Edizioni Terre Alte - Oscellana
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Poste Italiane. Sped. in a.p. 70% - Div. Corr. D.C.I. Novara n.1 anno 2014 - Costo € 10,00
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OSCELLANA - Rivista illustrata della Val d’Ossola, N. 1 Gennaio - Marzo 2014
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Anno XLIV n° 1 Gennaio - Marzo 2014
Centro Internazionale di Documentazione Alpina
OSCELLANA Rivista Illustrata della Val d’Ossola Anno XLIV n° 1 Gennaio - Marzo 2014
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SOMMARIO
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L’Albergo Terminus e d’Espagne di Domodossola: prime note storiche. di Paolo Negri
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Bassorilievo di Masera tra Protostoria e inizio Rinascimento. Ipotesi interpretativa. di Claudia Corbelli Alberto De Giuli Ausilio Priuli
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Una lettura de “La folgorazione di Saulo” di Antonio Simionato. di Silvana Pirazzi
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Don Tullio Bertamini inedito: il poeta. di Enrico Margaroli
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Marino Ferraris in memoria. di Rafaele Fattalini
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Relazione storica riguardante il Grand Hotel Terminus e Espagne di Domodossola. di Tullio Bertamini 1988
La misura del tempo pag. 54 attraverso le ricostruzioni di Guido Dresti. Mostra di orologi solari e strumenti astronomici. di Rosario Mosello Meteorologia Ossolana. di Gnomonicus
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- OSCELLANA DIREZIONE E REDAZIONE Vicolo Facini 1, 28845 Domodossola Tel e Fax 0324/482131
OSCELLANA RIVISTA ILLUSTRATA DELLA VAL D’OSSOLA Centro Internazionale di Documentazione Alpina “Terre Alte - Oscellana”
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Azzari Anita Crivelli Giuliano De Giuli Alberto Gruppo Antiquarium Mergozzo Masini Chieu Cesarina Margaroli Enrico Moro Giovanni Vittorio Necchi della Silva Giovanni Negri Paolo Pessina Lara e Pessina Carlo Piana Agostinetti Paola Ragozza Silvano Rossano Anna Vittoria Sgarella Paglino Franca Villarte
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Comitato Scientifico: Coordinatore - Volorio Paolo Segretario - Mosello Rosario
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IN COPERTINA: Bassorilievo di Masera, particolare. Reperto fotografato da Valter Zerla.
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L’Albergo Terminus e d’Espagne di Domodossola: prime note storiche.
L’Albergo Terminus e d’Espagne visto dall’imbocco di via Galletti negli ultimi decenni del secolo XIX .
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tazione dei documenti scritti e graici necessari per la redazione dell’allegato alla pratica edilizia. Questi argomenti erano noti allo storico ossolano in quanto già da lui sviluppati in precedenti studi1. Si intende oggi pubblicare tale scritto di Bertamini a ricordo di questa sua attività minore, corredata da queste brevi note atte ad aggiornare quanto sino ad allora divulgato dallo storico ossolano e ad illustrare quanto dallo stesso già scoperto a proposito dell’ediicio. Dei due elementi difensivi descritti è assodata la presenza, nelle forme note dai documenti disponibili, almeno sin dai primi decenni del secolo XVI, ipotizzandone anche l’esistenza sin dal concepimento delle cerchia muraria di cui il borgo di Domodossola si dotò nei primi anni del secolo XIV2. In seguito le più rilevanti modiiche apportate a questa parte del borgo risalgono alle ine del secolo XVII quando, per volere di Juan Tomás Enrìquez de Cabrera, Conte di Melgar e governatore dello Stato di Milano ino al 1686, fu aidato a Gaspare Beretta, maestro di campo generale ed ingegnere maggiore dello Stato, il disegno delle fortiicazioni “alla
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L’analisi storica condotta in campo architettonico, in contesti urbani minori, risulta spesso sterile se non è sufragata da dati documentali certi forniti dagli archivi storici e da un ampio repertorio cartograico a scala urbana e confrontabile in senso diacronico. L’analisi architettonica condotta con metodi stratigraici su di un singolo ediicio, suggerita già da Viollet-Le-Duc sulla base della considerazione dello stesso quale documento da indagare, può aiutare invece lo studioso, in questo contesto, a ricostruirne l’evoluzione nel tempo. In questa situazione si trovò, nel 1988, don Tullio Bertamini quando gli fu richiesta, nel 1988, la stesura della relazione storica relativa alla domanda di ristrutturazione dell’antico caseggiato, in epoca storica sede del Grand Hotel d’Espagne, collocato ai margini della cerchia muraria difensiva del borgo domese, insistente sulla vetusta porta urbica, detta del Castello o di Protasio, e sull’antistante rivellino costruito a sua protezione (ig.1). Con la consueta sagacia lo storico rosminiano procedette all’analisi dell’ediicio e alla consul-
Fig. 1 - Federico Ashton, Veduta di Domodossola nel secolo XVII, copia dall’originale conservato nella chiesa di San Lorenzo di Bognanco, olio su tela, Musei Civici “G. G. Galletti”, cat. 2318, Domodossola. Sul fronte della cortina muraria si nota la torre che contiene la porta urbica e l’antistante rivellino.
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Fig. 2 - Gaspare Beretta, Domo d’Ossola 1686, Collezione Bernhard Paul Moll, cm. 44 x 65,5.
del Ducato a Carlo VI. Tali lavori ebbero comunque ripercussioni negli anni seguenti per vari contenziosi fra privati cittadini domesi e autorità centrale dello Stato, a seguito degli espropri e delle demolizioni conseguenti all’inizio delle nuove opere3. È quindi probabile che proprio questo tentativo, abortito prematuramente, abbia condotto alla confusa restituzione cartograica della tavola del Catasto Teresiano del borgo domese del 1722, poco intellegibile per le zone relative al Castello e alla porta urbica, pur nella considerazione che a determinare questa situazione abbiano contribuito anche le frequenti alluvioni del torrente Bogna4 (ig. 3 e 4). A ragione dell’insistenza di quest’ultime, che ripetutamente condussero alla distruzione dei ponti levatoi dell’ingresso nel borgo e alla loro
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moderna” per la città di Domodossola. Il Beretta lasciò testimonianza di questi interventi sulla città, unitamente all’ingegnere Giuseppe Formenti, consistenti nella progettazione di bastioni su ciascuno dei cinque angoli della cinta ed un proilo di fortiicazioni con spalti, strada coperta e fossato unitamente a dei pareri per una protezione immediata della fortezza domese (ig. 2). In efetti un progetto così grandioso aveva poche speranze di realizzazione pratica, anche per le continue e fastidiose inondazioni del Bogna, ma i lavori iniziarono lo stesso, sul inire del secolo XVII, con sterri e proilatura del terreno sulla parte antistante il Castello. Vennero tuttavia quasi subito abbandonati sia per mancanza di fondi che per la ine della dominazione spagnola su Milano e il conseguente passaggio
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Fig. 3 - Catasto di Maria Teresa d’Austria. Comune di Domodossola, foglio1, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, All. A, pf. 192, 1722. Particolare del foglio 1 riguardante il Castello e la porta urbica.
totale ostruzione, forse, negli anni successivi, si decise di creare un percorso carraio continuo fra rivellino e la torre che permetteva di accedere alla porta d’ingresso, formulando una soluzione che è ancora testimoniata dal primo documento utile per deinire la conformazione originaria dell’ediicio futuro albergo d’Espagne5 (ig. 5 e 6). Questo documento, relativo all’anno 1839 e citato da Bertamini nella relazione, indica l’ingresso dalla porta Est dell’ediicio e, passando all’interno del piano terreno con le due carraie, consentiva l’uscita nel borgo a Nord, in piazza Castello6 (ig.7). La vetusta struttura alberghiera fu però attiva sin dall’inizio del secolo XIX quando, a seguito dell’apertura della strada
militare del Sempione e degli smantellamenti delle porte d’ingresso al borgo di Briona e del Castello, viaggiatori transalpini, in numero sempre più cospicuo, richiesero adeguate strutture ricettive7. Fu allora che il Castello, ormai inutile come struttura difensiva, fu trasformato nell’Hotel de la Ville e su ciò che rimaneva della porta urbica e del rivellino fu ediicato il Grand Hotel d’Espagne. Il primo fu adibito anche a ricovero delle diligenze in partenza ed in arrivo dal Sempione mentre nel secondo trovarono ricovero quelle per Milano e la valle Vigezzo8. Il caseggiato del Grand Hotel d’Espagne, d’inizio secolo XIX, fu aiancato da un’ala costruita nel 1823 da Rocco Belli, forse quella posta trasver-
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che costituirono l’isolato. La decisione di demolire parte del tratto di cinta muraria per aprire l’arteria viaria diretta in Valle Bognanco, sul inire del secolo XIX, pur molto combattuta, determinò un cambiamento della deinizione urbanistica del borgo domese; fu demolita infatti, insieme a parte delle mura, anche la scuderia dell’Albergo che ostruiva il collegamento con la strada Regia10. Inine l’edi-
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salmente al nucleo originario, rilevabile sia nel Catasto Rabbini sia nel rilievo del Geometra Pianzola del 18269 (ig. 8,9,10 e 11). Questa, deinita inizialmente come Hotel Terminus, insisteva sulla cinta muraria antica che collegava la torre della porta con la torretta d’angolo, oggi detta dell’Ospedale. Rimase in uso per parecchi anni la denominazione di Hotel Terminus e d’Espagne comprendenti le due unità abitative
Fig. 4 - Archivio Storico Civico della Biblioteca Trivulziana, cart. 261, camicia «Domo D’Ossola /vedi sotto Vallese», docc. 20-60, Domodossola, borgo e castello Arona «1692», doc. non numerati «del S[igno].r Serena», «Castello di Domodossola», schizzo a penna e matita, senza scala, mm. 160 x 210, didascalia.Proprietà dell’Archivio Storico Civico Biblioteca Trivulziana; copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati.
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Fig. 5 - Disegno dell’autore ripreso da: Archivio Storico Civico della Biblioteca Trivulziana, cart. 261, camicia «Domo D’Ossola / vedi sotto Vallese», docc. 20-60, Domodossola, castello [1686?], doc. 31. Anonimo, «Castello – di Domodossola / Con trè pareri p[er] fortificarla» disegno a penna, pianta, «Scala de Braccia di Milano n.° 40», mm 444 x 338. Fig. 6 - Giovanni Battista Sottis, Piano del castello di Domodossola e sue giurisdizioni, disegno a penna acquarellato con legenda relativa ai terreni attigui alla linea di difesa, senza data e senza irma ma probabilmente del Sottis, secolo XVIII, cm. 33 x 43, Archivio cartograico dell’IGM, San Marco Firenze. Particolare della porta urbica e del rivellino.
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icio, passato in proprietà della famiglia Barbitta, fu ristrutturato nel 1899 su progetto dell’ingegnere Croppi deinendo così una volumetria dello stesso prossima all’odierna (ig.12). Quando fu richiesta la relazione per il progetto di ristrutturazione, nel 1988, l’ediicio era in deperimento pur avendo costituito, per tutto l’Ottocento (ig. 13,14) e i primi anni del Novecento un polo di attrazione ricettiva di note-
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vole importanza per la Città. Oggi il caseggiato è adibito ad uso abitativo privato ma al piano terreno, nei locali del Ristorante Terminus rimangono evidenze murarie della porta d’ingresso al borgo, realizzata in doppia muratura di pietra che consentiva lo scorrimento di una grata lignea o metallica d’ostruzione all’accesso, e parti murarie della stessa porta e probabilmente anche del rivellino.
Fig. 7 - Archivio Comunale di Domodossola, Comune di Domodossola, Serie III, cart. 131/29, “rinnovo del selciato antistante l’albergo di Spagna”, 1839. Allegato graico della domanda del geom. Guglielminetti.
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Fig. 8 - Archivio di Stato di Torino, Catasto Rabbini, Mappa originale del Comune di Domodossola, Foglio III, Allegato A, 1858. Particolare dell’isolato del Castello e del caseggiato Hotel Terminus e d’Espagne.
Fig. 9 - Francesco Pianzola, Pianta del fabbricato esteriore della città di Domodossola, e particolare, 4 ottobre 1826, china ed acquarello su carta, cm. 115x73, Archivio della rivista “Oscellana”, Domodossola. Particolare dell’isolato del Castello (B) e del caseggiato Hotel Terminus e d’Espagne (A). La riproduzione intera si trova in B. Carnovale - C. Corbelli, La città, la strada, la ferrovia. Domodossola in cent’anni di storia urbana ed amministrativa nei verbali del Consiglio Comunale (1806-1906), in “Oscellana”, anno XL, pp.112-177.
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due rivellini di forma triangolare a protezione delle porte di Briona, verso nord, e del Castello, verso sud. A ridosso degli anni in cui Leonardo fornì l’idea dell’avamposto triangolare contro le armi da fuoco per il Castello Sforzesco di Milano e forse anche per il Castello di Locarno, è probabile che anche il borgo domese si fosse dotato della stessa tipologia di difesa. Per quest’argomento si vedano: M. Viganò, Locarno francese (1499-1513). Per i 500 anni del “rivellino” del Castello visconteo 1507-2007, Archivio Storico Ticinese, 2007, Bellinzona e M. Viganò, Leonardo a Locarno. Documenti per una attribuzione del “rivellino” del castello 1507, 2009, Bellinzona, con relativa ampia bibliograia. A proposito di questi argomenti lo scrivente ha, in fase di preparazione, la storia del Castello di Domodossola e delle sue fortiicazioni. 3 I documenti relativi a queste trasformazioni sono conservati all’Archivio Storico Civico della Biblioteca Trivulziana di Milano. Si veda anche P. Negri, Note preliminari
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Note: 1 Si ricordano soprattutto: T. Bertamini, Il borgo di Domodossola e le sue mura, in “Oscellana”, anno XI, 1981, pp. 93-98, 117-122. e T. Bertamini, Le mura medioevali del borgo di Domodossola, in “Bollettino Storico della Provincia di Novara”, anno LXXIII, 1982, pp. 270-274. 2 La più antica rappresentazione graica del borgo di Domodossola risale al 1534 ed è contenuta, in allegato alla relazione dell’ingegnere ducale Martino De l’Acqua, redatta per far fronte al pericolo delle frequenti inondazioni del torrente Bogna che mettevano in pericolo già allora la parte della cortina muraria del borgo sulla quale insistevano il Castello e la porta Urbica. Oggi è conservata nell’Archivio di Stato di Milano, Mappe piane, MMDPA, cart. 8 (D), già ASM, AC, p.a., b.100 (Bogn-Boz), “Dondossula” e “Castel Matarel”, “De Milano alli XXI de Augusto MDXXXIIIJ. La descrizione graica, seppur schematica, presenta già la forma pentagonale delle mura con i
Fig. 10 e 11 (Fig.11 pagina seguente) Ricostruzione graica dell’autore del Castello di Domodossola e della porta urbica con antistante rivellino ed inserimento dell’attuale volumetria dell’ediicio corrispondente all’antico Albergo d’Espagne. Legenda: A. Castello B. Oratorio di San Rocco (scomparso) C. Torre delle polveri D. Fossato interno E. Cinta muraria F. Porta d’ingresso al borgo (tuttora esistente) in collocazione originaria G. Rivellino H. Volumetria dell’attuale edificio dell’antico Hotel Terminus e d’Espagne I. Fossato esterno L. Arco di sostegno della muratura del rivellino M. Porta del Soccorso del Castello.
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Fig. 12 - Ing. Croppi-Tinivella, Progetto d’ampliamento dell’Hotel d’Espagne, Prospetto,1899. In Archivio Comunale di Domodossola, Comune di Domodossola, Fald. 700, Commissione edilizia: atti, carteggi, pratiche diverse 1895-1905. Allegato graico del progetto riguardante la nuova facciata dell’ediicio.
conformanti un corpo unico, appoggiate, come intuì già Bertamini, sugli archi, riconosciuti dallo studioso nell’interrato dell’ediicio, che consentivano la continuità del fossato e l’eicacia della difesa dei ponti levatoi. 6 L’allegato graico era parte della domanda fatta nel 1839 dall’allora proprietario Giacomo Nicolazzi presso l’Amministrazione Comunale per poter procedere al livellamento del terreno che conduceva dalla strada Regia proveniente da Milano alla porta d’ingresso dell’albergo. In Archivio Comunale di Domodossola, Comune di Domodossola, Serie III, cart. 131/29, “rinnovo del selciato antistante l’albergo di Spagna”, 1839. 7 Per la comprensione delle vicende di questo periodo si possono consultare: Angela Preioni Travostino, Domodossola durante il Regno Italico. Cronaca degli anni 18051807, in “Oscellana”, anno XXIV, 1999, pp. 199-218; A. Preioni Travostino, I due secoli della strada Napoleonica del Sempione, in “Almanacco Storico Ossolano”, 2000, Domodossola pp. 9-20; le due tesi di laurea: B. Carnovale
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alla storia del castello di Domodossola, 2013, in corso di pubblicazione. 4 Si veda la restituzione graica della zona del Catasto Teresiano a confronto della proposta illustrata, trovata fra le carte dell’Archivio Storico Civico della Biblioteca Trivulziana, accettata, alla ine del secolo XVII, per le difese del Castello. Per le alluvioni si confronti: P. Negri, Un insolito riparo per il torrente Bogna: Domodossola, 11 febbraio 1624, in “Annales. Liceo G. Spezia-Domodossola”, n.1, 2007, Domodossola (https://independent.academia. edu/PNegri). 5 Non è del tutto chiara, a mio parere, neppure la formulazione originaria dell’insieme torre-rivellino. Nel rilievo del 1686 depositato presso l’Archivio Storico Civico della Biblioteca Trivulziana e realizzato dall’ingegnere ducale Giuseppe Formenti, i due elementi di difesa risultano separati dal fossato senza murature di raccordo; a pochi anni di distanza, nel secolo successivo, le due postazioni difensive sembrano essere invece raccordate da murature
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- C. Corbelli, La città, la strada, la ferrovia. Domodossola in cent’anni di storia urbana ed amministrativa nei verbali del Consiglio Comunale (1806-1906), in “Oscellana”, anno XL, 2010, pp. 112-177 e pp. 180-250; M. Molini, Le vie della trasformazione. Lo sviluppo urbanistico di Domodossola dall’apertura della strada del Sempione sino alla prima guerra mondiale attraverso la costruzione della sua rete viabilistica, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Rel. Prof G. Ricci - Correl. Arch. P. Volorio, 2001 e ultimamente P. Volorio, Lo sviluppo di Domodossola dalla strada napoleonica alla ferrovia del Sempione. Spunti di storia urbana, in G. Ricci - P. Cordera (a cura di) Per l’Esposizione mi raccomando...! Milano e l’Esposizione Internazionale del Sempione del 1906 nei documenti del Castello Sforzesco, 2012, Milano. 8 Quelle per la Valle Vigezzo ino all’inizio del Novecento.
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Si veda: R. Ajoli, Il Sempione: una strada postale. Il servizio postale e di posta-cavalli con la diligenza svizzera, in “Archivio per la storia postale”, anno X, 2008, pp.52-56. 9 Quest’aggiunta fu iniziata dal Belli abusivamente come rilevato in: G.V. Moro, Politica e amministrazione del Comune di Domodossola nel corso dell’Ottocento, in F. Piola Caselli (a cura di), Domodossola nel Novecento, 2000, Domodossola, p. 18. Documento in Archivio Comunale di Domodossola, Comune di Domodossola, Serie III, cart. 126/4, “contro Rocco Belli, tesoriere provinciale, per l’intrapresa nuova fabbrica in aggiunta all’albergo di Spagna”, 1823. 10 Per il collegamento tra Domodossola e Valle Bognanco si veda: P. Volorio, Andar per monti: cenni storici sull’antica mulattiera della Valle Bognanco, in “Oscellana”, anno XXXII, 2003, pp. 148-156.
Fig. 13 - G. Pirazzi Maiola, Veduta strada del Sempione, ultimi decenni del secolo XIX. L’immagine registra ancora la presenza dell’ediicioscuderia dell’Albergo d’Espagne, prima dell’apertura della strada della Valle Bognanco. Tratta da E. Ferrari, Le cartoline di Domodossola, 1989, Domodossola, p. 51.
Fig. 14 - G. Pirazzi Maiola, Hotel d’Espagne, ultimi anni del secolo XIX. L’immagine, a pochi anni dalla precedente, riprende lo stesso ediicio dopo l’apertura della strada della Valle Bognanco. Tratta da C. Pessina-E. Ferrari (a cura di), L’Ossola nella fotografia d’epoca 18601915, 1996, Novara, p. 42.
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Relazione storica riguardante il Grand Hotel Terminus e Espagne di Domodossola costruiti sui resti della cinta muraria e castello del borgo. All’inizio dell’Ottocento infatti, soprattutto dopo la costruzione della strada napoleonica che collegava direttamente Milano con Parigi, si pensò che non fosse più necessario, anzi inutile, chiudere il borgo di Domodossola nella stretta cerchia delle sue mura medioevali, ma occorresse rompere questa cerchia sofocante permettendo costruzioni nuove attorno
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L’isolato di Domodossola che si afaccia sulle attuali via Canuto, piazza Tibaldi, via Venezia costituiva il Grand Hotel Terminus e Espagne. Sulla stessa piazza, denominata un tempo Piazza Castello, si afacciava anche un altro complesso adibito ad albergo: il Grand Hotel de la Ville et Anciene Poste. Ambedue questi alberghi ebbero inizio nei primi decenni del secolo XIX e furono in parte
Fig. 1 - Il caseggiato nel 1988 in una foto di T. Bertamini a corredo della relazione.
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Fig. 2 - Il caseggiato nel 1988 in una foto di T. Bertamini a corredo della relazione.
Poste”. Da lì partivano regolarmente ed arrivavano le diligenze per Milano e per Briga: una vera Stazione Internazionale. Anticamente porta Castello era collegata da un breve tratto di mura con il Castello, di qui il suo nome. Questo tratto fu abbattuto e si formò una vasta piazza, quella attuale appunto, centro del traico e del commercio. Il nome di Piazza Castello rimase solo alla piccola area che attualmente si denomina via Osci, mentre la parte che corrisponde all’imbocco dell’attuale via Rosmini era la piazza del Vino e la parte posta all’imbocco delle vie Galletti e Garibaldi attuali, semplicemente piazza o mercato del Bestiame. Mentre porta Briona fu interamente demo-
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ad essa, smantellarne anzi la maggior parte per dare migliore accesso alla nuova città e favorire il transito e quindi anche la permanenza dei numerosi viaggiatori che attraversavano il Sempione in diligenza. Oltre le mura, che non si ebbe diicoltà a far in parte abbattere ed alle quali andarono appoggiandosi le nuove costruzioni all’esterno, anche le antiche porte di Briona e Castello furono smantellate per dare un migliore accesso alla nuova arteria del traico transalpino; perino il Palazzo della Comunità, che si trovava in Piazza Mercato, fu per la stessa ragione raso al suolo. I fossati attorno alle mura furono colmati. Il glorioso antico castello fu venduto e trasformato appunto in “Grand Hotel de la Ville et Anciene
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muro che collegava la torre della porta al rivellino di difesa posto oltre il fossato. Tutto questo è visibile non solo nella stampa del Sesti del 1711, ma anche in tutte le altre successivamente disegnate. E’ inoltre chiaramente e visibilmente proposto dall’autore del quadro del 1690 fatto dai borghigiani domesi per ricordare un antico voto (si veda il fascicolo “La Torretta medioevale di Domodossola” a cura del Lions Club di Domodossola). L’Hotel Espagne sorse appunto sul perimetro di Porta Castello e del rivellino antistante, ma mentre della torre della porta fu abbattuta solo la parte superiore, delle mura del rivellino fu mantenuto unicamente il breve tratto che s accordava con il disegno della nuova costruzione. Gli elementi appartenenti all’antica costruzione e conservati nella ristrutturazione saranno segnalati e descritti in seguito. L’Hotel Espagne si estendeva dunque con
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lita, porta Casello restò in parte in piedi, il suo abbattimento non essendo parso necessario per dare spazio alla strada. Così anch’essa fu venduta e riutilizzata a scopo civile. Su di essa sorse il primo albergo che si denominò Hotel Espagne. Per comprendere a quali interventi fu sottoposta l’antica struttura della porta bisogna rendersi conto anzitutto come questa appariva alla ine del secolo XVIII. Era costituita di due corpi: una torre in cui si apriva la porta vera e propria ed in cui erano alloggiati i meccanismi necessari per il suo funzionamento ed una difesa antistante a forma di cuneo, molto più basso per difenderne l’accesso. I due corpi erano separati dal profondo fossato che correva attorno alle mura ed al castello. Su questo fossato venivano abbassati i ponti levatoi che servivano al passaggio dei pedoni (ponte più leggero a un solo bilanciere), e dei carri (ponte a doppio bilanciere). Un grosso arco supportava il tratto di
Fig. 3 - Il caseggiato nel 1988 in una foto di T. Bertamini a corredo della relazione. Particolare dell’attacco della cinta difensiva domese all’ediicio con lacerti murari della stessa ancora esistenti.
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Fig. 4 - Il caseggiato nel 1988 in una foto di T. Bertamini a corredo della relazione. Particolare dell’arco del piano interrato, funzionante da sostruzione muraria della collegamento fra rivellino e torre, al livello del fossato esterno della cinta muraria con particolare della muratura scarpata della stessa.
za Castello, ma, notiamolo attentamente, non sulla via Bognanco, cioè sull’attuale via Canuto, giacché non era stata ancora interrotta la continuità delle mura del borgo che collegavano la torre di Porta Castello con la torre posta sul lato nord-ovest della cinta muraria. La breccia aperta in questo tratto di muro risale, pare, attorno al 1880. La Mappa Rabbini infatti mentre ci dà quel tratto di muro ancora intatto, non fa alcun cenno della nuova strada aperta per collegare Piazza Castello con Bognanco, ma ofre solo la breve, tortuosa e stretta via ora detta via Venezia. La stessa Mappa, compilata fra il 1860 e il 1870, ci ofre anche la pianta particellare degli ediici e costruzioni varie sorte confusamente in quell’intorno (alcune dovevano essere, stalle, ripostigli ecc. per cavalli e carrozze). Attorno al
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una facciata di una ventina di metri, verso la piazza ed era quindi molto più piccolo della costruzione attuale, come si può rilevare da un disegno del 1839 del geometra Giovanni Maria Guglielminetti, prodotto dall’allora proprietario “Giacomo Nicolazzi albergatore in questa città sotto l’insegna di Spagna nella località denominata Porta Castello” per ottenere il permesso di abbassare alquanto il terreno della piazza antistante per collegare, mediante una doppia ila di lastroni, l’albergo della “strada reale”. Non ci è nota l’architettura di questo primo “Albergo di Spagna” se non per il fatto che il perimetro era quello di un rettangolo con accesso in facciata, allargato per far meglio passare le carrozze, con altro corrispondente sul lato orientale che permetteva di ritornare sulla piaz-
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E R TO AU A PI O C Fig. 5 - Il caseggiato nel 1988 in una foto di T. Bertamini a corredo della relazione. Livello interrato della torre urbica.
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gne deve essere adattato alla nuova costruzione. Infatti le fotograie di ine secolo ed anche quelle attuali mostrano in facciata un disegno intenzionalmente unitario (sebbene con qualche incongruenza) risalente appunto agli ultimi decenni del secolo XIX. Internamente invece è chiaro lo sforzo di adattamento della parte antica alla nuova nella sistemazione dei locali
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1870 (non se ne conosce la data precisa), fu, secondo ogni probabilità, costruito un nuovo albergo di ianco a quello di Spagna con facciata allineata a quello di Spagna, ma corpo allungato a lato dell’attuale via Venezia. Prese il nome di albergo Terminus. Ma poco tempo dopo i due alberghi hanno un solo proprietario. La facciata viene completamente restaurata e l’Hotel Espa-
Fig. 6 - Interno attuale del Ristorante Terminus che conserva la porta originale d’ingresso al borgo domese.
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al pianterreno e nei piani sovrastanti. Il nuovo albergo prese il nome Grand Hotel Terminus, mantenendo tuttavia i precedenti titoli di Hotel Terminus e albergo Spagna che troviamo indicati nelle insegne poste sui balconi di facciata. Il Grand Hotel Terminus, come del resto anche il Grand Hotel de la Ville che gli sta di fronte fu frequentato soprattutto prima dell’apertura della galleria ferroviaria del Sempione. In seguito parve troppo decentrato rispetto alla Stazione Internazionale e cessò in gran parte il suo impiego come albergo a cui fu adibita solo la parte sul lato sud-ovest (ristorante con alloggio), mentre nel resto si allogarono una oicina e appartamenti dati in aitto. Attualmente è fatiscente e disabitato. Con l’apertura di via Bognanco, ora via Canuto, e la demolizione del tratto di mura attraversato nuove costruzioni sorsero recentemente sul lato meridionale e dovettero essere demolite anche alcune case e stalle poste a ridosso delle mura e appoggiate al vecchio albergo, il quale su questo lato mostra chiaramente i tratti della parte più antica appartenuti alla porta Castello ed al rivellino, e perino un mozzicone delle mura del borgo che in quel punto si saldavano alla torre di Porta Castello. E’ anche visibile la parte superiore del grosso arco in pietra che supportava il muro del rivellino nel punto in cui questo sorpassava il fossato. Emerge solo in qualche decina di centimetri dal piano del cortile, ma è ben visibile nella cantina interna all’ediicio dove ne compare un tratto più vasto. In questa stessa cantina, ricavata nel vano, non colmato, dell’antico fossato, è possibile vedere il tratto frontale del muro originale, a scarpia, della torre di Porta Castello. In questo muro fu aperto un vano per accedere allo scantinato della torre stessa. Questo è coperto da una spessa volta che è certamente quella originale, a cui si accedeva probabilmente mediante una botola dal pian terreno. Nell’angolo nord – ovest si nota una feritoia che permetteva la difesa a livello del fossato del tratto di mura che
avevano origine in quel punto. Il vano che sovrasta il cantinato della torre fu in gran parte rimaneggiato allargando le aperture di accesso, ma sostanzialmente rimangono intatti i muri principali ed i grossi pilastri di sostegno, nonché le volte che supportano il primo piano. Da lì in su nulla è rimasto dell’antica struttura della torre di Porta Castello e tutto risale alle costruzioni del secolo XIX.
Si ringrazia il Sig. Mario Cavicchi per averci fatto riscoprire questa relazione storica del Prof. Tullio Bertamini allegata dalla pratica edilizia di ristrutturazione dello stabile. Si ringrazia inoltre il Sig. Giuseppe Lombardo, titolare del “Ristorante Pizzeria Terminus”, sito al piano terra dell’edificio oggetto di analisi, per la gentile concessione dell’immagine a pag 21.
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Domodossola 1988
Talloncino per bagagli dell’Hotel d’Espagne di proprietà dei Fratelli Barbitta. Ultimi decenni del secolo XIX.
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