TrentinoMese aprile 2013

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euro 2,00 www.trentinomese.it

anno XXI n. 254

aprile 2013 9 771724 550829

ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualitĂ trentina

il libro del mese il nuovo romanzo di Ettore Frangipane

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento. Contiene i.p.

rolando maran Clamoroso! un trentino al cibali

tutto un altro mondo: quando l’ora si leggeva sulle montagne

a tutta

marcello farina I tormenti e le speranze di un prete di frontiera

birra! In un territorio tradizionalmente dedito alla produzione del vino, scopriamo sorprendentemente che esiste una passione tutta trentina e piuttosto recente di produrre birra. Quella buona e genuina, col corposo sapore della tradizione


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ring di Pino Loperfido

di Tiziana Tomasini

perfidie

a mali estremi Mamme in (momentanea) libertà, ovvero l’ebbrezza dell’indipendenza

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ella lunga ed ardua esistenza da genitore, prima o poi giunge il fatidico momento – naturalmente temporaneo e computabile in ore – dell’affrancamento dalla terribile figliolanza. L’occasione di una camminata in quota sulle racchette da neve con le amiche della Sat mi invoglia troppo; in barba alle pessime previsioni meteo, mi iscrivo decisa, nella certa consapevolezza che l’assenza materna non potrà certo portare catastrofi inenarrabili o tragedie insuperabili. La levataccia non mi spaventa quanto il ciclone casalingo che sta per abbattersi in una domenica di maltempo; la spinta convinta verso una boccata di libertà deriva del resto da anni di stress quotidiano. Come nelle titolate competizioni sportive, chiedo il “time out”, la “sostituzione” ufficiale. I tempi sono maturi. C’è bisogno di ossigeno, perché tra tutti gli episodi che rasentano il limite della sopportazione figliare, mi sento di citare – tra tutti – l’impossibilità di andare in bagno per almeno dieci minuti senza sentirsi dire: “Mamma, cosa fai?” “Come “Cosa faccio”? Cosa vuoi che faccia in bagno?!” rispondo accelerando giocoforza le operazioni di “routine” che solitamente in quel luogo si portano a termine. E pare impossibile, ma proprio in quegli intimi istanti tutti si sentono quasi in dovere di chiedere consigli (“Che giacca metto?”) nonché di esternare amene e disparate informazioni sulla giornata (“Ci sei a pranzo?”), l’ultima marachella sul diario (“Ho preso una nota, me la firmi?”) e perfino l’ennesima poesia da recitare a memoria a scuola (“La nebbia agl’irti colli…”), con tanto di richiesta rassicurante in chiusura (“Cosa dici, la sooo?”). L’angolo di corridoio davanti al bagno è diventato così una sorta di confessionale, in cui a turno i figli parlano liberamente. Impossibile scampare al rituale: al giro di chiave, arrivano. Ed allora, giunta l’età scolare per tutti, messe ormai al bando quelle imprescindibili dipendenze materne del primo periodo infantile, presa al volo l’occasione, penso di poter dire “vado!”. Per qualche ora vado a sentire il silenzio delle cime, corro ad ascoltare lo scricchiolio della neve, mi slancio verso la lenta e costante fatica del guadagnare le vette e lascio il bagno. Prendo di nuovo coscienza di essere un individuo singolo, pensante e ben definito, con una possibile autonomia, anche se momentanea. Lasciata la nebbia di valle, la schiarita in quota premia noi mamme “donne per un giorno”: il panorama è inenarrabile, la compagnia pure. E il giorno dopo, guai a lamentarsi dei dolori muscolari e dell’acido lattico. Tutto bene, si ricomincia, dopo una ventata di libertà. 8

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Come L’era social aborre e abolisce la socialità

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i siedo al ristorante. Ordino. Sollevo gli occhi dal menu e mi ritrovo davanti a questa scena. Cinque tavoli con cinque uomini per tavolo, in attesa dell’ordinazione. Tre hanno traslocato gli occhi nello schermo di un cellulare, uno smanetta concentratissimo su un PC, il quinto contempla un tablet con un’espressione vagamente estatica. A tutti e cinque viene servita una pietanza di cui difficilmente distingueranno il sapore. (Sono connessi e non hanno tempo per certe quisquilie legate al gusto). Adesso, sono curioso di vedere come concilieranno la tecnologia con la gestualità legate all’atto del nutrirsi. Vediamo... Il primo da destra, aggira il piatto di spaghetti e acconcia la mano sinistra a leggio per il proprio smartphone. Il secondo, opta per una lettura più riservata e si tiene l’aggeggio tra le gambe (una postura che tra l’altro dà adito a diverse congetture tra gli altri commensali). Il terzo, quello del tablet, se l’è piazzato davanti sfruttando l’apposita custodia semirigida; mangia senza distogliere lo sguardo dalle news di Google, mi pare. Passiamo a sinistra. Il tizio del PC tiene la pizza decentrata rispetto all’apparecchio; stacca una fetta e torna subito a digitare, con una mano sola, rischiando la tendinite per comporre termini con consonanti e vocali poste agli antipodi sulla tastiera. L’ultimo si disinteressa completamente dell’insalata di pollo e patate e resta concentrato sullo schermo dell’iPhone. (Massì, chi se ne frega di mangiare...) Insomma, una scena che oltre a rovinarmi l’appetito, mi ha riportato alla mente opere di Orwell, Huxley, Bradbury e altri ancora. Ma soprattutto mi fa pensare all’individualismo sfrenato ed alla solitudine a cui quest’epoca di incalcolabili amicizie facebookiane ci sta riducendo. Venti o trent’anni fa, quando entravi da solo in una trattoria per la pausa pranzo non era raro che il ristoratore ti facesse accomodare accanto ad altri “single”. E il fare conoscenza, scambiare due parole, qualche battuta e, magari, un brindisi non veniva disdegnato nemmeno dal più musone e taciturno degli avventori. Faceva parte della nostra cultura. Una socialità di cui purtroppo non troviamo quasi più traccia in quest’era Social. La migliore compagnia che possiamo concedere a noi stessi è dunque quella di un telefono cellulare con un’ottima ricezione, pieno di inutilissime app, con navigazione senza-limiti inclusa, ma privo di ogni minima traccia di umanità. Ciò di cui più avremmo bisogno in quest’epoca sbandata.


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ring di Francesca Negri

di Paolo Chiesa

colpo di tacco LE DONNE E LO STRANO MALCOSTUME DELLA LAMENTELA

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oglia di stringersi e poi/ vino bianco, fiori e vecchie canzoni / e si rideva di noi/ che imbroglio era/ maledetta primavera...”. La maledetta primavera ce l’abbiamo, visto il tempo pazzerello che ci porta prima a 18 gradi e poi a quasi zero nel giro di 24 ore, un po’ come potrebbe fare un nuovo amore. Il vino bianco pure: un Trentodoc davvero interessante, blanc de blancs, prodotto in meno di 2mila bottiglie da Castel Noarna. Assaggiatelo. Mentre me lo sto godendo davanti al caminetto acceso, cercando di tenere fuori la coltre grigia che continua a sbattere sulla finestra, ripenso alle conversazioni avute con un paio di ragazze che conosco per motivi lavorativi. E la prima considerazione che faccio, la più evidente, è che vivere continuando a lamentarsi non è affatto piacevole. Personalmente lo trovo incomprensibile, anche se in 37 anni posso dire di aver incontrato molte donne (e penso nemmeno un uomo, che mi sovvenga) che trascorrono il tempo a lagnarsi – specie del partner – senza fare niente per cambiare le cose che non vanno loro giù. Non siamo contente se siamo fidanzate o sposate, non lo siamo se invece siamo single. Se usciamo con un uomo romantico lo vorremmo invece più rude, se lo è, ne preferiremmo uno più dolce e delicato. Se è un padre amorevole, accidenti però non organizza più niente per stare da soli io e lui, se non ne vuole sapere di portare i bimbi al parco, è un terribile fancazzista che non aiuta per niente in casa (non importa se paga lui la collaboratrice domestica, la baby sitter e la signora che si occupa di stirare). Se è sportivo, che palle che tre volte a settimana va in palestra. Se di pesi e footing non ne vuol sapere, certo che non ha neanche l’ombra di un addominale, ora che mi ha conquistata non si cura più… Se ama la cucina, che stress dovergli sempre cucinare cose particolari, se il cibo per lui è invece solo nutrimento, cavolo però, non dà mai una soddisfazione nemmeno quando gli si fanno i suoi piatti preferiti… Insomma, può darsi che spesso si abbia anche ragione a lagnarsi, ma è anche vero che altrettanto spesso si trovano molte donne per le quali la lamentela è una condizione, uno stato latente, un passatempo, tanto quanto guardare una soap. Non c’è niente altro di cui parlare, e allora si riempiono i discorsi e le relazioni di lagne e recriminazioni, giusto per non diventare invisibili agli occhi dell’altro… Forse, però, prima bisognerebbe guardarsi dentro e capire cosa non va. E magari cambiare vino, se quello che se quello che beviamo i tutti i giorni da anni ha stufato. 10

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civiltà trentina Domenica allo stadio a scuola di insulti: “L’IMPORTANTE È PARTECIPARE”

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arliamo di calcio? Dalle nostre parti non se ne parla molto. O meglio, si parla di quello nazionale: Milan, Inter, Juve etc. Anche perché le squadre provinciali (purtroppo) non è che ispirino grandi entusiasmi e argomenti di discussione da bar. Non per mancanza di amor di patria pedatoria, ma proprio perché a parte qualche rara eccezione, difficilmente ci si fa entusiasmare da quello che c’è in ambito calcistico dalle nostre parti. Però parliamone lo stesso di calcio. Anche perché in realtà di tifo da noi ce n’è. E anche di campanilismo. E questo è un abbinamento che porta a rivalità accese dentro e fuori dai campi. Basta andare la domenica pomeriggio a vedere una partita di qualsiasi serie trentina per imparare parolacce che non si pensava esistessero. E questo succede anche il sabato pomeriggio e la domenica mattina quando a giocare sono i bambini e i ragazzi. E in quel caso spesso sono i genitori a sfoggiare un linguaggio da stadio… primordiale, alla faccia della valenza educativa dello sport. Quello che manca in questo ambito è l’obiettività: sarà anche vero che il difensore della squadra avversaria il pallone l’ha toccato con la mano, ma è anche vero che il tuo centravanti poco prima si è tuffato per un fallo inesistente. E allora, dai! Vedrai che l’arbitro una volta sbaglia contro e una volta sbaglia a favore. Non può essere sempre una crociata contro qualcuno o un complotto contro qualcun altro. E questi poveri arbitri, che vita fanno a subire non solo offese, ma vere e proprie minacce da parte di giocatori insofferenti e da tifosi insopportabili? Diciamo la verità. Non è che in tutte le partite ci sono scene di ordinaria follia calcistica. Ci sono anche dei bei pomeriggi di sport dove sono i gol e le belle giocate a essere protagonisti, e questo è un segno di maturità da parte di chi sta dentro e fuori il rettangolo verde. Ma purtroppo la maggioranza delle domeniche calcistiche sia nazionali che locali è fatta di simulazioni, sgarbi e sgambetti, falli di reazione e incapacità di tollerare ansia e frustrazione da parte di giocatori, allenatori, dirigenti e tifosi. Tutti in coro in un unico grido: “rigore, arbitro!”. Finisco con una citazione. Vi ricordate Vujadin Boskov, l’allenatore della Sampdoria campione d’Italia 1991? A lui si deve probabilmente la più bella e azzeccata frase calcistica che azzera in un attimo ogni polemica o discussone: “rigore è quando arbitro fischia”.


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di Carlo Martinelli

alla carlona NEL PORTAFOGLIO DELLA SIGNORA IL MONDO È FATTO DI PUNTI CHE FINISCONO SU UNA TESSERA

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vai. Apriamolo una buona volta il portafoglio che la gentile signora – di città ma anche di paese – si porta sempre appresso in questo nostro Trentino. Non certo per invadere la privacy di alcunché – anche se vent’anni di demenza televisiva ci hanno abituato a portare in piazza i panni, più o meno sporchi, di tutti –, semmai per verificare cosa diavolo voglia dire, oggi, organizzare la propria esistenza, anche quella commerciale. Sì. Non ci interessa curiosare tra carta d’identità, patente e le foto del marito o dei figli (per non dire dei cani e dei gatti), che immancabilmente fanno comunque capolino. No. È quella tessera plastificata e colorata che ci interessa. Ah, ecco. È quella del supermercato, anzi, dei supermercati: la brava signora ne possiede più d’una, se vuole stare al passo con i tempi (e le offerte). Quando la signora fa la spesa la consegna alla cassa così può accedere ai prezzi scontati per i possessori di carta e, soprattutto, accumulare punti sul suo personalissimo conto. Così dopo aver fatto spese per centinaia di euro, potrà avere una padella – a seconda delle proposte – antiaderente, leggerissima, in ceramica, smaltata, colorata. Beh, sì: per averla deve magari aggiungere 4,50 euro. Ma vuoi mettere... Se i punti sono pochi potrà portarsi a casa due bicchieri o tre posate o un biglietto del cinema. Ma ecco spuntare un’altra tessera. È un cartoncino con dieci spazi a disposizione. Ogni volta che va al bar con le amiche il barista, lesto, appone un timbro. Quando i timbri sono dieci la signora riceve un sacchettino di caffè. C’è anche la tessera abbonamento, ovvio: paghi prima e così al prezzo di dieci cappuccini e dieci brioches sapete cosa ottiene la nostra? Undici cappuccini e undici brioches. Così va la vita quotidiana al tempo del grande consumo che si è incrociato con la grande crisi. La signora accumula tessere come se piovesse. Negozi, ipermercati, bar, edicola, cinema, palestra, fioreria, persino autobus (conviene l’abbonamento scalare: in aumento le tessere visto che l’automobile, stante il prezzo della benzina, è meglio usarla il meno possibile). Peraltro, a loro volta, i distributori di benzina sono stati i padri di tutte le battaglie “a punti”. Peluche, coperte, cd, giubbotti, cellulari, navigatori: negli anni si è visto di tutto. Tranne, forse, quello che sarebbe stato lecito aspettarsi:

prezzi della benzina ribassati. Ma nel mondo fatto a tessera magnetica c’è solo l’imbarazzo della scelta. Meno soldi ci sono, più difficile – quando non disperato – è arrivare a fine mese, più puoi ricaricarti. La signora ha bisogno, per il figlio, di un computer che costa 400 euro? Nell’ipermagazzino a tutta elettronica le vengono incontro, che diamine. Deve solo far sventolare loro davanti uno straccio di busta paga ed ecco risolto l’arcano. Ottiene tosto un finanziamento – dopo 48 ore a casa le arriva la carta di credito con il nome dell’ipermagazzino in bella evidenza – e lei è convinta di avere fatto l’affare della sua vita. Sì, perché non solo si è portata a casa il computer da 400 euro – che pagherà un tot al mese, a rate – ma ha già a disposizione altri 2.100 euro da spendere come vuole. Li rimborserà grazie alla tessera colorata che ha in tasca, insieme alle altre ventidue. Dimenticavamo: la nostra signora può anche convertire i punti accumulati al supermercato in donazioni solidali. Sì, perché nel mondo fatta a tessera tutto è possibile. Anche decidere che un set di padelle – dopo un anno di acquisti – può essere sostituto con una manciata di euro dirottata su progetti di solidarietà. In un caso o nell’altro, la nostra signora avverte un che di indefinibile, come una sorta di sensazione che qualcosa non funziona, che i conti non tornano. Ma è una impressione. Che non fa punti e non finisce sulla tessera, per di più. Dunque, meglio non pensarci. 13

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ring di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi Cimitero di Mezzolombardo: uno scrigno d’arte a cielo aperto

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no splendido Angelo, di virginale quanto esangue marmo bianco, sta per spiccare il volo. Abbandona la terra per il cielo, trascinando dietro di sé l’anima di un morto. La figura alata, chiamata La transumanazione, fuoriesce dalla lastra verticale delineandosi nelle sue forme sinuose e aggraziate. L’opera, dello scultore Ermete Bonapace (Mezzolombardo, 1887-1943), asseconda pienamente i canoni simbolisti, come fortemente simbolista è il bassorilievo in bronzo raffigurante Gesù che veglia un morto, eseguito in memoria di Vittorio Bonapace. Sempre nel cimitero di Mezzolombardo, è suo l’imponente monumento dedicato ai caduti della I guerra mondiale, puramente architettonico, dove spicca un maestoso altare in pietra rosa, sovrastato da quattro colonne in marmo, recante un’enorme urna. Ma queste sono soltanto alcune delle opere artistiche di grande pregio che noi incontriamo girovagando per il

cimitero di San Pietro a Mezzolombardo. Pitture, sculture, graffiti si alternano, eseguiti da mani valenti al confine tra artigianato e vera e propria opera d’arte. Poi, spostandosi verso oriente, al limitar della rupe, lo sguardo spazia verso le dolci pendici viticole di San Michele e Faedo. A settentrione la grigia roccia calcarea protegge il castello di San Gottardo. Visioni spettacolari – purtroppo si notano anche le brutture urbanistiche e architettoniche create e permesse da mano umana soprattutto a partire dagli anni Sessanta –, fanno del cimitero di Mezzolombardo uno dei luoghi incantevoli e arcaici della nostra provincia, 14

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ring ricco di lavori artistici, entusiasmante per il panorama. Suggestivo è anche il percorso, scandito dalle stazioni della Via Crucis, che ci conduce al suo cospetto: l’antica Todenweg, la “via dei morti” che si diparte ancor oggi dalla chiesa parrocchiale di San Giovanni per raggiungere, in dieci minuti di cammino, l’antica chiesa di San Pietro (già la dedicazione è testimonianza di vetustà dell’edificio e del luogo), del XII secolo, ricostruita nel XVI secolo, già parrocchiale. Leggenda e tradizione la fanno eretta su un tempio romano. Il borgo, nel medioevo chiamato Medium (pianura) Sancti Petri, è assai suggestivo e in parte ricalca l’antico sentiero che, ancor oggi, conduce a Fai della Paganella, Andalo e Molveno. L’interno della chiesa, ad una navata ripartita in cinque campate, illuminato da finestroni gotici traforati e da finestre a ruota nell’abside e nella facciata principale, è un vero e proprio scrigno di opere d’arte che pochi conoscono. Tre altari lignei accolgono il visitatore, il maggiore dipinto in oro ed azzurro risale al XVII secolo. Si auspica che rimanga aperta più spesso, magari con degli orari prefissati, anche facendo pagare la visita per chi si prodiga a tener i battenti lignei a disposizione dei fedeli, dei curiosi, degli amanti dell’arte e della cultura. Un cimitero scrigno dell’arte quindi, memoria viva di ciò che è passato. Costruito in un luogo conosciuto già in età romana, come testimoniano gli oggetti venuti alla luce durante i lavori di ampliamento effettuati nel 1836: un’arca in terracotta, stili enei per scrivere, monete, ecc. Forse, come scrive Aldo Gorfer, fu anche castelliere preistorico. Quindi un luogo in cui si respira un’aria arcaica, suggestiva, che i rimaneggiamenti effettuati all’inizio del 1900 dall’ingegner Emilio Paor non hanno alterato. Quello di Mezzolombardo è un cimitero da salvaguardare, da proteggere, da coccolare per la sua ricchezza artistica e paesaggistica. Nonostante la relativa distanza dal centro del paese e l’erta salita, ogni giorno qui ci si imbatte in un continuo via vai di anziani che vengono a ricordare che questo luogo è una realtà vitalissima. Loro, gli anziani, arrivano a piedi, arrancando lentamente, pregando e mormorando, rivivendo un passato più semplice ma sicuramente più ricco e umano. Purtroppo i più giovani ci arrivano in auto, sfrecciando velocemente da quando c’è un senso unico per la salita e uno per la discesa. Qui possiamo trovare quello spazio fisico e mentale in cui sono messe in gioco le angosce suscitate dal rimpianto per qualcuno che se ne è andato. Uno spazio “altro”, dove l’inconscia sopravvivenza immortale di se stessi si scontra con la dura realtà della nera terra che ingoia ogni speranza. Come ha scritto Giuseppe Marcenaro, sotto forma di culto dei morti, nel vacuo fasto delle tombe, gli ancora non estinti tentano di esorcizzare il molesto terrore di non essere più. D’altra parte, se pensate bene, il cimitero è un affare che riguarda sempre e soltanto chi non vi è ancora andato a finire. Rimane il fatto che questo luogo è tra i più suggestivi, misteriosi, spettacolari, ricchi di storia e di arte che possiede il nostro territorio.


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sommario aprile2013

In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher

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Hanno collaborato a questo numero: Carlo Bercellino, Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Antonia Dalpiaz, Lara Deflorian, Fiorenzo Degasperi, Fabio De Santi, Francesca Fiori, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Carlo Martinelli, Francesca Negri, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini, Tina Ziglio

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a tutta... birra!

Grafica: Fabio Monauni

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Don marcello farina

Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 - 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. Trento - Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 Fax 0461.935706 studiotn@bazar.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese Bolzano - Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione - Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 4 aprile 1987

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Attualità 24

Clamoroso, un trentino al cibali!

32 Quando l’ora si leggeva sulle montagne 36 Cassonetti pieni, pance vuote 41 Colonne fatte a maglia 44 due chiese, un solo incanto 46 Le mille trappole della rete 50 Un’orchestra ruspante 52 cani in cattedra 54 Barbara cappello

Panorama

59 ale & Franz 62 teatro a trento 64 minipolifonici 66 kaos balletto 69 Hip hop style 70 veglia per eluana 72 itinerari jazz 78 Francesco de gregori 79 Trento Film Festival 80 Orchestra «Haydn» 83 Capovilla legge pasolini

Giorno per giorno

84 Mostre 88 appuntamenti del mese

Scoop&news

98 il teroldego del mas dela fam 100 Le tre “s” della vita di una donna 105 Tre donne e tre storie... 106 “io per te sono l’altro”

Rubriche

108 Libri e librerie 111 ristoranti 112 Fotoromanzo 113 La parola del mese

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trentinoattualitĂ di Tiziana Tomasini

a tutta...

Birra

Chiara, rossa, scura, ambrata, aromatizzata, persino al caffè. In un territorio tradizionalmente dedito alla produzione del vino, scopriamo sorprendentemente che esiste una passione tutta trentina e piuttosto recente di produrre birra. Quella buona e genuina, col corposo sapore della tradizione.

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trentinoattualità Nella terra del vino c’è voglia di birra, artigianale. In fase di progettazione dell’articolo, eravamo in possesso di qualche informazione, di un paio di nomi e di qualche sentore in ambito provinciale; pareva abbastanza per impostare una sintetica quanto contenuta panoramica sull’universo birra in Trentino. Addentrandoci gradualmente (anche in senso di gradazione alcoolica!) ed ascoltando i protagonisti, abbiamo preso consapevolezza dell’articolata e varia realtà trentina. Ne emerge un quadro inaspettatamente vasto, caratterizzato da tanta buona volontà come da molte maturate capacità, da decennale esperienza nel settore come dalla voglia di ripartire e costruire un nuovo sogno che è già lì, pronto a decollare. Insomma la birra ci ha piacevolmente sorpreso. Un altro emblema del made in Trentino? Non ancora, ma siamo pronti a scommetterci. Almeno un paio di birre. Birrificio Fiemme: Gilmozzi, il fiuto dell’imprenditore dà buona birra L’idea di produrre birra – racconta Stefano Gilmozzi, titolare della “Birra di Fiemme” – ha preso forma gradualmente ed in modo quasi spontaneo, maturata dalla tradizione familiare di albergatori e ristoratori impegnati anche nel settore pizzeria. E se associare pizza e birra è operazione logica e consequenziale (quasi ormai un automatismo), non è altrettanto scontata la qualità del prodotto che accompagna per antonomasia margherita &co. Incuriosito dai racconti dei clienti tedeschi, Gilmozzi comincia a occupare le ferie osservando le altre realtà, viaggiando attraverso i luoghi sacri della produzione e lavorando gratis per imparare il mestiere e l’arte di produrre la birra. La prima grande soddisfazione se la toglie servendo la propria birra artigianale nel suo locale, la pizzeria Excelsior di Cavalese; la seconda quando, nel 1999, decide di puntare tutto sulla produzione della bevanda. Sostenuto dal successo, supportato da moglie e figlio (che scopriamo essere appassionato del settore quanto il padre, con la voglia di approfondire le conoscenze del ramo) si amplia in termini di luoghi e strutture, realizzando così – gradatamente – l’obiettivo iniziale. Nella caratteristica sede di Daiano di

Fiemme, che ospitava l’antica Colonia Pavese, ha ora sede l’affascinante birrificio: nell’antica hall, le bottiglie tipiche in esposizione; nell’ampio salone, la sala cottura, gli enormi bollitori, i tini per la fermentazione, la stagionatura. Gli ingredienti si possono enumerare su una sola mano: acqua, orzo (dalla germinazione del quale deriva il malto),luppolo e lievito. Semplice? Non proprio. Per ottenere un prodotto finale altamente genuino, ogni elemento deve essere selezionato e curato nel dettaglio, verificando e controllando minuziosamente ciascuno dei singoli componenti. Ad esempio l’acqua, sottolinea Gilmozzi, si può ritenere il punto di forza della “Birra di Fiemme”: l’impiego dell’acqua del posto – di considerevole valore, perché povera di tutto, quindi altamente digeribile – costituisce un primo importante elemento qualitativo; la coltivazione diretta dei cereali denota inoltre un’attenzione costante alla ricerca qualitativa dei componenti. Il birraio che produce artigianalmente è, nel caso specifico di Gilmozzi, anche colui che segue il ciclo vegetativo delle materie prime: produrre birra a “km 0”, oltre ad assecondare una coerente ed attuale logica di mercato, è certezza di presentare al consumatore qualcosa di totalmente genuino e garantito. Secondo questi criteri, ne deriva che i tempi produttivi sono molto più dilatati rispetto alla grande industria: senza il processo di pastorizzazione – che permette la lunga conservazione del prodotto ma ne altera indiscutibilmente la qualità – il ciclo

di produzione segue i ritmi naturali di fermentazione, bollitura, mostatura e stagionatura. Laddove l’industria impiega pochi giorni per avere il prodotto finito e imbottigliato, il birraio artigianale segue un andamento medio di circa 60 giorni, variabili a seconda della tipologia della birra. Certo influiscono anche le fasi lunari: solo per la fermentazione, con luna crescente si completa in un tempo che oscilla tra i 10/12 giorni; con luna calante, occorrono anche più di 13 giorni. Ma – sorride Gilmozzi – “la birra è come il pane, è buono fresco, mentre la birra prodotta industrialmente è come il pane secco: lo mangi lo stesso, ma non c’è paragone!” E col concorrente numero uno, il vino, come la mettiamo? La birra è un prodotto agricolo quanto il vino, e le coltiva-

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trentinoattualità zioni di orzo e luppolo sono paragonabili a quella della vigna; ma se per il vino l’80% è frutto della natura ed il rimanente 20% è dato dal lavoro dell’enologo, per la birra si ragiona su un 50% di opera del birraio. Il procedimento, come abbiamo potuto constatare, è lungo ed elaborato. Esistono inoltre tante “filosofie produttive”, concetto dal quale deriva che non solo le birre artigianali differiscono da produttore a produttore, ma da bottiglia a bottiglia dello stesso titolare. E i prezzi? Per una chiara siamo a neanche due euro, per le speciali 2,50 euro. Gilmozzi mostra i suoi tesori: le tradizionali e quelle legate al territorio, tra le quali spicca la “Nosa”, che vuole ricreare l’aroma della ricetta utilizzata più di un secolo fa dai produttori di birra di Predazzo. Lui si dice soddisfatto: il suo obiettivo (realizzato) rimane quello di servire le valli di Fiemme e Fassa, proponendo un prodotto locale, autentico e genuino; allunga le distanze, rifornendo due bar nel capoluogo. Per il resto, il detto “nessuno è profeta in patria” non lo spaventa e proprio non fa per lui. Birra Valsugana e Fravort: un napoletano a Ospedaletto Un marchio conosciuto, ripreso in tempi recenti (dal 2010) da Emanuele Perrel-

la, che con Saverio Salcuni e Maurizio Cancelli produce birra con le idee molto chiare. “Non è facile lavorare sulle macerie ed è difficile farsi accettare” – sancisce Perrella - ma di fondo si percepisce la determinazione di portare avanti un progetto in cui si crede profondamente, nonostante le difficoltà. Il punto di partenza della nuova linea è principalmente quello di esaltare la bottiglia più del fusto, per valorizzare la qualità del prodotto ed offrire all’appassionato una birra cruda (ossia direttamente dalla cantina alla bottiglia) con una maggior tenuta, migliorata ma capace di conservare la tipicità del prodotto. Segnale importante, la richiesta del mercato soprattutto extraterritoriale – Lombardia, Veneto, Lazio e Toscana – a testimonianza di una rinnovata fiducia nel prodotto. L’azienda non utilizza additivi chimici, segue il processo naturale della birra (e ricordiamo che la birra più veloce si produce in un minimo di 32 giorni, con variazioni che portano anche sui 45/60 giorni) e si considera lontana nel principio alla grande industria ma lanciata verso una sempre più vasta distribuzione. E se la percentuale di presenza nel locale si aggira sul 20%, l’attenzione a coinvolgere il territorio esiste. A breve infatti aprirà un punto vendita inserito nello stesso stabile di produzione di Ospedaletto, per favorire da un lato la conoscenza dei prodotti e

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per avvicinare la realtà del posto alla rinnovata birra Valsugana e Fravort. Le etichette spaziano dall’ambrata alla “Triple”, dalla “Rossa del Brenta” alla “Romedius”, per incontrare gusti ed aprire ad ogni tonalità gustativa. Un’idea di birra per tutti, con l’impegno di essere una presenza certa nel panorama trentino e nazionale. Birra del bosco: due ingegneri all’opera Mostrano di saperne davvero parecchio sull’argomento “birra” Marco Pederiva di Trento, ed il socio Gabriele Tomasi di Lavis – ingegnere civile l’uno, ingegnere alimentare l’altro con la passione per la birra – tanto che stanno per realizzare un sogno dai tipici sapori silvestri, la “Birra del bosco”. Lasciando chiaramente intravedere di aver voluto cogliere l’esperienza più fantasiosa ed estrosa delle birre del Belgio rispetto al più tradizionale ed essenziale filone tedesco, Marco racconta con maturata disinvoltura di bionde e di rosse, di malti e di mosti, di qualità artigianale e di larga produzione industriale. Con un’occhiata particolare al Trentino: è giunto il momento, dice sicuro, di “accendere il riflettore” sulla produzione territoriale della birra, favorendo – specie nell’attuale momento di comprovata difficoltà economica – la nascita di imprese nel settore, con

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trentinoattualità

La birra aiuta la creatività

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he abbiamo bisogno di birra lo dicono anche gli psichiatri. In un articolo da poco apparso sull’Herald Tribune, il dottore psichiatra Jeffrey P. Kahn spiega che da alcune recenti ricerche archeologiche si è scoperto come sin dal Neolitico l’uomo conoscesse e bevesse qualcosa che somigliava alla nostra amata birra, bevanda necessaria, secondo lo studioso, sin dalla Preistoria per stimolare la creatività e l’espansività delle persone, aiutandole a vincere le loro angosce primordiali. un duplice obiettivo: qualità e tipicità. E allora al bando il generico “dame ‘n birin” che si rivolge al barista senza denominare e specificare, e via libera alla carta della birra, che in molti locali affianca già quella più tradizionalmente consolidata dei vini. Del resto quello della birra è un mondo potenzialmente infinito soprattutto per noi trentini, favoriti perchè così geograficamente vicini ai paesi europei di storica produzione; e allora accoppiare la birra ai cibi classici trentini può essere davvero un’idea vincente. La filosofia di base è quella

di arrivare ad un prodotto artigianale attraverso una filiera corta, con materie prime naturali e nostrane, a partire dall’acqua. E poi arricchire con i sapori ed i profumi di casa nostra, dal ginepro alla bacca di pino mugo, dal germoglio di conifera all’erica selvatica. Gli amici, attualmente unici degustatori dei loro prodotti, continuano a confermare e danno il loro assenso senza esitazioni. Il futuro è vicino, il progetto di aprire un birrificio entro l’anno è già quasi realtà. Marco e Gabriele sono pronti. I ragazzi del Primiero, birra all’ombra delle Dolomiti Il curriculum di Fabio Simoni è di tutto rispetto, non c’è che dire: l’università della birra di Azzate (VA), tre anni di corsi intensivi e la nascita fortunata di Sangrillà, la prima birroteca del Trentino. Ma tra la passione per la birra e la produzione, c’è di mezzo un amico, Nicola Simion. E’ in quel preciso momento che l’idea prende forma e impegna a fondo i due ragazzi, che trascorrono praticamente tutto il loro tempo libero (ed anche di più) tra bollitori ed alambicchi, con tutti i tempi e in tutte le stagioni, intervallando con viaggi nei luoghi di maggior tradizione produttiva della birra. Ne deriva un marchio che fonde nomi e filosofia – BioNoc’, dalla

finale del nome dell’uno al soprannome dell’altro, con duplice riferimento alla naturalezza del prodotto – riassunto in un logo tanto simpatico quanto convinto, ossia quello di “Fondamentalisti della Birra”. Produzione contenuta (400 ettolitri annui, traducibili in 3 fusti al giorno), stile originale, scritte in dialetto primierotto. La tecnica di produzione rispetta la tradizione e punta esclusivamente sulla genuinità della birra: materie prime del Primiero, dal luppolo all’orzo, con l’utilizzo dell’acqua pura delle Dolomiti. Due ragazzi giovani, con tanta voglia di lavorare e portare avanti un progetto – grazie anche alle famiglie, che li hanno sempre sostenuti e supportati – riconosciuto ed apprezzato su più fronti: basti pensare che lo scorso 23 febbraio sono stati i portabandiera del Trentino al campionato italiano della birra a Rimini fiera. E dalla terra del vino la cosa ha quasi del miracoloso!

Antica Birreria Pedavena La cura di tutti i dettagli fa di Lag’s una birra di alta qualità con un gusto superiore L’antica legge del 1516 emanata da Guglielmo lV duca di Baviera, stabilì quali dovessero essere gli ingredienti utilizzabili per la produzione della birra: orzo germinato, luppolo, lievito ed acqua; nasceva così il famoso decreto sulla purezza della birra “Reinheitsgebot”. Oggi è ancora così e tali ingredienti vengono da noi scrupolosamente selezionati e controllati. TRENTO - Piazza Fiera, 13 Tel. 0461.986255 – www.birreriapedavena.com

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trentinoattualità Teddy Bier di Mori: un orsetto che la sa lunga in fatto di birre Un birrificio artigianale trentino – avente per logo dei simpatici orsetti birrai – che mette in risalto un mix importante e significativo: produzione, vendita e degustazione. Gabriele Baldo descrive la birra come la bevanda più naturale al mondo: i quattro fondamentali ingredienti (acqua, orzo, luppolo e lievito), se assimilati con corretta procedura, danno vita a quella particolare fantasia di aromi e profumi inconfondibili. Fare birra è un vero piacere per chi lavora con passione, certo non mancano ostacoli e difficoltà che talvolta rischiano di compromettere quanto investito con dedizione. L’ancora scarsa attenzione del mondo economico trentino verso i produttori locali di birra – a differenza del panorama nazionale, che da tempo avvalora birrifici e micro birrifici – si traduce concretamente in lunghe trafile burocratiche, in cavillose richieste ed in complesse procedure; e se i tempi sono ormai maturi per presentarsi e farsi conoscere anche in manifestazioni territoriali di ampia visibilità, gli impedimenti sopra descritti spesso pregiudicano la partecipazione dei produttori di birra a quegli importanti eventi, “costringendoli” così a cercare altre vetrine, anche extraregionali. Si auspica quindi che la

consapevolezza di esserci e di impegnarsi a fondo per promuovere un altro ottimo prodotto trentino – anche alla luce della volontà di uscire dalla crisi con nuove idee e progetti – possa a breve essere condivisa e sostenuta. Perché la birra – specie quella artigianale – resta comunque un’ottima bevanda; e vale la pena farlo sapere. Paolo Cereghini, bar “Angolo dei 33”: coraggio e volontà di servire l’artigianale Non è da tutti fare questa scelta, sia chiaro. Ma Paolo racconta che “se l’assaggi, non torni più indietro”, parola di intenditore. La passione per la tipologia del prodotto porta così dalla ricerca di sapori diversi, genuini, che affondano le radici nella storia e nella tradizione. E allora viene quasi istintivo di cercare, trovare, sperimentare seguendo il fiuto;

aumenta il desiderio di mettersi in gioco e di scommettere su di un prodotto di ottimo livello qualitativo, ma contemporaneamente alla portata di tutti. No alla degustazione di nicchia, ma via libera ad una proposta più larga, per abbracciare sempre più ampi consensi, in nome della freschezza. Questa, in sintesi, la filosofia di Cereghini, che mette in pratica il mercoledì ed il venerdì, proponendo l’artigianale all’ora dell’aperitivo - e un po’ più in là – (19.00 - 21.00) ad un prezzo veramente allettante: 3,50 euro

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trentinoattualità

...chi beve birra campa cent’anni... chi beve Birra di Fiemme centoventi!! per una media di indubbio valore gustativo. Attento al panorama nazionale dei birrifici artigianali, Paolo propone, a rotazione, varie esperienze nel settore, tra cui la Birra di Fiemme di Gilmozzi. Assaggiare per credere. “Pedavena”, per gli amici “Peda”: abbreviato, il simbolo della birra di città Dire “Pedavena” a Trento significa esprimere (e degustare) il concetto di birra da generazioni e contemporaneamente assaporare il gusto genuino della produzione artigianale. Ma sul tema vertono alcune incertezze, dettate proprio da quel marchio storico: quali connessioni con l’omonimo birrificio di Feltre? Quali mutamenti temporali hanno portato all’attuale produzione? A chiarire presente e passato, tradizione storica e attualità, Andrea Ghesla, gestore da proprietà familiare del mitico birrificio di Trento, che attraverso i decenni ha mantenuto la denominazione storica. E allora scopriamo che c’era una volta, in quel di Feltre, una birreria chiamata “Peda-

Fam. Gilmozzi di Gilmozzi Stefano DAIANO (TN) Via Colonia, 60 Tel. 0462.479147 Fax 0462.231312 s.gilmozzi@birradifiemme.it www.birradifiemme.it Vendita al dettaglio nel birrificio tutti i giorni ore 8.00-12.00/14.00-18.00 domenica ore 9.00-12.00

vena” dal nome stesso del paese. Dal successo di un luogo si arriva in breve all’apertura di altri dieci locali, sparsi a macchia sul territorio italiano. Ma poi – si sa – eventi e mutamenti economici riscrivono anche le storie e riportano di chiusure, ristrutturazioni e vendite. Il tipico locale di Trento mantiene attualmente un’area intatta ed integra (perfettamente originale) dal 1920 ed affianca – dai primi degli anni Novanta - le nuove sale che l’attuale gestione ha avuto cura di ampliare ed aggiornare. Ma oltre alle ricostruzioni storiche parliamo anche dei fatti: impianto a vista, vendita diretta dal produttore al consumatore e signor, anzi signora, donna come mastro birraio. Monika Sieghart, bavarese, produce a Trento tutto il classico della birra, dalla chiara alla rossa, senza dimenticare la corposa Weizen. I dati produttivi confermano un lavoro costante ma anche variabile, a seconda delle stagioni; mediamente si fa birra ogni quindici giorni, con un numero di ettolitri che va dai 15 ai 20 per volta. Nelle settimane “calde” dei mercatini natalizi si aumenta, nei consueti ritmi non caratterizzati da eventi particolari, si stabilizza. Naturale no? Come la birra: non pastorizzata, dal gusto fresco, dagli aromi veri. Non a caso i complimenti giungono regolari e puntuali, autentici. A confermare passione ed impegno di un nome ormai storico. 23

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trentinoattualità Tre esclusive “ultimissime di birra” dai nostri intervistati, ovvero un nostrano “lo sapevate che?” 1. Sì, ma lo sapevate che alcuni grandi marche di birra nazionale sono in realtà assorbite da multinazionali con sede in Sudafrica? Se c’è da sostituire anche solo un rubinetto, la procedura si prospetta lunga e difficoltosa… 2. Direttamente dalla grande distribuzione: riciclare va bene, ma riutilizzare l’acqua di scarto come materia prima per la produzione di birra pare davvero troppo! 3. Fondazione Mach, Istituto San Michele all’Adige. Laboratori didattici su come si fanno pane, burro ed anche birra; e per il futuro? Un alter ego al signor vino? Per ora… mistero! Nessuno rilascia dichiarazioni in merito. E c’è chi la fa con i marroni canditi... Viene prodotta da mastri birrai di una blasonata azienda italiana, specializzata nella produzione di birre speciali, ma la ricetta è proprietà esclusiva della Cooperativa Castanicoltori del Trentino Alto Adige. Si chiama Castanea, un prodotto è artigianale, realizzato in 10mila botti-

glie annue, nel rispetto scrupoloso della tradizione e con l’impiego di ottimi lieviti e malti ma soprattutto con dell’acqua dalle caratteristiche straordinarie. La birra si presenta di colore ambrato, di sapore rotondo e gradevole, è poco filtrata, lascia quindi un residuo di lieviti che le

conferiscono una particolare rusticità. È la birra della meditazione, va sorseggiata lentamente, solo così è possibile percepire tutte le particolarità ed in fondo anche il sapore del marrone candito. Bottiglia di capacità 0,5 l. Gradazione 6°. Info: www.castanicoltorideltrentino.it ■

bionde, brune italiane

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n Italia la moda del km 0 e del biologico ha contagiato anche la birra. Troviamo infatti più di 400 birrifici artigianali dislocati su tutto il territorio e sorti nei luoghi più disparati dalla vecchia osteria al garage dismesso. Tra i primi, nati alla fine degli anni ’90, quello di Agostino Arioli e quello del borgo di Leonardo di Vincenzo a Rieti. Appena due anni fa ha aperto invece il Birrificio Artigianale Veneziano, che si è subito aggiudicato il Premio di Unionbirrai con la sua Furia e la sua birra più sperimentale, la Venexiana. La birra artigianale, oltre che apprezzata dai suoi consumatori in continuo aumento, è celebrata anche da alcuni festival dedicati, come quello che si è appena concluso il 24 marzo a Milano, l’Italian Beer Festival all’Est End Studios di via Mecenate, dove c’erano birre per tutti i gusti e tutti i palati, con oltre 200 prodotti da degustare.

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trentinoattualitĂ

di Carlo Bercellino

Clamoroso!

un trentino al cibali

rolando

Maran

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trentinoattualità

Un ragazzo di San Bartolomeo, figlio di operai, cresciuto negli allievi del Trento, poi calciatore al Chievo, è oggi uno degli allenatori italiani più quotati. La favola del Catania Calcio porta il nome di Rolando Maran detto “Rolly”. Qui raccontato in 23 voci, tra Ciccio Franzoi e gli U2, la Bibbia e il temperamento

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ella storia del Catania calcio ci è già entrato, alla grande. Ma Rolando Maran “Rolly”, allenatore trentino che sta facendo sfracelli all’altro capo dello Stivale, potrebbe andare ancora più in là. Il suo Catania sudamericano - argentini come se piovesse in squadra, prima che spuntasse Papa Francesco... – gioca un calcio di rara fattura e potrebbe stabilire il miglior piazzamento di sempre nella storia del club rosso azzurro e – cosa semplicemente impensabile – conquistare anche l’Europa Grande merito ad un allenatore tutto gavetta e fatica, umiltà e lavoro. Grande merito a Rolando Maran, venuto al mondo il 14 luglio del 1963.

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Era domenica, giorno di partite, guardacaso. Il giorno della rivoluzione francese. Segno zodiacale, cancro. Si avvicina ai cinquanta, il “Rolly” che fu onesto ed arcigno difensore. Da giocatore. A vent’anni Maran è alla Benacense di Riva. Vi arriva – ci si passi il gioco di parole – dalle giovanili del Trento, cui deve tutto, come continua a sostenere. Nel Trento della C, quello di Baveni, non gioca, anche se in panchina qualche volta si accomoda il ragazzo di San Bartolomeo. Poi, appunto, tre campionati a Riva: 87 partite, 7 reti. La sua onesta carriera di calciatore professionista ha il suo “cuore” a Verona, versante Chievo. Nove sta-

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trentinoattualità

Il fotografo vicino di casa

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gioni, 280 partite, 11 gol e due promozioni, dalle C2 alla B. Chiude la carriera a Fano, dopo Valdagno e Carrarese. Da allenatore. Glielo avevano detto spesso, quando era giocatore: in campo pareva spesso comandare. La panchina ce l’aveva nel sangue, Maran. Così eccolo vice di Baldini al Chievo, poi tecnico delle giovanili a Brescia e Cittadella. Qui, nel 2002, il gran salto: allena per tre campionati i veneti in serie C e comincia a farsi notare. Lo vuole il Brescia che lo silura quando la squadra è ai primi posti: prendono Zeman e a momenti retrocedono. Va male anche a Bari e molto meglio, sempre in B, a Trieste per due stagioni così come – con fasi alterne – a Vicenza per altri due campionati. Poi l’exploit con il Varese che, nel 2012, quasi porta in A. E’ fatta. In molti mettono gli occhi su questo tecnico. La spunta il Catania del presidente Pulvirenti. Contratto che scade nel 2014, ingaggio 600 mila euro. L’allenatore trentino è conquistato dal progetto degli etnei. Al suo fianco, come succede ormai da sei stagioni, il secondo, trentino anch’egli, Christian Maraner. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Così come le parole di “Rolly”, mister Maran. Ci siamo divertiti a pescarle, qua e là. Racconta28

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ino Panato, 62 anni, fotografo professionista tra i più apprezzati, lo conosce bene, eccome, Rolando Maran. Quando l’attuale allenatore del Catania era un ragazzino, abitava ad un tiro di schioppo dalla casa dei Panato, a San Bartolomeo, quartiere popolare di Trento. Quando Maran esordisce nelle giovanili del Trento e “sfiora” la prima squadra, Panato è già “il fotografo con i baffi” che passa le domeniche a bordo campo. Dapprima per il Trento Club, poi per i quotidiani locali, per finire alle grandi agenzie. Oggi i suoi scatti – oltre ad Olimpiadi e Mondiali – immortalano proprio le partite di serie A, per Getty Images. E quindi, che gli succede? Di rivedere spesso Maran. Già lo aveva immortalato in B, col Chievo, da giocatore. Poi i primi anni da allenatore. Adesso, da Udine a Parma, da Milano a Bologna, eccolo a bordo campo, anche quando gioca no del ragazzo di San Bartolomeo finito all’ombra dell’Etna. E, secondo molti, destinato ad approdare, assai presto, ad una panchina ancora più importante. Ecco un assaggio del Maran pensiero. Figlio di operai. Sono nato in una famiglia di operai, fatta di persone perbene, capaci di tirar su tre figli nel migliore dei modi. I miei fratelli, Lino e Florio, hanno rispettivamente 13 e 10 anni più di me. Lavorano ancora nel settore edile che è stato di papà, Rino, scomparso otto anni fa. Si occupano di pittura e rivestimenti e questa sarebbe stata la mia strada, non avessi incontrato il calcio. Milanista. La passione per il pallone è arrivata per forza, a casa seguivano qualunque cosa rotolasse. Milanista come tutti in famiglia, grande tifoso di Rivera. I figli e Ciccio. Ho due figli, Elena e Gianluca che gioca nella Primavera del Catania, dopo aver militato nel Mezzocorona. Ma con lui io faccio solo il padre. Un grazie speciale a Ciccio Franzoi, mio pri-

il Catania. “Ogni volta è un abbraccio con Rolly – racconta – anche se lui e Maraner scaramanticamente prima della partita mi minacciano. Però finora io ho visto perdere le squadre di Maran solo una volta. Il resto solo vittorie e pareggi”. E nel mondo del calcio, che Panato frequenta da una vita, che si dice di Maran? “È molto stimato, è considerato serio, onesto, preparato, gran faticatore. E’ uno dei pochi allenatori che scende in campo anche nel riscaldamento prepartita”. Una curiosità? “Due anni fa la Juventus in precampionato ha affrontato la rappresentativa del Trentino dove giocava suo figlio. Lui ha seguito la partita nascosto tra gli alberi, non voleva che il ragazzo subisse la sua presenza, voleva essere discreto a tutti i costi”. Occorre, infine, dire che le foto di Rolando Maran che accompagnano queste pagine sono di Dino Panato?

mo allenatore negli allievi del Trento. A lui devo tutto. Difensore centrale. Prima di diventare allenatore sono stato difensore centrale in campo. All’inizio stopper, ma per fortuna il passaggio alla zona mi ha dato più libertà di movimento. Sono arrivato fino alla serie B. L’ attaccante più forte che ho incontrato? Ne ricordo tre in una volta sola. Con il Chievo, in Coppa Italia, a Torino affrontai la Juve di Vialli, Baggio e Del Piero. Eravamo appena stati promossi in B, ci allenava Malesani. Finì zero a zero. Ma quei tre non li ho mai dimenticati. Baldini forever. Nella mia professione di allenatore il punto di riferimento è stato Silvio Baldini. E’ stato mio allenatore alla Carrarese e mi ha portato come “secondo” al Chievo e al Brescia. Il primo a dirmi che avrei dovuto fare questo mestiere. Da calciatore facevo l’allenatore in campo. E i tecnici che ho avuto si arrabbiavano se non guidavo i compagni. Ma l’ho fatto nei modi giusti. Ispirazione. Non c’è un

allenatore a cui mi ispiro. Ho sempre seguito tutti i tecnici con grande attenzione e rispetto, indipendentemente dai risultati, ma non ho punti di riferimento. Credo che un allenatore possa prendere ispirazione da chiunque ma, in ogni caso, debba essere se stesso e avere le proprie idee. Pronostico. Come finirà Barcellona – Milan? Impossibile fare pronostici. Quando di mezzo c’è il Barcellona tutto è possibile. (detto dopo il 2 a 0 del Milan e prima del 4 a 0 per il Barca, ndr.) Calciatori preferiti. Alejandro Gomez, Gonzalo Bergessio, Giulio Ebagua, Francesco Lodi, Christian Terlizzi, Giuseppe De Luca, Jasmin Kurtic. Temperamento. Sono di temperamento forte. Da giocatore sapevo stare al mio posto. Da tecnico invece ho avuto più di uno scontro con i calciatori. A Varese è stato memorabile quello con Terlizzi. Però poi siamo diventati grandi amici e oggi lo ritengo uno dei migliori calciatori in circolazione.


trentinoattualità

Il supertifoso, dal Cibali alle Dolomiti

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’è un trentino che conquista Catania. Ronaldo Maran. C’è un catanese, a Trento dal 1959, che non hai mai smesso di tifare per la squadra dell’elefante (il simbolo della compagine rosso azzurra). Giuseppe Genovese, per tutti Pippo, editore. “Ama Trento, ci mancherebbe” ma non dimentica Catania, dove è nato nel 1946. E non scorda certo gli anni della sua giovinezza quando i vicini di casa lo portavano, ogni domenica, al Cibali, alle partite del Catania. Già, il Cibali. Lo stadio della città etnea entrato nella leggenda del calcio italiano il 4 giugno 1961 quando venne pronunciata quella frase, “Clamoroso al Cibali”, diventata un modo di dire mai più dimenticato. Pippo Genovese era già diventato “trentino”, ma quell’episodio lo ricorda bene. Lo racconta a memoria. “Fu Sandro Ciotti, il radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto” a pronunciarla per commentare la sorprendente vittoria del Catania sull’Inter per due a zero. La frase è poi entrata a far parte della terminologia calcistica per indicare un risultato a sorpresa, in cui prevale la squadra sfavorita. Quella partita si giocò all’ultima giornata di campionato, con l’Inter seconda in classifica e staccata di due punti dalla Juventus, mentre il Catania era tranquillamente assestato a metà classifica. Il risultato sembrava scritto, ma i giocatori del Catania non avevano dimenticato la partita di andata, conclusasi sul 5-0 con quattro autoreti dei giocatori etnei, e in particolare le frasi di scherno rivolte nei loro confronti da Helenio Herrera, allenatore dell’Inter, che li aveva definiti squadra di postelegrafonici. Segnarono Castellazzi e Calvanese, guardacaso Il luogo natìo. Non credo che nel calcio il luogo di nascita sia decisivo in questo senso. Quello che fa la differenza, nella formazione di un giocatore e di un allenatore, sono le esperienze che si vivono. Io ho lasciato il Trentino a vent’anni e poi ho fatto la carriera che ho fatto. Dove sei nato non conta: per raggiungere traguardi importanti bisogna non fallire le opportunità che ti vengono concesse e avere un po’ di fortuna. Non solo calcio. Ho giocato anche a pallavolo, ma senza speranze, non era aria. Mi sono appassionato anche allo sci. Una volta o l’altra chissà che non riesca a provare una discesa sull’Etna. A scuola. I professori mi rimproveravano la grande passione per il pallone, volevano che studiassi di più. Io

copiavo in tutte le materie, sono arrivato al diploma di geometra giusto per chiudere un capitolo. Letture. Sto ancora cercando di costruirmi una biblioteca. Per leggere ho bisogno di concentrarmi e quando stacco col pallone voglio rilassarmi. E dunque ... Il film. Nuovo Cinema Paradiso. Fede. Sul comodino ho la Bibbia. Anche se il mio rapporto con la fede è diverso da quello di un mio giocatore, Nicola Legrottaglie, che ha legato il suo nome ad un impegno totale nel segno della fede. Ho parlato spesso con lui e trovo meritorio il progetto che porta avanti con Missione Paradiso. Credo, ma Dio lo sto ancora cercando. Musica. Sono un grande

16 marzo 2013: Catania-Udinese (3-1) è appena terminata...

un argentino, anche allora. E la Juve vinse lo scudetto”. Come la mettiamo con il trentino Maran a Catania? “Stiamo vivendo un sogno – esclama Pippo Genovese – perché Maran, dopo Zenga, Simeone e Montella, è l’allenatore che ancor più ha portato gioco, spettacolo, determinazione. Gli vogliono un gran bene, è stimato. Io che seguo, e soffro, per il Catania da un vita, ne ho visti di calciatori ed allenatori. Dal mitico Carmelo Di Bella in panchina al tedesco Horst Szymaniak in campo. Ma questo Catania è impressionante. Che sia guidato da un trentino, per me, catanese passato dall’Etna alle Dolomiti, è una favola ancora più bella”. Parola di super tifoso. appassionato di musica. Potrei stare a parlarne per delle ore. Sono un fan degli U2, qualche anno fa li ho visti dal vivo, guardacaso a San Siro. Mi piacerebbe che il calcio riuscisse a trasmettere gli stessi messaggi di gioia di un concerto. Tivù. La televisione è il mezzo più comodo per rimanere attaccati al mondo. Ho visto anche il recente festival di Sanremo e l’ho trovato più intelligente e divertente del solito. La politica. Sono piuttosto disamorato. Ma so che a queste elezioni in Italia non possiamo più permetterci di sbagliare. (detto prima del voto di febbraio, ovviamente, ndr.) Il massimo. Il Catania è il massimo: un club modello e una squadra che mi segue. Da

1 a 0 quante probabilità abbiamo di conquistare l’ Europa? Dico 10 perché un’occasione così non si deve perdere. I tifosi. Noi non mandiamo messaggi ai nostri sostenitori, sono loro a dare quelli giusti a noi. Abbiamo una certezza: ci danno una grande mano ed è bello spingere tutti insieme una squadra che merita la passione della sua gente. La giusta gratificazione. La gente di Catania sta condividendo con noi questa avventura, sappiamo che è durissima competere con le altre. La società in questi anni ha fatto dei passi in avanti, a nove giornate dalla fine avere una posizione del genere è frutto di tanta continuità e di risultati positivi. È la giusta gratificazione a tanto lavoro fatto in questi anni e soprattutto quest’anno in cui si è cambiato molto. ■ 29

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trentinoattualità di Alberto Folgheraiter e Paolo Curcu

un caffè a casa di...

don Marcello Farina

I tormenti e le speranze di un prete di frontiera “Il riconoscimento delle coppie gay è un passaggio “leale” di uno stato laico. Così il cammino della comunità cristiana verso il sacerdozio delle donne. Il celibato dei preti non porta più con sé il profumo della profezia, se mai lo ha avuto, soprattutto nelle culture del “terzo mondo”. Non è l’etica che salva, ma il Vangelo: mi auguro che la Chiesa non continui a rincorrere i problemi etici, come quelli che decidono della fede cristiana. Il nuovo papa? Una ventata di aria fresca e una speranza per l’umanità”

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l tono è pacato, quasi monocorde. Ma le parole che pronuncia sono pietre. “Il matrimonio fra gay – dice – è nell’ordine delle cose in una società plurale, regolata da uno Stato che deve essere laico. I valori religiosi vengono proposti dietro alle molteplici opinioni, scelte, che arricchiscono il dibattito comunitario, collettivo, ma è poi lo Stato laico che dà equilibrio e invita al rispetto di tutti. Più in generale, per quello che riguarda l’etica, la morale, vorrei ribadire che non sono esse che salvano, ma il Vangelo. La logica di Gesù è straripante riguardo alle regole. Non ci si ricorda del Vangelo dell’adultera? Gesù di Nazareth mette in crisi la rigida legislazione mosaica sul matrimonio, che porterebbe con sé la lapidazione per chi tradisce la fedeltà dei due sposi e le antepone l’accoglienza, il perdono, la libertà. Non è un caso che quel Vangelo abbia trovato accoglienza molto tardi tra i testi canonici! Non cambierebbe l’atteggiamento della comunità cristiana nei confronti dei separati, dei divorziati? Perché rincorrere fino all’estenuazione l’enunciazione dei valori non negoziabili? Solo l’amore non è negoziabile! Le etiche (morali) mutano, l’annuncio evangelico le “trascende” sempre”. 30

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Marcello Farina, 72 anni, da Balbido di Bleggio, prete della Chiesa di Trento, osannato o vilipeso a seconda degli schieramenti, i suoi detrattori li ha soprattutto dentro le sagrestie e tra alcuni canonici del Duomo. Di lui hanno scritto: “È un uomo di Chiesa al passo con i tempi, che predica il Vangelo con un occhio alla modernità, alle sue contraddizioni e al rapporto spesso difficile e contraddittorio con la Parola.

Tutto ciò ne fa spesso un religioso scomodo, per il suo volere essere vicino all’uomo della strada che spesso non capisce certe posizioni dottrinali della Chiesa e se ne allontana. È un personaggio di primo piano nel panorama culturale del Trentino-Alto Adige, sempre attento alle molteplici relazioni tra scienza e religione” (“Il Margine”). Prete dal 1965, insegnante di filosofia all’Università di Trento e al corso supe-


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Il libro che sta leggendo? “Vittime del peccato” di Josè Maria Castillo, un bravissimo teologo spagnolo. Un testo fantastico. Comunque sto leggendone tanti, in questi ultimi tempi. In modo particolare legati all’etica. Il piatto preferito? “Mi affido alla bravura del cuoco/a. Mi piace tutto!” Il film del cuore? “Mi viene sempre in mente “La sottile linea rossa” (The Thin Red Line), film diretto da Terrence Malick, uscito nel 1998 e “Centochiodi” di Ermanno Olmi. Cantante, compositore o gruppo preferito? “Mi è sempre piaciuto Sergio Endrigo”. Se non si fosse fatto prete che cosa avrebbe voluto fare? “Per le condizioni economiche della mia famiglia, non so se avrei potuto studiare. Ma se avessi seguito la mia sensibilità avrei scelto fra due percorsi di studi che mi piacevano: l’architetto o il medico” La cosa che le fa più paura? “L’ipocrisia”. Il suo sogno ricorrente? “Una ripresa di umanità, di speranza. Il poter condividere un’umanità che cresce, che spartisce, che condivide. In qualche modo sogno che vinca la cooperazione”. Che cos’è l’amicizia? “Come diceva Kierkegaard, l’amicizia è un rischio ma vale la pena di correrlo”.

Filosofia per tutti (2006); Frammenti dell’umano. Don Marcello Farina amare ripetere ai suoi studenti: “Pensare è certo faticoso, imprudente e azzardato. Ma solo pensando si riacquista dignità e si può procedere a testa alta dentro le sfide di oggi”. Il fatto che questo nuovo Papa sia un Gesuita… “Di questi tempi – dice – è un vantaggio. Se c’è un Ordine fra i tanti che dopo il Concilio ha patito il massimo della crisi di vocazioni sono stati i Gesuiti. Alla fine del Concilio Vaticano II, erano quarantacinquemila, adesso sono poco più di ventimila. Certo la crisi è generalizzata,

ma i Gesuiti rappresentano l’élite della Chiesa. Chi è arrivato lì ha una preparazione che nessun altro esponente di ordini religiosi diversi ha. Spero tanto che questo nuovo Papa decanti il problema dell’etica”. Il celibato dei preti ha ancora senso, don Farina? “In linea teorica no, non ha più senso. Non è una testimonianza, se mai lo è stata. Pongo un problema di natura storica. Perché è nato il celibato dei preti? È nato per la spiritualità o è nato per il potere? In questo caso per il potere dei vescovi e il potere economico delle singole comunità. Nello stesso tempo si può anche dire che, per ottocento anni, almeno in

riore di Scienze Religiose della “Fondazione Kessler”, Marcello Farina è uno studioso di Schleiermacher (pastore protestante, filosofo e teologo vissuto a cavallo fra Settecento e Ottocento) e di Søren Kierkegaard (filosofo danese vissuto appena 42 anni nella prima metà del XIX secolo). Ha pubblicato numerosi libri: Le parole nel quotidiano. I Vangeli domenicali per i non addetti ai lavori (2001); Parole che contano. Commento ai Vangeli domenicali, 3 voll. (2004, 2005, 2006); A rinascere si impara. 31

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trentinoattualità Europa questo tipo di testimonianza se non giustificabile comunque poteva essere anche accolta. Ma oggi? Se partiamo dal presupposto che il baricentro della Chiesa non è più l’Europa ma è il Terzo mondo (Africa, Sud America, Asia), il celibato è una controtestimonianza per queste culture. Lì se tu dici che uno è celibe vuol dire che è o impotente o che è gay”. Il sacerdozio per le donne? “Ma è nell’ordine delle cose. Capiterà tra quattrocento anni, ma è inevitabile che si vada anche in quella direzione. Accadrà magari anche prima perché qualche volta la storia ha delle accelerazioni che al momento non possiamo nemmeno ipotizzare”. Qualcuno dice che nel conclave appena concluso e che ha eletto papa Francesco (Bergoglio) non avrebbe sfigurato qualche donna-cardinale: “Va precisato che il cardinalato non è alcun ordine spirituale. Il titolo di cardinale è soltanto una nomina onorifica, il cardinalato non è un sacramento. Perché nel collegio cardinalizio non si inserisce qualche donna? Nessuno impedisce a una donna di essere cardinale, al di là del diritto Canonico. Fino all’Ottocento c’erano cardinalati laici a disposizione dei nipoti del Papa, basti pensare al tempo del Concilio di Trento…”. A tale proposito, a suo giudizio, c’è bisogno di un nuovo Concilio ecumenico? “Con questo Papa, con il retroterra che ha accumulato, con il Terzo mondo che gli sta alle spalle e che l’ha promosso, sarebbe bello che ci fosse un nuovo Concilio”. In verità il Vaticano II non è stato ancora applicato e sono passati cinquant’anni. “Ecco, nel caso, basterebbe prendere i grandi documenti e dire: dove siamo arrivati”? Nonostante i grandi gesti di apertura e di speranza, qualcuno teme che papa Francesco potrà fare ben poco. “Basterebbe un po’ di diserbante per la Curia romana. Occorre coraggio”. E magari potare le ramificazioni dello Ior per evitare che accada – si parva licet componere magnis – come qui è accaduto, vent’anni fa, con l’ISA. “Al principio degli anni Novanta, del secolo scorso, il vescovo Sartori investì e perse con l’ISA cento miliardi di lire, solo per il gioco piacevole dell’investire come padrone assoluto. Si era messo d’accordo con bresciani che avevano rapporti con i Russi e l’hanno fregato senza pie32

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tà. Difatti l’ISA ha perso la maggioranza all’interno della Banca di Trento e Bolzano diventando, a quel punto, solo azionista di minoranza”. Restano peraltro numerose proprietà immobiliari riconducibili alla Diocesi di Trento. “Dopo la seconda guerra mondiale, molte parrocchie che avevano qualche soldo da parte hanno investito acquistando appartamenti in città. È vero che a Trento gli appartamenti riferiti oggi alla diocesi sono molti [più di seicento, n. d. r.], ma dietro ci sono tre-quattrocento parrocchie. Quegli immobili, oggi servono per garantire un assegno di sostentamento al clero”. Ogni prete che non ha lo stipendio o la pensione dallo Stato (avendo magari svolto attività di insegnante o altro) o da altri Enti, riceve “dall’Istituto per il sostentamento del clero” un mensile che varia da 900 a 1200 euro, a seconda del ruolo o dell’anzianità. “Avendo prestato per più di trent’anni servizio allo Stato, quale insegnante, prendo una pensione che si aggira sui 1.300 euro”. Correva l’anno 2001, da sei anni lei diceva messa, la domenica sera, in Duomo a Trento. Improvvisamente annunciò che avrebbe lasciato quel pulpito (che richiamava una folla di devoti). Che cosa accadde? “Ero arrivato a un punto di esasperazione. Il vero responsabile, prima di tutto, è stato il vescovo Giovanni Sartori. Ogni domenica sera, tramite il sagrestano e poi da don Armando Costa, riceveva la registrazione della mia omelia. E quello più di una volta ebbe da ridire. Del vescovo Sartori non posso parlar bene perché non ho mai trovato una persona rancorosa come lui. E con un odio inveterato nei miei confronti nel senso che ha sfruttato tutte le occasioni che gli si sono presentate

per potermi distruggere. Non ci è riuscito, per fortuna. Però mi ricordo sempre l’ultima udienza che mi ha concesso nel mese di giugno prima di morire (morì alla fine di settembre del 1998). Lui mi aveva detto, testualmente: “… Però tu mi vuoi male”. Gli avevo risposto: “Eccellenza, io non ho mai voluto il male di nessuno, il problema è che è lei che vuole male a me e vorrebbe che io riconoscessi che le voglio male. Questo è il meccanismo malvagio che la perseguita”. Lui è diventato rosso, ha taciuto…”. Qual era il nodo del contendere? “Per lui io ero una voce stonata nei miei commenti. Ricordo un caso: avevo predicato sul fatto di Gesù-clown, tenendo presente una vasta letteratura che va da Erasmo da Rotterdam fino ad Heinrich Böll il quale, in un bellissimo romanzo, paragona Cristo a un chitarrista che sui gradini della stazione ferroviaria di Bonn canta l’emancipazione delle persone e la libertà. C’erano stati sussurri e grida. Un’altra volta avevo detto nella predica che i vescovi assomigliano molto ai tre apostoli dormienti sul monte degli Ulivi e il vescovo l’aveva presa come un’offesa personale. Tutto era cominciato con la commemorazione, qui a Trento (1989), della figura di don Primo Mazzolari a trent’anni dalla morte. Doveva venire da noi il francescano Nazzareno Fabretti; non era arrivato e gli organizzatori, disperati, si erano rivolti a me. Avevo letto e studiato questa splendida figura di prete pertanto parlai della libertà di coscienza in don Primo Mazzolari. Mezz’ora dopo il vescovo sapeva già che cosa avevo detto e da quel momento…”. L’indomani del suo auto-allontanamento (era il 2001) i giornali ricevettero numerose lettere di protesta. Scrissero i lettori: “Il Duomo senza di lei è una chiesa come le altre”. “Noi ti seguiremo a Gardolo e altrove. Non


trentinoattualità come i fans con i loro idoli, ma come tutte le donne e gli uomini di buona volontà che hanno voglia di approfondire seriamente la loro esperienza religiosa”. Lei argomentò l’abbandono con una lettera aperta al parroco del Duomo, pubblicata sul settimanale diocesano “Vita Trentina”. Scriveva, rivolto al parroco del Duomo: “Tu sai anche che il clima di accoglienza in sagrestia non è mutato e si continuano a dire falsità con grave pregiudizio nei miei confronti (dopo sei anni non ho mai avuto un posto stabile per il servizio liturgico). E tra gli stessi canonici c’è chi continua ad affermare che la domenica sera, in Duomo, c’è sempre il “contro quaresimale”. Se in altri tempi queste calunnie non mi facevano né freddo né caldo, a lungo andare, con il clima della diocesi mutato, mi fanno pensare: ma chi me lo fa fare di continuare un impegno così gravoso e intenso, che mi spreme in profondità tempo ed energia?” In quella vicenda, e negli anni seguenti, sono stati più i laudatores o i detrattori? “Molta parte del popolo mi è stata vicina. Non posso dire altrettanto dei preti e della gerarchia come tale. Morto Sartori non è finita l’inquisizione, ed è per quello che me ne sono andato via dal Duomo”. La notte dorme o c’è qualche incubo che la perseguita? “Sono fortunato, dormo bene. Certo sono un uomo tormentato. Ho vissuto male questi anni dell’episcopato e del papato ratzingeriano”. Che cosa rappresenta per il mondo l’elezione di papa Francesco? “La freschezza, non trovo un’immagine più bella. L’originalità, l’umanità vissuta e raccontata, espressa con quelle parole magiche che solo lui sa dire. Basti pensare all’omelia di inizio del suo pontificato:

rispetto, custodire (che è un verbo meraviglioso) e il potere per servire. Parole vecchie, il Vangelo le esprime con assoluta chiarezza da duemila anni: “Non sono venuto per comandare ma per servire”. Gesù di Nazareth lo dice forte e chiaro, ma i vescovi lo leggono da ultimo il Vangelo, probabilmente”. Papa Francesco, tra le molte cose che ha detto, ha dichiarato: “Vorrei una Chiesa povera” e ha subito rinunciato a orpelli medievali e ha chiesto che l’anello del pescatore fosse al massimo di argento dorato e non d’oro come usava finora. Piccoli segni o grandi gesti? “Grandi gesti. Potrebbero diventare piccoli segni se in qualche modo egli non riuscisse a divincolarsi da quell’idra che la Curia romana gli porrà davanti per stringerlo in una morsa. Io non mi permetto, tuttavia, di anticipare il male che potrebbe venire. Sono talmente felice del bene che è arrivato in questo momento che me lo godo tutto”. “Non abbiate paura della tenerezza”. Era rivolto ai suoi confratelli vescovi o a chi, secondo lei? “All’Istituzione cattolica che non ha mai amato la tenerezza. Io lo ripeto spesso, pertanto mi trovo ulteriormente in sintonia con il Papa. Vorrei ricordare una frase di Alberto Melloni, grande storico della Chiesa. Dice in un libro (“Chiesa madre, Chiesa matrigna”): La Chiesa assolve ma non perdona!” A suo giudizio la Chiesa riuscirà a riformarsi, a mettere in pratica dopo cinquant’anni il concilio Vaticano II? Insomma, questo Papa lo lasceranno fare e potrà andare fino in fondo? “È impossibile da prevedere, però l’energia che mostra oggi e, in qualche modo, l’appoggio di tante donne e di tanti uomini, laici, anche di quelli lontani, che si fanno sentire per dire che questa è la via della

Chiesa, mi permette di avere un minimo di fiducia”. Per un credente ci può essere speranza in questa Chiesa? “Con questo Papa sì, con questo Papa sì. Con papa Wojtyla degli ultimi anni e con papa Ratzinger no. Non si poteva imbalsamare la Chiesa nella dottrina senza pensare che di questi tempi è soprattutto la testimonianza viva che conta, i comportamenti anche più semplici. La differenza tra questo Papa e il precedente: uno amava le pantofole rosse, questo va al pontificale di inizio mandato con gli scarponi. C’è l’oceano Atlantico in mezzo. È un altro mondo per davvero”. È più facile fare il professore di filosofia o fare il parroco, cioè il pastore sul territorio? “Dipende dallo stato d’animo. Non sono facili né l’uno né l’altro. Il contatto con gli studenti rende felici, ma costa tantissimo. Anche come testimonianza. L’aspetto pastorale porta con sé una dedizione diversa, nel senso che non ci sono ore, si è lì nella comunità. E la disponibilità senza orari ha il suo prezzo. Anche qui dipende dalla generosità delle persone. Qualche volta in parrocchia si può dormire tranquillamente senza preoccuparsi di nulla. Mi verrebbe da dare a questa situazione un titolo latino: De Talpone. La ripetitività, il mettersi lì all’ultimo momento a sfogliare il messale, senza alcuna preparazione… Accade anche questo. E ti cascano le braccia quando ti rendi conto che non c’è un minimo di cultura, di aggiornamento… Quello che è capitato negli ultimi dieci anni, nella cultura europea, non è accaduto in trecento anni. Ebbene ci sono preti che non sanno neanche che cosa vuol dire tutto questo. Ce n’è uno che si vanta di leggere soltanto “Topolino”. È degno di essere un prete della diocesi di Trento?” Che cosa sta scrivendo in questo momento? “È appena uscito un libro intitolato Frammenti dell’umano”. Don Farina, perché si è fatto prete? “All’inizio perché mi pareva bello quello che da chierichetto si sperimentava in chiesa. In un piccolo paese del 1951-1952 la figura più significativa era il prete. Poi tra crisi e scelte, ogni volta più maturate, ho pensato che ne valesse la pena”. Ha mai pensato di avere sbagliato tutto? “Sì, e penso che questo sia molto umano”. Tornando indietro lo rifarebbe? “Con l’esperienza di oggi sì, penso che ■ sarebbe bello”. 33

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trentinoattualità di Silvia Conotter

tutto un altro mondo Durante una prova di abilità alla guida del trattore

quando l’ora si leggeva sulle montagne Mario Forti, agricoltore di Roncafort, ci racconta la sua vita in campagna iniziata a 12 anni falciando i prati e irrorando le piante. Che felicità per l’arrivo del primo trattore, nel 1958, guidato senza patente. E che ingegno lanciare i razzi in cielo per allontanare le nubi con la grandine… 34

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uando ero piccolo stavo per ore da solo sotto la pergola di uva bianca in giardino. Facevo l’orto, imitando il lavoro di mio papà in campagna, immaginando tutto il tempo di essere un contadino. Quel sogno è diventato poi realtà ed è durato una vita intera per Mario Forti, 78 anni a maggio, nato a Roncafort nella casa costruita dal nonno: “Mi hanno raccontato che era il 1885 quando ha segnato una croce per terra e poi ha cominciato ad erigere i muri: uno alla volta, da solo,


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senza essere un professionista. Quella casa c’è ancora”. La famiglia del signor Mario era composta da papà Luciano Luigi, mamma Graziosa e la sorella Armida, di 11 anni più grande. Una famiglia contadina da generazioni. Signor Forti, com’era la sua giornata da bambino? Andavo a scuola sia la mattina che il pomeriggio, tranne il giovedì perché era giornata di vacanza. Le lezioni cominciavano alle 8, ma bisognava partire prima per andare a messa. Ogni

settimana qualcuno teneva il quaderno con le annotazioni delle assenze: per chi arrivava in ritardo si doveva scrivere una “r” maiuscola. Ricordo che rimanevo stupito per il fatto che la maggior parte dei bambini che abitavano vicino alla chiesa non venivano mai, mentre quelli che arrivavano da lontano erano sempre tra i banchi a pregare. Una bella fatica camminare così piccolo fino alla scuola. Ora che ricordo meglio, la prima e la seconda elementare l’ho frequentata

Alla festa del Ringraziamento con il carro dei missili antigrandine

a Roncafort, solo dalla terza in poi si andava a Gardolo. Però, quando sarebbe toccato a me, chiusero le scuole perché c’era la guerra ed era pericoloso. Così ho perso un anno e mezzo e dopo è stato un disastro: avevo anche cominciato bene con la scrittura, invece adesso metto le doppie dove non ci sono e viceversa, oppure mi sbaglio con la “o” e la “a”. Ho frequentato fino in quinta, ma è stato lungo e complicato perché mio papà aveva bisogno d’aiuto nei campi, così sono stato bocciato due volte in terza e due volte in quarta. Come andava a scuola a Gardolo? A piedi, avanti e indietro due volte al giorno, con la pioggia e con la neve. Finita la guerra i tedeschi ci hanno lasciato una bicicletta da donna a allora usavo quella. È stato un regalo? Direi piuttosto uno scambio con del cibo. Durante la guerra avevamo a casa una squadra di tedeschi e ogni tanto ci chiedevano da mangiare: patate cotte, una gallina. Mio papà comunicava con loro con qualche parola di tedesco, visto che era stato a combattere al fronte sia in Romania che in Russia. Io li guardavo come fossero alieni: invece del sale nelle patate volevano lo zucchero, mi sembravano persone stranissime. Che ricordi ha della guerra? Mi sono rimaste impresse le tessere per comprare il pane e i viveri in generale, con un foglio dedicato ad ogni persona della famiglia. Ricordo benissimo quando venivano gli aerei, sganciavano le bombe e poi se ne andavano. Una volta ho salvato me e la mamma riparandoci sotto un banco di letame. Com’era Roncafort allora? Una ventina di case, tutta campagna. La strada che portava a Trento era via delle Bettine, solo poco prima del Quaranta hanno realizzato via Maccani. Era com35

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trentinoattualità

Sulla scala a raccogliere pere, in posa con tutta la famiglia

pletamente bianca, con a lato mucchi di ghiaino ogni venti metri che servivano agli stradini per mettere a posto le buche. L’hanno asfaltata solo verso la fine degli anni Quaranta. Passavano i carri, qualche rarissima macchina, tante biciclette e persone a piedi. Quando ha cominciato a lavorare in campagna? A 12 anni, nel 1947. Mio papà mi ha consegnato lo spruzzino per irrorare le piante e mi seguiva con la carriola contenete cinquanta chili di liquido. Poi falciavo i prati e aiutavo in stalla. Come facevate a sapere quando era ora di tornare a casa? Non c’erano orologi, così ci si regolava osservando le ombre del sole che si formavano sulla montagna. C’era chi guardava il “cucchiaino” che si formava sul Sorasass, mentre mio papà consi-

derava più affidabile quella poco più a nord. Funziona tutt’ora, a cominciare da marzo. Sbaglia di poco, dieci minuti al massimo. I momenti più belli della sua infanzia? La Fiera dell’Agricoltura era una festa e poi l’arrivo di Santa Lucia: mettevamo il piattino di farina per l’asinello e trovavamo due mele, due arance, un po’ di uva fraga. Non esisteva Babbo Natale e i regali, l’albero di Natale sarebbe arrivato solo alla fine degli anni Ottanta. Cosa si mangiava la domenica? Oltre al cavallo e a qualche mucca avevamo conigli e galline. A metà settimana io - non appena sono diventato un po’ più grande - ammazzavo un coniglio: lo pelavo e per tre giorni si lasciava a riposare. La mamma poi lo cucinava con la polenta e con il sugo condiva gli

spaghetti. A colazione, invece, tutti i giorni caffellatte, con il caffè prodotto dal nostro orzo, e pane. Oppure polenta. Quando avete comprato il primo trattore? Nel 1958, mio papà era contentissimo. Io avevo 23 anni. Un signore mi ha spiegato come funzionava e via, ho cominciato a farlo andare in qualche maniera. Solo nel Sessanta - con l’introduzione del Codice della strada - è stato obbligatorio fare la patente, prima non ce n’era bisogno. Alla Fiera di San Giuseppe invece abbiamo comprato il primo motocoltivatore, un altro grande aiuto per noi contadini. Come facevate per evitare la grandine? C’erano dei tubi piantati nel terreno, in cui venivano inseriti dei razzi, che servivano per disperdere le nubi che portavano la grandine, arrivando a mille metri di altezza. Quando erano in arrivo i temporali estivi, gli addetti a questo lavoro entravano in azione. In vacanza mai andato? Mai, c’erano troppi impegni legati alla stalla e agli animali. La prima volta che ho visto il mare è stato nel Duemila, a Rimini. Avevo 65 anni. Da allora ci andiamo tutti gli anni, è un appuntamento fisso. Sessantacinque anni di lavoro sono ben tanti. Sì, dal ’47 non mi sono mai fermato. Lo scorso giugno mi hanno concesso il titolo di Cavaliere del Lavoro e mi hanno consegnato un diploma firmato dal presidente del Consiglio Mario Monti e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Adesso gli anni di lavoro sono diventati 66, ma forse arrivo anche ai settanta. ■

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di Alberto Folgheraiter foto di Gianni Zotta

Cassonetti pieni e pance vuote

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trentinoattualità Travolti dalla crisi che non pare avere fine, decine di famiglie, centinaia di uomini e donne sono costretti a ricorrere alla solidarietà di un’organizzazione che si cela dietro una sigla: “Progetto 117”. Fa parte di “Trentino Solidale” e vi ruotano attorno oltre cento volontari che raccolgono e smistano mille tonnellate di cibo l’anno

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anno inventato la “raccolta differenziata” per non finire travolti dai rifiuti. Eppure, da qualche tempo, anche a Trento, i camion della nettezza urbana sono bruciati… sul tempo da una sconvolgente “concorrenza”. Pensavamo fosse un film dell’altro mondo, già visto nelle bidonville africane o nelle metropoli del sud del pianeta. Invece, eccoli qui i fotogrammi di uomini e donne, persone normali (come può essere il vicino della porta accanto), rovistare nei cassonetti delle immondizie alla ricerca di cibo o di materiale riciclabile. Non è normale che tutto questo accada. Se

accade, e lo possiamo testimoniare, vuol dire che la crisi morde e azzanna anche quelli che un tempo erano classificati come “ceti medi”. Del resto non occorre andare lontano. Trento, viale Bolognini 98. In un fabbricato lungo e stretto, sulla sinistra del Fersina sotto la collina di Mesiano, da alcuni anni operano oltre cento volontari del “progetto 117”. È uno dei 148 progetti che fanno capo a “Trentino solidale”, l’organizzazione non governativa (Onlus) fondata nel 1999 e alla quale fanno riferimento migliaia di volontari della provincia di Trento. Di

Silvano Dalla Fontana uno dei volontari della prima ora.

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trentinoattualità questa holding della solidarietà sociale è presidente Francesca Ferrari. Il progetto “117” (che pare il numero di telefono della Guardia di Finanza) ha un impegno che è uno slogan: “Perché il cibo non finisca nei cassonetti”. L’idea è di intercettare lo spreco. Il programma esplicito di “aiutare” supermercati, panifici, mense pubbliche a smaltire le derrate alimentari che stanno per scadere (ma la data di scadenza sull’etichetta è calcolata per difetto). Queste aziende commerciali non lo fanno solo per finire nella lista dei “benemeriti” della società. C’è una legge, detta “del Buon Samaritano”, la legge 155 dello Stato che consente a tali aziende di ottenere benefici fiscali, ma solo se i bilanci sono in attivo. Giorgio Casagranda, libero professionista con un passato da amministratore pubblico (consigliere e assessore comunale di Trento, consigliere provinciale, presidente della Fondazione CrosinaSartori) è vicepresidente di “Trentino solidale” e presidente del CSV (Centro Servizi Volontariato). “Abbiamo cominciato un po’ alla chetichella nel 2004 – ricorda – e davamo tutto ciò che raccoglievamo a don Dante Clauser, al “Punto di Incontro” e alla “Casa della giovane” di via Prepositura. Raccoglievano un quintale di “fresco” (pane, verdura e carne) al giorno. Nel 2008 fu acquistato il primo furgone e “domandammo ospitalità a frate Fabrizio Forti, dei frati Cappuccini. Poi spostammo la sede dai padri Venturini ma ci rendemmo conto che questo progetto andava sviluppato in maniera organica”. Chiesto e ottenuto in affitto dall’organizzazione dei Villaggi SOS un grande magazzino in viale Bolognini, in due anni e mezzo l’organizzazione è passata da un furgoncino (Doblò) a nove furgoni. Detta in cifre, la raccolta di derrate e la successiva distribuzione a famiglie o persone bisognose è passata da pochi quintali a oltre mille tonnellate l’anno. I furgoni (condotti da volontari) hanno percorso nel 2012 ben 182 mila chilometri per andare a prelevare i prodotti offerti da negozi e supermercati e per distribuirli poi nei vari punti di Trento e della periferia. Ogni giorno, esclusi Natale e Capodanno, alle cinque di mattina i volontari di questa organizzazione “117” partono da Trento diretti a Merano, Bolzano, la bassa Atesina, Fiemme e Fassa, Rendena e Chiese, Alto Garda, Val di Non, Valsugana e tutta l’asta dell’Adi40

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trentinoattualità

Giorgio Casagranda, vicepresidente di “Trentino Solidale”

ge. Fanno sosta nei supermercati e nei negozi della cooperazione e raccolgono tutto il cibo in scadenza. Entro le 11 del mattino sono di ritorno in viale Bolognini dove altri volontari, decine tutti i giorni, scaricano controllano, smistano e preparano i pacchi per la successiva distribuzione. Pane (fino a cinque quintali al giorno), pasta, scatolette, verdura, frutta. Quanto serve a millecinquecento persone per vivere e non perdere la dignità essendo costretti, diversamente, a rovistare nei cassonetti della “differenziata”. Tutto quanto raccolto e smistato è distribuito ogni giorno. Al pomeriggio, le confezioni familiari sono portate nei punti di distribuzione allestiti sul territorio. “Va detto – sottolinea Giorgio Casagranda – che non tutto ciò che è raccolto arriva a Trento per la cernita e lo smistamento alle famiglie o persone bisognose. In Valsugana abbiamo centri

di raccolta a Strigno, Borgo e Pergine. Da Rovereto sono servite le zone di Borgo Sacco, Ala e Mori”. Non sono più, non soltanto almeno, i senzatetto, i clochard o gli immigrati clandestini a usufruire di questo servizio. “Ci sono famiglie di operai in cassa integrazione, esodati e pure numerosi padri di famiglia separati. Perché sono loro, adesso, i nuovi poveri” rivela Giorgio Casagranda. Grazie al cibo recuperato nei negozi e nei supermercati, ogni anno sono sfamate mezzo milione di persone-equivalenti. L’organizzazione di viale Bolognini, infatti, offre derrate alimentari per oltre 470 mila pasti. “C’è poi l’integrazione al pasto e qui – avverte Casagranda – ogni giorno garantiamo tale servizio a millecinquecento persone. Molti sono immigrati o persone in difficoltà giunte da fuori provincia ma, da qualche mese, si sta ingrossando anche la fila di trentini che la crisi ha travolto come in un vortice”. La crisi si misura anche tra i volontari. Persino nell’équipe del “progetto 117” scopri persone che, improvvisamente, si sono ritrovate a casa, senza lavoro, in

cassa integrazione o “esodate”. Siamo qui, dicono, per dare una mano perché tanto abbiamo tempo… libero. Tra di loro ci sono pure artigiani (strangolati dai mancati prestiti delle banche) o liberi professionisti rimasti senza commesse. Paradossale, no? Ogni socio-volontario paga dieci euro di quota che garantisce una copertura assicurativa in casa di infortunio. Benché su base volontaria, la gestione del “117” è piuttosto complicata. Vanno garantiti i turni giornalieri per non rallentare la raccolta e lo smistamento del “fresco” (latte, uova, frutta e verdura). Poi vanno anche cercati i finanziamenti per le spese vive: affitto della sede e del magazzino (dal Villaggio SOS); acquisto del carburante per i nove furgoni in dotazione; rinnovo e manutenzione del parco-furgoni; pedaggio autostrada; acqua, luce, cancelleria e telefono. Il bilancio si aggira sui 130 mila euro l’anno che sono garantiti dalla Provincia autonoma “che vede in questo progetto un modo per venire incontro ai bisogni… risparmiando”. Con il volontariato si risparmia sul personale. Altre fonti di sostentamento sono i BIM (Adige-Sarca), le Casse Rurali (quella di Trento in particolare) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Inoltre ci sono donazioni di privati: dalle più consistenti (anche diecimila euro) alle più piccole, ma tutte ugualmente importanti. Il 18 aprile ci sarà l’assemblea annuale di “Trentino Solidale” dei cinquecento soci (compresi i responsabili dei 148 progetti). L’assemblea si terrà alle Cantine Ferrari, a Ravina, dove la crisi, beati loro, non sanno che cosa sia. Ma la sala è gratis ■ ed è ciò che conta. 41

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trentinoattualità Nel cuore di Trento un negozio di mercerie si è inserito con fantasia e creatività nel solco dell’urban knitting, l’uncinetto urbano. Una forma d’arte fatta di serenità e simpatia, una storia di amicizia tra donne che vogliono colorare di allegria la loro città

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di Carlo Martinelli

Colonne fatte a maglia

all’America all’Europa, dal Giappone all’Australia: sta esplodendo in tutto il mondo il fenomeno urban knitting – ma lo si chiama anche yarn bombing, yarnbombing, yarnstorming, guerrilla knitting o graffiti knitting – ed è allora giusto dare a Patricia quel che è di Patricia. Già. Un piccolo, colorato, affascinante negozio di Trento può ben dire, con orgoglio, di aver saputo inserirsi – tra i primi in Italia – nel solco di un fenomeno che sprizza simpatia, serenità ed allegria da tutti i pori. Anzi, da tutti i buchi dell’uncinetto o della maglia. Sì. Di uncinetto e maglia si tratta. L’urban knitting è infatti una forma d’arte nata negli Stati Uniti nel 2005. Si tratta di decorare elementi urbani con lavori ai ferri. La chiamano appunto anche yarn bombing (che tradotto suona più o meno come bombardamento dei filati) e in genere non è autorizzata ufficialmente, un po’ come i graffiti che decorano (o deturpano in alcuni casi) i muri delle città. Certo, di altro si parla. I graffiti con lo spray – per quanto colorati e creativi – non sono paragonabili neanche lontanamente all’impatto dell’uncinetto urbano. Massì, chiamiamolo così, perché l’uncinetto urbano ha comunque tratti quasi equo solidali, ecologici, ambientali. Non è permanente – anche se teoricamente potrebbe durare a lungo: in fondo si tratta di maglie e maglioni messi addosso a statue, panchine, pali della luce, persino biciclette – e se è necessario si può tra l’altro rimuovere: velocemente e facilmente. 43

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trentinoattualità – è diventato negli anni il punto di riferimento di tante donne – ormai amiche – accomunate dalla passione per tutto quello che è fatto a mano. Non solo. “Io faccio raccolta differenziata creativa – racconta Patricia – e le clienti mi portano vecchie cravatte che trasformo in pantofole, rocchetti di filo che diventano tende, vecchi metri usati che rinascono come borse ed orecchini. Il tutto viene restituito con creatività a nuova vita”. E’ in questo contesto che è nata l’idea di “vestire” le due colonne che sorgono accanto alla porta e alla vetrina della “Casa del bottone”. Chi vi passasse Ecco, è in questo filone colorato che si è inserita Patricia Avanzo, che da dodici anni ha aperto in passaggio San Benedetto, il negozio di mercerie “La casa del bottone”, paradiso all’universo femminile che si dedica appunto a taglio, cucito, maglia, hobby vari. Siamo tra via Belenzani e via Oss Mazzurana, nel cuore della città, tra l’altro di fronte alle vetrine che la lungimiranza culturale del negozio di abbigliamento Pretto trasforma in spazio per piccole, preziose mostre fotografiche. Un’altra bella storia di una città che si ostina a credere che il bello sia ancora una categoria giusta, possibile, necessaria. Un’altra storia che meriterà di essere raccontata. Torniamo a Patricia Avanzo. A questa gentile signora, figlia di un valsuganotto del Tesino e di una francese. Nata e vissuta a Bruxelles nei suoi primi anni e poi approdata in Trentino. Il suo negozio – negozietto, andrebbe detto, stante le dimensioni, ma la competenza e la passione sono inversamente proporzionali allo spazio e dunque è un “negozione”

DA MAGDA …A PATRICIA

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a prima artista di urban knitting è considerata Magda Sayeg la quale nel 2005 ricoprì la porta del suo negozio, negli Stati Uniti, con un patchwork di lavoretti ai ferri. Un piccolo negozio, proprio come ha fatto Patricia Avanzo a Trento. In Europa la città dove più si è diffusa questa nuova forma di arte è Vienna. Gironzolando per la città austriaca capita di imbattersi in segnaletica stradale incredibilmente multicolore, oppure può capitare di vedere un’intera fontana ricoperta di qualcosa che da lontano ricorda tanto i cuscini della nonna. Per i curiosi: la fontana si trova in Elterleinplatz, fermata del tram 9, 42 e 43. In Italia, recentemente, a Genova, nella zona del porto, decine di oggetti sono stati colorati con l’uncinetto urbano.

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davanti – a meno che nel frattempo qualcuno non decida di asportarle: e Patricia lo ha messo sorridendo in conto: “devono comunque seguire il loro destino” – scorgerà così due colonne che hanno perso la loro aria austera e severa per diventare una pioggia di colori che mette, garantito, allegria. In una delle vetrine spunta anche – sottovetro – un foglietto con alcune immagini. Vi si legge: “Urban knitting è una forma d’arte che già esiste all’estero… Tante donne, tante mani, tanti punti mostrano come altri scorci della città potrebbero essere abbelliti, rallegrati, colorati con la lana”. Poi la firma, anzi le firme. Sì, perché Patricia ha avuto l’idea ma ha poi trovato la complicità delle amiche nonché clienti: ognuna di esse, all’uncinetto, ha realizzato un pezzetto della multicolore coperta di lana. Patricia li ha messi insieme e ha poi “vestito” le colonne. Opera collettiva, la chiamano: la prima è stata firmata, oltre che da Patricia, da Cinzia, Giovanna, Sandra, Manu, Mati, Cinzia, Cami, Muriel, Laura, Lorenza (e mamma), la mamma di Daniela e… Daniela. Che dire? Ben fatto, care signore. Perché se questa allegra forma d’arte prendesse piede potrebbe accadere – per dirne una – di vedere l’austera statua di Dante, davanti alla stazione ferroviaria di Trento, tutta ricoperta di lana colorata. Sai che ■ colpo d’occhio…

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Due chiese, un solo incanto La chiesa di San Fermo Maggiore è una delle costruzioni religiose più preziose della città scaligera, composta da due chiese sovrapposte. tra le antiche pareti, anche le opere di bruno lucchi

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enza allontanarci troppo da casa, ecco una proposta di gita fuori porta, sfruttando i primi tepori primaverili. Andiamo nella vicina Verona che, questa volta, ci farà scoprire una piccola perla di epoca medievale, una

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basilica poco gettonata, che non compare tra le tappe obbligate della città degli innamorati, come la casa di Giulietta o l’arena: la Basilica di San Fermo Maggiore. Si tratta di una delle costruzioni religiose più interessanti e originali della città scaligera, composta da due chiese connesse e sovrapposte l’una all’altra. Un unicum in cui lo stile romanico si fonde armoniosamente con quello gotico. Due chiese, dunque. Una basilica superiore in cui lo stile romanico si fonde con il gotico, come si intuisce sin dalla facciata, che offre alla vista anche il recentissimo portale in bronzo di Luciano Minguzzi. A croce latina, la chiesa è a navata unica con cinque absidi e molti altari laterali, tra cui quello della famiglia Alighieri, che custodisce le spoglie degli ultimi eredi diretti del Sommo Poeta. Alzando gli occhi, poi, si resta folgorati dalla bellezza

INFO Chiesa di San Fermo Maggiore Stradone San Fermo, 1 37121 Verona. Tel. 045.592813 “LA STRADA DELLA CROCE” Chiesa Inf. di S. Fermo Maggiore. Fino al 5 maggio. Dalle 10 alle 18


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Locanda di CASTELVECCHIO C.so Castelvecchio, 21/a - VERONA Tel. 045.8030097 www.ristorantecastelvecchio.com Chiuso martedì e mercoledì (pranzo)

Distanza: 105 km Tempo: Un’ora circa.

Il locale nasce nel 1831 sulla prima gastronomia salumeria di Verona. Il menù attuale offre piatti tipici veronesi, come le tagliatelle fresche con i sughi a scelta, come il carrello di arrosti e bolliti con salse tipiche, oppure i dessert di produzione propria.

del soffitto ligneo a carena di nave, pregevolmente ornato da una doppia galleria di archetti su cui sono dipinti centinaia di busti di santi (oltre quattrocento). Alle pareti, un vero e proprio parterre de roi dell’affresco tardo-gotico: Domenico Brusasorci, Turone di Maxio, Francesco Torbido, Battista del Moro, Liberale da Verona, Alessandro Turchi (detto l’Orbetto), Pisanello, ecc. Ma scendiamo dunque, “al piano di sotto”. La chiesa inferiore, fu eretta tra

il 1065 e il 1143, sui resti di un’antica pieve del V secolo, già dedicata ai Santi Fermo e Rustico che in questo luogo erano stati martirizzati. Quest’anno, tra le sue antiche e affrescate pareti gotiche, si possono ammirare anche le splendide opere in terracotta dello scultore trentino Bruno Lucchi. A far compagnia ai suoi “androgini” alcuni affreschi dell’XI e XIII secolo, tra cui un Battesimo di Cristo recentemente restaurato (presente sul terzo pilastro della navata di sinistra) e una Madonna che allatta. Nel transetto di destra, infine, viene conservata la pietra dove, secondo la tradizione, furono decapitati i santi Fermo e Rustico. È dunque in questo meraviglioso contesto che Bruno Lucchi presenta “La Strada della Croce”: il percorso della

Passione di Cristo con opere in gran parte inedite e realizzate per l’occasione. La scansione dell’antico luogo sacro, ritmato dal susseguirsi di pilastri e arcate, segna il percorso delle stazioni della Via Crucis, esposte nella duplice versione di studio su carta e di bassorilievo di terracotta. Le quindici tappe della tradizione di pietà cristiana, che si concludono con la Resurrezione, si snodano, nitide ed essenziali in un racconto conciso e privo di cedimenti. Alla elegante linearità grafica del disegno fa riscontro la forza della materia, la terra che espressivamente accoglie e sostanzia i corpi, i volti, gli strumenti del dolore, talora fisicamente inglobati o impressi nella superficie. La narrazione acquista risalto nel contrasto tra le parti a rilievo e il fondo, delicatamente decorativo per l’impressione armoniosa e reiterata di stampi con motivi floreali. Domina il percorso, lo stupendo crocefisso, chiaro e armonioso omaggio a Cimabue. Due chiese e una mostra da ■ non perdere.

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di Silvia Tarter

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he bella borsa dove l’hai comprata?” “Su eBay, tempo due giorni ed è arrivata a casa, e l’ho pagata venti euro in meno che in negozio!” Prezzi più convenienti, velocità di consegna, risparmio di tempo e benzina, sono molti i motivi che spingono oggi sempre più persone a comprare sul web. Si acquista di tutto e di più: libri, oggetti tecnologici, vestiti, automobili, si prenotano le ferie anche con largo anticipo sfruttando la vastità dell’offerta. Naturalmente, aumentando la quantità di persone che acquistano in rete, aumenta anche la possibilità di incappare in truffe, una delle conseguenze negative, e purtroppo in aumento, della sua capillarità. Anche in Trentino, la tradizionale fama legata alla diffidenza della sua gente viene oscurata dalla facilità con cui le persone cadono letteralmente nella ragnatela. E così si ritrovano ad acquistare su aste con prezzi gonfiati, comprano o affittano case cedendo a falsi annunci di vendita, si vedono arrivare a casa merci scadenti, diverse da quelle tanto invitanti pubblicizzate online, incappano in offerte di lavoro che richiedono caparre, oppure in richieste di prestiti provenienti da persone in situazioni di presunta difficoltà, che agiscono sulla buona fede di molte persone. È come se la gente perdesse completamente le proprie difese immunitarie in rete – spiegano Tiziana Pagnozzi, vice questore e dirigente del compartimento di Polizia Postale di Trento e Bolzano, ufficio che ha sede in via Vannetti a Trento, e Renzo Ferrai, ispettore capo che si occupa della fase operativa delle indagini. 48

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le mille trappole della rete Il web è bello ma nasconde insidie per adulti e ragazzi. ecco il parere della polizia postale e dello psicologo per imparare a difendersi Nonostante si assista ormai a una saturazione di informazione, Internet è diventato parte della nostra quotidianità e notizie di truffe e crimini sono all’ordine del giorno, sembra che la gente commetta ancora gli stessi errori. Chi sono le persone maggiormente disarmate, di fronte al rischio truffe? Sicuramente i giovani hanno più dimestichezza e familiarità con i siti web rispetto ai più anziani, ma molto spesso anche loro si rivelano piutto-

sto ingenui. Recentemente ad esempio, ci sono stati dei ragazzi attirati da un’allettante proposta di lavoro nell’ambito della ristorazione negli Stati Uniti, che offriva una buona retribuzione, a patto di effettuare prima una pagamento che si aggirava intorno ai 500 €. Solitamente le cifre richieste sono sempre di un importo simile. Ma perché accettare un lavoro oltreoceano, che ci chiede per giunta di anticipare una somma? Come

mai, giovani, meno giovani, laureati e non siamo tutti così creduloni nel web? C’è una sorta di gap – prosegue Pangozzi – tra l’utilizzo di Internet, sempre più in simbiosi con la nostra giornata, e una reale cultura di Internet. Una cultura che si trova invece ancora qualche fermata indietro nella corsa frenetica dell’evoluzione virtuale. È davvero un aspetto degno di essere preso in considerazione e analizzato anche sotto un profilo psicologico poiché ha


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Per prevenire il pericolo di incorrere in truffe non c’è mai una certezza del cento per cento. Tuttavia, il vice questore Pagnozzi e l’ispettore Ferrai suggeriscono alcuni accorgimenti che senza costarci troppo tempo aiutano immediatamente a smascherare i siti che vogliono farci cadere in trappola: Le 10 regole d’oro: 1. Copiare l’indirizzo del sito, o il numero di telefono che si può trovare solitamente nella pagina, e fare una rapida ricerca in Google, per verificare in pochi minuti se vi siano esempi di esperienze negative. 2. Prediligere i siti più conosciuti, come Amazon eBay, che già fungono da collettivi di altri siti di vendita, agendo come un filtro preliminare che screma di molto le possibilità di truffa. 3. Diffidare dell’aspetto inizia-

le di alcuni siti eccessivamente accattivanti e che propongono prezzi esageratamente convenienti rispetto all’offerta che si trova fuori dalla rete, scegliere invece siti che offrono prodotti e servizi che consentono un risparmio ragionevole. 4. Leggere sempre attentamente le caratteristiche del prodotto offerto, verificando oltre al costo, tasse, spese di spedizione e modalità di pagamento. Preferire siti che richiedono il pagamento attraverso bonifico bancario, carte prepagate o Paypal, ovvero un rapido sistema di pagamento molto utilizzato in Internet, alternativo alla carta di credito e più simile a un conto corrente bancario, che è possibile effettuare una volta registrati e attivando la procedura sull’omonimo sito per aprire il conto, associando una carta di credito o un conto corrente. In caso di problemi, permette inoltre di aprire una contestazione entro 45 giorni dall’acquisto del prodotto. Diffidare di chi indica un’unica forma di pagamento e con sistemi come Western Union o Postepay, che non sono tracciabili, ovvero non permettono di risalire a chi li riscuote. 5. L’affidabilità di un sito è garantita dalla presenza di sistemi SSL (Secure Socket Layer), in grado di criptare informazioni finanziarie inviate in Internet e rendere più sicure le procedure di pagamento. Due ulteriori elementi indicativi di sicurezza sono: l’indirizzo della pagina, dove deve comparire la lettera “s” dopo l’indicazione del protocollo (l’ “http//:” nella barra dell’indirizzo diventa “https//”), e il simbolo di un lucchetto chiuso in basso a destra o sulla barra di navigazione. 6. Non fornire mai dati personali, pin o password, scannerizzazioni della nostra carta d’identità o di altri documenti, che potrebbero essere usati contro di noi per commettere

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qualcosa di paradossale: una situazione in cui non si può vedere fisicamente l’oggetto o il servizio in questione infatti, dovrebbe destare maggior sospetto e cautela. E invece accade proprio il contrario. Come se quanto accadesse nella dimensione della rete, una volta spento il computer si dissolvesse, appartenesse alla realtà di qualcun altro, una nostra proiezione. Quanti casi di truffe e/o segnalazioni riceve l’Ufficio Postale quotidianamente? Ogni giorno, circa una cinquantina di mail tra segnalazioni e lamentele di truffa subita. Più o meno una decina di persone si recano invece fisicamente presso gli uffici. L’afflusso varia poi nei diversi periodi dell’anno. Naturalmente, dopo l’intervallo delle feste di Natale o nel preludio delle vacanze estive aumentano i casi di persone che hanno perso denaro, per acquisti sbagliati o per aver inviato caparre per prenotare viaggi che non faranno mai.

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trentinoattualità illegalità a nostro nome. Solitamente, dati e documenti personali non sono richiesti dai siti di compravendita affidabili. Ci sono inoltre molti siti che possono simulare abilmente quelli della nostra banca, che mai richiederebbero in realtà dei dati personali tramite e-mail. Piuttosto, meglio una telefonata direttamente in banca, in caso di dubbio. 7. Controllare sempre il mittente delle e-mail, per evitare di abboccare (pericolo di phishing) a una truffa, cliccando su un link arrivato via mail, spesso segnalato come un messaggio urgente. È sempre meglio inoltre aprire la propria posta direttamente,

senza arrivarci tramite link che rimandano alla nostra casella postale, perché potrebbero anche portare alla cancellazione di tutta la nostra rubrica. 8. Proteggere il proprio computer dotandosi di antivirus da aggiornare costantemente. 9. Controllare lo storico dei movimenti per verificare attività sospette, effettuare il log-out quando si esce, specialmente se si utilizza un computer pubblico, e prediligere password sicure evitando parole troppo prevedibili e generiche. 10. Non firmare la ricevuta al momento della consegna a domicilio di un ordine, da parte del corriere, se il pacco è

danneggiato o presenta segni di manomissione. Ultimo, ma non meno importante, cercare di rispolverare un po’ di sano buon senso, tirando fuori tutto lo spirito di San Tommaso che è in noi. Non appena ci troviamo a navigare in un sito per acquistare qualcosa o richiedere un servizio, fermiamoci un momento e chiediamoci: che cosa farei se mi trovassi in un negozio e potessi vedere, toccare, valutare, prima di decidere? Rifletterei di più prima di comprare un prodotto costoso? Oppure: se fossi per strada e qualcuno che non conosco mi fermasse per

chiedermi la carta d’identità, cosa risponderei? Firmerei un contratto con leggerezza, senza aver prima letto attentamente tutte le condizioni? Crederei davvero a uno sconosciuto che insiste per regalarmi un iPhone? Diamoci una risposta sensata e continuiamo a goderci gli innumerevoli vantaggi del web, prenotando un week end alle Canarie, ordinando l’intera trilogia di sfumature della James o l’ultimo modello di Tablet della Apple. Il tutto, meravigliosamente, muovendo semplicemente un dito, senza alzarci dal nostro ■ divano.

Navigar m’è dolce in questo web?

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l parere dello Psicoterapeuta: intervista al Dott. Saul Piffer. I segreti per abbattere il braccio di ferro tra genitore e figlio ai tempi di internet. Come possiamo proteggere i nostri figli dai pericoli del web e delle nuove tecnologie? Come evitare loro di entrare in contatto on line con persone malintenzionate? Queste paure e preoccupazioni sono diventate cibo quotidiano per i genitori che vedono il proprio figlio adolescente passare i pomeriggi a chattare o giocare in Internet, invece che leggere un libro o giocare a pallone. Abbiamo chiesto qualche consiglio educativo al Dott. Saul Piffer, Psicologo e Psicoterapeuta, responsabile affiliato al Centro di Terapia Strategica di Arezzo, diretto dal professore Giorgio Nardone, per le città di Trento e Padova. Di recente ha curato la parte inerente il mondo virtuale del nuovo libro “Aiutare i genitori ad aiutare i figli” (2012), dove si presentano le manovre più efficaci per affrontare le molteplici sfide evolutive usualmente riscontrate nell’espletare la funzione genitoriale durante l’intero ciclo di vita. Dott. Piffer, cosa rappresenta Internet per un adolescente, età del cambiamento, di dubbi e dei primi amori? Spesso rischia di essere una tentata ancora di salvezza a cui il giovane si aggrappa sia per soddisfare i propri bisogni evolutivi e per chiarire dubbi in maniera rapida e indolore, sia per proteggersi dalle inevitabili esperienze relazionali, dove può provare imbarazzo, rifiuto e paura del giudizio. Quando nascono i problemi con il virtuale? Le difficoltà spuntano quando tutto ciò che si vede in rete finisce per sostituirsi alla realtà. Questa è l’età in cui il ragazzo si deve ancora formare, il rischio è che si crei un serbatoio di fantasie e illusioni tanto da immaginarsi e vivere una vita parallela. Gli adolescenti hanno bisogno di esplorare e fare esperienza, tastare e misurare la propria capacità di fronte agli ostacoli della vita reale.

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La maggior parte dei genitori è di una generazione che ha poca dimestichezza con il mondo digitale. Quali rischi si corrono? I comuni tentativi di repressione del mezzo tecnologico o la squalifica del virtuale come punizione o prevenzione per la salute del figlio, se reiterati, rischiano di produrre un fallimento relazionale con una reciproca accusa. Il figlio rimprovera il genitore di essere retrogrado circa il progresso della società e sente di non poter far affidamento su dei genitori poco aggiornati. I genitori biasimano il figlio che, a sua volta, si sente un figlio incompreso o problematico, dando vita ad una relazione fallimentare. Che atteggiamenti consiglia quindi a mamme e papà? È fondamentale incuriosirsi del mezzo informatico, senza demonizzarlo, chiedere al figlio informazioni sulle sue applicazioni, mostrare un sincero interesse al virtuale per conoscere i segreti, le attrattive e anche i limiti del web. Un clima di fiducia digitale? Esatto, il genitore si presenta al figlio come un punto di riferimento qualora avesse bisogno di aiuto. Facendosi insegnare l’ABC del computer dal figlio si conseguirà un duplice beneficio: il genitore prima di tutto capirà finalmente la prospettiva del figlio, sarà così in grado di dargli suggerimenti e potrà controllarlo in modo non intrusivo. Il giovane diverrà consapevole dei rischi della rete, favorendo un funzionale equilibrio tra virtuale e reale. Per ulteriori informazioni e approfondimenti rivolgersi al sito www.centroditerapiastrategica.org o all’indirizzo email piffersaul@hotmail.com. Francesca Fiori


Storia e memoria sul canale 602

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ra il 17 ottobre 2011 quando sul 602 del digitale terrestre venivano trasmesse le prime immagini di questo esperimento. Un canale locale dedicato alla storia e alla memoria, ideato dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Uno spazio in cui sperimentare nuovi linguaggi mantenendo una costante apertura verso idee e proposte provenienti dal territorio. Molti i temi affrontati: dal lavoro alla scuola, dalla vita pubblica a quella privata, dalla guerra alla ricostruzione.

Dal 15 aprile 2013 UNA NUOVA PROGRAMMAZIONE su History Lab. Oltre a nuovi documentari, Trentorama, Registi di Famiglia, Storie in scatola, Trentini americani, History Lab 3x3 - 2013. Registi di famiglia Una visita guidata nel mondo dei filmini di famiglia, pellicole domestiche che servono a fissare un ricordo e a condividerlo. Gli home movies tracciano una storia culturale dello sguardo. Di Alberto Brodesco e Lorenzo Pevarello.

Storie in scatola I ragazzi che hanno partecipato ad un’attività didattica del Laboratorio di formazione storica della Fondazione scelgono un oggetto e ne raccontano la storia. Di Luca Caracristi. Trentini Americani Una serie di puntate con materiali fotografici, audiovisivi e interviste raccolte nei luoghi di intensa emigrazione trentina negli Stati Uniti d’America. Di Vincenzo Mancuso. Trentorama Alla scoperta delle trasformazioni e dei protagonisti della storia tra otto e novecento a partire dai luoghi della città che attraversiamo ogni giorno. Di Elena Tonezzer, Micol Cossali, Valentina Miorandi. History Lab 3x3 I lavori presentati all’edizione 2013 del concorso che propone di realizzare un video di tre minuti in tre giorni.

INFO: Per vedere History Lab è necessario avviare una sintonizzazione automatica del televisore: viene trasmesso sul 602 o - in alcuni apparecchi - su un altro canale che riceve il segnale. Sito Internet: hl.museostorico.it


trentinoattualità

di Paolo Chiesa

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ndrea Fuoli e Daniele Malacarne sono due amici. Ma sono anche rispettivamente il direttore e il presidente dell’Orchestra Giovanile Trentina. Ci incontriamo in un bar a Pergine, città dove abitano entrambi, per parlare di loro e del loro progetto. Andrea ha 24 anni. Una grande passione per la musica che ha iniziato a conoscere da bambino alla Scuola Musicale di Pergine, dove ha cantato anche nel coro delle voci bianche. A quindici anni è entrato nel Coro Genzianella di Roncogno, dove cantava anche il papà. La scelta della scuola è caduta ovviamente sul Liceo Musicale di Trento, dove alle normali materie scientifiche e umanistiche ha potuto affiancare anche la teoria musicale e lo studio dello strumento che nel suo caso è diventato l’organo. Di pari passo ha iniziato il Conservatorio, nel quale si diplomerà a breve. Andrea, alla veneranda età di 18 anni, del Coro Genzianella è diventato anche maestro, segno di una grande cultura e preparazione musicale. In parallelo a queste attività Andrea insegna musica alle scuole medie di Civezzano e sta avviando dei progetti per introdurre lo studio del coro in altri Istituti. Daniele ha 30 anni, è originario di Lamon e di lavoro cura la parte giuridica e amministrativa di un’azienda. È la parte “pratica” del connubio, infatti dice senza problemi di non suonare strumenti né di ambire a diventare musicista. Ma forse è meglio così perché la creatività spesso non va a braccetto con l’organizzazione e in questo caso l’Orchestra Giovanile sembra avere trovato la giusta guida. Quando è nata l’idea dell’Orchestra? 52

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un’orchestra ruspante a pergine valsugana, Sessanta giovani musicisti classici – non professionisti – per un progetto anticonformista e multietnico che non smette di farli sognare. Ecco cosa raccontano i fondatori Come molti dei progetti più interessanti è successo sui banchi di scuola del Liceo Musicale, dove Andrea e alcuni compagni hanno avuto l’intuizione di una realtà che potesse unire il Conservatorio al mondo del professionismo per dare la possibilità di suonare ai giovani musicisti. E in questo gruppo nato nel 2008, suonano ora 60 orchestrali che hanno dai 16 ai 35 anni, tra i quali ci sono ragazzi di tutta la provincia con l’aggiunta di qualche altoatesino ma anche di spagnoli, ungheresi, turchi ed estoni. Giovani arrivati in Trentino con i corsi dell’Erasmus e che appassionati di musica hanno iniziato a collaborare e poi, in alcuni casi, si sono fermati qui magari mettendo su anche famiglia. Ed è davvero un’Orchestra con modalità “nuove” di porsi, questa Giovanile, se i suoi componenti si presentano a suonare con un semplice abito nero (ognuno il proprio portato da casa), senza chiedere o pretendere né divise né costumi. E anzi, il presidente Daniele dice tranquillamente che è il loro mo-

do “sostenibile” di intendere il fare musica ma anche cultura. Infatti il bilancio di questo gruppo è fatto sì del 25% di contributo pubblico ma per il resto è frutto dell’intervento di sponsor privati. Suona un po’ strana questa cosa, vero? Abituati come eravamo e come non sarà più possibile essere abituati, all’intervento economico pubblico sempre e comunque. E questa filosofia sostenibile permette a questo gruppo non solo di gravare meno sulle spalle

della comunità, ma anche di non avere dei vincoli di sudditanza verso la Provincia. Da un po’ di tempo l’Orchestra riesce a trovarsi con regolarità ogni settimana per fare le prove e non solo per delle preparazioni una tantum in vista di concerti o altro. Dopo un periodo nel quale i musicisti sono stati ospitati nella sede del coro Genzianella di Roncogno, ora c’è anche la disponibilità di usare la sala della Fondazione Tartarotti a Trento. Ok, e dopo questo

Andrea Fuoli e Daniele Malacarne


trentinoattualità inizio di complimenti (dovuti) diamo un’occhiata a cosa combina dal punto di vista artistico quest’Orchestra. Suona, questa orchestra: nel novembre scorso Andrea Fuoli e i suoi musicisti sono stati al Festival internazionale per cori e orchestre giovanili di Praga. E hanno tenuto due concerti a Milano e uno a Pergine. E c’è stato modo anche di sperimentare la “contaminazione” tra orchestra e coro di montagna. E il 2013 è l’anno della prima creazione di una stagione musicale propria. Ed è con un certo giustificato orgoglio che Andrea e Daniele mi dicono che l’Orchestra Giovanile Trentina avrà l’onore di inaugurare le Feste Vigiliane 2013, quello che è probabilmente l’evento turistico e spettacolare più grande dell’estate trentina. I 60 orchestrali saranno affiancati da 120 coristi e da alcuni famosi cantanti trentini, come il baritono di Lavis Walter Franceschini, che sotto la regia del musicista e cantante Pino Putignani daranno vita, oltre a una impegnativa ripro-

duzione del “Carmina Burana”, anche alla realizzazione di un interessante network tra realtà trentine. E anche di questo parlano con grande piacere i due amici. Sentiamo Daniele: “il patron delle Feste Vigiliane Guido Malossini ha scelto la nostra proposta tra altre che venivano anche da fuori provincia. Segno della bontà del nostro progetto radicato sul territorio”. Niente male davvero ragazzi. Una bella soddisfazione per que-

sti due giovani, creativi ma pratici, onirici ma con i piedi per terra. E poi, di che altre attività vi occupate? Ancora Daniele: “lo statuto dell’associazione dice che il suo scopo è quello di permettere ai propri iscritti di maturare esperienza attraverso la ricerca e lo studio, promuovendo prodotti attinenti la musica, l’arte e la cultura. Il nostro obiettivo principale è, come detto, quello di dare la possibilità di suonare

a persone che hanno finito di studiare musica ma che non sono dei professionisti, oltre a quello di valorizzare le risorse e i talenti del Trentino”. Andrea: “e poi vogliamo sensibilizzare la cultura dell’orchestra che da noi oltre all’orchestra Haydn non è molto sviluppata. Per questo puntiamo a potere fare della didattica nelle scuole e a seguire oltre al filone sinfonico, anche quello operistico. Questo in collaborazione con il Coro Lirico Giuseppe Verdi di Bolzano, l’Associazione Aurora di Moena e con personaggi come Claudio Valdagni. C’è lo spazio per un altro sogno? Dai, vuotate il sacco. “Un desiderio ci sarebbe davvero: quello di avere la possibilità di suonare, perchè no, all’inaugurazione del nuovo teatro comunale di Pergine prevista per settembre. Bella quest’idea: un’Orchestra Giovanile tutta Trentina presieduta e diretta da due giovani di Pergine che inaugura il teatro cittadino di Pergine. Niente male davvero. Chissà che questo sogno non si avveri. ■

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trentinoattualità

di Tina Ziglio

L’

equazione è semplice: una corretta relazione tra uomo e animale consente di migliorare i processi formativi e consente di conoscere, apprezzare e rispettare l’altro. Lo dimostra – con studi sempre più approfonditi – la branca della Zooantropologia, dalla quale si declina, nello specifico, quella propriamente detta Didattica. L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) aderisce al progetto “Qua le zampe” di Panini (totalmente gratuito), che pone come principale obiettivo la relazione tra bambino e animale. Si parla di orsi, di criceti, di gatti ma il più richiesto è lui: il cane. Il progetto, attivato nelle classi seconde, terze e quarte della Scuola Primaria di Civezzano, ha riscosso immediato successo tra i destinatari. Non è certo una novità che i bambini amino gli animali, ma quali sono i reali punti di forza di questi interventi che prevedono alcune lezioni molto particolari tenute da medici veterinari? Ce lo spiega con grande entusiasmo Leila Dallafior, che racconta in modo approfondito, dettagliato e documentato la sua esperienza. Alla base di questo percorso educativo si individua essenzialmente un concetto fondamentale: se un tempo l’animale veniva riconosciuto principalmente per il suo utilizzo e per le sue prestazioni, attualmente la visione zooantropologica mira a valorizzare l’essenza stessa del rapporto, lasciando emergere alcune ben definite caratteristiche. In primis la consapevolezza dell’alterità, ossia la percezione dell’animale quale “altro da me”; in secondo luogo la singolarità, intesa nel senso che ogni animale è 54

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cani in cattedra Gli alunni della Scuola Primaria di Civezzano, un veterinario e l’animale. Come la teoria del rapporto uomo-animale diventa pratica. con somma gioia di tutti i bambini

Uno dei tanti disegni realizzati dagli alunni nell’ambito del progetto “Qua le zampe!” Del resto, cosa c’è di meglio di una PASSEGGIATA DA CANI in questo pittoresco scenario montano?

unico, diverso dagli altri; ogni relazione dovrà quindi necessariamente tener conto di tale specificità. Il progetto, costruito su questo interessante e coinvolgente impianto teorico e metodologico, si pone degli obiettivi educativi di largo respiro, come ad esempio diminuire la diffidenza nei confronti della diversità e rafforzare l’ambito cognitivo. Si riconoscono inoltre obiettivi disciplinari, volti a migliorare, nello specifico, la conoscenza degli animali considerati familiari, in particolare del cane. E ancora obiettivi didattici, finalizzati ad aumentare la capacità di prendersi cura di un essere vivente con l’implicita responsabilità di assolvere compiti e mansioni richieste. Le lezioni in classe si articolano innanzitutto in interven-

ti “frontali” – indispensabili per presentare e proporre agli alunni nozioni di base e materiale informativo – sostenuti e supportati da concrete attività didattiche, che mirano a coinvolgere in modo diretto il bambino. La molteplicità delle proposte spazia da comunicazioni non verbali (come ad esempio la zoo-mimica) ad altre espressioni molto accattivanti per l’età infantile, quali quelle drammaturgiche, ludiche e manipolatorie. Non di secondaria importanza tutte le attività ricreative, che vanno dalle sempre molto apprezzate imitazioni (la passeggiata, l’approccio col cane ed altre ancora) ai giochi di interazione, di relazione e di squadra. Per coinvolgere in modo completo ed efficace i piccoli amici degli animali, è prevista anche

una serie di simpatiche consegne (schede, questionari, foto, disegni), che vanno gradualmente a plasmare e collegare tra loro gli interventi previsti. Tante le domande e le curiosità: dall’esplorazione dello zainetto del cinofilo, alle modalità di comportamento con cani sconosciuti, dal “linguaggio” uomo/cane, alle posture da assumere in presenza dell’animale. Maturate le conoscenze e preparato il terreno educativo/didattico – sempre con la stretta collaborazione e presenza dell’insegnante di classe – il programma di Zooantropologia prevede la parte più attesa e desiderata, che chiama in scena il protagonista più richiesto, quello senza dubbio più amato e desiderato. Finalmente tutti sono pronti: dopo la teoria, dopo le prove di simulazione, ci siamo: il cane entra in classe. Un momento importante; i bambini adesso sanno quale comportamento tenere, quali regole osservare, come relazionarsi con “l’altro da sé”. Con quell’animale che da sempre si contraddistingue non solo per essere, proverbialmente, il miglior amico dell’uomo, ma anche e soprattutto un grande compagno di crescita per i più piccoli. ■ Info: leilavet@libero.it


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di Renzo Francescotti

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arbara Cappello abita in cima a Martignano, sobborgo di Trento sui fianchi del Calisio: in faccia a questa piccola montagna che porta nei cunicoli del suo ventre i segreti dei “canopi”, gli scintillii dell’argento da loro scavato nella montagna detta anche Argentario. Curioso che abbiano messo il nome di Barbara, a lei che ha ascendenze mochene (come “barbari” dai costumi e dal linguaggio incomprensibile venivano percepiti i “canopi” dell’Argentario e della Valle dei Mocheni). Sua nonna materna era una ragazza mochena diciassettenne di Frassilongo quando da Venezia arrivò in paese Marzio Cappello. Scattò il colpo di fulmine, l’amore romantico irresistibile. La ragazza fuggì di casa per sposare il suo Marzio, già incinta di Claretta, la madre di Barbara (il tutto, si racconta, era già stato è previsto da una zingara). Barbara è nata nel 1967 a Bolzano, dove lavorava suo padre. Un suo zio archeologo che viveva a Verona, Renato Fasolo, la portava in una caverna dei Lessini a ricalcare pitture rupestri (chissà se non abbia acquisito in questo

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nel segno dei pesci BARBARA CAPPELLO combina elementi fotografici con altri grafici: parte dalla realtà per arrivare alla surrealtà modo la passione per i segni e per le linee primordiali che presiede i suoi lavori). Ma la bambina e ragazzina passava anche lunghi periodi nella casa dei nonni materni a Montevaccino, sopra Martignano, in un maso in mezzo alla campagna che aveva il gabinetto all’aperto. Così è cresciuta in mezzo alla natura, da lei simboleggiata dai suoi nudi femminili, dai suoi fascinosi pesci. Nel sangue di famiglia circolano cromosomi artistici: il padre Alfredo (che abita nel piano sotto di lei) è anche lui pittore decoratore; il fratello Marzio (che ha lo stesso nome del nonno decoratore) è un artista giramondo

che ha creato gli interventi artistici più vari: alla stazione ferroviaria di Lavis, ad esempio, nel 2011, ha realizzato un monumento con i binari e le traversine. Quanto alla nostra Barbara, dopo il diploma magistrale si è sposata, ha fatto un figlio e trovato un lavoro come igienista dentale. Lo sapete cosa definisce la parola francese “curette”? Si potrebbe paragonare a un bulino, ovvero a un minuscolo scalpello con cui si rimuove il tartaro dei denti. È uno strumento di lavoro fondamentale per la nostra Barbara: ma lei ricicla le “curettes” spuntate come strumenti di lavoro artistico, servendosene per in incidere i segni (per esempio

dei suoi nudi femminili) sul retro dei fogli di acetato, realizzando le sue intriganti tecniche miste. Il modo di lavorare, di percepire le cose, di guardare al mondo di un artista è l’effetto di stratificazioni di cui non sempre lo stesso artista si rende conto: compito del critico d’arte di spiegarlo ai fruitori dell’arte stessa e, in certi casi, allo stesso artista, utilizzando anche tecniche da “strizzacervelli”. In aggiunta a quanto detto segna che ci sono due incontri decisivi per la nostra artista: con una persona e con un libro. Cominciamo con la persona, ovvero Milena Pedrollo, diplomata all’Accademia. La conosce nel 2006, a Lavis, attraverso il fratello Marzio, quando a pianoterra di Casa Varner, (ospitato dalla padrona di casa, la rimpianta pittrice Paola de Manincor) viene inscenato uno spettacolo d’avanguardia ideato da Marzio, in cui operano Barbara e Milena e si utilizzano, tra l’altro, musiche alle tastiere di Simone Weber. Barbara e Milena si ritroveranno poi a operare, assieme con lavori esposti e performances, a Rovereto, Mestre, Pergine Valsugana. L’incontro con un libro – di quelli che lasciano il segno – avviene alla Biblioteca Comunale di Trento, quando la Cappello in certe sue ricerche sulla fisiologia, all’interno di alcuni tomi in vari volumi scopre un piccolo libro. Va detto che lei è una raffinata


trentinobottegad’artista

Delizie di asparagi (perfino “sofisticata, come è il timbro di molte sue opere) lettrice, soprattutto di saggi di psicologia e psicoanalisi (Freud e non solo), o di opere narrative che a queste discipline attingono. Come Anài’s Nin, l’amica parigina di Henry Miller assieme a cui scrisse il famoso “Il delta di Venere”; o il contemporaneo Orhan Pamuk, scrittore turco premio Nobel, autore del famoso romanzo “Il mio nome è rosso”. Dunque lei scopre tra grandi tomi questo piccolo libro il cui titolo è “Il-pesce-che-è-in noi”, di Neil Shubin, scienziato americano che ha individuato nel fossile di un pesce vissuto 250 milioni di anni fa l’anello di congiunzione tra la vita marina e la vita terrestre. La Cappello è stregata dalle forme di vita metamorfiche, che si intersecano, si intrecciano, si compenetrano in perenne mutazione. Ha trovato anche una parola tecnica, un termine scientifico che definisce il suo modo di vedere la realtà e di cercare di esprimerla in arte: paraeidolia (dal greco para, simile, e idolia, immagine): in psicologia definisce la caratteristica di chi crede di riconoscere dentro forme casuali, disegni di oggetti, profili, forme animali o umane. Si parla anche di “illusione subcosciente”. Così non credo affatto che Barbara si offenda se la definisci “affetta da paraeidolia”. Tradizionalmente i pittori venivano appellati come “matti”

(“matto come un pittore”, si diceva). Il fatto è che gli artisti hanno sempre guardato alla realtà con occhi diversi, come a dire con strumenti nuovi, particolari, fino ad allora sconosciuti, con cui indagare il reale. Da qui le rivoluzioni di tutti gli “ismi”. Tra di essi Barbara sembra essere più vicina di tutti al surrealismo. Nei suoi lavori combina elementi fotografici con altri grafici: parte cioè dalla realtà per arrivare alla surrealtà, creando composizioni, forme pittoriche nuove, a volte inquietanti, altre volte pulsanti di vita: esteticamente belle, tecnicamente raffinate, decorativamente postmoderne (non dimentichiamo il padre e il nonno decoratori). Tra tutti i suoi lavori quelli che mi convincono di più sono connessi ai pesci. A questi animali dei mari, dei laghi, dei fiumi, dei ruscelli, dai meravigliosi colori e scintillii (quelli delle miniere dell’Argenterio?), dalle infinite forme la nostra artista ha dedicato suoi lavori in varie tecniche e misure. Personalmente quello che più attrae è il grande quadro di una sorta di pesce-ventaglio di colori a smalto. Un “labaro” che inneggia alla bellezza e alla vita. Barbara Cappello lo esporrà assieme ai lavori di questi anni in una mostra dal titolo “Foto-trasmutazionifemminee”, nella sua prima amplia personale, nel Palazzo Maffei a Lavis, dal 25 maggio al 3 giugno. ■ 57

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di Fabio De Santi

ale&Franz il loro nuovo esilarante spettacolo, che si intitola “Recital”, verrà proposto all’Auditorium di Trento sabato 13 aprile

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isogna lavora re insieme con amore, rispetto e passione. E anche se siamo molto diversi siamo cresciuti insieme e ci divertiamo sempre quando siamo sul palco davanti al pubblico. Per noi nulla è cambiato dall’inizio anche se col passare del tempo siamo maturati. Fin dall’inizio abbiamo sempre fatto le cose che ci facevano ridere e continuiamo a farlo. Chi viene a vederci ci identifica con il nostro tipo di comicità, come quando racconti una barzelletta: ne sai 100, ma dici quelle che più ti divertono. Per noi è la stessa cosa”. Si raccontano così Ale e Franz e raccontano così la loro alchimia in scena e nella vita che li ha fatti diventare una delle coppie della comicità tricolore più amata dal grande pubblico. I due comici milanesi

tornano in aprile ad esibirsi in Trentino con il loro nuovo spettacolo che si intitola “Recital” che verrà proposto all’Auditorium di Trento sabato 13 aprile organizzato da Fiabamusic in collaborazione con il Centro Servizi Culturali S. Chiara. Lo spettacolo che Ale e Franz portano in scena è un “Recital”, appunto con la “r” maiuscola, nel quale i due artisti milanesi alternano i momenti più significativi della loro carriera a nuove intuizioni del loro rapporto artistico. Sul palco sfileranno così durante lo show i personaggi e le loro maschere più amate dal grande pubblico ma anche momenti e personaggi inediti e quelle che loro amano definire come “improvvise improvvisazioni”; ogni serata potrebbe quindi risultare differente dall’altra come ben sanno coloro che seguono

da anni Ale & Franz. Questo “Recital” per Ale (al secolo Alessandro Besentini) e Franz (nome d’arte di Francesco Villa) è dunque un vero e proprio progetto di laboratorio artistico in continua evoluzione pensato per la costruzione di un nuovo futuro spettacolo. Ale e Franz, irresistibili “acrobati verbali”, con le parole sono in grado di fare qualsiasi cosa: tutto viene detto per essere negato, riaffermato e quindi negato ancora in un vortice di iperboli verbali che diventano

surrealismo puro. La comicità di Ale e Franz raccoglie in sé l’antica eredità delle grandi coppie della storia comica italiana che, battuta dopo battuta, sempre intelligenti, mai scontate o banali, riesce ogni volta a centrare l’obiettivo: fare ridere il pubblico intrappolandolo in una corsa senza fiato che sfocia nel puro nonsenso. Fra i loro sketch più noti quello in perfetto stile noir di “Gin e Fizz” con un dialogo serratissimo fra i due che non può non divertire. Ma lo spettacolo sarà come sempre un’antologia di personaggi vecchi e nuovi del loro repertorio: dai bizzarri neo padri in un una sala d’attesa ai due arzilli e spassosissimi vecchietti in una bocciofila e tanti altri per far ridere senza cadere mai nel volgare e giocando sempre nell’ironia. ■

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I

l ciclo di eventi “Aprile dolce fiorire” nasce per celebrare la fioritura dei meli della Val di Non, momento di rinascita del loro importantissimo ciclo vitale che ritma anche i cicli di vita e di lavoro del territorio. Perché non è possibile pensare alla valle trentina senza pensare alle piante da frutto che ne punteggiano le pendici, disegnando suggestive geometrie che nel corso dell’anno mutano sembianze, forme e colori. In Val di Non come per magia, primavera dopo primavera, nel corso del mese di aprile quando i suoi meli fioriscono, si viene a creare uno scenario quasi surreale dove il bianco delle migliaia e migliaia di boccioli presenti sulle piante dipinge uno straordinario accordo cromatico con il verde acceso delle foglie e dei prati. Il colpo d’occhio dà quasi la sensazione di vedere i rami coperti di neve nel pieno del loro vigore vegetativo. Questo spettacolo messo in scena dalla natura non regala solo emozioni visive, ma libera nell’aria anche un intenso profumo che si avverte non appena si inizia a percorrere il territorio della valle. Vederlo da

APRILE DOLCE FIORIRE Meli in fiore in Val di Non: Dal 5 aprile al 2 maggiO consigli, itinerari, visite guidate, appuntamenti e proposte vacanza per festeggiare la fioritura dei meli e non solo… Fioritura a Castel Thun

vicino almeno una volta permette di vivere una bellissima esperienza a contatto con la natura. “Aprile dolce fiorire” con i suoi appuntamenti dà la possibilità di sperimentarla al meglio proprio perché la contestualizza, “raccontando” il mondo che ruota attorno alla fioritura delle piante e che cosa rappresentano i fiori per la

valle sia naturalisticamente sia simbolicamente. Il programma della manifestazione, che combina agricoltura, turismo, gastronomia e divertimento, offre un calendario di eventi rivolti agli abitanti della valle e agli ospiti. In tutta la Val di Non sarà un susseguirsi di incontri, manifestazioni, degustazioni,

giornate tematiche presso alcune aziende agricole e i protagonisti saranno sempre loro: i fiori e i meli. I tre principali eventi del mese di aprile in Val di Non saranno “Fiorinda” la festa che celebra la fioritura dei meli che si svolgerà a Mollaro dall’11 al 14 aprile, la “Quattro Ville in Fiore” l’ormai famosa marcia tra i fiori che partirà da Tassullo domenica 21 aprile e infine la 17° mostra mercato dell’agricoltura che si terrà a Cles l’1 e 2 maggio. Per vedere tutto il programma dettagliato di “Aprile dolce Fiorire”: www.visitvaldinon.it/apriledolcefiorire. Tel. 0463 830133 ■

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di Antonia Dalpiaz

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al 4 al 7 aprile al Teatro Auditorium andrà in scena la commedia “History boys”, di Alan Bennett con la compagnia Teatro dell’Elfo-Puccini diretta da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. L’allestimento è risultato vincitore del Premio Ubu 2011 come miglior spettacolo e del Premio Ubu Nuovi attori under 30. Scritto nel 2004, il testo racconta di un gruppo di adolescenti alle prese con gli esami di ammissione agli esclusivi college di Oxford e Cambridge. Al centro della trama, che mette anche in risalto il conflitto fra innovazione e tradizione, tra idealismo e opportunismo, viene evidenziata la contrapposizione fra alcuni insegnanti, divisi sia in merito al metodo di insegnamento sia sulla diversa scelta di rapportarsi con i ragazzi. È uno spettacolo corale, incalzante nei dialoghi, che pone sottili interrogativi sul significato dell’educazione, sul ruolo della cultura e sul legame fra sapere e potere. Il 5 aprile al Teatro Portland per la rassegna TrentOOltreMateriale non conforme, è di scena “Veglia per Elua-

history boys Primavera a teatro: dalla commedia di ALAN BENNETT A “IL VENTAGLIO” DI CARLO GOLDONI. QUATTRO SPETTACOLI PER QUATTRO GENERI DIVERSI

Alle sei è l’ora della scienza

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ra spritz e patatine a parlare di neuroscienze con professori e scienziati. Possibile? Agli aperitivi neuroscientifici sì. Ritorna la serie di incontri organizzati dal Cimec insieme al Museo Civico di Rovereto e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, dove la scienza si apre a dialogare con il pubblico in un ambiente informale come il tavolino di un caffè. Il primo appuntamento di questa sesta edizione si terrà al Barycentro a Trento, giovedì 4 aprile alle 18, con Francesca Baruffaldi e Francesco Pavani, che rifletteranno su “Vivere senza suoni, ma con molte lingue”, in collaborazione con l’ENS, l’ Ente Nazionale Sordi di Trento. Il 16 maggio si approfondirà invece il tema della vista con “Vedo, non vedo. Ipovisione e interazione multisensoriale” con Stefano Targher e Massimiliano Zampini. Dopo il 26 maggio, la domenica dedicata all’etologia, per scoprire insieme ai ricercatori del Laboratorio di Cognizione Animale e Neuroscienze come gli animali reagiscono agli stimoli dell’ambiente esterno, il cerchio di aperitivi si chiude il 6 giugno con “L’arte e i sensi creazione e percezione” insieme a Francesca Bacci e David Melcher.

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na Englaro” di e con Luca Radaelli. Il lavoro è dedicato a Eluana Englaro. Lo spettacolo propone una veglia laica che si allarga in seguito a una riflessione più generale sul nostro rapporto con la morte, con la religione, con la medicina, con la memoria. Dal 12 al 17 aprile al Teatro Sociale, Ivana Monti e Laura Pasetti saranno le protagoniste di “Esequie solenni” di Antonio Tarantino per la regia di Andrèe Shammah. Il lavoro ruota intorno all’incontro, fitto di dialoghi incalzanti, tra Francesca Romani e Nilde Iotti, due donne che sono state rispettivamente al fianco di due grandi della politica italiana del dopoguerra: Alcide Degasperi e Palmiro Toglietti. Le due donne, che vivono l’angoscia della solitudine, l’una schiva e l’altra militante ed appassionata, gridano con toni diversi, la loro insofferenza. Dal 18 al 21 aprile al Teatro Auditorium il Teatro Stabile del Veneto presenta “Il ventaglio” di Carlo Goldoni, per la regia di Damiano Micheletto. Il ventaglio, simbolo dell’erotismo, si muove invisibile fra i personaggi dell’autore veneziano, li comanda, li provoca, si diverte alle loro spalle, gioca con i loro sentimenti. L’allestimento, che sarà in chiave moderna, punta ad una lettura ironica e popolare, mettendo l’accento su una recitazione fisica, dal ritmo serrato, leggero e ■ frizzante.



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minipolifonici Mario Brunello

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i chiude con i due eventi concertistici di aprile la prima parte della Stagione 2013 della Società Filarmonica di Trento. Protagonista del concerto di venerdì 5 aprile sarà il Coro Giovanile “I Minipolifonici”, diretto da Stefano Chicco, con la partecipazione dell’organista Stefano Rattini, la cui presenza, unita alla gioiosa bravura del Coro, fornirà al pubblico della Filarmonica

ALLA FILARMONICA DI TRENTO ORGANO E CORO INSIEME IL 5 APRILE CON STEFANO RATTINI E LO STORICO CORO DI TRENTO una nuova opportunità di godere un insolito e stimolante abbinamento: organo e coro. Il Coro Giovanile, formato da circa 70 ragazze e ragazzi tra i 15 e i 25 anni, è sorto nel 2004 all’interno della Scuola di Musica “I Minipolifonici” di Trento. Il repertorio del Coro, sacro e profano, spazia dal Seicento al Romanticismo,

dal Novecento ai giorni nostri. Diversi compositori hanno scritto opere appositamente commissionate per il Coro Giovanile, sia a cappella sia con orchestra ed organo. Il Coro ha al suo attivo numerose partecipazioni a concerti e festivals italiani ed europei in Austria, Belgio, Croazia, Germania, Repubblica Ceca

GARDA in OPERA Festival 2013

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a Scuola Musicale Alto Garda e Servizi Musicali Alto Garda organizza la prima edizione del GARDA in OPERA Festival che si terrà dal 5 al 12 Maggio ad Arco e Riva del Garda. L’evento comprenderà concerti, incontri con gli artisti e seminari dedicati alla voce e al mondo del teatro musicale. Nell’anno che festeggia i 200 anni dalla nascita di Verdi, SMAG intende approfittare dell’importante ricorrenza per creare questo festival dedicato alla voce e al canto lirico in particolare. L’obiettivo è di offrire alla comunità un nuovo strumento di diffusione e coinvolgimento nel campo musicale, col doppio intento di accontentare sia chi amatore lo è già, sia chi lo potrebbe diventare, attraverso percorsi piacevoli e didascalici al contempo. L’idea del Festival raccoglie in sé la prospettiva di individuare diversi punti di vista – dello spettatore attento, dell’artista, dello storico, del semplice appassionato. Colonna portante del programma

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sarà il Concorso lirico per amatori “Cantanti In Opera”, dedicato appunto a cantanti lirici non professionisti. Il bando del concorso e il modulo d’iscrizione sono disponibili sul sito www.smag. coop. Le iscrizioni al concorso “Cantanti in Opera” vanno inviate entro e non oltre il 25 aprile 2013. Accompagnano il concorso una serie di eventi: il divertente “Dinner in opera”, una giocosa cena a base di Arie d’Opera; una serata di Gala con i riflettori puntati ovviamente sulle musiche del Maestro Giuseppe Verdi; un revival dell’Operetta Fin de Siecle; un confronto con gli artisti e il loro modo di affrontare il pubblico odierno; una serata dedicata ai cori più famosi che hanno caratterizzato l’opera ottocentesca. Tanti eventi che rappresentano delle opportunità anche per chi si avvicina per la prima volta al mondo dell’opera e per tutta la comunità che potrà avvicinarsi guidata a un mondo straordinario e affascinante.

e Italia. Stefano Rattini, organista titolare della Cattedrale di Trento, ha posto al centro dei suoi interessi la divulgazione della musica e l’improvvisazione. Di grande rilievo il concerti di mercoledì 10 aprile, con due strumentisti come Mario Brunello, violoncello e Andrea Lucchesini, pianoforte che suoneranno un programma monografico dedicato a Beethoven. Mario Brunello è una splendida certezza nel panorama musicale italiano e internazionale. Il violoncellista veneto – classe 1960 – appare sempre sorridente e abbracciato al suo strumento (un prezioso Maggini del 1600); nelle interviste parla con uguale calore di musica, poesia, natura. Tutti i programmi che Brunello propone sono frutto di progetti più ampi che coinvolgono forme d’arte diverse, dalla letteratura alla filosofia alla scienza alla pittura; in queste performances il musicista non si esprime solo attraverso le sue interpretazioni del repertorio più tradizionale, ma anche nel suo interagire con attori, studiosi, musicisti di altra estrazione culturale. Formatosi sotto la guida di Maria Tipo Andrea Lucchesini si impone all’attenzione internazionale giovanissimo, con la vittoria del Concorso Internazionale “Dino Ciani” presso il Teatro alla Scala di Milano. Ricordiamo che la Stagione della Filamonica riprenderà il 2 ottobre con il concerto della formazione “Estrio” fra violino, violoncello e pianoforte. ■


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etti una sera a cena, a lume di candela, nella nicchia di un antico castello, in una sala rinascimentale con la stufa maiolica nell’angolo e i mobili d’epoca… È la magica atmosfera che si respira al Castello di Pergine, il maniero che dalla sommità del Tegazzo domina la Valsugana con la sua imponenza e medievale bellezza. Un tempo fortezza dei capitani del Tirolo e successivamente residenza dei principi vescovi tridentini, oggi il castello ospita un raffinato ristorante. Aperto dal 28 marzo fino alle festività dei Santi, Castel Pergine propone la tipica cucina trentina, ma con un tocco di fantasia e creatività che la rende particolarmente seducente. Una cucina raffinata che privilegia le cotture leggere, le paste fatte in casa o l’olio d’oliva. In questo periodo primaverile Verena Neff e Theo Schneider che gesticono il ristorante da parecchi anni propongono un menù di stagione con un Uovo mocheno croccante al balsamico su insalatina di asparagi e pancetta, delle Tagliatelle fresche con ragù di capretto, carciofi e limone, una Coscia di faraona ripiena ai semi di papavero con asparagi verdi e patatine all’aglio orsino e per finire una Torta alla mousse di ricotta con salsa di fragole fresche e menta. Il tutto costa Euro 34,00 senza vini e Euro 48,00 con i vini abbinati. I tempI dI IerI e dI oggI sI fondono

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astel Pergine vuol anche dire l’incontro tra arte antica e arte moderna, un progetto che Theo e Verena portano avanti dal ’93. Nel 2013 sono collocati una sessantina di opere di Klaus Prior, artista svizzero, nel parco selvaggio entro le due cinte murarie e nel giardino interno del maniero. Nelle sale del castello si trovano altre opere. Tutto questo, con un tocco di originalità, fa rivivere il fascino di ieri nel tempo di oggi.

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di Alessia Acampora

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d aprile cala il sipario sulla stagione 2012/2013 del Teatro Valle dei Laghi, con due nuovi e imperdibili appuntamenti in programma per la rassegna di danza, organizzata da Fondazione Aida in collaborazione con il Centro Servizi Santa Chiara ed inserita nel Circuito provinciale per la danza denominato Trentino Indanza. Sabato 6 aprile alle 20.45 andrà in scena Aesthetica. La bellezza in movimento, nuova produzione della Com-

Kaos Balletto Ad aprile a tempo di danza cala il sipario sulla stagione 2012/13 del Teatro Valle dei Laghi di Vezzano la sua coreografia su musiche di Goran Bregovic. Un progetto che predilige i ritmi tipici delle popolazioni slave e balcaniche, concentrandosi in particolare sul popolo gitano con la sua cultura, le tradizioni, i suoi codici e le sue gerarchie. Inedita è anche l’ultima coreografia che compone la trilogia di Aesthetica. Si tratta di Sublime, con coreografie di Roberto

Sartori su musiche di Mozart, Rossini e Handel. Uno spettacolo in una Parigi d’altri tempi, che racconta l’amore. Personaggi che ballano, si amano, si abbracciano sulle musiche di Trenet e Piaf… Si tratta di Que reste-t-il-de nos amours, l’ultima creazione di Luciano Padovani che con la compagnia Naturalis Labor andrà in scena, sabato 20 aprile

(ore 20.45) al Teatro Valle dei Laghi di Vezzano. Protagonisti sulla scena sono sette personaggi e un musicista. Attori, cantanti, danzatori, intrattenitori. Un ballerino di tip tap, un postino che ruba lettere d’amore, una vecchia zia, una ragazza indiana dalla voce suadente, una ragazza triste, un giovane poeta innamorato di tutte le donne e una giovane smorfiosetta. Una sorta di musical che immerge lo spettatore nelle nostalgiche e sensuali atmosfere parigine, in cui la danza contemporanea si fonde con la musica dal vivo, il teatro e ■ il canto.

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pagnia Kaos Balletto di Firenze, nata dall’apporto di più coreografi, che firmano i tre diversi momenti. La prima, l’inedito Amore+Psiche, è di Christian Fara che – su musiche di Ryuichi Sakamoto, Yann Tiersen, Giovanni Sollima, Zoe Keating – rilegge il mito raccontato nella favola di Apuleio, che racconta un amore tormentato e impossibile tra l’etereo mondo divino e il mondo umano. Una storia tormentata nella quale affiorano gelosia, passione, invidia, riportata ai nostri giorni. Storia Rom-Antica è il titolo scelto da Roberto Sartori per 68

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nche questo mese torna l’appuntamento con la musica emergente. Sono sei le bands selezionate da TrentinoMese insieme all’agenzia di promozione musicale e management Lunatik, uno dei punti di riferimento per il rock italiano. Sul nostro sito, www.trentinomese.it, è infatti possibile scaricare gratuitamente e legalmente i singoli di sei gruppi. Si tratta di un modo per permettere a voi lettori di scoprire alcune realtà particolarmente interessanti del panorama musicale indipendente italiano, realtà che spesso non trovano lo spazio che meriterebbero nei tradizionali spazi radiofonici e sulle riviste patinate, spazi troppo spesso “affezionati” alle esigenze delle grosse case discografiche. Abbiamo cercato di rendere la proposta musicale il più etereogenea possibile. In apertura abbiamo voluto inserire un tributo: i Sick Tamburo e gli Hardcore Tamburo, insieme a Xox, risuonano “Push” dei gloriosi Frigidaire Tango, band fra le maggiori esponenti della new wave italiana. Il singolo è estratto dall’album “Artisti vari risuonano i Frigidaire Tango”, uscito per Go Down Records. Dal rock maledetto si passa alla swing-a-billy proposta dai Fetish Calaveras, frizzante band ligure. Il terzo brano è quello dei brindisini Missiva: un suono molto maturo dove il rock incontra l’elettronica. A seguire un’altra proposta che viene dal sud: i siciliani Loveless Whizzkid e la loro “Jessie’s Disappeared”. Si tratta del disco di debutto per questa giovane band che coniuga psichedelia e progressive rock con momenti di calma e melodia. Voglia di inverno? I Droning Maud, prodotti da un guru della musica indipendente come Amaury Cambuzat, propongono musiche fortemente evocative. Chiude la tracklist l’energia de “Io sono punk” dei Valium.


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ultimo spettacolo della stagione della danza organizzata dal Centro Culturale S. Chiara di Trento, potrà risultare insolito per gli amanti del genere classico, ma sicuramente sarà apprezzato dai giovani appassionati del cosiddetto “movimento culturale” dell’hip hop, che tanto negli ultimi anni ha catturato l’attenzione televisiva e attorno al quale già da parecchio tempo negli Stati Uniti si realizzano grandi show. Protagonista in scena il 23 aprile al Sociale di Trento, sarà la compagnia TOP 9, proveniente dalla città russa di San Pietroburgo. Per esattezza questa compagnia è una “crew” (“equipaggio”) ovvero, come si definisce nella cultura hip hop, un gruppo di persone che collaborano ad un progetto artistico o culturale. In Russia la crew dei TOP 9 è ai massimi livelli, i suoi componenti sono dei campioni, il che vuol dire che hanno vinto delle competizioni nell’ambito dell’hip hop. Lo spettacolo che vedremo a Trento, definito “poetico e intimo”, è presentato per la

hip hop style Protagonista in scena il 23 aprile al teatro Sociale di Trento, sarà la compagnia TOP 9, proveniente non da new york, ma dalla città russa di San Pietroburgo

prima volta in Italia, porta il titolo di Davaï Davaï… (vai, vai!) e ha una genesi creativa particolare. Nasce infatti dall’incontro umano tra il coreografo francese Brahim Bouchelaghem, una celebrità tra gli autori del movimento hip hop nonché fondatore della compagnia d’oltralpe Zahrbat, e il gruppo di breakers russi TOP 9 nel 2009, l’anno di scambio FranciaRussia. Più volte Bouchelaghem si è trasferito a San Pietroburgo per lavorare con i nove danzatori della crew e per allestire uno spettacolo a quadri in cui fa emergere la storia dei nove componenti del gruppo, i loro ricordi, i

loro luoghi, senza trascurare l’essenza della danza hip hop e l’eccezionale abilità performativa da campioni. Nello spettacolo si susseguono così immagini di vita: dall’ebbrezza di una bottiglia luminosa alla preparazione quasi mistica di una battaglia sulla musica avvolgente creata appositamente da Aleksi Aubry, figlio di Carolyn Carlson, a cui si aggiungono brani del famoso padre musicista René Aubry. Il tratto creativo e sensibile di Brahim Bouchelaghem, definito dalla critica francese “coreografo-poeta”, si caratterizza per la fusione di tecnica e di movimenti armoniosi,

ed è arricchito nei contenuti da una condivisione delle problematiche della vita quotidiana con i giovani. Il suo stile d’autore coniuga così ai virtuosismi della pura performance della danza di strada, il racconto e l’espressione personale. Il nome di Brahim Bouchelaghem s’inserisce a pieno titolo nella storia della danza hip hop francese. Danzatore delle formazioni Käfig, Accrorap (ospitate più volte in regione) e Frank II Louise, Bouchelaghem dal 2005 crea una sua compagnia, Cie Zahrbat, la cui denominazione significa“il turbolento”, soprannome di suo padre e titolo del suo primo assolo. Questo gruppo cresce sotto l’ala di Carolyn Carlson al Centre Chorégraphique National Roubaix Nord-Pas de Calais da lei diretto, anche grazie al suo stesso e prezioso sostegno. Oltre alla possibilità di assistere allo spettacolo al teatro Sociale il 23 aprile, il 22 aprile ad ore 18.30, in piazza Battisti a Trento, sarà proposta una jam session con la crew ■ TOP 9 e dj live. 71

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Luca Radaelli

di Alessia Acampora

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ue le proposte di Portland - Nuovi Orizzonti Teatrali per il mese di aprile. Il primo è “Una questione di vita e di morte. Veglia per Eluana Englaro” di e con Luca Radaelli. Il 5 aprile, alle 21, con la compagnia del Teatro Invito (Lecco). Spettacolo dedicato, appunto, ad Eluana Englaro, la donna che a seguito di un incidente stradale a 21 anni Eluana Englaro

Veglia per Eluana Una questione di vita e di morte, di e con Luca Radaelli, È il primo di due appuntamenti al teatro portland di trento, Il 5 aprile. il 19, Il secondo È Ashes of hell di nicolas ceruti ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni, fino alla morte naturale, avvenuta il 9 febbraio 2009. In tutte le culture, la morte è sempre stata un fatto naturale. Viviamo, invece, in una società che cerca di dimenticarla, occultarla, esorcizzarla. Le comunità, un tempo, si riunivano a vegliare

il morto con canti e racconti. Nel caso Englaro abbiamo assistito a una sorta di veglia mediatica a reti unificate, dove la polemica sostituiva la pietà. Lo spettacolo propone quindi una veglia laica allargandosi in seguito a una riflessione più generale sul nostro rapporto con la morte,

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con la religione, con la medicina, con la memoria. In tutte le culture, la morte è un fatto naturale. Dall’Irlanda all’isola di Bali, dalla Calabria alle steppe russe, le comunità si riuniscono a vegliare il morto con canti e racconti, mangiando o ubriacandosi. Noi vogliamo riprendere

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trentinopanorama questa tradizione: proporre una veglia, laica, anche per chi non ha avuto questa possibilità. Nel caso Englaro abbiamo assistito a una sorta di veglia mediatica a reti unificate, dove la polemica sostituiva la pietà. Addirittura c’è chi ha parlato di cultura della vita opposta a cultura della morte. Viviamo in una società che vende modelli di giovinezza e prestanza e la morte cerca di dimenticarla, occultarla, esorcizzarla. Vogliamo invece parlarne. Citando Dante, Shakespeare, Sofocle (Beppino Englaro, come Antigone, sfida la ragion di stato per amore). Vogliamo riflettere attraverso canti, letture, brani poetici. Per capire come vita e morte sono le due facce della stessa medaglia. Secondo appuntamento il 19 aprile, sempre alle 21, con Ashes of hell. Un fottuto requiem per Mahagonny. Un progetto e regia di Nicolas Ceruti, drammaturgia di Nicola Castelli e creazione di Nicolas Ceruti, Nicola Castelli, Laura Benetti, Maria Rosa Criniti, Stefano Detassis, Luca Marchiori, Chiara Redaelli, Beatrice Uber. Sulla scena, Laura Benetti, Maria Rosa Criniti, Stefano Detassis, Luca Marchiori,

Chiara Redaelli e Beatrice Uber. Mahagonny è bruciata. Un misterioso incendio l’ha distrutta. I pochi sopravvissuti sono dispersi in mezzo al deserto che circondava la città. Sono tutto ciò che resta di una società che aveva fatto di domanda e offerta l’unica legge riconosciuta e della transazione economica la sola relazione possibile. In bilico fra la speranza di essere salvati e la paura di non avere scampo, i 6 superstiti si troveranno a fare i conti con la collettiva incapacità di fare gruppo, di essere comunità civile. Vanità, grettezza, egocentrismo, disillusione, meschinità, prenderanno pian piano il sopravvento, eliminando ogni residua umanità da queste creature e rivelando la natura famelica. Nato come ideale “sequel” dell’opera musicale di Berthold Brecht e Kurt Weil, Ascesa e declino della città di Mahagonny, lo spettacolo attualizza la critica brechtiana alla società dei consumi e mette in scena quel che resta di una civiltà ormai collassata; un “accrocchio” d’individualità grottesche in preda al terrore di scomparire che deve confrontarsi con le proprie ombre più private e mostruose. ■

Ashes of hell. Un fottuto requiem per Mahagonny

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trentinoattualità Dave Holland

di Fabio De Santi

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arà un accoppiata di rilievo come quella formata da Dave Holland e Pepe Habichuela ad aprire, il 19 aprile, l’edizione 2013 di “Itinerari Jazz”, con il concerto in programma al Teatro Sociale (ore 20.30). Jazz e musica spagnola hanno sempre manifestato reciproco interesse, scambiandosi grandi stimoli e ottenendo formidabili risultati. L’esempio più celebre e alto è il lavoro di Gil Evans e Miles Davis, che negli anni Cinquanta del Novecento ha prodotto un disco sublime come “Sketches of Spain”. Il grande contrabbassista Dave Holland e il maestro del flamenco Pepe Habichuela si sono incontrati per la prima volta nel 2006 e da allora è scoccata una scintilla di profonda amicizia e stima, che ha portato nel 2007 al primo concerto, e successivamente alla registrazione del disco “Hands” e ad una serie di entusiasmanti esibizioni nei maggiori festival internazionali. La musica che scaturisce da questo incontro è basata essenzialmente su forme, danze e ritmi tradizionali della cultura flamenco: bulería, soleá, fandango,

itinerari jazz Il 19 aprile, sonorità spagnoleggianti ad inaugurare il ciclo di concerti. Da dave holland alle corde flamenche di habichuela, alla bonporti big band & Uri caine taranta. Uno sterminato catalogo di sonorità e modalità ritmiche dettate dalle chitarre, dal temperamento delle danze e del canto, su cui si innesta con elegante equilibrio e profondo acume l’apporto di Holland. Non mancano nel repertorio i brani originali del contrabbassista ispirati a quella tradizione, che dimostrano la sua sensibilità nell’affrontare e capire ambiti musicali diversi. La collaborazione di questi due musicisti ha imposto Habichuela all’attenzione del pubblico amante del jazz: nato a Granada in una delle più celebri famiglie di tocaores (chitarristi), in cui il flamenco è esercitato e coltivato con maestria e passione, il chitarrista ha splen-

dide doti di virtuoso e caleidoscopica forza espressiva. Il secondo appuntamento di aprile sarà quello di martedì 30 con la Bonporti Big Band con un’ospite d’eccezione al piano come Uri Caine in una performance dedicata ad Ellington. Il pianista Uri Caine incarna con efficacia l’anelito verso la molteplicità, legato alla stessa essenza del jazz. Solista e orchestratore di doti camaleontiche, egli riesce a trovare un proprio percorso originale sia che affronti il jazz moderno, acustico o elettrificato, sia che si dedichi alla riscoperta della canzone di Broadway e Tin Pan Alley o che rilegga con originalità tutta sua la tradizione klezmer. Geniale anche quando affron-

ta i contesti più lontani, Caine ha elaborato per gruppo jazz le Variazioni Goldberg di Bach e ha affrontato Mozart, Mahler e Beethoven con spregiudicata intelligenza, ma con grande rispetto. La generosità musicale di questo pianista si accompagna a una sensibilità che non incontra molti eguali sulla scena musicale di oggi. La sua duttilità stilistica, sostenuta da una superlativa preparazione, non può essere catalogata nella sfera dell’eclettismo o del post-modernismo, perché sempre l’atteggiamento di fondo è quello della conoscenza profonda, dell’elaborazione in cui fondamentale è la sintesi di ispirazioni e caratteri diversi. ■

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ries&Partners nasce come primo Business Center privato del Trentino. Un’idea che nel mondo conta già più di 8000 centri (circa un centinaio in Italia) ma che nella nostra provincia ancora non esisteva. Dopo un primo anno di rodaggio, Aries inizia presto a prendere spazio anche nella mentalità delle piccole aziende locali, soprattutto delle start up. “Il risultato che più ci ha stupito in questi primi tre anni di attività – ci spiega Mattia Zampiccoli, responsabile del centro – è il periodo 76

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di permanenza delle aziende che si sono inserite nel nostro incubatore. Infatti, più dell’80% dei nostri Clienti, dopo un primo contratto di qualche mese, ha rinnovato l’utilizzo di spazi e servizi a tempo indeterminato. Questo ovviamente è un risultato inaspettato; si pensava infatti a molto più turn over e periodi di permanenza decisamente più brevi. Tale risultato premia la cura e l’attenzione che fin da subito abbiamo dedicato alla logistica del centro, ma soprattutto agli innumerevoli servizi ed opportunità

che mese dopo mese hanno fatto crescere e migliorare il Business Center. Particolarmente vincenti – continua Zampiccoli – si sono rivelati alcuni punti forza sui quali ci siamo concentrati maggiormente fin da subito. Se il primo vantaggio che emerge è il risparmio economico di cui può approfittare una giovane

azienda (oltre il 40% mensile), i nostri Clienti apprezzano in breve tempo quello che fa di Aries&Partners il vero valore aggiunto: il risparmio di tempo, la valorizzazione dell’immagine aziendale, gli innumerevoli servizi (quasi tutti compresi nel canone mensile) e soprattutto un ambiente dinamico e collaborativo”.


trentinomese Il risparmio di tempo (e il tempo è denaro) è immediatamente tangibile. Il non dover pensare alle dinamiche logistiche e organizzative di spazi e utenze, la presenza dalle 8 alle 18 al front office di personale qualificato, l’ordinaria e la straordinaria manutenzione della struttura permettono ai nostri Clienti di potersi concentrare esclusivamente sul loro business. L’accettazione di clienti, corrispondenza e spedizioni e la risposta telefonica personalizzata con inoltro in tempo reale di ogni comunicazione consentono ai nostri utenti di assentarsi dall’ufficio in assoluta serenità senza che la loro attività subisca battute d’arresto. L’immagine è tutto! I nostri Clienti possono infatti contare su una struttura sempre performante, confortevole e pulita. Le sale riunioni e conferenze, nonché i vari day office, offrono spazi sempre disponibili per riunioni, appuntamenti con Clienti o fornitori, presentazioni e meeting. Anche questi spazi, provvisti di videoproiettori e connessione in wi-fi, rientrano per precisa scelta di Aries nella formula “all inclusive” (a differenza della maggior parte dei Business Center della penisola) e contribuiscono a rendere più confortevole il lavoro quotidiano dei Clienti.

“Un problema di un nostro Cliente è per noi un’opportunità” – dice Sisa Scarciello, responsabile Clienti del centro. Gli innumerevoli servizi che il business center ad oggi offre sono effettivamente nati da esigenze che mano a mano nel tempo sono emerse dagli stessi Clienti. L’ambiente dinamico e collaborativo potremmo definirlo la ciliegina sulla torta di questo Business Center. La zona caffè infatti è uno degli ambienti più affollati del centro perché divenuto nel tempo un luogo di incontro tra le diverse realtà presenti che creano sempre più collaborazione, condivisione di idee e a volte anche partnership. Proprio per questo lo staff di Aries&Partners è sempre molto attento a creare eventi di socializzazione e soprattutto a presentare ogni nuovo arrivato a tutta la “comunità”. “Uno dei servizi che maggiormente sposa questa mentalità è il co-working, cioè la possibilità di condividere un ufficio con altre persone pagando ovviamente un canone ridotto e sfruttando l’occasione anche per scambiarsi idee oltre che strumenti e spazi. È un concetto nuovo, soprattutto in Trentino, ma dà l’opportunità soprattutto ai giovani di partire con costi ridottissimi e avere la possibilità di collaborare con altri professionisti

dando una marcia in più al proprio business” continua Mattia Zampiccoli. La struttura e gli spazi permettono ad Aries anche di offrirsi come centro di formazione. “Stiamo partendo con le pubblicità online (su Facebook soprattutto) – continua Sisa Scarciello – a breve partiranno i primi corsi di Photoshop e fotografia, oltre a seminari di vario genere. Inoltre proporremo anche eventi di tipo extralavorativo (giornate in montagna, al poligono, sulle piste di go-kart ecc) che mirano a creare un clima sereno e amichevole tra i nostri Clienti, oltre a fornire una piacevole distrazione dalla routine di tutti i giorni”. Il Centro inoltre gode di convenzioni e accordi molto vantaggiosi che ovviamente sono a totale disposizione dei suoi Clienti. “Proprio in questi giorni in occasione degli ICT days 2013, dove eravamo presenti con un banchetto informativo, abbiamo cominciato a pianificare nuovi progetti: ad esempio l’assegnazione di postazioni gratuite per i nostri Clienti per assumere stagisti per brevi periodi, in modo da avere la possibilità di formare nuovo personale senza avere costi aggiuntivi proibitivi. Abbiamo in mente anche pacchetti studiati apposta per le donne imprenditrici e offerte rivolte esclusivamente alle start-up per agevolare il loro ingresso nel mondo del lavo-

Info 38121 TRENTO Loc. Spini – Via Praga, 5 Tel. 0461.1732300 info@ariesandpartners.it www.ariesandpartners.it ro” aggiunge Sisa Scarciello. “Ci piace pensare che con il nostro Business Center e il lavoro che facciamo – conclude Mattia Zampiccoli – non forniamo solamente un banale servizio di affitto uffici e sale, ma aiutiamo in qualche modo le piccole società e i piccoli imprenditori a lanciarsi nel mondo del lavoro, cosa che oggi risulta assai difficile sia per i costi sia per tutte le problematiche legate all’avviamento di un’attività. Stiamo vivendo un’epoca di crisi e siamo convinti che aiutare le persone a realizzare i propri obiettivi professionali sia una spinta che in questo momento può essere vitale”. ■

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rimavera è sinonimo di risveglio, rinascita, rinnovamento: ecco come vogliamo vivere questa stagione in Vigolana! Proprio per entrare in contatto con la natura che si risveglia, rinasce e cresce si comincia con le uscite Benessere in Movimento dal 14 aprile al 16 giugno. Le erbe della Vigolana: passeggiate alla scoperta delle erbe spontanee da utilizzare poi nei laboratori. Cammina Cammina: la domenica mattina un “laboratorio benessere” con passeggiata tonificante. Avvicinamento al cicloturismo: quattro pomeriggi per imparare a godere della natura in bicicletta Vigolana a Cavallo: una passeggiata a cavallo per scoprire i percorsi della Vigolana. È giunta all’ottava edizione la Vigolana Camina e Magna, domenica 5 maggio, camminata gastronomica di circa 14 Km con saliscendi su strade sterrate e asfaltate percorrendo anche le vie interne ai paesi di Bosentino, Vattaro e Vigolo Vattaro, proposta dall’associazione Solidarietà Vigolana: una passeggiata immersi nella natura, degustando prodotti locali,

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BENESSERE ALL’ARIA APERTA

Foto ©Mauro Zorer

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A PIEDI, IN BICIcletta O in sella A un CAVALLO: IL TRIONFO DELLO SPORT NELLA PRIMAVERA IN VIGOLANA dal 14 aprile al 16 giugno, ALLA SCOPERTA DELLA NATURA e dei prodotti locali

sapendo che il ricavato ha un duplice scopo benefico: pro terremotati dell’Emilia e per un acquedotto in Etiopia “perché fare del bene fa stare bene insieme”. Sentivate la mancanza di un trail tutto trentino? Noi sì, ed è per questo che abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e proporvi un giro che vi lascerà a bocca aperta per panorami e tipologia di itinerario!

Il tracciato si snoderà sui sentieri che salgono e scendono dai massicci della Marzola e della Vigolana. Questa edizione “zero” di sabato 11 maggio sarà proposta con la formula non competitiva del Trail Autogestito: ognuno potrà scegliere di seguire il gruppo con le caratteristiche più adatte alla propria preparazione atletica (tenendo sempre presente che si tratta comunque di giri piuttosto impegnativi). Ritorna anche la Vigolana in Movimento, domenica 26 maggio a Bosentino, per provare tutti, grandi e piccini, vari tipi di sport, giochi, attività creative e del movimento, sotto la guida degli esperti. Tante associazioni e istruttori si mettono a tua disposizione per farti provare a giocare, per insegnarti un nuovo sport, una nuova disciplina, ma soprattutto per farti divertire, assieme

alla famiglia e agli amici, in una cornice ideale con campi sportivi e un parco pieno di verde. E siccome tutto questo movimento fa venire appetito, i nostri ristoratori sono lieti di proporvi il Menu di Primavera che prende i prodotti freschi di stagione e li trasforma in piatti genuini e gustosi, rivisitando e rinnovando le antiche ricette, condendo gli antichi sapori con un pizzico di creatività. Per gustare il menu di primavera è richiesta la prenotazione proprio perché questi menu sono frutto della cura nella scelta di prodotti freschi e di stagione (Agritur La Sabbionara, Agritur Martinelli, Albergo Ristorante Al Sindech, Albergo Bar Ristorante Campregheri, Malga Doss del Bue). ■ Per info e prenotazioni: Consorzio Turistico Vigolana Tel. 0461.848350 info@vigolana.com www.vigolana.com www.eventivigolana.com


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mesi primaverili sono particolarmente adatti ad effettuare un ciclo di cure termali per riprendersi dai rigori dell’inverno e prepararsi ad affrontare al meglio la bella stagione. L’acqua solfatoarsenicale ferruginosa, grazie alle sue proprietà benefiche rappresenta un valido aiuto. L’”Acqua Forte” di Levico Terme sgorga nella Catena del Lagorai e lungo il suo tragitto sotterraneo viene a contatto con banchi di minerali dai quali trae gli elementi che la contraddistinguono, i quali, a contatto con l’aria si ossidano, conferendole quella particolare e inconfondibile colorazione rossastra. Presso le Terme di Levico e Vetriolo vengono curate le seguenti patologie con riconoscimento da parte del Servizio Sanitario Nazionale (accesso con il solo ticket se muniti di prescrizione da parte del proprio medico di base): malattie

di nuovo in forma e in salute Anche quest’anno come da tradizione il 26 aprile riaprono le Terme di Levico

artroreumatiche (balneo e fangobalneoterapia); malattie delle vie respiratorie di pertinenza otorinolaringoiatrica e pneumologica (cure inalatorie); malattie dermatologiche (balneoterapia) e problematiche ginecologiche (irrigazioni vaginali).

Vengono curate le problematiche legate allo stress e all’ansia (balneo e fangoterapia) e le affezioni neurologiche (non riconosciute dal SSN). A pagamento è possibile inoltre effettuare delle terapie complementari che aiutano a migliorare l’equilibrio psicofisico, a ritrovare efficienza e a rimanere in forma: fisioterapia, kinesiterapia massaggi, massaggi termali, shiatsu e riabilitazione motoria. Ricordiamo inoltre che presso le Terme di Levico è disponibile una palestra e un reparto wellness dotato di un percorso Kneipp e di una piscina con idromassaggio. La stagione termale 2013, accanto all’apertura di un servizio bar e un parco completamente rinnovati, vedrà un nuovo reparto masso fisioterapico e nuove proposte termali e di benesse-

re. Un’ottima opportunità per conoscere da vicino gli stabilimenti del compendio termale levicense attraverso un’immersione nell’”Acqua Forte” abbinata a massaggi termali e a trattamenti estetici. Continua anche quest’anno la campagna di prevenzione delle Terme di Levico e Vetriolo delle affezioni alle vie respiratorie e delle affezioni all’apparato artromuscolare: Benessere artromuscolare Per coloro che effettueranno un ciclo di 12 cure (12 fanghi e/o 12 bagni) entro il 15 giugno, è prevista la possibilità di effettuare, a decorrere dall’1 ottobre, 6 bagni terapeutici e una visita medica, al costo complessivo di 90€ con una riduzione del 33% rispetto alle tariffe di listino. Benessere respiratorio Per coloro che effettueranno un ciclo di 12 terapie inalatorie entro il 15 giugno, è prevista la possibilità di effettuare, a decorrere dall’1 settembre, un ciclo di 6 terapie inalatorie (6 inalazioni e 6 aerosol) e una visita medica, al costo di 45 € con una riduzione del 75% rispetto alle tariffe di listino. ■

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rancesco De Gregori sarà in concerto all’Auditorium di Trento l’8 aprile per la Stagione di Musica d’Autore (ore 21). Un teatro che si annuncia all’insegna del sold out. In questo nuovo tour l’artista capitolino proporrà i brani del suo ultimo disco “Sulla strada” con lo spirito che è quello di un rinnovato patto con il suo pubblico: “Ogni volta che mi rimetto a suonare in giro con la band – ha raccontato De Gregori – tutte le mie canzoni vecchie e nuove diventano canzoni di oggi”. “Sulla strada” è anche il titolo del celebre libro di Jack Kerouac pubblicato nel 1957, manifesto della beat generation, che l’artista confessa di aver letto solamente negli ultimi tempi; dell’opera letteraria riecheggia quella sensazione di prosa spontanea tradotta in una musicalità rock e “rotolante”. Il De Gregori di oggi è quindi il musicista adulto che

francesco De gregori all’Auditorium l’8 aprile per la Stagione di Musica d’Autore (ore 21). Un teatro che si annuncia sold out canta e scrive “del bene e del male di vivere” con sorprendente serenità, così come lo abbiamo visto a Venezia nel bel docufilm “Finestre rotte” di Stefano Pistolini. Francesco De Gregori come cantante “di strada” quindi, nel senso più nobile del termine, un artista che, come pochi, è in grado di stabilire una simbiosi empatica con la gente. Il “Principe” della canzone italiana torna dunque sul palco con la consueta delicatezza, proponendo un repertorio straordinario,

già divenuto parte della tradizione della musica italiana. Ad accompagnarlo in questa occasione una band formata da Paolo Giovenchi e Lucio Bardi alle chitarre, Alessandro Arianti tastiere e fisarmonica, Alessandro Valle mandolino e pedal steel guitar, Guido Guglielminetti al basso, Stefano Parenti alla batteria, Elena Cirillo violino e vocalist. Sono canzoni che sembrano arrivare da molto lontano per freschezza di parole e intuizioni melodiche, ma

RAPHAEL GUALAZZI ritorna a trento

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aphael Gualazzi non è più solo una promessa o magari una sorpresa della nuova musica d’autore italiana, avvicinato a Paolo Conte, ma con il suo secondo album e con la sua ultima performance sanremese è ormai una realtà con la sua ben precisa identità. E dopo il suo primo concerto a Trento proprio per lanciare quello che era il suo debutto Gualazzi ritorna a suonare all’Auditorium con il set del suo “Happy Mistake Tour” dove è atteso il 22 aprile (ore 21). Uscito proprio nei giorni del Festival di Sanremo “Happy Mistake” (Sugar) Raphael Gualazzi rompe un silenzio lungo due anni per far ricominciare a parlare la musica: riflessivo e nello stesso tempo appassionato, timido ma incontenibile, Gualazzi è tra i talenti più puri del panorama musicale degli ultimi anni: un vero e proprio “artigiano della musica” con un amore viscerale per il jazz e il blues. In “Happy Mistake” Raphael passa con disinvoltura dall’inglese all’italiano al francese, collabora con l’estro delle Puppini Sisters, con la delicatezza di Camille e con la destrezza musicale di

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che a guardar bene arrivano da molto vicino, dal semplice indagare su cosa si muove dentro ad un artista rivolto ad indagare gli aspetti emotivi della propria esistenza. Così sono nati “Passo d’uomo” e “Guarda che non sono io”, con gli archi scritti e diretti da Nicola Piovani; così hanno preso forma, sulla leggerezza di ritmi latini, “Omero al Cantagiro” e “Ragazza del 95”, entrambi con la partecipazione di Malika Ayane. E poi il valzer lento che fa ballare con malinconica allegria “Showtime”, e il tempo di rebetiko che sostiene “Belle Époque”, un piccolo film di quattro minuti che con poche immagini coglie tutto il senso di un’epoca che volge alla fine. ■

Biglietti, Concerti, Spettacolo, Sport

Fabrizio Bosso, dimostrando di concepire la musica come un arcobaleno di colori e così vale per questo nuovo disco in cui ogni brano è diverso dall’altro, ma ciascuno forte nella sua unicità. Nelle tredici tracce del disco si trovano i due brani che Gualazzi ha portato sul palco dell’Ariston: “Sai (Ci basta un sogno)” e “Senza Ritegno”. Fra le curiosità del disco quella che riporta al nome di Giuseppe Verdi, con una rivisitazione di una delle sue arie più famose “Questa o quella per me pari sono” che, nell’album, diventa “Questa o quella per me pari non sono”. Tra il sogno e l’ironia, Raphael traduce così in note il sarcasmo e la leggerezza di costumi con cui il Duca di Mantova, ne “Il Rigoletto”, tratta il gentil sesso. Ad accompagnare il musicista umbro sul palco ci saranno nove musicisti, otto dei quali francesi tra cui tre coriste, in uno spettacolo dinamico e sfaccettato che alterna atmosfere suggestive a momenti dall’energia intensa e travolgente sulle linee del blues e del jazz con incursioni nel gospel e nel soul, ma anche nel rock e nel country.


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Trento Film Festival

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poco meno di un mese dal via, giorno dopo giorno si va completando il programma della 61esima edizione del Trento Film Festival, in programma a Trento dal 25 aprile al 5 maggio e dall’1 all’8 maggio a Bolzano. Archiviata con ottimi riscontri di gradimento da parte del pubblico l’edizione numero sessanta, il Trento Film festival entra in un nuovo decennio con una nuova immagine. Un restyling del logo della manifestazione è infatti la prima novità del 2013. Sarà una genziana vagamente futurista nelle linee, il nuovo elegante e moderno marchio del Trento Film festival, che è il premio della rassegna, così come il Leone è il premio e il simbolo del Festival di Venezia o l’Orso del Festival di Berlino. Una giovane artista trentina, Anna Deflorian, firma invece il manifesto di questa edizione, che ha già fatto segnare un primo record, quello di opere iscritte, più di 350, tutt’ora al vaglio della commissione di selezione. La Turchia sarà il paese ospite della prossima edizione. È una storia affascinante quella che ci raccontano le montagne di questo paese, ma anche cruda e difficile. Un terreno fervido e com-

Un nuovo logo, lo speciale manifesto di Anna DeFlorian, la Turchia paese ospite, le serate alpinistiche con Reinhold Messner e Mick Fowler, le mostre di Rocca e Verin plesso di contaminazioni tra tradizioni (e in questo molto simile al Trentino) e religioni, per questo particolarmente emblematico nello scenario culturale globale, oltre che realtà emergente a livello economico e geopolitico. Al centro del progetto “Destinazione... Turchia” vi è naturalmente il cinema: saranno otto gli appuntamenti con il nuovo cinema turco e oltre al cinema, eventi dal vivo, mostre e incontri letterari, reading, appuntamenti dedicati ai ragazzi. Un viaggio fatto di suggestioni ed anche di profumi, come quello del thè, da sempre coltivato su quelle terre e bevuto da quelle genti, e di altre spezie. Il 61° Trento Film Festival si aprirà giovedì 25 aprile con la serata al Teatro Sociale “Quando n’apparve una montagna” proposta dalla Associazione di promozione sociale “Con Arte e con par-

Info Segreteria Trento Film Festival 0461.986120 www.trentofestival.it info@trentofestival.it

te” di Trento diretta da Emilio Frattini e incentrata sul tema della mutevolezza delle vette e dello sguardo che si ferma su di esse. Uno spettacolo costruito con letture, immagini e musiche, scenografie in continua “mutazione”. Nella serata di apertura della rassegna cinematografica venerdì 26 aprile, quale omaggio al paese ospite, il gruppo turco, di fama internazionale, BaBa ZuLa proporrà un originale cine-concerto che accompagnerà la proiezione del film muto di Ernst Marischka, Enis Aldjelis - Die Blume des Ostens (1920). Nella serata “Dolomitiche”, ideata dal Alessandro Beber domenica 28 aprile, si renderà invece omaggio alle montagne di casa e ai tanti

protagonisti trentini che dagli anni 50 ad oggi continuano a rendersi protagonisti di grandi pagine dell’alpinismo moderno. Con Maurizio Nichetti, invece, giovedì 2 maggio si ripercorreranno i 150 anni del Club Italiano, in occasione di questo importante compleanno, ripercorrendo i momenti principali del rapporto tra gli italiani e la montagna. Con Reinhold Messner, venerdì 3 maggio si celebrerà al Trento Film Festival il mito dell’Everest. Accanto al cinema e al grande alpinismo non mancherà in questa edizione l’anima letteraria del Festival, la rassegna internazionale dell’editoria alpina MontagnaLibri, una variegata offerta di mo■ stre. 81

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per Archi e per fiati Christoph Poppen

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n doppio debutto sul podio dell’Orchestra Haydn caratterizza il calendario sinfonico del mese di aprile. Mercoledì 17 alle 20.30 sarà per la prima volta alla guida del complesso sinfonico regionale Christoph

Mercoledì 17, sarà alla guida della “Haydn” Christoph Poppen, già direttore principale della Deutsche Radio PhilharmoniE. Ma c’è anche “pierino e il lupo” con patrizia milani Poppen, già direttore principale della Deutsche Radio Philharmonie dal 2007 al 2011. Il maestro tedesco dirigerà la Sinfonia concertante per violino e viola K 364 di Wolfgang Amadeus Mozart (solisti Mar-

co mandolini e Margherita Pigozzo, prime parti della Haydn). La composizione di quest’opera risale al 1779: dal viaggio a Mannheim e Parigi, fallimentare sotto molti punti di vista (tra l’altro a Parigi gli era

morta la madre), Mozart portò in dote il genere della Sinfonia concertante, allora in voga in entrambe le città. È probabile che il pezzo fosse destinato al primo violino della corte di Salisburgo, Antonio Brunetti, e a Mozart medesimo, ottimo

Il “terzo tempo” dei nomadi, tra musica e libri

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Nomadi tornano in Trentino con un disco tutto di inediti, “Terzo Tempo”, e con un nuovo cantante, Cristiano Turato: due elementi che non possono non scatenare la curiosità del popolo nomade. La band emiliana sarà infatti in concerto il 13 aprile al Tennis Halle di Cavareno in Val di Non per un evento organizzato dall’Associazione “La Storia siamo noi” e dal decanato di Fondo e si inserisce all’interno della giornata “Le ragioni del cuore”, ideata allo scopo di educare i giovani sui temi del lavoro e della legalità. In questo contesto si inserisce anche l’incontro che i Nomadi avranno prima del loro spettacolo, alle ore 18 presso l’oratorio di Romeno, durante il quale daranno la loro testimonianza ai ragazzi per un momento di conclusione della giornata con “Le ragioni del cuore”, la cui finalità è proprio quella di riunire i giovani attorno ad un tavolo per confrontarsi su questi temi scottanti. Il gruppo guidato da Beppe Carletti punterà in questo nuovo live anche sulle canzoni del loro ultimo disco “Terzo Tempo”. Un lavoro che sprigiona ritmo, energia, freschezza e nello stesso tempo

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mantiene fede alla canzone di contenuto sociale. In questo album, per la prima volta, i Nomadi varcano i confini per la masterizzazione effettuata all’Air Mastering di Londra. Un disco che ha forme sonore tradizionali nello spirito della band ma anche nuove aperture e sfumature anche per la voce di Cristiano Turato, che ha preso il posto di Danilo Sacco. Da segnalare anche due interessanti pubblicazioni a partire da quella legata al nome di Beppe Carletti che in “Io Vagabondo. Cinquant’anni di Nomadi”, scritto insieme al giornalista musicale trentino Andrea Morandi, racconta la storia del gruppo dalle origini ad oggi, una storia che si intreccia inevitabilmente con la sua vita. Anche Danilo Sacco, chiamato al difficile compito di colmare il vuoto lasciato da Augusto Daolio, ha dato alle stampe il suo primo libro “Come Polvere nel Vento”. Un racconto autobiografico, pubblicato da Rizzoli, che ricostruisce molti passaggi della vita dell’artista a partire da quel 1993 quando, cantante della piccola band La Comitiva Brambilla, Sacco accetta una folle sfida. Un volume questo che verrà presentato, proprio da Danilo Sacco, domenica 16 giugno a Caldonazzo nell’ambito della terza edizione del “Trentino Book Festival”.


trentinopanorama Patrizia Milani

Sposarsi in un’atmosfera principesca...

Neville Marriner

violinista e violista, oltre che eccelso pianista. Nella seconda parte della serata sarà eseguita la Sinfonia n. 4 di Anton Bruckner, autore che in questi ultimi decenni ha avuto una notevole rivalutazione. Benché la stesura della Quarta Sinfonia in mi bemolle maggiore lo impegnasse per molti anni, tanto che dal 1874 al 1887 ne dette almeno tre differenti versioni, ci troviamo di fronte a un’opera che è un modello della sua concezione sinfonica e che ne realizza in modo esemplare i tratti costitutivi. Di più, si presenta in essa una felicità di invenzione soprattutto tematica, di vere e proprie “trovate”, che giustifica il posto particolare che questa Sinfonia occupa nel catalogo bruckneriano. Margherita Pigozzo

Altra serata d’eccezione mercoledì 24 aprile alle 20.30 all’Auditorium di Trento con Sir Neville Marriner, anch’egli chiamato per la prima volta a concertare i musicisti dell’orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Impegnato sia nel campo sinfonico (ha fondato tra l’altro l’Academy of St.Martin e la Los Angeles Chamber Orchestra) che in quello operistico, Neville Marriner è uno degli artisti più prolifici nel campo della discografia dedicata alla musica classica ed è stato, tra l’altro, direttore Musicale ed Artistico nell’elaborazione ed incisione del film Amadeus che si aggiudicò tre Grammy Awards. Il concerto prevede l’esecuzione della solenne Ouverture 1812 di P. I. Cajkovskij, pagina che l’autore russo scrisse per la consacrazione della chiesa del Redentore di Mosca, costruita in ricordo dell’incendio del 1812 e della vittoria delle armate russe su quelle napoleoniche nella battaglia di Borodino. A seguire, Pierino e il lupo di S. Prokof’ev, con la voce recitante di Patrizia Milani, mentre in chiusura di serata saranno proposti I tiri burloni di Till Eulenspiegel di R. Strauss, musicalmente il più sfarzoso dei suoi poemi sinfonici, che ebbe la sua prima esecuzione il 5 novembre del 1895. ■

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di Fabio De Santi

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no dei musicisti più creativi e sperimentatori nel gioco della parole e dei testi emersi nell’ultimo ventennio dal magmatico universo della musica tricolore come Pierpaolo Capovilla mescola la propria vis poetica e la propria energia interpretativa a quella di un punto di riferimento, per moti, imprescindibile per la cultura italiana come Pier Paolo Pasolini. A legare i due sarà il reading “La religione del mio tempo”, che verrà proposto sabato 20 aprile al Teatro Portland all’interno della manifestazione “Il Festival delle Resistenze”. Per questo viaggio in quello che si può davvero definire come il mondo di Pasolini, Pierpaolo Capovilla ha scelto la forma di un reading in tre atti durante il quale viene proposta la lettura di Ballata delle Madri, La Religione del mio Tempo e Una Luce. Le musiche di autori come Steve Reich,

capovilla legge pasolini il reading “La religione del mio tempo” verrà proposto sabato 20 aprile al Teatro Portland all’interno del “Festival delle Resistenze” Scott Walker e Paki Zennaro vengono accompagnate dalla voce di Capovilla e dal suono di chitarra, tastiere e live electronics dello stesso Paki Zennaro. Giorgio Agamben scrive che “contemporaneo è colui il quale tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio (…) che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente”. Parte da qui l’idea di Capovilla nel raccontare un poeta e uno scrittore come Pasolini, ca-

pace di scrutare con chiarezza spietata il buio del nostro presente e, con sguardo severo, il mutare inarrestabile della società italiana, che andava declinando i valori della neonata democrazia nel più ottuso conformismo e nel consumismo del boom economico. «Il mutamento antropologico della società italiana – ha spiegato Capovilla nel delineare questo reading – degli ultimi vent’anni si è fatto più profondo e regressivo, nel segno dell’individualismo edonisti-

co, dell’impoverimento culturale, della prevaricazione e dell’arrampicamento sociale. Ecco perché Pasolini è ancora così contemporaneo. La sua opera poetica, inspiegabilmente dimenticata, fu critica feroce dell’oblio dei valori della resistenza, e narrazione di una società, quella italiana, incapace di farsi più uguale e più giusta.» Il collerico e amorevole verso pasoliniano è «poesia che ancora illumina di speranza l’oscurità dei nostri giorni». Quella per la poesia è senza dubbio una grande passione del frontman del Teatro degli Orrori, un vero e proprio punto di riferimento per la scena rock italiana come dimostrato anche dal successo del loro ultimo disco “Un mondo nuovo”. n

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Rudolf steiner: tra l’uomo e l’universo

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cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la cultura europea è stata attraversata da molteplici meteore che avevano, come

caratteristica primaria, quella dell’interdisciplinarietà del sapere. Ovvero la grande capacità, quasi enciclopedica, di spezzare il montante senso di specializzazione e di frammentazione del mondo per offrire una visione globale, universalistica, armonica e organica tra l’uomo e la natura, tra la sua anima e ciò che lo circonda. Tra queste meteore che hanno tentato di ricucire lo strappo con il mondo sicuramente una figura rilevante e che ancor oggi lascia

profonde tracce sul suo percorso, è stato Rudolf Steiner (Donji Kraljevec, 1861 – Dornach, 1925),

filosofo, pensatore, artista, pedagogo e quanto altro si può aggiungere. Fondatore di una concezione dell’essere al e con il mondo, chiamata antroposofia, Steiner era partito da un enunciato molto semplice: “immagina di poter prendere l’uomo e di rovesciarlo come un guanto. Non rimarrebbe così come lo vediamo ora; si espanderebbe fino a diventare Universo”. Ed è rincorrendo questo universo che il Mart

MORENO SIGHEL PITTORE METAFORICO

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ino al 15 aprile, al Centro Culturale Le Mura di Trento, espone un interessante artista, Moreno Sighel. Come dichiara lui stesso, è convinto che, ultimato il percorso Accademico, ciò che l’Arte può dire è bloccato nelle mostre museali, e galleristiche. Il pubblico di queste manifestazioni artistiche, raccoglie stimoli ed emozioni ridotti da una naturale predisposizione. Per questo, alla ricerca di un pubblico nuovo, ha deciso di trasferire il suo laboratorio in strada. Le opere esposte sono, infatti, state realizzate a Lisbona, negli anni 20112012 usando strade, piazze, e vicoli della città come studio all’aperto. Con immagini verosimili, novello pittore di strada, l’artista descrive i lati più crudi della nostra società, satura di controsensi. Dimostra di aver compreso che la gente necessita di un cambiamento, che ci porti ad una nuova visione di noi stessi e del mondo. Quanto sia riuscito in questo tentativo lo si può vedere nelle sue tele. Un assieme di oggetti , i più disparati, con sullo sfondo scorci di strade e piazze, che danno respiro e libertà ai suoi lavori. Una tavolozza di colori ampia, ma nello stesso tempo frenata da un abbondante uso del bruno e del grigio, a significare il tormento della ricerca artistica. Una rassegna da non perdere. Accesso al pubblico, nell’orario di apertura del Salone Patton e Pedron, sede del Centro Culturale Le Mura di Trento, in via Dietro Le Mura B n. 4, a Trento. Chiudo Lunedì e festivi, ingresso libero. Fabio Oss

dedica, fino al 2 giugno, un’importante mostra nelle sue sale roveretane. Con il titolo di “L’alchimia

del quotidiano” approda in anteprima una grande

retrospettiva realizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein e curata da Matteo Kries. Voi vi chiederete come mai questo poliedrico uomo entra nelle sale di un museo. Semplicemente perché era un genio che ha toccato svariati ambiti della cultura, tra cui la pittura, l’architettura, il design, oltre che lasciare un’impronta indelebile nella medicina, nell’agricoltura biodinamica, nella biocosmesi, ecc. A lui hanno guardato con curiosità artisti come Piet Mondrian, Wassily Kandinsky e, più recentemente, Joseph Beuys. Nel 1913 fondò la Società Antroposofica, cercando di far conoscere la Scienza dello Spirito o Antroposofia e, in Svizzera, progettò e costruì i due Goetheanum a Dornach, il primo costruito 86

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trentinomostre in legno tra il 1913 e il 1920 e distrutto nel 1922 da parte di nazionalisti tedeschi, il secondo realizzato in cemento armato dopo la sua morte e terminato nel 1928. Il percorso espositivo si apre con una prima sezione, Contesto,

che offre allo spettatore una panoramica introduttiva sulla visione del mondo di Steiner, mettendo in luce l’influenza che i movimenti sociali e culturali degli inizi del XX secolo hanno avuto sulla formazione del suo pensiero. Si potranno apprezzare in mostra i suoi interessanti disegni su lavagna, gli scritti e le pubblicazioni da lui curate.

Arco Mostre SEGANTINI: LA MEMORIA DELLE IMMAGINI Apertura: da domenica 24 marzo a domenica 9 giugno. Museo Alto Garda - Palazzo dei Panni - Via Segantini, 9. Mostra a cura di Alessandra Tiddia - In collaborazione con Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Info: Tel. 0464.583653; www.museoaltagarda.it.

In Metamorfosi sono messe in evidenza le modalità con cui Steiner ha dato vita a una nuova estetica del quotidiano, applicandola all’architettura, al design, agli spettacoli teatrali e a molti altri ambiti culturali. Esemplare è, appunto, il Goetheanum. L’edificio, di cui in mostra sarà possibile vedere una riproduzione in una pietra miliare nella in particolare per l’ampio impiego del calcestruzzo. La parte finale della mostra, Pratica, illustra come Steiner abbia sviluppato il suo pensiero apportando numerosi mutamenti nella vita quotidiana e testimonia come queste influenzino ancora la società contemporanea, anche attraverso numerosi esempi di design applicato che saranno presenti nelle sale. Il percorso si conclude offrendo al visitatore la possibilità di entrare nelle Farbkammer, camere terapeutiche colorate ideate da Steiner già nel 1913 e ricostruite in dimensioni reali. Dalle lettere con Piet Mondrian e Franz Kafka ai testi di Nietzsche e Goethe da lui tradotti, dalle foto alle locandine delle conferenze, dai dipinti e disegni ai mobili e agli oggetti di design, dai gioielli da lui disegnati alle sedie di Henry Van de Velde e Frank Lloyd Wright, la mostra è anche l’occasione per proporre, in collaborazione con la Società Antroposofica in Italia, giornate di convegni e spettacoli di euritmia per conoscere più approfonditamente il mondo di Rudolf Steiner.

Fiere FIORINDA Apertura: da giovedì 11 a domenica 14 aprile. “Fiorinda” è la manifestazione che celebra la fioritura dei meli della Val di Non! Essa propone, nel borgo di Mollaro (Comune di Taio), di valorizzare lo straordinario spettacolo della fioritura dei meleti della Val di Non con una vivace vetrina dei prodotti locali, puntando su frutticulura, enogastronomia, cultura locale, artigianato, associazionismo, sport e innovazione. Una manifestazione per residenti e turisti, con tante proposte per la famiglia! Un modo unico di scoprire la Val di Non e le sue peculiarità ambientali e culturali, andando alla scoperta dei sapori, dell’ospitalità, dell’artigianato che distingue la gente anaune. Info: www.visitvaldinon. it; www.fiorinda.it.

Pergine Valsugana

scala, rappresenta storia dell’architettura,

Mollaro

Mostre la forza del segno Apertura: da venerdì 12 a domenica 21 aprile. Galleria Il Transito. Mostra di pittura di Baaddi Josef. Ingresso gratuito. Orario di apertura: sabato 13 e 20 e domenica 14 e 21 aprile: ore 10-12/1518. Info: Gruppo Arti Visive Tel. 349.2240722.

Borgo Valsugana Fiere Valsugana Expo Apertura: da giovedì 25 a domenica 28 aprile. Palalevico. La rassegna rappresenta un appuntamento importante per tutta l’economia del Trentino Orientale ed in particolare per tutta la Valsugana. Oltre ai settori fieristici tradizionali presenti, artigianato, industria, commercio, servizi, nuove tecnologie. All’interno della rassegna uno spazio espositori che si occupa di bioedilizia e del risparmio energetico dal fotovoltaico, ai serramenti alle isolazioni alle energie alternative. Info: tel. 0461-706101 - www.bsifiere.com.

Cles Mostre Dalle malghe a palazzo Apertura: da domenica 17 marzo a mercoledì 3 aprile. Sale Palazzo Assessorile. Esposizione personale dei tre vincitori della terza edizione del concorso “Art&Malga”. Orario di apertura: da martedì a venerdì 15-18; sabato e domenica 10-12/15-18. Chiuso il lunedì. Info: Apt Val di Non tel. 0463.830133; info@visitvaldinon.it.

Mostre Klaus Prior - Figure Arcaiche sculture e dipinti Apertura: da sabato 20 aprile a domenica 3 novembre. Castello. Mostra di sculture e dipinti. Orario di apertura: da martedì a domenica dalle 10.00 fino alle 22.00 lunedì dalle 17.00 alle 22.00. Info: Castel Pergine Tel. 0461.531158; verena@ castelpergine.it; www.castelpergine.it. Ore 17.

Riva del Garda Mostre ENERGIA. PERSONE, TECNOLOGIE, TERRITORIO Apertura: fino a sabato 6 aprile. La Rocca. Cento anni di storia per il futuro dell’Alto Garda. Orario: ore 8.30-12.30/13.30-17. Domenica chiuso. Info: Museo Alto Garda Tel. 0464.573869; www.museoaltogarda.it. Mostre Velambiente Apertura: da martedì 5 marzo a venerdì 28 giugno. Villino Campi. Mostra che propone una chiave di lettura diversa della vela: non solo un bellissimo sport, ma anche un’occasione per essere attenti e rispettosi nei confronti dell’ambiente. Corner interattivi e multimediali, grazie ai quali è possibile ascoltare i rumori del lago, le narrazioni del mastro velaio e del maestro d’ascia, conoscere come le sorgenti sonore antropiche possono interferire sull’ecosistema subacqueo, scoprire gli ultimi ritrovati in fatto di efficienza energetica e l’evoluzione della tecnica costruttiva, toccando con mano i materiali principali di cui è composta un’imbarcazione a vela. Info: www.gardatrentino.it. Ore 10-15.30.

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trentinomostre Mostre Pinacoteca: Testimonianze figurative tra il XIV e il XIX secolo Apertura: fino a domenica 3 novembre. Museo “La Rocca” - Archeologia dell’Alto Garda. Storia: il lago, gli uomini, i tempi. Mostra permanente. Mostre da oriente verso occidente Apertura: fino a sabato 8 giugno. Astoria Park Hotel. Mostra di pittura di Luigi Calzà. Ingresso gratuito. Info: Astoria Park Hotel Tel. 0464.576657; www.artinhotel.it.

Mostre La fascinazione: irresistibile tentazione Apertura: fino a martedì 16 aprile. Galleria Craffonara. Mostra collettiva a tema. Rassegna di artisti appartenenti all’Associazione Amici dell’Arte che si cimentano con la suggestiva tematica della Fascinazione. L’obiettivo è quello di rispondere ad alcune domande: quali sono oggi le tentazioni irresistibili? Quali sono i tranelli posti dai desideri delle passioni? I soldi? La politica? Una donna? Un interessante viaggio nella società di oggi. Vengono presentate opere di pittura, scultura e grafica. Orario: 10.30-14 / 15-19. Info: www.gardatrentino.it; www.amicidellarteriva.it.

Rovereto Mercati cortile urbano Apertura: da venerdì 19 aprile a sabato 4 maggio. Via Roma - Piazzale dell’Università. Oltre 45 appuntamenti, tra laboratori, incontri e proiezioni, dedicati all’ambiente, al riuso e al vivere green. Info: www. visitrovereto.it. Mostre PASUBIO 1915-1918 Apertura: fino a venerdì 1 novembre 2013. Castello. Orario: dal martedì alla domenica ore 10-18. Info: www.trentinograndeguerra.it; www.museodellaguerra.it. Mostre La magnifica ossessione Apertura: fino a domenica 6 ottobre 2013. Mart. Il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto celebra i suoi primi dieci anni di vita attraverso una mostra che ridisegna la relazione delle sue collezioni con il pubblico, riflette sul proprio patrimonio e intraprende un modo inedito di osservarlo. Info: www.mart.tn.it.

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Mostre Progetto Cibo La forma del gusto Apertura: fino a domenica 2 giugno. Mart. A “Progetto Cibo” partecipano designers e architetti e chef di livello assoluto. Il percorso espositivo, si apre presentando l’architettura di cibi “anonimi” che nella loro sofisticata e precisa costruzione sono dei veri e propri progetti. Attorno a un alimento così basilare e onnipresente come il pane, o a pietanze molto connotate geograficamente come il sushi o lo strudel, si celano spesso disegni progettuali frutto di un accorto compromesso tra immagine, gusto e produzione. Info: www.mart.trento.it. Mostre Rudolf Steiner L’alchimia del quotidiano Apertura: fino a domenica 2 giugno. Mart. A cura di Mateo Kries. Il Mart presenta, in anteprima per l’Italia una grande retrospettiva realizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein. Curata da Mateo Kries, questa mostra rivela il genio creativo di Steiner, filosofo e pensatore con una singolare e variegata produzione artistica. Info: www.mart.trento.it.

Dedicato alle donne

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al 2 marzo, è stata realizzato presso lo Spazio Event Art un articolato evento dedicato alle donne. Principalmente una mostra, poi protratta fino al 23 del mese, che ha rappresentato il loro esteso universo di creatività. L’esposizione non si è limitata alle forme d’arte più tradizionali, come pittura e scultura, ma ha anche fornito un chiaro esempio della vasta inventiva tipicamente femminile. Si sono infatti visti interessanti lavori fatti con materiali di riciclo e innumerevoli oggetti in cui la ricerca della bellezza è convogliata nell’idea di un utilizzo pratico, quali collane, vasi, lampade, ceramiche e molto altro. Un insieme di sensibilità davvero molto diverse che hanno trovato un punto in comune nel pensare che il bello non è un’idea puramente astratta ma va portato nella realtà di tutti giorni al fine di rendere la vita più gioiosa e raffinata. Tra queste hanno avuto particolare

Torbole sul Garda Mostre NON C’è TRE SENZA QUATTRO Apertura: da giovedì 4 a domenica 21 aprile. Forte Superiore. Mostra personale di Gino de Bonetti. Riassunto di 50 anni di lavoro fra Dolomiti, Lago di Garda e altri luoghi importanti. Orario: dal martedì alla domenica 15-20. Lunedì chiuso. Ingresso gratuito. Info: Biblioteca di Nago Tel. 0464.505181.

Trento Mostre disorientamenti - Trentino tra Sud e Mitteleuropa Apertura: da mercoledì 10 a venerdì 19 aprile. Sala della Regione Trentino-Alto Adige, Piazza Dante, 16. Esposizione di Silvio Cattani, Roberto Codroico, Lome, Paul Sark, Renato Sclaunich, Paolo Tomio e Simone Turra. Orario: 9-12/15-19. Mostre Ski Past. Storie nordiche in Fiemme e nel mondo Apertura: fino a domenica 30 giugno 2013. Museo Le Gallerie - Piedicastello. Storia di una valle e della magnifica comunità di Fiemme, delle origini nordiche dello sci, dell’età dell’esplorazione e dell’evoluzione tecnica delle specialità nordiche. Info: Le Gallerie Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre IL NOME DELLA ROSA: TORRE AQUILA NEGLI SCATTI DI ELENA MUNERATI Apertura: fino a mercoledì 17 aprile 2013. Castello del Buonconsiglio.

rilievo le opere realizzate dalla Casa del Feltro di Linda Baldin e Lucia D’Amato, che hanno anche arricchito l’offerta culturale della serata dell’8 marzo proponendo una suggestiva performance sviluppata in una speciale ambientazione tutta realizzata con manufatti di feltro. All’inaugurazione della mostra si è potuto invece godere di un’altra interessante performance proposta da Carlotta Castelletti, ora visibile su Youtube, e da una mini sfilata di moda realizzata con capi stagionali dall’atelier sartoriale De Oratis di Cles. Anche questo intervento risulta importante per la connessione priviliegiata che l’arte e la capacità creativa viene ad avere con il mondo reale. Le altre artiste intervenute sono: Celestina Avanzini, Patrizia Avanzo, Aurora Beozzo, Laura Cirelli, Paola Colpo, Valentina Capurso, Patrizia Corrà, Carmen Forni, Laura Grispigni, Giovanna Gruber, Tania Letizia Gobbett, Sylvia Lippitz, Mariella Martinelli, Manuela Merlo, Nadja Heuer, Maria Stancher, Nicoletta Spinelli, Joy Strafford, Anna Maria Veccia, Roberta Zanghellini. Mentre è in corso un’altra esposizione di artisti trentini, promossa dall’associazione presso la Galleria Mes3 di Livorno, si sta già pensando al prossimo evento. Con tutte le implicazioni celate in nel titolo “La terra è il mondo?” si stanno radunando gli artisti per un altro episodio artistico che preannuncia piuttosto interessante e che si svolgerà dal 13 al 23 aprile con una serata speciale il 22. Inaugurazione il 13 aprile alle ore 18.


trentinomostre Fotografie che raccontano il celebre affresco del Ciclo dei Mesi. Orario: 9.30-17, tutti i giorni tranne il lunedì. Info: Tel. 0461.233770; info@buonconsiglio.it; www.buonconsiglio.it. Mostre Neve Apertura: fino a domenica 30 giugno. Gallerie Piedicastello. La neve vuole essere il filo conduttore delle creazioni artigiane per la ricorrenza delle festività di Natale, per un omaggio alle innevate montagne trentine e per un richiamo ai Campionati Mondiali di Sci Nordico che si terranno nella vicina Val di Fiemme. Info: informazioni@apt.trento.it; www.apt.trento.it. Mostre Andata e ritorno: dal 1907 a oggi: un viaggio nella storia dei trasporti in Trentino Apertura: fino a domenica 2 giugno. Piedicastello - Le Gallerie. Orario: Da martedì a domenica, ore 9.0018.00. Ingresso libero. Info: Tel. 0461.821000 e info@ttesercizio.it;Tel. 0461.230482 e info@museostorico.it. Mostre CHRISTIAN FOGAROLLI: WHITE Apertura: fino a venerdì 26 aprile. Galleria Arte Boccanera - Via Milano, 128/130. In mostra la sezione di ricerca lost identities che ha meritato il panorama internazionale di Kassel. Orario: dal martedì al sabato 10-13 / 16-19. Info: Tel. 0461.984206; Cell. 340.5747013; info@arteboccanera.com; www. arteboccanera.com. Mostre Là dove il sole è caldo e si ricomincia a credere nel buon Dio Apertura: fino a sabato 13 aprile. Galleria Antichità Gasperetti. Mostra con una collezione di disegni di Trento di Iras Baldessari. Orario: 10-12/16-19. Domenica e lunedì chiuso. Info: tel. e fax 0461.987133; info@artmando.it. Mostre Paesaggi scavati: dalla lettura alle strategie di trasformazione Apertura: fino a domenica 14 aprile. Gallerie - Piedicastello. Fotografie di Paolo Sandri. Orario: da martedì a domenica 9-18 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Mostre fate il nostro gioco Apertura: fino a giovedì 18 aprile. Fondazione Caritro, via Garibaldi, 33. Mostra e campagna di informazione per la prevenzione del gioco d’azzardo patologico. La mostra consiste in un percorso completamente interattivo durante il quale il visitatore acquisisce familiarità con le leggi matematiche del caso e con i concetti legati alla probabilità. Info: Servizi Educativi del Museo delle Scienze tel. 848.004848 (da telefono fisso) e 0461.228502 (da cellulare).

Mostre RMX - federico lanaro Apertura: fino a venerdì 31 maggio. Studio d’Arte Raffaelli. Palazzo Wolkenstein. Mostra personale a cura di Valerio Dehò. Orario: lunedì - venerdì 10-13/16-19.30; sabato 10.-12.30/16.30-19. Info: Tel. 0461.982595; studioraffaelli@tin. it; www.studioraffaelli.com. Mostre Buonconsiglio in bianco e nero Apertura: fino a domenica 30 giugno. Castello del Buonconsiglio. Il Castello apre per la prima volta il suo Archivio fotografico rivelando il patrimonio di immagini storiche che ritraggono il monumento tra fine Ottocento e metà Novecento. Orario: dal 29.03 al 13.05: 9.30-17. Lunedì chiuso. Info: www.buonconsiglio.it. Mostre MORENO SIGHEL Apertura: da lunedì 1 a lunedì 15 aprile. Centro Culturale Le Mura - Via Dietro Le Mura B, 4. Mostra personale. Chiuso lunedì e festivi. Ingresso libero. Mostre TONINO GOTTARELLI Apertura: da lunedì 1 a lunedì 15 aprile. Galleria d’arte “Il ritrovo degli artisti” - Via M. Endrici, 17. Mostra personale. Orario d’apertura: dal lunedì al sabato (festivi esclusi), ore 10-12/16-19. Info: 334.1028483. Mostre i mondi di marianna Apertura: da sabato 6 a sabato 13 aprile. Cantine di Torre Mirana (Palazzo Thun), Via Belenzani, 3. Mostra personale dell’artista Marianna Merler. Presentazione a cura del critico d’arte Renzo Francescotti. Ingresso libero. Orario: 9.30-12/15.30-19. Mostre “Anche nelle condizioni più difficili i bambini sono...” Apertura: da lunedì 8 a lunedì 22 aprile. I.C. Trento 6 - Scuola A. Manzoni. Mostra fotografica, proiezioni e incontri con gli alunni.. Mostre GERMANO ALBERTI Apertura: da martedì 16 a martedì 30 aprile. Galleria d’arte “Il ritrovo degli artisti” - Via M. Endrici, 17. Mostra personale. Orario d’apertura: dal lunedì al sabato (festivi esclusi), ore 10-12/16-19. Info: 334.1028483. Mostre Andrea Melloni Torre Mirana. Dal 25 aprile all’8 maggio. Foto in 3D scattate nelle Alpi italiane e realizzate con una tecnica di esposizione molto particolare già in uso negli anni ‘20 del secolo scorso. L’autore è un bancario milanese con l’hobby della fotografia di viaggio. Mostre Di uomini e di montagne Spazio archeologico sotterraneo di Palazzo Lodròn. Dal 25 aprile all’8 maggio. Saranno esposte le foto di Mario Verin, alpinista e fotoreporter.

I MONDI DI MARIANNA A TORRE MIRANA

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arianna Merler è un’artista di Trento ( giovane ma già con un notevole curriculum) di cui Trentino Mese si è già occupato con un profilo critico-biografico tracciato dallo scrittore e critico d’arte Renzo Francescotti, nella sua famosa rubrica “Bottega d’artista”. A Francescotti la Merler si è rivolta per la sua prossima mostra a Torre Mirana a Trento, con tutte le carte in regola per presentarsi al meglio (diploma all’Istituto “Alessandro Vittoria di Trento, diploma di laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia, venti anni di esposizioni personali e collettive in Italia e in Europa). La Merler è un artista che si avvale dei materiali e delle tecniche più varie (fotografie, tecniche miste, materie plastiche come supporti, oggetti in materiale plastico proposti in assemblaggi, oltre a tempere acriliche e oli, su tele e su carta). Benché abbia creato suggestive opere d’arte astratte all’insegna dei segni curvilinei intrisi di colore e luce, per un piacere tutto estetico, Marianna Merler negli ultimi anni ha prodotto tutta una serie di lavori che esprimono le preoccupazioni,i problemi, le angosce che attanagliano il mondo: la fame,le guerre gli attentati contro l’uomo e la natura. Un’artista “impegnata” (si sarebbe detto qualche anno fa); ora diciamo, un’artista coraggiosamente schierata coi mezzi di cui dispone: i lavori d’arte. Lavori che sarannno visibili nella mostra (patrocinata dal Comune di Trento), nelle cantine di Torre Mirana (Palazzo Thun) in Via Belenzani 3, dal 6 al 13 aprile a Trento.

Mostre Luca Chistè Sas, Piazza Battisti. Dal 25 aprile all’8 maggio. Foto sulla Cappadocia. Mostre “Sentieri di luce” SAT, la Società degli Alpinisti Tridentini. Dal 25 aprile all’8 maggio. Un viaggio fotografico di Alessandro Gruzza, nella bellezza e unicità del patrimonio naturale dolomitico. Mostre “La montagna dentro” Palazzo Trentini. Dal 25 aprile all’8 maggio. Una mostra dedicata all’artista Gianluigi Rocca, autore del manifesto per i 60 anni del Film Festival trentino. L’esposizione, a cura di Daniela Ferrari, rac-

coglie vent’anni di produzione - in particolare i disegni - di Rocca, a partire dal 1991 per giungere alle opere più recenti.

Ziano di Fiemme Mostre MONDIALI IN FIEMME Apertura: fino a lunedì 1 aprile. Villa Flora. Nuovo percorso espositivo temporaneo che racconta la storia dei Mondiali di sci nordico che si sono tenuti in val di Fiemme nel 1991 e nel 2003, provando a raccogliere testimonianze, immagini e oggetti relativi all’edizione 2013. La mostra coincide con l’apertura al pubblico di Villa Flora. Info: www.fondazione.museostorico.it

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trentinoappuntamenti

tante occasioni di svago con il filmfestival

N

on ci sono scuse per barricarsi in pantofole sulla poltrona di casa: la primavera ci invita ad uscire e scoprire gli appuntamenti culturali del mese.

Come ogni anno torna la settimana dedicata al cinema di

montagna con l’edizione 2013 del FilmFestival dal 25 aprile al 5 maggio. A teatro si comincia in allegria il 4 aprile con la commedia di Alan Bennett

“History boys”, della compagnia

Teatro dell’Elfo Puccini, che sarà in scena all’Auditorium fino al 7. Tutt’altro genere invece al Teatro Portland il 5 aprile, dove si ricorda la scomparsa di Eluana

Englaro un anno fa con la veglia ideata e curata da

Luca Raedelli: Una questione di vita e di morte.

A riportare il sorriso ci pensano Ale&Franz il 13 aprile all’Auditorium Santa Chiara con un “Recital” dei personaggi che li hanno fatti amare dal pubblico mescolati a trovate inedite.

Pierino e il lupo

I

l Pierino e il lupo di Sergiej Prokof’ev non passa mai di moda, continuando a piacere a grandi e piccoli. Mercoledì 24 aprile l’Orchestra Haydn, diretta per la prima volta dal violinista Neville Marriner, si unirà alla voce recitante di Patrizia Milani per raccontare la nota storia, che fu presentata per la prima volta al Teatro dei Bambini di Mosca nel 1936. Il teatro aveva commissionato al compositore un’opera che doveva attirare il pubblico più giovane. Prokf’ev accettò con entusiasmo e in appena quattro giorni completò la celebre storia. Pierino è un bambino con degli amici animali: un uccellino, un’anatra e un gatto, e vuole andare a caccia del lupo. Rinchiuso in giardino dal nonno per evitare che il nipote si cacci nei guai, Pierino vede il lupo divorare l’amica anatra. Mentre l’uccellino va a avvertire un gruppo di cacciatori, il bambino riesce a legare il lupo con una grossa fune e intrappolarlo. Il lupo è così sconfitto e con una corteo trionfale viene portato in paese. Il bello dello spettacolo è che a ogni animale corrisponde uno strumento musicale: l’oboe per l’anatra, un quartetto d’archi per Pierino, il flauto traverso per l’uccellino, il clarinetto per il gatto, il fagotto per il nonno, i tre corni per il lupo. Se Prokof’ev fosse in vita non avrebbe mai immaginato che la sua storia avrebbe avuto tanto successo, visto il fiasco del debutto. Ma si sa, la vera arte non è mai contemporanea al proprio tempo.

Chi ha voglia di musica potrà viaggiare in tutte le epoche, dal Seicento fino ai giorni nostri ascoltando l’inusuale

Per la stagione Musica d’autore l’8 aprile all’Auditorium

accostamento dell’organo

ascolteremo “Sulla strada”, nuovo album del Principe della

di Stefano Rattini alle giovani voci del coro dei

Minipolifonici sul

palco della Filarmonica il 5 aprile. Il 10 ritorneranno

musica Francesco

De Gregori e il 22 aprile

all’Auditorium arriva il jazz del giovane Raphael Gualazzi, fresco di Sanremo, con il suo “Happy Mistake Tour”. Per gli amanti della danza, sabato 6 aprile la compagnia

Kaos Balletto di Firenze ci incanterà con Aesthetica

invece le note del

al teatro di Vezzano Valle dei laghi, spettacolo suddiviso

violoncellista Mario

in tre diversi momenti: Amore Psiche, Storia Rom-Antica

Brunello, accompagnato dal pianoforte di Andrea Lucchesini.

L’Orchestra sinfonica Haydn avrà due nuovi maestri:

e Sublime. Il 20 aprile alle 20.45 invece gli attori, cantanti e ballerini di tip-tap della compagnia Naturalis Labour ci regaleranno i musical Que reste til de nos amours, per

il 17 aprile proporrà sinfonie mozartiane con il tedesco

assaporare il fascino vezzoso dell’atmosfera parigina.

Christoph Poppen e il 24 pagine di autori russi come

La stagione di danza chiuderà a ritmo di hip hop, con

Cajkovskij e Prokof’ev (Pierino britannico Neville Marriner, 90

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e il lupo) con il

l’energia dei

Top 9, giovani di San Pietroburgo che si

scateneranno al teatro Sociale il 23 aprile.


trentinoappuntamenti

Musica DiVinNosiola 2013 Lasino. Ore 16.30. Az. Agr. e Distilleria F.lli Pisoni, Pergolese. Concerto-Spettacolo: Luca Donini Quartet in “In arte vino”. Omaggio alla tradizione enologica del territorio, dove il vino è protagonista in tutti i sensi... Degustazione a cura di APT e della cantina ospite. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi. Tel. 0461.216050, www.apt.trento.it. Musica CONCERTO DEL LUNEDì DI PASQUA Arco. Ore 17. Chiesa evangelica della SS. Trinità. Coro Voci bianche e Gruppo Vocale Giovanile Garda Trentino. Info: Comune di Arco Tel. 0464 583619; www.comune.arco.tn.it.

3 mercoledì Cultura Conferenza Trento. Ore 20.30. Sala Rosa Regione Trentino Alto-Adige, Piazza Dante. “Psicologia. Televisione, Libri, Web: dove i giovani trovano nutrimento psicologico?”. Con Paolo Azzolini, psicologo. Ingresso libero. Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18.30. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Promuoversi - Percorso per aspiranti imprenditori e neo imprenditori”. Durante l’incontro verranno presentati diverse case histories utili a conoscere il contesto territoriale del Trentino in una dimensione glocal. Verranno analizzati i settori chiave, quelli in espansione, i punti di forza e i rischi connessi all’apertura di nuove attività. L’intento del percorso è promuovere l’avvicinarsi dei giovani all’imprenditorialità, sviluppare una sana cultura d’impresa e favorire l’incontro con reali modelli di riferimento. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it.

4 giovedì Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Orientarsi - Percorso per giovani professionisti”. Il percorso sarà finalizzato a fornire competenze nei diversi campi strategici di un’attività professionale: amministrazione, organizzazione e gestione; comunicazione e social media; promozione, collaborazioni, sviluppo di reti. Al fine di supportare la creazione di

nuove attività professionali, verrà riposta particolare attenzione alle caratteristiche di gestione delle nuove tipologie di partita IVA, destinate alle nuove imprese individuali. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it.

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Cultura ASPETTI PITTORICI DEL SETTECENTO TRA TRENTO E VENEZIA Trento. Ore 17. Ass.ne culturale “Antonio Rosmini” - Via Dordi, 8. “Trento: aspetti della pitutra del Settecento”. Relatrice prof.ssa Elisabetta Doniselli - docente di storia dell’arte presso il Liceo Classico “G. Prati” - Trento. Info: www. associazrosminitrento.it. Danza romanzo d’infanzia Riva del Garda. Ore 21. Palacongressi. Testo Bruno Stori, coreografia e interpretazione Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Regia e drammaturgia Letizia Quintavalla e Bruno Stori. Musiche Alessandro Nidi. È uno spettacolo dedicato a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore, che danza e parla della relazione tra genitori e figli. Commuove gli adulti e fa ridere i bambini. Una creazione nata esplicitamente per un pubblico giovane, ma che rapisce e affascina anche gli adulti. Vincitore di numerosi riconoscimenti fra cui il Premio Stregagatto per le produzioni della stagione 1997/98, è considerato uno spettacolo cult della Compagnia Abbondanza/Bertoni. È stato tradotto in quattro lingue e rappresentato in tutto il mondo con oltre seicento repliche. Info: www.centosantachiara.it. Teatro HISTORY BOYS Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Alan Bennett traduzione di Salvatore Cabras e Maggie Rose con Elio De Capitani (Hector), Gabriele Calindri (Il preside), Marco Cacciola (Irwin), Debora Zuin (Mrs Lintott), Giuseppe Amato (Scripps), Marco Bonadei (Rudge) e gli attori della Compagnia Teatro dell’Elfo Puccini. Regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Info: www.trentinospettacoli.it.

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5 venerdì Cultura Presentazione libro Romagnano. Ore 20.30. Centro Civico. Via alle Sette Fontane, 1. Incontro con Fiorenzo Degasperi che presenterà il suo libro: “Trekking dello spirito in Trentino: camminare nelle valli trentine e nei dintorni” edito da Curcu&Genvoese. Info: Biblioteca comunale di Trento - Punto Prestito di Romagnano; Tel. 0461.889786; www.bibcom. trento.it.

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trentinoappuntamenti RivenditE autorizzatE

Biglietti, Concerti, Spettacolo, Sport & Cultura Cultura APPUNTAMENTI AL VERDE PER STILI DI VITA ECONOMICI ED ECOLOGICI Trento. Ore 20.30. Circoscrizione S. Giuseppe S. Chiara - in Via Perini 2/1. “La spesa che non pesa” - Educatori ambientali: Arianna tosi, Giorgio Perini. Buone pratiche per risparmiare e non sprecare senza rinunciare alla qualità e alla sostenibilità. I GAS: Gruppi d’Acquisto Solidale e l’autoproduzione. Piccolo eco-spuntino. Info: Laboratorio Territoriale di Trento Tel. 0461.493152. Musica Concerto Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi. Concerto del Coro Giovanile “I Minipolifonici”: Stefano Chicco, direttore; Stefano Rattini, organo su musiche di C. Hampton, M. Lauridsen, T. Escaich, E. Whitacre, P.A. Yon, E. Morricone, J. Guillou, A. Edenroth e P. Ugoletti. Info: Società Filarmonica, tel. 0461 985244, www.filarmonicatrento.it.

Musica sofya gukyak (pianoforte) Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Musiche di Brahms e Rachmaninov. Info. www.filarmonicarovereto.it. Musica MAGOS & HEART. DA ESTA A OVEST, DALLA TERRA AL CUORE...E VICEVERSA Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Concerto-performance, diviso e ricomposto tra canti popolari magiari, rivissuti da Ligeti, e brani scritti dal compositore trentino Di Marino Cu. Il tutto impreziosito da video, quadri teatrali, improvvisazioni musicali. Per svelare come tra destra e sinistra, tra note e parole, fra spontaneità e ricercatezza, esiste il nucleo comune del cuore e dell’emozione. Lo spettacolo è diretto da Federica Marchi e Marina Rossi. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90. it, www.sorgente90.org.

Musica CONCERTO BAROCCO Riva del Garda. Ore 20.45. Chiesa Arcipretale. Orchestra Barocca e Coro del Conservatorio di Brescia. Ensemble strumentale “Luca Marenzio” - Coro misto del conservatorio di Brescia. Info: Comune di Arco Tel. 0464 583619; www. comune.arco.tn.it. Teatro HISTORY BOYS Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Alan Bennett traduzione di Salvatore Cabras e Maggie Rose con Elio De Capitani (Hector), Gabriele Calindri (Il preside), Marco Cacciola (Irwin), Debora Zuin (Mrs Lintott), Giuseppe Amato (Scripps), Marco Bonadei (Rudge) e gli attori della Compagnia Teatro dell’Elfo Puccini. Regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro veglia per eluana englaro Trento. Ore 21. Teatro Portland. Spettacolo-concerto di e con Luca Radaelli, che vuole dare la dovuta sepoltura a una donna che, oggetto di una massacrante veglia mediatica a reti unificate, dove la polemica sostitutiva la pietà, ne è stata privata. Una riflessione sulla vita e sulla morte, come due facce della stessa medaglia. Info: www. teatroportland.it. Teatro PAESE PICCOLO, GENTE MORMORA Cles. Ore 21. Cinema Teatro. Commedia di Franco Roberto. Con la Filodrammatica “R.A.L.” di Rallo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

6 sabato Teatro HISTORY BOYS Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Commedia di Alan Bennett traduzione di Salvatore Cabras e Maggie Rose con Elio De Capitani (Hector), Gabriele Calindri (Il preside), Marco Cacciola (Irwin), Debora Zuin (Mrs Lintott), Giuseppe Amato (Scripps), Marco Bonadei (Rudge) e gli attori della Compagnia Teatro dell’Elfo Puccini. Regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Info: www. trentinospettacoli.it. Teatro PÙ BUSIE CHE POESIE Aldeno. Ore 20.45. Cinema Teatro Comunale. Spettacolo brillante di e con Loredana Cont. Info: Comune di Aldeno Tel. 0461.842523; www. comune.aldeno.tn.it. Teatro AESTHETICA Vezzano. Ore 21. Teatro Valle di Laghi. Compagnia Kaos. Balletto di Firenze. Info: Teatro Valle dei Laghi Tel. 0461.340158; www.teatrovalledeilaghi.it.

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Teatro LA PARONA DEL VAPOR Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro “S. Gottardo”. Commedia di Silvio Castelli. Con la Filodrammatica “Segosta ‘90” di Bedollo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL MORO Zambana. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Pio Moser. Con la Compagnia T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Per la 9ª rassegna di commedie in dialetto trentino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro I LOVE SHOPPING una splendida mania Ravina. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Roberto Marafante. Con la Compagnia di Lizzana. Per la rassegna Teatrale “Ravina a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL SENATORE FOX Predazzo. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Luigi Lunari. Con la Comagnia “GAD - Città di Trento”. Per la XVI Edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?” 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TONI ALTI, TONI BASSI, TONI BONI E I... TONI MARCI Dro. Ore 20.45. Teatro Oratorio. Cabaret all’insegna della risata di e con “I Toni Marci” di Trento. Per la 6ª Edizione di “Primavera a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ROBE DA NO CREDER Lardaro. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Emilio Luigi Motta. Con la Compagnia “S. Siro” di Lasino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NA NOT DE LUNA Ala. Ore 21. Teatro “Sartori”. Commedia di Roberto Caprara. Con l’Associazione Teatrale “Alense” di Ala. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NON SPARATE SUL POSTINO Malé. Ore 21. Teatro. Commedia di Derek Benfield. Con la Compagnia “Virtus in Arte” di Malè. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

7 domenica Musica DiVinNosiola 2013 Santa Massenza. Ore 17.30. Chiesa. Concerto di musica classica del Gruppo Vocale Concentus Clivi Kleutrom. Brindisi a cura della Pro Loco



trentinoappuntamenti di Calavino. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216050; www.apt.trento.it. Musica BEETHOVEN: MUSICA CHE UNISCE Arco. Ore 20.45. Chiesa di Bolognano. Orchestra de “I Filarmonici” di Trento. Coro Voci soliste SMAG e Coro Laboratorio Musicale di Ravina in collaborazione con l’Associazione musicale Argentario. Info: Comune di Arco Tel. 0464 583619; www.comune.arco.tn.it. Musica concerto di primavera “festa dei ovi” Caldonazzo. Ore 14.30. Parcheggio Municipio. Concerto con il Corpo Bandistico di Caldonazzo. Info: www.comune.caldonazzo.tn.it. Musica Presentazione libro Caldonazzo. Ore 18. Biblioteca comunale. Presentazione del libro: “Il canto delle sirene” di Diego Orecchio. Info: www.comune. caldonazzo.tn.it. Teatro HISTORY BOYS Trento. Ore 16. Teatro Auditorium. Commedia di Alan Bennett traduzione di Salvatore Cabras e Maggie Rose con Elio De Capitani (Hector),

Gabriele Calindri (Il preside), Marco Cacciola (Irwin), Debora Zuin (Mrs Lintott), Giuseppe Amato (Scripps), Marco Bonadei (Rudge) e gli attori della Compagnia Teatro dell’Elfo Puccini. Regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Info: www. trentinospettacoli.it. Teatro ROBE DA NO CREDER Mezzolombardo. Ore 21. Teatro “S. Pietro”. Commedia di Emilio Luigi Motta. Con la Compagnia Teatrale “S. Siro” di Lasino. Per la Rassegna Teatrale “Comedie a Mezombart” 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

8 lunedì Musica francesco de gregori in concerto Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara - Via S. Croce. Biglietto in vendita su circuito www.ticketone.it. Rivendita autorizzata redazione Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.

9 martedì Cultura Incontro Trento. Ore 16.45. Via Dordi, 8. “E cielo e terra si mostrò qual era”

- Incontro con Giovanni Pascoli a cura dell’Associazione “Amici di Parola”, con Fiorenzo Pojer e il suo gruppo. Info: Società Dante Alighieri Tel. 0461.239994. Cultura Conferenza Baselga di Piné. Ore 20.30. Sala pubblica di Miola. All’interno del progetto dedicato alle pari opportunità, conferenza sui diritti delle donne nel mondo del lavoro con la dottoressa Eleonora Stenico, consiglierà di parità.: “Pari opportunità e diritti delle donne nel mondo del lavoro”.Ingresso libero. Info: A.p.T. 0461.557028. Cultura I Martedì del Rosmini Trento. Ore 20.30. Aula Magna del Liceo Rosmini. Trio Hermann: tre giovani e talentuosi musicisti italiani con un percorso comune presso l’Accademia Internazionale di Imola, che vantano numerosissime esibizioni nazionali ed internazionali. Ingresso libero. Musica «Orchestra Haydn» Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Thomas Mandl direttore. Svetlana Kotina mezzosoprano, George Vincent Humphrey tenore. Su musiche di G. Mahler. Info: www.filarmonicarovereto.it.

10 mercoledì Cultura Conferenza Trento. Ore 20.30. Sala Rosa Regione Trentino Alto-Adige, Piazza Dante. Psicologia... la gestione dei conflitti nelle relazioni: quando «diverse realtà» si scontrano, Lisa Tomaselli. Ingresso libero. Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18.30. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Promuoversi - Percorso per aspiranti imprenditori e neo imprenditori”. Durante l’incontro verranno presentati diverse case histories utili a conoscere il contesto territoriale del Trentino in una dimensione glocal. Verranno analizzati i settori chiave, quelli in espansione, i punti di forza e i rischi connessi all’apertura di nuove attività. L’intento del percorso è promuovere l’avvicinarsi dei giovani all’imprenditorialità, sviluppare una sana cultura d’impresa e favorire l’incontro con reali modelli di riferimento. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it.

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Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30

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FRANCESCO DE GREGORI

Raphael Gualazzi

Il nuovo tour 2013 lo porterà da un estremo all’altro della penisola, e comunque sempre Sulla strada, perché è dal contatto diretto con il pubblico, nei teatri ed auditorium, che De Gregori trae la sua forza e la sua ispirazione.

Raphael Gualazzi dopo due anni lontano dalle scene torna ad esibirsi dal vivo, con “Happy Mistake Tour” che porterà sui palchi dei principali teatri d’Italia il suo inconfondibile sound con i brani dell’ultimo disco di inediti “Happy Mistake”. Sarà accompagnato sul palco da 9 musicisti, 8 dei quali francesi tra cui 3 coriste, in uno spettacolo dinamico e sfaccettato che alterna atmosfere suggestive a momenti dall’energia intensa e travolgente sulle linee del blues e del jazz con incursioni nel gospel e nel soul ma anche nel rock e nel country.

Dopo lo strepitoso successo ottenuto dalle date annunciate fino ad ora, pari a 100.000 biglietti già venduti e due sold out (14 e 15 aprile al Mediolanum Forum di Milano, dove la band suonerà per ben cinque sere), i Modà aggiungono nuove tappe e nuove città al Gioia Tour 2013.

trento Teatro Auditorium Santa Chiara lunedì 8 aprile 2013 ore 21.00

TRENTO Teatro Auditorium Santa Chiara lunedì 22 aprile 2013 ore 21.00

BOLZANO Palaonda martedì 14 maggio 2013 ore 21.00

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EROS RAMAZZOTTI Non si arresta il successo del nuovo attesissimo tour di Eros Ramazzotti, “NOI World Tour 2013”, che porterà Eros nei palazzi dello sport delle principali città italiane ed europee. Dall’annuncio del tour lo scorso novembre ad oggi, Live Nation Italia ha annunciato raddoppi per le città di Torino, Caserta, Monaco, Bruxelles, Zurigo e Verona, e addirittura portato a quattro gli appuntamenti nel capoluogo lombardo. Verona Arena mercoledì 11 settembre e venerdì 13 settembre 2013 ore 21.00


FLORAlpina Ogni anno sulle nostre montagne va in scena lo stesso, meraviglioso spettacolo: migliaia di fiori diversi in migliaia di diverse combinazioni. Per la Natura è soltanto una strategia riproduttiva, per noi è soprattutto un regalo che – immancabile e imperdibile – la dea Flora dispensa con generosità. Fiori enormi o minuscoli, solitari o in distese infinite, quasi domestici o di ambienti “impossibili”… Fiori mitici e magici, divini e diabolici, benefici o velenosi… Fiori sublimi, da vedere, da conoscere, da amare.

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trentinoappuntamenti Musica Concerto Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi. Concerto Mario Brunello, violoncello e Andrea Lucchesini, pianoforte. Su musiche di L.V. Beethoven. Info: Società Filarmonica, tel. 0461 985244, www. filarmonica-trento.it.

11 giovedì Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Orientarsi - Percorso per giovani professionisti”. Il percorso sarà finalizzato a fornire competenze nei diversi campi strategici di un’attività professionale: amministrazione, organizzazione e gestione; comunicazione e social media; promozione, collaborazioni, sviluppo di reti. Al fine di supportare la creazione di nuove attività professionali, verrà riposta particolare attenzione alle caratteristiche di gestione delle nuove tipologie di partita IVA, destinate alle nuove imprese individuali. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it. Cultura ASPETTI PITTORICI DEL SETTECENTO TRA TRENTO E VENEZIA Trento. Ore 17. Ass.ne culturale “Antonio Rosmini” - Via Dordi, 8. Venezia: aspetti della pittura del Settecento” Relatrice prof.ssa Elisabetta Doniselli - docente di storia dell’arte presso il Liceo Classico “G. Prati” - Trento. Info: www. associazrosminitrento.it.

12 venerdì Cultura THATRUM PHILOSOPHICUM - tavola rotonda su Le esequie solenni Trento. Ore 16.30. Dipartimento Lettere e Filosofia (via Tommaso

Gar). Tavola rotonda sullo spettacolo con Giuseppe Tognon (Presidente della Fondazione Trentina Alcide Degasperi), Fulvio Ferrari (Università di Trento) e la Compagnia. Coordinatore didattico Michele Flaim. Info: www.centrosantachiara.it. Cultura presentazione libro Trento. Ore 17. Sala dell’Associazione culturale “Antonio Rosmini”. Presentazione del volume di Elena Albertini: “Remo Albertini - Io volevo fare solo il mio dovere e servire l’Autonomia” (1a parte 1920-1956). Interverranno oltre all’autrice: arch. Maurizio Scudiero - storico d’arte e prof. Armando Vadagnini - storico, già docente di scuola superiore. Info: www.associazrosminitrento.it. Teatro ANTIGONE Bedollo. Ore 20.30. Nuovo Teatro Comunale di Centrale. All’interno del progetto dedicato alle pari opportunità, spettacolo teatrale con la regia di Poyraz Turkey e con la partecipazione di Alessio Dalla Costa, Cinzia Scotton e Stefano Detassis del testo della tragedia di Sofocle, rivisitato da Anouuih e rielaborata dal gruppo. Info: A.p.T. 0461.557028. Teatro esequie solenni Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Via Oss Mazzurana, 19. L’amore è una cosa meravigliosa di Antonio Tarantino. Regia Andrée Ruth Shammah con Ivana Monti e Laura Pasetti. Testo ironico e provocatorio, racconta l’incontro tra Francesca Romani e Nilde Iotti, accomunate da una vita passata al fianco di due protagonisti della politica italiana del dopoguerra: Alcide Degasperi e Palmiro Togliatti. Il dialogo, incalzante e a volte sprezzante, permette una disincantata riflessione sul potere, come arma di soffocamento dei più elementari e puri sentimenti umani. Le due solitudini femminili, l’una schiva e l’altra militante e appas-

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sionata, gridano con toni diversi, ma misurati e fieri, la loro insofferenza al destino di comprimarie a cui sono costrette, ricordando in questo grandi figure mitologiche classiche. Info: www.centrosantachiara.it - n. verde 800 013952.

13 sabato Cultura Argentario Day 2013 giornata del volontariato Cognola. Una giornata all’insegna dell’amicizia e della convivialità che si propone di rafforzare il senso di responsabilità e di partecipazione largamente condiviso nelle due precedenti edizioni. Info: www. dallargentario.it. Musica NOMADI IN CONCERTO Cavareno. Ore 21. c/o Tennis Halle. Grande ed atteso concerto dello storico gruppo musicale pop rock! Info: Apt Val di Non info@visitvaldinon.it; Tel. 0463.830133. Recital Ale&Franz - show Trento. Ore 20. Auditorium S. Chiara. Lo spettacolo che Ale e Franz portano in scena è un recital nel quale alternano i momenti più significativi della loro carriera a nuove intuizioni del loro rapporto artistico. Sul palco sfileranno i personaggi più amati dal grande pubblico ma anche momenti e personaggi inediti e improvvise improvvisazioni; ogni serata potrebbe quindi risultare differente dall’altra. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro NON SPARATE SUL POSTINO Ala. Ore 21. Teatro “Sartori”. Commedia “ di Luigi Pirandello. Con l’Associazione Teatrale “Alense” di Ala. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro esequie solenni Trento. Ore 21. Teatro Sociale. Via Oss Mazzurana, 19. L’amore è una

cosa meravigliosa di AntonioTarantino. Regia Andrée Ruth Shammah con Ivana Monti e Laura Pasetti. Testo ironico e provocatorio, racconta l’incontro tra Francesca Romani e Nilde Iotti, accomunate da una vita passata al fianco di due protagonisti della politica italiana del dopoguerra: Alcide Degasperi e Palmiro Togliatti. Il dialogo, incalzante e a volte sprezzante, permette una disincantata riflessione sul potere, come arma di soffocamento dei più elementari e puri sentimenti umani. Le due solitudini femminili, l’una schiva e l’altra militante e appassionata, gridano con toni diversi, ma misurati e fieri, la loro insofferenza al destino di comprimarie a cui sono costrette, ricordando in questo grandi figure mitologiche classiche. Info: www.centrosantachiara.it - n. verde 800 013952.

14 domenica Cultura DIVINNOSIOLA 2013 Toblino. Ore 16.30. Cantina. Joe Chiericati e Flora Saubbo in “wine and sensations”. Un percorso che spazia da New Orleans alla creazione di ambienti musicali e poetici. Una fusione tra parole e suono. Degustazione a cura di APT; la Pro Loco di Calavino sarà presente con figuranti in pregevoli costumi d’epoca madruzziana. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216050; www.apt.trento.it. Cultura BENEDIZIONE DELLE MOTO Trento. Ore 9.30. P.zza Fiera. Ore 12 benedizione con Arcivescovo Mons. L. Bressan. Info: Moto Club Trento tel. 0461.915666; www. motoclubtrento.it.

15 lunedì Teatro rumori fuori scena Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Don Bosco. Commedia di


trentinoappuntamenti Michael Frayn - traduzione e adattamento ddi Attilio Corsini e Filippo Ottoni con Viviana Toniolo, Stefano Altieri, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Massimiliano Franciosa, Annalisa Favetti, Roberto Della Casa, Valentina Taddei. Regia di Attilio Corsini. Info: Tel. 0461.420788; www.trentinospettacoli.net.

17 mercoledì Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18.30. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Promuoversi - Percorso per aspiranti imprenditori e neo imprenditori”. Durante l’incontro verranno presentati diverse case histories utili a conoscere il contesto territoriale del Trentino in una dimensione glocal. Verranno analizzati i settori chiave, quelli in espansione, i punti di forza e i rischi connessi all’apertura di nuove attività. L’intento del percorso è promuovere l’avvicinarsi dei giovani all’imprenditorialità, sviluppare una sana cultura d’impresa e favorire l’incontro con reali modelli di riferimento. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it. Musica «Orchestra Haydn» Trento. Ore 20.30. Auditorium S. Chiara. Marco Mandolini, violino e Margherita Pigozzo, viola. Direttore Christoph Poppen. Su musiche di W. A. Mozart e Anton Bruckner. Info: www.haydn.it.

18 giovedì Cultura Presentazione libro Trento. Ore 17.30. Sala di Rappresentanza Palazzo Geremia. Presentazione libro: “Dialetto Informa 2” di Renzo Francescotti edito da Curcu&Genovese. Presenta Alessandro Franceschini. Sarà presente il Sindaco. Teatro Il VentaglIo Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Carlo Goldoni con Alessandro Albertin, Daniele Bonaiuti, Katiuscia Bonato, Giulia Briata, Nicola Ciaffoni, Emanuele Fortunati. Regia di Damiano Michieletto. Con Teatri e Umanesimo Latino SPA - Teatro Stabile del Veneto. Info: Centro Culturale Santa Chiara, n. verde 800 013952, www.centrosantachiara.it.

19 venerdì Musica ITINERARI JAZZ 2013 Trento. Ore 21. Teatro Sociale. Holland Habichuela. Info: www. centrosantachiara.it.

Teatro Il VentaglIo Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Carlo Goldoni con Alessandro Albertin, Daniele Bonaiuti, Katiuscia Bonato, Giulia Briata, Nicola Ciaffoni, Emanuele Fortunati. Regia di Damiano Michieletto. Con Teatri e Umanesimo Latino SPA - Teatro Stabile del Veneto. Info: Centro Culturale Santa Chiara, n. verde 800 013952, www.centrosantachiara.it. Teatro ASHES OF HELL Un fottuto requiem per Mahagonny Trento. Ore 21. Teatro Portland. progetto e regia Nicolas Ceruti,, drammaturgia Nicola Castelli, creazione Nicolas Ceruti, Nicola Castelli, Laura Benetti, Maria Rosa Criniti, Stefano Detassis, Luca Marchiori, Chiara Redaelli, Beatrice Uber con Laura Benetti, Maria Rosa Criniti, Stefano Detassis, Luca Marchiori, Chiara Redaelli, Beatrice Uber. Info: www.teatroportland.it.

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trentinoappuntamenti Teatro ME SON DESMISSIA EN PARADIS Dro. Ore 20.45. Teatro Oratorio. Commedia di Camillo Vittici. Con l’Associazione Teatrale “Teatro a Zambana” di Zambana. Per la 6ª Edizione di “Primavera a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PURGA E CIOCCOLATO Lavarone. Ore 21. Cinema-Teatro “Dolomiti”.Commedia di Cian Carlo Pardini. Con la Filodrammatica di Telve. Per la Rassegna Teatrale “Lavarone a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro Pierpaolo CAPOVILLA legge pasolini Trento. Ore 21. Teatro Portland. Reading in tre atti durante il quale viene proposta la lettura di Ballata delle Madri, La Religione del mio Tempo e Una Luce. Info: www. teatroportland.it.

21 domenica Teatro Il VentaglIo Trento. Ore 16. Teatro Auditorium. Commedia di Carlo Goldoni

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con Alessandro Albertin, Daniele Bonaiuti, Katiuscia Bonato, Giulia Briata, Nicola Ciaffoni, Emanuele Fortunati. Regia di Damiano Michieletto. Con Teatri e Umanesimo Latino SPA - Teatro Stabile del Veneto.Info: Centro Culturale Santa Chiara, n. verde 800 013952, www.centrosantachiara.it.

22 lunedì Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Orientarsi - Percorso per giovani professionisti”. Il percorso sarà finalizzato a fornire competenze nei diversi campi strategici di un’attività professionale: amministrazione, organizzazione e gestione; comunicazione e social media; promozione, collaborazioni, sviluppo di reti. Al fine di supportare la creazione di nuove attività professionali, verrà riposta particolare attenzione alle caratteristiche di gestione delle nuove tipologie di partita IVA, destinate alle nuove imprese individuali. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it.

Musica RAPHAEL GUALAZZI “HAPPY MISTAKE TOUR” Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Gualazzi, un vero e proprio “artigiano della musica” con un amore viscerale per il jazz e il blues. Info: Centro Culturale Santa Chiara n. verde 800013952; www.centrosantachiara.it.

23 martedì Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18.30. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Promuoversi - Percorso per aspiranti imprenditori e neo imprenditori”.Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it. Danza DAVAI DAVAI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale Via Oss Mazzurana, 19. Coreografia Brahim Bouchelaghem, Interpretazione TOP 9. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800 013952. Musica Scuola d’ascolto della musica organistica Trento. Ore 20.30. Chiesa parrocchiale di Cristo Re. Incontri con l’or-

gano e la sua musica allo strumento Ciresa-Zeni della chiesa parrocchiale di Cristo Re. L’appuntamento si svolgerà attorno allo strumento, in comoda posizione e con visione diretta dell’esecutore Calvin Hampton (1938-1984) Fanfares. Ingresso libero. Teatro La ballata del re silenzioso Trento. Ore 9.30 e 11. Teatro Cuminetti, via Santa Croce, 67. Spettacolo con musica, pupazzi e immagine. Regia Cristina Pietrantonio. Con Camilla Da Vico e Giovanna Palmieri. Info: Centro Servizi Cultura S. Chiara n. verde 800 013952; www.centrosantachiara.it.

24 mercoledì Musica «Orchestra Haydn» Trento. Ore 20.30. Auditorium S. Chiara. Patrizia Milani, voce recitante. Direttore Sir Neville Marriner. Su musiche Cajkovskij, Prokof’ev e Strauss. Info: www.haydn.it.

25 giovedì Cultura 61° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Il Trento Film Festival lascia spazio all’arte visiva e organizza mostre e rassegne fotogra-


trentinoappuntamenti fiche allestite nel cuore di Trento. Un percorso artistico alla scoperta del mondo delle vette sognate, conquistate, immaginate. Per programma completo e location www.trentofestival.it. Teatro COMMERCIAL STREET 5471 Aldeno. Ore 20.45. Teatro Comunale. tRsto e regia di Renzo Fracalossi con Marco Revolti, Mariano Degasperi, Anna Ippolito, Alessandra Bailoni, Tiziana Decarli, Francesca Cereghini, Sara Ghirardi, Patrizia Dallago, Claudia Furlani, Barbara Gazzoli, Alberto Bailoni. Con la Compagnia Club Armonia. Info: Comune di Aldeno. Tel. 0461.842523; www.comune.aldeno.tn.it.

26 venerdì Cultura 61° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Il Trento Film Festival lascia spazio all’arte visiva e organizza mostre e rassegne fotografiche allestite nel cuore di Trento. Un percorso artistico alla scoperta del mondo delle vette sognate, conquistate, immaginate. Per programma completo e location www.trentofestival.it. Teatro LA MARIA ZERLA Mezzolombardo. Ore 21. Teatro “S. Pietro”. Commedia di Luciano Tognotti. Con la Filodrammatica “El Filò” di Taio. Per la Rassegna Teatrale “Comedie a Mezombart” 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

27 sabato Cultura 61° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Il Trento Film Festival lascia spazio all’arte visiva e organizza mostre e rassegne fotografiche allestite nel cuore di Trento. Un percorso artistico alla scoperta del mondo delle vette sognate, conquistate, immaginate. Per programma completo e location www.trentofestival.it. Musica FESTA DEL MELI IN FIORE Caldonazzo. Info: www.comune. caldonazzo.tn.it. Teatro PU’ BUSIE CHE POESIE Lavarone. Ore 21. Cinema-Teatro “Dolomiti”. Commedia di e con Loredana Cont. Per la Rassegna Teatrale “Lavarone a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

28 domenica Cultura 61° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Il Trento Film Festival lascia spazio all’arte visiva e organizza mostre e rassegne fotografiche allestite nel cuore di Trento.

Un percorso artistico alla scoperta del mondo delle vette sognate, conquistate, immaginate. Per programma completo e location www.trentofestival.it. Cultura presentazione libro Trento, ore 11. Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Via Garibaldi. Emozioni tra le pagine. I grandi sentieri delle Dolomiti, il brenta, patrimonio dell’umanita’, di Alessandro Cristoforetti. Contributi scientifici a cura di Efrem Ferrari. Ed. Curcu & Genovese. Gli autori hanno percorso il Dolomiti di Brenta trek, un itinerario emblematico sul gruppo dolomitico Patrimonio dell’Umanità del Brenta. Musica FESTA DEL MELI IN FIORE Caldonazzo. Info: www.comune. caldonazzo.tn.it.

29 lunedì Cultura TRE PASSEGGIATE NEI BOSCHI FORMATIVI - PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE Rovereto. Ore 18. Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24. “Orientarsi - Percorso per giovani professionisti”. Info. tel. 347 0136009 - 328 1255400; info@hubrovereto.it. Cultura 61° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Il Trento Film Festival lascia spazio all’arte visiva e organizza mostre e rassegne fotografiche allestite nel cuore di Trento. Un percorso artistico alla scoperta del mondo delle vette sognate, conquistate, immaginate. Per programma completo e location www.trentofestival.it. Musica Roberto Prosseda (pianoforte) Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Su musiche di F. Schubert, F. Mendelssohn, G. Verdi, Verdi/Liszt. Info: www.filarmonicarovereto.it.

30 martedì Cultura 61° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Il Trento Film Festival lascia spazio all’arte visiva e organizza mostre e rassegne fotografiche allestite nel cuore di Trento. Un percorso artistico alla scoperta del mondo delle vette sognate, conquistate, immaginate. Per programma completo e location www.trentofestival.it. Musica ITINERARI JAZZ 2013 Trento. Ore 21. Teatro Sociale. The Symphonic Ellington, con l’orchestra del Conservatorio e Uri Caine al piano. Info: www.centrosantachiara.it.

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trentinoscoop&news

il teroldego, tra passato e futuro Al mas dela fam di ravina dibattito sul vino più “autonomista”

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l secondo incontro sul Teroldego rotaliano, vino d’amore e d’anarchia – come è stato definito da Trentino Wine Blog –, ha visto la partecipazione di un gruppo di interessati con i rappresentanti delle maggiori e migliori aziende produttrici. Paolo Endrici Preziosa la disponibilità di Luca Boscheri, patron del Ristorante Mas dela Fam a Ravina di Trento, che ha trasformato l’evento in stimolo per rilanciare un dibattito sul futuro del vino principe del Trentino. Parlando di teste coronate, Angelo Rossi che ha inquadrato storicamente il dibattito, ha dedicato l’incontro ai re del vino rotaliano: al professor Italo Fischer che dai banchi dell’Istituto Agrario di San Michele ha licenziato decine e decine di enologi, al compianto collega e ricercatore Italo Roncador nonché alla memoria storica – ahimè dimenticata – del cavalier Guido

Gallo di Mezzolombardo, che negli anni dell’immediato dopoguerra ha dissodato il terreno sul quale altri padri dell’enologia trentina misero poi a dimora il modello vincente della tutela delle denominazioni di origine. Il modo per traghettare un sistema basato sulle quantità prodotte verso la più difficile ma sicura politica della qualità, coniugando la tradizione di chiamare i vini con il nome della varietà di vite che li ha prodotti (ad es. Teroldego) con il territorio di più antica origine che in questo caso è il Campo rotaliano. 100

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Per trent’anni il sistema delle DOC è cresciuto consolidando il piccolo Trentino (1,2% del vino nazionale) fra l’esiguo novero delle migliori enologie del Paese. Poi un perentorio ulteriore balzo ai massimi vertici della redditività, sfruttando la favorevole contingenza indotta dalla globalizzazione: poche tipologie varietali (fra cui Pinot grigio) al posto delle mille denominazioni d’origine mondiali. Le politiche di territorio, infatti, hanno dovuto segnare il passo di fronte allo strapotere di alcune varietà coltivabili in ogni continente. In questo calderone è facile capire come un vino prodotto nelle poche centinaia di ettari del Campo rotaliano abbia trovato vita difficile, ancorché aiutato da un’improvvida modifica al disciplinare che ha elevato la resa unitaria a ben 170 q.li. Ma il declino del Teroldego rotaliano è stato risolutamente contestato dai produttori interessati che, stuzzicati a dovere, hanno sottolineato la nobiltà del vitigno e le sue notevoli potenzialità: colore scuro, profumi floreali e fruttati, morbidissimi tannini, facile abbinamento con i cibi; un vino che sopravvivrà tanto più facilmente quanto più convintamente chi di dovere (Mezzacorona che detiene la massa critica) saprà interagire con gli altri competitor. Serve un progetto di rilancio per il vino e per il territorio, ha chiosato il giornalista Walter Nicoletti basato sull’identità trentina e del Teroldego. Vino di confine fra mondo latino e tedesco, amato e libero: se non anarchico, certamente autonomista con un’identità che si rispecchia in una comunità di tutto il territorio originale. A fargli da contraltare, la verve di Mario Pojer che vedrebbe bene un Teroldego Trentino trainato dall’eccellenza di quello rotaliano al pari di un Grand Cru borgognone. Un’arma potente in mano ai giovani vignaioli chiamati a riportare “un gioiello nella giusta gioielleria”, difendendo prima di tutto quel che resta dell’areale vitato sistematicamente oggetto degli appetiti immobiliari di costruttori senza scrupoli. Bene il recupero dell’area ex Samatec, salvata da Mezzacorona, male il centro commerciale che sta crescendo in mezzo ai vigneti proprio davanti alla nuova Cantina Rotaliana di Mezzolombardo. Sfregi che richiamano l’orgoglioso irredentismo di Cesare Battisti che vide il Campo rotaliano come il più bel giardino vitato d’Europa. Una bella sfida che le arie fresche del rinnovamento sembrano sollecitare sia per le grandi che per le piccole aziende. Al termine del dibattito, gli assaggi di sei etichette rotaliane e il piatto unico cucinato dallo chef di Luca Boscheri. Sotto lo sguardo e la guida del maestro di sommelerie Marco Larentis, sono sfilate le etichette di Redondel, Foradori, Sociale di Mezzacorona, Cantina Rotaliana, Dorigati e infine il Gran Masetto di Endrizzi. Ad inizio serata, invece, il dibattito si era aperto con un bicchiere di Teroldego della Valdadige, quello dell’Azienda Agricola Roeno. Gli appuntamenti al Mas dela Fam continueranno anche nei prossimi mesi. Ma prima, nella prima settimana di maggio, tornerà la rassegna BuonVino trentino, con molte novità rispetto alle edizioni precedenti.


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lella costa a “Incroci di pagine” i percorsi di Lozzi e blanco all’andromeda Prosegue il gemellaggio d’arte tra Trento e Ancona

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nche il progetto “Incroci di pagine: letteratura, scienza, arte contemporanea e società” nella serie di appuntamenti dibattito sull’arte e la letteratura, dove artisti ed esperti dialogano insieme al pubblico eleggendo ogni volta un argomento differente, ha voluto rendere omaggio alla donna con due incontri al femminile nella giornata di giovedì 21 marzo. Il pomeriggio alle 17.30 alla biblioteca comunale di via Roma l’incontro letterario “La varia intimità: tante specie e molti approcci”, ha dato voce all’attrice e scrittrice milanese Lella Costa, che ha dialogato con la dottoressa biologa e divulgatrice scientifica Claudia Bordese sul tema “Sesso Selvaggio - Quando ad amare è la natura”, ispirato a una pubblicazione di Claudia Bordese uscita nel 2010. Conclusione di serata con una cena a Palazzo Roccabruna per gustare un menu proposto dai bravissimi cuochi del Ristorante Costa Salici ed ispirato alla tradizione di montagna. Lella Costa

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emellaggio d’arte tra Trento e Ancona» è il titolo di un progetto organizzato dallo Studio d’Arte Andromeda di Trento e la Galleria Puccini di Ancona. Tra le due associazioni, dal 2011, è in corso una collaborazione il cui intento è quello di ospitare reciprocamente le opere di artisti trentini e marchigiani, organizzando delle mostre negli spazi espositivi delle due Gallerie. Il progetto ha già visto la realizzazione, ad Ancona, delle mostre degli artisti trentini Luigi Penasa e Rosalba Trentini e, a Trento, dei marchigiani Maria Alessandrini e Patrizia Calovini. L’esperienza, che ha avuto un ottimo riscontro di pubblico nelle precedenti edizioni, è proseguita allo Studio d’Arte Andromeda con la mostra dal titolo «GUARDIANI E FIGURE INVOLUTE NELLO SPAZIO» di Francesco Lozzi e Rodrigo Blanco. La mostra si è chiusa il 29 marzo. Un’esposizione che ha proposto due differenti linguaggi visivi che si incontrano, quale ultimo approdo di una fattiva collaborazione tra Lozzi e Blanco, iniziata diversi anni fa nel teatro delle Muse di Ancona – ambiente di lavoro comune ad entrambi – e proseguita alimentandosi di continui incontri e scambi fra esperienze estetiche. Principio di dialogo fra i due percorsi di ricerca è stata la interpretazione dello spazio, inteso come campo di relazioni fenomeniche, simboliche, concettuali. I guardiani di Lozzi, statuarie strutture in metallo dalle vaghe sembianze antropomorfe, personificano processi

spirituali chiamati a difendere la legge morale dalla mutevolezza delle vicende umane. Cerchi, quadrati, nodi si articolano ritmicamente in una orditura ascensionale, per rappresentare la metafora di un percorso di purificazione e consapevolezza, a cui il pensiero può accedere attraverso una proiezione dell’immaginazione oltre il limite dell’esistenza umana. Anche le opere di Blanco tematizzano nuovi percorsi di significazione ma il senso del procedere è diverso, le sue figure involute sono il prodotto di una riduzione formale, di una sottrazione di identità: masse corporee prive di tratti somatici, animate dalla sola necessità di vivere e apparire, si muovono o giacciono dentro a scenari di deriva del mondo contemporaneo. Viene in tal modo manifestata una persistenza dell’essere nella sostanza umana, attraverso la storia e la successione degli individui. Le direttrici su cui agiscono per immagini i due autori, si intersecano – come assi cartesiani – nel punto di origine del dibattito fra la visione trascendentale e la visione immanentistica del mondo. Il confronto che ne scaturisce è originale. 101

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laboratorio di fumetti all’andromeda le tre “s” della vita di una donna Incontro-dibattito a palazzo geremia per il mese “rosa”

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esso, soldi e successo. Tre parole che iniziano con la lettera “s”, spesso strettamente legate a scandire le età della vita di ogni donna. Di questo si è parlato il 21 marzo a Palazzo Geremia in una gremita sala Falconetto. Dopo l’introduzione della Presidente del Consiglio delle Donne Luciana Grillo, sono intervenute la dottoressa Roberta Giommi, psicologa, psicoterapeuta e direttrice dell’Istituto di Sessuologia di Firenze, la dottoressa Gaia Corazza, Trainer Professional Certified Coach di Bologna e la dottoressa Serenella Panaro, Life & Career Coach di Trento. Tutti i giorni, specialmente nel mondo occidentale, ha spiegato la dottoressa Giommi, assistiamo all’esibizione di una sessualità appariscente, che privilegia specialmente l’aspetto visivo. Nonostante quest’apparente disinvoltura con la quale viene presentata la sessualità, spesso le persone nutrono ancora molti dubbi e vivono internamente a sé profondi conflitti. È importante pertanto, ha proseguito Giommi, soprattutto per la donna, cercare di ascoltare la propria dimensione sensoriale a tutto tondo, imparando ad abitare il proprio corpo. Così si potranno attraversare più liberamente tutti quei veri e propri momenti di rottura, di forte cambiamento, che sono le varie fasi dell’essere una donna: dalla pubertà alla menopausa.

Spesso, infatti, la donna convive male con il suo corpo, ponendosi come primo giudice severissimo di se stessa e rendendo così ancora più problematico il transito da un periodo all’altro. Sin dall’infanzia è indispensabile allora imparare a coltivare la parte comunicativa, e quindi costruire un vero dialogo con i propri genitori anche in merito alla sessualità, senza limitarsi a quel frasario meramente funzionale da “questa casa non è un albergo”, spesso sfoderato di fronte agli adolescenti. Ora come ora, nell’era di una comunicazione digitale che prende 102

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ogni giovedì a partire dal 4 aprile fino al 30 maggio

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er dar sfogo alla creatività dei più piccoli, lo Studio d’Arte Andromeda propone un laboratorio di fumetti, rivolto ai bambini di età compresa tra i sette e i dodici anni. Il corso intende avvicinare i bambini all’affascinante mondo del fumetto, da sempre molto amato da loro, cercando attraverso esercizi pratici e di sperimentazione ludica, di fornire loro una reale preparazione tecnica, per aiutarli a utilizzare al meglio la loro fantasia, imparando a unirla a una maggior capacità manuale, da acquisire anche attraverso nuovi metodi di disegno. Il laboratorio si terrà per otto incontri ogni giovedì a partire dal 4 aprile fino al 30 maggio, con orario 16.4518.45, nella sede dell’Associazione in via Malpaga a Trento. La quota d’iscrizione di cento euro comprende anche tutto il materiale necessario per disegnare, che viene procurato dall’associazione. È possibile ricevere ulteriori informazioni scrivendo all’indirizzo: studioandromeda@gmail.com (specificando in oggetto Laboratorio Creativo a fumetti per bambini) oppure telefonando al numero 3400820751. sempre più piede, vi è poi una forte asimmetria tra genitori e figli, per via della loro maggiore dinamicità nel mondo del web, un mondo dove trovano spazio anche libertà e trasgressioni sessuali talvolta rischiose, ed appare ancora più urgente quindi il contatto con i genitori. Con i genitori, ma prima ancora con se stessi, per imparare sin da piccoli quanto sia fondamentale sapersi ascoltare e non reprimere le proprie emozioni. Sapersi ascoltare aiuta anche a gestire un altro tipo di relazione con la quale dobbiamo letteralmente fare i conti nella nostra quotidianità: il rapporto con il denaro. La dottoressa Gaia Corazza ha definito il denaro il reale idolo dei nostri tempi, un idolo che esercita un enorme potere sulla nostra vita dando luogo a volte a situazioni di squilibrio, specialmente in ambienti altamente manageriali. C’è chi prova fastidio verso i soldi, chi invece li adora, chi soffre perché ne ha troppo pochi e chi vive in perenne terrore quando ne ha troppi. Chiediamoci allora, perché è così importante il denaro per noi? Non si tratta di un discorso puramente economico, ma ben più complesso, che coinvolge molti aspetti. Sembra che il denaro possa andare a coprire una serie di esigenze quali la ricerca di sicurezza, di appartenenza ad un gruppo, il confort, il bisogno di affetto e non ultimo di espansione, di sentirsi realizzati. Per evitare però che i soldi si trasformino da semplice mezzo, certamente indispensabile, ad un


trentinoscoop&news fine verso il quale indirizzare tutte le energie della propria esistenza, talvolta con frustrazione, la chiave è ancora una volta la capacità, e prima ancora il tempo, di ascoltare i propri bisogni più profondi. E quali sono? Il contatto con le persone in primis, ha continuato Corazza, anche quello fisico, il sentirsi amati, il percepirsi autonomi, tutte cose che molte persone faticano ad ammettere. E ciò è particolarmente vero per gli ambienti definiti più “sviluppati” e più frenetici, creati dall’evoluzione della nostra società. In passato infatti non serviva la consulenza a pagamento di un coach, ha affermato Corazza, ma era sufficiente una chiacchierata con qualcuno per riflettere sui propri bisogni. Le difficoltà di oggi arrivano anche dalla scomparsa di quella condizione di mera gratuità dello spazio, di momenti di tempo, di parole scambiate. Ulteriore sorgente di ansia dei nostri tempi è la meta del successo, terza “s” protagonista dell’incontro, di cui ha discusso la dottoressa Panaro. Un successo cui sembra si debba arrivare grazie a una sceneggiatura già tracciata, che scorre secondo un ordine preciso: laurea – matrimonio – figli, sequenza che se scompaginata rischia di mettere in seria difficoltà una donna. Oggi esiste solo il successo oppure il suo esatto contrario, senza vie di mezzo. Pare poi che il suo raggiungimento conduca a uno status perenne che si mantiene in tutti i

Roberta Giommi, Luciana Grillo, Gaia Corazza e Serenella Panaro

campi: una volta che una persona ha avuto successo può dirsi “arrivata”. Se noi mutiamo il paradigma invece, ha spiegato la dottoressa Panaro, cercando di vederci come persone che “sono di successo” anziché che “hanno successo”, le cose cambiano. Non abbiamo bisogno del riconoscimento degli altri, perché il vero successo è lo sviluppo delle potenzialità che si trovano in germe all’interno di noi. Il solo fatto di possederle è già garanzia di un futuro successo. “Essere persone di successo” non significa altro quindi che cercare di assecondare il nostro essere, sgomberando il campo da pensieri negativi o convinzioni errate che trasciniamo dal passato e ci prevaricano esperienze nuove. Le donne in particolare sono spesso frenate a realizzare le loro idee, per via di scarsa autostima, innumerevoli insicurezze, trappole mentali da dimenticare, lasciando perdere il passato e non angosciandosi di fronte al futuro, ma concentrandosi solo su un presente dove mettere al centro se stessi e il proprio sentire. Sentirsi, conoscersi questo in fondo è il filo conduttore che ha accomunato i tre interventi. Riflessioni dense che hanno tenuto in religioso silenzio il folto pubblico, e verità risapute, ma forse non ancora del tutto riconosciute. Silvia Tarter

argentario day: amicizia e solidarietà il 13 aprile l’evento organizzato dalla Circoscrizione Argentario

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ncora qualche settimana e prenderà il via la terza edizione dell’Argentario Day: la giornata dedicata al Volontariato, appuntamento ormai consolidato organizzato dalla Circoscrizione Argentario, previsto per sabato 13 aprile. È l’occasione annuale per ricordare l’importanza di prendersi cura della propria comunità, cercando di rinnovare l’attenzione per il territorio circostante e promuovendo allo stesso tempo convivialità, amicizia e spirito di solidarietà tra compaesani. Le frazioni di Villamontagna, San Donà e Martignano sono già in fermento, con un programma ricco di attività, per attirare un numero sempre maggiore di partecipanti. Le edizioni passate hanno visto la presenza di un migliaio di cittadini, e per quest’anno sono attesi 500 bambini delle scuole elementari e medie del sobborgo. Nel frattempo comunque, chiunque può già cominciare a contribuire segnalando piccoli problemi o casi di incuria in cui gli capita d’imbattersi. Lo scopo della manifestazione è infatti proprio quello di rendere ogni membro della comunità più attivo e responsabile di fronte alle problematiche del proprio territorio, con una serie di piccole iniziative che possono andare dalla raccolta di rifiuti sul Calisio, alla riparazione del portone d’entrata della Chiesa parrocchiale… Bambini, anziani, uomini e donne, l’invito a dare il proprio contributo è rivolto proprio a tutti. Si può fare semplicemente un po’di passaparola, o per essere più tecnologici, un semplice “Mi piace” o una condivisione della pagina facebook di “Argentario Day”. Chi vuole può postare una foto o un video, che denunci una situazione di degrado. Per contattare invece direttamente gli organizzatori basta consultare il sito Internet www.dallargentario.it. Chi si sentisse ancora più “lanciato” può invece proporre la sua idea per un’attività di gruppo, da fare con gli amici, piuttosto che con gli inquilini del condominio o i residenti di una stessa via. In fondo l’unione fa la forza.

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Il fiorentino Spini nuovo ResponsabilE “la gente che camminava col sorriso”

alla FONDAZIONE ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO Felix Resch, Daniele Spini e Chiara Zanoni

Da una frase di carlo verdone, a padova, le riflessioni di giuseppina

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incontro all’hotel Boscolo di Padova è stato molto divertente. Dall’altissimo ristorante finestrato si poteva ammirare la gente che camminava per strada, con passo frettoloso, simile a certe formichine operaie; però all’occhio attento non sfuggiva il passo e l’andamento di quanti avevano un diavolo per capello. Al che uno dei presenti ha voluto ricordare una frase dell’attore Carlo Verdone che recitava più o meno così: “...la gente un tempo camminava col sorriso”. Ecco, dunque, proprio il proverbiale segreto della nostra Giuseppina per far sì che il sorriso rimanga sempre sul voto di ognuno: ricordare appunto, solo, le cose belle e le brutte lasciarle in un dimenticatoio.

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l prof. Daniele Spini è il nuovo Responsabile della progettazione artistica dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Lo ha nominato martedì scorso il Consiglio di Amministrazione della Fondazione nel corso della seduta tenutasi a Bolzano. Il neo progettatore artistico è stato individuato attraverso un processo di selezione affidato ad un’apposita Commissione. Sono stati esaminati oltre trenta profili, non solo di provenienza italiana, ma anche da altri paesi tra cui Argentina, Austria, Estonia, Germania, Lituania, Uzbekistan. “La nomina – afferma la Presidente Chiara Zanoni – rappresenta una tappa decisiva nel percorso di riposizionamento strategico avviato dall’attuale CdA e che si completerà con la designazione di un Direttore principale, una figura artistica complementare a quella del prof. Spini, alla quale saranno affidate una serie di direzioni dal podio nell’ambito dell’attività dell’Orchestra. Daniele Spini (1951), fiorentino, giornalista, insegna Storia della musica presso il Conservatorio “Girolamo Frescobaldi” a Ferrara. Ha collaborato con “La Nazione” di Firenze dal 1973 al 1996 ed è stato critico musicale titolare de “Il Mattino” di Napoli dal 1985 al 1998. Dal 1993 al 2006 è stato vicepresidente del Centro Tempo Reale di Firenze, istituto di ricerca fondato da Luciano Berio, che si occupa del rapporto tra musica e nuove tecnologie. Dal 1999 al 2006 è stato direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Tra i vari ospiti, la Nostra ha ringraziato gli amici di sempre che puntualmente sono presenti ai diversi eventi da lei organizzati. In particolare, quelli che fanno da corona alla presentazione di un libro, che con grande galanteria, viene ogni volta donato alle donne della tavolata, come recentemente fatto con il libro di poesie di Elisabetta Postal, Chiaroscuri (Edizioni Curcu & Genovese). 1. In piedi, Maria, Paola, Papà Franz, Sandra; (sedute) Giorgia, Joy, Giuseppina, Chiara, e Nazzarena. 2. Mariella e Guido, Lara e Giuseppina. 3. Dolores e Martina. 4. Linda, Giuseppina, Giorgio, Salvatore, Cristiana, Alma, Silvia, Mauro, Mirella, Barbara, Debby, Michelangelo, Marco, Giorgia e Lucio.

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L’ITALIA SLeDGE HOCKEY verso la corea Tutti contenti con madagascar! Gardaland ha inaugurato la nuova stagione il 28 marzo con “MADAGASCAR LIVE! IT’S CIRCUS TIME”

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arrivato il circo, ed è molto diverso da qualunque altro circo si sia mai visto. La grande novità per il 2013 è arrivata a Gardaland Resort e da subito ha lasciato i suoi spettatori a bocca aperta grazie al suo umorismo e alla sua spettacolarità. Gli irresistibili personaggi dei film di Madagascar, targati DreamWorks Animation, sono le stelle di MADAGASCAR LIVE! IT’S CIRCUS TIME, il fantastico spettacolo dal vivo che ha lanciato la nuova stagione di Gardaland Park. I personaggi preferiti di Madagascar sono arrivati in Europa e cercano di evitare la cattura da parte della minacciosa “acchiappa animali” francese, Capitan Dubois. Durante i loro tentativi di sottrarsi alle grinfie di Capitan Dubois incontrano un circo itinerante di soli animali e decidono di seguirlo per cercare di confondersi tra gli artisti. Iniziano così il loro tour in Europa esibendosi nei più strampalati e divertenti numeri. Eccolo dunque, adesso, a Gardaland, dove si esibiscono in uno spettacolo dal vivo che fa sbellicare dalle risate grandi e piccini. La storia inizia dal momento in cui gli Ospiti del Parco entreranno nel circense Teatro tenda che ospita lo spettacolo. Gli agenti di Capitan Dubois perquisiscono gli spettatori sospettando che tra gli stessi possano celarsi i personaggi di Madagascar. Quando le luci si accendono ha inizio l’esilarante spettacolo dal vivo con la gang di Madagascar che canta, balla si lancia in spericolate acrobazie accompagnata da eccezionali artisti. Ma le novità della stagione 2013 sono anche le eccezionali offerte che il Parco ha in serbo per i suoi Ospiti a partire dallo speciale

la nazionale Ospite in trentino, dell’US Ronzone Sportinsieme

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ositivo il bilancio del ritiro in Val di Non della nazionale di Sledge Hockey, tornata sul ghiaccio di Fondo per una tre giorni di allenamento in vista dell’impegnativa trasferta in Corea, per i campionati mondiali di marzo, nei quali punta ad un piazzamento che consenta all’Italia di staccare il biglietto per le paraolimpiadi di Sochi del prossimo anno. Ospiti per la quinta volta dell’US Ronzone Sportinsieme, hanno così aperto ufficialmente il nuovo anno, che sarà quanto mai ricco di impegni nel programma “lo sport per l’handicap”: i ragazzi di Darin hanno affrontato tre incontri con la rappresentativa della Germania, in partenza per il Giappone per il gruppo B dei mondiali, vincendoli tutti, confermando così la maturazione tecnica ed agonistica in continuo perfezionamento e lasciando ampi spazi per prossime grandi soddisfazioni. Hanno assistito al match anche Giancarlo Bolognini, presidente della Federazione Italiana Sport Ghiaccio, il presidente del Coni provinciale Giorgio Torgler, l’Assessore provinciale Marta Dalmaso, Ivan Battan assessore allo sport della Comunità, Remo Bonadiman e Lucia Donà, Sindaco e vice del comune di Fondo, i quali hanno avuto parole di ammirazione verso i ragazzi per il rinnovato coraggio di vivere, per l’entusiasmo nello sport attivo che ormai rappresenta un elemento importante della loro vita.

biglietto famiglia destinato ai nuclei da 3, 4 e 5 persone con bambini inferiori ai 10 anni. Il costo del biglietto famiglia è pari a € 29,50 a persona e prevede la possibilità di ricevere un buono per l’acquisto di un pranzo a soli € 6,50. Da non lasciarsi sfuggire anche l’irripetibile occasione di trascorrere favolose “Fantadomeniche” a Gardaland a soli € 25,00. La favolosa promozione per ora è valida dal 7 aprile sino al 12 maggio, ma tante sorprese sono in arrivo. E ancora… Sul sito www.gardaland.it sarà possibile acquistare un biglietto al prezzo super scontato di € 27,50 scegliendo, con 7 giorni di anticipo, la data della visita. Ma non è tutto! Con lo speciale coupon scaricabile tutti i giorni dal sito sarà possibile acquistare un biglietto di ingresso al vantaggiosissimo prezzo di € 30,00 e, inoltre, pranzare a soli € 6,50. È disponibile anche un abbonamento stagionale a soli € 49,00 per visitare Gardaland a piacimento durante tutta la stagione. C’è solo l’imbarazzo della scelta: divertirsi a Gardaland risparmiando è davvero facile. 105

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Tonino Gottarelli e Germano Alberti Corrispondenze... Profumi e Zodiaco una serata proposta dal Soroptimist International trentino

Sirin Kana’a, Mariella Martinelli e Sandra Sponga

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osa può essere più efficace che parlare ad una platea quasi totalmente femminile, attenta e concentrata, del Soroptimist, della sua mission, dei temi, dei progetti e delle realizzazioni? Non è facile vedere una sala gremita; ci sono temi, interessantissimi, ma forse troppo spesso utilizzati, che non operano alcun richiamo, anche perché probabilmente la gente è stanca di sentir parlare di violenza, femminicidi, malattie... allora ben venga una proposta semplice, apparentemente leggera, ma non futile, originale ed accattivante, che riempie la sala e permette di presentare il Soroptimist International in una forma non paludata, ma gradevole e sorridente. È stata questa la scelta del Soroptimist club di Trento, Associazione femminile a cui appartengono circa trenta socie che rappresentano diverse categorie lavorative: invitare due persone esperte, una di astrologia, l’altra di essenze, a parlare delle corrispondenze fra segni zodiacali e profumi, raccontando la storia di alcuni profumi e le caratteristiche dei segni. Sandra Sponga, esperta di astrologia, discepola per molti anni di Lisa Morpurgo, autrice di un interessante testo per non addetti ai lavori, “Astri facili”, per i tipi di Osiride, ha iniziato dall’Ariete ed ha poi ceduto la parola a Sirin Kana’a, trevigiana di adozione, esperta di essenze, delle quali conosce la storia e il fascino per tradizione familiare e per passione. E via via, attraverso gli altri segni dello Zodiaco, abbiamo ascoltato incantati le vicende di essenze che sono giunte fino a noi da luoghi lontani e che di quei luoghi conservano il profumo e il ricordo. Così, naturalmente, si è passati dall’antica scienza che fino al tempo di Galileo ha guidato le azioni degli uomini, ai sensi, all’olfatto in particolare, al 106

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alla Galleria d’arte “Il ritrovo degli artisti” di trento

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l ritrovo degli artisti” propone due esposizioni personali di due pittori di diversa estrazione culturale, ma accomunati da un’interpretazione figurativa del paesaggio e della figura. Fino al 15 aprile, Tonino Gottarelli, nato a Imola nel 1920 e scomparso nel 2007, è stato anche scrittore e ha perseguito con grande tenacia, come pittore, un percorso figurativo in cui il paesaggio viene evidenziato nella sua bellezza coloristica e con tagli prospettici dinamici. Dal 16 al 30 aprile, sarà la volta delle opere di Germano Alberti, nato a Riva del Garda, propone con immediatezza una pittura il più delle volte legata al tema lacustre, con un continuo variare dei colori, in un’orbita di efficace e contemporaneo postimpressionismo. Orario d’apertura: dal lunedì al sabato (festivi esclusi), dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Info: 334 1028483 quale, per una singolare coincidenza, un autore francese – Philippe Claudel – ha dedicato “Profumi”, un “piccolo capolavoro” (secondo Daria Galateria, Repubblica del 24 febbraio 2013) arrivato nelle librerie il giorno precedente all’incontro trentino. E ancora di profumi parla un altro romanzo, questa volta di un’autrice italiana che – dopo aver scritto per i bambini – si dedica agli adulti: è Beatrice Masini, che in “Tentativi di botanica degli affetti“ (ed. Bompiani) indaga l’universo familiare immerso nel profumo di hamamelis e rosmarino. Ma, tornando all’incontro sulle Corrispondenze, da una parte si snoda il racconto dei profumi e le corrispondenze con i segni zodiacali, dall’altra la consapevolezza che non si può trascurare il profumo, dato che i profumi ci accompagnano fin dalla nascita ed acquistano nel tempo il valore del ricordo: basta un odore a ricordarci un viaggio, una terra, una persona, un momento della nostra vita. Inoltre, una gentile pittrice locale, Mariella Martinelli, ha cortesemente portato ed esposto in sala un suo dipinto che raffigurava, con tratti affascinanti, i dodici segni dello zodiaco. A fine serata, moltissime signore si sono avvicinate per sentire i profumi sulla loro pelle e per ammirare le tante piccole e preziose bottiglie (anche alcune antiche) che Sirin ha esposto. E moltissime signore hanno infine ringraziato il Soroptimist International club di Trento, che ha offerto un pomeriggio di inusuale “leggerezza” Luciana Grillo


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tutte le “LUCI ED OMBRE DEL LEGNO” tre donne tre storie: da Trento a Rapallo con Annalisa Morsella e le musiche di Maria Devigili

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nche quest’anno la pièce teatrale “Un viale da mezzanotte all’una – tre donne tre storie” va in trasferta fuori regione. Nel 2012 in Toscana, lo spettacolo è stato rappresentato a Prato; nel 2013, in Liguria, a Rapallo: l’invito è giunto da due prestigiose Associazioni femminili, il Soroptimist International club del Tigullio e lo Zonta di Portofino. Il Comune di Rapallo ha dato il patrocinio ed ha messo a disposizione del gruppo trentino il bell’Auditorium delle Clarisse. Il testo, scritto da Pietro Laino, prodotto dall’A.P.S. “L’Officina”, è interpretato da una intensa Annalisa Morsella e accompagnato dalle

A.Morsella, Pietro Laino, M. Devigili

musiche live di Maria Devigili. Un pubblico numeroso ha accolto con calore la piccola troupe, ha assistito allo spettacolo in religioso silenzio ed è esploso poi in un applauso lungo e convinto, a prova che le attese non erano state deluse. Le storie delle tre donne, coetanee ma assai diverse per estrazione culturale e sociale, si intrecciano casualmente in un viale buio e sottolineano le difficoltà del vivere in un mondo declinato prevalentemente al maschile, difficoltà che incontra sia Gigliola, la giovane e grintosa manager che, per affermarsi, deve dimostrare in ogni momento di essere “più” brava dei colleghi, sia Lucia, la poliziotta alle prese con una squadra di maschi e con i problemi comuni ad ogni moglie e ad ogni madre, sia infine la giovane e bella Khadj, strappata con l’inganno alla sua terra e alla sua famiglia e avviata alla prostituzione da gente senza scrupoli. Laino rivela doti di sensibilità non comune nel tratteggiare queste figure che la Morsella sa interpretare con forza, adeguando la voce, i gesti, gli sguardi alle personalità delle tre donne. E la cantautrice accompagna, con le sue musiche e le sue parole, lo svolgersi dei fatti e l’epilogo delle storie. Tutti insieme – autore attrice cantautrice – vogliono dimostrare che il cammino delle donne verso una parità giusta e condivisa è ancora lungo, anche se viviamo nel terzo millennio. Luciana Grillo

A PALAZZO ROCCABRUNA di trento LE SCULTURE premiate

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e suggestive sale di Palazzo Roccabruna a Trento, dall’8 al 31 marzo hanno ospitato le sculture della mostra “Luci ed ombre del legno”, giunta alla settima edizione. Davanti a un pubblico numeroso, introdotti da uno degli organizzatori, Gabriele Bertacchini, hanno parlato Remo Tomasetti, ideatore della manifestazione e Renzo Francescotti, scrittore e critico, presidente della Giuria sin dalla prima edizione. Tomasetti ha spiegato come questa manifestazione sia nata a Castello Tesino dodici anni fa, estendendosi poi a Pieve, Cinte Tesino e Bieno e come questa di Trento sia la seconda delle cinque tappe della mostra itinerante. In precedenza c’era stata la prima tappa a Ponte Ronca di Zola Pedrosa (Bologna), mentre il percorso espositivo continuerà a Borgo Valsugana, Pieve di Cento (BO) per concludersi a Bologna nella sala museale del Conservatorio del Baraccano. Venti le sculture esposte, cinque per ognuno dei quattro scultori, un “padrino” di fama nazionale e i tre artisti premiati in quello che è stato definito “il più simposio di scultura in legno d’Italia”. Renzo Francescotti, chiamando accanto a sé la moglie e il figlio di Cirillo, Alessandra e Florian, ha parlato del “padrino” di questa edizione, ovvero di Cirillo Grott (per la prima volta si è trattato di un artista scomparso), scultore e pittore morto nel 1990, a 52 anni, le cui opere in legno guardano alla scultura romanica, ad Augusto Murer, ma sanno esprimere anche una personale poesia, l’anima dei boschi di Folgaria. Francescotti ha poi sinteticamente parlato dei tre artisti premiati, tutti e tre veneti: Aldo Pallaro, padovano, con le sue sculture astratte di ammirabile raffinatezza, che giocano coi pieni e coi vuoti,con le ombre e le luci. Poi il bellunese Mario Iral con le sue sculture sospese tra la grande arte classica e il presente, fitte di rimandi (“ritrovamenti” è il titolo di una delle sue sculture). Infine, il vicentino Luciano De Marchi, già vincitore di due edizioni del Simposio che alterna sculture astratte di estremo rigore geometrico e spirituale, con altre figurative di consumato mestiere come “Ragazzo con pantegana”, di un realismo simbolico inquietante.

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“IO PER TE SONO L’ALTRO” due classi delle “manzoni” di Trento in visita al ghetto ebraico e a S. Lazzaro degli armeni a venezia

Un progetto maturato ed elaborato sul fenomeno crescente della multiculturalità e della multireligiosità, due classi terze della Scuola Media Manzoni di Trento, un team di insegnanti ed educatori coinvolti in prima persona nel guidare gli alunni attraverso il processo di conoscenza verso l’altro. Un percorso di crescita calibrato ed incisivo, che diventa concreta realtà esperienziale; un tracciato importante che esce dalle aule scolastiche per arricchire e dare completezza a quanto appreso. Il viaggio di istruzione al Ghetto ebraico di Venezia e all’isola di San Lazzaro degli Armeni è fondamentalmente questo, e molto altro ancora. Dalle parole limpide e dirette dei ragazzi, ci viene offerta la grande opportunità di condividere un itinerario educativo che – attraverso la rilettura del dolore storico – ha come intrinseco e profondo obiettivo l’accettazione dell’altro.

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n occasione della settimana della memoria noi ragazzi delle classi terza D e terza E della scuola media “A. Manzoni” abbiamo partecipato al viaggio d’istruzione al ghetto di Venezia. Questo viaggio fa parte di una serie di iniziative interculturali e di conoscenza delle religioni proposte all’inizio dell’anno scolastico dai nostri professori. Il progetto parte dalla storia degli Ebrei nei vari secoli tra stereotipi, pregiudizi e persecuzioni. Il viaggio comprendeva tre tappe : visitare i luoghi della memoria della comunità ebraica e quello della comunità armena a Venezia. Il genocidio Armeno avvenne durante la Grande Guerra da parte dell’impero Turco Ottomano di cui l’Armenia faceva parte. Il popolo Armeno nacque con la diaspora e durante quest’ultima molti Armeni migrarono nell’Europa orientale,

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dando vita a differenti interpretazioni del culto. Una piccola comunità Armena si stabilì, anche, in un’isoletta nella laguna Veneziana (san Lazzaro) intorno all’Ottocento e qui Mekhitar, un monaco armeno, insieme ai suoi discepoli, costruirono un monastero. In questo luogo sono conservati 4.500 manoscritti e molti manufatti, tra cui la mummia di Nehmeket, la meglio conservata d’Europa, donata dagli egiziani. All’interno del monastero si possono osservare, ancora, le tradizioni e le regole dei primi monaci armeni e l’edificio oltre ad essere un luogo di culto, è centro di cultura di fama Europea. Diverse sono le tradizioni riguardanti il rito: vengono usate delle particolari tende per dividere la parte sacra del monastero da quella profana e il sacerdote utilizza delle pantofole ricamate per accedere al presbiterio. Utilizza inoltre una corona durante il rito. Nella sacrestia sono conservati i resti di una famiglia Armena morta durante la Prima Guerra Mondiale nel deserto, durante la deportazione degli Armeni da parte dei Turchi. Il genocidio Armeno è poco conosciuto, al contrario di quello Ebreo, perché i Turchi non hanno lasciato traccia del loro operato. Il genocidio Ebreo è molto conosciuto, perché molti sopravvissuti hanno riportato le loro testimonianze su libri e documenti, per non parlare dei vari campi di concentramento e sterminio. Gli ebrei fin dal Medioevo vivevano in un quartiere chiamato “ghetto”. Questa parola deriva dal dialetto veneziano “getto”, che era il luogo dove le fonderie gettavano gli scarti. Nei ghetti c’erano numerose sinagoghe dove gli Ebrei si riunivano e discutevano delle problematiche della società: infatti la sinagoga non è un luogo sacro ma solo di incontro. In quest’ultima è conservata la Torah, il pentateuco, riposta in un armadio rivolto verso Gerusalemme, esattamente verso il muro del pianto che è ciò che rimane della cinta muraria del tempio distrutto dai romani. Nelle sinagoghe non possono essere esposte icone sacre anche se quelle sefardite ( spagnole e portoghesi) sono molto ricche dal punto di vista architettonico. In ogni sinagoga deve esserci almeno un “errore“ nella costruzione, perché gli ebrei sostengono che solo Dio è perfetto. Noi ragazzi abbiamo partecipato a dei percorsi tematici: uno riguardante il museo ebraico, che contiene alcuni preziosi oggetti sacri e la sinagoga sefardita; l’altro, invece, Alunni classi terza E e terza D in piazza S. Marco


trentinoscoop&news Il chiostro del monastero degli Armeni

era una mostra fotografica riguardante le varie tappe delle persecuzioni razziali in Europa. Per non dimenticare le persone che hanno aiutato molti ebrei, è nata un’associazione israeliana che raccoglie le testimonianze di chi è stato salvato da persone che non appartengono alla religione ebraica: i “Giusti”. Riportiamo di seguito la storia di un ”Giusto” italiano: Giorgio Perlasca era un commerciante italiano che lavorava per il consolato spagnolo in Ungheria. Durante la sua giovinezza aderisce al fascismo e si arruola come volontario nella guerra di Spagna. Tornato in Italia entra in crisi il suo rapporto con il fascismo ed è deluso dall’alleanza dell’Italia con la Germania nazista. Inizia così ad aiutare le persone ebree e salva 5218 vite, procurando agli ebrei passaporti falsi, permettendo loro di espatriare e mettersi in salvo. Nel ghetto veneziano si possono trovare, inoltre, molti negozi tipici della cultura ebraica e si possono gustare dei particolari cibi. Infatti abbiamo avuto la possibilità di assaggiare delle pietanze tipiche della cucina Kosher (la cucina ebrea) basata su alcune regole, come ad esempio quella per cui la carne e i latticini non possono essere ingeriti insieme e la carne deve appartenere ad animali ruminanti. All’inizio della cena ci hanno servito degli antipasti che comprendevano humus, una purea di ceci e altre puree di legumi. In seguito hanno proposto delle polpette di patate e carciofi alla giudecca. I primi erano composti da due tipi di cous-cous con carne e pesce ed infine, come dessert, la torta al cioccolato. Gli ebrei hanno un modo tutto loro di cucinare: infatti un ristorante Kosher può essere considerato tale solo se il rabbino della città lo certifica. Molte sono le informazioni riportate sui libri di storia relative al genocidio del popolo ebreo, anche se le esplorazioni sul campo sono più significative e rimangono impresse, perché si vivono in prima persona. Attualmente c’è la possibilità di intraprendere viaggi riguardanti questo argomento, ad esempio il treno della memoria, cioè un treno che parte da Trento e percorre tutta la Germania fino ad arrivare ad Auschwitz, in Polonia. Un altro di questi viaggi è stato il nostro, in cui abbiamo avuto la possibilità di apprendere nuove informazioni sulle culture ebrea ed armena; inoltre abbiamo acquisito con facilità e divertimento nuove notizie, perché le guide che abbiamo incontrato sono state molto chiare ed esaurienti. In conclusione questa esperienza è stata molto interessante, ci è servita per capire la realtà storica e culturale di questi popoli e di come l’appartenenza religiosa sia nello stesso tempo motivo di persecuzioni e momento di conoscenza reciproca. Venezia, 24/25 gennaio 2013 I ragazzi delle classi III E e III D della Scuola Media “A. Manzoni” di Trento

Radio2 regione: ce n’è per tutti i gusti Dalle tradizioni alla musica, dalla comicità alla ricerca

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a programmazione radiofonica a diffusione regionale su Radio2 della Struttura Programmi della Sede di Trento, che prende il via dal 2 aprile e si protrarrà fino alla fine di giugno, prevede il martedì pomeriggio, alle 15, “Alla ricerca di FBK”, a cura di Stefano Uccia, è un viaggio nel mondo della ricerca scientifica e umanistica della Fondazione Bruno Kessler. Quali le ricerche e le innovazioni che ben presto invaderanno le nostre case e le nostre abitudini? Sicurezza sugli sci, modelli predittivi delle epidemie, domotica, energie rinnovabili, dal libro antico all’e-book. Alle 15.15 va in onda “Truffe amore e fantasia”. Lo sceneggiato, curato da Maria Serena Tait, è dedicato alle truffe nel campo delle relazioni amorose: un personaggio maschile o un personaggio femminile raccontano le esperienze di cui sono stati vittime. Segue “Tradizioni popolari del Trentino”: il programma, curato da Ugo Slomp, pone come oggetto d’indagine credenze e tradizioni popolari del territorio trentino e delle Alpi, analizzando tematiche che si possono riconoscere solo nella memoria popolare. Il martedì si conclude con “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di musica di Trento”; tredici trasmissioni, a cura di Daniele Torresan, descrivono la storia, le trasformazioni e le attività del Conservatorio di Musica Bonporti di Trento. Il mercoledì, alle 15, si apre con “Rodo-dentro”, a cura di Flavio Pedrotti, dove Mario Cagol, autore e attore versatile, affronta i piccoli temi quotidiani ricavandone spunti di rara ilarità. Alle 15.30 si propone “A piedi nudi sul palco”, a cura di Flavio Pedrotti, programma d’informazione, attualità e cultura teatrale. Conclude le trasmissioni del mercoledì “Pianeta trentino della musica jazz”, a cura di Daniele Torresan. La vita musicale trentina dei generi “leggeri” è raccontata con le storie dei gruppi musicali e dei singoli artisti: i compositori, gli interpreti e gli esecutori. Il venerdì pomeriggio, curato da Giorgio Balducci, si propone “Attenti a noi due”, programma comico-satirico scritto e interpretato da Lucio Gardin e Loredana Cont. I “due”, in particolare, propongono gags e “siparietti” di tipica espressione trentina. Alle 15.30 va in onda “35 anni endrio”, che rievoca fatti, avvenimenti, eventi culturali in forma di Almanacco mediante la lettura di articoli di giornali di 35 anni fa e con la colonna sonora dei gruppi musicali dell’epoca. Il venerdì si chiude con “Enrosadira: i colori delle Dolomiti”, che si occupa di cultura, sport, turismo primaverile ed ambiente alpino.

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il libro del mese il PREMIO LETTERARIO DELLE ALPI “FRONTIERE GRENZEN”: le opere vanno inviate entro il 31 maggio

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ettima edizione dell’appuntamento biennale bilingue per chi vuole esplorare territori legati a confini di qualsiasi genere e aperto a tutti i generi narrativi contemporanei. Al premio possono partecipare i nati prima del 1999 residenti nelle province italiane dell’arco Alpino di frontiera, nei Cantoni Svizzeri confinanti e nei Länder Austriaci confinanti. Confermata la nuova formula, con ampliamento a nuovi territori di frontiera e partecipazione aperta anche a racconti già editi. 1.500 euro è il premio unico per il vincitore dei racconti editi, 1.500 euro invece per il primo dei vincitori inediti, 750 per il secondo e 500 per il terzo. Il termine di presentazione dei racconti il 31 maggio 2013. In giuria Pietro De Marchi, Lisa Ginzburg, Carlo Martinelli, Peter Oberdorfer e Joseph Zoderer. Organizzano l’Associazione culturale “La Bottega dell’Arte” in collaborazione con le biblioteche trentine di Primiero e Canal San Bovo, l’Associazione Scrittori Sudtirolesi e il sostegno della Provincia autonoma di Trento e il patrocinio del Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi. FrontiereGrenzen è nato per descrivere i sentimenti di chi vive in luoghi montani alpini vicini e simili, con culture e lingue differenti: ladine, venete, italiane e tedesche. Un esempio di convivenza etnica nel mondo attuale di cui Frontiere vuole cogliere la ricchezza. Dalla terza edizione il premio ha ampliato i suoi confini al Tirolo austriaco, poi a nove province italiane dell’arco alpino e alla Carinzia austriaca. Ora comprende tutte le province italiane dell’arco Alpino di frontiera, i Cantoni Svizzeri confinanti e tre Länder Austriaci confinanti. Si può partecipare al concorso con un racconto in lingua italiana o tedesca e gli stranieri residenti possono partecipare con un manoscritto nella lingua d’origine con traduzione a fronte in italiano o tedesco. I racconti inediti non devono essere mai stati pubblicati (né su carta né su internet), mai premiati o presentati ad altri concorsi. Tutti i racconti dovranno avere una lunghezza massima di 10.000 battute, spazi compresi. Ogni concorrente può partecipare con un solo racconto che deve pervenire entro il 31 maggio 2013 a: “Concorso Letterario FrontiereGrenzen” presso Biblioteca Intercomunale di Primiero Via Fiume 6 – 38054 Fiera di Primiero (Tn). I racconti editi non dovranno essere stati pubblicati prima del 2008 compreso. La premiazione avverrà il 16 novembre a Fiera di Primiero. Saranno presenti tutti i giurati e un ospite d’eccezione. Tutte le informazioni e il bando di concorso sul sito: www. frontiere-grenzen.com 110

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Ettore Frangipane, l’autore di “Requiem a Bolzano”, è giornalista di lungo corso. Il suo è un giallo-noir di fantasia, con riflessi a luci rosse, col quale narra la misteriosa sparizione di un impiegato di banca

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on lo si direbbe ma Bolzano, città dall’apparenza linda e paciosa, è in realtà una città violenta. I fatti di sangue vi sono frequenti, e non sempre ne viene scoperto il responsabile. Una costante impressionante è quella delle donne accoltellate a morte: dal dopoguerra in qua una quindicina abbondante. L’ultimo caso è avvenuto nel settembre 2012, quando un potenziale serial killer uccise ai Piani una giovane prostituta bulgara: Svetla Fileva. Fu fermato in tempo, ma in precedenza altri due assassini seriali ebbero modo di spargere sangue, prima d’essere identificati ed arrestati. Ettore Frangipane, l’autore di “Requiem a Bolzano”, è giornalista di lungo corso. Come inviato speciale della RAI ha frequentato per quarant’anni i campi sportivi di mezzo mondo (undici Olimpiadi). Da quando è in pensione ha in cominciato ad interessarsi delle cronache del passato. Sfogliando vecchi giornali ha raccolto


trentinolibreria Matteo Paoli Le torri del gufo DreamTeller Books

Zygmunt Bauman Le sorgenti del male Erickson

David Gerbi Refugee - Rifugiato Il Margine

Matteo Paoli è un vero e proprio amante della storia e di progetti di restauro, conservazione e recupero di edifici ed aree territoriali degradate, con una particolare attenzione agli antichi manieri medievali. Un libro (un vero e proprio racconto) di 128 pagine, accompagnato dai disegni di Fulvio Bernardini “Fulber”. Appassionante racconto di due ragazzi che entrano di nascosto all’interno di Castel Madruzzo (elegante e superbo maniero della Valle dei Laghi), con lo scopo di scoprire i misteri che si nascondono, seppur ben protetti dalle possenti mura perimetrali. Spaventati solo dal volo di un gufo e dalle voci degli antichi nobili, cavalieri, prelati, contadini e servi. Una storia avvincente al confine tra la fantasia e la realtà, che merita di essere letta tutto di un fiato.

Che cos’è il male oggi? In che modo si può dire che le sue manifestazioni, le sue spinte, le sue modalità di aggredire il tessuto del mondo e delle persone che lo abitano si siano modificate? Bauman, uno dei più grandi pensatori viventi, già nel 1989, con Modernità e olocausto, aveva riletto le atrocità del Terzo Reich sovvertendo l’opinione comune che si fosse trattato un «incidente» della Storia e dimostrando che invece la «società dei giardinieri» della modernità aveva raggiunto con l’olocausto il suo risultato più esemplare. In questo libro Bauman compie un ulteriore decisivo passo avanti nell’identificazione del «male» ai giorni nostri. E lo fa anzitutto con una ricognizione delle tesi fallaci che si erano affermate nel Novecento (dalla «personalità autoritaria» di Adorno alla «banalità del male» di Hannah Arendt).

“Sono nato a Tripoli, in Libia, da una ricca e rispettata famiglia ebrea ortodossa radicata nel Nord Africa da due millenni. Ero il quarto di sei figli e, con i miei genitori, sono stato uno degli esiliati dalla Libia nel 1967. Siamo emigrati in Italia, arrivandovi privi di beni e di ogni altro documento all’infuori di un attestato di rifugiati delle Nazioni Unite. La mia storia rientra in una storia più grande: quella degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna nel 1492”. Così comincia la difficile e appassionante storia di David Gerbi, raccontata in questo libro. David Gerbi è testimone di pace dell’Unhcr, dopo essere stato nel 2007 “ambasciatore di pace” in Sudafrica, e direttore esecutivo dell’Organizzazione mondiale ebrei di Libia. Impegnato a promuovere l’avvicinamento tra mondo europeo e arabo, ha utilizzato la scrittura e lo spettacolo teatrale come strumenti di trasformazione e come veicoli di pace.

migliaia di notizie, incontrato centinaia di personaggi, scoperto un’interessante massa di situazioni e curiosità che inserisce nei suoi articoli in pagina ogni domenica sul giornale “Alto Adige”, nella rubrica “Bolzano Scomparsa”. Gli stessi articoli vengono poi raccolti nell’omonima serie di volumi giunta lo scorso anno alla quarta edizione, e che quest’anno avrà il suo seguito in ”Bolzano Scomparsa 5”. Allargando il discorso, il frutto delle sue ricerche appare anche nel sito www.bolzanoscomparsa.it, che si estende anche al Trentino, per un arco di tempo che – a ricerca conclusa – andrà dal 1850 al 1950. Con “Requiem a Bolzano”, tuttavia, Frangipane ha inteso battere un terreno nuovo: quello della narrativa. Il filo conduttore dell’opera è infatti un giallo-noir di fantasia, con riflessi a luci (in parte) rosse, col quale narra la misteriosa sparizione di un impiegato di banca (Davide). La moglie insegnante ( Sara) resta sola con il figlio studente (Aron); dopo comprensibili disagi finisce col darsi una ragione di questa sua nuova vita ed a ricostruirsela all’insegna della libertà riconquistata e della trasgressione, che intende come riaffermazione della sua femminilità, mentre sullo sfondo riemergono le cronache di un passato che Sara rievoca attraverso letture polverose, quasi volendosi erigere a vendicatrice di tante donne uccise. La situazione troverà un suo equilibrio, fintanto che non accadrà un fatto nuovo che rimescolerà le carte in tavola, aprendo nuove e impensate prospettive.

In ”Requiem a Bolzano” vengono citati vittime incolpevoli come Francesca Montebugnoli, Marcella Casagrande, Gertrud Kutin; e poi prostitute come la professoressa Annamaria Cippolletta che riceveva nel suo raffinato pied a terre in via Brennero; prostitute da marciapiedi che battevano i Piani; serial killer come Guido Zingerle e Marco Bergamo. Tutt’un’ampia casistica che si è effettivamente concretizzata a Bolzano ma che avrebbe potuto realizzarsi anche altrove. ”L’uomo è violento dovunque – dice Frangipane – la donna è dovunque vittima. Non a caso al serial killer Marco Bergamo si mosse anche l’accusa d’aver ucciso una prostituta a Trento. Ma non era stato lui. Ed anche questo è uno dei non pochi omicidi rimasti irrisolti”.

Ettore Frangipane Requiem a Bolzano

Curcu & Genovese (Euro 15,00, pagine 260)

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Le prime foto del Buonconsiglio niente crisi per la Dj reina moncada La showgirl riscuote un successo dopo l’altro

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a bella regina delle dj italiane torna alla carica. A breve uscirà infatti il nuovo lavoro di Reina Moncada, dj, showgirl, attrice e produttrice, nato da una collaborazione con il collega Francesco De Pieri. Gli italiani l’hanno ascoltata con il suo dj set nel salotto della D’Urso al Capodanno di Canale 5 con il fortunato «Music & Love», ma la ragazza ha iniziato prima a farsi sentire fuori dall’Italia, sul palco del “World girls djs Festival” di Baku, in Azerbajan, dove ha presentato per la prima volta il pezzo. Instancabile, Reina è poi volata in un tour atterrando per due volte in India, in Barahin, per poi rientrare nei confini europei facendo tappa in Spagna, in ex Repubblica Ceca e con Gino Vanz, il suo socio conosciuto a Praga, in ex Jugoslavia. La sua «Wtm» ha debuttato sui palchi della Giordania ad Ammam, finendo immediatamente nelle new best elettro house releases di Beatport. A breve Reina si troverà di nuovo con le valigie in mano in vista di un tour con partenza dalla Bolivia in giro per il Sudamerica, per ritornare infine in Asia, di nuovo in Azerbajan e India. Ma anche l’Italia non vuole certo lasciarsi scappare questa giovane vulcanica: marchi internazionali come Aprilia, Jack Daniel’s l’hanno scelta come unica dj, in più donna, e anche «Dj Mag», il cult magazine sacro per tutti gli addetti ai lavori e gli appassionati di musica dance e night life. Ora è in arrivo il suo «Sueno Latino», secondo singolo prodotto e interpretato da Reina ed edito da Multiforce, che verrà poi remixato da alcuni dj esordienti come Alf Deep, Maya Dj e il calabrese Mirko Borrelli, giovanissima scoperta proprio di Reina, che mixerà il «Sueno» con il più esperto collega Mikonos Dj. La Moncada ha già programmato anche il suo Capodanno, con una serata a Catanzaro al Teatro le fontane insieme al Top Italian Dj Cristian Marchi, e in compagnia di un pubblico di diecimila persone. 112

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Giovedì 28 marzo è stata inaugurata la mostra “Buonconsiglio in bianco e nero”

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a storia del castello di Trento raccontata da una serie d’immagini d’epoca. Giovedì 28 marzo è stata inaugurata la mostra fotografica: “Buonconsiglio in bianco e nero. Scatti d’epoca raccontano il Castello del Buonconsiglio” che sarà visitabile fino al 30 giugno. Per la prima volta, il castello ha aperto i battenti del suo Archivio Fotografico, per mostrare al pubblico un prezioso patrimonio che ricostruisce un periodo che va dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra. Oltre alle vicende del castello e delle sue fasi di restauro, ritaglia uno scorcio di quell’Europa a cavallo tra i due secoli, dove avevano appena iniziato a circolare i primi fotografi, ancora guardati con sospetto e diffidenza sia dalla gente comune, sia dai “colleghi” rivali come i pittori. Tra questi muoveva i suoi primi passi anche il giovane trentino Giovan Battista Unterveger, di cui la mostra espone una cinquantina di opere. La mostra sarà aperta tutti i giorni ad eccezione del lunedì dalle 9.30 alle 17.00 fino al 13 maggio e dalle 10.00-18.00 dal 14 maggio al 30 giugno.

Sembra che i Top dj non conoscano crisi. Con «We are Perfect» il suo primo album infatti, Marchi è arrivato primo su I-Tunes ed è salito immediatamente in testa alla classifica dei dance album più venduti scavalcando anche l’album della trasmissione «Avanti un altro» di Canale 5, e la compilation del «Papete». Da circa un anno ha anche aperto la «Violence rec», una sua label insieme all’amico Paolo Sandrini, autore di numerosissime hit di artisti della dance come Gigi D’Agostino e molti altri, dagli anni novanta ad oggi. Nel frattempo la Moncada non si ferma. Cogliendo al volo con la grinta e professionalità di sempre la proposta dell’editore Massimiliano Franceschin di Officina Sonora, pensa ora a scegliere dei brani dalle sonorità chill out loung, da remixare in vista di una compilation per i luxury club. Reina ha in serbo un altro asso nella manica, un progetto dove la sua sarà l’unica voce, ma per ora non svela nulla. Per scoprire che cosa ha in mente, bisognerà quindi aspettare ancora qualche mese.


trentinoenogastronomia

ristoranti

in ogni numero trentinomese vi propone due ristoranti provati per voi I ristoranti presentati in questa rubrica sono una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.

Segnalazioni e commenti: info@trentinomese.it

Al Trivio

Codamacchiata

UNA CARTA VINI SORPRENDENTE Quello che colpisce positivamente di questo locale è la carta dei vini, costituita da centinaia di etichette, molte delle quali trentine, disponibili anche nel formato da 0,375 cl, che vanno dai nomi più conosciuti a cantine meno note ma di qualità. Difficile trovare una carta così anche in ristoranti molto più blasonati del Trentino. Stiamo parlando del ristorante Al Trivio di Rovereto, in pieno centro storico. Anche il menu fa tante proposte: c’è la degustazione di pesce, quella a km 0, quella per vegetariani e – per par condicio – per gli amanti della selvaggina. In alternativa, si può ordinare alla carta, scegliendo tra una proposta che svolazza con nonchalance tra carne e pesce. Essendo in tre, abbiamo potuto assaggiare svariati piatti, iniziando dal magatello di vitello marinato in salsa di carciofi e Vezzena (discreto), per poi proseguire con la crema di carciofi con cuore di capesante e olio del Garda e un assaggio di spaghetti alla chitarra al tonno fresco, fior di cappero e pomodori Pachino (il condimento era forse un po’ troppo leggero e con poca personalità, ma comunque buono). Arriviamo poi ai secondi dove non stupiscono nè il baccalà dei frati francescani – da mangiare con attenzione perché ogni tanto ci si trovava qualche spina – né la tagliata di manzo con salsa alle erbette fine e patate arrosto, mentre incuriosiscono i medaglioni di filetto di manzo al Marzemino d’Isera con tortel di patate allo speck e maggiorana e brunoise di verdure. Il fatto è che il tortel di patate era più una torta, fredda e per di più dolciastra. Non ci facciamo scoraggiare e chiediamo se, per caso, fosse perché andava abbinata alla salsa al Marzemino d’Isera davvero molto acidula (poco piacevole, da sola, al palato). Dalla cucina torna la simpatica risposta: «Lo chef vi manda a dire che non c’è un perché preciso, che a lui fa piacere che ognuno interpreti i suoi piatti come meglio crede». Caro chef del Trivio, allora sappi che il tortel di patate allo speck in versione dolce e freddo e la salsa al vino l’abbiamo interpretata così; una cosa inspiegabile… Non scoraggiate, abbiamo proseguito la nostra cena assaggiando un tortino tiepido alle pere Williams, cannella e mandorle con gelato alla vaniglia e la sua salsa, buono. Il tutto annaffiato da un particolare Emperia di De Vescovi Ulzbach, Incrocio Manzoni e Sauvignon prodotto da uno dei migliori produttori di Teroldego del Trentino. Si spendono 9-12 euro per gli antipasti, 9-12 euro per i primi, 16-26 euro per i secondi, 6 euro per i dolci: cifre che forse potrebbero essere ritoccate leggermente all’ingiù, forse. Al Trivio Campiello del Trivio, 11 Rovereto. Tel 0464.436414 Chiuso il lunedì.

cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ prezzo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥

L’INTERPORTO DI TRENTO SI FA VEGANO Il mondo dell’enogastronomia è bello perché è talmente vario da avere sempre qualcosa di nuovo da farti scoprire, se sei sufficientemente aperto da essere disposto a metterti in gioco. In questo mondo, non c’è solo la cucina tradizionale, ma ve ne sono molte altre, che vanno dall’etnico al vegano. Ed è proprio sul veganismo che si basa la proposta di un locale aperto di recente a Trento. Per chi non lo sapesse, il termine veganismo (più raramente detto vegetalianismo) indica una dieta e uno stile di vita che esclude l’uso di prodotti di origine animale come cibo e per qualsiasi altro scopo. Le persone che scelgono questo stile di vita (denominate vegane o, con prestito dalla lingua inglese, vegans) non mangiano carne e pesce, evitano di consumare latte, uova e i loro derivati e si rifiutano di acquistare o usare prodotti di qualsiasi genere la cui realizzazione implichi lo sfruttamento diretto di animali. Ed è su questi principi che si basa il Codamacchiata, fast food vegan situato in una location davvero singolare. Per raggiungere questo bar – che a ora di pranzo e cena cerca di trasformarsi in punto di ristoro –, ci si deve addentrare in zona interporto di Trento, seguire sempre le indicazioni RO.LA, passare sopra la pesa dei camion e proseguire diritto tra file di camion e pullman di Trentino Trasporti, finché sulla sinistra non noterete un’insegna che vi farà intendere che siete arrivati. Ad attendervi, ci saranno pochi piatti, ma cucinati espressi e di buona qualità. Io ho assaggiato le polpette di riso venere e radicchio e gli gnocchi di cous cous (piacevoli), la cotoletta di seitan con delle ottime zucchine saltate in padella e un particolare burger vegetale di ceci e falafel. Dulcis in fundo la torta moretto, di cui avevo letto, sulla pagina facebook del locale, che era una specialità. Come rinunciare? Servita con panna vegan e scaglie di cioccolato, devo dire che non ha deluso affatto. Tisane e cocktail vegani completano l’offerta assieme alla lista di vini vegani, di cui non sono riuscita a capire le caratteristiche visto che non ho mai saputo che Vallarom o Gaierhof (i due produttori in carta assieme a Pandora) fossero in qualsivoglia modo “vegani”. Prezzo? 8 euro i primi, 11 euro i secondi, e tutte porzioni abbondanti. Note negative? L’ambiente, un po’ asettico, da bar di passaggio; il pane, assolutamente da rivedere; il servizio, cortese ma anche questo da rivedere: anche se è un fast food non si può vedere la ciabatta ospedaliera del cameriere e tanto meno posso ammettere che il caffè lo debba zuccherare solo con lo zucchero di canna, perché è l’unico servito dal locale. CODAMACCHIATA Via San Sebastian, 21 Trento. Tel. 0461.1900774 Chiuso il lunedì e la domenica a pranzo.

cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥♥♥♥ ambiente prezzo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ 113

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trentinofotoromanzo di Carlo Martinelli

LA MEMORIA DI FAUSTO TINELLI (E IAIO)

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he nome dare alle nuove vie, piazze, giardini di Trento? Ogni volta che si (ri)accende la discussione, chi scrive non può che ribadire la sua ferma convinzione. Si trovi il modo di ricordare Fausto Tinelli. Doveroso gesto di buona memoria per un ragazzo che riposa – per sempre – al cimitero di via Giusti. Nuove costruzioni, stanza 4, fila 2, colonna 23, posto in muratura numero 618. Lì è sepolto Fausto Tinelli. E’ tornato a casa, perché a Trento era nato, il 25 novembre del 1959. Le vicende della vita, quella della mamma, l’amatissima Danila, lo portano prima in Germania, a Karlsruhe, poi di nuovo a Trento e infine a Milano, dove lei trova un lavoro da operaia e dove – separata dal marito – si dedica a quel figlio che cresce, giovane e ribelle, nella Milano degli anni Settanta, percorsa da tensioni fortissime, con l’ombra di piazza Fontana a proiettarsi cupa su mille fuochi di rivolta. Fausto suona la chitarra, è uno delle migliaia di giovani che sta a sinistra (nuova sinistra, si usava dire), con una allegria che si coniuga all’impegno attivo contro gli spacciatori di droga, visti come distruttori dei sogni dei ragazzi, oltre che come avvoltoi e sanguisughe. Ha un

amico, si chiama Lorenzo Iannucci, per tutti Iaio. Fanno parte del centro sociale Leoncavallo. La sera di sabato 18 marzo 1978 – due giorni prima, a Roma, le Brigate rosse hanno rapito Moro e massacrato la sua scorta – Danila aspetta il figlio e l’amico, come ogni sabato, per il risotto preparato apposta per loro. Ma a casa non arriveranno mai. La vita di Fausto e Iaio finisce su un marciapiede di via Mancinelli, a due passi dal Leoncavallo, in una sera meneghina e assassina. Otto proiettili Winchester calibro 7.65, sparati non si è mai saputo da chi,

salvo che indizi e piste portano ad una squadra di killer fascisti, con ogni probabilità venuta da Roma e collegata alla mala milanese che in combutta con loro gestiva proprio il traffico di eroina su cui indagavano, a modo loro, i due amici. Ai funerali di Fausto e Iaio ci sono centomila persone: una delle più imponenti manifestazioni del dopoguerra. Danila Tinelli, la mamma di Fausto, oggi ha 76 anni. Non ha mai smesso di lottare per arrivare alla verità sulla morte del figlio e dell’amico (così come con tenacia fa Maria, Iaia, la sorella di Iaio). A Milano è stato dedicato loro uno spazio nella toponomastica della città: i giardinetti di piazza Durante, a pochi metri dalla vecchia sede del centro sociale e del marciapiede dove vennero aggrediti e uccisi. Una targa dice: «Per sempre ragazzi. La città di Milano ricorda il loro sogno di un mondo migliore». Lo Stato italiano ha ufficialmente inserito Fausto e Iaio nel novero delle “vittime del terrorismo”. Davvero Trento non può trovare il modo di ricordare Fausto? Eppure lo sappiamo: senza memoria non c’è futuro.

La memoria restituisce persone e cose che pensavamo dimenticate per sempre o delle quali neppure sospettavamo l’esistenza. Questo è FOTOromanzo. Una immagine che ritorna. Dentro la memoria delle storie.

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primavera Un termine pregno di speranza e di colore a cui, nel corso della storia, hanno attinto pittori, musicisti e filosofi. E nel 1968, a praga, fu sfortunato sinonimo di libertà LIBERTà La Primavera di Praga è stato un periodo di liberalizzazione politica avvenuto in Cecoslovacchia durante il dominio dell’Unione Sovietica. Iniziò il 5 gennaio 1968, quando Alexander Dubcek salì al potere, e continuò fino al 20 agosto dello stesso anno, quando un corpo di spedizione del Patto di Varsavia invase il paese.

BOTTICELLI. La Primavera è un dipinto a tempera su tavola (203x314 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1482 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Si tratta del capolavoro dell’artista, nonché di una delle opere più famose del Rinascimento italiano.

ASTRONOMICAMENTE. La primavera inizia con l’equinozio omonimo (il 20 o 21 marzo nell’emisfero nord, e il 22 o 23 settembre nell’emisfero sud), e finisce con il solstizio d’estate (il 21 giugno circa nell’emisfero Nord ed il 21 dicembre nell’emisfero sud).

L’etimo. Dal latino: [primo] inizio [ver] primavera, da una radice indoeuropea col senso di ardente, splendente. L’etimo ci rivela una considerazione solenne: la primavera è inizio. Inizio di splendore, per tutto, per tutti. Nei cieli freddi spazzati dal vento si fa spazio un caldo sole; la terra grassa al risveglio dal letargo inizia a fremere di margherite e si prepara a sollevare un manto smeraldino; le persone tornano ad uscire, vogliono levarsi i vestiti di dosso, riscoprono l’epidermico piacere del fuggire l’ombra. Forse è il momento più sacro e tenero dell’immortale ciclo delle stagioni, l’occasione del riscatto e della palingenesi.

ANTICHE TRADIZIONI. Nelle feste pagane l’arrivo della primavera viene festeggiato ogni anno. Questa stagione è vista quale periodo di rinnovamento e di fertilità ed è rappresentata tramite l’allegoria del ritorno di Persefone alla madre Demetra dopo il suo soggiorno con Ade negli inferi. Secondo alcune tradizioni viene rappresentata anche come l’avvento della vita e la resurrezione della natura dopo il lungo inverno. Tra le festività pagane dell’equinozio di primavera troviamo la “Festa degli alberi” legata al culto della divinità romana “Anna Perenna” e i Misteri Eleusini.

IN MUSICA e danza. Antonio Vivaldi ne ha fatto un celeberrimo concerto in Mi maggiore per violino, archi e clavicembalo. Igor’ Stravinskij l’ha omaggiata ne La sagra della primavera (titolo originale Le Sacre du printemps), un balletto rappresentato per la prima volta a Parigi il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs-Elysées dai Balletti russi di Sergej Djaghilev.

Campionato Nazionale Primavera. Il Campionato Nazionale Primavera - Trofeo “Giacinto Facchetti” è una competizione calcistica giovanile, la più importante del campionato italiano di calcio. È organizzata dalla Lega Serie A e vi prendono parte le squadre di Serie A e Serie B. Possono partecipare calciatori che hanno compiuto anagraficamente 15 anni e che nell’anno in cui ha inizio la stagione sportiva non hanno compiuto 19 anni. la rondine DI ARISTOTELE. Una rondine non fa primavera è un famoso proverbio attribuito al filosofo Aristotele, tramandato di millennio in millennio, di cui, tutti intuiscono il significato. Attraverso la similitudine, Aristotele spiega, nella sua Etica Nicomachea, che così come una

rondine non fa primavera, anche una buona azione, fatta di tanto in tanto, non fa un uomo buono. Quell’atto di benevolenza è un caso isolato – così come quell’unica rondine sperduta – se non viene susseguito da altre azioni simili. Solamente attraverso l’esercizio della prudenza un uomo potrà essere considerato virtuoso.

INVOLTINI. Gli involtini primavera sono un antipasto cinese molto conosciuto e diffuso in Occidente. Si tratta di croccanti involucri di pasta che racchiudono un gustoso ripieno di verdure e carne, insaporite da salsa di soia. Gli involtini primavera venivano originariamente consumati in CIna in occasione dei festeggiamenti del Capodanno Cinese che coincideva con l’arrivo della primavera. 115

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