TrentinoMese febbraio 2011

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2011 febbraio

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good morning afghanistan

reportage esclusivo di guido de mozzi

pio manara: in moto perpetuo

la storia dei rifiuti Non possiamo farne a meno. Occupano gli spazi più nascosti delle nostre case, dai sottolavelli ai balconi, dai ripostigli al sottoscala



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ring da questo numero trentinomese propone ai lettori alcuni commenti legati all’attualità, alla cronaca, al gossip e alle tendenze Segnalazioni e commenti: redazione@trentinomese.it

di Giorgio Dal Bosco

di Alberto Folgheraiter

d'accordo?

folgore e saette La filosofia del pisello

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arà pure un discorso del… pisello, ma il tema è più impellente di quanto non si creda. Vi siete mai trovati nel bisogno di lasciare traccia del vostro passaggio in qualche vespasiano non domestico? Siete mai entrati nei servizi di bar, ristoranti o, magari, di qualche ufficio pubblico? Se vi accade di dovervene servire a nord di Salorno, andate sul sicuro: profumi sul lavandino, saponi in un vassoio, fuori secchi in un cestino, musica di sottofondo. Insomma, un salotto degno della parte migliore di voi stessi. Se, viceversa, siete di passaggio a sud di Ala, apriti cielo e auguratevi di avere il raffreddore. In provincia di Trento la questione è a macchia di leopardo. In molti sensi. Intanto quelli che nella bella stagione frequentano le “happy hour” (ore felici) di certi bar cittadini, tracannando birra a prezzo agevolato, fanno spazio a nuove bevute lasciando rigagnoli maleodoranti agli angoli delle vie. Un esempio? Via Calepina, tra i platani e la piazza del mercato della frutta. Vedere per credere. E lì non c’è una sola telecamera del comune che faccia da deterrente mingitorio. Telecamere che invece sono posizionate e ben annunciate da cartelli a caratteri cubitali, nei bagni pubblici che il comune di Trento mette a disposizione delle vesciche dolenti in via Belenzani. Peccato che anche un servizio tanto apprezzato sia soggetto all’orario d’ufficio. Alle 17 si chiude, scappi quel che scappi. Dopo quell’ora, non resta che rivolgersi a bar e ristoranti. Ma lì, per “lasciare” devi prima “consumare”. Almeno un caffè. Quanto ai poveri esercenti, sballottati tra tazzine da lavare e bagni da pulire, sono costretti a tener d’occhio le prime e affidarsi all’educazione dei clienti per i secondi. Ecco fiorire, a questo punto, cartelli sulle pareti delle toilette. Qualche esempio: “Trovare i servizi puliti è un diritto di tutti e un piacere per chiunque. Naturalmente il tuo aiuto è indispensabile” (Blue Bar). “Si organizzano corsi per centrare il buco della turca. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla cassa” (Bar di via Piave angolo via G. B. a Prato). Il più spiritoso: “Gentile cliente, vorrei permettermi di ricordarti che ciò che tieni in mano NON è un idrante e ai tuoi piedi NON c’è alcun incendio da domare”. (Bar di piazza Lodron). Insomma “beati i prossimi se i predecessori saranno stati educati”. Diversamente, si è costretti a ricorrere al sistema adottato alla facoltà di Lettere. Per aprire la porta dell’agognato bagno devi avere la tessera magnetica dell’Opera Universitaria. Più importante, in certe situazioni, del libretto degli esami. Parafrasando Aristotele, che peraltro era greco, e scrivendola in latino: “Primum mingere, deinde philosophari”.

Dacci oggi il nostro turpiloquio quotidiano

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l vocabolario italiano con cui si articolano le attuali comunicazioni giornalistiche, vuoi su carta stampata vuoi su radio e televisioni, (e non si contano i – simpaticissimi – programmi di intrattenimento più o meno colti, da Annozero a Domenica In) il vocabolario, si diceva, ha subìto un’impennata a dir poco disinvolta. Pare non esistano più i puntini sospensivi: quei simpatici segnetti che, dopo una consonante o una vocale, facevano intuire il seguito e il completamento della parola. Anche i “bip” radiofonici e televisivi hanno avuto la loro cassa integrazione o prepensionamento che dir si voglia. Oppure anche loro davanti alla crisi sono stati licenziati? Insomma, a farla breve, Tizio, secondo il suo avversario, non dice più c…. , ma dice cazzate. A Caio, dell'accusa che gli viene rivolta, non è che non gliene importa niente, ma non gliene frega un cazzo. Da molto tempo a fare da apripista a questo “ammodernamento” espressivo, se ci fate caso, è stata la parola “casino” che, tra poco, rischiamo di sentirla dire perfino al Pontefice. Di questi tempi, poi, non sarebbe nemmeno tanto improprio dirlo ove, sia chiaro, con questa parola si intenda, come da prima accezione, “postribolo” e non “confusione”. Di coglioni e non di c… ormai sono piene le cronache e le trascrizioni delle intercettazioni. Anche le troie sono molto in alto in questa speciale classifica, mentre le puttane, ormai, sono retrocesse. Roba da coppa Uefa, contano poco. Stentano a stare tra i primi i vaffanculo, perché logorati dall'assuefazione globalizzata di questo auspicio. Ma “stronzo” c’è? Eccome se c’è; è una qualifica imperitura che oggigiorno andrebbe ancor di più rivolta a chi di “stronzate” – in politica, in economia, nello sport – ne dovrebbe fare molto meno.

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ring di Tiziana Tomasini

di Fiorenzo Degasperi

a mali estremi Un tuffo nell'acqua gelida: tu chiamale, se vuoi, emozioni

scempi ed esempi Galleria civica: una torre d‘avorio da lasciare dov‘è

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erto che ce ne sono cose da fare il giorno di Capodanno. Dormire selvaggiamente e senza limiti orari è la più gettonata. Poi seguono ciondolare per casa in pigiama e trascinarsi fuori verso sera a respirare una boccata d’aria, in stile rigorosamente molto slow e tanto easy. Tanto per smaltire le bollicine. Ma a ben guardare c’è un’esigua percentuale di persone che – con tutte le cose normali che ci sono da fare – s’è messa in mente di farsi un tuffo fresco al lago fuori stagione. Giovani, adulti e più che adulti; mediamente bianchicci, in costume, con fisico atletico alcuni, più fisicamente provati dalle libagioni natalizie altri. Non importa. Sono pochi e tutti lì, a Riva del Garda, in Piazza Catena, poco prima di mezzogiorno del primo gennaio. Pronti a saltare negli 11,1 gradi dell’acqua. Per loro è stato steso un tappeto rosso – sì, come quello per i vip ai festival del cinema – oggi sono loro i protagonisti. Ma che cos’hanno in comune questi 49? Sono tutti mediamente suonati, estremamente coraggiosi o semplicemente esibizionisti? Forse in tutte le definizioni c’è qualcosa di vero. Proviamo a considerare la questione da un altro punto di vista. Questa sporca cinquantina, eterogenea, ha il coraggio di farsi vedere in costume in pubblica piazza, con tanto di pelle d’oca. È gente che prova a mettersi in prima linea. Forse anche nelle scelte esistenziali o forse semplicemente nel contesto ricreativo, per raffreddare le incandescenze dei ritmi quotidiani. Ha comunque il coraggio di metterci il corpo in quell’acqua gelata. Per chissà quali motivi. Sfida personale, goliardia, tradizione. Una scelta quasi sfrontata. Ma pur sempre una scelta forte. Se non ci si accontenta del “vorrei ma non posso”, basta farlo, per fare la differenza. Ecco fatto, è un attimo. Splash! Giù dal pilone, dall’imbarcazione, dal molo. Sorrisi. Tra gli applausi degli infagottati presenti. E come augurio a combinarne tante per tutto l’anno è già abbastanza.

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ondazione Galleria Civica di Trento: se non una morte annunciata sicuramente una lenta ma inesorabile agonia. A distanza di un anno dalla sua ri-nascita nella nuova veste innovativa e sperimentale di commistione tra pubblico e privato, il progetto di favorire un confronto interdisciplinare, partecipare attivamente al dibattito sull’arte contemporanea con tutta una serie di iniziative – workshop, seminari, pubblicazioni, ecc. – langue in un modo poco dignitoso. Si è voluto “provocare” con la mostra dell’artista Lara Favaretto, impacchettatrice mancata del monumento a Dante Alighieri, cadendo nella trappola della gratuità e della spesa esagerata rispetto all’idea progettuale. Si è continuato con un’esposizione di un grande artista contemporaneo, Gustav Metzger, “ibernandolo” all’interno delle quattro mura della Galleria. Si sono moltiplicati i workshop – costano poco, al loro interno si può raccontare di tutto, fucina di illusioni, distruttori di memoria e di realtà –, i contatti con l’Università, i progetti virtuali, il sito web è stato rinnovato completamente. Peccato però che, a parte qualche artista a cui preme accrescere il proprio curriculum cercando vanamente di esporre, il mondo dell’arte regionale sia ormai lontano anni luce. Con il pubblico nessun patto di rinnovamento dei rapporti. Anni di lavoro avevano portato la Galleria Civica di Trento a livelli europei. È bastato un anno per gettarla nell’oblio, per aprire una voragine tra le quattro mura di Via Belenzani e la cultura espressa dal territorio. Invece che motore di formazione e di pubblicizzazione dell’arte si è rivelata creatrice soltanto del proprio automantenimento. Ecco perché quando la politica culturale comunale “cerca” un nuovo palazzo consono alla Galleria, questo ci preoccupa. Di torri d’avorio ce n’è già una, lasciamola almeno dov’è. Visto anche che gli sponsor privati lentamente, ma inesorabilmente, se ne stanno andando uno dopo l’altro.


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ring di Pino Loperfido

di Carlo Martinelli

perfidie

DIMMI COME TI CHIAMI, TI DIRò come sono mamma e papà

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n principio furono i Santi. Un lui e una lei mettevano al mondo il pargolo e si rivolgevano al parco macchine del Paradiso per domandare protezione e cura del nascituro. I più arditi si affidavano all’almanacco, puntando sul Santo del giorno di nascita (anche se la cosa poteva riservare sgradite sorprese: Norberto, Genoveffa, ecc.). Poi c’era la tradizione del patronimico alternato che imponeva sistematicamente il nome dei nonni ai nipoti. Ci sono famiglie, specie nel sud Italia, che vanno avanti da secoli a Domenico-Vito e Vito-Domenico. Passando per i malintesi militari (“Firmato Diaz: dai che 'l ciamem cosita 'l popo: Firmato!”), venne il tempo delle star del cinema. I primi timidi tentativi si ebbero con Rossano Brazzi e Amedeo Nazzari. Nel 1997, anno di Titanic, vedemmo fioccare tutta una serie di Leonardo (Di Caprio), così come nei pressi del 1990 piovvero sui registri anagrafici di mezzo mondo i Kevin (Costner). Maicol, o Micheal che dir si voglia, ha omaggiato per decenni il compianto autore di Thriller e di Billy Jean. Non parliamo degli errori del passato dovuti allo stato di ebbrezza dei padri dichiaranti o alla mancanza di fantasia più totale che ha battezzato i vari Secondo, Primo, Settimo e compagnia bella. E qui si pensava che l’evoluzione del fenomeno potesse considerarsi conclusa. A parte il nome di qualche minerale, la luna e il sole l’eccentricità onomastica era parsa definitivamente circoscritta. E invece... Invece, con l’alba del 2011 abbiamo capito che non vi sono limiti all’ardimento genitoriale. Scorgendo i giornali – sempre molto attenti e professionali nel ricercare e sbattere in prima pagina il primo nato dell’anno (a proposito: ma che razza di merito è?! E poi, ci sia consentito, chi se ne frega!) – ci siamo imbattuti in un Airon che, inizialmente, ci ha teletrasportati in una puntata di Geo&Geo. Quindi, considerando il nome come trascrizione della possibile pronuncia, abbiamo pensato all'ennesimo omaggio musicale: Iron Maiden, Iron Butterfly... Ma ahinoi, il discorso andava oltre la banale citazione faunistica. Dalle dichiarazioni di mamma e papà abbiamo appreso che il nome intendeva evocare non tanto la Fortezza (Cfr. Catechismo di Pio X), bensì l’acciaio dell’omonimo eroe della Marvel Comics. Ora, sia chiaro che ognuno è libero di farsi del male nel modo che preferisce. Libero se lo fa a se stesso, però. Tuttavia, stando sempre alle dichiarazioni rese alla stampa dai genitori, pare che al piccolo Airon resti una piccola chance: quando sarà più grandicello potrà ricorrere al nome di scorta che i suoi genitori gli hanno generosamente garantito: Leonardo. (Di Caprio?)

alla carlona SIAMO TUTTI GIORNALISTI, MA IL GIORNALISMO ESISTE ANCORA?

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l giornale è come un treno: parte vuoto, arriva pieno. Impossibile dimenticare la saggia lezione di chi ebbe la pazienza di introdurmi al mestiere che, una vita dopo, ancora faccio. Sì, giornalista. O, preferibile, cronista. O, ancora più preferibile, narratore degli umani accadimenti. Embé? Dove vuol andare a parare costui? Ce la vuole tirare rimembrando i giorni nei quali ci si ostinava a separare i fatti dalle opinioni? Macché, lo si sa bene che oggi i fatti sono opinioni e che le opinioni – anche le più imbecilli –, assurgono a fatti. No. Sorvoliamo sui cronisti militanti, che si prestano a mazzolare questi e quelli, teppistelli armati d’inchiostro. La questione è altra. Gli è che il treno, adesso, parte già bell’e pieno. Sì, internet. Cresciuto veloce veloce. La rivoluzione

epocale del web, pari a quella che segnò la nascita della carta stampata e l’avvento della macchina a vapore, s’è fatta in un decennio. Ed oggi le notizie, vere e false, stanno colà, appunto. In rete. E ci sarà sempre un Julian Assange – meno il tipo piace ai potenti in giro per il mondo e più ci piace –, pronto a sbattervi in faccia milioni di cose da leggere, tutti i giorni. Ma, appunto, qui sta il problema. Il treno delle notizie è pieno, troppo pieno. Siamo superinformati, dicono. Ognuno è giornalista, se vuole. Che poi con 152 milioni di blog al mondo – dato di pochi giorni fa, già superato, evidentemente – tutti scrivano e nessuno (pochi) leggano, è altro discorso. Ci sono 255 milioni di siti web, ognuno dei quali, potenzialmente, è un organo di informazione. Ogni giorno su Youtube sono due miliardi i video visti. L’anno scorso sono state spedite 107 mila miliardi di mail. Su Flickr sono pubblicate 5 miliardi di foto. Come si dice? Il troppo stroppia. Di più: il troppo fa strippare. Anche tra chi fa informazione. Figurarsi tra chi la subisce… 13

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ring di Walter Nicoletti

di Francesca Negri

il Trentino visto dalla luna

colpo di tacco DOPO LO SPEED DATE, ECCO LO SPEED APERITIF

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omenica di settembre (2010). Centro storico di Trento. C’è il sole e dopo una due giorni di gozzovigliamenti lavorativi decido di andare a farmi una passeggiata bruciagrassi. Approdo in centro città e incontro qualche amico: quattro chiacchiere (altro che passeggiata!) e quindi la decisione di continuare a raccontarcela seduti a bere due belle bolle di spumante TrentoDoc. È mezzogiorno e mezzo, piazza Duomo brulica di partecipanti a una maratona e in più è il primo fine settimana dell’evento “Autunno trentino”, gastronomia e delizie nella vicina piazza Cesare Battisti. Ci sediamo al Caffè Italia in Piazza Duomo, dove riusciamo a trovare un unico tavolo libero, belli soddisfatti a goderci il sole che scalda ma non fa sudare. Poco dopo arriva la cameriera che, invece di sorridere e chiederci cosa desideriamo, ci intima: «Tra due minuti chiudiamo, volete ordinare ugualmente?». I miei amici ed io ci guardiamo… Penso: «No, l’aperitivo a tempo proprio no! Ma no, dai, starà scherzando… Oppure è un nuovo trend: dopo lo speed date adesso c’è lo speed aperitif…». La cameriera ci guarda spazientita, capisco che non sta scherzando e nemmeno che si tratta di una nuova moda. «No no, ce ne andiamo», le rispondo. Tra lo stupore generale, decidiamo di chiedere asilo enogastronomico allo Scrigno del Duomo, il ristorante stellato e wine bar dislocato praticamente di fronte al Caffè Italia. Il locale è pieno zeppo, ma con un sorriso ci trovano un tavolino. Ce ne restiamo lì fino alle tre del pomeriggio e la mia passeggiata bruciagrassi se ne va su per il camino, sostituita da due bei flüte di bollicine, da un’ottima compagnia e da un po’ di malinconia. Sì, perché l’ospitalità a Trento ha ancora molti passi da fare.

È arrivato il momento di Costruire bellezza

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a santità è bellezza. Questo passaggio proposto da Enzo Bianchi, Priore della comunità monastica di Bose, ci esorta a considerare la bellezza come una parte costitutiva della costruzione del bene. Si tratta di un concetto che potremmo estendere a tutte le cose che ci circondano ad iniziare dal paesaggio. Ma se il “fare bene” è sinonimo di bellezza il problema sta nel suo contrario. Le brutture, le banalizzazioni, gli scempi edilizi, sono il male di questa terra e soprattutto del suo mito turistico che è quello di un territorio alpino integro, onesto ed accogliente. Ogni volta che ripercorro una vallata trovo un segno in più dell’invasività del cemento ed un segno in meno dei nostri tratti paesaggistici originari. L’impressione è che si stia raggiungendo un limite, superato il quale

il Trentino rischia di essere declassato da territorio attrattivo a non-luogo. E non credo che sia solo responsabilità della politica in quanto, a ben guardare, l’edilizia è un “business partecipato” dove anche le casalinghe diventano imprenditrici nella compravendita dei terreni. Il problema si aggrava poi per il fatto che si costruisce troppo e troppo male ed in particolare con tecniche e materiali ancora scadenti. Le nuove costruzioni sono in genere brutte, troppo grandi e troppo esibite. Sono il simbolo di una società opulenta senza testa e senza valori. Ma senza testa e senza cuore non c’è futuro. Possiamo allora fermarci a contemplare l’importanza della bellezza e la forza del fare bene iniziando magari dalle case e dal paesaggio utilizzando il legno, intonaci naturali e discreti oltre ad architetture coerenti con la storia e la tradizione. In fondo, se ci pensiamo bene, il fare bene ci invita al rispetto di noi stessi e degli altri. Per questo è importante diventare costruttori di bellezza. 15

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sommario febbraio2011

In redazione: Pino Loperfido Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Giorgio Dal Bosco, Antonia Dalpiaz, Lara Deflorian, Fiorenzo Degasperi, Guido de Mozzi, Fabio De Santi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Gianfranco Gramola, Carlo Martinelli, Francesca Negri, Walter Nicoletti, Tiziana Tomasini, Silvia Trentini. Grafica: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170

9 commenti

Attualità 16

trash - la storia dei rifiuti

25 good morning, afghanistan 30 Marco masé 34

pio manara: In moto perpetuo

38 Gente di confine - 1 44 il calendario del sole 46 Spaventapasseri da museo 50 Claudia morandini 52 Andrea Fusaro 54 Mastro 7: la fabbrica delle cose belle 57 La neve è donna 58 Poesia sulle ciaspole

Panorama

60 trento: Shylock e frankensein 61 Rovereto: Chat a due piazze 62 Giorgio Panariello 63 gianluca grignani 64 Filarmonica: Louis lortie

Bolzano - Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione - Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 4 aprile 1987

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Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 - 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. Trento - Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 Fax 0461.935706 Direzione pubblicità: Rosario Genovese

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66 Il ritorno dei pooh

68 danza: Alle radici del movimento 71 Speciale san valentino COME ABBONARSI:

(un anno, 12 numeri a Euro 20,00) BOLLETTINO POSTALE c/c N. 11492386 Curcu & Genovese Associati - TM Via Ghiaie, 15 - 38122 TRENTO BONIFICO BANCARIO CASSA RURALE DI TRENTO IBAN IT15 E083 0401 8040 0000 3080 485 CARTA DI CREDITO Telefonando allo 0461.362122 DIRETTAMENTE PRESSO L’UFFICIO ABBONAMENTI Via Ghiaie 15 - Trento Tel. 0461.362107 ufficioabbonamenti@trentinomese.it I Suoi dati saranno trattati per dar corso al suo abbonamento; il conferimento dei dati è necessario per perseguire la finalità del trattamento; i Suoi dati saranno trattati con modalità manuali, informatiche e/o telematiche e non saranno diffusi. Lei potrà rivolgersi (anche telefonicamente) al Servizio Privacy presso il titolare del trattamento per esercitare i diritti previsti dall’art. 7 del D.lgs 196/03. Titolare del trattamento dei dati è la CURCU & GENOVESE ASSOCIATI S.r.l., Via Ghiaie, 15 – 38122 Trento - Tel 0461.362122 AVVISO AI LETTORI La scelta degli appuntamenti è a cura della redazione. La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti delle programmazioni annunciate.

Giorno per giorno

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Scoop&news

90 mas de la fam si illumina di meno

91

indimenticabile “wrooom”

92 Il ”rOdodentro” di mario cagol 93 La banca del tempo

Rubriche

94 Libri 96 Fotoromanzo

97 enogastronomia

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trentinoattualitĂ

di Tiziana Tomasini

la storia dei rifiuti

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trentinoattualità Non possiamo farne a meno. Occupano gli spazi più nascosti delle nostre case, dai sottolavelli ai balconi, dai ripostigli al sottoscala. Per ogni tipologia, un colore, un giorno di raccolta. I rifiuti sono ormai parte integrante del nostro essere cittadini. Ultimamente sono onnipresenti nelle cronache locali, sono frequente argomento di discussione - dal caffè all’aperitivo – e ognuno dice la sua. Ma sappiamo veramente come vanno le cose? Sappiamo qual è il lungo viaggio dell’immondizia? La tecnologia – nello specifico inceneritori e termovalorizzatori – può aiutarci a risolvere il problema rifiuti? Noi di Trentino Mese siamo saliti sui camion, abbiamo parlato con i responsabili delle strutture trentine, con i politici e gli ambientalisti. Abbiamo visto e toccato con mano. Possiamo raccontarvi la “storia dei rifiuti”

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u una cosa siamo tutti pienamente d’accordo. Esistono. Ci sono. Anche se nessuno li vuole vedere. Inevitabili, scomodi, ingombranti, maleodoranti. Ultimamente anche perditempo. Nell’onomatopeico termine inglese – trash – vengono riassunti tutti i concetti che i rifiuti trasudano. Eppure esistono, ci sono. Sono l’ultimo anello della catena produttiva. Nati e creati dalla grande produzione, descritti dai padri leggendari della rivoluzione industriale, vissuti e toccati con mano dagli artefici dello sviluppo economico, tra i fumi di carbone coke e le macchine a vapore. Quindi inevitabilmente accantonati, sotterrati, accumulati, nebulizzati, dispersi nel cosmo, divisi, differenziati. Ma anche oggetto di studio, argomento di comune discussione, problema universalmente comune. Dai vertici mondiali ai saloni di bellezza, dalle tesi di laurea ai banchetti del mercato settimanale. Insomma una pesante eredità dall’Ottocento, lo scotto del progresso. I rifiuti sono oggi un problema. Un problema – come confermano le cronache delle testate giornalistiche – a livello regionale, nazionale e mondiale. Già, come ci si regola in the world con la spazzatura? Dove si mette? Scopriamo che le strategie di eliminazione sono variate nel tempo e variano a seconda dell’ambiente, secondo quelle conformazioni naturali che presentano spazi colmabili. Detta così, la stramaledetta verità è che in ogni parte della Terra è stato in qualche stramaledetto modo trovato – nel corso della storia – il sistema,

CRM, di tutto di più

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iamo un po’ di sigle e qualche numero. Il CRZ (Centro Raccolta Zonale) è uno, si trova lungo l’Adige, sulla tangenziale 11. I CRM (Centro Raccolta Materiali) sono tanti, distribuiti nelle valli, su tutto il territorio trentino. Nella stessa città di Trento – nucleo urbano atipico, composto da tanti sobborghi anche collinari – si possono enumerare ben 5 CRM (Argentario, Sopramonte/ Bondone, Gardolo, Povo/Villazzano, Meano). In tali CRM vengono raccolti anche materiali e rifiuti che presentano caratteristiche particolari rispetto a quelli che trovano posto nei comuni cassonetti di specifica pertinenza. Qualche esempio? Abiti usati, apparecchiature elettriche ed elettroniche, materiali ingombranti, scarti di lavori (specie settore edilizia) in piccole quantità, pneumatici. E gli innominabili. I rifiuti urbani pericolosi. La denominazione è vagamente inquietante, finalizzata anche a rendere consapevole il cittadino degli effetti nocivi di tali materiali nell’ambiente. Vernici, solventi, batterie, medicinali, tanto per citarne alcuni. Nei CRM tutti i rifiuti vengono raccolti in contenitori stagni. Quelli pericolosi sono ubicati in apposite zone, isolate e generalmente dotate di vasche per evitare contaminazioni accidentali. Il servizio per l’utente è gratuito. Le ditte non possono accedere ai CRM, ma esclusivamente al CRZ.

il “tappeto” sotto il quale nascondere il nascondibile, eliminare l‘eliminabile. L‘esempio più eclatante e meno romantico è quello delle isole Maldive. Nelle acque cristalline dell‘Oceano Indiano, puntinate di atolli dalla sabbia bianca e polverosa, si doveva pur trovare una soluzione ai cumuli di rifiuti accantonati dai villaggi di vacanza. Sono stati creati così degli atolli artificiali, stratificati di scarti, non visibili all‘occhio romantico dell‘uomo, che deve – per contratto turistico – ammirare estasiato il panorama incantato. Il pro19

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trentinoattualità cedimento logico, ad analogia, è istantaneo. Territorialmente allargabile ad ogni zona geografica. Ai Poli, probabilmente sotto il ghiaccio. Nel deserto, presumibilmente sotto la sabbia. Fino all’esaurimento degli spazi fisici. Fino al punto limite, fino a punto di non ritorno, fino all’imprescindibile interrogativo. E adesso? Quali soluzioni? Quali alternative? Come si procede nelle megalopoli? Cosa succede ad esempio negli States? Cosa succede in quegli immensi spazi urbani in cui convivono milioni di persone che producono tonnellate di rifiuti? Si dice che senza ferite di cuore non si scrivono romanzi. Vero. Si dice che senza emergenza non si studiano soluzioni. Altrettanto vero. E soluzioni sono state studiate, sperimentate, identificate con conclusioni discusse, dibattute, non sempre condivise. Due fra tutte. “Raccolta differenziata”. Novità e realtà relativamente recente da noi, prassi consolidata Oltreoceano. Le grandi città americane pare facciano la differenza, navigando sulla differenziata già dagli anni Ottanta. E poi c‘è lui. Amato/odiato, spesso senza mezze misure. L’ultimo stadio, l’ultima spiaggia, l’estrema alternativa. Il lungo camino di cemento. L’inceneritore. La mappa mondiale – in primis ancora gli States – è puntinata di questi camini. Che ingoiano di tutto e trasformano il solido in aereo. Non proprio respirabile. L’inceneritore è spesso accoppiato con un altro termine, termovalorizzatore. Alt. Analisi etimologica del termine. Termo = primo elemento di una parola composta, in relazione al

calore ed alla temperatura. Valorizzatore = che valorizza, che dà importanza e valore. Un impianto che valorizza il calore, che si alimenta di rifiuti e li brucia. Il calore generato, fa bollire l’acqua di una caldaia. Il risultato parziale, cioè il vapore, mette in azione turbine e generatori, che producono energia elettrica. L’acqua calda è invece destinata al teleriscaldamento. Decine di migliaia di famiglie possono così utilizzare l’energia elettrica prodotta. Un’alternativa concreta alle migliaia di caldaie, che immettono nell’atmosfera quantità rilevanti di elementi inquinanti. Il punto dolente, riguardante le emissioni di polveri ultrafini in atmosfera, pare – se-

condo studi recenti – non essere così catastrofico. Pare cioè che i sistemi di filtraggio dei termovalorizzatori siano in grado di emettere un numero esiguo di nano particolati, con quantità inferiori a quelle delle combustioni dei comuni sistemi di riscaldamento (legna, pellet, olio combustibile, gasolio). Sembra sia diversa proprio la tipologia dello scarto aereo: più di composizione metallica, meno di carbone. E la salute? Bella domanda. Nel mezzo, tra il riciclo stretto e la combustione ci sono loro. Le palpabili novità, gli studi recenti, le sperimentazioni, i tentativi e le possibili soluzioni. La più appetibile pare essere

inceneritore NO A casa di Simonetta Gabrielli Martedì 11 gennaio 2011, ore 15.00 “Cara provincia, ascoltaci”

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a pioggia scorre a righe sui vetri. In questa giornata uggiosa – complice l’autoradio – risulta istintiva la rievocazione alle parole immediate della canzone di Lucio Battisti “… Ma che colore ha una giornata uggiosa / Sogno il mio paese infine dignitoso e un fiume con i pesci vivi a un’ora dalla casa / di non sognare la Nuovissima Zelanda / per fuggire via da te Brianza velenosa, ma che sapore ha…” Che coincidenza, siamo pienamente in tema. Simonetta Gabrielli – esponente di Nimby trentino – parla volentieri del suo gruppo, delle finalità del suo impegno, delle scelte personali forti ed incisive, delle prospettive ambientali, delle previsioni economiche. Ma oltre ai dati, che restano indelebili sulla carta, rimane a livello emotivo l’impressione di una persona che si spende – anima e corpo – per la causa in cui crede. Torti e

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ragioni sono condivisibili, da condividere o non condividere. In piena libertà. Resta indelebile la valenza di un principio, la solidità di un’idea portata avanti ad ogni costo. È da sette anni che ha iniziato il lungo, lento e faticoso cammino della formazione. Da normale cittadina con la passione dell’ambiente a cittadina in prima linea, a battersi per sostenere l’ambiente, nel senso più ampio del termine. Indubbiamente preparata sull’argomento – il suo argomento – cita uno dei luminari americani delle scienze ambientali, Barry Commoner, autore di “Far pace col pianeta” (Garzanti, 1990). L’abbiamo letto. L’analisi è lucida e lineare. Dall’aumento della produzione industriale a partire dal Dopoguerra, alle discariche terra - cielo, agli inceneritori. Proposti con la più convincente dicitura di “impianti per il recupero delle risorse”, ben presto oggetto di studio per le emissioni di diossina e per la produzione di


trentinoattualità “Arrow Bio”. Un caso che ha superato le discariche, sbrigliato le maglie burocratiche e illuminato a giorno le nebulose delle montagne di rifiuti. La prima prova a Tel Aviv, Israele. Dopo anni di immondizie sotto la coperta desertica, eccola. Quella che gli addetti ai lavori hanno definito la “scoperta dell’acqua calda”. In senso strettamente letterale. Il sistema prevede infatti la messa in ammollo di tutto lo scartabile. Nell’acqua si compie la selezione prima, i materiali vengono separati in fase liquida secondo le leggi fisiche di gravità, dando vita ad un minestrone biologico, atto ad essere trasformato in biogas e fertilizzante pulito. Potremo fornire i numeri dei camion, le tonnellate scaricate, i dati della produzione energetica ricavata. Ma al di là del numerico, al di là dei numeri che spesso scivolano via anonimi, basti sapere che dopo Tel Aviv, anche Sidney e Los Angeles hanno adottato questo sistema. Vale la pena di informarsi. Anche perché anche qui da noi di rifiuti se ne parla. E parecchio. Spesso, ovunque e con qualche appetitoso colpo di scena, a infarcire l’argomento. Referendum, appalti mancati, sondaggi, pro e contro questo o quel sistema. L’argomento che viene quotidianamente affrontato. Ad alti e bassi livelli. Affrontato da due specifiche direzioni. In toni soffusi, pacati, discreti, formali, altisonanti, mirati, pungenti, diretti. Ma comunque inevitabilmente ed inesorabilmente affrontati. Altra bella domanda: non avendo altra scelta, meglio vivere vicino ad un termovalorizzatore o ad una discarica?

“Il viaggio della carta” con Dolomiti Energia Giovedì 13 gennaio 2011, ore 11.00 Oggi la nostra è una missione speciale. Si tratta di un vero e proprio inseguimento. L‘oggetto delle nostre attenzioni è un camion. Il camion di Dolomiti Energia. Partito dal CRZ (Centro Raccolta Zonale), si sta dirigendo verso il quartiere di Cristo Re per la raccolta della carta. Inseguiamolo. A bordo del camion, tre operatori. E noi dietro. Alla guida, l’ing. Carlo Realis Luc – responsabile dell’Igiene Urbana – che tallona sciolto e sicuro il mezzo. Non possiamo perderlo di vista. Vogliamo verificare le

modalità di raccolta, i tempi di percorrenza, i procedimenti di assemblaggio e la destinazione finale. Seguire il lungo viaggio di un imballaggio in carta o cartone, che lascia le nostre case, finisce nel bidone giallo e… Il camion – 22 metri cubi di volume utile – serpeggia nelle laterali di Corso Buonarroti. Si ferma ad ogni civico. Gli operatori saltano giù dalle pedane posteriori. Se non proprio la velocità, viene richiesta una certa agilità nello svolgere l’operazione. Il recupero bidoni

inceneritore NO cenere volatile. Con l’appendice salute per il genere umano. Dieci anni di studi e TAC. L’America scopre che le ciminiere bruciarifiuti sono da mettere in discussione. Negli anni Ottanta i progetti per città di consistenza numerica rilevante – Los Angeles, Kansas City, ecc. – vengono bloccati od ostacolati attraverso modalità singolari. Una tra tutte. L’indizione di un referendum a San Diego sulla scelta del sito. Due le opzioni. O lo zoo della città, o l’area attigua al salotto della città. Con l’ovvio abbandono del proposito. Così inizia the long road verso un nuovo metodo di smaltimento, il riciclaggio. Simonetta spiega, ci offre un succo di mela, controlla le mele cotte sul fuoco – ha ricominciato a nutrirsi per gradi, come i bambini, ci dice sorridendo – e parte. Anzi continua. Continua da un fattore chiave. Tutti produciamo rifiuti, si tratta un minimo comun denominatore a livello universale. Tutti devono essere impegnati e coinvolti a risolvere il problema. Della serie: abbiamo un problema comune, come lo risolviamo? Le risoluzioni vanno cercate non attraverso il dialogo – nel quale non crede, in quanto dialogare significa comunque esporre le proprie

opinioni e decidere di conseguenza – quanto attraverso il confronto. Nel digiuno, emergono gli aspetti complessivi della questione. Pausa. Sorsata di succo di mela, e spontanea la domanda. Perché si è arrivati alla scelta forte del digiuno? Contrariamente a quanto si può pensare, il digiuno è una forma di proposta. Non di protesta. Abbiamo attivato la catena del digiuno nel 2004, come cuore di un’azione politica, per l’assenza di ascolto. Per mostrare la determinazione. Alla base il fondamento “Ci credo talmente che mi attivo per la causa”. Non si tratta di un atto plateale ma di un atto finalizzato a perseguire un obiettivo, cioè il confronto su un tema comune per giungere a conclusioni condivise. Cosa comporta il digiunare nello svolgimento delle normali attività quotidiane (lavoro, casa, spesa)? Digiunare nel concreto significa prendere tutta una serie di provvedimenti per sopravvivere. Assumere tre litri di liquidi al giorno, integrare con sali minerali, vitamine e calcio. Ma significa anche cambiare radicalmente il proprio rapporto con la

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CRZ, tutti i ”cestini” della citTà

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l CRZ (Centro Raccolta Zonale) arriva di tutto. Tutto quello che la città di Trento, anche faticosamente e con un rilevante impegno quotidiano, cestina. Gli operatori hanno raccolto casa per casa organico, carta, residuo, vetro, plastica. Ogni genere distinto di rifiuti viene prelevato settimanalmente, caricato sui camion e portato qui, sul lung’Adige. Ogni materiale compie poi un proprio esclusivo viaggio. Verso il riciclo o verso la discarica. Avete osservato il movimento meccanico ed umano lungo la statale 11 in un regolare giorno feriale? Fateci caso. Un continuo andirivieni di mezzi; un formicolio di addetti che salgono, scendono, scaricano, trasferiscono, consegnano documenti, cambiano turno e ripartono. E poi loro. Gli uccelli che sorvolano il CRZ, sulla tangenziale 11. Per rimediare un bocconcino, un avanzo, almeno un assaggino. Niente di strano, anche questo rientra nel ciclo naturale, nella catena alimentare.

La nostra inviata con l'ing. Carlo Realis Luc che, a nome di Dolomiti Energia, non esprime pareri sull'inceneritore. La società non partecipa al progetto, quindi preferisce non rilasciare commenti...

da svuotare non è comunque per niente scontato. Le abitazioni hanno bidoni fuori con o senza chiave. I bidoni possono trovarsi anche dietro i cancelli, dotati in questo caso di sistema di apertura a bussolotto. L’operatore cerca la chiave, apre il cancello, preleva il bidone, scarica nella bocca posteriore del camion. Che ingoia tutto per intero, costantemente affamato, simile ad un mostro meccanico. Su svelti, si riparte. Prossimo civico, analoga operazione. Nelle strade strette, è inevitabile qualche disagio da parte degli automobilisti, obbligati a tenere il passo elefantiaco dei tempi tecnici di raccolta. L’ingegnere racconta di un recente “diverbio” tra un automobilista e un operatore, conclusosi con l’intervento della Polizia Municipale. Succede anche questo, è un lavoro di strada. E scopriamo, non è raro, che gli

operatori “se le sentano” per l’ingombro del mezzo nella carreggiata – laddove non vi siano slarghi o zone di sosta - da parte di qualche guidatore frettoloso. E mentre seguiamo il camion, approfondiamo. Apprendiamo che la raccolta della carta è in realtà una vecchia storia. Risale agli anni Ottanta con le campane zonali, per poi proseguire costante. Fino ad arrivare al bidone giallo sotto casa nell’anno 2002. Nel camion vengono caricati carta e cartone, che nello specifico

inceneritore NO quotidianità. In questo senso, il lavoro aiuta per tenersi mentalmente impegnati e comunque attivi, ma nel contempo porta via molte energie. Digiunare nel senso più ampio costituisce una ricchezza. Si impara a sfrondare, a vivere nello stato di minima resistenza. In modo molto autentico, essenziale, minimalista. Lasci da parte tutto il superfluo, l’essenziale acquista valore. Va considerato che questo tipo di digiuno consuma anche in senso di energia emozionale. Alla base c’è il riconoscimento familiare, l’aiuto dei figli già grandi, il sostegno dei propri cari. Digiunare implica anche un controllo medico regolare e preciso, per monitorare la soglia di sopportabilità del cuore. Cuore che comincia ad avvertire una certa stanchezza; lo senti dentro. Che cos’è un inceneritore? L’inceneritore è una macchina rigida, che dura venti / venticinque anni, che richiede un costante apporto di rifiuti, con la produzione di un alto potere di calore. La strategia politica che sostiene la realizzazione dell’impianto si basa sull’emergenza. Il fatto è che dove si vuole, i perché si trovano; se la politica vuole l’inceneritore, il resto non può funzionare. E questo è

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l’aspetto schizofrenico della questione. L’inceneritore è compatibile o in antitesi con la differenziata? L’inceneritore è in antitesi con la differenziata. Il sistema di Vedelago (comune in provincia di Treviso, con il record della raccolta differenziata) costituisce l’alternativa all’inceneritore. Qui c’è la massimizzazione dei risultati, con alle spalle la volontà della ricerca, che lavora per raggiungere questi risultati. Così, “a pelle” secondo le voci di ogni giorno, qual è il pensiero della città di Trento in merito al problema rifiuti? La cittadinanza è sensibilizzata, reagisce con impegno e bene. Esiste però una tristezza di fondo; si separa, si differenzia ma con scoramento, con il pensiero che “tanto i lo fa”. Si capisce che non ci sono alternative di fronte alla decisione politica. Guarda, ha smesso di piovere. Mai perdere la speranza di intravedere anche un solo ritaglio di cielo azzurro. Al di là delle idee, delle opinioni, delle convinzioni.


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termine tecnico si definiscono “congiunta”. Dalle analisi periodiche effettuate sul materiale, risulta l’ottima qualità del prodotto raccolto, con pochissime impurità presenti. Indice di sensibilità della popolazione urbana, dell’ente gestore della raccolta, dell’amministrazione comunale. Non a caso, Trento è città segnalata nelle classifiche del Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base Cellulosica) per il maggior risultato quantitativo di raccolta.

Una sorta di maglia rosa, nonostante il giallo del bidone. Intanto il camion manovra, i ragazzi scendono e mostrano qualche briciola di vita di quelle case, di quegli edifici. Ecco, questo deve essere il bidone di un ufficio, si capisce dalla pioggia di striscioline di carta bianca. Ora invece precipitano imballaggi alimentari, certamente di civili abitazioni. A fianco dei contenitori, si incontrano sovente scatole e scatoloni, alcuni di genere decisamente natalizio. L’ing.

Realis, con una battuta, esclama quello che potrebbe essere uno slogan: “Rompeteci le scatole!” Nel senso che la scatola voluminosa andrebbe piegata e quindi ridotta di volume. Sia per facilitare le operazioni di smaltimento, sia per consentire – a monte – la possibilità di introdurre maggiori quantità nel bidone di comune utilizzo condominiale. Non da ultimo, per non invadere logisticamente le aree o le strade di materiali ingombranti ed antiestetici. «È uno sforzo che costa poco, basta calpestare l’imballaggio con i piedi» – dice l’ingegnere. E confida di essere entrato personalmente – cioè fisicamente – nel proprio bidone, per abbassare il livello del materiale… «E se proprio non riuscite a rompere le scatole – continua – portatele da noi, al CRZ, ci pensiamo noi a romperle!» Sul mezzogiorno il camion termina il giro di zona. È ora di tornare al Centro di Raccolta per la seconda fase. La fase due è senz’altro di forte impatto visivo. Tutti i camion che hanno completato la raccolta scaricano il loro imponente contenuto in un grande semirimorchio. Semirimorchio che – nel primo pomeriggio – riparte. Per il viaggio finale in Trentino. E allora via, sempre noi, all’inseguimento. Ormai vogliamo conoscere tutto il conoscibile.

inceneritore sì Intervista ad Alberto Pacher Venerdì 14 gennaio 2011 ore 14.30 “Cari ambientalisti, parliamone”

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n questo pomeriggio di gennaio, tiepido in modo decisamente atipico, trattiamo un argomento scottante. Ne parliamo proprio là, a Palazzo. Proprio con lui, Alberto Pacher, vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento, Assessore ai lavori pubblici, ambiente e trasporti. Ascensore, minima attesa in saletta – appena il tempo di rivedere le domande, già peraltro metabolizzate – e poi lui. Molto alto, elegante, cordiale. E disponibile ad ascoltare e spiegare. La luce azzurrata filtra dal cielo alla finestra; si riflette sul tavolone in vetro dello studio con venature arcobaleno. Pare un buon inizio. Cominciamo. Che cos’è l’inceneritore e/o termovalorizzatore? L’inceneritore è un impianto tecnologico destinato a chiudere il ciclo di smaltimento dei rifiuti attraverso il recupero energe-

tico (calore); recupero finalizzato al teleriscaldamento, con la distruzione del rifiuto residuo, a valle della raccolta differenziata. Dove dovrebbe sorgere? A Ischia Podetti. È compatibile o in antitesi con la raccolta differenziata? Non scoraggerebbe così tanto lavoro, l’impegno e la fatica fatti finora per la sensibilizzazione della città ? L’impianto – per come è stato progettato – è in grado di bruciare 100 mila tonnellate annue di rifiuti. È compatibile con la raccolta differenziata, anzi è necessario spingerla fino al 70%, mantenerla cioè in grande tensione, per ottenere risultati ottimali. Del resto, in altri Paesi europei – dove la differenziata è a livelli elevati – gli inceneritori esistono e sono diffusi sul territorio.

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In tempi brevi siamo a Lavis. Ed a Lavis si trova la ditta “Moser Marino e figli”, definita “piattaforma”, finalizzata alla raccolta della carta. Piattaforma con la quale Dolomiti Energia ha una trattativa diretta. Qui la carta raccolta a Trento viene separata per tipologia di materiale, pressata ed imballata. Letteralmente ridotta di volume. E il termine “ridotta” suona quasi contraddittorio, in questo luogo in cui tutto è di dimensioni assolutamente gigantesche. Dalle vasche di raccolta, alle casse della selezione – con l’eliminazione delle impurità – ai masto-

dontici cubi, prodotto finale. Prodotti finali che vengono impilati uno sopra l’altro. Con l’effetto di colossali muri, muraglie, muraglioni cartacei. Stefano Moser ed il padre Giorgio – il Marino dell’intestazione era il capostipite, titolare dell’antico recupero di via Travai, in pieno Dopoguerra – ci guidano alla scoperta del magazzino. Ecco i proventi della raccolta cartacea di altre ditte e società, come gli scarti di tipografia, i giornali invenduti, le riviste, i contenuti degli archivi bancari. Ogni tipologia di carta viene selezionata e conglobata.

L’odore è naturalmente quello della carta, fresco e pulito. Tra i corridoi naturali creati dalle macro pareti, disseminato qua e là, qualche frammento di quotidiano, qualche strisciolina, scappati alle presse. Poi entrano in scena dei piccoli mezzi – dei muletti – che caricano i cubi di carta su altrettanto enormi mezzi di trasporto. Destinazioni finali, le cartiere ed il mercato estero (soprattutto la Cina), che richiede la carta da macero per il riciclo. Incredibile. I Cinesi comprano la carta scartata dal mondo, la recuperano per imballare oggetti “made

inceneritore sì Che cosa succederebbe a Trento se l’impianto di incenerimento rifiuti non venisse realizzato? Succederebbe che le discariche attuali inevitabilmente andrebbero ad esaurimento e quindi non si saprebbero dove smaltire i rifiuti. Le attuali leggi europee sono molto rigide in merito – esiste il divieto di costruirne di nuove – oltre ad essere problematiche dal punto di vista ambientale. Per non parlare dei costi elevatissimi. Va considerato che anche “post mortem” le discariche portano pesanti conseguenze. Basti pensare al caso della Maza di Arco, chiusa da anni ma ancora un problema concreto e oggetto di discussione. Esiste a Lavis un impianto simile a quello di Vedelago. Già, Vedelago. Va chiarito che l’esempio veneto adotta un sistema per chiudere il ciclo della plastica; non risolve interamente il problema rifiuti. I nostri tecnici sono andati sul posto, hanno studiato il sistema. Che lì, in particolari condizioni, funziona. Ma comunque e relativamente al ciclo della plastica. Analizzando la situazione mondiale, possiamo dire che esistono tanti sistemi,

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con buoni risultati differenti. Ma non esiste “il sistema” universale, quello che da solo sbaraglia il campo. Ricordiamo ancora le capitali europee, con numeri alti di raccolta differenziata e la presenza di inceneritori con ridotte emissioni di fumi. Cosa comporterà l’inceneritore a livello ambientale, come e quanto influirà sulla qualità dell’aria – emissioni di diossina e nano polveri – anche in rapporto agli altri fattori inquinanti (gas di scarico delle automobili, riscaldamento delle abitazioni…)? Il bando per la costruzione dell’impianto [decaduto per assenza di offerte, ndr] era molto rigido in merito. Per le emissioni, rigida conformità ai limiti europei. Quindi, emissioni limitate. E, senza andare troppo lontano, in provincia di Bolzano esiste un impianto. E sembra non ci siano per questo indici di mortalità rilevanti e collegabili alla struttura, problematiche a livello di agricoltura, difficoltà di gestione (anche in merito alla compravendita) di terreni attigui. Il teleriscaldamento – va ricordato – è comunque una grande centrale termica, in grado di far spegnere almeno qualche altra decina di centrali


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in China” ed esportarli in quello stesso mondo dal quale hanno acquistato la carta. Sembra stramaledettamente illogico, ma è così. Riflettiamo ancora su questo strano meccanismo commerciale – che peraltro sembra funzionare, e bene – nell’ufficio della ditta, con un buon caffè. Nell’angolo, una sedia stilizzata in cartone. Un pezzo da museo del postmoderno. La missione si può dire felicemente conclusa. Resta un altro punto da chiarire con Dolomiti Energia. Il residuo. Quel residuo che sta colmando le discariche, quel residuo per il quale è stato progettato l’inceneritore.

Il viaggio del residuo. Dalla raccolta cittadina alla discarica La metodologia di raccolta del residuo è analoga a quella realizzata per la carta. Raccolta a tappeto in città, secondo un calendario settimanale preciso e dettagliato, riguardo a giorno e fascia oraria. Seguono il conferimento al CRZ (Centro Raccolta Zonale) e il caricamento nel ca-

mion/semirimorchio. Direzione ultima: Ischia Podetti. Quali e quante sono le discariche che raccolgono ed accolgono il residuo cittadino? Il residuo urbano di Trento va interamente a Ischia Podetti. Tale discarica accoglie al momento il residuo urbano di Trento. Con questi conferimenti stiamo riempiendo il terzo lotto della discarica. Durante l’estate dovrebbero essere conclusi i lavori di ampliamento, ossia il quarto lotto della discarica. Le altre discariche in Trentino, oltre ad Ischia Podetti, si trovano in val di Non , in val

inceneritore sì termiche. Il discorso vale anche per i gas di scarico delle automobili. La tecnologia avanzata consente adesso emissioni minime. Un solo veicolo “euro zero” inquina quanto molti veicoli di recente produzione; un autobus inquina ma trasporta 100 persone che altrimenti si sarebbero spostate con molti mezzi, inquinando in misura maggiore. La posizione forte di Nimby – con le proteste ed i digiuni – influenza in qualche modo le decisioni politiche? In dieci anni di polemiche, la situazione è molto cambiata. Grazie alla spinta delle associazioni ambientali e alle innovazioni tecnologiche c’è stato un progressivo adeguamento delle progettualità agli standard europei. E intendiamo dell’Europa più avanzata, come la Danimarca ad esempio. Niente è stato vano. Certo è che i comitati valutano dal loro punto di vista. Allargando il campo, qualsiasi iniziativa – anche la più semplice e scontata – provoca l’affiorare di comitati. Eppure gli scenari non sono così catastrofici. Guardiamo ancora Bolzano, sicuramente non è come Seveso. Compito dei decisori della politica è di ascoltare; che non vuol dire dare ragione a tutti. Per alcuni

la proposta di Vedelago è “la proposta”. Noi abbiamo visto, possiamo argomentare. Su questa voce – e su tante altre voci – c’è sempre qualcuno che non è d’accordo. Specie su argomenti difficili, spinosi. Se si tratta di creare nuove zone verdi, se si tratta di edificare nuovi asili nido, i consensi ci sono. Per quanto riguarda l’inceneritore, non c’è nessuna difficoltà a programmare incontri con le associazioni ambientaliste. Ultimissime? Si procede. In un incontro recente, è stato stabilito di ricalibrare il progetto, anche alla luce delle nuove tecnologie. Tecnologie che sono in continua evoluzione, per puntare al meglio. Il prossimo bando sarà molto aperto. Bene. L’argomento scottante è stato affrontato. In modo chiaro ed esauriente. Siamo ai saluti e all’augurio di un buon fine settimana. Grazie Assessore, altrettanto. Ascensore, porte vetrate, uscita. Fuori dal palazzo, il sole di gennaio sta già tramontando. La luce azzurrina si tinge di rosa. Pare un buon finale.

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e intanto a Bolzano...

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Bolzano sanno già tutto di lui. Perché ce n’è già uno. Anzi, quasi due. Sì, un altro. Più potente, più tecnologico, più. Ancora di più. Davide Pasquali, giornalista del quotidiano ”Trentino Alto Adige” è l’autore di una cronaca dettagliata sull’inceneritore, a più tappe, sul vecchio come sul nuovo. A Bolzano «L’inceneritore è già in piedi» e a Trento non tutti lo sanno. Sarà attivo nel maggio 2013. Sarà un nuovo impianto, con grandi numeri. E intanto la vecchia struttura gradualmente sfuma, e muore. I resoconti dei tecnici, oltre ai grandi numeri, sono carichi di buone promesse. Tonnellate di rifiuto residuo altoatesino che esaleranno verso l’alto. Tonnellate che produrranno energia elettrica e calore. Numeri imponenti, per innumerevoli famiglie e altrettanti innumerevoli alloggi. E il camino, 60 metri di altezza. I lavori procedono, un solo stop per il rinvenimento di rifiuti pericolosi. La struttura sarà una delle migliori in Italia, un decimo delle emissioni inquinanti previste per legge. Obiettivo: chiudere tutte le discariche di rifiuti. E poi? «Un parco sulla discarica di Firmiamo». Pronto a giugno 2011. Un nuovo parco. Per partire a piedi o in bici verso il lago di Monticolo. Ameni sentieri su quella che per trent’anni è stata “la discarica”, la discarica storica dei rifiuti. Qui le ruspe stanno lavorando. Per il verde, per l’imboschimento. Per un’aria nuova. Gli ambientalisti di Bolzano (rappresentati da Teresa Fortini e Claudio Vedovelli) hanno ancora l’amaro in bocca. Ma, ci spiegano – ancora con spirito battagliero – come sono andate le cose, secondo il loro punto di vista. È in atto la costruzione di un nuovo inceneritore a Bolzano. Qual è l’opinione degli ambientalisti? Una constatazione triste per noi di Ambiente e Salute, perché proprio l’ambiente e la salute dei cittadini saranno messi a dura prova da questo nuovo impianto. Decine di esperti, decine di serate informative non hanno sortito alcun effetto. Così avevano deciso, così faranno. Ancora una volta la città di Bolzano ne esce bastonata e rimpicciolita nella propria dignità. Inceneritore, impatto ambientale e salute. Un vostro commento. L’inceneritore non ha senso in nessun luogo. È una scelta costosa e inefficiente. Farlo a Bolzano, in una conca poco ventilata, con accanto la zona industriale, aeroporto e autostrada è un atto che si potrebbe definire criminale. Esistono valide e sperimentate alternative all’incenerimento, esiste un ciclo di rifiuti che si può sviluppare interamente, senza ricorso alla combustione. Qual è stata nel concreto la vostra azione? Con quali mezzi vi siete opposti? Abbiamo fatto un buon lavoro; ci siamo avvalsi del parere di molti studiosi; alle conferenze c’è stata buona partecipazione popolare. Abbiamo commissionato in Germania uno studio sulle ricadute delle emissioni sulla conca bolzanina, abbiamo organizzato molte manifestazioni di protesta. I fatti parlano. L’inceneritore – anzi, gli inceneritori – hanno il consenso dei bolzanini… o no? È inutile negarlo: fa male perdere una battaglia nella quale siamo convinti di aver ragione. Fa male l’idea che la popolazione abbia capito ma non abbia avuto il coraggio di metterci la faccia o che abbia ceduto all’idea di un abbassamento delle tariffe date dal previsto sfruttamento energetico dell’inceneritore. Complici anche il fatto che esiste già un inceneritore, che siamo arrivati tardi. Poi a Bolzano esistono delle dinamiche che vanno considerate. Etniche e di presunta efficienza del sistema altoatesino, che inducono ad una certa passiva accettazione di quello che viene proposto.

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di Sole, nella zona Alto Garda e Ledro, a Rovereto, nella bassa Valsugana e in Primiero. Pare che le attuali discariche si stiano avviando verso l’esaurimento. Per quanto tempo ancora – dati alla mano – si potrà usufruire di questo sistema? Dipende da quanti comprensori o città conferiscono nella stessa discarica. Ad esempio, se nel quarto lotto di Ischia Podetti conferirà solo l’urbano di Trento, si può pensare ad una durata di alcuni anni.

partiamo dagli imballaggi Nessun commento finale. Non è nelle nostre intenzioni. Solo qualche velata considerazione. Quando si affronta un argomento vasto, articolato e variamente sfaccettato, si impara. Si legge, si ascolta e si ragiona. Al momento dell’epilogo, nell’atto di tirare le fila, sfilano i percorsi descritti, le persone incontrate, le esperienze vissute. Le albe di chi lavora per il bene comune. E si capisce che non esiste niente di scontato. E se qualche pensiero percepito e raccolto in itinere – anche quello che pareva vagare in mondi lontanissimi dalle nostre idee – è riuscito in qualche modo a smuovere impercettibilmente la coscienza e a risvegliare la consapevolezza del cittadino, allora possiamo affermare che l’obiettivo è stato conseguito. Quindi nessun commento finale. Solo un’occhiata alle borse della spesa. Gli imballaggi – separati dalla materia prima – sono notevolmente più voluminosi e più ingombranti del contenuto. Una fetta di formaggio in una scatola di plastica, quattro banane su un vassoio di polistirolo e incerottate di pellicola trasparente. Ma se hanno già la buccia che elimineremo all’atto del consumo? Ma non commentiamo. Solo uno sguardo finale e virtuale sopra una delle più grandi discariche del mondo. Una planata sopra Jardim Gramacho, Rio de Janeiro, Brasile. Sulla discarica più grande del mondo, nella quale convivono immondizie e circa 3000 persone. Persone. Che rovistano ogni giorno nella montagna di spazzatura per trovare qualcosa. Da recuperare, da riutilizzare, da rivendere come materiale riciclabile. Hanno fotografato i “catadores”, hanno fatto un film sui “catadores”. Tante storie, una storia tra i rifiuti. Una storia del ■ terzo Millennio.


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good morning

afghanistan

di Guido de Mozzi

Reportage esclusivo di un giornalista trentino, inviato sul teatro di guerra. Un racconto accorato che ci aiuta a comprendere come sono le giornate di chi lavora in quelle terre martoriate. L’incontro con gli alpini della nostra regione. Che hanno costruito una scuola.

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n tarda primavera avevo chiesto all’Ufficio Stampa del Ministero della Difesa di accreditare la mia testata online, l’Adigetto.it, unitamente alla richiesta di inviarmi sul teatro dell’Afghanistan come corrispondente di guerra. L’occasione si è presentata verso la fine dell’estate, quando è iniziato l’avvicendamento della Brigata Taurinense con la Julia. La Julia è di stanza a Udine, ma

i suoi reggimenti sono sparsi un po’ in tutto il Nord Est. Il 5° Alpini è distanza a Vipiteno, il 2° Genio guastatori è di stanza a Trento. Agli inizi di ottobre sono stato allertato per una possibile partenza a breve, finché non ho ricevuto una telefonata che ricalcava un po’ il significato della “Cartolina” di chiamata alla armi che avevo ricevuto 40 anni prima…

«Se la sente di partire fra tre giorni?» – Mi ha chiesto il Capitano di Corvetta incaricato a gestire queste operazioni. Ovviamente ho risposto di sì. L’ho detto in casa e devo dire che la mia famiglia ha un alto senso dello Stato. E della famiglia. Ha sempre condiviso le mie vocazioni. Ho preso l’atlante e abbiamo studiato quel paese asiatico di cui non si sa molto. 27

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Tre etnie, due lingue e tanti problemi

L’

Afghanistan è un paese dell’Asia sud occidentale grande come due volte l’Italia, abitato da metà popolazione. Confina a nord con il Turkmenistan, l'Uzbekistan, nord-est con il Tagikistan, a oriente con la Cina, a est e a sud con il Pakistan e a ovest con l'Iran. Il territorio del paese è dominato dalle montagne. Oltre il 49% della superficie totale è situata ad un'altitudine superiore ai 2.000, con cime che sull’Hindukush (letteralmente significa assassino degli Hindu) raggiungono i 7.500 metri. Il clima è continentale ed è caratterizzato da forti escursioni termiche sia stagionali che giornalieri. Il paesaggio è in gran parte desertico, con i fiumi che si sperdono nella parte sud occidentale del paese. Solo il Kabul va a gettarsi nell’Indo e quindi al mare, anzi nell’Oceano Indiano. Le etnie sono sostanzialmente tre: Pashtun (38%), Tagiki (25%), Hazara (19%). Le lingue principali sono due: Pashto (35%) e il Persiano - Dari (50%). La religione è musulmana, a maggioranza sunnita. Quanto alla cultura, desideriamo ricordare il successo letterario del romanzo «Il cacciatore di aquiloni», che è il primo romanzo dello scrittore americano di origine afgana Khaled Hosseini, pubblicato in Italia dalle Edizioni Piemme nel 2004.

17 novembre 2010 - Partenza La mattina del 17 novembre mi sono presentato al cancello della base dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare. Passaporto, spazzolino da denti, sacca col cambio di biancheria. Come i vecchi tempi, ma stavolta provavo un senso di responsabilità ben diverso. Ero volontario e i nostri militari avevano una missione. Dopo un brief tenuto a cento militari e a noi quattro civili (tre uomini e una donna), sono iniziate le operazioni di imbarco in un Boeing con una scritta discreta dell’Aeronautica Militare Italiana, con personale tutto militare. Un’ultima chiamata a casa col cellulare e via. 28

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Dopo sei ore eravamo atterrati in una base italiana (se non segreta, certamente riservata) ad Abu Dhabi. Da lì, siamo partiti con un C130, direzione Herat, sorvolando il Pakistan. Siamo atterrati a Herat la mattina del 18 novembre e siamo stati presi in carico dal PIO (Ufficio per la Pubblica Informazione) della Julia. Siamo stati dotati di elmetto e giubbotto antiproiettili, quindi ci hanno assegnato una camera con tre brandine e hanno sistemato la collega con delle soldatesse francesi. Nella prima giornata ci hanno spiegato come funziona la macchina militare di pertinenza italiana.

19 novembre 2010 la prima pattuglia L’indomani sono partito prima dell’alba con un C130 insieme con altri alpini assegnati alla base di Shindand (provincia di Farah, a sud di Herat), presidiata dal V Reggimento alpini (di stanza a Vipiteno), comandata da un trentino di Mattarello, il colonnello Giovanni Coradello. A Shindand ci sono molti trentini, tra i quali il capitano Paoli (di Susà in Valsugana) e il maggiore Colombo. Il colonnello Coradello mi ha accolto da ufficiale (e da trentino), illustrandomi i piani operativi della sua area. Poi mi ha affidato al capitano Filippo Tremolada e alla sua scorta formata da due Lince per un totale di otto uomini. Quella stessa giornata siamo partiti di pattuglia, percorrendo un breve tratto di strada della Ring Road (l’unica strada asfaltata che percorre tutto il Paese, costruita dai Russi), per poi entrare nel deserto. L’Afghanistan alterna paesaggi bucolici e piacevolmente coltivati, a enormi tratti desertici (pietraie come le Marocche di Dro) attraversati da invisibili piste battute. I nostri ragazzi di pattuglia conoscono le piste e le evitano accuratamente, preferendo itinerari casuali non prevedibili dai talebani insorgenti. In questa maniera sono diminuiti di molto (ma non del tutto) gli attentati alle nostre pattuglie. Gli automezzi sono dotati di molteplici


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La missione: tutto comincia quel giorno...

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a missione ISAF è stata decisa dall’ONU due mesi dopo l’11 settembre 2001 e l’incarico dei nostri ragazzi è quello di mettere in sicurezza le popolazioni locali, avvalendosi in questo dei militari e della polizia afghana, che stanno addestrando. L’Afghanistan è diviso in 34 province, quattro delle quali appartengono alla regione Nord Ovest assegnata all’Italia, che ha dislocato un reggimento in ognuna di esse. Ogni base ha poi una serie di avamposti, con compiti militari di sorveglianza. In totale ci sono 3.500 soldati, per la maggior parte italiani: alpini. Di essi, circa 200 sono del Trentino Alto Adige o appartenenti a contingenti di stanza stabile nella nostra regione. Alla base di Herat lavorano 1.500 soldati, alcuni dei quali americani, francesi, spagnoli, tedeschi e perfino due sudcoreani. Tutti sono vestiti in tuta mimetica e portano con sé l’arma individuale. La notte non vengono accese le luci esterne, solo pile con luce blu. Dalla base si esce solo a bordo di blindati Lince, di aerei militari C130 e di elicotteri di esercito, marina e aviazione.

dispositivi elettronici, alcuni dei quali servono a inibire i segnali radiocomandati degli ordigni esplosivi rudimentali dei terroristi. L’intera regione militare è collegata con una rete militare wi-fi intranet criptata, che da una parte consente di mantenere sempre il contatto sia audio che chat tra

i mezzi e le basi e dal’altra permette di tracciare e monitorare il percorso dei mezzi militari in missione. Con i miei otto soldati di scorta, sono andato a pattugliare un ponte costruito dall’Italia, a vedere una cittadina, a visitare un villaggio. 21 novembre 2010 Scene di vita afghana Un pomeriggio abbiamo fatto una visita in un villaggio dove era stato chiesto l’intervento di un medico e di un ingegnere. Ho partecipato alla scorta, cosicché ho visto da vicino i veri afghani. Il potere è in mano agli anziani, che raramente sono anche i religiosi del villaggio. Gli anziani accolgono benissimo i nostri soldati, anche se arrivano con un spiegamento di forze a volte esagerato, per la semplice ragione che ne hanno bisogno. Un vecchio si è fatto fotografare da me la sua schiena, per mostrarmi la rosa di schegge di una granata che lo ha colpito. I giovani gradiscono meno la presenza dei militari, sia perché sono generalmente più sani degli anziani, sia perché temono curiosità nei confronti delle loro donne. Ciononostante ho avuto la possibilità di fotografare l’interno di un’abitazione e una donna che stava preparando da mangiare, senza per questo essere indiscreto. Il rapporto dei bambini del villaggio con i militari italiani sembra passare

dall’amore all’odio con estrema facilità. In realtà sono solo bambini. Per loro, salutare o tirare sassi è la stessa cosa. Da una parte vorrebbero fraternizzare; dall’altra, visto che non possono, ci tirano sassi quando passano senza fermarsi. Ma tutti i bambini tirano sassi, anche i nostri civilissimi europei. I nostri blindati hanno montato delle grate sui vetri laterali proprio per proteggersi dai sassi. Abbiamo attraversato una città, la cui vita è ben diversa da quella dei villaggi. Vi sono negozi (o meglio bancarelle) un po’ dappertutto. Vi sono scuole e uffici. Vi sono automobili e motociclette. Non è diffusa l’idea dell’ordine, così come l’igiene lascia a desiderare soprattutto per i generi alimentari. Non ho visto antenne TV. La mia avventura militare l’ho avuta in un distaccamento, del quale non faccio il nome come non l’ho fatto per il villaggio né per la città.

Guido de Mozzi Guido de Mozzi è stato corrispondente di guerra dall’Afghanistan dal 17 al 25 novembre. Ha partecipato ad alcune missioni, anche notturne, e visitato degli avamposti, trasferendosi con i Lince, con i C130 e con gli elicotteri. I suoi 35 articoli e le sue 250 fotografie sono sempre consultabili digitando il quotidiano online L’Adigetto.it (www.ladigetto.it), pagina dell’Afghanistan.

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Dizionario Afghano VILLAGGI I villaggi sono talmente diversi dalle città, da far pensare che siano stati costruiti in ere diverse. Difficilmente nei primi c’è l’energia elettrica, mentre nelle seconde – all’apparenza moderne per quanto povere – non esistono le TV. L’esercito Italiano sta diffondendo radioline un po’ in tutta la regione per avere un mezzo di comunicazione col quale tenere informata la popolazione di eventuali iniziative umanitarie. MEZZI DI TRASPORTO I mezzi di trasporto locali sono costituiti da alcune automobili, tutte uguali: Toyota Corolla bianche. Più diffusa è la motocicletta, adatta a battere le piste delle zone desertiche. Nei villaggi il mezzo di locomozione è l’asino. Non ho visto né cammelli né cavalli. AGRICOLTURA I campi sono arati con i buoi. Molto diffuso l’allevamento delle capre (bellissime) e delle pecore. In misura minore anche vacche. ECONOMIA L’economia è molto povera. Gli Afghani hanno un reddito annuo medio di 1.000 euro a testa. MATRIMONI In questo contesto appare molto singolare come si svolgono i matrimoni, dei quali vale la pena spendere due parole. L’uomo deve comperare la sposa per un controvalore che si aggira sui 20.000 dollari. Una cifra assurda, dato il reddito medio, ma che evidentemente fa parte delle loro tradizioni. La madre dello sposo sceglie la bambina fin dall’età di 6-7 anni, che verrà consegnata allo sposo dalla sua mamma quando avrà 12 anni. In pratica il ragazzo (che non ha mai visto la futura moglie) ha tutto il tempo di pagare la sposa… Usanze assurde per noi occidentali, ma che in Afganistan vengono vissute in maniera normale. Per la bambina, il momento della scelta è il più emozionante della sua vita. È felice di essere stata scelta. Punto.

Sembrava un fortino come Giarabub, costruito nel deserto, con il perimetro protetto da «hesco bastion», che sono enormi sacchi che vengono trasportati vuoti e riempiti di ghiaia sul posto. In quel distaccamento, gli italiani convivono con gli americani e gli afghani. Di tanto in tanto qualche terrorista spara dei colpi di fucile, ai quali i militari rispondono immediatamente. L’allerta è sempre altissima, ma non ossessiva. Ci si abitua anche a convivere con il possibile agguato… Le condizioni di vita nei distaccamenti sono decisamente spartane, ma i ragazzi sono giovani e sopportano bene i disagi. Anzi sono di una determinazione e di una professionalità davvero inimmaginabile per chi, come me, ha fatto il servizio militare 40 anni fa. Più che ordini, oggi vengono impartiti incarichi, secondo la gerarchia di una qualsiasi pubblica amministrazione. Ognuno sa che cosa deve fare per eseguire un ordine e lo fa con precisione militare. Quella stessa sera, sul tardi, siamo usciti di pattuglia. Quattro Lince, una ventina di militari. Abbiamo viaggiato per un’ora nel deserto a fari spenti, con il solo ausilio dei visori notturni. Giunti su un’altura, ci siamo messi a caravanserraglio, come una carovana western. Siamo scesi e siamo rimasti a sorvegliare l’area prevista e a lasciarci vedere dai talebani. Uno degli obbiettivi è di palesare la nostra presenza, in modo da rendere insicura l’attività dei terroristi. Di tanto in tanto mi chiedevano di entrare nell’automezzo per motivi di sicurezza, mentre una volta mi hanno lasciato osservare in lontananza dei proiettili traccianti che attraversavano l’aria a molti km di distanza. Dopo un po’ ho visto intervenire anche gli elicotteri. Non sono stato informato sui dettagli dell’operazione cui abbiamo assistito. Passata la mezzanotte, mentre guardavo

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la volta stellata dell’Asia, con una visibilità fantastica data l’assenza dell’inquinamento luminoso, ho visto una stella cadente attraversare il cielo sopra di noi, tagliando la costellazione di Orione. Mi sono commosso. Credo che non dimenticherò mai quel momento. Ho espresso un desiderio: che quella maledetta guerra finisca al più presto. 22 novembre 2010 Polvere, polvere e ancora polvere L’indomani mattina siamo ripartiti per il deserto sconfinato, incontrando solo dei rari motociclisti. Niente villaggi, ma la presenza di cimiteri significava che erano solo nascosti agli occhi indiscreti. Polvere, polvere e polvere ancora. Quella sera sono rientrato a Herat con un elicottero black hawk. Merita raccontare l’esperienza. Nei teatri di guerra, per motivi di sicurezza viaggiano in coppia anche gli elicotteri. Siamo saliti in dieci per parte, ci siamo fissati con le cinture di sicurezza e ci hanno avvisato cosa fare nel caso l’elicottero fosse attaccato e magari abbattuto. Una soldatessa americana, vestita come un’astronauta, ha controllato la mia imbragatura e mi ha dato una pacca sulla spalla. Poi, la… hostess è andata a sedersi sul lato anteriore sinistro del portellone, che ha lasciato aperto. Il suo collega è andato a sedersi sul lato opposto.

A un ordine che noi non abbiamo sentito, i due si sono sistemati i visori notturni e hanno alzato le mitragliere. Era il segnale che si stava partendo. I velivoli si sono alzati in volo e dopo un po’ sentivo il gelo dell’aria che entrava dal portellone e il getto d’aria calda del riscaldamento centrale. Il volo tattico consiste nel volare modificando continuamente quota, direzione e velocità, in modo da non dare tempo a eventuali nemici di attivare attacchi. Non è stato quindi un viaggio confortevole, ma ho visto che in quei frangenti va bene tutto. E i miei colleghi di volo, dei militari di varia nazionalità, hanno dormito come bambini. Secondo un principio militare, dormi quando puoi… Tornato alla base di Herat, mi sono gettato sulla brandina dopo essermi tolto solo l’elmetto e il giubbotto antiproiettili. 24 novembre 2010 UNA SCUOLA TUTTA TRENTINA Risultato di anni di guerre e colpi di stato è l’analfabetismo, che raggiunte la spaventosa quota del 75%. È dunque praticamente impossibile comunicare con la gente afghana e spiegare che siamo in missione di pace. Eppure i nostri soldati sono impegnati più a far del bene che a imporre la pace con la forza. Anzi, sono proprio i nostri soldati ad adoperarsi per far sì che la società civile, quella che li ha inviati in quel teatro, si dia da fare per alleviare le sofferenze della popolazione. Il 2° Reggimento del Genio Guastatori di stanza in Trentino, prima di partire, aveva chiesto alla Provincia autonoma di Trento di finanziare un’opera di carattere umanitario. La Provincia aveva accettato e il colonnello Pierluigi Scaratti, comandante del Reggimento, aveva diramato un comunicato ai suoi comandanti di compagnia distribuiti nelle quattro province della regione per invitarli a scegliere l’obbiettivo adatto. Il capitano che comanda la compagnia della provincia del Gulistan (sud est della regione) non ha perso un secondo e ha immediatamente trattato con le autorità locali per individuare l’opera giusta. Subito è stato deciso di mettere mano a una scuola femminile che i talebani avevano distrutto affinché le donne non potessero farsi un’istruzione. Ma, scacciati i talebani, anche la gente comune non si sentiva proprio in dovere di investire dei soldi per una scuola femminile, dato che alla fin dei conti una donna afghana deve solo fare figli, cucinare e pulire la casa.

Per questo un Helder (il capo del villaggio), pensando forse alla pòra màma, ha avuto il coraggio di dire ai nostri genieri che se non lo avessimo ricostruita noi non l’avrebbe fatto nessuno. Detto fatto, ecco partiti i lavori. E non sono stati una cosa da poco per i residenti, perché si sono fatti avanti decine di operai desiderosi di lavorare. D’altronde, come in tutto il mondo, anche in quel Paese il lavoro sta alla base del benessere civile. Unico problema, la guerra. Perché se per noi Italiani è una missione di pace, per i talebani resta una questione di guerra, quella vera, quella subdola combattuta con bombe, razzi, agguati, colpi di cecchino. I nostri alpini hanno dunque anche difeso il posto di lavoro degli operai afghani. E la scuola è stata finita ed è pronta a ricevere anche le bambine dei villaggi vicini. «È tanto bella – dicono gli osservatori del luogo – che sembra una cattedrale nel deserto.» La vediamo nelle foto. Mai battuta fu meglio azzeccata. Ricostruire la scuola è costato solo 18mila euro. Importi davvero irrisori, quelli che servono per cambiare la vita di un villaggio. Per questo la Provincia ha già finanziato un’altra iniziativa sempre nel Gulistan. Si tratta di un acquedotto della lunghezza di 2,5 km, capace di soddisfare la necessità di acqua per 8.000 persone. Vi lavoreranno più di cento operai per quasi due mesi.Costo finale: 20.000 euro. Mai sarà speso così poco per fare così ■ tanto.

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trentinoincontri di Francesca Negri

un caffè a casa di...

marco masè: “VOLEVO FARE LO SKIPPER” INVECE VELEGGIA IN ALTA QUOTA, PRECISAMENTE SULLE DOLOMITI DI BRENTA, DOVE è IL NUOVO PRESIDENTE DELL’APT DI MADONNA DI CAMPIGLIO. A TU PER TU CON MARCO MASè, ALBERGATORE, RISTORATORE, SOMMELIER E, FORSE, FUTURO BIRRAIO

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l suo è un understatement che ha poco a che fare con quel life style volutamente dimesso tipico dei trentini. Piuttosto, è un modo di vivere le cose con una pacata vivacità, con un’innata signorilità che preferisce i fatti e le azioni meditate ai proclami senza seguito o ai facili entusiasmi che poco dopo svaniscono nel nulla. Marco Masè è un uomo concreto e molto riservato, al punto da sembrare quasi scontroso oppure da sorprenderti con un’inaspettata ironia quando invece ti risponde che il suo sogno nel cassetto è di fare l’attore, visto che due minuti prima, guardando una foto di lui più giovane, avevi notato ad alta voce una discreta somiglianza con 32

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l’attore americano, ex di Jennifer Lopez, Ben Affleck. La Jennifer di Masè, tutt’altro che ex, si chiama invece Valeria, è sua moglie da 12 anni (ma lo conosce da 27) e per lui ha lasciato Torino e una promettente carriera di avvocato. In cambio, ora ha tre figli, un cane, una tata e una casa che sembra un castello, a Sant’Antonio di Mavignola. Arredata in stile mountain chic, tutta legno, stoffe morbide, stufe a hole e caminetti, è qui che ci accoglie Marco Masè, campigliese doc, di professione albergatore (suo e della sua famiglia l’Hotel Bertelli di Madonna di Campiglio), per passione sommelier e patron di ristorante (suo anche il ristorante gourmet Gallo Cedrone,

adiacente all’albergo), e per “missione” (ma anche un po’ per ambizione) presidente dell’Apt e degli albergatori di Madonna di Campiglio rispettivamente da luglio e giugno dello scorso anno.


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Il libro che sta leggendo in questo momento? La patria bene o male, di Carlo Fruttero e Massimo Gramellini. Il piatto preferito? Spaghetti allo scoglio. Il film preferito? I predatori dell’arca perduta. Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? L’attore (ride), no, lo skipper. La cosa che le fa più paura? La malattia. Il suo sogno ricorrente? Produrre birra artigianale. E prima o poi lo farò. Imprenditore di successo, presidente di una delle Apt più importanti dell’arco alpino, con una moglie e dei figli da copertina e una casa da cartolina, la sua vita sembra perfetta… Se le rispondo risulterò antipatico a tutto il Trentino… Non credo, ma se preferisce cambiamo argomento... Lei è stato eletto all’unanimità presidente dell’Apt di Madonna di Campiglio, ma visti i suoi molteplici impegni, cosa l’ha spinata a candidarsi per questo ruolo? Volevo poter dare il mio contributo in primis per il futuro di questa realtà del

Trentino. Ovviamente, ho anche degli interessi aziendali da tutelare, ma è stata soprattutto la voglia di far trovare ai miei figli e alla comunità di domani un ambiente favorevole, al passo con i tempi, che mi ha spinto ad impegnarmi in questo importante compito. Come sono stati i suoi primi sei mesi da presidente dell’Apt? Direi stimolanti. Trovo che sia un’esperienza bellissima, sia a livello personale che professionale, pur con le grosse difficoltà che caratterizzano queste carica, perché l’ambito è grande, comprende tutta la Val Rendena, in cui ogni zona ha

le sue peculiarità… Proprio questo, però, credo sia un’opportunità e una ricchezza. Quali sono i suoi obiettivi per questi tre anni alla guida del turismo della sua valle? Le linee guida le sto raccogliendo principalmente dal Piano di sviluppo strategico della Val Rendena che è stato fatto dal Comune di Pinzolo nell’ultima legislatura e con la collaborazione dell’Università di Trento e di altri enti territoriali di zona, che fa un’analisi approfondita della situazione e da spunti importanti per il futuro. Abbiamo davanti sfide turistiche molto significative. La prima sarà quella del collegamento sciistico che dal prossimo inverno collegherà la Val di Sole a Pinzolo con un carosello di 170 chilometri di piste e 60 impianti di risalita che si pone ai vertici dell’offerta sciistica alpina. Altre sfide saranno dare credibilità a un’Apt che ad oggi ha avuto grandi difficoltà, causate anche da alcuni problemi di rapporti tra le varie componenti economiche e sociali, compreso un certo campanilismo ancora un po’ troppo presente nell’ambito che rappresentiamo. Altra sfida è quella legata al reperimento di risorse che ci permettano di fare il lavoro che ci siamo prefissati di fare. E in ultimo, ma non per ultimo, l’obiettivo è quello di valorizzare le eccezionali peculiarità del nostro ambiente, in primis il Parco naturale Adamello-Brenta, ma anche l’ospitalità di qualità che vede un terzo degli hotel 4 stelle del Trentino concen33

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trati proprio a Madonna di Campiglio. C’è qualcosa in particolare su cui punterà? Una delle cose più importanti sarà quella di riuscire a fare rete con tutte le componenti economiche che si occupano di turismo nell’ambito di tutta la Val Rendena, per offrire ai turisti proposte dall’anima poliedrica, che vanno dal “family” al mondano. L’enogastronomia sarà uno dei temi da sviluppare. Fino a pochi anni fa la qualità della ristorazione locale era, possiamo dirlo, medio-bassa: oggi invece ci sono alcuni importanti ristoranti e hotel con ristorazione di alta qualità. A questo deve seguire anche uno sviluppo dei prodotti del territorio. Altro aspetto importante, infatti, è di fare rete con tutto il Trentino per quanto riguarda la cultura, lo sport, ma anche i prodotti tipici. E fare rete con le Apt a noi vicine e con Trentino Marketing. Il Trentino è suddiviso in tante Apt che comunicano poco e forse possono essere anche antagoniste. La Trenitno Marketing riesce a colmare questo gap? Queste Apt sono nate zoppe, il progetto prevedeva che ci fosse anche un finanziamento, poi però tutto questo non è stato definito in maniera completa. Sicuramente, in una prospettiva futura credo che 14 o 15 Apt in Trentino siano troppe, anche perché poi alcune sono molto piccole e non hanno la forza di stare in piedi. Probabilmente a breve dovremmo pensare ad accorparne alcune per dare loro più forza, pur mantenendo quelle caratteristiche di legame col territorio che sono importanti. È un lavoro molto 34

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complesso e difficile. Tutti si aspettano moltissimo. Nessuno vuole spendere un euro in più del dovuto… Insomma, non è un lavoro semplice, ma credo anche che oggi le Apt, nel bene e nel male, tengano in piedi un sistema turistico che porta benessere, lavoro e un indotto importante. Se non ci fosse il turismo in Trentino forse si tornerebbe all’emigrazione di cinquant’anni fa. Pensa che sia stato un errore non fare la tassa di scopo? Penso di sì. Perché, secondo lei, la politica non ha avuto il coraggio di imporla? Non lo so, ma di certo sarebbe auspicabile riuscire a promuovere qualcosa in tal senso. La Val Rendena, che in tutto ha

12mila abitanti, fa 1 milione di presenze annue: se noi applicassimo una tassa di 1 euro a presenza ci sarebbero le risorse sufficienti per fare molte buone cose. Castel Stenico può essere un buon viatico? Può essere per la Val Rendena quello che è Castel Thun per la Val di Non. D’inverno qui in zona si viene per lo sci, ma d’estate avere una gamma d’offerta così varia è importante. Da presidente degli albergatori cosa può dire? Che a fianco al modo tradizionale di fare le vacanze, oggi bisogna fare grande attenzione al mercato e alle nuove tecnologie di promozione turistica, che stanno prevalendo sui sistemi di intermediazione tradizionale. Si dice che il 50% delle persone che frequentano la montagna in inverno non scii. Possono essere loro il target su cui puntare in futuro? Il nostro prodotto sci è assolutamente competitivo, ma certamente il target non-sci ha sempre più attenzione. Negli ultimi anni c’è stato infatti un fiorire di wellness in strutture private, e poi c’è lo shopping, la vita notturna, la gastronomia, fare sport all’area aperta grazie a gite con le guide alpine e con le ciaspole. Una delle nostre carenze forse è quella di certe infrastrutture pubbliche, tipo un centro benessere pubblico, un Kinderheim, un centro polifunzionale per il soccorso: tutte cose su cui si sta ragionando e lavorando, così come ci piacerebbe riuscire a modificare la legge provinciale sull’atterraggio elicotteri. Gli elicotteri in Trentino non possono


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atterrare sopra i 1200 metri, mentre Madonna di Campiglio si trova a quota 1500 metri, giusto? Esatto, per cui qui da noi non si può arrivare in elicottero, mentre sentiamo la necessitĂ di avere una piazzola di atterraggio, sia per uso privato (sono sempre di piĂš i clienti che hanno un elicottero privato) sia per fornire servizi taxi dagli aeroporti. Come è cambiato in questi ultimi trent’anni il mestiere dell’albergatore?

Moltissimo. A cambiare in primis è stata la clientela. Fino a pochi anni fa gli stranieri erano pochissimi, oggi rappresentano il 40% circa delle presenze: questo significa pensare eventi, brochure, offerte sempre almeno in due lingue e due culture. In secondo luogo l’avvento di internet ha rivoluzionato tutto: ora i portali la fanno da padrone e il mondo di vendersi è cambiato radicalmente. Era piĂš facile attirare i turisti un tempo od oggi, quindi? Un tempo, non c’è dubbio. Ora il mercato è piĂš competitivo, c’è piĂš attenzione al prezzo, ci sono mille concorrenti‌ Internet fa il 70% delle sue transazioni commerciali con il turismo, quindi siamo esposti a dei cambiamenti talmente forti che sono difficili da seguire e anche da gestire. Quando assumo un dipendente oggi voglio che sappia l’inglese, ma abbia anche grandi capacitĂ di gestione dei social network, di Tripadvisor e del web in generale. Un altro mondo rispetto solamente a qualche anno fa. C’è qualche Apt che invidia per un qualsiasi motivo? No, ma l’invidia non è una cosa che fa parte di me. Diciamo che una peculiaritĂ dell’Apt di Madonna di Campiglio e Val Rendena è il fatto di avere presenti nel suo bagaglio tantissime manifestazioni che sono invece gli altri ad invidiarci, dai ritiri dell’Inter al carnevale asburgico, o Wroom, la Winter Marathon. Grandi eventi che hanno scelto loro Campiglio, non viceversa. Certo, questo comporta anche una grande responsabilitĂ per essere all’altezza e far si che le Dolomiti di Brenta non siano solo una cartolina, ma in un prodotto acquistabile e d’appeal, quindi con servizi e offerte che fanno parte di un sistema che deve coinvolgere tutto l’ambito territoriale.

C’è invece qualche esempio virtuoso fuori regione da seguire come modello? In Italia secondo me non c è un gran che, forse l’Alto Adige è l’unica realtĂ a cui ispirarsi. Uno che è nato e cresciuto a Madonna di Campiglio, localitĂ turistica tra le piĂš glamour, ma comunque piccolo paese di montagna, non ha mai avuto voglia di mollare tutto e fare qualcos’altro? SĂŹ, lo skipper. Non l’ho mai fatto, ma mi sarebbe piaciuto. Le cose che le piacciono di piĂš del Trentino in generale? L’ambiente, la qualitĂ della vita e il rapporto che si ha con le persone, semplificato da un ambiente piccolo e informale. Se perdi il cane te lo riportano a casa‌ Quelle che le piacciono meno? Forse il sentirsi un po’ periferia nei confronti di tutto. Ci sentiamo e siamo considerati un po’ di serie B. E poi, il pettegolezzo che vive sempre in questi ambienti stretti, invidie, gelosie, campanili: sono un po’ il risvolto (meno bello) della medaglia di non vivere in una metropoli, dove nessuno sa niente di nessuno. Dove si vede tra una ventina di anni? In giro per il mondo. Il suo sogno nel cassetto? Avere tempo per viaggiare. E aprire un â– birrificio artigianale tutto mio.

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trentinoattualità di Carlo Martinelli

Il collezionista più di sessanta motociclette d’epoca, Tre topolino, caterpillar e trattori: la straordinaria raccolta “personale” di pio manara

in moto perpetuo

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on è un odore, è un profumo. Massì, diciamolo: quella fragranza inconfondibile che sta nelle officine e nei garage, che ritrovi quando immergi la testa nel motore di una automobile, che ti rincorre quando affondi le mani nei meccanismi di una motocicletta. Ecco, è il profumo dei motori la prima cosa che avverti quando hai la fortuna di capitare nel garage - ma è un museo, credeteci -, del signor Pio Manara. Poi vedi le moto d’epoca, una accanto all’altra, perfette, lucide, cromate, tirate a nuovo. Poi vedi tre Topolino. Sì, la mitica utilitaria Fiat che aprì la strada al boom economico, nell’Italia che rialzava la testa dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. La canzone di Paolo Conte è nell’aria, con quella topolino amaranto si sta che è uno schianto nel Quarantasei. Sì. Succede anche questo. Che un signore di 74 anni che ne dimostra, comodi comodi, quindici in meno, che tutt’oggi esce di casa alla sette del mattino per tornare alle sette di sera, dopo una giornata di lavoro alla cava di sabbia che gestisce da anni in quel di Pilcante di Ala, trovi il tempo – sabato, domenica e feste comandate, Natale compreso –, di dedicarsi con passione sincera e genuina ad una collezione, credeteci, di rara bellezza e di sicuro fascino. Premessa: Pio Manara non colleziona (e restaura alla grande, forte di una manualità e di una conoscenza tecnica di prim’ordine) moto d’epoca - ne ha più di sessanta -, auto storiche (sono appunto


trentinoattualità

AMICI di MOTORE

Q tre le Topolino che ha in garage) e mezzi pesanti (ad Ala il simbolo della sua cava è un caterpillar del 1963 rimesso a nuovo) per chissà quale fine commerciale. Macché. In vita sua non ha mai venduto ad altri collezionisti – che pure si straccerebbero le vesti per inforcare una delle sue moto d’epoca, tutte funzionanti, ovviamente – una due ruote che è una. Di più. Lui non ambisce a mostrare ad altri la sua collezione. Non porta moto e auto ai raduni d’epoca, non pensa al progetto di un piccolo museo aperto al pubblico che pure, c’è da scommetterci un Guzzi Galletto, raccoglierebbe visitatori a più non posso. No. Il suo garage museo è suo. Ogni giorno ci fa una capatina: sistema, lucida, aggiusta, avvita. Soprattutto, rimira. E noi – fortunati ad essere stati ammessi a cotanta cromata beltà – rimiriamo con lui. Perché è la storia d’Italia, è la vita di tutti i giorni lungo mezzo secolo e più quella che Pio Manara ha saputo e voluto raccogliere. Dalla sua parte la moglie Bruna e i figli Fabrizio, Giorgio ed Irene (a sua volta collezionista di qualcos’altro, ma è un

uello di Pio Manara è un museo a suo modo unico. Di certo, assolutamente personale. Ma al quale possono accedere, oltre ai familiari, anche quegli amici che con lui condividono quella passione per i motori ben comprensibile, forse, solo da chi a sua volta coltiva quelle passioni collezionistiche che da più di un anno andiamo raccontando in queste pagine. E così mentre il signor Pio ci racconta storie di motori e di restauri motoristici, di pedivelle e di cromature, ecco arrivare Renato e Nicola Versini, padre e figlio. Il primo una sorta di enciclopedia vivente di tutto quello che ha a che fare con il rombo dei motori, il secondo - avvocato prossimo venturo -, non a caso impegnato a livello dirigenziale in quella istituzione del mondo motoristico trentino che è il Motoclub Pippo Zanini di Rovereto. Sentirli parlare, confrontarsi su anno di costruzione, modelli e marche, case di produzione, analizzare freni, cambi e selle, è solo avere la conferma che per questi signori il rombo del motore è qualcosa di unico, irripetibile, magico. In più, esibito senza enfasi o spacconeria, con grande rispetto della strada, con massima attenzione alla sicurezza. Insomma, gente con cui salire a bordo di qualsiasi mezzo. Se d’epoca, meglio.

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altra storia e la racconteremo presto...). Tale la passione, tale la voglia di sapere e di documentarsi, tale la capacità di inseguire con pazienza, quasi da segugio motorizzato, i pezzi mancanti, che tutta la famiglia è in qualche modo coinvolta in questa avventura. Eccoli, i suoi tesori. Hanno portato in giro gli italiani, hanno accompagnato

il lavoro, gli amori, persino le passioni ideologiche e quelle religiose. Già. Lo scooter della Isomoto – uno dei tanti marchi made in Italy oggi scomparsi e le cui vicende sono raccontate in molti siti internet – era usato proprio dai sacerdoti. Aveva una struttura che permetteva all’abito talare di non sollevarsi durante gli spostamenti. Insomma, una moto che teneva a bada le gonne dei preti e ancor più quelle delle suore, se mai ce n’era qualcuna che girasse in moto, tra gli anni Quaranta e i primi anni Sessanta. E tra le moto diligentemente conservate ci sono quelle care ai tanti Peppone e ai tanti don Camillo che hanno popolato le vicende italiche, da una sede del Pci ad una della Dc, e viceversa. Guzzi, Morini, Bianchi, Capriolo (quello che Pio Manara ha in garage è un modello del 1938). C’è anche una Honda, 1600 cilindri, è quella che Pio Manara ha inforcato per anni. Quella sì che l’ha ven-

duta. Ma poi, nel 1979, l’ha ricomprata. Doveva averla nella sua personalissima scuderia. C’è un Guzzino 65 del 1952. Ci sono i Capriolo e lo sguardo corre al serbatoio, là dove l’adesivo indica dove quegli scooter venivano prodotti: nelle officine Caproni, in Trentino. Ci sono le Gilera, c’è la MV Augusta che negli anni Sessanta, nella sua versione da corsa, consegnò alla leggenda un pilota italiano, Giacomo Agostini, antesignano di Valentino Rossi. Ci sono loro, le mitiche. Tre Topolino perfettamente funzionanti (l’officina del nostro, là dove c’è la cava di Pilcante,

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PASSIONE PER 60MILA A PADOVA

L’

appuntamento è per il 28, 29 e 30 ottobre 2011, alla Fiera di Padova. In programma la nuova edizione del Salone italiano di auto e moto d´epoca. L’automobile, l’oggetto che ha sancito l’entrata nell’era moderna e che ha da sempre rappresentato nell’immaginario collettivo un simbolo della tecnologia, della modernità, della libertà alimenta da quasi trent’anni ad Auto e Moto d’Epoca una passione che vive di lamiere sagomate, di cromature luccicanti, di pistoni ruggenti. Una passione che ha fatto di Auto e Moto d’Epoca il più importante Salone del settore in Italia, riconosciuto e apprezzato da un pubblico di più di 60 mila tra visitatori ed estimatori provenienti da tutta Europa, che qui cercano e trovano la più completa rassegna di vetture d’epoca e ricambi e dove possono immergersi nello scenario ideale dell’oggetto che ha rivoluzionato la vita moderna. Auto e Moto d’Epoca si è collocata al primo posto in Europa per numero di auto e moto esposte raggiungendo nell’ultima edizione 1.600 modelli distribuiti su una superficie di 90mila metri quadrati. I protagonisti sono case costruttrici, commercianti di auto e moto italiani e stranieri, club, Registri, scuderie di marca, musei storici, privati, ricambisti, preparatori, editoria specializzata, enti ed associazioni di categoria e un settore dedicato a quelle aziende che producono beni e servizi dedicati al mondo del vintage. fa resuscitare anche i motori più morti, grazie ad una pazienza infinita e ad una precisione capace di riproporre, per dirne una, anche i colori originali di qualsiasi moto, di qualsiasi automobile). Datate 1948, 1952 e 1953. Una è la Giardinetta e capisci che il design italiano ha una storia che parte da lontano e che (Cina permettendo) speriamo possa andare lontano. Il signor Pio ricorda bene la sua prima autombile: una Topolino. Pagata 28 mila lire, a Mezzolombardo, da Conta. C’è una moto Mival, una sigla che stava per Milano Valtrompia (lo sapevate?), ci sono le Mondial, le Sertum, le Guzzi. C’è il Velosolex, il motociclo francese - una delle poche concessioni “straniere” della collezione di Pio Manara, per il resto rigidamente e doverosamente all’italiana - che anticipò a ben guardare, siamo sul finire degli anni Quaranta, i mezzi ecologici, metà carburante, metà pedalate. Ancora, pezzi di storia motoristica del Novecento: Airone 250 Moto Guzzi, il Tresette Moto Morini del 1956 (simbolo: tre carte da briscola, appunto: tresette), il Benelli Leoncino con la chioma del felino come logo aggressivo, il mitico Guzzino degli anni Cinquanta e, sempre di quel periodo, lo scooter Letizia che cercò di insidiare il primato delle Vespa e delle Lambretta (neanche dire che ci sono anche loro, avevate dubbi?). E poi

il Guzzi Cardellino, una meraviglia di meccanica. Improvvisa, un po’ fuori luogo, una minimoto. In bella mostra, il numero 9. Spiegazione facile, immediata: è quella regalata al figlio quando aveva nove anni. Chiusa parentesi. Ancora e ancora: il primo Motom, 1949. Il Capri della Garelli, un cinquantino di dimensioni inusuali. Se poi si dovesse fare una capatina in ca-

va, ecco un altro spezzone della raccolta. Un po’ di trattori Same, anni Cinquanta, rimessi a nuovo. E il primo motocarro della ditta, datato 1959. Funziona ancora. Beh, mettetela come volete. In questo garage museo, in questa cava dove il tempo dei motori si è fermato, uno vorrebbe restarci a lungo. Perché questi sono i profumi della memoria, sono le strade della storia, sono le (due ■ e quattro) ruote della vita.

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di Paolo Chiesa

La sottile linea tra Due mondi Inizia il viaggio di trentinomese lungo i confini politico-fisici del trentino. Quali sono gli umori laddove la comoda autonomia lascia il posto al ruvido statalismo? Eccoci in questa prima puntata in fondo alla valsugana: grigno, tezze e quindi il veneto. Tante le differenze. la ciclabile, ad esempio. “Da qua in su è un velluto mentre da qua in giù è una porcheria” ci hanno detto

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ercorrendo la strada statale 47 in direzione Veneto, passati il bivio per il Tesino in località Barricata e il ponte sul torrente Chieppena, si inizia a intravedere che laggiù, in fondo alla retta di Ospedaletto, la Valsugana si restringe. Castel Ivano, dalla sua posizione privilegiata, ti osserva passare e non ti avverte 40

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che questa strozzatura non è niente al confronto di quella che troverai più giù, poco oltre il punto dove il Trentino e il Veneto si uniscono. Andando avanti ti accorgi che in questa ultima parte di Trentino ci sono tutti gli elementi tipici di un posto di frontiera: le rocce a strabiombo, la ferrovia, la statale sulla quale sono

morti in molti, il Brenta, il cementificio sulla destra. Il colore dominante di questa parte orientale di provincia è il grigio. Proseguendo, la valle si allarga leggermente prima di arrivare a Grigno Valsugana e alla sua grande zona industriale: l’ultimo tocco che mancava per completare questo quadro di confine. Proseguo ancora un po’

ed esco a Tezze, frazione di Grigno. Consulto la cartina e cerco il punto esatto dove finisce il Trentino e inizia il Veneto. A Martincelli, un’altra frazione di Grigno, c’è il cartello che mi certifica la linea di demarcazione. Salgo sul ponte sul Brenta lì accanto e mi ci fermo in mezzo. La mappa mi dice che a metà del guado c’è il confine e che guardando il fiume nella direzione in cui scorre, la sponda destra è in Trentino e quella sinistra è in Veneto. È una sensazione strana sentirsi a metà esatta di due regioni con il fiume che ti scorre sotto. Riemergo da quest’onda filosofica e proseguo. Taglio la ciclabile e mi sembra di vedermi quando d’estate ci pedalo sopra con mia moglie e mia figlia: il freddo di gennaio mi ricorda che adesso è un’altra storia. Passo sotto la statale 47 e


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PROBLEMI DI CONFINE: a chi spetta risolverli?

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Cesare Montbeller e Leonardo Dellagnolo sul cippo che un tempo che segnava il confine tra l’Impero Austroungarico e la Repubblica di Venezia

proseguo in questo reticolo di stradine secondarie. Oltrepasso Pianello di sopra frazione di Grigno in provincia di Trento e dopo 500 metri sono a Pianello di sotto frazione di Enego in provincia di Vicenza. Ce l’ho fatta: sono in Veneto. Nel cortile di una casa c’è un pick-up con la portiera aperta. Mi fermo per fare la conoscenza con i veneti più vicini al Trentino. Da una porta escono delle voci. Busso. Mi apre Cesare Montibeller, il padrone di casa. È in compagnia di Leonardo Dellagnolo di Martincelli. Gli chiedo quale sia il punto preciso che se-

gna il confine e i due amici mi portano lì vicino, dove c’è il cippo originale che segnava il confine tra l’Impero Austroungarico e la Repubblica di Venezia. Su un lato è incisa la scritta "Impero d’Austria" e sull’altro "Regno d’Italia". La foto è d’obbligo e poi riparto, rifiutando cortesemente un bicchiere di bianco. Costeggio il Brenta arrivando allo svincolo per Enego. Salgo sul cavalcavia sopra la statale che è la vera protagonista di questo viaggio in veneto e poco dopo arrivo a Primolano. Questo è il primo avamposto oltre confine: una frazione di circa

entre facciamo la foto vicino al cippo originale di confine tra Impero e Regno d’Italia, chiedo a Cesare Montibeller come si vive in un luogo che ha queste suggestioni. Cesare, consigliere comunale di Enego, mi riporta all’attualità. Mi indica le rocce a strabiombo sopra le nostre teste e dice: “questa è la valle dei Brentoni che taglia il monte Frizzon. Metà valle è veneta, metà è trentina. Quando piove l’acqua che si raccoglie in quota scende e si riversa in un canale, il Vallon, che in parte è esattamente sul confine e la scarica nel Brenta. Però quando piove troppo il Vallon, che non ha sponde, non trattiene l’acqua e qui diventa una palude. Io personalmente mi ritrovo l’acqua in casa ma anche la ciclabile viene sommersa e spesso il depuratore delle fognature di Grigno che è qui vicino, viene intasato dall’acqua. Qualche anno fa hanno speso 40mila euro per cambiare le pompe”. Ecco un problema di confine: chi dovrebbe costruire le sponde di un canale che sta a cavallo di due Regioni? Qui sono venuti a fare sopralluoghi tanti amministratori sia veneti che trentini ma per il momento Cesare si è dovuto comprare una pompa per svuotare la cantina.

Il Vallon sul confine

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UN SINDACO DI CONFINE

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ntrando nell’ufficio del sindaco di Cismon del Grappa, si nota il viso rassicurante del presidente Napolitano che guarda da sopra la poltrona del primo cittadino. Il sindaco è giovane, si chiama Luca Ferazzoli e in questa zona ad alta concentrazione leghista è una mosca bianca perché guida una giunta di centrosinistra. Però è un federalista convinto perché “la certezza dei costi è l’unico sistema per amministrare le varie Regioni con un maggior risparmio di spesa”. Mi dice anche che spesso sulla Lega ci sono dei luoghi comuni: “non tutti i leghisti sono intolleranti, anzi, molti di loro è vero che hanno una concezione radicale verso chi viene da fuori, ma per quanto riguarda il sociale magari sono più a sinistra della sinistra. Personalmente considero la Lega un soggetto con il quale è interessante confrontarsi”. Mi sa che è vero visto che è stato nominato presidente della comunità montana del Brenta. Gli chiedo come vede il Trentino da qui. “Io ho un rapporto particolare con il Trentino” mi risponde, “perché la mia compagna è di Tezze di Grigno e se devo essere sincero non sento tanto il confine se non quando vado su e ridendo mi danno del "tàlian"”. Come ho già sentito

200 abitanti del comune di Cismon del Grappa. L’attrazione del luogo è la stazione ferroviaria di confine tra il territorio italiano e quello austro-ungarico che nel 2010 ha compiuto cento anni. Faccio alcune foto poi attraverso la strada ed entro nel bar dell’albergo Valsugana. Dietro il banco c’è Luigino Bertazzolo che mi dice di essere “el marìo de a parona. Xe me mojère a titolare de

più volte nel corso del pomeriggio, il sindaco mi dice che la differenza tra Veneto e Trentino si vede sul piano economico, perché qui le entrate sono nettamente inferiori. Comunque lui l’annessione al Trentino non la chiederebbe. Poi fa un’interessante ragionamento, secondo il quale il vantaggio economico dei trentini potrebbe anche essere uno svantaggio perché in Veneto si deve fare di necessità virtù e quindi a volte, a livello di iniziative commerciali e di volontariato, c’è una vivacità che in Trentino potrebbe assopirsi. E qui viene da dargli ragione pensando a come negli esercizi commerciali del Veneto spesso c’è un’accoglienza che in Trentino a volte manca. Al di là dell’aspetto economico, i confini amministrativi sembrano contare poco perché i comuni di questa zona hanno molte iniziative in ballo con i comuni trentini. La base è la legge Dellai-Galan, che Ferazzoli trova ottima, perchè oltre al denaro arrivato dal Trentino per mitigare la diversità di trattamento tra i comuni veneti e quelli trentini, ha permesso di avviare dei progetti transfrontalieri, cioè con un interesse comune per le due Province, creando dei luoghi di dialogo. La chiacchierata con questo sindaco di frontiera si chiude con una notizia brutta e una buona. La brutta: a Cismon molte fabLuca Ferazzoli, Sindaco di Cismon del Grappa

‘sto birocio qua”. Questo è il primo locale pubblico "italiano". Sì, perché qui siamo in Italia, mentre dal confine in su a noi trentini ci chiamano "tedeschi". Immagino cosa penserebbero di ciò agli antipodi della nostra provincia, in Alto Adige: glielo chiederò nella prossima puntata. Dico al signor Luigino che mi sembra di averlo visto da qualche parte. Alle mie spalle una voce: “si, sui avisi dei Il confine sul Brenta a Martincelli. Sullo sfondo la SS. 47

Adriano Vettore di Primolano e Luciano Fattore di Grigno

ricercai”. È Adriano Vettori, di Primolano, in compagnia dell’amico Luciano Fattore di Grigno Valsugana. Un altro gemellaggio dopo quello di Pianello, a dimostrazione che tra le due sponde c’è amicizia. Due chiacchiere "da bar", nel vero senso del termine, mi fanno capire che qui noi trentini siamo visti come dei 42

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privilegiati: “sicuramente più di noi poveri commercianti di confine”, dice Luigino, “mi ricordo che nel 2000, quando ho ristrutturato il locale, io come contributo non ho ricevuto neanche l’aria per respirare, mentre un mio collega trentino poco distante da qui, in Valsugana, si è preso due milioni di


briche sono in crisi, come da noi del resto, e molti operai vanno a lavorare in Trentino o nel bellunese, svuotando in pratica le poche fabbriche rimaste. La buona: c’è in ballo un progetto che dovrebbe avere delle ricadute positive sul turismo di tutta la Valsugana (che il sindaco considera da Bassano a Pergine). “Si tratta di un progetto che vorremmo condividere con gli amici trentini sulla scorta di esperienze interessanti fatte in Austria, Germania e Svizzera: avere un treno a vapore fisso sulla Valsugana. Ne stiamo parlando con la società Veneta ferrovie che è proprietaria di un vecchio treno a vapore che, una volta ristrutturato, potrebbe trasportare passeggeri e biciclette per tutta la valle. Verrebbe realizzata una rimessa a Primolano con la possibilità di creare anche un museo ferroviario. Questo progetto, con la ciclabile, la ferrovia, il Brenta, i forti trentini e veneti dovrebbe creare un’occasione di sviluppo per tutta l’area con un buon ritorno per i negozianti, i ristoratori e gli artigiani locali”. L’idea è buona e coraggiosa, soprattutto per un posto dove la Provincia siamo noi. La stazione di Primolano

euro dall’ente pubblico”. In compenso il suo locale (cioè quello "de a mojèra") ha tanti clienti "tedeschi": il 90% sono di Tezze e di Grigno. Molti lavorano nelle fabbriche della Valsugana e vengono qui a mangiare per il cibo buono ma anche perché quell’euroeuro e mezzo di risparmio c’è. “Moltiplicalo per 25 giorni al mese per una de-

cina di operai e risparmi subito una discreta somma. E da noi nel menu trovi anche i vostri canederli e il vostro spezzatino”. Anzi, qui c’è la cucina dei tre confini perché a Primolano c’è anche il confine con la provincia di Belluno. E a parte il discorso economico? Il veneto Adriano dice che c’è tanta differenza

sull’assistenza agli anziani e sulla scuola: tanti pensionati e anziani di Primolano frequentano il centro ricreativo di Tezze e lo stesso fanno molti bambini che sono iscritti a quella scuola elementare. “E la ciclabile? Da qua in su è un velluto mentre da qua in giù è una porcheria”. Il trentino Luciano riconosce che è così. Li saluto con la convinzione che, per fortuna, queste differenze di confine non intaccano l’amicizia tra persone che vivono a pochi chilometri di distanza. Comunque il caffè al ginseng me lo offre Luciano. Solidarietà tra "tedeschi"? Il mio viaggio prosegue. Ritorno sulla statale e scendo verso Cismon del Grappa dove più tardi ho appuntamento con il sindaco. Sindaco che è di Primolano e del quale i paesani mi dicono un gran bene. Adesso la valle si stringe sul serio: è interamente occupata dalla ferrovia, dalla statale e sono riusciti a farci stare anche la pista ciclabile. Faccio tappa all’albergo ristorante Forte Tombion che si trova vicino al forte omonimo. Il titolare, il signor Vittorio Ceccon, è sul ciglio della statale e sta raccogliendo la ghiaia che è stata sparsa durante l’ultima nevicata. Mentre i camion ci passano a mezzo metro facendoci traballare, anche lui mi dice che qui si sentono

Vittorio Ceccon davanti al suo Albergo Ristorante Al Forte Tombion

dei parenti poveri rispetto al Trentino. Sovvenzioni o contributi a livello artigianale o commerciale se ne vedono pochi, mentre da noi è tutt’altra musica. “Essendo così attaccati è ovvio che un po’ di invidia ce l’abbiamo. Un’altra cosa: io pago 8.168 euro l’anno di passo carrabile. In Trentino non si paga e neanche sotto Bassano dove la gestione della strada non è più dell’Anas, ma di Veneto Strade”. Il signor Vittorio prosegue: “Nel 1999 ho costruito questo sottopasso

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ALCUNI "TESTIMONI" DELLA STORIA

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Luigino Bertazzolo dell'albergo Ristorante “Valsugana”

per permettere l’accesso a chi transita in direzione Trento. Ho speso 620 milioni delle vecchie lire. Ho avuto un contributo della comunità europea tramite la provincia di Vicenza di 53 milioni: neanche il costo del progetto. E contenti che ce l’hanno lasciato fare”. Nonostante tutto il signor Vittorio non fa parte di quelli che vorrebbero l’anessione al Trentino del suo comune. “A parte che bisognerebbe vedere se dall’altra parte ti ci farebbero andare. Ma la soluzione sarebbe che nel tempo le disponibilità delle due Province si vadano a riequilibrare, altrimenti è ovvio che il malcontento rimanga”. Un po’ più avanti sulla statale, attaccato al Brenta, c’è la leggendaria birreria bavarese “Cornale”, con annesso ristorante: un "piccolo angolo di Bavaria" coraggiosamente costruito in questo luogo di transito e ben poco accogliente dal punto di vista naturale. Ma è questa la forza dei veneti. Quella di creare delle realtà economiche e commerciali in posti dove i trentini non si sognerebbero mai di provarci. Per noi il Brenta è solo un fiume. Per i veneti è una risorsa: basti pensare a come più giù, in Valstagna, sia stato creato un centro di sport acquatici con rafting, canoa e attività didattiche fluviali per vivere il fiume. Arrivo a Cismon del

l confine tra il Trentino e il Veneto è lo stesso di un tempo, quando rappresentava il punto di divisione tra l’Impero austroungarico e il Regno d’Italia. Dopo la fine della prima guerra mondiale, il Trentino venne ceduto all’Italia ma di quella cesura rimangono ancora adesso le tracce. Una di esse è la stazione di Primolano, la prima stazione veneta che si incontra provenendo dal Trentino. Fu inaugurata il 21 luglio 1910 e le sue notevoli dimensioni testimoniano i fasti del passato: basti pensare che un tempo il treno arrivava dall’"Italia", faceva scendere i passeggeri, si girava su un apposito binario circolare e faceva ritorno. Vicino al fabbricato maggiore ce n’è uno di dimensioni minori che fungeva da bar-ristorante. Percorrendo la statale 47 in direzione Bassano si incontrano invece due esempi di fortificazioni: sulla sinistra, in alto, scavato nella roccia, si vede il Covolo di Butistone, un’antica fortificazione militare che sbarrò il Canale di Brenta tra Primolano e Cismon del Grappa fino alla fine del Settecento, a difesa di una delle principali vie di comunicazione tra l’Italia e la Germania. Durante i secoli di dominazione imperiale la fortificazione fu un’enclave in territorio straniero. Rimase in mano austriaca fino al 1796 quando la dogana fu distrutta nel corso di una battaglia contro le truppe napoleoniche. Proseguendo per la valle si incontra il forte Tombion: il primo forte della cintura difensiva di confine costruito dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, avvenuta nel 1866. Si trattava di un forte di sbarramento che tagliava, chiudendola, la principale arteria di collegamento lungo la valle del Forte Tombion: il primo forte della cintura difensiva Brenta. In pratica la "Tagliata" di confine costruito dopo l’annessione del Veneto Tombion ha ereditato alla fine al Regno d’Italia, avvenuta nel 1866 del XIX secolo il ruolo che per almeno ottocento anni aveva avuto il Covolo di Butistone. Durante la Grande Guerra, il Forte Tombion venne abbandonato in seguito all’arretramento del fronte dovuto alla sconfitta di Caporetto. Nel 1943 ospitò un piccolo presidio di truppe fedeli alla Repubblica Sociale. Nella notte tra il 6 e il 7 giugno del 1944 un gruppo di partigiani si infiltrò nel forte, neutralizzò il presidio repubblichino e fece saltare l’attigua galleria ferroviaria. L’esplosione distrusse la ferrovia, la strada e buona parte del forte stesso. Fu il più importante atto di sabotaggio a livello europeo compiuto dalla Resistenza italiana: ne diede notizia, elogiando i protagonisti, anche Radio Londra. Di quei partigiani faceva parte Paride Brunetti, il comandante "Bruno", venuto a mancare il 9 gennaio 2011 alla veneranda età di 94 anni. Grappa che sta imbrunendo. Il paese ha circa 1000 abitanti e si trova sulla sinistra orografica del Brenta in un punto nel quale la valle si allarga un po’. Il sindaco deve ancora arrivare. Fuori dal municipio e una volta dentro, mentre faccio un po’ di anticamera, scambio due battute con le altre persone in attesa. Parlo con i giovani e di giovani e del loro rapporto con il vicino Trentino. Mi dicono che i ra-

gazzi della zona per divertirsi preferiscono andare verso Bassano e che difficilmente vanno in Trentino, anche perché per trovare cinema o discoteche dovrebbero fare parecchi chilometri oltre il confine con la Valsugana. Prima di sentire la campana di chi amministra il primo Comune oltre Trentino (vedi box alla pagina precedente), inizio a tirare le somme di questa trasferta in “Italia”.

Sembra che qui ce l’abbiano un po’ più dura che dalle nostre parti e viene da pensare che in Trentino non si stia poi così male (con le dovute eccezioni magari a livello ambientale: cava di monte Zaccon e acciaieria insegnano...). Una cosa è certa: certi professionisti del lamento che vivono in Trentino dopo un giro oltre confine rischierebbero davvero di cambiare idea. ■ 45

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di Alberto Folgheraiter

Il calendario del sole Tutti guardano al sole che “si allunga”, che scivola verso la primavera ancora lontana ma che, nel mondo contadino, era annunciata dal risveglio delle lucertole. al sole “che prende forza” ogni giorno di più, in trentino sono legate feste e tradizioni. In Val di ledro, ad esempio... “Da Nadàl el pass d’en gàl da l’Epifania el pass de ‘na strìa, da S. Antoni en pass del demòni da Pasquèta el pass de ‘na vachèta”

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avete mai sentita? È un’antica filastrocca trentino-giudicariese. Serviva per spiegare ai bambini il lento, progressivo, ampliamento delle ore di luce a partire dal 21 dicembre, il giorno cioè del solstizio d’inverno. La durata del giorno, da 8 ore e 42 minuti del 20 dicembre, l’indomani aumenta di un minuto. Diventano sei in più i minuti di luce il 1° gennaio, sedici il 10 gennaio e via discorrendo. Tutti guardano al sole che “si allunga”, che scivola verso la primavera ancora lontana ma che, nel mondo contadino, era annunciata dal risveglio delle lucertole. 46

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Ricordate? “Da S. Agnese (21 gennaio) le bisèrdole l’è fòra per le zése” (strisciano tra i rovi). Insomma tutto ruota intorno al sole e non soltanto in termini astronomici. Del resto il Natale non è la versione cristiana della rinascita del sole? La data del 25 dicembre fu fissata da papa Giulio I (337-352) per celebrare la nascita di Cristo “Sole di Giustizia” e proporre un’alternativa alla ben più popolare festa pagana del “Sol Invictus” dei Romani. Tanto per ripassare la storia, il Dies Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto fu stabilito da Aureliano (270-275) che aveva appena portato a termine la riunificazione dell’impero dopo aver sconfitto la regina Zebedia del regno di Palmira (l’attuale Giordania). Tale vittoria era


trentinoattualità stata possibile grazie all’alleanza con la città-stato di Emesa (l’attuale Siria), rivale di Palmira, i cui sacerdoti adoravano appunto il Dio “Sole Invitto”. Trasferito a Roma il culto, in segno di ringraziamento per la vittoria Aureliano fece costruire un tempio al Dio Sole sulle pendici del Quirinale. La festa del Sole Invitto divenne la più importante dell’impero anche perché si innestava e concludeva la più antica festa popolare romana dei Saturnali. La nascita del sole era seguita da un rituale particolarmente solenne in Egitto e Siria. Dal santuario dedicato all’astro per eccellenza, nella notte del 25 dicembre uscivano i sacerdoti ad annunciare che una Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato naturalmente come un bambino. In verità, ben prima di Aureliano, il culto del Sole era stato trasferito a Roma dall’imperatore Settimio Severo che aveva preso in moglie Giulia, figlia di sacerdoti del Dio Sole di Emesa. E da questa città-stato proveniva anche il dissoluto imperatore Eliogabalo. Costui fece edificare un tempio sul Palatino e fu ucciso dai romani, inferociti, l’undici marzo del 222. Per tornare nel nostro piccolo mondo, al sole “che prende forza” ogni giorno di più, sono legate feste e tradizioni. Anche perché, a dire il vero, ci si accorge di un fenomeno quando manca. Ne sanno qualcosa gli abitanti di quel villaggio della Val di Ledro, incassato nella gola del rio Ponale, i quali sabato 5 febbraio celebrano la “festa del Sol”. Dopo tre mesi di “buio”, il giorno di Sant’Agata i primi raggi tornano a far capolino sui tetti dell’abitato di Pré di Ledro. Dicono: “Da Sant’Agà, el Sul l’è giù per la contrà”. Non è l’unico agglomerato umano di que-

sta terra tra i monti a soffrire la mancanza di sole nei mesi invernali. L’orografia del territorio e le creste dei monti talvolta fanno da scudo all’astro. Anche a Corniano, in Val di Gresta, il giorno di S. Agata era legato al sole. Tra i campi e i ruderi di un paese abbandonato forse dopo le pestilenze e le rappresaglie veneziane del tardo medioevo, si staglia la chiesa romanica dedicata a S. Agata. Ha una facciata a capanna, piccole finestre sopra il portale e nell’abside, un massiccio campanile di pietra. All’interno conserva affreschi, peraltro deteriorati, opera di pittori vaganti che dipinsero varie chiese della Val di Gresta. Un’Ultima Cena porta la data del 1537. Ebbene, fino a quando non fu modificato il calendario (1582), il 5 febbraio un raggio di sole intersecava la finestrella a croce sopra il portale e andava a illuminare l’arco santo sopra l’altare. Un fenomeno di rara suggestione che oggi avviene qualche giorno prima. Infatti, per riallineare la data di inizio delle stagioni

con quella che, al tempo del concilio di Nicea (325) aveva stabilito le regole per il calcolo della Pasqua, nel XVI secolo furono “cancellati” dieci giorni. Da Nicea al concilio di Trento si erano perduti una decina di giorni. Pertanto, papa Gregorio XIII stabilì che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre 1582. Il 4, che era giovedì, fu seguito dal 15 indicato come venerdì. ■

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di Fiorenzo Degasperi

Spaventapasseri da museo Il mulino angeli di roncegno terme è stato trasformato in un museo che racconta la storia della macinatura e al contempo apre uno squarcio nella storia agricola e folkloristica di questa parte della Valsugana

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n un documento del 1909 si descrivono, in località ai Brustolai di Roncegno Terme, nei pressi di Marter, le proprietà e pertinenze del Mulino Angeli, un enorme edificio costruito a fianco del torrente Brenta, nella piana alluvionale che si allarga tra le pendici del Lagorai a settentrione e le boscose ripe meridionali del Sasso Alto. È questa una terra paludosa, da sempre avvolta nelle nebbie invernali, il che ha dato adito a storie e leggende senza tempo. Laggiù ci andavano a lavorare i corag48

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giosi che osavano sfidare la solitudine o le inclemenze del tempo, in questo caso le “brentane” del torrente che ricorrentemente spazzavano il fondovalle. Lo facevano anche per motivi funzionali: l’acqua serviva a far muovere le macine dei mulini o i mantici dei fabbri. Ma ciò non toglie che lì, ai Brustolai, un tempo c’era una grande e fiorente città, talmente ampia da toccare il paese di Roncegno. Non si sa se la sua scomparsa sia da attribuire ad una terribile e antica alluvione o alla malvagità degli

abitanti – eran tempi in cui sui monti si estraeva minerale prezioso –, sta di fatto che per secoli lì c’erano soltanto paludi e pochi uomini intrepidi. Tra cui quelli del Mulino, gli Angeli. Tra l’altro questo edificio era ammantato da una strana “fama”: le macine ruotando scandivano il passare del tempo, erano una sorta di calendario storico in cui riproponevano le rotazioni del grande mulino universale. Inoltre, visto che le macine schiacciano in maniera omo-

genea tutti i chicchi, il mulino era assimilato alla giustizia del destino che macina tutte le anime in maniera uguale. Da questa simbologia nacquero le famose danze macabre dove la Dama nera, la Signora della morte, accomunava nel taglio della sua falce cardinali, papi, mercanti e povera gente. Per tutto questo, l’enorme costruzione sorta al limitar delle acque del Brenta è stata acquistata e restaurata dal Comune di Roncegno Ter-


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me e trasformata in un museo che racconta la storia della macinatura e al contempo apre uno squarcio nella storia agricola e folklorica di questa parte della Valsugana. Infatti, qui venivano macinati diversi tipi di mais, da quello rumeno, caratterizzato da grani grossi, allo spin, con chicchi rossi e a punta, dal merano con chicchi di colore giallo, al plata importato dall’America, fino al mais bianco coltivato nel vicino Veneto, usato per fare la polenta bianca. Tutto questo viene raccontato ancora oggi alle scolaresche e ai visitatori che vengo-

no in questo storico edificio. Poi, come tutti i musei che si rispettino, anche se piccolo, ha attivato molteplici attività didattiche-informative, dove soprattutto gli scolari possono apprendere gli odori delle piante, conoscere la storia del mais, come funziona il mulino, compiere escursioni e costruire un erbario, effettuare visite ai produttori locali per capire come l’economia di un tempo fosse armonica e integrata. E poi, se non bastasse, nei locali interni e negli spazi prospicienti, è stata allestita una splendida e suggestiva mostra perma-

info museo Il “Centro di esperienze Mulino Angeli” ovvero la “Casa degli spaventapasseri” si trova in Valsugana a Marter, frazione di Roncegno, Via S. Silvestro n 2. L’apertura è diversificata: giugno, luglio, agosto e settembre dal martedì alla domenica con orario 14-18, il venerdì anche dalle 10 alle 12. Aprile, maggio, ottobre il sabato e la domenica dalle 14 alle 18. Da novembre a marzo chiuso oppure su prenotazione. E queste, solitamente, sono molte visto che dal 2007 il Mulino Angeli è diventato un Centro di esperienza della Rete trentina di educazione ambientale dell’APPA, Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente di Trento con specializzazione sulle tematiche legate al mondo agricolo, alle sue colture tradizionali e locali. Grazie a questo, il Centro è a disposizione ad organizzare Settimane Verdi appoggiandosi a colonie estive. Alcune attività sono gratuite, altre a pagamento. Inoltre la struttura è supportata dal Comune di Roncegno, Assessorato alla Cultura (nelle vesti di Giuliana Gilli), Cassa Rurale di Roncegno, Valsugana Azienda per il Turismo. Per ogni informazione rivolgersi alla responsabile della Biblioteca di Roncegno, Antonella Serra, tel. 0461 764387, roncegno@biblio.infotn.it oppure consultare il sito www.lacasadeglispaventapasseri.net.

nente dedicata agli “Spaventapasseri”. Sono le opere fotografiche più care a Flavio Faganello, prematuramente scomparso nel 2005, frutto di una ricerca etnografica protrattasi per quasi vent’anni. Più di 5700 documenti fotografici in vario formato, rimasti qui in dotazione al museo dopo aver partecipato a mostre importanti presso il Museo di Scienze Naturali di Trento, a Merano, presso Castel Roncolo a Bolzano, a

villa Welsperg in Primiero, al Tiroler Volkskunstmuseum di Innsbruck, ecc. forniscono una documentazione importantissima del rapporto uomo-natura e del mondo dell’immaginario delle valli della nostra regione. All’esterno 50 spaventapasseri-oggetti, una commistione tra elementi antropomorfi, girandole e meccanismi vari, ci fanno capire come l’ingegno montanaro venisse applicato per tener lontani coloro che 49

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trentinoattualità potevano portare alla fame un’intera famiglia: gli uccelli. È esempio unico in regione di museo che, oltre a raccontarci le usanze e le colture tradizionali e locali, ci conduce per mano nel mondo degli spauracchi, delle maschere, saltari e spaventapasseri. Perché dietro l’uccello che becca e rovina l’uva, che strappa i chicchi per portarli nel nido, che depreda i campi, c’è tutto un universo popolare del mascheramento, un universo contrapposto alla creazione divina e contemporaneamente sua immagine speculare, ove il male e il bene si confondono. Gli spauracchi, gli spaventapasseri, sono opere d’arte con una ridotta durata nel tempo, in grado di sopravvivere generalmente solo per un ciclo del raccolto stagionale. Quindi si può capire l’importanza del lavoro di Flavio Faganello, che ha fermato nei suoi scatti questo mondo effimero ma fondamentale della cultura della terra e l’interesse che il Comune di Roncegno Terme, grazie alla creazione di questo museo, ha riposto in questa documentazione che, a fianco della storia della macinatura, ci offre uno spaccato di un tempo che fu, che sicuramente non ritornerà, ma che ha tanto da insegnarci sotto l’aspetto del rapporto uomo-natura e ■ uomo-immaginario.

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La coordinatrice Abbiamo posto alcune domande ad Antonella Serra, responsabile della Biblioteca Comunale di Roncegno Terme nonché entusiasta coordinatrice del Mulino Angeli. Il Mulino Angeli e la periferia: l'importanza di un'istituzione di questo tipo sul territorio Il M. A. può essere considerato una testimonianza ancora viva della storia dell’uomo di oggi se lo conosciamo per lo stretto rapporto che ha avuto con la storia del territorio. L’edificio è attestato a Roncegno almeno dalla metà del Settecento (cfr. Catasto di Roncegno, anno 1751), mentre esistevano molti altri mulini a Valle e a Monte di Roncegno a memoria d’uomo e secondo i racconti della tradizione (Le dalbere de oro, 1985). I mugnai riconosciuti e operanti nel 1880 a Roncegno erano 8 (Statistiche ufficiali della camera di Commercio e Industria di Rovereto per l’anno 1880). L’ultimo mugnaio del Mulino Angeli cessò definitivamente la sua attività nel 1958. Vi si macinavano i cereali, ma era anche una casa contadina, che ospitava la famiglia del mugnaio e i suoi animali. Era sede di attività collaterali di autosussistenza, che integravano le risorse della famiglia ed erano la linfa vitale del sistema agrosilvopastorale tipicamente trentino fino agli anni 50, prima dello sviluppo industriale: l’allevamento del maiale, la cura dell’orto e dei campi, la coltivazione domestica dei bachi da seta. Il suo ruolo all'interno della cultura della Valsugana in veloce mutamento: soltanto memoria o stimolo culturale? Oggi il Mulino dovrebbe essere il luogo dove l’ospite occasionale, il turista o il visitatore residente ritrova i luoghi degli antenati e diviene consapevole del proprio passato. Ieri il mulino era luogo della consuetudine economica e sociale, oggi vorrebbe essere luogo di incontro, aggregazione e riconoscimento per scopi educativi e didattici, a ricordo e per la valorizzazione della tradizione. Il Mulino, in quanto museo etnografico, si propone come museo della memoria delle proprie radici per la comunità che lo ospita ed è occasione di conoscenza e di approfondimento per chi lo visita. Vedo questa parte di territorio più come territorio di frontiera, perché consente di vivere un paesaggio ancora molto differente rispetto alla città. I turisti che passano di qui, soprattutto chi viene dalla città, apprezzano molto di poter passare dai luoghi chiusi delle sale e delle vetrine ai luoghi aperti, proseguendo il percorso museale con passeggiate ed escursioni all’aperto, visite e dimostrazioni della vita contadine, che qui ancora si pratica nelle aziende, negli agritur, nei masi e nelle malghe. Dal 2006 il Mulino A. è sede di laboratori didattici sul mais curati da esperti (Associazione Trifolium di Borgo Valsugana) e dalla Rete di educazione ambientale del Provincia di Trento; espone la mostra permanente degli spaventapasseri e delle fotografie di Flavio Faganello e la documentazione fotografica sui lavori di scavo del Brenta realizzati negli anni 1933-1935 per abbassare e fortificare il letto del fiume contro le frequenti esondazioni; ospita mostre artistiche temporanee attinenti al tema etnografico ed eventi di rilevanza turistica, legati all’economia del territorio; fa parte del progetto Museo Diffuso della Valsugana orientale, che vuole raccordare la rete di piccoli musei tematici presenti sul territorio, integrando e coordinando le iniziative culturali dei soggetti privati, dei soggetti pubblici e delle associazioni. La funzione della didattica Attualmente viene visitato da scolaresche trentine durante l’anno scolastico e sarebbe opportuno promuoverlo nelle province venete vicine, anche in quanto Casa degli Spaventapasseri, per l’unicità della collezione di spaventapasseri di Flavio Faganello. L’allestimento delle sale potrebbe migliorare con l’impiego di pannelli descrittivi e figurativi sulla vita quotidiana del mugnaio. A questo scopo potrebbe essere utile recuperare le fotografie originali dei mugnai di Roncegno e di altri soggetti della vita contadina (apicoltori, bachicoltori, contadini, saltari, allevatori). Alcuni di questi mestieri sono ancora praticati. In genere i visitatori sono molto interessati al funzionamento dei macchinari del mulino, che può essere rimesso in funzione a scopo dimostrativo. Qualcuno ha suggerito di riprodurre tutto il complesso meccanismo e gli spostamenti dei cereali nelle varie macchine con l’aiuto di una miniatura del mulino da esporre nella sala delle conferenze, dove già si proiettano i filmati dell’archivio fotografico di Faganello.



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di Gianfranco Gramola

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laudia Morandini (Trento, 25 giugno 1982) ha fatto parte della nazionale italiana di sci alpino e adesso, di mestiere, è commentatrice sportiva, opinionista, presentatrice e conduttrice di trasmissioni culturali, sportive e di varietà (“Bianco e Nero”, “Andata e ritorno”, “Camilla c’è”, “Pianeta neve”, “Mondo sci”). È una gran bella ragazza, solare, attiva (si alza tutti i giorni alle 5), dotata di una straordinaria creatività mentale e con la capacità di non arrendersi mai davanti alle sfide della vita. La sua ossessione è il lavoro. Prudente in amore, ama da morire lo sport e l’America, in particolare Malibu, sua meta abituale quando ha bisogno di staccare la spina. “Lo sport – dice Claudia – mi

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Claudia morandini “Su un’isola deserta? Porterei Valentino Rossi e i librI della Fallaci”. Se le chiediamo Qual è stato l’incontro che le ha cambiato la vita, lei risponde senza dubbi: quello con me stessa ha permesso di girare il mondo e gareggiare ad altissimi livelli. Ma non solo. È stato un lavoro che mi ha insegnato a vivere”. Dopo aver appeso gli sci al chiodo, ha intrapreso una sua vecchia passione, quella per la scrittura, che

l’ha portata ad intraprendere la via del giornalismo: il “salto” nel mondo televisivo è stato quasi immediato. Inizia con Eurosport, realtà che le ha permesso di trasmettere le sue capacità comunicative legate allo sport. La sua versatilità la porta a cambiare pelle in continuazione, ad adattarsi alle varie forme di spettacolo o evento. È diventata famosa come sciatrice. Chi le ha trasmesso la passione? I miei genitori mi hanno fatto fare tutti gli sport, fino a che ho cominciato a vincere delle gare di sci; a quel punto la scelta è stata naturale. All’età di 15 anni ho iniziato ad essere più forte e da lì il salto in Nazionale. E lì ho capito di avere talento. Incidenti, cadute, una gara finita male? Tantissime cadute. Ho sempre pensato che per un giorno di gloria in una bella gara, ce ne volevano almeno 350 di lavoro. Quando fai l’atleta sai benissimo che per raggiungere un obiettivo devi lavorare e faticare parecchio e che qualche caduta è in preventivo. Nella mia carriera ho sempre usato uno stile che poi ho tenuto anche nella mia evoluzione di donna: all’inizio

molto istintivo, quindi la ragione, quindi calcoli... Nello sport questo è il momento in cui comincia ad andare male. Nella vita invece è il segno che cominci a diventare donna. La prima cosa che fa quando si alza la mattina? Scrivo regolarmente qualcosa sullo specchio con un rossetto. In questo periodo è “Buongiorno Camilla”. Camilla è uno dei miei tanti programmi. Tutte le mattine il mio obiettivo è sempre quello di alzarmi sorridendo, comunque vadano le cose. Quel giorno per me avrà valore, perché non tornerà mai più. È nata a Trento però vive a Predazzo o sbaglio? Per l’esattezza io vivo a Ziano di Fiemme, i miei invece a Predazzo. Ho avuto la fortuna di girare il mondo, ho vissuto a Roma, a Milano, a Los Angeles, ecc… Non sono mai stata più di due mesi interi a casa mia. Quest’anno, tornata dall’America, ero molto felice di tornare in valle, perché una volta che sei a posto con te stessa, con quello che hai dentro, trovi il tuo equilibrio. Continuo a muovermi dalla città al paese: la mia più grande gioia è tornare dove sono le mie radici. Qui è il posto do-


trentinoincontri ve posso vivere soprattutto la Natura e dove posso prendermi i miei momenti di silenzio. Io non vivo molto la realtà del paese, nel senso che vado a casa mia e mi chiudo dentro. Riesco a trovare tante cose belle anche nel mio piccolo e quindi non ho bisogno di confusione. Com’è avvenuto il suo accostamento verso il mondo della TV? È stato molto naturale. Sono stata a Roma a lavorare per degli eventi per le Fiamme Gialle e poi ho continuato a presentare varie manifestazioni. Diciamo che con il microfono in mano mi sento a mio agio. Poi c’è stato il passaggio a Eurosport che mi ha fatto fare il commento tecnico e poi tutto il mio percorso è stato naturalissimo. Ha mai fatto delle gaffes? Si! Volevo scrivere un sms alla mia migliore amica, raccontando una cena con un ragazzo che voleva frequentarmi: “La serata più pallosa della mia vita... mi stavo addormentando. Ora trovo il modo per non farmi più chiamare”. Ma nella fretta l’ho mandato a lui... Mi ha tolto il saluto. In televisione ne faccio poche, perché sono molto concentrata. Leggevo della sua passione per l’America? Cosa l'ha colpito del nuovo continente?

A me piace il senso di libertà che percepisco quando sono lì, in America, in particolar modo in California, un luogo che amo da morire. Le mie fughe oltreoceano avvengono quando capisco che è il momento di ritrovarmi, di tornare ad essere completamente la Claudia che tutti conoscono. Tuttavia per altri motivi non potrei mai diventare americana. Noi italiani, al contrario loro, abbiamo tante cose che ci invidiano… abbiamo la cultura, abbiamo l’arte, la storia, abbiamo il senso del gusto, il senso del bello e tutte cose che loro ci invidiano. Qual è stato l’incontro che le ha cambiato la vita? L'incontro con me stessa, con la vera Claudia. Quel giorno ho capito la strada da percorrere. Non è stato un momento, ma un lungo cammino dentro me stessa... e ancora non è finito. Il problema è che ogni giorno, in un modo o nell’altro, può capitare sempre un incontro che ti cambia la vita... Oggi come oggi, qual è per lei il vero lusso? La felicità, l’armonia. Un po’ di tempo fa avrei risposto diversamente, ma dopo il mio ritorno dall’America posso assicurarti che il lusso non sono le cose che possiamo comprare, ma la serenità che abbiamo dentro. Quella che ci fa svegliare la mattina con la voglia e l’adrenalina di vivere un’altra meravigliosa giornata. Ha qualcosa in programma per la stagione estiva? C’è tanta carne al fuoco. Di certo non mi fermerò con la chiusura della stagione invernale. Tra le cose più importanti e stimolanti, un cortometraggio in cui io sarò la protagonista. Non posso aggiungere altro, ma in aprile inizierà anche questa avventura. Posso solo anticipare che sarà una sorta di film in cui autori e registi vogliono far trasparire messaggi di vita molto profondi, il tutto legato al viaggio della mia vita. ■

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di Renzo Francescotti

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ado a trovare Andrea Fusaro nella sua abitazione nel vecchio cuore di Calliano, alle porte di Rovereto. Ci abita da 14 anni, in un minuscolo appartamento all’ultimo piano. Mi dice che è contento che sia andato a trovarlo, a vedere le sue opere. Gli dico: ”Cossì no te me roti pu le scatole!”. Ride. Lui è un impasto di ingenuità fanciullesca e di furbizia contadina, di improvvisazione e di calcolo. Certo non di modestia: della sua arte ha un alto concetto, non fa che parlarne e, a modo suo, promuoverla. Fusaro è nato a Rovereto nel 1962. Non ha mai saputo di suo padre. A sua madre, Angela Fusaro (che ha dipinto in un ritratto), morta all’ospedale di Trento nel 2009 a 77 anni, soggetta a continue depressioni, non essendo in grado di crescerli, furono tolti i due figli: Mafalda che fu affidata e poi adottata da una famiglia di Quetta, in Val di Non; e Andrea, cresciuto sino a 7 anni alla Regnana, nel Pinetano, dalla famiglia di

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Misteriose vie dell’arte Gli artisti “candidi” come andrea Fusaro arrivano alla pittura per vie che è inutile provare ad indagare Eduinio e Rita Mattivi. Poi fu ospitato in un Istituto di Nomi che chiuse nel 1975, quando il ragazzo aveva 13 anni. Per breve tempo va da parenti a Camposampietro, presso Biella. Per dieci anni, dal 1976, è ospite alla Piccola Opera di Levico Terme. Ha scritto Andrea: “La mia pittura è il mio riscatto sulla sofferenza: quindici anni di Istituto, senza altre possibilità di scelta”. Nella cappella di questo Istituto (che nel frattempo si è intitolato a don Ziglio, il suo fondatore),

a oltre vent’anni da quando ne era uscito, dipingerà nel 2007 un murale sull’Ultima Cena, di due metri per quattro e mezzo. È un dipinto ingenuo, singolare, perché al posto di Giuda vi ha dipinto San Francesco. “Non potevo sopportare l’idea che ci fosse tra gli apostoli uno che tradisse Cristo” mi ha raccontato. Tre anni dopo – questa volta con la tecnica dell’affresco – replica il dipinto in misure leggermente inferiori (m. 2,10 per 3,30) nella cappella della Casa di Riposo a Madonna

Bianca di Trento. Ma al posto di San Francesco ci mette candidamente un Giuda che assomiglia molto al Santo. Gli artisti “candidi” come Fusaro arrivano alla pittura per vie misteriose: inutile tentare di indagarle. A mio avviso – tra altri che si mascherano da naïfs – esistono attualmente in Trentino solo tre pittori autenticamente naive: Olimpio Cari il pittore sinto che abita a Pergine e dipinge su vetro; Anna Martani, pinetana d’adozione, che viene dalla terra dei grandi primitivi come Ligabue e Ghizzardi; e, appunto, Andrea Fusaro (Marco Berlanda è naïf al 20%: per il resto è uno straordinario artista selvaggio, espressionista). Il mentore del nostro Andrea può essere considerato il critico roveretano Mario Cossali che nel 1993 scoprì – tra altri banali dipinti murali – L’albero con gli uccelli colorati nel sottopasso della Stazione ferroviaria di Rovereto. Anche Luigi Serravalli fu colpito da questo dipinto che tre anni dopo lo propose per la grande mostra dell’arte trentina a Castel Ivano (il quadro è rimasto stabilmente nelle acquisizioni del Castello). Ha scritto, Cossali: “Ci troviamo di fronte a una pittura che porta con sé un ricco bagaglio di passioni, provate nel cuore e nella mente, nei nervi e perfino nella pelle; passioni che si affacciano impudiche attraverso figure di un universo ferito, ma sempre


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GABBANA BOTTEGA D'ARTE

pronto ad a aprirsi verso un nuovo orizzonte”. Andrea ha cominciato dipingendo alberi tristi con uccelli svolazzanti; finalmente prese a dipingere alberi con uccelli colorati: “Vederli librarsi nell’aria, senza impedimenti di sorta, è come vedere me stesso finalmente libero, contento di ciò che mi circonda e in grado di muovermi compiaciuto e senza condizionamenti”. Poi continua disegnando e dipingendo case, animali, uomini donne, frati, santi, Madonne, scene di ispirazione religiosa: a colori piatti, fortemente espressivi soprattutto nei molti ritratti di timbro espressionista. E si fa conoscere. Alla famosa Mostra dei naïfs di Luzzara, inventata da Zavattini, è stato ammesso tre volte: l’ultima volta nel 2004 quando vinse la medaglia di Carlo Azeglio Ciampi. Al Mart è la sua tela di due metri per un metro e mezzo intitolata ”Il giardino dell’Eden”. Benché Fusaro appartenga al filone naive, non gli è del tutto estranea la storia della pittura; tra i suoi pittori di culto cita Giotto, il Beato Angelico e, sorprendentemente (ha un’ottima memoria) Giusto dei Menabuoi. Su un muro che si affaccia su uno dei cortili della casa in cui abita all’ultimo piano (una casa Itea che ha ristrutturato edifici del 1600) col permesso del pro-

prietario ha realizzato tre dipinti: nel 1994 gli Uccelli variopinti ; nel 2002 La madonna in cielo, con due angeli suonatori di tromba e due frati, san Francesco e Sant’Antonio, a colori piatti e squillanti, con figure vivacemente atteggiate. E nel 2008 una Crocifissione con solo tre figure sotto il Cristo che sprizza sangue dal costato come un idrante. È dipinto con la tecnica classica dell’affresco, che da qualche anno sta imparando andando periodicamente a Verona, avendo come maestro il francese di origine italiana Jean Pierre Zocca di cui ha dipinto un forte ritratto. Andrea ha anche in progetto di dipingere con la tecnica dell’ affresco classico una cappella nella Valletta di Sella Valsugana, distrutta nella Grande Guerra e poi ricostruita. È un progetto di grande ambizione : nella parete di fondo vuole dipingere il Giudizio Universale e poi il Paradiso e l’Inferno; sulla volta i Quattro Evangelisti; sulle altre pareti il Cenacolo e poi San Francesco e San Tommaso. Mi ha detto che ne avrà per cinque anni… Un pittore “ingenuo”, il nostro Andrea, ma, a pensarci, neanche tanto, se ha di questi ambiziosi progetti e sa procurarsi le committenze. Anche se solo per vitto e alloggio finché dura il lavoro, come i frescanti popolari di un tem■ po.

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Da sinistra, Luca, Settimo e Gianfranco Tamanini.

la fabbrica delle cose belle di Pino Loperfido

Il nome della maison è oramai sinonimo di unicità e creatività. Quando si cerca qualcosa di particolare, un gioiello che oltre ad un design accattivante abbia un‘anima È da mastro 7 che bisogna andare. Gianfranco, Luca e settimo tamanini incarnano la passione dell'artigiano e il furore dell'artista. Per il Il piacere di fare cose che altri non fanno. E che durano per sempre. 56

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he non si tratti di una mera attività commerciale lo si percepisce non appena si varca l'uscio. Il negozio di Mastro 7 a Mattarello fa pensare subito a qualcosa di più. Il nitore di certi gioielli unito all'imponenza delle opere d'arte appese alle pareti, l‘incanto dei metalli preziosi: insomma, tutti i fattori presenti contribuiscono ad amplificare una sorta di aura sacrale che accompagna durante la visita. Settimo Tamanini, il fondatore, ci accompagna, assieme ai figli Gianfranco e Luca – suoi validissimi collaboratori – , in visita guidata nei laboratori, nei magazzini, tra forge e forni, strumenti per fabbricare la bellezza e presentarla a chi brama di cibarsene. Mastro 7 è un‘azienda che da oltre 40 anni unisce la ricerca artistica alla realizzazione di gioielli unici. Un marchio che è diventato sinonimo di arte orafa, di gioielli artigianali, creazioni in oro, argento e rame, opere di rappresentanza, arte sacra. E il sette è un numero che ricorre. Intanto Settimo ne porta il nome (anche se in realtà lui è stato il sesto figlio, il settimo è suo fratello Paolo...) e poi sono sette i metalli simbolici del percorso di trasmutazione alchemica: piombo, ferro, stagno, rame, mercurio, argento, oro. Il piacere di fare cose che altri non fanno: ecco una delle molle che anima l'attività di Mastro 7. Una mission vera e propria. che spinge l‘azienda di Mattarello lontano dalle mode e dai capricci della cultura dominante, dalle sirene della pubblicità di massa. “Si è persa un po‘ la gioia di creare” dice Luca. “Pochi sono oramai disposti a dedicare del tempo alla creatività”. È vero. E questo è all'origine della supponenza, della mediocrità com-

merciale del mondo contemporaneo o pseudo-artigianale. C'è, invece, nei gioielli che nascono dalle mani di Settimo, Luca e Gianfranco, la naturale ricerca di un senso della creatività. Quella valenza in più che garantisce una “diversità”, un‘esclusività, una garanzia di personalità con una forte connotazione culturale. Prendiamo ad esempio Cometa, un capriccio di oro massiccio e brillanti capace di far palpitare il cuore al solo contatto con il palmo della mano. La ricerca e la filosofia che vi stanno dietro sono spiegati da Settimo Tamanini, ma occorrerebbe un articolo a parte per riportarle. Produrre cose belle è un‘attività che nasce dal profondo dell‘artigiano-artista, dalle più recondite stanze della sua anima. Ecco perché da Mastro 7 ogni creazione nasce da una meditazione profonda e dal valore aggiunto di un‘esperienza quarantennale che – lo possiamo dire senza paura di sbagliare – è il vero gioiello di questa azienda. Un passaggio generazionale importante, quello che si profila per Mastro 7. Dice ancora Luca: “Troppe microimprese muoiono per non aver voluto portare avanti la tradizione”. In questa frase c‘è tutto un programma di lunga

scadenza. Mastro 7 si rinnova, giorno dopo giorno, anno dopo anno, dacché la passione per i metalli preziosi e per la creatività è stata tramandata di padre in figlio, lasciandone immutata la spinta passionale, arricchita, anzi, da una professionalità affinata grazie agli studi e alle ricerche più moderne. Allora, chi cerca qualcosa di speciale, un regalo che duri per sempre, un gioiello che – oltre ad un design accattivante – abbia un‘anima, ora sa a che porta andare a bussare. ■

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LA NEVE È DONNA Torna ad Andalo l’eVento rosa dell’inverno con un nuovo format che piacerà a tutte, ma anche ad aziende, associazioni e circoli, Enti e Istituzioni. dal 10 al 13 marzo 2011 oppure da ospite visitatore, attivando contatti e sinergie. Nell’area conferenze potrà approfondire argomenti con personaggi di spicco e se presidente di un’associazione o circolo essere ospite protagonista. Basta scaricare i form di partecipazione sul sito www.nevedonna.it. Iscrivendosi come ospite visitatore entro il 15 febbraio con la quota di 20,00 euro si partecipa a tutte le giornate, beneficiando gratuitamente di consulenze, trattamenti e checkup nella giornata dedicata al Benessere e di un buono di 10,00 euro da utilizzare al Centro Benessere di Andalo entro il 30 aprile. Ciascuna potrà trovare la formula più adatta per non mancare a NeveDONNA; è possibile infatti partecipare alle singole giornate o approfittare di un weekend o di una vacanza

nella settimana di carnevale con famiglia e amici, prenotando gli speciali pacchetti hotel NeveDONNA, sul sito, con formule da 1 a 7 notti tutto compreso. Format completamente rinnovato rispetto all’edizione precedente, NeveDONNA 2011 lancia l’invito ad incontrarsi sulle nevi del Trentino a tutto l’universo femminile: alle donne per dare visibilità alla propria azienda, attività, persona, operatività; allargare la propria rete di conoscenze, personali e professionali;

Info Faber Eventi & Turismo Tel. 0464.720273 Cell. 335.5374785 info@fabereventi.it www.nevedonna.it. iniziare un’attività; ritagliarsi del tempo utile e prezioso; alle aziende che si rivolgono al target femminile, in tutti i settori, dallo svago al tempo libero, dalla salute al benessere, dallo sport alla famiglia; alle associazioni, ai club e circoli che intendono promuovere la propria attività e i propri eventi e progetti e allargare la propria rete; a Enti e Istituzioni locali, provinciali, nazionali, che vogliono comunicare con la donna, informare e coinvolgerla. “Fare rete per crescere” è un’esigenza che Faber Eventi&Turismo ha colto in pieno, pensando ad un vero e proprio marchio a sottolinearne la specificità e la qualità: TNETWO Trentino Network Donna. Primo appuntamento, appunto, l’evento NeveDONNA. TNetWo è un progetto che verrà presentato a NeveDONNA, destinato alle donne trentine per mettersi in relazione con altre realtà nazionali e internazionali; un contenitore di conferenze, eventi, meeting e tanto altro per la donna e con la donna, che attraverso occasioni di networking, può valorizzare se stessa e il proprio ruolo sociale e professionale. ■ 59

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di Walter Nicoletti foto Alessandro Ghezzer

Poesia SUlle ciaspole www.girovagandointrentino.it

Con le Ciaspole per riscoprire la poesia dell’inverno: La Ciaspolonga del monte Gazza e la Ciaspolera del monte Bondone

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abbè lo ammetto: anche il sottoscritto ha scoperto le ciaspole. E grazie alle “racchette da neve” sto riscoprendo l’anima nascosta dell’inverno. Una scoperta tardiva, ma sempre molto interessante. In primo luogo perché si tratta di un modo di camminare sulla neve che apre molte possibilità, ad iniziare da quelle che potremmo definire “anagrafiche”. Le ciaspole sono infatti mediamente e moderatamente indicate per tutte le età e come tali sono un invito a muoversi e a riscoprire il gusto di avventure più o meno domestiche. In secondo luogo sono un ottimo strumento per inoltrarsi con dolcezza nella natura, per osservare le impronte degli animali sulla neve, per sintonizzarsi con il silenzio degli altipiani, per parlare a bassa voce con un amico. Le ciaspole sono così diventate un fenomeno di massa che riguarda migliaia di turisti ed amanti della montagna e proprio per questo è importante scegliere itinerari sicuri e che non danneggino la selvaggina. Anche per questo in molte località delle Alpi si è deciso di segnalare i percorsi 60

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che si possono fare con le racchette da neve. In Svizzera, ad esempio, vengono marcati oltre 250 percorsi per un totale di circa 2 mila chilometri di sentieri “ciaspolabili”. Un altro fenomeno riguarda la nostra regione dove diverse aziende di promozione turistica hanno risposto alla “febbre da ciaspole” organizzando delle vere e proprie settimane bianche con le racchette da neve. La troupe di Girovagando in Trentino è stata testimone di alcuni di questi eventi ed ha registrato la tendenza in atto in questo particolare

ramo della vacanza attiva. Dagli Altipiani alle Dolomiti, dal Lagorai all’Adamello, le ciaspole affascino esperti e profani, adulti e bambini per le tante possibilità che offrono. Ci è capitato in particolare di seguire due manifestazioni promosse dall’Apt di Trento, monte Bondone e Valle dei Laghi. La Ciaspolonga del monte Gazza e la Ciaspolera del monte Bondone sono un esempio di come le racchette da neve possono contribuire alla scoperta e al rilancio di particolari territori. Il monte Gazza, la catena montuosa

delimitata a nord dalla Paganella, ad ovest dalla Valle dei Laghi e a meridione dalla forra del Limarò sul Sarca, rappresenta, specie in inverno, un ambiente ancora selvaggio ancorché accessibile e sconosciuto ai più. Con la Ciaspolonga, grazie al grande contributo volontario degli alpini di Covelo, si può approfittare di un momento di grande partecipazione e di scoperta di questo ambiente e soprattutto di questo panorama unico quanto straordinario. La Ciaspolera rappresenta invece un ottimo esempio di “riscoperta” del lato spesso nascosto della montagna di Trento: quello della natura, delle sue foreste e dei suoi pascoli. Sensazioni ed emozioni che non rappresentano necessariamente una alternativa allo sci alpino praticato grazie agli impianti di risalita, ma una forma complementare per vivere la montagna in tutte le sue dimensioni. Per questi motivi Girovagando dedicherà uno speciale a queste manifestazioni nel corso di questo mese di febbraio con l’obiettivo di comunicare una serie di buone idee per lo sviluppo della montagna e del nostro ■ turismo.



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di Antonia Dalpiaz

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l sipario di febbraio si apre su un testo davvero intrigante, capace, da secoli, di accendere fantasie ed immaginazione. Si tratta de il “Decamerone” con il sottotitolo “amori e sghignazzi”, dal Decamerone di Boccaccio, xxxxx adattato per la scena da Ugo Chiti, che torna puntuale, come ogni anno alla Stagione di Prosa di Trento. Sarà all’Auditorium dal 3 al 6 febbraio con l’Arca Azzurra, per proporci questo testo paragonato ad una grande commedia umana, governata dalla Fortuna, dall’Ingegno e dall'Amore. Tre delle quattro novelle scelte da Chiti sono comiche ed una invece ha un indirizzo drammatico. Ma tutto il lavoro vive di travestimenti, doppiezze, amori, sacrifici, senza mai – recita la locandina – cadere nel volgare, ma rispettando comunque la forza del testo di riferimento, senza falsare le situazioni. Il 4, 5 e 6 febbraio al Teatro Portland di Piedicastello è in scena “Tonight Lenny Bruce” di Andrea Brunello (che ne è anche interprete), Davide Colavini e Michele Ciardulli (regista). Il testo fa riferimento a Lenny

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Shylock e frankenstein Un ventaglio di proposte interessante quello che febbraio offre agli appassionati del teatro. Si va dal classico decamerone AlL’innovativo e premiato “Doctor frankenstein” Bruce, grandissimo comico, morto per overdose a Hollywood nel 1966, a 40 anni. Lo spettacolo vuole raccontare le sue battaglie civili di allora contro l’ipocrisia, in un confronto con il mondo di oggi. Il 10 febbraio al Cuminetti, per la rassegna Trento Oltre, il Teatro Stabile d’Innovazione di Lecce propone “Doctor Frankenstein”, liberamente tratto dal “Frankenstein” di Shelley, per la regia di Salvatore Tramacere e Fabrizio Pugliese (che per questa interpretazione ha ottenuto il premio come miglior attore al Fadjr Festival di Teheran). Durezza e comicità si alternano

in questo spettacolo in cui il celebre scienziato moltiplica gli esperimenti e le creature, compresi i suoi stessi figli, che gli dimostreranno la follia della sua onnipotenza. Da giovedì 17 a domenica 20 febbraio, Marina Bonfigli e Antonio Salines, diretti da Giuseppe Emiliani, saranno fra gli interpreti de “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, una delle opere più celebri dell’autore veneziano, scritta nel 1750. Anche in questo testo i personaggi fanno vivere una piazza della città lagunare con le proprie storie quotidiane, i piccoli, grandi fatti, la loro umanità.

La Compagnia Teatro Carcano è stata fondata dal grande Giulio Bosetti, scomparso lo scorso anno. Atteso appuntamento con Moni Ovadia dal 24 al 27 febbraio con “Shylock - Il mercante di Venezia in Prova” di Roberto Andò e Moni Ovadia da Shakespeare. Il celebre attore, accompagnato dalla Moni Ovadia Stage Orchestra presenta un allestimento ispirato al “Mercante di Venezia”. Con lui in scena Shel Shapiro: insieme daranno il via a riflessioni sull’antisemitismo, con suggestioni che spaziano dalla cultura ebraica a quella più squisitamente pop. ■


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di Antonia Dalpiaz

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l 3 febbraio, Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti, diretti da Giampiero Solari, saranno gli interpreti di “Art”, una commedia che parla di arte e di amicizia. Il tutto ruoterà intorno ad un dipinto molto costoso, acquistato da uno di loro, che scatenerà tutta una serie di confronti-scontri sul significato e sul valore dell’arte astratta. Giovedì 10 febbraio, appuntamento con il teatro civile: “Giuseppe Ayala: chi ha paura muore ogni giorno – I miei anni con Falcone e Borsellino” tratto dall’omonimo libro edito da Mondadori. Con lui, in scena, Angela Tuccia. Regia di Gabriele Guidi. Il teatro diventra spazio della memoria,

Chat a due piazze Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti, Giuseppe Ayala, Raffaele Pisu, Lorenza Mario: grandi nomi del teatro a rovereto con Barbara, deve fare i conti con un inatteso imprevisto: sua figlia di primo letto ed il figlio della seconda si conoscono in chat su Internet e decidono di incontrarsi. Di qui partirà una spassosa serie di equivoci. Mercoledì 23 febbraio spazio a “Oblivion Show”, già rappresentato con successo a Trento, che vede in scena

cinque cantattori bolognesi d’adozione, diretti da Gioele Dix. I bravi artisti intrecciano, deformano, riciclano le canzoni che hanno fatto storia, dal Quartetto Cetra a Vasco Rossi. E sapranno raccontare le tragedie di Shakespeare in otto minuti. Il tutto condito di gag e musica. Venerdì 25 febbraio, è il momento della danza con “A li-

bera figura”, progetto e coreografie di Antonella Bertoni e Michele Abbondanza (che cura anche la regia). La distanza diventa lo strumento per bloccare la paura di venir toccati e procura ai singoli il coraggio di liberarsi dall’involucro protettivo della massadensità. Gli individui si decentrano, sviluppando nuove narrazioni, altri significati. ■

Coordinamento teatrale trentino

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a quasi vent’anni dal drammatico 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il lavoro pone l’attenzione sulla Sicilia, su Cosa Nostra, sulla politica italiana di ieri e di oggi. E alla fine, Ayala scende in platea e risponde alla domande degli spettatori, sedendosi fra loro. Lunedì 14 febbraio, Fabio Ferrari e Lorenza Mario, con la partecipazione straordinaria di Raffaele Pisu, sono fra gli interpreti di “Chat a due piazze” il seguito di “Taxi a due piazze” (vent’anni dopo), la nuova commedia di Ray Cooney. Mario Rossi, tassista, sposato da vent’anni sia

l Palacongressi di Riva il 2 febbraio Alessandro Bergonzoni è il protagonista di “Urge”. Il 4 febbraio al teatro Comunale di cavalese ed il 5 al Teatro San Pietro di Mezzolombardo, il Teatro Kismet presenta “Il malato immaginario” da Molière. Sempre il 5 febbraio al teatro Sartori di Ala Paola Pitagora è la protagonista di “Honour” di Murray Smith. Stessa sera al teatro Monte Baldo di Brentonico Il teatro degli Incamminati è di scena con “Chicago Snakes Reunion”. Sempre il 5 al teatro Paladolomiti di Pinzolo Grazia Scuccimarra mette in scena “Noi, le ragazze degli anni sessanta”. Il 10 febbraio appuntamento al teatro Don Bosco di Pergine Valsugana con Amanda Sandrelli in “Non c'è tempo, amore”. Sabato 12 febbraio al Teatro Comunale di Aldeno Mario Cagol presenta il suo monologo “Dormo e s’ciao”. Sempre il 12 al Teatro Covi di Sarnonico ed il 26 al Teatro Monte Baldo di Brentonico Lucio Gardin si propone in “Lucio 2011”. Il 19 febbraio al Teatro Parrocchiale di Tezze è di scena “Cirano di Bergerac” con Corrado d’Elia. Sempre il 19 al Teatro Casa della Comunità di Nago Federica Festa presenta “Rosso Fisso - l’ora dei perchè di una donna di sinistra”. Stessa data, al teatro parrocchiale di Spiazzo, Enzo Jacchetti è il regista di “Questa sera cose turche”, testi di Giorgio Centamore. Il 24 febbraio al Centro Scolastico di Borgo Valsugana Il teatro degli Incamminati presenta “Faust: la commedia è divina” di Carlo Rossi. Il 25 febbraio al Teatro Comunale di Tione Il Teatro degli Incamminati è di scena con “Amleto avvisato mezzosalvato-commedia con fantasma”. Sempre venerdì 25 al Salone delle Feste del Casinò di Arco, Massimo Bagliani è il protagonista di “Dove andremo a finire” da lui scritto assieme a Enrico Vaime. Stessa data, al teatro Comunale di Tesero il Teatro Stabile di Verona propone “Il Bugiardo” di Carlo Goldoni. Sabato 26 al teatro San Pietro di Mezzolombardo, Paolo Rossi è il protagonista de “Serata del disonore - repertorio antologico patafisico e criminale”. Stessa data, al Teatro Sartori di Ala, Andrea Brunello è il protagonista di Sloi Machine, regia di Michela Marelli.

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www.giorgiopanariello.it

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ario il bagnino, il bambino Simone, il pierre della discoteca Kiticaca di Orbetello tutto-marsupio-e-poco-cervello, Merigo l’ubriaco. Sono questi alcuni dei personaggi che hanno consacrato Giorgio Panariello fra i big della risata italiana dell’ultimo decennio. Il comico toscano porterà a Trento il suo nuovo show – che ha un titolo decisamente pungente: “Panariello non esiste”, – il 12 febbraio all’Auditorium di Trento. In esso proporrà alla sua maniera una serie di monologhi ispirati all’attualità e nuovi personaggi. La tournée, che si snoderà per tutta la penisola fino ad aprile 2011, porterà lo showman nei principali teatri e palasport italiani dove si sta registrando ovunque o quasi il sold out. In questo suo nuovo show Panariello, oltre a riabbracciare i suoi vecchi personaggi, in-

Panariello non esiste Il comico toscano porterà a Trento il suo nuovo show, dal titolo pungente, sabato 12 febbraio all’Auditorium trattiene il pubblico con inediti monologhi ispirati all’attualità. Non mancheranno nello spettacolo maschere inedite come Il Vaia, il commentatore da bar dei fatti della vita e Luigi, il maestro di ballo fintobrasiliano per fare un paio di esempi. Uno showman quasi d’altri tempi Giorgio Panariello di cui ricordiamo anche un travolgente spettacolo al Pa-

lasport di Trento in cui mostrò i suoi tanti volti amatissimi dal grande pubblico. Poi ci sono le imitazioni: su tutte quelle di Renato Zero. E poi Julio Iglesias e Del Piero. Panariello ha iniziato la sua carriera nelle tv private toscane a fianco di Carlo Conti. Nel 1997 è Maurizio Costanzo a credere in lui facendolo debuttare al Teatro Parioli di Roma con lo

spettacolo Boati di silenzio, con cui ottiene uno straordinario successo di pubblico e di critica. Nel 2000, al comico toscano viene affidato “Torno Sabato”, varietà in prima serata su Raiuno per il quale si aggiudica, come personaggio dell’anno, sia il Telegatto che l’Oscar Tv. L‘anno successivo ritorna a teatro accompagnato dal musicista e cantante Paolo Belli, con un nuovo spettacolo “Panariello... chi?”, mentre a settembre gli viene affidato lo show televisivo itinerante “Torno sabato, la lotteria”. ■

con Punto.Cabaret la risata È naturale

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opo il successo della prima stagione comica, al Music.video.lounge Ventuno.Uno di Trento riprende la stagione comica di Punto.Cabaret, l’unico appuntamento a Trento che dà spazio alle esibizioni di giovani cabarettisti locali e provenienti da tutta Italia. In particolare il gestore Carlo Stenech, con la collaborazione alla Direzione Artistica del trio Toni Marci, fino a marzo, ogni domenica sera per ventuno appuntamenti, propone serate di live cabaret all’insegna delle risate e del divertimento. Presentatori delle serate gli stessi Toni Marci, affiancati nei panni di vallette ufficiali delle serate da alcune ragazze provenienti dalle selezioni del concorso di bellezza “La Bella d’Italia” organizzato da Promoevent service, novità rosa della stagione. Per dare ancora più qualità alla stagione e assicurare serate esilaranti e uniche il cast 2010/2011 è

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composto di undici comici confermati dall’anno scorso, provenienti dal Zelig on the Road Lab, e nove nuovi comici professionisti provenienti dalle più note trasmissioni del settore. A gennaio, dopo la pausa natalizia, si è ripartiti con comici provenienti da diverse città d’Italia: Catania, Siracusa e Pisa; a febbraio si terminerà con l’Emilia-Romagna patria adottiva del grande comico Walter Chiari. Un tour per assaporare i diversi generi comici, usi e costumi. Tanta Italia, ma anche spazio ad alcuni comici locali: Nicola Sordo, Daniele Remondini, Gio Baldi e i Comic Soon. Ciliegina sulla torta, la partecipazione di Maurizio Lastrico la rivelazione di Zelig Circus 2010. Il voto del pubblico è un’altra novità, il comico che otterrà la media più alta sarà gradito ospite di una seconda serata a fine stagione. Si consiglia la prenotazione di tavoli per cene e spettacoli (349.7703911, Carlo). Per informazioni: Promoevent Service – Via Matteotti, 3 – 38122 Trento. Tel/Fax 0461.910788 – Cell. 348 9320138 - info@promoevent.it. Orario prevendite: dal Lunedì al Venerdì: 9-12/16-19.30. Sabato dalle 9 alle 12.


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di Fabio De Santi

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i tratta di uno di quei cantautori che si fa sempre fatica a catalogare e a definire: Gianluca Grignani. Un artista dall’anima rock, ma apprezzato anche dal pubblico più pop; che alterna momenti di notevole ispirazione creativa, come quello che sta attraversando ora, ad altri un po’ più grigi, anche se resta sempre, beninteso, uno dei più amati autori italiani dell’ultimo ventennio. Gianluca Grignani sarà dunque a Trento lunedì 28 febbraio nell’ambito del “Romantico Rock Show Tour“. La scelta del ritorno nei teatri è stata determinata in gran parte dalla decisione, fortemente voluta dall’artista, di riprodurre, sperimentare e presentare, per la prima volta al grande pubblico, il suono in quadrifonia: una tecnica di diffusione del suono che prevede il posizionamento di casse non solo di fronte al pubblico, ma anche alle sue spalle e che implica un bilanciamento di acusti-

gianluca grignani L‘artista dall’anima rock, apprezzato anche dal pubblico più pop, sarà a Trento lunedì 28 febbraio nell’ambito del suo “Romantico Rock Show Tour“ ca che solo i teatri possono consentire. L’intento di Grignani è quello di coinvolgere completamente gli spettatori, ponendo al centro dello spettacolo innanzitutto la sua musica, per creare l’effetto di un grande “abbraccio musicale” che consenta una reale ed emozionante interazione tra palco e platea. Ed è proprio la sperimentazione alla base di ogni esperienza musicale del cantautore milanese che è già impegnato a studiare l’arrangiamento più adeguato che possa rendere

al meglio il suono in quadrifonia. “Romantico Rock Show Tour” sarà inoltre l’occasione per ascoltare, per la prima volta dal vivo, i brani contenuti nell’omonimo album, ultimo fortunato lavoro di Grignani entrato subito nelle prime posizioni della classifica italiana, risultando la più alta new entry della settimana. Ad accompagnare sul palco Gianluca Grignani la sua band: Andrea Tripodi (chitarre, tastiere e programmazione), Diego Scaffidi

(batteria), Alessandro Parilli (basso) e Mattia Tedesco (chitarra). Un live dalle forme rock, appunto, in cui si attraverseranno tutti gli album di questo artista la cui carriera è iniziata, lo ricordiamo, ufficialmente nel 1994, con la partecipazione per la categoria Giovani al 44° Festival di Sanremo, con il singolo “La mia storia tra le dita”. Fra i suoi maggiori successi anche “Destinazione Paradiso”, “Falco a metà”, “Il giorno perfetto”, “Le mie parole” e “Che ne sarà di noi”. ■

I MARLENE KUNTZ a LEVICO terme l‘11 FEBBRAIO

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videntemente l’atmosfera del Trentino e di Levico in particolare fa bene ai Marlene Kuntz. La band piemontese, dopo l’esperienza di due anni fa, ha deciso di allestire nel centro della Valsugana anche lo spettacolo live del suo nuovo tour. I Marlene Kuntz saranno infatti a Levico nei giorni che precederanno la data zero prevista per venerdì 11 febbraio al Palalevico ed organizzata cosi come tutta l’iniziativa da Piattaforma Eventi. Il gruppo, guidato dal carismatico Cristiano Godano, presenterà le canzoni del nuovo album, “Ricoveri virtuali e sexy solitudini”, uscito a fine novembre. Un disco che mette in evidenza anche un anima decisamente più rock dei precedenti. Il cd è stato anticipato dal singolo “Pao-

lo anima salva” in cui si cita esplicitamente “Anime salve” di Fabrizio De Andrè. Se l’ultimo tour dei Marlene quindi aveva avuto forme vicine a quelle unplugged il nuovo live si prevede dai toni più elettrici ed inquieti. Per comprendere la poetica di questo disco basta ascoltare l’apertura affidata a “Ricovero virtuale”, dove Godano affronta il tema di una dimensione appunto virtuale dove nulla è reale e in cui, pur scaricando dal web un sacco di musica, non si è più capaci di ascoltare nulla o quasi con attenzione. Fra i must dei Marlene ricordiamo il debutto di “Catartica”, correva il 1994, “Il vile”, “Ho ucciso Paranoia” e “Senza peso”, in un percorso discografico comunque sempre di alto livello e di ricerca sonora.

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www.filarmonica-trento.it

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ono tre gli appuntamenti di febbraio proposti nel cartellone degli eventi concertistici della Società Filarmonica di Trento. Mercoledì 9, protagonisti Andrea Lucchesini, pianoforte e Giuseppe Russo Rossi, viola, al fianco del Quartetto xxxxx di Cremona con un programma di sala che prevede l’esecuzione di L. von Beethoven Sonata “Appassionata” in fa min. op. 57 n. 23; Quartetto in Fa magg. op. 59 n. 1; Concerto per pf. in Sol magg. n. 4 op. 58. Ritorna dunque in Filarmonica Andrea Lucchesini,

louis Lortie e gli altri il cartellone di eventi concertistici della Società Filarmonica di Trento sorprende per la rilevanza dei nomi proposti. Quartetto di cremona, Turtle Island Quartet e altri grandi talenti periodo classico al contemporaneo faranno da sfondo al concerto“The art of the groove” di venerdì 18 febbraio, con il Turtle Island Quartet, in una serata che si annuncia esperienza stimolante e imperdibile con quattro strumenti creati nel Seicento alle prese con i linguaggi del terzo Millennio.

pianista amato dal pubblico trentino, così come il Quartetto di Cremona, secondo quartetto della Stagione, in un affascinante programma che coglie la creatività di Beethoven negli anni 1805-7, in una sequenza di numero d’opus (57, 58, 59) che toglie il fiato all’ascolto. Il Quartetto di Cremona nasce nel 2000, durante un periodo di studio all’Accademia Stauffer di Cremona con Accardo, Giuranna e Filippini. In breve si afferma come una delle realtà cameristiche europee più dinamiche grazie ad un continuo impegno nell’approfondimento musicale, integrato da una comunicativa spontanea sul pubblico. Improvvisazioni ed elaborazioni attorno a musiche dal 66

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Con il duo formato da Pavel Gomziakov, violoncello e Louis Lortie, pianoforte, lunedì 28, si ascolteranno musiche di F. Liszt , A. Zemlinskk e R. Strauss. Un grande violoncellista, un programma intrigante, una nuova occasione per risentire anche Louis Lortie, pianista fra i più apprezzati e seguiti

del mondo per l’originalità e l’individualità che riesce a conferire ai canoni interpretativi della tastiera. The Times, descrivendo il suo stile come “immacolato e immaginativo”, ha identificato in Louis Lortie una “combinazione di spontaneità e maturità che solo i grandi pianisti hanno”. ■

ITALIA WAVE 2011: ECCO LE BAND REGIONALI

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ono state scelte le band del Trentino Alto Adige che parteciperanno alle selezioni regionali per l’edizione 2011 di “Italia Wave”, il concorso nazionale rivolto a tutte le formazioni musicali e agli artisti solisti che propongono pezzi originali. I numeri parlano chiaro sull’interesse suscitato anche quest’anno da Italia Wave; sono 55 infatti i gruppi ed artisti solisti iscritti a quello che si può considerare come il principale concorso italiano di questo genere. Le selezioni live si svolgeranno nel periodo compreso tra il 1 febbraio ed il 10 aprile con una serie di appuntamenti che per quanto riguarda il Trentino verranno ospitate al Paradise Art Caffè di Cles, al Nido Verde in Val di Ledro, alla Talpa a Miola di Pinè. Ogni regione assegnerà al gruppo vincitore delle finali regionali il titolo di migliore band regionale, cui spetteranno i seguenti premi: diritto ad esibirsi sui palchi di Italia Wave Love Festival a luglio 2011; possibilità di utilizzare il marchio “Best Italia Wave Band 2011” della regione di provenienza, su tutto il materiale promozionale del gruppo/artista per un anno. Questi dunque i gruppi on stage per quanto riguarda il Trentino: 4 Stoos, Against The Neighbour, Alchimia, Andrea Viviani, Betwin Friends, Be.Low, Behind The Day, Chiaro Scuro, Demetra, Disposable Noise, DomaILVento, Eco del Baratro, Fango, Feedback in Warszaw, Gli Snails, Hot Funky Style, Jet Lag, Junow, Le Origini Della Specie, Lunauta, Mad 'N Mud, Mauster, Mr. Pinkle, Narkan, Oil On Canvas, Other World, Out Of Bed, Piccole Porticine Scorrevoli per gatti, Progda, Proteus Quartet, Rude Runner, Sierra Nevada, Solver, Sunday Drivers, Superflue, Swill For Families, The Bankrobber, The Swines, Train in Spain, Vetrozero, Wooden Collective Trio.



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di Fabio De Santi

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ncora tu, non mi sorprende lo sai? Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”: si potrebbero davvero prendere a prestito i versi del duo Battisti-Mogol per incominciare a raccontare il ritorno dei Pooh a Trento. Quella del 12 settembre 2009 al Palasport di Trento doveva essere infatti l’ultimo live anche nella nostra terra dei mitici orsetti del pop italico. Il gruppo aveva infatti annunciato in pompa magna la scelta del batterista Stefano D’Orazio di lasciare la band dopo 38 anni di carriera artistica. Una notizia che aveva lasciato i fans dei Pooh sgomenti, anche se non è che ci avessero creduto in molti al possibile scioglimento della storica band per quella defezione... E così puntualmente è stato. A distanza di due anni, infatti, i Pooh ritornano, così, ad esi-

nuovi, immortali, pooh A distanza di due anni dal loro ultimo concerto a Trento, i Pooh ritornano nel capoluogo trentino, con il concerto di lunedì 21 febbraio. In tre...

Stefano d'Orazio: per la prima volta i Pooh si esibiscono senza lo storico batterista

birsi nel capoluogo trentino, con il concerto di lunedì 21 febbraio organizzato dalla Showtime, presso l’Auditorium S. Chiara. I mitici Pooh, infatti, non solo non hanno voluto abdicare al loro ruolo di pop band italiana più amata di sempre, ma hanno anche rilanciato facendo uscire nell’ultimo scorcio del 2010 un disco di inediti intito-

lato “Dove comincia il sole” e ovviamente sistemato, come vedremo, una nuova line up. Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian saranno i protagonisti di un palco “senza tempo”, circondati da una scenografia che riporta l’immaginario del pubblico a “quella terra priva di confini dove nasce la libertà” cantata in “Dove Comincia il

Lo zandonai alla prova della “quinta” di beethoven

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artedì 1 febbraio si apre, in grande stile, la stagione concertistica 2011 dell’orchestra da camera di Trento Ensemble Zandonai con la proposta di un concerto lirico -sinfonico che avrà luogo a Trento, nella Chiesa del Seminario Minore (ore 20.45 - ingresso libero). Il progetto artistico “Insieme per la Musica” nasce da una collaborazione tra due importanti realtà musicali presenti sul territorio: l’Istituto Diocesano di Musica Sacra e l’Orchestra da Camera di Trento - Ensemble Zandonai. L’idea del concerto scaturisce da una volontà comune di creare manifestazioni artistiche di alto livello e allo stesso tempo dall’intenzione di offrire importanti esperienze professionali ai giovani musicisti. Il concerto vede come protagonisti musicisti (orchestrali e coristi) professionisti e giovani diplomati. Si può a buon diritto parlare di un vero “tutoraggio” artistico

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sul modello di grandi accademie europee. La scelta del programma prevede l’esecuzione della Quinta Sinfonia di Beethoven e del Salmo 95 di Mendelssohn ed è strettamente legata all’intenzione degli ideatori del progetto di indagare e divulgare il grande repertorio sinfonico e liturgico per coro e orchestra. I protagonisti della serata sono l’orchestra da camera di Trento -Ensemble Zandonai (per l’occasione formata da una quarantina di elementi), il coro “In dulci Jubilo” espressione dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra di Trento, curato per l’occasione dal maestro Tarcisio Battisti e i tre giovani solisti: Isabella Pisoni e Dania Tosi, soprani e Fabio Bonatti, tenore. La direzione musicale è affidata al maestro Giancarlo Guarino, reduce dai recenti successi con l’orchestra Cantelli di Milano e l’orchestra da camera di Brescia.


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Sole”. Al fianco dei Pooh si esibiranno Danilo Ballo alle tastiere, Ludovico Vagnone alle chitarre e, alla batteria, si avvarranno della tecnica e dell’esperienza di Phil Mer che, nonostante la giovane età, ha già lavorato con Pino Daniele, Malika Ayane e tanti altri. I “nuovi” Pooh in questi live presenteranno i brani del disco “Dove comincia il sole“, oltre ai loro più grandi successi, molti dei quali riarrangiati e riproposti col nuovo sound della band. Come sempre accade, gli show dei Pooh sono studiati sia dal punto di vista dei suoni che dalla cura di ogni dettaglio, così come per gli arrangiamenti dei brani. Nulla insomma è lasciato al caso nella macchina da pop sonora dei Pooh e i fans attendono con grande curiosità questo ritorno on stage per ritrovarsi a cantare insieme, ancora una volta almeno, i grandi classici di un gruppo che ha saputo coinvolgere più generazioni. Il segreto della loro lunga carriera lo hanno rivelato con queste parole: “La nostra forza è il nostro modo di concepire la musica stessa: probabilmente i brani che facciamo fanno pensare, emozionano, fungendo da colonna sonora e accompagnando i vari momenti della vita. Questa la funzione che deve avere la musica perché va a toccare le corde dell’emozionalità, quin-

di i musicisti si assumono anche una bella responsabilità”. Il primo nucleo dei futuri Pooh, che non si chiamavano Pooh ma bensì Jaguars, nasce nel 1964 a Bologna, ad opera del batterista Valerio Negrini e di un giovane chitarrista di estrazione orchestrale, Mauro Bertoli. Dopo vari cambiamenti, alla fine del 1965, si arriva alla prima formazione un po' più stabile: Valerio Negrini (batteria), Mauro Bertoli e Mario Goretti (chitarre), Giancarlo Cantelli (basso) e Bruno Barraco (tastiere). Nel 1965 ci sono stati due avvicendamenti: Bob Gillot al posto di Barraco e Gilberto Faggioli al posto di Cantelli. Nel gennaio 1966 ottengono un contratto con la Vedette, la casa discografica di Armando Sciascia che, avendo perso proprio in quel periodo l'Equipe 84, sta cercando un nuovo gruppo beat. Poiché però esiste un gruppo romano con lo stesso nome (i Jaguars), e che ha già inciso un 45 giri, si deve trovare una nuova denominazione: quella che viene scelta (su suggerimento di Aliki, segretaria di Sciascia) è ispirata a Winnie-the-Pooh, il famoso orsacchiotto della letteratura per l'infanzia. Ecco che allora nascono i Pooh, nel 1966. Quarantacinque anni dopo, eccoli ancora sul palco, seppure a ranghi ridotti, a Tren■ to.

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di Lara Deflorian

alle radici del movimento e della vita

L

a stagione della danza proposta dal Centro servizi culturali S. Chiara di Trento, propone in questo mese un’incursione in una cultura esotica poca conosciuta come la danza aborigena australiana. Il 18 febbraio al teatro Sociale potremo così assistere allo spettacolo messo in scena dal Bangarra Dance Theatre, gruppo il cui nome significa “fare fuoco” e che deriva da una tribù del Nuovo Galles del Sud. Affondando le radici nella primordiale tradizione aborigena, questa compagnia presenta un articolato mix di storia e cultura aborigene delle isole dello stretto di Torres, che collega il nord dell'Australia con la Nuova Guinea, con le influenze della danza contemporanea. Carole Johnson ha fondato nel 1989 il Bangarra Dance Theatre, diretto ormai da 18 anni da Stephen Page, al fine di unire, celebrare e 70

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Il 18 febbraio, al teatro Sociale, lo spettacolo del Bangarra Dance Theatre, gruppo che deriva da una tribù del Nuovo Galles del Sud. giovedì 10 febbraio al teatro San Marco due creazioni: “Ali“ di Viola Ongaro e “Hero” con Riccardo Meneghini e Charlier Fouchier rispettare la cultura delle popolazioni indigene australiane, valorizzando il patrimonio di musica e danza che affonda le radici in 40mila anni di storia. Oltre ad essere stato insignito due anni fa dell’ono-

rificenza del NSW Australian of the Year, Page è divenuto mentore degli artisti emergenti in quanto fautore dello sviluppo della nuova generazione di cantastorie. Il Bangarra Dance Theatre ha

inoltre curato la sezione delle danze “native” alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Sydney nel 2000 e tutte le produzioni hanno come fulcro la creatività musicale di David Page, uno dei più validi compositori aborigeni del panorama contemporaneo. A Trento, questo interessante ensemble presenterà Spirit, una creazione che trae ispirazione dal “dreamtime” (tempo del sogno), il periodo della creazione del mondo e degli esseri viventi, secondo la mitologia degli aborigeni. Dall’ultimo respiro del tra-


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monto alle prime luci dell’alba il mondo viene creato e il pubblico è coinvolto in un misterioso spazio segreto in cui “creature rettili strisciano da oscure caverne, una falena emerge dal suo bozzolo, la terra erompe creando montagne e laghi”. Sempre a proposito dello spettacolo Page, il direttore artistico della compagnia riferisce: “È un incontro tra società urbana, classico sognante e pura danza astratta; per questo il nostro è un linguaggio universale. Passione, emozione e rispetto, questo è ciò di cui le persone hanno bisogno per sopravvivere.” Sempre il 18 febbraio alle ore 17 alla Sala Medioevale del teatro Socia-

le, ci sarà un incontro finalizzato ad un approfondimento del lavoro del Bangarra Dance Theatre e della danza aborigena australiana. In questo mese segnaliamo inoltre un altro importante appuntamento, inserito nella rassegna Danza Formato [6X8], che propone pérformance di danza contemporanea e di teatro-danza di artisti trentini e non solo. S’inseriscono inoltre in questa sua seconda edizione il progetto Finestra Giovani, un percorso di formazione finalizzato ad accompagnare i giovani artisti partecipanti al passaggio della pratica professionale della danza, e il progetto Vidas, centrato sul mondo femmi-

nile in cui un gruppo di donne, coordinato dalla compagnia Pluraldanza, esplorerà il mondo femminile attraverso il movimento. Questi progetti saranno presentati in scena al San Marco a fine rassegna, il 31 maggio, assieme alla proiezione del video Zig-Zig, un destino che divaga, realizzato dal regista afghano Razi Mohebi al fine di sostenere la partecipazione degli artisti stranieri alla vita culturale trentina. Intanto giovedì 10 febbraio al teatro San Marco assisteremo a due creazioni: Ali di Viola Ongaro, attiva come coreografa dal 2005 che, dopo essersi diplomata in teatro-danza alla Scuola d’arte drammatica “P. Grassi” di Milano ed essersi specializzata all’estero, ha lavorato con artisti come Ismael Ivo, Elisa Monte, Sergio Antonino, Eugenio De Mello; e Hero di Riccardo Meneghini, artista trentino che, impegnato come insegnante freelance e pérformer, dopo essersi diplomato in educazione fisica e aver frequentato l’Accademia isola danza di Venezia, ha lavorato con coreografi come Russell Maliphant, Rui Horta, Janet Smith e Carolyn Carlson. Se la creazione di Ali, vincitrice del concorso coreografico di MoncalieriDanza, interpretata dalla stessa Ongaro e da Aldo Torta, s’ispira al film Il cielo sopra Berlino di Wim

Wenders e vede l’incontro tra un angelo senz’ali e una donna, accomunati dal bisogno di sentirsi reciprocamente e di essere liberi, in Hero (Eroe) Riccardo Meneghini e Charlier Fouchier sono impegnati in un duetto che esplora gli aspetti estetici dell’identità, là dove l’eroe si nasconde dietro maschere senza espressione, attraverso la bellezza e la seduzione ideologica che si trova nella pittura rinascimentale e nella mitologia greca. I prossimi appuntamenti della rassegna saranno il 10 marzo, con una creazione di Valentina Moar e un’altra di Natascia Belsito e Tommaso Monza, il 29 aprile con una coreografia di Claudia Petroni e Manuela Girardi e un lavoro di Solange Schifferdecker e, infine, il 31 maggio con i progetti sopra presentati Vidas con la Compagnia Pluraldanza, Finestra Giovani e con una creazione del Gruppo Con■ tact Merano.

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el riaffermare la propria attenzione per i linguaggi artistici che riflettono la contemporaneità, la stagione musicale della Fondazione Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano prosegue in febbraio (mercoledì 16, vexxxxx nerdì 18 e sabato 19, ore 20, teatro studio) con la prima rappresentazione italiana di My Way To Hell di Matteo Franceschini, con la regia di Volodia Serre. Cast: Chantal Santon (soprano), Damien Bigourdan (tenore), Bruno Helstroffer (chitarre e tiorba), Benoit Bourlet (batteria e percussioni), Matteo Franceschini (programmazioni elettroniche dal vivo e basso elettrico). Immagini di scena di Matthieu Mullot, luci di Jean-Luc Chanonat, costumi di Magali Perrin-Toinin. Coproduzione Arcal (Compagnie nationale de théâtre lyrique et musical), Grand Théatre de Reims e La Cartonnerie. L’opera My way to hell fa inoltre parte del programma per le scuole della Fondazione Teatro. Il progetto didattico è curato da Carlo Delfrato, uno dei massimi esponenti della pedagogia musicale, e si basa sul coinvolgimento attivo dei docenti che a loro volta affrontano in classe i contenuti proposti. Da novembre, sono in corso i vari incontri di aggiornamento per docenti e ragazzi della scuola secondaria di secondo grado. Viene inoltro predisposto un pacchetto di sussidi didattici come la guida per studenti e insegnanti, spartiti, libretto e Audio-CD. My Way To Hell prende le mosse dal mito di Orfeo ed Euridice, terreno ideale per un percorso di ricerca sul testo, musicale e iconico: un viaggio immaginario per raccontare, oggi come ieri, 72

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“My Way To Hell”: l’opera L’Electropera del compositore trentino matteo Franceschini in prima rappresentazione italiana, a Bolzano dal 16 al 19 febbraio l’eterna discesa di Orfeo verso gli inferi, verso l’amore perduto, verso la sua nozione di assoluto, verso la sua Euridice. L’idea che sta alla base dell’opera è partita e si è sviluppata proprio attorno alla moltitudine di capacità espressive che un’artista possiede oggi e con l’intento di forzare le possibilità comunicative. Dal punto di vista

musicale, non si tratta di un collage di citazioni ma di un tentativo di allargare i confini della comunicazione, sonora e concettuale. La presenza di elementi provenienti da repertori diversi (dal barocco al rock contemporaneo) diventa quindi una sorta di elemento generatore di simboli musicali, di gesti, di riferimenti armonici, di com-

portamenti a loro pertinenti che appaiono, scompaiono, prendono forma, si trasformano, si incamminano per la loro strada o si evolvono verso qualcos’altro. È sicuramente anche un lavoro sulla percezione, dove la memoria dell’ascoltatore viene continuamente sollecitata ma allo stesso tempo negata e ■ disillusa.

treNto: I concerti della domenica

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ontinua con il suo ricco programma uno degli appuntamenti ormai classici dell’inverno musicale trentino, quello con la rassegna concertistica I concerti della Domenica. Una serie di appuntamenti, dedicata alla memoria di Giuseppe Mazzeo, per anni anima di questa rassegna, giunta alla sua 28a stagione. I concerti della domenica ha in cartellone nove appuntamenti, ogni domenica dal 9 gennaio al 6 marzo alle 10.30 nella Sala della Filarmonica di Via Verdi, 30 a Trento. Per febbraio sono previsti quattro concerti. La rassegna propone domenica 6 e 13 febbraio il concerto dei musicisti del Conservatorio di musica "Bonporti" (Sandra Stojanovic, pianoforte, con Mladen Dabizljevic, pianoforte, il 6 e Petra Arman, flauto, con Paolo Orlandi pianoforte il 13), domenica 20 febbraio con Quattro mani per un pianoforte (Duo Christine Grecu - Katia Bonadiman pianoforte) e domenica 27 febbraio con "L’integrale delle Sonate per fortepiano e violino" di Mozart (Francesca Vicari, violino, e Stefania Neonato, fortepiano). L’ultimo appuntamento concertistico sarà quello del 6 marzo con l’operetta al femminile "Giulietta's concert".


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SAN VALENTINO

DA PRINCIPESSE (E PRINCIPI)

A

metà tra ironia e gusto kitsch, il regalo più in voga per il San Valentino 2011 è la riproduzione dell’anello di fidanzamento che il Principe William ha regalato alla sua fidanzata, la bella Kate Middleton, e che prima che a lei era appartenuto alla Principessa Diana. Se l’originale costa 300mila euro, per avere la versione fake, ma fedelissima all’originale, proposta dal noto designer Kennet Jay Lane in esclusiva per il canale di shopping QVC (www.qvc.it) bastano 39,76 euro. Ottone e zirconi al posto di oro, diamanti e zaffiri, per un sogno low cost come, probabilmente, è anche quello di trovare un principe azzurro. O più che low cost, forse sarebbe meglio dire low hope, cioè a bassa speranza. Guardatevi in giro, scartabellate nella vostra personale ex-list o in quelle delle vostre amiche, o delle amiche delle vostre amiche: quanti principi azzurri ci trovate? È o non è anche questa storia del principe che arriva sul

cavallo bianco una grande invenzione di marketing, sicuramente pensata da un uomo? Il colpevole in primis è Charles Perrault: sono sue le fiabe de La bella addormentata nel bosco (principe che salva la principessa dall’incantesimo, baciandola) e Cenerentola (che va al ballo, fa innamorare il principe, poi scappa perdendo la scarpina di cristallo e lui che proclama che sposerà la ragazza capace di calzarla), anche se di quest’ultima forse conosciamo meglio la versione dei fratelli Grimm, rei di aver inventato anche Biancaneve (principe che la sposa dopo che si è risvegliata, per sbaglio, dall’incantesimo della matrigna) e Il principe ranocchio, dove una principessa fa amicizia con un ranocchio, che si scopre essere un principe tramutato da un incantesimo malvagio, spezzato solo dal bacio della principessa che ovviamente finisce per sposarlo. Insomma, non è colpa nostra, sono le fiabe con cui ci hanno cresciute fin da piccole che ci hanno

portato a crederci principesse con la missione di cercare principi sempre pronti a salvarci (e a sposarci). La morale, nel Duemila, non è solo che bisogna ben guardarsi le spalle da streghe, matrigne e altri mostriciattoli, ma è anche che di Kate Middleton ce n’è una sola e non siete voi. E il discorso vale anche al contrario: anche di principesse ce ne sono gran poche in circolazione, e spesso invece che darvi un bacio vi tirano contro un muro (come nella versione originale dei fratelli Grimm). Ciò non toglie che, principi o no, comunque, l’amore non ha tempo e non ha età, e se è vero non guarda nemmeno i conti in banca, i castelli, gli yacht o i macchinoni (ma se ci sono, ben vengano!). Non guarda neppure alle feste comandate, ma se ci sono, come San Valentino, perché non festeggiare? In fondo, lui o lei, sono il principe e la principessa del vostro cuore. Almeno finché dura. (F.N.)


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S

e quello che avete in mente è un San Valentino da geisha, sicuramente vi metterete ai fornelli e cercherete di preparare una cenetta con i fiocchi, giusto preludio a un dopocena ad alta gradazione amorosa. Ma se invece la volete far sentire una regina, non c’è niente di meglio che una cena fuori: un grande classico per il giorno degli innamorati. Come fare a non sembrare banali con un romantico invito per un tete a tete a tavola? Scegliere un locale che, in qualche modo, potrà stupire il vostro partner. Tra le proposte più accattivanti per questo San Valentino c’è quella del ristorante Gallo Cedrone di Madonna di Campiglio, che si è inventato una serata dove la cena è servita nel centro wellness dell’adiacente hotel di proprietà, con tanto di uso esclusivo di sauna, idromassaggio, bagnoturco. L’unico neo? L’offerta è riservata solo a una fortunatissima coppia (anche se poi, ci sono i giorni prima e dopo). Se invece è la location con cui volete stupire, il posto giusto è El Molin di Cavalese, haute cuisine in un antico mulino della Val di Fassa, a due passi dal centro del paese. Parigi, la ville Lumiere, le passeggiate sulla Senna, il Moulin Rouge: se vi piacerebbe un San Valentino nella città degli innamorati ma non riuscite a prendere un aereo per andarci, accontentatevi dell’atmosfera parigina, da brasserie di inizi Novecento, dell’Osteria Il Pettirosso di Rovereto. Le vigne sono il vostro pallino? Allora prenotate un tavolo alla Locanda Margon di Ravina di Trento, immersa nei vigneti della maison spumantistica Ferrari: due le proposte, una più easy chic nella formula “Veranda”, una stellata nel “Salotto Golurmet”. Il pesce di lago con una vista è il leit motiv della Terrazza di Torbole,

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14 febbraio cena di s. valentino

18 febbraio millumino di meno

recentemente ristrutturato, mentre all’Aurora di Cimego il piatto forte è la polenta, fatta in mille varianti. Mangiare in un vecchio maso a due passi da Trento è invece possibile se si sceglie il Mas de la Fam, cucina semplice e ambiente informale ma di tono al contempo, mentre in zona Valsugana, a Levico Terme, l’indirizzo giusto è il Boivin, tutto volte e cucina sospesa tra guizzi di creatività e tradizione, con grande attenzione alla materia prima. Le Ciaspole di Fondo è invece il posto giusto per chi vuole un locale fuori porta andando sul sicuro con il menu, tutto da provare. Se però è la semplicità che più semplicità non si può quella che cercate, prendete nota: La Gnoccata, a Trento, in località Ponte Alto. Gnocco fritto e salumi da capogiro, per toccare il cielo del gusto con un dito. Al resto, ci penserà San Valentino.

La serata sarà totalmente a lume di candela con 1000 ceri Musica dal vivo rigorosamente acustica Menù a tema risparmio energetico Riscaldamento a legna

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L’incanto immortale della natura

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a natura è sempre un soggetto che affascina e che costringe l’artista a trovare quel delicato equilibrio tra rappresentazione oggettiva e tocco lirico nato,

prima che dalla mano, dalla propria mente. Molte volte più che la pittura la delicata interpretazione è delegata ad altri strumenti e ad altre tecniche, in primis l’acquerello. L’acquerello può sembra a prima vista una tecnica facile, invece chi si incammina su questa strada ha a che fare con il magico mondo dell’acqua, del colore che fugge, dell’impossibilità di trasformare la macchia in segno o viceversa. Come dire ci si trova di fronte all’aleatorietà e soltanto una mano sapiente sa giostrare il fuori con il dentro. Tra i pochi maestri di quest’arte è da annoverare Franco Testa, celebre illustratore di riviste come Airone, Aqua, Focus, Silva e dei calendari, assai preziosi, chiamati “Erbolario”. A lui è stata dedicata una mostra antologica con il titolo “L’incanto

della natura” dal

Centro Arte Contemporanea di Cavalese, allestita presso

Andrea AMbrogio

L

o Studio d’Arte Andromeda (via Malpaga 17 Trento) ospita fino al 5 febbraio le “Illustrazioni Naturalistiche” di Andrea Ambrogio. Artista autodidatta, Ambrogio svolge la professione di illustratore naturalista dal 1991. Predilige lavorare con acquarello, tempera, china e matita. Nel 2008 e 2009 ha esposto a Londra alla Mall Gallery alle annuali esibizioni della Society of Wildlife Artistis. Nel novembre del 2010 è stato invitato ad esporre i suoi acquarelli e i suoi taccuini alla XI Biennale du Carnet de Voyage a ClermontFerrand in Francia. Collabora con Riserve naturali, Parchi Regionali e Nazionali, per i quali ha pubblicato numerosi libri. Ha realizzato pubblicazioni per Musei di Storia Naturale, Regioni e Province, ha lavorato come illustratore per le riviste OASIS, AIRONE e LE SCIENZE e con la Lipu per illustrazioni e poster didattici. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni naturalistiche per case editrici (es. Muzzio, Giunti, Utet, Airplane). Ha pubblicato alcune raccolte dei suoi lavori in "le rondini volavano sull’acqua i verdi di aprile erano ovunque", "Trebbia.I, le ore sottili" e "Stirone.I, la bellezza del margine", "Nure.I, il Ragola blu" e "Arda.I, l’eterno passato".

le incantevoli sale di Palazzo Firmian (chiude il 25 aprile) e curata da Elio Vanzo e Silvia Saibene. E al tempo stesso

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è l’occasione per

fauna alpina. Opere arricchite dalla presenza di una sezione

far conoscere

inedita, ovvero una selezione di soggetti esotici, ulteriore

e valorizzare il

filone di ricerca di Franco Testa sulle stupefacenti forme

territorio alpino

della natura di mondi lontani. In questo modo l’artista non

visto che i soggetti

solo ci offre una teoria di opere artistiche ma ci invita anche

sono tutti legati a

ad andare oltre l’opera per dedicarci e riflettere su un modo

questo habitat.

diverso di “vedere” e di “pensare” la montagna grazie al

Della vasta

suo apporto di grande illustratore naturalistico che abbina

produzione

all’approfondita conoscenza scientifica di piante e animali il

dell’artista

gusto formale e un sentimento della natura che va oltre la

novarese si

mimesi per giungere ad altissimi esiti artistici.

possono quindi

La mostra intende così essere un invito a stupirsi di fronte

ammirare gli

alla bellezza della natura e a rivedere sotto una nuova

spettacolari

prospettiva la sua miracolosa perfezione: dall’organica

acquerelli ispirati

geometria di una pigna alle complessità ingegneristiche

alla flora e alla

dei nidi fino alle sublimi grandezze delle montagne. Le


trentinomostre tavole ospitate nel Palazzo Firmian, che già di per se merita una visita, evocano tutto l’incanto della natura con una raffigurazione minuziosa, fin nei più piccoli dettagli, e un’armoniosa fusione di animali, piante e paesaggi in composizioni di grande suggestione e poesia. Info mostra: 0462 235416, www.artecavalese.it. Fino al 27 febbraio è possibile ammirare, presso il Mart di Rovereto, la mostra “The

Panza Collection. Conceptual Art” ovvero un viaggio attraverso

una delle più belle e intriganti collezioni private riguardanti l’arte concettuale e di opere che per la prima volta approdano in Italia. 60 gli artisti presenti che hanno indagato, attraverso la predilezione minimalista per le forme ridotte e per la ripetizione derivata non da interessi puramente formali ma da un nuovo rispetto per il ruolo della matematica e della logica nella pratica creativa (Evelyn C. Hankins in catalogo). Gli artisti selezionati pur tra notevoli differenze condividono una caratteristica fondamentale: si sono opposti alle categorie tradizionali di pittura e scultura e hanno proposto una definizione di arte molto più ampia; dalle opere concettuali che privilegiano l’idea rispetto alla creazione di oggetti, alle grandi installazioni che sfidavano le concezioni convenzionali sulla percezione, e mettevano in discussione il confine tra un’opera d’arte e l’ambiente che la circonda. Troviamo così opere di Barry, Darboven, Dibbets, Fulton, Irwin, Kosuth (il maestro), Weiner, Le Witt, Tremlett, Vimercati, Wilson, Wegner, solo per citarne alcuni, Il conte Giuseppe Panza iniziò ad acquistare arte concettuale nel 1969 con una svolta rispetto al decennio precedente, in cui si era avvicinato all’espressionismo astratto e alla Pop Art. Fu attratto in moto totalizzante dalla ricerca essenziale propria del Minimalismo e dei suoi esiti concettuali successivi. Come soleva dire questa non è un’arte ostica o scopertamente intellettualistica, riguarda la vita quotidiana. Un clima intellettuale, questo, perfettamente compreso da Panza, che giudicava il pensiero “la più alta delle attività umane.” Il suo fu un atto di coraggio che ha permesso non solo la conservazione, ma spesso anche la creazione di nuove opere da parte di artisti che, a quarant’anni di distanza, sono considerati protagonisti esemplari di una stagione di grande creatività e innovazione.

Arco Mostre Francesco Trentini Apertura: da lunedì 1 novembre 2010 a lunedì 28 febbraio 2011. Palazzo dei Panni - Realizzatore della statua dell’Arciduca Alberto d’Austria (Arco); vari monumenti ai caduti della prima guerra modiale a Calavino, Lasino, Ragoli, Breguzzo e Romarzollo. Info: 0464.583653 0464.573869 - www.galleriacivinca-arco.it - galleriacivica@comune. arco.tn.it - museo@comune.rivadelgarda.tn.it. Mostre L’ORA BLU. IL RACCONTO DEGLI INSETTI Borgo Santa Caterina. Apertura: fino a giovedì 31 marzo 2011. Museo Civico. Info: 0464-452800 - www. museocivico.rovereto.tn.it.

Borgo Valsugana Mostre Spaventapasseri Scarecrow 2010 Apertura: fino a domenica 27 marzo 2011. Arte Sella - La II edizione della mostra Spaventapasseri ospita le creazioni di Enrico Baleri, Chris Bangle, Valerio Cometti, Elio Fiorucci, Ruggero Giuliani e Tobia Scarpa. Sei artisti e designer, personalità nel campo della moda e dell’architettura che hanno abbandonato il proprio abituale terreno di lavoro e accolto la sfida di reinterpretare uno dei più semplici artefatti della tradizione contadina. Lo spaventapasseri. Ingresso libero. Ma-sa 10-12; do 15.30-18.30. Lunedì chiuso. Info: 3473841307 www.artesella.it - www.lacasadeglispaventapasseri.net.

Cavalese Mostre Franco Testa Apertura: da martedì 1 febbraio a lunedì 25 aprile. Palazzo Firmian - Celebre illustratore di riviste come Airone, Aqua, Focus, Silva. A lui è stata dedicata una mostra antologica con il titolo “L’incanto della natura” curata da Elio Vanzo e Silvia Saibene. Al tempo stesso è occasione per far conoscere e valorizzare il territorio alpino visto che i soggetti sono tutti legati a questo habitat. Info mostra: 0462 235416, www.artecavalese.it.

Lavis Mostre mostra burattini dell’800 Apertura: da venerdì 11 a venerdì 18 febbraio. Palazzo Maffei, via Matteotti 62.

Nago Mostre Energy Transformer: le mille facce dell’energia Apertura: da martedì 8 a venerdì 25 febbraio. Villino Campi - Mostra itinerante interattiva. Rete Trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile. Orario: mart-ven 10-15.30.

Piedicastello Mostre PARTONO I BASTIMENTI Apertura: da sabato 18 dicembre 2010 a domenica 27 febbraio 2011. Gallerie - Una mostra per rivivere l’epopea dell’emigrazione italiana nelle due Americhe. Ingresso libero . Mart-dom: 9-18. Lun. chiuso. Tel. 0461/261015 - 221309 - info@ mitoeventi.it - www.mitoeventi.it.

Pracorno Mostre MOSTRA SUI DIRITTI UMANI Apertura: da sabato 27 novembre 2010 a lunedì 28 febbraio 2011. Mulino Ruatti - L’allestimento propone scatti di artisti e fotografi provenienti da tutto il pianeta, realizzati da chi da sempre lavora sul tema dei diritti umani e la loro storia. Immagini che sono state raccolte in un volume-catalogo. Ingresso è gratuito.. Sabato e domenica: 9-12 e 14.30-17. Prenotazione per gli altri giorni: 345.2147817. Mostre Senza distinzione alcuna: pace e diritti umani Apertura: fino a lunedì 28 febbraio 2011. Mulino Ruatti - Immgini e musica parlano di pace e diritti umani. Flores ha curato i testi che accompagnano il catalogo della mostra. L’ingresso è gratuito. Sab-dom: 9-12 e 14.30-17; negli altri giorni su prenotazione al numero 345.214.78.17. Alberto Mosca cell. 339-7147849, Email: albertomosca@albertomosca.it.

Riva del Garda Mostre “DEL POSTO, la montagna e la sua gente” Apertura: da giovedì 2 dicembre 2010 a martedì 15 febbraio 2011. Astoria Park Hotel - Mostra fotografica di Michele Miorelli. Info: Tel: 0464.554444 - www.gardatrentino.it - info@gardatrentino.it.

Rovereto Mostre Compagni di viaggio: Tullio Crali futurista Apertura: fino a domenica 6 marzo 2011. Casa d’Arte Fortunato depero, via POrtici 38 - A cura di Nicoletta Boschiero. Dalle 10 alle 18 (lun. chiuso).

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trentinomostre Mostre FIUME! SCENE, VOLTI, PAROLE DI UNA RIVOLUZIONE IMMAGINATA 1919-1920 Apertura: fino a domenica 5 giugno 2011. Museo della Guerra, Via Castelbarco 7 - Nel 1919-1920 gli accordi di pace di Versailles assegnarono la città di Fiume al neonato stato jugoslavo. Alcune migliaia di soldati, di intellettuali e di militanti rivoluzionari guidati da G. D’Annunzio occuparono la città proclamandola italiana. La mostra racconta quella vicenda che si colloca fra dopoguerra e fascismo attraverso immagini, documenti e i proclami del “poeta soldato”. Mar-dom 10-18; chiuso lunedì. Mostre “The Panza Collection. Conceptual Art” Apertura: fino a domenica 27 febbraio 2011. Mart corso Bettini 43 Un viaggio attraverso una delle più belle e intriganti collezioni private riguardanti l’arte concettuale e di opere che per la prima volta approdano in Italia. 60 gli artisti presenti che hanno indagato, attraverso la predilezione minimalista per le forme ridotte e per la ripetizione derivata non da interessi puramente formali ma da un nuovo rispetto per il ruolo della matematica e della logica nella pratica creativa (Evelyn C. Hankins in catalogo). Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it - www. comune.rovereto.tn.it. Mostre Modigliani Scultore Apertura: da sabato 18 dicembre 2010 a domenica 27 marzo 2011. MART, corso Bettini 43 Progetto ideato Gabriella Belli con il supporto di un comitato curatoriale coordinato da Flavio Fergonzi e Alessandro Del Puppo di cui fanno parte Brigitte Léal Schmidt, Kenneth Wayne. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@ comune.rovereto.tn.it - www. comune.rovereto.tn.it.

Mostre OLTRE QUEL MURO - DONNE E UOMINI CHE SI OPPOSERO ALLE SS; LA RESISTENZA NEL CAMPO DI BOLZANO 1944-45 Apertura: da martedì 25 gennaio a martedì 8 febbraio. Sala comunale Roberto iras Baldessari, via Portici, 25 - mostra a cura dell’ A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sez. A. Bettini Rovereto e Vallagarina. Mar-ven 15-19; sab e festivi 10-12 e 15-19; lun chiuso. Info: 0464- 434875. Mostre CHI RICERCA TROVA Apertura: da mercoledì 9 a mercoledì 23 febbraio. Sala comunale Roberto iras Baldessari, via Portici, 25 - mostra fotografica a cura della Fondazione Bruno Kessler. Mar-ven 15-19; sab e festivi 10-12 e 15-19; lun chiuso. Info: 0464- 434875. Mostre Olivo Barbieri Apertura: da sabato 12 febbraio a domenica 1 maggio. Mart corso Bettini 43 - in collaborazione con Trentino Marketing. Info: 0464452253, e-mail: cultura@comune. rovereto.tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Mostre Young in the future Apertura: da sabato 12 febbraio a domenica 12 giugno. Mart corso Bettini 43 - Alessandro Roma, a cura di Francesco Stocchi e Giorgio Verzotti. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto. tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Mostre ‘800 vs ‘900 Apertura: da sabato 12 febbraio a domenica 1 maggio. Mart corso Bettini 43 - a cura di Alessandra Tiddia. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it www.comune.rovereto.tn.it.

Sala riunioni - Sala Banchetti TRENTO Via Pomeranos, 2 Loc. Mattarello Tel. 0461/944545 www.adigehotel.it

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Un’artista noneso alla ribalta

C’

è un’artista che fa concorrenza a Zeusi, chiamato altresì Zeusippo, valente pittore greco del V secolo a. C. Questi aveva ingannato i passerotti dipingendo un’uva più era di quella realtà, dando vita, a sua insaputa, ad un genere pittorico che farà molta strada nella storia dell’arte: il realismo. Un realismo che arriverà, attraverso le esperienze dell’iperrealismo, ad un sottile gioco illusionistico, il quale entra in rotta di collisione – oppure ne cerca la complicità – con la fotografia. A questo genere artistico si rifà l’artista Igor Strozzega, torinese di nascita (classe 1969), noneso di adozione. Un artista del tutto particolare: vive del suo lavoro di pittore e quindi il suo mondo oscilla tra la tavolozza, quindi la capacità tutta alchemica di mescolare i colori, il segno che delinea e definisce il dentro e il fuori, il qui e il la, e la tela intesa come campo di indagine, palcoscenico della vita. Figlio artistico di quel crogiuolo di segni e simboli che è Omar Galliani, insegnante all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove si è laureato, il nostro è un sapiente e certosino costruttore di architetture mitologiche con pennello e tavolozza, materiali d’altri tempi sembrerebbe sbirciando quanto accade nell’arte contemporanea. Tra gli amanti dell’arte le sue opere sono ricercate per le loro caratteristiche tecniche e per i soggetti particolari ma lui si è sempre stato avaro di partecipazioni pubbliche, preferendo il silenzioso lavoro nello studio. Per questo motivo a chi scrive d’arte non sono date molte occasioni per occuparsi del lavoro di questo artista. Eppure le sue opere sono un modo per affrontare la sottile linea ambigua del percepire, dell’inganno degli occhi. Come nel suo ultimo ciclo legato alle “nature morte”. Una natura morta un po’ particolare perché questi lavori sono vivi, pulsano, non sono solo percezioni ottiche. Sono architetture, geometrie oserei dire quasi piranesiane, tese a svelare un mondo parallelo, qui il senso dello spazio e del tempo è altro. Una pittura di cavalletto tesa a creare una profondità ambientale ricca di un sistema di citazioni oltre che essere un’educazione degli occhi al vedere, al percepire, al sentire. Opere che ci permettono delle riflessioni sulla verosimiglianza fra reale e rappresentato, tra presenza e assenza, conducendoci nel labirinto dell’imitazione, del doppio e nelle complesse radici psicologiche e culturali oltre che pittoriche. (F.D.)


trentinomostre Mostre La donazione Bentivoglio Apertura: da sabato 12 febbraio a domenica 1 maggio. Mart corso Bettini 43 - a cura di Mirella Bentivoglio. Info: 0464-452253, email: cultura@comune.rovereto. tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Mostre PRIMARTE: SELEZIONE DI PITTORI CUBANI Apertura: da giovedì 24 febbraio a giovedì 10 marzo. Sala comunale Roberto iras Baldessari, via Portici, 25 - mostra collettiva di Ramon Ramirez, Juan Ramon Valdez (YIKI), Alexander Morales, Yunier Gomez. Mar-ven 15-19; sab e festivi 10-12 e 15-19; lun chiuso. Info: 0464- 434875.

Rovereto Mostre NOBEL NEGATI ALLE DONNE DI SCIENZA. TRA PENSIERO MASCHILE E PENSIERO FEMMINILE Apertura: da mercoledì 1 dicembre 2010 a domenica 13 marzo 2011. Palazzo Alberti, corso Bettini, 41 - Mostra temporanea Museo Civico, CIMeC, MART, Museo della Guerra. Mart-dom: 9/12 e 15/18, lunedì chiuso. Info: tel. 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it - internet: www.comune.rovereto.tn.it. Mostre Compagni di viaggio Apertura: da mercoledì 1 dicembre 2010 a domenica 6 marzo 2011. Casa Depero, via Portici, 38 - Tullio Crali futurista. A cura di Nicoletta Boschiero. Mart-dom: 10-18, lunedì chiuso. Info: tel. 0464-452253, e-mail: cultura@ comune.rovereto.tn.it - internet: www.comune.rovereto.tn.it.

Tesero Mostre mostra di presepi Apertura: da domenica 5 dicembre 2010 a mercoledì 9 novembre 2011. Casa Jellici e i presepi nelle corte. Presepio a grandezza naturale in Piazza Cesare Battisti.

Trento Mostre INCISORI TRENTINI TRA ‘800 E ‘900 Apertura: da sabato 27 novembre 2010 a sabato 12 febbraio 2011. Galleria d’Arte Il Castello e lo Studio Bibliografico Adige, Via Madruzzo 33 - Esposizioni che raccontano la storia degli “Incisori trentini tra ‘800 e ‘900” curata da Fiorenzo Degasperi. Studio Bibliografico Adige: lun-sab 9.30-12 e 15.30-19 (lun mattino chiuso). Galleria d’Arte Il Castello: lun-sab 10-12.30 e 16-19.30 (lun mattino chiuso). Info: tel: 0461-090223. Mostre IN VIAGGIO VERSO L’IGNOTO Apertura: fino a sabato 30 aprile 2011. Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, sotto piazza Cesare Battisti - L’archeologia fotografata da Elena Munerati”. Mar-dom: 9-13/14-17.30. Tel. 0461 492161. Mostre Antiche Madonne d’Abruzzo. Dipinti e sculture medievali dal Castello de L’Aquila Apertura: fino a mercoledì 1 giugno 2011. Castello del Buonconsiglio - mostra dedicata ai capolavori di scultura lignea salvati dal terremoto che ha colpito L’ Aquila. Tel +39 0461 233770 - e-mail: info@ buonconsiglio.it.

Sala per banchetti e cerimonie Trento c/o Aeroporto “G. Caproni” tel. 0461/944999 Mostre MIRACOLI DI LEGNO Apertura: fino a domenica 13 febbraio 2011. Gallerie di Piedicastello - Mostra sulle chiese tradizionali di Romania. È la più grande e completa documentazione fotografica e per immagini, delle chiese tradizionali di Romania, patrimonio dell’umanità, protetto dall’UNESCO. Ingresso libero. Mart-dom 9-18. Info: tel 0461 230482 - info@ museostorico.it . Mostre DONALD BAECHLER: Girls, Girls, Girls Apertura: da martedì 14 dicembre 2010 a sabato 26 febbraio 2011. Studio d’arte Raffaelli inaugura la mostra personale di Donald Baechler dal titolo “Girls, Girls, Girls”. L’arte americana torna nelle sale di Palazzo Wolkenstein; una ventina di lavori inediti realizzati appositamente per questa esposizione dall’artista newyorkese. Lun-sab 10/13 e 16/19.30. Info: 0461 982595 - studioraffaelli@tin. it - www.studioraffaelli.com. Mostre dialoghi futuristi Apertura: fino a sabato 2 aprile. Palazzo Trentini via Manci 27. Orario: 10/18 - domenica chiuso. Ingresso libero. Mostre Andrea Ambrogio Apertura: fino a sabato 5 febbraio. Studio d’Arte Andromeda, via Malpaga 17 - “Illustrazioni naturalistiche in mostra”. Nell’ambito del Laboratorio di disegno Umoristico curato dallo Studio d’Arte Andro-

meda e sostenuto dal Progetto Politiche Giovanili del Comune di Trento. Dalle 17 alle 19, domenica chiuso. www.studioandromeda.net, info@studioandromeda.net. Mostre Juan Carlos Ceci - Fulvio Di Piazza Apertura: fino a domenica 27 marzo. Arte Boccanera Contemporanea - “Fisiologia del Paesaggio” A cura di Daniele Capra. Martsab 11-13 / 16-19; dom, lunedi e festivi su appuntamento. T/F 0461 984206 - cell. 340 5747013 arteboccanera@gmail.com - www. arteboccanera.com. Mostre ROMAN ONDAK Apertura: da giovedì 17 febbraio a domenica 8 maggio. Fondazione Galleria Civica Trento, via Cavour 19 - mostra a cura di Andrea Viliani e Elena Lydia Scipioni. Roman Ondak (Zilina, Slovacchia, 1966) è protagonista con la sua prima personale. Nelle sue opere Ondak spesso interroga e reinventa le logiche dell’architettura e del luogo espositivo, esplorandone limiti e potenzialità. Orari: mar-dom 1018. Lun chiuso. Ingresso gratuito. Tel: 0461 985511.

Val di Sella Mostre Mushrooms Cloud Apertura: da domenica 27 giugno 2010 a lunedì 21 marzo 2011. Malga Costa. Dalle 10 alle 18.

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trentinoappuntamenti

i pooh, grignani, ovadia e molto altro

O

rfano del Carnevale, quest'anno febbraio propone i consueti programmi dedicati al teatro e alla grande musica d'autore. Uno dei più amati

autori italiani dell’ultimo ventennio, Gianluca

Gri-

gnani sarà a Trento lunedì 28 febbraio nell’ambito del suo “Romantico Rock Show Tour“.

A distanza di due anni, poi, i Pooh ritornano ad esibirsi nel capoluogo trentino, con il concerto di lunedì 21 febbraio, organizzato dalla Showtime, presso l’Auditorium S. Chiara. I mitici Pooh non hanno voluto abdicare al loro ruolo di pop band italiana più amata di sempre... Nel frattempo, continua con il suo ricco programma uno degli appuntamenti ormai classici dell’inverno musicale trentino, quello con la rassegna concertistica

I

concerti della domenica. Per febbraio

sono previsti quattro concerti. La rassegna propone domenica 6 e 13 febbraio il

Moni ovadia

N

ato a Plovdiv, in Bulgaria, si trasferisce quasi subito con la famiglia a Milano. La sua è una famiglia di ascendenza ebraica sefardita, ma di fatto impiantata da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea. Questa circostanza influenzerà profondamente tutta la sua opera di uomo e di artista, dedito costantemente al recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell'Europa orientale. Ovadia si laurea in Scienze Politiche all'Università Statale di Milano. Contemporaneamente al suo percorso accademico muove i primi passi artistici sotto la guida di Roberto Leydi, con cui inizia la sua carriera di cantante e musicista nel Gruppo dell'Almanacco Popolare, guidato da Sandra Mantovani. Teatro [modifica] L'esordio teatrale è del 1984. Nel 1987, per il Festival di cultura ebraica del Teatro Pier Lombardo di Milano (ora Teatro Franco Parenti), è protagonista dello spettacolo Dalla sabbia dal tempo scritto e diretto da Mara Cantoni, che mette in evidenza le sue capacità di attore-cantante. Nel 1990 fonda la TheaterOrchestra e lavora con il CRT Artificio di Milano, con cui produce Golem, che condurrà in tournée a Bari, Milano, Roma, Berlino, Parigi e New York. La grande svolta è lo spettacolo Oylem Goylem ("Il mondo è scemo" in lingua yiddish), con cui si impone all'attenzione del grande pubblico. Lo spettacolo fonde abilmente musica klezmer, a riflessioni condotte alla luce della cultura e del witz, il tradizionale umorismo ebraico, a più leggere storielle e barzellette.

concerto dei musicisti del Conservatorio di musica "Bonporti" (Sandra Stojanovic, pianoforte, con Mladen

Prova” di Roberto Andò, un testo tratto da Shakespeare.

Dabizljevic, pianoforte, il 6

Il celebre attore, accompagnato dalla Moni Ovadia Stage

e Petra Arman, flauto, con

Orchestra presenta un allestimento ispirato al “Mercante

Paolo Orlandi pianoforte il

di Venezia” in compagnia di Shel Shapiro.

13), domenica 20 febbraio con Quattro mani per un

Per il cabaret, Giorgio

pianoforte (Duo Christine Grecu - Katia Bonadiman pia-

risata italiana dell’ultimo decennio, porterà a Trento il suo

noforte) e domenica 27 febbraio con "L’integrale delle

nuovo show – che ha un titolo decisamente pungente:

Sonate per fortepiano e violino" di Mozart (Francesca

“Panariello non esiste”, il 12 febbraio all’Auditorium di

Vicari, violino, e Stefania Neonato, fortepiano).

Trento.

Un ventaglio di proposte interessante quello che feb-

Chiudiamo con la danza. Il 18 febbraio, al teatro Sociale,

braio offre agli appassionati del teatro. Si va dal classico

lo spettacolo del

stein”. ma soprattutto ci preme porre in evidenza l’ap-

les del Sud. giovedì 10 febbraio al teatro San Marco

Decamerone all’innovativo “Doctor Frankenpuntamento con Moni

Ovadia che, dal 24 al 27

febbraio, reciterà in “Shylock - Il mercante di Venezia in 84

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Panariello fra i big della

Bangarra Dance Theatre, gruppo che deriva da una tribù del Nuovo Galdue creazioni: “Ali“ di Viola Ongaro e “Hero” con Riccardo Meneghini e Charlier Fouchier.


trentinoappuntamenti 1 martedì Cinema ANIMAL KINGDOM Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti - di David Michod Aus ‘09, 112’. Associazione Nuovo Cineforum Rovereto . Musica Ensemble Zandonai Trento. Ore 20.45. Chiesa del Seminario Minore - Orchestra da Camera di Trento. Ingresso libero. Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Una coproduzione Macelleria Ettore e Spazio Off. Viaggio nella testa di Virginia Woolf, con Maura Pettorruso. Testo e regia Carmen Giordano. Scene, costumi e installazione Maria Paola Di Francesco. Luci e audio Gianluca Bosio.

2 mercoledì Cinema the cove Trento. Ore 21.30. Teatro Cuminetti - di Louie Psihoyos, Usa, 2009, 92’. Ingresso graituito. The Cove è stata ribattezzata una laguna sulle coste di Taiji, un parco nazionale che si trova in Giappone, un luogo paradisiaco dove però accade qualcosa di agghiacciante. Qui, per sei mesi all’anno, da aprile a settembre, si danno appuntamento i cacciatori di cetacei riuscendo ad accaparrarsi ben 23 mila delfini. Tel: 0461 981853. Cultura DAL PRINCIPIO ALLA FINE Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - Presentazione libro di Alex Zancanella. Viaggio introspettivo alla ricerca di se stessi e del senso della vita. Ammesso e non concesso che ne abbia realmente uno; è quanto, attraverso la figura di Stroke Burning, prova a raccontare Alex Zancanella. Ingresso libero . Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90. it, www.sorgente90.it. Musica «Orchestra Haydn» Trento. Alle 20.30. Auditorium - Ottavio Dantone Dir. e organo; Marco Mandolini, anna Biggin Violino. Info: Num. Verde 800.086890 - www.haydn.it. Teatro Urge Riva del Garda. Ore 21. Palazzo dei Congressi - Stagione di Prosa. Spettacolo di e con Alessandro Bergonzoni. Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Una coproduzione Macelleria Ettore e Spazio Off. Viaggio nella testa di Virginia Woolf, con Maura Pettorruso. Testo e regia Carmen Giordano. Scene, costu-

mi e installazione Maria Paola Di Francesco. Luci e audio Gianluca Bosio.

3 giovedì Cultura LA DIFFERENZA SESSUALE NEI CONTESTI EDUCATIVI Rovereto. Ore 17. Aula Magna Liceo Rosmini - incontro con Barbara Mapelli, Liceo A. Rosmini . Musica ORCHESTRA HAYDN Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Ottavio Dantone direttore e clavicembalo, M. Mandolini e A. Biggins violini. Associazione Filarmonica Rovereto. Teatro DECAMERONE - amori e sghignazzi Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - libero adattamento di Ugo Chiti dal Decameron di Giovanni Boccaccio. Con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Teresa Fallai, Alessio Venturini Costumi Giuliana Colzi. Tel: 0461 981853. Teatro ART Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - spettacolo con Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti. Teatro ragazzi COMPAGNI DI BANCO Trento. Ore 14.30. Teatro Cuminetti - Scappo a Teatro: scritto e diretto da Daniel Gol, Laura Marchegiani, Alessandro Nosotti con Daniel Gol e Alessandro Nosotti. musiche Balogh Kalman. Tel: 0461 981853. Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Una coproduzione Macelleria Ettore e Spazio Off. Viaggio nella testa di Virginia Woolf, con Maura Pettorruso. Testo e regia Carmen Giordano. Scene, costumi e installazione Maria Paola Di Francesco. Luci e audio Gianluca Bosio.

4 venerdì Cultura SI DIPINGE COL CERVELLO ET NON CON LE MANI Rovereto. Ore 18.30. Mart corso Bettini 43 - Arte! Mente 20102011. Dalle lettere di Michelangelo Buonarroti. Cultura Presentazione libro Rovereto. Ore 18.30. Biblioteca civica - Laboratorio didattico arte grafica - “Piedi, zoccoli e ruote. Zibaldone erratico dal Tirolo a Timbuctu” di BrunaMaria Dal Lago Veneri con Franca Eller, Biblioteca Civica di Rovereto.

Cultura COME VIVERE INSIEME: IO, TU E I BAMBINI EREDITARIETÀ E INDIVIDUALITÀ Rovereto. Ore 20.30. Sala Filarmonica - conferenza con Stefano Gasperi. Cultura GRUPPO DI LETTURA Rovereto. Ore 20.15. Biblioteca civica, sala multimediale - Il gruppo si trova per commentare il racconto “La moglie che dorme” di Catherine Dunne. Aa cura de Il Furore dei Libri e Biblioteca civica. Cultura I ROMANTICI NELLO SGUARDO CONTEMPORANEO. CHOPIN, SCHUMANN, LISZT Rovereto. Ore 20.30. Biblioteca civica, sala multimediale - Sulla tastiera e oltre: le attrazioni del concerto, gli anni Quaranta. A cura di Giuseppe Calliari. Teatro DECAMERONE - amori e sghignazzi Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - libero adattamento di Ugo Chiti dal Decameron di Giovanni Boccaccio. Con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Teresa Fallai, Alessio Venturini Costumi Giuliana Colzi. Tel: 0461 981853. Teatro Tonight Lenny Bruce Piedicastello. Teatro Portland - spettacolo di Andrea Brunello (che ne è anche interprete), Davide Colavini e Michele Ciardulli (regista). Il testo fa riferimento a Lenny Bruce, grandissimo comico, morto per overdose a Hollywood nel 1966, a 40 anni. Lo spettacolo vuole raccontare le sue battaglie civili di allora contro l’ipocrisia in un confronto con il mondo di oggi. Teatro TE LA CANTO E TE LA DIGO Romagnano. Ore 20.30. Teatro di Romagnano - “Poe.mus.” di Trento. Tel. 0461/237352 . Teatro IL MALATO IMMAGINARIO Cavalese. Ore 21. Teatro Comunale - con Augusto Masiello, Marco Manchisi, Andrea Fazzari, Daniele Lasorsa Ilaria Cangialosi, Michele Cipriani, Serena Brindisi . Tel: 0461 420788. Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Una coproduzione Macelleria Ettore e Spazio Off. Viaggio nella testa di Virginia Woolf, con Maura Pettorruso. Testo e regia Carmen Giordano. Scene, costumi e installazione Maria Paola Di Francesco. Luci e audio Gianluca Bosio.

5 sabato Teatro DECAMERONE - amori e sghignazzi Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - libero adattamento di Ugo Chiti dal Decameron di Giovanni Boccaccio. Con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Teresa Fallai, Alessio Venturini Costumi Giuliana Colzi. Tel: 0461 981853. Teatro Tonight Lenny Bruce Piedicastello. Teatro Portland - spettacolo di Andrea Brunello (che ne è anche interprete), Davide Colavini e Michele Ciardulli (regista). Il testo fa riferimento a Lenny Bruce, grandissimo comico, morto per overdose a Hollywood nel 1966, a 40 anni. Lo spettacolo vuole raccontare le sue battaglie civili di allora contro l’ipocrisia in un confronto con il mondo di oggi. Teatro SUPERMARIO Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - “Ritorno al Molin...” uno spettacolo di e con Mario Cagol (e anca la Nona Nunzia, se la stà ben, el lùpo, ...). Ingresso: adulti € 10; bambini fino a 12 anni € 5. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it. Teatro 4 CIACERE ‘N TEL SPIAZ (ovvero: se no ghe n’è dentro...) Campodenno. Ore 20.45. Teatro - di Piergiorgio Lunelli da “Quattro Chiacchere in cortile” di Camillo Vittici. Tel. 0461/237352 . Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Una coproduzione Macelleria Ettore e Spazio Off. Viaggio nella testa di Virginia Woolf, con Maura Pettorruso. Testo e regia Carmen Giordano. Scene, costumi e installazione Maria Paola Di Francesco. Luci e audio Gianluca Bosio. Teatro NO VE CAPISSO PU Bedollo. Ore 20.30. Teatro Centrale - di Loredana Cont. Filo “Nuova Ribalta” di Segonzano. Tel. 0461/237352 . Teatro QUANDO SE VOL VIVER EN PAZE Povo. Ore 21. Teatro “Concordia” di Povo - di Adriana Zardini. Filo “Bastia” di Preore. Tel. 0461/237352 . Teatro I RUSTEGHI Olle. Ore 20.45. Teatro “San D. Savio” - di Goldoni. Compagnia Teatrale “El Tanbarelo” di Bellombra (RO). Tel. 0461/237352 .

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trentinoappuntamenti Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Civezzano. Ore 20.45. Teatro Comunale “Luigi Pirandello” - di Artemio Giovagnoni, traduzione, adattamento e regia di Carlo Giacomoni. Filo “Concordia ‘74” di Povo. Tel. 0461/237352 . Teatro PER MI... SE RIDE ANCA DOPO Zambana. Ore 20.30. Teatro di Zambana - di Luciano Zendron. Filodrammatica “Arca di Noè” di Mattarello. Tel. 0461/237352 . Teatro COPPIA APERTA, QUASI SPALANCATA Mori. Ore 20.30. Teatro Sociale “Gustavo Modena” - di Dario Fò e Franca Rame. Filodrammatica di Civezzano. Tel. 0461/237352 . Teatro DIGE DE YES Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elementari - di Loredana Cont. Filodrammatica “La Revodana” di Revò. Tel. 0461/237352 . Teatro IL MALATO IMMAGINARIO Mezzolobardo. Ore 21. Teatro San Pietro - con Augusto Masiello, Marco Manchisi, Andrea Fazzari, Daniele Lasorsa Ilaria Cangialosi, Michele Cipriani, Serena Brindisi . Tel: 0461 420788.

6 domenica Cabaret URBANO MOFFA Trento. Ventuno.Uno, via dei Ventuno, 1 - Vincitore del premio Petrolini - Bravo Grazie 2008. Carlo: 349.7703911. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Conservatorio “F. A. Bonporti” - Trento Musiche di J. Brahms, G. Finzi. Per i più piccoli tutti a teatro Lavis. Ore 16. Auditorium - Pirù Pirù, spettacolo di burattini. Teatro DECAMERONE - amori e sghignazzi Trento. Ore 16. Teatro Auditorium - libero adattamento di Ugo Chiti dal Decameron di Giovanni Boccaccio. Con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Teresa Fallai, Alessio Venturini Costumi Giuliana Colzi. Tel: 0461 981853.

Teatro HONOUR Ala. Ore 21. Teatro Sartori - Paola Pitagora è la protagonista dello spettacolo di Murray Smith. Tel: 0461 420788.

Teatro Tonight Lenny Bruce Piedicastello. Teatro Portland - spettacolo di Andrea Brunello (che ne è anche interprete), Davide Colavini e Michele Ciardulli (regista). Il testo fa riferimento a Lenny Bruce, grandissimo comico, morto per overdose a Hollywood nel 1966, a 40 anni. Lo spettacolo vuole raccontare le sue battaglie civili di allora contro l’ipocrisia in un confronto con il mondo di oggi.

Teatro Chicago Snakes Reunion Brentonico. Ore 21. Teatro Monte Baldo - Il teatro degli Incamminati è di scena con Valerio Bongiorno, Bano Ferrari, Piero Lenardon e Carlo Rossi. Tel: 0461 420788.

Teatro PER MI... SE RIDE ANCA DOPO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti di Trento - di Luciano Zendron. Filodrammatica “Arca di Noè” di Mattarello. Tel. 0461/237352 .

Teatro Noi, le ragazze degli anni sessanta Pinzolo. Ore 21. Teatro Paladolomiti - testo, regia e musiche di Grazia Scuccimarra. Tel: 0461 420788. Teatro ragazzi Volare a tutti i costi forse Riva del Garda. Ore 16.30. Sala Assembleare - Teatro a gonfie vele. Spettacolo di Serra Teatro Rimini. Teatro ragazzi PIRATI Rovereto. Ore 16. Teatro Rosmini - spettacolo con Ambarabaciccicoccò, Associazione Amici del Teatro Rosmini. Teatro Le Zitelle Dallapè Caldonazzo, Teatro Parrocchiale, ore 20.45 Con la Filodrammatica “Nicola Parrotta” - Lavis”.

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Teatro IL DIARIO DI ANNA FRANK Grumes. Ore 16. Teatro - Filodrammatica di Laives. Tel. 0461/237352 . Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Una coproduzione Macelleria Ettore e Spazio Off. Viaggio nella testa di Virginia Woolf, con Maura Pettorruso. Testo e regia Carmen Giordano. Scene, costumi e installazione Maria Paola Di Francesco. Luci e audio Gianluca Bosio.

7 lunedì Cultura Presentazione libro Rovereto. Ore 17. Palazzo Fondazione Cassa Risparmio di Trento e Rovereto - “Margine di libertà. Te-

stamenti femminili nel Medioevo” di Vito Rovigo.

8 martedì Cinema POST MORTEM Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti - di Pablo Lerrain, Cile ‘10, 98’. Associazione Nuovo Cineforum Rovereto . Musica «Orchestra Haydn» Trento. Ore 10.45. Auditorium Stefano Chicco, direttore Orchestra Haydn.

9 mercoledì Cinema Sangue e cemento Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti - di Gruppo Zero, Italia, 2009, 52’. Ingresso gratuito. Il terremoto non è una tragedia, è l’uomo che lo rende tale. Il film ripercorre con precisione gli eventi che hanno contribuito a rendere così tragico il bilancio del terremoto del 6 aprile in Abruzzo. Tel: 0461 981853. Musica Andrea Lucchesini, pianoforte Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Andrea Lucchesini, pianoforte, Giuseppe Russo Rossi, viola, Quartetto di Cremona Cristiano Gualco, violino, Paolo Andreoli, violino, Simone Gramaglia, viola, Giovanni Scaglione, violoncello. L.v. Beethoven Sonata “Appassionata” in fa min. op. 57 n. 23 Quartetto in Fa magg. op. 59 n. 1. Concerto per pf. in Sol magg. n. 4 op. 58. Tel. 0461.985244; e-mail: info@filarmonica-trento.it; www. filarmonica-trento.it. Musica «Orchestra Haydn» Borgo Valsugana. Ore 10.45. Auditorium - Stefano Chicco, direttore Orchestra Haydn. Musica «Orchestra Haydn» Tione. Ore 20.30. Auditorium Marco Mandolini, violino; Roberto Tomada, violino; Edlir Çano, violino; Ole Jacob Frederiksen, violino; Margherita Pigozzo, viola; Roberto Mendolicchio, viola; Alejandro Biancotti, violoncello; Elisabetta Branca, violoncello. Per i più piccoli L’ora delle storie Riva del Garda. Ore 17. Biblioteca - “Il giardino segreto”.

10 giovedì Teatro DOCTOR FRANKENSTEIN Trento. Ore 21. Teatro Cuminetti - Liberamente tratto dal ˝Frankenstein˝ di M. Shelley, regia Salvatore Tramacere e Fabrizio Pugliese. Testo Francesco Niccolini con Fabrizio Pugliese e Fabrizio Saccomanno. Tel: 0461 981853.

Teatro CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO I MIEI ANNI CON FALCONE E BORSELLINO Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - spettacolo con Giuseppe Ayala e Angela Tuccia. Teatro NON C’È TEMPO, AMORE Pergine Valsugana. Ore 20.45. Cinema Teatro Don Bosco - con Amanda Sandrelli . Tel: 0461 420788.

11 venerdì Cultura LA DIFFERENZA SESSUALE NEI CONTESTI EDUCATIVI Rovereto. Ore 17. Aula Magna Liceo Rosmini - incontro con Alessio Miceli, Liceo A. Rosmini. Cultura I ROMANTICI NELLO SGUARDO CONTEMPORANEO. CHOPIN, SCHUMANN, LISZT Rovereto. Ore 20.30. Biblioteca civica, sala multimediale - Nel nuovo dibattito: dalla poesia al poema sonoro, il post Quarantantotto. A cura dI Giuseppe Calliari. Cultura Letture a cura di Bandus... i narratori Riva del Garda. Ore 17. Villino Campi - Nell’ ambito della mostra “Energy Transformer: le mille facce dell’energia”. Musica Marlene Kuntz Levico Terme. Palalevico - I tappa del loro tour. Il gruppo guidato dal carisma di Cristiano Godano presenterà le canzoni del suo nuovo album “Ricoveri virtuali e sexy solitudini” uscito a fine novembre. Musica LA RUOTA DEL SAMBA Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti - spettacolo musicale con il Gruppo vocale e strumentale Roda Ensemble. A cura di Associazione don Virgilio Resi, Edus, Ass. Amici sen. G. Spagnolli. Opera lirica CARMEN Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Opera in quattro atti. Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Havély, ispirato alla novella omonima di Prosper Mérimée. Musica di Georges Bizet. Tel: 0461 981853.

12 sabato Cultura “Storia del bacio” Riva del Garda. Ore 16. Biblioteca - Presentazione del volume di Adriano Bassi.


trentinoappuntamenti Cultura Il tè delle letture Riva del Garda. Ore 20.30. Villino Campi - Evento speciale in occasione della manifestazione “Mi illumino di meno”. Letture in pubblico - Vorlesungen - Readings. Musica QUARTETTO BRODSKY Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Daniel Rowland e Ian Belton violini, Paul Cassidy viola, Jacqueline Thomas violoncello Associazione Filarmonica Rovereto. Musica QUANDO LA MUSICA INCONTRA IL TEATRO Povo. Ore 21. Teatro “Concordia” Concerto della banda civica di Borgo Valsugana. Tel. 0461/237352 . Per i più piccoli CHIMICI COMICI ALCHEMICI Rovereto. Ore 17. Biblioteca civica, spazio bambini - lezione teatrale per ragazzi sulle maschere della tradizione italiana: Balanzone, Pantalone e Arlecchino. Aa cura dell’Associazione Bottega Buffa CircoVacanti. Teatro MOON AMOUR L’OMBRA DEL CUORE Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - I Teatri Soffiati. Spettacolo d’attore e mimo, regia Alessio Kogoj, con Soledad Rivas e Klaus Saccardo. Testi e forme poetiche Alessio Kogoj, Soledad Rivas, Klaus Saccardo. Tel: 0461 981853. Teatro Giorgio Panariello Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara - Il celebre attore toscano porta in scena a Trento il suo nuovo spettacolo “Panariello non esiste”.Tel: 0461 981853. Teatro LE ME TOCCA TUTTE Gardolo. Ore 20.45. Teatro - di Loredana Cont. Filo “S. Ermete” di Calceranica. Tel. 0461/237352 . Teatro EL BACUCHEL Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale - di Alberto Maria Betta. Compagnia Teatrale “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Tel. 0461/237352 . Teatro TAXI A DUE PIAZZE Malé. Ore 21. Teatro Comunale di Malè - di Ray Cooney - traduzione e adattamento di Claudio Rosa. Filo “El Grotel” di Condino. Tel. 0461/237352 . Teatro EL PERO POCIO E SO FRADEL GEMEL Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale - due atti di Mario Roat. “Filogamar” di Cognola. Tel. 0461/237352 .

Teatro VIAGIO DE SOL ANDATA Grumes. Ore 20.45. Teatro di Dino Caresia. Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Tel. 0461/237352 . Teatro A PIEDI NUDI NEL PARCO Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elementari - di Neil Simon. Filodrammatica “Virtus in Arte” di Malè. Tel. 0461/237352 . Teatro LA NUDA ROCCIA - Canto per le Dolomiti Romallo. Ore 20.30. Teatro di Romallo - di Pino Loperfido. Associazione Culturale “Amici di Parola” di Trento. Tel. 0461/237352 . Teatro REFUGIUM PECCATORUM Cognola. Ore 20.45. Teatro - di Gabriele Bernardi. Filodrammatica “El Feral” di Primiero. Tel. 0461/237352 . Teatro “Pareva ‘na bela idea” Tenno. Ore 20.30. Teatro Don Bosco - Commedia teatrale di Loredana Cont. Teatro Dormo e s’ciao Aldeno. Ore 20.45. Teatro Comunale - Mario Cagol presenta il suo monologo. Tel: 0461 420788. Teatro Lucio 2011 Sarnonico. Ore 21. Teatro Covi - Lucio Gardin. Tel: 0461 420788. Teatro Chi gratta e chi vince Caldonazzo, Teatro Parrocchiale, ore 20.45. Con l'Associazione A.C.S. Punto Tre - Canale.

13 domenica Cabaret ANDREA VASUMI Trento. Ventuno.Uno, via dei Ventuno, 1 - Da diversi anni ? protagonista a Zelig Off in onda su Italia 1. Carlo: 349.7703911. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Conservatorio “F. A. Bonporti” - Trento. Musiche di F. Mendelssohn Bartholdy, F. Chopin, F. Liszt, G. Mahler. Opera lirica CARMEN Trento. Ore 16. Teatro Sociale Opera in quattro atti. Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Havély, ispirato alla novella omonima di Prosper Mérimée. Musica di Georges Bizet. Tel: 0461 981853.

Per i più piccoli tutti a teatro Lavis. Ore 16. Auditorium - String Folies, spettacolo di marionette. Teatro MOON AMOUR L’OMBRA DEL CUORE Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - I Teatri Soffiati. Spettacolo d’attore e mimo, regia Alessio Kogoj, con Soledad Rivas e Klaus Saccardo. Testi e forme poetiche Alessio Kogoj, Soledad Rivas, Klaus Saccardo. Tel: 0461 981853. Teatro SI PUO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti - spettacolo liberamente tratto dal Teatro Canzone di Gaber e Luporini. “T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Tel. 0461/237352 . Teatro PIU’ FORTE RAGAZZI Romeno. Ore 21. Teatro Parrocchiale - Gruppo Giovanile della Filodrammatica “Amicizia” di Romeno. Tel. 0461/237352 .

14 lunedì Teatro CHAT A DUE PIAZZE IL SEGUITO DI TAXI A DUE PIAZZE (20 ANNI DOPO) Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - con Fabio Ferrari, Lorenza Mario, Gianluca Ramazzotti, Miriam Mesturino e Raffaele Pisu.

15 martedì Cinema ILLÉGAL Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti - di Olivier MassetDepasse, Bel ‘10, 90’. Associazione Nuovo Cineforum Rovereto.

16 mercoledì Cinema PASSIONE Trento. Ore 21.30. Teatro Cuminettti - di John Turturro, Italia, 2010, 90’. Viaggio al termine di un jukebox, il più grande del mondo: Napoli, scrigno di canzoni, anzi patria delle canzoni, leggenda che inizia con il mito fondante delle muse. Tel: 0461 981853. Cinema KANE PANI BREMANG Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - Acqua fonte di solidarietà’: racconto ed immagini di e con Mariano, Giuseppe, Danilo e Gabriele. Racconto ed immagine della realizzazione di un acquedotto in un piccolo villaggio del Nepal. Ingresso libero . Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it.

Cultura Momenti di storia Mitteleuropea Ore 17.30. Sala degli Affreschi, Biblioteca comunale via Roma Fabrizio Cambi: Di notte, da sessant’anni, cerco di ricordarmi gli oggetti del Lager. Cultura GLI ANTIOSSIDANTI NELLE ERBE OFFICINALI Rovereto. Ore 21. Centro della Pace via Vicenza 5 - conferenza con Aldo Tiella - erborista. A cura ella Banca del Tempo di Rovereto. Musica «Orchestra Haydn» Trento. Alle 20.30. Auditorium Gustav Kuhn Dir. Info: Num. Verde 800.086890 - www.haydn.it. Per i più piccoli Storie a merenda Arco. Ore 17. Biblioteca Civica B. Emmert - con Claudia Berti.

17 giovedì Cultura La bottega del caffè Trento. Ore 16.30. Ridotto del Teatro Sociale - In occasione dello spettacolo ˝La bottega del caffè˝ di Carlo Goldoni (17-20 febbraio, Teatro Auditorium), si terrà la tavola rotonda sullo spettacolo con il prof. Paolo Bosisio (Università Statale di Milano). Ingresso libero. Tel: 0461 981853. Musica «Orchestra Haydn» Cles. Ore 10.45. Auditorium Stefano Chicco, direttore Orchestra Haydn. Per i più piccoli Il Tè delle letture: Pillole goldoniane Riva del Garda. Ore 17. Biblioteca - Letture in pubblico con Sabrina Simonetto e Paolo Vicentini. Teatro La bottega del caffè Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - Compagnia del Teatro Carcano fondata da Giulio Bosetti. Spettacolo di Carlo Goldoni. Con Marina Bonfigli Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Massimo Loreto. Tel: 0461 981853.

18 venerdì Cultura MILLUMINODIMENO Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - Cena e riflessioni a KM e kw 0 in collaborazione con il comune di Segonzano. Anche quest’anno aderiamo alla giornata del risparmio energetico promossa ed ideata dalla trasmissione di Radio2 “Caterpillar”. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it.

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trentinoappuntamenti Cultura IL TEMPO E L’AMORE Rovereto. Ore 18. Biblioteca civica, sala multimediale - una realtà affidata alle comunicazioni segrete, agli stupori, alle interrogazioni. Incontro a due voci con i poeti Annamaria Cielo ed Eros Olivotto.

Scopri i migliori vini del Trentino ogni giovedì e sabato dalle 17.00 alle 22.00

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI

Danza SPIRIT Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Bangarra Dance Theatre. Coreografia Stephen Page & Frances Rings, musica David Page & Steve Francis, scene Peter England. Tel: 0461 981853.

I GIOVEDÌ DELL’ ENOTECA Ogni giovedì alle 18.00 un incontro dedicato ai prodotti trentini. Consumazione: 3,00 €

Giovedì 3 febbraio “BIANCO & BIANCO” Complessità ed eleganza degli uvaggi bianchi in Trentino

Danza M’ILLUMINO DI MENO Rovereto. Ore 21. Centro di Educazione Permanente alla Pace via Vicenza - serata all’insegna del risparmio energetico, danze popolari al lume di candela e musica senza amplificazione. Associazione Danzare la pace.

Giovedì 10 febbraio “ESSENZE DEL TERRITORIO TRENTINO” I mieli del Trentino

Giovedì 17 febbraio “MARZEMINO A TUTTO TONDO” Espressioni diverse di un vitigno autoctono

Giovedì 24 febbraio R, S, T: ALFABETO DI VINO” Riesling, Sauvignon e Traminer: personalità nel bicchiere

IL SABATO CON IL PRODUTTORE Ogni sabato alle 18.00 un appuntamento con i produttori trentini. Un’occasione unica per scoprire la storia e le produzioni del territorio direttamente dai protagonisti.

10,12,13 febbraio

Il miele del Trentino a Palazzo Roccabruna LABORATORIO ENOGASTRONOMICO Sabato 12 febbraio, ore 18.00 “Corrado Assenza e l’anima del miele” - Fantasia e creatività dalla Sicilia DEGUSTAZIONI DI MIELI TRENTINI Sabato 12 e domenica 13 febbraio, dalle 17,00 alle 21,00 E per i più golosi dolci abbinamenti A TAVOLA CON LA CUCINA TRENTINA: IL MIELE Le proposte enogastronomiche della cucina dell’Enoteca Sabato 12 febbraio, dalle 19,00 alle 22,00: ristorante El Molin (Cavalese - TN) Domenica 13 febbraio, dalle 12,00 alle 15,00: ristorante Boivin (Levico – TN)

Per scoprire le altre iniziative dell’Enoteca: www.enotecadeltrentino.it Palazzo Roccabruna: Via SS. Trinità, 24 - 38122 Trento

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Musica Turtle Island Quartet Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica - David Balakrishnan, violino, Mads Tolling, violino, Jeremy Kittel, viola, Mark Summer, violoncello. “The art of the groove” Improvvisazioni ed elaborazioni attorno a musiche dal periodo classico al contemporaneo. Tel. 0461.985244; e-mail: info@filarmonica-trento.it; www.filarmonica-trento.it. Musica MUSICA IN BIBLIOTECA Rovereto. Ore 18. Biblioteca civica, spazio bambini - Scuola Musicale dei Quattro Vicariati Opera Prima.

EVENTI

Per info e prenotazioni: tel. 0461/887101 in orario di ufficio

Cultura “Energy Transformer: le mille facce dell’energia” Riva del Garda. Ore 17. Villino Campi - Visita guidata alla mostra.

Teatro La bottega del caffè Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - Compagnia del Teatro Carcano fondata da Giulio Bosetti. Spettacolo di Carlo Goldoni. Con Marina Bonfigli Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Massimo Loreto. Tel: 0461 981853.

19 sabato Per i più piccoli tutti a teatro Mezzolobardo. Ore 16. Teatro San Pietro - Va dove ti porta il piede, spettacolo di figura. Per i più piccoli Edison e le sue scosse: laboratorio scientifico Riva del Garda. Ore 10. Biblioteca - A cura dell’Editoriale Scienze e della libreria Giunti al Punto.

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Teatro La bottega del caffè Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - Compagnia del Teatro Carcano fondata da Giulio Bosetti. Spettacolo di Carlo Goldoni. Con Marina Bonfigli Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Massimo Loreto. Tel: 0461 981853. Teatro NO VE CAPISSO PU Villalagarina. Ore 20.30. Teatro - di Loredana Cont, Filo “Nuova Ribalta” di Segonzano. Tel. 0461/237352 . Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Olle. Ore 20.45. Teatro “San D. Savio” - di Artemio Giovagnoni. Filo “Concordia” di Povo. Tel. 0461/237352 . Teatro IL CANTO DEL CIGNO Civezzano. Ore 20.45. Teatro Comunale “Luigi Pirandello” - di Anton Checov. Compagnia Teatrale “Appunti & Scarabocchi” di Gardolo. Tel. 0461/237352 . Teatro SINDBAD IL MARINAIO Bedollo. Ore 20.30. Teatro Nuovo - di Erri De Luca. “T.I.M. - Teatro Instabile Meano”.Tel. 0461/237352 . Teatro EL PERO POCIO E SO FRADEL GEMEL Zambana. Ore 20.30. Teatro di Zambana - di Mario Roat. “Filogamar” di Cognola. Tel. 0461/237352 . Teatro QUANDO SE VOL VIVERE EN PAZE Dro. Ore 20.30. Teatro di Dro - di Adriana Zardini. Filo “Bastia” di Preore. Tel. 0461/237352 . Teatro QUATRO CIACERE ‘N TEL SPIAZ Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elementari - di Camillo Vittici - trad. Piergiorgio Lunelli. Filo “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Tel. 0461/237352 . Teatro TESORO, TI RENDI CONTO CHE NON HO NIENTE SOTTO LA PELLICCIA Cognola. Ore 20.45. Teatro - di Michele Pandini. Compagnia di Lizzana. Tel. 0461/237352 .


trentinoappuntamenti Teatro Rassegna teatrale Nilo Faitelli Dro. Ore 20.45. Oratorio - Filodrammatica Ce.Dro. Prevendite 15 e 17.2 c/o Oratorio. Teatro Rosso fisso - L’ora dei perchè di una donna di sinistra Nago. Ore 21. Teatro Casa della Comunità - di e con Federica Festa. Teatro Cirano di Bergerac Tezze. Ore 20.45. Tetaro Parrocchiale - con Corrado d’Elia. Tel: 0461 420788. Teatro Rosso Fisso- l’ora dei perchè di una donna di sinistra Nago. Ore 21. Teatro Casa della Comunità - Federica Festa. Tel: 0461 420788. Teatro QUESTA SERA COSE TURCHE Spiazzo. Ore 21. Teatro Parrocchiale - regia di Enzo Jacchetti. Tel: 0461 420788. Teatro Il Giornalino di Gianburrasca Caldonazzo, Teatro Parrocchiale, ore 20.45. Conla Filodrammatica di Caldonazzo - Sezione Giovani.

20 domenica Cabaret I TONI MARCI Trento. Ventuno.Uno, via dei Ventuno, 1 - Franco, Gabriele e Marcello, l’unico trio comico trentino. Carlo: 349.7703911. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Quattro mani per un pianoforte. Musiche di S. Barber, J. Brahms, C. Debussy, F. Liszt. Musica MATINÉE IN CASA MOZART: LETIZIA MICHIELON Rovereto. Ore 11. Palazzo Diamanti - Casa Mozart via della Terra 48 - pianoforte. Associazione Mozart Italia. Per i più piccoli tutti a teatro Lavis. Ore 16. Auditorium - Scarpette strette, spettacolo comico. Teatro La bottega del caffè Trento. Ore 16. Teatro Auditorium - Compagnia del Teatro Carcano fondata da Giulio Bosetti. Spettacolo di Carlo Goldoni. Con Marina Bonfigli Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Massimo Loreto. Tel: 0461 981853.

Teatro LE ME TOCCA TUTTE Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti - di Loredana Cont. Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Tel. 0461/237352 .

21 lunedì Musica pooh Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara - Il nuovo album è “Dove comincia il sole” e vede la partecipazione del nuovo batteristaturnista Steve Ferrone che da fine novembre li affiancherà per una tournée assieme ad un chitarrista e un tastierista supplementari. Tel: 0461 981853.

22 martedì Cinema L’ILLUSIONISTA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - di Sylvain Chomet, GB/FR. ‘10, 80’. Associazione Nuovo Cineforum Rovereto. Cultura CAFFE’ DIBATTITO Rovereto. Ore 20. Caffè Città corso Bettini, 18 - con Thierry Bonfanti, Università dell’Età Libera - Comune di Rovereto. Musica QUARTETTO MINETTI Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Maria Ehmer e Anna Knopp violini, Markus Huber viola, Leonard Julius Roczek violoncello Associazione Filarmonica Rovereto. Teatro REFUGIUM PECCATORUM Tiarno. Ore 20.30. Teatro - di Gabriele Bernardi. Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Tel. 0461/237352 .

Fabrizio Bentivoglio e Antonio/ Antonio Albanese. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it.

di Roberto Andò e Moni Ovadia da William Shakespeare. Regia Roberto Andò e Moni Ovadia con Moni Ovadia e Shel Shapiro. Tel: 0461 981853.

Cultura Presentazione libro Rovereto. Ore 18. Biblioteca civica, sala multimediale - “Gli incantatori del Borgo” di e con Gloria Canestrini presenta Marco Dallari.

Teatro Faust: la commedia è divina Borgo Valsugana. Ore 20.45. Centro Scolastico - Il teatro degli Incamminati presenta lo spettacolo di Carlo Rossi. Tel: 0461 420788.

Musica «Orchestra Haydn» Trento. Alle 20.30. Auditorium - Keiko Mitsuhashi Dir. - Karl Leister Clarinetto. Info: Num. Verde 800.086890 - www.haydn.it. Musica «Orchestra Haydn» Trento. Ore 20.30. Auditorium Keiko Mitsuhashi, direttore; Karl Leister, clarinetto. Per i più piccoli Una fiaba in musica per te Rovereto. Ore 14. Casa Mozart I Mozart Boys&Girls per le scuole materne ed elementari. Teatro OBLIVION SHOW Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - spettacolo con con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli.

24 giovedì Teatro SHYLOCK Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - il Mercante di Venezia in prova,

25 venerdì Cultura La bottega del caffè Trento. Ore 16.30. Ridotto del Teatro Sociale - In occasione dello spettacolo ˝Shylock: il mercante di Venezia in prova˝ da William Shakespeare (24-27 febbraio 2011, Teatro Sociale), si terrà la tavola rotonda sullo spettacolo con la Compagnia ed il prof. Fulvio Ferrari (Università di Trento). Tel: 0461 981853. Cultura Presentazione libro Rovereto. Ore 18. Biblioteca civica - “Salvate Venere” di e con Ilaria Dagnini Brey e con Stefani Ferrari, Domenica Primerano e Alessandro Pasetti Medin. Teatro SHYLOCK Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - il Mercante di Venezia in prova, di Roberto Andò e Moni Ovadia da William Shakespeare. Regia Roberto Andò e Moni Ovadia con Moni Ovadia e Shel Shapiro. Tel: 0461 981853.

23 mercoledì Cinema VEDOZERO Trento. Ore 21.30. Teatro Cuminetti - di Andrea Caccia, Italia, 2009, 77’. Ingresso gratuito. Il film è il risultato di un originale progetto cinematografico realizzato in alcune scuole milanesi: 70 adolescenti, 70 telefoni cellulari, per raccontare i diciotto anni dal proprio punto di vista. Ne emergono frammenti di 70 realtà diverse, più o meno complicate, connesse, sfuggenti. Tel: 0461 981853. Cinema LA LINGUA DEL SANTO Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - Carlo Mazzacurati, Italia 2000, commedia durata: 110’. Con La Lingua del santo Mazzacurati ci dimostra come si possa fare cinema in Italia a partire dalla tradizione ma guardando in avanti. La commedia? C’è: sia nel ritratto della provincia veneta, che nei volti dei due protagonisti, Willy/

È prevendita per i seguenti eventi:

PANARIELLO 12 FEBBRAIO 2011 AUDITORIUM S. CHIARA - TRENTO - ORE 21

POOH 21 FEBBRAIO 2011 AUDITORIUM S. CHIARA - TRENTO - ORE 21

grignani 28 FEBBRAIO 2011 AUDITORIUM S. CHIARA - TRENTO - ORE 21

ORGANIZZIAMO PULLMAN per il concerto di

BIAGIO ANTONACCI 2 E 3 MAGGIO 2011 ARENA - VERONA

ZUCCHERO

2-3-4 MAGGIO 2011 ARENA - VERONA

Partenza ore 17.30 Area ex Zuffo - Costo viaggio € 19,00 a persona PROMOEVENT SERVICE S.a.s. Trento - Via Matteotti, 3 Tel. e Fax 0461.910788 - Cell. 348.9320138 info@promoevent.it - www.promoevent.it

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trentinoappuntamenti Teatro CHI DICE DONNA...COSSA DISELO? Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - Spettacolo brillante di e con Loredana Cont. Un noto proverbio, che chi dice donna dice danno? Ma è proprio vero? E “galina vecia fa bom brodo” è per caso un complimento? Gli uomini inventano proverbi contro di noi (“la donna è un danno 13 mesi all’anno”) ma poi che fanno?. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90. it, www.sorgente90.it. Teatro A LIBERA FIGURA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - con la Compagnia di danza Abbondanza Bertoni. Teatro Dove andremo a finire? Arco. Ore 21. Casinò Municipale - di Enrico Vaime e Massimo Bagliani.

Teatro SHYLOCK Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - il Mercante di Venezia in prova, di Roberto Andò e Moni Ovadia da William Shakespeare. Regia Roberto Andò e Moni Ovadia con Moni Ovadia e Shel Shapiro. Tel: 0461 981853.

ni. Filodrammatica di Rallo. Tel. 0461/237352 .

Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Povo. Ore 21. Teatro di Povo - di Artemio Giovagnoni - traduzione e adattamento di Carlo Giacomoni. Filo “Concordia ‘74” di Povo. Tel. 0461/237352 .

Teatro Lucio 2011 Brentonico. Ore 21. Teatro Monte Baldo - Lucio Gardin. Tel: 0461 420788.

Teatro EL PERO POCIO E SO FRADEL GEMEL Fiera di Primiero. Ore 21. Teatro - di Mario Roat. “Filogamar” di Cognola. Tel. 0461/237352 . Teatro GEMELLAGGIO CON LA LUGANEGA Ravina. Ore 20.30. Teatro - di Loredana Cont. AssociazioneTeatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Tel. 0461/237352 .

Teatro Amleto avvisato mezzosalvatocommedia con fantasma Tione. Ore 21. Teatro Comunale - con Valerio Buongiorno, Piero Lenardon e Carlo Rossi. Tel: 0461 420788.

Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Povo. Ore 16. Teatro di Povo - di Artemio Giovagnoni - traduzione e adattamento di Carlo Giacomoni. Filo “Concordia ‘74” di Povo. Tel. 0461/237352 .

Teatro Dove andremo a finire Arco. Ore 21. Salone delle Feste del Casinò - scritto da Massimo Bagliani e Enrico Vaime. Con Massimo Bagliani. Tel: 0461 420788.

Teatro LA ZENA DEI CRETINI Gardolo. Ore 20.45. Teatro - di Francis Veber - adattamento in dialetto trentino di Federico Gozzer. Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Tel. 0461/237352 .

Teatro Il Bugiardo Tesero. Ore 21. Teatro Comunale - il Teatro Stabile di Verona propone lo spettacolo di Carlo Goldoni. Tel: 0461 420788.

Teatro SINDBAD IL MARINAIO Malé. Ore 21. Teatro Comunale di Malè - di Erri De Luca. “T.I.M. - Teatro Insabile Meano”. Tel. 0461/237352 .

26 sabato Folklore Arcoland - La città dei balocchi Arco. Dalle 14. Centro storico - Cinema 4D: King Croc, Superman, Batman... Scuola di Danza di Dro Roncher e Cattoi, Show del Clown Moleta, musica con gli MG Projet, Percorso Adventure Parc, Set CinePhoto, PattinArco acrobazie e percosi e altri spettacoli al Centro Giovani. Musica CONCERTO CON I MOZART BOYS&GIRLS Rovereto. Ore 17. Sede Volksbank - Associazione Mozart Italia.

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Teatro LA CREDENZA Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale - di Gianni Facchin. Filo “Toblino” di Sarche. Tel. 0461/237352 . Teatro PADOVA E GALILEO Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elementari - di Carlo Bertinelli TeatrOrtaet di Padova (organizzata in collaborazione con il Gruppo Astrofili G.EM.IN.I.). Tel. 0461/237352 . Teatro LA LUNA DEGLI ATTORI Romeno. Ore 21. Teatro Parrocchiale - di Ken Ludwig. Filodrammatica di “Ora”.Tel. 0461/237352 . Teatro ARIVA EL FRANZELE Romallo. Ore 20.30. Teatro di Romallo - di Talieno Manfri-

Teatro I SIORI E I PORI LAORI Cognola. Ore 20.45. Teatro - di Francesca Aprone. Gruppo “Amici del Teatro” di Serravalle. Tel. 0461/237352 .

Teatro Serata del disonorerepertorio antologico patafisico e criminale Mezzolombardo. Ore 21. Teatro san Pietro - con Paolo Rossi. Tel: 0461 420788. Teatro Sloi Machine Ala. Ore 21. Teatro Sartori - con Andrea Brunello, regia di Michela Marelli. Tel: 0461 420788. Teatro L’era de magio, se daverzeva la stagion dei fiori Caldonazzo, Teatro Parrocchiale, ore 20.45. Con la Compagnia Argento Vivo - Villamontagna. Teatro GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Carichi Sospesi (Padova) presenta il testo di Tiziano Scarpa, con Silvio Barbiero. Regia Marco Caldiron.

27 domenica Folklore Arcoland - La città dei balocchi Arco. Dalle 14. Centro storico - Cinema 4D King Croc, Superman, Batman, Teatrino Rosso, Otto e Bassotto, Percorso Adventure Parc, Set CinePhoto, Centro giovani di Arco AGIO: Concerto ‘’Le canne di Sampei’’ Cartoon Cover Band di Mantova. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Musiche di W. A. Mozart. “L’integrale delle Sonate per fortepiano e violino - Recital I”. Per i più piccoli tutti a teatro Zambana. Ore 16. Teatro - Rosso variegato ovvero... l’amore è, spettacolo di burattini.

Teatro SHYLOCK Trento. Ore 16. Teatro Sociale - il Mercante di Venezia in prova, di Roberto Andò e Moni Ovadia da William Shakespeare. Regia Roberto Andò e Moni Ovadia con Moni Ovadia e Shel Shapiro. Tel: 0461 981853. Teatro EL PERO POCIO... E SO FRADEL GEMEL Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti - di Mario Roat. Compagnia “Filogamar” di Cognola. Tel. 0461/237352. T GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA Trento. Ore 21. Spazio Off, Via Venezia 5. Carichi Sospesi (Padova) presenta il testo di Tiziano Scarpa, con Silvio Barbiero. Regia Marco Caldiron. eatro EN SAC... DE CONFUSION Malé. Ore 16.30. Teatro Comunale di Malè - Filo “S. Genesio” di Calavino e Ass. “Oasi Valle dei Laghi”.Tel. 0461/237352 . Teatro L’aggiustaorsetti Nago. Ore 16.30. Casa della Comunità - Teatro a gonfie vele. La piccionaia - I Carrara.

28 lunedì Cinema IL RIFUGIO Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti - di François Ozon, Fra ‘09, 88’. Musica gianluca grignani Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara - Il suo ultimo, e per ora 10° album, uscito a gennaio 2010 è “Romantico Rock Show”, coi singoli estratti “Sei sempre stata mia”, “il più fragile” e “Sei unica”.A settembre ha inoltre dato alle stampe il libro autobiografico “La mia storia fra le dita”.Tel: 0461 981853. Musica Pavel Gomziakov, violoncello Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Pavel Gomziakov, violoncello, Louis Lortie, pianoforte. F. Liszt Elegia n. 2, S131 Die Zelle in Nonnenwerth, S382; A. Zemlinsky Sonata per vlc in la min.; F. Liszt La Lugubre Gondola, S134 Romance oubliée, S132; R. Strauss Sonata in Fa magg. op. 6. Tel. 0461.985244; e-mail: info@filarmonica-trento.it; www.filarmonica-trento.it.



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Poeti a raccolta a villa s. Ignazio Se la cena è sostenibile C’illuminiamo di meno bella iniziativa del Mas de la Fam a margine della giornata nazionale del risparmio energetico

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l 18 febbraio 2011 torna “M’illumino di meno”, la più radiofonica campagna sul risparmio energetico mai escogitata sul globo terracqueo. Ad aderire a questa fortunata iniziativa troviamo anche il Ristorante “Mas dela Fam” di Ravina di Trento, che ha organizzato una serata speciale per i propri clienti. Ovviamente prevista a lume di candela con qualcosa come mille ceri che forniranno la necessaria atmosfera. Anche la musica dal vivo sarà rigorosamente acustica così come il menù previsto per la serata sarà a chilometro zero. Inoltre, per il comfort dei convitati e per il bene dell’ambiente, il Mas dela Fam è da sempre riscaldato con cippato di legno, un combustibile ecologico e rinnovabile che non contribuisce ad aumentare le immissioni di anidride carbonica in atmosfera. La Giornata del Risparmio Energetico 2011, special edition per i 150 anni dall’unità d’Italia, è fissata per il 18 febbraio. Anche quest’anno Caterpillar invita comuni, associazioni, scuole, aziende e case di tutt’Italia ad aderire all’iniziativa creando quel “silenzio energetico” che ha coinvolto le piazze di tutt’Europa negli anni scorsi, per fare spazio, dove possibile, ad un’accensione virtuosa, a base di fonti rinnovabili. Per il 18 febbraio cerchiamo, contestualmente agli spegnimenti simbolici, accensioni originali di luci pulite a tema tricolore. Turbine, lanterne, led o biciclette, che alimentino tricolori luminosi su tutto il territorio nazionale. Impariamo a risparmiare, a produrre meglio e a pretendere energia pulita per tutti. 92

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APERTE LE ISCRIZIONI AL XIII CORSO DI POESIA

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nche quest’anno a Villa S.Ignazio, sulla collina delle Laste a Trento, lunedì 7 febbraio si aprirà il Corso di Poesia-Lettura e Scrittura, giunto al suo tredicesimo anno: un’iniziativa unica nel suo genere nella nostra ragione, che con gli anni si è guadagnato un crescente consenso e prestigio. Condotto come sempre dal poeta Renzo Francescotti, il corso è gratuito e prevede George Byron un massimo di venti iscritti. L’obiettivo principale del corso, aperto a tutti gli appassionati di poesie, è quello non di imparare a scrivere poesia, ma a “leggere” la poesia, vale a dire imparare ad “annusarla”, penetrarla, decodificarla. Per questo, su 16 incontri complessivi, solo gli ultimi quattro sono destinati alla “scrittura”. Gli incontri sono programmati ogni lunedì alle 20.30, dall’inizio di febbraio sino alla fine di maggio. Sei i poeti “convocati”, lontani nello spazio e nel tempo ma vicini nel fascino della poesia: il poeta cinese Po Chu-I (vissuto 1200 anni fa); due grandi poeti romantici inglesi, George Byron e John Keats; due poeti italiani, Trilussa e Camillo Sbarbaro; infine un gruppo di poetesse femministe americane. Il corso di concluderà lunedì 25 maggio con un recital di poesie a tema unico scritte dai corsisti e raccolte in una “plaquette” in “25 copie numerate a mano”. Poiché le richieste di iscrizione al Corso di Poesia sono normalmente superiori al numero limitato a venti, si consiglia di iscriversi tempestivamente presso Villa S.Ignazio, tel. 0461 238720.


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brindisi Ferrari per Valentino e Alonso Arrivederci “Wrooom”. Indimenticabile edizione

A “Wrooom”, sulle magiche nevi di Madonna di Campiglio

Si è concluso il F1 e MotoGp Press Ski Meeting. La sintonia che si è creata tra Valentino Rossi, Nicky Hayden, Fernando Alonso e Felipe Massa e i numerosi tifosi presenti a Madonna di Campiglio ha reso la settimana davvero speciale

Valentino Rossi con Matteo e Camilla Lunelli

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e due sorprese che si sono materializzate, venerdì pomeriggio, sullo specchio del laghetto ghiacciato di Madonna di Campiglio – l’ancora convalescente Valentino Rossi che ha gareggiato alla guida dei go-kart e delle Fiat 500 e la Ferrari F 60, sponsorizzata con il nome “Madonna di Campiglio”, che ha sfilato davanti al numeroso pubblico presente alle competizioni conclusive del F1 e MotoGp Press Ski Meeting – hanno chiuso in bellezza il 21° Wrooom”. L’edizione di quest’anno è stata davvero speciale: gli incontri ufficiali tra scuderie e stampa accreditata (attraverso numerosissimi contatti il nome di Madonna di Campiglio è rimbalzato in tutto il mondo) e le anticipazioni tecniche sulla prossima stagione dei motori si sono mescolati con gli appuntamenti sportivi sulla neve, le suggestive fiaccolate, il caloroso sostegno dei tifosi e la grande voglia di vincere delle Rosse di Maranello e Borgo Panigale. In più occasioni Fernando Alonso e Felipe Massa (Ferrari Marlboro), Valentino Rossi e Nicky Hayden (Ducati Marlboro) si sono

olidi a due e a quattro ruote, piloti famosi, grandi ed esclusive bollicine: si può raccontare così la ventunesima edizione di Wrooom. Che è un’anteprima mondiale, realizzata grazie a Philip Morris sulle nevi di Madonna di Campiglio, delle novità delle due case di motori che più sono nel cuore degli italiani, la Ferrari e la Ducati. Con le novità, anche i piloti che poi correranno sui circuiti di tutto il mondo, Fernando Alonso, Felipe Massa, Valentino Rossi e Nicky Hayden. Tutti e quattro hanno fatto passerella sulle nevi di Madonna di Campiglio, si sono lanciati sulle piste con gli sci o lo snowboard ed hanno frequentato il Centro Congressi per gli incontri con la stampa internazionale, 250 giornalisti da tutto il mondo. Proprio nel Centro Congressi, le Cantine Ferrari hanno allestito un proprio spazio dedicato al relax in cui i partecipanti a Wrooom hanno potuto apprezzare le bollicine trentine, che hanno reso più frizzante anche la grande cena del 12 gennaio presso lo Chalet Fiat. intrattenuti con i sostenitori presenti a Madonna di Campiglio, dimostrando disponibilità e simpatia e raccogliendo incoraggiamenti in vista dell’attesissimo avvio dei rispettivi campionati. Da ricordare, in particolare, gli incontri tra piloti e tifosi che, al parterre del Canalone Miramonti, hanno fatto rivivere l’emozione dei “vecchi tempi” quando un pubblico speciale e incitante accoglieva l’arrivo al traguardo del campione di sci alpino Alberto Tomba. 93

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1, 10, 100 Mario Cagol ne “il rOdodentro” Amici, scrittrici e stelline che brillano

alla domenica e, in replica, il martedì su radiodue regionale

Giuseppina impazza durante la festa di fine anno e nella festa a casa

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i è svolta la tradizionale e consolidata festa di auguri che Giuseppina prepara ogni anno, sempre con grande festosità ed entusiasmo. La classica ciliegina sulla torta è stata dalla presentazione del libro “Select” di una giovanissima scrittrice (una mia pupilla, afferma Giuseppina) la ventiduenne Sara Picone, che già ha avuto una sua soddisfazione ritirando un premio in Calabria. Gli

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ono gli esilaranti personaggi creati da Mario Cagol, apprezzato e molto noto attore e autore trentino, i protagonisti della seguitissima trasmissione radiofonica intitolata “Il Rododentro”. In onda alla domenica alle 14 e in replica il martedì alle 15.45 sulle frequenze di Radiodue regionale, “Il Rododentro” è un format originale e brillante in cui Mario Cagol si trasforma, di volta in volta, nel “cuoco della Confraternita delle prediche corte e delle luganeghe longhe” oppure nel critico cinematografico Ettore Proi (per gli amici ProiEttore), professionista dai gusti molto difficili. Non manca, ovviamente, la mitica Nonna Nunzia, sempre prodiga di consigli utili per la casa e per la cura della persona. Esilarante la lettura dei proverbi in dialetto trentino recitati dal cinese Lin, uno dei pochi personaggi reali della trasmissione, “reclutato” e registrato in presa diretta da Cagol nel ristorante di Pergine Valsugana in cui lavora. Le musiche originali de “Il Rododentro” sono state composte ed eseguite da Andrea Lelli, trentino di Vattaro.

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invitati si sono divertiti durante il pranzo ed hanno accolto con una grande ovazione l’arrivo del dolce: una gigantesca e splendida torta, dedicata appunto alla costante dell’amicizia. L’evento è culminato con il consueto arrivo di Babbo Natale, stavolta una Babba Natalina, che ha donato a tutti i presenti una parola di bontà. E che dire del party che la Nostra ha tenuto nella sua casa? Un’abitazione piccola ma colma di amore, con tutte ragazze che lei chiama ”stelline che brillano in cielo”, terminata appunto con l’accensione di stelle filanti che hanno reso frizzante ed allegro tutto il festoso ambiente. 1. Giuseppina in compagnia di Carla, Anna e Lucia di Padova. 2. Con Anna Gaddo e la signora Menegari. 3. Da dx, Jacopo, Cinzia, Walter, Ivonne, Luca, Davide, Lidia, Giorgia e Marica. 4. La farmacista Anna Ferrari e alcuni amici di Bolzano. 5. Alessandra, Denyse, Elisa e una Babbo Natale. 6. Aperitivo con le sorelle Picone: la scrittrice Sara e Antonia. 7. Fernando, Magdalena e un gruppo di amici.


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ATTENZIONE a FAMIGLIA E TURISMO SOSTENIBILE tante buone relazioni con la Banca del tempo Molto attiva e partecipata la sezione di caldonazzo

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irca due anni fa, è nata a Caldonazzo la locale sezione della Banca del Tempo. Partita in sordina, ha faticato un po’ a camminare sulle sue gambe, ma la collaborazione con altre banche del territorio le ha dato nuovo slancio e vigore. Una Banca del Tempo è una associazione di promozione sociale formata da persone che trovano nello scambio di beni, servizi e sapere motivo di crescita e realizzazione. In essa il socio mette a disposizione i suoi talenti, i suoi hobby e interessi, affinché qualcuno possa chiederli. In cambio offre parte del proprio tempo ad un altro socio della “banca”. La Banca promuove buone relazioni nella comunità basate sulla fiducia e la reciprocità. Recentemente la BdT di Caldonazzo ha collaborato con l’omologa di Pergine per la scuola di naturopatia “Hdemia cosciente”. È tenuta da una ventina di naturopati e operatori olistici che, gratuitamente in scambio tempo, vogliono divulgare e condividere conoscenze nell’ambito delle discipline olistiche, umanistiche, artistiche. Promuovono argomenti riguardanti sviluppo e stili di vita sostenibili, ambiente, ecologia, benessere, crescita interiore, creatività. Le lezioni si svolgono al sabato e alla domenica (due volte al mese, weekend alternati), da ottobre a maggio; è gia previsto anche il secondo anno. La scuola è partita il 9 ottobre e sta andando molto bene: la partecipazione è alta e gli argomenti proposti stanno suscitando un vivissimo interesse. (www.hdemiacosciente.altervista.org) Per chi volesse saperne di più, ci si trova ogni ultimo mercoledì del mese a Caldonazzo (sala Marchesoni, alle 20.30). Altre info su www.banchetempo.tn.it

L’ASSEMBLEA DEL CENTRO TURISTICO DELLE ACLI TRENTINE

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l 2011 sarà l’anno dedicato alla famiglia e al turismo sostenibile. Parola di Luca Oliver (foto), presidente del Centro Turistico delle Acli Trentine, l’associazione che conta oltre 5mila iscritti e che propone un modo di viaggiare all’insegna della qualità, della conoscenza dei popoli e delle culture e dei valori della solidarietà. Nel 2010, grazie al “Piano Famiglie”, sono stati organizzati una serie di soggiorni marini agevolati che hanno coinvolto più di 700 famiglie trentine. L’obiettivo di questa specifica iniziativa del CTA è quello di agevolare il turismo famigliare in base a specifici accordi con le strutture alberghiere che, oltre a prezzi più contenuti, consentano di non far pagare i bambini sotto i 12 anni di età. Il CTA oltre ai viaggi culturali in Italia, i Tour in Europa, i Grandi Viaggi e gli Itinerari dello Spirito, anche nel 2011 proporrà viaggi solidali e sostenibili il cui ricavato andrà in parte a favore di progetti di cooperazione internazionale. Prosegue la collaborazione con Ipsia (Istituto Pace e Sviluppo e Innovazione delle Acli) del Trentino, per l’ organizzazione di viaggi solidali in Mali a sostegno del progetto di Ipsia tramite il quale è stata costruita una scuola a Yassing, villaggio di pianura del comprensorio del Paese Dogon. Ora servono banchi e sedie e materiale didattico. Anche in Mozambico quest’anno si effettuerà un viaggio sostenibile, ad Inhassoro e Isole Bazaruto, dove le ACLI Nazionali stanno finanziando da anni un ampio progetto che include anche la Scuola Estrela do Mar. Nel 2010 sono stati raccolti, con il 5 x 1000 dei vari CTA sul territorio, i fondi per la donazione di un fuoristrada. L’assemblea si è chiusa con l’intenzione di lanciare una proposta alla rete degli ecomusei denominata “Mondi locali del Trentino” per collaborare alla definizione di appositi pacchetti turistici contenenti le visite a queste particolari destinazioni ambientali e storiche della nostra provincia.

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Il libro del mese Gli eBook? Non fanno paura a nessuno Elena grazioli, della libreria “la pulce d'Acqua” di lavis

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è un posto, in via Roma a Lavis, proprio all'ombra della chiesa parrocchiale, dove è possibile rifugiarsi, di tanto in tanto, all’ombra dei libri. Si tratta della libreria “La Pulce d'Acqua“ che Elena Grazioli ha aperto un paio d‘anni fa, spinta da una passione difficile da dominare che l’ha portata dal corso per librai di Orvieto fino al negozio di Lavis. Settanta metri arredati molto bene, con un occhio particolare per i bambini. Elena, ma che succede al compratore di libri dopo il periodo natalizio? Si assiste ad un curioso trascinamento del Natale. Una sorta di moto inerziale che allunga la vendita dei bestseller sotto l’albero fino all'uscita delle novità a febbraio. Qualche nome? Gli ultimi di Umberto Eco e Mauro Corona si contendono il primato. Per la saggistica, continua, nonostante siano passati oramai mesi, il ciclone “Gomorra“ e in genere i testi di valenza civile, tipo quelli pubblicati da Chiarelettere. E poi? E poi naturamente il fenomeno dei libri di cucina: Parodi, Clerici & Company. eBook? Non mi fanno nessuna paura. Non mi domandano nemmeno gli audiolibri. Il discorso elettronico secondo me va bene per i giornali, cambierà (lo sta già facendo, a dire la verità) il modo di fare informazione, ma i libri... Non vorrà farci credere che mai nessun cliente le ha domandato un eBook? Macchè... 96

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Martino Martini, Eusebio Francesco Chini, Andrea Pozzo. il libro di Miriam Lenzi e Gian Maria Rauzi cerca di di farli rivivere ricreando, per quanto possibile, il contesto locale e internazionale del tempo

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un’altra sfida alla memoria, un grande “santino” che unisce tre personaggi legati dalla stessa vocazione, dalla famiglia religiosa di appartenenza e dal luogo di nascita. I valorosi e ottimi autori del nuovo volume hanno inteso svegliare in noi i ricordi, in noi, figli di una stessa terra, delle medesime valli che si contorcono fra i monti salendo e scendendo fino a toccare il grande fiume. Ogni paese una chiesa e un campanile, per non rimanere soli. Tre volti, sul “santino” e quanta emozione nello scoprirli figli della nostra gente, fratelli nostri. Basta risalire un poco il filo della storia ed ecco un ragazzo di Trento che studia i classici e le matematiche e si fa uomo e gesuita, infine missionario in Cina: Martino Martini. E ancora, nella Valle di Non, il piccolo paese di Segno propone un proprio rappresentante sul “santino”: Eusebio Francesco Chini. Gesuita, missionario, eroe del deserto, padre degli Indios della Nuova Spagna, il Messico di oggi, vero uomo di Dio. E finalmente, ancora un volto, Andrea Pozzo, fratello coadiutore fra i Gesuiti, nato a Trento: diventa architetto e pittore, costruisce chiese e cappelle, le arricchisce di dipinti e di affreschi, di cupole audaci e di colonne che sembrano perdersi in cielo in un continuo gioco di incredibili prospettive. Ma è al Santo fondatore del suo Ordine, Ignazio di Loyola, che Pozzo dedica generosa fatica e bella fantasia, inventando a Roma una chiesa a lui dedicata, perla unica, centro di devozione, celebrazione della vita, della morte e della attesa della Resurrezione di Ignazio. Dei tre personaggi del grande e comune “santino” si narrano le avventure forti e spesso quasi incredibili della loro vita, si strappano silenzi e superficialità che talvolta avevano oscurato le loro vicende. Ma si scavano anche le ragioni profonde delle loro storie e del vissuto coraggio per affrontarle. Sempre trovano esse la propria ragione nel grido, nella confessione che li mandava nel mondo: “Tutto a maggior gloria di Dio”. I tre Gesuiti ci vengono presentati attraverso un linguaggio stimolante e appassionato che rende piacevole la lettura. Molto belle infine le illustrazioni che impreziosiscono il testo. Sono immagini che se donano la possibilità di scoprire splendidi succosi scorci


trentinolibreria Florian Kronbichler Flavio Faganello: Gehen - Andar via Il Margine Testimone nell’ombra, testimone silenzioso che si consegna al tempo in un’immagine: è la grafia della luce, una foto, uno scatto divenuto memoria, in sequenza spazio temporale: storia. Nelle mani, nel corpo un’esistenza vissuta che ripercorre se stessa, vie e luoghi spesso dimenticati che in una camera oscura prendono voce ed evocano ricordi, risvegliando sentimenti o forse solo emozioni. È presente il testimone, di sé tace, ricordarlo è importante e prezioso. Un fotografo, un uomo che guardando ha saputo vedere e che nella memoria di ciascuno di noi ha lasciato un segno, una traccia un percorso, non solo un metodo; uno sguardo che ha saputo andare oltre, fedele all’immagine offerta dalle cose, custode del loro segreto. Uno scatto, un attimo e un eterno presente si apre alla libertà. Passato, presente, futuro: il mistero dell’esistenza, della coscienza: l’infinito. Un passato di un presente che ha un futuro, l’alba di un tramonto, il tramonto di un’alba.

Autori Vari Fahrenheit 38051 - Scritture inquinate Silvy Edizioni

Cristiana Pivari Quello strano bambino dai pantaloni di velluto Ciesse Edizioni “Mi chiamo Edoardo, ho nove anni. Mi piacciono gli elicotteri e anche giocare a calcio, anche se la mia mamma vorrebbe che diventassi un golfista di successo. Avevo una vita normale in una famiglia abbastanza normale finché non è arrivato Davide, uno strano bambino dai pantaloni di velluto, che è diventato subito mio amico, ma mi ha dato anche tanto da pensare perché si era perso e non riusciva più a trovare la strada di casa. Grazie a un lavoro di squadra ce l’abbiamo fatta a farlo tornare a casa sua e ora mi spiace un po’ che se ne sia andato, anche se è giusto così perché non poteva mica rimanere con me per sempre. È una faccenda un po’ magica che parla di libri e di strani foglietti, ma non posso dire altro altrimenti vi rovino la sorpresa. Un’ultima cosa: chiudete il libro dopo che l’avrete letto perché non si sa mai…”

dell’opera dell’artista, dei due missionari rivelano gli immensi spazi percorsi, i mondi favolosi conosciuti, le stupefacenti testimonianze d’arte e di cultura offerte da quelle terre lontane. Dovrebbe aprirsi, fra non molto, in Messico, il processo di beatificazione per padre Chini e il suo paese natale gli ha già eretto due grandi monumenti, Chini a cavallo, come quando percorreva i deserti e le sue missioni e ancora Chini con accanto un giovane indio che gli fa da guida e gli è discepolo fedele. In Cina, raggiunta dopo un lungo e faticosissimo viaggio per mare, si riconosce ben presto in Martino Martini un grande sapiente, un filosofo, un matematico, un geografo, un maestro di vita. Testimone fedele di Cristo Martini agisce sempre, nella sua azione missionaria e scientifica, con prudenza e saggezza, senza velare la verità ma proponendola con gradualità, coltivando amicizie con i saggi della corte imperiale fra i quali poteva trovare anime aperte, interessate a Dio che veniva da lontano e che stupiva soprattutto per il suo immenso amore verso tutti gli uomini. Uomo di scienza Martini scrive numerose opere che sono ancora preziose ed ammirate. Basti ricordarne una sola fra tutte: l’”Atlante della Cina” che rivela, all’Europa di allora, la geografia e la storia dell’immenso impero d’Oriente, aprendo la strada a futuri commerci e contatti. Andrea Pozzo fu certamente il maggiore artista nella storia dell’Ordine ignaziano. Fu presente con la sua opera in tante

Da un corso di scrittura tenuto nel 2010 da Davide Longo e da Pino Loperfido nascono questi racconti ”disperati” che invocano attenzione riguardo ad un tema che, da sempre, vuol dire tutto e il contrario di tutto: l'inquinamento. Attenzione, dunque. Perché inquinamento non è solo quello delle ciminiere, ma ha anche una forma più subdola e inconoscibile. Si può essere inquinati dalla cultura, dalla pubblicità, dal potere, dalla stupidità delle persone. Pertanto, in questo libro, troviamo tipi di scrittura e argomenti anche molto diversi tra loro. Si va dall'inquinamento ambientale al razzismo, dalla politica al perbenismo. Questi i nomi degli autori presenti nel volume: Luca Capra, Corrado Carlin, Olga Fedele, Flavio Girardelli, Giuseppe Labarba, Sebastiano Martinelli, Roberta Oss, Giovanni Perini, Tiziana Tomasini, Silvia Trentini, Mattia Zadra. Il progetto “Fahrenheit 38051” è stato coordinato dall'associazione Banana Enterprise, in collaborazione con Arte Sella.

città d’Italia, fra le quali ricordiamo Arezzo, Mondovì, Montepulciano, Milano, e finalmente Roma, con il tempio dedicato a S. Ignazio. Nella sua città natale il Pozzo lascia il segno del suo passaggio, opere sue e altre dovute ai suoi allievi. I suoi dipinti sono custoditi nel locale Museo Diocesano e presso il seminario. È necessario ricordare come il Pozzo sia stato l’ispiratore, della nobile chiesa che sorge al centro della città ed è dedicata a San Francesco Saverio. La splendida facciata del tempio si erge di fronte al non lontano Duomo e propone, sopra al bel portale, la statua di Francesco Saverio, che alza il Crocefisso verso il cielo. Attorno alla statua di San Francesco Saverio altri quattro gesuiti in atto di preghiera e di ammirazione per il proprio confratello: San Francesco Borgia, San Luigi Gonzaga, San Stanislao Kostka e S. Ignazio di Loyola. Auguro ora, per concludere, un grande successo al volume ma soprattutto spero che in tutte le scuole venga introdotto e presentato ai ragazzi, che ne trarranno vive memorie e messaggi forti per una positiva invenzione della loro vita. Guido Lorenzi

Gian Maria Rauzi - Miriam Lenzi

Le straordinarie vite dei gesuiti Martini, Chini, Pozzo. Fede, scienza e arte dal Trentino al mondo

Curcu & Genovese (Euro 18, pagine 152)

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trentinofotoromanzo di Carlo Martinelli

LA FESTA DEGLI ALBERI E LO SPAZIO IN FESTA

G

uai indugiare più del dovuto – come pure molti fanno – nella contemplazione di quelli che ci si ostina a ritenere come i bei tempi andati. Spesso non occorre neppure chissà quanto tempo per scoprire come dietro a scenari scintillanti si nascondono (e nascondevano) imbarazzanti verità e, comunque, situazioni non sempre idilliache. In fondo, la vita – con i suoi affanni, le sue regole, le sue incombenze – resta quella misteriosa e magica ruota che va, appunto. Ciò premesso, le due immagini del FOTOromanzo di questo mese meritano una occhiata non distratta. Il cronista curioso le ha scovate in un volume che il Comune di Trento diede alle stampe, nel marzo del 1956, per documentare cinque anni di attività dell’amministrazione allora chiamata a guidare le sorti di una città che al 31 dicembre del 1955 contava 65.487 abitanti, poco più della metà di oggi. Le 186 pagine di quello che era, a tutti gli effetti, un “rapporto”, a partire dal 1951, su quella che il titolo definiva come “Questa nostra città”, abbondano, tutt’oggi, di cifre, curiosità, storie e tante immagini. Ne abbiamo scelte due perché capaci di collegarsi in qualche modo con l’oggi. Da una parte la Festa degli alberi (qui siamo a Meano), per decenni appuntamento imperdibile per gli scolari, momento di autentica ecologia in un’epoca nella quale il termine era semplicemente sconosciuto. C’era, in quella giornata dai contorni magici, attesa come poche, più d’un motivo di stupore. Intanto la Festa degli alberi rompeva la scansione sempre uguale delle giornate in classe, con il loro corollario di compiti, interrogazioni, temi, esercitazioni. C’era, in quell’andare tra gli alberi, tra odori e colori spesso conosciuti per la prima volta, una sorta di affrancamento, di conquista di una nuova dimensione. In più c’era anche la merenda offerta dalle “istituzioni”: e quella marmellata dolcissima diventava davvero una tappa del cammino verso il mondo dei grandi. Dall’altra una veduta di Largo Nazario Sauro, là dove si entrava a Trento (o si usciva…). Non può non impressionare – favorevolmente – un arredo urbano che assicurava spazio, luce, respiro, pulizia. Ci si dirà che allora non c’era il traffico di oggi. È vero. Però la circolazione era a doppio senso, oggi in quel tratto si viaggia a senso unico. Fuori dai denti: quanto ci vorrebbe – oggi – per assicurare uguale decoro? Forse solo la voglia di levare qualche cartellone pubblicitario e di spostare i bidoni dell’immondizia. Perché non è detto che dobbiamo dirci condannati alla mancanza di spazio, la frase abituale di chi replica alle sacrosante lamentazioni dei cittadini. L’immagine di Largo Nazario Sauro nel 1955 ci racconta,a ben guardare, come dovrebbe essere, oggi, lo spazio davanti al Castello del Buonconsiglio, per dirne una. La memoria restituisce persone e cose che pensavamo dimenticate per sempre o delle quali neppure sospettavamo l’esistenza. Questo è FOTOromanzo. Una immagine che ritorna. Dentro la memoria delle storie.

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trentinoenogastronomia

ristoranti

in ogni numero trentinomese vi propone due ristoranti provati per voi I ristoranti presentati in questa rubrica sono una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.

Segnalazioni e commenti: redazione@trentinomese.it

MALGA MONTAGNOLI

CHALET FIAT

DUE PASSI TRA LE STELLE

PIATTI A QUATTRO… RUOTE!

Il fascino è indubbio. Salire su un gatto delle nevi e percorrere una via in mezzo ai boschi, immersi nella coltre bianca che, illuminata dai fari, scintilla come diamanti per andare a cena in una malga delle Dolomiti certo non è una cosa di tutti i giorni. Quanto poi scendi dal gatto delle nevi e ti ritrovi nel buio della notte con le stelle che così grandi e pulsanti in città certo non le puoi vedere, c’è poco da volere di più dalla vita. Se non un bel piatto caldo, e magari anche buono. Malga Montagnoli, a Madonna di Campiglio, d’inverno e a ora di cena fa vivere questa esperienza con tanto di possibilità di rientro in paese con gli sci in fiaccolata (ma solo su prenotazione). Per questo è sicuramente uno dei locali più gettonati delle notti glamour di Campiglio. Il capitolo cucina è un’altra cosa e di certo non siamo ai vertici della ristorazione. Piuttosto, il menu di Malga Montagnoli potrebbe essere definito “onesto”, come gusto, e un po’ caruccio come prezzi. Io ci sono stata sotto le vacanze di Natale, con un’allegra brigata di circa venti persone, per la quale si addiceva alla perfezione l’ambiente rustico da tipica baita di montagna, un po’ chiassoso, ma comunque accogliente. Discreti i taglieri di affettati, così come la pasta fatta in casa con vari tipi di ragù e la grigliata di carne (uno dei piatti più gettonati del Montagnoli), accompagnata da fette di polenta e verdure alla piastra. Ben fatto il tacchino alla griglia e il filetto di manzo con cappella di fungo porcino (molto gustoso e ben cotto). Nella norma anche i dolci, mentre la carta dei vini non lascia grandi spazi di scelta. Cortese ma un po’ frettoloso il servizio, mentre il conto – due piatti con caffè e un quarto di vino, 45 euro – sembra forse un po’ poco da malga e più da ristorantino di città. Ma siamo a Madonna di Campiglio, bellezza: cuoi mettere lo spettacolo!

Chalet Fiat è la casa invernale di Fiat Automobiles sulle Dolomiti trentine, precisamente sullo Spinale, a Madonna di Campiglio. È indiscutibilmente uno dei locali più vip e trendy di tutto l’arco alpino: un rifugio elegante, easy chic, caldo e accogliente grazie alle tonalità degli arredi che riprendono i colori classici della baita di montagna. Situato a 2104 metri di altezza e facilmente raggiungibile con la cabinovia, non manca nemmeno di un’ampia terrazza esterna, vero e proprio “salotto all'aria aperta”, dove è possibile anche prendere il sole, oltre che ammirare la rara bellezza delle cime del Brenta da un lato e del Presanella-Adamello dall’altro. L’offerta gastronomica è variegata: c’è un self service che propone vari tipi di menu (tipico trentino, per bambini, vegetariani, celiaci), un bar con vasta offerta di prodotti (caffetteria, bibite, champagne e spumanti, panini e dolci), un chiosco esterno con griglia per barbecue dove a tutte le ore si sfornano panini con wurstel, salsiccia e altri prodotti alla griglia. Ma non manca nemmeno un ristorante vero e proprio, con tanto di menu alla carta e servizio dedicato. Ed è qui che mi sono seduta per pranzare, in una tersa giornata di metà gennaio. Essendo in quattro, abbiamo potuto esplorare gran parte del menu, che ora vi racconto. Tra gli antipasti, gustosa l’insalata di gamberi con rucola selvatica e speck croccante al balsamico, mentre deludente lo sformatine di zucchine e crescione con erba cipollina e culatello di Zibello (un po’ secco). Ma è la panzanella di carne salada con pane ai cereali, pomodorino, basilico, ricotta affumicata e vinegrette allo yogurt la cosa che ci ha lasciati più spiazzati: buoni gli ingredienti e gli abbinamenti, ma di certo non si può dire fosse una panzanella, piatto tipico toscano fatto con il pane raffermo messo in ammollo nell’acqua, quindi sbriciolato e condito con insalata, pomodoro, cipolla, basilico e aceto in quantità superiore all’olio. Come dire, cambiate il nome al piatto, così uno non resta deluso… Ma veniamo ai primi: buoni sia gli strangolapreti ai carciofi con crema di gorgonzola e pere (molto delicati) e le pappardelle fresche al ragu di lepre al timo e scaglie di Castelmagno, mentre troppo poco cotto e nemmeno tanto gustoso il risotto ai piccoli frutti con crema di carote e rucola. Buona invece la millefoglie di filetto di manzo con scaloppa di fegato grasso e mele: i piatti di carne sono uno dei cavalli di battaglia del locale, che propone anche Robespierre di cervo, costolette di agnello e fiorentina di scottona irlandese. Golosi i dolci: ben fatti sia il tortino di ricotta, sia la Sacher. I prezzi in menu vedono gli antipasti a 14-16 euro, i primi a 14 euro, i secondi tra i 25 e i 28 euro (la scottona a 9 euro all’etto!), i dolci a 7 euro. Prezzi altini? Anche qui vale la considerazione finale della cronaca enogastronomica di Malga Montagnoli: è Madonna di Campiglio, bellezza!

MALGA MONTAGNOLI Madonna di Campiglio Loc. Montagnoli Tel. 0465.443355 Apertura stagionale

cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ prezzo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥

CHALET FIAT Madonna di Campiglio - Loc. Spinale Tel. 333.1938030 Aperto da dicembre ad aprile. cibo ♥ ♥ ♥ ♥ Orario diurno: dalle 8.30 alle 16:30. ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ Apertura serale (giovedì e sabato): prezzo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ dalle 19.30 alle 0.30 99

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