anno XXI n. 251
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gennaio 2013 9 771724 550829
ISSN 1724-5508
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appuntamenti, incontri e attualità trentina
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento. Contiene i.p.
ma non dovevamo rivederci più?
DANIELA CAZZOLLI DATEMI UN MARTELLO… PER ANDARE A SCIARE Chi si ricorda di quando sul Monte Bondone c’era un unico impianto a fune, lungo solo 200 metri? Correva l’anno 1949… e Adriana Maurina Rossi ci racconta...
Un caffè a casa della chirurga più stimata dalle donne trentine.
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ring di Pino Loperfido
di Tiziana Tomasini
perfidie
a mali estremi Noi, quelli che accompagnano i figli alle gare sportive
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e domeniche libere non esistono più. Quelle buone sane mattinate passate in pigiama o in tuta fino all’ora di pranzo, trascinate tra ritmi lenti e dolci attività sportive pomeridiane sono ormai un lontano ricordo. Parola di genitore-accompagnatore, “costretto” dai buoni risultati sportivi del figlio a quella tipica vita itinerante fatta di trasferte, di palazzetti sportivi, di alzatacce all’alba, di stand con pollo e patatine. L’ingresso del mio appartamento assomiglia sempre di più alla sala d’attesa di un aeroporto: borse e borsoni in entrata ed in uscita sette giorni su sette, i cui contenuti altamente maleodoranti vengono regolarmente inseriti nel circolo continuo di lavatrice&asciugatrice, senza tregua alcuna. D’altronde, i fitti calendari sportivi non lasciano scampo e ci vogliono sempre pronti sull’uscio di casa. Ma l’aspetto paradossale della questione è che questa vita da genitore/accompagnatore mi piace. Mi piace sempre di più. Al di là dei risultati positivi e delle medaglie, trovo interessante conoscere altre realtà sportive, scambiare opinioni con altri compagni di avventura, conoscere da vicino – anzi, addirittura in profondità – il mondo dello sport. L’opportunità di vivere con il proprio figlio l’emozione adrenalinica della gara, porgere un sorso d’acqua nel momento della fatica e dello sforzo, incitarlo a “tener duro” senza peraltro esagerare, sono esperienze che arricchiscono l’atleta ma anche noi, semplici spettatori ma ormai dannatamente coinvolti nel turbinio degli eventi. E sorridiamo, noi genitori/accompagnatori, al pensiero di quando frequentavamo negli anni Ottanta il corso invernale sul Monte Bondone… Sci in spalla da casa fino alla stazione delle autocorriere, poi tutti verso Vason, tra le curve micidiali che fanno venire la nausea solo al ricordo! Giunti in loco, scaricavamo da soli l’ingombrante attrezzatura, avvolti nei fumi del gas di scarico del mezzo. Due ore di bacchettate nel sedere dal maestro nervoso – d’altra parte eravamo più di venti – e poi ritorno. Altro che mamme e papà con la bottiglietta d’acqua per rinfrescarci la gola! Altri tempi, altre abitudini. Forse adesso siamo troppo presenti, investiamo tante (troppe?) energie per loro. Ma con un grande ed a mio parere importante ritorno: l’opportunità di condividere un’esperienza sportiva che contribuisce in modo determinante alla loro crescita. Perché vittorie e sconfitte, fatiche e risultati sono un ottimo insegnamento, sono una vera palestra di vita. Un argomento di cui parlare, insieme. 6
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Noi, poveri ostaggi dei Terroristi dall’Altruismo
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iutiamo, commemoriamo, sosteniamo, impegniamoci, adottiamo, appoggiamo, insomma facciamo qualcosa per qualcun’altro, non importa chi: che sia il popolo siriano, il bimbo dello Zimbabwe, il disoccupato, la memoria dell’Olocausto, il reparto di pediatria di un ospedale, il paesino terremotato, il piccolo affetto dalla sindrome di Down, lo straniero senza casa. In altre parole, l’altruismo è diventato obbligatorio, come le cinture di sicurezza. Non è più possibile rimanersene a casa propria, al calduccio, in pantofole, davanti ai titoli di testa di bel filmazzo e non sentirsi in colpa per qualcosa o qualcuno. Beninteso, parliamo di gente dalla coscienza pulita, che paga le proprie tasse e che non tradisce il partner. I rimorsi arrivano a causa di tutta quella serie di moniti silenziosi che arrivano dal mondo della (presunta) solidarietà. O dalla cassetta della posta. Quest’anno ho provato a mettere assieme tutto il materiale cartaceo rinvenuto nella bussola delle lettere; ne è venuto fuori un malloppo alto una ventina di centimetri. Ho calcolato che se avessi voluto versare un obolo – anche minimo – ad ognuno, sarei praticamente rovinato. Ma poi, analizzando le missive, mi sono anche posto alcune domande. Ad esempio, quanto costa tutto questo battage? Come fa ad essere tanto tempestivo rispetto all’attualità? (No, perché, ad esempio, la lettera di Amnesty per gli aiuti alla Siria è arrivata quando gli scontri di piazza erano appena cominciati. Viene da pensare che il tipografo stesse solo aspettando un segnale...) Ma il terrorismo dell’altruismo non ha solo la forma cartacea, ma anche quella più eterea e incontrollabile dello spot pubblicitario. I famosi due euro che ci vengono chiesti un giorno sì ed uno no, via radio, televisione, giornali, passaparola, per aiutare terremotati, donne violentate, bimbi maltrattati, cani abbandonati, imprenditori rovinati (sic!) dal fisco, danno adito a più di un dubbio. (Come si dice: a pensar male si fa peccato, ma...) Ad esempio, riguardo a questi sms benefici, perché non ci dicono quanti soldi vanno all’operatore telefonico e quanti vengono invece devoluti alla causa. E perché, al termine della campagna, non ci viene quasi mai riferito l’ammontare della cifra raccolta? E quante le paghe di chi li ha prodotti, quanti gli stipendi? Il differenziale tra l’attività solidale e il commercio si è ridotto pericolosamente e il sospetto che dietro la solidarietà si celi quanto meno una mentalità imprenditoriale, se non speculativa, è forte. La nostra coscienza di tranquilli cittadini è ridotta così come le strade di una città bombardata. Siamo ostaggi. Qualcuno venga a liberarci. O almeno raccolga due euro per la nostra causa.
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ring di Fiorenzo Degasperi
scempi ed esempi vita e pensiero ingabbiati nelle “dolci” e “poetiche” linee di un guardrail
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n lungo serpente di ferro e acciaio. Sono le nuove e sempre più presenti gabbie che imprigionano il viandante costringendolo ad un incessante proseguimento senza soste. Sono i guardrail. Si moltiplicano costantemente, mettendo a tacere la “coscienza” dei nostri amministratori di fronte agli innumerevoli incidenti stradali di chi ha scambiato la strada per una pista da corsa. E sono tanti, soprattutto giovani, talvolta con in corpo lo spirito sbagliato. Invece che percorrere la strada dell’educazione, dell’informazione, ma anche quella di un maggior controllo e con sanzioni che possano scoraggiare la trasformazione di una strada in innumerevoli circuiti da competizione, si preferisce innalzare ulteriori barriere che solo virtualmente possono salvare le persone. Infatti, il facilitare sempre più la percorrenza con la moltiplicazione di segnali che ti indicano ogni curva, ogni retta, con i guardrail che ti incentivano a correre perché ti senti più sicuro, nel corso di questi ultimi anni gli incidenti sono notevolmente aumentati, invece che diminuiti. Con un costo in più: quello economico-sociale e quello ambientale. Così, in molte strade di montagna oggi non è più possibile soffermarsi per guardare il panorama o per far… pipì, perché ci troviamo imprigionati dentro la strada, scortati a vista, da ambedue le parti, dai sempre presenti e luccicanti guardrail. Qualche tempo fa, tra Vezzano e Vigo Baselga, si è assistito ad una piacevole quanto angosciante scena: una madre orsa con i suoi tre piccoli cercare affannosamente un varco per transitare da una parte all’altra della strada. Questo gesto di ansia – e di paura, di terrore – lo compiono quotidianamente i cervi, i caprioli, le volpi, i tassi, e un’infinità di abitanti del bosco e dei campi che, per lo più, ci rimettono la vita perché costretti a degli attraversamenti obbligati. Una volta dentro il serpente d’asfalto non è facile trovare la via d’uscita. Pensiamo anche quanto incide sul paesaggio. Lo sfregio ambientale è evidente: sarà bello vedere il magico e affascinante mondo delle Marocche – un luogo che ci fa sembrare il basso Sarca come un lembo di isola greca – deturpato da innumerevoli segnali – la maggior parte gratuiti, ripetitivi, non funzionali – e di guardrail che non hanno di sicuro fermato gli incidenti e nemmeno le corse ma hanno, viceversa, causato la morte già di alcuni bikers. Rendere più sicure le strade non vuol dire assolutamente trasformarle in piste da corsa supersicure. Tutt’altro. 8
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ring L’esperienza quotidiana dimostra ormai che l’unica sicurezza che si può perseguire è quella dell’educazione. Lo sanno bene all’estero, nei paesi nordici, dove la politica della sicurezza, della prevenzione e della viabilità, è quella di “svuotare” la strada dalla moltitudine delle segnaletiche presenti e dai guardrail. Chi va piano non incorre in incidenti, se la curva non è segnalata è giocoforza rallentare prima e non all’ultimo minuto, scalando fragorosamente emulando un Schumacher senza averne l’intelligenza, la bravura e la consapevolezza che tra una pista e una strada ci sta un abisso. Turisticamente, poi, non è un bel biglietto da visita. Si parla di natura e naturalezza ma poi presentiamo lunghi nastri d’acciaio che alterano l’ambiente. Senza contare quello che provocano nel mondo animale. E senza tener conto che l’uomo, in questo modo, è prigioniero della strada, come nei miglior romanzi di fantascienza. Oppure abbiamo bisogno di essere accompagnati per mano in ogni occasione invece che essere aiutati a responsabilizzarsi, a crescere, a diventare adulti? I guardrail quando servono sono utili, funzionali, mettono al riparo. Ma quando prolificano vanamente sono un incentivo all’infantilizzazione della strada e della psiche. A che punto dovremmo arrivare seguendo questa logica? Ad eliminare ogni sasso dalla strada, ogni buca dal sentiero, a mettere ringhiere e parapetti ad ogni cima, a predisporre scalinate con parapetti su ogni montagna, a iperdotare la strada di una sequela infinita di segnali che disturbano più che aiutare? Ci si lamenta, a partire dalle scuole, che oggi i ragazzi non riescono più ad essere autonomi, sono dipendenti da tutto, non hanno iniziativa, non colgono le potenzialità della terra in cui vivono, non “amano” perdersi per ritrovarsi. Ormai crescono dentro un guardrail perenne, struttura rigida permanente del vivere, pensare, viaggiare, amare, sognare.
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ring di Carlo Martinelli
alla carlona COLPI DI FULMINE E COMPARSE OVVERO LA MALATTIA INFANTILE DEL LOCALISMO
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remessa. A chi scrive non passa neppure per la cantina – figurarsi l‘anticamera – del cervello di andare a vedere un cosiddetto cinepanettone. Niente di che, né di snobistico, garantito, solo che cercare comicità italica dopo Totò, l’inarrivabile, appare una perdita di tempo. Per non dire del pur simpatico Christian De Sica, persona di squisiti ragionamenti e ammodo. Ma vederlo e pensare al padre è un tutt’uno e dunque, al cospetto di Vittorio De Sica, il regista italiano che ha firmato uno dei due film che hanno fatto la storia del cinema in Italia, come è possibile rapportarsi serenamente con il figlio? Come? Volete conoscere i due film di cui sopra? Presto detto. Il cinema italiano è fatto da due pellicole, prima di ogni altra cosa: “Umberto D.” di De Sica, appunto e “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. Dopo, molto dopo, viene tutto il resto. Tutta questa tiritera di premessa per dire che le carte in tavola le si son messe. E per poter dunque dire qualcosa su una serie di corbellerie udite dopo l’uscita nelle sale cinematografiche – “ma noi non ci saremo, noi non ci saremo” – del film di Neri Parenti, “Colpi di fulmine” girato la gran parte in Trentino e nel Primiero in particolare. Oibò, sapete cosa ha saputo produrre infatti il trentinismo, malattia infantile del localismo? Che i soldi spesi dall’ente pubblico per sostenere
quel film – sì, si parla di quelle film commission che sono oggi una realtà importante in tutto il mondo – sono stati buttati. Opinioni. Pareri. A ciascheduno il suo, ci mancherebbe. Gli è che fa scompisciare dalle risate l’argomentazione addotta. Cosa hanno infatti udito le nostre povere, indifese orecchie? Che “Colpi di fulmine” non andava bene perché le 600 comparse – se ricordiamo bene, ma fossero state 6, 66 o seimila non cambia un accidente – nel film non si vedono granché. Capito? Si vedono le montagne, i panorami, persino i nomi delle località (così ci hanno assicurato, noi il film non lo vedremo mai…), del Trentino si parla nelle recensioni e nelle presentazioni della pellicola e in cosa si accapiglia il trentinismo, malattia infantile del localismo? Alle comparse che si vedono di sfuggita. Ma che volevate? Seicento primi piani lenti lenti, con il carrello del regista fermo, ad indugiare sui volti sorridenti e benedicenti delle comparse trentine? Se fai la comparsa accetti di fare una comparsata, se va bene, e basta. Mica è disdicevole. Volevate forse i seicento nomi nei titoli di testa? Diteci che siamoFRANCIGENA su scherzi a parte. Come comparse, ovviamente… Gian Paolo
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In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Lara Deflorian, Fiorenzo Degasperi, Fabio De Santi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Gianfranco Gramola, Carlo Martinelli, Francesca Negri, Tiziana Tomasini Grafica: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 - 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. Trento - Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 Fax 0461.935706 studiotn@bazar.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese Bolzano - Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione - Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 4 aprile 1987
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4 commenti
Attualità 10
ma non dovevamo vederci più?
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datemi un martello... per sciare
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daniela cazzolli
23 A caccia del luporso 24 non ridere se ci riesci 28 giorgio galetto 30 cuori che battono a piné 32 Trekking dello spirito 34 trentini di grecia 36 Tomaso marcolla 38 giuseppina tomasi
Panorama
41 anno nuovo... comici a parte 43 “scena madre” 45 “due di noi” 46 la banalità del male 48 musica classica 50 niccolò fabi 52 nel nome del boss 54 emozioni in quota 56 festa democratica sulla neve
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58 Mostre 62 appuntamenti del mese
Scoop&news
70 matrimonio del mese 72 vini e ristoranti trentini 73 matteo gubellini all’andromeda 75 Corso di poesia 76 Un regalo per i riders “bondoneri” 77 “sua eccellenza” ferrari
Rubriche
78 Libri e librerie 80 Fotoromanzo 81 ristoranti
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trentinoattualità
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di Alberto Folgheraite
o m a v e v o d n o n ma vederci più? ata o forse era Forse l’abbiamo sfang rto è che molti tut ta una bufala. Ce misto di curiosità hanno atteso con un e avesse fine la e di trepidazione ch giornata di lenta, quanto gelida,
venerdì 21 dicembre
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che era “Te lo avevo detto io a del tutta una balla quell ! a” ay M calendario dei
molti a consultare Nei giorni precedenti i (guai rivolgersi internet e gli as trolog quelli sono seri, agli as tronomi, ché le previsioni come no?), a indagare loro che anche e le perversioni di co i si divertirono in tempi lontanissim sospetti, un mondo a spargere sollevare ad avanzare dubbi, a perplessità...
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trentinoattualità ... ad alimentare inquietudini proprio attorno a una annunciata fine del mondo.
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he arriverà, prima o poi, perché nulla è eterno, a parte il Padreterno. Benché il Medioevo fosse ricco di maghi e di veggenti, a quanto si sa il primo ad annunciare come imminente la fine del mondo fu Bernardo da Turingia. Il visionario tedesco ipotizzò la scomparsa della Terra per l’anno 992 poiché il 25 marzo, giorno nel quale secondo il calendario della Chiesa sarebbe avvenuto il concepimento di Gesù, coincideva con il venerdì santo e vale a dire il giorno della morte di Cristo. Per soprammercato, quel giorno era attesa pure una eclissi di sole. Spaventate, all’approssimarsi di quella data molte persone cercarono rifugio sulle vette dei monti o s’incamminarono, penitenti, verso la Terra Santa.
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trentinoattualità Da quella di Bernardo da Turingia, passando dalle visioni del monaco Malachia e da Nostradamus per finire al calendario dei Maya, sono circa settanta le scadenze apocalittiche sugli ultimi giorni del mondo. Passata la paura per le profezie, sbagliate, di Bernardo da Turingia, qualche anno dopo, taluni rievocarono l’Apocalisse (che non vuol dire disastri e fine del mondo ma soltanto scoperta o rivelazione) e ci si ricordò di quel “mille e non più mille” riferito a un celebre brano dell’Apocalisse (rivelazione) di Giovanni. “Egli afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell’Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. Dopo questi dovrà essere sciolto per un po’ di tempo. Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni. […] Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere”. (Apocalisse, 20, 2-7). Allo scadere del primo millennio dell’era cristiana, altri cortei di uomini e di donne si incamminarono, penitenti, lungo le mulattiere d’Europa. “L’anno millesimo della venuta in terra di nostro Signore, nato dalla Vergine, gli uomini furono indotti in gravi errori. […] Da ogni parte imperversavano guerre e pestilenze, carestie. Ma l’empietà umana non si ravvide né si trattenne. Se nella sua grande misericordia, il Signore Iddio non avesse sospeso la propria collera, l’inferno già avrebbe inghiottito tutti costoro spalancando le fauci della terra”. Rodolfo il Glabro, monaco nato in Borgogna verso il 985, scrisse le sue “Historiae” che era ormai anziano. Aveva visto e superato l’anno Mille, il tempo di annunciati sconvolgimenti che avrebbero favorito la fine del mondo. Rodolfo visse nel monastero di Cluny ma soprattutto a San Benigno di Digione dove scrisse i cinque Libri delle “Historiae”, vale a dire le “cronache dell’anno Mille”. “All’avvicinarsi dell’anno 1033 dell’Incarnazione, cioè il millesimo dalla passione di Cristo salvatore, morirono uomini celeberrimi nel mondo latino, modelli di fede e di santità”. Nel frattempo, “la fame cominciò a diffondersi in ogni parte del mondo, minacciando di morte quasi tutta l’umanità. Le condizioni climatiche erano così sconvolte che non arrivava 14
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mai il momento opportuno per nessuna semina né il tempo utile per la mietitura, soprattutto a causa delle inondazioni. Pareva che gli elementi lottassero tra loro in un reciproco conflitto, mentre è certo che infliggevano una punizione alla superbia degli uomini. La terra era così fradicia per le continue piogge che per tre anni di fila non si poté ricavare un solo solco che consentisse la semina. […] Orribile descrivere le perversioni alle quali andò soggetto il genere umano. In quel tempo (oh che sventura!) la furia della fame costrinse gli uomini a divorare carne umana come soltanto raramente si era sentito. I viandanti erano assaliti da uomini più forti di loro, uccisi e squartati. Una volta arrostiti sul fuoco erano poi divorati. In numerosi luoghi, per placare la fame, furono dissepolti e mangiati persino i cadaveri”. Quella era la fine del mondo, per davvero. Ma poi tutto ricominciò, fra guerre e pestilenze, terremoti e carestie. Come nulla fosse accaduto, come (quasi) tutto fosse successo ma ancora molto doveva accadere. Poi arrivò Malachia. Attorno al 1140 il monaco irlandese profetizzò le successioni sul soglio di Pietro sino al tempo in cui l’Apostolo sarebbe tornato sulla
terra per riprendersi le chiavi della Chiesa di Cristo. Tali profezie, pubblicate nel 1595 dal monaco benedettino Arnold Wion, erano composte di 111 motti latini ognuno dei quali riferito a un Pontefice della Chiesa di Roma. Si partiva dal papa regnante nel 1143 (Celestino II) sino all’ultimo che, secondo gli esegeti di Malachia, sarebbe il successore dell’attuale Benedetto XVI il quale prenderà il nome di “Pietro romano” o Pietro II. Avrà il compito di riprendere le chiavi del Regno e chiudere le porte del mondo. Mentre per gli altri pontefici bastava un motto, per l’ultimo Malachia ha vergato una frase intera: “Nel corso dell’ultima persecuzione della santa Romana Chiesa siederà (sul soglio) Pietro il romano, il quale pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni. Quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo giudice giudicherà il suo popolo. Amen”. Più tardi, nel XVI secolo – ma è a questa “profezia” che si sarebbe rifatto nel 1595 il monaco Wion pubblicando le visioni di Malachia – un non precisato “monaco di Padova” avrebbe preannunciato pure lui la fine di Roma: “Quando l’uomo salirà sulla luna, grandi cose matureranno sulla terra. Roma sarà abbandonata e del Colosseo non resterà che una mon-
trentinoattualità tagna di pietre avvelenate” (“De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae”, Venezia, 1527). A proposito, c’è chi sostiene che la profezia di Malachia sia un inganno congegnato dal falsario umbro Alfonso Ceccarelli nel 1590. Altri hanno ipotizzato che tutto sia stato abilmente architettato nella prima metà del XVI secolo proprio da Nostradamus e attribuito a Malachia. Un veggente del XIII secolo, pertanto già morto, non avrebbe avuto problemi con l’Inquisizione a profetizzare la fine del papato e della Chiesa. Nostradamus, vale a dire Michel de Notre-Dame (1503-1566), nato e vissuto in Francia, fu astrologo, speziale e scrittore. Assieme al monaco Malachia è il più citato e consultato “profeta” del Medioevo. A ogni ipotetica fine del mondo (sia un asteroide in avvicinamento alla Terra o la precessione dei poli nella rotazione terrestre) il volume di Nostradamus con le sue “Centurie e profezie” (1555) è tolto da qualche scaffale polveroso e messo in vetrina. Contiene centurie di quartine in rima nelle quali, a posteriori, taluni hanno voluto interpretare e leggervi la previsione di eventi catastrofici nella storia dell’umanità: dalla rivoluzione francese alla bomba atomica, dall’avvento al potere di Hitler agli attentati dell’11 settembre 2001 con il crollo delle Torri gemelle a New York. Le quartine sono scritte in modo tanto ambiguo che, a posteriori,
Altre previsioni apocalittiche In passato è successo più volte. Eppure le nonne ce lo insegnano da moltissimo tempo: mai gridare “al lupo al lupo”, altrimenti poi quando il lupo arriva nessuno ti crede più. Ecco le “profezie” più famose, pronosticate e – evidentemente – mai verificatesi. 1000 «Mille e non più mille» era diventato un tormentone all’epoca. Per di più qualche anno prima (nel 989) si era vista sfrecciare nel cielo la Cometa di Halley. Si scatenò il panico. 1260 Siccome San Giovanni nel suo bestseller “L’Apocalisse” aveva scritto di 1260 giorni, il beato calabrese Gioacchino da Fiore pensò bene di tramutare i giorni in anni e prevedere grandi cose nell’anno corrispondente. 1836 Il padre fondatore del Metodismo, il reverendo John Wesley, dopo una serie di complicatissimi calcoli matematici arriva a stabilire che la fine del mondo è il 18 giugno 1836. 1967 Il predicatore sudcoreano Sun Myung Moon prevede per quest’anno una grande castastrofe mondiale che naturalmente non arriva. Il sant’uomo morirà nel suo letto alla veneranda età di 92 anni. 1999 È la volta di una vera e propria superstar delle previsioni: Nostradamus. Pare che il “re del Terrore” sia destinato a scendere dal cielo prima che termini il millennio. Per qualcuno si tratta del Comunismo... 2011 La data fatidica è il 21 maggio. Secondo Harold Camping, 90enne protestante, essendo passati settemila anni tondi dal Diluvio universale qualcosa dovrà pur accadere... E invece... 2035 Il movimento realiano ipotizza l’arrivo, in astronave, degli Elohim. Cosa vengono a fare? A prelevare 144mila fortunati terrestri, per portarli sul loro pianeta. 2060 Curiosando tra le carte di Isaac Newton, il grande economista John Maynard Keynes, scopre alcuni appunti che ipotizzano sconvolgimenti apolattici per quest’anno. 2240 Entro quest’anno – secondo il Talmud, la Midrash e altri libri sacri ebraici – il Messia deve apparire al mondo. Non ci sono Santi... 2880 Tra tutte le ipotesi è questa l’unica data con una qualche base scientifica. Il 16 marzo, l’asteroide 1950DA colpirà la Terra. Forse... P.L.
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trentinoattualità l’interpretazione può essere appiccicata, come un’etichetta sul vaso della marmellata, a più di un accadimento. Per il 1732 era prevista la distruzione dell’umanità, cosa che non accadde; per il 1792 era annunciata una persecuzione religiosa che non ci fu; per il 1999 la fine del mondo. Siamo ancora qui a parlarne. Nostradamus si era abbeverato a un volume (“Mirabilis Liber”, 1522), scritto in caratteri gotici e in lingua latina, con abbreviazioni di difficile comprensione. Le predizioni di Nostradamus abbraccerebbero un periodo che va dalla metà del XVI secolo al 3797 quando noi, con tutta probabilità, non ci saremo. E quindi, a prendere per buone le profezie di Nostradamus, va a carte quarant’otto anche il calendario dei Maya che tanto ha inquietato per mesi i creduloni dell’ultima ora (del mondo). Il 21 dicembre 2012 del calendario gregoriano, secondo gli sprovveduti, si doveva verificare un evento straordinario quanto planetario in grado di sconvolgere lo scorrere tradizionale del tempo: la fine del mondo o la trasformazione dell’umanità in senso spirituale. Com’è noto ai più, i Maya utilizzavano tre calendari. Uno, di tipo rituale e religioso, aveva la durata di 260 giorni, suddiviso in periodi di tredici giorni (trecene); un secondo, il calendario solare di 365 giorni era suddiviso in 18 tempi da venti giorni ciascuno. Le date di questi due calendari, combinate tra loro, formavano un ciclo di 18.980 giorni, pari a 52 anni del calendario gregoriano. Un terzo calendario, chiamato “Lungo computo”, secondo la mitologia dei Maya calcolava il tempo trascorso dalla creazione del mondo che sarebbe avvenuta, in base a calcoli complicati degli studiosi me-
soamericani, l’undici agosto del 3114 avanti Cristo. Questo terzo calendario suddivideva il tempo in cicli della durata di 144 mila giorni ciascuno, a loro volta ulteriormente suddivisi in sottocicli. Ebbene, il 21 dicembre 2012 (che per i Popoli del nord del mondo, nel XXI secolo dell’era cristiana, non è che l’inizio dell’inverno) per i Maya si sarebbe concluso il 13° ciclo di 144 mila giorni. L’indomani sarebbe cominciato il 14°. Come è puntualmente accaduto, senza tanti sconvolgimenti. Almeno, non più di quanto stia accadendo da sempre: guerre, terremoti, alluvioni, epidemie, fame, malattie, miseria. Il 21 dicembre 2012 non c’è stata la fine del mondo? Tranquilli, c’è una data di riserva: il 2035. E se anche quella
dovesse rivelarsi un fiasco, c’è sempre qualche asteroide in giro per il cosmo che potrebbe dar una mano ai profeti di sventura. Intanto, se siete delusi perché anche stavolta le previsioni hanno “cannato”, beh! beveteci su. È pur sempre un nuovo anno. Di crisi infinita, purtroppo. Per molti, quella sì roba da fine del mondo. Alberto Folgheraiter Ps. Anche l’autore di queste righe è, a suo modo e nel suo piccolo, un veggente. Sollecitato dall’editore, che doveva chiudere le pagine di “Trentinomese” in anticipo, ha scritto l’articolo il 7 dicembre 2012. “Prevedendo” che non ci sarebbe stata la fine del mondo. Non è sublime tutto ciò?
Roberto Pancheri
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DANIELA CAZZOLLI: perché non sono ancora in pensione LA CHIRURGA Più stimata DALLE DONNE TRENTINE SI RACCONTA: DEL SUO LAVORO, DELLA SUA CASA NELLE MARCHE, DI UNA VITA SOSPESA TRA OSPEDALI E TRE FIGLI, DEL SUO IMPEGNO IN SOROPTIMIST E DEL SUO ULTIMO SOGNO NEL CASSETTO
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e sue pazienti lei le chiama “le mie donne” e la sua fama, nell’ambiente ospedaliero trentino, è quella di essere una tosta. Anzi, tostissima. Di quelle che non le manda a dire a nessuno e che non si lascia mai dire cosa deve fare, «perché i pazienti non sono clienti, sono degli ammalati e hanno bisogno di medici che siano il loro punto di riferimento», spiega Daniela Cazzolli, chirurga con 42 anni di servizio alle spalle, da dieci specializzata in chirurgia 18
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oncologica, specie senologica. «Opero asportando il tumore al seno e, se la paziente lo desidera, lo ricostruisco durante la stessa operazione. Ho ricostruito il seno a più di 1.300 donne trentine», precisa. Nata a Tione di Trento, dove i suoi avi sono documentati dal 1290, ha frequentato il Liceo Prati di Trento per poi laurearsi in Medicina a Milano, dove ha lavorato per un breve periodo ,per poi entrare subito in servizio all’ospedale S. Chiara di Trento, dove tutt’oggi lavora.
Dottoressa, ma lei non dovrebbe già essere in pensione? Certamente. Con 42 anni di servizio posso smettere di lavorare in ogni momento. Come mai non l’ho ancora fatto? Io credo che quando la fatica di questo lavoro, che è anche fatica fisica, sarà superiore alla gioia che mi dà il continuare a farlo e al fatto di sentirmi gratificata, allora smetterò. Io lavoro per le donne, la mattina vado a lavorare contenta, non mi pesa. Vado e mi trovo pazienti che
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Il libro che sta leggendo in questo momento? Il catalogo delle amiche, di Isabella Bossi Fedrigotti. Il piatto preferito? Mangio moltissimo, qualsiasi piatto salato. Pane e salame forse è il mio preferito. Il film preferito? Tutti quelli di Pupi Avati, specie quelli dei primi tempi. Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? La pianista, perché è un altro lavoro in cui si usano le mani. Nel tempo libero, ad esempio, coltivo la terra. Insomma, l’attività manuale mi piace. La cosa che le fa più paura? Perdere l’uso della ragione. Per il resto, non ho paura di niente. Il suo sogno ricorrente? Per molti anni ho sognato l’esame di maturità, che non era riuscito come volevo, e prendeva risvolti da incubo. dopo 25 anni vengono ancora a farmi gli auguri di Natale: questo mi ha sempre stupito perché io sono legata a un periodo molto difficile della loro vita, per cui da un punto di vista psicologico ho sempre pensato che preferissero dimenticarsi anche di me, invece non è così. Da questo punto di vista le donne mi hanno dato tantissimo, di più di quello che certamente mi sarei aspettata. Ha sempre pensato di fare la chirurga? Era quello che volevo fare, fin da ragazzina: era il mio grande sogno. Sono stata molto fortunata a poterlo realizzare. Non sempre e non tutti hanno la possibilità di operare davvero, di fare tante ore di sala operatoria. Molti chirurghi si dedicano al pronto soccorso, alle medicazioni e così via, mentre io ho trovato dei primari che mi hanno dato il bisturi in mano e mi hanno lasciato operare. Non è una cosa così scontata, specie considerando che ai miei tempi in chirurgia di donne ce n’erano pochissime.
È ancora così? Direi di no. Ora a operare ci sono molte donne e vi è anche un grande numero di studentesse tirocinanti molto preparate, molto determinate, direi più dei colleghi maschi. Lei ha anche tre figli - Antonia di 36 anni, Francesco di 27 e Maria di 22 – nate da un matrimonio che dura 40 anni e una grande villa a due passi dall’ospedale. Come si fa a coniugare un lavoro impegnativo come il suo con una famiglia così numerosa? Sicuramente questo è il problema principale per tutte le donne che lavorano o che hanno un lavoro che porta via molto tempo. Non è facile, c’è sempre una scala di valori con cui noi cresciamo che ci dice che marito, figli, casa vengono prima di te. Io sono stata molto aiutata da mia madre e mio padre, che mi hanno dato una mano con i bambini piccoli, e poi, è inutile negarlo, ho sempre avuto delle persone fisse che mi hanno aiutato con la casa e hanno fatto quello
che io non potevo arrivare a fare. Del resto, il mio lavoro ha dei ritmi altissimi: siamo a tempo pieno obbligatorio, facciamo tanti straordinari tutti i giorni. Pensi che solo l’anno scorso il nostro reparto ha fatto 1.000 ore di straordinari per raggiungere gli obiettivi prefissati, che non possono essere né pagate né recuperate. Figuriamoci adesso che a gennaio scatterà l’obbligo del blocco delle assunzioni per l’ente pubblico… Le patologie oncologiche, in Trentino, sono aumentate negli ultimi anni? Sì, abbiamo la sensazione che qui da noi i tumori siano incrementati rispetto ai riscontri degli altri dati in Italia. Adesso, grazie allo screening, ci attestiamo sui 450-500 casi nuovi all’anno. C’è un’età più soggetta? Sicuramente è l’età classica dello screening, ovvero dai 50 ai 70 anni: chiamare le donne trentine a fare lo screening mammografico ogni due anni è stata un’iniziativa di ottima sanità trentina. 19
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trentinoattualità La diagnosi precoce in questo campo è determinante e le nostre donne trentine sono estremamente ricettive, ovvero rispondono in maniera massiccia a questo invito. Non è così per gli uomini: lo screening per il cancro al colon non ha una risposta così puntuale e i risultati, in negativo, si vedono. Gli ultimi dati rilevati dicono che ogni anno in Italia più di 40mila donne si ammalano di tumore al seno e che la malattia colpisce fasce sempre più giovani di età: nel 30% dei casi, infatti, si tratta di soggetti tra i 25 e i 49 anni, età in cui non è previsto alcuno screening mammografico. È un trend anche trentino? In effetti, anche noi abbiamo l’impressione che l’età media sia diminuita. Proprio per questo è in fase di studio la possibilità di diminuire l’età dello screening, a partire dai 40-45 anni. Il problema è che i costi sarebbero altissimi… Oggi facciamo 20mila mammografie all’anno. Lo screening è il vero salvavita… Quando si fa una diagnosi precoce il carcinoma è talmente piccolo, 5 mm o 1,5 cm, che molto spesso si riesce a risolvere la cosa in modo definitivo. Un tumore interno, invece, solitamente da segno di sé quando è già più avanti. Questo fa la differenza. Poi, certo, dipende sempre dall’aggressività del male. Oggi, poi, abbiamo tante cure che un tempo non avevamo, e non parlo solo della chemioterapia: gli anticorpi monoclonali, che vanno a colpire la cellula malata, o la radioterapia, sono certamente armi in più a nostro favore. La fase ricostruttiva guarda anche all’aspetto estetico?
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Si deve tenere conto di tanti parametri, dai desideri all’età della paziente fino al tipo di operazione che viene fatta. Noi cerchiamo di spingere le pazienti a fare tutto in uno – ovvero asportazione e ricostruzione - perché lo svegliarsi già con una ricostruzione avviata è molto più gratificante ed è più facile. Spesso, infatti, chi sceglie di farsi ricostruire il seno in un secondo tempo, poi non lo fa più. La ricostruzione estetica del seno è una richiesta più della donna o del suo compagno? Questo intervento causa molta insicurezza da parte della donna e avere un compagno vicino, propositivo, tranquillo, che c’è, è fondamentale. Nella mia esperienza ho notato che più i matri-
moni sono consolidati e più c’è questa presenza e questo affiancamento. Tutto ciò dà risultati concreti sia pre che post operazione. In genere un’esperienza del genere rinsalda queste unioni. Ho visto però anche qualche matrimonio fragile, specie di donne giovani, dove un’esperienza del genere ha portato anche alla fine della relazione. Mi ricorderò sempre di una ragazza molto giovane, bellissima, con una bambina di 5 mesi, che in breve tempo si è trovata senza mammella, senza capelli e ingrassata in modo anomalo. Il marito, che evidentemente l’aveva sposata solo per il suo aspetto estetico, se ne è andato velocemente. Questa ragazza mi disse: «Dottoressa, il cancro è una cosa tremenda, ma essere stata lasciata in questa situazione da un uomo che io amavo è una cosa enormemente peggiore». Le risposi che questi non sono uomini da rimpiangere e, per fortuna, lei si è rifatta una vita, felice. Qual è il tumore più frequente in Trentino? Il tumore al seno, una donna su nove ne viene colpita. Adesso sta aumentando in modo importante anche il tumore al polmone perché, purtroppo, anche le donne da qualche anno fumano tanto. Lei pensa che l’industria farmaceutica abbia un’influenza nefasta su medici e sanità? Ci sono tante cose che si potrebbero esaminare in tal senso. Con le sue ricerche l’industria farmaceutica ha scoperto farmaci eccezionali e non dobbiamo nemmeno dimenticarci che sono aziende, non opere di bene, per cui devono
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perseguire un utile. Nella sanità trentina, però, ci tengo a dire che oggi come oggi noi medici non possiamo nemmeno prescrivere il farmaco che vogliamo, perché dobbiamo prescrivere il generico, quindi malasanità qui da noi proprio non ce ne può essere. Tumori al seno, all’utero… Si parla spesso d’influenza psicologica sull’insorgenza di queste malattie, è possibile? Io ne sono convinta. Posso dire che nel vissuto di molte donne colpite da tumore ci siano stati precedentemente traumi psicologici importanti, ed è stato come se questi eventi avessero diminuito le loro difese… E la psicologia può servire per il post operatorio? In alcune pazienti sicuramente sì. Sanità in Trentino: come va? Non sono la persona adatta per parlare di sanità trentina. Di questo già parlano i mass media, i politici, i nostri medici. Hanno senso, secondo lei, tutti gli ospedali periferici presenti in Trentino? Non potrebbero essere trasformati magari in convalescenziari?
Sicuramente, c’è grande bisogno sia di convalescenziari che di case di riposo. La nostra società sta rapidamente invecchiando e quindi dovremmo porre molta più attenzione, e più risorse, per ovviare a questo problema, che riguarda o riguarderà tutti noi. Non spetta a me, comunque, dare le direttive di ciò che sia meglio fare. Una donna come lei, certamente, non può non essere attiva socialmente, anche fuori dall’ospedale… Infatti, faccio parte di Soroptimist, associazione di donne per le donne che fa molto su tutto il territorio nazionale. Siamo donne che lavorano e che mettono la propria professionalità al servizio gratuito di altre donne. Soroptimist è un movimento di opinione in cui si cerca, dal 1929, di promuovere in ogni campo la donna, occupandoci di salute di genere, di pari opportunità e di venire incontro a donne che in tutto il mondo sono in difficoltà. C’è una grossa rete di base. Qui a Trento siamo una trentina, in diversi campi lavorativi, e ora stiamo promuovendo una campagna di sensibilizzazione sui diritti delle donne.
Senta, dottoressa, ma come si fa a fare un lavoro come il suo senza esserne emotivamente coinvolte? Non si può. E per fare bene questo mestiere ci vuole passione e bisogna metterci il cuore. Se uno non se la sente, sarebbe meglio che cambiasse strada… Nel poco tempo libero che ha, cosa le piace fare? Cucinare, per esempio, trovo sia un’attività molto creativa. Nelle Marche abbiamo un casale con 40 ulivi, frutteti, un orto e recentemente ho piantato una carciofaia. Mi piace fare le marmellate, le olive in salamoia, le zucchine sott’olio… Sogno nel cassetto? Un nipotino. Daniela Cazzolli, questo concentrato di professionalità, simpatia e determinazione, con la figlia Maria ci accompagna alla porta proprio mentre sta entrando l’altra figlia più grande, Antonia, che non ha così udito quell’ultima risposta che, certamente, la riguardava. Meglio così… 21
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trentinoattualità di Silvia Conotter
tutto un altro mondo
DATEMI UN MARTELLO… PER ANDARE A SCIARE Chi si ricorda di quando sul monte Bondone c’era un unico impianto a fune, lungo solo 200 metri? Correva l’anno 1949… e Adriana Maurina Rossi ci arrivava a piedi in tre ore, sci (di legno) in spalla
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avanti al “divertimentificio” di oggi si stenta a credere che solo una sessantina di anni fa gli sciatori erano solo pochi appassionati che si arrangiavano con attrezzatura di fortuna senza
arrendersi di fronte ad alcuna difficoltà: “Non ci fermava neanche il demonio!”, scandisce bene Adriana Maurina Rossi raccontando di quando saliva a Vason a piedi con i suoi fratelli. Quest’anno, a 78 anni,
Campi di sci sul Monte Bondone, sullo sfondo la slittovia del Montesel
è la prima volta che non ha ancora acquistato lo stagionale in Bondone: “Ma solo perché sta per nascere il mio secondo nipotino, poi vedo”. Come ha cominciato a sciare? Eravamo otto fratelli e raccontammo al cappellano di Trento, don Francesco, che ci sarebbe piaciuto andare a sciare. Così lui ci prestò dei vecchi sci in legno e arrivammo a piedi fino a Vason. Ci mettevamo tre ore lungo i sentieri e spesso riuscivamo a tornare a casa direttamente con gli sci ai piedi. Allora c’era sempre tanta neve. Dove abitavate? Tra Piedicastello e Sardagna. Adriana Maurina Rossi 22
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Mio padre per farci andare a scuola in inverno doveva sempre fare “la ròta”. Non c’era ancora la funivia, allora: gli operai e le operaie della Michelin salivano e scendevano a piedi. Non c’erano neanche le macchine. Torniamo al Bondone. A quei tempi c’era solo un impianto a fune, lungo circa 200 metri. Ci si aggrappava al manico di una specie di “martello” in acciaio, che in cima si staccava dal cavo con uno scatto, per poi buttarlo a terra. Il personale di servizio lo riportava alla base. Mia madre ci dava 100 lire per comprare il minestrone caldo a mezzogiorno, ma noi utilizzavamo
trentinoattualità quei soldi per l’impianto di risalita senza che lei sapesse niente. Le 100 lire però finivano presto e il personale ci propose di recuperare i “martelli” in cambio di corse gratis e così andavamo se e giù una quantità infinita di volte con quell’attrezzo in mano. Si ricorda la prima discesa? Sì, avevo quattordici anni e andai con i miei fratelli Nereo ed Ennio. Usavamo a turno quell’unico paio di sci, troppo lungo per noi. Mi è piaciuto, anche se ero assolutamente ignara dei rischi che correvamo. Scendevamo in qualche maniera a spazzaneve, con gli scarponi da montagna legati agli sci con una corda e la punta incastrata in una cinghia. Gli attacchi di sicurezza sarebbero arrivati solo molti anni dopo. Com’era il Bondone allora? Mi ricordo a Vaneze un solo l’albergo, quello del signor Zanolli, che chiamavano “Testa di falco” perché aveva il naso lungo. A Vason c’era solo la “Capanna Vason” e zero impianti di risalita. Poi, un po’ alla volta hanno costruito tutto: seggiovie e alberghi. Con il miglioramento delle condizioni economiche ci potevamo permettere ogni tanto anche un cappuccino e gli spaghetti. Quando ha comperato il
suo primo paio di sci? Mi sono diplomata nel 1954 come ragioniera e ho trovato subito lavoro alla Banca di Trento e Bolzano. Con il primo stipendio, il 27 settembre, sono andata direttamente al negozio di articoli sportivi dove c’era il maestro di sci Golser. Avevo 19 anni. Mi ha chiesto anche se volevo partecipare ad un corso. Non c’era ancora la tecnica della “spalla rovescia”, era il vecchio modo, ma quella è stata una scuola provvidenziale che almeno ti insegnava a dominare lo sci e a fermarti quando necessario. Quando andava al corso? La domenica, perché in banca non c’era ancora la settimana lavorativa corta e si lavorava anche il sabato. Erano solo collettivi, per 7 o 8 persone, ed era una bella occasione per fare amicizia. C’era poca gente, solo alcuni appassionati. Nel frattempo avevano costruito la prima seggiovia che da Vaneze arrivava in Vason e l’ora di lezione si faceva scendendo per quell’unica pista. Ci si conosceva tutti, non venivano persone da fuori Trento. Andava a sciare tutte le domeniche? Se potevo sì, ma in banca a capo dell’amministrazione c’era Beniamino Andreatta,
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padre del senatore. Un uomo straordinario ed intelligente, anche se incuteva un gran timore, che ogni tanto mi faceva lavorare anche domenica e mi privava così del mio passatempo sulla neve. Quando mi sono licenziata, sette anni dopo, davanti alla lettera di dimissioni mi disse: “Allora si sposa”, perché le donne che prendevano marito dovevano andare via subito. Quando risposi di no, che semplicemente volevo cambiare lavoro, disse che, se era per motivi economici, dal giorno dopo mi avrebbe inserito nella categoria maschile. Così avrei guadagnato di più. Ma io ero già pronta per andare a Roma ed entrare in Polizia: percepivo 110 mila lire al mese e sono scesa a meno della metà, ma io volevo cambiare perché la vita in banca non mi piaceva. Come ci si vestiva sulle piste? Con tute di nylon composte da pantaloni e giacca, abbastanza calde, e sotto calze di lana e maglioni. Poi sono arrivati i piumini e i pantaloni adatti per tenere calde le gambe. L’abbigliamento sportivo ha avuto uno sviluppo continuo ed irrefrenabile. Qual è secondo lei la differenza sostanziale che si aveva 60 anni fa? 24
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Che in Bondone e altrove la neve c’era sempre. E anche abbondante. Poi sono arrivati i tempi delle ansie, del Natale senza neve, la scoperta della neve programmata o artificiale, dei cannoni. Come è proseguita negli anni la sua passione per gli sci? Con cinque amiche sono andata in settimana bianca per 13 anni, perché così si imparava davvero a sciare. A Corvara, in febbraio, così eravamo sicure di trovare la neve buona. Stavamo tutto giorno sulle piste, richiedendo l’abbonamento ridotto per l’età avanzata ed il signore della biglietteria, ogni tanto, ci chiedeva la carta d’identità perché non ci credeva. Amavamo fare il giro dei passi, anche se ci prendevamo tutto il tempo necessario. Una volta sono venuti i miei figli, Andrea e Chiara: loro ci mettevano 4 ore e noi “vecchierelle” tutto il giorno. Ma ci fermavamo nei rifugi a prendere un cappuccino, il minestrone, a riposare. Scia ancora? L’anno scorso ho fatto le ultime sciate da sola. Prendevo la “3-Tre” a Vaneze, poi facevo il Palon e le Rocce Rosse. Piano piano, perché ho quasi 80 anni, e solo nei giorni feriali quando non c’è nessuno. Guardare il pano-
rama del Palon mi riconcilia con la vita: io mi prendo un cappuccino e dall’angolino del rifugio ammiro quello spettacolo incredibile. Nel 2008 mio marito, morendo, mi ha preso la mano e mi ha fatto giurare che quando se ne sarebbe andato avrei ripreso le mie attività culturali e lo sci, perché a causa della sua malattia ero stata a casa. Lui sciava? Gli sarebbe piaciuto, ma temeva di farsi male e di non poter mantenere poi la famiglia. Quando andavamo in Paganella o in Bondone i bambini sciavano con me, magari a turno, e lui ci aspettava in rifugio. Ho sempre pensato che lo sport salvi dalla depressione, è una malattia sempre in agguato sia per le donne che per gli uomini. Bisogna avere qualcosa che ci appassiona, che ci muove, che ci coinvolge, che ci costringe ad uscire dalle quattro pareti domestiche. In tutti questi anni ha mai avuto incidenti? A Bressanone, mentre scendevo tranquilla con le mie amiche, un ragazzo mi ha investita e sono andata a infilarmi in un cespuglio. Lui mi chiese scusa, sostenendo che il suo zaino pesante l’aveva sbilanciato. Io risposi che per fortuna non mi ero fatta niente, altrimenti mi sarebbe dispia-
ciuto leggere il giorno dopo sul giornale:“Atleta investe la vecchierella che si ostina a sciare”, anche se non era stata colpa mia. Cosa ne pensa delle piste del giorno d’oggi? Alle volte ci sono delle manifestazioni con bandiere e musica ad alto volume. Io sarò anche la generazione al tramonto, ma credo la montagna sia bella per i suoi silenzi, la natura, il candore della neve, il panorama delle montagne lontane… Dove dietro a quegli orizzonti ce ne sono altri in cui puoi sognare. È mai stata tentata dallo snowboard? No, mio figlio invece è molto bravo. Porto la sua giacca a vento e i suoi pantaloni, un berretto cinese da pochi soldi. Quando mi incontra sulle piste mi dice frettolosamente “Ciao palombaro”, e fa finta di non conoscermi. Cosa ne pensa della situazione attuale del Bondone? Credo la formula vincente sia quella di puntare sulla qualità e di lasciare fuori le macchine, stile Zermatt, dove trovi solo cavalli e un grande impianto che trasporta le persone. Ma so che ci vogliono troppi soldi per realizzare tutto questo. Sicura che quest’anno non comprerà lo stagionale? Aspetto nasca il piccolo Manuel e poi vedo... ■
trentinoincontri
di Fabio De Santi
C’
è una strana creatura sonora, nata da una fantasia musicale , che popola adesso i boschi e le località più amene del Trentino. Si tratta del “luporso” il nome dello strano animale che la cantautrice salentina Evy Arnesano ha scelto per il suo nuovo singolo e di cui proprio in Trentino ha girato negli ultimi mesi un gustosissimo videoclip. Evy Arnesano è approdata nella nostra provincia per girare il video legato al brano L’amore di un luporso grazie alla collaborazione con il fotografo e videomaker trentino (recentemente ristabilitosi in provincia dopo molti anni fuori regione) Leonardo Fabbri. Un’esperienza particolare, per lei cantante del Sud, trovarsi fra le montagne: “Non avrei potuto trovare uno scenario più adatto e migliore di quello Trentino – ha raccontato a Trentinomese – sia per la tematica del brano in cui il protagonista è appunto la mitologica figura del luporso, sia per il fatto che la canzone stessa e il personaggio sono nati proprio durante i numerosi viaggi in Trentino intrapresi negli ultimi otto mesi”. Evey Arnesano e Leonardo Fabbri hanno iniziato le riprese in ottobre per concluderle proprio in dicembre: “La nostra idea inziale – confessa la cantante salentina – era quello di concludere il lavoro in qual-
a caccia del luporso la cantautrice salentina Evy Arnesano ha scelto di ambientare il video del suo nuovo singolo in Trentino. Così è nato il videoclip de “L’amore di un luporso”, una fiaba tanto romantica quanto improbabile...
che giorni come di consueto accade in progetti di questo tipo, ma poi l’entusiasmo è aumentato via via fino a spingerci a includere svariati scenari naturali sparsi in tutto il Trentino che hanno finito per diventare i protagonisti assoluti dell’intero videoclip”. Fra le location scelte per le immagini del clip ci sono anche
quelle della Valle dei Laghi, Val di Fassa, Val Rendena, Val di Cembra, Val di Sole e tanti altri luoghi ameni del Trentino. La nostra curiosità, naturalmente, è tutta per il tema di un brano come “L’amore di un luporso” che Evy Arnesano ci spiega cosi: “È la descrizione di un amore complesso, una fiaba che ha come protagonista maschile una curiosa creatura immaginaria, il luporso appunto, che coniuga le caratteristiche positive di due animali a me molto cari. La storia di una vicendevole ricerca, tanto romantica quanto improbabile, che si sviluppa tra laghi, boschi e cascate del Trentino”. Proprio il brano che la lega alla nostra terra, un soffuso pop elettronico totalmente arrangiato e suonato al
computer, e la canzone “Su un tappeto di scuse”, lanciati insieme sono il terzo e quarto capitolo di un album che vedrà la luce solo al termine della pubblicazione dei singoli, con un’operazione inversa a quella usuale che prevede, invece, il passaggio in radio dei singoli pezzi estratti dal cd. Una scelta pratica, sulla scia della tradizione degli anni Sessanta in cui il disco 33 giri raccoglieva spesso una serie di hit e successi a 45 giri, in parte legata anche all’aspetto economico dell’autoproduzione. Sulla scelta di far anticipare il nuovo cd da una serie di singoli, estratti due per volta a distanza di qualche mese, Evy racconta: “Si tratta in parte di un omaggio agli anni Sessanta, quando i quarantacinque giri anticipavano l’album che ne raccoglieva i successi, in parte è una scelta allineata alla consuetudine delle radio di proporre un singolo per volta. Dall’altro lato, è anche una necessità legata all’aspetto economico dell’autoproduzione”. Per chi è curioso di ascoltare la musica di Evy Arnesano, sia L’amore di un luporso che Su un tappeto di scuse, si trovano già su iTunes e sugli store digitali, mentre sul sito www.evyarnesano.it potrete informarvi sulle sue prossime mosse musicali. ■ 25
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trentinoattualità trentinoincontri di Paolo Chiesa
non ridere (se ci riesci) Incontriamo Mauro Lunelli per parlare della sua esperienza di clown. No, non in un circo, me in ospedali, case di riposo, case famiglia, orfanotrofi, centri diurni, centri di accoglienza. “se riesco a dare il 10% di quello che ricevo, ritengo di avere fatto un buon lavoro” confessa...
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on gli occhiali e il pizzo, unica concessione a un look non “allineato”, Mauro sembra più un normalissimo impiegato che un variopinto animatore. E quando gli chiediamo che lavoro faccia, ci risponde che effettivamente lui lavora in banca, come archivista alla Cassa Rurale di Pergine Valsugana. Un tipo tranquillo, Mauro, anche se i suoi vispi occhi azzurri lasciano trapelare una sorta di misterioso sacro fuoco. Non per niente sul suo curriculum clowning c’è scritto Mauretto Paiazo (pagliaccio in dialetto). Tanto per cominciare, Mauro ci spiega che il termine clown terapia è composto da due parole chiave, con cui si definisce un nuovo tipo di terapia alternativa in contesti di disagio quali ospedali, case di riposo, case famiglia, orfanotrofi, centri diurni, centri di accoglienza etc. Ma più che di clownterapia si dovrebbe parlare di curaclown: un rapporto empatico con il paziente che prima di tutto diventa amico. “Per quanto mi riguarda, se riesco a dare all’amico e pa26
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ziente il 10% di quello che ricevo da lui, ritengo di avere fatto un buon lavoro”, dice Mauro, “e questo che sia in strada, in carcere o in una casa di riposo”. Mauretto ha 33 anni e abita a Bosco di Civezzano. Ha studiato da perito elettroniIn posa, assieme al gruppo degli amici clown
co e da ragazzo ha praticato corsa in montagna e calcio. Poi, nel 2005, l’iscrizione a una scuola triennale di teatro sperimentale a Trento, per continuare con un laboratorio teatrale permanente. Una vita “normale”, fino a che non accade “qualco-
sa”... “Nel 2007, una collega mi ha prestato un libro intitolato: Salute!, che considerava noiosissimo. Nel volume si parlava dell’impegno di vita di Patch Adams, il medico americano inventore della cosiddetta terapia del sorriso”, con la quale ha tenta-
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un Auguriamo ovo Nu Felice Anno stra a tutta la no tela. clien affezionata
Mauro Lunelli
to di trasformare il sistema sanitario statunitense. L’ho letto in pochi giorni e mi è venuta la voglia di conoscerne l’autore”. E qui viene fuori il Mauro che non ti aspetti e che d’istinto scrive a Patch Adams, chiedendogli se può incontrarlo per potere iniziare a fare quello che fa lui. Tre settimane e arriva la risposta, con l’invito per il novembre successivo ad andare in Russia, a proprie spese, per incontrare il mitico Patch e altri 40 clown di 10 stati diversi. “Conoscere Patch è stata un’esperienza fantastica”, racconta Mauro, “in precedenza l’avevo solo visto a Rimini, dove aveva tenuto un corso di clown terapia aperto a tutti. In Russia siamo stati due settimane a San Pietroburgo e a Mosca, in vari ospedali e orfanotrofi. È stato durante quel viaggio che ho capito cosa volevo fare: era la cosa più giusta per me”. Essere un clown è soprattutto una modalità di rapportarsi con il prossimo. Il naso rosso si mette perché, per regalare sorrisi alla gente, giacca e cravatta non vanno bene, e poi, nelle situazioni di stress, certi segni aiutano a deviare l’attenzione. Esperienza unica un corso di Patch Adams: ti ritrovi ad abbracciare persone che non conosci e a
dire “ti voglio bene” a degli sconosciuti. “Durante uno di questi corsi ho conosciuto anche Ginevra Sanguigno, che è attiva da più anni e che ha scritto il libro Il corpo che ride. In seguito ho partecipato anche a un suo workshop e per sette mesi, un giorno a settimana, dopo il lavoro, ho fatto il clown in un ospedale psichiatrico di Marano Vicentino”. Solitamente i clown si dedicano ai bambini malati. Mauro ha un rapporto molto più istintivo con i malati psichiatrici o con i malati terminali. Anche gli anziani si divertono molto: ridono a vederti inciampare, come i bambini”. Da qualche anno, il Nostro si dedica alle persone che vivono nella casa di riposo di Pergine con il progetto Il libro dei desideri, con il quale si cercano di realizzare i sogni e i desideri degli anziani. Anche il padiglione Perusini dell’ex ospedale psichiatrico, fa da sfondo alle improvvisazioni di Mauro e di un gruppo di suoi amici “paiazi” di Thiene. Ogni lunedì, poi, c’è l’appuntamento con gli ospiti del quarto piano dell’ospedale Villa Igea dove si praticano le cure palliative. “All’inizio ero da solo, oggi siamo un gruppo di amici. Ci alterniamo facendo clowning
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Mauro abbracciato dal mitico Patch Adams
nelle varie strutture e abbiamo anche creato un associazione che si chiama Bau7”. Ma non finisce qui. Il nostro instancabile Mauro collabora, a Firenze, con Caterina, la taxista di “Milano25” che ha il taxi pieno di pupazzi e porta in giro i bambini malati di tumore e i loro familiari. Bisogna pensare che a Firenze si curano bambini da tutta Italia e, dove non ci sono le strutture adatte, le famiglie sono lontane dalla loro casa anche per due o tre anni. “Una volta abbiamo accompagnato fino a casa sua, in Sardegna, una ragazza di 14 anni che aveva terminato positivamente le cure per un tumore molto grave a un braccio e tutto il paese ci ha dedicato una festa”. Il costume da clown è una seconda pelle, per Mauro. E non è un modo di dire... Ad esempio, quando si reca a Firenze, sale sul treno già con il costume indossato; aiuta a entrare nella parte. Chiaro che, poi, “...trovi quello che ti dice che dovresti andare a lavorare ma c’è anche chi si mette a piangere o a ridere o che ti racconta i suoi problemi”. Il Natale scorso, Mauretto ha anche lavorato con Milo Miloud, il clown francese 28
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fondatore della fondazione Parada, dedicata al recupero dei bambini che vivono nei sotterranei di Bucarest. “A Milano abbiamo creato un breve ma intenso spettacolo con i clochard della stazione centrale dei treni di Milano”. Questa meravigliosa attività dà anche occasioni di incontro all’estero, per seguire alcuni progetti dell’associazione di Patch Adams: “Siamo stati in Bosnia, a Sarajevo, a seguire delle adozioni a distanza con le quali abbiamo raccolto dei fondi per donare una mucca ad ogni famiglia”. Poi, in Perù, a Iquitos, in una favela di 90 mila abitanti raggiungibile solo per via fluviale o con l’aereo. Qui i clown dipingono le case-palafitta dove vive la gente. Alla nostra domanda sul motivo di dipingere le case, quando probabilmente i problemi maggiori sono altri, Mauro ci spiega che anche lui ha capito tardi come mai: “per la prima volta questi uomini senza speranza e queste madri bambine, che partoriscono a 10-12 anni, hanno iniziato a collaborare con noi stranieri a dipingere le loro case per vincere la loro naturale inedia e apatia. E adesso queste 50mila palafitte multicolori stanno diventando la
loro peculiarità”. In Perù ci vanno più di 100 clown provenienti da tutto il mondo. “ Ogni anno, attraverso spettacoli di clown, cerchiamo di portare un messaggio di non violenza, in particolare sui bambini e di suggerire, con piccoli accorgimenti come evitare problemi di tipo sanitario, e non solo. Nel 2013, se riusciremo a trovare i fondi, cercheremo di costruire un centro nella zona più povera della favelas con l’obiettivo di far vivere lì alcuni clown. Questo ci permetterà di conoscere e farci conoscere, e potere capire quale sono le vere necessità e cosa possiamo fare”. Progetti simili sono previsti in Ecuador, ad Haiti e in Africa. Chiediamo a Mauro come si concilia l’immagine seria del banchiere con quella scherzosa del clown. “Sono due mondi totalmente diversi, nei quali vivo bene” ci risponde lui, “l’unica cosa
A Iquitos, in Perù
che mi permetto è quella di tenere i calzini di colore diverso”. Dall’incontro con Mauretto usciamo con un’idea di grande positività e vogliamo provare a trasmetterne un po’ anche su queste pagine, per affrontare con lo stesso spirito il 2013. “Vorrei ripetere quello che ci dice sempre Patch, e cioè che in ognuno di noi c’è un clown che va fatto uscire. Ognuno di no, se si mette in strada in costume da clown con un cartello con scritto “abbracci gratis”, ha la stessa funzionalità di un clown che va in ospedale. Non serve nessuna particolarità per essere un clown terapeuta. Nella vita di tutti i giorni è ancora più facile. Basta sorridere e vedere in positivo la vita, sempre. È importante mettersi in gioco e stare vicino alle persone che ne hanno bisogno e fare loro del bene. Anche senza naso rosso”. ■
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l’uomo urra che sussole alle nuv di Tiziana Tomasini
Una famiglia con la passione per il volo, la naturale propensione all’aria ed all’altezza, fino alle competizioni sportive. Tante le avventurose esperienze di Giorgio Galetto, appassionato pilota di alianti. Noi siamo andati a trovarlo e ci ha raccontato che…
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na presentazione che si riassume in ben tre fogli fitti di curriculum e che rivela una passione sportiva che va ben oltre i consueti livelli dilettantistici dei comuni appassionati… Giorgio Galetto – la cui attività lavorativa è il commercio di legname – ci accoglie nella sua casa di Caldonazzo, calata in un paesaggio tipi30
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camente invernale, dai particolari gelati e illuminati dai deboli raggi del sole. Eravamo partiti da considerazioni pindariche, sognando i prototipi leonardeschi e siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla concreta determinazione dell’uomo per raggiungere gli obiettivi più alti, oltre le nuvole. Per Giorgio Galetto il volo
non è un hobby, ma molto di più: ottenuto il brevetto in giovane età (a sedici anni), potenzia gradualmente, nel tempo, attitudine e predisposizione, raggiungendo ottimi risultati a livello nazionale ed internazionale. Da trent’anni appartiene alla squadra nazionale e partecipa ad importanti e riconosciute gare di volo a vela, sponsorizzato dal-
la grande farfalla del Trentino. “Il volo è una bella scuola di vita”, riferisce entusiasta ancora oggi, dopo tante esperienze e soddisfazioni, lasciando trapelare quella singolare magia, che non ha età, di fluttuare in quella che viene definita terza dimensione. Il velivolo che libra senza motore può raggiungere velocità anche elevate, stimate sui 150/160 km all’ora; è comunque nella norma viaggiare ai 100 km all’ora e percorrere decine e decine di chilometri. Per potenziare le prestazioni, è possibile caricare sul mezzo anche una zavorra d’acqua: con maggior inerzia la planata viene aumentata e garantisce così sorprendenti evoluzioni… L’emozione accresciuta del volo è naturalmente determinata dall’assenza del
trentinoincontri
motore: l’uomo non domina l’aria, ma la asseconda, in una stretta simbiosi con l’elemento naturale. Conseguenza logica e strettamente correlata al concetto sopra esposto, la particolare attenzione di un pilota di aliante al fattore meteo: le condizioni del tempo atmosferico vengono attentamente vagliate ed esaminate prima della programmazione di un volo e costituiscono elemento basilare per la buona riuscita della missione. Certo non mancano gli imprevisti… una corrente inaspettata o un cambio repentino della situazione – specie in quelle uscite che prevedono rilevanti percorrenze chilometriche – possono cambiare radicalmente i programmi. Non è poi così raro ed improbabile
atterrare nelle campagne anziché negli aeroporti! Anche se è la stagione estiva ad essere il periodo migliore per muoversi in volo, vanno comunque considerate le temperature rigide dell’inverno: sì, perché si vola tutto l’anno, anche a -30°C! Ma qual è la fase più difficile? Il pilota spiega che tutto il volo richiede grande attenzione… E se l’atterraggio senza motore richiede massima concentrazione e nervi saldi, si può confermare che i fattori di rischio esistono e sono reali: occorre prepararsi fisicamente e mentalmente, è indispensabile ripassare con costanza e puntuale precisione tecniche, manualistica e utilizzo dell’attrezzatura di bordo. Già, che cosa c’è a bordo?
Giorgio Galetto spiega che fino a poco tempo fa era fatto divieto di portare sul velivolo qualsiasi tipo di strumentazione finalizzata alla navigazione; oggi è concesso l’uso di GPS anche cartografici, con implicita facilitazione delle uscite di volo. Una volta il buon pilota doveva essere necessariamente anche un buon navigatore: la scrittura delle rotte e la loro interpretazione sul campo (anzi, in aria!) era una competenza importante, che poteva determinare la buona riuscita del volo. Alle volte capitava di perdersi e di perdere l’orientamento, specie su quelle percorrenze che prevedevano il volo su tratti di pianura sempre uguale per chilometri e chilometri. Altro che le nostre Alpi, costellate di cime spettacolari e facilmente individuabili, una ad una! Galetto racconta di aver sorvolato tante volte le nostre montagne, anche in lunghe tratte (1.300 km) e di averle oltrepassate, verso Francia e Germania. Del resto con un’apertura alare del mezzo di ben 15 metri si può osare… Ma accanto all’emozione alpina, rivela quello che per lui risulta essere in assoluto l’incontro aereo più impressionante, quello con le aquile. Le regine dei cieli non hanno paura di niente e attaccano in picchiata! Il pilota deve stare sempre all’erta: per po-
ter stare in situazione di ragionevole sicurezza, conviene volare più in alto od al massimo all’altezza delle aquile, in quanto per l’animale risulta più difficoltoso l’attacco in ascesa; se invece l’aquila vola sopra l’aliante, può gettarsi facilmente in picchiata, con conseguente pericolo… Più d’una volta, Giorgio ha dovuto affrontare un adrenalinico “faccia a faccia” con l’aquila dalle ali chiuse e con gli artigli in primo piano! Molte soddisfazioni, grandi emozioni, incontri strepitosi d’alta quota. È questa la vita di un pilota d’aliante: un uomo e il suo mezzo, alla ricerca di sempre nuove scoperte nell’aerea terza dimensione. ■
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di Alberto Folgheraiter
“N
on siamo in grado di sapere quando si è innescata la mutazione genetica che ha portato alcune famiglie dell’altipiano di Piné e della Val di Cembra a manifestare un particolare problema cardiaco, ma è probabile che questo si sia verificato qualche secolo fa”. Il prof. Marcello Disertori, 70 anni, dal 1997 al 2009 primario del reparto di cardiologia degli istituti ospedalieri di Trento, da più di trent’anni è impegnato nella ricerca e nello studio di una nuova cardiopatia genetica. Si tratta di un’aritmia, vale a dire un’alterazione dei battiti del cuore, conosciuta col nome di “paralisi atriale”. “Tutto è cominciato negli anni Ottanta del secolo scorso – rivela il sanitario – quando ci accorgemmo che alcuni pazienti lamentavano un’aritmia anomala caratterizzata dalla scomparsa definitiva dall’ECG (elettrocardiogramma) delle onde P, con ritmo sostitutivo giunzionale bra-
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il Cuore che batte e si ingrossa a piné Una mutazione genetica causa problemi cardiaci. Sottoposte a screening 420 persone di alcune famiglie della altopiano di Piné e della Val di Cembra. In trent’anni scoperti 64 casi di eterozigosi, un’alterazione genetica che, se non curata, potrebbe portare alla morte. dicardico”. In parole povere il cuore rallentava il numero delle contrazioni e ciò causava gravi problemi mettendo in forse la stessa vita. “Questa aritmia – prosegue il prof. Disertori – presentava caratteristiche familiari e, quindi, una probabile origine genetica”. In questi anni, tredici persone si sono rivolte alle no-
stre strutture per una grave disfunzione cardiaca legata all’omozigosi (coppia di geni uguali) causata da una mutazione genetica. Nel frattempo, cinque di queste sono morte. Si è deciso, pertanto, di compiere un’indagine capillare sui congiunti dei pazienti che si erano rivolti all’ospedale S. Chiara, non prima di aver
informato del problema la popolazione delle zone interessate. Segnatamente: l’altopiano di Piné e la sponda sinistra della Val di Cembra. Ebbene, 420 persone di alcuni nuclei familiari, si sono sottoposte volontariamente alle indagini medico-cliniche e a un esame genetico. Tra queste sono stati rilevati 64 casi in eterozigosi. Vale a dire che il 18% della popolazione indagata è risultata essere portatrice sana della malattia. Questo non significa che la presenza del gene anomalo potrà scatenare in età adulta la disfunzione cardiaca, tuttavia la sindrome è tenuta sotto stretta sorveglianza. “Soltanto nel 2008 – avverte il prof. Disertori – e grazie al progresso delle tecniche di studio genetico si è potuta identificare la mutazione responsabile della malattia. Il gene interessato (NPPA) è necessario per la sintesi dell’ormone natiuretico atriale (ANP). La mutazione causa una riduzione dell’ANP in circolo con conseguente importante sostituzione fibrotica del miocardio atriale, enorme distensione delle cavità atriali
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Marcello Disertori
con conseguente perdita sia della funzione elettrica che meccanica degli atri”. Volgarizzando il linguaggio medico, significa che il cuore pompa con fatica e una parte del muscolo è sottoposta a maggiore sforzo. Pertanto si verifica un ingrossamento del cuore stesso. Il fatto è che su questa disfunzione legata a una mutazione genetica non esiste letteratura scientifica. La scoperta, compiuta dopo anni di ricerche e di indagini su alcune famiglie dell’altipiano di Piné, a Segonzano e Albiano, è considerata unica a livello mondiale. Tant’è che sarà pubblicato su una rivista internazionale (“Circulation” di gennaio 2013) lo studio elaborato dalla cardiologia di Trento con la collaborazione del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento e del centro per le Malattie Genetiche dell’Universtà di Pavia. In una zona circoscritta del Trentino si sta verificando, al rovescio, ciò che nel 1975 fu accertato fra la popolazione di Limone, sul Garda. In quel caso ci si accorse che gli abitanti della borgata alto gardesana erano immuni all’infarto e ad altre malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Tutto questo perché nel loro sangue circola (anche qui da qualche secolo) una proteina – chiamata apoproteina A-1 Milano – in grado di contrastare la formazione di placche di colesterolo. Anche questa fu scoperta
per caso. Un ferroviere del luogo fu ricoverato a Milano per accertamenti cardiologici. Aveva livelli elevati di colesterolo, picchi fuori norma nei trigliceridi e nessun danno alle arterie e al cuore. Il prof. Cesare Sirtori che lo stava curando, incuriosito dal singolare fenomeno scoprì che una cinquantina di abitanti di Limone possedeva questa apoproteina in grado di liberare il sistema cardiocircolatorio dal colesterolo dannoso. Dal punto di vista della storia medica, si scoprì che la mutazione genetica che aveva determinato il fenomeno era avvenuta nel XVII secolo, nel corpo di un tale che si chiamava Pietro Pomarolo. L’isolamento di Limone (per secoli l’unico collegamento con il mondo esterno avvenne via lago) e l’endogamia (cioè matrimoni fra lo stesso gruppo sociale) hanno favorito la proliferazione della mutazione genetica. Lo stesso dovrebbe essere accaduto nel Pinetano e in Val di Cembra. L’effetto fondatore della singolare patologia cardiaca potrebbe essersi manifestato anche qui, forse nel XVII secolo, dopo una pestilenza. Intanto, nel 2006, gli americani hanno sintetizzato un farmaco per riprodurre l’apoproteina A-1 Milano e propone al miglior offerente quello che è stato chiamato “l’elisir di lunga vita”. Sul fronte opposto pare improbabile analogo interesse dell’industria farmaceutica. Anche perché gli utenti sono pochi, la malattia è molto rara e la prevenzione messa in atto dall’equipe del prof. Disertori potrebbe essere sufficiente: l’unione tra due portatori sani favorisce lo sviluppo dell’omozigosi. Insomma, chi fa parte delle famiglie a rischio lo sa e se il cuore batte i rintocchi dell’amore, prima di fare figli passate al Santa Chiara. Non per devozione, solo per ■ prevenzione.
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er non dimenticare, per ricordare. Queste potrebbero essere le motivazioni che stanno alla base di questo libro che scandisce la fede e la devozione, offrendo agli specialisti del camminare, ma anche al grande pubblico e all’ospite, la possibilità di conoscere in modo approfondito questa terra e di entrare in contatto con una geografia del Sacro fatta di strade, sentieri, incontri, scambi. Questo intreccio d’itinerari conduce ai santuari perché il pellegrinaggio è strettamente legato all’ambiente naturale, ne è parte integrante. Alcuni di questi percorsi sono individuabili all’interno della comunità stessa, altri ai limiti, altri ancora assai lontani, con i fedeli impegnati a spostarsi per chilometri, magari per giorni, per recarsi dove poter ricevere una grazia, implorare un’intercessione, semplicemente pregare oppure sottoporsi a una penitenza. Ai santuari, un tempo non molto lontano, ci si recava anche per conoscere, per tessere relazioni, per riallacciare antiche amicizie. Oggi ai santuari ci possiamo andare per riscoprire un mo-
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spirito in Trentino
il nuovo libro di fiorenzo degasperi: Santuari della fede e dello spirito: camminare sulle tracce degli antichi pellegrini attraverso le terre del Trentino e dintorni do diverso di fare turismo, di conoscere, di capire, di capirsi e di condividere un sentimento che non è solo e strettamente religioso, entrando in contatto con i luoghi, la storia, la cultura, le tradizioni e il folklore di un territorio. Gli itinerari proposti sono legati storicamente ad antichi pellegrinaggi che si svolgevano in Trentino e nei paesi limitrofi fino a non molti anni fa. Qualcuno è effettuato ancor oggi, altri sono caduti in disuso, altri ancora sono stati vietati nel corso dell’Ottocento adducendo motivi di ordine pubblico. Oggi questi percorsi vedono una ripresa di interesse e di
conoscenza del territorio da parte dei pellegrini. Si tratta di pellegrinaggi che possono durare alcune ore, all’interno della stessa valle, o giornate intere unendo diverse realtà valligiane. Sono sentieri arcaici che toccano paesi, frazioni, villaggi che hanno mantenuto intatto il fascino della terra trentina e che hanno saputo conservare nel tempo e nel territorio il sacro materializzato in crocifissi, icone, tabernacoli, chiese alpestri, croci incise, ecc. Ripercorrere questi itinerari vuol dire recuperare la storia del territorio, conoscere ciò che è stato prodotto in termini di arte, architettura e Madonna della Corona
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ritualità religiosa. Inoltre, attraversare la terra di quello che un tempo era il Principato Vescovile Tridentino significa toccare luoghi che hanno concorso a scrivere la storia stessa di questa provincia. Santuari maggiori e santuari minori: la fede non conosce differenze, accomunando sui sentieri ogni viandante, ogni pellegrino che voglia compiere il “cammino” per soddisfare il suo bisogno di sacro, il bisogno di ritrovare se stesso, di conoscere la storia e l’arte, di capire una terra anche attraverso i suoi prodotti. All’interno di questi percorsi ci sono delle eccellenze, ovvero dei Santuari che
trentinoattualità catalizzano, per la loro storia sacra più che secolare, oppure per essere diventati Santuari delle minoranze etniche, l’attenzione di fedeli e non. Seguire i 15 itinerari di questo primo volume è proporre a un pubblico, non solo italiano, un turismo religioso e culturale di qualità che coinvolga l’aspetto sacro ma anche quello profano. Sentieri molte volte dimenticati, vie ormai conservate solo nella memoria, passaggi caduti nell’oblio. Con questi libri, con questi itinerari, si cerca di riportare in superficie questa fitta trama fatta di fisicità e di fede, di avventura e di riscoperte, il tutto documentato dalla storia, dall’arte, dalle leggende, per far conoscere gli invisibili fili che hanno legato per secoli il senso della Comunità. Per questo ogni itinerario è corredato da schede di approfondimento legate al “camminare” – cosa c’è da visitare, tempi, dislivelli, ecc. –, al soffermarsi in un luogo – alberghi, agriturismi, b&b, posti di ristoro, ecc. –, nell’ottica di offrire all’ospite un ventaglio di possibilità e l’opportunità di effettuare questi itinerari nell’arco dell’intero anno solare. Il tutto è arricchito da cartine/ mappe e da un ricco apparato fotografico che aiuta ed invoglia l’ospite a cogliere nel
migliore dei modi ciò che calpesta quotidianamente. Gli itinerari offrono sia la possibilità di attuare questi “pellegrinaggi” impiegando diversi giorni, tappa dopo tappa, sia in poche ore, soddisfacendo quindi l’esigenza dei più: dalle famiglie con bambini agli “isolati” eremiti del camminare, fino alle comitive proveniente dalle più svariate nazioni europee che sempre di più, in tutti i mesi dell’anno, effettuano pellegrinaggi laici in diverse parti d’Europa, transitando per vie e sentieri per lo più inusuali, fuori dai grandi percorsi alpinistici o escursionistici, riscoprendo tracciati che hanno il sapore dell’avventura, della scoperta. Valorizzare l’esistente senza alterare il territorio. In questo caso il turismo non è appiattimento: coniugando fede ed economia in modo intelligente si possono salvaguardare l’uomo e la sua storia, la sua fede, i valori, la propria lingua, il territorio che si tocca. E il visitatore che s’incammina su questi sentieri, spinto dalla devozione, dall’entusiasmo popolare, non sarà più un turista, ma un ospite di questa terra. Perché il sentiero, la vita, è la metafora della transitorietà e della provvisorietà dell’uomo su questa terra e della sua ricerca di un luogo di pace. ■
Fiorenzo degasperi
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iorenzo Degasperi racconta i suoi viaggi compiuti all’interno dell’arte, nel paesaggio mitologico e nella geografia sacra della cultura alpina sui quotidiani “Trentino”, “Alto Adige” e la rivista Trentino Mese. I suoi ormai numerosi libri nascono dal cammino attraverso innumerevoli sentieri della storia, dell’arte, dell’immaginario fantastico. Una scrittura tesa a ricostruire i legami interrotti tra gli esseri umani e la natura, tra l’uomo e ciò che ha prodotto nel corso dei secoli: arte, folklore, leggende, racconti. Da tutto questo nasce una geografia dell’interiorità e dell’identità della cultura alpina. I suoi libri, di cui alcuni vincitori di premi nazionali – finalista Premio Itas 2007 per “Cavae. Le miniere in Trentino Alto Adige tra storia e leggenda” e I° Premio Gambrinus A. Mazzotti 2009 per “Santuari e pellegrinaggi dei ladini e delle genti mòchene e cimbre” – e regionali – 2010 II° Premio autori da scoprire-Ambientazione Alto Adige con “Archeologia in Trentino Alto Adige. Quando i Santi si chiamavano dèi” e, nel 2011, vincitore, nello stesso concorso, del I° Premio con “Le vie del sale nel Tirolo storico”– sono consultabili sul sito www.curcuegenovese.it.
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trentinoattualità
di Nicola Tomasi
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n villaggio trentino, bianco e mediterraneo, in una delle più belle isole greche, Rodi. Un villaggio di boscaioli e segantini per la precisione. Una pagina sconosciuta nel libro dell’emigrazione trentina. Se la storia avesse girato in altro modo, oggi potremmo avere una comunità trentina in pieno Mediterraneo. Stiamo parlando del trasferimento sull’Isola di Rodi, nell’Arcipelago del Dodecaneso, avvenuto tra il 1935 e il 1939, di un pugno di boscaioli trentini e sudtirolesi che andarono a vivere in un villaggio costruito appositamente per loro, Campochiaro. Il libro è uscito all’inizio di dicembre, con un titolo affascinante. Di Renzo M. Grosselli e Comitato Famigliari Emigrati Fiemmesi a Rodi, è Gli uomini del legno sull’isola delle rose. La vicenda storica del villaggio italiano di Campochiaro a Rodi 19351947, (Curcu & Genovese, p. 255, euro 30). Un libro di storia, non di storie, – come ha precisato Grosselli durante la presentazione avvenuta al Palafiemme di Cavalese l’8 dicembre scorso – che ricoRenzo Maria Grosselli
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trentini di grecia in un libro, l’incredibile vicenda di un pugno di boscaioli trentini e sudtirolesi trasferiti sull’Isola di Rodi. È avvenuto tra il 1935 e il 1939. in un villaggio costruito appositamente per loro, Campochiaro... struisce i contesti trentino, italiano e greco da cui scaturì l’idea di quella impresa. Il Dodecaneso era un possedimento italiano, cosa che fa di quell’emigrazione un altro caso: terra straniera, quindi, per genti e tradizioni dove accanto ad una forte maggioranza di popolazione di lingua greca, c’era una corposa minoranza turca e, solo nella cittadina di Rodi qualche migliaio di ebrei. Ma terra sottoposta alle autorità italiane. Il Dodecaneso, tredici isole che insieme non arrivavano alla superficie di un terzo del Trentino, era stato occupato dall’Italia nel 1912,
tolto all’amministrazione della Turchia. Non una colonia a tutti gli effetti, anche se i nativi godevano solo di una piccola cittadinanza. Un trentino si era fatto vivo a Rodi prima di altri, l’archeologo roveretano Giuseppe Gerola che nel 1912 era stato inviato sull’isola dal governo italiano per catalogare le cospicue risorse archeologiche dell’isola che era stata al centro e talvolta sede, di successive culture mediterranee, dall’epoca primicenea a quella della grande Grecia, fino all’epoca delle Crociate in cui Rodi fu sottoposta al potere dei Cavalieri Gerosolimitani che dal 1306 al 1522 respinsero gli attacchi turchi. Gerola in un paio d’anni iniziò ciò che gli italiani alla fine avrebbero portato a termine: scavi ad alto livello, la realizzazione di
un museo archeologico e il restauro, soprattutto nella città di Rodi, di un complesso variegato di strutture di epoca crociata. Fu nel 1922 che per Rodi e il Dodecaneso le cose cambiarono decisamente, con l’avvento del governatore Mario Lago. Un liberal più che un fascista, un uomo che decise di trasformare il Dodecaneso in una vetrina dell’impero italiano. Certo, quel pugno di isole doveva essere italianizzato, ma in maniera soft, senza violenza apparente: la scuola doveva essere italiana e se possibile anche la Chiesa greco-ortodossa doveva passare sotto il controllo del governatorato. Lago riuscì a drenare verso l’Arcipelago ingenti risorse che investì nel sistema delle comunicazioni, nell’economia locale, agricol-
trentinoattualità
tura, piccola manifattura e poi soprattutto in un sistema turistico che negli anni ‘30 era all’avanguardia nel Mediterraneo. Rodi era praticamente una colonia italiana e Mario Lago cercò di italianizzarla il più rapidamente possibile. Ma il suo modo di fare e i progressi in campo economico e dei servizi sociali, gli portarono il rispetto di quella gente che familiarizzò con le migliaia di lavoratori italiani che vennero stabiliti sulle isole (anche questo, naturalmente, per italianizzarle). Fu in quegli anni che presso i nativi nacque il detto una faccia, una razza che esprimeva un giudizio positivo sulla convivenza tra italiani e greci: non sempre pacifica e senza attriti (c’era una componente intellettuale che combatteva per l’ideale dell’annessione alla Grecia) ma tutto sommato non violen-
ta e dispensatrice di possibilità di progresso anche per chi era stato, nei fatti, espropriato del legittimo potere di determinare la propria sorte. Lago si interessò anche al paesaggio, al recupero ed alla cura delle locali foreste, depauperate durante i secoli di dominazione turca. Fu a quel punto che il Trentino incrociò Rodi. Attraverso il Demanio italiano il governatore contattò l’ingegnere forestale trentino Giuseppe Valcanover e tramite lui si arrivò alla scelta di un gruppo di provetti boscaioli e segantini di una delle vallate più vocate alla coltura del bosco come era la Valle di Fiemme. Alcuni villaggi avrebbero dovuto sorgere a Rodi, per ospitare i boscaioli e loro famiglie, che avrebbero messo mano al miglioramento delle locali foreste e infine anche avrebbero aumentato la loro produttività. Fiemme diede a Rodi eccellenti boscaioli, lavoratori di segherie, vivaisti. Lavoratori del legno insomma. Di villaggi alla fine ne nacque solo uno, Campochiaro, lassù, in alto, con le sue casette bianche e la sua piazza splendida. Accanto a 150 trentini (di cui 125 fiemmesi più un pugno di boscaioli di
Il Comitato Famigliari Emigrati Fiemmesi a Rodi
Centa e rari primierotti) vi si stabilì una cinquantina di sudtirolesi, qualche ladino del bellunese e un paio di famiglie friulane (italiani di altra origine erano gli impiegati pubblici). Tutti trovarono sul posto belle case, un ottimo lavoro, un buon salario. E per qualche anno quei fiamazi vissero quella emigrazione, definitiva nelle intenzione della maggioranza, con grande soddisfazione. Era stato all’inizio del 1935
che sette pionieri di Fiemme si erano trasferiti a Rodi, raggiunti a fine anno dalle loro e da altre famiglie. Li avrebbero seguiti altri boscaioli, soprattutto scapoli, fino al 1938. Ma le cose ben presto cambiarono. Alla fine 1936 Mario Lago fu sostituito dal quadrumviro della Marcia su Roma Cesare Maria De Vecchi, fascistissimo e violento che in poco tempo, preparando di fatto la guerra in cui l’Italia piombò nel 1940, militarizzò Rodi e violentò la locale popolazione greca, portando anche i trentini all’insoddisfazione. Con la guerra le cose precipitarono: bombardamenti, fame, occupazione tedesca, fucilazioni e deportazioni di massa. Poi, dal 1945 al 1947 l’amministrazione inglese, non benevola verso gli ex nemici italiani. E la necessità del ritorno: gli ultimi fiemmesi rientrarono in Trentino, dopo aver sperato di poter vivere per sempre nella loro Campochiaro, nel 1947. E dagli anni ‘70, con il, benessere, un lungo pellegrinaggio turistico sarebbe iniziato (e non è ancora terminato) da Fiemme a Rodi. Era nato il mito di una dolce e bellissima patria ■ perduta. 37
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trentinoattualità
di Renzo Francescotti
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ato nel 1964 a Mezzolombardo, ma cresciuto nel paese della sua famiglia, Vigo di Ton (ora residente a Lavis), con la passione del disegno sin da ragazzo, diplomato all’Istituto d’Arte di Trento, assunto dalla Provincia una ventina di anni fa per fare il grafico, Tomaso Marcolla è un nome che nel campo artistico, non solo trentino, circola da anni. Ha iniziato come pittore che si serve di tecniche tradizionali, come l’olio e l’acquerello. Con queste tecniche (dopo alcune mostre d’assaggio, nel suo paese, nella sua valle, a Trento e con una insolita uscita a Parigi), nel biennio 1996-1997 dipinge fortezze e castelli, lui che è cresciuto all’ombra di Castel Thun, “improntato” da questo castello, uno dei più affascinanti del Trentino. Dell’aprile 1998 è una mostra di quadri che raffigurano manieri, esposti nelle sale di Castel Toblino. Tommaso riscuote un buon successo, dimostra un ottimo mestiere, con uno stile naturalisticoimpressionista di largo gradimento. Successivamente, l’acquerello viene contami-
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Immaginare sempre Ha cominciato dipingendo fortezze e castelli. Poi ha virato sul digitale, rielaborando artisticamente fotografie digitali. Lui è Tomaso marcolla, tra belle arti, arte concettuale e impegno civile
nato con l’acrilico e il collage e Marcolla va a cercare sensi meno visibili, più riposti della realtà. Nel frattempo, dal 1996, comincia a parte-
cipare a concorsi e manifestazioni un po’ in tutta Italia, perfezionandosi nella grafica, utilizzando la fotografia (ne è un grande appassionato) manipolata digitalmente. Dice Marcolla: “Lavorando nel campo della grafica, mi occupo quotidianamente di immagini digitali che sono diventate parte integrante della comunicazione. Anche l’arte ha saputo cogliere le infinite possibilità di questa rivoluzione ed infatti sono sempre di più i musei e le gallerie che si propongono usando il digitale, sia su internet o su CDROM. È un mondo ancora tutto da scoprire e sfruttare, ma credo abbia enormi prospettive”. E delle sue opere dice: “Le opere che creo assemblando foto e pittura sono l’unione
dell’aspetto statico con quello dinamico e libero da interpretazioni.” Tuttavia, Marcolla non abbandona mai il disegno manuale a favore della grafica al computer: del 2003 è una mostra alla Galleria d’arte “Fogolino” di Trento, con opere realizzate a penna (biro) e acquerello, in cui conferma e ulteriormente rivela le sue eccezionali doti di disegnatore. Sono gli oggetti più utilizzati (da maschi e femmine), i più modesti e quotidiani, quelli che Tommaso dipinge: un guanto da lavoro, uno straccio da cucina,
trentinoattualità
una tovaglia, una moka, uno scolapiatti, un paio di jeans… Li riprende con una tecnica iperrealistica. Ma perché, che interesse hanno questi oggetti, che cosa ci vuol dire su di loro l’artista? Ci vuol dire: guardateli! Ma non li conosciamo anche troppo? No, guardateli in modo diverso, guardateli con immaginazione: di immaginazione ne abbiamo purtroppo sempre meno... Per esempio, guardate quanto è bello questo cavolo con le sue foglie e i buchi fatti dalle cavolaie; o questa zucca gialla, tagliata a metà con dentro tutto un mondo da scoprire; o questo vecchio scarpone abbandonato, chi l’ha indossato, chi ci ha camminato per strade di lavoro, di fatica, di pena, di avventura? E quei jeans but-
tati lì da un uomo o da una donna, come se fossero stati abbandonati in fretta, che senso famigliare, o erotico, che storie ci raccontano? Con la tecnica diversissima della computer grafica e della fotografia, Marcolla realizza le sue “vignette”, raccolte anche in un catalogo uscito nel 2009. Molte di esse sono viaggiate per internet o per esposizioni nel mondo, hanno raccolto premi e riconoscimenti. Tomaso Marcolla vi rivela coraggiosamente la sua passione civile, la sua anima di pacifista, ecologista, anticonformista. Ad esempio con la vignetta “Eczema”(2005) in cui raffigura il volto di George Bush figlio sfigurato da piccoli teschi. O “Proiettile” in cui vengono raffigurati dei bossoli ben ordinati, ognuno con segnato il suo destinatario (magari noi). Oppure “OGM” (2011) in cui appare un nuovo animale con la testa di pecora e il corpo di cavolfiore. O infine “Mela invado” (2006) in cui il nostro Tommaso – che viene dalla valle delle mele più celebri d’Italia – ne raffigura una bella rossa, una di quelle che si producono nella sua valle, sul cui è raffigurato il mappamondo: è morsicata ai margini, e i morsi appaiono in forma di due soldati con i mitra puntati contro il mondo. Singolare vicenda quella di questa vignetta. Un giorno del 2012, arriva a Tommaso una telefonata da Los Angeles: era di Elena Vannoni, regista di origine italiana. Gli chiede se può utilizzare l’immagine di “Mela invado” per promuovere una commedia sui dirit ti umani scritta dall’inglese Kay Adshehad. Ovviamente positiva, anzi entusiasta, la risposta del nostro antibellicista noneso. ■
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trentinoattualità
di Alberto Folgheraiter
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ualcuno l’ha definita il “Renato Zero del Trentino”, altri una donna di classe. Noi, che siamo (affettuosamente) irriverenti l’abbiamo incoronata la “Befana dell’anno”, anzi: del secolo e fors’anche del millennio. Perché Giuseppina Tomasi, anni (l’età di una signora non si rivela), da molto tempo ormai e per 365 giorni l’anno sfoggia abiti di classe con l’immancabile cappello coordinato. Tanto da fare ombra alla regina d’Inghilterra che, in fatto di cappelli, pare essere proprio inimitabile. Non contenta, la nostra sfoggia pure vistosi quanto improbabili anelli. Ce n’è uno che, se gli fosse messo il manico, potrebbe essere usato come martello per spaccare i sassi o squadrare i cubetti di porfido. Quando la mattina sfila per il centro storico di Trento, altre
Giuseppina Tomasi La simpatica “Befana” del millennio
Giuseppina Tomasi
Renato Zero
Giuseppina Tomasi
“befane”, meno improbabili e meno vistose, le si fanno attorno per inondarla di complimenti, di esclamazioni stupite, di incenso. Salvo poi, voltato l’angolo, fare un sorrisino di scherno che mette in chiaro tutta la loro falsità.
La Giuseppina, che ne è consapevole, scivola via, leggera e leggiadra, distribuendo sorrisi (veri) e distillati di saggezza. Che metta il buonumore è fuori discussione. E che cosa c’è di meglio di un “buongiorno
dolcezza” quando ci si sente amari e la giornata pare cominciata per il verso storto? Lunga vita, pertanto, alla Beppina, la Befana che non distribuisce doni il 6 gennaio, ma dolcezza e gioia tutti ■ i giorni dell’anno.
L’anello-tamburo di Giuseppina
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l 2013 si apre con una divertente novità: “COMICI A PARTE” è il titolo del nuovo spettacolo scritto e interpretato dal duo comico emergente ”COMIC SOON”. I protagonisti, Matteo Cortelletti e Gabriele De Angelis, non ancora trentenni, “trentini di Trento” – come si suol dire. La loro storia? Nel 1999 intraprendono un percorso di formazione spaziando da recitazione a dizione, a improvvisazione. Passano dieci anni a fare su e giù dai palcoscenici, interpretando Shakespeare, Beckett, Pinter, Simon e tanti altri. Questa esperienza li fortifica artisticamente e ne consolida la complicità e l’amicizia; non solo; fornisce loro anche gli strumenti per affrontare una nuova avventura. Già, perché nel 2009 a Trento nasce “Comic Soon”, associazione di promozione sociale che si occupa di produzione di spettacoli teatrali e intrattenimento, ma che – soprattutto – è un duo comico. In poco meno di un anno, grazie ad un ottimo mix di teatro comico e cabaret, uniti alla loro freschezza e ironia, Matteo e Gabriele riescono a ritagliarsi uno spazio sulla scena locale e sono anche conduttori in alcuni programmi su “RTTR” e “RTT music tv”. Poi, nel 2011, il determinante incontro con Giulio Piccolroaz, anima di Roaz Eventi, organizzatore di al-
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anno nuovo comici... a parte Un morto, un killer e l’amante della moglie del morto. Cosa ci fa Babbo Natale dallo psicologo? Scopritelo con il nuovissimo spettacolo di Matteo Cortelletti e Gabriele De Angelis. prodotto da roaz eventi
cune note rassegne di cabaret in Trentino. Dopo averli affiancati ai comici televisivi ospiti nelle proprie rassegne, Giulio mette a disposizione del duo le relazioni artistiche di cui gode negli ambienti della comicità nazionale. Piano piano prende il via un vero e proprio progetto di sviluppo e crescita artistica che, durante lo scorso anno, vede i Comic Soon esibirsi in alcuni importanti locali e laboratori nazionali accreditati, da Milano a Bologna, da Udine a Torino. Nel frattempo i due ragazzi lavorano alla stesura di un
atto unico comico: “Comici a Parte”: scritto, diretto ed interpretato appunto da Matteo Cortelletti e Gabriele De Angelis. Il 30 novembre scorso, a Cermenate, in provincia di Como, la prima assoluta. Nel corso del 2013 sono in programmazione due tour promozionali in Trentino e in Lombardia con il principale obiettivo di rendere note, ad un pubblico sempre più vasto, le capacità dei due attori trentini. “Comici a Parte”, con i suoi nove sketch è uno spettacolo fresco, veloce, leggero, che coinvolge e diverte lo
spettatore. I rapidi cambiamenti di scena e personaggi, che si incastrano nelle situazioni più assurde, rende lo show adattabile a qualsiasi tipo di contesto. Punto di forza di questi due giovani trentini è senza dubbio presenza scenica, risultato di dodici anni dedicati al teatro di prosa. Un morto, un killer e l’amante della moglie del morto. Cosa ci fa Babbo Natale dallo psicologo e perché un indiano che vive nel deserto dovrebbe sapere ogni cosa? Scopritelo con “Comici a Parte” e ■ buon divertimento!
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di Lara Deflorian
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a debuttato la scorsa estate a Bolzano ed è stata messa in scena in novembre a Brindisi, l’ultima creazione della compagnia Abbondanza/Bertoni che sarà rappresentata anche nella nostra provincia il 23 gennaio all’Auditorium Melotti, nell’ambito della stagione teatrale comunale di Rovereto. Michele Abbondanza e Antonella Bertoni da sempre hanno abituato il pubblico ad andare oltre l’estetica teatrale e ad entrare nel loro percorso di ricerca intimo e singolare soprattutto nella messa in scena. “La nostra curiosità – introduce Michele Abbondanza a proposito di Scena madre, di cui è regista, – ci spinge ancora una volta ad accostare interpreti caratterizzati da forti segni; fisici, come nel caso de Le fumatrici di pecore (produzione dello scorso anno, ndr) o biologici come in questo nuovo progetto: vedremo infatti in scena madre e figlia.” Antonella Bertoni, curatrice della coreografia del nuovo lavoro, si trova così ad essere protagonista assieme alla mamma Paola Faleschini, di una “pubblica intimità”, una relazione intima vissuta tra madre e
Scena madre l’ultima creazione della compagnia AbbondanzaBertoni sarà rappresentata il 23 gennaio all’Auditorium Melotti di rovereto
figlia, appunto, che è tale da sempre e per sempre. Non troviamo quindi la narrazione di una storia o lo sviluppo di un argomento, bensì la costruzione di una dinamica teatrale tra due corpi “spe-
ciali”, in quanto legati tra di loro da un rapporto naturale. L’effetto di questo contatto rivela inequivocabilmente l’autenticità di una relazione che non è soltanto corporea. “Verresti in scena con me?”,
questa è la domanda esplicita che Antonella Bertoni, carica di anni d’esperienza in palcoscenico, ha rivolto a sua madre digiuna, invece, di tutto ciò. “Così abbiamo avvicinato i nostri corpi – riporta Bertoni nelle sue note – l’ho toccata più forte che ho potuto con i segni che lei ha cominciato su di me… è qui, in questo luogo a me familiare, che io l’ho voluta portare e lei si è fatta condurre, per raggiungerci di volta in volta in una Scena Madre: patetica, estetica, epica.” Sarà interessante scoprire l’autenticità di questo profondo rapporto scenico, finalizzato a diventare anche paritario, come scrive ancora Michele Abbondanza: “l’incontro scenico sarà anche un incontro tra chi è stato 1000 volte in scena e chi mai: un’ulteriore differenza che… vorremmo far diventare uguaglianza.”. ■
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anno nuovo a teatro parte con l’allestimento di “Un tram che si chiama desiderio” che non mancherà di attirare curiosità ed interesse se si pensa che Antonio Latella è il regista che anni fa “fece scandalo” a Trento con la messa in scena di “Negri” di Genet. Dal 15 al 16 gennaio per la rassegna Tendenze di Prosa al Teatro Sociale, sarà in scena la compagnia Emilia Romagna Teatro Fondazione, con Laura Marinoni nella parte della protagonista Blanche, una donna profondamente segnata da un trauma che l’ha fatta precipitare nel baratro dell’alcolismo e della ninfomania. Sarà sicuramente un lavoro di forte impatto, che conferma lo stile e le scelte del regista, il quale capovolge il racconto
due di noi il 2013 comincia all’insegna delle risate e del grande teatro d’autore. Si va da “due di noi” di Frayn al classicissimo di Tennessee Williams partendo dal finale e colloca il dramma all’interno della psiche della protagonista. Dal 24 al 27 gennaio al Teatro Auditorium Lunetta Savino ed Emilio Solfrizzi presentano “Due di noi” di Michael Frayn ( autore del famoso lavoro “Rumori fuori scena) per la regia di Leo Muscato. Lo spettacolo racchiude tre situazioni matrimoniali emblematiche e paradossali: nella prima una coppia torna in vacanza a Venezia, nell’al-
bergo dove aveva trascorso la luna di miele. Il confronto fra passato e presente è comico e amaro. Segue una comunicazione paradossale: la moglie dialoga in modo surreale con il piede del marito. La terza situazione esamina una cena alla quale la coppia ha invitato due amici da poco separati ed il nuovo compagno di lei. Al teatro Cuminetti per Tendenza Prosa dal 31 gennaio al 1 febbraio è di scena “Italianesi” di e con
Saverio La Ruina, un testo che racconta una tragedia inaudita: quella di migliaia di soldati e civili italiani rimasti intrappolati in Albania e fatti oggetto di violente persecuzioni. È il racconto di Tonino, nato in Albania nel 1951, con il sogno dell’Italia nel cuore. Riconosciuto profugo nel 1991, Tonino arriverà nel nostro paese, condannato paradossalmente ad essere italiano in Albania e albanese in Italia. ■
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di Antonia Dalpiaz
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al 9 al 13 gennaio nello Spazio Off di Piazza Venezia Maura Pettorruso è l’interprete di “Alice delle meraviglie”, una produzione Macelleria Ettore- Trento Spettacoli, testo e regia di Carmen Giordano. L’attrice affronterà un viaggio meraviglioso tra dentro e fuori, sogno e realtà, utilizzando il linguaggio delle meraviglie, quello che porta la giovane Alice a confrontarsi con la voglia di entrare nel sottomondo, nell’ultramondo, in wonderland. L’obiettivo: gustare un’infanzia incredibile, per muoversi nel sogno e togliersi di dosso la stanchezza di crescere per niente, ritrovandosi adulti con la testa incapace di produrre immagini. Il 18 e 19 gennaio all’interno della Stagione TrentoOltre, Trento Spettacoli è in sce-
La banalità del male Il ricordo dell’Olocausto nello spettacolo tratto dal libro di hannah Arendt, il 18 e 19 gennaio a Trento per la giornata del ricordo na nella sede di Portland in Via Papiria 8 con “Processo alla banalità del male: Adolf Eichmann: un criminale moderno”, tratto da “La banalità del male di Hannah Arendt, drammaturgia e regia di Mara Pettorruso con Andrea Brunello, Alessio Dalla Costa e Stefano Detassis. Il testo vuole
ricordare ancora una volta la sconvolgente razionalità dello sterminio degli ebrei. La filosofa Arendt seguì personalmente le 120 sedute del processo Eichmann come inviata del settimanale New Yorker a Gerusalemme. Quello che la colpì, di questo carnefice, fu la sua incapacità di pensare, collo-
cata nelle spaventosa cornice della “terribile normalità” della massa burocratica. Quando nel 1960, Adolf Eichmann fu rapito a Buenos Aires, dove era nascosto, e portato a Gerusalemme, in Israele, per essere sottoposto al processo per i crimini perpetrati da lui e dal regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, il mondo, la società, la storia stessa, si trovarono davanti ad una possibilità nuova e importantissima: capire. Il lavoro verrà replicato il 25 gennaio a Lavarone e e ad Aldeno il 26 gennaio per la Giornata della memoria. ■
L’hotel paradiso della familie FlÖz al melotti di rovereto
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a Familie Flöz colpisce ancora tornando in Trentino, precisamente a Rovereto il 9 gennaio con il suo super collaudato spettacolo “Hotel Paradiso”, noto e amato in tutto il mondo proprio per la bravura degli attori che, evitando l’uso della parola, esprimono perfettamente una storia attraverso la gestualità e la mimica, indossando incredibili mascheroni, realizzati in modo così realistico da sembrare volti umani. Lo spettacolo, molto comico, racconta di un cadavere scoperto nel tranquillo Albergo Paradiso situato nelle Alpi. Ai vari interpreti, diretti da Michael Vogel, il compito di scoprire il colpevole. Il 15 ed il 16 gennaio è di scena “Così è se vi pare” di Luigi Pirandello con Giuliana Lojodice, Pino Micol e Luciano Virgilio diretti da Michele Placido. Il noto testo dell’autore siciliano mette ancora una volta in scena il
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tema della verità, fra ipocrisia e perbenismo, in un intreccio di ipotesi che vedono come protagonisti la signora Frola ed il signor Ponza. Il 23 gennaio spazio alla danza con la Compagnia Abbondanza-Bertoni. In “Scena madre” Paola Faleschini ed Antonella Bertoni realizzeranno attraverso il linguaggio della danza l’incontro tra madre e figlia. Un incontro ravvicinato, costruito sul bisogno di creare un rapporto speciale e profondamente vero. Il 31 gennaio divertimento assicurato con la commedia degli equivoci “Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa” di Ray Cooney. Un incontro di più personaggi all’Hotel Palace creerà una serie vorticosa di bugie, fino all’esilarante finale. Diretti da Gianluca Guidi, saranno in scena Antonio Catania, Raffaele Pisu, Gianluca Ramazzotti e Miriam Mesturino.
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n disco è una sorta di spiraglio sulla verità dell’artista, è frutto di scelte belle o brutte. Ogni nota prodotta, racconta un po’ di quella sensibilità che va accolta ed onorata per quello che rappresenta. L’interpretazione di tutto ciò, non è mai lo strumento per avvicinarsi ad esso, si dovrebbe credere e ricercare che quel che si ascolta sia “vero”. Fare questo piccolo sforzo ci guida ad ascoltare un lavoro in un modo diverso...
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aranno le note dei Solisti di Pavia accompagnati dal pianoforte di Pietro De Maria ad aprire, mercoledì 9 gennaio, la Stagione 2013 della Filarmonica di Trento che nel suo 218° anno di attività, si propone agli appassionati del Trentino con una Stagione di alto profilo che spazia a tutto campo nella musica cameristica. Scorrendo “Artisti e programmi” si ritrova, come ormai da tradizione, quel percorso di
2013 sul pentagramma il pianoforte di Pietro De maria apre la 218a stagione della società filarmonica di Trento. A gennaio anche l’ensemble della scala elevata qualità, in armonia con le certezze ma anche con i fermenti e le curiosità del mondo musicale che da sempre caratterizza la Filarmonica del capoluogo. Un intreccio di temi e di fili conduttori nella programmazione, su più piani e in più appuntamenti: 18 concerti accompagneranno gli appassionati per tutto il 2013, con quella energia e quella passione che la mu-
sica sa dare e suscitare. Il programma di sala del primo evento prevede l’esecuzione di brani di Chopin. Lunedì 15 sul palco della Filarmonica ci saranno i musicisti dell’Ensemble della Scala creato dall’Associazione “Ensemble Strumentale Scaligero” in un concerto dedicato al mondo di Verdi siglato con “La lente del virtuosismo nella musica stru-
mentale del Risorgimento”. L’Associazione “Ensemble Strumentale Scaligero” è un gruppo strumentale costituitosi nel 1989 per volere di dieci musicisti del Teatro alla Scala. Il nucleo base è il doppio quintetto (cinque Archi e cinque Fiati) composto da musicisti stabili del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala al quale, dal 1998, si sono aggiunti sax, pianoforte, fisarmonica e percussioni. Il successo delle sue esibizioni è dovuto non solo alla bravura dei singoli esecutori, ma anche alla sensibilità e al gusto raffinato dei compositori invitati a trascrivere, per il loro organico, le partiture proposte poi nei concerti. ■
“I Concerti della Domenica”: il trentennale
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on è un’edizione qualsiasi quella targata 2013 de “I Concerti della Domenica”. La rassegna dedicata a Giuseppe Mazzeo, che per anni aveva seguito e fatto crescere questa inziativa nel segno della musica classica, festeggia infatti i suoi primi trent’anni. Un anniversario che cade, tra l’altro, in un anno particolarmente importante per le sette note. Il 10 ottobre del 1813, in un minuscolo paesino della bassa parmense, vedeva la luce Giuseppe Verdi, uomo destinato a cambiare i destini della musica stessa. Nel 2013 il mito verdiano attraverserà in lungo e in largo il mondo intero. Lo faranno anche “I Concerti della Domenica”, come evidenzia il direttore artistico Riccardo Gadotti: “Anche noi abbiamo voluto celebrarlo con l’evento di apertura, che riproporrà le più famose arie e duetti del suo repertorio. Ma il programma dei “Concerti della Domenica” offre molteplici spunti e tantissime occasioni per ascoltare interpreti di indiscusso valore”. Domenica 13 gennaio, dunque, la Sala della Filarmonica
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in via Verdi alle 10.30 ospiterà “Viva Verdi”, recital lirico verdiano per soprano, baritono e pianoforte che prevede anche l’esecuzione di Pietà, rispetto, amore da “Macbeth” (Baritono), O cieli azzurri da “Aida” (Soprano), Ciel, mio padre! da “Aida” (Duetto), Pari siamo da “Rigoletto” (Baritono), Non so le tetre immagini da “Il Corsaro” (Soprano), Io morrò da “Don Carlo” (Baritono) e Udiste? Come albeggi… da “Il Trovatore” (Duetto). Protagonisti saranno il soprano Maria Letizia Grosselli, il baritono Walter Franceschini baritono e il pianista Eddi De Nadai. Saranno le note di W.A.Mozart a riusonare nel concerto di domenica 20 eseguite dalla violinista Francesca Vicare e dal fortepiano Stefania Neonato con l’esecuzione de “L’integrale delle Sonate per fortepiano e violino - Recital III”. Domenica 27 le note saranno quelle delle formazione del Conservatorio di musica F.A.Bonporti di Trento con un programma di sala che prevede l’esecuzione di C.Debussy, M.Arnold, S. Prokof’ev. J.Brahms.
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di Fabio De Santi
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iccolò Fabi ha scelto un titolo particolare, diretto ed essenziale per il suo nuovo disco: “Ecco”, che esprime lo stato d’animo di un’artista che dopo un periodo di vita travagliato e doloroso nelle sue perdite, si è rimesso in gioco anche grazie allo straordinario affetto del suo pubblico. Uscito ad ottobre, questo album sarà al centro del live che il 19 gennaio aprirà la nuova Stagione di Musica d’Autore all’Auditorium di Trento. “Ecco”, settimo album della carriera di Niccolò Fabi, è stato scritto dal cantautore e realizzato insieme a Roberto Angelini, Gabriele Lazzarotti, Fabio Rondanini, Daniele “Mr Coffee” Rossi e Riccardo Parravicini. L’album è stato registrato nello spazio di tre settimane in Salento, nello studio Posada Negro di Roy Paci ed è probabilmente il disco più collettivo della sua storia musicale italiana, sicuramente il più vitale. In questo lavoro coesistono infatti momenti di folk acustico ad altri in cui emerge una componente decisamente più soul, ballate rock e sapori reggae.
Ancora niccolò Torna in trentino niccolò fabi, con un live che il 19 gennaio aprirà la nuova Stagione di Musica d’Autore all’Auditorium di Trento
Insomma, un disco particolarmente pieno di musica, di sonorità e colori diversi, dove la scrittura cantautorale si presta a elaborazioni di grande libertà musicale, con un vago sapore antico che molto più di una scelta stilistica di carattere “vintage” è ricerca di uno spirito autentico.
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Artista multistrumentista, Fabi ha da sempre dedicato grande attenzione all’aspetto live della sua carriera artistica. Non a caso, ha infatti deciso di affiancare al nuovo lavoro di studio una dimensione live che lo presenti al pubblico in una nuova veste, dopo un’intensa attività concertistica che lo ha visto confrontarsi con differenti linguaggi musicali, dal teatro ai palchi estivi, accompagnato dalla sua band. A dimostrazione di ciò, l’intenso tour nei teatri, in cui non mancheranno dimensioni acustiche, all’interno di un progetto più ampio che prende il nome di Angelo Mai Sessions. Al centro
del live ci saranno i brani dell’ultimo lavoro che Fabi ha delineato con queste parole: «Nelle canzoni di Ecco c’è tanta vita ma anche il senso della morte e della perdita. Questo è il circolo delle cose ma credo che anche nella malinconia ci sia vitalità, ci sia una sorta di intensità dolorosa che è amore anche per le piccole cose quotidiane». Dal punto di vista dei suoni, come sottolineato, si tratta di un cd decisamente vario: «Non ho pensato ad un’idea di suono precisa per le diverse canzoni di questo album, piuttosto ho lasciato che gli arrangiamenti seguano in maniera diretta le suggestioni che le parole sanno creare. La musica segue il testo». Al suo fianco, sul palco dell’Auditorium, ci saranno sei musicisti con una scaletta di brani che attraverseranno tutta la produzione dell’artista capitolino insieme ad alcune sorprese. ■
di RENZO Maria GROSSELLI comitato famigliari degli emigrati Fiemmesi a rodi
Gli uomini del legno sull’isola delle rose La vicenda storica del villaggio italiano di Campochiaro a Rodi 1935-1947
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di Fabio De Santi
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opo l’apertura affidata al musicista californiano Dirk Hamilton prosegue con il concerto di Willie Nile la terza edizione della rassegna “Musica d’oltre oceano”. Una serie di concerti nel segno della musica a stelle e strisce proposte dall’ associazione Nota Bene presso l’auditorium di Borgo Valsugana. Willie Nile, songwriter di New York con all’attivo una decina di album, centinaia e centinaia di concerti “coast to coast” e per il mondo, sarà a Borgo domenica 13 gennaio. Una bella opportunità di ascoltare rock, quello solido, energetico, ben costruito come quello che suona il cantante e autore statunitense di Buffalo naturalizzato newyorkese, icona del classico rock made in Usa. Sessant’anni compiuti da un po’, ma con la grinta e la voglia di suonare di un ventenne, Willie Nile proviene da quella razza di musicisti
Nel nome del boss Willie Nile, songwriter di New York con all’attivo una decina di album, amico di Bruce Springsteen, sarà a Borgo domenica 13 gennaio che sono cresciuti amando Stones e Clash, esponenti del rock d’autore che sono diventati a loro volta mostri sacri. Nile, infatti, oltre alla pregevole e pluridecennale attività da solista avviata agli inizi degli anni Ottanta, è apprezzato musicista live e vanta lunghe e consolidate collaborazioni con gente del calibro di Bruce Springsteen, con il quale tutt’ora duetta di sovente. Nile, pur avendone le doti e le capa-
cità, non è mai diventato un fenomeno musicale da grandi numeri, ma i suoi dischi e ancor più, i suoi live, sono da sempre gioia e delizia per gli appassionati del rock. Nile, infatti, è un animalaccio da palcoscenico, dove si presenta carico di adrenalina e al tempo stesso senza eccessi: un sano, buon vecchio rock’n’roll man, insomma. Nella sua biografia vogliamo sottolineare anche la frequentazione del CBGB’s,
storico locale della Grande Mela, dove vede gruppi quali quello di Patti Smith, Television, Ramones e Talking Heads. Si esibisce spesso al club del Village Kenny’s Castaways in Bleecker Street, dove comincia a raccogliere un numero sempre più crescente di ascoltatori, tanto da arrivare al primo contratto discografico. Di lui, il critico Robert Palmer in una recensione per il New York Times ha scritto: “Per una volta i tempi sembrano produrre un artista che sa essere al tempo stesso espressione iconoclasta e quasi perfetta delle correnti contemporanee. È uno dei migliori cantautori a venir fuori dalla scena di New York da molto tempo in qua.” Serve dire altro? ■
Alice (rinviata) tira la volata a franco battiato
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opo il rinvio della data del 9 dicembre scorso è quella del 20 gennaio la serata in cui Alice si esibirà all’Auditorium Melotti di Rovereto per la rassegna “Trentino in Musica”. Galeotta fu una bronchite, ma Carla Bissi, in arte Alice, ha ripreso proprio ad inizio 2013 il suo tour legato al nuovo disco “Samsara” che ha segnato il suo ritorno a molti anni di distanza da “Exit”. Proprio Samsara è un titolo che sembra riassumere una filosofia di vita: un termine sanscrito che sta a indicare tutti i passaggi della vita nel suo ciclo continuo di nascita, morte e rinascita. Questo progetto è fatto di tanti brani anche molto diversi tra loro, che sono come dei quadri di vita essenzializzati nel titolo “Samsara”. Un disco pop con canzoni di vari compositori, due brani che ha scritto la stessa Alice e alcune cover tra cui una splendida versione de “Il cielo” di Lucio Dalla. Un disco che è anche un intenso viaggio musicale che l’artista di Forlì proporrà al pubblico trentino e in cui si trovano anche pezzi particolarmente “impegnativi” come “Morir d’amore”, una canzone ispirata alla vita di Giovanna d’Arco. Ma durante lo spettacolo si ascolteranno anche i classici
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della carriera di Alice come “A cosa pensano”, “Chan-son égocentrique”, “I treni di Tozeur”, “Prospettiva Nevski”, fino a quelli che sono i suoi due maggiori successi: “Il vento caldo dell’estate” e “Per Elisa”. Fra le collaborazioni presenti in questo disco, quella decisamente a sorpresa con Tiziano Ferro accanto a quelle con Mino Di Martino, Francesco Messina e a quello che da sempre è un’artista a lei vicino: Franco Battiato. Proprio il cantautore siciliano sarà protagonista del secondo evento live della rassegna “Trentino in Musica” per il 2013 con il live del 5 febbraio al Palarotari di Mezzocorona. Franco Battiato, neo assessore alla cultura della regione Sicilia, è in tour per presentare il suo nuovo disco “Apriti Sesamo” in cui il cantautore prosegue il suo rapporto con il filosofo Manlio Sgalambro a cui è affidata buona parte della scrittura dei testi. Franco Battiato sulla genesi di questo album ha raccontato: “Manlio Sgalambro mi manda i suoi testi e io, da musicista, li taglio e cucio a seconda delle esigenze. In queste mie canzoni non c’è rabbia, ma compassione, credo nella magia dell’essere umano, che è una macchina spettacolare”.
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VIGO DI FASSA - POZZA DI FASSA - ALBA DI CANAZEI || 40 km di piste / 40 km of slopes 路 19 impianti di risalita / 19 lifts
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o Skitour, percorso vario e divertente che si snoda sulle piste in quota disegnate nella media e alta valle accontentando sia le famiglie che gli sciatori più esperti, è assolutamente unico per lo spettacolare panorama sulle cime delle Dolomiti di Fassa, Patrimonio dell’Umanità Unesco che si ammira da ogni versante: il Sassolungo, il Gruppo del Sella, il Pordoi, la Marmolada, i Monzoni, il Latemar e il Catinaccio-Rosengarten. Il tour si sviluppa da Alba di Canazei, passando per Pozza di Fassa fino a Vigo di Fassa, e viceversa. Al via di una nuova stagione bianca, ogni polo dello ski tour fa registrare novità grandi e
EMOZIONI IN QUOTA Vigo di Fassa, Pozza ed Alba di Canazei, tre rinomati poli dello sci in Val di Fassa racchiusi in un unico spettacolare ski tour, dove il paesaggio delle Dolomiti, patrimonio mondiale Unesco, offre il meglio di sé piccole. Partendo dalla conca del Ciampàc (mt. 2.500) sopra Alba di Canazei, la prima attrazione rimane sempre la tecnica “Pista del bosco”, un vero “must” nel repertorio degli sciatori provetti. Per ricaricarsi dopo una bella
sciata, tanti rifugi affacciati direttamente sulle piste e con panoramiche terrazze solarium dove deliziarsi con ricette tipiche della tradizione alpina e ladina. Anche le novità al Ciampàc rafforzano la sua immagine di ski area a
misura di famiglie con tanti servizi dedicati all’insegna dell’imparare giocando. Come il nuovo campo scuola “Indian Village” gestito direttamente dalla Scuola Sci Canazei Marmolada. Dotato di tre tapis roulant per la risalita
UN’ONDATA DI NOVITà A CANAZEI DOLAONDES, IL REGNO DELL’ACQUA COLOR SMERALDO 5 piscine e vasche, uno scivolo di 111 metri... e molto altro
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l nuovo centro acquatico Dòlaondes, dal ladino (segui le onde), inaugurato a Canazei lo scorso giugno, è un vero paradiso dell’acqua, con cinque piscine, uno scivolo parabolico di 111 metri (il più lungo del Trentino), quattro aree tematiche e dotato di tutto quanto renda l’acqua movimento, piacere, gioco per i più piccoli, benessere, relax e infine appagamento per tutti, nel cuore delle Dolomiti ladine. 2500 mq. di superficie totale, confort e dettagli di altissima gamma di cui è dotata, la rendono leader nel settore dei centri acquatici nell’intero arco alpino. Ogni luogo ha spazi pensati per destinatari diversi e altrettanti effetti benefici. Dòlaondes è uno prezioso scrigno dell’acqua, color smeraldo, pura, seducente come quella che sgorga dalle montagne. Un salotto del relax vista Dolomiti, d’estate come d’inverno. È stato costruito in modo che ogni frequentatore che vi trascorra del tempo trovi soddisfazione e appagamento per le proprie aspettative sportive, ludiche, di relax, benessere e divertimento. C’è la vasca semiolimpionica pensata e strutturata per gli appassionati di nuoto, per gli atleti dei massimi ranghi sportivi che qui vorranno allenarsi trovando vantaggio dall’attività svolta in quota. Poi la vasca FUN, di forma ellittica e l’acqua che fa i vortici, con i lettini da idromassaggio e le docce cervicali,
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stando dentro l’acqua sembra di toccare le montagne. Il Colac è uno scoglio gigante, indimenticabile al tramonto. Poi la culla acquatica dei più piccoli, dove l’acqua che sembra accarezzarli, tiepida, accogliente, divertente, con lo scivolo, la cascate e la roccia ad incavo tempestata di luci. Dall’esterno idealmente incastonato tra le montagne che lo sovrastano, parte lo scivolo parabolico più lungo del Trentino con i suoi 111 m. che permette di lanciarsi fin dentro il cuore caldo ed accogliente di Dòlaondes. Competere con gli amici grazie al sistema automatizzato di cronometraggio, gridare a squarciagola per l’emozione e ricominciare. Poi ancora fuori lungo il perimetro che guarda le montagne, c’è la piscina ad acqua salata. Questa è davvero una chicca, il mare così è tornato in centro a Canazei. Qui si nuoterà ad ogni stagione ed immaginarsi d’inverno immersi nel calore dell’acqua marina circondati dalla neve è un sogno senza tempo. Dòlaondes è un contenitore ricco e multiforme, che si apre in quattro percorsi differenti che identificano le attività che si svolgeranno in ognuna. “Water & Fun”, le piscine, “Eghes Wellness”, il benessere, “Sport & Fitness”, la palestra d’avanguardia operativa dai prossimi mesi e “Eat & Drink”, il nuovo luogo di ritrovo e ristoro dopo un’intensa giornata di attività e relax nell’acqua. Vi aspettiamo Dòlaondes, a seguire le onde nelle Dolomiti.
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CATINACCIO IMPIANTI A FUNE S.P.A. Tel. 0462 763242 Fax 0462 764533 info@catinacciodolomiti.it www.catinacciodolomiti.it FUNIVIA CIAMPAC E CONTRIN S.P.A. Tel. 0462 601206 Fax 0462 601507 info@ciampac.org www.ciampac.org FUNIVIE BUFFAURE Tel. 0462 764085 Fax 0462 764085 funiviebuffaure@tin.it
accesso alla skiarea Catinaccio dove, una volta giunti in quota, vi accoglie l’altopiano del Ciampedie con la grande veduta sul Gruppo del Catinaccio/Rosengarten e con le piste dedicate ai grandi campioni del passato come Gustav Thöni e Alberto Tomba. Qui, l’Albertone nazionale ha preparato molte delle sue vittorie. Da sottolineare le migliorie apportate alle piste Prà Martin e Pian Pecei, ora più godibili per gli esperti ma anche più accessibili ai principianti e ai bambini senza intaccare Il fascino di queste piste. Da non perdere la salita ai 2100 metri di Prà Martin per imboccare la pista Thöni che conduce ai 1400 m. di Vigo lungo un percorso vario ■ e divertente.
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Photo ©Ralf Brunel
e tante altre soluzioni ludiche per rendere questo spazio il luogo privilegiato di tanti principianti. E per chi vuole emozioni forti c’è lo Snowpark Ston8 dove divertirsi grazie a salti, rails e tanto altro. Dalla conca del Ciampàc ci si porta a Sella Brunech (mt. 2.428) per attraversare la Val Jumela e risalire al Col de Valvacìn (mt. 2.354), il punto più alto della “solare“ ski area del Buffaure dove le novità sulle piste riguardano proprio gli sciatori più piccoli. Dossi per i mini sciatori sono stati realizzati sulla pista Baby Buffaure, mentre a Buffaure di sotto, all’arrivo della telecabina è stata creata un’area divertimento con igloo nei quali i bambini potranno entrare con gli sci. Al campo scuola Fraine, Pera di Fassa, sarà a disposizione un nuovo tappeto mobile per principianti di 60 m e una sezione di gobbe riservata ai bambini. Per i più insaziabili, a Pozza di Fassa, la pista Aloch, sede di allenamenti e gare delle nazionali di sci alpino, sarà illuminata ed aperta al pubblico ogni mercoledì e venerdì dalle 19.30 alle 22.00 a partire dal 26 dicembre. Anche qui c’è una novità: un’area con spettacolari “gobbe” a disposizione dei freestyler. Da Pozza, è necessario un breve spostamento con lo skibus a Vigo di Fassa, oppure con il divertente trenino a Pera di Fassa, i due punti di
WATER & FUN Lunedì: 14.30 – 20.00 Martedì: 10.00 – 20.00 Mercoledì: 14.30 – 22.00 Giovedì: 10.00 – 20.00 Venerdì: 14.30 – 20.00 Sabato: 14.30 – 22.00 Domenica:14.30 – 20.00
EGHES WELLNESS Lunedì: 14.30 – 20.00 Martedì: 14.30 – 20.00 Mercoledì: 14.30 – 22.00 Giovedì: 14.30 – 20.00 Venerdì: 14.30 – 20.00 Sabato: 14.30 – 22.00 Domenica:14.30 – 20.00
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arà Andalo ad ospitare quest’anno l’ormai tradizionale appuntamento con la “ Festa Neve”: ad organizzare l’evento sarà il Circolo PD di uno dei paesi dell’Emilia colpiti dal sisma dello scorso maggio, San Felice sul Panaro. La kermesse si svolgerà dal 10 al 20 gennaio con un programma , come sempre, ricco di incontri politici, culturali e di momenti legati allo spettacolo. Fra gli eventi di rilievo, nelle serate della Festa Neve al Palasport di Andalo, quello di sabato 12 con Cisco,
festa democratica sUlla neve la festa della neve democratica si svolgerà dal 10 al 20 gennaio con un programma ricco di incontri politici culturali e di momenti legati allo spettacolo: drupi, cisco, mingardi. e poi i comici Lauretta e Ornano ex anima dei Modena City Ramblers , che presenterà il live “Indietro popolo”. Un tour “indoor” che Stefano “Cisco” Bellotti ha voluto per celebrare i suoi primi vent’anni di carriera musicale. Un viaggio a spasso nel tempo partendo dalla fine della storia per arrivarne alle radici, un nastro riavvolto nel presente per rileggere il
passato e affrontare meglio il futuro. “Sarà il riassunto – ha spiegato Cisco – di vent’anni di combat folk moltiplicati per venti cavalli di battaglia, un modo per festeggiare, ballare, pogare e prendersi in giro, partendo da “Golfo Mistico” e “La dolce vita”, toccando con mano gli ultimi anni di carriera da solista entrando nell’ultimo periodo
dei Ramblers, quello di “Viva la Vida”, “El Presidente”, “Ebano” e “La legge giusta”, anticipando alcune primizie come “La Locomotiva” e “Transamerica!”. Sul palco con lui, la band che l’ha accompagnato negli ultimi anni, Andrea Faccioli, chitarre, Bruno Bonarrigo contrabbasso, Beppe Mondini batteria, Simone Copellini tromba, Pa-
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Areaderma cambia look. Lo spaccio di cosmetici di altissima qualità, prodotti in Trentino cambia nell’aspetto mantenendo inalterata la qualità di sempre. Venite a scoprire tutte le novità che ogni giorno riempiono gli scaffali: non crederai ai tuoi occhi!
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L’inverno in Val di Non significa tranquillità e relax. Per questo le aree sciistiche contenute, sono adatte alle famiglie, ai bambini e a chi vuole muovere i primi passi sulla neve. Dove praticare lo sci nordico, quello alpino e lo snowboard. Parco divertimenti, PREDAIA PARK & NEVELANDIA. Al Monte Nock l’emozione di sciare sotto le stelle.
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trick Wright violino. Martedì 15, al Palasport di Andalo si esibiranno due artisti mitici della musica leggera italiana come il cantautore bolognese Andrea Mingardi e l’artista lombardo Drupi. Spazio al cabaret, giovedì 17, con due volti dello Zelig come Claudio Lauretta e Antonio Ornano. Casse 1970, ligure, Claudio Lauretta si è fatto conoscere dal grande pubblico grazie al programma di Ricci Striscia la Noti-
zia. Lauretta riesce a condurre gustosi spettacoli esibendosi in monologhi, gags, barzellette e imitazioni oltre che nelle vesti di cantante. Tutti i giorni, alle ore 13, partecipa al programma radiofonico “Ciao belli”, condotto da Dj Angelo e Roberto Ferrari, in onda sull’emittente Radio Deejay. Antonio Ornano, comico ligure, parte dalla dimensione teatrale per arrivare al cabaret visto che, come sottolinea nella sua biografia: “Nonostante questa minima parvenza di serietà, la mia indole cialtronesca finisce per prevalere”, Frequenta il laboratorio Zelig di Genova dove lancia i suoi personaggi: Space Cacace, alias Mimmo Cacace, caustico muratore di Renzo Piano, Franco Prunes, spietato life coach, esperto in tecniche di seduzione e di gestione del personale e il Prof. Ornano, biologo naturalista che tanto disprezza gli animali domestici quanto adora le prede feroci. A “Scorie” su Raidue, lancia il personaggio dell’Avvocato Arnoldi, parodia del celebre avvocato dei consumatori, ma è proprio con i prof Ornano, alle edizioni di Zelig Off dal 2009 al 2012, che porta il comico a far diventare il principale oggetto di studio del biologo l’animale uomo e le sue dinamiche comportamentali, con particolare attenzione a quelle interne al rapporto di coppia. Sabato 19 si torna al rock con il concerto dei Marlene Kuntz, uno dei gruppi fondamentali del rock tricolore dell’ultimo ventennio. La formazione, guidata dal carisma di Cristiano Godano, proporrà un live set elettrico giocato sui brani dell’ultimo disco “Ricoveri virtuali e sexy solitudini” insieme ai classici tratti da “Catartica”, “Il vile” e “Senza peso”, lavori in cui la vena poetica dei testi si intreccia con la forza del rock della band piemontese. ■
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visita guidata all’arte sacra
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egli spazi espositivi del Caffè Roma a Borgo Valsugana, il 15 dicembre 2012 si è aperta la mostra “Passato prossimo” di Tullia Fontana (Lula) che durerà sino a domenica 6 gennaio 2013. L’ha presentata Renzo Francescotti, critico che conosce bene la Fontana per averne scritto più volte, in particolare per averle dedicato una monografia. Il noto scrittore, poeta e critico ha brevemente ripercorso l’itinerario pittorico di questa artista trentina che risiede a Carzano, tra le più importanti pittrici trentine odierne. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte di Trento, Tullia ha frequentato l’Accademia di Venezia, concludendola col
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n drago serpente apre la sua bocca come volesse inghiottire la spirale del pastorale che lo tiene imprigionato in una sorta di labirinto.
Federico Vanga, principe vescovo tridentino (1207-1218), nato, per alcuni, nella selvaggia terra della Val Sarentino – ancor oggi un villaggio al confine con il Renon porta il suo nome, Wanga –, per altri figlio di una nobile famiglia originaria dalla val Venosta, utilizzava il pastorale decorato con basilischi, immagini di santi, intrecci decorativi dalle origini barbariche, come un vero e proprio bastone atto a dirigere un gregge, il suo gregge, quei fedeli che occupavano le terre trentine e buona parte di quelle atesine. Al suo nome sono legati manufatti architettonici come la Torre Vanga, un tempo affacciatasi sul turbolento fiume Adige, il rimaneggiamento della cattedrale di San Vigilio. Oltre alle grandi imprese nella storia e nell’arte viene ricordato per dei piccoli oggetti
massimo dei voti. È stata poi insegnante di discipline artistiche alle scuole Medie e attiva organizzatrice di eventi culturali con l’associazione “Pegaso”, che ha fondato, e con quella delle “Donne di Carzano” di cui è stata presidente. Gli inizi della Fontana sono espressionistici; in seguito ha guardato specialmente a Matisse e al Liberty. Si è poi rivelata - con una serie di esposizioni soprattutto in Veneto, durate un decennio - un’abile pittrice di icone classiche. È quindi passata alle icone “contaminate”, ovvero trasposte modernamente, che rivelano fascino e sensualità. Quelle caratteristiche di segno deciso e forti colori che troviamo anche nei suoi fiori enfatizzati, teatralmente barocchi. Infine, sono molto suggestivi i suoi paesaggi – a cominciare da quelli di Borgo Valsugana e Carzano – còlti talvolta in notturna, che Tullia Fontana sa reinterpretare in chiave onirica, al limite del surreale.
che racchiudono un mondo di informazioni, come Lezionari e Messali. E soprattutto il Liber Sancti Vigilii, ossia il registro noto come Codex Wangianus, manoscritto confezionato nel secondo decennio del Duecento, conservato presso l’Archivio di Stato di Trento, il quale raccoglie una vasta documentazione, che costituisce il fondamento
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dell’autorità politica dei principi vescovi di Trento, a partire dal diploma imperiale del 1027 che assegnava al vescovo di Trento i diritti comitali. È detto minor in contrapposizione al Codex Wangianus maior, conservato oggi a Innsbruck: si tratta dell’edizione più tarda (1340 circa), fatta eseguire dal vescovo Nicolò
trentinomostre da Brno, che comprende anche la documentazione via via aggiunta nel codice tra il 1220 circa e i primi decenni del Trecento. Attorno a questo personaggio imparentato ai conti di Tirolo, il Museo Diocesano di Trento ha allestito una peculiare mostra dal titolo “Un Vescovo. La sua cattedrale, il suo tesoro. La committenza artistica di Federico Vanga, che intende celebrare l’ottavo centenario dalla fondazione della cattedrale di San Vigilio, focalizzando l’attenzione sulla figura del principe vescovo che diede avvio ai lavori di costruzione del nuovo edificio di culto. Federico Vanga - che l’imperatore Federico II definì “nostro consanguineo” in virtù dei legami di parentela con le
Cavalese Mostre Gino Bellante Apertura: da mercoledì 26 dicembre 2012 a sabato 30 marzo 2013. Centro Arte Contemporanea (Piazzetta Rizzoli, 1). Mostra a cura di Elio Vanzo e Luigi Trentin. La mostra presenterà in sintesi il percorso di Gino Bellante nella alternanza delle sue fasi temporali e stilistiche, con alcuni momenti dedicati all’opera grafica ed al ritratto, in modo da offrire una panoramica il più possibile completa della sua vita ed opera estremamente apprezzata ma finora mai raccolta in un unico caratterizzante evento espositivo.
più potenti dinastie dell’area alpina - giocò un ruolo decisivo sul piano pastorale, politico, economico e legislativo. Non meno importanti furono le iniziative promosse in ambito artistico: edifici, codici miniati, oggetti d’oreficeria ci tramandano il ricordo indelebile di uno dei più interessanti mecenati del Medioevo alpino e attestano le relazioni ad ampio raggio con centri di produzione artistica tra i più famosi e di più alto livello che il presule seppe coltivare. La mostra ruota attorno al piccolo ma preziosissimo nucleo di oggetti mobili, oggi custoditi dal Museo ma in passato conservati nell’ambito del tesoro della cattedrale, per la quale furono commissionati dal presule. In particolare il Lezionario e il Messale di Federico Vanga, ornati da preziose miniature e racchiusi entro piatti in argento dorato che lo mostrano, a figura intera, vestito in abiti pontificali, con libro e pastorale, in un ritratto ‘tipologico’ finalizzato ad evidenziarne ruolo e autorità piuttosto che a riprodurne le fattezze fisiche. Attorno a queste testimonianze la mostra propone una oculata scelta di opere provenienti da altre istituzioni, così da ottenere la rievocazione storicamente rigorosa di un momento che fu tra i più gloriosi in oltre un millennio e mezzo di vita della sede vescovile tridentina. L’episcopato del Wanga, vicario dell’imperatore Federico II, durò 11 anni (sino al 1218), quando trovò la morte ad Accon, San Giovanni d’Acri, in Palestina, durante la quinta crociata. Infatti, fu un personaggio che dedicò tutto il suo tempo a viaggiare attraverso villaggi, paesi e borghi della sua terra nella convinzione che il pastore – il pastorale è il simbolo della sua funzione di cura della fede e della morale – deve stare in mezzo al proprio gregge. In Palestina si recò assolvendo ad un obbligo morale. La mostra, curata da Marco Collareta e da Domenica Primerano, è aperta fino al 7 aprile 2013. Info: www.museodiocesanotridentino.it
Fondo Mostre montagne... Apertura: da sabato 29 dicembre 2012 a domenica 6 gennaio 2013. Via Inama, 29. Mostra personale di pittura del Maestro Graziano Maccagnan. Orario apertura: 1012/16-19. Ingresso libero.
Madonna di Campiglio Mostre IL RIVISITISMO DI FULBER Apertura: da venerdì 18 a domenica 27 gennaio. Centro Culturale Rainalter. Mostra d’arte contemporanea. Nei grandi dipinti ad olio di Fulber, sfilano i tributi alla corrente Pop Art alla quale l’artista trentino si ispira, con Roy Lichgtenstein, Keith Haring e Jean Michel Basquiat ma anche le amanti di Picasso tra le quali Dora Maar. A Madonna di Campiglio anche Codex Vroom l’enigmatico dipinto dedicato al mito italiano della Ferrari.
si compivano; inoltre documenti storici, installazioni e anche la ricostruzione dell’ufficio della Geheime Staatspolizei, la tristemente nota Gestapo, la polizia politica del Terzo Reich, ufficio presente anche in città. Orario: da martedì a domenica, dalle 10 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 18.
Rovereto Mostre PASUBIO 1915-1918 Apertura: fino a venerdì 1 novembre 2013. Castello. Orario: dal martedì alla domenica ore 10-18. Info: www.trentinograndeguerra.it; www.museodellaguerra.it. Mostre Un altro tempo. Tra Decandentismo e Modern Style Apertura: da sabato 22 settembre 2012 a domenica 13 gennaio 2013. Mart. A cura di Lea Vergine. Una mostra di Lea Vergine che mette a nudo uno più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento: un crocevia di artisti, poeti, scrittori e fotografi attivi tra Londra, Parigi e l’Italia tra la fine degli anni Dieci e gli anni Trenta del novecento. Aperto dal martedì alla domenica 10-18; venerdì 10-21. Lunedì chiuso (eccetto festivi). Info: www. mart.trento.it; n.verde 800397760; Tel. 0464.438887. Mostre La magnifica ossessione Apertura: fino a domenica 6 ottobre 2013. Mart. Il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto celebra i suoi primi dieci anni di vita attraverso una mostra che ridisegna la relazione delle sue collezioni con il pubblico, riflette sul proprio patrimonio e intraprende un modo inedito di osservarlo. Info: www.mart.tn.it.
Riva del Garda Mostre Achtung Banditen. La Resistenza nel Basso Sarca. 1943-1945 Apertura: da giovedì 27 dicembre 2012 a domenica 6 gennaio 2013. MAG Piazza Cesare Battisti. Immagini dell’epoca scattate nelle vie delle città e dei paesi del Basso Sarca, mentre i tragici fatti della guerra e della Resistenza (ma anche quelli successivi, con i danni, non solo materiali, la ricostruzione e i processi ai collaborazionisti)
Mostre David Claerbout Apertura: fino a domenica 13 gennaio 2013. Mart. A cura di: Saretto Cincinelli. Realizzata in stretta collaborazione con l’artista, la la prima personale italiana dedicata a David Claerbout (Kortrijk, Belgio, 1969) offre un’importante panoramica di videoinstallazioni, a partire da “Untitled (Single Channel View)”,
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trentinomostre 1998-2000, fino a “The Quiet Shore”, 2011. Info: www.mart.tn.it.
Rovereto Mostre michelangelo perghem gelmi (1911-1992) Apertura: da venerdì 8 novembre a domenica 13 gennaio. Mart. Un omaggio a una delle personalità più originali della scena trentina a vent’anni dalla sua scomparsa. Curata da Fabio Campolongo con l’Archivio del ‘900, l’esposizione è accompagnata da un catalogo che viene pubblicato grazie al contributo dell’Ordine degli Ingegneri trentini e della Fondazione Luigi Negrelli. Info: www.mart.tn.it.
Sanzeno Mostre RICCARDO SCHWEIZER Forme e colore Apertura: da venerdì 12 ottobre 2012 a domenica 6 gennaio 2013. Casa de Gentili. Orari: dal 20 ottobre al 23 dicembre: sabato ore 15-18; domenica ore 10-12 e 1518. Dal 26 dicembre al 6 gennaio: tutti i giorni ore 15-18; domenica ore 10-12 e 15-18. Chiuso: lunedì, Natale e Capodanno.
Tesero Mostre PRESEPI DI TESERO Apertura: da sabato 8 dicembre 2012 a venerdì 6 dicembre 2013. L’evento natalizio che riscalda il cuore della Val di Fiemme “Tesero e i suoi Presepi” immerge nella tradizione della devozione popolare per più di un mese. Dalle viuzze di Tesero, dai cortili, dalle finestre, dalle stalle e dalle cantine si affacciano 130 presepi artigianali, illuminati fino alle 23, nei cortili, nelle stalle, nelle nicchie fra le legnaie e dietro alle inferriate delle finestre. Il paese, con le case a ridosso l’una dell’altra, si trasforma a sua volta in un grande presepe. I visitatori (25 mila in media), passeggiando per le strade acciottolate coperte di neve, divengono figuranti. Info: www.presepiditesero.it.
Trento Mostre VUOTO DI MEMORIA - La riscoperta del quartiere del Sas di Trento. Apertura: fino a domenica 6 gennaio 2013. Spazio archeologico
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sotterraneo del Sas. Fonti e documenti d’archivio vengono esplorati dallo spettatore attraverso un percorso immersivo. Le installazioni multimediali rivelano immagini, intrecciano voci e documenti d’archivio che raccontano il quartiere perduto. Orario: 9-13/14-18.00. Ingresso libero. Mostre Homo sapiens. La grande storia della diversità umana Apertura: da venerdì 21 settembre 2012 a domenica 13 gennaio 2013. Museo delle Scienze - Via Calepina. Seguendo un ordine cronologico di eventi e situazioni ed analizzando le tracce lasciate dai nostri antenati camminatori fino all’invenzione dell’agricoltura e alle epoche storiche più recenti, la mostra racconta da dove veniamo e come siamo riusciti a popolare l’intero pianeta. Il filo conduttore è lo spostamento, l’esplorazione, la dispersione degli umani in uno spazio ecologico instabile e frammentato. Orario: 10-18. Lunedì chiuso. Info: Museo delle Scienze, Tel. 0461.270311; www.mtsn.tn.it. Mostre AirMail Apertura: fino a domenica 3 marzo 2013. Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni - Via Lidorno, 3. Mostra di dipinti dell’artista Giorgio Ramella per il ventennale del Museo Caproni. Orario: dal martedì alla domenica con orario 10-13 e 14-18. Chiuso il lunedì non festivo, i giorni di Natale e Capodanno. Info: www.mtsn.tn.it.
Mostre FRANCESCO GUARDI NELLA TERRA DEGLI AVI - Dipinti di figura e capricci floreali Apertura: da sabato 6 ottobre 2012 a domenica 6 gennaio 2013. Castello del Buonconsiglio. Orari: dal 6 ottobre al 18 novembre 1018; dal 20 novembre al 6 gennaio 2013 9.30-17. Giornate di chiusura: tutti i lunedì non festivi, domenica 25 dicembre 202 e mercoledì 1 gennaio 2013. Info: www.buonconsiglio.it.
MARTINA DALDOSS
M
artina Daldoss, la giovane pittrice che espone, in questi giorni al Centro Culturale Le Mura di Trento, dichiara che, prima di tutto vuole divertirsi con i colori, esprimendo la sue emozioni del momento. Nel visionare le opere esposte, gliene deve essere dato atto. Piacevoli impressioni di colore, messe in opera usando principalmente la spatola, riescono a creare e mettere sulla tela, chiaramente, cosa, al momento, le guida la mano. Sembrerebbe non esserci un filo conduttore tra le varie opere ma, alla fine, il visitatore ne è avvinto. Colori a volte forti ed a volte tenui, figure geometriche che s’intersecano con simboli non sempre chiari, ma che lasciano il segno nella memoria. Lo zio Gilberto che, come confessa la pittrice, nel 1998 le ha regalato l’occorrente per dipingere, ha colto nel segno. La nipote Martina riesce a divertirsi ed a divertire i visitatori, con le sue impressioni colorate. Non ci resta che suggerire una visita al Salone Patton e Pedron di Trento, sede del Centro Culturale Le Mura di Trento, in via Dietro Le Mura Bis n.4. Ingresso libero nell’orario di apertura del salone (chiuso il lunedì e festivi). Le opere rimarranno esposte fino a metà Gennaio 2013.
trentinomostre Mostre La storia disegnata: vicende italiane e trentine nei fumetti dal 1945 ad oggi Apertura: fino a venerdì 18 gennaio 2013. Fondazione Museo storico del Trentino, Biblioteca. Mostra a cura di Nicola Spagnolli. Orario: Lunedì-giovedì ore 9.00-17.00; venerdì ore 9.00-13.00- Sabato e domenica chiuso. Ingresso libero. Info: Tel. 0461.1747000; info@museostorico.it.
Mostre Ski Past. Storie nordiche in Fiemme e nel mondo Apertura: fino a domenica 30 giugno 2013. Museo Le Gallerie - Piedicastello. Storia di una valle e della magnifica comunità di Fiemme, delle origini nordiche dello sci, dell’età dell’esplorazione e dell’evoluzione tecnica delle specialità nordiche. Info: Le Gallerie Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre Evidence: personale di Fabio Bucciarelli Apertura: da giovedì 6 dicembre 2012 a domenica 27 gennaio 2013. Piedicastello - Le Gallerie. Il fotografo è il testimone e le sue immagini la prova di quello che i suoi occhi hanno visto. La guerra vissuta dal di dentro, dalla parte degli ultimi, con gli sguardi di coloro che la soffrono: il dolore, gli scontri, i profughi e i civili che continuano la loro vita sotto le bombe, sono i personaggi dell’esposizione di Bucciarelli. Personaggi che attraverso la sua macchina fotografica prendono vita, tornano a respirare per presentarsi, più attuali che mai, al loro pubblico. Orario: Da martedì a domenica, ore 9.00-18.00. Ingresso libero. Mostre Un Vescovo, il suo tesoro, la sua cattedrale. La committenza artistica di Federico Vanga (1207-1218) Apertura: da venerdì 14 dicembre 2012 a domenica 7 aprile 2013. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo 18. La mostra, organizzata in occasione dell’ottavo centenario dalla fon-
dazione della Cattedrale di Trento, intende focalizzare l’attenzione su Federico Vanga, ispiratore del nuovo edificio di culto. Info: Museo Diocesano Tridentino Tel. 0461-234419; info@museodiocesanotridentino.it. Mostre Il legno in gioco, antichi giocattoli di montagna Apertura: da martedì 18 dicembre 2012 a domenica 6 gennaio 2013. Associazione Hortus Artieri. I collezionisti dei giocattoli in legno qui esposti, Rosanna Cavallini, Paolo De Carli e Katia Pustilnicov, hanno da tempo cercato e scovato queste piccole meraviglie di ingegno e sapienza manuale. Sono il frutto del lavoro integrativo degli uomini di montagna dell’arco alpino orientale dalla metà del XVIII secolo all’inizio del XX. Dobbiamo immaginarli al tavolo di lavoro nella “stua” riscaldata del loro maso, mentre preparano le figurine in legno da vendere: gli uomini intagliano, le donne e i bambini colorano. Quello che allora è stata una necessità, oggi per noi diventa il piacere di un’emozione. Orario: dal martedì al venerdì 10.30-12.30 e 18--20, sabato 10.30-12.30. Info: www. hortusartieri.it.
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Trento – Via Ghiaie 15 – Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it
Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00
BOLZANO – Via Bari 15 – Tel. 0471 930993 – bazarbz@bazar.it
Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30
Mostre I SILENZI DELLA NEVE Apertura: da lunedì 24 dicembre 2012 a domenica 3 marzo 2013. Torre Vanga, Piazza della Portèla, 1. Mostra curata da Alberto Groff. Quaranta immagini offriranno una visione insolita della neve, carica di poesia e di suggestione, e un’opportunità culturale in più per i turisti della stagione invernale trentina, dagli sciatori ai visitatori dei mercatini natalizi, ai partecipanti dei Mondiali di Sci Nordico Fiemme 2013. Orario: 10-18. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio. Ingresso gratuito. Info: sopr. storicoartisti@provincia.tn.it; tel. 0461.492101 - 499388. Mostre la fonte, luigi prati marzari e la grande arte di Caldonazzo Apertura: dal 18 gennaio al 3 febbraio 2013. Palazzo trentini, Via Manci.
pablo PICASSO
Novecento - Arte e vita in Italia tra le due guerre
Questa mostra porterà a Milano, in esclusiva per il nostro paese, più di 150 opere originali di Pablo Picasso, che testimoniamo il variegato e disomogeno percorso di uno dei più grandi protagonisti della scena artistica, non solo del secolo scorso ma di sempre. Dal cosiddetto periodo blu fino agli ultimi anni, in ordine cronologico, in questa mostra troveranno spazio – a fianco di grandi pitture e sculture mai uscite prima di questa mostra dal Museo parigino – composizioni originali, disegni, stampe, libri illustrati e fotografie.
La mostra comprende quasi un trentennio. Dalla fine del primo decennio del ‘900 alla seconda guerra mondiale. Ma il fuoco è sugli anni ‘20 e ‘30. L’esposizione consente di mettere in luce tutte le tendenze, i movimenti, le avanguardie, i protagonisti, i temi, procedendo non secondo una sequenza cronologica, ma per polarità dominanti.
MILANO Palazzo Reale fino al 6 gennaio 2013 ore 21.00
FORLì Musei San Domenico Dal 2 febbraio al 16 giugno 2013
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trentinoappuntamenti
A andalo si ride e si fa musica sulla neve
E
ccoci qui, all’inizio di un nuovo anno, a sfogliare le pagine della nostra rivista preferita, in cerca di occasioni per il nostro tempo libero. A teatro,
innanzitutto, come si conviene agli appuntamenti di un mese invernale. Dal 24 al 27 gennaio al Teatro Auditorium Lunetta Savino ed Emilio Solfrizzi presentano “Due
di noi” di Michael Frayn. Dal 31 gennaio al 1 febbraio, invece, è di scena “Italianesi” di e con Saverio La Ruina. Il ricordo dell’Olocausto nello spettacolo tratto
dal libro di Hannah
Arendt, il 18 e 19 gennaio a
Trento per la Giornata del Ricordo. Per la musica classica, saranno le note dei Solisti di Pavia accompagnati dal pianoforte di Pietro De Maria ad aprire, mercoledì 9 gennaio, la
Stagione 2013 della Filarmonica. Domenica 13 gennaio tornano
I Concerti della Domenica; la Sala della
Filarmonica in via Verdi alle 10.30 ospiterà “Viva Verdi” recital lirico
Hannah Arendt
N
ata da una famiglia ebraica a Linden, Hannover e cresciuta a Königsberg prima (città natale del suo ammirato precursore Immanuel Kant) e Berlino poi, Arendt fu studentessa di filosofia di Martin Heidegger all’Università di Marburgo. Ebbe una relazione sentimentale segreta con quest’ultimo, scoprendone solo piuttosto tardi le simpatie naziste, da cui si dissociò, non riuscendo tuttavia mai del tutto a cancellare l’amore e la devozione verso il suo primo maestro. Dopo aver chiuso questa relazione, Hanna Arendt si trasferì a Heidelberg dove si laureò con una tesi sul concetto di amore in sant’Agostino, sotto la tutela del filosofo (ex psicologo) Karl Jaspers. La tesi fu pubblicata nel 1929, ma a Arendt fu negata la possibilità di venire abilitata all’insegnamento nelle università tedesche (mediante la possibilità di scrivere una seconda tesi) nel 1933, per via delle sue origini ebraiche. Dopo di che lasciò la Germania per Parigi, dove conobbe il critico letterario marxista Walter Benjamin. Durante la sua permanenza in Francia Hanna Arendt si prodigò per aiutare esuli ebrei della Germania nazista. Ad ogni modo, dopo l’invasione tedesca (e conseguente occupazione) della Francia durante la seconda guerra mondiale, e la successiva deportazione di ebrei e ebree verso i campi di concentramento tedeschi, Hannah Arendt dovette emigrare anche da qui. Nel 1940 sposò il poeta e filosofo tedesco Heinrich Blücher, con cui emigrò (assieme a sua madre) negli Stati Uniti. Dopo la seconda guerra mondiale si riconciliò con Heidegger e testimoniò in suo favore durante un processo in cui lo si accusava di aver favorito il regime nazista. Morì il 4 dicembre 1975 in seguito ad un attacco cardiaco.
verdiano per soprano, baritono e pianoforte.
Torna in Trentino Niccolò
Fabi, con un live che il 19 gennaio aprirà la nuova
della compagnia Abbondanza/Bertoni
Stagione di Musica d’Autore all’Auditorium di Trento.
che sarà rappresentata anche nella nostra provincia il 23
Dopo il rinvio della data del 9 dicembre scorso è quella del
gennaio all’Auditorium Melotti, nell’ambito della stagione
20 gennaio la serata in cui Alice si esibirà all’Auditorium Melotti di Rovereto per la rassegna “Trentino in Musica”. La Festa
della Neve Democratica si
svolgerà dal 10 al 20 gennaio con un programma ricco di incontri politici culturali e di momenti legati allo spettacolo:
Drupi, Cisco, Mingardi e poi i comici Lauretta e Ornano.
teatrale comunale di Rovereto. Una segnalazione anche per chi ama la scrittura e i libri. La Banca del Tempo dei Laghi propone una Corso
di Scrittura creativa e realista; si tratta di
tre appuntamenti (18 gennaio 1 febbraio e 1 marzo, ore 20.30, Libreria Mobydick a Caldonazzo), condotti dallo scrittore Pino Loperfido, per imparare ad amare la scrittura,
Ha debuttato, infine, la scorsa estate a Bolzano ed è stato
attraverso la lettura e l’accettazione di sé e dei propri limiti.
messa in scena in novembre a Brindisi, l’ultima creazione
Info e iscrizioni: caldonazzo@banchetempo.tn.it.
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trentinoappuntamenti
Folklore EL PAÉS DEI PRESEPI: FIACCOLATA Baselga di Piné. Ore 18.30. Chiesa di San Rocco a Miola. All’interno de El Paés dei Presepi fiaccolata per le vie del paese di Miola con partenza dalla chiesa di San Rocco dopo la Santa Messa. Info: A.p.T. Altopiano di Piné, Valle di Cembra Tel. 0461.557028; www. visitpinecembra.it. Musica Concerto cori piccole colonne Trento. Ore 14.30. Piazza Duomo. Info: www.piccolecolonne.it. Teatro Sonics, duum Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Via Oss Mazzurana, 19. Un’immersione nella plasticità dei corpi, nell’acrobazia, nel teatro e nell’illusionismo ispirata alla leggenda della civiltà sotterranea di “Agharta”. Creato e diretto da Alessandro Pietrolini. Testi e regia di Antonio Villella e Alessandro Pietrolini. Costumi di Ileana Prudente e Irene Chiarle. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Tradizione capodanno dei bambini Trento. Ore 14. Piazza Duomo. Festeggiare l’anno nuovo con musica, baby parco, strutture gonfiabili, bolle di sapone, gadget, zucchero filato, sculture di palloncini, mascotte e tanto altro ancora. È previsto inoltre uno spettacolo di magia con Mago Luciò e Rai jo jo della durata di 1 ora e un intrattenimento musicale a cura del Coro Piccole colonne. Info: www. comune.trento.it.
2 mercoledì Musica Concerto cori piccole colonne Andalo. Ore 20.30. Palacongressi. Info: www.piccolecolonne.it. Per i più piccoli EL PAÉS DEI PRESEPI: LETTURE ANIMATE Baselga di Piné. Ore 16.30. Piazza San Rocco Miola. Letture animate per tutta la famiglia nella gher, per trascorrere un’ora insieme, immersi nel mondo delle fiabe. Info: A.p.T. Altopiano di Piné, Valle di Cembra Tel. 0461.557028; www.visitpinecembra.it.
3 giovedì Musica «Orchestra Haydn» Cavalese. Ore 21. Palacongressi. Con Asher Fisch, direttore; Stefanie Iranyi, soprano. Info: www. haydn.it.
Per i più piccoli EL PAÉS DEI PRESEPI: LETTURE ANIMATE Baselga di Piné. Ore 16.30. Piazza San Rocco Miola. Letture animate per tutta la famiglia nella gher, per trascorrere un’ora insieme, immersi nel mondo delle fiabe. Info: A.p.T. Altopiano di Piné, Valle di Cembra Tel. 0461.557028; www.visitpinecembra.it.
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4 venerdì Musica CONCERTO DI PIANOFORTE Romeno. Ore 21. Teatro parrocchiale. Concerto con il Maestro Dante Vanelli. Dante Vanelli spazia dal repertorio classico al sacro, al contemporaneo. Oltre che a livello nazionale si è spesso esibito all’estero. Info: Pro Loco Romeno - tel. 0463 875238.
5 sabato
Curcu & Genovese Associati S.r.l. - Südtiroler Studio S.r.l. - riproduzione vietata
1 martedì
Musica CONCERTO orchestra Domodossola Trento . Ore 20.45. Chiesa di S. Lorenzo. Concerto a conclusione dello stage su musiche di W.A.Mozart Divertimento in re mag KV 136 e P.I.Tchaikovsky Serenata op 48. Musica Concerto del coro “Note in blu” Tenno. Ore 21. Teatro Don Bosco. Info: www.gardatrentino.it/events. Teatro i segreti nel cor Tassullo. Ore 21. Fraz. Rallo. Teatro parrocchiale. Commedia di Alberto Maria Betta. Con la Compagnia teatrale “i Sarcaioli”.Ingresso: euro 6,00. Info e prevendita: Antonella cell. 348 3361652, Luca cell. 348 9771059. Teatro N’AVOCATO DEL FORO Viarago. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di Lina Lisciotto. Con la Compagnia “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DO FIOLE DA MARIDAR Civezzano. Ore 20.45. Teatro Comunale “Luigi Pirandello”.Tratto da “Le intellettuali” di Moliere - traduzione di Francesca Boninsegna. Con la Filo “Romano Dellagiacoma” di Predazzo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PARIGI VAL BENE UNA VASCA Cognola. Ore 20.45. Teatro Auditorium. Commedia di Andrea Oldani - adattamento dialettale di Paternoster Ernesto. Con la Filo “La Sortiva” di Denno. Per la Rassegna “Teatroincollina”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.
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trentinoappuntamenti Teatro PIU’ BUGIE MENO POESIE Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Commedia di e con Loredana Cont. Con la Filodrammatica “I Dialettanti” di Rovereto. Per la 17ª Edizione di “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
6 domenica Musica FAVER DENTRO I PRESEPI: CONCERTO Faver. Ore 16. Vie del paese. All’interno della manifestazione “Faver dentro i presepi” concerto itinerante per le vie del paese in compagnia del Coro Santa Cecilia. Info: A.p.T. 0461.683110. Musica CONCERTO orchestra Domodossola Mori. Ore 19. Chiesa Parrocchiale. Concerto a conclusione dello stage su musiche di W.A.Mozart Divertimento in re mag KV 136 e P.I.Tchaikovsky Serenata op 48. Musica XVIII Edizione Domeniche in Musica Arco. Ore 15. Casinò Municipale. “Ricordando Roberto Turrini”. Info: www.gardatrentino.it/events.
7 lunedì Teatro Guida alla sopravvivenza delle vecchie signore Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Don Bosco. Commedia di Mayo Simon - traduzione di Luca Simonelli e Giuseppe Pambieri con Marina Bonfigli e Isa Barzizza. Regia di Giuseppe Pambieri. Con il Teatro Carcano. Info: www.trentinospettacoli.it.
8 martedì Cultura STAMMI VICINO...MA NON TROPPO Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Percorso sull’influenza degli altri nella nostra vita con la psicologa, psicoterapeuta e formatrice Alessandra Ferrari. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.org.
9 mercoledì Teatro DA KRAPP A SENZA PAROLE Cavalese. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Samuel Beckett. Con la Compagnia Glauco Mauri - Roberto Sturno. Traduzioni teatrali di Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Con Glauco Mauri e Roberto Sturno. Info: www.trentinospettacoli.it.
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Teatro HOTEL PARADISO Rovereto. Ore 21. Auditorium F. Melotti. Commedia di Anna Kistel, Sebastian Kautz, Thomas Rascher, Frederik Rohn, Hajo Schüler, Michael Vogel. Regia di Michael Vogel. Produzione Familie Flöz. Info: cultura@comune.rovereto. tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Teatro da krapp a senza parole Cavalese. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Samuel Beckett. Traduzioni teatrali di Carlo Fruttero e Franco Lucentini con la Compagnia Glauco Mauri e Roberto Sturno. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro HOTEL PARADISO Rovrereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Anna Kistel, Sebastian Kautz, Thomas Rascher, Frederik Rohn, Hajo Schüler, Michael Vogel. Regia di Michael Vogel. Con Familie Flöz. Info: www.trentinospettacoli.it.
10 giovedì Teatro io santo, tu beato (risate) Arco. Ore 21. Salone delle Feste del Casino municipale. Commedia di Renato Sarti con il prezioso contributo di Bebo Storti con Renato Sarti, Bebo Storti e Delma Pompeo. Voce Radiomariacensura Daniele Luttazzi. Regia di Renato Sarti e Bebo Storti. Con il Teatro della Cooperativa. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro come può ridursi un uomo Borgo Valsugana. Ore 20.45. Teatro del Centro Scolastico. Liberamente ispirato ai poemi “Di questo” e “La nuvola in calzoni” di Vladimir Majakovskij. Commedia di e con Giancarlo Ratti. Con il Teatro Golden. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro LA VERSIONE DI BARNEY Tione di Trento. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Massimo Vincenzi - dall’omonimo romanzo di Mordecai Richler. Con Antonio Salines. Regia di Carlo Emilio Lerici. Con l’Associazione Culturale Diritto e Rovescio. Info: www. trentinospettacoli.it. Tradizione festa neve Andalo. La kermesse si svolgerà dal 10 al 20 gennaio con un programma , come sempre, ricco di incontri politici culturali e di momenti legati allo spettacolo. Fra gli eventi di rilievo, nelle serate della Festa Neve al Palasport di Andalo, quello di sabato 12 con Cisco, ex anima dei Modena City
trentinoappuntamenti Ramblers , che presenterà il live “Indietro popolo”.
12 sabato Musica QUARTETTO di CLARINETTI ALFRED Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Corso Rosmini 64. Con Sara Cazzanelli clarinetto; Roberto Alotti clarinetto; Marco Bruschetti clarinetto e clarinetto piccolo; Gianpiero Costaraoss clarinetto basso su musiche di J. S. Bach,E. Caracristi, A. Uhl, B. Bartók, A. Piazzolla,G. Gioia. Info: www.filarmonicarovereto.it. Teatro oblivion show 2.0 - il sussidiario Ala. Ore 21. Teatro Giacomo Sartori. Commedia di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda. Con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. Regia di Gioele Dix. Con Rossetti - Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia e Malguion srl. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro il poema dei monti naviganti Sarnonico. Ore 21. Teatro Comunale. Un’idea di Roberta Biagiarelli dal libro La leggenda dei monti naviganti di Paolo Rumiz. Con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani. Regia di Alessandro Marinuzzi. Con la Compagnia Il Teatro. Info: Comune di Sarnonico - tel. 0463.831263. Teatro RUMORI FUORI SCENA Bedollo. Ore 20.30. Teatro “Nuovo”. Commedia di Michael Fryan. Con la Filodrammatica “Amicizia di Romeno”. Per la 5ª Rassegna Teatrale “Foie de Bedol” . Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.
Teatro PARIGI VAL BENE UNA VASCA! Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Commedia di Andrea Oldani - adattamento dialettale di Paternoster Ernesto. Con la Filo “La Sortiva” di Denno. Per la 22ª Rassegna Teatrale a Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DOLORI, DOLORI, DOLORI! Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Commedia di Gabriele Bernardi. Con la Filo “Nino Berti” di Rovereto. Per il 25° Festival del Teatro Umoristico “Isidoro Trentin”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA LUPA Cognola. Ore 20.45. Teatro Auditorium. Commedia di Giovanni Verga. Con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Per la Rassegna “Teatroincollina”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DA GIOVEDI’ A GIOVEDI’ Giustino. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Aldo De Benedetti. Con la Compagnia “Gustavo Modena” di Mori. Per la 15ª Rassegna Teatrale 2012/2013 “’Nsema a far Filò”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA VALIS DE CARTON Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Commedia di Antonia Dalpiaz. Con la Filo “Bastia” di Preore. Per la 17ª Edizione di “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
Teatro ULISSE PRINOT FARMACISTA DE NOT OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro Oratorio “San D. Savio”. Commedia di Amendola e Corbucci. Con la Filo “Toblino” di Sarche. Per la Rassegna Teatrale Dialettale 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DELITTI QUASI PERFETTI Albiano. Ore 20.30. Teatro parrocchiale. Rappresentazione teatrale in dialetto trentino del testo di Lina Lisciotto presentato dalla Filodrammatica Filo Nuova Ribalta di Segonzano. Ingresso a pagamento. Info: Comune di Albiano 0461.689623. Teatro ragazzi L’ISOLA Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro Cuminetti. Lo spettacolo tratta un tema scomodo, ma molto attuale: la spazzatura che sta soffocando la nostra terra, l’aria, l’acqua. Mare, cielo e plastica sono i protagonisti di una storia moderna e ci porta nella “Great Pacific Garbage Patch”, l’isola di spazzatura che galleggia nell’oceano pacifico settentrionale. Tutto il mondo di questo spettacolo - personaggi, paesaggio e strumenti musicali - è composto da oggetti di uso comune che riempiono le nostre giornate, ma anche i nostri sacchetti dell’immondizia. Il bambino spettatore diventa così esploratore attivo nella scoperta dell’isola e dei personaggi che la abitano. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro ragazzi pippo pettirosso Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro Don Bosco. Testo, scene e figure di Francesco Tullio Altan. Con Elena De Tullio e Loris Dogana. Regia di Roberto Piaggio. Con C.T.A. di Gorizia. Info: www. trentinospettacoli.it.
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13 domenica Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica. Via Verdi, 30. Maria Letizia Grosselli soprano - Walter Franceschini baritono; Eddi De Nadai pianoforte. Su musiche di G. Verdi - Recital lirico per soprano, baritono e pianoforte. Info: Tel. 0461.884286; www.trentocultura. it; Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it. Musica Musica d’oltre oceano Borgo Valsugana. Auditorium. Dopo l’apertura affidata al musicista californiano Dirk Hamilton prosegue con il concerto di Willie Nile la terza edizione della rassegna “Musica d’oltre oceano”. Una serie di concerti nel segno della musica a stelle e strisce proposte dall’ associazione Nota Bene. Teatro MISTERO IN BIBLIOTECA Cognola. Ore 16.30. Teatro Auditorium. Con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la 10ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA BOTTEGA DI MERLINO Civezzano. Ore 16. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della rassegna teatrale per ragazzi “Il Grillo Parlante” spettacolo teatrale del Gruppo Panta Rei di Borso del Grappa. Info; Compagnia Filodrammatica Civezzano filocivezzano@libero.it, www.filocivezzano.altervista.org. Teatro FRATELLINI Arco. Ore 16.30. Auditorium Oratorio. Teatro a Gonfie Vele con la Compagnia Anfiteatro - Como. Info: www.gardatrentino.it/events.
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trentinoappuntamenti Teatro ragazzi L’ISOLA Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro Cuminetti. Lo spettacolo tratta un tema scomodo, ma molto attuale: la spazzatura che sta soffocando la nostra terra, l’aria, l’acqua. Mare, cielo e plastica sono i protagonisti di una storia moderna e ci porta nella “Great Pacific Garbage Patch”, l’isola di spazzatura che galleggia nell’oceano pacifico settentrionale. Tutto il mondo di questo spettacolo - personaggi, paesaggio e strumenti musicali - è composto da oggetti di uso comune che riempiono le nostre giornate, ma anche i nostri sacchetti dell’immondizia. Il bambino spettatore diventa così esploratore attivo nella scoperta dell’isola e dei personaggi che la abitano. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro ragazzi pippo pettirosso Ala. Ore 17. Teatro Giacomo Sartori. Testo, scene e figure di Francesco Tullio Altan. Con Elena De Tullio e Loris Dogana. Regia di Roberto Piaggio. Con C.T.A. di Gorizia. Info: www.trentinospettacoli.it.
14 lunedì Cultura GRUPPO DI LETTURA “IL VIAGGIO” CON ALESSANDRO TAMBURINI Tassullo. Ore 20.15. Biblioteca Comunale. Serate di discussione su romanzi che abbiano per tema il viaggio, animate dal nostro scrittore. Info: Biblioteca - tel. 0463.451564.
15 martedì Cultura STAMMI VICINO...MA NON TROPPO Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Percorso sull’influenza degli altri nella nostra vita con la psicologa, psicoterapeuta e formatrice Alessandra Ferrari. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.org. Teatro UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Via Oss Mazzurana, 19. Un tram che si chiama desiderio viene presentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee, Tennessee. Ambientato nella New Orleans degli anni Quaranta, il dramma ripercorre attraverso la
lente di un realismo simbolico denso di metafore una vicenda conosciuta dal grande pubblico grazie alla trasposizione cinematografica diretta da Elia Kazan che vedeva protagonista un indimenticabile Marlon Brando. La sorpresa di questo allestimento, non privo di scene dal forte impatto, sta però nella rivisitazione che il regista propone di questo testo classico della drammaturgia contemporanea. Antonio Latella, infatti, capovolge il racconto partendo dal finale e colloca il dramma all’interno della psiche della protagonista. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800013952; www.centrosantachiara.it. Teatro così è... (se vi pare) Rovereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Luigi Pirandello con Giuliana Lojodice, Pino Micol, Luciano Virgilio. Regia di Michele Placido. Produzione Compagnia L’isola trovata. Info: www.trentinospettacoli.it.
16 mercoledì Teatro UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Via Oss Mazzurana, 19. Un tram
che si chiama desiderio viene presentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee, Tennessee. Ambientato nella New Orleans degli anni Quaranta, il dramma ripercorre attraverso la lente di un realismo simbolico denso di metafore una vicenda conosciuta dal grande pubblico grazie alla trasposizione cinematografica diretta da Elia Kazan che vedeva protagonista un indimenticabile Marlon Brando. La sorpresa di questo allestimento, non privo di scene dal forte impatto, sta però nella rivisitazione che il regista propone di questo testo classico della drammaturgia contemporanea. Antonio Latella, infatti, capovolge il racconto partendo dal finale e colloca il dramma all’interno della psiche della protagonista. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro Così è... (se vi pare) Rovereto. Ore 21. Auditorium F. Melotti. Commedia di Luigi Pirandello con Giuliana Lojodice, Pino Micol, Luciano Virgilio regia di Michele Placido. Produzione Compagnia L’isola trovata.
RivenditE autorizzatE Biglietti, Concerti, Spettacolo, Sport & Cultura
Trento – Via Ghiaie 15 Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it
Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00
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Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30
GIORGIO PANARIELLO
FRANCESCO DE GREGORI
Annunciate nuove date di “Tutto suo padre... e un po’ sua madre”, il nuovo spettacolo di Enrico Brignano.
Prosegue il successo di “Dannato Vivere” e dei Negrita. Dopo aver affrontato palasport sold-out e un infuocato tour estivo, la rock band si esibirà per la prima volta in assoluto nei teatri italiani. Trenta concerti su e giù per lo stivale, in cui i Negrita eseguiranno non soltanto i classici cavalli di battaglia e quelli dell’ultimo album “Dannato Vivere”, ma anche brani che da anni non vengono eseguiti dal vivo, il tutto riarrangiato e rivisitato in chiave teatrale per regalare uno spettacolo inedito e dal sound rinnovato, in una situazione intima e raccolta.
Attore e autore, istrionico e imprevedibile, Giorgio Panariello torna a “dipingere” la realtà con personaggi vecchi e nuovi, per raccontare con la sua amabile ironia vizi, capricci e peccati della nostra Italia. L’attualità e la quotidianità saranno ancora protagoniste dei suoi monologhi esilaranti, ritratti brillanti del nostro tempo in cui ognuno potrà ritrovare un po’ di se stesso e ridere, sorridere e riflettere.
Il nuovo tour 2013 lo porterà da un estremo all’altro della penisola, e comunque sempre Sulla strada, perché è dal contatto diretto con il pubblico, nei teatri ed auditorium, che De Gregori trae la sua forza e la sua ispirazione.
BOLZANO Palaonda sabato 12 gennaio 2013 ore 21.00
TRENTO Teatro Auditorium Santa Chiara venerdì 8 marzo 2013 ore 21.00
TRENTO Teatro Auditorium Santa Chiara mercoledì 20 marzo 2013 ore 21.00
trento Teatro Auditorium Santa Chiara lunedì 8 aprile 2013 ore 21.00
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trentinoappuntamenti Info: cultura@comune.rovereto. tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Teatro gaber se fosse gaber Nago Torbole. Ore 21. Teatro Casa della Comunità. Commedia di Luigi Pirandello. Commedia di e con Andrea Scanzi. Con la Fondazione Gaber. Info: www.trentinospettacoli.it.
17 giovedì Teatro ti ricordi di me? Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Don Bosco. Commedia di Massimiliano Bruno. Con Ambra Angiolini ed Edoardo Leo. Regia di Sergio Zecca. Lotus Production. Info: www.trentinospettacoli.it.
18 venerdì Teatro TI RICORDI DI ME? Mezzolombardo. Ore 21. Teatro S. Pietro. Commedia di Massimiliano Bruno con Ambra Angiolini ed Edoardo leo. Regia di Sergio Zecca. Con Lotus Production. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro la rosa bianca Spiazzo. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Commedia di Lillian Groag con Andrea Castelli, Irene Villa, Alessio Gench. Regia di Carmelo Rifici. Con il Teatro Stabile di Bolzano. Info: www.trentinospettacoli.it.
19 sabato Musica NICCOLò FABI - ECCO TOUR 2013 Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro A PIEDI NUDI NEL PARCO Brentonico. Ore 21. Teatro Monte Baldo. Commedia di Neil Simon. Con Gaia De Laurentiis, Valeria Ciangottini, Libero Sansavini e Federico Fioresi. Regia di Stefano Artissunch. Con Synergie Teatrali. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro don chisciotte Ledro. Ore 21. Centro Culturale Locca di Concei. Commedia di Bolek Polivka. Con Valerio Buongiorno, Carlo Rossi, Piero Lenardon. Regia di Carlo Rossi. Con il Teatro de Gli Incamminati. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro PAESE PICCOLO, GENTE MORMORA Rallo di Tassullo. Ore 21. Teatro parrocchiale. Commedia di Franco Roberto - Filodrammatica R.A.L. - Rallo. Ingresso: euro
6,00. Info e prevendita: Antonella cell. 348.3361652, Luca cell. 348.9771059. Teatro PURGA E CIOCCOLATO Viarago. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di Giancarlo Pardini (in dialetto Telvato). Con la Filodrammatica di Telve. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NON SPARATE SUL POSTINO Civezzano. Ore 20.45. Teatro Comunale “Luigi Pirandello”. Commedia di Derek Benfield. Con il Gruppo Culturale “Zivignago ‘87” di Pergine. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro METI, ‘NA SUOCERA EN CASA Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Commedia di Franco Roberto. Con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Per il 25° Festival del Teatro Umoristico “Isidoro Trentin”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro STANZE COMUNICANTI Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Commedia di Alan Ayckbourn - traduzione Pino Tierno. Con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Per la 17ª Edizione di “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ODIO SBIANCHEZAR NagoTorbole. Ore 21. Casa della Comunità. Commedia di Luciano Zendron. Con la Filodrammatica “I Rusteghi” di Avio. Per la 13ª edizione della Rassegna Teatrale “Bruno Cattoi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL BANDOL DE LA MATASSA Malé. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Antonia Dalpiaz. Con la Filodrammatica di Viarago. Per la 13ª edizione della Rassegna Teatrale “Bruno Cattoi”.Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VA TUT BEN BASTA CHE I PAGA!!! Pressano. Ore 21. Teatro. Commedia di Loredana Cont. Con la Filo “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi un treno di perché Borgo Valsugana. Ore 16.30. Teatro di Olle. Commedia di Ferruccio Filipazzi e Luciano Giuriola. Con Ferruccio Filipazzi, da un’idea scenica di Tinin Mantegazza. Con l’Accademia Perduta RomagnaTeatri. Info: www.trentinospettacoli.it.
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trentinoappuntamenti 20 domenica Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica. Via Verdi, 30. Francesca Vicari violino - Stefania Neonato pianoforte. Su musiche di W. A. Mozart - “L’integrale delle Sonate per fortepiano e violino - Recital III”. Info: Tel. 0461.884286; www. trentocultura.it; Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it. Teatro CHI DICE DONNA COSSA DISELO? Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Commedia di e con Loredana Cont. Con la Filodrammatica “I Dialettanti” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro AAA CERCASI CENERENTOLA Cognola. Ore 16.30. Teatro Auditorium. Commedia di Michele Pandini. Con l’Associazione Culturale “LupusinFabula” di Volano. Per la 10ª Rassegna Provinciale diTeatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro Storia d’amore e d’alberi Arco. Ore 16.30. Auditorium Oratorio. Teatro a Gonfie Vele con la Cooperativa Thalassia - Brindisi. Info: www.gardatrentino.it/events. Teatro ragazzi un treno di perché Sarnonico. Ore 16. Teatro Comunale “Livio Covi”. Commedia di Ferruccio Filipazzi e Luciano Giuriola. Con Ferruccio Filipazzi, da un’idea scenica di Tinin Mantegazza. Con l’Accademia Perduta Romagna Teatri. Info: Comune di Sarnonico - tel. 0463.831263.
22 martedì Cultura STAMMI VICINO...MA NON TROPPO Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Percorso sull’influenza
degli altri nella nostra vita con la psicologa, psicoterapeuta e formatrice Alessandra Ferrari. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.org. Teatro la versione di barbie Riva del Garda. Ore 21. Palazzo dei Congressi. Monologo comico ad alto contenuto satirico di e con Alessandra Faiella. Regia di Milvia Marigliano. Con Marangoni Spettacolo. Info: www.trentinospettacoli.it.
23 mercoledì Musica «Orchestra Haydn» Trento. Ore 20.30. Auditorium. Con George Pehlivanian, direttore; Giuseppe Albanese, pianoforte. Info: www.haydn.it. Teatro Scena madre Rovereto. Ore 21. Auditorium F. Melotti. Commedia con la Compagnia Abbondanza Bertoni. Con Paola Faleschini e Antonella Bertoni. Regia e progetto musicale Michele Abbondanza. Produzione Compagnia L’isola trovata. Info: cultura@ comune.rovereto.tn.it - www.comune.rovereto.tn.it.
24 giovedì Teatro DUE DI NOI Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Michael Frayn. Con Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi. Regia di Leo Muscato. Atti unici che raccontano altrettante situazioni matrimoniali emblematiche e paradossali. Nella prima, un marito e una moglie tornano in vacanza a Venezia nella stessa camera d’albergo dove avevano trascorso la luna di miele. Nella seconda la comunicazione di coppia è invece praticamente azzerata e la moglie sopperisce dialogando in modo surreale con il piede del marito. La terza situazione, con marito e moglie impe-
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gnati a gestire una cena alla quale hanno invitato, per errore, una coppia di amici da poco separati, dà vita a un vorticoso crescendo di equivoci, fino al paradosso finale. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro IO SONO CAINO Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di e con Armando Carrara. Regia di Elisabetta Brusa. Con La Piccionaia I Carrara - Teatro Stabile di Innovazione. Info: www. trentinospettacoli.it.
25 venerdì Teatro DUE DI NOI Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Michael Frayn. Con Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi. Regia di Leo Muscato. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro SOMARI Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. Con Renato Avallone, Elisa Bottiglieri, Marco Ripoldi. Testo e regia di Francesca Cavallo. È la storia di tre solitudini eroiche: Erri, Nerone e Lucia. Diversissimi tra loro si trovano a condividere un’esperienza tremenda, partita come un gioco su iniziativa di uno di loro. Nel tempo dell’azione, i tre sedicenni instaurano un confronto giocoso ma serrato, senza pietà eppure delicato, che racconta le difficoltà della scuola, il bisogno di relazione, e lo sforzo colossale che impone crescere in un Paese che continua a ripetersi di non avere futuro. Il testo sviluppa il tema del rapporto dei ragazzi con la scuola, il modo in cui la percepiscono e in cui percepiscono il loro futuro. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it.
Teatro IO SONO CAINO Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di e con Armando Carrara. Regia di Elisabetta Brusa. Con La Piccionaia I Carrara - Teatro Stabile di Innovazione. Info: www. trentinospettacoli.it. Teatro SAGGIO DI FINE CORSO 2012/2013 Calceranica al Lago. Ore 16.30. Teatro S. Ermete. Per la 10ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
26 sabato Teatro DUE DI NOI Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Commedia di Michael Frayn. Con Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi. Regia di Leo Muscato. re atti unici che raccontano altrettante situazioni matrimoniali emblematiche e paradossali. Nella prima, un marito e una moglie tornano in vacanza a Venezia nella stessa camera d’albergo dove avevano trascorso la luna di miele. Nella seconda la comunicazione di coppia è invece praticamente azzerata e la moglie sopperisce dialogando in modo surreale con il piede del marito. La terza situazione, con marito e moglie impegnati a gestire una cena alla quale hanno invitato, per errore, una coppia di amici da poco separati, dà vita a un vorticoso crescendo di equivoci, fino al paradosso finale. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro I MUSICANTI DI BREMA Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro Cuminetti. È la storia quattro animali anziani (un asino, un gallo, una gatta e un cane) che cercano una rivincita, un’ultima occasione per dimostrare il proprio valore. Un viaggio immaginario,
trentinoappuntamenti che racconta in modo fantastico il nostro presente e i nostri possibili futuri, diventa l’oggetto di un racconto per trasmettere alle nuove generazioni il fascino della scoperta, della speranza, della solidarietà e della giustizia, il senso del viaggio e il valore dell’amicizia. Tratto dalla celebre favola dei Fratelli Grimm, diventa lo spunto per una rilettura della storia, dei conflitti e delle armonie che la segnano, filtrati attraverso gli occhi umanizzati dei suoi protagonisti. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro Gegen Jüden (alle radici dell’antisemitismo e della persecuzione in europa) Sarnonico. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo teatrale. Club Armopnia, testo e regia di Renzo Fracalossi. Info: Comune di Sarnonico - tel. 0463.831263. Teatro la ragazza olandese Ala. Ore 21. Teatro Giacomo Sartori. Commedia di Giuseppe Bovo. Con la collaborazione drammaturgica di Carlo Presotto e Paola Rossi. Con Paola Rossi, Anna Novello, Lucia Ferraro e Valentina Rocco. Regia di Carlo Presotto. Con La Piccionaia - I Carrara Teatro Stabile di Innovazione. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro CHI GRATTA E CHI VINCE Bedollo. Ore 20.30. Teatro “Nuovo”. Commedia di Silvana Carlin. Con la Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Per la 5ª Rassegna Teatrale “Foie de Bedol”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIOLA Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Commedia di Luigi Pirandello - adattamento dialettale di Camillo Caresia. Con la Filo “S. Martino” di Fornace. Per la 22ª Rassegna Teatrale a Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE MAESTRE PASERE Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Commedia di Maria Filippi Lazzari. Con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Per il 25° Festival del Teatro Umoristico “Isidoro Trentin”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Commedia di Artemio Giovagnoni - adattamento dialettale di Carlo Giacomoni. Con la Filo “Concordia ‘74” di Povo. Per la 17ª Edizione di “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
Teatro METI, ‘NA SUOCERA EN CASA OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro Oratorio “San D. Savio”. Commedia di Franco Roberto. Con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Per la Rassegna Teatrale Dialettale 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ERA MEIO NAR A RIMINI NagoTorbole. Ore 21. Casa della Comunità. Commedia di Loredana Cont. Con la Compagnia Teatrale “La Nogara” di Cogollo. Per la 13ª edizione della Rassegna Teatrale “Bruno Cattoi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TROPPA GRAZIA SANT’ANTONI Giovo. Ore 20.45. Teatro parrocchiale di Verla. Rappresentazione teatrale in dialetto trentino presentata dalla Filodrammatica Dos Caslir di Cembra. Info: Cristian Monauni 349.5005728.
27 domenica Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica. Via Verdi, 30. Conservatorio di Musica F.A. Bonporti - Trento su musiche di C. Debussy - M. Arnold - S. Prokof’ev - J. Brahms. P. Zordanazzo - M. Dabizljevic - E. Nagy - L. Maulà - T. Pallaver- A. Carrera - M. Marino - M. Cardona - J. Gomez - C. Borgogno - I. Bonvecchio - E. Luz, A. Malacarne, Lo Hsin-ju - E. Bonadiman - A. Filippi - J. F. Cardona - J. D. Zuleta - A. Anastasio - D. Cavada. Info: Tel. 0461.884286; www. trentocultura.it; Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it. Teatro DUE DI NOI Trento. Ore 16. Teatro Auditorium. Commedia di Michael Frayn. Con Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi. Regia di Leo Muscato. re atti unici che raccontano altrettante situazioni matrimoniali emblematiche e paradossali. Nella prima, un marito e una moglie tornano in vacanza a Venezia nella stessa camera d’albergo dove avevano trascorso la luna di miele. Nella seconda la comunicazione di coppia è invece praticamente azzerata e la moglie sopperisce dialogando in modo surreale con il piede del marito. La terza situazione, con marito e moglie impegnati a gestire una cena alla quale hanno invitato, per errore, una coppia di amici da poco separati, dà vita a un vorticoso crescendo di equivoci, fino al paradosso finale. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it.
Teatro I MUSICANTI DI BREMA Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro Cuminetti. È la storia quattro animali anziani (un asino, un gallo, una gatta e un cane) che cercano una rivincita, un’ultima occasione per dimostrare il proprio valore. Un viaggio immaginario, che racconta in modo fantastico il nostro presente e i nostri possibili futuri, diventa l’oggetto di un racconto per trasmettere alle nuove generazioni il fascino della scoperta, della speranza, della solidarietà e della giustizia, il senso del viaggio e il valore dell’amicizia. Tratto dalla celebre favola dei Fratelli Grimm, diventa lo spunto per una rilettura della storia, dei conflitti e delle armonie che la segnano, filtrati attraverso gli occhi umanizzati dei suoi protagonisti. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro LA FADIGA DE CAPIRSE Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Commedia di Antonia Dalpiaz. Con la Filodrammatica “La Scena” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro POLLICINA Cognola. Ore 16.30. Teatro Auditorium. Con “I Cuccioli della Logeta” di Gardolo. Per la 10ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro E sarai salvo nel mio cuore Nago Torbole. Ore 16.30. Teatro “Casa della Comunità”. Teatro a Gonfie Vele con Il Teatro per caso - Nago. Info: www.gardatrentino.it/events.
28 lunedì Musica QUARTETTO di CLARINETTI ALFRED Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Melotti. Anna Kravtchenko pianoforte; Stefan Milenkovich violino; su musiche di L. van Beethoven, J. Brahms, M. Ravel. Info: www. filarmonicarovereto.it.
29 martedì Teatro la ragazza olandese Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Don Bosco. Commedia di Giuseppe Bovo. Con la collaborazione drammaturgica di Carlo Presotto e Paola Rossi. Con Paola Rossi, Anna Novello, Lucia Ferraro e Valentina Rocco. Regia di Carlo Presotto. Con La Piccionaia - I Carrara Teatro Stabile di Innovazione. Info: www.trentinospettacoli.it.
30 mercoledì Cultura INCONTRI CON L’AUTORE: “IL CASO DEL MOTOCICLISTA” DI MASSIMO PISETTA Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Serata letteraria dedicata al libro “Il caso del motociclista” di Massimo Pisetta, giallo che ha come palcoscenico la Valle di Cembra. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.org. Musica «Orchestra Haydn» Trento. Ore 20.30. Auditorium. Con Orchestra della Toscana; Fabrizio Ventura, direttore; Nemanja Radulovic, violino. Info: www. haydn.it.
31 giovedì Teatro ITALIANESI Trento. Ore 20.30. Teatro B. Cuminetti. Commedia di e con Saverio La Ruina. Musiche originali eseguite dal vivo Roberto Cherillo. Alla fine della seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimasero intrappolati in Albania dove, con l’avvento del regime dittatoriale, furono costretti a vivere in un clima di terrore, oggetto di periodiche e violente persecuzioni. Rimasero per quarant’anni nei campi di prigionia, dimenticati. Una tragedia inaudita, rimossa dai libri di storia. Furono 365 i profughi che, come il protagonista del monologo di Saverio La Ruina, arrivarono in Italia all’inizio degli anni Novanta. Erano convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati ad essere italiani in Albania e albanesi in Italia. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara Tel. 0461.213834 - n. verde 800-013952; www.centrosantachiara.it. Teatro Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa Rovereto. Ore 21. Auditorium F. Melotti. Commedia di Ray Cooney con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti, Miriam Mesturino e con la partecipazione straordinaria di Raffaele Pisu e con Nini Salerno e Licinia Lentini, Antonio Pisu, Domenico De Santi e Selene Rosiello regia Gianluca Guidi. Produzione Associazione Culturale Artù. Info: cultura@comune.rovereto. tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Teatro se devi dire una bugia dilla ancora più grossa Rovereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Ray Cooney con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti, Miriam Mesturino, Nini Salerno e Licinia Lentini, Antonio Pisu. Con la partecipazione straordinaria di Raffaele Pisu regia di Gianluca Guidi. Info: www. trentinospettacoli.it.
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trentinomatrimoni questo mese iL matrimonio di MILENA e LORIS sulla rubrica dedicata ai fiori d’arancio
iL matrimoniO del mese
Lei Nome: Milena Anni: 29 Nata a: Trento Residente a: Mezzocorona Occupazione: Agricoltrice Vestito di: Michela Susat (Mezzocorona) Scarpe di: Calzature Carlin (Pergine) Parrucchiere: Un’amica di fiducia Trucco: Estetica Camilla (Mezzolombardo)
Lui Nome: Loris Anni: 38 Nato a: Mezzolombardo Residente a: Mezzocorona Occupazione: Artigiano Vestito di: Paranà (Trento) Scarpe di: Fedrizzi calzature (Mezzolombardo) Barbiere: Un’amica di fiducia
Servizio fotografico a cura di: Lucio Tonina, Trento 72
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trentinomatrimoni
Matrimonio: Religioso Data: 15 dicembre 2012 Luogo: Mezzocorona Fiori e Bouquet: Fioreria Lisa (Mezzocorona) Lista di nozze: No Invitati: 95 Ricevimento: Ristorante La Cacciatora (Mezzocorona) Bomboniere: Personalizzate (grazie a Sarah e Cinzia...) Torta: Ristorante La Cacciatora (Mezzocorona) Vivranno a: Mezzocorona 73
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trentinoscoop&news
le note di viaggio di giorgio lunelli I VINI E I RISTORANTI TRENTINI SI CONFERMANO Presentata a Palazzo Roccabruna la guida edita da l’Espresso
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ra i fiori all’occhiello del Trentino c’è un settore, quello dell’enogastronomia, che ogni anno raccoglie importanti apprezzamenti a livello nazionale. È il caso delle prestigiose Guide de l’Espresso, gruppo che anche quest’anno ha premiato non solo i migliori ristoranti della nostra provincia, ma anche i vini di maggior qualità, ribadendo l’alta offerta culinaria che questo territorio può vantare. A Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca provinciale, è stata presentata la pubblicazione «Vini e ristoranti Trentino 2013», il pratico e funzionale manuale dedicato ai locali e ai prodotti d’eccellenza del nostro territorio. Giunta alla sua terza edizione, la guida, un estratto delle celebri e apprezzate pubblicazioni nazionali, è «uno strumento utile ed importante per la promozione del territorio e funge da prezioso aiuto per i turisti che vorranno apprezzare e conoscere più da vicino i simboli dell’enogastronomia provinciale» come ha spiegato Enzo Vizzari, direttore delle Guide dei ristoranti e dei vini dell’Espresso. «Questa pubblicazione, già nelle edicole e nelle librerie della nostra provincia dal 27 novembre - ha aggiunto Paolo Manfrini, direttore della Divisione Turismo e Promozione di Trentino Sviluppo - potrà godere di un veicolo promozionale di primo piano, con 23.000 copie che verranno distribuite, allegate all’Espresso, il 4 aprile, nelle città di Milano e Roma, in prossimità di un evento di rilevanza nazionale come Vinitaly». Tra i numerosi ristoranti giudicati e menzionati dalla guida (trentanove per la precisione), sono cinque quelli che sono stati premiati con il celebre «cappello da chef», simbolo che identifica una cucina di qualità. In cima alla classifica dei migliori locali della provincia campeggia ancora una volta El Molin di Cavalese, per il quarto 74
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bbiamo bisogno di una “tensione evolutiva” perché “non ci disseta ingoiando la saliva”. Parte da una citazione – tratta dal recente successo di Lorenzo Jovanotti – la presentazione di “Note di viaggio 2012”, l’ormai tradizionale strenna natalizia di Giorgio Lunelli . Una pubblicazione che raccoglie una trentina di brevi racconti - “pensieri in libertà scritti quando capita” - scelti tra quelli postati settimanalmente sul sito internet (http:// giorgiolunelli.eu). “Nessuna ambizione letteraria”, ha spiegato il giornalista (e consigliere provinciale). “Solo una narrazione del mio modo di vedere il mondo: le delusioni, le paure, le aspirazioni, il rapporto con gli altri, le contraddizioni dei nostri giorni, il senso di un impegno, il bisogno di sostituire l’io con il noi”. Ogni anno cambia il colore della copertina: arancione ( 20 0 8 ), poi az zurro, verde e violetto. Quello di quest’anno è giallo. “0vvero - ha spiegato Lunelli - i colori dei cinque raggi rivolti verso l’esterno che, nel simbolo grafico che mi accompagna, partono dal cuore di quel Trentino che non deve mai essere chiuso su se stesso, ma capace di dialogare con il mondo”. Questo è stato anche il filo conduttore della serata di presentazione della pubblicazione, lo scorso 7 dicembre: musica, video, lettura di brani e la partecipazione di Aldo Bonomi (sociologo ed editorialista Sole 24 Ore), Dario Fortin (già direttore Villa Sant’Ignazio), Andrea Zanotti (docente universitario e presidente Coro Sosat). Con messaggio video, sono intervenuti anche padre Pietro Kaswalder (francescano trentino da 33 anni a Gerusalemme) e la tuffatrice Francesca Dallapè. anno consecutivo in vetta a questa particolare graduatoria grazie al giovane cuoco Alessandro Gilmozzi, che ha saputo stupire con la sua creatività e l’ottimo uso dei prodotti tipici. Alle sue spalle, distanziata di solo mezzo punto, troviamo Locanda Margon di Ravina. Sono invece otto i vini del territorio premiati con l’etichetta di eccellenza e distinti dal simbolo delle «cinque bottiglie», corrispondenti ad un punteggio di almeno 18/20. Due spumanti Trentodoc, tre vini rossi, due vini bianchi ed un vino bianco dolce hanno piacevolmente impressionato la commissione de l’Espresso, che ha conferito il proprio plauso al Vino Santo trentino 2001 di Francesco Poli (19 punti), alle bollicine del Trento Brut Riserva del Fondatore Giulio Ferrari 2002 (18,5) e del Trento Brut Riserva Cuvée dell’Abate 2007 Abate Nero (18).
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Matteo Gubellini all’andromeda “LA RODA DELA GIOSTRA” gira al “rosmini”
Concluso con successo il workshop dell’illustratore
PRESENTATo a trento il libro della poetessa PINA SOVILLA
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resso la Sala del Centro “Rosmini” di Trento la “Pro Cultura”ha presentato il nuovo libro di poesie in italiano di Pina Sovilla, relatori Renzo Francescotti e Mauro Neri. La Sovilla è una poetessa estremamente prolifica, la più prolifica delle autrici di poesia trentine, avendo al suo attivo ben 18 raccolte di versi in italiano (in buona parte autoprodotti ) e quattro
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libretti in dialetto. Questo suo “La roda dela giostra” vede la prefazione di Renzo Francescotti, che conosce bene la Sovilla per averne presentato pubblicamente le sue raccolte di poesia e averle recensite. Francescotti ha messo in luce come in Pina abiti un’autentica vocazione lirica. Cresciuta in una famiglia povera, nel quartiere sottoproletario delle Androne, operaia alla Michelin (posto di lavoro che è costretta a lasciare per le sue condizioni di salute, causa per cui vede la morte in faccia), la Sovilla è una poetessa autodidatta. Ciò che commuove di più in lei – ha spiegato Francescotti – è la sua capacità fanciullesca di stupirsi (sempre spia della poesia più autentica) e, nelle poesie in dialetto, l’aggredire la materia nel modo più diretto, senza filtri letterari. Mauro Neri ha letto un intervento sotto forma di lettera affettuosa, in cui ha sottolineato il mondo di Pina Sovilla con le sue radici profonde nel mondo degli affetti famigliari e della natura. Hanno arricchito la serata le efficaci letture di Arrigo Dalfovo e di Chiara Turrini, del Gruppo “Neruda”.
on Matteo Gubellini si è chiuso il ciclo di workshop di illustrazione proposti per il 2012 dallo Studio d’Arte Andromeda di Trento. Gubellini è un illustratore che scrive e disegna storie per bambini, oltre a realizzare laboratori artistici in tutta la penisola. Per il workshop all’Andromeda ha proposto la tecnica dei gessetti. Ventiquattro ore di attività spalmate da giovedì 6 a domenica 9 dicembre, vissute gomito a gomito da un vivace gruppo di interessati al mondo dell’illustrazione. Durante ogni giornata, i corsisti si sono impegnati nell’elaborazione di composizioni differenti, basate su diverse tematiche: ambienti chiusi, spazi aperti e ambientazioni notturne. Le tappe seguite per lo svolgimento delle tavole hanno compreso lo studio dello spazio, dei volumi, di luce - ombre e personaggi. Lavorando con i gessetti, Matteo Gubellini ha invitato i partecipanti a considerare gli aspetti cromatici e le caratteristiche proprie di questa tecnica, in cui i passaggi di tono giocano, creando profondità e morbide atmosfere. Particolarmente interessante risulta l’approccio a questa pratica, che invita l’artista a lavorare direttamente con le proprie dita sul foglio per creare gli effetti desiderati. Conclusa anche questa esperienza con partecipazione ed entusiasmo da parte degli iscritti, lo Studio d’Arte Andromeda è ora impegnato nella programmazione dei workshop per il 2013.
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33 anni di Annuario 33 anni di rivoluzioni Si torna ad un unico
volume
si inaugura il sito
www.annuariotrentino.it
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Elena Cetto diventa presidente imparare a “leggere” la poesia
la vicepresidente della coop sociale La strada a capo dei Giovani Cooperatori
APERTE LE ISCRIZIONI AL quindicesimo CORSO di villa sant’ignazio
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resso Villa S. Ignazio, sulla collina della Laste a Trento, sono aperte le iscrizioni al Corso di Poesia arrivato al suo 15° anno. Si tratta di un’iniziativa ormai ampiamente collaudata con successo, unica nel suo genere nella nostra regione (e non si sa con quanti altri esempi in Italia). Il Corso di poesia – lettura e scrittura – si propone due principali obbiettivi: imparare a “leggere” la poesia, ovvero conoscerla, riconoscerla, capirla, penetrarla, metabolizzarla. In seconda battuta , poiché in ciascuno di noi esiste un nucleo di creatività, riuscire a esplicitarla, a esprimerla provando a scrivere in poesia. Anche se questo non è il principale obbiettivo, in questi ultimi anni è accaduto che parecchi dei frequentatori dei corsi abbiano scritto poesie in italiano e dialetto (linguaggi messi sullo stesso piano), siano stati segnalati e premiati in concorsi letterari, e sei di loro abbiano pubblicato il loro primo libro di versi. Sedici, Antonia come ogni anno, gli Pozzi appuntamenti previsti a Villa S. Ignazio: ogni lunedì per quattro mesi dal febbraio al maggio, dalle ore 20.30 alle 22, iniziando da lunedì 4 febbraio. Come sempre il conduttore degli incontri sarà Renzo Francescotti. Anche quest’anno sono sei i poeti “invitati” (o “convocati” come amano dire i corsisti), dedicando a ognuno di loro due incontri. L’antico poeta persiano Omar Kayyam e il grande poeta francese, che chiude il medioevo, François Villon; il poeta moderno spagnolo Rafael Alberti e i tre poeti italiani Guido Gozzano
11 dicembre il direttivo dell’Associazione ha nominato la nuova presidente. Ha 33 anni ed era vicepresidente della coop sociale “La strada”. Vicepresidenti dell’Associazione Elena Gabrielli (Cr Trento) e Andrea Melchiori Pedron (Cr Mezzocorona). Tesoriera Barbara Feroldi (Federazione). La prima riunione del nuovo direttivo dell’Associazione Giovani Cooperatori Trentini ha eletto dunque presidente Elena Cetto, trentatreenne vicepresidente della cooperativa sociale La Strada, dove lavora dal 2006. La cooperativa, che opera in Valsugana, si occupa di servizi alla persona a livello di trasporto, accompagnamento e assistenza domiciliare. Vicepresidenti dei Giovani Cooperatori sono stati eletti Elena Gabrielli, del Club giovani soci della Cassa Rurale di Trento e Andrea Melchiori Pedron, del Club giovani soci della Cassa Rurale di Mezzocorona. Tesoriera è stata nominata Barbara Feroldi, della Federazione Trentina della Cooperazione. Durante la riunione del direttivo sono stati anche delineati gli obiettivi di massima per il breve periodo: rinsaldare i rapporti con i 240 associati organizzando momenti di confronto periodici più ravvicinati. In secondo luogo adottare una struttura operativa basata sul lavoro per gruppi, modalità che consente di valorizzare competenze ed interessi dei singoli con l’obiettivo di costruire un insieme coeso. Infine, darsi un dettagliato programma triennale di attività. Il direttivo dei Giovani Cooperatori, rinnovato lo scorso 23 novembre, è composto anche da Paolo Campagnano, Alessandro Merlini, David Pellegrini e Arianna Pilati. Resterà in carica tre anni. Guido Gozzano, Antonia Pozzi e Giovanni Giudici. Il corso si concluderà a fine maggio con il recital delle poesie a tema unico composte dai corsisti, pubblicate in un libriccino in “25 copie numerate a mano”. Il corso è gratuito ma con il numero chiuso limitato a 20. Poiché le richieste sono di solito superiori ai posti disponibili, si consiglia di iscriversi tempestivamente rivolgendosi a Villa S. Ignazio - tel. 0461.238720, lasciando il proprio recapito telefonico e/o mail. 77
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Il coro della Polizia a Casa Serena un regalo per tutti i riders del bondone Una stagione partita alla grande grazie alla neve e all’incredibile programma eventi e gare di Snowboard e Ski freestyle
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n bel regalo per tutti i riders che amano il resort di Trento. Sotto l’albero ecco la neve fresca che in questi ultimi giorni ha imbiancato anche le piste del Monte Bondone. Inoltre, con l’apertura del 23 dicembre si è inaugurata un’altra emozionante stagione invernale dello Snowpark. Trascinati dall’entusiasmo di tanti ragazzi e ragazze che identificano il Monte Bondone come una consolidata istituzione nel mondo del freestyle trentino, tutto lo Staff del park e Trento Funivie si sono impegnati al massimo per costruire il nuovo set-up, con la mente rivolta alle UNIVERSIADI INVERNALI che proprio l’Alpe di Trento ospiterà nel mese di dicembre 2013 per le competizioni di Snowboard e Ski Freestyle. Con questo obiettivo, come novità, sono già disponibili due strutture molto impegnative anche per i più smaliziati, costruite da SlopeDesign di Trento, ovvero un Rail mono tubo lungo ben 8 mt e un Plug dritto 8 mt diam. 30 cm su cui far scivolare in grande equilibrio sci twin tips e snowboard. Tornando alla giornata di domenica 23 dicembre, la 100-ONE NITRO 4KIDS si è rivelata una vera opportunità per diventare riders e divertirsi insieme a tanti ragazzi e ragazze! Non importava il livello, anzi è stata proprio l’occasione per provarci e anche gratis... Grazie alla collaborazione con NITRO SNOWBOARDS e a tanti istruttori volontari, lo Snowpark Monte Bondone e 100-one Freeride 78
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li ospiti di Casa Serena, la residenza protetta di Cognola, un venerdì di fine novembre hanno vissuto un pomeriggio del tutto speciale, un’ improvvisata davvero emozionante. Nel corso della consueta messa sono stati allietati dal Coro della Polizia di Stato, accompagnato dal vicequestore vicario di Trento. L’iniziativa è stata resa possibile dall’interessamento del responsabile del gruppo provinciale dei Cavalieri dell’Ordine ospitaliero di Malta che ha inteso così portare un’atmosfera gioiosa in prossimità delle feste natalizie. Il coro, durante la funzione religiosa officiata dal padre spirituale dell’Ordine assieme al parroco del sobborgo, si è esibito in canti religiosi concludendo con l’inno al Trentino, concerto sottolineato con un lungo applauso da parte degli ospiti e dei loro familiari, nonché dagli operatori, anche loro sorpresi dalla piacevole improvvisata. Parole di apprezzamento sono state rivolte dal presidente dell’Associazione amici di Casa Serena e dal nuovo direttore della residenza. L’Ordine di Malta non è nuovo ad iniziative benefiche: un gruppo di ospiti in ottobre è stato è stato accompagnato al santuario di Loreto ed ancor prima a Lourdes, facendo loro apprezzare degli importanti momenti di svago, ma anche di serenità. Shop hanno offerto la possibilità di affinare lo stile o imparare a fare le prime curve con l’uso anche gratuito dell’attrezzatura. A dare dimostrazione di stile libero puro ci sono stati NICOLA LIVIERO e ALBERTO MAFFEI ottimi rider della Nitro Rookie Squad! E poi tanti gadgets, merenda e divertimento per tutto il giorno con la Bondon’s Crew! Media partner della giornata EntrySnowboardMag e www.snowbox.it. Infine, una chicca dell’ultim’ora. Il progetto del “Jib in the Pipe” è stato selezionato dal prestigioso concorso Red Bull Innsnowation. Lo snowpark del Monte Bondone, dunque, sarà finalista assieme ai park di Chiesa in Valmalenco e di Val Senales. Il progetto è stato premiato per la sua intuizione di aver utilizzato la nostra struttura per un uso street. L’ evento sarà in programma il 9 marzo in notturna. Info: www.snowpark.ski.it
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“Sua Eccellenza Italia 2012” a cavalese La storia di campochiaro
Le Cantine Ferrari premiate dal Gambero Rosso
foto: Polo Predazzo
presentato il libro curato da renzo maria grosselli
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ella sala del Lettore al Palafiemme di Cavalese, è stato presentato il prezioso volume “Gli uomini del legno sull’isola delle rose” (Curcu & Genovese) voluto e realizzato dal Comitato Famigliari degli Emigrati Fiemmesi a Rodi Franca Degiampietro, Riccardo Selle e Giampaolo Corradini. Oltre 3 anni di lavoro, di ricerche, di testimonianze per una storia che ancora oggi riesce ad affascinare e commuovere per gli episodi narrati di alto contenuto umano e sociale. Presenti, oltre ai protagonisti diretti di questa esperienza, molti parenti delle famiglie fiemmesi che a Rodi hanno vissuto. Persone arrivate, oltre che dalla Val di Fiemme, anche dal Primiero, da Centa S. Nicolò, da Nova Levante (la famiglia Kompatscher, la più numerosa con ben 13 figli a Rodi), da Anterivo, Termeno ed alcuni parenti giunti anche da Bologna, Milano ed altre città. Sala gremita e onorata dalla presenza di numerose autorità, rappresentanti degli enti pubblici e privati che hanno contribuito alla realizzazione del libro tramite l’acquisto di copie del volume. È toccato poi all’autore Renzo Maria Grosselli il compito di presentare il volume, ricco di foto storiche e di numerosi e commoventi aneddoti. Ci sono stati anche i saluti del sindaco di Cavalese Silvano Welponer, del Vicescario della Magnifica Giacomo Boninsegna, dell’assessore provinciale Gilmozzi e poi quelli dei coautori Riccardo Selle, Franca Degiampietro e quello del giornalista Giampaolo Corradini
e Cantine Ferrari sono una delle 16 aziende italiane che si possono fregiare del titolo “Sua Eccellenza Italia 2012”, riconoscimento creato dal Gambero Rosso e attribuito a chi si distingue per l’alta qualità delle sue creazioni e per l’affermazione delle migliori produzioni del nostro Paese. Le ragioni della scelta si leggono nella motivazione: “È la Ferrari – di nome e di fatto – del vino italiano. Forse perché producono bollicine, fatto sta che i componenti della famiglia Lunelli usano l’arma della simpatia (oltre che della qualità) come elemento caratterizzante della loro comunicazione. Oggi la terza generazione è al vertice dell’azienda rilevata dal nonno e consolidata dai genitori. Quattro cugini e grande sintonia nei luoghi chiave di gestione e di sviluppo delle strategie”. Il premio è stato conferito a Roma a Marcello Lunelli, vicepresidente Ferrari e presidente della Tenuta Castelbuono, per avere, come si legge nella motivazione, “coraggiosamente voluto e guidato in prima persona la realizzazione della nuova spettacolare cantina di Castelbuono, progettata dall’artista Arnaldo Pomodoro e inaugurata in giugno”. che ha concluso la presentazione. All’appuntamento erano presenti anche una dozzina di “reduci” che hanno vissuto a Rodi, alcuni nati a Campochiaro, che si sono nuovamente commossi per la loro straordinaria vicenda umana. Un appuntamento abilmente condotto da Antonio Vanzetta, con la partecipazione del Coro Coronelle, dei sommerliers di Fiemme e Fassa per servizio rinfresco, gentilmente offerto dalla Famiglia Cooperativa di Cavalese. 79
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trentinolibreria
il libro del mese Un libro per celebrare il lago di caldonazzo Presentato il volume fotografico edito da curcu & genovese
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ell’affollata Libreria Mobydick di Caldonazzo è stato presentato sabato 15 dicembre il volume dedicato al paese e al suo lago, edito da Curcu & Genovese. Presente il Sindaco, Giorgio Schmidt, gli autori Saverio Sartori (foto in alto) e Pino Loperfido. Un fotografo e uno scrittore sono vicini di casa, stessa strada, stesso paese. La nascita di questo volume si è rivelata ben presto “inevitabile”. Alle immagini suggestive e originali di Sartori, si sono abbinate le didascalie di Loperfido. Il risultato è un libro che racconta, attraverso un percorso emozionale, tra parola scritta e parola visiva, il paese di Caldonazzo e il suo Lago, il più grande del Trentino, uno dei più estesi d’Italia. Gli elementi della Natura e le opere dell’uomo si prestano molto bene al filo del racconto, con i colori accesi dell’estate così come con quelli più neutri, ma non meno coinvolgenti, dell’inverno. La trama di questa sorta di romanzo civico si snoda elegantemente attraverso tutti gli aspetti della vita sociale e culturale del paese: dal lavoro all’arte, dallo sport all’ospitalità. Dando anche uno sguardo alla Caldonazzo che fu, prima e dopo le tragedie della Prima Guerra mondiale. Il resto lo fanno gli elementi architettonici e naturali che testimoniano la storia: la Torre dei Sicconi, la Corte Trapp, e poi le piazze, i porteghi, fino ai sentieri e ai dintorni, tornando, infine, a lui: il lago. Un libro tutto da scoprire e da centellinare, come si fa con le cose a cui si tiene di più. 80
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“Nel castello di praga”: Un frate pittore alla corte di Rodolfo II d’asburgo, nel nuovo romanzo di roberto pancheri.
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uattrocento anni fa moriva a Praga Rodolfo II d’Asburgo, forse il più eccentrico imperatore di Casa d’Austria. Dopo aver regnato per trent’anni proteggendo artisti come Arcimboldo e uomini di scienza come Tycho Brahe e Keplero, fu detronizzato dai fratelli, che lo fecero passare per pazzo, e visse gli ultimi anni rinchiuso nel suo castello, nel più completo isolamento. La “melanconia” fu certamente la malattia che lo afflisse, e che fu esacerbata dai suoi interessi per l’alchimia, l’astrologia, la magia naturale e la cabala. Incline alla tolleranza in materia religiosa, Rodolfo aveva trasferito la capitale del Sacro Romano Impero da Vienna a Praga, città a maggioranza riformata che durante il suo regno raggiunse il massimo dello
trentinolibreria Giovanni Pascuzzi Università: diario di una svolta autoritaria Il Margine Quando la politica si incontra e si scontra con il luogo della formazione e della ricerca. Il diario del prorettore che si è dimesso non «contro» la politica, ma contro un certo modo di «mettere le mani» sull’Università da parte di una potente Provincia autonoma. Il racconto della svolta all’ateneo di Trento, così come è stato vissuto da uno dei protagonisti, in prima linea per difendere la libertà dell’università. Una storia italiana, quasi un «giallo politico», che entra nelle contraddizioni della politica senza fare sconti ai difetti e alle incoerenze della classe accademica. Con una ricca appendice di documenti. Questo libro, il titolo numero 100 della casa editrice Il Margine, inaugura una nuova collana, “Fuorimargine” dedicata ai temi più caldi del momento, a livello nazionale e regionale.
Ivo Andric Litigando con il mondo Zandonai
Ernst Weiss La prova del fuoco Silvy Edizioni
Con un sentimento simile alla paura inizio a scrivere la breve storia di una lunga e grande paura. Questa paura non ha niente in comune con i tanti e diversi timori e terrori che riempiono gli uomini nella loro lotta per la sopravvivenza e nella gara per assicurarsi la ricchezza, una vita migliore, una posizione, la gloria e il primato, per conseguire, mantenere e incrementare quanto conquistato. Si tratta di un’altra paura, di quella paura, difficilmente spiegabile, degli innocenti esseri umani di fronte ai fenomeni di questo mondo. Si tratta della paura infantile, che – a seconda di come sia stato il primo contatto di un bambino con la società e le sue leggi – negli anni successivi, con lo sviluppo intellettivo e una corretta educazione, svanisce, oppure, al contrario, gli rimane dentro, cresce assieme a lui, gli riempie, gli schiaccia e gli distrugge l’anima, avvelena la sua vita come una malattia nascosta e un pesante fardello.
È con un incipit perentorio e sorprendente, in un impeccabile stile giornalistico, diretto, efficace e circostanziato, che Ernst Weiss ci introduce nel suo “poliziesco dell’anima”, come il protagonista stesso definisce questo romanzo. Fin dalle prime righe della Prova del fuoco il protagonista, che è anche voce autoriale della narrazione, introduce al lettore la materia di cui si parlerà (realtà, non sogno), fornisce le coordinate spazio temporali in cui si apre la vicenda e ne indica il protagonista, “un uomo”, una persona, chiunque, il lettore stesso, che è subito dopo chiamato in causa, invitato a immedesimarsi, a comprendere quel che il protagonista stesso non comprende, ad avvertirlo sulla propria pelle. Perché quest’uomo può essere ciascuno di noi, come Gregor Samsa, il protagonista della Metamorfosi di Kafka, che un mattino qualunque si sveglia in forma di enorme scarafaggio, privo dunque della propria identità...
splendore culturale. Amante delle cose belle e grande mecenate, il sovrano raccolse una delle maggiori collezioni d’arte di tutti i tempi, che dopo la sua morte andò dispersa ai quattro venti. Famosa era soprattutto la sua Wunderkammer, una straordinaria raccolta di bizzarrie esotiche e rarità naturali, in cui si rifletteva una concezione del sapere di tipo universalistico: un modello culturale destinato a scomparire con la rivoluzione scientifica. È proprio nel cuore di questo mondo scomparso che ci conduce il romanzo Nel castello di Praga, appena pubblicato dallo storico dell’arte Roberto Pancheri. L’io narrante è un frate cappuccino, Cosmo da Castelfranco, che è stato spedito dal suo Ordine a Praga nell’anno del Signore 1601. Cosmo non è un frate qualunque: in gioventù, quando si chiamava Paolo Piazza, aveva appreso i segreti della pittura nelle migliori botteghe di Venezia, iniziando la difficile carriera dell’artista. Ma, sul finire del Cinquecento, il clima culturale non è più quello del Rinascimento: anche sui pittori grava la cappa della Controriforma e in tutta Europa serpeggia l’intolleranza religiosa, che ha assunto le proporzioni di uno scontro di civiltà. Alle violente liti tra cattolici e riformati si aggiunge la minaccia islamica rappresentata dall’Impero Ottomano, i cui eserciti risalgono la valle del Danubio. In questo cupo scenario matura la scelta del protagonista di farsi frate e intorno a questo episodio ruota la parte più introspettiva della narrazione, sostenuta da una fedele ricostruzione storica. La maggior parte dei personaggi che animano il libro
sono realmente esistiti, a partire da frate Cosmo, scelto dall’autore per il suo profilo di “uomo venuto dal nulla”, che si trova catapultato alla corte imperiale con una missione segreta. L’incontro tra il frate-pittore e l’imperatore-mecenate segnerà il destino di entrambi.
Roberto Pancheri Nel castello di Praga
Curcu & Genovese (Euro 12,00, pagine 144)
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trentinofotoromanzo di Carlo Martinelli
L’ERGASTOLANO ILLUSIONISTA
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a frequentazione curiosa delle cronache, nere e meno nere, di un tempo non finisce di arrecare sorprese e di restituirci vicende le più sorprendenti. È datata novembre del 1956 quella che vede protagonista Giovanni Scalfi, trentino, ergastolano. Nonché illusionista. Personaggio degno di un film. Passato all’epoca alla notorietà della “nera” per i suoi rocamboleschi tentativi di evasione, messi in atto per sfuggire all’ergastolo comminatogli per complicità nell’uccisione di due funzionari di banca, durante una rapina. Sconcertante e stravagante personaggio, venne definito al tempo, dalla vita romanzesca e avventurosa. Un tipo che non sa darsi pace per una misera, insignificante condanna a quattro mesi di
reclusione - lui, ergastolano - inflittagli dal tribunale di Cividale del Friuli. I fatti. Nel giugno del 1952 lo Scalfi riesce a fuggire dal penitenziario di Porto Azzurro e su una barchetta raggiunge la spiaggia di Piombino. Da lì non gli è difficile raggiungere anche il natìo paese del Trentino - il nome era taciuto all’epoca – dove i parenti e i pochi amici rimastigli lo riforniscono di un po’ di denaro. Passa dunque il confine jugoslavo e là, spacciandosi per profugo politico, ottiene asilo. Per campare si mette a fare l’illusionista e si esibisce pure, con un certo successo, sui palcoscenici dalmati. Il guaio è che dopo un certo periodo di tempo, le autorità jugoslave si insospettiscono. Pensano: vuoi vedere che questo strano tipo anzinché un profugo, dalle simpatie comuniste - il tempo è quella della Guerra fredda, di Tito, Stalin e compagnia - è invece una spia degli imperialisti americani e dei loro complici europei? Nel dubbio, gli mettono le manette e lo rispediscono in Italia, consegnandolo alla polizia. La quale si ritrova così tra le mani l’uomo che da tempo cercava, in tutta Italia. Era pur sempre un ergastolano evaso, che diamine... Dopo qualche mese lo Scalfi finisce davanti al magistrato. La Pretura di Cividale lo condanna, per espatrio clandestino, a quattro mesi di reclusione Da aggiungere ovviamente all’ergastolo. I quattro mesi “in più” gli vengono confermati poco dopo anche dalla Corte di Udine. Sì, perché il nostro sembra non badare alla condanna a vita, ma ricorre in continuazione contro quella condanna a quattro mesi. Misteri e stranezze di una vicenda che riaffiora dalle cronache, nere e meno nere, di un tempo. Cronache sempre meritevoli di non distratte frequentazioni, ricche come sono delle sempre sorprendenti storie degli uomini.
La memoria restituisce persone e cose che pensavamo dimenticate per sempre o delle quali neppure sospettavamo l’esistenza. Questo è FOTOromanzo. Una immagine che ritorna. Dentro la memoria delle storie.
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trentinoenogastronomia
ristoranti
in ogni numero trentinomese vi propone due ristoranti provati per voi I ristoranti presentati in questa rubrica sono una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.
Segnalazioni e commenti: info@trentinomese.it
la gnoccata nuova
VEGPOINT
TAGLIATELLE, CAPPELLETTI E TRIPPA ALLA PARMIGIANA
STORICO VEGETARIANO A TENNA
Enrico Spagna fa un passo avanti e arricchisce il menu della sua La Gnoccata di Trento. Lo spaccio con ristoro tutto gnocco fritto, tigella e salumi da capogiro, da ottobre ha deciso di aggiungere una piccola proposta di cucina, secondo la filosofia di sempre: piatti veraci, autentici, con materie prime di altissima qualità. Poche cose, ma ben fatte, insomma. E soprattutto, ricette “rubate” alla mamma di Enrico, che da Guastalla è sbarcata tra i fornelli de La Gnoccata per insegnare al nuovo chef assoldato da Spagna, Daniele Paganini, tutti i segreti della sua cucina. Il risultato è eccellente, a partire dal brodo di carne, da manuale. Il sapore forse può lasciare spiazzato il palato non avvezzo dei trentini, ma vi garantisco che quello de La Gnoccata è un brodo ben fatto, in cui trovano degno ricovero taglierini e passatelli, ma soprattutto delicati cappelletti fatti a mano uno a uno. Questi sono i piatti fissi, assieme alla trippa alla parmigiana, inno per i golosi più audaci. Altri piatti, invece, cambiano di settimana in settimana, e così potrete trovare (verificando preventivamente, se volete, sulla pagina facebook del locale) zuppa di fagioli di Lamon e cotiche di maiale nero, tagliatelle con un perfetto e saporitissimo ragù rustico di maiale allevato all’aperto, delicate lasagne verdi, simpatiche polpette, un morbido brasato al Sangiovese con polenta arrostita. Ovviamente, gnocco fritto e tigelle con salumi emiliani di qualità top, artigianali e selezionatissimi, sono un must immancabile, così come il salame di cioccolato e le tigelle con Nutella a cui si affiancano la strepitosa torta della nonna (con mele e amaretti), la frolla con crema al limone, la zuppa inglese. Bonus, il pane fatto in casa. Quanto al vino, troverete la più completa selezione dei migliori Lambruschi disponibili sul mercato e un metodo classico che vi sorprenderà: si tratta del On Attende Les Invites della cantina piacentina Luretta. Provare per credere. Altra novità, il cambio di orari: torna l’apertura anche a pranzo, tutti i giorni tranne il sabato. Prezzi “equosolidali” con il portafoglio.
Il Veg Point di Tenna ormai è un’istituzione che negli anni è riuscita a resistere a mode e crisi. Il locale è “alternativo”, per dirla con un gergo giovanile, e la proposta è sospesa tra il vegetariano e l’indiano, con qualche altra contaminazione mediorientale. Il menu si compone di un menu fisso, composto dai piatti storici e più graditi del locale, e una proposta stagionale che cambia ogni mese. Tra i grandi classici, quindi troviamo la crudità di verdure in salsa di ricotta e il chapati (una sorta di piadina) al formaggio con sei salse caserecce tra gli antipasti; tra i primi, fusilli del Franke con sugo di verdura, mozzarella, pomodorini, olive e salsa di sesamo, oppure sformato di porri e zucca; tra i secondi, frittelle di miglio con cavolo al limone e falafel israeliani; piatti di mezzo o contorni sono invece gli arancini di riso, verdure all’orientale, radiccio con
LA GNOCCATA Via Ponte Alto 125 - 38122 Trento Tel. 0461 260371 Aperto da martedì a venerdì con orario 12-14 19-23, sabato 19-23, domenica 12-14 19-23
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mele e uvetta, insalata greca. Accanto al chapati – niente di speciale –, al buono sformato di porri e zucca e al convincente falafel, a novembre ho ordinato il curry di cavolfiore e zucca con lenticchie e riso basmati (discreto) e una buona crema di verdure con crostini di pane. Tra i dolci, discreta la torta di carote e iper light lo yogurt con miele e mandorle. Carta dei vini limitata ma con qualche etichetta interessante e a prezzi corretti. Prezzi medi, ambiente “social” in stile vagamente messicano. Servizio casalingo. VEG POINT Via Alberè, 22 38050 Tenna (TN) Tel.: 0461.700149 Cell. 338.1530768 Chiuso il martedì
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