appuntamenti, incontri e attualità trentina
2011 gennaio
euro 2,00 www.trentinomese.it
Fidelio: inno a libertà e giustizia Isabella e i suoi elefanti
un caffè da cristina giovannini
TRENTOPOLIS OMANI D I D À T IT C LA
lini Eric di Volto
a
o m a i c i n r o c n I i tuoi ricordi pi첫 belli!
Cornici su misura, cornici a specchio quadri e stampe
BORGO VALSUGANA | Viale IV Novembre, 10/18 | Tel. 0461.751040
COMUNE DI TRENTO Servizio Cultura, Turismo e Politiche giovanili
I Concerti della Domenica “Giuseppe Mazzeo”
XXVIII Stagione 9 GENNAIO 6 MARZO 2011 Trento - Sala della Filarmonica - Via Verdi, 30 - ore 10,30 Domenica
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gennaio
“WERTHER” in concerto di Jules Massenet
Adriana Cicogna mezzosoprano Myung Ho Kim tenore Donato Di Gioia baritono JungMi Lee soprano Roberta Ropa Maestro concertatore al pianoforte Bruno Vanzo narratore
Domenica
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gennaio
Trio soprano, clarinetto, pianoforte Musiche di W.A. Mozart, L. Spohr, R. Schumann, G. Meyerbeer, F. Lachner, F. Schubert Maria Letizia Grosselli soprano Manuela Vettori clarinetto Francesca Vettori pianoforte
Domenica
23
gennaio
Quartetto Michelangelo Musiche di V. Guastella, R. Vacca, R. Schumann Francesca Vicari violino Luca Sanzò viola Gianluca Giganti violoncello Elena Matteucci pianoforte
Domenica
30
gennaio
versione italiana di Paolo Bignamini Giorgio Fasciolo pianoforte Riccardo Gadotti voce recitante
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febbraio
Conservatorio “F. A. Bonporti” - Trento Musiche di J. Brahms, G. Finzi Nadia Bortolamedi clarinetto Tullio Garbari pianoforte
Musiche di J. Brahms, D. Milhaud Sandra Stojanovic pianoforte Mladen Dabizljevic pianoforte
13
febbraio
Conservatorio “F. A. Bonporti” - Trento Musiche di F. Mendelssohn Bartholdy, F. Chopin, F. Liszt, G. Mahler Aurora Faggioli canto Elena Gurrieri pianoforte
Musiche di P. Hindemith, S. Rachmaninov, H. Dutilleux Petra Arman flauto Paolo Orlandi pianoforte
Domenica
20
febbraio
Quattro mani per un pianoforte Musiche di S. Barber, J. Brahms, C. Debussy, F. Liszt
Duo Christine Grecu - Katia Bonadiman pianoforte
Domenica
27
febbraio
Musiche di W. A. Mozart “L'integrale delle Sonate per fortepiano e violino - Recital I” Francesca Vicari violino Stefania Neonato fortepiano
“Le stagioni” Musiche di P. I. Tschaikowsky Liriche di P. Verlaine
Domenica
Domenica
Domenica
6
marzo
Giulietta’s Concert L’Operetta al femminile
Barbara Bettari soprano Sonia Bianchetti soprano Grazia Montanari soprano Alessandra Andreetti mezzosoprano Elena Grassia mezzosoprano Mirca Molinari mezzosoprano Patrizia Quarta pianoforte
trentinocommenti
ring
ring da questo numero trentinomese propone ai lettori alcuni commenti legati all’attualità, alla cronaca, al gossip e alle tendenze Segnalazioni e commenti: redazione@trentinomese.it
di Carlo Martinelli
di Francesca Negri
alla carlona “E stateve un po’ zitti!“ firmato: mario
“S
ì, sono io... Chi mi vuole?.. Sì, Mario, Mario Monicelli. Ma come diavolo ha fatto a trovarmi? È un caso, certo che è un caso. Io me ne voglio stare bel bello in silenzio, caro mio. Già mi ha rotto non poco gli zebedei venire a sapere certe cose. Vede, quel lunedì sera, quel 29 novembre 2010, io ho chiuso. Niente di che. C’avevo persino una frase stupida in testa, una di quelle che mettono dentro i cioccolatini. Fermate il mondo, voglio scendere. Ma siccome il mondo matto non si ferma, mi sono fermato io. Tutto qui. E meno male che il viaggio, dopo, è durato un bel po’ – mi sa che c’era uno sciopero dei controllori di volo – cosicché mi sono ritrovato dove sono con ritardo. Meglio. Mi sono risparmiato un po’ di rodimento di fegato. Vede, a me tutto quel contrimento, quella gente in fila davanti alla mia bara per mettere una firma sul libro delle onoranze funebri, mica mi è piaciuto gran che. Che tristezza ‘sta Italia che piange quando uno muore e fa poco (o niente) per far andare meglio le cose quando uno vive. Non parlo per me, sia chiaro. Io ho avuto una bellissima vita e un degno epilogo. Piuttosto quei ragazzi in piazza con lo striscione: Mario, la faremo ‘sta rivoluzione, vedrai. Non lo so, se la faranno. Io l’ho fatta per conto mio, col cinema. E con la mia vita, se permettete. Ahò, questo sì mi rode. Ma come si sono permessi, tutti, di dire la loro su come ho vissuto, su come stavo in ospedale, su come stavo con le flebo attaccate, che dicevo e che facevo con i miei di famiglia o con gli amici? Lassa perdere, lassa... Ti ricordi gli scapaccioni alla stazione, quelli di Amici miei? Ti ricordi l’urlo: Branca Branca Branca Leon Leon Leon? Quello è Mario. Ma stateve un po’ zitti, stateve. Che nel silenzio, magari, potreste sentire il vento che soffia libero nelle vostre teste vuote. Statemi bene. E provateci: una parola in meno, un pensiero in più”.
colpo di tacco QUANDO GLI UOMINI PREFERISCONO LE BIONDE
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assate le feste di Natale e di Capodanno penso sempre che se facessi le analisi del sangue probabilmente scoprirebbero che il mio gruppo sanguineo è cambiato: da 0 positivo a TrentoDoc o champagne. Molti miei amici, invece, per fare gli alternativi festeggiano con la birra, artigianale e non. Sia chiaro: adoro la birra quasi quanto il vino, ma il punto è un altro. Quando un uomo, dopo averti chiamata che eri già sotto le coperte ed averti tenuta al telefono per qualche minuto a parlare di cose più o meno ludiche, ti dice: «Bene dai, vado a stendermi sul divano e a bermi una bella lattina di Nastro Azzurro», proprio non ci siamo. A meno che sia proprio vero l’assunto che gli uomini due cose insieme non le sanno fare (in questo caso bere e parlare con te), ti devi fare urgentemente delle domande. Perché se è meglio una birra di te, forse bisogna correre seriamente ai ripari. Che so, sfoggiare un tacco 15, andare dalla parrucchiera, mettersi ai fornelli e cucinare qualcosa di terribilmente irresistibile. Oppure non accendere la telecamera di Skype quando ti sei già infilata a letto con il pigiama della nonna (lo so che fa freddo a letto da sola, ma allora non videochiamare se non è una tua amica!). Se invece già fai normalmente tutto quello di cui sopra, ti devi rassegnare: o ha un’altra, o la vostra storia è arrivata al capolinea ancora prima di iniziare, oppure ti sei accorta solo ora che il galateo non fa parte del suo dna, visto che, congedandosi a quel modo, ti sta dicendo senza mezzi termini che è più rilassante una birra di una telefonata con te. Anche se lo pensasse veramente sarebbe bene che non lo esplicitasse in quel modo. E poi, ha o non ha chiamato lui? Come accidente fa adesso a scaricarti per un’altra bionda? 11
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ring di Alberto Folgheraiter
folgore e saette Babbo Natale è in piazza Dante. e la Befana? Sta imparando il cinese
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accordo: la Provincia autonoma di Trento è in piazza Dante (letteralmente: colei che dà) ma questo non vuol dire che deve dare a tutti i costi. Anche in barba alla crisi che sta attraversando pure queste contrade. Sennò cambiamole nome e chiamiamola “piazza della Fiera”. Non solo perché è diventata un mercato, ma pure perché l’assessora Lia Giovanazzi Beltrami ha detto di essere proprio fiera per ciò che ha fatto e sta facendo in tema di solidarietà internazionale. Contenta lei… Certo, il Trentino è come il ricco Epulone e i poveri Lazzari della terra vanno aiutati. Ma con criterio sennò si dà ragione a chi dice che il Trentino sperpera e non merita l’autonomia? Non è allargando indiscriminatamente lo sguardo e la borsa oltre la stretta corona delle montagne che si guadagna il regno di cieli. Soprattutto se la borsa è quella pubblica e le scelte risultano, talvolta, un tantino fantasiose. Non disconosciamo che c’è una legge provinciale che destina almeno lo 0,25% del bilancio in progetti di solidarietà internazionale (quest’anno circa undici milioni di euro) e che le richieste sono vagliate da un signor “comitato scientifico”. Ma che c’azzeccano – direbbe quel tale che è ha fatto il magistrato e oggi siede in Parlamento – le capre di un monastero della Siria con il Trentino della solidarietà? Centoseimila euro per “supportare la produzione casearia” dei monaci siriaci pare davvero una questione bizzarra. Oddio, stando alle spiegazioni del COSV, l’organizzazione che dal 1° giugno 2010 cura il “progetto di supporto alle attività casearie del monastero di Deir Mar Musa, in Siria” il formaggio delle capre va oltre la degustazione. Diventa “contributo al dialogo”. Infatti, secondo i richiedenti e la Provincia che tale richiesta ha poi soddisfatto, il monastero di Dei Mar Musa “per la sua isolata, silenziosa e suggestiva posizione tra le montagne del deserto di Sham” ha assunto un ruolo chiave “nell’essere diventato non solo luogo di accoglienza e di dialogo tra persone, ma addirittura di meditazione e di reciproca comprensione tra culture e religioni spesso poco disponibili al confronto”. Insomma: viva il formaggio di capra (meglio se pagato dal contribuente trentino). Non è finita qui perché l’ineffabile Lia, dopo aver foraggiato pecore e capre sulla via della lana, ha scoperto la via della seta. E così, sulle orme di un illustre trentino del XVII secolo (finalmente il Trentino
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ring c’azzecca, sia pure di striscio) – il gesuita Martino Martini – spedisce un assegno da trecentomila euro nella capitale cinese dello Zhejiang per costruire un centro di aggregazione per i giovani di Hangzhou. Già altri 180 mila euro erano stati veicolati, nei mesi scorsi, verso la Cina per la riabilitazione dei lebbrosi della provincia dello Yunnan. Per la verità, in questo caso, si potrebbe far passare la donazione come “contributo” alla prevenzione della lebbra che, Dio non voglia, potrebbe magari arrivare sin qui. Insomma, lungimiranza sanitaria. Anche se, a ben vedere, prima della Cina, che sta per diventare l’irraggiungibile superpotenza economica del mondo, si sarebbero potuti aiutare i lebbrosi del terzo e del quarto mondo. L’assessora ha replicato alle critiche (8 dicembre 2010) dicendo che “la solidarietà è uno dei valori portanti della comunità trentina e essa, com’è noto, non si arresta ai confini della nostra provincia. Lo testimoniano le 200 associazioni impegnate in ogni angolo del mondo che sosteniamo come assessorato – le cui attività coinvolgono direttamente almeno 25mila trentini – e lo testimoniano i circa 500 missionari trentini presenti nei cinque continenti”. E ancora: “La solidarietà internazionale è per sua natura, appunto, internazionale”. Un truismo degno di monsieur de La Palisse. Peccato che i suoi collaboratori abbiano dimenticato di rammentarle quanto lei stessa aveva dichiarato appena tre mesi prima (giornale “Trentino”, 14 settembre 2010, p. 13) in merito al calo complessivo delle risorse per il bilancio 2011 della Provincia autonoma di Trento: “Diciamo che questa può essere una buona occasione anche per cercare altre fonti di sostegno. Dovremo ridurre un po’, questo sì, concentrandoci sui progetti più importanti e su quelli promossi da più associazioni che lavorino assieme, in modo da evitare dispersione e frammentazione. Per le entrate, possiamo pensare che alcuni progetti possono in qualche modo tendere all’autofinanziamento, mentre i tavoli e gli osservatori possono affidarsi di più a contributi di enti internazionali come la Comunità Europea”. Evidentemente le urgenze premono e gli assessori hanno la memoria corta. Se proprio si devono spendere tutti quegli undici milioni in solidarietà internazionale e non si trovano di meglio che le capre della Siria o i giovani della Cina, si può sempre fare una triangolazione fra Stati. Si mandino gli euro che avanzano in qualche banca oltre Oceano e da lì si rispediscano magari a quei pensionati trentini che devono vivere con 500 euro al mese. Anche la loro, se vogliamo, è una vita da terzo mondo. Alberto Faustini, direttore del giornale “Trentino”, il 12 dicembre 2010 ha scritto in prima pagina: “Assessore Beltrami: si può sempre tornare indietro, chiedendo scusa alla comunità”. A meno che, archiviato Babbo Natale, in piazza Dante non prenda piede la Befana (magari cinese).
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ring di Pino Loperfido
di Giorgio Dal Bosco
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Cari litfiba, trento non è bologna
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he poi uno pensa di venire da queste parti e di trovarsi davanti un branco di sballottati exaustriaci, pronti ad inchinarsi davanti ad una star televisiva qualsiasi; componenti di una riserva indiana che se la fanno sotto ogni volta che il cow-boy alza un pelino la voce; italiesi in crisi di identità che a furia di sentirlo ripetere si stanno convincendo che Trento sia una cosa sola con Trieste. E invece no. I trentini, quando uno meno se lo aspetta, tirano fuori un’identità e una coerenza da far paura che, nel caso di questo articolo, non si piega nemmeno davanti a Sua Maestà Piero Pelù, in occasione del concerto dei Litfiba celebrato a Trento lo scorso 24 novembre. Spieghiamo. Spesso le rockstar si lasciano prendere la mano da strane manie di grandezza che riducono, ai loro occhi, la pletora dei fans al rango inferiore di massa non pensante. Ogni personale convinzione viene fagocitata e annullata dal credo degli impellettati sculettanti sul palco. Pertanto se il Pelù di turno tuona, ad esempio, contro il dado della Knorr, ecco che magicamente tutti i fans si ritrovano d’accordo. Il problema è che poi i suonatori ci fanno anche una discreta abitudine alla cosa. Ecco perché era così grande la meraviglia dipinta sul Piero nazionale quando, srotolando la bandiera della Padania, anziché sentir venir giù il PalaTrento dai fischi si è dovuto cuccare una discreta approvazione (tranquilli, i fischi sono poi arrivati con il Tricolore). Per forza uno poi se ne torna a Firenze carico di meraviglia, dopo essersi visto costretto a scusarsi al microfono con gli “amici leghisti” presenti. Stessa sorte è stata riservata a Pelù dopo il solito (banale) numero contro Papa Ratzinger: nessun boato, solo un imbarazzato mormorio. Dopotutto Trento, per quanto secolarizzata a puntino, resta pur sempre la cara, vecchia Città del Concilio... Insomma, per il futuro, sarebbe bene che qualcuno inizi a progettare un atlante ragionato dell’insulto, così che la rockstar socialmente impegnata di turno possa mandare a quel paese questo o quell’altro in tutta sicurezza. P.S.: Per inciso, durante il concerto, un solo nome ha trovato tutti d'accordo: trentini, triestini, papalini, atei, leghisti e non. Ve lo lasciamo (facilmente) immaginare.
d'accordo? Questi nostri (pre)cari ragazzi
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iusto quarant’anni fa chiudeva in piazza Garzetti a Trento la Cucina popolare e bagni pubblici, la palazzina accanto al liceo Prati. Ci andava a mangiare e a fare il bagno la povera gente che era tanta. In casa pochissimi avevano la vasca da bagno e pochi mangiavano sia a pranzo che a cena. Circa quarant’anni fa, esplodeva anche a Trento e in tutta Italia, importato dalla Francia, il ’68. Gli studenti reclamavano maggiore eguaglianza, combattevano il classismo, la possibilità di studiare tutti, sognavano, insomma, un futuro migliore. O forse, più semplicemente, avevano dentro un’energia che doveva in qualche modo essere espressa, talvolta, e da parte di pochi di essi, anche con la violenza. Oggi siamo daccapo, anche se tutti hanno il bagno in casa e se tutti (o quasi) non solo riescono a mangiare a pranzo e a cena, ma si permettono il lusso di andare a “farsi” la pizza, di fare comodamente la doccia tutti i giorni, di sprecare soldi con il cellulare. Ma allora cos’è, adesso, che spinge gli studenti alla rivolta? La “Gelmini” è solo un paravento. Forse, e lo diciamo sperando di non illuderci, è la paura conscia o inconscia di fare la fine professionale dei loro fratelli più grandicelli, molti dei quali, magari laureati, da anni ancora non hanno trovato un lavoro, non si dice adeguato alla loro preparazione, ma che dia loro la garanzia del futuro. In una parola si sentono precari perché, con un diploma o laurea in tasca, il domani per loro è davvero sempre un altro giorno pieno di incognite. Sono precari perché oggi, in nome di un liberismo certe volte senza scrupoli, molto più di quarant’anni fa, è assai più difficile trovare un posto di lavoro sicuro che dia la garanzia della pensione.
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sommario GENNAIO2011 Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Giorgio Dal Bosco, Antonia Dalpiaz, Lara Deflorian, Fiorenzo Degasperi, Fabio De Santi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Gianfranco Gramola, Carlo Martinelli, Francesca Negri, Walter Nicoletti, Tiziana Tomasini, Silvia Trentini.
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9 commenti
Attualità 14 Trentopolis
26 a casa di Cristina giovannini 30 isabella degli elefanti
Grafica: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 - 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. Trento - Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 Fax 0461.935706 Direzione pubblicità: Rosario Genovese Bolzano - Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione - Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 4 aprile 1987
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siamo fuori dal tunnel
40 Borse di rango 42 La fabbrica dei talenti 46 Paolo tomio 48 Francesca Bertoletti 50 Il catasto: che avventura! 54 Marta Sala e l’arte 56 Elogio della sciata lenta
Panorama
58 Passione otello 62 I concerti della domenica 64 Società filarmonica 66 “Fidelio” a bolzano 67 Maura e “la stanza di orlando”
68 Bobby solo e i fichi d’india
69 A tu per tu con le ciaspole
Giorno per giorno COME ABBONARSI:
(un anno, 12 numeri a Euro 20,00) BOLLETTINO POSTALE c/c N. 11492386 Curcu & Genovese Associati - TM Via Ghiaie, 15 - 38122 TRENTO BONIFICO BANCARIO CASSA RURALE DI TRENTO IBAN IT15 E083 0401 8040 0000 3080 485 CARTA DI CREDITO Telefonando allo 0461.362122 DIRETTAMENTE PRESSO L’UFFICIO ABBONAMENTI Via Ghiaie 15 - Trento Tel. 0461.362107 ufficioabbonamenti@trentinomese.it I Suoi dati saranno trattati per dar corso al suo abbonamento; il conferimento dei dati è necessario per perseguire la finalità del trattamento; i Suoi dati saranno trattati con modalità manuali, informatiche e/o telematiche e non saranno diffusi. Lei potrà rivolgersi (anche telefonicamente) al Servizio Privacy presso il titolare del trattamento per esercitare i diritti previsti dall’art. 7 del D.lgs 196/03. Titolare del trattamento dei dati è la CURCU & GENOVESE ASSOCIATI S.r.l., Via Ghiaie, 15 – 38122 Trento - Tel 0461.362122 AVVISO AI LETTORI La scelta degli appuntamenti è a cura della redazione. La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti delle programmazioni annunciate.
70 Mostre 74 appuntamenti del mese
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89 enogastronomia
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trentinoattualità
TRENTOPOLIS LA CITTÀ DI DOMANI di Pino Loperfido
foto di Paolo Sandri e Dino Panato
Biblioteca d'Ateneo L’altezza della biblioteca (35 metri ca.) è il doppio del limite consentito nella zona dal Piano regolatore e supera di 12 metri gli edifici attigui. E non si trovano rendering complessivi che affianchino vecchie e nuove costruzioni. Pare che all'arch. Botta non piacciano. 16
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trentinoattualità La città è in fermento. Progetti, plastici, rendering e gru appaiono e scompaiono come luci intermittenti. Che sta succedendo alla Città del Concilio? Cosa incombe sulle aree lasciate libere dai vecchi complessi industriali? Cosa hanno in mente le archistar chiamate a pianificare il futuro dell’agglomerato urbano più lungo e stretto del mondo? Trentino Mese prova a raccontarvi, in maniera anche un po’ scherzosa, come sarà la Trento di domani
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e gru svolazzano nell’aria come strane creature a una zampa sola, silenziose, sfiorandosi l’una con l’altra. Tutt’attorno metri e metri di tubi di ferro e di impalcature: una gabbia impenetrabile che si mangia piano piano la skyline di Trento. Siamo dalle parti di Via Sanseverino, laddove il vate Renzo Piano ha progettato il nuovo quartiere de Le Albere, nuovo “cuore verde” – questa l’originale definizione – del capoluogo. Poche centinaia di metri più a sud, in Via al Desert, ci si imbatte nella spianata sulla quale un tempo sorgevano le caserme Bresciani, Pezzolli e Chiesa e che dovrebbe accogliere il Not, Nuovo Ospedale del Trentino. Alcune centinaia di metri, ritornando verso nord, ed ecco Trento Nord Osservando il rendering del progetto, certo, non ci si rende appieno conto delle dimensioni. Si nota una certa quantità di verde, ma poi, pensando che ci troviamo in estrema periferia, viene da provare a immaginare quale fauna urbana frequenterà questi parchi...
il piazzale Sanseverino. Un parcheggio. Niente impalcature né gru qui, eppure su quest’area, per conto dell’Università – Comune permettendo – sta per sorgere la più grande biblioteca d’Europa. Addirittura? Addirittura. E di zone in dinamica trasformazione come quelle qui sopra elencate, aree di recupero di grossi hardware industriali
ce ne sono diversi, in tutta la città. Ma non è tutto. Accanto a questi scheletri di dinosauro delle fabbriche che furono, vi sono parti della città – chiamiamole – più insospettabili, inserite cioè già da tempo in un contesto urbano consolidato. Tanto per citarne due: il nuovo polo giudiziario al quartiere di Piazza Fiera e il Palazzo delle Poste per
SANTA MANUTENZIONE
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o sapevate che la stazione ferroviaria di Trento, mirabile opera architettonica di Angiolo Mazzoni, è stata costruita nel 1934? Sapevate anche che da allora non ha avuto bisogno di alcun tipo di restauro sostanziale? Pare incredibile che quelle porte stiano lì da 76 anni, quando ci sono oggi costruzioni e porte e finestre che già dopo alcuni mesi ti costringono a metterci mano. Ecco una questione che spesso non si considera: la manutenzione. Non è che tiri su un palazzo e quello rimane lì bello lindo e integro per sempre. A preventivo certi costi vanno messi. E bisogna individuare da subito chi sarà preposto ad occuparsene. Tanto per non ritrovarsi con certi ruderi inguardabili a due passi dal centro storico.
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trentinoattualità il quale, nonostante l’abnorme prezzo richiesto (si parla di 18 milioni di Euro) si è riacceso l’interesse di alcuni privati. Insomma, Trento sta cambiando e lo sta facendo in fretta. Forse all’insaputa dei suoi abitanti, ma non di costruttori e di super progettisti. La città del Concilio sta cercando di trasformarsi all’inseguimento di se stessa. Niente paura: è il destino di tutti gli agglomerati urbani del vecchio continente. Per qualcuno il destino delle città moderne è una sorta di “ritorno alle mura”, una nuova tendenza a cre-
are aggregazione, ad inventare delle piazze di nuova concezione. Strano, no? In una società che piano piano tende ad isolarci, a tenerci separati per poterci meglio controllare, ecco che gli urbanisti tentano, più o meno a ragion veduta, di trasformare gli anonimi accatastamenti cementizi nella sede di nuove civitas. Laddove fallisce il parroco, trionfa il piano regolatore. O, per lo meno, ci prova. UNA CITTÀ ARCIPELAGO Trento è una città strana. Ma strana
davvero. Non tanto per il fatto che è l’unica al mondo ad avere un ospedale e una stazione ferroviaria che messi assieme non racimolano nemmeno cinquanta posti macchina. Partiamo da più lontano. Innanzitutto c’è questa “vocazione” militare che si è protratta nei secoli, dal castrum, accampamento militare dei romani alle caserme tirate su a partire dall’Ottocento. Si dirà, destino di una città di frontiera e di passaggio. È vero. E perdippiù, a partire dalla turrita città medievale voluta dal principe-vescovo
Stretta e lunga Trento è lunga diciotto chilometri, ma in qualche punto è larga solo 1500 metri. E in quel chilometro e mezzo ci passano l’autostrada, la linea ferroviaria, un signor fiume, la tangenziale e almeno altre due strade minori: va da sé che programmare urbanisticamente una città siffatta può diventare un problema. 19
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trentinoattualità
Una questione irrisolta Piazza Mostra sarebbe una delle più belle di Trento , ma oggi è ridotta a qualcosa di inguardabile. Interrare via dei Ventuno appare la conditio sine qua non per poter riprendersi quest’angolo della città e godere finalmente del suo monumento più importante: il castello del Buonconsiglio.
Federico Vanga, Trento è venuta su a strati. Disomogenei. Poi ci si è messa di mezzo anche la deviazione del fiume Adige in periferia che ha aperto – poco dopo la metà del XIX secolo – la strada ad una dispersione urbana, una parcellizzazione di strade che ne ha minato, in parte, anche la stessa identità. C’è stato poi, durante e subito dopo il
fascismo, un tempo in cui le fabbriche e la grandi imprese artigianali si ergevano maestose, spruzzando lunghe colonne nere di fumo nel cielo, corredando i polmoni degli operai (e dei cittadini) di scorie letali. Erano gli anni del dopoguerra. La conclusione delle operazioni belliche aveva inoculato nella società una gran voglia di fare, di produrre e di costruire. Senza regole. Per dirne una, fino al
Progetti per tutti i gusti (e per tutte le tasche)
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anti gli interventi urbanistici in atto, futuri e futuribili che Trento si prepara ad accogliere nei prossimi anni. Facciamo cenno ai più importanti, anche per cercare di capire quanto sia possibile immaginare un’organicità complessiva. Anzi, vi risparmiamo la fatica: non è possibile. Anche ad un occhio profano, ogni progetto appare a sé stante. Desolantemente isolato dal resto del contesto urbano. Biblioteca d’Ateneo ALTISSIMA, PIENISSIMA, STRETTISSIMA Per certi architetti la normalità e la sobrietà non esistono. Così quando a Mario Botta è stato commissionato il progetto della Biblioteca d’Ateneo, prevista in Piazzale Sanseverino, subito è saltata fuori questa cosa della “biblioteca più grande d’Europa”. Scusate, non bastava che fosse la più grande della Padania? Che a fare così, poi rischi che in giro si diffondano certe voci... Qualcuno potrebbe pensare che hai manie di grandezza. Vabbè.
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Comunque la biblioteca dovete immaginarla come un enorme triangolo di pietra rossa scavato al suo interno, con 60mila volumi – udite, udite… – a scaffale aperto. Cioè, tutti con il dorso rivolto verso di voi. (Utile, no? Se cerchi Tolstoj vai alla lettera T, su al sessantaquattresimo livello e puoi comodamente consultarlo. Meglio accontentarsi di Ariosto…) Ah, a proposito. C’è un’ultima cosa: l’altezza della biblioteca (35 metri ca.) è il doppio del limite consentito nella zona dal Piano regolatore e supera di 12 metri gli edifici attigui. Fate un po’ voi. Forse è anche per questo che in circolazione non si trovano rendering complessivi che affianchino vecchie e nuove costruzioni. E poi l’Archistar Botta – è notorio – non ama l’uso dei rendering… P.S.: ...e le giostre?! Trento Nord LÀ DOVE C’ERA L’ERBA ORA C’È… Quando l’archistar Gregotti presentò il progetto, qualcosa come sei anni fa, molti furono colti da attacchi d’ansia. L’idea del
trentinoattualità
Niente paura Gli undici ettari di quello che diventerà il nuovo quartiere delle Albere sono tutte un pullulare di impalcature da cui, giurano gli addetti ai lavori, non bisogna lasciarsi impensierire. Lasceranno il posto ad uno splendore urbano
1979, a Trento, bastava avere un ettaro di terreno per poter costruire liberamente: nessun limite, nessun buon senso. Si tiravano su casette piccole, strade ridicole senza pensare minimamente al fatto che ad una cubatura abitativa deve per forza di cose corrispondere una “cubatura” di servizi (parcheggi, scuole, asili, ecc.). Insomma, in quegli anni si poteva assistere ad una dere-
professionista prevedeva torri alte qualcosa come 55 metri: due volte il Duomo di Trento. Eppure non c’era nulla di così strano o allarmistico. Intanto, la zona è lontana dal centro storico, in un’area ricavata laddove sorgevano le vecchie fabbriche della Carbochimica e della Sloi, e poi è abbastanza naturale, in una città che non presenta più margini di estensione laterale, puntare sull’altezza. Ma niente da fare. Anni dopo, Gregotti è costretto a rivedere i suoi disegni e a tagliare le torri a meno della metà. Osservando il rendering del progetto, certo, non ci si rende appieno conto delle dimensioni. Si nota una certa quantità di verde, ma poi, pensando che ci troviamo in estrema periferia, viene da provare a immaginare quale fauna urbana frequenterà questi parchi. Si tratterà comunque di una struttura attorno alla quale graviteranno residenze, uffici, un albergo, una piazza, un parco – appunto – e un (come poteva mancare?) centro commerciale. Altre perplessità derivano dai numeri. L’impatto complessivo di tutti gli interventi prospettati nella parte della città compresa tra lo Scalo Filzi e i centri commerciali di Centochiavi ammonterebbero a un milione di metri cubi.
gulation forsennata che non teneva in alcun conto quelle che sarebbero state le necessità urbanistiche future. Quando però i grandi comparti industriali, sorti durante gli anni Trenta e Quaranta, hanno cominciato a chiudere, le cose sono cambiate nuovamente. Le produzioni non necessitavano più di grandi spazi, la demografia sì. Ecco che la città, allora, si è trovata alle por-
Poi c’è la questione, per niente secondaria, del disinquinamento. Il sottosuolo dell’area presenta una grave contaminazione di piombo tetraetile. Una sorta di bomba ad orologeria che potrebbe presto o tardi insinuarsi nelle falde acquifere, per qualcuno. Una normale bonifica, per qualcun altro. Fatto sta che, Gregotti o meno, quel piombo resta lì come una spada di Damocle a oscillare sulla testa dell’intero progetto. Ex Italcementi QUARTIERE MODERNO. ANZI, BORGO STORICO Quando nel 2007 venne inaugurato il nuovo tracciato della tangenziale ricavato in galleria, furono in molti ad esultare. Quasi che Piedicastello da quel giorno – grazie ad un capace parcheggio e all’ennesimo, discutibile museo – divenisse una sorta di Giardino dell’Eden. Un quartiere che vorrebbe essere allo stesso tempo borgata storica e modernissima enclave della città: una pretesa un po’ impossibile, ammettiamolo. Quella al di là del fiume, posta quasi di fronte alla ex-Michelin, pare comunque una delle aree che necessita di essere riqualificata
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L’architetto ticinese Mario Botta ha progettato la nuova biblioteca d'Ateneo
te dell’ennesimo cambiamento, di una nuova stratificazione, cominciando ad assomigliare paurosamente ad una città arcipelago. Ma non ci sarebbe nessun problema se anziché in Trentino ci trovassimo in Ohio, in Australia o nel cuore dell’Andalusia. Qui siamo in un budello. Per intenderci, una location più adatta a fare da quinta ad una cantica dantesca che a scodellarci una città. Trento è lunga diciotto chilometri, ma in qualche punto è larga solo 1500 metri. E in quel chilo-
Favelas? No, ex fabbriche Al di là del fiume, si erge, in tutta la sua magnificenza, il rudere della vecchia fabbrica di cemento Portland o Italcementi che dir si voglia. Entro la fine del 2010, l’area avrebbe dovuto costituire oggetto di uno scambio tra Cooperazione e Provincia: quest’ultima cederebbe alla prima l’ex-Dogana, per intenderci la sede del contestato centro sociale “Bruno”.
al più presto. Vi si erge, in tutta la sua magnificenza, il rudere della vecchia fabbrica di cemento Portland o Italcementi che dir si voglia. A cui si possono aggiungere, per osmosi, la zona della Motorizzazione civile e l’area ex-Bonomelli. Entro la fine del 2010, l’area avrebbe dovuto costituire oggetto di uno scambio tra Cooperazione e Provincia: quest’ultima cederebbe alla prima l’ex-Dogana, per intenderci la sede del contestato centro sociale “Bruno”. In questo ameno luogo, sette ettari e mezzo costretti tra un fiume e uno spuntone di roccia, dovrebbe dunque sorgere un nuovo polo scolastico su cui le parti (Comune, circoscrizione e Pat) stanno discutendo animatamente da mesi. Il governatore Dellai, oltre a spostarci un paio di Istituti scolastici cittadini, vorrebbe creare un polo dell’informatica, della meccanica, del turismo, delle biotecnologie, ecc. Al lettore ogni ulteriore considerazione. Giurisprudenza e Lettere FACOLTÀ DI COSTRUIRE In via Rosmini ci siamo deliziati gli occhi per mesi con le barriere
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che nascondevano il cantiere. La nuova Facoltà di Giurisprudenza è apparsa alla città su un’area rimasta abbandonata a lungo, a causa di un contenzioso su certi scavi archeologici avviati durante gli anni Ottanta. Progettata dall’architetto Mario Botta (ricorda qualcosa?), più che un edificio ex-novo risulta una sorta di completamento di un’ala dell’edificio di Giurisprudenza. Bisogna dirlo: è una bella costruzione, elegante e leggera. Poteva andarci molto peggio. A pochi passi, al di là di via Zanella, in Via Tomaso Gar, sta sorgendo la nuova Facoltà di Lettere e Filosofia. Il perimetro che accoglieva quello strano parcheggio era già stato acquistato dall’Università nel 1996. C’è voluto un po’ di tempo prima di mettere in moto le ruspe. Non si sono invece fatte attendere le proteste e le lamentele dei residenti: non tanto per il rumore e le vibrazioni, quanto per il fatto che l’altezza dell’edificio, anche in questo caso, si presenta ampiamente in deroga rispetto ai limiti imposti dal Prg. Al di là di questo, i rendering mostrano un edificio molto bello, con una valenza simbolica garantita da alcuni accorgimenti coreografici (vedi foto). La Facoltà di Lettere, che
trentinoattualità metro e mezzo ci passano l’autostrada, la linea ferroviaria, un signor fiume, la tangenziale e almeno altre due strade minori: va da sé che programmare urbanisticamente una città siffatta può diventare un problema. Per molti il tempo a disposizione per una programmazione unitaria complessiva è ormai agli sgoccioli. Quasi più nessuno crede ad una coerenza urbanistica di tutti gli interventi. Ma che ci vogliamo fare? La botte piena ci basta, no? IL SOGNO DI JOAN BUSQUETS A lui si può attribuire l’ultimo tentativo di tenere assieme i vari pezzi di una città a pezzi. In senso planimetrico, naturalmente. Stiamo parlando dell’architetto spagnolo Joan Busquets, chiamato nel 2005 – assieme ai colleghi Renato Bocchi, Alberto Mioni e Bruno Zanon – a elaborare la celeberrima variante al Prg che prevedeva l’interramento della ferrovia e l’allestimento dei boulevard. Quella dell’iberico era oggettivamente una bella idea, se non altro perché prometteva di affrontare in un colpo gran parte delle problematiche urbanistiche di Trento. Si sarebbe sfruttato il sedime dei binari con una strada “verde” e al contempo si sarebbe ricucito il rapporto con alcuni non-luoghi della città, a parUn'identità di facciata A pochi passi, al di là di via Zanella, in Via Tomaso Gar, sta sorgendo la nuova Facoltà di Lettere e Filosofia. Il perimetro che accoglieva quello strano parcheggio era già stato acquistato dall’Università nel 1996
si affaccia sul mai dimenticato boulevard di Busquets, è stata progettata dal gruppo Ishimoto Europe – Tekne Spa e Corbellini. A loro il merito di aver trasformato un parcheggio di auto in un parcheggio di studenti. A proposito, dove le metteranno adesso tutte quelle automobili? Ex Michelin UN QUARTIERE TUTTO NUOVO È l’intervento urbanistico allo stato più avanzato. Nel senso che gli undici ettari di quello che diventerà il nuovo quartiere delle Albere sono tutte un pullulare di impalcature da cui, giurano gli addetti ai lavori, non bisogna lasciarsi impensierire. Lasceranno il posto ad uno splendore urbano. D’altra parte, sei ettari destinati a parco pubblico non dovrebbe lasciare spazio a dubbi o ad illazioni di sorta. Di questi, duemila metri sono quelli del Muse, il nuovo museo della Scienza: un manufatto che promette di diventare in breve la punta di diamante dell’offerta culturale e scientifica non solo di Trento ma di tutto il Trentino. Ma come si è arrivati all’idea di un quartiere tutto nuovo? Tanto
per farla breve, nel 1999 la Michelin cessa l’attività e l’intero lotto viene acquistato da “Iniziative Urbane”, una società costituita tra gli altri da Caritro, Sit, Trentino Servizi e altri. Dopo un primo tentativo di affidare il disegno dell’area tramite un concorso di idee aperto agli architetti locali, anche secondo le precise indicazioni del Comune che invita ad affidare la progettazione a qualcuno di “fama nazionale ed internazionale”, ecco che si arriva – indovina un po’ – alla Renzo Piano Building Workshop. Che dire ancora? Che l’elegante signore genovese suggerisce di ricucire l’area con il tessuto cittadino esistente e recuperare l’ambiente fluviale. Di lì a breve, compaiono dei manifesti pubblicitari in cui si preconizza un quartiere veramente unico, dove – volendo – si può usare la canoa per andare al lavoro. Nel 2012, le prime consegne. Ex Officine Lenzi VERO CEMENTO ECOLOGICO Trento è la città degli ex. Ex-Zuffo, ex-Michelin, ex-Italcementi, Ex-Lenzi, ecc. E a proposito di quest’ultima, l’area di via Fermi,
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25 giugno 2004. Da sx, Marco Dalla Fior, l'allora Sindaco Alberto Pacher e Joan Busquets alla presentazione del plastico realizzato sul progetto dell'architetto catalano
tire dall’ex Italcementi. Inoltre, anche il fiume, dopo più di cento anni, sarebbe tornato ad essere parte integrante di un tutto. In una parola, si sarebbe posto un limite al disordine. Tanto è vero che dall’accantonamento del progetto in poi, abbiamo assistito a singoli interventi, slegati tra loro. Il sogno di una città che non fosse la mera somma algebrica di alcuni quartieri è finito lì. PEREQUO ERGO SUM Trento si prepara a crescere. Non demo-
graficamente, certo, ma per rimediare ad alcune imbarazzanti scelte del recente passato. Oggi occorre costruire per creare quegli spazi pubblici di cui fino a ieri non si era sentita la necessità. Aprire spazi urbani per aumentare la vivibilità e, quindi, la qualità della vita dei cittadini. Uno degli strumenti a disposizione al giorno d’oggi per poter strappare metri quadri al cemento è quello perequativo. Funziona più o meno così: il Comune concede una licenza edilizia a patto che il costruttore restituisca una buona fetta alla comunità, in termini di servizi o spazi di pubblica utilità. Forse sono in pochi a saperlo, ma degli undici ettari dell’area ex-Michelin ben sei saranno destinati a verde pubblico. Non male. Costruire non vuol dire solo alzare impalcature, ma imbastire una comunità
in Clarina il progetto dell'architetto Roberto Bortolotti conta di farci stare 230 appartamenti, dodici edifici che arriveranno al massimo a 22 metri, un centro medico-diagnostico, un centro wellness e un parco di 6 mila metri quadrati. Era stato già Joan Busquets a prevedere l’intervento. Ventimila metri quadrati costruiti nella classica forma della Corte, ad impronta fortemente ecologica ed ecosostenibile. Preoccupa un po’ (un po’ tanto) la carenza di infrastrutture per i servizi essenziali nella zona. L’accordo tra Comune e ditta lottizzante prevede che quest’ultima si impegni a provvedere e, soprattutto, a non aumentare le cubature, tralasciando eventuali premi concessi alla bioedilizia. Nuovo Ospedale Trentino IS “NOT” VERY GOOD Cento milioni di Euro. Questa la cifra appena spesa dalla Provincia autonoma di Trento per la ristrutturazione dell’ospedale incastonato nel quartiere della Bolghera. La cifra non è definitiva, in quanto il restauro è ancora in corso. Pertanto pare
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degna di questo nome. E per poter fare questo occorre far vivere bene le persone. Più un uomo e una donna vivono bene, comodi, in spazi decenti, con servizi a portata di mano (e che funzionano) più sarà la città stessa a trarne giovamento. CITTà-TERRITORIO-università Ma c’è un altro fatto che complica ancora di più le cose. Trento non può più essere intesa come una semplice città, con un centro storico, le periferie e morta lì. Questa affermazione trova un perché visivo dando un’occhiata ad una mappa urbanistica della provincia: un’analisi che ci confermerà quanto già sappiamo. E cioè che il 96% del Trentino è incostruibile. Eh già, non siamo a Verona. Già sospettavamo di non poter tanto fare i gradassi con le metrature.
quanto meno strano mettersi a parlare di nuovo ospedale tanto insistentemente. All’origine del chiacchiericcio ci sta l’accordo concluso tra la Pat e il Demanio Statale che prevedeva lo spostamento delle caserme Bresciani, Pezzolli e Chiesa a Mattarello, in un unico complesso. Sì, insomma, una cittadella militare. In via al Desert, dunque, si sono liberati qualcosa come 50 ettari che, a quanto pare, sono destinati ad accogliere il NOT, acronimo vagamente anglosassone e no-global che sta per “Nuovo Ospedale Trentino”. Ohibò, ma allora se è “Trentino” perché lo rifacciamo a Trento? A 900 metri in linea d’aria dal vecchio?! E sono in molti a domandarsi se non sarebbe meglio pensare di individuare una zona da espropriare all’incirca a metà strada tra Trento e Rovereto. Intanto, l’idea di “Città dell’Adige” ne risulterebbe rafforzata e poi si potrebbe ipotizzare una trasformazione del nosocomio della città della Quercia. E se invece non costruissimo nessun “nuovo” ospedale e pensassimo a potenziare quelli esistenti sul territorio, depotenziando quello della Bolghera?
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2 ottobre 2009. L'architetto genovese Renzo Piano illustra al Sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, l'avanzamento dei lavori alla Ex-Michelin
In pratica, tolti boschi, montagne e quant’altro resta un misero 4% di cui oramai meno della metà resta disponibile. C’è di che restare di sale. È stato calcolato che ogni giorno arrivano a Trento circa 100mila autoveicoli. Uno per ogni abitante. Che non sia una cosa bella non sono solo gli ambientalisti a dirlo, ma pure i nostri polmoni. E
Varie ed eventuali DAL NUOVO CARCERE ALLA NUOVA STAZIONE Cominciamo da nord, da quella zona della città, cioè, a cui meglio si adatta il modo di dire “spuntare come funghi”. Negli ultimi decenni sono sorti edifici un po’ a casaccio, in assenza di una programmazione complessiva. Pensiamo a Spini di Gardolo, area fino a poco tempo fa connotata esclusivamente dalla presenza di campi agricoli. L’Interporto di Trento è una piccola città fatta di capannoni e abitata dai camion. La posizione strategica ha fatto sì che divenisse in breve uno snodo fondamentale per la logistica di tutto il nord-est. Poi sono arrivate la nuova sede dell’Atesina Spa e il Centro Direzionale, centro operativo di tutte le attività. A nord, più vicino alla città però, a ridosso del centro storico, si estende l’ex-scalo Filzi, importante area non collocata che dovrebbe accogliere una nuova grande stazione intermodale che coordinerà l’Alta Capacità del Brennero, la metropolitana urbana, le autocorriere e il terminale del progetto Metroland. Un bel po’ di roba, insomma. Certo, spostare una stazione è una
c’è oramai solo una parola magica che si può usare per poter sperare in un futuro diverso: mobilità. Non ci sono santi. È l’unica strada. Occorre lavorare ancora di più sul decentramento amministrativo. L’avvento delle Comunità di Valle potrà aiutare, ma non abbastanza. Fin quando l’abitante di Sagron Mis o la studentessa di Cavalese saranno costretti a
scelta importante perché comporta sempre uno spostamento del baricentro cittadino. E poi, onestamente, pensiamo a Piazza Dante. Se già adesso ha i problemi che ha, figuriamoci senza il flusso perpetuo di passeggeri… Dando poi uno sguardo in centro, troviamo alcune pietre miliari del dilemma urbanistico. Piazza Mostra, ad esempio, una delle più belle di Trento ridotta a qualcosa di inguardabile. Interrare via dei Ventuno appare la conditio sine qua non per poter riprendersi quest’angolo della città e godere finalmente del suo monumento più importante: il castello del Buonconsiglio. Proprio lì a due passi, laddove sorge il vecchio carcere, recentemente “svuotato” a beneficio della nuova costruzione di Spini di Gardolo. In quell’area sorgerà il Nuovo Polo Giudiziario”. Alcuni però si oppongono alla prevista demolizione del manufatto, interessante esempio di architettura austro-ungherese. Staremo a vedere. Del Palazzo delle Poste abbiamo già detto. A sud, abbiamo il discusso progetto della Casa dello Sport alle Ghiaie che dovrebbe accogliere le sedi di tutte le Federazioni sportive trentine. ■
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trentinoattualità del doman non v’è certezza 10 6 maggio 20
6 agosto 2010
11 6 gennaio 20
La permuta non è ancora avvenuta... venire a Trento per ogni mal di pancia o per mettere un timbro su un documento le cose non potranno cambiare. E la studentessa non l’abbiamo citata a caso. Perché l’Università è uno dei motori principali di Trento. Non a caso Bruno Kessler, che la volle fortemente, è anche il politico che si era messo in testa di dare una casa a tutti. Simbolo fatto persona di come le due cose siano strettamente connesse e di come ognuna sia irrinunciabile per l’altra. ARCHISTAR: UN TERZO ARCHITETTI, DUE TERZI STAR Quesito: nell’Italia a cavallo tra il XX e il XXI secolo, un’Istituzione, una Fondazione, un grande gruppo economico
hanno in progetto di costruire qualcosa: un teatro, un casinò, un museo, ecc. Secondo voi a chi vanno a pensare? Beh, oramai Renzo Piano ha progettato praticamente tutto. Gli manca solo il Bed&Breakfast di zia Rosaria e poi non avrà più nulla da inventare. A parte gli scherzi, quello degli Archistar – grandissimi nomi, spesso al grido di “costi quel che costi”, – è un fenomeno tutto trentino, eppure così poco trentino. Siamo tanto orgogliosi e partigiani quando si tratta di incaricare un enologo o un direttore di testata eppure l’architetto lo vogliamo gigantesco. Rigorosamente “foresto”. Perché? Perché in architettura ci si comporta al contrario? Eppure siamo in una delle culle del
Sull'area delle ex officine Lenzi sorgerà un complesso progettato dall'architetto trentino Roberto Bortolotti
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12 novembre 2010. L’architetto Vittorio Gregotti con Paolo Biasioli, vicesindaco di Trento e Assessore all’Urbanistica, alla presentazione dei progetti per le costruzioni nella zona della Sloi
Moderno: basti pensare ad Adalberto Libera, a Luciano Baldessari, a Gino Pollini… Oggi, invece, il Trentino sembra sia stato definitivamente colonizzato dall’esercito del Pianeta Archistar. (Che poi agli architetti indigeni potrebbero anche girare le scatole a vedersi soffiare cotante occasioni per esprimere il proprio talento, non vi pare?) La ragione di queste scelte “altolocate” è stata chiesta a più riprese ai committenti, ai vari sindaci, rettori e imprese.
trentinoattualità
La risposta è stata sempre del seguente tono: “No, non lo abbiamo cercato… Si è trattato di contatti casuali… C’era un amico che conosceva…” E via di questa solfa. Capiamo che è imbarazzante dover spiegare certe scelte agli architetti trentini, ma un po’ d’onestà non farebbe male. In fondo è anche grazie a quella che si costruisce una città migliore. LA CITTÀ È DI TUTTI Ma chi l’ha detto che a certe questioni urbanistiche debba pensarci solo il proprietario? Dove sta scritto che nel disegno di una città conti solo il parere della commissione urbanistica? Una città è affare assai delicato ed ha come presupposto irrinunciabile la vita dei cittadini: senza loro, senza la loro soddisfazione non può esserci nemmeno la città. In questo senso, ottima iniziativa è stato il “Piano strategico 2001/2010” attuato dalla città di Trento che, accanto ad un Piano regolatore, ha
voluto metterci un Piano Sociale, un Piano Culturale e uno per le Politiche giovanili. D’altra parte i politici sanno bene quanto siano corte, storicamente, le legislature abitate più da padri padroni che da amministratori. In questo solco si inserisce anche l’esperienza dei laboratori urbani come “Casa Città” (www.casacitta.tn.it), nata nel maggio 2004 sull’onda della fondazione degli Urban Center nati in molte città italiane grandi e medie, e dei cambiamenti urbani che stavano avvenendo a Trento. Tra i suoi scopi, soprattutto quello di informare riguardo le trasformazioni della città (territoriali, sociali, ambientali, economiche, culturali), i progetti e le attività in corso nel territorio, e offrire opportunità di informazione direttamente dai professionisti che operano a vari livelli, per poter conoscere le complessità ed i pensieri che stanno dietro ai progetti. La città è di tutti, un guaio dimenticarlo. CONCLUSIONE Sarebbe impensabile condensare in poche righe quanto abbiamo già tentato di condensare in queste pagine. Sono belli il progresso, la crescita sociale, la cura del benessere e della qualità della vita dei cittadini. Fa piacere che le Istituzioni tengano tanto in buon conto la nostra felicità. Gli interventi iniziati o in programma a Trento sono tanti. Alcuni molto concreti, altri solamente futuribili. Tutti però soggiacciono a un dubbio gran-
IL QUARTIERE Più BELLO
P
er molti professionisti trentini il miglior quartiere di Trento è quello delle Torri di Madonna Bianca. E il motivo sta proprio nell’altezza delle costruzioni. Lo sfruttamento dello spazio verticale ha infatti permesso ai progettisti di creare grandi spazi verdi tutt’attorno, parcheggi e un respiro che non si trova in altre zone. Sono bruttarelle, certo, come molte cose costruite in quegli anni, ma vogliamo mettere il risparmio di preziosissimo territorio? Pare che la “paura” dei trentini, tutta di origine culturale, rispetto a certi futuribili grattacieli derivi proprio da quelle Torri. Sono brutte. Non crollano, ma sono brutte. de – appunto – come una casa: saranno accompagnate, tali opere, dall’adeguato apprestamento di servizi ai cittadini? Strade, asili nido, parcheggi... Ma poi, siamo sicuri che questo numero spaventoso di metri cubi serva veramente alla città? E che, al contrario, non ne mini la fondamentale vocazione alpina? E, infine, cosa ci dà la certezza che nulla rimarrà ■ invenduto?
Chi ha freddo ai piedi non deve bruciare soldi per scaldare il soffitto
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trentinoincontri di Francesca Negri
un caffè a casa di...
IO E I MIEI sedici “MARITI” NIENTE PAURA, CRISTINA GIOvANNINI NON è LA LIZ TAYLOR DEL TRENTINO: I sedici “MARITI” SONO LE SEDI DELLA SUA AZIENDA, SPARSE IN TUTTO IL TRIVENETO. E COMODAMENTE SEDUTA SUL DIVANO DI CASA RACCONTA: DI LEI, DEL LAVORO E DI QUEL GRANDE AMORE CHE NON è ANCORA ARRIVATO…
«A
nche quando esco con gli amici e l’intenzione è quella di svagarmi, dopo mezz’ora sono di nuovo a parlare di bilanci e business plan». Non è facile, per chi non ama quello che fa, capire che questo è il leit motiv tutti quelli che, invece, il lavoro ce l’hanno nel sangue. Altro che droga: croce e delizia, semmai, e spesso e volentieri, contrariamente all’opinione comune, di sicuro non un nascondiglio dalle altre cose della vita. Sono così gli imprenditori veri, quelli che 28
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nascono uomini (e donne) d’azienda: Cristina Giovannini è una di queste. E di donne come lei, in giro, di sicuro ce ne vorrebbero di più. Trentina doc, tre fratelli (Giuliano, Fabio e Giuseppe) che con lei guidano le 16 sedi del Triveneto dell’azienda di famiglia, la Giovannini Materiali Elettrici, e alcuni punti vendita di casalinghi in Trentino (sotto l’insegna Fiori d’arancio), 300 dipendenti in tutto (tra diretti ed indiretti), una figlia (Martina), due nipotine (Giulia ed Anna), e – attualmente – zero mariti o fidanzati.
Signora Giovannini, non mi dica che anche lei conferma la regola delle donne in carriera: o il lavoro o l’amore. Macchè. Di mariti ne ho avuti due e sono ancora qui che sogno da sempre l’amore della mia vita, ma non è ancora arrivato e temo che ormai sia tardi. Certo è che non ho molto tempo di cercarlo… Il lavoro non sarà mica una scusa? Vivo alla Giovannini dalle sette di mattina alle nove di sera… Questa più che una scusa è un dato di fatto.
trentinoincontri
Il libro che sta leggendo in questo momento? “La caduta dei giganti” di Ken Follett. Il piatto preferito? Polenta, ossobuco e piselli. Il film preferito? Qualsiasi film di Dustin Hoffman. Se non avessi fatto quello che ha fatto, cosa avresti voluto fare? Il medico. Per aiutare le persone. La cosa che le fa più paura? A dire la verità niente… Forse il dolore fisico. Il suo sogno ricorrente? Non ne ho. Il suo uomo ideale? Innamorato, fedele e assolutamente non esibizionista, soprattutto delle sue possibilità economiche. Praticamente un ago in un pagliaio. Si sta bene anche da sole però… Certo, ma è meglio in compagnia, se la compagnia è quella giusta. Cristina Giovannini si alza dal divano. «Vi preparo il caffè?», chiede, quasi sicuramente per cambiare argomento, e si dirige verso la cucina della figlia: il luogo d’incontro per l’intervista, infatti, non era il suo appartamento, momentaneamente sottosopra per i soliti lavoretti che richiede una casa, ma quello di Cristina Giovannini con la figlia Martina
Martina, che abita al piano superiore al suo nella grande e magnifica villa. Quella, per intenderci, dove a Natale campeggiava (impossibile non vederlo da qualsiasi angolo della città) un enorme albero punteggiato di luci azzurre. «Luci al led», precisa Cristina, «ci teniamo al risparmio energetico». La Giovannini Materiali Elettrici fu fondata nel 1942 dal padre di Cristina, Bruno, in Port’Aquila a Trento. Di lì, poi, quello che era appena un negozio si trasferì in via Malvasia. Fu in questa sede che Cristina iniziò a muovere i primi passi nell’azienda di famiglia e, a ruota, arrivarono uno ad uno anche gli altri fratelli. Nel 1980, quindi,
la nuova sede in Campotrentino (mentre il fratello Fabio proseguiva l’attività in via Malvasia) e l’escalation di una crescita che ha portato la Giovannini ad essere uno dei colossi nel settore dei materiali elettrici. Il lavoro di vostro padre, lei e i suoi fratelli, lo avete fatto crescere in maniera esponenziale. Cosa vi ha spinto a cimentarvi in questa sfida? Anzitutto l’unità tra i fratelli: o tu sei perfettamente in simbiosi con gli altri, cioè fai senza bisogno di chiedere, oppure difficilmente si riescono a portare avanti certi progetti. In secondo luogo, penso che imprenditori si nasca. E poi, la nostra famiglia non è mai stata di quelle che i soldi li buttava via. A un certo punto, la scelta era quella o di regredire e fare tre botteghe, oppure di andare avanti. E noi abbiamo scelto la seconda opportunità. Il Trentino è stretto, a quei tempi contava 400mila abitanti: il business più di un tot non poteva crescere. Per questo motivo ci siamo espansi prima a Verona, poi in Alto Adige, e quindi in Friuli. È questo il mercato del grossista, espandersi, avere un fatturato di un certo tipo, avere una logistica efficiente. Avete mai pensato di concentrare la vostra attività, anziché in Trentino, in un’altra regione? No, anche se certe opportunità avrebbero invogliato. Il cuore della nostra attività è il Trentino. Pensi alla logistica: per dieci anni abbiamo cercato lo spazio qui in provincia di Trento, poi 29
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trentinoincontri
finalmente lo abbiamo trovato a Lavis. Contemporaneamente, ci era capitata l’opportunità di un’area a Verona, che ci costava la metà. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo deciso di restare in Trentino, non perché contavamo sui contributi (che non abbiamo infatti ricevuto), ma per il legame che abbiamo con la nostra terra. Volevamo sostenere l’occupazione trentina, assumendo tutto personale locale. E guardi che i nostri sono tutti dipendenti, non abbiamo né cooperative né interinali. La vostra è ormai una grande azienda, piuttosto che un’azienda famigliare… L’organigramma è quello di una società di certe dimensioni, con responsabili di area e di filiale, con direttori amministrativi, commerciali e marketing. La direzione, però, è in mano nostra – mia e dei miei fratelli Giuliano e Giuseppe – totalmente. Qualsiasi dipendente, anche un magazziniere, può venire nel mio ufficio a parlarmi: la mia porta è sempre aperta. Per questo ritengo la Giovannini ancora di dimensione famigliare. Da quanto tempo lavora nella sua azienda? Da 45 anni. Negli anni Sessanta non deve essere stato facile essere donna, sul lavoro. Io mi sono sempre trovata bene in azienda, perché mio padre mi ha sempre trattata alla pari, sia nelle scelte di lavoro che in quelle economiche. Anzi, a dire il vero mi ha fatta lavorare di più dei maschi. E con gli altri imprenditori trentini, è stato difficile inserirsi? Certo, i primi anni sia perché sei donna, 30
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sia perché sei giovane (e secondo loro non hai cervello) le difficoltà ci sono state: ero sempre sotto la lente d’ingrandimento e non potevo sbagliare nulla. Dopo i primi dieci anni, però, credo che mi abbiano visto e mi vedano tutt’ora alla pari. I dipendenti, invece, come si comportano con un capo donna? Non ho mai avuto problemi in tal senso. Sa, forse una donna ha più sensibilità e quindi il rapporto è migliore. L’educazione è alla base di tutto, così come avere regole ben chiare: l’imprenditore fa l’imprenditore e gli altri il loro lavoro, ma certo una donna un po’ più di cuore ce lo mette… Lei è anche nel Direttivo dei Grossisti di Trento e vice presidente dell’Ente bilaterale per il terziario. Incarichi tosti… Soprattutto quello dell’Ente bilaterale è impegnativo perché è un tavolo sindacale paritetico. Devo dire, però, che il rapporto tra me e il sindacato è sempre stato squisito. Supero i 10 anni di partecipazione a questo tavolo ed è un ruolo in cui non sei tu per te stesso ma sei tu per una categoria, e così anche il sindacato. Questo significa che si lavora con uno spirito diverso dei tavoli sindacali normali. Cosa ne pensa dell’imprenditoria trentina, in generale? Credo che esistano dei grandissimi imprenditori anche molto concentrati su quello che è il futuro e allargati non solo alla nostra regione. Penso a realtà come Seac, Poli, Blu City: tutte aziende nate da privati e cresciute con i sacrifici della famiglia, cioè mettendo a rischio
il patrimonio famigliare per espandersi. Che rapporto ha con la politica? Nessuno. Non ne condivido assolutamente alcune scelte, troppo lunghe e logorroiche, che poi non sono seguite per vedere se vanno a buon fine. Mai pensato di entrare in politica? Quando ero molto più giovane mi era stato chiesto, ma siccome ho la lingua abbastanza lunga non ho mai ritenuto di poter far parte di questa categoria. Come potrebbe essere un Trentino migliore?
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Meno drogato dai contributi. I trentini sono dei grandi lavoratori e hanno grandi potenzialità. Basterebbe che tutti fossero più snelli nelle pratiche e meno burocrati nelle concessioni di ogni tipo. Spero che adesso con la crisi i meccanismi statali si snelliscano. Ci sono dei settori particolari su cui dovrebbe puntare la nostra regione? Secondo me il Trentino non può essere manifatturiero, proprio per una questione di cultura. Personalmente, vedo un Trentino al cento per cento turistico. Per farlo, però, ritengo che si dovrebbe investire molto, specie nei corsi di formazione: da noi manca abbastanza la cultura dell’accoglienza, basta andare
in Alto Adige per rendersene conto… Quindi lei in Trentino non fa vacanze… Io ho la casa a Camauz, in Val dei Mocheni, certo che sto in Trentino! Un tempo, se non ricordo male, la sua famiglia aveva casa sul Monte Bondone. Sì, infatti, l’abbiamo venduta negli anni Settanta: il Bondone è una montagna bellissima a cui sono legata affettivamente perché lì ho trascorso la mia gioventù, d’estate e d’inverno. Secondo me per rilanciare davvero il Bondone andrebbe creata una cremagliera che faccia più stazioni, un po’ come la Mendola.
È un’amante della montagna, quindi. Quali sono i suoi hobby nel tempo libero? L’amore del mio tempo libero sono le mie nipotine, Giulia e Anna. Frequento la famiglia, gli amici, sono rotariana quindi ogni martedì mi incontro con loro, se posso vado in montagna a camminare con zaino e scarponi, qualche volta mi succede di nuotare, a Pergine o in piscina a casa mia. E leggo, tanto. La crisi c’è stata in Trentino secondo lei? Mamma mia. Nel 2009 è stata paurosa e credo che abbia fatto venire il mal di testa a molti imprenditori. Nel 2010, con tantissimi sacrifici e diversificando – nel mio caso aumentando le tipologie di prodotto –, siamo riusciti un po’ a recuperare. E il 2011? Ah, quello è proprio un’incognita. Non c’è programmazione nei lavori, l’edilizia è ferma, anche qui in Trentino. Contate le gru in giro per la regione, non ce ne sono. Noi abbiamo sempre usato le leggi statali, perciò anche le ristrutturazioni penso che siano già state fatte per buona parte. Un quadro abbastanza nero quindi? Vedo molto lavoro da fare nel settore del fotovoltaico e della cogenerazione. Ecco, qui penso che ci siano buone possibilità di sviluppo. Imprenditrice di successo, mamma e nonna felice ed orgogliosa. A parte il grande amore, forse i suoi sogni li ha realizzati tutti o ne ha ancora qualcuno nel cassetto? Sì, andare sei mesi in India a fare volontariato. ■ 31
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trentinoattualità di Carlo Martinelli
Il collezionista
isabella degli elefanti
in legno, vetro, panno, pelouche, pietra, avorio e chi più ne ha più ne metta: è iniziata nel 1972 una collezione tutta particolare. ”perché questi animali hanno una grande memoria e attaccano solo per difesa...”
È
la signora Isabella Eterno in Chiesa la protagonista di questa puntata del nostro viaggio – ormai stiamo perdendo il conto delle tappe – tra i collezionisti di casa nostra. Coincidenza fortunata: “TrentinoMese” deve anche registrare, proprio in questi giorni, un significativo avvenimento editoriale che suona anche come implicita conferma della bontà del nostro curioso vagabondare tra chi si diletta nel collezionare questo e quello. E così la signora Isabella – che come vedremo può contare su una collezione di circa 1.200 elefantini, delle fogge più diverse – può idealmente affiancarsi al signor Josè Carneiro, portoghese, che possiede 200 alberi finti o alla eccentrica Patti Gaal-Holmes, inglese di Portsmouth, che colleziona bustine del tè usate (purché utilizzate personalmente, sia chiaro...): in casa ne tiene 32mila. Ma la signora trentina potrebbe anche dialogare con Damon Shields, un signore di Clarkston (Usa) che colleziona manette: ne ha 600, tutte diverse, ovvio.
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trentinoattualità
uno STORICO PACHIDERMA
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O potrebbe scambiare qualche opinione con un signore di Fukuoka, in Giappone, che da una vita raccoglie versioni di “Over the Rainbow”, la celeberrima canzone: al momento ne possiede 164. E che dire di John Anderson, un sorridente 73enne di Melbourne, Australia, che in casa si ritrova 120 parchimetri? O di Jens Weerbeck, un tedesco che possiede 600 tostapane; o di Ray P. Hoare, un canadese che ha messo insieme 55 mila bastoncini da cocktail? Tutti questi signori fanno parte di una pattuglia mondiale di 20 collezionisti, protagonisti di un numero davvero speciale di Colors, la rivista del gruppo Benetton che festeggia i 20 anni di pubblicazioni dedicando appunto ai “collector” 108 pagine, 111 foto, 11.550 parole e 147.234 oggetti, ché questi sono i numeri di un numero (ci si passi il bisticcio poco elegante, ma fors’anche eloquente) che celebra appunto il fascino ora discreto, ora indiscreto di chi colleziona. Con una citazione che Colors fa e che i collezionisti di TrentinoMese possono tranquillamente fare propria, ne siamo certi: “La gente normale di solito ci prende per pazzi e pensa che non abbiamo niente di meglio da fare. Invece i collezionisti creano un sentiero di briciole di pane della loro vita”.
o sapevate? Il premio Nobel José Saramago ha scritto, tra l’altro, “Il viaggio dell’elefante”. Racconta la storia, vera, del pachiderma offerto dal re Giovanni III di Portogallo al cugino arciduca Massimiliano d’Austria e a sua moglie Maria di Spagna, figlia di Carlo V, come dono di nozze tardivo. L’animale, che proveniva da Goa ed era stato battezzato Salomone, si mise in viaggio da Lisbona a Valladolid guidato dal conduttore Subhro, anche lui indiano. Da lì in avanti si unì al seguito degli sposi, che raggiunsero Vienna nel gennaio del 1552 dopo essere passati anche da Trento. Il viaggio era durato qualche mese. Ecco perché molti alberghi del Tirolo e dell’Austria sono intitolati all’Elefante. Il più famoso è l’Hotel Elephant di Bressanone, dove la sposa soggiornò con il corteo per due settimane mentre lo sposo si tratteneva a Trento. Sulla facciata dell’hotel, un affresco dell’epoca raffigura un elefante, il suo conduttore e alcune figure del seguito. Un altro Hotel Elefant è a Salisburgo. Fu lì che Saramago, più di dieci anni fa, apprese la storia bizzarra dell’elefante giramondo e decise di raccontarla alla sua maniera. Ancora: il ricercatore e scrittore trentino Paolo Domenico Malvinni nel 2007 ha pubblicato su “Trentino Informa”, rivista del Comune di Trento, un racconto in parte fantastico, in parte basato su antichi inventari, sul passaggio da Trento del corteo di Massimiliano d’Asburgo e Maria di Spagna. Titolo: “Suleyman l’elefante: un barrito in Contrada Larga”. A proposito. L’elefante di Goa morì due anni dopo l’arrivo a Vienna, nel dicembre del 1553. Troppi strapazzi per un povero pachiderma.
Parole più che mai appropriate per la protagonista di questa tappa del nostro viaggio collezionistico che - dopo conchiglie, fumetti, piatti del buon ricordo, libri fotografici, pacchetti di sigarette, armi africane, Adamo & Eva - si imbatte negli elefanti. Peraltro, non si potrebbe certo dire, nel caso della signora Isabella, che abbia deciso di dedicarvicisi perché non aveva di meglio da fare. Tutt’altro. Lei è la moglie di Sergio Chiesa, ed insieme formano – da 44 anni – una coppia che ha fatto e sta facendo la storia della ristorazione e dell’accoglienza di qualità in Trentino. Nella città di Trento il ristorante “Chiesa“ – per decenni gestito proprio da Sergio Chiesa – è stato un punto di riferimento imprescindibile per i cultori della buona tavola oltre che luogo deputato di pranzi e cene vip. E a Torbole, poi, al “Piccolo mondo”, i coniugi Chie-
sa continuano ad aprire le porte a chi ama il buon mangiare. Eppure, in questo percorso di lavoro, professionalità e fatica, si sono infilati... gli elefanti. “Era il 1972 – ricorda la signora Isabella Eterno – ed un amico mi regalò un elefantino in legno. Mi disse, più o meno: “Questo dono potrebbe essere il tuo ritratto“. Perché gli elefanti, come si sa, sono certo animali enormi, che incutono paura ma è altrettanto vero che non attaccano mai, se non per difesa. Non solo: hanno anche una grande memoria. L’ho subito sentito mio, quel
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primo elefantino che entrò in casa. E poichÊ una delle tante credenze che riguardano gli elefanti dice che insieme ce ne devono essere sempre almeno sette, in poco tempo la pattuglia è aumentata. E cosÏ quello che era stato lo scherzo di un amico è diventato, nel tempo, un appuntamento immancabile. Ogni viaggio – non solo mio, ma anche quello di parenti, amici e magari anche semplici clienti – è diventato l’occasione per an-
dare sempre alla ricerca di un elefantino che mancava alla collezioneâ€?. Eccoli, dunque. Con la proboscide in su, la stragrande maggioranza, come vuole la superstizione (ma è impossibile stabilire con precisione una regola, garantito: e questo vale anche per il modo in cui sono messe le zanne...) e con la testa rivolta verso la porta. 1.200, si diceva. Elefantini di tutti i materiali possibili: legno, vetro, ceramica, pietra, plastica. E poi peluches, ciondoli, collane, spille, soprammobili, moquette, porta carta igienica, custodie per telefonini, fermaporte, sottobicchieri: tutto rigidamente ed immancabilmente fatto “ad elefanteâ€?, compresi dei fischietti scovati in terra di Puglia. Ed, ancora: batik, tovaglie, stampe (impossibile non notare quella firmata Salvator DalĂŹ), cuscini. C’è anche spazio per un quadro – una riproduzione, non l’originale,
ma l’effetto è ugualmente importante – di Fortunato Depero. GiĂ : nel 1920 il futurista trentino dipinse “Flora e fauna magicaâ€?, dove fa bella e plastica mostra di sè, tra leoni e tigri, ovviamente lui, l’animale dalle grandi orecchie e dalla proboscide immancabile. E non manca il drappo ufficiale di una delle storiche contrade del Palio di Siena, quella della Torre, che nel simbolo ha proprio, su fondo oro, l’immagine di un elefante. “Di una cosa sono certa – ci dice la signora Isabella – ed è che io trovo questi animali straordinariamente leggeri. E sa cosa le dico: se non puzzassero ci farei persino un pensierino sul fatto di tenermene uno in casaâ€?. Sorride alla battuta, fors’anche all’esagerata iperbole. Ma, in fondo, 1.200 di elefanti, delle fogge e dei colori e dei materiali piĂš diversi, in casa li ha giĂ . Uno piĂš, uno meno... â–
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trentinoattualitĂ Trentinomese va alla scoperta della galleria adige-garda: Un maestoso prodotto di ingegneria idraulica, pensato ed abbozzato fin dal XVIII secolo, progettato e partito nel 1939, sospeso durante la seconda Guerra, ripreso ed ultimato negli anni Cinquanta, ed inaugurato ufficialmente alla soglia degli anni Sessanta, nel 1959... Dieci chilometri che valgono un racconto di Tiziana Tomasini
siamo fuori dal
tunnel La nostra inviata a colloquio con l’ing. Mauro Rigotti (sulla sinistra) e Ruggero Faes (sulla destra). Sullo sfondo, l'imbocco del tunnel e la cabina di comando.
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Interno cabina di comando. Rigotti, Faes, Deflorian con la nostra inviata Tiziana Tomasini e la recentissima attrezzatura per monitorare la galleria. Tutto sotto controllo.
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i sono tanti numeri, a schematizzare le caratteristiche strutturali di un’opera. Ci sono tante sensazioni, a comunicare la storia umana di chi ha realizzato quella determinata opera. La storia di un’opera con un cuore dentro, che batte ancora forte e trasuda l’ingegnosità, l’impegno e l’immenso sforzo dell’ uomo a controllare l’impeto della natura. Ci sono tanti numeri perché si tratta di un’opera unica per imponenza ed importanza. Un maestoso prodotto di ingegneria idraulica, pensato ed abbozzato fin dal XVIII secolo, progettato e partito concretamente nel 1939, sospeso durante la seconda Guerra Mondiale, ripreso ed ultimato lungo il corso degli anni Cinquanta, ed inaugurato ufficialmente alla soglia degli anni Sessanta, nel 1959. È la concretizzazione di un intervento risolutivo, atto a regolamentare il flusso delle acque dell’Adige, finalizzato a scongiurare il pericolo delle esondazioni nel Veronese. In sostanza l’obiettivo era di canalizzare l’eccesso d’acqua, scaricandola nel lago di Garda. Decenni di lavoro per 10 chilometri di condotto, capace di scaricare 500 metri cubi di acqua selvaggia al
secondo. Le fotografie – d’epoca e recenti – sono certo di forte impatto, e rappresentano magnificamente la realtà. Ma la realtà è, come sempre, un’altra cosa. Una cosa così tangibilmente bagnata, così ricca di fioriture calcaree, così lunga e rettilinea, così maledettamente matematica, da sconfinare nella sfera emozionale. Viaggio Mori-Torbole, nel tunnel. Mercoledì 15 dicembre, ore 9.30, imbocco della galleria Adige-Garda, all’altezza dell’abitato di Mori. Dopo le presentazioni, i caschi di protezione, la descrizione della struttura ed il sopralluogo alla cabina di comando – tutto computerizzato, monitorato e revisionato periodicamente – il momento tanto atteso. I due veicoli della Protezione Civile della Provincia autonoma di Trento – rappresentata dall’ing. Mauro Rigotti, da Ruggero Faes e Piergiorgio Deflorian – imboccano la galleria di servizio con noi a bordo. Accesso alla porta stagna e immediata immissione nel condotto. Nel buio filtrato, scendiamo subito dai mezzi. Senza quasi parlare, tutti gli sguardi volgono repentini al punto d’uscita. Eccolo. Ecco quello che tutti cercavano. Un puntino chiaro nel nero 37
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Dieci chilometri di ardimento e poesia
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a galleria scolmatrice Adige-Garda presenta le seguenti caratteristiche tecniche: Lunghezza: 9873 m. Dislivello tra quota imbocco e quota sbocco: 106 m. Pendenza: 0,8688% Velocità dell’acqua (con portata massima): 11 m/s Portata massima di derivazione: 500 m cubi/s Dislivello tra pelo acqua e sommità calotta (con portata massima): 1,50 m L’opera idraulica a livello di Mori si compone di griglie, paratoie, cabina comando, argani di manovra, galleria di servizio, apparecchiature elettromeccaniche. L’opera presso Torbole, oltre allo sbocco, presenta galleria di servizio e fabbricato per quadri elettrici. Le porte stagne di accesso alla galleria sono gialle, ben visibili e collocate alle estremità. L’utilizzo della galleria, in seguito a piena del fiume Adige, è stato effettuato per nove volte dal Magistrato delle Acque di Venezia, che ha avuto in gestione l’opera fino all’anno 2000, e per due volte dalla Provincia Autonoma di Trento. Ma è solo nel memorabile anno 1966 (4 e 5 novembre) che le paratoie di Mori vengono completamente aperte fino a far arrivare al lago di Garda la massima portata, 500 metri cubi al secondo. In quest’occasione il livello del lago sale di ben 17 centimetri. La portata massima storicamente non si ripete, ma la galleria – precedentemente attivata negli anni 1960 e 1965 - viene aperta anche negli anni 1976, 1980, 1981, 1983, 2000 e 2002. Periodicamente (l’ultima volta poche settimane fa) si procede alle operazioni di spurgo del limo che si accumula tra le griglie e l’imbocco della galleria. Per il prossimo anno sono previsti lavori di risanamento strutturale del rivestimento.
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Il Ministro Romita in visita sul cantiere nel 1957.
plumbeo del condotto. Dieci chilometri a colpo d’occhio. Zac, l’occhio è già lì. Quali e quante similitudini e analogie si rincorrono nelle nostre menti in questo istante. Dai percorsi infernali danteschi, ai buchi neri dell’universo, dal mirino di un fucile al ventre della balena di Pinocchio. Fino alle connotazioni di tipo psicologico, all’istinto di sopravvivenza dell’uomo che – costretto in uno spazio angusto – d’istinto cerca la via d’uscita, la speranza di vita. Risaliamo a piedi per qualche metro, in corrispondenza dello sbarramento. In questo momento siamo sotto al fiume. L’acqua delle regolari infiltrazioni zampilla qua e là su di noi e scorre in un rivolo. Un tappeto di muschio indurito ricopre una curvatura della galleria, alimentato dall’umidità e dal sole lattiginoso della stagione fredda che filtra dallo sbarramento. Ripartiamo e assaporiamo lo spettacolare percorso, sempre con quel puntino di riferimento perfettamente allineato con le nostre pupille. Tra le puntuali, varie e dettagliate spiegazioni degli esperti, impossibili da sintetizzare, selezioniamo il punto in cui l’acqua ha ricoperto di materia bianca le pareti, con l’effetto di una corposa salina, che s’illumina rifrangente al nostro passaggio. Ed il punto, ormai famoso, della creazione vegetale che pende filamen-
tosa sul lato destro, vagamente somigliante alla scopa della befana. Intanto l’acqua continua a ticchettare, continua a filtrare inesorabile; è acqua che appare pulita. E allora osiamo. La assaggiamo in punta di lingua. È forte e dura, come di sorgente. Intanto il puntino è progressivamente divenuto più grande e si è dilatato. La luce è più forte, s’intravede il lago. Ecco l’uscita. Il viaggio di andata è finito. Si respira l’aria di Torbole, il piccolo rigagnolo che ci ha accompagnato si tuffa tranquillo nel Garda. Lo salutiamo bagnandoci le mani, ed usciamo a rivedere il cielo sopra di noi. Uno spettacolo di galleria Domenica 12 dicembre, ore 20.30, teatro di Mori. Il circolo Arci di Mori, in collaborazione con l’Associazione Araba Fenice, con il comune di Mori ed il contributo della Provincia Autonoma di Trento, mette in scena “La luce in fondo al tunnel”, scritto, diretto e recitato da Lanfranco Barozzi. Dal buio del condotto, emerge sicuramente l’uomo, l’aspetto antropologico dell’opera idraulica. Nella sua lettura, l’autore ha cercato e trovato l’uomo, nel senso universale del termine. Ha raccolto le testimonianze, ha risentito i racconti, ha condensato le voci. E ha fatto raccontare la galleria ai protagonisti. Sfilano
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1960: la prima apertura della galleria.
e raccontano, accompagnati dalla voce narrante, i personaggi che hanno reso possibile la galleria. Tutti ben delineati, calati nel contesto, resi reali dai testi – con qualche inserto umoristico e dialettale – e dalle vesti dell’epoca. Ecco il ragazzo di Mori che – ante cuniculum – soleva trascorrere le pause estive sulle rive del lago di Loppio, prima che i lavori lo prosciugassero, per ovvi motivi di sicurezza e successivo esaurimento delle sorgenti. Si ricordano, in quelle stesse acque, i pescatori di anguille, ottime e sostanziose soluzioni per pranzi e cene in tempi di magra. Ma e soprattutto i lavoratori, che hanno perforato, sbancato e scavato nella roccia. Con mezzi che sicuramente non erano quelli di oggi, in condizioni continue di rischio. Rischio di ammalarsi – sordità e silicosi ad esempio – ma anche di morire. Le
Prima dello sbancamento (1939-1943) 40
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quindici vittime della galleria sono state un dato senza troppo clamore, in un’epoca in cui la sicurezza sul lavoro non era assicurata e garantita. Vengono anche menzionati gli incredibili veneziani del XV secolo, che condussero le galee via terra seguendo lo stesso tracciato della galleria, al fine di sorprendere la flotta viscontea nel lago di Garda. In tempo di guerra, appare una donna e il suo coraggio, che riesce a far abbassare il fucile al soldato tedesco, pronto ad eliminare il povero Gilberto. E il ragazzino, che implora di poter lavorare in galleria, disposto anche a lavorare duro in tempi umanamente difficili. E i lavoratori meridionali, che hanno intrapreso la strada del Nord e della galleria per vivere. E per stabilirsi ed integrarsi – non senza sforzo – nella popolazione locale. Si ricorda anche lo storico bottegaio
Rettifica arginale a valle.
del negozio di alimentari di Mori, con i registri gonfi di cifre a lui dovute, che spesso non si riuscivano a risanare. Nel tempo dello spettacolo, i personaggi scorrono fluidi nell’epoca che ha segnato la costruzione della galleria: un condensato del XX secolo. Con l’inserto di qualche storia davvero singolare, come l’utilizzo – in tempo di conflitto bellico – della galleria quale officina per la costruzione di piccoli sommergibili. I tempi sono accompagnati ora dal fragore delle mine esplosive, ora dalle melodie degli anni Trenta. Fino alle note elettriz-
Progetto di sbancamento (1939-1943)
zanti e liberatorie del rock and roll. La musica – come riferisce lo stesso autore – “è tessuto connettivo tra le storie”, ora sottofondo, ora protagonista. Rigorosamente live. Tra le note e le vicende il tempo scorre inesorabile, intanto sono passati decenni dalle prime perforazioni al momento clou del raccordo – perfettamente riuscito - tra lo scavo di Mori e quello di Torbole. Al momento dell’incontro tra le due squadre, sul palco si stappa lo spumante, la galleria esiste. Esiste e rimarrà per sempre. Anche nella memoria umana collettiva. ■
trentinoattualità di Tiziana Tomasini
Borse di rango
Edy vive e lavora a Stenico. È sposata, ha due figlie ed ha una passione particolare per la creazione di borse, che crea nella sua cantina laboratorio. Nel periodo prenatalizio espone e mette in vendita i suoi lavori a Rango, in uno dei caratteristici vòlti
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anca poco a Natale. Questione di giorni, questione di ore. Lasciamo per un pomeriggio domenicale e dorato le luci sfavillanti e le vie trafficate del centro città. Ed addentriamoci in una dimensione più intima, decisamente montana. Il paesaggio del Bleggio Superiore, imbiancato e gelato, sembra incastonato in una cartolina di auguri. Percorrendo la salita per il passo del Durone – anticamente principale collegamento con Riva del Garda – compare l’indicazione per Rango. Ecco il 42
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bivio e... sorpresa. In questo periodo da brivido (gli indicatori di temperatura segnano inesorabilmente sottozero, e di un bel po’) la strada di accesso a questo paese è chiusa al traffico. Work in progress? No, mercatini. Mercatini di Natale speciali, unici. Per la loro rustica ubicazione e per la materia prima. Il freddo pizzica le orecchie e le poche parti non coperte, ma non scoraggia i visitatori. L’aria è pulita e con sentori alpini, di fieno e di stalle calde. Un Babbo Natale di stoffa, molto trendy – con le gambe
accavallate e doposci di pelo – decide l’inizio del percorso. “Mercatini”. Un percorso con una particolarità, che distingue questa esposizione da tutte le altre, disseminate ormai su tutto il territorio trentino. Non siamo in una piazza, siamo nei vòlti. Stiamo cioè per entrare nelle cantine del paese di Rango, ad ammirare i manufatti locali. Incontriamo Edi Sicheri subito, nel primo portico. Prima di approfondire la sua attività, un giro turistico guidato, con la raccomandazione di abbassare la testa! Le cantine hanno tanto di fondo grezzo, non sono pavimentate, appena illuminate, profumate di spezie, riscaldate, decorate.
Decorate di lana, di speck, di alberi intagliati con la motosega. Si collegano l’una all’altra, entri per i filati ed esci con i biscotti appena sfornati in mano. Prendiamo al volo un vin brulè, mentre Edy snocciola un po’ di cifre. Quanti espongono (59), quanti visitano, (70 pullman domenica scorsa), quanto poco si sappia ancora del nostro territorio, quanto ci sia ancora da scoprire. Un gruppo di musicisti con berretto a tema, intona qua e là i temi natalizi di stagione. Tra le salite e le discese, l’osteria, le donne rurali ed i pittori. Il vòlt in cui Edy espone – insieme ad una collega di filati d’epoca – è ricco di stoffe colorate
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Edi Sicheri al lavoro
ABBIGLIAMENTO | ACCESSORI DONNA
SALDI
C.C.I.A.A. 21.12.2010
stendere, stirare e cucire. All’origine dell’idea, una rara malattia che non permette a questa vulcanica donna di rimanere coricata a lungo. E in quelle notti da insonnia cronica, un hobby che diventa una passione. Il taglio e cucito diventa attività che dà soddisfazione, che piace e trova riscontro. Le borse di Edy si vedono prima al braccio delle amiche delle figlie, poi a tracolla delle colleghe di lavoro. Fino a comparire in questo caratteristico spazio natalizio. Certo si impara sempre qualcosa, girando il mondo, girando il Trentino. Si impara che esiste Rango, eletto di recente come uno tra i borghi più belli d’Italia. Si impara, documentandosi, che da Rango passò – qualche secolo fa (1439) – il Gattamelata con il suo seguito, nel tentativo di aggirare i milanesi. Si impara che “i vòlti” sono singolari cantine rurali che in periodo natalizio acquistano un fascino pastorale, spiritualmente molto vicino all’evento della Nascita. Si impara che l’aspetto negativo di una malattia rara si può convertire, grazie all’iniziativa personale, in aspetto positivo. Si impara che un talento manuale – come saper tagliare e cucire – è un vero talento e che in quanto tale, va assecondato, coltivato, e trasmesso. E usato per far conoscere ai tanti turisti di passaggio l’arte di creare, anche con materiali di recupero. Per recuperare il senso delle tradizioni e della misura, senza rinunciare al senso estetico. Edy vive e lavora a Stenico. È sposata, ha due figlie ed ha una passione particolare per la creazione di borse, che crea nella sua cantina laboratorio. Nel periodo prenatalizio espone e mette in vendita i suoi lavori a Rango, in uno dei caratteristici vòlti. Odia stare con le mani in mano. E allora le mani sono sempre in movimento, con ottimi ri■ sultati.
DAL 20% AL 50% dal 05.01 al 05.02
Photo: Luca Manfredi - www.dennyrose.it
e decorate. Ad accogliere il visitatore, una carrozzina old style, dalla quale traboccano morbidi orsetti di stoffa e piccoli oggetti dal sapore di enfant. E poi le borse. La sua specialità. Borse appese ovunque. Borse realizzate con materiali diversi e diversificati, materiali di recupero intesi come parti nuove non utilizzabili dalla grande produzione, che lei recupera, assembla, trasforma. Anche in nome del senso ecologico, oggi non solo moda quanto epocale necessità. Borse di tessuti damascati, borse con applicazioni di bottoni e borse con disegni stilizzati. Borse che sono volate in giro per il mondo, regalate ad amiche con il gusto del manufatto. Ma anche borse nel senso più ampio di portaoggetti. Simpatici, pratici e di buon gusto il porta torta, i sacchettini porta caffè e porta caramelle, la sporta per le piccole spese e quella per riporre il lavoro a maglia. Per completare le attenzioni al mondo femminile, il sacchettino da borsetta per le più intime esigenze mensili. Ma stoffa non significa solo borse. Appaiono oggetti tipicamente natalizi e piccole idee per decorare la casa dell’inverno. I cuori dell’amore e le collane morbide. Su un vassoio, a disposizione, la possibilità per l’acquirente di allegare al pensiero concreto una frase appropriata, un motto famoso, un aforisma. A suggellare il regalo. Edy racconta che tutte le sue creazioni trovano anima nel laboratorio di casa, a Stenico. Nel laboratorio si può lavare,
ROVERETO (TN) | Via Mercerie, 44 | Tel. 0464 435320
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La fabbrica dei talenti di Nicola Tomasi
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Compie trent’anni il Conservatorio musicale “Bonporti” di Trento. Il direttore, Cosimo Colazzo, ci racconta come e perché un giovane decide dI iscriversi e in che maniera è cambiato il modo di insegnare la musica, che non è più solo “classica“, ma anche rock e jazz... 44
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er recarsi al Conservatorio musicale "Bonporti" di Trento non serve conoscere esattamente l'indirizzo. Basta averne anche una vaga idea, perché una volta giunti nei paraggi, sarà un’allegra nenia presente nell’aria a condurre i nostri passi. Note suonacchiate frammiste a perfette scale armoniche ascendenti, come un invisibile pifferaio magico, attirano dunque verso l'ingresso di Palazzo Consolati in Via S. Maria Maddalena 1 a Trento. Una volta dentro, si devono fare i conti con un allegro via vai di giovincelli, bambini e giovani uomini e donne che quasi sempre
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Il direttore
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Le sede di Via S. Maria Maddalena
trascinano involucri scuri dalle forme più bizzarre. Sono gli studenti che vanno a lezione, oppure l'hanno appena terminata e, commentando un’ouverture o un preludio, tornano a casa. Un’atmosfera alla "Saranno famosi", un cin più colta, probabilmente. Tanto è vero che, mentre saliamo verso l'ufficio del Direttore, carpiamo qualche mozzicone di conversazione. I nomi di Brahms e Beethoven si intrecciano con quelli più profani di Paolo Fresu e di Jimi Hendrix. Chiediamo subito lumi a Cosimo Colazzo, il direttore dell’Istituzione che, assieme al Presidente Danilo Curti, ne rappresenta un po’ l’anima e l'ossatura. "Da noi è normale". Ma va? Jimi Hendrix? Quello di “All along the watchtower”?! “La nostra è una scuola che coniuga tradizione e modernità: in quest’ultimo aspetto siamo senza dubbio all’avanguardia in Italia. Abbiamo il settore molto importante della musica elettronica e ben due cattedre di musica jazz”. E poi una buona ricerca e progetti sulla Popular Music, che include anche il caro, vecchio rock. L’apprendimento della musica, per come la intendono al Conservatorio “Bonporti”, è artigianato della professionalità. “Vogliamo
osimo Colazzo si è diplomato in pianoforte, nel 1983. Successivamente si è diplomato in Composizione, nel 1984, al Conservatorio di Roma e in Direzione d’orchestra, nel 1985, al Conservatorio di Milano. È laureato in Filosofia. Dopo il diploma di composizione ha intrapreso il perfezionamento con Salvatore Sciarrino, all’Accademia di Città di Castello, dove ha studiato nel periodo 1985-88. Ha seguito corsi e seminari con vari docenti: di direzione d’orchestra con Pierre Boulez (1988), e di composizione con Luigi Nono (1989). Ha svolto attività come direttore d’orchestra, per circa dieci anni. È docente di Composizione al Conservatorio di Trento. Ha svolto attività di insegnamento anche in ambito universitario, come docente a contratto. Dal novembre 2005 è direttore del Conservatorio di musica “Bonporti” di Trento. Le sue composizioni sono edite da Rai Trade - Contemporary. spiegare agli studenti – ma non solo a loro – che anche dietro il rock ci sono una professionalità, una preparazione, ore di studio approfondito”. Quest’anno il conservatorio raggiunge il traguardo invidiabile dei trent’anni. Dopo la riforma ministeriale, iniziata nel 2000, esso è diventato un Istituto di alta formazione musicale, con corsi pre-accademici e accademici. Insomma, assimilabile in tutto e per tutto ad una facoltà universitaria. Un posto in cui la creatività viene stimolata e applicata. Al giorno d’oggi, con la tecnologia e la multimedialità a disposizione di chiunque, si corre il rischio di assistere ad un livellamento della professionalità. Accade in molti campi. Nel giornalismo, ad esempio. Per Colazzo il fenomeno non riguarda la musica. “Non esiste un livellamento vero e proprio in questo campo. Anzi, gli studenti oggi hanno una preparazione ancora più ricca. E i conservatori contrastano proprio il fe-
nomeno”. O per lo meno ci provano, no? Ma perché – incalziamo il direttore – un ragazzo viene a bussare alla vostra porta? “Noi diamo l’occasione di stare in un ambiente unico, in cui la musica si respira letteralmente. E poi c’è da subito la possibilità di partecipare a produzioni, concerti, collaborazioni con omologhe istituzioni all’estero...” Uno dei progetti internazionali, ad esempio, si chiama Globus Orchestra Multimedial International Project, ed è promosso in collaborazione con i Conservatori di Vigo, Miskolc, con Universidade do Minho di Braga, con Carnegie Mellon University di Pittsburgh. E con gli sbocchi lavorativi, come la mettiamo? Perché, diciamo, sono bellissime cose la musica, il talento, l’armonia, ecc. ecc. Ma un giovane di belle speranze che decida di intraprendere questa strada dovrà pure sapere di quale morte dovrà morire. Un tasto delicato, anche alla luce della congiuntura economica e
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Il Conservatorio di Trento è nato nel 1980, ma le sue origini risalgono agli inizi dell’Ottocento, cioè agli anni in cui si costituirono la Società Filarmonica (1795) e la Scuola Filarmonica (1815) cittadine. Nel 1905 l’allora Liceo Musicale, diretto da Vincenzo Gianferrari e ospitato nella sede di via Verdi, era ancora una sezione della Società Filarmonica; ma durante la seconda guerra mondiale (1943) il Comune ne assumeva gradualmente la gestione, sancita nel 1951. Veniva istituita la Scuola media annessa (1970) e per esigenze di spazio l’Istituto si trasferiva nella nuova sede di via S.Maria Maddalena (1974-1975). Finalmente, il 1° ottobre 1980, il Liceo Musicale Comunale pareggiato è divenuto Conservatorio Statale di Musica, acquisendo pure la Sezione staccata di Riva del Garda. In seguito ha assunto il nome di “Francesco Antonio Bonporti”, compositore del primo Settecento, tra i più insigni musicisti trentini. Dal 1987-88 inoltre è stato avviato il Liceo quinquennale sperimentale ad indirizzo musicale annesso al Conservatorio.
Qui Riva del Garda
Inizialmente istituito come sezione staccata del Conservatorio “C. Monteverdi” di Bolzano, nel 1975 è passato alle dipendenze del Conservatorio “G.Verdi” di Milano, per divenire infine, nel 1980, sezione staccata del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. L’istituto ha sede in un bell’edificio, presso la seicentesca Chiesa dell’Inviolata, ed è pure dotato di un moderno Auditorium, inaugurato nel 1987. Comprende inoltre una Scuola media annessa, e nei suoi oltre trent’anni di attività ha gradualmente ampliato il numero dei Corsi principali e complementari, accogliendo allievi provenienti anche dalle altre province che si affacciano sul Garda. La presenza del Conservatorio ha infine favorito la nascita di varie importanti manifestazioni musicali nazionali e internazionali, come il Festival Musica Riva.
della tanto citata e abusata crisi. Colazzo non mette le mani avanti. Anzi. “Quello del lavoro è problema che prende un po’ tutti gli ordini di studi. Perfino le lauree cosiddette felici, come ad esempio Ingegneria, già da tempo stanno dando segni di cedimento. Il punto è che chi studia musica non deve per forza diventare un concertista famoso. Ci sono moltissime altre istanze a disposizione: l’insegnamento, la ricerca. E poi l’attività artistica, l’organizzazione musicale”. Infine, grandi clichés ruotano attorno ad un’Istituzione come il Conservatorio di Trento. Il primo lo abbiamo già sfatato: non solo musica classica, ma anche numerose contaminazioni. Il secondo, l’idea di un luogo “chiuso”, ermeticamente isolato in un’aura vagamente elitaria e snob. Nulla di vero. Qui a Trento lo dimostrano con i fatti. Altro luogo comune è quello concernente il costo. Quanto costa studiare da voi? “Meno di quanto si pensi”
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precisa Cosimo Colazzo. “Andiamo dai 600 Euro dei corsi accademici di primo livello agli 800 del secondo”. Veramente poco, considerate le opportunità e la qualità del corpo insegnante. Dimenticavamo l’ultimo dei clichés, uno dei più duri a morire: ad iscriversi al Conservatorio sono solo i figli di musicisti e dei melomani. Macchè. In via S. Maria Maddalena studiano anche i figli di operai, insegnanti, dipendenti pubblici che in famiglia non hanno mai sentito una nota in vita loro. ■
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di Renzo Francescotti
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a “bottega d’artista” di Paolo Tomio non è come quella di Valentina Miorandi (vedi TrentinoMese di dicembre) nel cuore del centro storico di Trento, ma in un edificio nuovo sulla collina est di Trento. E se nello studio di Valentina non c’erano tele, pennelli, colori, spatole o bulini, ma solo tre attrezzi (la macchina fotografica digitale, la cinepresa e il computer) in quello di Tomio di attrezzi ne è rimasto uno solo: il computer. Paolo Tomio è nato a Borgo Valsugana nel 1947, ha frequentato il corso superiore di Industrial Design a Firenze, si iscrive al Politecnico di Torino, diventa architetto nel 1974 e si trasferisce a Trento aprendo un suo studio e allo stesso tempo insegnando materie artistiche, disegno tecnico e tecnologia. Come architetto realizza opere private e pubbliche in tutto il Trentino: tra esse l’arredo urbano del centro storico di Trento, la scuola elementare di Solteri alla periferia della città, la sede del Comprensorio e del
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Il mouse come un pennello Paolo Tomio, smesse le vesti dell’architetto, si dedica da qualche anno all'attività e alla ricerca artistica. le sue sono esplorazioni sul colore e provocazioni sulla realtà Teatro Comunale a Pergine Valsugana, la Scuola Media a Cles. Ma non trascura l’interesse per il mondo artistico, partecipando a concorsi per sculture e installazioni da collocare in edifici pubblici, utilizzando i materiali più diversi (marmo, cemento, acciaio, legno, ceramica, mosaico...), approfondendo il tema della riproducibilità tecnica e seriale attraverso i multipli. Un paio di anni fa, Tomio decide di chiudere lo studio di architetto per aprirne uno tutto artistico, ovvero di dedicarsi
a tempo pieno all’attività di artista digitale. Ed ecco che il Nostro si scatena nella “digital art”, cercando di recuperare, sul versante artistico, il tempo perduto. In novembre ha esposto cinque opere nella collettiva RenArt 2010, alla Torre Mirana di Trento; dal 20 novembre al 3 dicembre c’è stata una sua personale a Milano, dal titolo “L’occhio sinfonico”, alla Spazio Symposium XXI; dal 2 ottobre all’11 gennaio 2011 è in visione negli spazi del Gran Hotel Trento un’ampia personale dal titolo “Morfologie luminose”. In questi due anni, egli è già passato attraverso tre fasi, tre tipi di ricerca. Una prima fase esplicitamente derivata dall’esperienza di architetto, con opere geometriche che scompongo e ricompongono squillanti piani cromatici (soprattutto fondati su colori primari), proiettando architetture di strutture portanti, affascinanti intrichi di travature che mi fanno pensare alle “Prigioni” del Piranesi. Dopo di che c’è stata una breve ma interessante stagione di produzione di opere che Tomio ha nominato “Abachi”: si tratta di quelli che appaiono come collages non realizzati a strappo ma al computer, “regesti memoriali” in cui all’interno di
una “tela virtuale” appaiono assemblate immagini grafiche, pittoriche, fotografiche, ordinate in piccole cornici che riproducono cornici d’epoca. Ci puoi leggere le preferenze dell’artista per Picasso o per Toulouse-Lautrec: opere immortali poste accanto alle foto choc di una condannato alla sedia elettrica. All'interno di queste opere è possibile scorgere la storia di ognuno. Il terzo e attuale ciclo di opere di Tomio – sviluppando tutta la potenzialità delle tecnologie digitali – vede la “digital art” proiettata in nuove esplorazioni sul colore, sulla luce, sulle forme totalmente immaginate. Anche se così del tutto non può essere, questo artista trentino sembra essersi affrancato dal fio pagato, dovuto alla sua ultratrentennale pratica di architetto, per lanciarsi in un’avventura pittorica apparentemente
svincolata da ogni regola, all’insegna di una fluidità in eterno movimento, in perenne metamorfosi. Ha scritto Claudio Cerritelli: “Sempre più lontano dalle regole del pensiero architettonico, l’artista coltiva il puro relativismo spaziale, prova l’ebbrezza di smarrirsi nelle gradazioni cromatiche bidimensionali fino ad inventare un sistema plastico di elementi avvolgenti e inesplicabili, tali da non avere più vincoli gravitazionali.” In realtà, come tutti sappiamo – specialisti dell’arte o comunque individui umani coscienti – affrancarsi da regole significa semplicemente scoprirne e applicarne altre, dato che qualsiasi azione umana, coscientemente o non, obbedisce a regole. L’importante
è che regole e norme non divengano ossificate e sterili. Servendosi del mouse come di un pennello, con un’operazione che è razionale ma obbedisce anche a input dettati dal subconscio, il nostro artista realizza tutta una serie di opere in cui non esiste distinzione tra disegno e colore, opere presiedute dalla ricerca di nuovi rapporti tra colore-luce-forma, dalla leggerezza, dalla fluidità, dalla dimensione onirica, da un dinamismo di echi futuristi, dall’abbandono al “lusso, calma e voluttà”, per dirla con un verso di Baudelaire che ha ispirato (1907) una famosa tela di Matisse. Nascono così opere digitali riportate su un supporto simile a quello delle tele, che trasborda nello spessore della “tavola” (che l’artista riporta segnalando le dimensioni), con titoli che così suonano: Consultare l’inconscio, La dimensione onirica, Cosa sognano gli animali?, Il grande flusso, L’abbandono dei sensi, Formazioni liquide e così via. Opere di tecnica e realizzazione ineccepibili. La trappola in agguato è quella di una perfezione che sconfini nell’algidità. Staremo a vedere se Paolo Tomio saprà evi■ tarla.
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trentinoincontri
di Gianfranco Gramola
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a giornata di Francesca Bertoletti inizia molto presto. Alle 6.30, su Radio Dolomiti, ci dà il buongiorno con il programma “Dolomiti ti sveglia” per poi proseguire alle 9, con il collega Gabriele Biancardi in “Due di coppia”. A Radio Dolomiti Francesca è molto apprezzata per la professionalità e il suo modo di comunicare con gli ascoltatori, per la sua aria frizzantina, solare e, allo stesso tempo, testarda (è dell’ariete), oltre che per la sua bellezza (anche se per radio non si vede). Carta d'identità, prego. Sono nata nel capoluogo l’8 aprile del 1975 – mi racconta Francesca – e la passione per la radio l’ho sempre avuta, anche perché la radio a casa mia non è mai mancata. Ho iniziato a lavorare a Radio Dolomiti a 17 anni: me l'hanno proposto e, visto che mi piaceva la musica, ho accettato. Poi ho lasciato per via della scuola. Mi sono diplomata e a 22 anni mi sono riproposta. Un giorno ho incontrato l’e-
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la radio, la sua voce Francesca Bertoletti regala momenti di spensieratezza su radio dolomiti, interpretando in maniera ironica la frettolosa e sorprendente quotidianità ditore in piazza Duomo e gli ho chiesto se potevo fare il provino. L’ho fatto e da allora sono qui”. Ricorda il debutto? Era il 3 settembre 1997. La mia prima diretta radiofonica. Avevo dietro il mio angelo custode, una ragazza che mi aiutava. Una serata emozionante e allo stesso tempo terribile. Come del resto anche i primi tre anni sono stati veramente uno stress, perché io sono abbastanza timida... Ho fatto anche diverse figuracce, però ho resistito e alla fine sono diventata più sicura, più professionale e questo mi gratifica molto. Tra le persone con cui ha lavorato, ha avuto un mentore o un maestro? Uno su tutti: Gabriele Biancardi. Grazie a lui ho avuto modo di fare un grande salto e quindi vedere la radio con un occhio diverso. Adesso stiamo facendo un programma insieme: lavorando con un professionista come lui ho imparato a sciogliermi di più; prima ero un po’ tesa, avevo paura di uscire dal mio ruolo o di dire una parola di più. Con gli anni ho capito che più sei naturale, meglio rendi. Così la trasmissione diventa più piacevole.
Teme più il giudizio dei colleghi o dei famigliari? Ci tengo molto ai giudizi e alle osservazioni. Se la critica è costruttiva, ben venga... E che mi venga detta in faccia piuttosto che ad altri. Tutto serve a migliorarsi e a correggere qualche difetto. A tal proposito mi sento di ringraziare un collega, Guido, perché era molto esigente sulla dizione, su come fare le pause. Grazie ai suoi accorgimenti, sono migliorata molto. Qual è l'aspetto più piacevole della sua professione? In questo lavoro non c’è niente di negativo. La radio – diciamo sempre – per noi non è un lavoro. Per me fare la diretta è una sorta di hobby pagato e ho la fortuna di farlo appunto come lavoro. Anche perché a livello regionale non è semplice trovare un posto così. Una sua soddisfazione professionale? Non voglio fare retorica, ma parlare in piena libertà. Tutti i giorni ho delle grandi soddisfazioni. Quando arrivo in radio, la mattina, appena alzo il microfono, per me non esiste niente altro: non esistono problemi, casini, mal di denti, pensieri, ecc… Praticamente mi estraneo dalla mia vita privata e mi metto al servizio dei
radioascoltatori. A differenza della televisione, qui percepici il contatto diretto con l’ascoltatore, che si accorge subito se sei giù di morale e allora ti telefona, vuol fare due chiacchiere. Questo è il motivo per cui mi piace molto la radio: il contatto diretto con la gente. Quali sono le qualità richieste da un mestiere come il suo? Positività, innanzitutto. Conoscenza e passione musicale e trasmettere e comunicare pensieri positivi. Non è detto che uno debba saper parlare perfettamente l’italiano: l’importante è che sappia comunicare e trasmettere qualche cosa. Ha mai fatto delle gaffe in diretta? Quella che ricorderò sempre l'ho fatta in chiusura di programma, salutando, invece che con il classico “Bye Bye a tutti”, ciancicando ho pronunciato un “Bau Bau a tutti”. Adesso ogni volta che incrocio degli amici, mi salutano con un Bau Bau finale. Per fortuna che non sono permalosa. Qual è il suo motto? ”Il dubbio è l’inizio della sapienza”. È una frase di Cartesio. È figlia unica? Ho una gemella, Barbara, che
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lavora in un gruppo assicurativo. Poi un fratello, Roberto (9 anni più “vecchio”), informatico, sposato con Barbara (che fantasia di nomi, eh?) ed è papà di tre fantastici bimbi: due gemelline e un maschietto. Quali sono i suoi hobby quando non lavora? Ho fatto pallavolo per tanto tempo. Adesso ho smesso. Amo andare in montagna con mio marito. Come ha conosciuto suo marito Luca? Tramite un suo collega e l’onnipresente Gabriele Biancardi che suonavano nella stessa band. Io e Luca siamo stati invitati allo stesso concerto. E così tra una canzone e l’altra ci siamo conosciuti. Luca è nato a Rovereto, anche se sua mamma è di Parma e il papà era modenese. Laureato in fisica, lavora per una cooperativa (Cet di Lavis) ed è consulente in campo ambientale. Tornando indietro, qual è l’errore che non rifarebbe? Forse avrei viaggiato di più, quando ero ragazza e quindi senza impegni di lavoro. Anche per imparare le lingue. Qual è il suo punto debole? Ne ho tanti... La testardaggine e – più che un punto debole è un difetto – l’impazienza. Però adesso sto cercando di lavorarci su, per diventare più paziente. Qual è la sua ossessione? La puntualità! In radio non posso permettermi di arrivare nemmeno un minuto dopo.
L’ultima cosa che fa prima di dormire? Amo leggere un buon libro. Una decina di pagine a sera. Ora ho sul comodino “Il Simbolo perduto” di Dan Brown. Cosa non sopporta? La negatività in generale: per me il bicchiere è sempre mezzo pieno. E poi non sopporto le persone cattive. Che ricordi ha della sua infanzia trentina? Mia mamma dal 1972 ha un negozio di biancheria intima a Trento. Papà è venuto a mancare che ero giovanissima e quindi ho passato tanto tempo con la nonna, che era di Andalo e di cognome faceva Perli. La zona che ricordo bene, nella mia infanzia, è appunto Andalo, dove avevo anche una zia, e poi Molveno, dove i miei nonni si rifugiarono da sfollati. Ricordo le cascate del Nardis, la val di Genova. La domenica ci si andava spesso a fare delle scampagnate. Quando vuole fuggire dalla monotonia cittadina, dove si rifugia? Ho una casa a Castellano, un paesino di cento abitanti che sta sopra Rovereto, a circa 900 metri di altezza. Lì ci passo qualche weekend e tutta l’estate. È un posto in cui riesco a godermi veramente la tranquillità e l’aria buona. Mi prendo il mio lettore mp3, le cuffiette e faccio tante passeggiate in giro per i boschi e in montagna. Sì, insomma, ■ mi isolo un po’.
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trentinoattualità
di Paolo Chiesa
Il catasto: che avventura!
I tomi del libro fondiario
Siamo andati a curiosare nelL’ESPOSIZIONE STORICA DEL LIBRO FONDIARIO E DEL CATASTO a Trento. tra le tante intuizioni degli asburgo vi fu anche quella di mappare il territorio. Un lavoro lungo, “graziato” dal passaggio al regno d'Italia, di cui oggi ci restano alcuni simpatici modi di dire....
C
on la guida del responsabile, Flavio Margonari, abbiamo visitato l’esposizione storica del libro fondiario e del catasto di Trento che documenta le origini del sistema catasto tavolare nella Regione Trentino Alto Adige, quando questa terra faceva par te integrante dell’impero asburgico. Ci accorgiamo subito che la nostra guida ha una competenza enorme sull’argomento e allo stesso tempo traspare dalle sue parole l’ammirazione per un mondo, quello dell’Impero, 52
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Una catena di misurazione da 20 wiener krafter
che con grande passione ed entusiasmo ci sta spiegando. Non è raro infatti sentirlo commentare durante il discorso: “Fenomenale vero?”. Approfittando di entrambe le cose ci avventuriamo in quella che non risulta una visita solo tecnica, ma al contrario si rivela un viaggio di più di un secolo nella nostra storia. Partiamo. L’imperatore Carlo VI d’AsburUn cippo di confine
go nella prima metà del 1700 ebbe l’intuizione di volere creare l’anagrafe di tutti i beni immobili dell’impero, per garantire la massima precisione del sistema impositivo fiscale, abbandonando i catasti descrittivi e basati sull’autodichiarazione usati fino ad allora. Per raggiungere questo obiettivo rivoluzionario – il nobile doveva pagare le tasse, così come il
Carlo VI d'Asburgo
trentinoattualità
contadino e come il prete – ponendo fine di fatto a dei privilegi, si doveva compiere un’opera gigantesca di rilevazione del territorio: si trattava di mettere su una mappa 300 mila chilometri quadrati di territorio. Per questo non fu Carlo VI a vedere terminato questo progetto: l’imperatore vide solo la realizzazione del primo esperimento in materia fatto in Lombardia con il censo milanese, meglio conosciuto come “Catasto di Maria Teresa”. In esso venne elaborata dal topografo e matematico italiano Gian Giacomo Marinoni, la tecnica di rilevazione che permise di realizzare la prima mappa geometrico particellare con la presentazione delle mappe come noi le conosciamo adesso. Lo strumento usato per riportare su di un foglio le dimensioni di un determinato territorio fu la tavoletta pretoriana. Non fu neanche la figlia di Carlo
Un teodolite per la misura degli angoli della seconda metà dell'800
li. Durante i mesi invernali, che non permettevano le uscite (spostandosi con il mulo o a piedi), venivano riportati in scala 1:2880 le particelle fondiarie e in scala 1:1440 gli edifici dei centri storici. Le mappe così create erano fatte tutte a mano e colorate con la tecnica dell’acquerello: rosa pallido per le edificiali private, rosso purpureo per le pubbliche, giallo per le baracche di legno, giallognolo per i campi coltivati e i prati, grigio per i boschi. Una particolarità grafica è quella degli alberi, con l’ombra per dare l’orientamento. Le mappe così realizzate vennero incise alla rovescia su delle pietre levigate di 120 chili. In questo modo si potevano inchiostrare per farne delle copie, sulle quali si lavorava a tavolino aggiornandole con i frazionamenti o con la realizzazione di edifici. Dalla realizzazione delle mappe si puntò alla costituzione di un registro pubblico
che rendesse evidenti le situazioni di proprietà dei beni immobili: l’attuale libro fondiario. Si trattò di un’opera gigantesca al pari di quella della creazione della mappa, infatti iniziò nel 1898 e finì nel 1955. Per ogni Comune catastale vennero nominate dalla corte d’appello delle commissioni, con a capo un giudice, che erano formate dai tecnici che avevano steso le mappe e dai massimi esperti di rapporti patrimoniali. Le commissioni si spostavano per i paesi dove i sindaci mettevano a disposizione due stanze, di cui una con la porta. In una di esse c’era l’esposizione dei fogli di mappa del catasto per dare modo ai sedicenti proprietari di vedere come erano state disegnate le loro proprietà e potere fare eventuali osservazioni. In seguito, i proprietari erano invitati a portare i titoli su cui si fondava il loro asserito diritto, per poi passare nella
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VI, Maria Teresa d’Austria, a iniziare l’opera voluta dal padre, ma un suo successore, Francesco II, che agli inizi dell'Ottocento varò questa gigantesca rilevazione. I capi topografi provenivano dalla scuola di Praga ed ebbero l’aiuto dell’esercito, non limitandosi a disegnare quello che “rendeva” economicamente, ma eseguendolo per l’intero territorio, in modo da poterlo avere sotto controllo dal punto di vista strategico e militare. L’impero venne suddiviso in sette zone, ognuna delle quali aveva un vertice di un piano di assi cartesiani. A Vienna il vertice era la cima del campanile del duomo di Santo Stefano. Per il Trentino, che faceva parte della contea principesca del Tirolo Vorarlberg, era rappresentato dal campanile sud della chiesa parrocchiale di Innsbruck. Con i principi della trigonometria si arrivò a rilevare tutto l’impero. L’unità di misura usata fu la Wiener Klafter o pertica viennese: circa un metro e ottantanove centimetri, riportati maniacalmente sul terreno in tutte le stagioni per il timore che le temperature falsassero i risultati, con un livello di precisione ragguardevole dati i tempi e i mezzi. All’epoca vennero individuati 50 milioni di particelle sia fondiarie che edificia-
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trentinoattualità
Perteghe e tese
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bbiamo visto che l’unità di misura per rilevare la superficie dell’impero austro ungarico fu la Wiener Klafter o pertica viennese: circa un metro e ottantanove centimetri. Il dottor Margonari ci rivela che se usata in piedi la misura diventa una “pertica” e se invece viene usata orizzontalmente allargando le braccia diventa una “tesa”. “Da qui sono nati i modi di dire “quel putel l’è ’na pertega”, “Il nonno mi ha lasciato un campo di 100 tese” e “dala nona ho magnà ’na tesa de gnochi”. Fenomenale vero?”
La wiener krafter e pertica viennese
sala: la porta si chiudeva e la commissione si metteva al lavoro. Per ogni stabile veniva fatta una ricerca sulla situazione giuridica: possesso, servitù, usufrutti, pignoramenti, sequestri etc. Per chi non si presentava e per gli incapaci era prevista la nomina di un rappresentante. La redazione dell’impianto del libro fondiario andò avanti per anni e vide lo svolgersi di due guerre mondiali: crollò l’impero asburgico e il Trentino diventò italiano, con un nuovo Governo che non conosceva il sistema tavolare e avrebbe potuto cancellare in un attimo l’opera svolta fino
La tavoletta pretoriana
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a quel momento. Visto il particolare momento storico, i nuovi governanti, con l’aiuto di un gruppo di giuristi, decisero di pensare bene al da farsi. Da subito si applicò la normativa penale italiana ma venne mantenuto il codice di procedura civile austriaco con la relativa legge tavolare. Venne nominata una commissione di giuristi per studiare la normativa austriaca. Dopo 10 anni, nel 1928, si decise di estendere la normativa civile italiana alle “terre redente” ma di salvare il sistema tavolare austriaco che si era rivelato ottimo e ripromettendosi di disciplinarlo. Con il Regio Decreto 499 del 1929 venne deciso di concludere l’impianto del libro fondiario che, fino a quel momento, era stato realizzato al 70% in Alto Adige e al 50% in Trentino. Si arrivò quindi a individuare per ogni immobile l’accertamento dei titoli di proprietà. In pratica, da allora in poi, si ordinò che una persona era proprietaria di un immobile solo se iscritta nel libro fondiario.
Mappa originale di Moena
Un planimetro a fili originale
Ogni cosa veniva scritta nei tomi del libro maestro, rilegati prima in pelle di cinghiale selvatico e in seguito di maiale. I tomi hanno la caratteristica di avere il dorso dritto e leggibile quando sono esposti sugli scaffali, ma se rovesciati su un piano inclinato per la consultazione risulta dritta anche l’impaginazione. Questo per evitare inutili rotazioni di un volume pesante e di quelle dimensioni. La nostra visita si conclude con la visione dei cippi che stavano sul confine tra l’impero asburgico e Venezia, sull’altipiano della Marcesina, una zona fortemente contestata tra Enego e Grigno. Pare che non ci fu spargimento di sangue, ma sequestri di pastori e di animali dall’una e dall’altra parte, questo sì. Maria Teresa d’Austria decise che dopo due
secoli la diatriba doveva finire. Contattò Venezia: venne istituita una commissione paritetica e, con due sentenze del tribunale di Rovereto, la vertenza si chiuse e si misero dei cippi di confine da otto quintali l’uno con una scritta in italiano per i veneti: “inizio della contea principesca del Tirolo Vorarlberg” e una speculare, in tedesco, con il leone di Venezia. “Fenomenale vero?”. Nel salutarci non possiamo esimerci dal paragonare quei tempi asburgici ordinati ed efficienti a questi nostri tempi che lo sono molto meno. L’esposizione storica del libro fondiario e del catasto si trova a Trento nel palazzo Centronord 3 in via Gilli n. 4. Per info o per appuntamenti il numeri di telefono dell’ufficio del dottor Flavio Margo■ nari è: 0461.491635.
IL BOLLETTINO MEDICO DELL’IMPERO
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l dottor Margonari ci fa vedere una copia del quotidiano “La Patria, gazzetta di Trento” di mercoledì 7 gennaio 1914. In prima pagina è riportato il seguente bollettino medico: “Sua altezza imperiale erede, la serenissima signora arciduchessa Zita, si trova durevolmente molto bene. Temperatura 36.4, polso 68. La neonata arciduchessa si trova ugualmente in perfetto stato di salute. Con riguardo al continuato stato soddisfacente di salute di sua altezza imperiale regia si sospende la pubblicazione dei bollettini. Castello di Hetzendorf 5 gennaio 1914 ore 11 antelucane”. Come commenta Flavio Margonari: “Siamo all’inizio della fine perché pochi anni dopo questo mondo verrà spazzato via e loro, intanto, con una pace serafica davano queste notizie”.
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trentinoincontri di Claudio Libera
Ho sposato l’arte dai rinomati abiti da sposa che portano il suo nome, marta sala si inventa una nuova forma di creatività artistica. nelle sue opere, soprattutto, la ricerca del “bello”
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apita spesso, soprattutto nel campo della moda, che un nome, un nome d'arte, un logo, vengano automaticamente associati ad un prodotto, ad un marchio, ad una creazione. Esclusiva, il più delle volte. Ed è ciò che capita anche per Marta Sala, la stilista di Mezzocorona, nata sotto il segno dell’ariete, simbolo di fuoco, di creatività, testardaggine unita alla voglia di arrivare. Non al grido di “costi quel che costi”, ma comunque con le proprie sole forze, sperimentando spesso sulla propria pelle la “scottatura” di un incontro ravvicinato con le difficoltà, con chi rema contro, con l'invidia, la gelosia, la rabbia spesso velata dal sorriso di convenienza... Marta Sala è anche questo, nel bene e nel male: lascia correre, soffre dentro, gioisce pubblicamente. E le ultime esperienze vissute hanno lasciato il segno, sia a Trento che nella sua Mezzocorona, dove ha potuto constatare di persona quanto affetto, quanta stima e quanta vicinanza le siano state riservate in occasione delle sue prime due mostre personali. Non di abiti da sposa – che sarebbe ovvio e, tutto sommato, banale – ma di quadri, di dipinti realizzati nell’ultimo anno. Con l’aggiunta di qualche tela degli esordi targati anni Ottanta, in cui le maschere la facevano da padrone. 56
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Tutti conoscono Marta Sala stilista. Quando nasce Marta Sala artista? La passione per l'arte è innata. Se ripercorro la mia vita, ricordo una bambina che già alle elementari disegnava sui banchi in laminato della scuola, durante le lezioni. Alle medie questa inclinazione è stata valorizzata; ho partecipato a concorsi, ho vinto diversi premi, supportata ed incitata dai professori di educazione artistica. Quindi non farei differenza tra le due età, penso che Marta Sala sia nata sin da bambina come stilista e forse anche come artista. Ho sempre amato fare delle cose per gusto personale poi, confortata da giudizi piuttosto importanti, recentemente, ho deciso di “uscire” con i lavori che sono stati esposti al sito archeologico della Cave des Artistes di via Belenzani e successivamente al Centro di documentazione sulla storia locale di Mezzocorona. Si tratta di opere realizzate tra la metà dello scorso anno e questi ultimi mesi. Esiste un nesso tra la creazione di un abito e quella di un dipinto? Sono ambedue gesti estremamente creativi. Abito per me significa creatività, non è fine a se stesso, non è un qualcosa che serve solo a coprirsi, ma un oggetto che rende la persona magica, quasi “artistica”. Questa mia componente la inserisco
sia nella creazione di un abito che nei quadri. In questo modo dipingo gli abiti come quadri e realizzo i quadri come se fossero abiti, oggetti che andranno a vestire le case, gli ambienti e così via. A chi si è ispirata Marta Sala per le sue opere e che cosa intende rappresentare con esse? Amo moltissimo l’arte moderna, contemporanea, il Futurismo, il Cubismo. Mi identifico in quest’epoca e comunque questa mia – chiamiamola – ispirazione, la inserisco anche nella realizzazione dei modelli di sartoria. Tuttavia nell’arte avverto una sensazione di leggerezza e di apertura. La mente spazia e mentre realizzo il lavoro, procedo non con uno schema già prefissato ma posso realizzare uno schizzo inizia-
le e poi piano piano, mentre utilizzo i materiali, l’opera prende forma e proseguo su questo profilo. L’opera nasce di getto, i pezzi si avvicinano fra loro come fossero calamitati e le mie mani si fermano quando, secondo il mio modo di sentire, la composizione risulta armonica. La scelta dei materiali da lei utilizzati per la realizzazione di queste opere è stata voluta o è frutto di una casualità improvvisa? La scelta è frutto di una notevole ricerca. Per dire, sono partita con dei materiali piuttosto granulosi che mi hanno sempre affascinato, i vetri e gli specchi, perché sono trasparenti, limpidi, riflettono la tua immagine e ti ci puoi guardare dentro, fino nel profondo dell’anima. Da qui l’abbinamento con i vetri,
Il momento dello "scoprimento" – ad opera dell'Assessore Panizza – del quadro che Marta ha ideato, realizzato e donato alla Biblioteca di Mezzocorona
trentinoincontri gli specchi, le tesserine di oro zecchino. Si tratta di componenti che presi uno alla volta possono anche voler dire poco, però, assemblati in un contesto, vanno ad arricchire sempre più il lavoro. Che cosa significano e cosa rappresentano la luce il tempo. Per intenderci, gli orologi e le lampade inserite nelle sue opere? L’orologio è stato il primo oggetto che ho inserito nei miei lavori, perché avevo avvertito l’esigenza di rendere un'idea: il tempo è una entità che corre velocemente mentre l'opera rimane. Quindi c’è una sorta di dialogo tra i due elementi, che si completano vicendevolmente. La luce è arrivata successivamente grazie ad un’elaborazione concettuale. Oltre al tempo, all’orologio, volevo inserire qualche cosa di più; ho avuto modo di avere tra le mani una lampada design, mi sono affascinata e da quella ho preso lo spunto per partire. Già la lampada è un’opera ed ho proseguito, contestualizzando l’oggetto nell’opera. Le lampade non sono comunque solo di art design ma alcune sono state realizzate da me. Cosa le piacerebbe dire agli appassionati d'arte che vengono e veranno a vedere le sue esposizioni? Il mio pensiero è rivolto a tutti quelli che amano questo tipo di arte, di ricerca, penso si
Marta con gli amati gattini Tobia e Garfield
tratti di una cosa innovativa. I miei lavori nascono da un’esigenza che trasferisco sui lavori che faccio. Spero che le mie esposizioni possano offrire emozioni e la possibilità di condividere la mia ricerca per il bello. Che cosa è il “bello“ per Marta Sala? Il bello è tutto quello che, appunto, ti procura un’emozione, ciò che riesci ad interiorizzare immediatamente senza
dover pensare: mi piace o non mi piace? Quello che percepisco nel profondo per me è il bello, quello che mi fa venire i brividi. Lo ammetto: io mi emoziono spesso. Dopo Trento l'appuntamento è stato nella sua Mezzocorona. Certo, la mia Mezzocorona! Ci tengo tantissimo al mio territorio, quindi ho voluto estendere ai miei concittadini l'invito a venire a vedere
queste opere e mi auguro di essere riuscita a condividere con loro le stesse emozioni da me provate. Devo ringraziare la direzione della Biblioteca, iniziando dalla responsabile Margherita Faes per arrivare a tutte le collaboratrici ed all'amministrazione comunale che mi hanno offerto questa preziosa opportunità nel palazzo della Vicinia. Il colore preferito da Marta Sala? Il cenere di rosa! Lo so che sembra inventato ma è un colore che esiste davvero e che per me non ha uguali. Il libro sul bracciolo del divano? In questo momento “Schegge di vita” di Maddalena Primo (Edizioni Curcu & Genovese). La canzone del cuore? Tutte quelle che mi fanno sognare o che suscitano un'emozione. Dovendo sceglierne una sola, direi...”Uno su mille ce la fa!”. Il piatto preferito? Il risotto, il risotto, sempre solo il risotto. Potendo scegliere due persone tra le tante che lei conosce, quale di queste Marta Sala butterebbe dalla torre? Nessuno. Anche perchè, accade a volte che chi andrebbe davvero buttato giù, alla fine metta il piede in fallo da so■ lo.
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di Walter Nicoletti
elogio della sciata lenta
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Si chiama slow ski e parte dall’intrigante idea che sciare significhi anche conoscere il territorio, le sue montagne e la sua cucina, i suoi paesi e le loro tradizioni
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l 2011 sarà ricordato come l’anno dello slow ski. Dopo anni di promozione di impianti di risalita superveloci, di innevamento perenne e affollamenti in quota si riscopre il gusto della sciata lenta. Sciare lentamente significa apprezzare lo sport senza eccessi, la compagnia ed il divertimento e perché no anche la scuola, l’iniziazione verso lo sci alpino tradizionale. Un approccio alle piste di questo tipo fa bene al turista, ma anche a coloro che fanno accoglienza. Se ne sono accorti per primi a Cervinia che ha lanciato questa proposta di felice “ritorno al passato”. Sciare lentamente è più divertente e, lasciatemelo dire, anche meno pericoloso. Sono infatti ancora troppi gli sciatori provetti che si avventurano in discese spericolate senza conoscere le regole di sicurezza e che purtroppo sono la causa di numerosi 58
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incidenti. Lo slow ski è invece un’altra filosofia che parte dall’idea che sciare significa anche conoscere il territorio, le sue montagne e la sua cucina, i suoi paesi e le loro tradizioni. La vacanza è conoscenza, anche con gli sci ai piedi. Se ne sono accorti i maestri di sci della val di Fiemme che hanno proposto skingiro, ovvero un’escursione quotidiana con un maestro che, oltre alle piste e alle tecniche sciistiche, vi farà conoscere le cime dolomitiche e del Lagorai, la storia e la gastronomia locale. In questo modo il maestro di sci diventa una vera guida, o meglio un vero compagno di strada sulla via della conoscenza di un territorio. Devo dire che mi fa molto piacere questa riscoperta della lentezza sulle piste da sci. È un segno dei tempi che indica come in montagna si stia iniziando a fare i conti con il cosiddetto “concetto del limite” e si stia ripensando anche il modello turistico che fino ad oggi è stato improntato alla quantità. Ben venga dunque un messaggio che punti alla prudenza e ad un approccio slow con la montagna. Alla nuova filosofia della len-
tezza appartengono inoltre i percorsi sulla neve da fare a piedi attorno ai villaggi delle nostre vallate o gli itinerari con le ciaspole. In Valle di Fassa ad esempio stanno facendo scuola gli sentieri invernali lungo la ciclabile, come nel caso del tragitto da Moena a Soraga, oppure lungo la pista battuta che collega passo San Pellegrino al rifugio Fuciade. In questo modo la montagna può diventare una cornice completa dove oltre allo sci e al centro benessere trova posto la geografia del luogo,
la buona cucina e il folclore locale. Certo, l’approccio slow è una scelta culturale che deve essere condivisa in primo luogo dagli stessi operatori turistici se vogliono comunicare con efficacia il valore delle Dolomiti, delle nostre montagne e delle piste da sci come luoghi di rigenerazione. E questo significa avere ben chiaro il concetto di limite senza il quale avremo solo un turismo mordi e fuggi di basso profilo, senza utile per gli imprenditori e senza ricadute positive per il nostro territorio. ■
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passione otello lunedì 24 gennaio, al teatro Sociale di Trento, potremo assistere alla colorata messa in scena dell’opera shakespearianA, eseguita dal Balletto di Roma
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er la sublime perfezione delle sue opere, che sanno toccare ed esplorare le più diverse sfaccettature dei sentimenti umani, William Shakespeare da sempre è fonte inesauribile d’ispirazione per gli artisti e per le loro opere realizzate secondo le più molteplici forme d’espressione. A tal proposito il 24 gennaio al teatro Sociale di Trento potremo assistere a una di queste interpretazioni con la messa in scena di Otello, eseguito dal Balletto di Roma. Un inizio d’anno impegnativo per la danza, che vede in scena una creazione di
Fabrizio Monteverde, il noto coreografo e regista teatrale che ha collaborato con compagnie e teatri come l’Ater Balletto, il Teatro San Carlo di Napoli, l’Arena di Verona, l’Opera di Genova, il Teatro Regio di Torino, il Teatro dell’Opera di Roma, la Scala di Milano e che quattro anni fa ha ricevuto il premio Danza & Danza come miglior coreografo italiano. Monteverde ha inoltre allestito, per ben due volte, un’altra celebre tragedia di Shakespeare: Romeo e Giulietta. E se Salvatore Viganò, grande sperimentatore del
DANZA FORMATO [6X8]: autori emergenti
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distanza di due anni viene riproposta a Trento al teatro San Marco la seconda edizione della rassegna Danza Formato [6x8], organizzata dall’Associazione Il Teatro delle Quisquilie e Pluraldanza. Iniziata lo scorso mese con lo spettacolo MareMadre della Compagnia Khorakhanè Danza di Chioggia, prende la sua denominazione dalla dimensione “intimistica” del palcoscenico del San Marco, le cui misure sono appunto 6 metri per 8. Nei contenuti si propone come complementare alle altre manifestazioni presenti in provincia, soprattutto per la proposta di spettacoli di teatro-danza e danza contemporanea di artisti emergenti. In seguito al successo della sua prima edizione, la rassegna mantiene lo spirito con il quale è
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nata proponendosi come spazio indipendente per la danza d'autore. Il cartellone presenta così compagnie con pochi membri e pezzi corti, protagoniste di pérformance che offrono uno spaccato sulle tendenze contemporanee. Sul palcoscenico del San Marco si alterneranno gruppi locali, gruppi nazionali e internazionali e, nello specifico, dal prossimo mese vedremo in scena Riccardo Meneghini, Viola Ongaro, la Compagnia Controra e Tommaso Monza, Solange Schifferdecker, Valentina Moar, Claudia Petroni, Pluraldanza e il Gruppo giovani danzatori trentini. Al termine di ogni serata è infine previsto un momento di dialogo e di confronto con gli autori, un momento di dibattito collettivo. Info: www.teatrosanmarco.it (L.D.)
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coreodramma romantico, fu il primo autore di danza a interessarsi a Otello, Monteverde lo fa per ben due volte. Definito il “maestro del dance-drama post romantico, dalle forti implicazioni emozionali e psicologiche, spesso immerso in atmosfere aspre, volutamente evocative di una visionarietà dall’esplicita citazione cinefila”, il coreografo interpreta l’Otello lavorando soprattutto sugli snodi psicologici che determinano le dinamiche dei rapporti alquanto ambigui e complessi nel triangolo Otello, Desdemona, Cassio. Per la descrizione della psicologia dei suoi personaggi, questo capolavoro shakespeariano si considera tra le opere più “moderne” del teatro classico e viene definito una “tragedia romantica”. Nel corso del Novecento si accostano a quest’opera maestri come Vakhtang Chaboukiani (1957), Serge Lifar (1960), Lar Lubovitch (1997), mentre autori come José Limon (1947) e John Neumeier (1985) presentano, per il trasporto della storia di Otello in un’atmosfera irreale, dettata da un tempo interiore e da una lettura introspettiva, delle analogie con la creazione di Monteverde. Nella versione che vedremo a Trento l’autore, a distanza di quindici anni, nel riallestire nel 2009 l’Otello dichiara: “Il gioco è quello di svelare il sentimento che si cela dietro la ragione: ovvero, dato che mai come in Otello è la parola a scatenare gli eventi,
a cercare di comprendere lo spazio bianco tra una parola e l’altra, ascoltando il riverbero dei suoni, percependone stonature o dolcezze, sincerità o menzogna. E quindi anche cercando di comprendere dove portano le pulsioni, l’eros, la passione, a quale persona, a quale destino”. Sulle musiche di Antonin Dvorák, e con un’ambientazione di un porto di mare moderno, in cui le diversità vengono pacificamente accettate, il dramma prende le sembianze di una “farsa sanguinaria”, com’è stata definita l’opera shakespeariana, una commedia irrazionale delle passioni attuali, se si considera ciò a cui ci ha asetticamente abituati la cronaca quotidiana. Quest’anno il Balletto di Roma festeggia i 50 anni della sua esistenza e lo ha fatto presentando in tournée tutto il suo repertorio arricchito dalle nuove produzioni, tra cui figura anche l’Otello di Monteverde. Nata dal sodalizio artistico di due personalità come Franca Bartolomei e Walter Zappolini, la compagnia è oggi diretta dallo stesso Zappolini e il suo profilo artistico attuale è il frutto dell’incontro con il prestigioso Balletto di Toscana e della sinergia creatasi con Cristina Bozzolini dal 2001 al 2007. Il Balletto di Roma è giunto negli anni ad allestire oltre cento balletti e, per fare un esempio, con Lo Schiaccianoci ha registrato il record di presenze nella stagione 2006/2007 con oltre 10.000 spettatori. ■
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Riccardo Gadotti
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orna uno degli appuntamenti oramai classici dell’inverno musicale trentino; quello con la rassegna concertistica “I Concerti della Domenica”. Una serie di appuntamenti, dedicata alla memoria di Giuseppe Mazzeo per anni anima di questa rassegna giunta alla sua XXVIII stagione. ”I concerti della domenica” ha in cartellone nove appuntamenti festivi, dal 9 gennaio al 6 marzo ore 10.30 nella Sala della Filarmonica di Via Verdi 30 a Trento. Primo evento quello di domenica con la versione oratoriale del ”Werther“ di Jules Massenet, che vedrà protagonisti Adriana Cicogna mezzosoprano, Myung Ho Kim tenore, Donato Di Gioia baritono, JungMi Lee soprano, Roberta Ropa Maestro concertatore al pianoforte e Bruno Vanzo narratore. Domenica 16 gennaio, spazio al “Trio soprano”, la formazione che vede Maria Letizia Grosselli soprano, al fianco di Manuela Vettori clarinetto e Francesca Vettori al pianoforte. In questa occasione si ascolteranno musiche di W.A. Mozart, L. Spohr, R. Schumann, G. Meyerbeer, F. Lachner e F. Schubert. Il Quartetto Michelangelo sarà in concerto la domenica successiva, 23 gennaio, per proporre un programma di sala basato su composizioni di Guastella, R. Vacca e R. Schumann. Una formazione 64
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domenica in concerto ”I concerti della domenica”: in cartellone nove appuntamenti, dal 9 gennaio al 6 marzo. Si comincia con il “werther” di jules massenet
Quartetto Michelangelo
di pregio che vede Francesca Vicari al violino e Luca Sanzò alla viola accanto a Gianluca Giganti al violoncello e Elena Matteucci al pianoforte. A chiudere il mese di gennaio, domenica 30, “Le stagioni” con musice di P. I. Tschaikowsky Liriche di P. Verlaine nella versione italiana di Paolo Bignamini. Ad eseguire le musiche dal vivo sarà il pianista Giorgio Fasciolo accanto alla voce recitante di Riccardo Gadotti, che è anche direttore artistico della rassegna.
La rassegna “I Concerti della Domenica” proseguirà domenica 6 e 13 febbraio con il concerto dei musicisti del Conservatorio di musica ”Bonporti“: domenica 20 febbraio con Quattro mani per un pianoforte e domenica 27 febbraio con ”L’integrale delle Sonate per fortepiano e violino“ di Mozart. L’ultimo appuntamento concertistico della domenica sarà quello del 6 marzo con l’operetta al femminile ”Giulietta's concert“. ■
GLI 80 ANNI DI NERIO FONTANA
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erio Fontana, pittore, scultore, fotografo compie 80 anni. Per festeggiarli, la Biblioteca e il Comune di Borgo Valsugana hanno organizzato una mostra antologica nello Spazio Klien del Palazzo Municipale. L’esposizione verrà aperta venerdì 14 gennaio, presentata dallo scrittore e critico Renzo Francescotti e si prolungherà per un mese, sino alla metà di febbraio. Di origini cembrane, ma borghigiano di adozione, Nerio Fontana è uno dei più noti artisti trentini, fratello della pittrice Tullia “Lula” Fontana e padre di Oscar “Dido”, come lui pittore e fotografo. L’avventura artistica di Nerio Fontana è iniziata oltre mezzo secolo fa con un’esposizione pittorica a Trento alla Galleria degli Specchi, dopo che Nerio si era diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ma egli si è anche rivelato un prestigioso scultore che ha utilizzato i materiali più vari, operando per molti anni con successo nei laboratori di ceramica di Bassano, realizzando sculture pubbliche a Borgo Valsugana. È anche autore di splendide fotografie artistiche in bianco e nero. Talento naturale, con un’abilità magistrale a disegnare, a incidere, a dipingere, sempre operando nel campo figurativo, ma con una sensibilità moderna a cui non sono estranee e suggestioni metafisiche ed espressioniste, Nerio Fontana è soprattutto uno straordinario interprete di immagini femminili.
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Roustem Saitkoulov
Quartetto Fauré Si apre mercoledì 12 gennaio, la nuova stagione 2011 della storica società Filarmonica di Trento. Lunedì 31 grande evento con il pianista Roustem Saitkoulov
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i apre mercoledì 12 gennaio, con il concerto del “Quartetto Fauré”, la stagione 2011 della Filarmonica di Trento che in quello che è il suo 216° anno di attività, si propone agli appassionati del Trentino con una Stagione di alto profilo che spazia a tutto campo nella musica cameristica. Un cartellone che come sottolinea il Presidente Marco de Battaglia ”vuol creare l’abituale percorso di elevata qualità, in armonia con le certezze ma anche con i fermenti e le curiosità del mondo musicale. Un intreccio di temi e di fili conduttori nella programmazione, su più piani e in più appuntamenti: 18 concerti che accompagneranno il pubblico con quella energia, quella passione, quella serenità che la musica sa dare e suscitare”. La Stagione della Filarmonica incomincia subito con il primo di quattro grandi Quartetti e una pagina dal ritmo e timbro trascinanti e vorticosi, ispirata com’è alla musica tzigana: l’op. 25 di Brahms. I quattro musicisti del Quartetto Fauré si sono uniti nel 1995; un incontro favorito da un obiettivo professionale chiaro che ha permesso loro un rapido passaggio da gruppo promettente a quartetto eccezionale. Oggi il Quartetto Fauré suona regolarmente nei 66
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più importanti centri musicali del mondo, dalla Philharmonie di Berlino alla Wigmore Hall di Londra. Mercoledì 19, protagonisti i musicisti dell’Ensemble Strumentale della Scala con musiche di G. Rossini, G. Bottesini, P. Morlacchi, N. Rota, P.Iturralde e A. Piazzolla. La particolare attenzione che la Filarmonica riserva agli ensemble cameristici, si rivolge in questo caso ad un prestigioso complesso sorgente da uno dei “templi” internazionali della musica. Il programma è impaginato all’insegna
della gradevolezza melodica (l’eterna bellezza del Pastore Svizzero), il fascino raffinato del richiamo narrativo (Il Gattopardo), la passionalità del ritmo (Libertango e Rossini). L’Associazione “Ensemble Strumentale Scaligero” è un gruppo strumentale costituitosi nel 1989 per volere di dieci musicisti del Teatro alla Scala. Lunedì 31 gennaio evento con il pianista Roustem Saitkoulov che suonerà musiche di F. Chopin e Igor Stravinsky. Quest’anno il pianoforte, nella Stagione della Filarmonica, la fa da padrone
e questo è il primo il primo di sei pianisti d’eccezione, vigoroso per la lettura dell’aspra Petrouchka, poetico per i crepuscoli e le notti di Chopin. Russo, di origine tartara, Roustem Saitkoulov con un potenziale tecnico ammirevole e una nobiltà ed eleganza di fraseggio grandemente comunicativa, Saitkoulov ha inciso per la EMI Classics una selezione di studi di autori russi e l’integrale degli Studi op. 25 di Chopin, meritandosi le lodi dei critici di Diapason, Grammophone e Le monde ■ de la Musique.
Chiarelli e springhetti a cavareno
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esterà aperta fino a 6 gennaio la mostra collettiva allestita nella Sala Espositiva della Cassa Rurale di Cavareno ad opera di due artisti locali: Corrado Chiarelli di Romeno (foto) e Silvano Springhetti di Cavareno. Il primo, recentemente nominato Cavaliere della repubblica, espone una serie di opere che spaziano un po’ nelle diverse fasi artistiche attraversate dall’artista, che hanno toccato il surrealismo, per passare poi a quella tecnica personale ed originale dei quadri realizzati con vecchi giornali “manipolati” a dovere, quindi ad una pittura figurativa caratterizzata sopratutto da soggetti floreali carichi di colori e di suggestioni. Springhetti, invece, fedele al paesaggio, nel quale eccelle, porta a Cavareno una serie di opere che si caratterizzano per luminosità e intensità cromatica, che denotano un’acuta osservazione, ma anche un’assoluta padronanza dell’arte pittorica che “sfocia” in suggestive vedute, in piacevoli visioni che piacciono al pubblico (c.r.)
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a Stagione Musicale della Fondazione Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano, ancora una volta all’insegna della ricerca di una peculiarità all’interno della programmazione nazionale, si apre in gennaio (martedì 11 e giovedì 13, ore 20) con un nuovo allestimento dell’unica opera scritta da Ludwig Van Beethoven: Fidelio. Si prosegue a febbraio con My Way To Hell del trentino Matteo Franceschini per chiudersi a marzo con un capolavoro di Giuseppe Verdi: Macbeth. L’allestimento di Fidelio è realizzato in collaborazione con il Teatro Alighieri di Ravenna, dove l’opera verrà replicata il 5 e 6 febbraio, l’inedita pro-
Fidelio: inno a libertà e giustizia nuovo allestimento dell’unica opera scritta da Ludwig Van Beethoven. A bolzano 11 e 13 gennaio, con L’orchestra “haydn” di Trento e bolzano ad iniziare da Anna Katharina Behnke, già coinvolta in Elektra e ora impegnata nel ruolo di Leonore. Altri interpreti: Andreas Schager (Florestan), Thomas Ghazeli (Don Pizarro), Ethan Herschenfeld (Rocco), Rebecca Nelsen (Marzelline), Alexander Kaimbacher (Jaquino), Sebastian Holecek (Don Fermando), Rouwen Huther (I prigioniero), Ruggiero Lopopolo (II prigioniero). Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, coro Phi-
larmonia di Vienna, diretto da Walter Zeh. Scene di Walter Schütze. Costumi di Kathrin Dorigo. Luci di Claudio Schmid. Movimenti coreografici di Michele Abbondanza, Compagna Abbondanza/ Bertoni. Composta da Beethoven all’apice del suo percorso artistico, Fidelio è un Singspiel in due atti su libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke. È la storia di Leonore, una donna coraggiosa che non rinuncia
a cercare il marito dato per morto: non credendo alla sua morte, la donna si traveste da uomo per entrare nel carcere dove è rinchiuso e rischiando la vita lo trova e riesce a liberarlo. Una vicenda ispirata da sentimenti di lotta contro la tirannia e di affermazione di libertà e giustizia, temi cari a Beethoven e che all’epoca della prima rappresentazione, avvenuta il 20 novembre 1805 al Theater an der Wien, si inserirono in un clima sociale e politico tutt’altro che sereno e favorevole ad accoglierne lo spirito. Fino al 1814, anno in cui Beethoven ne scrisse la terza e ultima versione, l’opera ebbe quindi vita difficile: segno di questo travaglio compositivo è l’ouverture, scritta ben quattro volte. ■
enrico mattei: IL SIGNORE DEL CANE NERO Anna Katharina Behnke
duzione prende le mosse dal rinnovato sodalizio – dopo l’ampio successo nazionale conseguito nel 2010 con Elektra di Richard Strauss – fra la direzione musicale di Gustav Kuhn e la regia di Manfred Schweigkofler. Nell’accentuare la componente drammaturgica di un’opera da tempo assurta al rango di capolavoro, il nuovo allestimento di Fidelio vedrà in scena un cast di interpreti di primissimo ordine, 68
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«E
nrico Mattei è, senza dubbio, l'uomo più potente d'Italia. Non esiste città, paese, villaggio, strada che non siano presidiati dai distributori di benzina del Cane Nero: attraverso questi "blocchi" stabili, il Signore del Cane Nero è in grado di controllare qualsiasi spostamento di uomini o cose». Così Giovanni Guareschi parlava di Enrico Mattei, personaggio chiave della storia economica e culturale del nostro paese, dal dopoguerra al 1962, anno della sua tragica fine. Dopo avere dato voce con successo alla dinastia Olivetti, Laura Curino torna a tratteggiare, sulla scena (Rovereto, giovedì 20 gennaio, ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti), il profilo di un altro grande industriale, Enrico Mattei. In scena verrà ripercorsa la parabola di un pensiero politico e sociale, raccontata la ferma determinazione di un uomo, le critiche e le polemiche con la stampa, assieme alle disillusioni dell’Italia appena uscita dalla guerra. La regia è di Gabriele Vacis. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Laura Curino
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Maura Pettorruso
di Antonia Dalpiaz Oblivion
L’
anno nuovo a teatro si apre con “Oblivion show” per la regia di Gioele Dix. Giovedì 6 e venerdì 7 gennaio all’Auditorium per la rassegna Altri Percorsi. Uno spettacolo fatto di musica e gag portato in scena da cinque cantattori bolognesi, Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. La struttura del lavoro si articola in una originale connessione degli esercizi di stile musicale, da Marco Masini al Quartetto Cetra, e così via. Ma non mancherà anche un micro musical di dieci minuti sui Promessi Sposi con musiche di Vasco, Morandi e la Vanoni ed uno Shakespeare raccontato in otto minuti in stile Porta a Porta. Già super gettonato il primo dei due musical a cartellone, l'inossidabile “Aggiungi un posto a tavola” che da martedì 11 gennaio a domenica 16 riproporrà le vicende di don Silvestro e del suo paese, scelti dal Padreterno per costruire una nuova Arca. Lo spettacolo, proposto dal Teatro Sistina, scritto da Garinei e Giovannini vede in scena Gianluca Guidi ed Enzo Garinei. Con loro anche Marisa Laurito. Il 13 gennaio al Cuminetti
La stanza di orlando Maura pettorruso porta a teatro il mondo di Virginia Woolf. Per la stagione principale, gli spassosi Oblivion propongono musica e gag nel loro “Oblivion show”. Ma non è tutto Maura Pettorruso sarà la protagonista de “La Stanza di Orlando” da Virginia Woolf. La giovane attrice piemontese, ma ormai stabile a Trento per le sue attività artistiche, presenterà un lavoro in bilico tra maschile e femminile, diretta da Carmen Giordano, in un viaggio nella scopertà di sé e della propria identità. Da giovedì 20 a domenica 23 all’Auditorium Leo Gullotta è l’atteso interprete
de “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare per la regia di Fabio Grossi. Amori, equivoci, colpi di scena, narrati con la mestria di un grande autore e realizzati in palcoscenico da un attore di cui si conosce il calibro e la professionalità. Non ci sono dubbi che Leo Gullotta sarà un Sir John davvero irresistibile. A ridosso della fine del mese, esattamente il 27 gen-
naio, per la Stagione Trento Oltre, sempre al Cuminetti, Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza, diretti da Alberto Oliva, saranno gli interpreti di “Il venditore di sigari” scritto da Amos Kamil. Nella Germania appena uscita dalla guerra due uomini soli si incontrani tutte le mattine in un negozio di tabacchi. Entrambi si portano dietro un pezzo di storia ed ■ un segreto.
Le allegre comari di Windsor 69
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di Fabio De Santi
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n mix di musica e risate con ar tisti come il cantautore capitolino Niccolò Fabi accompagnato dai fidi Gnu Quartet, il mitico Bobby Solo, il giovane cantautore The Niro per quanto riguarda la musica accanto a due appuntamenti nel segno del cabaret con i pazzerelloni Fichi d’India e Flavio Oreglio. Questi gli eventi della Festa Democratica sulla Neve che si terrà dal 13 al 23 gennaio sull’altipiano di Folgaria con gli spettacoli che si svolgeranno al Palaghiaccio. Si inizia il 14 gennaio con una serata colorata di rock che vedrà sul palco alcuni gruppi trentini insieme al cantautore rocker romano Davide Combusti in arte The Niro. Con il suo primo disco uscito nel 2008, The Niro a tutti gli effetti è stato l’artista esordiente del 2008 più apprezzato, i principali periodici musicali lo hanno ritratto come una rivelazione assoluta, dotato di fantasia melodica imprevedibile, capacità suggestive, un talento dal respiro internazionale. Il 19 tocca a Flavio Oreglio cantautore, comico e autore di diversi libri come “Non è stato facile cadere così in basso” in cui gioca con le parole in maniera graffiante ed ironica così come fa, imbracciando la sua chitarra, durante i suoi show. Spazio alla musica italiana degli anni Sessanta con lo show di Bobby Solo che suonerà il 20 gennaio. Bobby Solo si sta riproponendo con una serie di spettacoli nell’ambito del suo “Non solo lacrime e pianti tour“ in cui canta tutti i suoi intramontabili singoli da “Una lacrima sul viso” e “Zingara” a “Se piangi, se ridi” e “Gelosia”. Il tutto con 70
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fabi, fichi d’india e bobby solo ricco menu per la Festa Democratica sulla Neve che si terrà dal 13 al 23 gennaio sull’altipiano di Folgaria. Ci sono anche Flavio Oreglio e The Niro l’aggiunta di grandi standard pop e jazz, l’immancabile rock roll ed american graffiti sound, omaggi a Napoli, momenti di Night Classico made in Italy. Il 21 si torna a ridere con il duo dei Fichi d’India che tornano nella nostra provincia dopo il sold out fatto registrare nel 2009 a Levico Terme.
Ultimo evento quello del 22 gennaio con il cantautore Niccolò Fabi che in questa occasione si presenterà insieme al batterista Fabio Rondanini e allo Gnu Quartet, una formazione d’archi con cui spesso il cantautore collabora per dare sfumature cameristiche alle sue composizioni. La chitarra e la vo-
ce di questo artista si intrecciano così con una sensibilità assai diversa di una formazione che ama De Andrè, i Beatles, Debussy, Nyman e il jazz. Niccolò Fabi proporrà le canzoni del suo ultimo disco “Solo un uomo”, un lavoro, uscito a maggio 2009, che ha registrato un grande succes■ so.
Disco “trentino” per dance foR burgess
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otrebbero essere tranquillamente una band sbucata fuori da qualche cantina di Manchester o Londra. E invece la loro musica ha preso forma in una comune tra le colline, vicino a Lucca. Ma il riferimento geografico italiano non tragga in inganno. Nel DNA scorre il meglio della musica d’oltremanica, pensata con un’attitudine assolutamente inattaccabile perché vera, spontanea, sincera. Prima di arrivare al disco d’esordio alcuni passaggi per niente irrilevanti; nel 2009 si spostano a Londra e registrano l’EP d’esordio “Brattwell Session”. Dance For Burgess, dopo un breve periodo come trio, ritornano alla formula duo (Iacopo Bigagli e Marco Da Collina). Il sound si snellisce, la drum machine spinge, la chitarra diventa tagliente, grande e prepotente, il basso scandisce il tempo. È tempo di registrare… Rintanati in una baita sulle Dolomiti, in mezzo ai boschi e alla neve, i Dance for Burgess danno vita a “SSA“. I dieci brani sono stati registrati e mixati in 7 giorni in una baita immersa nel bosco di Lavarone, sotto una coltre di neve che non accennava a smettere. Dicono i DFB: “Abbiamo montato lo studio al piano di sopra della baita, vivendo allo stesso tempo spalla a spalla con amplificatori e chitarre e registrando alle ore più improbabili. Bobina e via, filosofia Mashhh! Records, Marco Ricci e Luigi Segnana ci hanno seguiti passo passo, lasciandoci fare, con pazienza e perseveranza”.
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www.valledinon.tn.it
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iamo in piena “Era Ciaspole”! Ebbene sì, quella per le racchette da neve oggi non è più una moda ma è diventata una delle passioni più amate dagli sportivi di tutt’Italia tanto che il termine “ciaspole” è oggi inserito a pieno titolo nel vocabolario della lingua italiana e la disciplina si prepara ad ottenere il riconoscimento ufficiale dal Coni. Insomma, sembra davvero che le ciaspole stiano sostituendo sci, pattini e slitte tra gli attrezzi invernali più amati di sempre. Per mettersi alla prova con questo divertente strumento il consiglio è quello di andare in Val di Non, la terra dove le ciaspole sono nate quasi quarant’anni orsono e dove sono state riscoperte in senso ludico-sportivo. Non a caso proprio in Val di Non si svolge la famosissima Ciaspolada, la madre di tutte le marcie con le racchette da neve. La 38 a edizione della Ciaspolada si svolgerà come sempre il 6 gennaio, giovedì, giorno dell’Epifania, con partenza da Romeno e arrivo a Fondo. Quest’anno la festa sarà ancora più grande; il 6 gennaio infatti si celebra anche il centenario della nascita
A TU PER TU CON LE CIASPOLe Val di non: A gennaio tanti appuntamenti con le racchette da neve
della maglia azzurra, la storica casacca della nazionale italiana, e per l’occasione la neve della Ciaspolada si vestirà di blu: tutti gli iscritti alla manifestazione infatti riceveranno un pettorale e un berrettino blu in omaggio ai cento anni dell’azzurro italiano (www.ciaspolada.it).
Tornando alla Val di Non e alle ciaspole, sono molte altre le feste sulla neve organizzate durante i mesi invernali. Sull’Altopiano della Predaia, ad esempio, il 22 gennaio si svolge la “Fiaccolata in ciaspole al Chiaro di Luna” con partenza dal Rifugio “Ai Todes-ci” di Tres alle 19,
mentre il 30 gennaio è in calendario la 5a edizione di “In Predaia con le Ciaspole” la consueta passeggiata tra i panorami innevati e i rifugi della Predaia (per entrambe le manifestazioni info su www.predaia.com). Da non perdere, poi, tutte le date programmate dall’Apt Val di Non che anche quest’anno ha ideato una ricca proposta di Escursioni Guidate con le Ciaspole in compagnia della Guida Alpina. Fino al 26 marzo sarà possibile scoprire i panorami più belli della Val di Non in una serie di uscite alla portata di tutti: famiglie, sportivi, giovani e meno giovani. Gli appuntamenti si svolgono al sabato e alla domenica e spaziano dalle escursioni mattutine al levar del sole, alle uscite serali al chiaro di luna che si concludono con ottime cene tipiche preparate nei rifugi della zona. ■
Faunalpina Incontri ed emozioni foto di arturo rossi testi di sandro zanghellini
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le Antiche Madonne d’Abruzzo a Trento
L
a scultura lignea ha attraversato secoli di storia
dell’arte ponendosi come maggioritaria rispetto ad altri materiali finché la pietra, simbolo di immortalità, ne ha preso il sopravvento. Soprattutto nel medioevo tale pratica artistica ha offerto immensi capolavori e testimonianze di un sacro diffuso dalle grandi cattedrali fino alle più piccole chiese alpestri o di campagna. Il Castello del Buonconsiglio ha voluto rendere omaggio a questa modalità espressiva del sacro ospitando una mostra dedicata ai capolavori di scultura lignea salvati dal terremoto che ha colpito
Coral torrents alla btb di borgo v.
S
i intitola romanticamente "Senzaluna", la mostra personale che Coral Torrents ha presentato nella sede della Banca di Trento e Bolzano a Trento. Ora l’esposizione diventa itinerante. Dopo quindi l’accoglienza ricevuta nella sede di Trento, l’Istituto di credito ha voluto riproporla nella sede di Borgo Valsugana, dove è stata inaugurata sabato 18 dicembre, durante l’apertura straordinaria del sabato delle banche, e rimarrà aperta fino al 6 gennaio. In questa personale, Coral Torrents presenta due cicli di pittura, diversi, ma simili nell’approccio all’idea d’infinito che l’artista affronta. Da una parte i “Cosmi” e dall’altra “Tutte le mattine del mondo”: lo spazio e il tempo. L’infinito e l’eternità. Concetti sempiterni che nel corso dei secoli hanno sempre affascinato gli esseri umani, ad ogni latitudine.
l’Aquila e l’Abruzzo in generale. Con il titolo
Antiche Madonne d’Abruzzo. “Dipinti e sculture lignee medioevali dal Castello de l’Aquila”, curata da Lucia Arbace della Soprintendenza dell’Abruzzo (catalogo Allemandi), sono esposte una ventina
che coprono l’arco che va dal XII secolo al XVI secolo, attraversate da influenze e stili diversi. Si va dall’arte bizantina che rappresenta un riferimento stilistico fondamentale nel XIII secolo fino al periodo
tra sculture lignee e dipinti su tavola
gotico di matrice francese per approdare nell’età
riguardanti quel magico periodo storico
rinascimentale alla scultura lignea policroma.
fatto di realismo ma anche tanto di
A partire dal 1520, l’Aquila si apre alla pittura
fantasia e immaginazione che va sotto
proveniente dall’ambiente artistico romano. In
il nome di medioevo. Accompagna la
seguito giungeranno gli artisti fiamminghi diretti
mostra un filmato che testimonia il ruolo
a Napoli, testimoniati in alcune splendide opere.
svolto dai vigili del fuoco per salvare
Tra le sculture spicca la Madonna di Lettopalena,
queste opere dal Museo Nazionale
risalente alla fine del secolo XII, assoluto capolavoro
d’Abruzzo e temporaneamente collocate
che trova in Abruzzo un unico termine di paragone
presso il Castello di Celano, una sezione
nella stupenda Madonna di Castelli, assimilata per
del Museo Nazionale della Marsica.
la sua bellezza ai rilievi della cattedrale di Chartres.
Opere dal forte carattere devozionale
La mostra chiude il 1 maggio.
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trentinomostre Proseguono invece fino al 12 febbraio due belle e inusuali mostre tenute rispettivamente presso la Galleria Il Castello e lo Studio Bibliografico Adige nella sua sede di Via Madruzzo 33. Si tratta delle esposizioni che raccontano la storia degli
Incisori trentini tra ‘800 e
‘900 curata da Fiorenzo Degasperi che ha predisposto per l’occasione il catalogo e il glossario che ci fa conoscere le tecniche incisorie, un mondo quasi del tutto dimenticato dall’arte. Con questa mostra si vuole testimoniare la ricca produzione incisoria degli artisti trentini che hanno operato tra l’800 e il ‘900 utilizzando una pratica artistica oggi desueta, ma un tempo ricca di creatività e di abilità tecnico-pratiche. Il rapporto tra l’artista e l’incisione è un rapporto d’amore, di scambio affettuoso. Infatti il punto di partenza dei primi artisti incisori è quello di esplicitare un universo fatto di nascoste corrispondenze, di occulte simpatie in cui ogni cosa, ogni forza, appare come criptata, ermetica, e in cui si animano rapporti fra la sfera celeste ed il mondo terreno che solo l’uomo colto è in grado di percepire. Il tema della modificazione della matrice viene interpretato come una purificazione della materia e dell’anima. Attraverso i diversi stili e tecniche si potrà ammirare un corpus di centinaia di lavori riferiti alle incursioni effettuate dagli artisti nel campo incisorio. Tutte le tecniche incisorie sono utilizzate al fine di creare l’opera d’arte. Non si possono fregiare di esclusività e originalità in se stesse. Sono strumenti, prolungamenti delle braccia e degli occhi, della fantasia e dell’immaginario. Per questa loro strumentalità le tecniche incisorie sono assimilabili alle procedure alchemiche. Anche queste utilizzano la prassi alchemica per ricercare la pietra filosofale, vero e proprio soggetto della “cerca” materiale e spirituale. In mostra opere di Basilio Armani, Roberto Iras Baldessari, Carlo Bonacina, Luigi Bonazza, Lea Botteri, Carlo Cainelli, Ugo Claus, Bruno Colorio, Fortunato Depero, Eraldo Fozzer, Mariano Fracalossi, Umberto Moggioli, Guido Polo, Camillo Rasmo, Luigi Ratini, Aldo Schmid, Riccardo Schweizer, Oddone Tomasi, Remo Wolf e altri.
Arco Mostre Francesco Trentini Apertura: da lunedì 1 novembre 2010 a lunedì 28 febbraio 2011. Palazzo dei Panni - Realizzatore della statua dell’Arciduca Alberto d’Austria (Arco); vari monumenti ai caduti della prima guerra modiale a Calavino, Lasino, Ragoli, Breguzzo e Romarzollo. Info: 0464.583653 - 0464.573869 - www.galleriacivinca-arco.it - galleriacivica@comune.arco.tn.it Mostre Paesaggi di guerra Apertura: da sabato 13 novembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011. Spazio Casa Collini - La mostra, a cura del Museo Storico della Guerra di Rovereto e realizzata dal MAG in collaborazione con l’Associazione “Il Sommolago” presenta immagini del territorio attraversato dalla distruzione del primo conflitto mondiale e della successiva prima ricostruzione (documentazione fotografica di Arco e Valle di Ledro). Info: 0464.583653 - 0464.573869 www.galleriacivinca-arco.it - galleriacivica@comune.arco.tn.it - museo@comune.rivadelgarda.tn.it. Mostre L’ORA BLU. IL RACCONTO DEGLI INSETTI Borgo Santa Caterina. Apertura: fino a giovedì 31 marzo 2011. Museo Civico. Info: 0464-452800 - www. museocivico.rovereto.tn.it. Mostre CINEMAMUSEO - LAST BUT NOT LEAST Apertura: fino a domenica 9 gennaio 2011. Museo Civico - Sala convegni Museo. Selezione di opere cinematografiche in lingua italiana ed in lingua originale. Prenotazione richiesta. Mart-dom: ore 10 e ore 15.30. Info: 0464-452800 www.museocivico.rovereto.tn.it.
Borgo Valsugana Mostre Spaventapasseri Scarecrow 2010 Apertura: fino a domenica 27 marzo 2011. Arte Sella - La II edizione della mostra Spaventapasseri ospita le creazioni di Enrico Baleri, Chris Bangle, Valerio Cometti, Elio Fiorucci, Ruggero Giuliani e Tobia Scarpa. Ingresso libero. Ma-sa 10-12; do 15.30-18.30. Lunedì chiuso. Info: 3473841307 www. artesella.it - www.lacasadeglispaventapasseri.net. Mostre Coral Torrents Senzaluna Apertura: da sabato 18 dicembre 2010 a giovedì 6 gennaio 2011. Palazzo Bassetti, sede della Banca di Trento e Bolzano: mostra che raccoglie alcuni quadri scelti tra due diversi cicli pittorici accomunati da un soggetto principale, le profondi-
tà celesti, ma che si discostano per quanto riguarda l’ampiezza dello sguardo e la conseguente riflessione. Alcune di queste opere sono state recentemente esposte a Madrid, Bologna e Basilea..
Comano Terme Mostre ANNA MARIA TARGHER Apertura: da mercoledì 26 maggio 2010 a domenica 16 gennaio 2011. Grand Hotel Terme - Con questa esposizione Annamaria Targher sembra indagare il nesso tra le strutture preposte a determinate azioni e la capacità d’interpretazione delle stesse da parte dell’arte, se non l’interesse normale e ascritto dell’arte per la vita dell’uomo, il suo svolgimento, i ritmi: veri e propri rituali. A cura di Hans Jörg Gruber. Dalle 15 alle 19. Info: Tel. 0465 701421.
Costa di Folgaria Mostre Ninfee 2. 0 Apertura: da domenica 26 dicembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011. Museo di Maso Spilzi - personale di Annamaria Targher. Con la serie Ninfee 2.0 il fiore prende il sopravvento sullo sfondo, sull’habitat: una sovrabbondanza, anche numerica, che forse tradisce la reale perdita di senso del fiore che sembra affidare così la sua identità all’iterazione. Apertura tutti i giorni 10-12/14-17.
Isera Mostre “IN CANDOR DI NEVE” Margherita P. Mazzoni Apertura: da lunedì 6 dicembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011. Mostra allestita nell’androne di Palazzo Vannetti - sede della Cassa Rurale. Orari: 08-13 e 14.3017.30, tutti i giorni della settimana. Info: 0464/485485.
Mattarello Mostre mostra presepi Apertura: da sabato 18 dicembre 2010 a giovedì 6 gennaio 2011. Chiesetta di S. Vigilio, (adiacente all’omonimo Centro) - L’Associazione Italiana Amici del Presepio, sezione di Trento, presenta la mostra dei presepi. Per chi volesse partecipare deve contattare l’Associazione. Inaugurazione 18 dicembre alle 17 in Piazza Perini. 14.30-19; le domeniche 19, 26 e 2 gennaio anche la mattina 10-12. Info: 0461945110.
Mezzocorona Mostre rosalba trentini Apertura: fino a domenica 30 gennaio 2011. Spazio Bar Campetti, Centro Polivalente Sottodossi “Particolari” Personale di pittura. Dalle 9 alle 24. Lunedì chiuso.
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trentinomostre Miola Mostre EL PAÉS DEI PRESEPI: TRADIZIONI E MERCATINI NATALIZI A PINÉ Apertura: da sabato 1 a giovedì 6 gennaio. Vie del paese - nel periodo natalizio Miola si trasforma in un grande presepe. Passeggiando per le vie del paese potrete ammirare oltre 100 presepi artigianali realizzati dalle famiglie sotto casa, negli antichi portici, nelle finestrelle. Dalle ore 14.00 alle 18.30. A.p.T. 0461 557028.
Piedicastello Mostre PARTONO I BASTIMENTI Apertura: da sabato 18 dicembre 2010 a domenica 27 febbraio 2011. Gallerie - Una mostra per rivivere l’epopea dell’emigrazione italiana nelle due Americhe. Ingresso libero . Mart-dom: 9-18. Lun. chiuso. Tel. 0461/261015 - 221309 - info@ mitoeventi.it - www.mitoeventi.it.
Pracorno Mostre MOSTRA SUI DIRITTI UMANI Apertura: da sabato 27 novembre 2010 a lunedì 28 febbraio 2011. Mulino Ruatti - L’allestimento propone scatti di artisti e fotografi provenienti da tutto il pianeta, realizzati da chi da sempre lavora sul tema dei diritti umani e la loro storia. Immagini che sono state raccolte in un volume-catalogo. Ingresso è gratuito.. Sabato e domenica: 9-12 e 14.30-17. Prenotazione per gli altri giorni: 345.2147817.
Riva del Garda Mostre Paesaggi di guerra Apertura: da sabato 13 novembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011. Museo - La mostra, a cura del Museo Storico della Guerra di Rovereto e realizzata dal MAG in collaborazione con l’Associazione “Il Sommolago” presenta immagini del territorio attraversato dalla distruzione del primo conflitto mondiale e della successiva prima ricostruzione (documentazione fotografica di Arco e Valle di Ledro). Info: 0464.583653 - 0464.573869 www.galleriacivinca-arco.it - galleriacivica@comune.arco.tn.it - museo@comune.rivadelgarda.tn.it. Mostre Mostra fotografica Apertura: da sabato 13 novembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011. Museo La Rocca - Paesaggi di guerra. Mostre “DEL POSTO, la montagna e la sua gente” Apertura: da giovedì 2 dicembre 2010 a martedì 15 febbraio 2011. Astoria Park Hotel - Mostra fotografica di Michele Miorelli. Info:
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Tel: 0464.554444 - www.gardatrentino.it - info@gardatrentino.it.
Rovereto Mostre Musei nel XXI secolo: Idee Progetti Edifici Apertura: fino a domenica 2 gennaio 2011. MART, corso Bettini 43 - una mostra dell’Art Centre Basel. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it - www. comune.rovereto.tn.it. Mostre Mario Botta. Architetture 1960-2010 Apertura: fino a domenica 23 gennaio 2011. Mart, corso Bettini 43 - Direzione scientifica Gabriella Belli. Progetto di Mario Botta. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it - www. comune.rovereto.tn.it. Mostre The Panza Collection Apertura: fino a domenica 27 febbraio 2011. Mart, corso Bettini 43 - Conceptual Art. Progetto di Giuseppe Panza di Biumo. Info: 0464452253, e-mail: cultura@comune. rovereto.tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Mostre Dana Schutz Apertura: fino a domenica 9 gennaio 2011. Mart, corso Bettini 43 Contemporanea a cura di Gabriella Belli e John Hutchinson, in collaborazione con: Dublin, The Douglas Hyde Gallery, Trinity College. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Mostre Maurizio Boscheri Apertura: da sabato 27 novembre 2010 a sabato 15 gennaio 2011. Biblioteca civica G. Tartarotti di Rovereto, presso il polo museale del Mart - La mostra personale, che si intitola “Mimesi, repertorio simbolico del mondo naturale”, si basa su una nuova concezione di figurazione non interessata alla resa fedele del dato reale bensì all’attribuzione di un significato altro al soggetto rappresentato, quasi sempre un animale esotico. Da lunedì a sabato 9-22. Info: www.maurizioboscheri.it info@maurizioboscheri.it tel. 0471 818233 cell. 349 5654485. Mostre Compagni di viaggio: Tullio Crali futurista Apertura: fino a domenica 6 marzo 2011. Casa d’Arte Fortunato depero, via POrtici 38 - A cura di Nicoletta Boschiero. Dalle 10 alle 18 (lun. chiuso). Mostre FIUME! SCENE, VOLTI, PAROLE DI UNA RIVOLUZIONE IMMAGINATA 1919-1920 Apertura: fino a domenica 5 giugno 2011. Museo della Guerra, Via
Romualdo Prati e la “pittura bizzarra”
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ome molti artisti trentini, anche la vita di Romualdo Prati non è riuscita a fuggire all’inesorabile falce della morte quando ancora aveva tanto da comunicare all’ambiente artistico. Era nato il 3 febbraio 1874, vicino Salisburgo, figlio di un ferroviere di Caldonazzo, Probo Prati e della praghese Natalia Franick, nipote di una casa illustre di artisti caldonazzesi che trova in Eugenio Prati e Giulo Cesare Prati i capostipiti. La sua pittura, nata negli ampi studi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia trova inizialmente nella linea la sua sicurezza. Poi nella concezione dello spazio. Bisognerà però aspettare la sua permanenza a Porto Alegre, capitale del Rio Grande del Sud, nella terra brasiliana per ben dieci anni per trovare la maturità artistica. Una volta a Parigi, si apre al mondo. Si iscrive all’Accademia di Belle Arti. Non pago partecipa ai corsi privati tenuti da Eugène Carrière. Chi è costui? È uno dei più fecondi rappresentanti del movimento simbolista francese. Si trova quindi ad operare nello studio che ha visto lavorare Henri Matisse e Andrè Derain, i fautori dell’esplosione cromatica “fauve”. Nel 1906 presenta al Salon des artistes Indépendants di Parigi, presieduto da Paul Signac, l’opera Pomeriggio al sole o Autunno. Gli fa compagnia il dipinto La joie de Vivre di Henri Matisse. Poco più in là le opere di Georges Braque, Edward Munch, Robert Delaunay. Nel 1914, allo scoppio della guerra tra Austria e Francia, ritorna a Caldonazzo e, per evitare le nubi tempestose che si addensano anche qui in Valsugana, fugge a Venezia passando dalla Svizzera. Vi rimane alcuni mesi per poi recarsi a Firenze. Quindi scende lungo lo stivale e approda a Roma – siamo nel 1919 – in Via Margutta. L’amico Camillo Innocenti apre a Romualdo la porta del divisionismo. Le partecipazioni a mostre personali e collettive, si sprecano. Nell’estate del 1930, assieme al cugino Angelico Prati, figlio del pittore Eugenio, arriva in Valsugana, a Villa Agnedo. È sofferente, ammalato. Quando ritorna a Roma ha cinquantasei anni, e la morte si sta insinuando tra le macere lenzuola. (f.d.)
trentinomostre Castelbarco 7 - Nel 1919-1920 gli accordi di pace di Versailles assegnarono la città di Fiume al neonato stato jugoslavo. Alcune migliaia di soldati, di intellettuali e di militanti rivoluzionari guidati da G. D’Annunzio occuparono la città proclamandola italiana. La mostra racconta quella vicenda che si colloca fra dopoguerra e fascismo attraverso immagini, documenti e i proclami del “poeta soldato”. Mar-dom 10-18; chiuso lunedì. Mostre Modigliani Scultore Apertura: da sabato 18 dicembre 2010 a domenica 27 marzo 2011. MART, corso Bettini 43 - Progetto ideato Gabriella Belli con il supporto di un comitato curatoriale coordinato da Flavio Fergonzi e Alessandro Del Puppo di cui fanno parte Brigitte Léal Schmidt, Kenneth Wayne. Info: 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto. tn.it - www.comune.rovereto.tn.it. Mostre OLTRE QUEL MURO - DONNE E UOMINI CHE SI OPPOSERO ALLE SS; LA RESISTENZA NEL CAMPO DI BOLZANO 1944-45 Apertura: da martedì 25 gennaio a martedì 8 febbraio. Sala comunale Roberto iras Baldessari, via Portici, 25 mostra a cura dell’ A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sez. A. Bettini Rovereto e Vallagarina. Mar-ven 15-19; sab e festivi 10-12 e 15-19; lun chiuso. Info: 0464- 434875.
Rovereto Mostre Iras Baldessari Apertura: fino a giovedì 20 gennaio 2011. Studio 53 Arte di Roberto Pizzini, corso Rosmini 53/5 - 77 disegni di Rovereto e Trento a cura di Maurizio Scudiero. Mart-sab: 16-19. Info: 0464 480547 - 333 9624560 - 53arte@virgilio.it. Mostre NOBEL NEGATI ALLE DONNE DI SCIENZA. TRA PENSIERO MASCHILE E PENSIERO FEMMINILE Apertura: da mercoledì 1 dicembre 2010 a domenica 13 marzo 2011. Palazzo Alberti, corso Bettini, 41 - Mostra temporanea Museo Civico, CIMeC, MART, Museo della Guerra. Mart-dom: 9/12 e 15/18, lunedì chiuso. Info: tel. 0464-452253, e-mail: cultura@comune.rovereto.tn.it - internet: www.comune.rovereto.tn.it. Mostre Compagni di viaggio Apertura: da mercoledì 1 dicembre 2010 a domenica 6 marzo 2011. Casa Depero, via Portici, 38 - Tullio Crali futurista. A cura di Nicoletta Boschiero. Mart-dom: 10-18, lunedì chiuso. Info: tel. 0464-452253, e-mail: cultura@
comune.rovereto.tn.it - internet: www.comune.rovereto.tn.it.
Ruffrè Mostre PRESEPI NEI MASI DI RUFFRE’ -MENDOLA Apertura: da lunedì 20 dicembre 2010 a lunedì 31 gennaio 2011. Itinerario tra i caratteristici presepi allestiti nei vari masi del paese. Possibilità di effettuare il percorso in carrozza, su prenotazione al cell. 335 434161 (Massimo). I primi giorni di gennaio si terrà una fiaccolata attorno ai presepi di Ruffrè-Mendola accompagnati dai pastori e zampognari. Info: Pro Loco Ruffré -Mendola tel. 0463 870027.
Tesero Mostre mostra di presepi Apertura: da domenica 5 dicembre 2010 a 9 gennaio 2011. Casa Jellici e i presepi nelle corte. Presepio a grandezza naturale in Piazza Cesare Battisti.
Trento Mostre Mito, allegoria e natura Apertura: fino a lunedì 10 gennaio 2011. Palazzo Trentini ospita circa 40 opere di tre artisti vissuti a cavallo del Novecento: Luigi Bonazza, Josef Maria Auchentaller, Artur Nikodem. Ingresso libero. Lunsab 10-18. In via eccezionale a dicembre la mostra rimarrà aperta anche nelle domeniche 12 e 19 con lo stesso orario. Mostre Paolo Tomio Morfologie luminose Apertura: da sabato 2 ottobre 2010 a martedì 11 gennaio 2011. Grand Hotel Trento, Via alfieri 1: La ricerca di Paolo Tomio sviluppa le potenzialità delle tecnologie digitali per elaborare opere caratterizzate da forme derivanti dalla geometria. In Morfogenesi luminose le forme astratte che crescono nello spazio, spesso lo debordano, in modo spontaneo e imprevedibile. Mostre Gustav Metzger. Decades 1959-2009 Apertura: da venerdì 8 ottobre 2010 a domenica 16 gennaio 2011. Fondazione Galleria Civica - Per la prima volta in Italia, la più ampia mostra personale mai realizzata dedicata ai cinquant’anni di attività di Gustav Metzger (Norimberga, Germania 1926). Una serie di opere, selezionate dall’artista per gli spazi della Fondazione, ripercorrerà le tappe salienti della sua ricerca, attraverso i temi e le metodologie del suo fare arte, dal 1959 a oggi. Ingresso gratuito. Mart - dom 10-17, lun chiuso. Tel: 0461 985511.
Mostre Neboj?a Despotovi? Velvet Glove Apertura: da sabato 13 novembre 2010 a sabato 29 gennaio 2011. Arte Boccanera Contemporanea - Personale di Neboj?a Despotovi? “Velvet Glove”, prima mostra del giovane artista serbo nei propri spazi. Mart- sab 11-13 / 16-19; dom, lunedi e festivi su appuntamento. T/F 0461 984206 - cell. 340 5747013 - arteboccanera@gmail.com - www. arteboccanera.com. Mostre INCISORI TRA ‘800 E ‘900 Apertura: da sabato 27 novembre 2010 a sabato 12 febbraio 2011. Galleria d’Arte Il Castello e lo Studio Bibliografico Adige, Via Madruzzo 33 - Esposizioni che raccontano la storia degli “Incisori trentini tra ‘800 e ‘900” curata da Fiorenzo Degasperi. Studio Bibliografico Adige: lun-sab 9.30-12 e 15.3019 (lun mattino chiuso). Galleria d’Arte Il Castello: lun-sab 1012.30 e 16-19.30 (lun mattino chiuso). Info: tel: 0461-090223. Mostre IN VIAGGIO VERSO L’IGNOTO Apertura: fino a sabato 30 aprile 2011. Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, sotto piazza Cesare Battisti - L’archeologia fotografata da Elena Munerati”. Mar-dom: 9-13/14-17.30. Tel. 0461 492161. Mostre Antiche Madonne d’Abruzzo. Dipinti e sculture medievali dal Castello de L’Aquila Apertura: fino a mercoledì 1 giugno 2011. Castello del Buonconsiglio - mostra dedicata ai capolavori di scultura lignea salvati dal terremoto che ha colpito L’ Aquila. Tel +39 0461 233770 - e-mail: info@ buonconsiglio.it. Mostre MIRACOLI DI LEGNO Apertura: fino a domenica 13 febbraio 2011. Gallerie di Piedicastello - Mostra sulle chiese tradizionali di Romania. È la più grande e completa documentazione fotografica e per immagini, delle chiese tradizionali di Romania, patrimonio dell’umanità, protetto dall’UNESCO. Ingresso libero. Mart-dom 9-18. Info: tel 0461 230482 - info@ museostorico.it . Mostre Everyville Apertura: fino a domenica 9 gennaio 2011. Gallerie di Piedicastello - Everyville è un viaggio interdisciplinare che attraversa Trento, indagando il rapporto emotivo tra gli abitanti e la loro città. E’ un percorso che chiede allo spettatore di sospendere ogni approccio quotidiano e funzionale allo spazio urbano.. Ingresso libero. Orario 9-18. artisticdirection@maliweil.org.
Mostre DONALD BAECHLER: Girls, Girls, Girls Apertura: da martedì 14 dicembre 2010 a sabato 26 febbraio 2011. Studio d’arte Raffaelli inaugura la mostra personale di Donald Baechler dal titolo “Girls, Girls, Girls”. L’arte americana torna nelle sale di Palazzo Wolkenstein; una ventina di lavori inediti realizzati appositamente per questa esposizione dall’artista newyorkese. Lun-sab 10/13 e 16/19.30. Info: 0461 982595 - studioraffaelli@tin. it - www.studioraffaelli.com. Mostre Lo stesso suolo, lo stesso nome. Immagini di Trento dal XVI al XX sec. Apertura: da venerdì 17 dicembre 2010 a venerdì 21 gennaio 2011. Biblioteca Comunale, Via Roma; Sala degli affreschi - Xilografie, calcografie, litografie e cartoline illustrate, provenienti dalle collezioni iconografiche della Biblioteca comunale di Trento. Lunedì - venerdì: 9-20; sabato 9-18. info@ bibcom.trento.it. Mostre HIDDEN PLACE TEMPORARY ART GALLERY Apertura: da domenica 19 dicembre 2010 a sabato 15 gennaio 2011. Corso Tre Novembre 72 - Germano Wolf propone una nuova emozione artistica. Gli artisti che hanno voluto aderire al progetto sono Andrea Bombardelli, Roberto Gamberoni, Valentina Gottardi, Elena Negriolli Ugel e Fabrizio Nulli. Per due mesi esporranno, assieme a Wolf, opere che spaziano dalla pittura alle video installazioni, dalle fotografie polaroid alle stampe digitali. Orari: lun - sab 10-19. Info: 349 7447668 - info@gwenornothing.com - germanowolf70@gmail.com. Mostre Ceramiche di Fabrizio Marizza Apertura: da lunedì 3 a venerdì 21 gennaio. Barycentro, P.za Venezia 34 a Trento - “Maschere apotropaiche di ieri e di oggi”. Fra tutti i partecipanti all’inaugurazione, l’artista sorteggerà un suo ciondolo in ceramica preparato appositamente per l’occasione. Lun 9-16, martven 9-22; sab 9-15.
Val di Sella Mostre Mushrooms Cloud Apertura: da domenica 27 giugno 2010 a lunedì 21 marzo 2011. Malga Costa. Dalle 10 alle 18.
Villa Lagarina Mostre Boato: Terra e Acqua Apertura: fino a domenica 9 gennaio 2011. Palazzo Libera - esposizione. Mart-ven 14-18; sab-dom 10-12.30 / 14-18; lun chiuso.
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trentinoappuntamenti
un nuovo anno zeppo di nuove proposte
I
l nuovo anno non coglie impreparato TrentinoMese, pronto a proporre appuntamenti classici e novità anche per il 2011.
Torna uno degli appuntamenti oramai classici dell’inverno musicale trentino; quello con la rassegna concertistica “I
Concerti della
Domenica”. Una serie di appuntamenti,
dedicata alla memoria di Giuseppe Mazzeo per anni anima di questa rassegna giunta alla sua XXVIII stagione. Si comincia Si comincia il 9 gennaio con il
celebre “Werther” di Jules Massenet. Si apre, invece, mercoledì 12 gennaio, con il concerto del “Quartetto Fauré”, la stagione
2011 della Filarmonica di Trento che in quello che è il suo 216° anno di attività, si propone
Maura pettorruso
D
opo essersi diplomata presso la Scuola triennale di recitazione Teatranza ArteDrama di Moncalieri (To), continua il suo percorso formativo partecipando a numerosi stage e master: Uso della voce presso il Tangram Teatro di Torino, Commedia dell’arte con Eugenio Allegri e Mauro Piombo, Teatro-Danza con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, Regia teatrale con Paolo Landi e Vieceslav Gvozdkov, Canto con Sabrina Modena. Dal 1998 lavora in seno a numerose compagnie e diverse produzioni, prima in Piemonte e poi proseguendo la sua attività in Trentino Alto Adige. Gli ultimi spettacoli a cui ha preso parte sono Scene da un matrimonio, di I. Bergman, per la regia di Rocco Sestito (debutto aprile 2008 al teatro Cuminetti di Trento); La morte e la fanciulla, di A. Dorfman, per la regia di Rocco Sestito (debutto ad aprile 2009 nella stagione TrentoOltre di TeatriPossibili e del Centro Santa Chiara di Trento); Dormono tutti sulla collina, spettacolo scritto e interpretato da lei sulla figura di Fernanda Pivano; La porta aperta, una produzione Macelleria Ettore, per la regia di Carmen Giordano, in residenza a Fies Drodesera a settembre 2009; Girotondo, di A. Schnitzler, regia di Mirko Corradini, produzione EstroTeatro (debutto a maggio 2007 nella stagione TrentoOltre di Teatri Possibili); Tana libera tutti, per il testo e la regia di Maura Pettorruso nella produzione EstroTeatro sulla realtà ugandese e africana, spettacolo sostenuto dall’assessorato alla Solidarietà Internazionale della Provincia di Trento, e numerose altre produzioni. È fondatrice e presidente dello Spazio OFF di Trento.
agli appassionati del Trentino con una Stagione di alto profilo che spazia a tutto campo nella musica cameristica.
Per quanto riguarda il teatro, Maura
Pettorruso porta a teatro il mondo
ed Enzo Garinei. Con loro anche la simpatica Marisa Laurito. Ricco menu anche per la Festa Democratica sulla Neve, che si terrà dal 13 al 23 gennaio
di Virginia Woolf con lo spettacolo "La stanza di
sull’altipiano di Folgaria. Oltre ai Fichi
Orlando". Per la stagione principale, gli spassosi
e alle canzoni di Niccolò Fabi ci saranno anche Flavio
Oblivion propongono musica e gag nel loro
Oreglio, The Niro e il mitico Bobby Solo.
“Oblivion
show”. Ma non è tutto. Ci sono
anche Leo Gullotta in versione shakespeariana ne “Le allegre comari di Windsor” e l'inossidabile “Aggiungi
un posto a tavola” che
d'India
Per la danza, il 24 gennaio al teatro Sociale di Trento potremo assistere a una di queste interpretazioni con la messa in scena di Otello, eseguito dal prestigioso Balletto di Roma
da martedì 11 gennaio a domenica 16 riproporrà
Una piccola segnalazione, infine, per la letteratura:
le vicende di don Silvestro e del suo paese, scelti
mercoledì 5 gennaio alla Sala S. Sisto di Caldonazzo,
dal Padreterno per costruire una nuova Arca. Lo
Tersite Rossi (al secolo Marco Niro e Mattia
spettacolo, proposto dal Teatro Sistina, scritto da
Maiustri) presentano il loro acclamato romanzo “È già
Garinei e Giovannini vede in scena Gianluca Guidi
sera, tutto è finito”.
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trentinoappuntamenti 1 sabato Danza National Folk Dance Ensemble of Croatia LADO Trento. Dalle 16. Auditorium Santa Chiara - Speciale Capodanno. Tel: 0461 981853. Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Musica Concerto di Capodanno Arco. Ore 17. Casinò Municipale.
2 domenica Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Musica concerto inizio anno Sanzeno. Ore 21. Basilica dei S.S.Martiri - concerto di Musica Sacra del Gruppo Caronte con due voci,arpa e pianoforte. Gruppo Caronte: Won Mi-Jung soprano; Piergiorgio Pardo jazz voice; Elena Trovato arpa; Luigi Signori pianoforte Musica APERITIVO ACUSTICO Baselga di Piné. Dalle 18 alle 20. Chalet de la Mot - un gustoso aperitivo in compagnia di buona musica. Chalet de la Mot pivastefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook.
3 lunedì Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Musica «Orchestra Haydn» Cavalese. Ore 21. Palacongressi - Giuliano Betta, direttore, Anett Fritsch, soprano, Michael Kupfer, baritono. Musiche di J. Strauss jr., J. Strauss, F. Lehár, K. Millöcker. Tel. 0471 975031; E-mail: info@ haydn.it.
4 martedì Cultura ALLA SCOPERTA DEL CIELO Cembra. Ore 20.30. Loc. Le Cavade - osservazione guidata del cielo e degli astri presso l’Osservatorio di Cembra. Ingresso libero. Info: Sergio Dalla Porta 0461 683465.
Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net.
5 mercoledì Cultura Presentazione libro Caldonazzo. Ore 20.30. Sala Marchesoni Casa Boghi - “E’gia’ sera, tutto è finito”di Tersite Rossi, pseudonimo di Mattia Maistri e Marco Niro - giovani giornalisti/ scrittori trentini. Accompagnerà la serata Milo Brugnara. www. tersiterossi.it. Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net.
6 giovedì Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Folklore AR...RIVA IL NATALE Riva del Garda. Vie del Centro Feste Suonate. Musica ed animazione itinerante. Musica Recital Natalizio Ville Del Monte. Ore 14.30. Chiesa - con i bambini della Catechesi. Musica GRAN GALÀ DELL’EPIFANIA Rovereto. Ore 16. Auditorium Fausto Melotti - con la Musica Cittadina Riccardo Zandonai. Per i più piccoli Il Professor Insalatoni Drena. Ore 15. Sala Polivalente Spettacolo per bambini. Teatro IL CANTICO DI FRATE SOLE Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti - spettacolo con la Compagnia Danza Viva di M. Grazia Torbol. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza per l’avvio di un centro educativo ad Haiti tramite la campagna Tende di Natale promossa da Edus. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Teatro OBLIVION SHOW Trento. Dalle 16. Auditorium Santa Chiara - The Blue Apple e Il Rossetti - Teatro Stabile del Friuli Venezia-Giulia. Tel: 0461 981853.
7 venerdì Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Musica MUSICA DAL VIVO Baselga di Piné. Ore 23. Bar Spiaggia - serata con musica dal vivo. Andrea 339 1114244. Teatro OBLIVION SHOW Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara - The Blue Apple e Il Rossetti - Teatro Stabile del Friuli Venezia-Giulia. Tel: 0461 981853.
8 sabato Cabaret SUPERMARIO E IL SUO CABARET “SIAMO FATTI COSI” Cognola. Ore 20.45. Teatro, Scuola Media Argentario. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it. Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Musica CONCERTO LIVE Baselga di Piné. Ore 22. Chalet de la Mot - serata con musica dal vivo. Chalet de la Mot piva-stefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook. Musica APERITIVO ACUSTICO Baselga di Piné. Dalle 18 alle 20. Chalet de la Mot - un gustoso aperitivo in compagnia di buona musica. Chalet de la Mot pivastefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook. Musica BAROCCO TEDESCO ... DAL PIÙ CELEBRE AL PIÙ RARO Rovereto. Ore 20.15. Chiesa S. Caterina - concerto del Gruppo strumentale R. Dionisi. Associazione Cameristica Rovereto. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464452253. Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Casatta diValfloriana. Ore 20.30. Teatro di Artemio Giovagnoni - traduzione e adattamento di Carlo Giacomoni. Filo “Concordia ‘74” di Povo. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it.
Teatro EL PERO POCIO E SO FRADEL GEMEL Nave S. Rocco. Ore 20.45. Teatro - di Mario Roat. “Filogamar” di Cognola. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro LE ME TOCCA TUTTE Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Loredana Cont. Filo “S. Ermete” di Calceranica. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro CLASSE DI FERRO Civezzano. Ore 20.45. Teatro Comunale “Luigi Pirandello” - di Aldo Nicolaj. Compagnia Teatrale “Sipario Amico” di Merano. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro 4 ATTORI IN CERCA D’AUTORE Preore. Ore 20.30. Teatro di Preore - di Michele Pandini. Filodrammatica di Lizzana. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it. Teatro PAREVA ‘NA BELA IDEA Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elemetari - di Loredana Cont. Filodrammatica Parrocchiale di Ruffrè Mendola. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro DA GIOVEDI’ A GIOVEDI Mori. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Aldo De Benedetti. Compagnia “Gustavo Modena” di Mori. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it. Teatro DORMONO TUTTI SULLA COLLINA Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - spettacolo teatrale ispirato alla vita di Fernanda Pivano con Marta Pettorusso e musica dal vivo con Gabriele Muscolino, Marco Stagni e Daniele Filosi. Ingresso: € 8 tesserati, € 10 non tesserati. Organizza: Sorgente ‘90 in collaborazione con Trento Spettacoli. Info: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it. Teatro ragazzi Viene buio viene luce Riva del Garda. Ore 16.30. Sala Assembleare Comprensorio - Teatro a Gonfie Vele. Franny & Zooey - Udine. Teatro ragazzi STRIP Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - Compagnia Unoteatro Stilema. Ricordi di bambini. Spettacolo d’attore e oggetti di e con Silvano Antonelli. Tel: 0461 981853.
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trentinoappuntamenti
Sala per banchetti e cerimonie Trento c/o Aeroporto “G. Caproni” tel. 0461/944999
9 domenica Folklore presepe in movimento Ossana. Dalle 14 alle 18. Chiesa S. Vigilio, sala adiacente: apertura del “presepe in movimento”. Info: Tel. 0463.901280 - sole@valdisole.net. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - “Werther” in concerto di Jules Massenet. Musica CONCERTO DI CAPODANNO Rovereto. Ore 16.30. Auditorium Fausto Melotti - con il Corpo Bandistico G. Pederzini di Lizzana. Consulta Anziani. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Per i più piccoli Canti e racconti a colori Arco. Ore 15.30. Casinò Municipale - XVI Edizione Domeniche in Musica. Le fiabe rosse. Teatro LA FATA MORGANA Gardolo. Ore 16. Teatro - I Burattini di L. Gottardi (spettacolo di burattini). Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro IL SIGNORE E’ SERVITO Calceranica. Ore 17. Teatro S. Ermete - Compagnia Teatrale “Virtus in Arte” Malè. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it.
Teatro ragazzi STRIP Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - Compagnia Unoteatro Stilema. Ricordi di bambini. Spettacolo d’attore e oggetti di e con Silvano Antonelli. Tel: 0461 981853.
11 martedì Musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Teatro Sistina, Roma. Commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri. Liberamente ispirata a ˝After me the deluge˝ di David Forrest. Con Gianluca Guidi e Enzo Garinei. Tel: 0461 981853.
12 mercoledì Musica Quartetto Fauré Trento. Ore 20.45. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Erika Geldsetzer, violino; Dirk Mommertz, pianoforte; Sascha Frömbling, viola; Konstantin Heidrich, violoncello. Tel. 0461.985244; email: info@filarmonica-trento.it; www.filarmonica-trento.it. Musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Teatro Sistina, Roma. Commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri. Liberamente ispirata a ˝After me the deluge˝ di David Forrest. Con Gianluca Guidi e Enzo Garinei. Tel: 0461 981853.
Teatro VOGLIA DI TENEREZZA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - con Anna Galiena, Karin Proia, Fabio Sartor. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464452253.
13 giovedì Musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Teatro Sistina, Roma. Commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri. Liberamente ispirata a ˝After me the deluge˝ di David Forrest. Con Gianluca Guidi e Enzo Garinei. Tel: 0461 981853. Teatro Pareva na bela idea Arco. Ore 20.30. Teatro tenda campo sportivo Baone - Commedia teatrale di Loredana Cont. Sagra dei Santi Antonio e Marcello. Teatro STANZA DI ORLANDO Trento. Ore 21. Teatro Cuminetti Trentooltre - spettacolo da Virginia Woolf. Regia e drammaturgia di Carmen Giordano Con Maura Pettorruso. Tel/Fax 0461/924470 - info@teatroportland.it - www.teatroportland.it. Teatro VOGLIA DI TENEREZZA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - con Anna Galiena, Karin Proia, Fabio Sartor. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464452253.
14 venerdì Musica The Niro Folgaria. Festa della Neve - Serata colorata di rock che vedrà sul palco alcuni gruppi trentini insieme al cantautore rocker romano Davide Combusti in arte The Niro. Musica MUSICA DAL VIVO Baselga di Piné. Ore 23. Bar Spiaggia - serata con musica dal vivo. Andrea 339 1114244. Musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Teatro Sistina, Roma. Commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri. Liberamente ispirata a ˝After me the deluge˝ di David Forrest. Con Gianluca Guidi e Enzo Garinei. Tel: 0461 981853.
15 sabato Sala riunioni - Sala Banchetti TRENTO Via Pomeranos, 2 Loc. Mattarello Tel. 0461/944545 www.adigehotel.it
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Musica ARTICOLO 3NTINO Cognola. Ore 20.45. Teatro, Scuola Media Argentario - Concerto e Cabaret. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it.
Musica The sparadraps Arco. Ore 21. Teatro tenda - Musica dal vivo (Nell’ambito della Sagra dei Santi Antonio e Marcello con musica, giochi, cucina tipica. Tutto il giorno). Musica CONCERTO LIVE Baselga di Piné. Ore 22. Chalet de la Mot - serata con musica dal vivo. Chalet de la Mot piva-stefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook. Musica MODENA GRINGO IN CONCERTO Faver. Ore 21.30. Molin de Portegnach - concerto rock. Ingresso: € 4 tesserati, € 5 non tesserati. Organizza: Sorgente ‘90. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it. Musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Teatro Sistina, Roma. Commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri. Liberamente ispirata a ˝After me the deluge˝ di David Forrest. Con Gianluca Guidi e Enzo Garinei. Tel: 0461 981853. Opera lirica LA TRAVIATA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - di Giuseppe Verdi. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Per i più piccoli CUORE DI PEZZA Rovereto. Ore 16. Teatro Rosmini - Teatro bambini. Spettacolo con la Compagnia TS 14. Associazione Amici del Teatro Rosmini. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Teatro 4 CIACERE ‘N TEL SPIAZ (ovvero: se no ghe n’è dentro...) Pressano. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale - di Piergiorgio Lunelli da “Quattro Chiacchere in cortile” di Camillo Vittici. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro QUATTRO ATTORI IN CERCA D’AUTORE Povo. Ore 21. Teatro “Concordia” - di Michele Pandini. Compagnia di Lizzana. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro FIN CHE MORTE NON CI SEPARI Olle. Ore 20.45. Teatro “San D. Savio” - di Sergio Marolla. “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it.
trentinoappuntamenti Teatro QUANDO SE VOL VIVER EN PAZE Gardolo. Ore 20.45. Teatro - di Adriana Zardini. Filo “Bastia” di Preore. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro CELULARI DELA MALORA messaggi a luci rosse Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale - di Gloria Gabrielli. Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro NO VE CAPISSO PU Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Loredana Cont. Filodrammatica “NUOVA RIBALTA” di Segonzano. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro EL PERO POCIO E SO FRADEL GEMEL Malé. Ore 21. Teatro Comunale di Mario Roat. “Filogamar” di Cognola. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro IL DIARIO DI ANNA FRANK Grumes. Ore 20.45. Teatro - Filodrammatica di Laives. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it. Teatro LA MAESTRA TERESA Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elemetari - di Renzo Francescotti. Filodrammatica “I Simpatici” di Roverè della Luna. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro EL CONGRESSO DE LE SUOCERE Mori. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Guido Chiesa. Filodrammatica “Segosta ‘90” di Bedollo. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it.
Teatro Il poema dei monti naviganti Riva del Garda. Ore 21. Teatro Casa della Comunità. Teatro IL DIARIO DI ANNA FRANK Grumes. Ore 20.45. Teatro Le Fontanelle - rappresentazione teatrale presentata dalla Filodrammatica di Laives. Ingresso a pagamento. Organizza: Teatro Libero Grumes. A.p.T. 0461 683110. Teatro ragazzi IL BRUTTO ANATROCCOLO Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - Compagnia Ferruccio Filipazzi. Spettacolo d’attore, canto e musica dal vivo liberamente ispirato ad H. C. Andersen e C. Pinkola Estés. Tel: 0461 981853.
16 domenica Cabaret CABARET CON LOREDANA CONT Verla di Giovo. Ore 16. Teatro parrocchiale di Verla - spettacolo di cabaret in compagnia dell’artista trentina Loredana Cont. Ingresso: € 5. Organizza: Filodrammatica Verla. Informazioni: Cristian Monauni 349 5005728. Musica The sparadraps Arco. Ore 21. Teatro tenda - Musica dal vivo (Nell’ambito della Sagra dei Santi Antonio e Marcello con musica, giochi, cucina tipica. Tutto il giorno). Musica Lo splendore di un’epoca: Il Barocco Arco. Ore 15.30. Casinò Municipale - XVI Edizione Domeniche in Musica. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Trio soprano,
clarinetto, pianoforte. Musiche di W.A. Mozart, L. Spohr, R. Schumann, G. Meyerbeer, F. Lachner, F. Schubert. Musica APERITIVO ACUSTICO Baselga di Piné. Dalle 18 alle 20. Chalet de la Mot - un gustoso aperitivo in compagnia di buona musica. Chalet de la Mot pivastefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook. Musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Trento. Ore 16. Teatro Sociale - Teatro Sistina, Roma. Commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri. Liberamente ispirata a ˝After me the deluge˝ di David Forrest. Con Gianluca Guidi e Enzo Garinei. Tel: 0461 981853. Teatro ragazzi The Arsenica Horror Show Arco. Ore 16.30. Palestra Scuola elementare “G. Segantini” - Teatro a Gonfie Vele. Teatro per caso - Nago. Teatro ragazzi IL BRUTTO ANATROCCOLO Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - Compagnia Ferruccio Filipazzi. Spettacolo d’attore, canto e musica dal vivo liberamente ispirato ad H. C. Andersen e C. Pinkola Estés. Tel: 0461 981853.
17 lunedì Cultura LEGGERE LE VOCI. STORIA DI LUCCIOLA, RIVISTA MANOSCRITTA AL FEMMINILE Rovereto. Ore 17.30. Sala conferenze Palazzo Fondazione Cassa di Risparmio - Storia e storie, a cura d Paola Azzolini e Daniela Brunelli con Ottavia Niccoli. Accademia Roveretana degli Agiati. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253.
18 martedì Cultura ALLA SCOPERTA DEL CIELO Cembra. Ore 20.30. Loc. Le Cavade - osservazione guidata del cielo e degli astri presso l’Osservatorio di Cembra. Ingresso libero. Info: Sergio Dalla Porta 0461 683465. Musica CONCERTO ORCHESTRA JFUTURA Rovereto. Ore 21. Sala Filarmonica - diretta da Maurizio Dini Ciacci. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Musica «Orchestra Haydn» Riva del Garda. Ore 20.30. Auditorium - Marco Mandolini, violino; Roberto Tomada, violino; Edlir Çano, violino; Ole Jacob Frederiksen, violino; Margherita Pigozzo, viola; Roberto Mendolicchio, viola; Alejandro Biancotti, violoncello; Elisabetta Branca, violoncello. Tel. 0471 975031; E-mail: info@ haydn.it.
19 mercoledì Cultura VIAGGI@NDO: BIRMANIA Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - serata in compagnia di Elio Ceolan e Mario Paolazzi con racconti, fotografie ed un filmato sulla Birmania. Ingresso libero. Organizza: Sorgente ‘90. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it. Cultura Momenti di storia Mitteleuropea Ore 17.30. Sala degli Affreschi, Biblioteca comunale via Roma Massimo Libardi: L’uomo massa. Dalle tempeste d’acciaio alle tempeste metropolitane. Musica Flavio Oreglio Folgaria. Festa della Neve - Serata con Flavio Oreglio cantautore, comico e autore di diversi libri come
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trentinoappuntamenti “Non è stato facile cadere così in basso” in cui gioca con le parole in maniera graffiante ed ironica così come fa, imbracciando la sua chitarra, durante i suoi show. Musica GLI ARCHI DELL’ORCHESTRA HAYDN Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - Associazione Filarmonica Rovereto. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Musica Ensemble Strumentale della Scala Trento. Ore 20.45. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - G. Rossini La Gazza ladra: Ouverture; G. Bottesini: Bolero; G. Rossini: L’Italiana in Algeri: Ouverture; P. Morlacchi: Il Pastore Svizzero; N. Rota: Il Gattopardo; P. Iturralde: Suite Hellenique; A. Piazzolla: Libertango. Tel. 0461.985244; e-mail: info@ filarmonica-trento.it; www.filarmonica-trento.it.
Gli appuntamenti de “I giovedì dell’Enoteca” e de “Il sabato con il produttore” riprendono a partire dal 20 gennaio 2011 con un prodotto di nicchia, dalle caratteristiche inconfondibili: l’olio extravergine del Garda trentino D.O.P. EVENTI Sabato 22 e domenica 23 gennaio L’olio del Garda trentino a Palazzo Roccabruna Degustazioni e laboratori enogastronomici a partire dalle 17.00 Martedì, 18 gennaio dalle 18.00 alle 21.00 Un anno con la cucina trentina Ogni mese un appuntamento per imparare da un grande chef i segreti dei piatti tradizionali “Canederli: variazioni con gusto” con lo chef Walter Miori A cura di Accademia d’Impresa Informazioni e iscrizione: tel. 0461/382304
L’enoteca è aperta ogni giovedì e sabato dalle 17.00 alle 21.00 (tranne 6 gennaio) Per scoprire le altre iniziative dell’Enoteca: www.enotecadeltrentino.it Palazzo Roccabruna: Via SS. Trinità, 24 - 38122 Trento - tel. 0461/887101
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Musica «Orchestra Haydn» Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica - Marco Mandolini, violino; Roberto Tomada, violino; Edlir Çano, violino; Ole Jacob Frederiksen, violino; Margherita Pigozzo, viola; Roberto Mendolicchio, viola; Alejandro Biancotti, violoncello; Elisabetta Branca, violoncello. Tel. 0471 975031; E-mail: info@ haydn.it.
20 giovedì Musica Musica Leggera italiana Folgaria. Festa della Neve - Musica leggera Italiana Anni ‘60. Bobby Solo con tutti i suoi intramontabili singoli da “Una lacrima sul viso” e “Zingara” a “Se piange e se ridi” e “Gelosia”. Il tutto con l’aggiunta di grandi standard pop e jazz, l’immancabile rock roll ed American graffiti sound, omaggi a Napoli, momenti di Night Classico made in Italy. Teatro IL SIGNORE DEL CANE NERO STORIE SU ENRICO MATTEI Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - di Laura Curino e Gabriele Vacis. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Teatro LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - Teatro Eliseo Leo Gullotta in una commedia di William Shakespeare. Traduzione e adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti, con Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini. Tel: 0461 981853.
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21 venerdì Cabaret Fichi d’India Folgaria. Festa della Neve - Si torna a ridere con il duo dei “Fichi d’India” che ritornano nella nostra provincia dopo il sold out fatto registrare. Cultura ROTTE PER INTERN@UTI RESPONSABILI Fornace. Ore 20.30. Scuola elementare - conferenza su internet e la nuova tecnologia con il dottor Pietro Lombardo, direttore del Centro Studi Evolution. La conferenza inizierà parlando di internet: cos’è e come si comunica via internet. A seguire chiarimenti sui rischi che possiamo incontrare online. Nella terza parte si parlerà del ruolo dei genitori nel rapporto tra i ragazzi e la tecnologia. Gli incontri sono rivolti alle famiglie, ai genitori, agli educatori ed ai giovani. Organizza: Associazione OratoriAmo. Informazioni: A.p.T. 0461 557028. Cultura tavola rotonda: LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR Trento. Ore 16.30. Teatro Sociale - Tavolo rotonda sullo spettacolo di William Shakespeare con la dott. ssa Francesca di Blasio (Università di Trento) e la compagnia. Ingresso libero. Tel: 0461 981853. Musica MUSICA DAL VIVO Baselga di Piné. Ore 23. Bar Spiaggia - serata con musica dal vivo. Andrea 339 1114244. Teatro LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - Teatro Eliseo Leo Gullotta in una commedia di William Shakespeare. Traduzione e adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti, con Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini. Tel: 0461 981853.
trentinoappuntamenti 22 sabato Cabaret BEPI E FRANZ Cognola. Ore 20.45. Teatro, Scuola Media Argentario. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it. Cultura A SCORILEORO GIO ‘N LE GIARE DE ‘L AVIS Grumes. Ore 20.30. Teatro Le Fontanelle - spettacolo di musica e poesia con l’artista Giuliano Natali Daiolin. Una serata di parole, racconti, poesie e “na bicéra de zàibel” per ricordarci chi siamo. Ingresso libero. Organizza: Assessorato alla Cultura del Comune di Grumes. Informazioni: Sviluppo Turistico Grumes 0461 688003, info@sviluppogrumes.it. Danza Queen The Ballet Vezzano. Teatro Valle dei Laghi un omaggio all’omonimo gruppo musicale, composto da musica e filmati originali eseguito dall’Ariston Proballet Sanremo e firmato dal suo direttore artistico Marcello Algeri. tel. 0461 340158 - info@teatrovalledeilaghi.it. Musica Nicolò Fabi Folgaria. Festa della Neve - Il cantautore Nicolò Fabi in questa occasione si presenterà insieme al batterista Fabio Rondanini e allo Gnu Quartet una formazione d’archi con cui spesso il cantautore collabora e che gli permette di dare delle sfumature cameristiche alle sue composizioni. Musica CONCERTO LIVE Baselga di Piné. Ore 22. Chalet de la Mot - serata con musica dal vivo. Chalet de la Mot piva-stefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook. Musica SE IL TEMPO FOSSE UN GAMBERO Bedollo. Ore 20.30. Nuovo Teatro Comunale di Centrale - rappresentazione teatrale del testo di Garinei & Giovannini presentato dalla Filodrammatica Olle. Ingresso: € 6. Prevendita biglietti presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Bedollo: lunedì - venerdì 8 - 12 e 16 - 18. Organizza: Comune di Bedollo. Informazioni: Comune di Bedollo 0461 556624. Musica SEVERIN VON ECKARDSTEIN Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - Pianoforte. Associazione Filarmonica Rovereto. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Per i più piccoli DEDICATO AI RAGAZZI Rovereto. Ore 16. Teatro Rosmini - spettacolo con la Filo Vigolo. Associazione Amici del Teatro Ro-
smini. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Teatro ME FRANA LA TERA SOTO I PEI Pergine. Ore 20.45. Teatro Don Bosco - 3 atti brillanti di Paolo Bianchi. Filodrammatica di Viarago. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it. Teatro LA FADIGA DE CAPIRSE Lasino. Ore 15.30. Teatro - di Antonia Dalpiaz. Filodrammatica “LA SCENA” di Arco. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it. Teatro AMOR E BATICOR Tiarno di Sopra. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Loredana Cont. “Fomefilò” Filodrammatica Ledrense. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro REFUGIUM PECCATORUM S. Giorgio. Ore 20.30. Teatro - di Gabriele Bernardi. Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro VIN DE SAMBUC Povo. Ore 21. Teatro “Concordia” - versione in dialetto trentino di “Arsenico e vecchi merletti” di L. Kesselring a cura di Lina Lisciotto. Compagnia Teatrale “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro CHI GRATTA E CHI VINCE Nave S. Rocco. Ore 20.45. Teatro - di Silvana Carlin. Filodrammatica “A.C.S. Punto 3” di Canale di Pergine. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro FRANZELSTEIN Olle. Ore 20.45. Teatro “San D. Savio” - di Massimo Gasperi. Filolevico di Levico Terme. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it. Teatro EL PERO POCIO E SO FRADEL GEMEL Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Mario Roat. “Filogamar” di Cognola. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro IL MISTERO DELL’ASSASSINO MISTERIOSO Civezzano. Ore 20.45. Teatro Comunale “Luigi Pirandello” - di Lillo & Greg. Filo di Ora. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it.
Teatro SE IL TEMPO FOSSE UN GAMBERO... Bedollo. Ore 20.30. Teatro Nuovo di Bedollo - di Garinei e Giovannini. Filodrammatica di Olle. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it. Teatro EL TESTAMENT DE LA PORA SUNTA Zambana. Ore 20.30. Teatro - di Loredana Cont. Gruppo Filodrammatico “Coredano” di Coredo. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it. Teatro Preore. Ore 20.30. Teatro di Preore - Compagnia “TE.MA” di Malcesine. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro IL DIARIO DI ANNA FRANK Mori. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Frances Goodrich e Albert Hackett versione e adattamento di A.M. Baldi. Filodrammatica di Laives. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium - Teatro Eliseo Leo Gullotta in una commedia di William Shakespeare. Traduzione e adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti, con Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini. Tel: 0461 981853. Teatro ragazzi Le Quattro stagioni Nago. Ore 16.30. Teatro “Casa della Comunità” - Teatro a Gonfie Vele. Teatro telaio - Brescia.
23 domenica Musica La magia dell’operetta Arco. Ore 15.30. Casinò Municipale - XVI Edizione Domeniche in Musica. Scarpette rosse. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - Quartetto Michelangelo. Musiche di V. Guastella, R. Vacca, R. Schumann.
forte. Associazione Mozart Italia . Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Teatro LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR Trento. Ore 16. Teatro Auditorium - Teatro Eliseo Leo Gullotta in una commedia di William Shakespeare. Traduzione e adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti, con Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini. Tel: 0461 981853.
24 lunedì Cultura VIAGGI SENZA VALIGIA IN GIRO PER IL MONDO Rovereto. Ore 15 e 20. Sala Filarmonica - con Giorgio Ceriani. Università Età Libera. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Danza OTELLO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale - Balletto di Roma. Coreografia Fabrizio Monteverde. Tel: 0461 981853.
25 martedì Cultura CAFFE’ DIBATTITO Rovereto. Ore 20. Caffè Città corso Bettini, 18 - con Thierry Bonfanti, Università dell’Età Libera - Comune di Rovereto. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Cultura CAFFE’ DIBATTITO Rovereto. Ore 20.45. Caffè Città corso Bettini, 18 - con Thierry Bonfanti, Università dell’Età Libera - Comune di Rovereto. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Danza E PER QUESTO RESISTO Trento. Ore 14.30. Teatro Cuminetti - Per il Giorno della Memoria. Equilibri - La Compagnia del Serraglio - Caotica Musique . Tel: 0461 981853.
26 mercoledì Cultura Momenti di storia Mitteleuropea Ore 17.30. Sala degli Affreschi, Biblioteca comunale via Roma Luciano Pellicani: Le ideologie dei due totalitarismi.
Musica APERITIVO ACUSTICO Baselga di Piné. Dalle 18 alle 20. Chalet de la Mot - un gustoso aperitivo in compagnia di buona musica. Chalet de la Mot pivastefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook.
Musica «Orchestra Haydn» Trento. Alle 20.30. Auditorium - Gustav Kuhn Dir.; Francesco Dainese Flauto. Info: Num. Verde 800.086890 - www.haydn.it.
Musica MATINÉE IN CASA MOZART Rovereto. Ore 11. Casa Mozart Palazzo Diamanti via della Terra 48 - Roberto Giordano, piano-
Cultura GIORNO DELLA MEMORIA Faver. Ore 20. Molin de Portegnach - in occasione della Giornata della Memoria serata per ricorda-
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trentinoappuntamenti re questa triste pagine della storia con intermezzi musicali di Nicola Fadanelli e la sua viola. Organizza: Sorgente ‘90. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90.it, www.sorgente90.it. Cultura GIORNATA DELLA MEMORIA Verla di Giovo. Ore: 9.00 e ore 20.30. Teatro parrocchiale di Verla - in occasione della Giornata della Memoria lettura con immagini riguardanti lo sterminio nazista degli ebrei. La lettura verrà effettuata dalla Filodrammatica Verla e dai ragazzi delle Scuole Medie di Verla. Ingresso libero. Informazioni: Cristian Monauni 349 5005728. Teatro Fiori recisi Riva del Garda. Ore 15.30. Auditorium Comprensorio - Spettacolo teatrale per la Giornata della Memoria. Teatro IL VENDITORE DI SIGARI Trento. Ore 21. Teatro Cuminetti Trentooltre - di Amos Kamil, regia: Alberto Oliva. Traduzione di Flavia Tolnay con la collaborazione di Alberto Oliva, con Gaetano Callegaro, Francesco Paolo Cosenza. Tel/ Fax 0461/924470 - info@teatroportland.it - www.teatroportland.it. Teatro GIORNATA DELLA MEMORIA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti - Opera di Daniel Call, rappresentata dalla Compagnia dell’Attimo. Ingresso gratuito. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253.
28 venerdì Musica MUSICA DAL VIVO Baselga di Piné. Ore 23. Bar Spiaggia - serata con musica dal vivo. Andrea 339 1114244. Teatro SAGGIO DI FINE CORSO ANNO 2010/2011 Calceranica. Ore 17. Teatro S. Ermete - Filo “S. Ermete” di Calceranica. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro WISKY DE STRABAUZ Malé. Ore 16.30. Teatro Comunale di Malè - Filodrammatica di Laives. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it.
29 sabato Danza XIII RASSEGNA DELLA DANZA CITTÀ DI ROVERETO Rovereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti - Associazione FareDanza. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253.
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Musica CONCERTO LIVE Baselga di Piné. Ore 22. Chalet de la Mot - serata con musica dal vivo. Chalet de la Mot piva-stefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook.
Teatro LE ME TOCCA TUTTE Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale - di Loredana Cont. Filo “S: Ermete” di Calceranica. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it.
Musica PIERO SIDOTI IN CONCERTO Faver. Ore 21. Molin de Portegnach - concerto di Piero Sidoti, vincitore della prestigiosissima Targa Tenco 2010. Ingresso: € 15. Informazioni: Sorgente ‘90 328 1344805, info@sorgente90. it, www.sorgente90.it.
Teatro SE IL TEMPO FOSSE UN GAMBERO... Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Garinei e Giovannini. Filodrammatica di Olle. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www. cofas.it.
Per i più piccoli ALI DI FARFALLA Rovereto. Ore 16. Teatro Rosmini - spettacolo con Compagniabella. Associazione Amici del Teatro Rosmini. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Teatro QUANDO SE VOL VIVER EN PAZE Storo. Ore 20.30. Teatro - di Adriana Zardini. Filo “Bastia” di Preore. Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro 4 CIACERE ‘N TEL SPIAZ (ovvero: se no ghe n’è dentro...) Sporminore. Ore 20.45. Teatro di Piergiorgio Lunelli da “Quattro Chiacchere in cortile” di Camillo Vittici. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro AMOR E BATICOR Tenno. Ore 20.30. Teatro Comunale - di Loredana Cont. “Fomefilò” Filodrammatica Ledrense. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it. Teatro L’ERA DE MAGIO, SE DAVERZEVA LA STAGION DEI FIORI Cognola. Ore 20.45. Teatro, Scuola Media Argentario - di Elio Fox. Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro CHI GRATTA E CHI VINCE Povo. Ore 21. Teatro “Concordia” - di Silvana Carlin. Filodarmmatica “A.C.S. Punto 3” di Canale di Pergine. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro BENIAMINO CIOPETA APALTATOR Gardolo. Ore 20.45. Teatro - di Artemio Giovagnoni. Filo “Concordia ‘74” di Povo. Info: 0461 237352 info@cofas.it - www.cofas.it.
Teatro IL SENATORE FOX Malé. Ore 21. Teatro Comunale di Luigi Lunari. Compagnia “GAD - Città di Trento”.Info: 0461 237352 - info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro REFUGIUM PECCATORUM Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale - tre atti di Gabriele Bernardi. FILO “El Feral” di Primiero. Info: 0461 237352 - info@cofas. it - www.cofas.it. Teatro FIN CHE MORTE NON CI SEPARI Grumes. Ore 20.45. Teatro - “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Info: 0461 237352 - info@ cofas.it - www.cofas.it. Teatro COLTO IN FLAGRANTE Taio. Ore 20.45. Teatro delle Scuole Elemetari - di Derek Benfield. Filodrammatica “La Baraca” di Martignano. Info: 0461 237352 info@cofas.it - www.cofas.it. Teatro Mi chiamo Anne Frank Vezzano. Ore 20.30. Teatro Valle dei Laghi - in occasione delle celebrazioni per la commemorazione della “Giornata della memoria”, il nuovo spettacolo di Fondazione Aida, tratto da “Il mio nome è Anne Frank” di Frediano Sessi (Einaudi Ragazzi nella collana Storia), con Lorenzo Bassotto, musiche dal vivo di Niccolò Bollettini (pianoforte), Andrea Faccioli (chitarre ed elettronica) e Olmo Chittò (percussioni) realizzato con la collaborazione del museo Anna Frank House di Amsterdam. tel. 0461 340158 - info@ teatrovalledeilaghi.it. Teatro Amor e baticor Tenno. Ore 20.30. Teatro Don Bosco - Commedia brillante di Loredana Cont. Teatro La terra della mia anima Nago. Ore 21. Teatro Casa della Comunità - Stagione di Prosa.
Teatro FIN CHE MORTE NON CI SEPARI Grumes. Ore 20.45. Teatro Le Fontanelle - rappresentazione teatrale presentata dalla Filodrammatica Pineta di Laives. Ingresso a pagamento. Informazioni: A.p.T. 0461 683110. Teatro LE AVVENTURE DI PULCINO Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - Teatro Pirata. Spettacolo di narrazione per attore e pupazzi. Regia Francesco Mattioni, con Lucia Palozzi. Tel: 0461 981853.
30 domenica Danza XIII RASSEGNA DELLA DANZA CITTÀ DI ROVERETO Rovereto. Ore 15.45 e 19.45. Auditorium Fausto Melotti - Associazione FareDanza. Info Comune Uff. Cultura tel. 0464-452253. Musica Pomeriggio con l’orchestra Arco. Ore 15.30. Casinò Municipale - XVI Edizione Domeniche in Musica. Il piacere della melodia. Musica I Concerti della Domenica Giuseppe Mazzeo Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - “Le stagioni”. Musiche di P. I. Tschaikowsky, Liriche di P. Verlaine. Musica APERITIVO ACUSTICO Baselga di Piné. Dalle 18 alle 20. Chalet de la Mot - un gustoso aperitivo in compagnia di buona musica. Chalet de la Mot pivastefano@yahoo.it, Gruppo Chalet de la Mot in Facebook. Teatro LE AVVENTURE DI PULCINO Trento. Ore 15.30 e 17.30. Teatro S. Marco - Teatro Pirata. Spettacolo di narrazione per attore e pupazzi. Regia Francesco Mattioni, con Lucia Palozzi. Tel: 0461 981853. Teatro ragazzi Enidutilos o il brutto anatroccolo Arco. Ore 16.30. Auditorium Palazzo dei Panni - Teatro a Gonfie Vele di Roberto Anglisani.
31 lunedì Musica Roustem Saitkoulov, pianoforte Trento. Ore 20.45. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30 - F. Chopin e Igor Stravinsky. Tel. 0461.985244; e-mail: info@filarmonica-trento.it; www.filarmonica-trento.it.
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un’occhiata alle unghie di oRnella muti SEX AND THE WINE IL PRIMO ROMANZO DI FRANCESCA NEGRI PRESENTATO IL 10 DICEMBRE SCORSO A FERRARI INCONTRI DI RAVINA ALLA PRESENZA DI UN CENTINAIO DI PERSONE
“Avvistata” a trento, nel negozio di Gabriella Pasquali
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n romanzo che parla di donne e vino, di donne e gastrnomia, di una nuova altra metà del cielo che è anche l’altra metà del vino, cioè il senso femminile per un prodotto sino ad ora più appannaggio maschile che femminile, almeno all’apparenza. “Un romanzo che mette in evidenza anche il profondo valore dell’amicizia, così raro da trovare tra le donne, e che sa raccontare con grande ironia e in punta di penna tanti momenti di vita in cui ognuno di noi si può riconoscere”, ha sottolineato Giulia Visci, redattore delle pagine di Cultura del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige durante la presentazione di Sex and the Wine, primo romanzo di Francesca Negri, avvenuto lo scorso 10 dicembre negli spazi di Ferrari Incontri a Ravina, Trento, di fronte a una platea di un centinaio di persone tra addetti del settore, accorsi anche da fuori regione, amici e semplici curiosi. Un incontro letterario introdotto da Camilla Lunelli, padrona di casa della maison Ferrari, che ha voluto esprimere tutto l’entusiasmo per la nuova opera della Negri, “ormai punto di riferimento del giornalismo enogastronomico”. La presentazione è stata seguita dal lancio del nuovo aperitivo Ferrari, firmato da Peter Brunel. Lo stesso format (presentazione letteraria e aperitivo Ferrari) saranno riproposte nelle prossime tappe di Sex and the wine di Milano e Roma.
Giulia Visci e Francesca Negri 84
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a bellissima attrice cult del cinema italiano, Ornella Muti, a metà novembre è stata avvistata a Trento. Un giro per il centro storico, un caffè al bar del Teatro Sociale, qualche foto nella pittoresca Piazza Duomo. La Muti si trovava a Rovereto per il suo spettacolo teatrale ”L’ebreo” e ha deciso di fare una capatina nel nostro capoluogo per fare visita all’amica Gabriella Pasquali, titolare dello Studio Nail’s and More di Via San Martino, specializzato nella ricostruzione di unghie e nell’extension di ciglia. Ornella Muti, dopo aver visitato Trento, ne ha approfittato per qualche ritocco a mani e occhi dall’amica Gabriella, che da tempo ormai la segue, recandosi periodicamente a Roma, luogo di residenza della famosa attrice.
trentinoscoop&news
I trentini dell’apnea si fanno valere ad Asti Wedding week: come sarà il giorno più bello Un’idea molto originale, a caldonazzo dal 25 gennaio
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n Wedding Week! Ecco un lieto evento che interesserà tutte le coppie in procinto di sposarsi. Per una settimana, la sede dell’Agenzia di Viaggi Dart Travel di Caldonazzo sarà addobbata in modo da accogliere i futuri sposi in un ambiente che sappia ricreare, seppur in modo appena accennato, la magia di quell’unico Sì. La scelta del viaggio di nozze, che ancora di più rispetto ad un normale viaggio è da studiare individualmente, avrà quindi la cornice piacevole del giorno delle nozze: un abito da sposa di Sposa Chic di Pergine Valsugana, un tavolo del ristorante Prime Rose di Levico preparato a festa, alcuni lavori del Foto Studio Trintinaglia di Borgo Valsugana, le composizioni floreali della Fioreria Morena di Levico Terme e, naturalmente, le torte nuziali della Pasticceria Milano di Levico Terme, senza contare le bomboniere de "Il Confetto" di Pergine. Quindi, sarà possibile raccogliere informazioni e contatti importanti e trovare in un unico luogo risposte immediate alle maggiori esigenze per organizzare al meglio quel giorno memorabile. Tra una meta meravigliosa ed esotica e l’altra, quindi, il piacere di immedesimarsi nell’atmosfera che renderà tutto più credibile. Ma cosa dire del viaggio? Naturalmente non esistono viaggi di nozze standard che vadano bene per tutti, bisogna sempre valutare le varie mete insieme
Quattro argenti e due ori ai Campionati Italiani
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trentini dell’apnea agonistica hanno fatto incetta di risultati ai Campionati Italiani di Asti, che si sono svolti sabato 27 e domenica 28 novembre. Complessivamente sono state conquistate sei medaglie, delle quali quattro d’argento e due d’oro. Iniziando da Michele Tomasi, veterano della disciplina e pluriprimatista italiano e mondiale, che si è confermato ai vertici dell’apnea dinamica e di rana subacquea. Per l’atleta delle Rane Nere Sub Trento è arrivato anche un quarto posto nella disciplina “statica”, che non rientra tra le sue preferite. Ottimi risultati anche per il compagno di squadra Aldo Stradiotti che ha conquistato due medaglie d’argento in apnea statica e dinamica, migliorando i propri personali gara. In campo femminile, grande ritorno dopo più di un anno d’assenza per motivi di salute, di Isabel Rigotti (Ata Sub Levico) che ha conquistato la seconda piazza sia nella rana subacquea sia in apnea dinamica. Per la ventinovenne di Trento un buon risultato dopo il buon settimo posto agli Europei di Tenerife in ottobre. agli sposi pesando le loro esigenze e aspettative. Quindi è importante avere un consulente che proponga delle mete o che, se gli sposi hanno già le idee chiare, aiuti nella raccolta e nell’organizzazione di tutte le informazioni e i servizi per rendere più facile e sereno il soggiorno. Benedetta Polla ci racconta che i viaggi di nozze più richiesti sono, senza dubbio, gli Stati Uniti (in particolar modo il tour dei parchi da Los Angeles a San Francisco) con estensione mare, in base al budget, ai Caraibi oppure in Polinesia; altre destinazioni, molto richieste in questo periodo, sono l’Australia e l’Oriente (in particolar modo la Thailandia e Bali). Se però il tempo a disposizione non è molto, la scelta cade sulle crociere (tra gite culturali, animazioni e tanto sole e comfort). A tutti gli sposi che passeranno in ufficio in quelle giornate verrà consegnato il materiale pubblicitario dei vari sponsor, delle idee di itinerari per il viaggio di nozze, un carnet di sconti con i maggiori tour operator per i viaggi di nozze prenotati a seguito dell’evento e una piccola guida per organizzare al meglio le nozze. Inoltre, verrà donato un omaggio per tutte le coppie. Appuntamento dunque da martedì 25 gennaio a sabato 29 gennaio a Caldonazzo in Piazza Vecchia 15 - Ufficio Dart Travel. Orari: da martedì a venerdì dalle 9 alle 18; sabato dalle 10 alle 17. Info: Tel. 0461 724666 weddingweek@darttravel.com 85
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NATALE INCANTATO Alla LOCANDA MARGON IL 3 DICEMBRE SCORSO PARTY VIP IN CASA FERRARI
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l 3 dicembre scorso Locanda Margon di Ravina di Trento, ristorante neo stellato delle Cantine Ferrari, si è trasformato in un ambiente da fiaba per ospitare il party natalizio che ha visto la partecipazione di oltre 130 invitati. Tra candele, decorazioni di alta classe, luci soffuse e la neve, fuori, che ammantava il paesaggio, ad intrattenere gli ospiti ci hanno pensato le eccellenti creazioni dello chef Alfio Ghezzi e la musica della band di Billeri, la stessa che ha animato gli aperitivi della Locanda per l’estate 2010. 1. Lo staff di cucina di Locanda Margon, a dx Alfio Ghezzi. 2. Federica Ferrarese e Pietro Rognini, consulente manageriale. 3. Silvia Mosna AZ Investimenti e Marco Sassudelli. 4. Rossella Rigotti, immobiliarista. 5. Paolo Divina (Comunicare Oltre) e Cinzia Widmann assicuratrice. 6. La signora e il signor Spegelfeld del Relais Palazzo Lodron (partner Evento). 7. Marco Cristoforetti. 8. Da sx, Demarchi di RTTR, Paolo Divina, Alessandro Cavagna di Mica Male Boutique, Silvia Di Bernardo Manci, Rossella Rigotti e l'amica Erika. 9. Da sx, Corrado Tononi di Radio Dolomiti e il gioielliere Mauro Tomasi 10. Giancarlo Longo e la Billeri Band. 11. Un momento della serata. 12. Centrali a fuoco Silvio Pisetta, costruttore, e Walda della boutique Wanda di Riva del Garda. 13. Alfonso D'Ambrosio con amici. 14. Mario Garavelli Fondazione Galleria Civica Trento
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2011: Quanto è bello ascoltare radiorai relax “In sella“ al monte bondone Nuovamente in Trentino, il pilota italiano del Mondiale Superbike Michel Fabrizio
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l nuovo pilota Superbike del Team Suzuki Alstare ha trascorso alcuni giorni di relax e riposo in Trentino prima dei prossimi test pre campionato in programma l’ultima settimana di gennaio sul circuito dell’Algarve (Portogallo). Complice il periodo natalizio e la neve scesa copiosa già ad inizio stagione, Michel Fabrizio e famiglia hanno trascorso alcuni giorni sul Monte Bondone presso l’hotel Alpine Mugon, in località Vason, elegante struttura con modernissima area wellness, perfetta dopo una giornata sugli sci. Una settimana di relax, riposo e svago per cercare la giusta concentrazione in vista della nuova sfida in sella alla Suzuki GSX-R1000. Sfida nella quale sarà accompagnato anche dall'operato dell'azienda Trentina Aktarus Zone. Dopo quattro anni con la bicilindrica di Borgo Panigale, l’italiano ritorna su una moto a quattro cilindri, con cui una volta ha già vinto l’Europeo Stock. Non solo relax per il pilota romano abituato all’adrenalina delle due ruote... Michel ha infatti dato prova di essere anche un abile sciatore, scivolando velocemente ed elegantemente sulle piste del Monte Bondone, accompagnato, per l’occasione, in una piccola escursione da Mauro, maestro e guida alpina della società Maestri di Sci Azzurra. Sulle pendenze della montagna del capoluogo trentino hanno imparato a sciare anche i bambini di Michel e la moglie Deborah. Il giovane pilota italiano si è detto entusiasta della località sciistica Monte Bondone e della cordialità di tutti gli operatori della montagna.
Michel Fabrizio (a sx) in compagnia di Mauro Giovanazzi della Scuola di Sci Azzurra Monte Bondone
A gennaio il consueto ventaglio di programmi radiofonici
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olto ricca, come sempre, la programmazione a diffusione regionale su Radio2 della Struttura di Trento. Il palinsesto del primo trimestre 2011 prevede, tra le altre cose, il martedì pomeriggio, alle 15, “Chi cerca innova” (a cura di Tiziana Raffaelli), un viaggio nel mondo della ricerca trentina per entrare nei laboratori, incontrare i protagonisti e scoprire le applicazioni produttive. Alle 15.15 va in onda Le ricette impossibili. Il programma, articolato in 13 puntate, propone una ricetta tipica incrociata con la vita di alcuni celebri personaggi del passato. Segue Tradizioni popolari del Trentino: il programma, a cura di Ugo Slomp, indaga su quelle tradizioni popolari che si fondano sugli archetipi del mondo rurale delle comunità alpine. Il martedì si conclude con la replica di “Rodo-dentro”.
Paola Rosà e Maria Serena Tait
Il mercoledì, è dedicato a Kontiki e, a settimane alterne, a Camilla c’è. Kontiki è il contenitore radiofonico di attualità culturale condotto in studio da Maria Serena Tait. Gli ospiti intervengono sui temi culturali della settimana: editoria, mostre, cinema, teatro, musica, spettacoli, convegni, festival, salute e vita all’aria aperta. Camilla c’è è il programma, a cura di Tiziana Raffaelli, scritto e interpretato da Claudia Morandini, che tratta svariati temi. Alle 15.45 va in onda Pianeta trentino della musica Jazz, a cura di Daniele Torresan. È l’attività musicale trentina dei generi “leggeri” raccontata attraverso le storie dei gruppi e dei singoli artisti . Il venerdì pomeriggio, a cura di Giorgio Balducci, prosegue Attenti a noi due, programma comico-satirico scritto e interpretato da Lucio Gardin e Loredana Cont. I “due”, in particolare, propongono gag e “siparietti” di tipica espressione trentina. Alle 15.30 con Coincidenze incroci (e) passeggeri, programma a cura di Maria Serena Tait, Paola Rosà ci propone diverse interviste a viaggiatori di ogni tipo e professione che quotidianamente o saltuariamente si spostano per i più svariati motivi con i mezzi pubblici del Trentino. Il venerdì si chiude con Enrosadira: i colori delle dolomiti, curato da Giorgio Balducci, che si occupa di cultura, sport, sci ed ambiente di montagna.
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Il libro del mese COme sta il signor libro? Ha 38 di febbre... Mirella Gretter, storica libraia di “Athena” di pergine valsugana
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in da quando ha preso il timone della libreria “Athena”, nel lontano 1983, Mirella Gretter (a sx nella foto) ha sempre dimostrato di essere una donna che prende sul serio il proprio mestiere. E questo è stato apprezzato dalla clientela che affolla in questi giorni pre-natalizi l’elegante bottega di via Battisti a Pergine Valsugana. Da qualche anno, Mirella si avvale della preziosa collaborazione della brava Claudia. Ma cominciamo col chiedere alla storica titolare qualche titolo che va per la maggiore. “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco li batte tutti. Ma si vendono bene anche Mauro Corona, Enzo Bianchi e Niccolò Ammaniti. Se qualcuno arriva con le idee poco chiare lei tende a consigliare i più venduti o... Non mi faccio alcun scrupolo nel consigliare i libri che più amo in quel momento. Ad esempio, attualmente indirizzo soprattutto su “Accabadora“ di Michela Murgia. Oppure, l’inarrivabile “La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz: un libro veramente delizioso. Come influenzano il mercato la radio e la tv? I programmi di Fazio voi li conoscete in anticipo? Beh, qualche volta ci arriva una telefonata salvifica che ci dà il tempo di approvvigionarci. Certo, la radio e la tv sono fondamentali quando si vuole influenzare il mercato editoriale. Ma in definitiva, ci dica Mirella: il signor libro come sta? Ha la febbre. È molto grave? No, una febbricola poco sotto i 38 gradi. Ma state tranquilli: si riprenderà presto. È tecnicamente immortale. 88
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Micaela Bertoldi costruisce un ordito di riflessioni e racconti che si fanno testo per lei e per noi, diventando così anche testimonianza del pensiero, delle sue concezioni ideali, pedagogiche e poetiche
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uintiliano usava la parola testo in un’accezione metaforica, assumendo questo termine in riferimento al complesso linguistico del discorso come un tessuto, connettendolo con altre metafore desunte dal materiale tessile, come trama e ordito della narrazione e tela per l’insieme di un ragionamento o di un racconto. Testo è, etimologicamente, TEXTUS, tessuto, ordito, e come ogni ordito contiene e collega. Collega chi si accosta al testo con la realtà che presenta e rappresenta, mette in collegamento fra loro le idee, i concetti che contiene componendoli in una propria prospettiva di senso, permette ai lettori di collegarsi fra loro e diventare comunità. Micaela Bertoldi costruisce un ordito di riflessioni e racconti che si fanno testo per lei e per noi, diventando così anche testimonianza del suo pensiero, delle sue concezioni ideali, pedagogiche e poetiche. È un testo che parla narrativamente e poeticamente dell’infanzia ma che, nella forma dei frammenti e dei sotto-testi che compongono il testo, sono scritti anche per l’infanzia, perché le piccole storie narrate e ri-narrate (quando sono già state raccontate da qualcuno, in passato, e poi scelte dall’autrice), possono essere offerte da ciascuno dei lettori, e potenziali riutilizzatori, a qualche bambina o bambino di sua conoscenza. Pochi testi come questo evidenziano l’evidenza e l’attualità della metafora di Quintiliano: Micaela tesse, crea una rete di collegamenti e ci fa entrare nel tessuto che elabora, fra fiaba, memorie di realtà storica, considerazioni personali e vissuti infantili insieme a frammenti neppure troppo impliciti di autobiografia, col suo Filo di Arianna. Un testo fondato e composto all’interno dell’universo delle narrazioni, d’altra parte, non è solo portatore e diffusore delle storie e delle idee che contiene, né soltanto un esercizio di poetica e di stile dell’autore: l’insieme delle conoscenze e delle abitudini che caratterizzano chi sa accogliere e costruire storie
trentinolibreria Paul Goma Nel sonno non siamo profughi Keller Editore Il piccolo Paul, bambino attento, smaliziato e felice, racconta la propria infanzia nel villaggio di Mana, in Bessarabia, tra gli anni Trenta e Quaranta: ai giochi, agli insegnamenti dei genitori, alle scoperte di vicende e storie di un mondo incantato e rurale si sostituiscono ben presto le offensive e controffensive militari di un’Europa in guerra, l’oppressione delle ideologie, la deportazione del padre in un campo di lavoro, i sospetti, la fuga, l’esilio ma anche la scoperta della vita, dei primi amori, della sessualità. Uno straordinario romanzo sulla dissoluzione di un mondo. Un gioco di ricordi e colori tessuto dalla memoria e dalla fantasia. Pur essendo stato edito in francese, inglese e rumeno il romanzo “Nel sonno non siamo profughi” (tit. originale Din Calidor) rappresenta una assoluta prima edizione visto che le edizioni precedenti erano mancanti di alcune parti e visto che lo stesso Paul Goma ha rimesso mano a passaggi del romanzo.
Luisa Pachera Diversi e felici. Nove più uno uguale a dieci Edizioni Osiride “Diversi e felici” sono dei racconti molto brevi che hanno per tema la diversità innata o acquisita e la capacità di convivere serenamente con essa. Essere diverso spesso viene considerato come segno di anormalità, con tutte le connotazioni negative, sia psicologiche che sociali, che accompagnano di norma tale concetto. È facile così dimenticare gli aspetti positivi della diversità, le varie peculiarità dell’individuo che rendono unica e irripetibile l’umanità. In queste storie si parla di animali che si sentono diversi dai loro simili o che ricercano nella diversità una ragione per vivere meglio con se stessi e con gli altri. Sono nove racconti, per arrivare a dieci ne manca uno, ci sarà pure qualcuno in grado di scriverlo, no? Luisa Pachera ha recentemente scritto l’opera teatrale “Stava, 19 luglio 1985” per ricordare le 268 persone che perirono nella strage.
è un vero e proprio modello di organizzazione cognitiva e culturale, un congegno epistemologico capace di rivelarsi strumento di costruzione e di condivisione della conoscenza e della rappresentazione del mondo e di sé. Un testo è anche un dispositivo esemplare e paradigmatico: il paradigma è un modello, un esempio capace di rappresentare in modo unitario molti fenomeni apparentemente differenti ma riconducibili ad un’unica categoria concettuale. Può essere inteso come una delle concrete soluzioni di un problema (una, non l’unica) che diviene paradigmatica, cioè, per l’appunto, un riferimento per tutti coloro che hanno lo stesso problema da risolvere. Il problema, in questo caso, è quello di sondare il mistero relativo alla natura e all’esistenza di una bambina capace di rappresentare l’infanzia, e di mettere in scena il modo appropriato e corretto di entrare in relazione (educativa) con lei da parte di una persona adulta. Il paradigma testuale-narrativo ha tutte queste caratteristiche: si offre come un congegno generalizzabile e applicabile in ogni contesto in cui si rende necessario creare una situazione o un mondo del tutto nuovi, oppure condividere con qualcuno la rappresentazione di una situazione o di un mondo già esistenti. E non si tratta di un congegno riferibile solo a ciò che solitamente chiamiamo letteratura: la rappresentazione del mondo come grande narrazione (o insieme di narrazioni) non è solo
Alberto Ianes Cuore di comunità Fondazione Museo Storico del Trentino Il libro documenta le origini, i binari di partenza di quattro ceppi cooperativi, le Casse di Povo, Villazzano, Vigo Cortesano e Sopramonte, quattro realtà che rimasero autonome e separate per tutto l’arco temporale qui considerato (dal 1896 al 1950) e per un lungo tratto ancora, prima di avviare un percorso che le avrebbe condotte alla sintesi unitaria, dando vita alla Cassa Rurale di Trento. La storia narrata è anche la storia delle donne e degli uomini che hanno fatto le quattro Casse, di coloro che hanno scandito i passaggi cruciali e vi hanno trovato le forme e i modi, molto personali, ma anche collettivi del riscatto. Il libro è anche (e forse soprattutto) il racconto di una società che cambia, il riflesso di una fine Ottocento e di una prima metà Novecento, segnate da due guerre mondiali, e nel caso del Trentino da un cambio di confini. Ne esce un affresco, una sorta di concerto collettivo in cui le vicende delle realtà del credito cooperativo emergono prepotentemente.
mitologica o romanzesca, ma il carattere (prevalentemente) narrativo è ben presente nelle concezioni evoluzionistiche e in generale in qualunque formulazione di principi, convinzioni, enunciati, nel momento in cui essi prendono forma espositiva e cosmologica, anche quando presentano contenuti e/o sono ispirati a concezioni di tipo scientifico. Il paradigma narrativo, e la competenza narrativa che caratterizza chi lo padroneggia e lo utilizza, è un congegno complesso e pieno di sfaccettature, ma possiamo senz’altro individuare come uno dei suoi ingredienti principali e qualificanti il pensiero simbolico-metaforico di cui si serve e al quale dà forma. Non è dunque, un testo narrativo, il luogo delle spiegazioni, dei procedimenti rappresentativi di tipo logico e classificatorio, ma quello degli spostamenti e delle condensazioni simboliche, degli slittamenti fonetici e semantici, delle allusioni, delle suggestioni capaci di parlare insieme alla ragione e all’immaginario. Marco Dallari
Micaela Bertoldi
Un filo di Arianna, di mano in mano
Curcu & Genovese (Euro 10, pagine 120)
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trentinofotoromanzo di Carlo Martinelli
QUANDO LE NOTIZIE ERANO ILLUSTRATE
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i fu un tempo senza televisore. Ci fu un tempo nel quale le notizie circolavano con lentezza e, comunque, un incidente stradale veniva liquidato in poche righe e, soprattutto, ci fu un tempo nel quale a nessuno veniva in mente di cacciare un microfono davanti alla bocca di un povero diavolo che ha appena subìto un grave lutto per chiedergli “come sta?”. Ci fu un tempo, dunque, nel quale per conquistare i lettori ci si affidava, magari, ai tratti sapienti di illustratori ai quali spettava un compito, a ben pensarci, di assoluta suggestione. Dovevano mostrare, in assenza di televisione. Dovevano far vedere le persone, gli avvenimenti e le cose che loro stessi, gli illustratori, non avevano affatto visto. Per questo sfogliare le raccolte dei settimanali illustrati degli anni Cinquanta e Sessanta, in particolare, equivale ad un vertiginoso viaggio nel tempo, irrinunciabile. In questo senso il numero 38 del 1953 – Anno LXI – de “la Tribuna illustrata” (aveva 22 pagine e costava 30 lire), stabilisce un record. Sì, perché tanto la copertina quanto il retro di copertina – classicamente destinate, al tempo, alle illustrazioni a tutta pagina di notizie solitamente eclatanti oppure insolite – raccontano storie del Trentino. Dunque, due illustrazioni di Vittorio Pisani e, in tutto, sette righe di testo. Ecco quell’inconfondibile, straordinario modo di fare cronaca popolare, fors’anche ingigantendo, quando magari non inventando, umani accadimenti. Leggiamo le due notizie, per scoprire come i protagonisti più gettonati delle cronache, ieri come oggi, siano sempre gli stessi. Animali e bambini. Meglio ancora se la bestia è l’orso, una costante delle nostre vicende. E meglio ancora se l’avventura con il bimbo protagonista è di quelle a lieto fine. Prima notizia. “Nelle vicinanze di Trento un automobilista, nel rientrare a casa a tarda sera, scorgeva alla luce dei fari un magnifico esemplare di orso che, uscito dal vicino bosco, se ne stava immobile in mezzo alla strada. Il guidatore tentava di schivare il plantigrado, ma la bestia appioppava con forza due zampate alla carrozzeria della vettura, graffiandola”. Seconda notizia. “Un impiegato in villeggiatura a Candriai (Trento) era solito prendere seco il figlioletto di due anni, quando saliva nella sua auto. Una mattina, il piccolo, vista ferma la vettura paterna, vi saliva a bordo e riusciva a farla partire; poi premeva l’acceleratore raggiungendo a grande velocità un prato dove però la macchina sbandava rovesciandosi sul ciglio d’un profondo burrone. Terrorizzati, alcuni passanti si precipitavano verso la vettura e ne vedevano uscire dal finestrino il bimbo illeso”. Una doverosa, immediata constatazione: testi stringatissimi, scritti benissimo, in italiano perfetto. Al resto, pensavano le illustrazioni. La memoria restituisce persone e cose che pensavamo dimenticate per sempre o delle quali neppure sospettavamo l’esistenza. Questo è FOTOromanzo. Una immagine che ritorna. Dentro la memoria delle storie.
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in ogni numero trentinomese vi propone due ristoranti provati per voi I ristoranti presentati in questa rubrica sono una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.
Segnalazioni e commenti: redazione@trentinomese.it
OSTERIA PETTIROSSO
LE TRE COLOMBE
ATMOSFERE FRANCESI E TANTO GUSTO NEL PIATTO
RITMI SLOW E UN PANE DA CAPOGIRO
Appena varcata la porta, la sensazione è quella di venire catapultati nelle atmosfere parigine di una tipica brasserie lungo la Senna, con le pareti ricoperte di boiserie e di vini, che occhieggiano ammiccanti invitandoti a stapparli. E qualche sera non manca nemmeno la musica, dal vivo, jazz o d’antan a ricreare ancora di più la sensazione di essere lì, in uno di quei locali bohemienne di Montmatre o Saint-Germain. L’Osteria Pettirosso di Rovereto è una piccola bomboniera a due passi dal Mart, il museo di arte moderna e contemporanea progettato da Mario Botta, ed è ormai una meta collaudata, quasi una certezza, per chi si trova da quelle parti. Un locale che, negli anni, non ha mai deluso, piuttosto ha cercato di migliorarsi ed offrire sempre qualcosa in più o di nuovo ai suoi avventori. Freddo giovedì di dicembre, con qualche amico decido che sarà proprio il Pettirosso la mia meta gourmet di quella sera. Il locale è pieno, sia nella zona wine bar, sia in quella, interrata, del ristorante. Il menu è ammiccante: un tripudio di radicchio tardivo di Treviso, declinato in svariate ricette che vanno dall’antipasto al dolce. Scegliamo una gustosissima quiche autunnale con trancetto di radicchio tardivo di Treviso su salsa al Taleggio e una saporitissima tartare di fassona piemontese. Davvero convincenti anche le tagliatelle al ragu di agnello e la zuppa – intrigante – al finocchio, mela e speck croccante. Come secondi, invece, ci buttiamo su un’eccezionale gulasch di manzo con polenta e verdure del giorno e su una non emozionante tagliata di fassona piemontese con patatine arrosto. Dulcis in fundo, curiosa e d’appeal la torta al radicchio, per chiudere il cerchio di un menu tutto dedicato al prezioso ortaggio veneto. Quanto al vino, la carta non delude e si dipana in centinaia di etichette, dove grande spazio è lasciato al Trentino Alto Adige, anche se non mancano molte bottiglie del resto d’Italia e gran bei prodotti internazionali, tutti a prezzi equi. Per un menu completo si spendono circa 40 euro, ma le porzioni sono davvero abbondanti e già due piatti possono bastare a soddisfare il palato e l’appetito.
È un viaggio quasi fuori dal tempo quello per raggiungere la trattoria Le tre colombe di Fornace, in località Santo Stefano, piccolo abitato di poche anime che di notte, nelle sere d’inverno, sembra quasi un presepe addormentato dove il silenzio è rotto solo dal rumore della neve che scende. E Le tre colombe sono un caldo rifugio, dall’ambiente accogliente e dai ritmi slow che certo vi devono far dimenticare i ritmi frenetici della città. Se è questa la vostra meta per la cena, dimenticatevi l’orologio a casa e la fretta. E il palato? Sarà accontentato, anche se la cena ha un po’ disatteso le mie aspettative. Anzitutto una premessa: a Le tre colombe il menu è fisso, con poche possibilità di variare, se non con un paio di piatti fuori carta. Strepitoso l’inizio: fantastico il cestino del pane, tutto fatto in casa, servito con una scelta di eccellenti oli extravergini d’oliva, da farci il Giro d’Italia. Quindi il primo antipasto: lonzino di Sauris (località friulana rinomata per i prosciutti in alta quota) su insalatina di cavolo cappuccio e chips di sedano rapa, davvero gustosissimo. Assolutamente nella norma, invece, il tortino di radicchio precoce con crostino di lardo magro di Patanegra, i paccheri ripieni di cime di rapa, di mozzarella di bufala e pesto di acciuga, così come la quaglia disossata ripiena di salsiccia al finocchietto e olive taggiasche, con polentina di grano saraceno e di farina gialla di Storo. Molto buona, invece, l’orata alla piastra con salsa di topinambur. Un po’ deludente il dolce (un bis di gelato al pistacchio e ai pinoli, poco saporiti), mentre una menzione speciale va alla carta dei vini, interessante sia nella proposta che nei prezzi, dal bassissimo ricarico. Se si sceglie il menu completo dall’antipasto al dolce (5 portate), si spendono 45 euro, altrimenti c’è la possibilità di ordinare piatti singoli, in un range di prezzi che va dai 10 ai 20 euro e dove stona il dolce a 10 euro, un po’ troppo caro.
OSTERIA PETTIROSSO Rovereto Corso Bettini, 24 Tel. 0464/422463 Chiuso la domenica
cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ prezzo ♥ ♥ ♥ ♥
LE TRE COLOMBE Fornace (TN) Frazione Santo Stefano, 22 Tel. 0461-849424 Chiuso: domenica sera e lunedì. Aperto solo la sera e domenica a pranzo
cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ prezzo ♥ ♥ ♥ ♥
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