigi.

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La moda italiana è esportata in tutto il mondo. A Zanzibar hanno addirittura esportato la celebre via del “Quadrilatero della modaâ€? di Milano. In versione esotica.

Zanzibar. Via della Spiga.

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Sulla spiaggia di Stone Town si gioca al pallone al tramonto, quando il caldo è meno opprimente. Roberta di Camerino è uno dei tanti negozietti locali ispirati alla moda italiana. Spesso i magazine fashion lasciati dai turisti italiani sono fonte di ispirazione.


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I negozietti sulla spiaggia di Kiwengwa sono ancora chiusi. Aprono i battenti quando negli hotel finisce la prima colazione e i turisti affollano la spiaggia. La lunga spiaggia di Kiwengwa alle prime luci del mattino.

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Nella pagina precedente La Rinascente “ Vu cumprà “ è uno dei negozietti più frequentati per la simpatia dei gestori. Giorgio Armani è anche a Zanzibar Beach un personaggio conosciutissimo. Il gestore del negozietto è un suo fan e spesso chiede ai turisti se hanno con loro un capo da lui firmato. Le coloratissime stoffe di Zanzibar si trovano in quasi tutte le boutique locali dedicate alla moda italiana, che si trovano sulla incantevole spiaggia di Kiwengwa.

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Nella pagina precedente Porta Portese è specializzato in oggetti d’ebano.

La spiaggia di Kiwengwa con i suoi negoziati dedicati alla moda italiana, i locali la chiamano simpaticamente e con la giusta ironia “ Via della Spiga Zanzibar”.

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Il negozietto dedicato a Laura Biagiotti sulla lunga spiaggia di Kiwengwa. Hakuna Matata è la frase che espone il negozio dedicato a Benetton. La gentilezza e la simpatia è una costante dei negozietti ispirati alla moda italiana, ma che vendono, per lo piÚ, dipinti locali, collanine e oggetti della cultura masai.

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Nella pagina precedente un negozietto dedicato a Umberto Agnelli: la fantasia dei commercianti non ha limiti. Sulla spiaggia di Kiwengwa un pescatore aspetta la marea per andare a posare le reti.

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INFO UTILI Foto di Graziano Perotti Testi di Graziano Perotti

DOCUMENTI Per entrare nel Paese i turisti devono essere in possesso di un Passaporto con validità di almeno 6 mesi dalla data di arrivo. Il Passaporto deve, inoltre, avere almeno una pagina bianca. CLIMA Il clima Zanzibar è diviso in 4 stagioni: la stagione delle piogge abbondanti che si sviluppa nei mesi di marzo, aprile e maggio, la stagione secca tra giugno e settembre, la stagione delle piccole piogge nei mesi di ottobre e novembre, la stagione calda e torrida tra dicembre e febbraio.

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Conosciuta per la sua allegria, le sue feste e le sue nottate sfrenate, non lo è altrettanto per la sua golosa cucina e le spiagge nascoste. Che noi vi aiutiamo a scoprire.

Mykonos. Il divertimento è servito.

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Petros, il pellicano, è la mascotte dell’isola, amato e riverito da tutti. Passa le sue giornate nel piccolo porto turistico della Chora. Per nulla infastidito dal continuo passaggio di turisti, si introduce senza farsi troppi problemi nelle abitazioni e nei locali di tendenza, affacciati al mare, ama mettersi in posa e farsi fotografare insieme alle persone. Un carattere da vera celebrità. Aghia Anna Kalafatis, è un piccolo Villaggio nel sud-est, poche e semplici abitazioni, che si affacciano su un’insenatura protetta da due collinette gemelle. Ci abitano per lo più famiglie di pescatori, tanti gatti e Markos, proprietario di una genuina taverna sul mare. Come rimessa per le imbarcazioni da pesca si usano grotte scavate nella roccia, mentre un grosso container rosso, nel periodo produttivo, serve per riparare e accatastare le reti e gli attrezzi.

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Erroneamente la maggior parte delle persone, pensa che Mykonos sia solo l’isola del divertimento sfrenato, dove il chiasso la fa da padrone e le spiagge siano sempre super affollate di ragazzi troppo “allegri”. In realtà non è così, anzi: solo una piccola parte delle spiagge, per lo più a sud-ovest (Paradise, Super Paradise, Paraga e Psarou) sono la meta preferita di che cerca il divertimento la folla. Le restanti, sono vere oasi di pace, per lo più calette incontaminate e non attrezzate.

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Una delle spiagge più “intime” è Agios Sostis, una piccola caletta protetta dalle rocce, ideale nelle giornate ventose. L’acqua trasparente poco profonda e la sabbia finissima la rendono ideale per chi in acqua ha qualche incertezza. Se invece si cerca una spiaggia attrezzata, ma comunque discreta e poco affollata, la meta perfetta è Panormos. Il ristorante-bar che gestisce gli ombrelloni, offre gustosi piatti a base di pesce con ottimo rapporto qualità prezzo. La location è raffinata e divertente, grazie ai murales e ai colori vivaci delle pareti, con l’allegro chef che gira tra i tavoli per intrattenere gli ospiti.

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Rimarrete sorpresi dalla quantità di chiese che ci sono a Mykonos: sono più di 400! Nessun’altra isola delle Cicladi ne ha così tante. Per lo più sono cappelle votive, piccoline, fatte costruire da marinai miracolosamente scampati a violente tempeste in mare aperto.


L’architettura tradizionale cicladica è semplice ma nello stesso tempo elegante e armoniosa. Rigorosamente dipinte di un bianco candido per disperdere il calore dei mesi estivi, le strutture sono a forma cubica con tetti piatti, per resistere ai forti venti. Le abitazioni di Mykonos si differiscono leggermente dallo standard: gli spigoli sono stati smussati e spesso le forme sono asimmetriche. Naturalmente la tradizione vuole che le porte e le finestre siano rigorosamente dipinte di blu.

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La chiesa più antica e famosa dell’isola si trova nella Chora, vicino al porto, nel quartiere Kastro detto anche piccola Venezia. È dedicata a Maria Vergine (Panagia Paraportiani). È un vero e proprio rompicapo architettonico: non si tratta di una singola chiesa ma dell’insieme di 5 edifici costruiti in periodi storici diversi e uniti tra loro. Qualcuno la definisce scherzosamente “la chiesa di un pasticcere impazzito”, per via delle forme che ricordano una strana torta.

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Come testimonia la foto di destra, il mare di Mykonos è molto pescoso e la cucina tradizionale dell’isola prevede molti piatti a base di pesce. Se si vuole provare qualche ricetta particolare e insolita, che non sia la solita grigliata, si può scegliere il psarosoupa, un piatto tradizionale con scorfano, patate e cipolle, che viene servito sia sotto forma di zuppa, come primo piatto, o in versione più asciutta come seconda portata. Altro piatto interessante è il baccalà fritto adagiato su un letto di skordalia (una crema di patate e aglio). Sotto: un ritratto di un simpatico e anziano pope barbuto, fotografato nel monastero di Panagia Tourliani ad Ano Mera. Costruito nel 1542, il monastero è famoso per le preziose Icone Bizantine e l’imponente torre campanaria.

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Anche se in realtà il 70% dei polpi che si consumano in Grecia sono pescati nel lontano Oceano Pacifico, per tutti è il principe indiscusso della cucina greca. Non c’è taverna che si rispetti che non proponga una ricetta a base di polpo, che sia alla griglia, in umido o marinato. Quando si pensa alle isole greche la mente ricorda inevitabilmente i polpi appesi al sole, ma non è solo un modo per attirare i clienti: è in realtà la tecnica per renderlo gustosissimo e morbido, un’esposizione graduale, meglio di mattina o tardo pomeriggio, mai nelle ore calde. Va girato e rigirato e non bisogna eccedere con un’eccessiva disidratazione: una vera alchimia trovare il giusto compromesso. Basta veramente sbagliare di poco per ritrovarsi un polpo secco duro e senza sapore.

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Sono pochi gli ingredienti alla base della cucina greca. La semplicità è il suo punto di forza. Non c’è casa senza una piantina di basilico, in vaso sul balcone o piantato a terra. La tipologia greca ha foglie piccoline, molto profumate e con un gusto più delicato rispetto a quello a foglie grandi. Spesso viene utilizzato come decorazione o trasformato in salsa per accompagnare le classiche grigliate di pesce. Altra pianta che non può mancare nelle ricette greche è l’origano, orgoglio nazionale. Si usa quasi su ogni piatto, solitamente unito ad abbondante olio d’oliva e succo di limone per condire le portate di pesce e di carne.

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La taverna Kiki’s si trova a pochi metri della spiaggia di Agios Sostis. Sicuramente la più autentica e apprezzata dell’intera isola. Non accetta prenotazioni: apre verso le 13 e prosegue senza sosta fino alla chiusura, intorno alle 18. I primi ospiti che arrivano trovano subito posto, gli altri aspettano in coda all’ingresso. L’attesa a volte è snervante, ma viene ripagata dalla qualità dei piatti proposti, per lo più cucinati sulla gigantesca griglia. Un altro punto di forza del locale è l’incantevole panorama che si gode seduti in terrazza al fresco del bersò. A destra: il ristorante Interni, si trova nel centro della Chora, ed è il più esclusivo ed elegante di Mykonos: atmosfera glamour a lume di candela con cucina rivisitata.

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Non si può perdere il tramonto al Caprice bar, famoso per i numerosi e ottimi cocktail da gustare seduti ai tavolini in riva al mare, direttamente nella piccola Venezia. A destra le case a palafitta si colorano d’oro, nella pagina precedente la parata di mulini che salutano il giorno che se ne va e proprio di fronte il sole che si nasconde nel mare. Al momento clou un interminabile applauso, un’altra magia di Mykonos.

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Meritano una citazione i ristoranti che si trovano in riva al mare al fianco dei mulini. Cenare accompagnati dal rumore del frangersi delle onde a lume di candele li trasformano in una location fantastica, mentre cucina e prezzi sono appena sufficienti. Ma si sa: la bell’atmosfera fa sembrare tutto piÚ buono.

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Belle le vacanze estive‌ un ultimo tuffo prima di intraprendere un’altra lunga nottata!

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INFO UTILI Foto di Giovanni Tagini Testi di Giovanni Tagini

Dove dormire

Mykonos Star Hotel, Agios Sostis. Archipelagos Hotel, Kalo Livadi. Harmony Boutique hotel, Palaio Limani Mykonos. Aphrodite Beach Hotel, Kalafiti. Indirizzi gourmet

Kiki’s tavern, spiaggia Agios Sostis. Taverna Panormos Beach, Panormos. ristorante Interni, Matoyiannia, Mykonos. Markos Taverna, Kalafatis.

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UN FOTOGRAFO AL MESE

In questo numero vi presentiamo il nostro fotografo Giovan che comprai e come solitamente succede, difficilmente si cambia marca, vorrebbe dire sostituire tutte le ottiche, ristudiare i menù e riadattarsi all’ergonomia della fotocamera…. Sono molto soddisfatto di Canon, mi trovo benissimo, è un prodotto di altissima qualità, un’assistenza tecnica straordinaria e ottiche resistenti e molto luminose; ma ritengo che per fotografare non sia importante avere l’ultimo modello o decine di ottiche, sostanzialmente non è il corredo che fa belle foto ma l’occhio di chi sta dietro. Se non fosse che lo faccio per mestiere girerei solo con il 16/35 mm, è l’ottica che preferisco e che uso maggiormente.

1) Come e quando è iniziata la passione per la fotografia? Tutto è cominciato con un libro e con una folgorazione. Avevo 17 anni, il mio vicino di casa Ruggero Barbaglia, regista di documentari naturalistici che operò negli anni ‘50 in Centrafrica per conto del governo belga, mi fece sfogliare un libro fotografico dal titolo La Creazione (1971) del grande fotografo viennese Ernest Haas. Fu amore a prima vista, rimasi stupito di cosa si potesse “trasmettere e raccontare”

con una semplice fotografia. Corsi subito a comprare una reflex e da allora la fotografia è stata la passione della mia vita”. 2) Quale corredo usi? Visto che me lo chiedi ti rispondo che uso Canon, quando viaggio nello zaino insieme alla mia EOS 1 DS c’è un 16/35, un 24/70 e un 70/200 e a seconda del lavoro che mi appresto a realizzare posso aggiungere un 100 macro, un 85 per i ritratti o un 300. Canon fu la prima reflex

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3) Preferisci B/N o colore? Non ho dubbi: il colore! Non fraintendetemi, mi piace molto anche il bianco e nero (mi fate tornare in mente le nottate passate in camera oscura, che bel periodo, lavoravo con pellicola Tmax Kodak; lo sviluppo, i bagni, la luce rossa e le foto appese ad asciugare… troppo affascinante), ma ritengo che il colore permetta di enfatizzare maggiormente le emozioni che cerco di trasmettere con i miei scatti. Per me i colori sono fondamentali a prescindere dalla fotografia, amo il colore e più è carico e più mi piace.


nni Tagini autore del servizio su Mykonos

5) Se potessi fotografare un luogo perfetto quale sarebbe per te? Ahahah arriva sempre questa domanda. E come al solito non so rispondere. Probabilmente perché non c’è un luogo perfetto o forse perché non l’ho ancora trovato. Detto ciò, i miei gusti fotografici tendono a cambiare radical-

mente; ho iniziato fotografando esclusivamente la natura e i paesaggi, dopo diversi anni mi sono orientato verso la moda e il design, e in questi ultimi tempi prediligo fotografare gli agglomerati urbani, le persone e l’architettura. Il prossimo passo sarà il reportage sociale? Probabile. Però ci sono luoghi che mi sono rimasti nel cuore: l’Islanda e il deserto del Sahara algerino sono i posti che più mi hanno ispirato quando fotografavo la natura. Mentre in questi ultimi anni i luoghi che più mi hanno sedotto sono sicuramente Shanghai, una megalopoli straordinaria e Rio De Janeiro per i colori e il calore umano. 6) Cosa cerchi in una fotografia? In parte ti ho già risposto prima. Cerco di trasmettere il bello delle cose, cerco di mettere il mio stile in ogni scatto, cerco di raccontare un’emozione, una situazione. Quando fai il fotografo di professione è fondamentale rispettare il mandato. Ed è quello che cerco di fare, non mi limito a fare belle foto, mi concentro esclusivamente su quello che mi viene chiesto. Per esempio: se una rivista mi incaricasse di fotografare il food in Cina, il servizio che realizzerò graviterà esclusivamen-

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te intorno al food, non solo, anche il mio modo di osservare, di approfondire e cercare sarà proiettato esclusivamente su quel tema. Sostanzialmente questa è la differenza di chi fotografa per piacere e chi per lavoro. Svela un trucco della magia delle tue foto Ci sono pochi trucchi da svelare; sarò cinico: se hai “l’occhio” farai belle foto, altrimenti lascia perdere. Però un suggerimento lo raccomando sempre, non scattate d’impulso, aspettate il momento giusto, cercate l’angolatura migliore, studiate il soggetto, girategli intorno, entrate in sintonia e se è il caso aspettate la luce giusta e l’evolversi degli eventi, non limitatevi a scattare appena vedete qualcosa, aspettate e interagite con la scena. Giovanni Tagini Milanese, classe ‘68, specializzato in reportage di viaggio. Pubblica su numerose riviste nazionali e internazionali. www.giovannitagini.com

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4) Per te la fotografia è arte o un modo di comunicare? Entrambe le cose. Sicuramente lo scopo principale del mio lavoro è di raccontare e descrivere un luogo, un soggetto o una situazione; secondo me è fondamentale avere un proprio stile, metterci del tuo, far sì che la tua immagine rispecchi la tua anima e il tuo modo di vedere le cose. La soddisfazione maggiore è quando le persone riconoscono un mio lavoro senza leggere il copyright. Non mi accontento semplicemente di riprendere le cose così come appaiono a prima vista, piuttosto ho sempre cercato dentro di loro qualcosa di più profondo, di nascosto. Sono ossessionato dalla giusta inquadratura, dall’armonia tra luce, forme e colori; sono pignolo, preciso, geometrico, e cerco il bello in ogni cosa. Ogni foto che realizzo, anche se fatta con lo scopo di descrivere è in realtà la proiezione del mio sguardo, quindi arte,


Völlan • Vigiljoch • Tscherms Burgstall •Gargazon IM MERANER LAND Foiana • Monte S.Vigilio • Cermes Postal • Gargazzone A MERANO E DINTORNI

Monte San Vigilio 1.486-1.814 m Dove l’orologio pare essersi fermato Un’area dall’atmosfera romantica Per gli amanti della natura…

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