TrentinoMese Aprile2016

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ANNO XXIV N. 290

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ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

PAOLO ENDRICI “BUON TEROLDEGO NON MENTE...”

INCHIESTA ESCLUSIVA: GIOIE E DOLORI DI UN VIAGGIO IN AUTOBUS IL DIPLOMATICO TRENTINO MARIANO ANDERLE: “VE LO DO IO IL VIETNAM!” FRANK BORZAGE: I DUE PREMI OSCAR DELL’AMERICANO-NONESO

I “MARGONI” E LE AUTO, UN PONTE TRA PASSATO E FUTURO


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RING

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RING di Silvia Tarter

di Tiziana Tomasini

verde ostinato RIEMPITE DI BICI LE VOSTRE STRADE. PENSIERI VOLANTI TRA TRENTO ED AMSTERDAM

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ualche volta la noia dell’attesa può far scaturire curiosi pensieri. Pochi giorni fa in tardo pomeriggio, passando per via al Desert diretta in città sono rimasta intrappolata in un ingorgo di traffico che mi ha tenuta ferma a fissare le pareti gialline della caserma per ben 10 minuti. Il motivo? Il solito intasamento della rotatoria, più costipata dello scarico di un lavello guasto. Mentre aspettavo lì ferma, incolonnata tra le altre marmitte borbottanti, ho visto passare una bicicletta sulla sinistra, che ha superato agilmente la fila di auto impazienti. Nulla di anormale, certo. Solo che questo mi ha fatto sorgere un pensiero bizzarro, quasi una speranza utopica per il futuro. Non sarebbe bello se tra qualche decina d’anni, forse anche prima, fossero le biciclette il normale mezzo di trasporto e le automobili diventassero invece l’eccezione? Le strade non si chiamerebbero nemmeno più strade bensì ciclovie, e alle auto, ormai una rarità, verrebbe riservata una corsia laterale, la pista automobile, utilizzata solamente per trasportare più agevolmente anziani, invalidi o persone con ridotta mobilità, oppure qualche hobbista nostalgico delle 4 ruote. Certo gli autobus potrebbero esistere ancora, ma invece di chiamarsi auto bus, sarebbero degli elettrobus e funzionerebbero come un’enorme bicicletta elettrica da caricare in alcune fermate, con l’energia solare raccolta dai tetti delle pensiline (che tra l’altro esistono già). La maggior parte della gente però preferirebbe utilizzare la bici, perché, sapete com’è, avere il proprio mezzo è sempre più comodo! E per spronare i ciclisti particolarmente lenti a muoversi per non intasare le corsie, invece del clacson ci si sfogherebbe con una bella scampanellata. Addio anche alla freccia a destra freccia a sinistra agli incroci: sarebbe tutto un gran movimento di braccia. Lo so, lo so, tutte fantasie un po’ bizzarre; eppure in qualche paese una realtà che si avvicina a questa esiste già: basta fare un salto in quella pazza di Amsterdam per accorgersene. Da anni lassù è normale vedere la gente sfrecciare su due ruote, e cercare un posteggio in uno dei tanti parcheggi per bici, tanto che trovare un posticino per la propria due ruote è diventato un incubo. A chi parcheggia vicino ai canali poi può capitare di dover ripescare il proprio bolide dall’acqua! Fortuna che poi passa sempre il battello raccattabici! Tutte assurdità da estremismo ecologico? Pensate che ce ne sono almeno 800.000, praticamente il numero di abitanti della città! Hanno voluto la bicicletta? Già, già, ma immaginiamo quanto saranno in forma gli abitanti, e, soprattutto, quanto sarà più limpida l’aria delle loro strade. 8

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a mali estremi NUOVE FORME DI AGGREGAZIONE GENITORIALE: I CROCCHI STANZIALI DAVANTI A SCUOLA

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re otto di un qualsiasi giorno feriale. Eccoli. Ci sono. Uomini, donne, eleganti, sportivi, col velo. Qualche capello bianco. Non c’è pioggia, neve o vento che riesca a fermarli. Sono presenti sempre e comunque. Si muovono compatti e stazionano poi per piccoli gruppi. Discutono a tratti animatamente – gesticolando tra loro o rivolti ad altri – a tratti con toni amichevoli. E sovente proseguono le loro conversazioni davanti ad un caffè nei bar limitrofi. Sono i genitori e i nonni di ultima generazione, che accompagnano i bambini a scuola. Ma non si tratta di un semplice “accompagnare”: presenziare davanti all’edificio scolastico assume ben altra rilevanza. Dopo il boom dei decreti delegati ed in seguito al relativo exploit della larga presenza al mondo dell’istruzione in varie forme ed articolazioni da parte delle famiglie, quella del sostare davanti al portone chiuso pare essere una consolidata modalità di compartecipazione alle problematiche scolastiche. Da questo rituale, che riporta vagamente al mancato taglio del cordone ombelicale e ad un certo accoramento eccessivo nei confronti dei figli, ci sono naturalmente degli esclusi. Sono i genitori volanti (come la sottoscritta), che per motivi di orario di lavoro effettuano consegne lampo o addirittura concedono facoltà ai propri pargoli – almeno quelli più disinvolti – di recarsi a scuola da soli. E se per gli iperprotettivi suona come una follia, per quelli sempre di corsa è una necessità che (non) fa rima con autonomia. Ricordo il monito di una maestra in una qualche assemblea di classe ai tempi della frequenza dei miei figli più grandi: ”Se avete qualcosa da dire, venite a parlare con noi, evitate le chiacchiere fuori da scuola.” Parole profetiche, perché effettivamente il contesto informale invita a spettegolare nel modo più selvaggio, contro tutti e contro tutto: dalla lumachina nell’insalata della mensa al numero eccessivo di divisioni assegnate, dalla recente dislocazione dei banchi alla poesia da imparare a memoria. Purtroppo spesso ci si lascia prendere la mano, le cose riferite si ingigantiscono ad ogni resoconto, voce dopo voce, passaggio dopo passaggio fino a trasformarsi in maligne entità che fluttuano onnipotenti sul destino dei nostri scolari. Salvo poi verificare che magari le divisioni erano solo quattro, la poesia di sole due strofe a rima baciata e che quel compagno di banco non era così terribile e antipatico. E la lumachina? Molto biologica, come l’insalata sulla quale si trovava così bene.


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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi SE IL FIUME SEPARA PUÒ ANCHE CAPITARE CHE IL FIUME UNISCA

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l fiume è simbolo di vita, di un’acqua che non si ferma mai, come quella del mare. In un certo senso lo scorrere dell’acqua scandisce il tempo, un tempo che non è quello della logica e della razionalità. Piuttosto sfiora e si accosta alla teoria del caos, con le sue piene e le secche, le inondazioni e gli scioglimenti dei ghiacciai. Il fiume solitamente divide, separa, distingue: da una parte una riva, dall’altra un’altra riva e, in mezzo, lui, placido o violento, silenzioso o rumoroso. Ci vogliono i ponti, i traghetti, le barche per unire due mondi. Questo contrasto è ben esemplificato dalla presenza, nelle sue acque, di una moltitudine di dèi, semidei, ninfe, ondine, talvolta esseri positivi e benevoli, altre volte presenze inquietanti, paurose, distruttive. Risalgono all’antica Grecia i nomi delle divinità fluviali più note: Acheloo, Scamandro, Cefiso, alle quali venivano offerte vittime di ogni tipo, come tori, cavalli, riccio di capelli e pecore. In età cristiana i fiumi del paradiso vengono talvolta simbolicamente considerati come fonti battesimali, la cui acqua è paragonata a quella del Giordano, con la quale Giovanni battezzò Gesù. L’Adige non sfugge a questo magmatico mondo in bilico tra storia e leggenda, tra forze fisiche e leggi celesti. Un idronimo antico il suo, già noto in età preromana e ricordato nelle fonti classiche con il nome di Atesis, ma le cui origini toponomastiche rimangono avvolte nelle nebbie del tempo. Se il fiume separa può anche capitare che il fiume unisca. E non solo gettando ponti. È capitato alcuni mesi fa che i sindaci dei paesi che sorgono nella piana Lagarina – Nomi, Volano, Villa Lagarina, ecc. –, abbiano detto un forte e sentito NO alla costruzione di una diga nell’ansa del fiume tra Calliano e Volano. Già di per sé il fiume Adige ha perso la sua coscienza e la sua vita durante le grandi bonifiche ottocentesche messe in atto dall’impero austroungarico con le rettifiche degli innumerevoli meandri – portatori di vita ma anche di morte (esondazioni, malaria, ecc.) – che hanno trasformato il fiume con le sue anse e labirinti in un canale. Alcune dighe sono state poi innalzate più per guadagnare soldi che per controllare il fiume, come è avvenuto a Tell (Val Venosta) o a Mori. Ricorrentemente poi spunta un pool di imprenditori che vorrebbero imbrigliare ancor di più il fiume, sventolando possibilità di arricchimento (per pochi) a danno dei molti (gli abitanti dei borghi) e soprattutto a detrimento dell’avifauna e della fauna ittica. E’ di qualche mese fa (maggio 2015) la richiesta di 10

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RING autorizzazione di una diga sull’Adige tra Badia Polesine e Terrazzo (Verona) per produrre energia elettrica. Un progetto da 42 milioni di euro presentato dalla ditta Lagarina Hydro srl di Limena (Padova) alla sezione di Rovigo del bacino idrografico Adige Po. Una richiesta fatta in silenzio e che avrebbe alterato enormemente le condizioni fisiche del fiume e dell’ambiente circostante con moduli di prelevamento d’acqua equivalenti a 100 litri al secondo. Fortunatamente la testata di “Rovigo Oggi” ne ha svelato procedimenti, interessi, retroscena e possibili conseguenze e il sindaco di Rovigo alza la voce: saranno pure stati rispettati i passaggi burocratici, ma il dato di fatto è che, ad oggi, tutti i soggetti che si troveranno a subire gli effetti di questa imponente presa d’acqua non sono stati messi al corrente e, men che meno, coinvolti direttamente. Tutto ciò stava avvenendo anche nella nostra provincia, nel nostro territorio. Con qualche passaggio in più: i futuri produttori di energia hanno partecipato con i loro tecnici alle riunioni indette nei vari paesi, incassando ovunque un deciso e irremovibile “no” da quasi tutte le forze associative, di volontariato e anche politiche. Questa volta il fiume Adige ha unito veramente la gente che su quel fiume, in attesa di vederlo recuperato ad una dimensione sociale viva, ci vive. Come già avvenne nel 2009 per un progetto simile, il voto unanime ha sancito la netta contrarietà dei consigli comunali, in primis quello di Villa Lagarina, contro il progetto di realizzazione sul fiume Adige di un impianto idroelettrico ad acqua fluente, presentato alla Provincia da Acquafil Power. Esso prevedrebbe la realizzazione, all’altezza dei comuni di Pomarolo e Volano, di uno sbarramento artificiale da sponda a sponda largo 86 metri e alto 5, con un salto d’acqua di oltre 3 metri e un rigurgito verso monte di 3 chilometri che arriverebbe quindi fin prima del paese di Nomi. Un impatto ambientale, paesaggistico e microclimatico che si ripercuoterebbe sull’intera valle; pregiudicherebbe l’attuale stato di rischio del corpo idrico dell’Adige frenando il raggiungimento entro il 2015 dell’obiettivo fissato dall’Europa di “stato ecologico e stato chimico buono”; soprattutto impedirebbe di trasformare il tratto di fiume tra Trento e Rovereto nel parco fluviale e agricolo prospettato dal progetto di Agenda 21 locale “L’area tra due città”. Il problema è innanzitutto politico. Non è accettabile che opere del genere, a vantaggio di pochi e a discapito di interi territori, vengano soltanto proposte, evitando invece di perseguire politiche di integrazione terraacqua, di creazione di ambienti turistico-agricoli, di sviluppo di una cultura ambientalista. E, non ultimo, ricordiamo a tutti che l’acqua è pubblica, è un bene comune. Questa volta gli dèi e le ondine dell’Adige possono stare tranquilli, almeno lo speriamo. Ma l’attenzione deve rimanere alta.


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RING di Astrid Mazzola

il midollo della vita UNA SOCIETÀ CHE NON HA FIDUCIA NEI GIOVANI, IN COLORO, CIOÈ, CHE DOVREBBERO “GIOVARLE”

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n questi meravigliosi giorni di cose da guardar sbocciare mi sento triste. Troppo sangue tutt’attorno, e sulle pagine dei nostri giornali, per pensare che la primavera sia la solita. Eppure la vita, ovunque, continua a soffiare. E nei cortili ci sono bambini che giocano, come ogni primavera, e ogni giorno ci sono persone che sorridono e danno la precedenza e tendono la mano. E in questi meravigliosi giorni di profumi e insetti ronzanti mi sento arrabbiata. Troppe parole, troppa retorica, troppe urla, e una società che si accorge della bellezza e della bontà che ospita solo quando deve scrivere necrologi. Com’è possibile che oggi, per fare qualcosa di significativo, si debba essere come le stelle cadenti, luminose e brevi? Molte ricerche lo dicono: dei giovani, in Italia, si parla poco, e le poche volte in cui lo si fa è per trattare temi come la delinquenza e il male di vivere. Siamo una società che non ha fiducia nei giovani, in coloro che dovrebbero “giovarle”, aiutarla ad evolversi. Negli ultimi mesi, finalmente, abbiamo parlato anche dei giovani che fanno, che s’impegnano, che hanno un progetto di vita e che vogliono costruire un mondo migliore.

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RING Peccato che ne abbiamo parlato perché sono morti. Vittime di incidenti, della violenza che serpeggia sotto la superficie luccicante del nostro mondo o delle ingiustizie che cerchiamo di tener fuori dai confini delle nostre terre e invece sono solo esterne ai confini della nostra coscienza. Ne abbiamo parlato stracciandoci le vesti perché li avevamo lasciati scappar via, perché non li avevamo riconosciuti prima, perché ci eravamo lasciati sfuggire i loro volti puliti e speranzosi in mezzo alla folla degli ignavi, degli sdraiati, dei bambinoni. Eppure quei giovani ci sono passati vicini molte volte. E forse non li abbiamo visti solo perché per noi gli eroi devono avere sorrisi da rotocalco, niente occhiaie e quell’arroganza tipica di chi sa di essere nel giusto. Io ne ho visti, di giovani così: tantissimi. Giovani mamme con fior di lauree e master che lavorano fino a tarda ora per una paga molto più bassa di quella dei loro colleghi maschi. Neo-laureati intelligenti e volenterosi che riescono a racimolare solo infiniti tirocini e devono pure ringraziare quando ricevono poche centinaia di euro al mese. Ragazzi che fanno scelte di vita fuori dal coro, che si mettono in gioco aprendo negozi innovativi, creando aziende agricole, proponendo progetti creativi per poi scontrarsi con la burocrazia, l’inefficienza e l’indifferenza del resto della società, che tutta impegnata a puntar la lente sulle sue brutture non si ricorda neppure di guardarli negli occhi. Quanto lontano dovranno migrare perché ci accorgiamo che ci erano indispensabili? Quanti di loro dovranno andarsene perché iniziamo a pensare che i giovani che s’impegnano non sono mosche bianche e che è ora di avere fiducia in loro? Questa società della rapidità, che per emozionarsi ha bisogno delle stelle cadenti, non guarda più le stelle. Eppure, nelle notti in cui manca la luna, sono loro quelle che ci possono indicare la strada.


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RING di Pino Loperfido

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MALEDETTE ROCKSTAR CHE VE NE STATE ANDANDO: RIDATECI L’AMORE CHE VI PRESTAMMO

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erto, si fa per dire, ma abbiamo avuto tutti vent’anni tra i Sessanta e i Novanta del secolo scorso. È anche per questo che ci sconcerta così tanto che David Bowie se ne sia andato e che lì attorno, altri abbiano deciso di seguirlo: Glenn Frey, Keith Emerson, Lemmy Kilmister. E che dire di quelli che se n’erano andati nei mesi precedenti? Lou Reed, Joe Cocker, Jon Lord, Jack Bruce e mettiamoci pure i nostri Francesco Di Giacomo e Pino Daniele, Mango… Una strage che ci sta interrogando umanamente. Sta facendo profondamente riflettere noi tutti, “ventenni” del secolo scorso. Eppure anche Brian Jones fu trovato morto nella piscina della sua villa, ma era il 1969; e poi Jim Morrison, Janis Joplin e John Bonham soffocato come sappiamo, proprio come Jimi Hendrix e poi Keith Moon strafatto dall’eroina, Bon Scott finito dall’alcool. Anche la loro morte ebbe a sconcertarci, allora, ci fece male, ma stranamente non ci sorprese più tanto. Anche quando quel pazzo sparò a John Lennon, diamine che rabbia! Eppure… Era come se quelle uscite di scena facessero parte dello spettacolo. Erano tragedie, è vero, ma parevano comunque parti di un copione scritto ad arte. Oggi è diverso. Molto diverso. Perché, alla spicciolata, le nostre amate rockstar stanno morendo, ma lo stanno facendo “normalmente”, per via delle cosiddette “cause naturali”, proprio come morirono i nostri nonni e come potrebbe morire chiunque di noi normali impiegati-casalinghe-giornalisti-operai di provincia. E la cosa più sconvolgente è che prima di portarseli via – nonostante i dischi, i concerti, i fans e tutto il resto –, la morte arriva anche a spaventarli. Già. Andate a guardarvelo David Bowie nel suo ultimo video, quel “Lazarus” che più che un titolo pare uno scherzo. È spaventato, accidenti. Sorride, ancheggia, recita benissimo, ma se la sta facendo sotto perché sa bene cosa lo attende di lì a poche ore (il video è uscito l’8 gennaio e lui è morto tre giorni dopo). E il suo sgomento sgomenta noi. Per il semplice fatto che fino all’altro ieri in lui avevamo confidato, così come in Lemmy, in Lou e in tutti gli altri. Ingenuamente avevamo voluto credere a tutte le loro promesse di felicità. *** Ma ci sono almeno altri due motivi per cui tutte queste morti celebri ci sconcertano così tanto. Il primo è che “conoscevamo” queste persone quando erano giovani

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RING ed ora ce li ritroviamo vecchi e stanno morendo uno alla volta e così facendo ci ricordano che anche noi siamo stati giovani e che quindi, salvo scoperte clamorose della scienza, anche noi seguiremo presto o tardi quel destino. Il secondo motivo è che andandosene ci hanno profondamente delusi. No, non perché ci avessero convinti che sarebbero vissuti per sempre: eravamo ingenui sì, ma non fino a questo punto... Ci hanno delusi perché se ne sono andati senza ridarci nemmeno un briciolo d’amore. Sì, di tutto quell’amore che fummo capaci di dare loro tra gli anni Sessanta e i Novanta del secolo scorso. Lo stesso amore e tutto il tempo che avevamo sottratto a padri, madri, amici e fratelli, studio e lavoro, fidanzati e fidanzate, e che avevamo deciso di investire in loro – nella loro musica nuova, in quei look innovativi, nei messaggi trasgressivi – nella segreta speranza di vedercelo restituito con gli interessi, un giorno, tutto quel fiume d’amore candido, innocente e senza giudizio. Ed invece. Abbiamo scoperto che non erano Dei, ma uomini mortalissimi. E fragili, forse più di noi. Ladri d’amore adesso fuggiti per sempre da questo mondo. Una rockstar morta oggi assomiglia tanto ad un banca fallita, ad un fondo pensionistico che ha fatto crack. E noi siamo gli azionisti gabbati; quelli che c’avevano creduto. Perché era una religione per noi ventenni quella musica ed ora è come se improvvisamente ci fosse stato rivelato che in realtà non esiste nessun Dio e che tutti i sorrisi e le lacrime che versammo ascoltando centinaia, migliaia di volte gli stessi pezzi, gli assoli e i riff le versammo invano. E l’amore, il nostro amore di ragazzi, l’amore sincero che donammo a lustrini, giradischi, palchi e musicassette – adesso ne abbiamo la certezza – non ci verrà restituito mai più.


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RING di Stefania d’Elia

istruzioni per l’uso BORSA PER LE PRIME USCITE: LA PRIMA VOLTA DELLA NEO-MAMMA AL PARCO

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h, la primavera! Che meraviglia! La natura si risveglia, gli uccellini tornano a cinguettare sui rami fuori dalla nostre finestre e le mamme abbandonano il pigiamone di flanella, le ciabatte e il divano (su cui crollano per circa 15 secondi al giorno quando non devono, in ordine sparso: lavorare, correre dal pediatra, portare i bambini a scuola, portare i bambini ai corsi pomeridiani, fare la spesa, correre dal pediatra, portare i bambini alle feste di compleanno, andare dalla vicina ad elemosinare un chilo di pasta perché si sono dimenticate di fare la spesa...) per affollare le strade di periferia e i parchi cittadini. Se sei una mamma alle prime armi, per te questo sarà un vero banco di prova. Lo so che pensavi di aver già dato abbastanza con gli ormoni della gravidanza, il parto, l’allattamento e i primi denti, ma tutto questo è niente paragonato a “la borsa per le prime uscite”. Una cosa posso dirtela fin da subito così ti togli il pensiero: sicuramente dimenticherai qualcosa, e sicuramente sarà qualcosa di importanza vitale. Il trucco per sopravvivere è creare intorno a te un’ampia cerchia di mamme che funge da rete di salvataggio: hai dimenticato le salviette? Le ha la mamma di Nicolino. Tua figlia ha fatto un rigurgito che ha inondato l’intera carrozzina? Fortuna che la mamma di Silvietta ha sempre con sè tre cambi completi e i lenzuolini da culletta freschi di bucato! Io, posso vantare di essere solitamente l’addetta al rancio: grazie alla fame che coglie sempre Gaia e Samuel di sorpresa mi sono abituata ad uscire con scorte alimentari degne di un piccolo ricevimento di nozze. Potrei improvvisare un compleanno in 3 minuti, sempre che riesca a trovare qualche mamma con candeline e palloncini nella borsa! Non scriverò la lista delle cose da portare, per ogni mamma è diversa. Per noi, ad esempio, era indispensabile un biberon di acqua calda (Calda. Da Thermos. Anche in luglio) perché Gaia gradiva, tra una poppata e l’altra (allattamento a richiesta, ogni 45 minuti circa), bere un po’ di acqua bollente (una vera intenditrice!). Mia mamma racconta, non senza una vena pulsante sull’occhio sinistro, che io da piccola volevo solo il ciuccio rosso (assolutamernte non di altri colori o sfumature) quindi ne teneva una serie accompagnati da un insano terrore folle di perderli. Ci sono poi bambini che non si muovono senza la loro copertina preferita. Imparerete. Sbaglierete e farete

RING tesoro degli sbagli. E nel giro di qualche anno ehm settimana la “vostra borsa” sarà perfetta! Una cosa però posso dirvela con una certa sicurezza: i pannolini non saranno mai troppi! Ora che la borsa è pronta, cara neo mamma che ti avventuri per la prima volta al parco cittadino; potresti avere la sensazione di essere sotto stretta osservazione, potresti credere che ogni tua mossa venga scandagliata e infilata nel vetrino di un microscopio. Tranquilla. E’ esattamente così. Non fare passi falsi: le altre mamme fiutano la paura. Il parco è un biotopo a sè stante dove vigono regole precise che bisogna rispettare. La principalè è: impara a riconoscere le mamme assenti e stanne alla larga. Di solito si riconoscono dal tono stridulo con cui mormorano frasi del genere “Pierino, per favore, non prendere a palettate nei denti gli altri bambini, il sangue macchia e la tua maglietta è nuova!” Un’altra importante regola con cui vi toccherà venire a patti il più presto possibile è che “più i bambini sono... dispettosi (altre parole no, non le possiamo utilizzare) più le mamme si rendono irreperibili. Non fraintendetemi ci sono. Dall’altra parte del parco. Di schiena. Intente a parlare al telefono. Con gli auricolari nelle orecchie. Non è colpa loro, è che capita che ogni volta che il loro cucciolotto amoroso combina qualche “piccolo guaio” loro si sono dovute assentare un secondo. Ancora non è dato sapere se le mamme si danno alla fuga a causa dell’indole vivace dei figli o se, i bambini, abbandonati a sè stessi cercano di ottenere attenzioni stressando qualsiasi essere vivente che incontrano sul loro cammino. Una cosa è certa però: cercare il dialogo con queste mamme è energia sprecata, ci hanno provato in tante ma senza risultato. Respira, fai il pieno di AlkaSeltzer e vai avanti per la tua strada! E gioisci, è primavera! Il periodo dell’influenza è finito... ora tocca alle malattie esantematiche!

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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma GNAMPO, GNARO, GNEGNO E DINTORNI

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el dialetto trentino esiste tutta una serie sostantivi di connotazione negativa, che indicano una persona non particolarmente sveglia, tutti con l’iniziale gruppo consonantico “gn”: gnampo, gnaro, gnòch, gnègno, gnògno, gnòrlo. Perché tutte con l’iniziale “gn”? Perché l’hanno ricavata dalla radice del verbo latino e poi italiano: ignorare. Da cui tanti termini italiani come ignorante, ignoranza, ignoto ecc. (dal canto mio, ho inventato “ignorantata”), oltre ai sostantivi dialettali ricordati. Che potremmo tradurre tutti con la parola italiana ”sciocco”. Il che vuol dire quello che abbiamo osservato in altre occasioni, ovvero che il dialetto (a differenza di quanto normalmente si crede) è di norma molto più ricco della lingua nazionale per quanto riguarda la varietà dei sinonimi. Ai termini dialettali che iniziano per “gn” ne potremmo aggiungere altri con l’iniziale “e”, come ensemenì, entréch, endrìo; o con la “s” ad inizio di parola; come semplizón, semolón, semo (quest’ultima senza la “sc”, che non esiste in dialetto). Dopo di che, d’accordo, siamo tutti ignoranti: ma in misura diversa. C’è chi sentendosi ignorante, pensando a quanto sia smisurata e incolmabile la misura della conoscenza ha gettato da tempo la spugna e abita soddisfatto la propria ignoranza. C‘è invece chi sa che tra tutti i bisogni, il più alto , il più umano è quello della conoscenza. E per tutta la vita, anche in tarda età, non si rassegna mai, non cessa mai di cercare, di conoscere, capire.

”A propósit de capir: me ricordo na volta i m’ha ciamà ‘gnoco’. Se fussa al feminil e fussa na putèla, saverìa come tòrla. Ma son en ma’scio: come devo tòrla?” Gnoco sappiamo tutti quello ve vuol dire. Non ti piacciono gli gnocchi? “Sì ma lori i voleva dir n’altra roba”. Vuoi dire che parlavano in senso figurato? “Eco: pressapóch… Ensoma i voleva dir n’altra roba. L‘ho sentidi che i se diseva: quel lì l’è en gnoco, el speta che ghe casca i gnochi en boca! E n’altra volta: el se lasserìa magnar i gnochi en testa! Ma ‘sa volévei dir?” Tu non ti preoccupare: comunque tieniti la testa pulita… Dicevo degli ignoranti. Ci sono quelli che, scoprendosi ignoranti si sentono a disagio, cercano di fare qualcosa per almeno limitare la loro ignoranza, comprano qualche libro o vanno prenderlo in biblioteca, vanno a qualche manifestazione culturale o comunque non si rimbecilliscono davanti alla televisione o al bar giocando a carte. Insomma cercano di reagire all’ignoranza sempre più dilagante. “Ensoma, no è né gnampi né gnegni…” Bravo! “Né gnòrli…” Esatto: vedo che sai bene il dialetto. Io lo studio da anni, eppure era molto tempo che non sentivo più usare gnòrlo, un sostantivo ormai desueto. Mai peggio di tutti sono gli ignoranti arroganti: una specie che è proliferata in questi ultimi anni. I suoi esemplari li vedi schierati nei talk-show, lì a sparare cavolate, a insultare gli interlocutori, a esibire volgarità e stupidità in quantità industriali… ”Gnampi che no i è altro!” Hai ragione. Io sono un uomo stagionato che ne ha viste tante nella vita. Ma non mi ricordo di avere visto mai come ai nostri giorni, la stupidità che viene applaudita, che diventa spettacolo, che viene premiata con la notorietà davanti a milioni di persone. “E ‘sa se pòl far?” Mi viene in mente un aneddoto che si riferisce a De Gaulle in un giro elettorale attraverso la Francia. Gli si rivolse un elettore dicendogli: Generale, io avrei una proposta: eliminiamo gli imbecilli!” E De Gaulle gli rispose: ”È un problema troppo complesso!” Tu in ogni caso, vatti a lavare la testa! renzofrancescotti@libero.it

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Il 2016 è un anno speciale per lo staff della Campertours. Infatti, nel lontano 1991 dopo molti anni di esperienza maturati sotto il nome della prestigiosa Carrozzeria Ronc, il titolare Maffei Maurizio fondava ufficialmente la Campertours. Dopo oltre 25 anni di attività vorremmo ringraziare la nostra clientela per la fiducia dimostrata in tutti questi anni offrendo, esclusivamente presso la nostra sede di Trento, sita in corso Alpini n. 26, dal 26 aprile al 1° maggio 2016 uno sconto speciale del 25% su tutti gli articoli da campeggio e tempo libero* e molte offerte SOTTOCOSTO terminando nel week-end con la “FESTA DEI CAMPEGGIATORI” dedicata a tutti Voi, grandi e piccoli vacanzieri amanti della natura!

PROGRAMMA FESTA DEI CAMPEGGIATORI

domenica 1 maggio

orario continuato ore 9.00-19.00

Dalle 9.00

Dalle 9.00

Dalle 09.30

Dalle 09.30 alle 19.00

Dalle 09.30 alle 19.00

Dalle 10.00 alle 19.00

Passa da noi per un buon caffè!

sarà presente un responsabile Fiamma con decennale esperienza che potrà consigliarvi sulla corretta manutenzione ed utilizzo degli intramontabili accessori Fiamma Chi resiste a non salire sul fantastico salterello gonfiabile con divertenti ostacoli? Adatto per bambini di tutte le età (dai 99 anni in giù).

Dalle 10.00 alle 19.00

Colazione alternativa da Campertours!

Chi resiste a non salire sul fantastico salterello gonfiabile con divertenti ostacoli? Adatto per bambini di tutte le età (dai 99 anni in giù).

Nello spazio giochi laboratorio di disegno con concorso interno “Disegna le vacanze dei tuoi sogni” per i bambini che vogliono dare sfogo alla loro creatività! Tutti i piccoli partecipanti saranno premiati con un simpatico omaggio.

Avvio laboratorio di disegno con concorso interno “Disegna le vacanze dei tuoi sogni” per i bambini che vogliono dare sfogo alla loro creatività! Tutti i piccoli partecipanti saranno premiati con un simpatico omaggio.

Dalle 10.00 alle 19.00

Dalle 10.00 alle 19.00

Dalle 11.00 alle 19.00

Divertiti a sfidare il Toro meccanico! Per grandi e piccini

L’aperitivo da Campertours è T(r)endi. Ricco buffet di stuzzichini per tutti i clienti!

Dalle 11.00 alle 19.00

Dalle 15.00 alle 19.00

L’aperitivo è di casa. Ricco buffet di stuzzichini per tutti i clienti!

Animazione a tutto tondo con palloni gonfiabili, giochi e trucca bimbi

Dalle 15.00 alle 19.00

Dalle 16.00

Animazione a tutto tondo con palloni gonfiabili, giochi e trucca bimbi

Dalle 14.00 Gelato Party!

Un camper carico di buonissimo gelato artigianale trentino Vi aspetta!

Divertiti a sfidare il Toro meccanico! Per grandi e piccini

Che festa sarebbe senza torta? Taglio e distribuzione della torta per i primi 25 anni ufficiali di Campertours.

La partecipazione è gratuita ! e rivolta a tutti Voi! Grazie di cuore

Lo staff Campertours

* Sconto 25% valido su tutti gli articoli presenti in negozio, compresi articoli già in offerta (sconto valido partendo dal prezzo di listino). Esclusi articoli a prezzo netto (esempio bombole gas).

sabato 30 APRILE

orario continuato ore 9.00-19.00


trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT

NON LO CAPISCO, MA MI ADEGUO (MA QUALCOSA CAPISCO...)

S

arà la primavera, sarà che sto invecchiando (ormai al compleanno spendo pù de candeline che de torta…) ma io questo mondo balordo faccio sempre più fatica a capirlo. Mi sforzo, ci metto buona volontà, ma spesso non capisco. Ieri in macchina, passavo proprio davanti all’Agenzia del Lavoro, molto frequentata da tante persone in cerca di occupazione, e alla radio ho sentito un spot che lì mi sembrava fuori luogo. Non era la solita pubblicità di qualche detersivo portentoso per massaie desiderose de gòderse co la strazza e ‘l fregòm, e neanche di un nuovo materasso comprensivo di trapunta doublefass e macchina del caffè e passaverdura a energia solare da pagare in comode rate, ma una pubblicità su come dare le dimissioni on line “rapide semplici sicure”! Ma fa en spot per trovar lavoro “rapido, semplice, sicuro” no per perderlo! Piuttosto allibita mi sono documentata meglio e ho capito che è per contrastare il problema delle dimissioni in bianco. Diciamo che l’ho capita, o almeno credo. E che dire della farina di insetti? Questo non era un spot,

era un articolo di giornale. La situazione è questa: in futuro saremo no sò quanti miliardi de persone, e non possiamo distruggere l’ambiente per procurarci il cibo. La soluzione c’è. Perché non mangiare gli insetti? Tanti, nutrienti, economici, ricchi di proteine, saporiti, na roba portentosa che te magni quattro saltamartini e l’è meio de na zena del Rinaldo Dalsasso! (Per i non indigeni informo che i saltamartini no l’è aperitivi: l’è le cavallette). Oddio, se non sei cinese è un po’ difficile pensare di mangiare polpette di cavallette, frittata di formiche, insalatona di farfalle e brodo de ragni… E non è solo un’ipotesi: a Garniga c’è già un pioniere del settore, che ha un allevamento (si dice così?) di grilli. Si, proprio di grilli, ma con il silenziatore, per cui i vicini non possono lamentarsi per concerti non programmati. Da quello che si legge, il progetto prevede di produrre farina di grilli, che potrà essere messa nelle minestre e zuppe e con la quale si potrà magari fare la polenta de grill, el strudel de grill, le fortàie de grill. Immagino che in questo caso en la padèla le se girerà da sole, facendo un salto da grillo e posizionandosi sul lato opposto. Cosa volete, a me piace sperimentare qualche novità in cucina, e quindi la proverò senz’altro sta farina. Anzi informo l’allevatore di Garniga che mi propongo come assaggiatrice. Sarà sempre meglio di quella volta che, ai tempi in cui la farina si comprava “sciolta”, in montagna ho fatto le fortaie per me e i miei amici con quello che ho trovato rovistando nella credenza. Giuro che i due sacchetti sembravano avere lo stesso contenuto, e io li ho usati entrambi. E giuro che le fortaie, per la verità un po’ dure, le abbiamo mangiate. Il giorno dopo, mia nonna mi ha chiesto se avevo visto “quel sacchet de gèss che ghèra en la credenza, che el me serve per seràr el bus che no vegna rento zorzi”….. Cosa volete che sia mangiare farina di grillo!! Vogliatevi bene! Loredana P.S. Avevo 18 anni e fra questi amici c’era quello che, nonostante le premesse, è diventato (ed è) mio marito. Ma mi ha giurato che lui fortaie de farina de grill no ‘l ne magna….. Vogliatevi bene! Loredana

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INCREDIBILE! INCREDIBILE! INCREDIBILE! INCREDIBILE! LA STUFA SI ACCENDE LA STUFA SI ACCENDE INCREDIBILE! LA STUFA SI ACCENDE INCREDIBILE! LA STUFA SI ACCENDE DALL’ALTO VERSO IL BASSO DALL’ALTO VERSO IL BASSO LA STUFA SI ACCENDE DALL’ALTO VERSO IL BASSO LA STUFA SI ACCENDE VERSO IL BASSO copri DALL’ALTO 10 utili consigli per ridurre le PM e pe DALL’ALTO VERSO IL BASSO VERSO IL stufa BASSO uon DALL’ALTO funzionamento della tua o calda

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secca, stagionata almeno 2 anni, a pellet, usare solo pellet certificato non trattata con colle o vernici ente a PELLET mantenere la fiamma PELLET CERTIFICATO CERTIFICATO Per stufe stufevivace secca, stagionata almeno 2lele anni, non trattata con colle oPer vernici a a pellet, pellet, usare usare solo solo pellet pellet certificato certificato non trattata con colle o vernici blu, gialle, rosso-gialle) NO NORIFIUTI RIFIUTI NELLA NELLASECCA STUFA STUFA Non Non usare usare mai maicombustibili combustibili PELLET CERTIFICATO Per le stufe LEGNA NATURALE Usare legna

PELLET CERTIFICATO Per le stufe diversi diversi dalla dalla legna, legna, come come plastiche plastiche ooaltri altri rifiuti NO RIFIUTI NELLA STUFA Non usare mairifiuti combustibili a pellet, usare solo pellet certificato secca, stagionata almeno 2 anni, PELLET CERTIFICATO Per le stufe o altri rifiuti a pellet,dalla usare solo pellet certificato (giornali, (giornali, riviste, riviste, imballaggi) imballaggi) diversi legna, come plastiche non trattata con colle o vernici NO NO RIFIUTI RIFIUTI NELLA NELLA STUFA STUFA Non Nonusare usaremai maicombustibili combustibili a pellet, usare solo pellet certificato (giornali, riviste, imballaggi) CORRETTA Non i fori di diversi diversidalla dalla legna, legna,tappare come comeplastiche plastiche ooaltri altri rifiuti rifiuti UNA UNA FIAMMA FIAMMA VIVACE VIVACE Assicurare Assicurare una unamai quantità quantità di diaria aria NO RIFIUTI NELLA STUFA Non usare combustibili PELLET CERTIFICATO Per le stufe (giornali, (giornali, riviste, riviste, imballaggi) imballaggi) ssicurare corretto apporto di aria NO RIFIUTI NELLA STUFA Non usare mai combustibili alla allail stufa stufa sufficiente sufficiente a amantenere mantenere la la fiamma fiamma vivace vivace UNA FIAMMA VIVACE Assicurare una quantità di aria diversi dalla legna, come plastiche o altri rifiuti aNO pellet, usareNELLA solo pellet certificato RIFIUTI STUFA Non usare mairifiuti combustibili diversi dalla legna, come plastiche altri e ecalda calda (fiamme (fiamme blu, blu, gialle, rosso-gialle) rosso-gialle) alla stufa sufficiente agialle, mantenere laofiamma vivace (giornali, riviste, imballaggi) migliore combustione UNA UNA FIAMMA FIAMMA VIVACE VIVACE Assicurare Assicurare una una quantità quantità di diaria aria diversi dalla legna, come plastiche o altri rifiuti (giornali, riviste, imballaggi) e calda (fiamme blu, gialle, rosso-gialle) alla alla stufa stufasufficiente sufficiente aamantenere mantenerelalafiamma fiammavivace vivace (giornali, riviste, imballaggi) VENTILAZIONE VENTILAZIONE CORRETTA CORRETTA Non Nontappare tappare i ifori foridi di aria FIAMMA VIVACE Assicurare una quantità di eUNA e calda calda (fiamme (fiamme blu, blu, gialle, gialle, rosso-gialle) rosso-gialle) NO RIFIUTI NELLA STUFA Non usare mai combustibili UNA FIAMMA VIVACE Assicurare una quantità di aria ventilazione ventilazione eeassicurare assicurare ililcorretto corretto apporto apporto di diaria aria VENTILAZIONE CORRETTA Non tappare i fori di alla stufa sufficiente a mantenere la fiamma vivace diversi dalla legna, come plastichela o fiamma altri rifiuti UNA FIAMMA VIVACE Assicurare una quantità di aria alla stufa sufficiente agialle, mantenere vivace per favorire favorire una una migliore migliore combustione ventilazione e assicurare ilcombustione corretto apporto di aria eper calda (fiamme blu, rosso-gialle) (giornali, riviste, imballaggi) VENTILAZIONE VENTILAZIONE CORRETTA CORRETTA Non Non tappare tappare fori di di alla stufa sufficiente a mantenere la fiamma vivace e calda (fiamme blu, gialle, rosso-gialle) i ifori per favorire una migliore combustione ventilazione ventilazione eeassicurare assicurare ililcorretto corretto apporto apportodi diaria aria e calda (fiamme blu, gialle, rosso-gialle) VENTILAZIONE CORRETTA Non tappare i fori di per per favorire favorire una una migliore migliore combustione combustione UNA FIAMMA VIVACE Assicurare una quantità di aria VENTILAZIONE CORRETTA Non tappare i fori di ventilazione e assicurare il corretto apporto di aria alla stufa sufficiente a mantenere fiamma vivace VENTILAZIONE CORRETTA Non la tappare i fori di ventilazione e assicurare il corretto apporto di aria per favorire una migliore combustione eventilazione calda (fiamme blu, gialle, rosso-gialle) e assicurare ilcombustione corretto apporto di aria per favorire una migliore per favorire una migliore combustione VENTILAZIONE CORRETTA Non tappare i fori di

CONTROLLARE ILinvisibile FUMO Ile(se fumo che ilesce dal camino deve essere quasi èpulire denso efai di colore da fumaria fumaria da datecnici tecnici qualificati qualificati --evitare evitare ilfai da te! te! periodicamente l’impianto far la canna giallo a grigioscuro la combustione non èda corretta) CONTROLLARE CONTROLLARE L’IMPIANTO L’IMPIANTO Far controllare deve quasi invisibile (se è controllare denso e di colore gialloessere a grigioscuro la combustione non èda corretta) fumaria da tecnici qualificati -Far evitare il fai te! da periodicamente periodicamente l’impianto l’impianto eefar farpulire pulirenon lalacanna canna giallo a grigio- scuro la combustione è corretta) ACCENSIONE ACCENSIONEECOLOGICA ECOLOGICA Per facilitare facilitare CONTROLLARE L’IMPIANTO Far controllare CONTROLLARE IL FUMO Il Per fumo che esce fumaria fumaria da da tecnici tecnici qualificati qualificati evitare evitare il il fai fai da dadal te! te!camino CONTROLLARE L’IMPIANTO Far controllare l'accensione l'accensione utilizzare utilizzare appositi appositi prodotti, prodotti, ACCENSIONE ECOLOGICA facilitare periodicamente l’impianto ePer far pulire la e canna deve essere quasi invisibile (se è denso di colore da CONTROLLARE L’IMPIANTO Far controllare periodicamente l’impianto e far lafai canna preferendo preferendo materiali materiali ecologici ecologici eprodotti, epulire naturali naturali l'accensione utilizzare appositi fumaria da tecnici qualificati - evitare ilnon dacorretta) te! giallo a grigioscuro la combustione è ACCENSIONE ACCENSIONE ECOLOGICA ECOLOGICA Per facilitare periodicamente l’impianto ePer far pulire canna fumaria da tecnici qualificati - evitare illafai da te! preferendo materiali ecologici efacilitare naturali l'accensione l'accensione utilizzare utilizzare appositi appositi prodotti, fumaria da tecnici qualificati - prodotti, evitare il fai da te! ACCENSIONE ACCENSIONEDALL’ALTO DALL’ALTOAccendere Accendere la lalegna legnanon nondal dal ECOLOGICA Per facilitare CONTROLLARE L’IMPIANTO controllare preferendo preferendo materiali materiali ecologici ecologici eFar enaturali naturali ACCENSIONE ECOLOGICA Per facilitare basso bassoma madall’alto dall’alto (i(igas gas passano passano attraverso attraverso la lanon fiamma fiamma ACCENSIONE DALL’ALTO Accendere la legna dal l'accensione utilizzare appositi prodotti, periodicamente l’impianto ePer farprodotti, pulire la canna ACCENSIONE ECOLOGICA facilitare l'accensione utilizzare appositi calda caldaema ebruciano bruciano in in modo modo quasi quasi completo) completo) basso (i gas passano attraverso la te! fiamma preferendo materiali ecologici naturali fumaria dadall’alto tecnici qualificati -e evitare illegna fai da ACCENSIONE ACCENSIONE DALL’ALTO DALL’ALTO Accendere Accendere lala legna non nondal dal l'accensione utilizzare appositi prodotti, preferendo materiali ecologici e naturali calda e bruciano in modo quasi completo) basso basso ma madall’alto dall’alto (i(igas gas passano passano attraverso attraversolalafiamma fiamma preferendo materiali ecologici e naturali IMPIANTI IMPIANTIMODERNI MODERNI Utilizzare Utilizzare impianti impianti ACCENSIONE DALL’ALTO Accendere la legna non dal calda calda eebruciano bruciano ininmodo modoquasi quasi completo) ACCENSIONE ECOLOGICA Percompleto) facilitare ACCENSIONE DALL’ALTO Accendere la legna dal (stufe (stufema eecaldaie) caldaie) moderni moderni ed ed efficienti efficienti IMPIANTI MODERNI Utilizzare impianti basso dall’alto (i gas passano attraverso la non fiamma l'accensione utilizzare appositi prodotti, ACCENSIONE DALL’ALTO Accendere la legna non dal basso ma dall’alto (i gas passano attraverso la fiamma (stufe ee bruciano caldaie) moderni efficienti calda in modo ed quasi preferendo materiali ecologici ecompleto) naturali IMPIANTI IMPIANTI MODERNI MODERNI Utilizzare Utilizzare impianti impianti basso dall’alto gas passano attraverso la fiamma calda ema bruciano in(imodo quasi completo) (stufe (stufe caldaie)moderni moderni ed efficienti efficienti calda eeecaldaie) bruciano in modoed quasi completo) IMPIANTI MODERNI Utilizzare impianti ACCENSIONE DALL’ALTO Accendere Per Per informazioni informazioni IMPIANTI MODERNI Utilizzare impiantila legna non dal (stufe e caldaie) moderni ed efficienti basso ma dall’alto (i gas passano attraverso la fiamma IMPIANTI MODERNI Utilizzare impianti Per informazioni (stufe e caldaie) moderni ed efficienti APPA APPA calda e bruciano in modo quasi completo) (stufe e caldaie) moderni ed efficienti APPA Agenzia Agenziaprovinciale provincialeper perlala

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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Loredana Cont, Luciano De Carli, Lara Deflorian, Stefania D’Elia, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Francesca Mazzalai, Astrid Mazzola, Maurizio Panizza, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini

SOMMARIO APRILE 2016 Ring

6 COMMENTI 14 IL DIALETTO INFORMA 16 DA DONNA A DONNA

Attualità 20

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PAOLO ENDRICI

UN VIAGGIO IN AUTOBUS

30 UN MEDICO CON IL “MAL D’AFRICA” 34 MARIANO ANDERLE E IL VIETNAM 38 UN NUOVO VESCOVO PER TRENTO

Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170

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MARGONI, DAL PASSATO AL FUTURO

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DUE OSCAR PER LA STAR NONESA MISTERIOSE “REGINE DELL’ABISSO” “SCAPPA, SE CI RIESCI” GARIBALDI IN TRENTINO MASTRO SETTE A ROMA OTHMAR WINKLER

Panorama

64 “BIBLIO È” 71 EDUCA 2016 74 DANIELE SILVESTRI 76 PATTY PRAVO 78 NEGRITA 79 “PINOCCHIO” IN DANZA 82 ELIO E LE STORIE TESE 85 L’ECONOMIA DEL TEMPO 88 IL FLAMENCO DI GALVAN 90 TRENTO FILM FESTIVAL

Giorno per giorno

92 MOSTRE 96 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news 106 112 114 115

I MATRIMONI DEL MESE WIKIPEDIA E LE DONNE TRENTINE DAL “BESTIARIO” AL ROCK TRENTINO LA DONNA È IN VERSO

Rubriche 116 118 119 120

LIBRI E LIBRERIE VOLTI NELLA STORIA #TRENTINOMESE CONTEST LA VIGNETTA info@trentinomese.it www.trentinomese.it

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trentinoincontri di Francesca Negri e Paolo Curcu

UN CAFFÈ A CASA DI...

PAOLO ENDRICI BUON TEROLDEGO NON MENTE... IL TEROLDEGO È PER LUI UN AFFARE DI FAMIGLIA LUNGO 130 ANNI, CAPACE DI AFFASCINARE ANCHE MICHELLE OBAMA. SIAMO IN UNA DELLE CANTINE STORICHE DEL TRENTINO, LA CANTINA ENDRIZZI. PAOLO, LA MOGLIE CHRISTINE E I FIGLI LISA MARIA E DANIELE COMPONGONO UNA FAMIGLIA DEL VINO DAVVERO SPECIALE. CON UNA STORIA CHE COMINCIA NEL 1885, A DON, IN VAL DI NON

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a formula magica non è quella della “one man band”, ma quella di un’orchestra familiare che, insieme, prosegue da cinque generazioni la lunga tradizione di una delle cantine più storiche del Trentino, la Cantina Endrizzi. Paolo Endrici, con la moglie Christine e i figli Lisa Maria e Daniele sono, a tutti gli effetti, uno dei più begli esempi di famiglia, non solo del vino, che si possano 22

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trovare. L’armonia, il feeling e il piacere di stare assieme si respirano nell’aria, in cantina e nei loro vini, dove gli ingredienti principali sono la tradizione impressa dai genitori e una buona dose di innovazione e freschezza che i figli, con rispetto, riescono a infondere nello stile dell’azienda che ormai ha spento 130 candeline. «Funzioniamo bene, riusciamo a essere molto creativi e a sviluppare belle idee

tutti insieme» afferma Lisa, classe 1990, e detto da un giovane figlio è musica per le orecchie non solo dei genitori. La storia che Paolo e la sua famiglia custodiscono gelosamente risale alla seconda metà dell’Ottocento e parte da Don, in val di Non, quando tre ragazzi, gli Endrici, decidono di scendere in Val d’Adige: il cugino Celestino andrà in seminario, i due fratelli Angelo e Fran-


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«SOGNO SPESSO DI DARE L’ESAME DI MATEMATICA» Libro che stai leggendo Non temete per noi: la nostra vita sarà meravigliosa, di Mario Calabresi. È un libro che mi piace molto perché trasmette ottimismo, lo consiglio a tutti. Piatto preferito? Non saprei decidere tra coda di rospo alla veneziana e risotto al Teroldego… Film preferito Il signore degli anelli, perché è un’epopea travolgente Cantante e gruppo preferito Fabrizio de Andrè. La cosa che ti fa più paura? L’ignoranza e la stupidità al potere. Sogno ricorrente? Sogno spesso di dare l’esame di matematica, ma mi capita spesso anche di sognare di seguire una luce in un bosco abbastanza rado fatto di pini ad alto fusto, pervaso da una sensazione di curiosità e da una serenità molto bella. Se non avessi fatto quello che hai fatto, cosa avresti fatto? Ho studiato legge, volevo fare tutt’altro, ma il lavoro che sto facendo con la nostra cantina copre tutti i settori, il primario (perché partiamo dalla campagna), secondario (perché la trasformazione del vino è un processo industriale) e il terziario perché per venderlo dobbiamo fare di tutto, commercio, marketing, comunicazione, amministrazione. Ripartirei quindi a fare quello che sto facendo adesso, amo la nostra azienda.

raggiungono 22 Paesi in tutto il mondo: «Siamo arrivati anche in Vietnam – racconta Paolo – e per la mia generazione (classe 1949) è emozionante portare in quel posto Teroldego, invece che Napalm…». I mercati principali sono quelli di Germania, Italia e Svizzera, le bottiglie prodotte sono 600.000, di cui 450.000 di etichette trentine prodotte nei 55 ettari gestiti e 150.000 toscane, dove in Maremma una quindicina di anni fa gli Endrici hanno acquistato 30 ettari a Fonteblanda in provincia di Grosseto, dove hanno fondato la Tenuta Serpaia. Paolo, la vostra gamma abbraccia dal Trentodoc ai vini toscani fino ai passiti. Ma per tutti Cantina Endrizzi vuol dire grande Teroldego, un vino in realtà poco valorizzato dalle cantine trentine, è d’accordo?

La produzione vinicola trentina oggi è sbilanciata in modo forse eccessivo sui vini bianchi, che possono dare un’immagine solamente se parliamo di spumante metodo classico. Invece recentemente il Trentino ha chiuso un accordo sulla Doc Venezie Pinot Grigio, una denominazione di origine controllata che privilegia la quantità e, a mio avviso, rappresenterà solo un ulteriore degrado dell’immagine del vino trentino. Quello che invece io continuo a ripetere è che il Teroldego è un vino straordinario, se lo si cura con attenzione. Se lo volessimo valorizzare come ha saputo fare la Valpolicella con il suo Corvina, potremmo fare un vino ancora più importante e apprezzato dell’Amarone, invece vendiamo Teroldego a pochi dollari negli Stati Uniti o per tagliare altri vini.

cesco invece si fermano a S.Michele all’Adige e fondano le Cantine Endrizzi, nel 1885. Nel giro di pochi anni quella dei fratelli Endrici (Endrizzi in dialetto trentino) diventa la cantina più importante del Trentino, con cinquanta ettari di proprietà e i suoi vini ricercati in tutto l’Impero asburgico. Oggi i vini di questa realtà al confine tra la provincia di Trento e quella di Bolzano 23

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CANTINE APERTE 2016

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antine Endrizzi durante tutto l’anno è promotrice o parte attiva di molti eventi e iniziative (non ultimo, ad esempio, il progetto “Roccia madre” in collaborazione con il MUSE), mentre la cantina ormai è un punto di riferimento non solo per i wine lover, ma anche per eventi e matrimoni, settore in cui ormai è un punto di riferimento scelto per il suo fascino storico, le antiche botti austroungariche e una natura rigogliosa e bucolica in cui la struttura è inserita (www.endrizzimatrimonio.it). La prima occasione buona per visitare la cantina, se si è a caccia di un momento particolare, sarà Cantine Aperte, in programma il 29 maggio. Quel giorno Cantine Endrizzi si animerà di laboratori, degustazioni, mercatino enogastronomico, visite in vigneto e in cantina, con postazioni sparse in tutta la tenuta per un percorso enogastronomico itinerante, che attraverserà anche il “giardino dei profumi”, un vigneto di 22 filari rappresentativo delle tipologie d’uva del Trentino. Ciascun filare inizia con piante, erbe e fiori che ricordano i profumi che caratterizzano gli aromi primari di ogni tipo di uva e che poi si ritrovano nel vino.

Perché non si è mai puntato sul Teroldego, allora? Non lo so, noi lo facciamo e siamo la dimostrazione che dà grandi risultati: oltre ad aver conquistato Michelle Obama, che ha apprezzato i nostri vini in un ristorante di Roma. Il Gran Masetto, il nostro Teroldego di punta fatto in parte con la tecnica dell’appassimento, sulla guida dei 100 migliori rossi d’Italia, che raggruppa i risultati di tutte le guide enologiche, si è piazzato al 26mo posto, unico vino trentino assieme a Guerrieri Gonzaga. Certo, finché le rese fissate per legge per il Teroldego sono di 170 quintali a ettaro non si potrà mai fare qualità, basti pensare che ad esempio il Brunello di Montalcino ha una resa massima di 80 quintali a ettaro… Chissà, magari con le nuove generazioni di vignaioli qualcosa cambierà. Anche voi siete in pieno passaggio generazionale, come lo state vivendo? 24

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Per me è stato sicuramente più difficile. Io avevo studiato legge, pensavo di fare altro, poi mio padre mi ha richiamato perché la situazione in cantina si era ingolfata, ma io non avevo alcuna preparazione in questo settore. All’inizio quindi per me è stato difficile strutturarmi nuovamente. Sono arrivato in azienda nel 1976, quest’anno sono 40 anni... I miei figli invece trovano una struttura già ben organizzata, abbiamo tutto quello che può servire. I mercati certo oggi forse sono più difficili, ma l’entusiasmo e la nostra unione aiutano. Quando i miei figli mi hanno detto che volevano proseguire la nostra attività è stata una bella emozione, Christine e io non lo davamo assolutamente per scontato. E i giovani Endrici hanno già iniziato a lasciare le loro impronte. In effetti sì. Hanno anche già creato un vino tutto loro, il Masetto Due, ultimo nato della nostra gamma. La prima uscita è stata l’annata 2012 e adesso c’è la 2014. Il “Due” sta per i due fratelli, i due vitigni con cui è prodotto (Terolde-

go 80% e Cabernet Sauvignon 20%), i nostri due enologi che lo hanno creato (Vito Piffer e Hartmann Donà) e infine Masetto due è anche il numero civico della nostra cantina, quindi un invito a venirci a trovare. Un vino che ha incontrato subito il favore del pubblico, fruttato, senza passaggi in legno ma solo acciaio, morbido, molto piacevole. Al Vinitaly, dal 10 al 13 aprile a Verona, presenterete qualcosa di nuovo? Mostreremo il packaging, ma non faremo ancora assaggiare, il Masetto Privé che uscirà a Natale, è uno spumante metodo classico Trentodoc che ha maturato 8 anni sui lieviti, che prima era destinato solo al consumo privato della nostra famiglia e che invece ora abbiamo deciso di condividere con gli appassionati del nostro prodotto. Saranno appena 1.300 bottiglie numerate. Sei stato presidente della Commissione promozione e marketing del Consorzio Vini e oggi sei ancora presidente dell’Associazione Vitivinicoli che fa riferimento all’Unione


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IL FUTURO

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a nuova generazione della famiglia Endrici, rappresentata da Lisa e Daniele, sta seguendo le orme di mamma e papà. «Stiamo toccando tutti i settori, marketing, vendite, ma soprattutto oggi siamo i brand ambassador della cantina – raccontano i due ragazzi -. E portiamo idee nuove e nuovi progetti. Ci appassiona molto seguire soprattutto il mercato».

commercio e turismo e in parte agli Industriali, di cui fanno parte tutte le più grandi cantine del territorio. Qual è il tuo punto di vista sul mondo del vino trentino? In questi anni ho detto tutto quello che penso su questo argomento. Oggi confermo che purtroppo il Trentino del vino non riesce a comunicare: il vino trentino da solo non ha nessun appeal, tant’è che i vini migliori della regione non sono Trentino Doc (denominazione di origine controllata), sono tutti Igt (indicazione geografica tipica) delle Dolomiti. Perché? Perché il Trentino Doc spesso finisce sui scaffali dei supermercati a prezzi bassissimi e in questo modo non è possibile difendere l’immagine. Per questo noi, come ad esempio anche Ferrari, portiamo avanti il nostro marchio, ma non le denominazioni del territorio, e a malincuore: vorremmo essere ambasciatori del Trentino, ma non è possibile. L’unica isola “felice” è quella del Trentodoc, che a livello di promozione e comunicazione sta andando avanti bene. Voi siete una realtà di confine. Questo influisce in qualche modo sul vostro modo di guardare le cose e concepirle? Ci siamo sempre impegnati per essere

una sorta di ponte tra Trentino e Alto Adige, ma anche tra il Sud e il Nord. Inoltre, mia moglie è tedesca e poter avere un mix di cultura latina e alemanna in famiglia ritengo sia un valore aggiunto. A proposito di tua moglie Christine, architetto di Stoccarda, come vi siete incontrati? Ci siamo conosciuti a una festa del Rotaract a Monaco, io vi partecipavo come delegato di Trento, lei di Stoccarda. Poi ho iniziato a scriverle, ad andare a trovarla, non mi ha considerato per 3 anni. Poi il caso ha voluto che si trasferisse per un anno a Milano, al tempo lavora-

va con Matteo Thun, e così Christine ha deciso di riallacciare i rapporti con i suoi contatti italiani, tra cui figuravo anch’io… Come primo appuntamento ho pensato di portarla sul Cevedale: era il primo di novembre, era venuta con le scarpette leggere da Milano. Non so come sia accaduto, ma quel giorno rimase affascinata dalla montagna e dai montanari… La cosa più incredibile è che sei mesi prima avevo fatto un viaggio in India e un veggente mi disse che il primo di novembre di quell’anno avrei conosciuto la donna della mia vita. Così è stato… ■

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di Silvia Tarter

GIOIE E DOLORI DI UN VIAGGIO IN AUTOBUS ULTIMAMENTE SEMBRA CHE NEPPURE SPOSTARSI SUGLI AUTOBUS URBANI SIA TROPPO SICURO. LE CRONACHE DEI GIORNALI RIPORTANO SPESSO DI EPISODI DI MALEDUCAZIONE, INSULTI ED ATTACCHI AGLI AUTISTI. PER NON PARLARE POI DEI PORTOGHESI, CHE TUTTI I GIORNI SALGONO E SCENDONO CON NONCHALANCE INDIFFERENTEMENTE DA UNA QUALSIASI DELLE PORTE DEL MEZZO, E DI CHI SI LAMENTA PER I BUS TROPPO PIENI. ABBIAMO PROVATO A FARE QUALCHE GIRO PER CERCARE DI VEDERE DA VICINO TUTTI QUESTI PROBLEMI E CAPIRE COME TRENTINO TRASPORTI SPA INTENDA FARVI FRONTE

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un giovedì mattina, giorno di mercato a Trento e quindi anche uno dei più affollati. Una visita alle bancarelle non può mancare e allora è meglio prendersi per tempo e recarsi di buon’ora alla fermata dell’autobus. Certo, partire da Ravina col 12 delle 7.26 stipato di studenti, lavoratori e vecchiette che chiacchierano allegramente può sembrare un po’ un’impresa, fortuna che il tragitto è breve e le corse comunque, al mattino, nella fascia oraria che copre le ore sco28

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lastiche, sono più numerose. Una volta scesi in stazione, dove l’autobus arriva un po’ alleggerito (chi va a scuola e al mercato di solito scende alle fermate che precedono il capolinea) dopo un giretto proviamo a salire sull’autobus più temuto per le sue soffocanti calche di studenti: il 5. Saliamo così sulla corsa delle 8.49. Superata Piazza Dante, via Travai, Piazza Fiera e Piazza Venezia, il bus risale la collina per raggiungere Povo e le sue facoltà universitarie. “Ma è sempre così pieno?” chiedia-

mo ad una signora. “Sì, risponde lei. A quest’ora ci sono le lezioni all’università. A volte in stazione sale talmente tanta gente che è meglio rimanere a terra ad aspettare l’autobus dopo.” Comunque per gli studenti che vanno in collina esiste anche il 5-barrato che ferma proprio davanti al Polo scientifico, le sue corse mattutine sono molto ravvicinate e di queste alcune effettuate con l’autosnodato. Basta gettare uno sguardo agli orari per vedere quante ce ne sono: 8.08, 8.09, 8.11, 8.12, 8.19,


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Verificatori all’opera

Uno dei tornelli installati ultimamente

8.34, 8.39, 8.44, 8.59. “A quest’ora gli autobus sono carichi di studenti. Certi sono un po’ fastidiosi perché parlano forte, sono vivaci e non si tolgono lo zaino” si lamenta un’anziana, che assieme ad altre due sta aspettando il bus in Via Salè per andare al mercato. Ad ogni modo, l’autobus lo trovano comodo e funzionale, perché nei giorni feriali bastano 10 minuti o poco più per andare e venire dalla città. “L’affollamento della linea 5 ci è noto da tempo” spiega Andrea Saltori, il Responsabile Servizi Urbani di Trentino Trasporti Esercizio S.p.A. “Abbiamo anche cercato di metterci d’accordo con i docenti delle facoltà universitarie per

capire se si potesse spostare, magari posticipandolo, l’orario delle lezioni, ma purtroppo non è possibile. Ogni anno comunque si sono aggiunte delle corse, la frequenza è stata aumentata e le segnalazioni che ci pervengono sul servizio si sono ridotte rispetto al passato. Quanto ad attivare ulteriori corse durante l’anno, queste non risolverebbero il problema: creerebbero ulteriore traffico, oltre a rappresentare un costo aggiuntivo.” PORTOGHESI: QUELLI CHE “NOI NON PAGHIAMO” Altro problema fastidioso dei trasporti urbani è quello dei cosiddetti portoghesi, quelli che non pagano il biglietto e viaggiano gratis. Nella percezione degli utenti, buona parte di questi furbetti, se non la maggior parte, sono di origine straniera, e spesso suscitano reazioni di ostilità mista a timore nei passeggeri che li osservano. “Giorni fa ho avuto una discussione con un uomo, racconta una signora, probabilmente di origine marocchina. Viaggiava con il figlio e tutti

e due non avevano il biglietto. Li ho invitati a obliterare indicando loro la macchinetta, ma mi hanno risposto di malo modo, parlando a voce molto alta. Hanno detto che conservavano il biglietto del viaggio prima e, insomma, raccontato un sacco di scuse. Io ero un po’ a disagio, ma nessuno ha preso le mie difese e si è unito a me, perché di loro hanno tutti paura.” Conclude la signora. Non è la sola a riportare testimonianze come queste, anche di episodi dove si constata, il più delle volte in silenzio, come molte persone definite genericamente “straniere” salgano sul mezzo e vadano tranquillamente a cercarsi un posto a sedere. Queste scene, registrate quotidianamente, contribuiscono poi a fomentare una rabbia diffusa verso il generale degrado della città e dei suoi abitanti, una situazione che purtroppo si estende ben al di là dei vetri in plexiglas dell’autobus. Ma che cosa dicono dai vertici a tal proposito? “Sulla percentuale di utenti viaggianti trovati sprovvisti del biglietto al momento del controllo il 48% riguarda cittadini trentini o comunque italiani, mentre il 52% cittadini non italiani. Chiaramente, questi dati derivano dai controlli effettuati (che hanno fatto registrare mediamente una percentuale di evasione del biglietto che si aggira intorno al 4%), e di certo il numero di persone che viaggiano sprovviste di biglietto è superiore, ma crediamo che comunque non si discosti troppo da questi dati.” Afferma Saltori. Per tenere d’occhio i furbetti, ad oggi per i servizi urbani ci sono quattro squadre da tre verificatori ciascuna. L’anno scorso i controllori hanno anche potuto avvalersi dell’aiuto di personale ex-dipendente della Whirpool (quattro persone), inserito tramite l’Agenzia del lavoro in un progetto pilota di impiego in mobilità. “Il personale Whirpool in realtà ora si sta esaurendo, perché gli ex dipendenti sono stati quasi tutti ricollocati, comunque il loro supporto – naturalmente erano privi del potere di emettere multe – è valso come deterrente aggiuntivo per scoraggiare i portoghesi”, continua Saltori. Per non acquistare il biglietto, comunque, adesso non ci sono davvero scuse, aggiunge. Alle fermate si trovano le colonnine dei ticket, anche se spesso purtroppo sono prese di mira dai vandali, altrimenti, oltre alle tabaccherie, i biglietti si possono comprare anche 29

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nei bar e in alcuni supermercati, anche se spesso molta gente se lo dimentica. Per i più giovani e smanettoni inoltre, non è nemmeno più necessario ricorrere al biglietto cartaceo da quando è stato attivato il sistema Open Move, la app che permette di acquistare biglietti di treni, autobus e funivia con pochi click e di validarli semplicemente attraverso il QR code. (http://openmove.com/it/ per-te.html) Un’altra misura anti evasori è stata poi l’introduzione, da tempo annunciata, dei tornelli. Partita a gennaio di quest’anno, per ora questi dispositivi sono attivi solamente su una delle tre linee dell’autobus 17, corsa che collega Trento a Lavis, nota per essere tra le più critiche anche su questo fronte. “In determinate fasce orarie non di punta abbiamo fatto installare i tornelli anteriori, in modo che chi sale sia costretto a passare davanti ad autista e obliteratrice per poter entrare. Per ora si tratta ancora di una sperimentazione, anche perché il fornitore dei tornelli ha realizzato un prototipo e dunque è una fase di prova anche per lui; è quindi presto per capire quanto il sistema funzioni. Comunque, può servire certamente a contrastare l’evasione e in futuro lo si potrà estendere ad altre linee”, spiega sempre Saltori. In effetti, a chi sale sul 17 al mattino, sarà capitato di imbattersi in questi tornelli, che consentono di accedere solamente dopo aver obliterato il biglietto o convalidato abbonamento o tessera a scalare. A quel punto, una luce verde ed un segnale acustico confermano al viaggiatore l’accesso sul mezzo. E se c’è qualcuno che tenta di bypassare la sbarra si attiva un piccolo allarme. Nei primi giorni ad assistere i passeggeri, in particolare le persone anziane, c’era un addetto della Trentino Trasporti. In genere comunque le persone si fanno trovare pronte con biglietto o abbonamento in mano, e molte di loro trovano poi questa misura davvero utile. “Finalmente, commenta qualcuno, all’estero sistemi come questi sono già in uso da tempo! Si tratta solo di abituarsi.” E cosa ne pensano invece gli autisti? C’è chi si mostra palesemente contento, e durante i primi giorni di sperimentazione non nascondeva la propria soddisfazione nel lasciare a terra le persone sprovviste di biglietto e chi invece non crede siano poi così efficaci, ma si dice comunque ottimista sul fatto che gli utenti possano imparare a usarli. Superare i tornelli all’entrata però, comporta che 30

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Maurizio Petrolli della Uil Trasporti

le persone debbano salire una alla volta e il bus resti fermo più a lungo alla fermata. “Ci si deve abituare, afferma un autista, una volta non eravamo abituati neppure alla raccolta differenziata o a non fumare nei locali. Questione di tempo”. Effettivamente, questa soluzione in altre città europee è la regola e nessuno discute nel mettersi in fila ad aspettare il proprio turno per timbrare. Ma noi siamo davvero pronti? E siamo sicuri che non si trovi comunque il modo di evitare anche questo? Se qualcuno s’incaponisce davvero meglio lasciarlo andare, ci dice un altro autista invece, perché c’è sempre chi può diventare pericoloso. “Assicurarsi che chi viaggia paghi è senza dubbio importante, ma il mio compito d’altronde non è verificare che chi sale abbia il biglietto, ma garantire che tutti arrivino sani e salvi a casa.” TURNI DI LAVORO: SE SETTE ORE VI SEMBRAN POCHE... Un altro tema dibattuto negli ultimi mesi è quello della turnistica dei conducenti. I sindacati protestano che spesso durante l’orario di lavoro un autista non faccia neppure in tempo ad andare in bagno, cosa ovviamente molto spiacevole, specie per i meno giovani. “I turni sono complessivamente di 7 ore e tre minuti” ci spiega Nicola Petrolli, presidente di Uil Trasporti del Trentino, ciò significa che ad un autista può capitare di guidare anche per 4-5 ore di fila. Certo, è previsto un margine di tempo di 15 minuti per effettuare una pausa, scendere dal mezzo, sgranchirsi le gambe..., ma a volte non vengono rispettati perché se c’è un po’ di traffico o un imprevisto, l’autista, magari da capolinea, è costretto a ripartire quasi subito.” Petrolli ci parla anche

di lavoratori che hanno avuto problemi di vescica, proprio per la difficoltà ad andare al bagno. “Questo si verifica ancora perché, continua, andrebbe rivisto seriamente il cadenzamento degli autobus, rimasto immutato da decenni. Le tratte non possono essere calcolate a tavolino, il traffico in questi anni è aumentato e bisognerebbe tenerne conto. Oltre agli autisti poi, naturalmente il ritardo provoca disagio anche agli utenti che si trovano costretti ad aspettare, rimanendo fuori al freddo d’inverno.” Come fare quindi? Aumentare le corse creando ancora più traffico? Oppure modificare gli orari? “L’azienda dice sempre che la gente ormai si è abituata a quegli orari e non sarebbe disposta a cambiare, ma sono convinto che se cominciasse a trovare che un orario è più funzionale di un altro si abituerebbe subito”. Su questo fronte l’azienda però non vuole entrare troppo nel merito: i turni vanno bene, e le lamentele sono liquidate a mera polemica sindacale. MALEDUCAZIONE, VANDALISMI: ECCO LE LINEE MALFAMATE Infine, il tema più caldo, e più grave, è la questione sicurezza, di autista e passeggeri. Qualche anno fa gli episodi di maleducazione e pericolo erano relegati per lo più alla sera, quando capitava di trovare qualcuno che avendo alzato un po’ il gomito diveniva facilmente fastidioso e irritabile. Ora invece la cronaca parla anche di aggressioni, risse, episodi di maleducazione anche in pieno giorno, da parte di giovani stranieri, ma anche di giovani trentini. Una delle tratte più critiche e note da tempo in questo senso è quella che va in direzione

Andrea Saltori, Responsabile Servizi Urbani di Trentino Trasporti Esercizio S.p.A


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dell’Enaip, l’istituto di formazione professionale di Villazzano. Qui ogni giorno capita di trovare ragazzini che urlano, litigano, fumano persino. Si sentono in diritto di fare quello che vogliono perché il bus segue un percorso che da un certo punto in poi conduce unicamente alla loro scuola e pensano quindi sia quasi di loro utilizzo esclusivo. Addirittura è successo, racconta Saltori, di trovare sedili smontati, cosa che non si può certo fare in poco più di dieci minuti di viaggio! “Abbiamo già tenuto degli incontri con l’istituto Enaip per parlare dell’educazione sui mezzi pubblici e ne organizzeremo ancora se occorrerà. Si tratta di una scuola frequentata da una certa tipologia di studenti, la cui condotta è risaputa, e in cui sono presenti anche diverse etnie”, chiarisce a tal proposito. C’è da dire comunque che certi comportamenti non sono imputabili a chi è responsabile dei trasporti, ma rispondono all’educazione del singolo, e anche della cultura famigliare da cui proviene. All’atteggiamento dei ragazzini maleducati si aggiungono poi gli episodi spiacevoli, anch’essi frequenti, ad opera spesso di gruppetti di stranieri, che possono infastidire i passeggeri e l’autista. Molti conducenti ammettono che fare questo lavoro non è più tranquillo come un tempo e certe volte non vedono l’ora di terminare la corsa, specie la sera. “Qualche collega è stato persino picchiato, ma non va bene neppure essere solo insultati o minacciati.” Racconta un autista che ora conduce invece i pullman extraurbani. “E molte volte si preferisce chiudere un occhio perché salgono anche persone armate di coltello”. Le corse che godono di cattiva fama sono in particolare il 3 e l’8, ma ancor più il 17. La zona nei dintorni di via Brennero

in generale, è infatti tra le più critiche, anche per via dei suoi abitanti. “È necessario garantire maggiore sicurezza agli autisti, afferma il presidente della Uil Trasporti, Petrolli, anche intensificando le presenze dei controllori. A Milano il problema delle aggressioni è stato risolto aumentando il numero dei verificatori”. Per spingere l’azienda ad adottare dei provvedimenti più rapidi, nei mesi scorsi i sindacati hanno formalizzato una serie di richieste avanzate all’assessore alle infrastrutture e all’ambiente Mauro Gilmozzi, volte a garantire la sicurezza di autista e viaggiatori e contrastare l’evasione del biglietto. Le risposte arrivate mostrano che qualcosa si sta muovendo ed è in progetto di muoversi ulteriormente. È chiaro che non è possibile, né pensabile, presidiare tutte le corse giornaliere (in tutto sono 2000, su cui viaggiano circa 50mila passeggeri), ma comunque l’impegno per rafforzare i controlli c’è ed è stato confermato, e dipende naturalmente dalle risorse messe a disposizione dei Comuni (verrebbe a costare, si stima, 500.000 euro all’anno). Già nel corso del 2015 invece è cominciata l’installazione degli impianti di video sorveglianza da attivare nelle fasce non di punta. Ogni bus è stato dotato di cinque dispositivi, provvedimento questo che verrà esteso ad un centinaio di mezzi, e si mira inoltre a portare il sistema di monitoraggio statico delle immagini ad un monitoraggio in tempo reale. Per tutelare la sicurezza dei passeggeri si potrà poi ricorrere alla presenza delle forze dell’ordine in caso di segnalazioni specifiche e la polizia locale potrà invece supportare i controllori, soprattutto in certe fasce orarie serali. Per una maggiore sicurezza dell’autista, saranno invece installate delle paratie in plexiglas (già in uso su alcuni

mezzi), per lo meno sulle linee più critiche. Quanto alla lotta all’evasione, se la sperimentazione dei tornelli si dimostrerà valida, sarà estesa a tutte le linee. I problemi che riguardano l’utilizzo dei mezzi pubblici insomma sono molti, e certamente nessuno è di immediata e facile soluzione, cosa che anche chi ne parla, facendo un eccessivo allarmismo non può non considerare. Non si può negare, però, né tacere il fatto che prendere l’autobus la sera specie al sabato su alcuni percorsi non generi un certo disagio, realmente accresciuto rispetto al passato, tanto che molte persone preferiscono evitarlo. I passeggeri che prendono l’autobus sono tanti, e molto più variegati rispetto a quelli di altri mezzi, ad esempio le corriere, dove sono quasi sempre le stesse persone a salire, possono essere controllate una ad una e le fermate sono poche. L’autobus inoltre passa per forza di cose per la città, attraversando Piazza Dante, ed è quindi inevitabile che raccolga tra tutti anche persone poco raccomandabili. Ma bisogna ammettere che c’è anche una componente psicologica che si innesca e si manifesta a bordo di questi mezzi e che riguarda anche chi ritiene di comportarsi bene, o normalmente. Sembra quasi infatti che l’autobus, per sua natura e struttura, possa autorizzare maggiormente le persone a parlare forte, comportarsi male, sentirsi liberi di essere meno educati. Forse perché alcune regole sono ancora troppo poco conosciute, come la salita obbligatoria dalla porta anteriore e l’uscita da quella centrale, non sostare sulle porte quando c’è spazio..., regole che molti sembrano ancora ignorare, vuoi per mancata informazione vuoi per menefreghismo. Ma il menefreghismo, purtroppo, anche nelle piccole cose può essere estremamente contagioso. ■ 31

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trentinoincontri di Gianfranco Gramola

UN MEDICO CON IL “MAL D’AFRICA” LA STORIA DI MARIO BATTOCLETTI, UN CHIRURGO DOTATO DI UNA PROFONDA SENSIBILITÀ UMANA CHE PER UN PERIODO ALL’ANNO “VOLA” IN AFRICA PER FARE VOLONTARIATO, PORTANDO CON SÉ, OLTRE ALLA PROFESSIONALITÀ, UN GRAN DESIDERIO DI AIUTARE IL PROSSIMO, RICEVENDO IN CAMBIO UN SORRISO, QUEL SORRISO CHE COME UNA MAGIA, FA TANTO BENE AL CUORE. UNA TESTIMONIANZA DI LACRIME E DOLORE MA ANCHE DI MOMENTI EMOZIONANTI CHE HA L’UMILE PRETESA DI TOCCARE L’ANIMA E DI ESSERE UN ESEMPIO

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ario Battocletti è un medico di Mezzolombardo, specializzato in chirurgia generale. Sposato con Miriam Paternoster, insegnante, ha tre figli: Paolo, Laura e Davide. Attualmente lavora presso l’ospedale di Cles. Quando ha capito che fare il dottore sarebbe stata la sua professione? Da piccolo avevo questa passione: ho ancora qualche disegno delle elementari in cui porto la mascherina. Mi era rimasto impresso il fatto che mio papà Renzo avrebbe voluto fare il medico, però non lo fece per questioni economiche. Il suo sogno l’ho fatto un po’ mio. Chi sono stati i suoi maestri? Molti miei maestri sono stati dei chirurghi del sud, sia a Padova che a Verona. Soprattutto siciliani e calabresi, persone preparatissime e molto intelligenti. Il dr. 32

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Tirone, appunto calabrese, che al Santa Chiara di Trento è molto conosciuto. Ci sono però anche i trentini doc come il Prof. Eccher, il Dr. Rigamonti e il Dr. Bruno Zani. Le doti di un buon chirurgo? Razionalità, pazienza, freddezza, cuore gentile ed uno spirito allegro. Soprattutto, come diceva Paracelso, non agire senza giudizio e non mostrare di conoscere ciò di cui non si ha esperienza. Poi l’importanza di conoscere i propri limiti su certe cose è fondamentale. Come ricorda la gavetta, i suoi inizi? La gavetta è stata abbastanza difficoltosa perché pensavo di essere arrivato invece stavo solo iniziando. Anche perché io sono arrivato su un cambio epocale della chirurgia, ossia si passava dalla chirurgia tradizionale a quella tecnologica,

laparoscopica con le telecamere e senza fare tagli, quindi stavo seguendo questa evoluzione e questo mi affascinava parecchio. Che tipo di operazioni fa? Soprattutto del tipo addominale, quelle con la telecamera. Quindi dal fegato allo stomaco, dall’intestino alle ernie, ecc… Adesso siamo tutti molto settoriali negli interventi e uno si specializza su determinate cose. Com’è nato il “mal d’Africa”? Il “Mal d’Africa” è nato con un viaggio del 1987, quando ho incontrato Baba Camillo di Romeno. A quei tempi, mio papà aveva una ferramenta e metteva da parte del materiale da mandare in Africa nei container. Baba Camillo è sempre stato un sacerdote-lavoratore e curava le officine e la falegnameria ed era an-


trentinoincontri

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tempi c’era un po’ di disoccupazione in Italia e mandavano via molti medici laureati. Quando poi ho conosciuto mia moglie l’ho coinvolta in questa mia passione e nel 2003 siamo partiti per l’Uganda. Quali sono state le difficoltà iniziali? La prima difficoltà è stata quella di decidere di partire, poi il CUAMM ha preparato molto bene la mia partenza, mi ha aiutato molto, accelerandola perché eravamo pochi a partire. Secondo me non è stata neanche tanto difficile la prima fase perché eravamo entusiasti del lavoro e aspettavamo da anni questa partenza. Però sicuramente la mole di lavoro, una goccia in un oceano, in una situazione così grande, ti dà ad un certo punto l’idea del fallimento. Perché avedi talmente tante cose che potresti fare, ma ne puoi fare solo poche e questo ti deprime un ven. – sab. po’. Poi c’è l’isolamento dai tuoi familiari

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e dagli amici. Il primo anno non abbiamo visto o sentito quasi nessuno ed è stato abbastanza duro. Però io avevo la famiglia con me e questo mi ha dato più energia. Chiaramente l’impatto di certe situazioni è stato molto forte: non avevo mai visto morire un bambino. Quando cominci a visitare e in un’ora ne vedi morire otto, ti senti malissimo. So che la nostra borgata, Mezzolombardo, ha fatto una colletta per sostenere il suo operato. La gente di Mezzolombardo secondo me, oltre ad essere generosa economicamente, è stata generosa dal punto di vista del sostegno, perché ho ricevuto lettere, mail di tantissima gente. Il mezzo economico chiaramente aiuta perché con quei soldi si possono comprare i vaccini o attrezzature per l’ospedale, però il sostegno morale è necessario perché ti dà energia e ti carica. Ci hanno fatto molto piacere le persone che sono venute in Africa a trovarci, e con le quali abbiamo attuato altri progetti. Quello che mi ha stupito è la generosità e il sostegno di molte persone anonime, sconosciute, persone che non mi sarei mai aspettato. Ha mai pensato di coinvolgere qualche suo collega trentino? Ho coinvolto alcuni colleghi dell’ospedale di Cles. Ho portato giù con me in Africa il Dr. Meggio e il Dr. Moggio, primario di – dom. Cavalese (sono cugini), e si stanno ag-

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che un gran contadino. Quando c’era da fare non si tirava mai indietro. Un giorno è arrivato in negozio e l’ho conosciuto. Avevo appena letto il suo libro, così sono rimasto affascinato da questa figura così energica e solare. Ricordo che ha chiesto a mio padre se voleva andare in Africa a trovarlo, ma mio padre aveva paura degli aerei; così mi sono fatto avanti io, che facevo il commesso nella ferramenta di famiglia. Nel giro di dieci giorni ho fatto il biglietto, due mesi dopo sono partito e sono stato via per due mesi. Avevo 19 anni e mi ero appena iscritto a Medicina. È stato folgorante perché oltre a stare lì parecchio, ho visto i primi ospedali di “Medici con l’Africa CUAMM” (la prima organizzazione italiana no profit che si interessa alla promozione e tutela della salute delle popolazioni africane, ndr). Casualmente un giorno siamo arrivati a Tosamaganga (Tanzania) e ho visto questi medici che lavoravano lì. Uno di loro mi ha fatto vedere l’ospedale. Io non ero avvezzo neppure alla nostra medicina perché erano i primi anni che studiavo, ma nel vedere quelle situazioni, quegli ospedali, rimasi colpito positivamente, anche dal lavoro di questi ragazzi. Eravamo proprio dove, combinazione, 20 anni dopo sarei andato a lavorare. Mi ricordo che questo medico mi ha detto: “Se vuoi venire a operare qui non fare come noi. Laureati, specializzati, impara il lavoro e poi vieni”. Mi diceva così perché a quei

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trentinoincontri giungendo altri medici. Quando possono vanno in Africa anche senza di me. Io credo che l’Africa sia il sogno di qualsiasi operatore sanitario, solo che non è sempre facile realizzarlo. Ma probabilmente è il sogno di tante persone, però uno che ha un’attività commerciale non è che può spostarla di lì. Noi non possiamo traslocare le nostre vite così facilmente. Ha coinvolto anche la sua famiglia e insieme siete partiti per la Tanzania. Quali erano le loro mansioni? Siamo andati prima in Uganda poi in Etiopia e, quindi, in Tanzania. Il ruolo di mia moglie inizialmente era quello di tenere i bambini perché erano molto piccoli e soprattutto in Etiopia, dove eravamo in una zona completamente isolata, dovevamo vedercela con un sacco di malattie endemiche e bisognava tenerli sotto controllo. Pian piano abbiamo cominciato a conoscere l’ambiente e a vedere che non era poi fondato tutto quell’allarmismo; uno dei problemi più grossi delle malattie dei bambini era soprattutto dovuto alla denutrizione. I nostri stavano bene e non si sono mai ammalati. Quindi il compito di mia moglie era quello di tenere la famiglia sotto controllo, di tenere la casa, di filtrare l’acqua, di preparare i cibi con quello che c’era, di dare una mano alla ragazza che viveva in quella casa. Poi lei si è ambientata e mi dava una mano con i malnutriti, con gli allattamenti ed inoltre dava una mano sul sociale. Molte volte questi malati uscivano dall’ospedale e non sapevano dove andare, avevamo anche gli orfani da gestire e un sacco di altre cose. Lei si occupava anche di organizzazione. In Tanzania ha aperto un’attività per la produzione di tessuti “Batik”, che sono delle stoffe dipinte con la cera liquida. Faceva dei lavori favolosi. I suoi figli come ricordano questa esperienza e soprattutto cosa hanno imparato? I primi due, che erano più grandicelli, hanno visto situazioni che porteranno nella loro testa per tutta la vita. Abbiamo un sacco di materiale fotografico con cui loro si ricordano tanti momenti, tanti fatti e credo che la cosa più importante che hanno vissuto è quella della casa sempre aperta a tutti e il fatto che c’era una fratellanza enorme; quando c’era bisogno di qualcosa, tutti si davano una mano. L’episodio più gratificante? Quello che l’ha emozionata di più? Sono tantissimi. Una volta avevo un bambino con un tumore a un rene. Io non avevo mai operato un rene. Ho mandato questo bambino all’ospedale centrale di 34

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Dar es Salaam e quando hanno visto questo bambino, probabilmente in un reparto che non funzionava e dove non c’erano i medici, me l’hanno rimandato indietro e me lo sono ritrovato davanti. Secondo me era operabile per le indagini che avevamo fatto, solo che forse loro non se la sentivano. Abbiamo preso il coraggio a due mani, con gli anestesisti ci siamo preparati, io mi ero rivisto l’intervento, avevo parlato via skype anche con un medico che faceva questi interventi e mi ha detto: “Vai tranquillo, vedrai che lo farai bene”. Il giorno dopo ero il primo in sala e in tre quarti d’ora gli ho asportato il rene, l’intervento è riuscito perfettamente, il bambino dopo pochi giorni stava bene. Poco tempo dopo, uscendo dal mio giro del reparto con gli infermieri, ho trovato una donna in ginocchio davanti a me. Ho pensato: “vorrà soldi, vorrà qualcosa”, e aveva questa padella con il cibo in mano. L’infermiera mi ha dato una mano a tradurre e mi ha detto: “È la mamma di quel bambino che hai salvato dal tumore, lei non sa come ringraziarti, lei non ha niente ma ti dice che se avesse qualcosa te lo darebbe”. . Com’era la sua giornata “tipo”? Si partiva sempre con la sala operatoria la mattina presto che solitamente durava fino alle cinque o sei del pomeriggio e quando potevo, tra un intervento e l’altro, facevo il giro delle visite. Poi c’erano giornate in cui facevo solo ambulatorio, con centinaia di pazienti da vedere. Poi due giorni dovevo dedicarli a quello e, infine, c’erano parecchi pomeriggi di training per gli infermieri, per i medici più giovani. Quindi bisognava spendere un sacco di

tempo a insegnare a fare i gessi, a fare lezioni anche teoriche, quindi chiaramente il training era molto importante. A Dubbo, in Etiopia avevo il problema che dovevo dirigere l’ospedale e quindi avevo anche i meeting con tutte le personalità locali che non mi lasciavano lavorare, però era molto importante tenere questi rapporti interpersonali, anche perché chiaramente un bianco non è visto molto bene quando mette il naso nel loro sistema; devi aiutare, ma devi sempre aiutare stando un po’ dietro le quinte, consigliare, ecc … La mediazione l’ho imparata lì. Si dice “cinicamente” che i chirurghi che operano gratis nel Terzo mondo ci vanno per farsi la mano. Non è il suo caso data la sua esperienza, ma in generale è così? Non posso negare di aver fatto molta esperienza laggiù. Ci vuole coscienza. Il problema è che in certe situazioni non c’è alternativa, perché non si può mandare il paziente da un’altra parte. Molte volte hai paura di quello che ti può succedere perché nessuno ti può aiutare, ma d’altronde nessuno può aiutare quel malato se non tu... Qui in Italia facevo trecento interventi l’anno, mentre lì facevo trecento interventi in tre mesi. Secondo me la cosa più importante è la coscienza di sapere quello che non devi fare, perché ci sono dei limiti oltre i quali non puoi avventurarti, perché comunque non ce la fai, ed è difficile a volte perché non hai la Tac perché non hai l’ecografia e non hai nulla che ti aiuti a capire. Quindi a volte ti trovi lì con 20 persone che ti guardano e tu devi decidere e non è semplice. Cosa le manca dell’Africa? Tutto. Le sue radici trentine quanto hanno contato nel suo operato? Soprattutto per la nostra sana forza di volontà che ci aiuta a superare i momenti difficili. Ha qualche progetto che spera di realizzare in futuro? Sì, sicuramente mi piacerebbe poter avere la possibilità di ritornare a gestire qualche ospedale in Africa. Mi piacerebbe tornare lì con qualche collega di qua. Magari quando andiamo in pensione, in gruppo, in equipe a lavorare là. Quando pensa di ritornare in Africa? Penso in settembre. Non vedo l’ora...

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trentinoattualità

VE LO DO IO IL VIETNAM! di Pino Loperfido

POTEVA RESTARSENE TRANQUILLO A LAVORARE IN PROVINCIA FINO ALLA PENSIONE, MA PER IL DIPLOMATICO TRENTINO MARIANO ANDERLE IL RICHIAMO DELL’ORIENTE È STATO IRRESISTIBILE. DOPO UNA BRILLANTE CARRIERA, LO SCIENZIATO E STUDIOSO TRENTINO È ORA ADDETTO SCIENTIFICO PRESSO L’AMBASCIATA ITALIANA IN VIETNAM CHE, A SUO DIRE, HA MOLTO IN COMUNE CON L’ITALIA. E CON IL TRENTINO

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a storia professionale di Mariano Anderle (nato nel 1955, a Pergine Valsugana) oltre che bella da raccontare è di quelle storie che servono a sfatare alcuni luoghi comuni. Su tutti, quelli che aleggiano sui dipendenti e dirigenti pubblici, che sarebbero pigri, imbolsiti e attaccati saldamente alla propria poltrona. No perché il nostro intervistato è uno studioso e scienzato che fino all’altro ieri (è un modo di dire, in realtà fino al 31 agosto dello scorso anno) era alla guida del progetto di promozione del sistema di ricerca scientifica della Provincia autonoma di Trento. Componiamo il numero telefonico e lasciamo che la nostra voce percorra gli 36

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trentinoattualità 11.763 chilometri che separano Trento da Hanoi, la capitale della Repubblica Socialista del Vietnam, per fuoriuscire da un apparecchio poggiato sulla scrivania dell’ufficio dell’addetto scientifico della locale Ambasciata Italiana. “Scusi, Anderle… Tanto per cominciare: ma che ci fa in Vietnam?” “Sono qui intanto perché il Vietnam è un paese che sta crescendo con percentuali record, l’età media è di soli 28 anni (in Italia è di 47...), e presto diventerà un riferimento imprescindibile per tutta l’Asia”. È vero. Ci vengono in mente gli accordi quadro che il Paese ha stipulato con gli altri giganti asiatici (Cina, Corea, Giappone, ecc.) e poi, soprattutto, il trattato di libero scambio recentemente sottoscritto con l’Unione Europea, che gli permetterà di diventare un hub importante di sbocco per qualcosa come tre miliardi persone. “E poi – continua Anderle – il Vietnam ha diverse cose in comune con l’Italia. Una popolazione solo di un terzo maggiore, dal punto di vista geografico è molto simile a noi in quanto ha un nord e un sud, si stende cioè lungo una serie di paralleli, e ha gli stessi problemi di connessione. Per non parlare del carattere delle persone”. Per inciso, il Vietnam è famoso ai più soprattutto per la sanguinosa guerra a cui ha dato il nome e per quel famoso film di Michael Cimino. Per Anderle –

Con la Console generale d’Italia Carlotta Colli in visita al Laboratorio di Nanotecnologie dell’Università

che era tra quelli che all’epoca andarono in strada a protestare contro l’intervento americano – non è un caso che in passato questo luogo sia stato teatro bellico. La sua posizione è geograficamente strategica. “E poi il costo del lavoro ancora molto basso sta portando tante aziende, anche italiane, a spostarsi qui dalla Cina o dall’India”. “Quando sono tornato dopo i primi quattro mesi a Trento, lo sa qual è la sensazione che ho provato?” No, ce lo dica. “Quello di essere in un Paese lento e vecchio”. Laggiù sono spostati almeno di una generazione in avanti. Una situazione che ricorda quella dei nostri anni Cinquanta, lo stesso fermento, la voglia di fare, l’ottimismo...

Ma lei aveva mai sentito parlare del Vietnam prima di questa nomina? “Nel 2007 avevo vinto il posto di addetto scientifico a Pechino. Stavo per partire, ma ahimé è caduto il Governo Prodi e il nuovo Premier, Silvio Berlusconi, ha applicato altri parametri”. “Qualche anno dopo ho sottoposto la mia candidatura per il Vietnam: ed eccomi qui con un compito molto interessante da svolgere!”. Lo confessiamo: ignoravamo che le ambasciate avessero degli uffici scientifici e di ricerca. Pensavamo che l’ambasciata fosse la fastosa abitazione dove l’ambasciatore riceve i colleghi diplomatici o poco più. “L’addetto scientifico – detto in pochissime parole – ha il compito di

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CHI È MARIANO ANDERLE

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ariano Anderle, Presidente per il triennio 2013-2016 della IUVSTA International Union for Vacuum, Science, Technique and Applications, dal primo settembre 2015 è Addetto Scientifico presso l’Ambasciata d’Italia ad Hanoi, Repubblica Socialista del Vietnam. Dal maggio 2009 all’agosto 2015 è stato Responsabile dell’Incarico “Promozione e Internazionalizzazione del Sistema Trentino dell’Alta Formazione e Ricerca” presso il Dipartimento della Conoscenza della Provincia Autonoma di Trento, Consigliere Scientifico dell’Assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica della Provincia Autonoma di Trento e Ricercatore Senior Associato all’Istituto di Fisica dei Plasmi del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano. In occasione di una Fiera di beneficienza a Dirigente di ricerca, fisico sperimentacui partecipavano l’Ambasciata Italiana e alcuni importanti sponsor attivi da anni in le con estesa esperienza professionale Vietnam (tra cui Piaggio) all’estero (CERN Ginevra, IBM New York, Università dell’Illinois e del Maryland) ha insegnato presso l’Università di Trento, l’Università di Torino e l’Università del Maryland. Autore di più di 145 pubblicazioni su riviste internazionali, 5 libri, 65 comunicazioni su invito e 140 comunicazioni a congresso, è detentore di tre brevetti internazionali e valutatore e responsabile di progetti internazionali, nazionali e regionali. Per vent’anni (dal 1987 al 2007) Responsabile dell’Area Superfici e Interfacce dell’ITC-irst di Trento, dal 2008 al 2009 responsabile dell’Area per le Relazioni Internazionali della Fondazione Bruno Kessler di Trento, nel maggio 2008 è designato dal Ministro degli Affari Esteri per l’incarico di esperto, con funzioni di Addetto Scientifico, presso l’ambasciata d’Italia a Pechino, Cina. Fellow dell’AVS-The American Society for Science and Technology of Materials, Interfaces and Processes, Socio Onorario e più volte Presidente dell’AIV-Associazione Italiana per la Scienza e la Tecnologia, Paul Harris Fellow della Fondazione Rotary del Rotary Internazionale, l’attività di ricerca di Mariano Anderle comprende la scienza e la tecnologia del vuoto, l’analisi e ingegnerizzazione delle superfici, i materiali e processi per la microelettronica, l’approccio combinatoriale alla scoperta di materiali avanzati, i biomateriali e le biointerfacce.

Con la famiglia a Trento.

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Il saluto del Presidente Mattarella in occasione della sua visita di stato in Vietnam, novembre 2015

promuovere e favorire la cooperazione internazionale, soprattutto in campo scientifico e tecnologico, tra i due Paesi in questione”. In pratica, l’expertise a disposizione dell’ambasciatore. Mariano Anderle, tra l’altro presiede l’IUVSTA, l’organizzazione che raccoglie le Società di Scienza e Tecnologia di 32 paesi di tutto il mondo. Attualmente di cosa si occupa? “Per il 2016, abbiamo scelto alcune tematiche importanti sia per l’università e ricerca italiana sia strategiche per il Paese ospitante. Anzitutto i cambiamenti climatici: questo – altra somiglianza con l’Italia – è un Paese ad alto rischio idrogeologico in cui le variazioni del clima portano all’innalzamento del livello dei mari aumentando la salinità delle acque dolci a scapito del terreno coltivabile. Poi l’Agrifood: la qualità dei cibi, la loro lavorazione, la tracciabilità dei prodotti. A novembre, su questi temi organizzeremo una conferenza internazionale. Accanto a ciò la ricerca sulle bio-nanotecnologie, la genetica, le staminali, ecc. Verso una medicina di precisione più moderna. Insomma, il lavoro e i progetti non mancano di certo. Lo si sarà capito a questo punto dell’articolo: Anderle ha un background interdisciplinare che abbraccia molti campi e anche per questo è stato scelto per il ruolo che ora ricopre ad Hanoi. Non sarà certo sfuggito al lettore il suo anno di nascita (1955); se la matematica non è un’opinione, vuol dire che ha fatto questa sua scelta, che qualche sedentario collega potrebbe definire “estrema”, a sessant’anni suonati, quando la maggior parte dei lavoratori si arrampica sui calcoli e sulle prospettive pensionistiche. Una scelta insolita, ma che denota carattere, intraprendenza e curiosità. Tutte doti appartenute in


trentinoattualità passato a grandi uomini, come Galileo Galilei che pubblica il suo primo lavoro a sessantadue anni… “Quando ho comunicato la mia scelta a Trento qualcuno mi ha preso per matto… Ma di fronte all’opportunità mi sono detto: «Dai che andiamo… Se non lo fai a 60 anni, non lo fai più.” Alla faccia di Checco Zalone e dell’italiano devoto del posto fisso… Un esempio anche per tanti nostri giovani che ancora non hanno colto l’effetto lobotimizzante che può sortire il posto fisso, peggio se pubblico. Ma per Anderle non è mica finita qui… “Eh, già. Perché certe sere mi guardo attorno e mi domando: «E dopo cosa farò?» Fingendo di non sapere di avere già 40 anni di servizio…” Certo non dimentichiamo, però, che scelte come la sua comportano anche sacrifici. Come può essere quello di lasciare una terra come quella trentina, ai primi posti per la vivibilità”. Cosa le manca di più dell’Italia? Il cibo? Anderle non ci pensa nemmeno un istante.. “No, devo dire che quello non mi manca, anche perché davanti all’Ambasciata c’è Casa Italia, con un ristorante dove prima di questa intervista ho mangiato le fettuccine con speck e funghi…” Ah, però. “A parte questo, il cibo vietnamita è molto buono e più salutare di quanto si potrebbe pensare”. Una cosa che manca a Mariano Anderle

Con una delegazione dell’Istituto Di Biotecnologia e dell’Ambiente dell’Universita’ di Ho Chi Minh City

è la sua squadra di pallavolo (ci ha giocato per quattordici anni). In Vietnam, infatti, non ci sono nemmeno i campi… Gli mancano anche la montagna, il Lago di Garda… Sebbene anche il Vietnam abbia molto da offrire in termini paesaggistici. Cosa si porta dietro del Trentino nella sua esperienza orientale? “Intanto il ricordo di Bruno Kessler, all’epoca senatore, che mi mandò a specializzarmi negli Stati Uniti. Ma poi anche oggi le eccellenze trentine tornano utili. Ad esempio, il modello cooperativo sul quale qui stiamo studiando possibili applicazioni alle province agricole vietnamite… I contadini infatti non sono organizzati non solo per vendere i propri prodotti, ma nemmeno per coltivare la terra nel modo più giusto…” Insomma, i margini per poter lavorare bene ci sono. Pur considerando il fatto che ci troviamo in una delle (ultime) due o tre repubbliche a partito unico in cui la

democrazia è un processo ancora in evoluzione. Ma Anderle ha la soluzione anche per i problemi di ordine ideologico: “Basta avere l’intelligenza di saper lavorare in una realtà come questa.” Tra le altre cose, Mariano Anderle è anche skipper (“Stare su una barca in mezzo al mare dà una delle sensazioni più belle che l’uomo può provare nella vita”). Come skipper è suo figlio Daniele che sta finendo il dottorato in fisica teorica a Tubinga, ma ha appena vinto il post-doc all’Università di Manchester. Sua figlia, Marica, anche lei skipper, invece, il dottorato lo sta facendo a Zurigo in biotecnologie. La moglie, Sonia Carli, insegna chitarra classica a Trento. Una famiglia che con quattro soli elementi praticamente “presidia” l’intero pianeta Terra... E quando vi vedete, professore? Lui sorride: “Questo è uno dei problemi che sto ancora cercando di risolvere...”. ■

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VENTICINQUE VESCOVI PER UN NUOVO VESCOVO SARÀ CONSACRATO DOMENICA 3 APRILE NEL POMERIGGIO IN DUOMO, A TRENTO, DON LAURO TISI DA GIUSTINO SUCCESSORE DELL’ARCIVESCOVO BRESSAN di Alberto Folgheraiter

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ono annunciati 25 vescovi e quattrocento preti, nel pomeriggio di domenica 3 aprile 2016, in cattedrale a Trento per la consacrazione episcopale di don Lauro Tisi, il Vicario generale della diocesi che prende il posto dell’arcivescovo emerito Luigi Bressan. Un prete rendenese succede a un vescovo delle Sarche, l’uno e l’altro nati e cresciuti lungo il corso dello stesso fiume, la Sarca, che nasce tra i ghiacciai della Val Rendena e si getta nel lago di Garda. L’arcivescovo Bressan arrivò a Trento che era già vescovo da dieci anni. Era stato consacrato dal cardinale Agostino Casaroli, suo riferi-

Martin Lutero (1483-1546)

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mento quale “ministro degli esteri” del Vaticano. Bressan, infatti, fu prelevato dalla Nunziatura di Bangkok in Thailandia perché tornasse nella diocesi di origine. Lauro Tisi fu scelto da Bressan quale Vicario generale nel 2007. Ed è stato lo stesso Bressan a inserire il nome di Tisi nella “terna” dei preti “vescovabili” che ogni tre anni viene mandata in Vaticano. Di solito, però, il vicario di una diocesi, se è “promosso” vescovo, viene mandato altrove. La scelta di Tisi per Trento è già un fatto eccezionale. La giovane età, pure. A 54 anni il nuovo vescovo ha davanti a sé 21 anni di mandato prima che a 75 anni, secondo il Codice di Diritto Canonico debba dare le dimissioni. Come ha fatto lo scorso anno l’arcivescovo Bressan. Un tempo molto lungo per poter impostare un programma, svolgerlo e portarlo a termine. Punterà sui giovani, il nuovo vescovo. E già il 3 aprile sarà accompagnato, a piedi, dalla sua abitazione al Duomo, lungo le vie della città, da un gruppo di giovani. Per il normale svolgimento del suo incarico userà la bicicletta. Continuerà a vivere nel miniappartamento di via Barbacovi, che occupa da alcuni anni, e userà gli uffici del Palazzo arcivescovile di piazza Fiera come uno dei tanti impiegati della Curia. Una scelta che non è soltanto simbolica, di una Chiesa che si spoglia ulteriormente delle pompe e degli orpelli, retaggio di quando il vescovo di Trento era anche Principe. Intanto, per i coloro i quali non masticano troppo di Chiesa e di sagrestia, di incenso e di linguaggio ecclesiastico,

Lo scudo ancorato alla parete di palazzo Pretorio a Trento, già residenza vescovile fortificata prima del trasferimento del principe vescovo nel castello del Buonconsiglio (sec. XIII). L’epigrafe e lo stemma sono riferiti al P. V. Sigismondo Alfonso dei conti Thun (1668-1677) e sono sormontati dalla mitra, dal pastorale e dalla spada, i simboli del governo delle anime e della giurisdizione civile. Ci sono inoltre gli stemmi dell’aquila (Trento) e dell’agnello (Bressanone). Lo scudo celebra l’ampio restauro del palazzo che avvenne nel 1676. Il palazzo fu chiamato pretorio perché era sede della Corte di Giustizia e del Pretore. Era citato come “il palazzo vescovile presso la Torre”. (fotografia di Gianni Zotta)

proponiamo alcune indicazioni con qualche frammento di storia delle parole e della funzione del vescovo. Vescovo deriva dal greco “epìscopos”, e vuol dire “supervisore” o “sorvegliante”. Nella Chiesa cattolica e nel cristianesimo orientale, il vescovo è colui il quale è investito del governo di una Chiesa locale. È considerato il successore degli Apostoli. Il presbìtero (significa: prete; mentre presbitèrio è lo spazio accanto all’altare dove si radunano i presbìteri) scelto per tale incarico riceve da un altro vescovo una speciale consacrazione che gli conferisce la pienezza dell’ordine sacro. Da quel momento, il nuovo vescovo può consacrare a sua volta nuovi presbìteri. Nel corso del rito di consacrazione, al nuovo vescovo sono consegnate le insegne vescovili: l’anello, la mitra (il cappello a punta), il bastone pastorale e la croce pettorale.


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Bernardo Cles (1485-1539), Museo Diocesano Bressanone

Autore ignoto, Congregazione generale nella basilica di S. Maria Maggiore, olio su tela, 291x350 cm, metà XVII secolo

L’anello è infilato nell’anulare della mano destra del vescovo eletto. È il simbolo dell’unione e della fedeltà del vescovo con la Chiesa e con la sua diocesi. La mitra o mitria è il copricapo usato nelle celebrazioni liturgiche e vuol significare l’impegno del vescovo ad accogliere la grazia di Dio. Il pastorale rimanda al bastone del pastore. È il simbolo della missione del vescovo chiamato a guidare il gregge della Chiesa di Dio che gli è stato affidato. La croce pettorale è il simbolo della fede e segno visibile del legame con Cristo. Tra le funzioni principali del vescovo figura la predicazione del Vangelo. Il Concilio Vaticano II ha ribadito che “egli è il ministro originario della confermazione (la cresima), il dispensatore dei sacri ordini (diaconato e sacerdozio) e il moderatore della disciplina penitenziale (la confessione)”.

concesse il trasferimento ereditario dei feudi. Tale decisione toglieva all’imperatore una parte dei suoi poteri. Tuttavia, nel X secolo, Ottone di Sassonia pensò bene di affidare il governo civile delle città a vescovi di nomina imperiale. Non potendo avere prole legittima e far valere il diritto ereditario, i vescovivassalli avrebbero garantito l’imperatore da possibili voltafaccia. L’imperatore, infatti, sceglieva il vescovo non già per la condotta irreprensibile o per le doti morali ma sulla scorta della loro fedeltà al trono. Nel Sacro Romano Impero germanico, durante il Medioevo, furono istituiti ben 53 principati vescovili. Ogni piccolo Stato era retto appunto da un vescovo di nomina imperiale.

Nei primi secoli della Chiesa i vescovi erano eletti dalla comunità cristiana. Più tardi la facoltà di nominare un vescovo fu contesa tra l’imperatore e il Papa, finché nell’XI secolo sfociò nella cosiddetta “lotta per le investiture”. Indipendentemente dalla funzione religiosa, i vescovi erano sudditi dell’imperatore, pertanto soggetti al potere imperiale. Sotto Carlo Magno (768-814) i vescovi furono considerati semplici funzionari sulla cui nomina il sovrano si arrogò il diritto di avere l’ultima parola. Poi accadde che il re di Francia Carlo il Calvo, divenuto imperatore (875-877),

Il potere temporale fu conferito al vescovo di Trento il 9 aprile 1004, domenica delle Palme, dall’imperatore Enrico II (1002-1024) il quale era ospite a Trento del vescovo (non si sa se Rainoardo o Udalrico I). Dopo un quarto di secolo (1027), l’imperatore Corrado II il Salico (1027-1039) avrebbe donato formalmente al vescovo di Trento, Udalrico II (10221055), le contee di Venosta, di Bolzano e di Trento, un territorio che ricalcava la geografia dell’antico ducato longobardo. Un principe “amico” serviva all’imperatore di Germania per assicurarsi libera la via delle Alpi, poter scendere a Roma senza ostacoli e ottenere dal Papa la corona imperiale. Dopo una serie di vescovi tedeschi, nella prima metà del XVI secolo fu nominato principe-vescovo il trentino Ber-

nardo Clesio (1514-1539), consigliere di Massimiliano (1493-1519) e stratega nell’elezione a imperatore di Carlo V (1520-1558). Con la riforma protestante, nel 1648 i principati vescovili furono ridotti a 23. Infine, nel 1801, tutti i principati ecclesiastici, compreso quello di Trento, furono secolarizzati da Napoleone Bonaparte (1804-1815). I principi-vescovi in carica mantennero il rango di principi imperiali a vita. Al vescovo di Trento restarono i titoli formali di Principe e di Sua Altezza che furono aboliti, nel 1953, da papa Pio XII (1939-1958). Passata la bufera napoleonica, con la restaurazione dell’antico regime (1815) la nomina del vescovo di Trento tornò in capo all’imperatore di Vienna. A Trento, l’ultimo vescovo di nomina cesarea fu Celestino Endrici, da Don, il quale governò la diocesi dal 1904 al 1940. Dopo i “Patti Lateranensi” fra il Vaticano e l’Italia (11 febbraio 1929), la Cattedrale di San Vigilio fu elevata alla dignità arcivescovile e al vescovo fu concesso il titolo di “arcivescovo” (24 giugno 1929). Don Lauro Tisi, designato vescovo il 10 febbraio 2016, consacrato domenica 3 aprile, diventerà arcivescovo metropolita il 29 giugno (festa dei santi Pietro e Paolo), quando a Roma riceverà dal Papa il sacro Pallio, una stola di lana vergine decorata con sei croci nere di seta. Il “metropolita” è l’arcivescovo di una provincia ecclesiastica: nel caso di Trento, il nuovo vescovo Tisi sarà metropolita anche di Bolzano-Bressanone. ■ 41

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PREMIATA DITTA

di Pino Loperfido

Anni Settanta. Tre modelle d’eccezione per la nuova Ford Capri: le sorelle Mirella, Luisa e Mirta Margoni

“MARGONI”: TRA PASSATO E FUTURO INNAMORATO DELLE AUTO E DELLE RUOTE, GIULIO MARGONI AMA LE CORSE (VINCE UNA TRENTO-MONTE BONDONE) E LA MECCANICA. PER QUESTO NEL 1935 APRE LA PRIMA OFFICINA A TRENTO, “AUTORIMESSA MILLE MIGLIA”, AIUTATO DA UN SOLO GARZONE. NEL 1959, ARRIVA LA FORD E TUTTA TRENTO CORRE AD AMMIRARE MODELLI FUTURIBILI COME LA MITICA ANGLIA. DEI DIECI FIGLI, SONO I TRE MASCHI – CLAUDIO, ANTONIO E MARCO – A TRAGHETTARE L’AZIENDA VERSO GLI ANNI VELOCI IN UNA DIMENSIONE AZIENDALE SEMPRE PIÙ GLOBALE

C’

è qualcosa che trasporta le persone e le cose, le attività e le ziende, dal passato al futuro; a stabilire, cioè, un contatto, a fabbricare un ponte che unisca le profondità dei secoli andati e le avveniristiche prospettive offerte dal futuro. Questi ponti a volte sono costituiti da una generazione nata a cavallo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso. 42

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Sono uomini e donne che hanno avuto il compito di traghettare una piccola umanità verso l’avvenire. Tra questi due mondi così diversi tra loro si collocano i tre fratelli Margoni. Claudio (1938), Antonio (1953) e Marco (1951) sono oggi l’anima della Margoni Auto S.p.A., tra le più importanti concessionarie del Trentino; ma più che di un’azienda – come spesso avviene in casi come questi – si

tratta di una storia fatta di volti, di nomi e di gesti che partono alla fine del XIX secolo, quando Giulio Margoni sposa Emma Bonvecchio a Trento. Giulio fa il capomastro nel capoluogo e si guadagna da vivere onestamente, mentre la moglie bada ai due pargoli che la sorte dona loro, Giulio Junior e Ida. Ancora non vi è traccia di ruote e automobili nella famiglia Margoni. Quelle arriveranno come


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1970. Giulio Margoni con Henry Ford II

Giulio Margoni junior (1913-2003) fa il pieno di benzina in via Brennero

per caso. Quando la passione fa sì che una speciale lampadina si accenda nella mente di qualcuno. E questo qualcuno è proprio Giulio Jr. (1913-2003) che di fare il muratore proprio non ne vuol sentir parlare. A lui piacciono i motori. Anzi, in particolare, di questo complesso apparato meccanico che all’inizio del Novecento sta per rivoluzionare la vita delle persone, è innamorato in particolare delle ruote. In principio delle due ruote. Giulio è un pioniere delle corse in bici. Buon dilettante, gareggia per la “Forti e Veloci”. “Si allenava portandosi sulla schiena uno zaino pieno

di sassi per rafforzare gambe e fiato” ricorda Claudio, il suo primogenito. Solo che la bicicletta non dà da mangiare... Così Giulio comincia ad andare a bottega – come si diceva allora – nell’officina degli zii, i Bonvecchio, che allora era situata in via Brennero. È lì che apprende i primi rudimenti della professione. In quella officina ante litteram si faceva davvero di tutto: dalla riparazione delle gomme al raddrizzamento del telaio.

Giulio e Ida Margoni nel luogo dove di lì a poco sarebbe stata costruita la nuova sede

INSTALLAZIONE DI GASOGENI E CORSE IN AUTO C’è un quadro appeso nella sala riunioni della Concessionaria Margoni Auto: è una pergamena sulla quale, con una calligrafia vagamente gotica, viene riportata la cronologia dell’azienda. In essa si legge che “La ditta Margoni nasce nel

1935 per espresso volere del Sig. Giulio Margoni (classe 1913), inserendosi nel settore automobilistico”. Ed in effetti, avvalendosi dell’aiuto di un solo garzone, Giulio apre un’officina in Via S. Bartolomeo a Trento. Per un periodo aveva lavorato a Tione. Poi un amico gli aveva consigliato di trasferirsi in città, dove probabilmente c’erano molte più opportunità lavorative. Siamo vicini alla dichiarazione di guerra di Mussolini. Nell’esaltazione generale fomentata dal Fascismo il lavoro per Giulio non manca. Al punto che nel 1938 ci si deve trasferire in una sede più ampia, in Via Malvasia. Due anni dopo, avviene un altro trasferimento, questa volta in Via Torre Verde, con una importante novità. Giulio è riuscito a diventare esclusivista trentino della ditta Frigonabes S.p.A. per

1930. La Ford V8 (targata TN698) con l’impianto a gasogeno 43

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Giulio Margoni senior

Marco, Antonio e Claudio Margoni posano davanti al ritratto di papà Giulio, alla guida di un’auto da corsa

l’installazione di gasogeni e carbone di legna. Un solo garzone non basta più. Vengono assunti cinque nuovi dipendenti. In tutto questo lavorare, in Giulio brucia la fiammella di un’altra grande passione: quella per le gare motoristiche. Ne corre parecchie. Ogni domenica si sciroppa centinaia di chilometri per andare a gareggiare in Austria, Piemonte e chissà dove altro. Sono gare di un certo livello. Nel 1939 vince addirittura la ”Trento-Monte Bondone” con l’ottimo tempo di 15’ 05’’ 3. In una gareggia anche contro il mitico pilota-progettista Piero Taruffi. A riprova di questo amore per le competizioni, la sua azienda si chiama “Autorimessa Mille Miglia”. A casa, intanto, la moglie Ida Eccel (1915-2012) porta avanti il menage familiare, accudendo i dieci figli: oltre ai citati Antonio, Marco e Claudio ci sono

le sorelle: Carmen, Armida, Luciana, Luisa, Mirella, Mirta e Carmelita. Gli affari vanno bene. Forse è triste dirlo, ma la Seconda guerra mondiale che per tanti è sventura, per i meccanici può rivelarsi una buona occasione per fare affari. Giulio Margoni stipula un accordo con i comandi militari per l’assistenza meccanica agli automezzi militari. Chi lavora non va in guerra. E in quei mesi frenetici sono in tanti a bussare alla porta di Giulio Margoni, chiedendo più o meno disperatamente un’assunzione. Giulio riesce a “salvarne” una quindicina, tra cui uno zio che diventa il contabile dell’azienda.

L’officina di Via Bolzano

Giulio impegnato in una gara a Sanremo nel 1946

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ARRIVA LA FORD ANGLIA E LE SORELLE MARGONI FANNO DA MADRINE Arrivano gli anni Cinquanta. Fra il 1956 e il 1960, l’azienda raggiunge un assetto

abbastanza definitivo sdoppiandosi; con l’officina in Via Muredei e l’autosalone in Via Brennero. È come se gli spazi disponibili per l’attività non riuscissero mai a stare al passo della crescente mole di lavoro. Si sta sempre stretti, insomma. Perché nel frattempo ha preso il via una piccola età dell’oro del mercato automobilistico. Nel 1959, in visita al Salone dell’Auto di Torino, Giulio ammira la Ford Anglia, più che un’automobile uno scherzo della geometria (avete presente l’auto volante azzurrina vista in “Harry Potter”? Quella...). A Torino, Giulio viene a sapere che la Ford sta cercando di installare una rete di esclusivisti in Italia. L’occasione è ghiotta. La Giulio Margoni Auto diventa la prima concessionaria Ford in regione. Qualche mese dopo, in via Torre Verde, la prima Anglia, color giallo con tettuccio bianco, è in vetrina, ammirata da decine e decine di trentini.


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A TRENTO, ROVERETO, ARCO

O

ggi la Margoni Auto non è solo la storica concessionaria Ford, ma una grande azienda che cresce e si evolve in linea con i tempi. Negli ultimi anni ha allargato l’attività ad altri marchi: Mazda, Nissan aprendo saloni di vendita e centri d’assistenza a Trento, Rovereto, Arco. Lo sviluppo di nuovi servizi e di nuove modalità di vendita ed assistenza continua, giorno dopo giorno. Margoni Auto accompagna il cliente durante tutta la vita del veicolo offrendo assistenza specializzata grazie a personale tecnico che vanta anche oltre 10.000 ore di esperienza. Anche nel reparto carrozzeria i servizi sono pensati per offrire elevati standard dal punto di vista della qualità, velocità e affidabilità nella riparazione.

Emma Bonvecchio con i piccoli Giulio e Ida

(Ad acquistarla – per la cronaca – una certa signora Tacchi di Trento). La compravendita delle auto era molto più rituale allora. “Quando si lanciava un prodotto era un vero e proprio evento, con centinaia di persone,” ricorda Marco. “Non come oggi che con il web tutti sono informati su tutto ancora prima che il modello esca...” E in questi eventi, ad esempio quello storico della presentazione della Capri, per fare da madrine entrava in gioco la parte femminile della famiglia. UNA NUOVA SEDE. LÀ DOVE C’ERA L’ERBA ORA C’È... LA MARGONI Anni Sessanta. Claudio, Marco e Antonio continuano con serietà il lavoro del padre, inseguendo sempre un miglioramento

dei servizi e delle vendite. Si attiva in quegli anni, il servizio ricambi, manutenzione e riparazione. Certo, c’è un piccolo problema, le tre attività vengono esercitate in tre diversi punti della città. Si comincia a sentire l’esigenza di unificare l’azienda in un’unica grande sede. Ci si pensa a lungo. Finché – siamo nei primi anni Novanta – Marco, Antonio e Claudio non accompagnano papà Giulio a vedere un grande campo coltivato a nord di Trento. Gli prospettano di acquistarlo e di far sorgere lì un nuovo, unico e grande stabilimento. Giulio scuote un po’ il capo. Le dimensioni di quel campo gli sembrano davvero esagerate. E poi ci vorrà un nuovo finanziamento e si sa che per generazioni come la sua far debiti in banca è una specie di macchia... Alla fine, i tre figli lo convincono. La Margoni Auto ha necessità di quegli spazi. Oramai ci lavorano centinaia di persone e la città è diventata un grovi-

L’officina all’inizio degli anni ‘50. Primo accosciato a sinistra è Claudio. Papà Giulio è in piedi, a destra

glio inestricabile di traffico (memorabili le manovre delle bisarche in Via Muredei, col traffico bloccato per lunghi minuti e i residenti spazientiti...). Là dove c’era l’erba ora c’è la Margoni e del signor Giulio Margoni, appassionato di corse automobilistiche, partito da una piccola officina con un garzone in Via S. Bartolomeo, che lascia gradualmente l’azienda a partire dal 1984. Il suo spirito intraprendente aleggia ancora oggi in tutti i reparti aziendali. “Qui tutto è ancora pregno della sua presenza”, ribadisce Antonio. “del suo modo di agire che piano piano ha saputo adattarsi alla modernità”. Una presenza anche iconografica, quela di Giulio Margoni: un grande ritratto campeggia, infatti, anche nell’ufficio del Direttore generale, Giacomo Poggi, che ci ricorda di come l’azienda abbia saputo destreggiarsi molto bene in questi ultimi anni di crisi del mercato. “Negli ultimi sette anni il 30% delle concessionarie auto, in Italia, ha dovuto chiudere”. Alla Ford, si sono affiancati altri marchi come la Mazda (2003) e la Nissan (2006), allargando gli orizzonti della Margoni SpA. nel mercato globale dell’auto. Senza contare il clamoroso successo dei veicoli commerciali. Il resto è storia di oggi. Una storia, questa, che è un ponte tra il passato e i decenni che verranno. Una storia fatta di persone e di lavoro che spremendo una passione come un limone, ne hanno tratto il succo della creatività, della creazione di posti di lavoro, della ricaduta su un indotto e, quindi, su tutto un territorio. Per questo la Margoni, pur rappresentando un marchio americano, ha un’impronta profondamente trentina, nella visione globale a cui questi anni veloci ci stanno oramai abituando. ■ 45

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trentinocinema di Renzo Francescotti

DOPPIO OSCAR DALLA VAL DI NON ERA FIGLIO DI UN NONESO DI RONZONE E SI CHIAMAVA BORZAGA. DOPO 110 FILM, INIZIA UNA SFOLGORANTE CARRIERA DI REGISTA COL NOME DI FRANK BORZAGE. VINCE LA PRIMA STATUETTA PER UN FILM MUTO E LA SECONDA PER UN SONORO: “DESIDERIO”, CON MARLENE DIETRICH E GARY COOPER...

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ono pochi i trentini a sapere che l’americano Frank Borzage, due volte premio Oscar per la regia, in realtà era figlio di un noneso e si chiamava Borzaga, diffuso cognome trentino. Il cinema era nato da un anno quando Frank nacque a Salt Lake nel 1894. Suo padre era di Ronzone in Val di Non e, emigrato, aveva sposato una svizzera. Appassionato di recitazione, Frank aveva lavorato in teatro passando al cinema del pionierismo, nel 1912, nel genere western. Il famosissimo Tom Mix aveva cominciato a interpretare il cowboy nel cinema solo tre anni prima, nel 1909. I film erano allora cortometraggi di una ventina di minuti, girati in pochi giorni in gran parte negli studi. In altre parole erano un genere di rapido consumo, un fast food da consumare in fretta e pensare ad altro. Delle migliaia di film girati in quegli anni non è rimasto quasi niente. Ed è probabilmente giusto che sia andata così. Quanto a Borzage, atto46

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re di bella presenza esordiente nel 1912 a diciotto anni a Hollywood, nell’arco di cinque anni apparirà in qualcosa come oltre 110 film, tra cui “Intolerance” di David Griffith, capolavoro della storia del cinema. Nel 1916, a soli ventidue anni esordisce come regista con il film “The code of honor” (Il codice d’onore). Impiega solo undici anni per arrivare al suo primo Premio Oscar, con “Settimo cielo”, nel 1927. Il primo film sonoro in cui si poté ascoltare la voce degli attori (e fu la fine per attori famosi che, si scoprì, avevano la voce sgradevole) è proprio di quell’anno: era “Il cantante jazz”, diretto da Al Crisland, protagonista Al Jonson, prodotto dalla Warner Bros. Ma il film di Borzage, dalla commedia omonima di Austin Strong, interpreti Janet Gaynor (Diane) e Charles Farrel (Chico Robas) era ancora muto. Il film girato a Hollywood in una Parigi ricostruita in studio racconta di Chico, addetto a riparare le fogne, che conosce Diane,

orfana abbandonata e la sottrae a una sorella alcolizzata, la salva dal suicidio e la ospita nella sua soffitta. Si sposano il giorno in cui Coco parte per la guerra (le grandiose scene belliche sono le più famose del film). Chico ritorna, ma cieco, in una miracolosa resurrezione: l’amore vince la morte stessa”. Tutto è finto in questo melodramma – è stato scritto – (la Parigi ricostruita a Hollywood, il lavoro, i drammi, gli strazi, la guerra, la religione), ma tutto è esposto con la incrollabile ingenuità di un gentile (e scaltro) artigiano del cinema che crede in quello che fa.” Borzage ricevette l’Oscar per la regia, Janet Gaynor per la recitazione, Benjamin Glazer per la sceneggiatura. Oltre al pubblico entusiasta anche la critica accolse bene il film di Borzage, riconoscendo al regista la capacità di descrivere in modo drammatico e sentimentale, ma senza retorica, i rapporti umani, all’interno di un preciso sfondo


trentinocinema

sociale. Col passaggio al sonoro, assieme ad attori, soggettisti, tecnici si trovarono spiazzati anche molti registi, tanto da rinunciare a continuare col cinema, magari teorizzando che solo il cinema muto era arte (la settima). A supporto si potrebbe ricordare che Charlie Chaplin, considerato da molti il maggior genio della storia del Cinema, pur essendosi adattato al sonoro ha realizzato nel muto i suoi maggiori capolavori; e che taluni affermano che nel muto il Cinema ha già detto tutto ciò che nel Cinema c’è da dire. Dal canto suo, Frank si traghetta abilmente dal cinema muto a quello sonoro, se è vero che, cinque anni dopo il suo primo Oscar per un film muto, vin-

ce nel 1936, a quarantadue anni, il suo secondo Oscar, questa volta per una pellicola sonora , “Desiderio”. Tratto da una commedia di Hans Szekely e R.A. Stemmle, prodotto per la Paramount con la supervisione del famoso regista Ernest Lubitsch. Il film ha per protagonisti due grandi attori come Marlene Dietrich e Gary Cooper (il massimo in quegli anni…) La vicenda racconta di Tom, ingegnere di Detroit, che incontra durante una vacanza Madelaine, rimasta in panne in una strada di campagna. Tom le dà un passaggio non sapendo che lei, con una truffa, si è impadronita di una preziosa collana di perle, che fa scivolare in tasca del suo accompagnatore

per passare un controllo doganale. Per sovrappiù fugge con la macchina di Tom. Lui riesce a rintracciarla in un albergo a San Sebastian, la crede una contessa in vacanza, se ne innamora e le chiede di sposarlo. Lei confessa la truffa, lui le perdona e riconsegna la collana al gioielliere. Così possono sposarsi. Fine della storia. Si tratta di una commedia sofisticata, tipica degli anni ’30, anni di crisi economica in cui Hollywood cercava di far scordare i problemi sociali con questo tipo di commedia (parallelamente fiorivano in Italia le pellicole dei “telefoni bianchi”). Benché il film sia diretto da Borzage si capisce che il “deus ex machina” è in effetti Lubitsch, con il suo sofisticato cinismo con cui gioca con personaggi e ambienti, oscurando il romanticismo di Borzage. Il film finisce col rimanere memorabile per l’eleganza della fotografia e i sofisticatissimi abbigliamenti di Marlene Dietrich, tutti giocati sul bianco. Questi due film premiati con l’Oscar sono stati proiettati, nel gennaio 2014, dal Cineforum “Trento”: è lì che alcuni cinefili trentini (tra cui chi scrive) li hanno potuti gustare. Questo personaggio, americano di origini nonese, nella sua carriera di regista diresse oltre trenta lungometraggi. Gli ultimi, nel 1943, in piena seconda guerra mondiale furono “La taverna delle stelle“ e “Le conseguenze di un bacio”. Tra gli altri film, da ricordare nel 1932, “Addio alle armi”, dal famoso libro di Hemingway, con Gary Cooper e Helen Hayes, che anticipa di 25 anni il film di Charles Vidor dallo stesso titolo, con Rock Hudson e Jennifer Jones. Ma nel 1940 era iniziato il tramonto per Borzage: si era separato dalla moglie e divenne alcolista. Morì a Los Angeles nel 1962, a 72 anni. Non c’è notizia che questo attore e regista originario di Ronzone – così come l’attore Victor Mature, il cui padre era della Val Rendena, di cui prima o dopo parleremo – sia ritornato per una visita ■ nella terra dei padri.

Frank Borzage durante la lavorazione di “Desiderio”, con Marlene Dietrich 47

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trentinolibri di Tiziana Tomasini

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MISTERIOSE

“Regine dell’abisso” ANCHE IL TRENTINO HA LE SUE “ELENA FERRANTE”: SI CHIAMANO P. D. BLACKSMITH. CHI SONO LE DUE MISTERIOSE RAGAZZE TRENTINE CHE SI CELANO DIETRO LO PSEUDONIMO DI QUESTO SCRITTORE? TANTO MISTERO, TANTI AFFASCINANTI PERSONAGGI ED UNO SCENARIO TUTTO TRENTINO PER UNA STORIA CARICA DI PATHOS. QUESTO – E MOLTO ALTRO – NELL’EBOOK ABISSO, ATTESO SEGUITO DI B-LOVED. LE ABBIAMO INCONTRATE. IN SEGRETO, OVVIAMENTE...

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ettori, tremate. Ebbene sì, è arrivato. È disponibile nelle edicole digitali l’attesissimo seguito di “B-Loved”, dal titolo “Abisso”. Un immediato riferimento a contesti misteriosi e densi di significato, pronti a trascinare gli appassionati del genere fantasy in un vortice di emozioni. Pubblicato da GIUNTI nella collana Digitaldream, questo libro di ultima generazione incuriosisce per tutta una serie di fattori, dalla connotazione e dai sapori decisamente locali. Prima tra tutti l’ambientazione in Trentino. Ma non un Trentino generico e prettamente paesaggistico; si tratta di alcune location 48

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molto particolari, che ben si sposano con le tematiche di suspense e di sospeso che animano l’eBook. Ci troviamo precisamente in spazi geografici molto affascinanti: il Lago Santo, specchio d’acqua poco lontano dall’abitato di Cembra, nell’omonima valle; il lago di Levico, perla della Valsugana, il lago di Tovel con le sue leggende sanguinarie riviste e rielaborate e l’Abisso di Lamar, intricata rete di pozzi e meandri sotterranei, nel comune di Terlago, ben nota agli speleologi. Un contesto di contrasto e simbiosi che parla di opposti che coesistono, come acqua e monta-

gna, ovvero liquido e solido. Assaggiati questi luoghi intrisi di atmosfera, non deve essere stato lavoro difficile per P. D. Blacksmith plasmare storie e creare personaggi che intrecciano realtà e fantasia, che modellano uomo e natura e che trasmettono il gusto per gli scenari da favola. Su questo fondale autentico e genuino – governato da forze ingovernabili – si muovono i personaggi umani, pedine di una natura dominante, ma dai caratteri ben definiti e costruiti. La similitudine con l’animo umano corre veloce al cuore e a tutti gli aspetti dell’amore, che sale e discende nella vita se-


trentinolibri condo impulsi e sensazioni, secondo momenti e sentimenti. Come l’acqua scava e costruisce nel profondo labirinti e gallerie, così il fluire degli eventi scava e costruisce dentro ognuno di noi. Una materia prima ricca e corposa, che P.D. Blacksmith ha saputo modellare con maestria ed efficacia. Ma cosa sappiamo di questo autore? O meglio, cosa sappiamo di queste autrici? Certo, perché il nome in copertina dei due eBook altro non è che uno pseudonimo, sotto il quale lavorano due donne che conoscono e amano il Trentino. Non è una novità scrivere in forma anonima: la letteratura ci ha lasciato vari esempi eclatanti – George Sand forse il più celebre – ma anche ai giorni nostri non mancano gli scrittori fantasma, come Elena Ferrante o J.K. Rowling, firma della fortunata serie di romanzi dedicati a Harry Potter. Ma allora chi sono le misteriose autrici di “Abisso”? Le abbiamo raggiunte telefonicamente, in una località imprecisata e abbiamo realizzato un’emozionante quanto rivelatrice intervista. Da questa serie di domande, sono emersi – alla stregua dei loro scritti - alcuni spiragli di realtà sulla loro velata atmosfera anonima. Per prima cosa abbiamo chiesto quali sono i motivi che le hanno portate verso il genere fantasy. E veniamo incredibilmente a sapere che tutto è nato in

modo assolutamente casuale durante una passeggiata in autunno, lungo le rive di Castel Toblino. Il set af fascinante e misterioso – come le leggende che narrano di strani esseri acquatici che popolerebbero gli abissi dello specchio d’acqua – ispira le due ad una conversazione fantasiosa, centrata proprio sulle caratteristiche di questi mostri. A passeggiata conclusa, avevano già costruito una storia, incastonando via via elementi ora dell’una, ora dell’altra. Il Trentino – sottolineano – si caratterizza per due aspetti molto diversi tra loro: c’è quello idilliaco e solare e c’è quello più oscuro e magico, che ben si adatta da scenario per il fantasy. Immediata a questo punto la domanda riguardante la scrittura a quattro mani: c’è chi pensa e chi scrive? Come sono distribuiti i ruoli? Sorprendentemente queste quattro mani fanno tutto, cioè riversano insieme su carta quanto ideato. Una volta tessute le trame della storia – durante lunghe sedute, come di brainstorming – si passa alla fase di scrittura, senza alcuna divisione dei ruoli. Anche la casa editrice si è stupita nel leggere una storia fluida,

senza rotture di stile, senza discrepanze e differenze linguistiche. Il segreto – rivelano le autrici – sta nel lavoro continuo e puntuale effettuato sul testo: tutto viene passato al setaccio, analizzato in modo certosino. E non senza scontri accesi… per questo si definiscono vulcaniche, capaci di discutere animatamente anche solo per un aggettivo! E i personaggi? Come vengono costruiti? Rispecchiano, di riflesso, i sentimenti di chi scrive? I personaggi, per quanto inseriti nel genere fantasy, possiedono sentimenti credibili; le autrici riversano qualcosa di sé su di loro, ma poi, incredibilmente, questi vivono di vita propria, vivono autonomamente e vanno per la loro strada. Chi sono i destinatari dei loro libri? Per chi sono pensati? Il target richiama un lettore giovane, ma il riscontro concreto parla di lettori adulti. Tra i grandi fans spunta Sergio Tessadri, musicista degli “Articolo Trentino”; appassionato di libri, rimasto piacevolmente affascinato dalle storie di P.D. Blacksmith, tanto da comporre la colonna sonora per il book trailer di “Abisso”, visibile a

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trentinolibri breve sulla grande rete. Impossibile non citare Lorenza Daprà, fotografa, che ha colto con l’obiettivo molte immagini perfettamente calzanti agli scenari del libro. Molti lettori sono trentini, ma molti no. Le autrici trovano bellissimo anche questo aspetto, quest’apertura e questo dilatarsi al di fuori; segno anche che il Trentino piace anche sotto questo aspetto fantasy. In questa sede vanno giustamente citati gli altri artefici delle illustrazioni: Maurizio Cesarini, che ha disegnato i due belli della trilogia, Bianca Baldin, che per prima ha immaginato e disegnato i personaggi e Valerio Oss di Pixel Cartoon, premio Oscar 2010, autore del book trailer per B – LOVED. Ma come nasce la collaborazione tra di loro? Per scrivere in modo omogeneo ci vuole grande amicizia e molto feeling… Ed ecco svelato, a questo punto, un altro grande mistero: le due autrici sono sorelle! Abbastanza simili, abbastanza diverse – si definiscono – con tutto ciò che ne deriva: dalle accese discussioni, alle sonore risate. Ma come e quando nasce l’idea di uno pseudonimo? Praticamente subito, mentre ancora stavano ideando la storia. L’obiettivo è stato quello di scrivere in libertà, senza assumere etichette di genere, per poter spaziare senza confini. Inoltre per porre l’accento sulle trame e sui testi, per consentire al lettore di addentrarsi appieno nella magia degli

intrecci, senza farsi distrarre da chi anima la penna. È un po’ come succede agli attori di teatro, che indossano la maschera e recitano una parte, facendo parlare il personaggio che interpretano, addossandosi sentimenti ed emozioni. Alcuni potrebbero sostenere che si tratti di una trovata pubblicitaria, utilizzata per suscitare la curiosità del lettore. Loro lo definiscono “effetto collaterale”, assolutamente riduttivo rispetto alle loro finalità. Il sogno più grande? Un’intervista con chi ha letto il libro. Per parlare solo del libro. Punto. Ma la nostra curiosità non finisce qui. Perché proprio il nome P.D. Blacksmith? Chi l’ha ideato e pensato? Si tratta dell’appellativo inventato da bambine, quando – già con l’arte nel sangue – allestivano casalinghi spettacoli teatrali, dilettando parenti e amici in questa forma d’arte familiare. In quel contesto ci voleva qualcosa di “bestialmente esotico”, come lo definiscono loro e P.D. Blacksmith rispondeva perfettamente a quei requisiti. Senza pensare alla seconda vita che lo attendeva. Ma quanti conoscono chi si cela dietro P.D. Blacksmith? In sostanza, chi lo sa? Qualcuno lo sa, inevitabilmente. Ma sono comunque pochi e per motivi – diciamo così – tecnici. Sono in sostanza i cosiddetti “primi lettori”, quelli ai quali si sottopone il testo per averne un riscontro effettivo prima della pubblicazione. Quanti anni hanno le due autrici? La risposta è vaga, ma specificano che sono

più grandi dei personaggi dei loro libri (che hanno circa vent’anni) ma non sono ancora decrepite… Tra le ultime domande, abbiamo rivolto loro forse l’interrogativo che più ci premeva: riveleranno mai la loro identità? Usciranno allo scoperto prima o poi? Ed abbiamo effettivamente centrato un punto critico… ci pensano spesso, soprattutto perché manca – in questa forma anonima – il contatto con il pubblico, come ad esempio in fase di presentazione di un libro. La tentazione quindi c’è, supportata proprio da un contatto diretto con i lettori. Forse alla fine della trilogia, ci potrebbero pensare seriamente; per ora prevale il mistero, per i motivi sopra esposti e non certo per senso di superiorità. Quale lavoro svolgono nella vita “normale”? Appurato che vivere di scrittura non è impresa facile, rivelano di occuparsi di cultura, seppur in modo diverso l’una dall’altra. E di essere appassionate lettrici nel tempo libero. Ultimissima curiosità: come andavano a scuola in italiano? Benissimo, rispondono. E come potrebbe essere il contrario. Per un libro speciale ci vogliono collaboratori speciali: vanno sicuramente citati anche Mauro Malatini, profumiere di Civitanova, che ha creato due profumi maschili ispirati ai personaggi e Laura Squilloni, appassionata di cucina, che ha creato un piatto (una specie di canederlo) totalmente ispirato al carattere della protagonista Belinda. Una grande soddisfazione per P.D. Blacksmith, che non può far altro che constatare come le imprese delle sue creature vadano al di là della scrittura, ottenendo il prolungare di sentimenti e sensazioni che si traducono in altre forme d’arte. ■

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trentinoattualità di Silvia Tarter

“SCAPPA”, SE CI RIESCI IMMAGINATE DI TROVARVI PER UN’ORA A VIVERE UN’ESPERIENZA DIVERSA, AL CHIUSO IN UNA STANZA INSIEME AD UN GRUPPETTO DI PERSONE, TUTTI IMMERSI A SEGUIRE INDIZI E DECIFRARE ENIGMI, PER RISOLVERE UN CASO MISTERIOSO E ARRIVARE FINALMENTE ALL’USCITA...

A

portare un po’ di mistero nella nostra città, per molti giovani (e non solo) considerata un po’ troppo tranquilla sono arrivate le Escape rooms. Ma di che cosa stiamo parlando esattamente? Una Escape Room, che alla lettera significa “scappa dalla stanza”, è una forma di intrattenimento (come il cinema, per capirci) nata di recente negli Stati Uniti, e diffusasi poi via via anche in Europa. Offre un’esperienza divertente che attinge al mondo dei videogiochi, solo che in questo caso è la realtà virtuale ad essere trasferita alla vita reale. In pratica si tratta di una prova dove i concorrenti mettono in gioco le loro capacità deduttive, di logica e collaborazione di gruppo per risolvere un caso, trovandosi ad azzardare combinazioni, scovare indicazioni e aprire 52

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lucchetti e cassaforti, tutto nel tempo massimo di un’ora. In Italia le Escape Room hanno fatto la loro comparsa già da un po’, un paio d’anni, a Milano, Torino, Roma, Trieste e Brescia, dove stanno riscuotendo sempre più successo. E adesso, anche Trento ha le sue, addirittura due! Il 16 febbraio infatti è stata inaugurata la prima, Fuga, che si trova in un ex ufficio in via San Pietro, riadattato per la nuova curiosa destinazione. Quest’idea strampalata è saltata in mente a tre ragazzi, ex studenti all’università di Trento: Eva Türke (nata a Norimberga), la titolare dell’impresa, una 28enne laureata in economia; Paul Sergentu, anche lui 28enne e laureato in economia e il più giovane, Emanuele Lise, 27 anni, con una laurea in storia e una in sociologia. Nessuno di loro è originario di Trento e

tutti hanno già un’occupazione: Eva infatti lavora alla fiera di Bolzano, mentre i ragazzi sono consulenti di marketing. Quest’attività per i tre amici è nata quindi come un secondo lavoro, ma soprattutto un’occasione per dare forma a una passione comune coltivata da anni per la tecnologia, i vide-

ogiochi, i giochi di logica e i rompicapi. Una passione originale, certo non da tutti. La vera ispirazione che li ha spinti a decidere di creare Fuga è arrivata però da un viaggio in Romania compiuto insieme qualche tempo fa, un paese in cui questa realtà è parecchio diffusa. Gli ideatori del format Intrappola.to, Stefano Gnech e Daniele Massano


trentinoattualità

INFO 1 FUGA fuga-escaperoom.com Via San Pietro 29 Trento Tel. 389 4623923 Orario d’apertura: 9.00-12.00 / 15.00-23.00 “Nella Escape Room in Romania ci siamo divertiti moltissimo. Così abbiamo deciso di portare l’idea anche qui a Trento, che dopo tanti anni trascorsi qui per frequentare l’università è diventata la nostra città.” E proprio perché Trento, oltretutto, “non è una città per giovani”, come scrivono sulla pagina del loro sito, questi ragazzi hanno voluto darsi da fare in prima persona per proporre qualcosa di nuovo e divertente. Divertente la loro stanza dell’evasione lo è davvero, lo abbiamo provato anche noi, cercando di seguire le tracce lasciate dall’agente segreto Tips nel suo “The Office”, prima di essere assassinato. Si vive un’ora di pura concentrazione mista a eccitazione, che trasforma i partecipanti – dalle 2 alle 6 persone per volta – in detective improvvisati, in un gioco dove è fondamentale riuscire a collaborare per risolvere il caso ed uscire. Per superare

la prova o per lo meno arrivare a buon punto, un buon affiatamento tra i membri del gruppo e un’organizzazione dei ruoli strategica fanno quindi la differenza. Non per niente le Escape Room di tutto il mondo si prestano anche ad offrire un vivace esercizio di team building a gruppi di lavoro. Situazioni come queste riescono infatti a far emergere subito chi in un gruppo è il leader, chi la mente matematica e chi invece si muove come versatile supporto. Comunque, al di là dell’ambiente lavorativo, Fuga è adatta proprio a tutti, dai 10 ai 99 anni, ed è pensata per far divertire gruppi di amici, famiglie e coppiette, e persino le persone un po’ timorose e “deboli di cuore”. Non c’è nulla di spaventoso infatti tra le mura dell’ufficio misterioso, né di violento o volgare. Durante la giocata,

per tutto il tempo i partecipanti sono monitorati con le telecamere dai loro master, Eva, Emanuele e Paul, che osservano ogni loro movimento per intervenire attraverso un walkie tokie a dare suggerimenti nei momenti di empasse, quando il gioco sembra stentare ad avanzare. E se alla fine del giro, quando l’ora a disposizione suona l’ultimo rintocco, non si è ancora riusciti a risolvere il caso, naturalmente non succede nulla. Non si otterrà la percentuale di risultato più alta tra quelle pubblicate sul sito, ma di certo si potrà ritentare, oppure provarne uno nuovo. Periodicamente infatti il caso da risolvere verrà modificato, sostituendolo con una nuova appassionante storia piena di intricatissimi rompicapi, per non allentare il gusto della sfida. Insomma, Fuga è un modo per addentrarsi in

un’esperienza virtuale che in realtà diventa un esercizio intelligente e molto reale, utile a testare le proprie abilità e le proprie attitudini “social” calandosi in una piccola missione concreta. Ma non finisce qui... “Al momento abbiamo proposto questa forma di intrattenimento, spiega Eva, ma in futuro ci piacerebbe anche offrire qualche cosa di diverso, magari mettendoci in rete con altre associazioni locali per creare degli eventi in comune”. Per ora, comunque, vale davvero la pena provare almeno una volta ad immergersi in quest’ora del mistero. Il costo di una giocata è di 60 euro a gruppo. Iscriversi è molto semplice, basta andare sul sito http://fuga-escaperoom. com/ e scegliere un orario dal calendario, che verrà successivamente confermato. INTRAPPOLA.TO La seconda stanza dell’evasione ha invece aperto i battenti, o meglio, le sbarre alla fine di febbraio, in via Cervara 53. Si chiama Intrappola.to, che in questo caso è il marchio di un franchising diffuso in tutta Italia, con ben 15 rooms e altre 3 in arrivo a breve, ad Asti, Siracusa e Verona. A gestirla sono tre 27enni trentini, Efrem Clauser, Gianluca Veltre e Marco Mattivi, tutti e tre neolaureSiete curiosi di ammirare la nuova mostra d’arte contemporanea, di gustare i nuovi menù di stagione, di scoprire il programma dei concerti e degli eventi del 2016? TUTTE LE INFORMAZIONI su www.castelpergine.it

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trentinoattualità ati in Economia e Commercio (Gianluca è fresco di laurea, mentre gli altri due lavorano), che hanno deciso di creare una partnership con gli ideatori del format Intrappola.to, Stefano Gnech e Daniele Massano. In questo modo, dicono i tre trentini, hanno potuto uscire dalla logica del franchising e decidere di dar vita all’impresa che desideravano contribuendo con le proprie idee. “Fin dai tempi dell’università volevamo fondare un’impresa insieme, racconta Gianluca, e a Milano al Salone del Franchising abbiamo avuto modo di conoscere la realtà di Intrappola.to. Ci ha subito conquistati”. Così si sono messi all’opera per realizzare la loro idea e portare qualcosa di nuovo e fresco, per far divertire i giovani della loro città, ma anche proporre un interessante esperimento per le scolaresche. I bambini poi (il gioco è aperto a tutti ma minori al di sotto dei 14 anni devono presentare una liberatoria) sono particolarmente svegli, geniali, nel risolvere enigmi, raccontano i ragazzi, pensando alle altre esperienze italiane. Merito anche della loro quasi innata familiarità con le nuove tecnologie. Ma veniamo alla stanza: il format che i ragazzi hanno scelto è quello della classic room, una sala buia, divisa in tre stanzette, dove si en-

tra fin da subito nel vivo del gioco, ovvero la realtà di una prigione. Da qui, in 60 minuti bisogna riuscire a scappare risolvendo enigmi e rompicapi e ricostruendo meccanismi. Anche in questo caso possono partecipare dai 2 ai 6 concorrenti e a chi si iscrive, prenotando la sua ora di avventura tramite il sito internet (www. intrappola.to, e selezionando la città di Trento) viene inviato già un primo enigma da risolvere, per ottenere la password che gli consentirà di aprire la porta d’entrata, entrare nella stanza e immergersi subito nel gioco. I tre ragazzi infatti non si riveleranno fino alla fine,

rimanendo per tutto il tempo dietro le quinte ad osservare dalla telecamera, ma dando una mano ai prigionieri attraverso un interfono, in caso di richieste di aiuto. In genere però, nonostante i suggerimenti, è davvero quasi impossibile riuscire ad evadere, tanto che solo un 2% mediamente ci riesce. “È un gioco molto difficile”. Ammettono, “anche se dal sito è possibile selezionare il livello di difficoltà, scegliendo tra facile o difficile”. Ad ogni modo, chi partecipa può sempre ritentare e provare nuovamente il piacere della sfida. E poi c’è sempre l’altra Escape room, aperta quasi contemporaneamente. Ma i tre soci non sembrano temere per nulla la concorrenza, anzi. UNA ESCAPE ROOM TIRA L’ALTRA “Se a qualcuno sarà piaciuto giocare in un’escape room sarà invogliato a provare anche la seconda” Dicono. Appena aperti, già pianificano poi di aprire una seconda stanza, una expanded room, che rispecchia lo stesso formato della prima, ma presenta enigmi differenti. L’entusiasmo non manca di certo

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quindi; c’è solo una pecca, la questione dell’orario. “Nel resto d’Italia le stanze rimangono aperte più a lungo, spiegano, anche le tre di notte. Per ora qui possiamo arrivare fino alle 22, ma stiamo cercando di espandere l’orario fino alle undici o a mezzanotte”. Sarebbe davvero una bella novità per la città di Trento, per prolungare le occasioni di divertimento serale. Questa simpatica e rivoluzionaria ora di reclusione inoltre può anche diventare un regalo. Si può infatti acquistare il voucher di Intrappola.to e donarlo a qualcuno, per prenotare una sessione di gioco dalle 2 alle 6 persone (costo circa 60 Euro). Un modo in più per offrire un vero e proprio momento ■ di evasione.

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trentinostoria trentinoattualità

PASSARONO DI QUI...

di Francesca Mazzalai

“OBBEDIRE” IN VAL DI LEDRO LO CHIAMANO L’EROE DEI DUE MONDI. È UN VERO COMBATTENTE, UN RIVOLUZIONARIO, MA ANCHE UNO SCRITTORE, UN MASSONE, UNO DEI PERSONAGGI STORICI ITALIANI PIU` FAMOSI AL MONDO. IL 21 LUGLIO DEL 1866, GIUSEPPE GARIBALDI SI APPRESTA A CAMBIARE LE SORTI DEL TRENTINO E DELL’ITALIA INTERA

B

ezzecca, 21 luglio del 1866. È l’alba di un afoso sabato mattina quando il piccolo paese trentino viene scosso dall’eco di violente esplosioni che si fanno sempre più vicine. È appena l’alba, ma i combattimenti sono già cominciati. A darsi battaglia sono due eserciti molto diversi tra loro. Da una parte i volontari italiani guidati da Giuseppe Garibaldi. Soldati improvvisati, che hanno appena qualche settimana di addestramento alle spalle. Nessuna esperienza di marce, tantomeno in montagna, e soprattutto nessun equipaggiamento, o quasi. Ai garibaldini (e neanche a tutti) vengono infatti assegnati vecchi fucili a canna 56

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liscia, “dei veri e propri catenacci” (per dirla con le parole di Ugo Zaniboni Ferino), di cui fin troppi portavano fino a un attimo prima il bollo di “fuori uso”. Di fronte all’esercito italiano ci sono gli austriaci armati invece di carabine di precisione. Sono pronti a difendere i possedimenti trentini fino alla morte. Perché nel 1866 il Trentino appartiene ancora all’Impero Austro-ungarico. Siamo infatti all’inizio della terza guerra d’Indipendenza italiana. La Prussia, che ha appena dichiarato guerra all’Austria (per sottrarle la presidenza della confederazione germanica), ha proposto all’Italia di diventare sua alleata, propo-


trentinostoria nendo in cambio la definitiva acquisizione del Veneto. Ma all’Italia il Veneto non basta. Re Vittorio Emanuele sogna anche la conquista delle coste adriatiche, la Dalmazia, l’apertura di un terzo fronte nei Balcani contro l’Austria. Garibaldi si immagina già nell’atto di esortare greci e ungheresi alla sollevazione generale e ottenere finalmente la disfatta totale della monarchia asburgica. Così, alla notizia dell’entrata in guerra dell’Italia, l’entusiasmo generale spinge oltre 30.000 volontari in tutta la penisola a presentarsi sotto il comando di Garibaldi. Come riporta Alfonso Scirocco, “ai due depositi preposti per l’addestramento, a Como e a Bari, ne dovettero essere aggiunti altri a Varese, Bergamo, Gallarate e Barletta. I reggimenti furono portati a 10. Il Corpo dei volontari, con due battaglioni di bersaglieri, due squadroni di guide a cavallo, quattro batterie di artiglieria e una compagnia di zappatori del genio, ebbe la forza complessiva di 38.000 uomini,

La carrozza di Garibaldi a Bezzecca nelle “figurine Liebig”

con 200 cavalli e 24 cannoni. Come divisa fu adottata la camicia rossa: era la prima volta che la portavano formazioni dell’esercito regolare.” L’unico a brillare per la sua assenza è proprio Giuseppe Garibaldi. Sono molti tra gli uomini di governo a temere uno dei suoi celeberrimi colpi di testa. Garibaldi deve essere ingaggiato solo all’ultimo. E così è. “Il 10 giugno di quell’anno, conferma Giuseppe Garibaldi nella sua autobiografia, “giungeva a Caprera il mio amico generale Fabrizi ad invitarmi per parte del governo a pren-

dere il comando dei volontari che numerosi si riunivano in ogni parte d’Italia”. Una settimana più tardi, il 17 giugno, Garibaldi salpa effettivamente da Caprera e si dirige a Ischia, ufficialmente per curare una dolorosa artrite che lo perseguita. Una versione a cui naturalmente nessuno crede. E infatti qualche giorno dopo il generale è già a capo di migliaia di camicie rosse pronte all’azione. Ma come al solito i suoi sogni di onnipotenza si infrangono contro l’amara realtà. Anziché poter scegliere dove dirigersi con i suoi uomini

Benessere alle terme

(come gli era stato promesso in origine), Garibaldi deve limitarsi a presidiare la zona fra la sponda occidentale del lago di Garda e le Valli Giudicarie. Oltretutto con meno della metà dei volontari previsti. È Garibaldi stesso nelle sue Memorie a spiegare il perché. “Il governo (è) sempre nemico dei volontari, di cui diffida e teme, perché rappresentanti dei diritti e della libertà dell’Italia”. E continua: “..era intenzione delle alte sfere, per non mettere tanti volontari insieme, di dividerli in due, e lasciarne la metà nell’Italia meridionale, con certi pretesti per mascherar la magagna, ma ch’erano solo pretesti.” Comunque, pur borbottando, Garibaldi prende i 10.000 mila dei 30.000 volontari promessi e si porta sul lago di Garda. Predisposto il quartier generale a Salò, Garibaldi e i suoi si trovano ora a pochissima distanza dal confine trentino. Gli austriaci sono numerosi e come abbiamo visto ben armati, eppure Garibaldi confida nella vittoria e soprattutto

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nella sollevazione popolare dei trentini contro l’Impero. E proprio a tal fine Garibaldi scrive un proclama destinato alla popolazione del Tirolo italiano. “I vostri voti – scrive – quelli di tutta Italia, stanno per essere soddisfatti. L’inno di Guerra della nostra moschetteria vi porta d’eco in eco il primo appello della libertà. Vi porta un fraterno saluto. Voi intenderete l’uno e l’altro… Ma vittime rassegnate voi non foste mai; lo ricordo con orgoglio di soldato e di italiano. Colle proteste dei municipi, coll’ardimento delle cospirazioni, voi affermaste sempre il diritto dell’Italia, oggi più che mai consacrato dal sangue prezioso delle giovani milizie da me comandate. Esse sfidano disagi e pericoli, liete per il vostro fraterno accoglimento, sicure della vostra coraggiosa cooperazione. Voi prodi, voi non potete attendere inerti la

vostra liberazione. Rompete ogni intrigo diplomatico, date di piglio alle vostre famose carabine e venite tra le nostre file. Combatteremo assieme per la libertà e l’unità d’Italia; e qui, su questi vostri monti formidabili difesi da uomini liberi, serramoci la mano, giureremo assieme al Finis Austriae, il fine della dominazione straniera.” Così scrive Giuseppe garibaldi il 18 luglio 1866 da Storo. Il 1866 potrebbe dunque essere un anno decisivo per le sorti del Trentino. Dalla storica e millenaria appar tenenza all’Impero austro-ungarico si potrebbe passare ora al neonato Regno d’Italia, una realtà politicamente così giovane da aver convocato il primo Parlamento solo 5 mesi prima, a febbraio. Del resto il 1966 segna la storia non solo dell’Italia, ma anche al di là dell’oceano.

Quell’anno infatti negli Stati Uniti d’America il Congresso approva finalmente la legge che assicura l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso e colore. Il 1866 è fonte di ispirazione anche per l’arte della scrittura. Nella lontana Russia Dostoevskij pubblica il romanzo che lo renderà famoso in tutto il mondo, Delitto e Castigo. Mentre in Sicilia un giovanissimo scrittore di nome Giovanni Verga, futuro autore di Mastro Don Gesualdo e I Malavoglia, (nonché visitatore qualche anno dopo delle celebri Terme di Roncegno), fa il suo esordio letterario con il romanzo La peccatrice, la drammatica vicenda di una donna che si toglie la vita per amore. Quello stesso anno anche Giuseppe Garibaldi è intenzionato a scrivere il proprio capolavoro. L’occasione che gli si presenta è certamente unica. Sconfiggere una volta per tutte le temibilissime truppe austriache. Garibaldi è consapevole della difficoltà dell’impresa, e lui stesso nelle Memorie annota:” La guerra nel Tirolo non può esser condotta senonché col possesso delle alture. Invano si tenterebbe, anche con forze formidabili contro forze minori, d’inseguire il nemico nelle valli.

Re Vittorio Emanuele II nel 1861

Questo, con i suoi eccellenti tiratori sulle vette dei monti e sui pendii, farebbe sempre una strage delle truppe che si avanzassero per le strade delle vallate.” Garibaldi si riferisce esplicitamente ai cacciatori tirolesi. Li riconosce esperti in questo genere di guerre e in possesso di eccellenti carabine. Garibaldi tuttavia è molto convinto di sé e continua: “quantunque siano anche soldati valorosi, se si arriva a dominarli sulle creste, non sanno resistere.” L’avanzata di Garibaldi verso il Trentino si rivela comunque molto complessa. Ma la svolta avviene con la sofferta conquista italiana di Monte Suello, da cui i cacciatori tirolesi controllavano le forze garibaldine. Espugnati anche Bagolino e Caffaro, la sera

La carrozza di Bezzecca, custodita al Museo del Risorgimento di Brescia 58

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trentinostoria del 20 luglio le forze garibaldine sono già dislocate fra Bezzecca e Storo. E prima di ritirarsi per la notte si tiene fra i generali italiani un consiglio di guerra per stabilire la tattica da attuare il giorno seguente. Gli austriaci nel frattempo hanno occupato nuovi punti strategici in altura, da cui controllare e attaccare il nemico. Quando con la luce del giorno i battaglioni italiani si mettono in moto infilandosi fra i boschi, sperando di cogliere i nemici di sorpresa, sono loro stessi a finire sotto il micidiale fuoco austriaco. Con le loro uniformi bianche e i cannoni puntati, gli austriaci dominano Bezzecca dall’alto lasciando poco scampo ai battaglioni garibaldini che infatti, uno dopo l’altro, sono costretti alla ritirata. “La valle – scrive Giulio Cesare Abba – era avvolta da nuvole di fumo. Fumo acre d’armi, fumo greve di incendi. Lampeggiare di vampe di cannoni e di scoppio di granate ovunque, rimbombi che rintronavano rimandati di monte in monte. Lamenti di feriti, urla di comandi, imprecazioni paurose dei fuggenti.” Ma ecco che a mezzogiorno, proprio quando per gli italiani tutto sembra perduto, si sparge rapidamente una voce: “Garibaldi è qui!”. E in effetti il generale, costretto da una ferita alla gamba a procedere a bordo di una carrozza, compare fra le truppe ormai allo sbando, incitando alla battaglia. Come riporta Abba: “Era vero, era lui, la Vittoria. Non si poteva più indietreggiare. Morire si doveva, là dove si era, o tornare all’offesa.” Al grido di “Eseguite i miei ordini” Garibaldi impartisce disposizioni a tutti. Spedito il maggior Dogliatti e i suoi cavalli in cima a un poggio (cavalli e cannoni compresi) per poi far fuoco sulla valle. Il generale dirige ogni azione della battaglia, sembra esse-

re ovunque. Dal suo seggiolino urla, ruggisce, spedendo gli ufficiali che lo circondano in tutte le direzioni. In un istante la sua presenza rianima i soldati. I plotoni tornano a muoversi con ordine, i battaglioni si ricompongono e tornano subito all’attacco. Convinti fino ad un attimo prima di avere la vittoria in pugno, gli austriaci vengono sorpresi dal fuoco dei garibaldini. Si arrestano, indietreggiano, finchè le trombe austriache suonano la ritirata. E finalmente è sera. Entrambi gli eserciti hanno subito enormi perdite. I soldati sono stremati. Tanto che il giorno seguente non si sente risuonare nemmeno uno sparo. Lentamente le truppe austriache si ritirano verso nord. Garibaldi intravede la concreta possibilità di risalire da Riva del Garda verso la città di Trento. Ma a fermarlo giunge uno sconcertante dispaccio che intima al generale di fermare l’azione. È firmato dal capo di stato maggiore, il generale Lamarmora e dice così: “Considerazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell’armistizio per il quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo.” Leggendolo, il generale al comando delle truppe italiane sbianca per un istante. Ma subito si ricompone. Il giorno successivo risponde a sua volta, con un’unica, inequivocabile parola: “Obbedisco.” La guerra con l’Austria è finita, il 3 ottobre a Vienna viene firmata la pace. L’annessione di Trento all’Italia verrà così rimandata di 53 anni, esattamente al 1919. Per Giuseppe Garibaldi Bezzecca rimarrà solo un ricordo, uno dei numerosi rimpianti. Il generale non rimetterà più piede in Trentino e morirà sulla sua amata isola di Caprera il 2 giugno 1882. Ma questa ■ è un’altra storia.

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uore della fiera sarà il Palalevico, la struttura fieristico-congressuale che si trova a ridosso del lago, mentre gli spazi esterni, di cui alcuni coperti, si trovano adiacenti alla struttura. L’orario di apertura nei tre giorni sarà dalle 9.00 alle 19.00. La rassegna rappresenta un appuntamento importante per tutta l’economia del Trentino Orientale ed in particolare per tutta la Valsugana. Oltre ai settori fieristici tradizionali presenti, artigianato, industria, commercio, servizi, nuove tecnologie, all’interno della rassegna troveranno spazio espositori che si occupano di “Bio-edilizia e del risparmio energetico” dal fotovoltaico, ai serramenti alle isolazioni e alle energie alternative. Senza dimenticare un tema di grande attualità quale quello della sicurezza in casa, quindi impianti di allarme, porte blindate, serramenti antisfondamento. Uno dei temi principali della fiera sarà il “Vivere bene” nelle varie dimensioni: ambientale, residenziale, nell’alimentazione e nella sicurezza. In questa edizione alcune sale all’interno del Palalevico saranno dedicate ai prodotti della terra e al benessere geAndrea Torelli protafognista del talk-show “Masterchef”

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EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI NELLA SPLENDIDA CORNICE DEL LAGO DI LEVICO A LEVICO TERME DAL 29 APRILE AL 1 MAGGIO 2016 SI SVOLGERÀ LA TRADIZIONALE MOSTRA MERCATO DELLA VALSUGANA E DEL TRENTINO ORIENTALE E ALLA QUALE SI GUARDA CON RINNOVATO ENTUSIASMO nerale, un’area sarà dedicata al settore biologico Trentino sia dell’alimentazione che delle produzioni naturali. Tante le iniziative collaterali in programma che riguarderanno l’alimentazione, la cura del corpo e dell’ambiente in poche parole il “Benessere delle persone” in tutte le sue forme. Molta attenzione si intende riservare all’alimentazione e alle varie sensibilità sempre più presenti nella vita quotidiana, il mangiare sano e consapevole, il vegetariano, il vegano, il biologico. Spazio anche ai rimedi naturali e alle erbe officinali, ai prodotti naturali e ai prodotti per la cura della persona. Tra gli eventi collaterali: per il settore alimentare avremo la presenza di Andrea Torelli giovane di Borgo Valsugana e recente protagonista del talk-show “Masterchef” che presenterà un cooking show con erbe officinali tesine e prodotti trentini. La scuola alberghiera di Levico Terme con i suo alunni che realizzeranno aperitivi analcoolici, dolcetti trentini, cooking show con prodotti trentini. Marco Bortolon noto Chef

internazionale Vegano, che presenterà ricette della cucina vegana realizzate con prodotti locali. Per il tempo libero si potranno apprezzare le evoluzioni degli aeromodelli sul campo sportivo a cura del gruppo aeromodellistico Valsugana. Le esibizioni dell’Associazione volo libero trentino con voli in deltaplano e parapendio. Tante le attrazioni per i bambini: dalla fattoria degli animali, dai giri in pony. Nel palalevico una grande area sarà dedicata al Mondo Lego, si potranno vedere in esposizione i modellini e tante costruzioni Lego, sarà realizzata un’area gioco per i bambini che potranno realizzare le costruzioni e i modellini con i famosi mattoncini. Una parte del Palalevico, sarà riservata agli artigiani del territorio di Levico che realizzeranno un grande spazio espositivo assieme, direttamente allestito dagli stessi artigiani che presenteranno le proprie aziende, le produzioni locali oltre che l’esposizione di vere opere interamente realizzate artigianalmente. Il Trentino è ricco di prodotti tipici locali e quindi non potrà

mancare un settore dedicato, sarà uno spazio all’aperto con l’ allestimento di casette in legno con la possibilità di fare degustazioni e assaggi delle produzioni locali, con la presenza di piccoli e grandi produttori della Valsugana e del Trentino. In fiera si potranno trovare: serramenti, mobili per arredo interni ed esterni, energie alternative, impianti fotovoltaici, scale per interni ed esterni, complementi d’arredo, pavimenti, rivestimenti, elettronica, macchine operatrici, autovetture, artigianato, prodotti tipici, servizi, sicurezza, impiantistica. Ricordiamo che l’ingresso è gratuito sia in fiera che a tutti gli eventi in programma. Info: www.bsifiere.com ■


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trentinoeventi trentinoattualità

di Fiorenzo Degasperi

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e barocche elissi spiraliformi impreziosiscono e decorano, simmetricamente, la parte superiore della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Roma. Si attorcigliano come serpenti ai lati della corposa e volumetrica casa di Dio, offrendo un organismo plastico che segna il passaggio dallo spazio interno alla scena urbana. La spirale, nella sua forma rappresentativa, è il simbolo dell’origine della vita. La sinuosità delle sue linee ci conduce dall’esterno verso l’interno, dal cielo verso la terra. E, una volta raggiunta la terra, invisibilmente sprofonda nell’aspetto ctonio della vita quotidiana, della natura e dell’uomo. La spirale è una forma perfetta, come dimostrano le conchiglie e il guscio della lumaca, così perfetta da potersi fregiare del termine di “spirale aurea”. La spirale aurea evidenzia come lo sviluppo armonico della forma sia legato alla necessità degli esseri viventi di accrescere secondo natura in maniera ottimale e meno dispendiosa possibile. Nella storia

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MASTRO 7: TRIONFO ROMANO DISEGNA, FONDE, PLASMA: NASCONO COSÌ GLI ALBERI FRUTTATI DELLA PALESTINA, GLI ALBERI SACRI CHE L’ARTISTA TRENTINO HA ESPOSTO IN “LAUDATO SI’”, UN EVENTO DAVVERO UNICO NELLA MERAVIGLIOSA CHIESA ROMANA DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA della Chiesa la spirale non contraddistingue solamente le chiese barocche ma è assurta a simbolo stesso caratterizzante l’arte gesuitica, di quella Europea e di quella del Nuovo Continente. Basti osservare la chiesa tridentina di S. Francesco Saverio, in via

Belenzani. Oppure le decine e decine di chiese romane, tra cui questa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio (eterna lotta con il precedente abitante, il dio Marte), affacciata sull’omonima piazza, che si distingue per la spettacolarità teatrale grazie proprio alle

grandi volute riverse, molto simili a quelle ideate dalla genialità di Leon Battista Alberti per la basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Inoltre la spirale è assimilabile all’albero. Quest’ultimo non si arrotola come un serpente, non si attorciglia attorno a se stesso, ma, come la spirale, si diparte anch’esso dall’infinito, dal macrocosmo, per approdare al particolare, al microcosmo. La chioma sfiora le nuvole, le radici affondano nel magma primordiale, il tronco è il corpo che accoglie l’aria, l’acqua, talvolta il fuoco, sicuramente la terra: c’è in questo simbolismo l’idea di un legame tra mondo naturale e soprannaturale, tra l’uomo e la divinità, mediatore verticale tra le profondità della terra e le altezze dei cieli. L’albero, simboleggiando il rapporto tra terra e cielo, tra mondo visibile e invisibile, è il modello di tutta la potenzialità umana, della elevazione spirituale dell’uomo; è un potente simbolo della vita del cosmo, per-


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ché ne rappresenta la crescita e la proliferazione, il continuo nascere e rinascere. Ebbene, questi due simboli così importanti per l’arte e la religione cristiana – ma non solo, si potrebbe dire per la spiritualità universale –, sono stati uno stimolo per un artista/artigiano come Mastro 7 che ha deciso di fondere nel fuoco, complice il dorato rame – il minerale di Venere, posto nei letti degli sposi per mantenere salda la loro unione –, otto alberi che raccontano le radici della vita e, nello stesso tempo, sono un inno a Dio: Laudato Si’. Alberi, opere, lavori, che sono esposti negli spazi scenografici della chiesa romana di Sant’Ignazio di Loyola. La tecnica è delle più raffinate, frutto di una lunga progettualità, di riflessioni cromatiche e di pensieri spirituali. Non soltanto semplice fusione ma anche fuoco lavorato per arricchirne il cromatismo e le sfumature dorate che arrivano al rosso, mutando il fuoco in materia, virando, alchemicamente, dal fluido al solido, dal fisico allo spirituale. La stessa selezione delle specie arboree scelte non è casuale. Le idee, diventate mondo fisico, nascono dalla parola scritta dell’Antico e del Nuovo Testamento. Troviamo quindi il mandorlo (Che cosa vedi Geremia? Risposi: Vedo

un ramo di mandorlo), il melo (Sotto il melo ti ho svegliata: là, dove ti concepì tua madre), il dolce e fragile fico (Dal fico poi imparate la parabola: quando il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina), il fertile e fecondo melograno (Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo … se fioriscono i melograni), l’argenteo olivo (Sedetevi qui, mentre io vado a pregare, recita Matteo, 26,36). E ancora il ricco e affascinante castagno (… ho esteso i rami e i miei rami son rami di maestà e di bellezza), l’ardente e spirituale roveto (perché il roveto non brucia?) per terminare con una presenza vegetale ricca e significativa fin dagli albori del mondo mediterraneo: la vite (Io sono la vite, voi siete i tralci). Mastro 7, ovvero Settimo Tamanini, schizza, disegna, colora, fonde, plasma: nascono così gli alberi fruttati della Palestina, gli alberi sacri, toccati, come il Roveto Ardente, da argento e similoro, alti due metri. La tecnica è quella del fuoco soffiato e fiammato: l’alito di vita, refolo grazioso che porta con sé l’origine del tutto. Qui, in queste opere, l’arte ritorna a parlare la lingua universale dei simboli e i segni sono come parole che legano (religio) l’uomo all’universo. ■

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Amici Artisti

di Renzo Francescotti

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uando ho conosciuto Ohtmar Winkler? Nei primi anni ’70, quando cominciavo a scrivere d’arte. Lui era nato in Val Pusteria a Brunico nel 1907. Ha cinque anni quando suo padre fugge in America, abbandonando la famiglia, sette quando, in piena grande Guerra, viene mandato a lavorare in un maso a Velturno, presso una famiglia di parenti acquisiti. Othmar cresce poi a Bressanone, nei collegi dei Padri Missionari e dei Frati Cappuccini. Dimostrando disposizioni artistiche viene mandato a studiare alla Scuola d’Arte di Ortisei, di scultura in legno. Poi, trasferitosi ad Acqui nella bottega dello scultore gardenese Demetz, ha la fortuna di essere notato dal conte Pellati, che lo convince a trasferirsi a Roma, con una lettera di presentazione che gli apre le porte dei salotti più importanti della capitale. Come quelli di Margherita Sarfatti, la famosa fondatrice del movimento artistico Novecento. Ha 23 anni, è un giovanotto sudtirolese, uno scultore in legno che comincia a farsi conoscere quando tiene la sua prima mostra al Circolo della stampa estera: l’esposizione è visitata dallo stesso Duce, in borghese, che gli acquista

INSEGUENDO IL GENIO DI OTHMAR WINKLER DA BRUNICO, DIVENNE CITTADINO D’EUROPA E LAVORÒ PER MUSSOLINI E PER GOEBBELS. QUINDI ARRIVÒ A TRENTO DOVE UN ICTUS LO RESE DOCILE E... un San Cristoforo. Due anni dopo gli commissionerà un suo ritratto in scultura lignea. Lo stesso anno va a Berlino a scolpire nel legno Goebbels, il numero due del nazismo, al quale Mussolini aveva parlato del giovane scultore sudtirolese. In poco tempo, Winkler è divenuto un artista di moda. Tutto nella sua carriera sembra procedere al meglio. Ma, insofferente, polemico, litigioso com’è, nel 1937, alla fine di una personale, getta dalla

Da sinistra, Gabriella Belli, Renzo Francescotti, Renato Pancheri, Othmar Winkler, Giuseppe Prosser, don Vittorio Cristelli e Mons. Iginio Rogger 64

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finestra i gessi delle sue sculture in bronzo e fugge dalla capitale in Norvegia dove tra gli altri conosce Munch. In quel paese scandinavo rimarrà dal 1937 al’39, (una mostra su questo periodo poco noto è stata aperta a Canazei il 26 gennaio). Dalla Norvegia l’artista compiva frequenti viaggi in Germania, per visitare musei, incontrare artisti amici, contattare clienti. Era a Berlino la notte dell’11 novembre 1938 quando venne svegliato dal rumore di vetri infranti. Andò alla finestra e scorge il bagliore di incendi. Era la “Notte dei Cristalli”, scatenata contro gli ebrei. Nel 1939, si sposò con l’umbra Graziella Gabani da cui avrà tre figli maschi, tra cui Ugo (prematuramente scomparso e con cui nel ‘75 fondammo assieme il Circolo Picasso e l’Arci del Trentino), e Ivo, curatore della produzione del padre. Per qualche tempo Othmar insegna, a Ortisei e Pesaro. Ma non ha pazienza con gli studenti, finisce col litigare con tutti. Arriva a Trento

nel ’43 (ci starà per 56 anni, sino alla sua morte), lavorando alla Sovrintendenza delle Belle Arti. Ma litiga con il sovrintendente Nicolò Rasmo e viene licenziato. È alla fame. Va ad abitare a Lavis. Mi raccontava l’amico pittore Giuseppe Varner che i Winkler vennero letteralmente sfamati da conoscenti lavisani. Nella parrocchiale di Lavis, Othmar, nel ‘47, realizza la prima delle sue Vie Crucis lignee. La seconda la scolpì a cavallo del 1948-‘49. Destinata a Rovereto: contestata e rifiutata dall’Atene del Trentino finì a Bolzano. Non gradita nemmeno lì, chiusa chissà dove e ritenuta perduta riemerse dopo il Concilio Vaticano II di cui aveva anticipato lo spirito. Attualmente è al Museo Diocesano di Bressanone. La terza, la più importante e famosa, fu scolpita per la chiesa delle Suore di Maria Bambina di Trento, nel 1952. Anch’essa fu contestata, in particolare nella XII Stazione, e solo mezzo secolo dopo l’artista e le suore fecero


trentinoamiciartisti pubblicamente la pace. Negli anni della contestazione studentesca attorno al fatidico 1968, Winkler si riconobbe in quell’atmosfera di rivolta, si risentì giovane. Lo si vedeva nei bar e nelle osterie frequentate dai “sessantottini” in eskimo; e ci ha lasciato centinaia di disegni a penna in cui coglieva scene di vita. Era considerato un alcolista, uno da evitare come l’ubriacone del villaggio. Anche artisticamente gli avevano steso attorno un cordone sanitario. Io ero amico del figlio Ugo, collega di insegnamento al “Tambosi”. Nel 1975 nel neonato Circolo Picasso organizzammo a Othmar una mostra sulle rivolte Contadine e una conferenza-dibattito. Tra i relatori, anche altoatesini, era stato invitato Luigi Serravalli, che viveva tra Merano e Rovereto, con cui ero in relazioni amichevoli. Alla fine del dibattito chiesi a Serravalli di dire la sua su quelle opere esposte ispirate alle rivolte contadine. E Serravalli si rifiutò. Ma quella mostra assieme a un mio scritto e a quello coraggioso di Aldo Gorfer – che non era tanto un critico quanto uno storico – ebbe il merito di togliere Winkler dal confino e di rilanciarlo. L’anno seguente, il 1976, venne pubblicato il mio poemetto in dialetto dedicato alla “Guera dei Carnéri”, ovvero alla rivolta contadina in Trentino del 1525 ai tempi del Clesio. E nella pubblicazione sono riprodotte tre litografie

donatemi da Winkler, in cui rivoltosi imbracciano armi che sono metà archibugio e metà mitra (a sottolineare la continuità della rivolta). Nel frattempo la notorietà di Othmar era in crescendo in Trentino ma anche in altre regioni d’Italia e nel mondo germanico. Sue grandi sculture in bronzo sono nella Sala Consigliare del Comune di Trento, nel piazzale del Museo Caproni, all’entrata nell’autostrada, nei palazzi della Provincia e del Consiglio Provinciale. Ci incrociavamo, ma risultava arduo tentare di dialogare con spigolosità winkleriana, parlare con un uomo che non sorrideva mai, che si impennava cozzando come un caprone. Poi, negli ultimi anni successe qualcosa che andrebbe, secondo me, scientificamente studiato. Il grande artista fu colpito da una ictus. Riuscì a riprendersi, anche se circolava in carrozzina spinta da un assistente. Ma in ogni caso era un altro: aveva perduta tutta la sua aggressività e – incredibilmente – sorrideva…Pareva che l’ictus avesse agito su di lui come una sorta di laser, rimovendogli quel grumo di aggressività che aveva sempre condizionato la sua vita. Sono lieto di avergli regalato l’ultima soddisfazione della sua esistenza, facendogli attribuire la prestigiosa “Targa della Pro Cultura” con cui, in un arco di una trentina d’anni, sono stati insigniti molti dei più famosi artisti trentini. Di Othmar parlammo Gabriella Belli ed io quel 23 aprile 1999, in cui Othmar Winkler appare sorridente a 92 anni, qualche mese prima della sua scomparsa. ■

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uono, segno, memoria, lettura, ricerca, ascolto e visione sono le lenti di ingrandimento con cui biblioè, 150 luoghi comuni, rappresenterà il Sistema Bibliotecario Trentino e le sue mille sfaccettature e iniziative. Palazzo delle Albere-Trento, dal 21 al 25 aprile, diventerà una sorta di biblioteca ideale e tenterà di far conoscere meglio e con più strumenti il rilevante patrimonio bibliografico del Trentino. Nato nel 1977, grazie alla legge firmata da Guido Lorenzi, assessore alla cultura di quel tempo contraddistinto da una notevole spinta culturale (di quegli anni anche l’acquisizione di Castel Beseno e l’istituzione del Museo degli Usi e Costumi della gente trentina), il sistema bibliotecario è, ancora oggi, una perla che molti ci invidiano. Costituito da 150 biblioteche diffuse su tutto il territorio,

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IL SISTEMA BIBLIOTECARIO TRENTINO E LE SUE MILLE SFACCETTATURE E INIZIATIVE. AL PALAZZO DELLE ALBERE DI TRENTO, DAL 21 AL 25 APRILE con più di 5 milioni di esemplari fisici e con un insieme di professionisti di vari ambiti disciplinari in continuo dialogo e collaborazione, è uno dei meglio funzionanti sistemi culturali di tutto il territorio nazionale. Palazzo delle Albere non è stato scelto a caso: il principe vescovo di Trento lo fece edificare per destinarlo alla ricerca intellettuale, alla riflessione, all’otium inteso come momento di contemplazione e di arricchimento personale. Dunque quale miglior luogo per riflettere, insieme a prestigiosi operatori culturali e scrittori, sul mutato concetto di biblioteca quale luogo di conoscenza, informazione e formazione permanente della comunità? Ci saranno Marino Sinibaldi, inventore di Fahrenheit, la prestigiosa trasmissione di Radio3 RAI dedicata ai libri, Isabella Bossi Fedrigotti, Alessandro Tamburini, Pino Roveredo, Sveva Casati Modignani, Alessandro Genovese, Paolo Morando, Carmine Abate e molti altri. Biblioè è inserita in un circuito nazionale posto che il 23 aprile è la Giornata Mondiale del Libro. A Palazzo delle Albere, dunque, ci sarà una festa, una festa collettiva che vedrà le biblioteche pre-

senti sul territorio provinciale, le associazioni culturali, i professionisti partecipare ad un variegato calendario di incontri, reading, esposizioni bibliografiche, laboratori e seminari per discutere delle sfide che la società contemporanea richiede a questi luoghi comuni, spazi di pubblica lettura ma anche punti di incontro, opportunità, formazione, studio e ricerca. L’intento è quello di rendere visibile la varietà delle proposte delle nostre biblioteche e, allo stesso tempo, permettere a chi lo desidera di frequentare le sale del Palazzo delle Albere anche solo per leggere, guardare, vedere, ascoltare e/o conoscere storie nuove. Le biblioteche sono un perno della vita comunitaria: curano

la crescita culturale e creativa delle persone, operano per soddisfare bisogni espressi e inespressi della cittadinanza, promuovono iniziative nei diversi ambiti della conoscenza. Per questo il Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento, le biblioteche coordinate dall’Ufficio del Sistema Bibliotecario Trentino e della Partecipazione Culturale hanno organizzato biblioè, 150 luoghi comuni. L’idea/ intento è quello di rappresentare le molteplici aree di espressione e di azione delle biblioteche, presidi culturali, spazi di multimedialità e luoghi di conoscenza frequentati da persone di ogni età, cultura e religione. Luoghi comuni, appunto, spazi di incontro e opportunità. ■


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ualcuno crede ancora nel valore del lavoro? Ebbene, la risposta è sì. A tal proposito, abbiamo visitato la nuova sede di Scale Trento. Un’esperienza nuova che ha una storia molto lunga. Uno dei fondatori, infatti, è il geometra Alessandro Frignani che prima a Rolo (Reggio Emilia) e poi a Milano disegna scale da interni e soppalchi di ogni tipo. Da Milano, Alessandro insieme al giovane figlio, Marco Turotti, anch’egli imprenditore, fonda Scale Milano negli anni Novanta. Oggi portano la loro professionalità in Trentino con Scale Trento, collaborando con lo studio dell’architetto Anton Giulio Debiasi, che ha sede in centro storico in via Marchetti 9. Ci accolgono in un bellissimo palazzo storico e ci raccontano da dove viene la passione di disegnare scale di Alessandro Frignani. «Sin da giovanissimo dipingevo quadri di ogni sorta in stile “impressionista” o almeno ci provavo e non so perché nei miei quadri c’era sempre una scala. Iscrittomi poi a Geometri non avevo dubbi, entrare in uno scalificio al termine degli studi e cosi fu. L’azienda dopo due anni di stage mi mandò in esplorazione da solo in quel di Milano, “Vai a cercare un negozio” mi dissero, ci impiegai un po’, molti sacrifici, arrivai in stazione a Milano con lo zaino e quattro soldi, da lì il sogno iniziò a prendere forma, fino a che mi misi in proprio coi miei ragazzi». Dal 1984 a oggi sono circa 3.500 le scale e i soppalchi installati in tutta Europa. Ma da dove viene l’idea di venire anche in Trentino? Uno dei miei figli, Marco lavora direttamente con me in studio a Milano, mentre l’altro

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Jacopo Turotti anni fa si è trasferito in Trentino come ingegnere e specializzato in comunicazione, ormai conosce molto bene il tessuto economico locale, così ci ha spinti a questa nuova avventura. È stato lui, infatti, a presentarci l’arch. Antongiulio Debiasi, professionista con una vasta esperienza; non ci abbiamo pensato due volte. E le soddisfazioni non hanno tardato ad arrivare. Quale pensate sia il vostro punto di forza? Non abbiamo chiesto spazio alla vostra rivista per raccontarvi del prodotto (per quello potete visitare il nostro portale o venirci a trovare su www. facebook.com/scaletrento dove quasi quotidianamente

postiamo le ultime realizzazioni), ma per dirvi che le scale sono ormai prefabbricate in kit, spesso e volentieri le trovi nella grande distribuzione, poi ci sono variegate figure di pseudo professionisti che “disegnano” scale. Tutto molto bello fintanto che o ti porti a casa un bel kit oppure tenti di realizzare determinati “progetti”. Il problema è proprio la realizzazione di questi disegni che spesso e volentieri violano principi base di fattibilità, materiali utilizzati in modo errato, soluzioni architettoniche sia per scale sia per soppalchi che non risolvono le esigenze dei clienti. Consideri che mediamente in un mese, tra Trento e Milano, incontriamo più di 200

potenziali clienti, quasi mai parliamo di soluzioni “prefabbricate”. A noi piace creare la scala del cliente, pensata appositamente per l’abitazione, l’ufficio o seconda casa che sia. La difficoltà sta proprio qui: nel rendere unico ogni progetto senza scadere nella ripetitività. Questo, assieme all’ascolto attento delle esigenze del cliente, ci rende tanto ricercati. Perché in definitiva chi necessita di un soppalco o di una scala dovrebbe conttattarvi? Sfidateci, metteteci alla prova. Invitiamo gli interessati a farsi avanti e a contattarci di persona: c’è un numero verde, c’è Facebook, insomma, i nostri riferimenti diretti. Rispondiamo immediatamente e le nostre risposte sanno essere sempre concrete e vantaggiose per il cliente. ■

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a oggi andare dal dentista non è più un motivo per perderci il sonno. Non da quando abbiamo visitato SOCIALDENT di Mezzolombardo. Qui, infatti, abbiamo scoperto che esiste una concezione tutta nuova di intendere e mettere in pratica le cure dentali. E un indizio sul perché ce lo dà subito il nome. Quel “Social” non è una trovata per rendere più accattivante il nome del centro, bensì la chiave per cogliere la mission di questo centro dentale all’avanguardia. Le paure quando si va dal dentista, si sa, sono due: una è riferita al fastidio fisico, l’altra a quello “del portafoglio”. Da SOCIALDENT entrambi i timori vengono prontamente scongiurati: il primo grazie all’altissima professionalità di chi vi opera, a partire dal Direttore Sanitario, dr. Gianpaolo Magnaguagno, al dr. Domenico Alati e alla responsabile amministrativa, dott.ssa Annachiara Magnaguagno. I servizi offerti riguardano tutte le branche dell’odontoiatria: conservativa, endodonzia, ortodonzia, implantologia, chirurgia orale, igiene. Lo studio si avvale di tecnologie all’avanguardia, tra cui l’ortopantomografo che permette di eseguire in sede lastre panoramiche e teleradiografie. Il dr. Gianpaolo Magnaguagno, direttore Sanitario

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Riguardo al secondo tipo di paura che può cogliere il potenziale cliente, quella relativa ai costi, che dire? Per coloro che cercano un servizio di indiscussa qualità, a prezzi economicamente accessibili, questo è decisamente il posto giusto. E che quanto detto corrisponda al vero lo si capisce fin dalla prima visita, gratuita, durante la quale particolare

attenzione viene posta allo stato di salute della bocca con lo scopo di individuare eventuali problematiche e consigliare così i migliori piani di trattamento da seguire. Al paziente si offrono diverse modalità di pagamento: può pagare a rate nel corso dei lavori oppure accedere ad un finanziamento che fino a 24 mesi è a reale tasso zero.

Lo studio inoltre è convenzionato con diversi enti attivi sul territorio, come i principali sindacati (CGIL, CISL, UIL, FENALT), le Acli, la Croce Rossa Italiana, l’Auser, etc.. Questo significa che i pazienti che presentano la tessera di una di queste realtà hanno diritto ad accedere un listino prezzi privilegiato, scontato di circa il 30/40% rispetto al listino standard. Chi non fosse iscritto a nessuno degli enti convenzionati può comunque accedere agli sconti facendo la tessera SOCIALDENT, con cui ci si associa all’Associazione SOCIALDENT. La tessera costa 25 euro ma ha una validità illimitata e riguarda tutto il nucleo familiare. Inoltre l’intero ricavato dal tesseramento viene devoluto al Tavolo della solidarietà di Mezzolombardo, una rete di associazioni che si occupa di sostenere economicamente le famiglie in difficoltà, in collaborazione con i servizi sociali. ■

INFO SOCIALDENT Mezzolombardo (TN) Loc. La Rupe via Trento, 115-117 Tel: 0461.600461 trento@socialdent.it

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EDUCA, il festival dell’educazione - VII edizione 15 • 16 • 17 Aprile 2016, Rovereto (TN) Seminari, laboratori, spettacoli dedicati a bambini, ragazzi e giovani; genitori, insegnanti, educatori e a tutti coloro che credono nell’educazione come responsabilità quotidiana, gioiosa e creativa. Un impegno serio e appassionante da condividere.

il programma

tel. 0461 1597632 info@educaonline.it www.educaonline.it Educa

in collaborazione con: promosso da:

organizzato da:

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Oblivion

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na pluralità di linguaggi che declinano il tema “Libertà e Regole”, elementi fondamentali delle relazioni tra uomini e donne, tra culture e religioni diverse, nel rapporto con la natura, l’economia, la spiritualità, la giustizia e la democrazia. Oltre 60 le proposte in programma frutto della collaborazione dei partner e delle cooperative sociali e non, di musei, scuole, fondazioni e associazioni. E molti anche per questa edizione gli ospiti di fama nazionale appartenenti a discipline diverse. Ci sarà la scrittrice Dacia Maraini che parlerà del suo nuovo libro “La bambina e il sognatore”, ma anche della sua vita, dall’infanzia vissuta in prigionia alla libertà della parola che si fa letteratura. Sulla riconfigurazione individuale e sociale del ruolo dei padri e delle madri si concentrerà, tra gli altri, lo psicanalista Massimo Recalcati. Un ruolo, quello genitoriale o comunque educativo, sui cui pesano lo stress e la mancanza di tempo della vita moderna: a EDUCA ci si chiederà perciò come le famiglie ma anche la società possano affrontare la sfida. Non con urla, punizioni e minacce so-

EDUCA: IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE SEMINARI, LABORATORI, SPETTACOLI E APERITIVI: MOLTI GLI APPUNTAMENTI DELLA VII EDIZIONE DI EDUCA, IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE CHE SI TIENE A ROVERETO DAL 15 AL 17 APRILE Gioele Dix

stiene il pedagogista Daniele Novara, già ospite lo scorso anno, che proverà a indicare strade alternative. Su strumenti e politiche a supporto dei genitori si soffermeranno invece i relatori tra i quali la giornalista e scrittrice Chiara Valentini, in Tempo liberato, tempo regolato. Alle nuove tecnologie saranno dedicati numerosi incontri come Web: spazio della libertà o del controllo? e Cyberbullismo: opportunità e rischi delle nuove tecnologie dove ci si interrogherà da un lato sulle pratiche (e le consapevolezze) giovanili e sul ruolo degli adulti, genitori e insegnanti, dall’altro sulle regole per una convivenza civile online da parte di bambini e ragazzi. Attenzione anche ad

altre forme espressive tipicamente giovanili come l’hip hop di cui si approfondiranno gli elementi di valore formativo con la presentazione di pratiche in contesti educativi e scolastici. Moltissimi altri appuntamenti per tutte le età dedicati all’arte, allo sport, alla musica, alla scrittura e alla letteratura, quest’ultima sia con presentazione di libri sia con laboratori educativi ispirati a grandi classici “disobbedienti” come Pinocchio o Pippi calzelunghe. Quest’anno EDUCA tornerà come nelle prime edizioni ad occupare non solo i palazzi e i teatri, ma anche i giardini e le strade in particolare con un Corso Bettini in Libertà ricco di laboratori didattici, attività divertenti e giochi di strada:

si potrà disegnare, divertirsi in cucina con papà, coltivare un piccolo giardino e, per i più sportivi, due tiri a canestro! E ancora un ludobus e una libreria. Tra gli spettacoli sabato sera al teatro Zandonai andrà in scena Gioele Dix con Vorrei essere figlio di un uomo felice. Il poliedrico attore rievocherà i primi quattro canti dell’Odissea, quelli meno conosciuti e raccontati, del viaggio di Telemaco alla ricerca del padre. Grande chiusura infine domenica pomeriggio in Piazza Mart con gli “Oblivion” e le loro parodie culturali dei grandi della musica e della letteratura italiana e internazionale. EDUCA è promosso da Provincia autonoma di Trento, Università degli Studi di Trento e Comune di Rovereto, organizzato da Con.Solida in collaborazione con Cooperazione trentina, Fondazione Bruno Kessler e Fondazione Franco Demarchi, Iprase, Itas e Risparmiolandia delle Casse Rurali. ■

INFO www.educaonline.it fb tw #leducazionemistaacuore #festival - #educa

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LA “FABBRICA” DEL DIVERTIMENTO

SI CHIAMA “FABBRICA” MA NON CI SI VA CERTO PER LAVORARE. ANZI. QUANDO CI ENTRI TI SENTI SUBITO A CASA. FABBRICA DI PEDAVENA DI LEVICO TERME È RISTORANTE, PANINOTECA, PIZZERIA, BIRRERIA, GELATERIA ARTIGIANALE E MOLTO ALTRO ANCORA. OTTIMA CUCINA E INTRATTENIMENTO PER GRANDI E PICCINI. E C’È PURE UN HOTEL...

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uello che colpisce subito mettendo piede alla Fabbrica di Pedavena di Levico Terme è l’accoglienza. E non parliamo solo di quella cortesissima del personale, o del responsabile della comunicazione Marco Pisoni, ma anche degli arredi, delle luci, dell’incredibile varietà dell’offerta e dell’atmosfera che si respira nei diversi angoli del locale. Insomma, ci si entra e ci si sente a casa. Non per niente tutto è nato come progetto interno ad un innovativo albergo, il contiguo B612 Hotel. Ed è proprio lì, accanto alla reception che comincia la “Fabbrica”, con la cucina aperta dalle 12 alle 24, per garantire una vacanza anche all’insegna del gusto e… del divertimento. Ristorante, Paninoteca, Pizzeria, Birreria, Gelateria artigianale e molto altro ancora. Fabbrica di Pedavena Levico è una vera e propria 74

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centrale elettrica del divertimento del buon bere e dell’ottimo cibo, dove ci si può tranquillamente lasciarsi coccolare dalle proposte culinarie e da quelle d’intrattenimento. È una cucina che strizza l’occhio ai più golosi piatti della tradizione trentina, con hamburger,

un’ottima pizza e tanto altro; con un occhio di riguardo a vegani e vegetariani. Lo chef Michele Menestrina più che il chilometro zero, scherzando, aspira ad un “metro zero”, considerato che seleziona personalmente le materie prime direttamente da fornitori locali, per ga-


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INFO FABBRICA DI PEDAVENA LEVICO TERME Via Traversa Lido 4 38056 Levico Terme (TN) Tel +39 0461 700 366 STUBE DEL GALLETTO CADINE Via Strada di cadine 13 38123 Trento Tel +39 0461 174 0474

rantire al cliente i migliori prodotti della terra e le carni più gustose. Un dicorso a parte merita la birra, considerato che arriva direttamente dall’ultracentenaria avventura dei fratelli Luciani di Pedavena e che oggi si fregia di portare il nome delle montagne più belle del mondo: Dolomiti. La “Fabbrica” è una vera sicurezza, considerato che è sorta sulla scia dell’incredibile successo della Stube del Galletto, locale “gemello” nato nello storico stabile dell’Osteria alla Posta di Cadine e

presto diventato un must per la Movida trentina. È per questo che anche a Levico l’intrattenimento non è certo affidato al caso. Il direttore artistico, Matteo Pivotto, ha in serbo tutte le settimane qualcosa di nuovo per gli amanti della musica o del cabaret (recentemente ci sono stati Gnocchi, Sgrilli, ecc.); poi, tutti i venerdì, concerti live nella splendida “pancia” della Fabbrica: un grandissimo ambiente, con soppalco, palco e consolle dove si possono trascorrere serate indimenticabili con i propri amici, mangiando e ballando fino alle 2.00 con Dj & Disco Show. Ok, ma letto ciò, non si pensi ad un locale allergico alle famiglie o ai bambini, perché per loro è stato pensato uno spazio molto ampio: dal lunedì al venerdì, pranzi e cene hanno formule speciali. Ne citiamo alcune: menu completo da Euro 10.50 e Euro 13; il martedì, giorno delle pizze (tutte le pizze!) a Euro 7,00; e infine non mancano i menu speciali per gli ospiti più piccoli. Fiesta sia, dunque! In questa “Fabbrica” non si lavora, e il tempo per festeg■ giare non manca mai.

B612 HOTEL: “BDIFFERENT”

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na struttura alberghiera che già nel nome (B612 è l’asteroide del Piccolo Principe) richiama un’atmosfera sognante e di rilassatezza che si riflette perfino negli arredi, di ottimo design, integrato a meraviglia con la tecnologia. B612 esprime un concetto innovativo di ospitalità, un luogo dove si è liberi di essere se stessi, riposandosi e magari guardando fuori dalle finestre e ammirare i panorami mozzafiato che il territorio sa offrire.

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di Fabio De Santi

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ono sempre stato affascinato dal teatro, un luogo che permette di usare diversi registri e linguaggi e che consente di amplificare quell’idea di magia e di funambolismo che il disco cerca di trasmettere in vari modi. Cercheremo il coinvolgimento del pubblico, provando a “svelare” alcuni aspetti dello spettacolo, perché in fondo quello che succede su un palcoscenico, quello che permette di creare una canzone o un concerto, è proprio un insieme di trucchi e di magie”. Così Daniele Silvestri ha delineato i contorni del suo primo tour interamente teatrale della carriera che lo porterà anche a Trento il 15 aprile e che prende il nome dall’omonimo album di inediti “Acrobati” (Sony Music)

DANIELE SILVESTRI “ACROBATI”, IL PRIMO TOUR INTERAMENTE TEATRALE DELLA CARRIERA, CHE PRENDE IL NOME DAL NUOVO ALBUM, LO PORTERÀ ANCHE A TRENTO, IL 15 APRILE uscito lo scorso 26 febbraio ed entrato subito al numero 1 della classifica FIMI/GfK degli album più venduti. Ad accompagnare Silvestri sul palco ci saranno sette musicisti. Agli ormai storici collaboratori Piero Monterisi (batteria), Gianluca Misiti (tastiere) e

Gabriele Lazzarotti (basso) si aggiungono quattro nuovi acquisti di altissimo livello: Duilio Galioto alle tastiere, Sebastiano De Gennaro alle percussioni e al vibrafono, Daniele Fiaschi alle chitarre, Marco Santoro al fagotto, alla tromba e ai cori. Anticipato

FREIBURGER BAROCKORCHESTER A TRENTO

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i chiude con il concerto della Freiburger Barockorchester in programma venerdì 8 aprile la prima parte della Stagione della Società Filarmonica di Trento. Ad impreziosire la formazione della Freiburger Barockorchester ci saranno Petra Müllejans, primo violino e direttore e Gottfried von der Goltz, primo violino e direttore con un programma di sala che prevede l’esecuzione di J.S. Bach Concerto Brandeburghese n. 1 in Fa magg. BWV 1046; Concerto Brandeburghese n. 5 in Re magg. BWV 1050 (solista Sebastian Wienand); Suite Orchestrale n. 1 in Do magg. BWV 1066; Concerto Brandeburghese n. 4 in Sol magg. BWV 1049 e della Suite Orchestrale n. 2 in si min. BWV 1067 (solista Susanne Kaiser). La Freiburger Barockorchester è stata fondata nella ‘Capitale della Foresta Nera’ nel 1987 da un gruppo di studenti che voleva approfondire il repertorio barocco recuperando gli strumenti originali. Nata senza un direttore fisso ma scegliendo di volta in volta una guida, a partire dal 1990 si è affidata a Gottfried von der Goltz, poi affiancato, dopo il 1997, da Petra Müllejans. Con una lunga carriera di successi, oggi i Freiburger si esibiscono nei più importanti teatri e sale concertistiche del mondo seguendo un calendario concertistico formato su un repertorio che spazia dal barocco alla musica contemporanea.

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dal singolo “Quali alibi”, entrato in alta rotazione in tutti i maggiori network radiofonici, Acrobati è un disco acrobatico anche per la sua genesi: da un iPhone pieno di appunti musicali, di idee, che partendo da uno studio di Lecce la scorsa estate, ha viaggiato fino a ritrovarsi al chiuso di una sala di registrazione dove si è fatto ascoltare germogliando e facendo germogliare un flusso inesauribile di musica. Ma “Acrobati” non sarebbe un disco di Daniele Silvestri se questo “stare in bilico” non fosse affrontato con la giusta leggerezza e, soprattutto, con quell’ironia che da sempre contraddistingue la sua cifra stilistica. Un lavoro quello del cantautore romani che arriva a cinque anni da S.C.O.T.C.H. e dopo il grande riscontro avuto con “Il padrone della festa”, il progetto che l’ha visto protagonista assieme a Max Gazzè e Niccolò Fabi. L’album ha coinvolto più di quindici musicisti e vede alcuni featuring d’eccezione: Caparezza, che con Silvestri firma “La guerra del sale”, Diodato, Dellera, i Funky Pushertz, Diego Mancino. Tutta la lavorazione è stata raccontata dallo stesso Daniele nel “diario di bordo” del nuovo sito web. ■


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d un occhio attento non sarà certo sfuggito un cer to movimento sulla terrazza antistante il ristorante. Si sono diradati gli ombrelloni per far posto a due eleganti tendaggi, i quali andranno a riparare gli ospiti dal sole nelle giornate estive più intense, così come da quelle piovose che la stessa estate sempre più spesso ci riserva. Un investimento importante, che speriamo venga apprezzato da tutti. Il menù della cucina e della pizzeria si stanno lentamente aggiornando all’aumento delle temperature, con piatti sempre più freschi e leggeri a sostituire quelli più “carichi” tipicamente invernali. Anche le nostre vetrine di pasticceria e gelateria si stanno adeguando e il cioccolato, principe dei dessert invernali, lascia il posto alle preparazioni di frutta, più

ARRIVA LA PRIMAVERA PROSSIMI ALL’INIZIO UFFICIALE DELLA STAGIONE PRIMAVERILE, VEDIAMO QUALI SONO LE INIZIATIVE IN PROGRAMMA AL RISTORANTE PIZZERIA “IL GIARDINO DELLE SPEZIE” DI PADERGNONE fresche e gradite nelle giornate primaverili. Per tutte le domeniche di aprile e di maggio, ospiteremo a rotazione animatori, clown, prestigiatori, e trucca bimbi che intratterranno i nostri piccoli ospiti nei pomeriggi appena dopo pranzo. Il calendario completo sarà pubblicato a breve sul nostro rinnovato sito internet, finalmente compatibile anche per smartphone

e tablet. Attraverso il nostro nuovo portale web, la nostra pagina Facebook e l’ormai consolidata newsletter terremo aggiornati in tempo reale tutti i nostri amici su variazioni di menù, eventi ed ogni altra novità che proporremo nel corso dell’anno. È arrivata la primavera: vi aspettiamo al Giardino delle Spezie, naturalmente in Famiglia. ■

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di Fabio De Santi

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e c’è un personaggio che si differenzia da tutti per originalità, classe, talento e internazionalità, questa è Patty Pravo. 50 anni di carriera il prossimo anno, 149 dischi pubblicati in Italia, 85 nel mondo 120 milioni di dischi venduti. Si può comprendere bene quindi come abbia davvero i contorni dell’evento il concerto della cantante veneziana in programma il 18 aprile all’Auditorium Santa Chiara nell’ambito del tour cha accompagna l’uscita del suo nuovo album d’inediti “Eccomi”, Un lavoro che Patty Pravo ha lanciato anche grazie alla sua partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo dove ha presentato il brano “Cieli Immensi” tratto proprio dal nuovo cd. Una canzone che all’Ariston le ha permesso sia di essere la prima donna in classifica fra le artiste del Festival e nello stesso tempo di

PATTY PRAVO IL CONCERTO DELLA CANTANTE VENEZIANA È IN PROGRAMMA IL 18 APRILE ALL’AUDITORIUM SANTA CHIARA NELL’AMBITO DEL TOUR CHE ACCOMPAGNA L’USCITA DEL SUO NUOVO ALBUM D’INEDITI “ECCOMI” vincere il Premio della Critica. “Eccomi” è ventiseiesimo album in studio di Patty Pravo e arriva dopo un’attenta selezione di ben 700 brani. Prodotto e realizzato da Michele Canova Iorfida, con la produzione esecutiva di Massimo Levantini e Gaetano Puglisi, e registrato presso i Sunset Sound Studio di Los Ange-

les, “Eccomi” ritrae l’effigie di una donna forte, consapevole delle proprie scelte e che, tuttavia, conserva un lato fragile da custodire e svelare con parsimonia. Frammenti di storie, ricordi, silenzi, passioni, separazioni, riavvicinamenti trovano spazio tra arrangiamenti finemente curati e particolar-

mente variegati. Molti sono gli autori di successo che hanno partecipato a questo lavoro da Tiziano Ferro a Fortunato Zampaglione, da Giuliano Sangiorgi a Gianna Nannini, Emis Killa, Samuel dei Subsonica, Zibba, Rachele Bastreghi e gli strumenti di eccelsi musicisti come Gary Novak alla batteria, Reg-

TRENTINO UNDERGROUND Storie di archeologia tra passato, presente e futuro. 8, 15, 22, 29 aprile e 3 maggio, ore 17.00-18.30 Il Museo Diocesano Tridentino organizza nel mese di aprile 2016 un nuovo corso dedicato a tutti gli appassionati di archeologia e storia antica: Trentino underground. Storie di archeologia tra passato, presente e futuro. Il corso, condotto e ideato dal dott. Matteo Rapanà, è rivolto a non specialisti della materia e intende fornire un’ampia panoramica sulla storia dell’archeologia, sulle sue differenti discipline e sulle sue più recenti applicazioni, utili per ricostruire le attività e gli ambienti in cui hanno agito antiche popolazioni. Partendo dall’analisi delle tecniche di scavo, si potranno toccare con mano alcuni significativi reperti portati alla luce nell’antica Basilica di San Vigilio, ripercorrere le vicende costruttive di questo importante luogo di culto e, infine, cimentarsi con le più recenti ed innovative tecniche di documentazione tridimensionale del patrimonio culturale. Particolare attenzione sarà data alle vicende archeologiche del territorio trentino, area di collegamento tra mondo mediterraneo ed Europa continentale. Il primo incontro è fissato per venerdì 8 aprile 2016 alle 17.00. Per partecipare al corso è necessario iscriversi telefo-

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nando ai Servizi educativi del Museo Diocesano Tridentino al numero 0461-234419. Alla fine del corso verrà rilasciato da parte del Museo Diocesano Tridentino un attestato di partecipazione. Il corso sarà attivato al raggiungimento del numero di dieci iscritti.


trentinopanorama gie Hamilton al basso, Jeff Babko al pianoforte e organo hammond, Alex Alessandroni tastiere, pianoforte e piano elettrico, Christian Rigano sintetizzatori, programmazioni e pianoforti, Tim Pierce alle chitarre acustiche ed elettriche, Patty ha scelto di mettere ancora una volta in risalto l’istinto e la passione senza mai rinunciare all’affascinante aura di inafferrabilità che da sempre contraddistingue l’iconica precorritrice dei tempi. Fra i brani migliori del disco “A parte te” con le parole di Giuliano Sangiorgi e l’appassionato canto di Patty raccontano una nostalgica amara e consapevole presa di coscienza: una fuga verso la vita che verrà. Un amore che, se da un lato ruba il respiro e le parole, dall’altro cede all’inevitabile spegnimento della fiamma. In “Qualche cosa di diverso” la sensibilità di Zibba coglie l’essenza della cantante tra parole ricolme di delicatezza e sentimenti così forti da diventare indefinibili, il brano racconta le ragioni del cuore esaltando l’importanza della passione. “Cieli Immensi” è la ballad scritta da Fortunato Zampaglione: il brano che

Patty ha scelto per tornare a Sanremo: il brano si apre con una delicata intro al pianoforte per poi evolversi in un irresistibile crescendo dal mood accattivante. “A noi bastava solo l’amore, il resto ci poteva mancare...”. Curioso poi un brano come “Non siamo eroi” con la featuring di Emis Killa con un arrangiamento sospeso tra synth e campionamenti mostra una Patty inedita per una storia tormentata. Il nome di Patty Pravo negli anni sessanta si lega al Piper di Roma: è l’impresario Alberico Crocetta che la nota e dopo pochissimi giorni “la ragazza del Piper” diventa Patty Pravo. Il disco del debutto è “Ragazzo triste”, si è nell’anno 1966. L’ascesa continua immediatamente con “Qui e la” e “Se perdo te”. Di Patty Pravo si parla e si comprano i dischi nel mondo, per lungo tempo è presente nelle classifiche mondiali con almeno tre dischi. “La bambola” vende subito 9 milioni di copie ed è prima in classifica oltre che in Italia in Giappone, Francia, Germania e Sud America. Ad oggi il brano ha venduto oltre 30milioni di dischi. È Patty Pravo mania, i giovani, la imitano, la seguono e ne fanno il loro manifesto di vita. È lei a dettare la moda e le regole di vita. Ma non si limita a cantare e incidere dischi, spiazza tutti facendo concerti in cui canta e balla, spettacoli alternativi dove sperimenta nuove tecnologie, riunendo formazioni musicali e anticipando forme multimediali. Contemporaneamente da ragazza bellissima e super beat si trasforma in raffinata interprete di canzoni francesi e non solo. Porta al successo brani dei Beatles, di Jacques Brel, Leo Ferré, Vinicius de Morales e Neil Diamond, esempi su tutti “La canzone degli amanti”, “Col Tempo” e ”Non andare via”. ■ 79

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di Fabio De Santi

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Negrita tornano sui palchi italiani e fra le date del loro tour nei club c’è anche quella del 3 aprile al Palasport di Rovereto. Un appuntamento organizzato da Fiabamusic insieme a Livenation in collaborazione con il comune di Rovereto che riporta il rock di qualità nella città della Quercia. Dopo il successo dell’ultimo album in studio “9”, i Negrita lo scorso 4 marzo hanno pubblicato un cofanetto dal vivo dal titolo “9Live&Live”. Il disco è stato anticipato in radio dal singolo inedito “I Tempi Cambiano”, scritto dai Negrita a quattro mani con Luciano Ligabue. La nuova edizione dell’album, prodotto da Fabrizio Barbacci per Universal Music Italia, contiene: un Cvdcon nove versioni live tratte dall’album in studio, due brani inediti “I tempi cambiano”, “Quelli Che Non sbagliano mai” e una versione acustica del brano “Se sei l’amore”. Dopo otto arene gremite du-

NEGRITA FRA LE DATE DEL TOUR DELLA SEGUITISSIMA ROCK BAND ITALIANA NEI CLUB C’È ANCHE QUELLA DEL 3 APRILE AL PALASPORT DI ROVERETO rante la scorsa primavera e un lungo tour estivo che ha percorso tutto lo stivale, i Negrita hanno deico di tornare on the road! È la band stessa a raccontare la genesi di questa decisione che la porta dopo dodici anni a suonare nei club. “Si, è vero. Negli ultimi anni ci siamo tolti molte soddisfazioni. Abbiamo suonato in Palasport, Arene all’aperto, acustici nei Teatri, Musical, e pure in 5 o 6 tour all’estero. Non male per una band

italiana che vive la sua maturità nel bel mezzo di due crisi mostruose: una discografica e l’altra economica globale. Noi siamo abituati a guardare avanti. E avanti andremo. Se facciamo un’analisi al netto delle ambizioni, le centinaia di concerti degli inizi, fatti nei locali di tutta Italia, rimangono un tatuaggio indelebile. La condensa che scende giù dalle pareti, il sudore che libera voglia di vita mentre i tuoi pori assorbono altre energie

pure, è come benzina super per una band il nostro sound ci ha sempre guadagnato.” E la risposta è: nei club! Location dove i Negrita dichiarano di voler proporre una scaletta a dir poco dirompente: “Non saranno serate riposanti . Non saranno concerti come gli altri. Recupereremo pezzi dal cilindro senza fondo della nostra storia. Stiamo elaborando una scaletta fatta di muscoli e distorsioni. Senza tregua. Che fate? Passate?” ■

GIUSEPPE GIACOBAZZI, 8 APRILE A TRENTO

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o dato forma ad uno show che non vuole discostarsi dal mio modo di fare spettacolo ma con un taglio maggiormente autobiografico con alcune parti che reputo essere particolarmente intense anche oltre il sorriso. Il tutto con un finale a sorpresa che già svelo – sorride Giacobazzi – in cui assumo anche le improbabili, per me, sembianze di cantante”. Sono queste le parole legate al suo ultimo show di uno dei comici televisivi che meglio di altri è riuscito a trasporre in modo più naturale la sua simpatia e la sua semplicità a teatro senza dover sottostare all’enorme limite della brevità del racconto che il piccolo schermo per forza di cose tende ad imporre. Lui è Giuseppe Giacobazzi che dopo il grande successo ottenuto in occasione del suo ultimo show a Trento ritorna all’Auditorium S. Chiara con il suo spettacolo dal titolo decisamente autobiografico come «Un po’ di me. Genesi di un comico». L’appuntamento è quello dell’8 aprile, dalle 21, con l’evento propo-

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sto da Fiabamusic in collaborazione con il Centro Servizi Santa Chiara. «Un po’ di me. Genesi di un comico» è uno spettacolo di e con Andrea Sasdelli, in arte Giuseppe Giacobazzi, con la collaborazione ai testi di Carlo Negri. Uno show che lo stesso Giacobazzi ha voluto presentare così: «Caro Amico, torno in teatro dopo le fatiche (fatiche si fa per dire) di “Apocalypse”. Per lungo tempo ho pensato al titolo da dare a questo spettacolo, cercando qualcosa che già nel nome, nascondesse o meglio rivelasse, il cuore dello spettacolo stesso. Dopo 20 anni di carriera, ho deciso di aprire il cassetto dei ricordi e raccontare un po’ del mio privato. Non è un racconto retrospettivo, semmai è una lucida analisi su quello che è stato, su quello che è e su quello che forse sarà. Romagnolo doc, è nato ad Alfonsine in provincia di Ravenna nel 1963, Giuseppe Giacobazzi ha iniziato il suo percorso sulla scena cabarettistica bolognese grazie all’amico e comico Duilio Pizzocchi.


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di Lara Deflorian

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nche in questo mese il calendario del circuito regionale della danza si presenta discretamente articolato, con una programmazione pronta a soddisfare i gusti di grandi e piccini. Per questi ultimi, infatti, nel pomeriggio del 10 aprile al teatro Valle dei Laghi di Vezzano sarà allestita la coreografia di Claudio Ronda tratta dalla celebre favola di Pinocchio e interpretata dalla compagnia Fabula Saltica. Composta da 12 giovani danzatori, per la maggior parte di formazione accademica in grado di adattarsi a differenti modalità espressive tramite l’utilizzo di tecniche diverse, questa compagnia farà rinascere il racconto di Collodi attraverso le musiche composte da Edoardo Bennato ed una rilettura della favola di Pinocchio in modo leggero, ironico, pregno di metafore. In questo modo presentandosi a diversi tipi e livelli di lettura, ben si presta ad un pubblico di ogni età. Il 22 aprile al teatro Comunale di Mezzolombardo, si svolgerà un incontro-spettacolo condotto da Loredana Furno, in cui la giovane compagnia del Balletto Teatro di Torino sarà interprete di Novecento, un secolo di danza. Partendo da Ciajkovskij fino ad arrivare alla musica

“PINOCCHIO” IL CIRCUITO REGIONALE DELLA DANZA PARTE CON LA FIABA DI COLLODI INTERPRETATA DA FABULA SALTICA. TANTI ALTRI SPETTACOLI IN PROGRAMMA...

pop, l’arte tersicorea si trasforma, segue i cambiamenti musicali e stimola i coreografi del secolo scorso a cimentarsi nei generi di danza più vari: dalla danza classica accademica, si passerà così ad un omaggio alla danza

libera di Isadora Duncan, e dal neoclassicismo di George Balanchine si arriverà ad una versione contemporanea del Cigno nero su musica dei Chemical Brothers. Per gli amanti del genere contaminato, invece, sempre il 22 aprile al teatro Parrocchiale di Cles sarà presentato lo spettacolo Passion tango, rappresentato dalla compagnia Naturalis Labor. Fondato nel 1988 a Vicenza da Luciano Padovani e Francesca Mosele, questo ensemble è impegnato in un costante lavoro di ricerca sulla danza contemporanea, sul tango e sui nuovi linguaggi dell’arte. Passion tango è uno spettacolo contemporaneo di tango e musica creato dallo

stesso Padovani. In un gioco di coppia, che si avvale dell’accompagnamento musicale eseguito dal vivo dal trio Lumière de tango, traspaiono una forte seduzione velata di nostalgia, un intreccio di sguardi e tocchi leggeri, tra languidi abbandoni e scatti repentini, il tutto coniugato in coreografie di tango che sanno esaltare e appassionare il pubblico. Il 23 aprile, in prossimità della festa della Liberazione d’Italia, è previsto infine al teatro Monte Baldo di Brentonico, un nuovo debutto coprodotto dal Cid (Centro internazionale della danza) di Rovereto, che vedrà protagonista in scena il Collettivo Clochart. Attraverso l’esplorazione dei termini, dalla forte valenza sociale, di “libertà” e di “fratellanza”, si sviluppa la narrazione coreutica della nuova produzione titolata Liberi da morire. Sotto la regia di Michele Comite, saranno tre i danzatori protagonisti in scena, impegnati a rappresentare la lotta partigiana dei bolognesi Orazio Mignani e Romolo Mezzetti, trucidati a Brentonico il 2 maggio 1945. Info: numero verde 800 013952 - web: www.centrosantachiara.it. ■ 81

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Foto © Marta Eccher

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omenica 24 aprile 2016 l’appuntamento è in Val di Non, a Tassullo, per la 41° edizione della “Quattro Ville in Fiore”. Ritorna uno degli appuntamenti più amati per festeggiare l’arrivo della primavera, aperto a tutti, agonisti e non, famiglie e bambini, e a coloro che vogliano cominciare alla grande la bella stagione con una giornata da trascorrere interamente all’aria aperta. Quest’anno la festa si fa ancora più grande. In occasione della “4 Ville in Fiore” infatti Castel Valer di Tassullo aprirà eccezionalmente le porte ai visitatori. Il pubblico potrà assistere, in via esclusiva, ad un accompagnamento narrato fra corti, giardini, affreschi e avvolti visitando anche la preziosissima cappella privata del maniero, affrescata dai pittori bergamaschi Giovanni e Battista Baschenis nel 1473. È possibile fin d’ora prenotarsi presso l’APT Val di Non (tel. 0463 830133) per partecipare ad una delle tre visite previste con tre orari: 13.30 – 15.00 – 16.30. La marcia vera e propria prenderà il via invece al mattino a partire dalle ore 9.30 come sempre dal cen-

QUATTRO VILLE IN FIORE DOMENICA 24 APRILE TORNA MARCIA TRA I MELI IN FIORE DELLA VAL DI NON QUEST’ANNO CON UNA SORPRESA IN PIÙ: L’APERTURA ECCEZIONALE DI CASTEL VALER! tro di Tassullo. Come consuetudine l’iniziativa viene organizzata in concomitanza non solo della Festa della Liberazione ma anche cercando di cogliere il clou della fioritura dei meli della Val di Non. Quale momento migliore per proporre una corsa che percorre le campagne della valle seguendo antiche mulattiere e sentieri di montagna? Ciò che rende unica e apprezzata la “Quattro Ville in Fiore” è la sua natura “slow” che invita i partecipanti a percorrere i 5 o 11 Km di marcia senza fretta ma anzi soffermandosi a godere di una pausa di cultura. Da alcune edizioni

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infatti i non agonisti vengono invitati a fermarsi a visitare uno o più dei piccoli gioielli di architettura religiosa che

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si incontrano lungo la strada. Così sarà possibile visitare la chiesetta di Santa Lucia nella frazione di Campo, quella dell’Immacolata a Sanzenone oppure infine la chiesetta di San Vigilio a Tassullo. In ognuna di esse sarà presente una guida dell’associazione “Anastasia Val di Non” pronta a fornire qualche illustrazione sulla ricchezza artistica della pieve. Le iscrizioni alla “Quattro Ville in Fiore” rimangono aperte fino al momento della partenza ma è possibile iscriversi on-line fin da adesso sul sito www.prolocotassullo.it. ■

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di Nicola Tomasi

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utto è nato una sera dell’estate 2014, dove alcuni amici volevano fare qualcosa per il paese, un tipo di festa che avevano visto da altre parti, ma non si capiva perché ad Aldeno non si riusciva ad imbastirla. Fare una festa dei portoni, partendo da zero, dove si devono aprire almeno 4-5 locande era impossibile per quei tre ragazzi. Venne in mente allora l’idea di coinvolgere altre associazioni del paese. Il progetto era ostico, poiché tra le associazioni un progetto simile era stato già realizzato con il Comun Comunale del 2009, ma la regia della festa era svolta dal comitato e dal comune. I ragazzi della Pro Loco si proponevano di fare da regia e guidare loro le associazioni. Così nella primavera del 2015 si è svolta la prima edizione con 7 associazioni coinvolte, di cui una da fuori paese. Ogni associaizone aveva completa libertà sul menu e sull’intrattenimento nella propria locanda, mentre la Pro loco gestiva, oltre alla propria corte tutti gli spazi comuni. L’edizione 2016 si svolgerà il 23-24 aprile e vedrà la partecipazione di 9 associazioni, tutte del

DE VOLT EN CORT L’EDIZIONE 2016 SI SVOLGERÀ IL 23-24 APRILE E VEDRÀ LA PARTECIPAZIONE DI 9 ASSOCIAZIONI, TUTTE DEL PAESE DI ALDENO paese. La particolarità di questa gestione sfocia in una splendida diversificazione delle corti: le locande stipate in cortili privati saranno allestite in maniera originale e caratterizzante da ogni associazione. I menu spazieranno dal pesce alla selvaggina, dai piatti vegani alla pizza, dalla cucina stile Tirol agli asparagi locali, dalle grappe alla birra artigianale. Lungo le antiche strade del paese bancarelle di artigiani locali faranno da collante tra le diverse locande. Concerti, spettacoli di combattimenti medievali e il “Palio dei

Paesi” faranno da cornice a questi intrattenimenti gastronomici. I scorci poco conosciuti del paese parlano da soli, case incastonate l’una sull’altra riescono a creare passaggi e ripari, sotto i quali generazioni creavano i loro intrecci sociali. Gli spazi erano comuni a più famiglie, dove non si aveva paura a condividere quel poco che si aveva. In un mondo di rapporti personali sempre più distaccati, ci piaceva l’idea di condividere quel poco che abbiamo pensato per realizzare un momento comune più grande. ■

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di Ferrai Bellucco Alessandra

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di Fabio De Santi

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l contrario dei concerti nei teatri per i quali sono necessarie 1-2 rappresentazioni per città, nei Café chantant (10-50 rappresentazioni per città) o nelle case di singoli e coppie (migliaia di concerti per città), la scena musicale del palasport riserva vantaggi. Fra tutti per noi quello di fare meno concerti e c’è più tempo da dedicare alle proprie attività professionali. Altri vantaggi del mondo palasport: se viene tanta gente, si simpatizza; se viene poca gente, stanno comodi”. E’ questo il modo, contraddistinto dalla loro consueta ironia con cui Elio e Le Storie Tese hanno raccontato i contorni del loro nuovo show che si aprirà proprio il 23 aprile al Palazzetto del Ghiaccio di Pergine con la data zero del tour Piccoli Energumeni . La

PICCOLI ENERGUMENI IL NUOVO SHOW DI ELIO E LE STORIE TESE SI APRIRÀ IL 23 APRILE AL PALAZZETTO DEL GHIACCIO DI PERGINE VALSUGANA, CON LA DATA ZERO DEL TOUR CHIAMATO PROPRIO “PICCOLI ENERGUMENI” formazione milanese che è stata fra le star dell’ultimo Festival di Sanremo, con il brano “Vincere l’odio” proporrà in questa occasione anche le canzoni del nuovo cd “Figgatta de blanc”. che fa esplicito riferimento

ad uno dei must dei Police come Reggatta De Blanc. Il disco, l’undicesimo della loro produzione, è uscito lo scorso 12 febbraio dopo la loro terza partecipazione a Sanremo. Band di culto, vere e proprie icone, artisticamente ci han-

no abituati ad ogni genere di novità. Presenza costante ma mai scontata nel panorama italiano, inarrivabili nella cura della loro proposta musicale, ogni loro nuova apparizione ha segnato momenti memorabili sia che si trattasse di

1° MAGGIO, A CALDONAZZO SI PARLA DI FRANCESCO GIUSEPPE

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l racconto delle frequentazioni di un Imperatore in Trentino Alto Adige. Licia Campi Pezzi, autrice del libro, “Francesco Giuseppe - Una dinastia al tramonto” (Curcu & Genovese) sarà a Caldonazzo, il primo maggio (ore 16, Via Roma), in un incontro organizzato dalla locale Biblioteca Intercomunale, da Trentino Book Festival, in collaborazione con il Compagnia Schützen. Francesco Giuseppe, ebbe sempre un rappor to privilegiato con il Tirolo “provincia fedelissima” che ha unito il proprio destino a quello degli Asburgo dal 1363 al 1918. Nella sua prima visita, nel 1844, definì questa terra “un Paradiso” e per tutta la vita ci tornò spesso, in occasione delle manovre militari, ma anche per raggiungere la sua sposa, la misteriosa e sfuggente Sissi, che con i suoi soggiorni a Merano e a Campiglio contribuì in maniera determinante alla fortuna turistica di queste località. Per l’imperatore, il Tirolo rimase sempre la pa-

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tria di Andreas Hofer che aveva pagato la sua fedeltà agli Asburgo con la vita, senza rendersi conto che le mancate risposte alle domande di autonomia e di modernizzazione, avrebbero finito per inimicargli i sudditi di lingua italiana. Durante i suoi sessantotto anni di regno, ci furono molti cambiamenti: dai primi treni a vapore, si passò prima alle automobili e poi agli aerei. Francesco Giuseppe cercò invece di mantenere solide le fondamenta del suo regno, alternando concessioni limitate, come il suffragio universale a continui rinvii per i problemi più spinosi relativi alle nazionalità. Amato dal popolo per la sua affabilità e compianto per le numerose disgrazie che fecero soprannominare gli Asburgo “la famiglia degli assassinati”, fece del dovere il faro della sua esistenza. In questo libro, corredato da un capitolo per ricostruire i luoghi della presenza in Trentino Alto Adige di Francesco Giuseppe e Carlo, la storia pubblica e privata degli ultimi Asburgo, ricostruita dall’autrice della fortunata biografia “Sissi. La regina delle Dolomiti”, ci consente di ritrovare le radici storiche e culturali del nostro territorio.


trentinopanorama un album, che di un concerto o di un’apparizione televisiva (impossibile non citare, tra le altre, le quattro esibizioni de “La canzone mononota” sul palco del Festival di Sanremo del 2013 con travestimenti e make-up estremi). Una storia la loro che si scorre attraverso dei must quali “Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu”, “Italyan, Rum Casusu Çikti” e “Cicciput”, fra provocazioni e polemiche assortite, singoli di successo come “Pipppero” e un memorabile secondo posto al Sanremo 1996 con “La terra dei cachi”, tormentone dell’epoca. Li si è visti in tv, come resident band dei programmi “Parla con me” e “The Show Must Go Off” e “Il Musichione”, il programma da loro ideato e condotto su Rai2. Nel 2013 sono tornati a Sanremo con “La Canzone Mononota”, arrivando secondi, ma vincendo ben tre premi: critica, sala stampa radio/tv/web e miglior arrangiamento. Tra i loro pezzi più amati ci sono “Cara ti amo”, “Servi della gleba”, “Shpalman®”, “Parco Sempione”, “Born to be Abramo” e “Tapparella”, l’inno collettivo con cui sono soliti chiudere i concerti. Riguardo a Figgatta De Blanc proprio Elio ha raccontato. “Il cd è fatto di tredici canzoni nuove di zecca più una usata: l’occasione per rompere con una tradizione di cofanetti e raccolte che è bellissima ma ogni tanto servono anche dischi nuovi da ripubblicare anni dopo in un cofanetto, perpetuando quello che il Re

Leone e Spagna chiamano il Cerchio della Vita (“E ogni vita lo sa che rinascerà, in un fiore che ancora vivrà”). Composto e registrato tra giugno 2015 e gennaio 2016, FDB rappresenta per noi GEelST ciò che Venditti e Segreti ha rappresentato per Antonello Venditti: l’undicesimo album”. Tanti gli ospiti, loro li chiamano amici illustri, che li hanno onorati della loro presenza in queste tracce; Mauro Pagani, al violino in Bomba Intelligente, composta da Francesco Di Giacomo (che la canta) con Paolo Sentinelli; Nick The Nightfly, co-interprete insieme a Paola Folli e Sergio Antibiotice di She Wants; J-Ax in duetto con Elio ne Il Rock della Tangenziale; Vittorio Cosma e diversi altri, che per ricordarli non basterebbero due righe. “Per chi di un disco vuole sapere prima di tutto di che genere è – sottolineano quei pazzerelli della formazione milanese azzarderemmo un’etichetta fresca e irriverente: rock demenziale. Anche se poi, va detto, ogni canzone è parte di una sottocategoria caratterizzata da un differente approccio ritmico e strumentale come nel caso di Vacanza Alternativa: funky termale. She Wants: genere in inglese imitato tipo Luther Vandross dei poveri. Parla Come Mangi: rock con influenze anni ’90. Il Mistero Dei Bulli: specchio dei tempi, velocità media, fa innamorare. China Disco Bar: pop che strizza l’occhio alla classifica ambendo ad esserne ricambiato”. ■

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www.haydn.it

OPER.A 20.21

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hatever Works è un’opera satirica che pone al centro dell’attenzione dinamiche politiche oggi, purtroppo, frequenti. Quando la popolazione esterna una esigenza, questa viene rielaborata dalla classe politica, ma spesso questa rielaborazione porta ad un risultato completamente diverso da quello veramente richiesto. La soluzione costa del denaro, ma di per sé non serve a niente e nessuno, eccetto forse a dare una spinta a qualche partito o ad alcune carriere politiche. L’opera mostra come trasformare l’aiuto in caso di catastrofe in aiuto alla carriera politica e cosa serva per arrivare a questo risultato: per esempio, tre limousine con autista che trasportano aiuti umanitari verso il terzo mondo, dove non serviranno a nessuno, e un coro, che applaude ad ogni azione senza senso delle due protagoniste. I due compositori, l’altoatesina Manuela Kerer e il messicano Arturo Fuentes, fanno in modo che i protagonisti, il coro e l’ensemble possano parlare, cantare, sospirare, singhiozzare, lamentarsi e gridare liberamente questa storia. Il libretto e la 86

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LA STAGIONE D’OPERA REGIONALE DELLA FONDAZIONE HAYDN DI BOLZANO E TRENTO, CON LA DIREZIONE ARTISTICA DI MATTHIAS LOSÉK, PROPONE WHATEVER WORKS (BOLZANO, 1 E 3 APRILE) E NOS (IL NASO) (TRENTO, 22 E 24) DI DMITRIJ ŠOSTAKOVIC regia sono di Michael Scheidl. Dirige i Solisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento Simeon Pironkoff. Whatever Works è coprodotta con Netzzeit e Wien Modern. Scritta da Dmitrij Šostakovic tra il 1927 e il 1928 e tratta dai Racconti di Pietroburgo di Nikolai Gogol, Nos è un’opera satirica in tre atti. La vicenda, dai tratti surreali

e ambientata nella San Pietroburgo del 1870, è incentrata sulla ricerca da parte del maggiore dell’esercito Kovalëv del suo naso, improvvisamente scomparso dal volto una mattina. Kovalëv vaga quindi disperato per la città e si imbatte in situazioni che oggi si potrebbero definire kafkiane. In una chiesa vede il naso travestito da Consigliere di Stato. Si rivolge a un giornale per

far mettere l’annuncio sulla perdita del naso. Sospetta anche di essere vittima di un incantesimo, di cui accusa Pelagia Podtocina: la donna, secondo Kovalëv, si era adirata perché lui non voleva sposarne la figlia. L’equivoco si chiarisce, mentre in città la folla si unisce alla ricerca del naso: per ristabilire l’ordine deve intervenire la polizia. L’indomani, il naso riappare al suo posto e Kovalëv danza allegramente una polka. Il Naso è il primo lavoro teatrale di Šostakovic che, all’epoca appena ventenne, vi infuse uno spirito innovativo che prendeva con decisione le distanze dal melodramma ottocentesco. La musica è viva, vibrante, ricca di effetti sonori che sfociano anche nel rumorismo, in una singolare commistione di elementi folk e atonali. A Trento, Nos verrà proposta nell’allestimento coprodotto con Neue Oper Wien, CAFe Budapest Festival e Müpa Budapest. Regia di Matthias Oldag. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Walter Kobéra. ■


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barbarabertoldi.jimdo.com

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Ass. Lucilla May nata nel maggio 2006 da un’idea di Barbara Bertoldi festeggia quest’anno i suoi primi dieci anni di attività con la rassegna «L’economia del Tempo», con appuntamenti che giocano con il tempo e che risultano scanditi da orari, date e luoghi, che si è aperta il 19 marzo a Riva del Garda con il concerto teatro “Cello messa tutta! a volte ritornano” proposto dalla Bertoldi con la regia di Alessio Kogoj. Un’associazione che propone rassegne di musica contemporanea, romantica, in collaborazione con ballerini, attori ed ora legate ai suoni del barocco, con il gruppo Ensemble degli Affetti. “L’Associazione Lucilla May, uno spazio temporale – racconta Barbara Bertoldi. nel quale ognuno di noi ha inventato, imparato, gustato l’arte di organizzare eventi e di suonare insieme. Abbiamo fatto…economia di questo tempo, imparando ad usarlo bene, a non sprecarlo, a gioire dei rimandi impiegandolo per crescere nella capacità organizzativa e nelle scelte musicali, passando attraverso repertori, organici e collaborazioni sempre più consoni al nostro gusto, ma convinti anche che questo sia andato incontro alle esigenze del pubblico. Un tempo quindi che insegna, riordina e migliora le nostre intuizioni e capacità, un tempo prezioso anche nella nostra attività: la musica”. La musica sveglia il tempo per citare il titolo di un bellissimo testo di Daniel Barenboim, titolo che ben fa comprendere quanto detto sopra; e ancora ci piace la definizione di tempo di Newton che considera il tempo come un contenitore di eventi, in questo caso di

L’ECONOMIA DEL TEMPO L’ASSOCIAZIONE LUCILLA MAY, IDEATA DA BARBARA BERTOLDI, PROPONE FINO A LUGLIO TANTI APPUNTAMENTI CHE GIOCANO CON IL TEMPO eventi musicali o strettamente legati alla musica, ma è ancora una eco, un ritorno di suoni, quelli antichi o un rimbalzo di spettacoli che vengono riproposti, sì, ma in nuove sedi. L’Associazione gioca ancora sul tempo con il ritorno a “vecchi collaboratori” e ad associazioni ami-

che che molto hanno fatto e dato in questi primi 10 anni, ma gioca anche sul fatto che l’esperienza fa da maestra e suggerisce con chi continuare a collaborare per crescere qualitativamente. Ecco allora ancora presenti nel nostro carnet i nomi illustri di Luca Giardini lo scrittore vicepre-

sidente del CICAP Massimo Polidoro e ancora associazioni come “I teatri soffiati”, il MuSe, gli Amici della Musica di Riva del Garda, il Museo Diocesano, a conferma che il tempo rinnova e salda allo stesso tempo collaborazioni nuove e vecchie. Il secondo evento si terrà al Muse di Trento il 4 aprile alle 18, sotto la sigla di «A spasso nel tempo. Idee, esplorazioni e fantasie tra passato e futuro: un’indagine semiseria sullo scorrere del tempo» con Massimo Polidoro (vice presidente del Cicap) e i tempestivi interventi musicali della Bertoldi. L’8 maggio, alle 18 al Museo Diocesano, si terrà il concerto «Il Tempo e le umane passioni» con il duo formato da Nadia Caristi-Vittorio Zanon voce e clavicembalo mentre il 15 maggio sempre a Trento ma alla Sala Falconetto è previsto in concerto con l’Ensemble degli Affetti e Luca Giardini «La misura del Tempo: Bassani e Bononcini». Gli ultimi due appuntamenti della rassegna saranno quelli del 3 luglio nella Chiesa Parrocchiale di Caldonazzo e del 5 al Castello del Buonconsiglio, entrambi alle 18, con l’Ensemble degli Affetti e Luca Giardini in «A tempo di ciaccone, passacaglie e qualche follia». ■ 87

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www.castelpergine.it

“VERTICALISSIMO” 31 OPERE DI JÜRGEN KNUBBEN PER L’ANNUALE, SPETTACOLARE, ESPOSIZIONE ORGANIZZATA A CASTEL PERGINE DA THEO SCHNEIDER E VERENA NEFF

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ervono i lavori, nel Castello medievale di Pergine, per l’allestimento della grande mostra di scultura che anche quest’anno costituirà uno degli eventi-clou del programma culturale in Valsugana. La mostra Verticalissimo di Jürgen Knubben verrà inaugurata sabato 16 aprile e il pubblico avrà a disposizione quasi sette mesi per visitare la rassegna, allestita lungo il duplice percorso all’interno delle mura medievali e nelle sale del maniero. La chiusura è prevista per il 6 novembre. L’esposizione monografica – giunta ormai alla ventiquattresima edizione – inizierà per la prima volta nel centro di Pergine stesso. Di fatti giovedì 17 marzo, alle 14, è stata montata una delle grandi colonne dell’artista tedesco Knubben in Piazza Gavazzi di fronte all’uscita della Via Pennella da dove saluterà i cittadini e il Castello di Pergine durante tutto l’estate 2016 fino al termine della mostra. Sarà alta più di 8 metri e come tutte le colonne di Knubben un omaggio a Brancusi. Per Jürgen Knubben nato nel 1955 a Rottweil dove vive e lavora ancora è la sua più grande mostra in Italia che 88

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sarà curata da Theo Schneider e Verena Neff con la collaborazione di Riccardo Cordero. Delle sue opere a grande scala si trovano in tante città tedesche, in Svizzera e anche in Italia. Castel Pergine presenta 31 sculture negli spazi esterni ed interni. Quasi metà dozzina tra cui anche quella di Pergine città sono state create appositamente per questo sito. Tutti i lavori di Knubben sono in acciaio. Ma, ciononostan-

te, le sculture non appaiono mai pesanti o addirittura monumentali. Gli spigoli sono smussati e lusinghieri. Le superfici arrugginite sono immerse in una tonalità arancione calda, gentile, che toglie al materiale freddezza e solidità. Nel catalogo si legge che “le opere di Jürgen Knubben possono essere interpretate anche come simbolo per la costruzione di una società che diventa stabile solamente se i pesi sono distribuiti in

modo sensato, se il più forte regge il più debole - e non viceversa. Che le sculture di Jürgen Knubben emanino una grande serenità, che in esse siano intrinseche grazia e armonia, è dovuto anche al fatto che ogni elemento all’interno della struttura occupa la posizione che corrisponde alla sua natura e che, nell‘insieme, la sua apparizione specifica può infine ritrovare se stessa in modo ideale“. (Adrienne Braun). ■


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www.apriledolcefiorire.com

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i sa, prima delle mele ci sono i fiori e così in Val di Non, ormai da qualche anno aprile è il mese dedicato alla celebrazione della primavera e dei fiori di melo. Dal 15 aprile al 2 maggio la festa si concretizzerà nei numerosi appuntamenti di “Aprile dolce fiorire” (www. apriledolcefiorire.com) per dare l’occasione a tutti di godersi un momento veramente speciale dell’anno. Si comincia sabato 16 e domenica 17 aprile con “Fiorinda” la festa dei Meli in Fiore che va in scena a Mollaro (www. fiorinda.org). Il paese diventa un’allegra vetrina incentrata su agricoltura, prodotti locali, enogastronomia, cultura, artigianato, sport e innovazione. A “Fiorinda” ci si può divertire, si possono scoprire divertenti curiosità sulla coltivazione dei meli e si possono fare ottimi acquisti. E ciò che rende questa festa davvero speciale è proprio la sua impostazione

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DOLCE FIORIRE LA VAL DI NON SALUTA LA PRIMAVERA CON TANTI APPUNTAMENTI DEDICATI AI FIORI… NON SOLO DI MELO! che dà la possibilità di stare a lungo in mezzo ai meleti dove si passeggia, ma si fanno anche degustazioni, lezioni e giochi. Da non perdere gli assaggi tra i fiori e i laboratori didattici, con un occhio di riguardo al mondo dei bambini! Il 24 aprile è la volta della “4 Ville in Fiore”, la storica marcia tra i meli in fiore con partenza da Tassullo. Il percorso tocca alcuni dei più bei castelli della Val di Non, come Castel Nanno e l’imponente Castel Valer, congiungendo ad anello i suggestivi borghi contadini che formano le Quattro Ville d’Anaunia. L’1 e 2 maggio a Cles infine torna la “Fiera del 1° Maggio” la più grande fiera dedicata all’agricoltura della

Val di Non, per vivere la primavera come una volta! Una grande esposizione dedicata agli appassionati di agricoltura e giardinaggio ma anche alle famiglie e ai bambini. Oltre ai tre eventi principali, “Aprile dolce fiorire” proporrà nu-

Foto © Marta Eccher

merose iniziative legate alla Strada della Mela. Le aziende agricole e produttrici di derivati della mela daranno vita a incontri a “porte aperte” per i visitatori, accompagnandoli nei luoghi di produzione e illustrando loro le tecniche di coltivazione e di lavorazione della frutta. Le mele antiche, gli ortaggi e altre produzioni agricole locali saranno invece protagonisti di alcuni interessanti itinerari tematici. Alcuni ristoranti, soci della Strada della Mela, proporranno per tutto il periodo primaverile menu ad hoc con abbinamenti floreali tra fior di melo e altri fiori autoctoni. Tutti gli appuntamenti in calendario su www. apriledolcefiorire.com ■

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Levico Terme - Parco delle Terme 22 - 25 Aprile 2016

Una primavera di eventi

FESTIVAL DEL LATTE E DELLA LANA

Levico Terme - Vie del centro 28 aprile - 1 maggio 2016

EXPO VALSUGANA LAGORAI

Levico Terme - Palalevico e zona lago 29 aprile - 1 maggio 2016

FESTA DEI MELI IN FIORE

in Valsugana & Lagorai

Caldonazzo - Vie del centro 1 maggio 2016

DE GUSTIBUS LA FESTA DEL GUSTO

Caldonazzo - Vie del Centro 7 maggio 2016

SULLA BRENTA CON GUSTO

Borgo Valsugana - Vie del centro 28 - 29 maggio 2016

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di Lara Deflorian

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ome è successo l’estate scorsa per la conclusione di BolzanoDanza con l’esibizione in un solo dell’icona flamenca Rocìo Molina, anche per questa chiusura della stagione della danza organizzata dal CSC S.Chiara di Trento, in scena all’Auditorium di Trento troveremo il 12 aprile e sempre in forma solistica, la superstar del nuovo flamenco Israel Galván. Già ospite nel 1999 di Oriente Occidente, questo artista sivigliano si caratterizza per il suo forte virtuosismo legato alla tradizione, ma anche per essere un riferimento maschile importante del flamenco contemporaneo. Il suo carisma, la sua ribellione e la rapidità del suo zapateado lo rendono il solo e unico protagonista

IL FLAMENCO DI ISRAEL GALVÀN IN SCENA ALL’AUDITORIUM “S. CHIARA” DI TRENTO TROVEREMO IL 12 APRILE, E SEMPRE IN FORMA SOLISTICA, QUELLO CHE È ORAMAI CONSIDERATO UNA VERA SUPERSTAR DEL NUOVO FLAMENCO sul palcoscenico. Non è un qualcosa legato ad una moda come potrebbe magari sembrare, poiché l’essere soli in scena senza nessun supporto, costituisce la vera forza di questi artisti pregni di un’intensa e di una profonda espressività. E se è vero che la forma solistica

rappresenta, soprattutto ai giorni nostri, una riduzione in termini di costo, è realistico anche il fatto che costituisce una personale forma di riflessione, spesso in grado di regalare forti emozioni. Israel Galván in merito a questa sua forma di esibizione, una volta ha affermato:

“Mi sento a mio agio solo quando ballo assumendomi dei rischi. Non lo faccio per un calcolo strategico o perché mi sia ripromesso di essere all’avanguardia. Mi viene spontaneo. Quando sviluppo una cosa nuova, innovativa o mai fatta prima, inizio sempre dalle radici. La

JAZZ HIP-HOP IL 23 APRILE: ROBERT GLASPER EXPERIMENT

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a la sigla di Robert Glasper Experiment il nuovo progetto del pianista americano che suonerà il 23 aprile all’Auditorium S. Chiara di Trento per la rassegna Jazz’About sotto la direzione artistica di Denis Loghi. Nato in Texas nel 1978 Glasper si è formato a New York militando nelle band di Russell Malone Mark Whitfild e Marcus Strickland. Oggi è uno è degli artisti che animano le nuove tendenze musicali della grande mela. La sua prima collaborazione di rilievo è con Bilal alla quale si aggiungono quella con i Mos Def e quelle negli album di Q-Tip, Kayne West, J Dilla, Erykah Badu, Jay-Z, Common, Talib Kweli e molti altri. Il suo primo album è del 2004 e si intitola Mood. E’ un lavoro eclettico nel quali i brani di matrice prettamente jazzistica mettono in rilievo un trio di grandissimo spessore formato, oltre che da un gigantesco Glasper, dal contrabbassita Robert Hurst e dal batterista Damion Reid, a loro agio sia nelle ballad che nei più veloci up-tempo e capaci di gestire con maestria i cambi di atmosfera. La presenza di Bilal in “Don’t Close Your Eyes” e in una versione lenta della famosa Maiden Voyage di Herbie Hancock mette in rilievo una concezione dell’uso della voce che va oltre i canoni prettamente jazzistici esaltando al massimo le caratteristiche di questo magnifico strumento liberato dalla costrizioni dei generi. Il motore di tutto sembra essere l’innegabile e limpida vena melodica di Glasper. Un altra versione di Maiden Voyage è presente sull’album “In My

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Element” del 2007. Il secondo album “Canvas” pubblicato con la Bluenote nel 2005 consolida quanto vale per il primo; solidità dell’impianto generale sia ritmico che melodico e un affiatamento raro; al basso troviamo Vincente Archer al posto di Hurst e, oltre a Bilal, Mark Turner al sax. Ma è con “Black Radio” del 2012 che tutto quanto sperimentato nei lavori precedenti trova compimento. L’album è acclamato come un capolavoro dell’hip-hop jazz. Impressionante la lista dei partecipanti; oltre a Bilal, Eryka Badu, Lupe Fiasco e Lalah Hathaway. Assieme a “Black Radio 2” e al suo ultimo album “Best R’N’B” del 2015 è diventato un cult per tutto il mondo del R&B. Al suo fianco sul palco ci saranno Benjamin Casey alla voce, vocoder, sax ed effetti, Derrick Hodge, al basso e Mark Colemburg alla batteria.


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mia intenzione è sfuggire ai cliché e conservare il massimo di libertà”. A Trento Galván presenterà La Edad de Oro (L’età dell’oro), spettacolo pluripremiato creato nel 2005, in cui si presenta in scena in uno spazio spoglio, avvolto di nero, con i fratelli David Lagos (canto) e Alfredo Lagos (chitarra). L’obiettivo è di riuscire a riportare il pubblico nelle atmosfere di quella che gli storici definiscono L’Età dell’oro del flamenco: il periodo a cavallo tra fine Ottocento e gli anni ‘30 del Novecento. Barocco e concettuale allo stesso tempo, La Edad de Oro oltre ad essere un omaggio ai grandi maestri del perio-

do d’oro del flamenco, alla raffinatezza artistica e alla creatività che ha caratterizzato il baile in quegli anni, è in primo luogo un tributo alla lezione di Enrique Morente, indiscusso maestro del canto flamenco, che sosteneva come in questa danza si dovesse “tradurre la tradizione ed essere coscienti del tradimento, sempre implicito in ogni riproposizione”. Il ritmo esplosivo si coniuga con momenti più riflessivi e poetici in cui è il gesto più semplice a prendere il sopravvento. Spettacolo imperdibile quindi, soprattutto per gli amanti del genere. Info: numero verde 800 013952 - www.centrosantachiara.it. ■

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TRENTO FILM FESTIVAL

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uella di quest’anno sarà un’edizione del Trento Film Festival (la 64.) ricca di film, eventi e appuntamenti dedicati alla montagna, all’esplorazione e all’avventura, con un’attenzione particolare al rapporto tra l’uomo e la natura, alle storie e alle culture dei paesaggi alpini. La 64. edizione della rassegna inizierà il 28 aprile e si svolgerà fino all’8 maggio, con una grande “anteprima” il 26 aprile a Vicenza, ospite del meraviglioso Teatro Olimpico (capolavoro di Andrea Palladio, il teatro al coperto più antico al mondo, Patrimonio mondiale dell’Unesco) che in via eccezionale sarà aperto al pubblico per una cerimonia in omaggio a una delle figure più importanti dell’alpinismo contemporaneo, l’indimenticabile Renato Casarotto, cittadino benemerito di Vicenza, scomparso trent’anni fa durante una spedizione alpinistica. Sono davvero numerosi i film che hanno chiesto d’iscriversi al festival, superando il record dello scorso anno, con opere provenienti da tutto il mondo. «Questo andamento – ha evidenziato il presidente del Trento Film Festival, Rober92

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DAL 28 APRILE ALL’8 MAGGIO, TORNA UN PUNTO DI RIFERIMENTO INTERNAZIONALE PER GLI APPASSIONATI DI MONTAGNA. QUEST’ANNO UN PROGRAMMA RICCO DI FILM, DI EVENTI, SERATE DEDICATE ALL’ALPINISMO E AL NOSTRO AMBIENTE NATURALE to De Martin – testimonia come la rassegna rappresenti sempre più per il mondo del cinema di montagna e per tutti gli appassionati delle “alte quote” un importante e imprescindibile punto di riferimento internazionale. Ma al di là dei numeri, l’aspetto forse più significativo è il consolidamento del posizionamento del festival, considerato un trampolino di lancio internazionale come poche altre manifestazioni in Italia e all’estero, così come per esempio è avvenuto per

film molto meritevoli come Nini. Consolidamento testimoniato anche con gli ottimi rapporti con distributori nazionali e internazionali, film institutes e produttori esterni al circuito “mountain film”». Il programma della rassegna offrirà serate di sicuro richiamo, così come nella tradizione, con alpinisti di fama internazionale. Un’attenzione particolare sarà dedicata, con i film e le serate evento anche all’ambiente e ai cambiamenti climatici, per capire come sta cambiando

la nostra vita e quali sono gli impegni che ognuno di noi dovrà prendere dopo la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici di Parigi. Il manifesto della rassegna quest’anno è firmato dall’artista e illustratore Michele Tranquillini, collaboratore da più di vent’anni del “Corriere della Sera”. Si tratta di un’immagine con la quale la rassegna vuole invitare al racconto, evidenziando allo stesso tempo come si possa fare “arte” anche utilizzando materiale di riciclo, contribuendo così alla salvaguardia del nostro ambiente naturale. Dopo l’India dell’edizione dello scorso anno, il “Paese ospite” della 64. edizione del Trento Film Festival è il Cile, terra straordinaria per la sua storia, la cultura e l’ambiente naturale, con i parchi naturali tra i più importanti del mondo per le varietà di specie animali e vegetali e le montagne della Terra del Fuoco e del versante cileno della Patagonia, mete predilette da generazioni di alpinisti ed ■ esploratori.



trentinomostre

PENONE: L’UOMO CHE SUSSURRAVA AGLI ALBERI

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l Mart di Rovereto apre le porte – cambiando la propria architettura interna – ad una grande mostra personale

di uno dei maggiori artisti italiani, Giuseppe Penone. Le porte girevoli del pianeta Mart si sono aperte il 19 marzo per raccontare le sculture, tra cui molte inedite, di questo personaggio che ha fatto la

storia dell’arte del nostro paese. Ed è anche l’occasione per i trentini di ricordarsi, rinnovandone la memoria, del suo passaggio negli asettici locali della Galleria Civica di Trento quando questa, nel periodo d’oro, era ospitata nel Centro Culturale S. Chiara. Correva l’anno 1997, curatore Danilo Eccher: l’artista dai capelli lunghi aveva portato a Trento le sue inquietanti opere materiche, nate da quel vulcanico magma artistico che si poneva sotto l’egida

LA GENTLE SPRING DI ANNAMARIA TARGHER

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Sanzeno, Casa dei Gentili, dal 23 marzo al primo maggio (mar.-dom. 10-15/18-23, chiuso il lunedì), esporrà Annamaria Targher, in un’esposizione intitolata “Gentle spring”. Motivo ricorrente dei nuovi lavori è il ritorno ad una matrice astratto – decorativa di origine pittorica coniugata ad un uso massiccio e mimetico del collage che sortisce un’evocativa, quanto significativa mancanza di soluzione di continuità tra i due registri espressivi. Processo contenzioso (dove l’uno di genesi personalistica e l’altro dedotto dalle riviste patinate quale simulacro della realtà circostante, si fronteggiano) che si appiana sulla superficie del lavoro quando le pennellate si sfrangiano alla maniera espressionista - informale e trovano riscontro in accenni di vegetazione ritagliati con puntigliosa maniacalità dai giornali. Tentativo di riduzione alla similarità (altrimenti non naturale) di due linguaggi, estremamente perseguito attraverso una pratica estenuante di fiancheggiamento e costretta armonizzazione, le tele fissano sulla superficie, confermandoli, pittura e collage in un impasto cadenzato, ritmato, soppesato.

dell’arte povera di Germano Celant di cui Penone fu uno dei frequentatori assieme a Pistoletto, Anselmo, Merz, Zorio, Kounellis, ecc. Per Trento fu una grande mostra, che proiettava la città nell’empireo della cultura europea. Le opere dell’artista ben si addicevano alla complessità del linguaggio del tempo, in continua oscillazione tra estrema libertà materiale e formale e le inclinazioni verso l’arte povera, schifando tele e pennelli, utilizzando

materiali poveri per definizione, ossia terra, legno, ferro, stracci, plastica, scarti industriali, con la volontà di ricreare un’espressione originale, utilizzando un alfabeto fatto di materiali umili ed in disuso, che avevano perso la capacità di assolvere il compito a cui erano destinati. Un’altra caratteristica del lavoro di Penone era quella di creare, attraverso le sue sculture, delle vere e proprie installazioni, come luogo della relazione tra opera e ambiente, sconfinando talvolta nella performance. Per queste sue “sperimentazioni” Giuseppe Penone è stato il primo artista contemporaneo italiano chiamato ad esporre, nel 2013, le sue opere alla reggia di Versailles a Parigi, realizzando per l’immenso parco della reggia una ventina di sculture di alberi in bronzo: le mie sculture sono fatte a partire da alberi che sono stati abbattuti perché vittime di tempeste o malattie. Lavori come riflessione sulla struttura dell’albero come scultura: l’albero è un essere vivente che memorizza il suo vissuto e le sue necessità nella sua forma, è una scultura esemplare. Oggi, al Mart, a cura di Gianfranco Maraniello, l’impegno

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trentinomostre dell’artista di Cuneo (Garessio, 1947) di occupare lo spazio continua, reinventando l’interno del museo stesso, allargandone gli spazi e proiettando il suo albero bronzeo verso l’infinito del cielo mentre un grande marmo di quasi venti metri segna il centro di un percorso negli interstizi del secondo piano che, per la prima volta, vengono presentati come pura architettura libera da ogni muro. Attorno cresce un paesaggio empatico fatto di cortecce di bronzo, forme antropomorfe e gesti di piante, impronte degli alberi, vene del marmo, calchi di terra. Infatti fin dagli esordi Penone ha costruito un discorso sulla scultura a partire dal rapporto con l’universo vegetale. Non esente è una rilettura del volume e soprattutto della luce come luogo d’incontro da cui nascono ombre, chiaroscuri, proiezioni, presenze diafane contrapposte alla “pesantezza” del marmo, della terracotta, del legno, ecc.

BORGO VALSUGANA Fiere EXPO VALSUGANA LAGORAI Apertura: da venerdì 29 aprile a domenica 1 maggio. Palalevico. Una fiera nata per valorizzare il territorio della Valsugana e del Trentino Orientale e alla quale si guarda con nuove prospettive e rinnovato entusiasmo, ricca di nuove proposte per gli operatori e per chi vorrà conoscere questo territorio. Oltre ai settori fieristici tradizionali presenti, artigianato, industria, commercio, servizi, nuove tecnologie. All’interno della rassegna troveranno spazio espositori che si occupano di “Bio-edilizia” del risparmio energetico dal fotovoltaico, ai serramenti alle isolazioni e alle energie alternative.. Info: tel. 0461-751252 - www.bsifiere.com.

CAVALESE

Tra i tanti materiali utilizzati prevale il bronzo, il materiale prediletto da Penone, perché nella fusione in bronzo si usavano degli elementi naturali e perché c’è tutta una logica della fusione che sfrutta la forza di gravità e che ha qualche analogia con i rami degli alberi. Inoltre il bronzo è un materiale che si ossida con la pioggia, il vento, il sole, acquisendo una colorazione che è molto simile, quasi mimetica, a quella dell’albero. E poi è un materiale che dura nel tempo. Mi interessa il rapporto del mio corpo con le cose che lo circondano – osserva Penone –. Mi sono avvicinato all’albero perché aveva una forma che secondo me si avvicinava molto alla scultura. Ma non ho fatto solo questo: c’e’ una parte del mio lavoro su marmo, per scoprire al suo interno la rete di venature che richiamano l’albero ma anche il corpo. Alcuni anni fa lo avevano definito “l’uomo che sussurrava agli alberi” ma lui, al di là delle mode, continua a creare in stretto rapporto con la natura riflettendo in ogni opera e su ogni passo che compie in questo universo, non perdendo il suo apporto provocatorio anche quando, di fronte al problema (o falso problema) degli ogm, della clonazione, della fecondazione assistita, lui, candidamente, dice che il futuro è questo e sta nell’uomo integrare il tutto, assorbire la natura, quella modificata e il proprio essere. Sarà quindi di sommo interesse incontrarlo a Rovereto e confrontarci con le sue opere. La mostra chiude il 26 giugno.

Mostre BEBPI ZANON - IL PITTURE DELLA NATURA Apertura: fino a domenica 11 settembre 2016. Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme - p.zza Cesare Battisti, 2. Mostra personale. Info: www.mcfiemme.eu.

CLES Mostre GRAND TOUR D’ANAUNIA Apertura: fino a domenica 26 giugno 2016. Due percorsi espositivi intitolati: “Libri d’Anaunia. La prima mostra bibliografica sulla Val di Non” e “L’Anaunia in posa. I pionieri della fotografia in Val di Non”. Ingresso libero. Orario: dal martedì alla domenica: 10-12 e 15-18 (lunedì chiuso). Durante la mostra, numerosi eventi collaterali affronteranno i temi presentati in entrambi i percorsi espositivi: storia, arte, archeologia, fotografia e comunicazione! Laboratori didattici per i bambini e tanto altro ancora… Info: biblioteca di Cles tel. 0463 422006 Facebook /Biblioteca di Cles www.comune.cles. tn.it/libridanaunia

DRENA Mostre PIGMENTI FRA LE PIETRE LIBERIO FURLINI Apertura: da sabato 23 aprile a lunedì 30 maggio. Castello. Opere in esposizione circa 30 con svariate tecniche pittoriche dall’affresco alla tempera all’uovo ed i colori usati sono pigmenti (terre-ossidi) su sottofondi a base di sabbia, calce e polvere di marmo, alcune opere raffiguranti il paesaggio trentino realizzate su lastre di granito. Il tema principale è la natura con il lavoro dell’uomo al centro. Orario: ore 10-18, tutti i giorni; lunedì chiuso. Info: www.liberiofurlini.it.

MOENA Mostre BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA SULLE DOLOMITI Apertura: fino a domenica 3 aprile. Prima edizione della Biennale d’Arte Contemporanea sulle Dolomiti. Un evento senza precedenti, con circa 200 pittori astratti e figurativi, scultori e fotografi che esporranno le loro opere negli hotel del Passo San Pellegrino. La bellezza della montagna e la magia dell’arte si uniscono per offrire forti emozioni a turisti e appassionati degli sport invernali. La ski area San Pellegrino ospiterà anche presentazioni di libri, degustazioni gastronomiche, incontri con autori ed artisti internazionali. Di grande fascino sarà la mostra dello scultore Mirko Demattè che verrà allestita lungo le piste del valico dolomitico. Info: Tel. 0462.564020.

PERGINE VALSUGANA Fiere FESTIVAL DELL’AMBIENTE Apertura: da venerdì 15 a venerdì 22 aprile. Presso il Teatro Comunale di Pergine e la Sala espositiva del Teatro. Per programma dettagliato info: www.visitvalsugana.it. Mostre OPENSTUDIO Apertura: tutto il mese di aprile. Appuntamento di Area Arte La Musa e Studio d’Arte Astrid Nova, dedicato alla presentazione delle attività, con tanti laboratori gratuiti, corsi tematici e workshop intensivi, incontri con gli artisti e organizzazione delle prossime esposizioni. I due eventi di punta saranno i workshop d’artista tenuti da Viviana Puecher e Maria Giovanna Speranza. Per info, programma dettagliato e partecipazione: Studio d’Arte Atrid Nova/ Area Arte La Musa – Spiaz de le Oche, 8 – Pergine Vals. (TN) – tel. 347 1533617; mail: info@astridnova.com; www.astridnova.com Mostre VERTICALISSIMO Apertura: da sabato 16 aprile a domenica 6 novembre. Castello. Mostra di sculture di Jürgen Knubben. Mostra a cura di Theo Schneider e Verena Neff, coordinatore Riccardo Cordero. Orario di apertura: da martedì a domenica dalle 10 alle 20, lunedì dalle 17 alle 20. Info: Castel Pergine Via al Castello, 10 - Tel. 0461.531158; verena@castelpergine.it; www.castelpergine.it.

PIEVE TESINO Mostre TRA SOGNO E REALTÀ. UOMO E PAESAGGIO NELLE STAMPE DEL MUSEO PER VIA Apertura: da sabato 13 febbraio a giovedì 30 giugno. Museo. Le 30 stampe in esposizione, per lo più 95

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trentinomostre di produzione tedesca e svizzera, provengono dalle collezioni del Museo e risalgono agli anni venti e trenta del Novecento. Orario: solo sabato e domenica fino al 30 aprile (dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18), tutti giorni tranne il lunedì dall’1 maggio al 30 giugno (da martedì a giovedì dalle 14.30 alle 18.30, da venerdì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.30). Info: www.degasperitn.it.

RIVA DEL GARDA Fiere EXPO RIVA CACCIA PESCA AMBIENTE Apertura: da venerdì 1 a domenica 3 aprile. Quartiere fieristico. Undicesima edizione della mostra-mercato dedicata al mondo della caccia e della pesca. Info: Tel. 0464.520000. Mostre ASSORTI NEL PAESAGGIO VEDUTE A CONFRONTO IN PINACOTECA Apertura: fino a domenica 6 novembre. Museo. Nel caso di questo specifico progetto pensato per il 2016, Assorti nel paesaggio diventa, più che il titolo di una mostra o di una sezione, il nome di una partitura che pervade trasversalmente la Pinacoteca del MAG, di una tematica che si dipana lungo le sale dell’intero primo piano del Museo. Orari di apertura: fino al 6 novembre 2016 mar-dom 10-18; giugno-settembre aperto tutti i giorni; 27-30 dicembre 2016 e 2-8 gennaio 2017 ore 10-18; 31 dicembre 2016 ore 10-17. Info: Tel. 0464.573869. Mostre ALTIPIANO Apertura: da sabato 2 a mercoledì 20 aprile. Sala Civica “G. Craffonara”.Mostra fotografica personale di Loïc Seron. Info: Tel. 0464.573917; www.lafirmariva.it. Mostre PICCOLI PROFILI Apertura: da sabato 23 aprile a mercoledì 11 maggio. Sala Civica “G. Craffonara”. Mostra collettiva. Gli artisti del Gruppo Amici dell’Arte si presentano al pubblico con opere di piccolo formato, piccoli profili, creati per esprimere e comunicare la propria arte in uno spazio ristretto. Diverse sono le tecniche usate; oli, disegni, acquarelli, tecniche miste. In mostra una ricca selezione di paesaggi, astrazioni, poetica, forma e concetto. Info: Tel. 0464.573917; www.amicidellarteriva.it.

ROVERETO Mostre MANIFESTO 100 - RICOSTRUZIONE FUTURISTA DELL’UNIVERSO Apertura: fino a domenica 3 aprile 2016. Casa D’Arte Futurista Depero, Via dei Portici 38. Mostra a cura di Nicoletta Boschiero e Federico Zanoner. Orario:martedi - domenica ore 10-18, lunedi chiuso. Info. www.mart.trento.it.

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Mostre GLI SPOSTATI. PROFUGHI, FLÜCHTLINGE, UPRCHLÍCI.1914-1919 Apertura: fino a domenica 3 aprile 2016. Palazzo Alberti Poja. Corso Bettini, 41. Una mostra dedicata alla vicenda dei profughi trentini nella Prima guerra mondiale. L’esposizione comprende foto, testi di diari e di lettere, mappe e tabelle appositamente predisposte, dipinti, assieme ai quaderni delle memorie, alle cartoline e ai fogli gualciti delle lettere (ma ci sono anche lettere scritte su cortecce d’albero), ai bauli, ai registri dei campi profughi, agli oggetti riportati dai profughi dal loro esilio. Orario: chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio; da martedì a domenica 9-12/15-18. Ingresso gratuito. Info: www.fondazionemcr.it; Tel. 0464.452800. Mostre LE COLLEZIONI. L’INVENZIONE DEL MODERNO L’IRRUZIONE DEL CONTEMPORANEO Apertura: fino a sabato 31 dicembre 2016. Mart, Corso Bettini. I maggiori capolavori del Mart, da Medardo Rosso agli artisti delle ultime generazioni, passando per Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Fausto Melotti e Alberto Burri, Lucio Fontana, Mario Merz, Bruce Nauman, vengono ripresentati al pubblico in un nuovo allestimento cronologico e tematico pensato dal direttore Gianfranco Maraniello con i curatori Daniela Ferrari e Denis Isaia. Orario: martedì - domenica 10-18; venerdì 10-21. Lunedì chiuso. Biglietto intero € 11,00; ridotto € 7,00. Info: www.mart.tn.it/lecollezioni. Mostre GIUSEPPE PENONE AL MART Apertura: fino a domenica 26 giugno. Mart. Mostra monografica di uno tra i maggiori interpreti dell’Arte Povera. Saranno esposti numerosi lavori inediti, tra i quali spicca la nuova serie di calchi bronzei, e significative riletture di lavori storici realizzati in gran parte negli ultimi vent’anni. Info: Mart - C.so Bettini, 43 - Rovererto Tel. 0464.438887. Mostre MORIRE PER TRENTO. STERBEN FÜR TRIENT Apertura: da martedì 22 marzo a domenica 22 maggio. Soldati italiani ed austro-ungarici sul fronte trentino della Prima guerra mondiale. Al Museo della Guerra di Rovereto una mostra racconta i principali avvenimenti accaduti sul fronte trentino tra il 1915 e il 1918. Attraverso brani di lettere, diari e memorie la mostra “Morire per Trento... Info: Tel. 0464.438100. Mostre LA COSCIENZA DEL VERO. CAPOLAVORI DELL’800. DA COURBET A SEGANTINI Apertura: da lunedì 5 dicembre a domenica 3 aprile. Mart. Mostra a

cura di Alessandra Tiddia. La mostra intende indagare alcuni momenti della cultura figurativa ottocentesca, nella stagione compresa tra il Romanticismo e l’Impressionismo, ovvero fra il 1840 e il 1895, anno della prima Biennale di Venezia. In mostra circa 70 opere provenienti sia dalle Collezioni del Mart, sia da prestigiose raccolte pubbliche e private, tra le quali spiccano i lavori di maestri indiscussi come Gustave Courbet, Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giovanni Boldini e Franz Lenbach ma anche Carlo Bellosio, Mosè Bianchi, Giustiniani Degli Avancini, Alessandro Guardassoni, Pompeo Marino Molmenti, Eugenio Prati, Giuseppe Tominz. Info: www.mart.tn.it.

SANZENO Mostre GENTLE SPRING ANNAMARIA TARGHER Apertura: da mercoledì 23 marzo a domenica 1 maggio. Osteria “Casa dei Gentili” - Piazza Fontana, 3. Mostra personale. Orario: martedì-domenica 10-15/18-23. Chiuso il lunedì. Info: www.annamariatargher.it.

TIONE DI TRENTO Mostre L’ANALOGIA DELLA FORMA Apertura: da sabato 16 a lunedì 25 aprile. Centro Studi Judicaria - Viale Dante, 46. Personale di pittura di Aldo Fabbro. Orario: tutti i giorni dalle 17 alle 21. Info: centrostudi@judicaria.it - Tel. 0465.322624.

TORBOLE SUL GARDA Mostre THE NORTH GARDA LAKE FRONT, WORLD WAR CENTENARY 191418 Piazzetta Lietzmann. Ore 8-23. Apertura: fino a venerdì 30 settembre 2016. 40 gigantografie di foto d’epoca per ricordare quella follia che fu per l’Alto Garda la prima guerra mondiale 19141918. Info: Ingarda Trentino Tel. 0464.554444; info@gardatrentino.it.

TRENTO Fiere FIERA DEL LAVORO Apertura: da martedì 5 a giovedì 7 aprile. Gallerie di Piedicastello. La Fiera del lavoro si articola in alcune fasi: due incontri pubblici rivolti a lavoratori, aziende, associazioni di categoria e sindacati; un workshop per giovani e studenti; un

focus group per lavoratori disoccupati sulle tecniche di ricerca del lavoro con simulazioni di colloqui di lavoro svolte da un selezionatore del personale; un “Career day” durante il quale le aziende svolgeranno colloqui di lavoro con potenziali lavoratori. Info: Agenzia del Lavoro n. verde 800.264760. Fiere 64° TRENTO FILM FESTIVAL - MONTAGNA SOCIETÀ CINEMA LETTERATURA Apertura: da giovedì 28 aprile a domenica 8 maggio. Rassegna internazionale, giunta alla sua 64^ edizione, che propone un mix di appuntamenti che abbinano cinema, letteratura e società. Alle proiezioni di film e alle serate alpinistiche con la presenza di ospiti prestigiosi si affianca Montagna Libri, rassegna dedicata all’editoria a tema. Info: www.trentofestival.it. Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.00-18.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre CITTÀ FORTEZZA: TN 1915-1918 Apertura: fino a domenica 10 luglio 2016. Gallerie di Piedicastello. Trento e la Grande guerra. Il percorso della mostra porta i visitatori in una Trento trasformata in un’enorme caserma, una città fortezza governata dai militari, dove gli edifici pubblici e privati sono usati come ospedali per i soldati e i cittadini rimasti vedono limitate le loro libertà, devono convivere con i soldati e con i prigionieri, stretti dalla paura e dalla carestia. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione.museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre 35-45: GUERRE E TOTALITARISMI IN UNA REGIONE DI CONFINE Apertura: fino a lunedì 5 settembre 2016. Gallerie di Piedicastello. La mostra 35-45: Guerre e totalitarismi in una regione di confine propone una lettura del periodo 1935-1945 in un’ottica locale, evidenziando gli effetti che questo decennio produsse nelle province di Trento, Bolzano e nel Land Tirol. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione. museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre LE SCELTE DI GREZLER Apertura: fino a domenica 1 maggio 2016. Castello del Buonconsiglio. La mostra “Le scelte di Grezler. Opere antiche della collezione


trentinomostre ITAS”, curata da Francesca de Gramatica e Francesca Jurman, vuole essere un omaggio a un uomo che ha avuto una grande passione: l’arte. Info: www.buonconsiglio.it.

Centrocolor). Mostra personale a cura di Gianluigi Rocca, Luigi Trentin e Elio Vanzo. Orario: da lunedì al venerdì ore 9-12/15-19; sabato 9-12. Info: centrocolortrento@gmail.com.

Mostre PAU BRASIL Apertura: fino a domenica 10 aprile. Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza, 3. Mostra di pittura naturalistica di Margherita Leoni. Orario: da martedì a venerdì 10-18, mercoledì 10-21, sabato, domenica e festivi: 10-19. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it.

Mostre MATERNAGE TRACCE DI UN VIAGGIO Apertura: da domenica 20 marzo a lunedì 23 maggio. Museo Diocesano tridentino, piazza Duomo 18. Un’installazione di Laura Morelli che racconta il vissuto quotidiano dei genitori e dei fratelli dei bambini con disabilità. Orario: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato: 9.30-12.30 e 14-17.30; domenica: 10-13 e 14-18. Ingresso gratuito. Info: www.museodiocesanotridentino.it; Tel. 0461.234419; info@museodiocesanotridentino.it.

Mostre MADEINMATH Apertura: da venerdì 26 febbraio a domenica 26 giugno. Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. Mostra sulla rappresentazione matematica della realtà. Orario: da martedì a venerdì 10-18, mercoledì 10-21, sabato, domenica e festivi: 10-19 (chiuso lunedì non festivi). Costo biglietto € 10 intero, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre CORRISPONDENZE GIULIA TAMANINI E ALESSANDRO TOLLER Apertura: fino a venerdì 10 giugno. Moki - Via Malpaga, 20. Opere pittoriche di Giulia Tamanini e fotografie di Alessandro Toller. Info: moki.trento@gmail.com. Mostre SOTTOTERRA: IL LAVORO DEI MINATORI TRENTINI IN BELGIO E L’OPERA DI CALISTO PERETTI Apertura: fino a domenica 26 giugno. Le Gallerie, Piedicastello. La mostra mostra racconta i principali aspetti della drammatica vita in miniera di cui migliaia di emigrati, trentini e italiani, furono protagonisti in Belgio nell’immediato secondo dopoguerra. A cura di Tommaso Pasquini e Vittorino Rodaro. Orario: da martedì a domenica, ore 9 -18, chiuso il lunedì. Ingresso libero. Info: www. museostorico.it; Tel. 0461.230484. Mostre POSTI DA LUPI Apertura: fino a domenica 29 maggio. Museo delle Scienze. Mostra fotografica. A cosa corrisponde nell’immaginario collettivo un “posto da lupi”? Il Muse espone gli scatti dei 4 vincitori e 30 finalisti del concorso fotografico #PostidaLupi, organizzato nell’ambito del progetto Life Wolfalps. Orario: da martedì a venerdì 10-18, mercoledì 10-21, sabato, domenica e festivi: 10-19 (chiuso lunedì non festivi). Biglietto intero € 10, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre L’ARMONIA DEL PAESAGGIO - GINO BELLANTE Apertura: fino a sabato 30 aprile. Spazio delle Arti - Via Paradisi, 7 (c/o

Mostre STEFANO CAGOL WORKS 1995-2015 Apertura: fino a domenica 12 giugno. Galleria Civica, via Belenzani 44. Il percorso offre uno sguardo d’insieme sui numerosi progetti con i quali Stefano Cagol ha sviluppato una riflessione sull’attualità e sui fenomeni socio-culturali dandone una lettura ironica, controversa e graffiante. Orario: da martedi a domenica 10-13 e 14-18. Biglietto: intero 2 €, gratuito per mart membership e bambini fino a 14 anni; ingresso gratuito ogni prima domenica del mese. Info: www.mart.trento.it/galleriacivica; Tel. 0461.985511; civica@mart.tn.it. Mostre QUANDO L’ARTE SI FA IN QUATTRO Apertura: fino a domenica 10 aprile. Cantine di Torre Mirana e sala Thun in via Belenzani. Espongono quattro pittori dello storico gruppo belle arti “La Fontana” di Gardolo (Michela Galione, Isabella Moser Gloriano Orvieto e Giuliano Lunelli). Apertura: tutti i giorni fino al 10 aprile con orario 9-12/16-19. Info: 342.3761519.

VALLE DEI LAGHI Mostre DIVINNOSIOLA - QUANDO IL VINO SI FA SANTO Apertura: fino a sabato 23 aprile. 31 cantine espongono il vino Nosiola Trentino, il Trentino DOC VIno Santo, le grappe di Nosiola e di vinaccia di Trentino Doc Vino Santo presso la sede di Palazzo Roccabruna. La Mostra DiVinNosiola è visitabile negli orari di apertura di Palazzo Roccabruna. Tutti i giovedì, venerdì, sabato, dalle 17.00 alle 22.00. Degustazioni dei vini Nosiola in mostra, del Trentino Doc Vino Santo e della collezione di vini trentini dell’Enoteca. In abbinamento taglieri di formaggi e salumi trentini. Info: www.palazzoroccabruna.it.

GIANFRANCO ZANELLA APERTA A SAN MICHELE UNA MOSTRA

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ella sala polifunzionale di San Michele all’Adige, con l’organizzazione del Circolo Culturale “G. Alberti” e dell’Assessorato alla Cultura di San Michele all’Adige si è aperta la Mostra di pittura “Il sogno, la luce e il colore” dedicata all’artista trentino Gianfranco Zanella. Erano presenti, tra gli altri, la figlia, il figlio e la moglie dell’artista, poeta e pittore nato a Trento, residente a Ravina, scomparso dieci anni fa a 72 anni. Ha portato i suoi saluti l’assessore comunale alla Cultura Nicola Chisté, mentre ha introdotto Clara Kaisermann, una delle organizzatrici, leggendo anche una poesia in dialetto di Zanella. Il presentatore della Mostra era il prof. Renzo Fracescotti, nella veste di critico sia letterario che d’arte. Zanella è stato autore di tre libri : “La collina di Sud-Ovest e i suoi gioielli”, sul paese di Ravina; “Come ‘n zugatol”, versi in dialetto; “Vardalù e i suoi tempi difficili”, ricordi della sua fanciullezza. Ma Zanella è noto soprattutto per la sua pittura, avendo preso parte a molte esposizioni collettive e personali, vincendo anche premi tra cui due primi. Come Francescotti ha spiegato, Zanella è un pittore dallo stile inconfondibile, dalla particolare tecnica a olio in punta di pennello. Nei suoi quadri utilizza la dolcezza delle linee curve per rappresentare colline coloratissime e luminose, stradine candide che serpeggiano tra le colline a esplorarne la vita nascosta; sono paesaggi dalle affascinanti forme femminili, paesaggi che non esistono se non nel sogno, visioni surreali proiettate nella magia dell’infanzia. Ma sarebbe sbagliato penare che siano affidati solo alla freschezza, alla semplicità fanciullesca. Bisogna Invece imparare a leggere in questa pittura significati più profondi, metaforici, metafisici, perfino psicoanalitici. In questo senso Gianfranco Zanella, a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa, è un artista ancora in gran parte da scoprire.

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trentinoappuntamenti

MUSICA: DA PATTY PRAVO A ELIO E LE STORIE TESE

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eminari, laboratori, spettacoli e aperitivi: molti gli appuntamenti della VII edizione di Educa, il

festival dell’educazione che si tiene a Rovereto dal

15 al 17 aprile. Oltre 60 le proposte in programma frutto della collaborazione dei partner e delle cooperative sociali e non, di musei, scuole, fondazioni e associazioni. Tra i nomi, quello della scrittrice Dacia

Maraini.

Nella splendida cornice del lago di Levico, dal 29 aprile al 1 maggio 2016 si svolgerà Valsugana

Expo la

tradizionale mostra mercato della Valsugana e del Trentino Orientale e alla quale si guarda con rinnovato entusiasmo.

Per la musica arriva il cantautore romano Daniele Silvestri, nel suo primo tour interamente teatrale della carriera che lo porterà anche a Trento il 15 aprile e che prende il nome dall’omonimo album di inediti “Acrobati”. Se c’è un personaggio che si differenzia da tutti per

DACIA MARAINI

P

rimogenita dello scrittore ed etnologo toscano di origini ticinesi Fosco Maraini e della principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata, Dacia trascorse l’infanzia in Giappone dove la famiglia si stabilì dal 1939 al 1946. Lì, dal 1943 al 1946, la famiglia fu internata in un campo di concentramento giapponese, dove patì fame estrema. Al ritorno in Italia, la famiglia si trasferì in Sicilia, presso i nonni materni, nella Villa Valguarnera di Bagheria, e in seguito, a Roma. Quindi, il padre Fosco tornò a Firenze. Questi anni sono raccontati dalla stessa Maraini nel suo romanzo Bagheria. Dopo la separazione dei genitori, a 18 anni Dacia raggiunse il padre, che nel frattempo si era trasferito a Roma, e nella capitale riscosse il suo primo successo con il romanzo La vacanza (1962). Seguono L’età del malessere (1963), A memoria (1967), Memorie di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), Isolina (1985, Premio Fregene), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990, Premio Campiello; Libro dell’Anno 1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Un clandestino a bordo (1996), Dolce per sé (1997) e la raccolta di racconti Buio (1999) che ha vinto il Premio Strega. Nel 2007 pubblica Il gioco dell’universo (Mondadori) con il quale vince il Premio Cimitile nella sezione di narrativa. Nel 2008 pubblica Il treno dell’ultima notte. Nel 2010 “La seduzione dell’altrove”. Nel 2011 “La grande festa”. Si è occupata molto anche di teatro; nel 1973 ha fondato a Roma con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto soltanto da donne. Ha scritto più di sessanta testi teatrali.

originalità, classe, talento e internazionalità, questa è Patty

Pravo. 50

successo ottenuto in occasione del suo ultimo show a

anni di carriera il prossimo

Trento ritorna all’Auditorium S. Chiara con il suo spettacolo

anno, 149 dischi pubblicati

dal titolo decisamente autobiografico come «Un po’ di

in Italia, 85 nel mondo 120 milioni di dischi venduti. Si può

me. Genesi di un comico». L’appuntamento è quello dell’8

comprendere bene quindi come abbia davvero i contorni

aprile.

dell’evento il concerto della cantante in programma il 18

Elio e Le Storie Tese arrivano in Trentino, con

aprile a Trento.

il nuovo show che si aprirà proprio il 23 aprile al Palazzetto

I Negrita tornano sui palchi italiani e fra le date del

del Ghiaccio di Pergine con la data zero del tour Piccoli

loro tour nei club c’è anche quella del 3 aprile al Palasport

Energumeni.

di Rovereto. Un appuntamento organizzato da Fiabamusic

Infine, per la danza, segnaliamo, per la chiusura della

insieme a Livenation in collaborazione con il comune

stagione della danza organizzata dal CSC S.Chiara di Trento,

di Rovereto che riporta il rock di qualità nella città della

in scena all’Auditorium di Trento il 12 aprile e sempre in

Quercia.

Lui è Giuseppe 98

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Giacobazzi che dopo il grande

forma solistica, la superstar del nuovo flamenco Israel

Galván.


trentinoappuntamenti 1 VENERDÌ Enogastronomia PASSITO È PASSIONE Trento. Palazzo Roccabruna - Via SS. Trinità, 24. Omaggio al Vino Santo. Info e prenotazioni: Palazzo Roccabruna Tel. 0461.887101; www.palazzoroccabruna.it. Musica FIEMME DJ SKI FEST Predazzo. Esilaranti performance deejay sulle piste da sci. I più grandi artisti europei della consolle si esibiscono, a colpi di mixer, nei rifugi delle skiarea della Val di Fiemme: Ski Center Latemar, Alpe Lusia-Bellamonte e Alpe Cermis. Mentre alla sera, dopo le 20.30, nella piazza centrale di Predazzo entra in scena il Dj Set di Andrea Belli di Radio 105, noto regista del programma “105 IndaKlubb”. La serata è aperta dal deejay Andrea Torres e dal vocalist Chicco Montini. Info: www.visitfiemme.it. Musica OTTOCENTO SACRO MUSICA SACRA E RELIGIOSA DAL XIX SECOLO E OLTRE Bolognano d’Arco. Ore 20.45. Chiesa dell’Addolorata. Concerto con il Coro e solisti del Conservatorio F.A. Bonporti di Trento. Per il ciclo “43ª Pasqua Musicale Arcense”. Info: www.altogardacultura.it. Teatro IL BOMBAROLO Trento. Ore 21. Teatro Portland, via Papiria 8, Piedicastello. Spettacolo con Ilinx Teatro, con Luca Marchiori, regia Nicolas Ceruti, drammaturgia Barbara Pizzo. Info: www. teatroportland.it; Tel. 0461.924470; prenotazioni@teatroportland.it.

2 SABATO Cultura IL MUSEO E LA CITTÀ. ITINERARI TEMATICI ALLA SCOPERTA DI TRENTO Trento. Ore 10. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. L’attività, rivolta al pubblico adulto, intende far conoscere il rapporto vivo e multiforme che esiste tra il Museo e la città, tra il patrimonio custodito nelle sale di Palazzo Pretorio e la storia e l’arte presenti nelle chiese, nelle piazze, nelle vie e nei palazzi di Trento. Per prenotazioni telefonare al n. 0461.234419. Costo incontro € 5,00. Info: www. museodiocesanotridentino.it.

le si esibiscono, a colpi di mixer, nei rifugi delle skiarea della Val di Fiemme: Ski Center Latemar, Alpe Lusia-Bellamonte e Alpe Cermis. Mentre alla sera, dopo le 20.30, in piazza Italia, prende vita il Dj Set di altre due star di Radio 105: Spyne dello Zoo di Radio 105 e Ylenia. La serata è aperta dal deejay Andrea Torres e dal vocalist Chicco Montini, entrambi “resident” del locale The Club di Tesero, in collaborazione con l’agenzia Reverse. Info: www.visitfiemme.it. Musica HAEC DIES QUAM FECIT DOMINUS - CANTI PER L’OTTAVA DI PASQUA Arco. Ore 20.45. Chiesa Collegiata. Concerto con il Coro Castel della sezione SAT di Arco. Direttore: Enrico Miaroma e con il Coro da Camera di Varese. Direttore: Gabriele Conti. Info: www.altogardacultura.it. Musica TRIO D’ARCHI CON PIANOFORTE Riva del Garda. Ore 17.30. Concerto dell’associazione Amici della Musica Riva del Garda su musiche di Dvorak con Barbara, Giada e Klaus Broz, Corrado Ruzza pianoforte. Info: Associazione Amici della Musica Riva del Garda Tel. 0464.553525. Teatro REGAI DE NOZE Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Valerio Di Piramo con l’Associazione Culturale “Le Voci di Dentro” di Mezzolombardo. Per la rassegna teatrale a Mezzocorona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SA GAVÈ DA RIDER Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di e con il Gruppo Giovanile della Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la rassegna teatrale “Insieme a Teatro sull’Argentario”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL SOGNO MERAVIGLIOSO DI ALICE LevicoTerme. Ore 21. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Claudio Pasquini con la “Filolevico Junior” di LevicoTerme. Per la 14ª edizione della Rassegna Teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Enogastronomia PASSITO È PASSIONE Trento. Palazzo Roccabruna - Via SS. Trinità, 24. Omaggio al Vino Santo. Info e prenotazioni: Palazzo Roccabruna Tel. 0461.887101; www.palazzoroccabruna.it.

Teatro I CANEDERLI I È ‘NDAI AL BECO San Martino di Castrozza. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Per la 21ª Rassegna Teatrale. Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Musica FIEMME DJ SKI FEST Cavalese. Esilaranti performance deejay sulle piste da sci. I più grandi artisti europei della consol-

Teatro CARAMBA CHE PARENTI Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana Cont con “Fimefilò” filodrammatica le-

drense di Molina di Ledro. Per la 19ª edizione della Rassegna Dialettale di Primavera “Nilo Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BEPI CICI E... EL PROGRESO Lavarone. Ore 21. “Cinema Teatro Dolomiti”.Spettacolo di Anna Chiara Sberze con la Compagnia “Instabile” di Arsiero (VI). Per la 4ª edizione della Rassegna Teatrale “Lavarone a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NO ‘L ME PIASS Mori. Ore 20.45. Teatro “Gustavo Modena”. Spettacolo di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Per la 31ª Rassegna Teatrale “Gustavo Modena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO Calliano. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Italo Conti - trad. dialettale e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PURGA & CIOCCOLATO Vermiglio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Gian Carlo Pardini con il Gruppo Teatrale Rumo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

3 DOMENICA Musica LA MUSICA SACRA A NAPOLI NEL XVIII SECOLO Bolognano d’Arco. Ore 20.45. Chiesa dell’Addolorata. Concerto con l’Ensemble Vocale Nicolò d’Arco e Gruppo Strumentale Cappella Benacensis: Stefano Roveda e Luca Martini violini; Nicola Fadanelli, viola; Desirèe Calzavara, violoncello, Michele Sartori, contrabbasso, Cristian Ferrari, organo. Direttore:

Daniele Lutterotti. Info: www.altogardacultura.it. Musica 43A PASQUA MUSICALE ARCENSE Arco. Ore 17.30. Salone delle Feste del Casinò Municipale. Concerto con il Coro Voci bianche Garda Trentino di Riva del Garda. Paolo Orlandi, pianoforte - Direttore Enrico Miaroma. Coro Città di Ala Direttore Joel Aldrighettoni. Coro La Gagliarda - Direttrice Claudia Rizzo. Coro da Camera di Varese - Direttore Gabriele Conti. Info: www.altogardacultura.it. Musica NEGRITA IN CONCERTO Rovereto. Ore 21. Palasport. Prevendita biglietti presso la sede di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.. Tradizione RADUNO FIAT 500 TOPOLINO Levico Terme. Lungo le vie del centro e zona laghi. Raduno degli appassionati di questa storica vettura italiana. Info: info@topolinoclubbelluno.it; www.topolinoclubbelluno.it; www.visitvalsugana.it Tel. 0461.727700.

4 LUNEDÌ Mercati MERCATO MENSILE Cles. Ore 8-18. Mercato mensile in centro storico. Ingresso libero. Info: Pro loco Cles Tel. 0463.421376. Musica L’ECO-NOMIA DEL TEMPO Trento. Ore 18. MuSe. “A spasso nel tempo. Idee, esplorazioni e fantasie tra passato e futuro:un’indagine semiseria sullo scorrere del tempo” con Massimo Polidoro (vice presidente CICAP) e i tempestivi interventi musicali di Barbara Bertoldi. Info: Cell. 331.2913591; www.barbarabertoldi.jimdo.com.

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trentinoappuntamenti 5 MARTEDÌ Musica CONCERTI CAMERISTICI Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Corso Rosmini, 78. Valerij Sokolov, violino; Evgenij Izotov, pianoforte su musiche di C. Debussy, M. Ravel, G. Enescu, P. de Sarasate. Info: Associazione Filarmonica di Rovereto Tel. 0464.435255; associazionefilarmonica1@tin.it; www.filarmonicarovereto.it. Musica INVITO ALL’ASCOLTO TRIO MILA Trento. Ore 9. Società Filarmonica. Silvia Muscarà, violino; Federico Bianchetti, violoncello; Giovanni Piazzalunga, pianoforte. Programma: F. Schubert: Trio D28 in Sib maggiore Allegro; L. V. Beethoven: Trio op. 1 n. 3 in Do minore, Allegro con brio, Andante cantabile con Variazioni Menuetto, Quasi Allegro Finale, Prestissimo; J. Brahms: dal Trio op. 8 in Si maggiore, Allegro con brio. Info: www.filarmonica-trento.it. Teatro LA REPUBBLICA DEI BAMBINI Trento. Ore 10. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Teatro delle Briciole - Cantiere Nuovi Sguardi per un Pubblico Giovane in collaborazione con Teatro Metastasio

Stabile della Toscana, progetto Teatro Sotterraneo. Per ragazzi dagli 8 anni ai 12 anni - scuola primaria e secondaria di primo grado. Ingresso € 5,00. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

6 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. Associazione di volontariato “Mana” - Via Molini. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live.it. Cultura CONFERENZA Mezzolombardo. Ore 20.30. Sala Spaur. P.zza Erbe. Percorso filosofico sulle origini e sulle sfide della fede nella storia del pensiero. con la visione e il commento di alcuni spezzoni di film sul tema.”Dostoevskij: come ribattere al nichilismo”. Con Lucia Ferrai e Giorgio Ragucci Brugger. Info: Biblioteca intercomunale - Via Filos, 2; Tel. 0461.602648; mezzolombardo@biblio.infotn.it. Cultura CONFERENZA Trento. Ore 17. Gallerie di Piedicastello. “Le professioni della cultura e dell’industria creativa”. Introduce Claudio Martinelli, Dirigente del Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento. Info: Agenzia del Lavoro n. verde 800.264760.

Musica LORENZO VIOTTI E DMITRY MAYBORODA IN CONCERTO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Concerto su musiche di Ferruccio Busoni: Gesang vom Reigen der Geister, op. 47; Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 in re minore, k 466; Robert Schumann: Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 97 “Renana”.Biglietto: intero € 25, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 5. Info: www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it.

7 GIOVEDÌ Teatro STILL LIFE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Un “omaggio” per ricordare quell’adolescente romano, uno dei tanti, che si è tolto la vita impiccandosi con la sua sciarpa rossa. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.

8 VENERDÌ Cabaret GIUSEPPE GIACOBAZZI Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara. Il comico romagnolo in scena a Teatro con il suo spettacolo di successo: “Un po’ di me - genesi

di un comico”. Prevendita biglietti presso la sede di Trentinomese Via Ghiaie, 15 - Trento. Corsi TRENTINO UNDERGROUND. STORIE DI ARCHEOLOGIA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Trento. Ore 17-18.30. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. Corso dedicato a tutti gli appassionati di archeologia e storia antica: “Scoperte, esploratori e appassionati: l’archeologia e i suoi protagonisti”. Info: Museo Diocesano Tridentino www.museodiocesanotridentino.it. Cultura CONFERENZA Riva del Garda. Ore 16. Conservatorio “F.A. Bonporti”.“Incontri di Analisi e Composizione”.. Benedetti Michelangeli, “Digerire o non digerire?” Conversazione guidata dal musicologo Angelo Foletto. Ingresso gratuito. Info: Conservatorio F.A.Bonporti Largo Marconi 5 Tel. 0464551669; www.conservatorio.tn.it. Cultura CONFERENZA Borgo Valsugana. Ore 20.30. Auditorium dell’Istituto di Istruzione A. Degasperi, via XXIV Maggio. Incontro con Marco Avanzini e Christian Casarotto, geologi del

Presenta...

Il meglio della scena indipendente italiana condensato in un’unica compilation in free download dal sito www.trentinomese.it

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ROBERTA CARRIERI - CANZONI SU COMMISSIONE - Adesiva - Roberta Carrieri è stata clown, trampoliera, performer in installazioni. Ma non solo. Dalla sua ha anni di esperienze teatrali, anni di tour come vocalist di Fiamma Fiumana (il gruppo di world music italiano più famoso nel mondo). Eh, già. Ama trasformarsi, ma soprattutto cantare. A tre anni di distanza dal suo ultimo disco, con una scrittura visiva ed evocativa, torna con il suo terzo lavoro....Urla, canta, sussurra in queste canzoni, scritte su commissione (il fil rouge del disco). Tra i committenti Leonardo Coen di Repubblica, Michele Mozzati (presente Gino & Michele? Ecco! Lui... Michele), Andy dei Blu Vertigo, Simone Cristicchi e altri ancora.

JAMA TRIO – OUT OF THIS WORLD - Rivertale Productions - OUT OF THIS WORLD è il secondo disco di questo trio che per la propria musica pesca a piene mani dalla tradizione blues e folk americana. Un mix di “americana”,suonato con l’originalità della band che da tre anni dà il suo tocco personale al genere. Talmente originale che il gruppo si è fatto notare negli States stessi con un tour notevole, richiamando l’attenzione radiofonica negli States di KNBT Radio e in Italia di Radio Deejay (nella trasmissione Tropical Pizza).

BANDA RULLI FRULLI - CINQUANTA URLANTI - Cinquanta urlanti è la colonna sonora del nuovo spettacolo della Banda Rulli Frulli.. Lo stile è sempre quello che ha reso impattanti le esibizioni di questo combo di bambini, adolescenti e chi più ne ha....A dare supporto alla band non mancano guest della scena indie nazionale come Luca Mai degli Zu, Stefano Pilia degli Afterhours e altri.. Davide Toffolo dei TARM invece in occasione di questo nuovo spettacolo realizza un libro a fumetti che accompagna la pubblicazione del CD (allegato all’instant book).

NIGGARADIO - FOLKBLUESTECHNO’N’ROLL (...e altre musiche primitive per domani) - D Cave Records - Il titolo sintetizza molto bene il nuovo corso della band catanese, con a capo il grandissimo Daniele Grasso (produttore della Seattle siciliana). Il folk, ma soprattutto il blues, sono la passione di Daniele & C. Ma nel primo disco già si sentiva una certa propensione a far suonare tutto molto danzereccio. Qui si va più in là. Pensate a una sorta di reincarnazione siciliana dei Chemical Brothers, senza quel sound digitale, ma anzi, con un suono sporco, lo fi, come piaceva ai tipi della Fat Possum. Ecco.. Il risultato sono i nuovi Niggaradio.

MR KITE - MR KITE - autoproduzione - Pagano tributo ai Beatles con il loro nome (citazione di Being for the Benefit of Mr. Kite!, una canzone di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band). Ma le similitudini con i baronetti finiscono qui, a parte una certa propensione a suonare pop. Pop che però viene affrontato con una visione spiccatamente dream, con suoni eterei, perfetti intrecci di chitarre che fanno pensare a The Edge o a una versione di Johnny Marr del nuovo millennio. Insomma, tra The Smiths, U2 e un amore per i delay immenso e le dilatazioni wave. Un disco che suona “brillante” per il quartetto di Lecco al suo esordio.

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trentinoappuntamenti Muse di Trento. “Cambiamenti climatici” - Manuale di sopravvivenza per Homo sapiens nel pianeta Terra. La rassegna fa parte di un progetto dell’Istituto di Istruzione A. Degasperi ed è rivolto a tutta la cittadinanza. Ingresso libero. Informazioni e programma completo su: www.valsuganacultura.it. Enogastronomia CENA DI AUTOFINANZIAMENTO FALENABLU Trento. Dalle ore 20. Palazzo Roccabruna - Enoteca provinciale del Trentino. Prenotazione obbligatoria scrivendo a progetto. falenablu@gmail.com. Costo della cena € 30,00. Enogastronomia ALAMBICCHI GOURMET Rovereto. Ore 20. Moja Ristorante Caffetteria - Via delle Zingherane, 1. I piatti del ristorante incontrano le grappe di Distilleria Marzadro e di Azienda Agricola Zeni Roberto. Quota di partecipazione: € 32,00 comprensivo di 4 grappe, 1 calice di vino, caffè e acqua. Posti limitati, consigliata la prenotazione entro giovedì 7 aprile. Info e prenotazioni: Strada del Vino e dei Sapori del Trentino Tel. 0461.921863; info@ stradavinotrentino.com. Musica FREIBURGER BAROCKORCHESTER Trento. Ore 20.45. Sala della Società Filarmonica, Via Verdi. Freiburger Barockorchester su musiche di J.S. Bach. Info: Società Filarmonica Tel. 0461.985244; www. filarmonica-trento.mobi. Teatro ROSSO VERMIGLIO Trento. Ore 21. Centro Teatro, viale degli Olmi 24. Spettacolo con la Compagnia dell’Est e con Claudia Neri, Patrizia Canazza, Sara Slomp, regia di Giampaolo Corti. Info: www. centroteatrotn.it; Tel. 0461.235723; centroteatro@consolida.it. Teatro PLAYHARD Cles. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo con Teatrincorso - Live Art, di Elena R. Marino, con Silvia Furlan, regia di Elena R. Marino. Info: www.trentinospettacoli.it.

9 SABATO Cultura MAI PIÙ SENZA STORIE Riva del Garda. Ore 10.30. Biblioteca - Sala Ragazzi. Letture a voce

alta dedicate ai bambini dai 3 anni con Elisabetta Parisi. Dopo le letture le storie si trasformeranno. I bambini potranno partecipare ad una attività creativa manuale. Info: Biblioteca Civica Riva del Garda Tel. 0464.573806;biblioteca@ comune.rivadelgarda.tn.it; www. comune.rivadelgarda.tn.it/biblioteca/homepage. Famiglia PASSEGGIATA GASTRONOMICA A RVÒU Revò. Dalle ore 19. Centro storico. Cucine aperte dalle 19.00 all’01.00 nella suggestiva cornice dei vòuti e della cantine del borgo, con possibilità di gustare i prodotti della tradizione gastronomica nonesa, e non solo, con un buon bicchiere di vino Groppello. Musica con gruppi itineranti e possibilità di visita alla mostra “Dalle Dolomiti all’Atlante” presso lo storco palazzo di Casa Campia. Info: Pro Loco Revò Tel. 0463.431003. Musica AF(R)ORISMI - LA MUSICA DEI NERI AMERICANI: FRA RACCONTO E LEGGENDA Vezzano. Ore 17.30. Foyer del Teatro Valle dei Laghi. Un genere musicale nato in America agli inizi del Novecento. Nei decenni sucessivi ha avuto un’ampia diffusione, sviluppandosi in più sottogeneri. Le sue radici montano alle tradizioni musicali delle popolazioni nere deportate nel nuovo continente. Il Jazz raccontato attraverso alcuni dei più significativi interpreti della sua storia, dal blues al mainstream passando per il bebop e il free jazz: frammenti di vite e di musica vissuti agli estremi delle passioni e dei limiti creativi. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Musica BACK TO THE FUTURE Ravina. Mas dela Fam. ...del Ponte, Micky, UPIM. Conforti, Zanella, Bertoniani e chi più ne ha più ne metta...ci troviamo al Mas dela Fam dopo circa 30 anni a ricordare i vecchi tempi..ma proiettati al futuro...(Back to the future), il tutto in una splendida locations e con il meglio della musica che ha accompagnato la nostra adolescenza.... Teatro EISZEIT. INVERNO IN FAMIGLIA Trento. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Produzione Teatro E / Emit Flesti, da un’idea di Alessio Dalla Costa; drammaturgia Gelsomina Bassetti con Gelsomina Bassetti, Andrea Dea-

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trentinoappuntamenti nesi, Annalisa Morsella, Beatrice Uber; regia Alessio Dalla Costa. Biglietto 12 € intero, 10 € ridotto (over 65, under 26). Info: www.teatrodimeano.it; Cell. 389.1151058 (martedì-venerdì ore 17-20 e sabato ore 10-13); info@teatrodimeano.it. Teatro STORIA DI DUE ANARCHICI CONDANNATI ALLA PENA DI MORTE Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Spettacolo teatrale. Ingresso: € 5,00. Info: info@sorgente90.org, www.sorgente90.org. Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Mori. Ore 20.45. Teatro “Gustavo Modena”. Spettacolo tratto da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare - trad. dialettale e adattamento di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la 31ª Rassegna Teatrale “Gustavo Modena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SANTA VITTORIOSA PALACE HOTEL Predazzo. Ore 21. Teatro “Gustavo Modena”. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Per la 19ª edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA STORIA DEL MONDO Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di e con l’Associazione Culturale “I Toni Marci” di Trento. Per la 2ª rassegna di Primavera organizzata dalla Compagnia Teatrale “Appunti & Scarabocchi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ANATRA ALL’ARANCIA Valfloriana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di W.D. Home e M.A. Sauvajon con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SAL & PEVER Tiarno. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Alfredo Pitteri con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PENSIOM CHE REBALTOM Tenno. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Gloria Gabrielli con la Filodrammatica “La Scena” di Arco. Regia di Paola Marchettini. Ingresso gratuito. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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10 DOMENICA Danza IL GATTO CON GLI STIVALI Vezzano. Ore 17. Teatro Valle dei Laghi, Via Stoppani, Loc. Lusan. Spettacolo con la Compagnia Simona Bucci. Coreografia Roberto Lori, parti recitate a cura di Fabio Bacaloni. La favola narra dell’apparente sfortuna di un giovane che attraverso l’aiuto di un amico assai particolare, un gatto parlante dotato di grande astuzia e desiderio di donare gioia al suo padrone, raggiungerà fortuna e appagamento. Uno spettacolo concepito anche per un pubblico giovane che ruota attorno alla figura del Gatto come metafora del valore dell’amicizia, dell’arguzia, del coraggio nel superamento delle proprie. Info: Teatro Valle dei Laghi Tel. 0461.340158. Famiglia PASSEGGIATA GASTRONOMICA A RVÒU Revò. Dalle ore 11.30. Centro storico. Itinerari di cultura e gusto tra i suggestivi e antichi vòuti del borgo, dove si potranno gustare i piatti tipici della tradizione nonesa, e non solo, accompagnati dal locale vino Groppello di Revò. Info: Pro Loco Revò Tel. 0463.431003.

12 MARTEDÌ Danza LE ETAD DE ORO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, Via Santa Croce, 67. Israel Galván, star del Nuevo Flamenco. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it. Musica INVITO ALL’ASCOLTO - QUINTETTO DI FIATI “GIUSEPPE VERDI” Trento. Ore 9. Società Filarmonica. Nicoletta Viviani, flauto e ottavino; Francesca Lollio, oboe; Stefano Rivetta, clarinetto; Davide Sabbadin, corno di bassetto e clarinetto basso; Francesco Albertini, fagotto su musiche di G. Rossini (1792-1868) Barbiere di Siviglia, Ouverture; V. Bellini (1801-1835) Norma, Sinfonia; G. Verdi (18131901), La forza del destino, Sinfonia; A. Dvorak (1841-1904): Sinfonia n. 9, Largo; E. Grieg (18431907): Peer Gynt, Suite n. 1. Info: www.filarmonica-trento.it.

13 MERCOLEDÌ Cultura CONFERENZA Mezzolombardo. Ore 20.30. Sala Spaur. P.zza Erbe. Percorso filosofico sulle origini e sulle sfide della fede nella storia del pensiero. con la visione e il commento di alcuni spezzoni di film sul tema.”Freud: il Dio padre secondo la psicanalisi”. Con Lucia Ferrai e Giorgio Ragucci Brugger. Info: Biblioteca intercomunale - Via Filos, 2; Tel. 0461.602648; mezzolombardo@biblio.infotn.it. Musica MICHELE MARIOTTI E TRIO DIAGHILEV IN CONCERTO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Michele Mariotti, direttore; Trio Diaghilev; Mario Totaro, pianoforte, Daniela Ferrati, pianoforte, Ivan Gambini, percussioni su musiche di Bartok: Concerto per due pianoforti, percussioni e orchestra, Franz Schubert: Sinfonia n. 9 in do maggiore, d 944 “La Grande”.Info: www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it.

14 GIOVEDÌ Cultura LA NATURA DELL’ARGENTARIO: SCRIGNI DI BIODIVERSITÀ Civezzano. Biblioteca. Serata informativa sulla flora, la fauna e l’habitat delle riserve naturali dell’Argentario. Ingresso libero. Info: Sandro Zanghellini 340 7615644, info@ecoargentario.it, www.ecoargentario.it. Cultura CONFERENZA Levico Terme. Ore 20.30. Sala Congressi Terme di Levico. “Nuove Frontiere nella Nutrizione Clinica”. Info: www.visitvalsugana.it.

15 VENERDÌ Corsi TRENTINO UNDERGROUND. STORIE DI ARCHEOLOGIA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Trento. Ore 17-18.30. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. Corso dedicato a tutti gli appassionati di archeologia e storia antica: “Archeologia in Trentino ieri oggi e domani”. Info: Museo Diocesano Tridentino www.museodiocesanotridentino.it. Cultura CONFERENZA Trento. Ore 18-20. Sala Falconetto di Palazzo Geremia, via Belenzani 20. Master-Invita: “Reti cooperative complesse e implicazioni manageriali” con Giorgio De Michelis. Partecipazione libera e gratuita previa iscrizione online sul sito www.tsm.tn.it; Tel. 0461.020060; step@tsm.tn.it.

Cultura CONFERENZA Levico Terme. Ore 20.30. Sala Congressi Terme di Levico. “Nuove Frontiere nella Nutrizione Clinica”. Info: www.visitvalsugana.it. Cultura EDUCA IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE - VII EDIZIONE Rovereto. Seminari, laboratori, spettacoli dedicati a bambini, ragazzi e giovani; genitori, insegnati, educatori e a tutti coloro che credono nell’educazione come responsabilità quotidiana, gioiosa e creativa. Un impegno serio e appassionante da condividere. Per programma dettagliato visitate il sito www.educaonline.it. Info: Tel. 0461.1597632; info@educaonline.it. Famiglia LOVE FOR DOGS - UNA SETTIMANA DEDICATA ALL’AMICIZIA PIÙ ANTICA DEL MONDO Pergine Valsugana. In programma conferenze, mostra fotografica e giornata finale al Parco Tre Castagni. Per programma dettagliato info: www.visitvalsugana.it. Musica DANIELE SILVESTRI IN CONCERTO Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara. Prevendita biglietti presso la sede di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.

16 SABATO Corsi BIOENERGETICA PER LA SALUTE Zambana vecchia. Ore 10-12. c/o Associazione di volontariato “Mana”. Esercizi per il mal di schiena. Incontro di gruppo utile per curare i problemi della schiena utilizzando gli esercizi proposti da A. Lowen per ottenere distensione e benessere psicofisico. Conduce Dott. Rosanna Rossetti, psicologa e psicoterapeuta specializzata: www.rosannarossetti.com. Per informazioni e iscrizioni - entro il 13 aprile - tel. 333.2520975 o scrivere a: rossettirosanna1@gmail.com. Cultura APERTURA NOTTURNA STRAORDINARIA SANTUARIO EREMO DI SAN ROMEDIO Predaia Fraz. Coredo. In occasione dell’evento “Fiorinda”, il Santuario Eremo più bello delle Alpi potrà essere ammirato nella sua veste notturna, illuminata dalla ballerina luce delle candele. Ingresso libero. Info: San Romedio Tel. 0463.536198 Padre Mario cell.393.9143094; info@sanromedio.org; www.sanromedio.org. Cultura INCONTRI CON L’AUTORE ANDREA VITALI Vezzano. Ore 17.30. Foyer del Teatro Valle dei Laghi. Medico e scritto-


Heinrich Steinkötter SOPRA E SOTTO LE NUVOLE Ricordi della vita di un alpinista

Per raggiungerle, in montagna, bisogna sollevarsi dalle cadute e procedere, con attenzione, con molta attenzione, perché anche nella vita ci sono precipizi definitivi, irrimediabili, e in alcuni racconti (l’ultimo, “Morte e vita”, con assonanze quasi tolstojane… Anna Karenina che si getta sotto il treno) Steinkötter li fa intravvedere. Ma il “vecchio Heinz” , sa tendere una mano, come sa fare sicurezza con le sue mani sulla corda. Sa essere fiducioso nel destino ultimo della vita. Pur nella sconfitta non si possono nascondere le luci che ogni vita ha in sé. E dona. “Sopra e sotto le nuvole” è il punto d’arrivo non solo di un alpinista che è andato “oltre la vetta”, ma di un uomo che ha trovato il suo equilibrio fra cielo e terra e che cammina lungo una lunga cresta sospesa, e al tempo stesso la cornice forte, cosmica quasi, “the Frame”, di una consapevole, conquistata spiritualità nella quotidianità. Franco de Battaglia

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to Maria Betta con la Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Per la 31ª Rassegna Teatrale “Gustavo Modena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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re, Andrea Vitali esordisce nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore. Ha così inizio una prolifica carriera che lo vede autore, ad oggi, di più di trenta libri. L’ultimo lavoro è “La ruga del cretino” scritto con il criminologo Massimo Picozzi. Di questo e della sua carriera di scrittore parlerà incontrando i lettori della biblioteca. La Biblioteca Intercomunale organizzerà ad aprile un viaggio letterario a Bellano, nei luoghi che fanno da sfondo ai romanzi di Andrea Vitali. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla biblioteca. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

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trentinoappuntamenti - Teatro Nossa Trent” - Compagnia “GAD - Città di Trento” in collaborazione con il Circolo Culturale G.B. Sicheri di Stenico. Ingresso libero. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Tradizione FIORINDA: PER FARE TUTTO CI VUOLE UN FIORE Predaia Fraz. Mollaro. Centro storico. La festa che celebra l’arrivo della primavera in Val di Non. Maggiori info: www.fiorinda.org

18 LUNEDÌ Musica PATTY PRAVO IN CONCERTO Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara. Prevendita biglietti presso la sede di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento..

19 MARTEDÌ Musica INVITO ALL’ASCOLTO MONICA MARANELLI, PIANOFORTE Trento. Ore 9. Società Filarmonica. L. v. Beethoven (1770-1827): Sonata n. 17 in re min. op. 31 n. 2, Allegro vivace, Adagio grazioso, Rondò. Allegretto; C. Debussy (1862-1918) da “Preludes”: La Chatèdrale engloutie (Libro I)Feux d’artifice (Libro II); S. Prokofiev (1891-1953): Sonata n.

3 in la min. op. 28, Allegro tempestoso; F. Chopin (1810-1849). Info: www.filarmonica-trento.it.

20 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. Associazione di volontariato “Mana” - Via Molini. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live.it. Cultura CONFERENZA Mezzolombardo. Ore 20.30. Sala Spaur. P.zza Erbe. Percorso filosofico sulle origini e sulle sfide della fede nella storia del pensiero. con la visione e il commento di alcuni spezzoni di film sul tema.”Siddharta: il rapporto fra Oriente e Occidente”. Con Lucia Ferrai e Giorgio Ragucci Brugger. Info: Biblioteca intercomunale - Via Filos, 2; Tel. 0461.602648; mezzolombardo@biblio.infotn.it.

21 GIOVEDÌ Cultura BIBLIOÈ, 150 LUOGHI COMUNI Trento. Palazzo delle Albere. Incontri, reading, workshop, laboratori, musiche e spettacoli per valorizzare il “catalizzatore sociale”,biblioteca. Info: www.biblio.provincia.tn.it.

Musica CONCERTI CAMERISTICI Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Corso Rosmini, 78. Quartetto Nous: Tiziano Baviera, violino; Alberto Franchin, violino; Sara Dambruoso, viola; Tommaso Tesini, violoncello su musiche di: F. Schubert, L. v. Beethoven, B. Bartók. Info: Associazione Filarmonica di Rovereto Tel. 0464.435255; associazionefilarmonica1@tin.it; www.filarmonicarovereto.it.

22 VENERDÌ Corsi TRENTINO UNDERGROUND. STORIE DI ARCHEOLOGIA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Trento. Ore 17-18.30. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. Corso dedicato a tutti gli appassionati di archeologia e storia antica: “Archeologia del sacro. Tridentum cristiana e la Basilica di San Vigilio”. Info: Museo Diocesano Tridentino www.museodiocesanotridentino.it. Cultura INCONTRO/DIBATTITO Trento. Ore 17.30. Sala Falconetto di palazzo Geremia. Incontro/ dibattito sul tema: ”Coltivare Cultura, far crescere le associazioni.”

Interverrano: Arrigo Dalfovo, presidente della Pro Cultura, Andrea Robol, assessore alla Cultura del Comune di Trento, Paolo Ghezzi, giornalista. Ci saranno intermezzi musicali con allievi del Conservatorio Bonporti. Cultura BIBLIOÈ, 150 LUOGHI COMUNI Trento. Palazzo delle Albere. Incontri, reading, workshop, laboratori, musiche e spettacoli per valorizzare il “catalizzatore sociale”,biblioteca. Info: www.biblio.provincia.tn.it. Danza DANZARE IL NOVECENTO - DA AJKOVSKIJ ALLA MUSICA ELETTRONICA Mezzolombardo. Ore 20.30. Teatro San Pietro. Incontro-spettacolo condotto da Loredana Furno con il Balletto Teatro di Torino. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Danza PASSIONTANGO Cles. Ore 21. Teatro Parrochiale. Spettacolo con la Compagnia Naturalis Labor. Info: www. centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Musica NOS (IL NASO) Trento. Ore 20. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Libretto

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“Un po’ di me” (Genesi di un comico) racchiude 20 anni di carriera del comico romagnolo. Lo spettacolo ha tutte le sfumature di ‘confessione privata’ dell’artista, che apre al pubblico il cassetto dei ricordi. Risate e riflessioni per due ore di spettacolo emozionanti.

Daniele Silvestri annuncia il suo ritorno: all’inizio del 2016 pubblicherà infatti un nuovo album di inediti a cinque anni di distanza da “S.C.O.T.C.H.”. Alla pubblicazione del disco farà seguito il primo tour teatrale della sua carriera che prenderà il via a marzo e che toccherà tutte le regioni italiane.

50 anni di carriera, oltre 120 milioni di copie vendute, numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, Patty Pravo torna al Festival di Saremo per la nona volta con un brano firmato da Fortunato Zampaglione “Cieli Immensi”, primo capitolo del suo nuovo album di inediti “Eccomi” in uscita il 12 febbraio.

Un rituale, una celebrazione estatica, una protesta, un happening, una commedia, una tragedia, Hair rompe ogni regola teatrale, come i suoi protagonisti, gli hippies, ruppero ogni norma sociale stabilita

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trentinoappuntamenti Dmitrij ostakovi ; Georgi Jonin, Alexander Preiss, Jewgeni Samjatin. Dall’omonima novella di Nikolai Cogol. In lingua originale (russo) con sopratitoli in tedesco e italiano. Info: www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it. Tradizione ORTINPARCO 2016 “LE LEGUMINOSE” Levico Terme. Parco delle Terme. Ortinparco prevede allestimenti di circa trenta installazioni di orti-giardino, esposizione, scambi e vendita di piante da giardino, piante orticole e prodotti derivati e trasformati a cura di vivaisti, aziende agricole e artigianali. Il ricco programma culturale propone originali laboratori didattico-creativi rivolti a bambini e adulti. Vi saranno spazi dedicati a iniziative seminariali, momenti musicali e teatrali. Farà da contorno alla manifestazione anche un colorato mercatino dei contadini, dell’artigianato e degli antichi mestieri. Saranno inoltri visitabili mostre ed esposizioni a tema. Per info dettagliate www. visitvalsugana.it.

23 SABATO Cultura TRENTINOMESE SI PRESENTA Trento. Ore 15. Palazzo delle Albere. Con il direttore Paolo Curcu. Per “Biblioè, 150 luoghi comuni”. Info: www.trentinomese.it. Cultura BIBLIOÈ, 150 LUOGHI COMUNI Trento. Palazzo delle Albere. Incontri, reading, workshop, laboratori, musiche e spettacoli per valorizzare il “catalizzatore sociale”, biblioteca. Info: www.biblio. provincia.tn.it. Musica ELOGIO DELLA FOLLIA ESTRO E TRADIZIONE NELLE VERTIGINI DEL SUONO Vezzano. Ore 17.30. Foyer del Teatro Valle dei Laghi. “Qualunque cosa dicano di me comunemente i mortali [...] ecco qui la prova decisiva che io, io sola, dico, ho il dono di rallegrare gli dèi e gli uomini”. Questo è quanto dichiara su se stessa la Follia, protagonista del dissacrante saggio di Erasmo da Rotterdam. In “elogio della follia” i testi di Erasmo saranno accompagnati da diverse interpretazioni della Follia, tema musicale le cui origini si perdono nel Portogallo del XVI secolo e la cui fama giunge fino a noi grazie al genio di compositori come Corelli e Vivaldi ma anche Beethoven e Liszt. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Musica ROBERT GLASPER ‘EXPERIMENT’ Trento. Ore 21. Teatro Auditorium Santa Chiara, Via Santa Croce 67. Jazz, soul, blues, hip hop, funk. Ritmo, anima, virtuosismo, intensità.

Uno degli artisti più significativi, a trecentosessanta gradi, emerso negli ultimi decenni per quanto riguarda la musica nera. Biglietto intero € 20, ridotto convenzionati € 18, ridotto oltre 65 e meno di 26 anni € 15. Info. www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Musica ELIO E LE STORIE TESE FIGGATTA DE BLANC Pergine Valsugana. Ore 21. Palaghiaccio località Costa di Vigalzano. Prevendita presso la sede di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.

Teatro LA NOT DELE STRIE Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Aldo Cirri con la Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Per la 19ª edizione della Rassegna Dialettale di Primavera “Nilo Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SANTA VITTORIOSA PALACE HOTEL Mori. Ore 20.45. Teatro “Gustavo Modena”. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Per la 31ª Rassegna Teatrale “Gustavo Modena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE Predazzo. Ore 21. Teatro “Gustavo Modena”. Commedia musicale dall’omonimo film con la Filodrammatica “Romano Dellagiacoma” di Predazzo. Per la 19ª edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TRAPPOLA PER TOPI Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Agatha Christie con la Compagnia “Appunti & Scarabocchi” di Gardolo. Per la 2ª rassegna di Primavera organizzata dalla Compagnia Teatrale “Appunti & Scarabocchi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SLOI MACHINE Meano. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. La S.L.O.I. produce un composto chi-

mico puzzolente e velenoso che uccide molti dei suoi operai e mina la salute di tutti gli altri portandoli all’impotenza, abulia, anoressia. L’inquinamento dell’aria e delle falde acquifere, probabilmente irreversibile, trasforma una zona rurale da sogno in un incubo nero di fanghi e paludi malsane, fumi velenosi che entrano nella catena alimentare passando dal latte e dalla carne prodotta nei paraggi. Una catastrofe annunciata più volte che poteva causare la vera e propria distruzione dell’intera provincia di Trento e delle zone circostanti, sventata in modo fortuito e avventuroso all’ultimo minuto. Biglietto 12 € intero, 10 € ridotto (over 65, under 26). Info: www.teatrodimeano.it; Cell. 389.1151058 (martedì-venerdì ore 17-20 e sabato ore 10-13); info@ teatrodimeano.it. Tradizione DE VOLT EN CORT 2016 Dalle 18 alle 22.30. Il Borgo Antico di Aldeno si apre agli sguardi del turista attento, curioso di riscoprire gli angoli nascosti e intrisi di storia rurale, che ancora oggi vive grazie alla sua gente e che con passione ha dato vita ad una storica festa nelle Corti. Le case una dopo l’altra, legate tra loro come gli stessi abitanti, creano di tanto in tanto dei piccoli angoli aperti come dei salotti per stare insieme a chiacchierare. Le Corti come piccoli scrigni da aprire, fanno scoprire le particolarita’ degli edifici e le viuzze, come dei nastri, ti conducono tutto intorno, dentro e fuori come in un gioco da bambini. Info: Tel. 0461.216000; info@discovertrento.it. Tradizione ORTINPARCO 2016 “LE LEGUMINOSE” Levico Terme. Parco delle Terme. Per info dettagliate www.visitvalsugana.it.

24 DOMENICA Cultura BIBLIOÈ, 150 LUOGHI COMUNI Trento. Palazzo delle Albere. Incontri, reading, workshop, laboratori, musiche e spettacoli per valorizzare il “catalizzatore sociale”, biblioteca. Info: www.biblio. provincia.tn.it. Musica NOS (IL NASO) Trento. Ore 16. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Libretto Dmitrij ostakovi ; Georgi Jonin, Alexander Preiss, Jewgeni Samjatin. Dall’omonima novella di Nikolai Cogol. In lingua originale (russo) con sopratitoli in tedesco e italiano. Info: www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it.

Tradizione DE VOLT EN CORT 2016 Aldeno. Dalle 18 alle 22.30. Info: Tel. 0461.216000; info@discovertrento.it. Tradizione ORTINPARCO 2016 “LE LEGUMINOSE” Levico Terme. Parco delle Terme. Per info dettagliate www.visitvalsugana.it. Tradizione 41^ QUATTRO VILLE IN FIORE Tassullo. Magazzino frutta Melinda Tassullo . Gara non competitiva. La manifestazione, giunta alla sua 41° Edizione, si snoderà in un suggestivo percorso tra i frutteti nel pieno della loro fioritura, attraversa le diverse frazioni del nuovo Comune di Ville d’Anaunia: Campo, Nanno, Pavillo, Rallo, Sanzenone, Tassullo… costeggiando i maestosi Castel Nanno e Castel Valer. Info: Luca Pro loco Tassullo cell. 339.2496495; info@prolocotassullo.it; www.prolocotassullo.it

25 LUNEDÌ Cultura BIBLIOÈ, 150 LUOGHI COMUNI Trento. Palazzo delle Albere. Incontri, reading, workshop, laboratori, musiche e spettacoli per valorizzare il “catalizzatore sociale”,biblioteca. Info: www.biblio.provincia.tn.it. Tradizione ORTINPARCO 2016 “LE LEGUMINOSE” Levico Terme. Parco delle Terme. Per info dettagliate www.visitvalsugana.it.

26 MARTEDÌ Musica INVITO ALL’ASCOLTO - CORO DA CAMERA DEL CONSERVATORIO DI TRENTO Trento. Ore 9. Società Filarmonica. Lorenzo Donati, direttore. Dalla polifonia alla melodia accompagnata e ritorno su musiche di J. Brahms (1833-1897); Libesliede). Info: www.filarmonica-trento.it. Musica SCUOLA D’ASCOLTO DELLA MUSICA ORGANISTICA Trento. Ore 20.30. Chiesa Parrocchiale di Cristo Re. L’organo e la sua musica allo strumento CiresaZeni con Stefano Rattini (Organista titolare della Cattedrale di Trento) su musiche di Jürgen Essl (1961) - Demoltokata. Ingresso libero e gratuito. Non è richiesta iscrizione. Info: Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; info@discovertrento.it; www.discovertrento.it.

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trentinoappuntamenti Teatro OGNI ISTANTE DEI NOSTRI INCONTRI Trento. Ore 21. Sanbàpolis, Via della Malpensada, 88. Teatro corporeo e teatro danza Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.

27 MERCOLEDÌ Musica ENRICO DINDO E ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI DI MILANO IN CONCERTO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Enrico Dindo, direttore e violoncello solista e Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Paolo Longo: Le città invisibili; Dmitrij ostakovi : concerto per violoncello e orchestra n. 1 in mi bemolle maggiore, op. 107; Ludwig van Beethoven: sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 36. Biglietto intero € 25, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 5. Info. www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it.

28 GIOVEDÌ Enogastronomia FESTIVAL DEL LATTE E DELLA LANA Levico Terme. Dalle 10 alle 19. Lungo le vie del centro. Un vero e proprio percorso che vi condurrà a conoscere le nostre montagne, la vita delle nostre malghe, la tradizione contadina, la produzione di latte, formaggio e i suoi derivati secondo metodi antichi. Protagonisti della festa saranno i contadini ed i prodotti legati al mondo del latte in particolare il Formaggio Vézzena uno dei formaggi più antichi della tradizione casearia trentina, prodotto esclusivamente con il latte estivo delle vacche delle malghe dell’Altopiano di Vézzena. Un formaggio particolarmente ricercato per le sue caratteristiche organolettiche dovute alla particolarità delle erbe dei pascoli. Info: www.visitlevicoterme.it. Musica CONCERTI CAMERISTICI Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Corso Rosmini, 78. Francesca Tirale, arpa e Jessica Dalsant, flauto su musiche di: C. Saint Saëns, J. M. Damase, R. Shankar, A. Piazzolla. Info: Associazione Filarmonica di Rovereto Tel. 0464.435255; associazionefilarmonica1@tin.it; www.filarmonicarovereto.it. Teatro LE SORELLE MACALUSO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Spettacolo delicato e profondo, dove la commozione si mescola all’ironia. La storia di tenaci affetti familiari. Info: Centro Servizi Culturali Santa

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Chiara n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it.

29 VENERDÌ Corsi TRENTINO UNDERGROUND. STORIE DI ARCHEOLOGIA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Trento. Ore 17-18.30. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. Corso dedicato a tutti gli appassionati di archeologia e storia antica: “Cantieri, committenti e maestranze. L’archeologia dell’architettura”.Info: Museo Diocesano Tridentino www.museodiocesanotridentino.it. Enogastronomia FESTIVAL DEL LATTE E DELLA LANA Levico Terme. Dalle 10 alle 19. Lungo le vie del centro. Info: www. visitlevicoterme.it. Teatro LE SORELLE MACALUSO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Spettacolo delicato e profondo, dove la commozione si mescola all’ironia. La storia di tenaci affetti familiari. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it. Teatro DON CHISCIOTTE, CAVALIERE ILLUMINATO Trento. Ore 20.30. Sala Rossa Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Teatro al buio. Ingresso ad offerta libera con prenotazione obbligatoria allo 0461 1959595 dal lunedì al venerdì (8-12.30 e 13.30-17). Info: www.irifor.it; Tel. 0461.1959595; segreteria@irifor.it.

30 SABATO Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Trento. Ore 11. Salotto Letterario di MontagnaLibri. Presentazione del libro di Heinz Steinkötter: “Sopra e sotto le nuvole” ed. Curcu&Genovese. Con la partecipazione di Franco De Battaglia. Info: www. curcu&genovese.it.

Enogastronomia FESTIVAL DEL LATTE E DELLA LANA Levico Terme. Dalle 10 alle 19. Lungo le vie del centro. Info: www. visitlevicoterme.it. Musica SE C’È LA LUNA NON TI FIDAR - IL BEL CANTO NELLA CANZONE POPOLARE Vezzano. Ore 17.30. Foyer del Teatro Valle dei Laghi. La melodia accompagnata che ha dato origine al “bel canto” rappresenta un’impronta che trovieri e trovatori avevano già tracciato nei secoli precedenti. La storia della canzone popolare, soprattutto per come si è sviluppata nella lirica mediterranea, è qui proposta attraverso un delicato intercedere di romanze ed arie in un ideale e appassionato dialogo popolare che ne eleva la bellezza a un rango di arte piena. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Teatro LE SORELLE MACALUSO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Spettacolo delicato e profondo, dove la commozione si mescola all’ironia. La storia di tenaci affetti familiari. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it. Teatro NO POL ESSER San Martino di Castrozza. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di GiovaTurra con la Compagnia “El Feral” di Primiero. Per la 21ª RassegnaTeatrale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BON DÌ BON AN, DAME NA BONA MAN Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo tratto da “Buon anno porco mondo” di Corrado Vallerotti - trad. dialettale di Jacopo Roccabruna con “Filobastia” di Preore. Per la 19ª edizione della Rassegna Dialettale di Primavera “Nilo Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro HOTEL SHAKESPEARE Sarnonico. Ore 20.30. Palazzo Morenberg. Spettacolo da William Shakespeare - adattamento di Alberto Rizzi con 10 attori in 5 stanze, regia di Alberto Rizzi. Ippogrifo Produzioni. Spettacolo itinerante a gruppi. Prenotazione obbligatoria presso il Punto lettura di Sarnonico e il Comune. Info: www.trentinospettacoli.it. Tradizione SCHÜTZENBALL Bedollo. Ore 19.00-02.00. Centro Polifunzionale di Centrale. Festa tradizionale di benvenuto alla nuova stagione con musica dal vivo, animazione e ballo. Ingresso: € 10,00, comprensivi di consumazione. Info: pinesoverschutzen@yahoo.it.

GLI APPUNTAMENTI DI MAGGIO 1 DOMENICA Enogastronomia FESTIVAL DEL LATTE E DELLA LANA Levico Terme. Dalle 10 alle 19. Lungo le vie del centro. Info: www. visitlevicoterme.it. Teatro LE SORELLE MACALUSO Trento. Ore 16. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Spettacolo delicato e profondo, dove la commozione si mescola all’ironia. La storia di tenaci affetti familiari. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it. Tradizione FESTA DEI MELI IN FIORE Caldonazzo. Vie del centro. Esposizione e vendita di piante e fiori, artigianato, prodotti biologici e tipici regionali. Protagoniste della festa, sono la fioritura e la mela, la cui coltivazione caratterizza la campagna di Caldonazzo, tra l’abitato e il lago. Oltre a bancarelle con le mele, assaggi enogastronomici e artigianato, sono in programma musica e animazione per bambini. La manifestazione è arricchita dalla presenza del bancarelle. Info: Azienda per il Turismo Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it; www.visitvalsugana.it.

3 MARTEDÌ Corsi TRENTINO UNDERGROUND. STORIE DI ARCHEOLOGIA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Trento. Ore 17-18.30. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. Corso dedicato a tutti gli appassionati di archeologia e storia antica: “Rivivere il passato tra realtà virtuale e valorizzazione”.Info: Museo Diocesano Tridentino www. museodiocesanotridentino.it. Musica INVITO ALL’ASCOLTO - PAOLO GHEZZI E GLI APOCRIFI Trento. Ore 9. Società Filarmonica. Fabrizio De Andrè cantautore (1940-1999); Il gorilla; Un giudice; La guerra di Piero; Geordie; Ave maria,Tre madri; La canzone di Marinella; Rimini. L’amore estremo: La ballata dell’amore cieco; Se ti tagliassero a pezzett; Il pescatore; Smisurata preghiera; Sidun; Ho visto Nina volare; Verranno a chiederti del nostro amore; Disamistade; Bocca di rosa; Hotel Supramonte. Info: www.filarmonica-trento.it.


Giuliano Dal Mas

Schiara

MONTAGNA REGINA

Il fascino dell’insolito

PRESENTAZIONE LIBRO Trento. Ore 18.30. Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Via Calepina. Presentazione del libro di Giuliano Dal Mas “Schiara Montagna Regina” ed. Curcu&Genovese.

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trentinomatrimoni SOLO PER I NOSTRI LETTORI, LE NOZZE DI LUCIA CON IGOR, E POI DEI TRE FRATELLI GIORDANO CON...

I MATRIMONI DEL MESE

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Lui Nome: Igor Età: 36 Nato: Trento Residente: Pergine Valsugana Vestito: Sorelle Ramonda - Trento Scarpe: Carlin Calzature - Pergine Salone Pazza Idea - Pergine V. Barbiere: Occupazione: Imprenditore agricolo 110

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Invitati: Ricevimento: Lista nozze: Fiori e Bouquet: Torta: Vivranno a:

Religioso 16 gennaio 2016 Novaledo 200 Hotel Alpen Rose - Vigolana Biasioni - Levico Terme Il Petalo - Borgo Valsugana Pasticceria Bologna - Mori Pergine Valsugana

Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com

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3 SPOSE PER 3 FRATELLI

n rapporto famigliare molto stretto. Al punto che tre fratelli decidono di pronunciare il fatidico “sì” lo stesso giorno, in prossimità della festa di San Valentino. Tre fratelli in piedi davanti al sindaco, emozionati, ognuno con un fiore diverso nel taschino, pronti a giurare amore eterno alle loro belle. Ad Aldeno, sono andate in scena le triplici nozze di Marco, Mario e Giuseppe Giordano con Cristina, Giovanna e Rosalba; un evento così singolare che in paese, e non solo, saranno ricordate a lungo; uno show degno del palinsesto del canale di intrattenimento «Real Time». Alle undici i tre futuri sposi erano sotto il municipio, in piazza Cesare Battisti. Marco, 45 anni, Mario, 48, e Giuseppe, 54, fanno parte di una famiglia molto numerosa, di origini calabresi. Insieme lavorano in tre aziende: il negozio di ferramenta in Clarina, il Centro edile a Ravina e la Costruzioni FG.

Civile Matrimonio: 13 febbraio 2016 Data: Aldeno Luogo: Viandante - Besenello o: Riceviment 94 Invitati: Fioreria Stella - Trento Fiori e bouquet: Fioreria Marzia - Aldeno 2: t Fiori e bouque Sester - Trento Anelli: Cuel - Trento Anelli 2: Pasticceria da Max - Mattarello Tor ta: no già Andranno a vivere...: Dove vivo

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Nome: Rosalba Anni: 57 Nata a: Aldeno Residente a: Terlago Vestito: Fashion Gallery - Trento Scarpe: Pittarello - Trento Parrucchiere: Un diavolo per capello - Aldeno Truccatore: Centro Estetico Phoenix Occupazione: Barista

Nome: Giovanna Anni: 53 Nata a: Palermo Residente a: Aldeno Vestito: Bermax - Trento Scarpe: Pittarello - Trento Parrucchiere: Salone Tuttobrio - Lizzanella Truccatore: Dermoestetique - Trento Occupazione: Barista

Lui

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Nome: Giuseppe Anni: 53 Nato a: Trento Residente a: Terlago Vestito: Fashion Gallery - Trento Scarpe: Bata - Pergine Barbiere: Nero Oro - SandonĂ Occupazione: Tecnico Serrature e blindati

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Nome: Mario Anni: 48 Nato a: Trento Residente a: Aldeno Vestito: Sorelle Ramonda - Trento Scarpe: Pittarello - Trento Barbiere: Un diavolo per capello - Aldeno Occupazione: Autista


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Lei Nome: Cristina Anni: 48 Nata a: Trento Residente a: Aldeno Vestito: Conbipel - Pergine Scarpe: Pittarello - Trento Parrucchiere: Un diavolo per capello - Aldeno Truccatore: Lucia di Lecce Occupazione: Barista

Lui Nome: Marco Anni: 45 Nato a: Trento Residente a: Aldeno Vestito: Conbipel - Pergine Scarpe: Pittarello - Trento Barbiere: X Mode - Trento Occupazione: Muratore

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WIKIPEDIA E LE DONNE TRENTINE NELLA STORIA INTERESSANTE INCONTRO ALLA SALA DEGLI AFFRESCHI DI TRENTO

RICERCATORE FBK ESPLORA I CONFINI DELLA QUANTISTICA

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n un recente lavoro pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, il giovane fisico trentino Andrea Vinante, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler e del TIFPA (Trento Institute for Fundamental Physics and Applications), insieme a collaboratori dell’Università di Leiden (Olanda) e Trieste, ha sperimentalmente testato le previsioni di una delle teorie più note in grado di spiegare la transizione fra tra mondo quantistico e mondo classico.​G ​ li oggetti della vita quotidiana, che possiamo vedere e toccare, seguono le leggi della fisica classica: possiedono proprietà ben definite e occupano posizioni definite nello spazio. Al contrario, gli oggetti del mondo microscopico, come elettroni, atomi e molecole, seguono le bizzarre leggi della meccanica quantistica: non hanno necessariamente proprietà definite e possono trovarsi simultaneamente in posizioni diverse...

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a Biblioteca comunale di Trento sta portando avanti da qualche mese un ambizioso progetto: arricchire Wikipedia – enciclopedia libera collaborativa – di contenuti relativi alle raccolte e ai personaggi presenti nella nostra biblioteca e rendere fruibili in Wikisource – biblioteca digitale libera collaborativa – autori e opere in formato testuale, gratuitamente a disposizione degli studiosi interessati. Si sceglieranno prevalentemente autori trentini. La biblioteca ha più di 150 anni di vita, e il Catalogo Bibliografico Trentino è inserito in una rete mondiale di cataloghi di biblioteche. Dunque, le informazioni sui testi delle biblioteche trentine sono accessibili in ogni parte del mondo e da ogni dove arrivano richieste di riproduzioni, partiture musicali ecc. Visto pertanto un così grande interesse e tenendo conto che Internet ha creato nuove ed ampie comunità di utenti, dallo scorso mese di settembre, lavora presso la Biblioteca una giovane wikipediana residente, Eleonora Mich, che metterà in rete non solo testi in formato immagine, ma anche testi scaricabili e modificabili autonomamente, in quanto di pubblico dominio (perché l’autore è deceduto da più di 70 anni). A questo punto, considerando che il mese di marzo è ormai per tradizione dedicato alle donne, è stata organizzata nella Sala degli Affreschi una sorta di presentazione di questo progetto: ne ha parlato con passione la bibliotecaria Eusebia Parrotto che, nel presentare il progetto, ha auspicato la formazione di “bibliotecari digitali” ed ha informato sull’organizzazione di laboratori aperti a tutti. Ha fatto da tramite, congiungendo idealmente il mondo del cartaceo con le nuove tecnologie, la saggista Luciana Grillo, esperta conoscitrice del 116

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mondo femminile; ha ricordato in particolare alcune donne trentine del passato che hanno saputo affrontare il mondo maschile (e maschilista) armate della loro caparbietà e della loro preparazione, da Bianca Saibante Vannetti, cofondatrice con il marito dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, a Elvira de Gresti, musicista, compositrice, traduttrice dal tedesco e autrice di Memorie; da Giulia Turco Turcati Lazzeri, intellettuale/micologa/pittrice, che nella sua casa di Sopramonte ospitava personalità del mondo della cultura e artisti come Antonio Fogazzaro ed Eugenio Prati a Luisa Anzoletti, fino a Pia Laviosa Zambotti, nata sul finire del XIX secolo e dedita alle scienze, cosa abbastanza rivoluzionaria per quei tempi…e non solo, se anche quest’anno il M.I.U.R. ha chiesto di far emergere, per l’8 marzo, figure femminili che si occupino di scienza. Ha spiegato il mondo wikipediano Eleonora Mich, che ha mostrato praticamente come si possa, con un clic, vedere sullo schermo di un tablet o di un p.c. i ritratti, le opere, le pagine di un testo. Il pubblico ha ascoltato con attenzione, ha rivolto domande, ha accettato l’invito a partecipare ai Laboratori. E ha giurato che non guarderà più ai mezzi tecnologici come a presenze inutili, ingombranti, addirittura ostili! A conclusione, a tutte le presenti è stata offerta una ricetta tratta dall’opera di Giulia Turco Turcati, Il piccolo focolare.


trentinoscoop&news

A “TUTTO TONCO“, GLI INCONTRI PRIMAVERILI GOLF: FINALMENTE SI GIOCA ALLE OLIMPIADI PRESENTATA ALLA STAMPA LA 25ª EDIZIONE DEL CIRCUITO DOLOMITI GOLF CUP 2016

AL RISTORANTE MAS DELA FAM

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roseguono , a “tutto tonco“, gli incontri, primaverili, della Confraternita Tonco de Pontesel, sempre presso il Ristorante Mas dela Fam. Archiviata la pur eccellente cena a base di pesce di mare, eseguita con maestria dal “pescivendolo” Vincenzo. Ottimo il trittico di antipasti, in cui spiccava l’involtino di melanzane con acciughe marinate, pregevoli le linguine con ragù di spada, non da meno i secondi con il tonco di mare, alla verza, ad opera del Gran Maestro. In abbinamento, i sempre più interessanti vini di Vivallis. Si prosegue mercoledì 6 aprile, appuntamento fuori sede, presso l’Osteria Storica Morelli. Siamo ospiti di Fiorenzo Varesco che ci allieterà con un menù creativo con prodotti del territorio. Ci presenterà una sua versione, personalissima, del tonco. In abbinamento vini trentini. Il 13 aprile, Ceci, romagnolo di origine, nostro confratello e chef facente parte della Associazione Cuochi Trentini, ci presenterà un menù tutto romagnolo, dal titolo “ Romagna mia “ con vini acconci. Per info. 339.2264214, 345.6425757. Inoltre, dopo il successo dello scorso anno anche quest’anno il 28 maggio ci sarà “la gran tenzone” del Tonco chi volesse partecipare scriva a confraternitatoncodeponte@gmail.com. Il regolamento alla partecipazione verrà pubblicato sul nostra pagina e su Trentinomese di maggio. A tutti i partecipanti verrà omaggiato un tagliere con i prodotti del Crucolo.

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l 23 marzo scorso a Trento, nella sede del Coni è stata presentata alla stampa la 25ª edizione del Circuito Dolomiti Golf Cup 2016. Giorgio Torgler, Presidente del CONI del Trentino, come padrone di casa, ha dato il benvenuto, con Sergio Costa, ricordando le imminenti Olimpiadi di Rio de Janeiro in Brasile dove il Golf entrerà a pieno titolo come disciplina sportiva e come il Trentino è diventato un grande villaggio sportivo, grazie ai suoi oltre 20.000 tecnici dirigenti e volontari che organizzano in tutte le discipline grandi eventi mondiali e internazionali. Anche i numerosi Campionati del Mondo, Europei e Italiani organizzati nel 2015, gestiti con parsimonia e professionalità, hanno dato ampia visibilità e dimostrazione di grande capacità organizzativa e di ospitalità. Identico pensiero è rivolto a questo Circuito di Golf che proprio nelle Dolomiti trova un abbinamento speciale in un magnifico ambiente di gara e un organizzatore capace e preciso. Riccardo Gaifas, Delegato della Federazione Italiana Golf per la Provincia di Trento e Hermann Schnitzer per quella di Bolzano, hanno illustrato le realtà locali dopo il successo che il golf italiano ha riscosso negli ultimi anni. In regione si giocheranno ben 11 gare giovanili valide per il ranking zonale e nazionale a cui sicuramente parteciperanno numerosi ospiti extraregionali. Oltre ai consueti calendari di Circolo, ancora una volta in Provincia di Trento si disputa il Sophos Master, la manifestazione che assegna il titolo di Campione Provinciale e si gioca sui 5 percorsi omologati. Il 27 e il 28 giugno, dopo anni di pausa, riprende la prima “Südtirol Cup Matchplay Singolo” cui parteciperanno 32

uomini e 16 donne. Da segnalare anche l’attività della Golf Academy, finanziata in parte dalla stessa Federazione, organizzata dal golf St. Vigil Siusi, serie di allenamenti aperti a tutti i giovani tesserati in Alto Adige. A partire del prossimo anno scolastico verrà anche intensificata la collaborazione con le scuole elementari e medie per aprire il Golf a nuove leve. Da ricordare che il 25 aprile in molti Golf Club dell’Alto Adige, con la giornata delle porte aperte, si è cercato di incentivare l’ingresso di nuovi soci alle strutture golfistiche della provincia. I tesserati in regione, nonostante la crisi e i meteo avversi, sono stazionari pari a 3.495 di cui 2.191 a Bolzano e 1.304 a Trento, ma per il 2016 si prospetta un leggero aumento. 117

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DAL “BESTIARIO” DI CAGOL AL ROCK TRENTINO TANTE PROPOSTE E ALCUNE SORPRESE NELLA PROGRAMMAZIONE RADIOFONICA REGIONALE SU RADIO2

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a programmazione radiofonica a diffusione regionale su Radio2 della Struttura di Programmi della Sede RAI di Trento, che prende il via dal primo aprile e si protrarrà fino alla fine di giugno, prevede: il martedì pomeriggio, alle 15, “Trentino 1914-1915”: una cronaca puntuale, che ci riporta a cento anni fa facendoci rivivere le reazioni, le sensazioni, le emozioni contrastanti di fronte ad un periodo unico e tragico della storia del mondo. Lo spazio radiofonico di un quarto d’ora è curato da Stefano Uccia. Segue “La vita meravigliosa: le Alpi tra scienza ed ecologia”: il programma, a cura di Daniele Torresan, racconta la biodiversità alpina come bene prezioso da tutelare a livello scientifico, sociale e culturale. Naturalisti, etologi, genetisti, botanici raccontano quanto sta facendo la ricerca trentina per salvaguardare la biodiversità. Alle 15.30 va in onda “Bestiario”: serie di racconti tratti dalla raccolta “Bestiario” dello scrittore trentino Giacomo Sartori, in ognuno dei quali un animale parla in prima persona del proprio presente, delle proprie esperienze e della propria esistenza, trasmettendo la propria “filosofia” di vita con ironia ornata da metafore. Le puntate sono curate da Flavio Pedrotti. Segue “Vivere tra foglie e fogli”: esperienze fatte da alpinisti, uomini di cultura, narratori, attori e attrici nella natura e tra le pagine dei libri, nei copioni per teatro, nelle narrazioni. Il programma è curato da Giorgio Balducci. Il martedì si conclude con “Antichi venti di leggenda. Navigare in Trentino tra miti e curiosità”: raccontare storie e sognare sono due delle forme più grandi della narrazione umana. Tradizioni popolari, 118

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religiose e fantasie s’intrecciano alla geografia del territorio, per svelare la magia e il fascino di luoghi noti e meno noti. 13 puntate curate da Stefano Uccia. Il mercoledì si apre con “Sommario” mezz’ora dedicata alla comicità dove ospiti surreali, guidati da Mario Cagol, propongono idee innovative dal mondo della tecnologia a quello della moda, alla cucina e tanto altro. Alle 15.30 si propone “A piedi nudi sul palco”, programma d’informazione, attualità e cultura dedicato al pianeta teatro e ai suoi satelliti, curato da Flavio Pedrotti. Conclude le trasmissioni del mercoledì “Pianeta trentino della musica rock”, a cura di Daniele Torresan. La vita musicale trentina dei generi “leggeri” è raccontata con le storie dei gruppi musicali e dei singoli artisti: i compositori, gli interpreti e gli esecutori. Il venerdì pomeriggio, alle 15, a cura di Stefano Uccia, “Conduttore per un giorno”: sette puntate in ognuna delle quali è presente un personaggio famoso del mondo dello sport, della cultura, del teatro. Chiamato a condurre la trasmissione come se fosse l’unico presentatore, in realtà sarà coadiuvato da Lucio Gardin in qualità di “conduttore ombra”. Il format permetterà all’ascoltatore di conoscere così anche il lato più privato dell’ospite. Seguiranno sei puntate di: “Dalla Galizia al caldo di casa. Memorie, diari e lettere dal fronte orientale alla Val di Fassa”, programma composto da letture di diari, ricordi e lettere di militari che dalle vallate ladine furono mandati in Galizia a combattere. Le puntate sono curate da Stefano Uccia. Alle 15.30: “L’importante è vincere” un’escursione, a cura di Flavio Pedrotti, nelle diverse discipline sportive attraverso le testimonianze dei campioni trentini di ieri e di oggi: spirito sportivo, agonismo, sana competizione, traguardi. Segue: “Piccole storie in cronaca”. Sono le storie di provincia. Quella provincia spesso anonima e sonnacchiosa che non ama le grandi ribalte mediatiche. Le “piccole storie in cronaca” sono episodi di vite anonime, di persone qualunque il cui nome è destinato a rimanere sconosciuto. Storie minime di chi non ha avuto voce né ce l’avrà mai. A ripescarle dalle nebbie del passato e a condirle della giusta dose di fantasia è lo scrittore e giornalista trentino Pino Loperfido che, con tanta ironia e un pizzico di pathos, ha pensato di dare voce ai propri stessi scritti. Le tredici puntate sono curate da Giorgio Balducci. Il venerdì si chiude con “Enrosadira: i colori delle dolomiti” programma, curato da Giorgio Balducci, che si occupa di cultura, sport, sci ed ambiente alpino.


trentinoscoop&news

ANNA MARZADRO NUOVA PRESIDENTE LA DONNA È IN VERSO

STRADA DEL VINO E DEI SAPORI DEL TRENTINO IN VALLAGARINA

BELLA INIZIATIVA POETICA, L’8 MARZO SCORSO, A PALAZZO GEREMIA

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i è svolta il 25 febbraio, la quarta delle cinque assemblee territoriali della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino che porteranno al rinnovo del presidente e del Comitato di Gestione dell’associazione. L’appuntamento, dedicato ai soci del territorio Vallagarina, ha registrato una significativa adesione da parte delle amministrazioni pubbliche, che hanno espresso piena fiducia nell’associazione e volontà di collaborare nel percorso di valorizzazione del territorio. Alla luce della volontà di Paolo Malfer di lasciare la presidenza, pur mantenendo la disponibilità a mettere a disposizione del Comitato la sua esperienza, l’Assemblea ha approvato all’unanimità la candidatura di Anna Marzadro e del suo vice Paolo Saiani. “Credo fortemente nel nostro territorio – ha dichiarato la neopresidente – lo amo e ne sono orgogliosa”.

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n un’epoca in cui le parole che si dicono sono per lo più ripetitive, inutili, autocelebrative, abbiamo scelto di esprimerci attraverso la poesia. Una parola intensa e necessaria per riflettere con leggerezza assorta, scavando intorno alle nostre radici con lo sguardo teso al futuro”. Sono parole di Nadia Scappini, poetessa e scrittrice che con Giuseppe Colangelo (critico letterario e poeta lui stesso) ha presentato martedì 8 marzo (ore 17, Palazzo Geremia, Trento), in occasione della giornata della donna, una serata di poesie (“Donna-Verso”) dedicate alle donne. Una serata che l’assessore alla cultura, biblioteche, sport e pari opportunità del Comune di Trento Andrea Robol ha inteso dedicare alle donne con una “chiamata in versi” per una riflessione sul ruolo da loro ricoperto nella società odierna nella dimensione privata e pubblica: i poeti coinvolti sono stati Luisa Gretter Adamoli, Antonia Dalpiaz, Lilia Slomp Ferrari, Anna Maria Ercilli Goio e Nadia Scappini per l’universo femminile; Nicola Cetrano, Giuseppe Colangelo, Lillo Gullo, Marco Furgeri, Renzo Francescotti e Massimo Parolini per l’universo maschile. L’omaggio in versi è stato intervallato da intermezzi musicali di sei allievi della scuola musicale “Il Diapason” preparati dal professor Denis Lombardi (con pezzi ricavati, in gran parte, dalla colonna sonora del film “Il mondo di Amélie”, scritta da Yann Tiersen). Tutte le poesie lette dagli autori hanno avuto come soggetto la donna: madre, sorella, amante, moglie, figlia, figura storica, figura religiosa. Tra queste ricordiamo almeno gli splendidi versi in spagnolo di Renzo Francescotti nel “Canto alla donna” (tratti da Sahuaro, Diario lìrico del Padre Kino, edito in italiano, spagnolo, inglese): El que

abraza una mujer/abraza el mundo./ El que besa una mujer/ besa la tierra. Alcune poesie sono state dedicate a figure di donne esemplari, come la martire antinazista Sophie Scholl (Dentro il cerchio del male/è cresciuto un tenero fiore./Dentro il cerchio del male/la bianca rosa dell’amore, G. Colangelo), o Edith Stein, la monaca-mistica (di origine ebraica) morta nel campo di Auschwitz, proclamata santa e patrona d’Europa da papa Wojtyła (verità scintillanti/ nei tuoi occhi d’Ebrea/abbracciando la croce/con amore infinito/e profumo di rose, L. Gretter Adamoli) o, ancora, Rehan, la madre curda (profuga dalla Siria) naufragata con i due figli (Aylan, la cui immagine è diventata “virale”, e Galip) su una spiaggia turca qualche mese fa, volto (poco noto) di un dramma senza fine in cui le donne sono spesso le protagoniste anonime e meno ricordate (Dormi, Aylan/ con Galip e tua madre Rehan, M. Parolini); o, infine, la povera Andreina (Maestranzi) la ragazza del liceo Galilei assassinata a Trento nel 1991, a 19 anni, da un compagno di classe di lei invaghitosi follemente (poesia a parte, L. Gretter Adamoli). Un pomeriggio intenso e partecipato da un attento e numeroso pubblico, nella pari opportunità dello scavo poetico perché, come ha ricordato Nadia Scappini “ogni riflessione sulla donna deve essere condivisa con la parte maschile”. 119

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IL LIBRO DEL MESE

PRESENTATE LE POESIE DI SARTORI DE VIGILI “SCOLTO ‘STO SILENZI”, EDITO DA CURCU & GENOVESE POESIA

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ell’affollata saletta della Libreria Cazzaniga di Arco è stato presentato il libro di versi dialettali di Giovanna Sartori De Vigili “Scolto ‘sto silenzi”, Curcu & Genovese Poesia, prefazione di Renzo Francescotti. Hanno parlato del libro il prefatore e Luisa Gretter Adamoli, poetessa e scrittrice mentre ha letto efficacemente le liriche in dialetto, con la versione italiana a fronte, Graziella Zeni. La Gretter Adamoli ha parlato di questo prima raccolta in dialetto dell’autrice, arrivata dopo i quattro precedenti libri di versi in italiano “Il Cantare di Dolcino”, “T’amo che Dio la manda”, “Dove giocano gli orsi “ e “Scorrendo pagine d’acqua”. Questo quinto libro in versi di Giovanna non è solo una novità per quanto riguarda la scelta del dialetto, ma anche perché rivela un’autrice in gran parte nuova, nell’atteggiamento giocoso e ironico verso la vita, una novità nel panorama delle poetesse trentine. Dal canto suo Renzo Francescotti ha parlato di questa autrice cresciuta ad Arco sino a 17 anni ma residente a Trento (dove si è sposata) da oltre mezzo secolo. E il trentino di Trento è il linguaggio che ha usato, nel libro. Due i temi fondanti dell’ispirazione di questa poetessa, tra le più interessanti del panorama trentino: il mondo degli affetti famigliari e quello della natura (soprattutto delle acque), alternando le poesie serie, meditative con quelle scherzose e ironiche. Con una vena fresca, immediata, in una disposizione cordiale verso vita, rara nel tempo drammatico in cui viviamo, con un accento tutto suo che riesce con leggerezza a interpretare anche i temi più drammatici. 120

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A DIECI ANNI DA “LA MONTAGNA DEL VECCHIO HEINZ”, STEINKÖTTER PRESENTA UN ALTRO LIBRO, “SOPRA E SOTTO LE NUVOLE”. SONO I RICORDI DI UN ALPINISTA. PERCHÉ ESSERE ALPINISTI NON È SOLO SALIRE...

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l titolo è molto bello e il libro è altrettanto autentico, originale. Racconta momenti e vita di un uomo che negli anni giovanili non aveva timore della verticalità, del vuoto e neppure degli abissi, e che oggi non ha paura della verità – di cercarla, viverla – anche se per farlo deve affidarsi più ai suoi limiti che alla forza dei suoi successi, più a debolezze da comunicare che a conquiste da affrontare. In questo libro Steinkötter, con pudore raro non solo fra gli alpinisti, dona a chi lo legge le “saggezze” che ha ricevuto dalla vita (“sopra e sotto le nuvole”) ma non cela neppure le delusioni. Sembra piuttosto voler seguire le tracce di Francesco, il papa, (ma c’è anche il racconto di un viaggio alla ricerca del Francesco “poverello di Dio”, nei luoghi fra le montagne umbre dove è vissuto) quando riconosce che “siamo peccatori, e occorre rialzarsi dopo ogni caduta”. Dove la parola chiave sta in quell’ “e”, invece del “ma”. Nell’animo dell’uomo ci sono burroni più profondi che in montagna, ma anche nel loro fondo essi non riescono a nascondere la luce che fa dell’uomo un figlio di Dio. È di queste luci che Heinz Steinkötter va in cerca e che, nella “terza fase” della sua vita,


trentinolibreria Frances Greenslade Il nostro riparo Keller Editore

Elena Tonezzer Città fortezza: Trento 1915-1918 Fondazione Museo Storico

Autori vari Alle porte di città alta Publistampa Edizioni

Per Maggie e Jenny che crescono nella British Columbia dei primi anni Settanta, la vita sembra quasi perfetta. Le giornate sono scandite da giri in bicicletta ed escursioni nella natura selvaggia, da ripari costruiti con rami di pino e racconti ascoltati accanto al fuoco nella loro piccola casa in legno, insieme all’adorato papà e alla mamma impavida e premurosa. Quasi ogni sera Maggie – perennemente inquieta e preoccupata che qualcosa possa incrinare quella felicità – conta le lentiggini sulle braccia del padre e ascolta le risate della madre. Poi un giorno, poco dopo aver compiuto dieci anni, le sue paure più cupe si trasformano in realtà: il padre muore in un incidente sul lavoro nei boschi e qualche mese dopo la madre lascia lei e sua sorella a casa di conoscenti promettendo loro che tornerà. Ma i giorni diventano settimane, le settimane mesi e i mesi anni.

«L’esposizione è il risultato del lavoro del settore di ricerca dedicato alla città di Trento, che negli anni ha dato prova di caratterizzarsi per l’approccio di storia sociale coniugata con l’attenzione alle modificazioni urbanistiche dello spazio cittadino.La mostra Città fortezza: Trento 1915-1918, lontana da qualsiasi retorica, si confronta anche con la condanna a morte di Cesare Battisti, che viene raccontata attraverso le parole del diario di una donna trentina, in modo del tutto scevro dalle incrostazioni propagandistiche successive. Anche l’arrivo a Trento dei cavalleggieri, che segnala fine tanto agognata di un conflitto lungo più di quattro anni, è mostrato ai visitatori con un filmato dell’epoca, che permette di assaporare la freschezza di quel momento, libero dal peso delle problematiche che l’annessione al Regno d’Italia avrebbe avuto.L’esposizione mostra la guerra in casa. Ma una guerra fatta di tessere per il pane, di privazioni e paura». (Dalla Prefazione di Giuseppe Ferrandi)

Qual è il modo migliore per conoscere o “ri-conoscere” un territorio, per cogliere particolari, sfumature? Sicuramente quello di girare a piedi: i nostri sensi possono esplorare senza fretta i dintorni cogliendo immagini, profumi, colori, voci, silenzio; la direzione di marcia può cambiare, le soste moltiplicarsi, consentendo di prolungare a piacimento il contatto con quanto ci circonda. Difficile da fare se si viaggia in auto o in moto. Questo vale in particolare per i luoghi antichi collegati fra loro da sentieri e tracciati ricchi di storia e meritevoli di essere scoperti. L’obiettivo del volume, redatto in forma di guida, è esattamente questo: consentire la riscoperta delle vie maestre che portano in Città Alta, ma anche della fitta rete di stradine, scalette, sentieri, un tempo abitualmente percorsi da molta gente, che mantenevano in stretto collegamento le due parti di Bergamo. Le modalità con cui il volume è stato costruito rappresentano la filosofia dell’Associazione per Città Alta e i Colli...

racconta. Sono le vette di nuove conquiste. “Sopra e sotto le nuvole” è il punto d’arrivo non solo di un alpinista che è andato “oltre la vetta”, ma di un uomo che ha trovato il suo equilibrio fra cielo e terra e che cammina lungo una lunga cresta sospesa, e al tempo stesso la cornice forte, cosmica quasi, “the Frame”, di una consapevole, conquistata spiritualità nella quotidianità. “La montagna del vecchio Heinz” e “Sopra e sotto le nuvole”, dieci anni dopo, sono due libri molto diversi. Il primo racconta come la montagna e l’alpinismo siano stati il rilancio di vita e il riscatto per un ragazzo poverissimo uscito dalle macerie e dalle devastazioni della Seconda guerra mondiale in Germania. Heinz è nato a Colonia nel 1939 e la data dice tutto, perché è l’anno in cui scoppiò la guerra, in cui le giornate di un piccolo bambino diventavano allarmi, bombardamenti, paura, gelidi rifugi sotterranei, fame. La fame caratterizzò anche gli anni successivi, fin tanto che fu proprio la montagna a dare al “piccolo Heinz” i primi incontri di fisicità e di libertà. Negli anni Sessanta Steinkötter divenne uno dei più forti alpinisti, arrampicò col giovane Messner (che portò per primo a Trento), si rivolse alla ricerca di vie nuove in gruppi magari vicini a casa, ma inesplorati. C’è sempre stata in lui una caparbia volontà di non essere ripetitivo, banale. Poi le scelte di vita: una moglie amata, incontrata lungo gli appigli del Brenta, i figli, il lavoro che non rende schiavi degli sponsor. Molti ancora ricordano con nostalgia Heinz Steinkötter insegnante di tedesco al Clm di Eugen Joa.

Essere alpinisti, peraltro, non è solo salire. Può anche servire a costruirsi un eremo alpino ai Campreghèri. È anche questa, forse soprattutto questa “Civiltà delle Alpi”. Non un museo, non un castello o un mausoleo, ma un eremo, anzi due. Perché Steinkötter, accanto alla sua piccola dimora sopra Vattaro (dove fa il presepio e poi va a cantare nel coro di Centa San Nicolò, e passa a dare un saluto al camposanto, dove è sepolto Rolly Marchi) ha anche un eremo “mobile”, un suo piccolo e sconquassato camper, via di mezzo fra l’automobile e il bivacco, che gli dà libertà nel mondo. È il furgoncino che gli consente di avvicinarsi alle basi delle ascensioni guadagnando tempo, di essere già all’alba sul sentiero di approccio dopo aver dormito sonni tranquilli (se si posteggia vicino ai piccoli cimiteri di paese – garantisce – nessuno viene a disturbare) di avere una sorta di campo base dove ospitare, per una breve cena da lui cucinata, gli amici casualmente incontrati! Franco de Battaglia

Heinrich Steinkötter

Sopra e sotto le nuvole Ricordi della vita di un alpinista Curcu & Genovese (Euro 15,00)

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trentinolosapevate la frase “Che dolceza ne la voze de me mama / Quando insieme s’arivava al capitel...” (“La Madonina”, scritto da Italo Varner e musicato da Camillo Moser)

Volti nella Storia Per saperne di più:

Bibliografia: Camillo Moser (1932-1985) : un uomo un musicista, a cura di Giuseppe Calliari, Trento, Il Diapason, 2006 Ricordo di Camillo Moser di Alberto Carotta, in Strenna trentina, Trento, Tridentum, 1986, pp. 47-48 Per ascoltare “La Madonina” di Camillo Moser: https://www. youtube.com/watch?v=fhMuGQQEn1Q

CAMILLO MOSER (1932-1985) ETÀ Camillo Moser nacque il 5 aprile 1932 a Lavis. Dedicò tutta la sua vita alla musica, lavorando come insegnante di musica al Conservatorio di Trento, compositore e direttore di coro.

ATTRAZIONE FATALE Si avvicinò al mondo della musica sin da piccolo, quando si recava nella chiesa parrocchiale di Lavis ad osservavare incantato l’organista Giovanni Devigili esibirsi nella cantoria, tanto che l’uomo, vedendolo così affascinato dalle sue note lo invitò a suonare.

FORMAZIONE Conseguì la maturità magistrale, coltivando parallelamente lo studio della musica. Allievo del maestro Bruno Mezzena, si diplomò in pianoforte nel 1960. Due anni dopo si diplomò invece in musica corale al Conservatorio di Bolzano mentre nel 1964 ottenne un diploma in composizione presso il Conservatorio di Bologna, allievo di Renato Dionisi. Non contento, l’ambizioso ed instancabile Moser si mise anche a studiare direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano, insieme a Franco Caracciolo.

INSEGNANTE A TRENTO Nel 1966 vinse un concorso ed entrò nel corpo docenti del Liceo Musicale di Trento, un incarico che conserverà per tutta la vita.

IMPEGNO NEL CORO Nel frattempo, Moser diventò sempre più affermato anche come direttore di coro in diversi complessi come il “Pozzini” di Riva

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del Garda, i “Madrigalisti trentini” e la “Corale Città di Trento”, ed entrò a far parte del Consiglio della Federazione dei Cori Trentini.

LA MADONINA Ma Moser fu anche un apprezzato armonizzatore, nonché prolifico autore di melodie, (la maggior parte manoscritte) molte delle quali sono state inserite nei repertori di diversi cori anche fuori dal Trentino. La sua famosa “La Madonina”, testo per coro di montagna, scritta dal suo collaboratore, il poeta e scrittore Italo Varner, e musicata da Moser, è forse la sua opera più amata e toccante e viene cantata tuttora dai fedeli di tanti paesi.

LE OPERE SACRE

nel 1981, composta sulla base di un inedito del 1700 rinvenuto nell’archivio parrocchiale di Lavis, e “Akàthistos”, nel 1983, ispirato ad un antico inno greco dedicato alla Vergine Maria.

ALTRI LAVORI Moser ha lasciato anche brani pensati per i suoi giovani alunni, ai quali insegnava con tanto impegno e altrettanta fermezza. “Bambini si canta!” è una raccolta di 12 canti infantili scritti dal Verner e con accompagnamento per pianoforte. Tra le altre opere si ricordano “Minuetto” per pianoforte, edito nel 1969, e “Variazioni diatoniche” per due clarini, pubblicato nel 1967.

LA FINE Camillo Moser morì improvvisamente il 25 aprile 1985 a Lavis, a soli 53 anni, senza riuscire a terminare un’impegnativa Sinfonia e un brano per corno e pianoforte, che sarà eseguito da uno dei suoi figli, Diego.

IL RICORDO Il maestro si dedicò anche alla scrittura di partiture polifoniche classiche, spesso di argomento sacro, ma anche a brani cameristici e sinfonici.Tra gli altri lavori più conosciuti si ricordano la “Messa per Santa Cecilia”, nel 1959, e la “Messa” nel 1968; oltre ai due celebri oratori per soli coro e orchestra: “La Santa Croce”

Amato e stimato dai suoi compaesani e concittadini, in suo onore gli è stata intitolata una scuola musicale a Trento, diretta per anni dal collega Camillo Dorigatti. Per ricordarlo, nell’anniversario dei 30 anni dalla sua scomparsa, i suoi affezionati lavisani l’anno scorso hanno organizzato la rassegna “Omaggio a Camillo Moser”, con una serie di iniziative musicali.

Hanno detto di lui “Uomo di montagna, il Camillo: il suo fisico esprimeva la potenza di uno che da giovane aveva spaccato legna. Eppure la sua personalità musicale era tutt’altro che rude: melodie dolci, combinazioni armoniche colte e raffinate [...], un’arte di dirigere sempre attenta alle sfumature timbriche e dinamiche...” Francesco Pisanu, allievo di Moser


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Le lune di Kako / di Flora Graiff

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protagonisti dell’intrattenimento in TV sono sempre meno le star e sempre più gli sconosciuti. Un cambiamento epocale rispetto al passato quando, nella TV che fabbricava sogni, l’uomo della strada poteva entrare in uno studio televisivo solo come concorrente di un quiz oppure come un figurante del pubblico. Oggi, invece, la gran parte dei format degli show – reality, talent, cooking, docu-film – è pensata apposta per la partecipazione della gente comune. E così, accendere la TV equivale a guardare dal buco della serratura per spiare cosa fanno i vicini.

FLORA GRAIFF Cartoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica, ha al

suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che hanno scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.


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