Trentinomese gennaio 2016

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ANNO XXIV N. 287

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GENNAIO 2016 9 771724 550805

ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

I FINCO: “FRATELLI DI LATTE” DA ENEGO AL TRENTINO. CON OTTANT’ANNI DI STORIA AZIENDALE ALLE SPALLE

LE 7 MERAVIGLIE INVERNALI TRENTINE UNA SELEZIONE DEI LUOGHI DA NON PERDERE PER LE FAMIGLIE E I LORO BAMBINI

A PIEDI NUDI NEL PARCO SANTA CHIARA, PIAZZA DANTE, GOCCIADORO E GLI ALTRI: ABBIAMO VISITATO PER VOI I PARCHI DI TRENTO

DARIA DE PRETIS UNA TRENTINA A “CORTE” DAL RETTORATO ALLA CORTE COSTITUZIONALE. UN’INTERVISTA ESCLUSIVA PER SAPERNE DI PIÙ SUL SUO NUOVO LAVORO E PER CONOSCERE IL SUO PARERE SU ALCUNI TEMI DI SCOTTANTE ATTUALITÀ

Speciale Sposi

14 PAGINE DEDICATE AL VOSTRO GIORNO PIÙ BELLO

LA STORIA: QUANDO EUGENIO MONTALE ARRIVÒ IN TRENTINO


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RING

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RING di Pino Loperfido

di Tiziana Tomasini

perfidie

a mali estremi

NEGLI SPOT TV NESSUNO LAVORA PIÙ. IL COMMERCIO DELL’ANIMA È COMPIUTO?

L’ORA CHE NON TI ASPETTI CHIESTA ALLA PERSONA CHE MENO TI SARESTI ASPETTATA

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peritivi in allegria, auto sportive che attraversano agilmente scenari da sogno, ragazzotte e ragazzotti in calore, gente che esce a cena, che va a una festa, che va sempre e comunque a divertirsi-da-far-paura. Ma la più bella l’ho vista proprio ieri: il titolare di una banca meneghina con un’incredibile app che ti permette di movimentare denaro con lo smartphone! Ciumbia, signor tenente! Tanto di cappello. Se non fosse che nella reclame si vede la solita gente felice e sorridente che – si badi bene – riceve pagamenti. Sì, forse è una specie di strumento magico, una macchina alchemica per trasformare il piombo in oro. Stiamo parlando degli spot pubblicitari televisivi e della loro sempre più flebile adesione alla realtà. Per dirne una, avete fatto caso che negli spot non c’è più nessuno che lavora? Nessuno che svolga alcun tipo di mansione o attività retribuita. Proprio così. Nelle reclame, oggi, si vede solo gente che al di là degli impegni di cazzeggio e apericena mostra di non dover fare assolutamente nulla per guadagnarsi da vivere. Un segno dei tempi, certo. Pensiamo infatti al passato, alle pubblicità e al Carosello di qualche tempo fa. Chi non ricorda quella del mitico pennello Cinghiale, con l’imbianchino in bicicletta perso nel traffico stradale? Oppure Ugo Tognazzi impiegato modello nel 1962 nella reclame della Negroni? O ancora, Gino Bramieri, testimonial della biancheria Movil per la Montecatini che, seppure con risultati scadenti, s‘improvvisa addirittura in diversi lavori. O quell’altro carosello interpretato da un giovanissimo Dario Fo nei panni di un improbabile sarto a caccia di malviventi (e per fortuna c’è la benzina Supercortemaggiore a risolvere la situazione...). Appresso, Erminio Macario nei panni del signor Veneranda che mette in difficoltà vari impiegati e sportellisti nel carosello dello Stock 84. E Tino Buazzelli che porta la spesa a casa e recita una poesia di Trilussa per la carne Simmenthal, vuoi mettere? Voglio dire, era normale vedere gente che lavorava negli spot, dai! Farlo oggi probabilmente ammanterebbe il prodotto di un alone di negatività. È per questo che lo scenario tipo delle nostre vite “pubblicitarie” è diventata la “festa”. Gli spot oggi non pubblicizzano più pennelli, carne in scatola, liquori, bensì uno stile di vita virtuale, ideale e finto. Che l’anima del commercio si sia definitivamente trasformata nel commercio dell’anima?

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ltro che frenesia per le feste e corse per gli acquisti; altro che stress temporaneo da panettone e bollicine; nient’altro che bazzecole le code per il salmone affumicato o per l’incredibile offerta strepitosa lanciata dal supermercato di turno. Il vero logorio prefestivo si traduce nella miriade di impegni ai quali presenziare: il concertino a scuola, le canzoni natalizie, la recita a tema. Tutto bellissimo e a livelli di incredibile emozione, ma tutto altrettanto compresso in poche giornate, anzi in poche manciate di ore. Camicia bianca per il coro? Camicia bianca, pronti. Pantaloni scuri? Eccoli… ma come?! Quest’anno arrivano a metà polpaccio! Allora sventro letteralmente l’armadio del fratello maggiore e trovo un rimedio all’ultimo secondo. Ci siamo. Tutto è pronto. Possiamo partire. Lo spartito, il gel sui capelli, il profumo e… E i cioccolatini per il rinfresco? Noooo! Forse troviamo qualcosa di aperto. Corsa frenetica in bicicletta con il figlio recitante sul sellino posteriore, direzione negozio di dolciumi. “Sì, ma che ore sono?! Siamo in ritardo! Dai mamma, pedala!!!” E mentre sfrecciamo lungo il marciapiede ciclopedonale, chiedo ancora una volta all’agitatissimo passeggero: ”Che ore sono?!” Ed ecco giungere provvidenziale una voce fuori campo. Una voce dai toni chiari e ben scanditi, decisa e con un fondo percettibile di divertimento. “Sono le 15.35”. Ringraziando il cielo non sono ancora le 16, siamo ancora in tempo! Che sollievo! Ma chi ha parlato? Mi giro lentamente, interrompendo lo scatto. Voglio ringraziare quella voce che ci ha dato una mano, che ha compreso la concitazione del momento. Mi sembra il minimo. “Grazie!”, rispondo, come se fosse quasi una situazione normale. E poi realizzo. Ma lui è… no, non può essere proprio lui… ma sì, è lui! Tenuta informale, certo. Completo nero, sobrio ed elegante. Sguardo simpatico. Atteggiamento disponibile, pronto ad aiutare. Ovvio. È il suo mestiere, la sua missione. Dopo aver salutato e ringraziato il vescovo, inforco nuovamente i pedali e riparto per la volata finale. Con la consapevolezza che la provvidenza si realizza anche nelle piccole cose di tutti i giorni.


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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi COME LA SCUOLA PUÒ UNIRE PASSATO, PRESENTE E FUTURO. IL CASO DEL “PERTINI” DI TRENTO

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i immaginate sette, dico sette, ore seduti in un banco, chiusi tra quattro mura, spartendo lo spazio con altre venticinque persone, ascoltando un insegnante che, se tutto va bene – ovvero utilizzando un tono di voce suadente, accattivante, cercando di catturare la vostra attenzione –, vi parla di cose che voi non potete vedere, toccare, provare, odorare? Si sfiora la tortura psichica e fisica (l’immobilità). In certi momenti le nozze quotidiane tra lo scritto e il parlato, tra le parole e le cose, si lacerano. L’apporto teorico senza il confronto immediato con i saperi pratici diventa soltanto una lunga ed estenuante ripetizione di pensieri e la scuola diventa il luogo per eccellenza dove tra l’Io e il mondo, tra le parole e le cose appunto, non esiste più alcuna somiglianza: un sistema di segni copre tutto il reale che viene in tal modo a essere rappresentato secondo uno schema prefigurato di ordini e di relazioni. Nella scuola si è perso il sapore del mondo, i cinque sensi sono ridotti ad uno: ascoltare. Non si può dire che gli studenti “vedono” perché, mentre tu parli, noti orbite vuote, fisse, immobili: il loro pensiero è oltre, lontano,

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RING nel bene e nel male. Avrei anche qualcosa da ridire sull’udito, sull’ascoltare. Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. La parola, solitamente a senso unico – io parlo tu ascolti –, se non è investita da uno sguardo, da un valore che la rende degna di essere percepita, è soltanto soliloquio. E non bisogna dimenticare che noi viviamo immersi in un ambiente che altro non è se non ciò che percepiamo. Con tutti i sensi. Un’aula rimane un cubo dove si disperdono i sensi, ci si dimentica di essi. E non c’è mondo se non ci sono i sensi e un senso. Nelle scuole professionali la forbice parola-oggetto, teoria-pratica, saperi teorici e saperi pratici, è meno evidente che altrove. I laboratori di pratica professionale coniugano il sapere con il saper fare ed è forse per questo che lì gli allievi sono sempre più tranquilli, più bendisposti, più sicuri. Portare a termine una lavorazione vuol dire una bella botta di autostima: infatti vedono il risultato, frutto di un percorso, di un flusso temporale e spaziale, notano l’applicazione immediata di elementi teorici – come la matematica – sulla misurazione dell’oggetto da lavorare. Ciò che difficilmente avviene nelle materie teoriche. Alcuni insegnanti dell’Istituto “Pertini” di Trento, sezione Legno, ovvero falegnami, hanno pensato bene di allargare il concetto di laboratorio scolastico. Prima ancora che l’allievo metta piede in un’azienda grazie agli stage formativi, gli insegnanti hanno preso alcuni allievi e hanno pensato bene di intraprendere uno studio tecnologico tra un nuovo serramento ad elevate prestazioni e la riproduzione di un manufatto artistico storico. Questo vuol dire sviluppare competenze tecniche, digitali, saper utilizzare attrezzature e tecnologie d’avanguardia come lo scanner 3d, ecc., senza dimenticare l’applicazione di tecniche manuali artistiche tradizionali per la valorizzazione del prodotto finale. Tutto questo vuol dire una stretta connessione tra materie teoriche e materie pratiche. La scelta del manufatto ha comportato una ricerca sul territorio, una discussione, il rilevamento del manufatto in loco, progettazione del manufatto nelle varie parti e fasi di realizzazione, sviluppo delle unità didattiche per classi e materie, realizzazione, esecuzione fasi di lavoro da parte di alcune classi e insegnanti coinvolti in maniera interdisciplinare. Provate a pensare a quanti saperi teorici e pratici sono stati attivati in questo modo, quante conoscenze, anche geografiche – una materia ormai estinta – e, innanzitutto, a come si può far scuola utilizzando il territorio. Inoltre oltre agli insegnanti – Italo Mazzonelli, Alessio Zambanini e Roberto Pedrotti – sono stati coinvolti referenti esterni come Gianpaolo Maraner, dell’Associazione Artigiani. Il manufatto in questione è il grande portale della chiesa dell’Inviolata a Riva del Garda, il più insigne monumento di Riva, costruita nel 1603 e consacrata nel 1636, un vero e proprio santuario che racchiude al proprio interno il cinquecentesco affresco di Bartolomeo Mangiavino di Salò raffigurante la Madonna con il


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RING di Astrid Mazzola

il midollo della vita INIZIARE UN NUOVO ANNO, RECUPERANDO LE ENERGIE

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Bambino e i santi Sebastiano e Rocco. Un gioiello barocco, meta di pellegrinaggi da tutta la provincia e da quelle limitrofe gardesane. Il grande ed elegante portale ligneo d’ingresso – sono in tutto tre, a nord, ovest e sud – è in legno di noce, finemente intagliato, databile al primo decennio del XVII secolo. Figure di putti impreziosiscono la parte superiore e quella centrale, mentre due giovani cariatidi-angeli proteggono e sorvegliano l’entrata. È un piccolo esempio questo di come la scuola possa unire passato, presente e futuro, applicando un mix tra computer, manualità e alchimia storica. E sebbene il futuro profetizzato dai cantastorie della Silicon Valley sia la robotizzazione totale, visto che gli automi si sono rivelati più “smart” del previsto e stanno invadendo campi fino a ieri ritenuti sicuri per l’uomo, dalla diagnosi del cancro al supercomputer dell’Ibm, alla robotizzazione del lavoro dei commercialisti, degli avvocati, ecc., allargare l’aula al territorio e portare il territorio dentro l’aula rimane ancora un fatto formativo e di apprendimento importante. Il saper fare, il saper intagliare, utilizzando al contempo computer, scanner 3d, riflettendo sulla spettacolarità del barocco e sulla sacralità delle porte, è un atto fondativo di uno studente trasformato in cittadino.

l primo giorno dell’anno è sempre bianco, tutto da colorare. Poi, pian piano, bisogna riempirlo, questo nuovo anno che inizia. Bisogna farlo con calma e accortezza, per evitare di portar con sé fardelli che potevano essere lasciati dietro la porta dell’anno vecchio. Quando mi sento particolarmente saggia, la notte di Capodanno li brucio nella stufa scritti su dei bigliettini: cerco di recuperare, assieme alla consapevolezza dello scorrere del tempo e dei suoi impercettibili movimenti, i riti antichi che permettevano a questa consapevolezza di crescere. Bisogna iniziarlo con qualche aspettativa, molta buona volontà e, sempre, con speranza. Perché è questo che vuole da noi la natura, che tra poco ricomincerà a dare frutti: che siamo ben svegli, nuovamente pronti a seminare e a dare frutto noi stessi, che in inverno dovremmo aver riposato. Questo si dovrebbe fare, in inverno: recuperare le energie, come la terra. Nutrirsi di notte, di luna e di neve e poi tornare a credere nel sole e nella possibilità di fiorire. Il giro riparte. È sempre lo stesso, ma è stupefacente come ogni volta lo si ricominci con la stessa gioiosa ansia di vedere come sarà, che il sole giorno dopo giorno diventerà più forte e brillante. Come sarà, che il nuovo anno porterà qualcosa di nuovo e indimenticabile, anche se il mondo è vecchissimo, anche se ne sono passati tantissimi, di nuovi anni. A venticinque anni scrivevo “credo che l’inverno serva proprio a questo: a far dimenticare, in parte, ciò che è stato, in modo tale da rendere l’esistenza sempre nuova, meravigliosa da scoprire. Così le nostre vite si succedono nel ricordo e nella dimenticanza, l’uno si ciba dell’altra”. E ancora oggi vivo con emozione e curiosità l’eterno rinascere della luce dalla notte più lunga. Ricomincio a segnare sul calendario i piccoli passi del sole. Lo osservo con trepidazione riguadagnarsi, con fatica, lo spazio a sinistra della Cima Dodici. “A Nadal en pas de gal, a l’Epifania en pas de na stria”... Nel giorno più corto il sole della Valle di Sella nasce alle undici e tre quarti e tramonta alle due e mezza; qualche giorno dopo scopro emozionata che nasce alle undici e mezza; e così, pian piano, scala all’indietro l’orologio della mattina e in avanti quello del pomeriggio. Quando l’anno è iniziato da un po’, invariabilmente mi dimentico di controllare l’ora del sole. Ci sono le sciate di fine inverno, le prime potature, i progetti per l’orto e quell’aria mite e seducente che fa venire voglia di fare cose un po’ pazze. Finché un giorno lo troverò lì che entra, sfacciato, dalla porta d’ingresso alle otto, per poi tornare a nascondersi dietro ad uno sperone di roccia e ricomparire alle otto e mezza. Saprò, allora, che si sta avvicinando il momento in cui sentirò nell’aria l’odore della terra, e mi parrà il primo odore di terra del mondo. 9

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RING di Stefania d’Elia

istruzioni per l’uso UOMINI CHE ASSISTONO AL PARTO: NIENTE FIORI DOPO. MEGLIO UN PANINO AL SALAME

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n marito in sala parto? Certo, ve lo deve. Già il suo apporto durante l’atto procreativo è stato minimo: cinque minuti di piacere per lui, nove mesi in ostaggio degli ormoni voi. Se poi ha anche il coraggio di nascondersi dietro ad un “No, guarda davvero, non me la sento”, il desiderio di trascinarlo anche contro la sua volontà diventa davvero fortissimo! In ogni caso non illudetevi, nonostante quello che vorrebbero farvi credere durante i corsi preparto, la loro presenza sarà solo coreografica. Sarà un oggetto sullo sfondo che voi registrerete nel vostro campo visivo alla pari della colonnina per la flebo: può stare qui finché non mi tocca. Mentre voi soffrirete, urlerete e vi sentirete dilaniare dal basso (tranquille, poi dimenticherete tutto) vostro marito sarà occupato a girare un suo film mentale in cui è l’eroe coraggioso. Nelle ore seguenti al parto si aggirerà per i corridoi con sguardo ebete. No, non è felice di essere diventato genitore; è stress post traumatico. Potrebbe anche decidere di uscirsene con la frase: “È stato peggio per me che per te. Vederti stare male non poter fare niente.”, la cosa preoccupante è che ci crede davvero. Ma portate pazienza e sopportate. Nel giro di qualche giorno, se siete fortunate e non date sfogo all’istinto omicida a cui inneggiano i vostri ormoni, rientrerà quanto prima nel pieno possesso delle sue attività cerebrali. Care mamme in dolce attesa, ci sono un sacco di cose che vorreste chiedere a vostro marito di fare o non fare mentre siete in sala parto, io ve ne scrivo qualcuna, prendete appunti e lasciateli in bella vista in qualche posto tattico della casa (sopra la lavatrice in bagno è sempre una buona idea), poi mi ringrazierete, credetemi: • La vostra compagna non ha nessun bisogno che voi le diciate cosa deve fare; avete presente quando siete in macchina e guida lei? Uguale, tacete, mordetevi la lingua e non guardatela. • Non illudetevi: non ha nessuna voglia di stringere la vostra mano. Quello che vorrebbe stritolare nel suo pugno è un’altra parte del vostro corpo. Quella che immagina lei è una scena meno poetica e decisamente più dolorosa di quella che state immaginando voi. 10

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RING • Un marito in sala parto ha un unico scopo: essere un catalizzatore di insulti. In questo modo si evita che l’ostetrica di turno decida di denunciare l’aspirante neo mamma per violenza verbale, o bagarinaggio. Io ad esempio ho cercato di barattare mia figlia per una puntura di epidurale. Fortunamente non mi hanno creduto, ma per mesi ho temuto di vedermi arrivare a casa gli assistenti sociali. • Se volete fare un regalo alla vostra consorte per festeggiare il lieto evento, niente gioielli, ma un panino con il salame. Lo sogna da mesi. Insomma, dimenticatevi anche tutto quello che vi hanno insegnato nei corsi di preparazione al parto e siate pronti a trasformarvi in un pungiball. Ok, arrivati a questo punto i mariti potrebbero sentirsi un po’ bistrattati, ma non è cattiveria. È solo per permettervi di arrivare pronti. I tempi sono cambiati da una volta (mia mamma racconta, non senza una punta di veleno nella voce) che quando siamo nati io e mio fratello, mio papà era in ufficio a fare quello che all’epoca era evidentemente l’unico compito di un padre di famiglia: procurarsi i soldi con cui procacciare il cibo per il sostentamento dell’intero nucleo famigliare. A differenza di allora i padri sono decisamente più presenti: cambiano pannolini, fanno bagnetti, danno da mangiare e addormentano i bambini. Accudiscono i fratelli maggiori e riescono in tutto e per tutto a sostituire la mamma (a parte l’allattamento materno per ovvi motivi che si possono evincere anche dal nome), quindi niente paura, siete sulla strada giusta! Diventare genitori è un passo importante che riguarda la coppia ed è bene che cominci nel migliore dei modi: un panino con il salame e una teglia di tiramisù è un ottimo inizio!


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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma STRAZZE, STRAZZARI, STRAZZÓNI E STRAZZARÌE

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hissà quando è sparito l’ultimo straccivendolo che girava con il suo carretto gridando “Strazze-ossifèri veci!” Forse attorno al 1960, all’inizio del boom economico. Mi ha sempre intrigato (l’ho rievocata nei miei libri sui vecchi rioni di Trento, l’ho messa nelle mie poesie, nelle mie commedie, nei mei romanzi) la figura dello straccivendolo. Perché? Perché la colgo come una metafora della vita in cui troppe cose che sembrano importanti, indispensabili finiscono col diventare merci per i robivecchi. Le cose vecchie finiscono lì contro il muro, al buio: “E no le gà pu réce / per sentir el rebaltón del mondo. / Le gà i oci e le rece de sass. / Le rode le braghe, le veste / oramai no le se agita pu / per tegnir el pass…” scrivo nella mia poesia “Strazzaro”, nella raccolta “Cantada dei poricristi”, illustrata dalla rimpianta pittrice amica Paola de Manincor, libro di versi che divenne anche uno spettacolo del Gruppo “Neruda”. Di strazzari ambulanti ce ne son stati tanti, ognuno con la sua storia emblematica, profondamente umana, spariti

nel buio, ignoti alle nuove generazioni. Di qualcuno ho fatto in tempo a fissare con le parole uno schizzo, un disegno, fermandolo sul foglio bianco: come per il Pero Bala, che girava col suo carrettino per il quartiere della Portèla e, onorando il suo soprannome, finiva per crollare a terra. Si attivavano i ragazzi portelòti che ne approfittavano per vendergli sacchi di carta avvolta intorno a ciottoli. Lui, nella nebbia etilica, ont come na sil, brontolava che non aveva mai visto carta così pesante. O il Pecos Bill delle Androne, che girava con il suo carretto gridando: ”Strazze, done - ossi - fèri veci - robe robade!” (sapeva che in quel quartiere dove erano di casa prostitute e ladri, le robe vecchie erano quantomeno di dubbia origine ). Certe volte, per divertirsi e divertire, variava il suo richiamo con un “Done strazze!”, togliendo la virgola dopo la prima parola. Ma le andronare non mostravano di prendersela, pur di cedere per qualche lira ratatàre e strazzarìe. “Perchè el strazzaro el bina su i ossi?” chiesi una volta, da bambino, al mio amico falegname che aveva una minuscola bottega nei pressi di Port’Aquila, fabbricando soprattutto taglieri per la polenta e che, quando sentiva la campana a morto esclamava: un de men che magna polenta! “Per far la menèstra!” mi rispose. Naturalmente non gli credetti. Solo molti anni dopo venni a sapere che gli ossi servivano per fabbricare la colla da falegname, il cui odore acido imbeveva la minuscola bottega. “Strazze, strazzari… e ‘strazzón’, come se pol dirlo en talian?” Puoi tradurlo con: straccione, pezzente, miserabile… ”E ‘strazzarìa?” Questa è una di quelle parole intraducibili in italiano, una di quelle parole dialettali che sono uniche: in italiano devi ricorrere a un giro di parole come cose di poco conto. “E ‘strazzamercà?” La stessa cosa: in italiano dovresti usare almeno due lemmi… ”Do cossa?” …Due parole: per esempio prezzo stracciato. “E ‘strazzamistéri? Ghe n’è sempre de pu, diàol bestia!” Anche lì, più parole: per esempio incapace nel suo mestiere. “Grazie: te m’hai dat zo na bela strazzada, ma te ringrazio!” renzofrancescotti@libero.it

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trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT

A CHI LA TOCCA LA TOCCA Cari lettori, arrivati a fine anno ho deciso di chiudere con i miei scritti in maniera diversa. Ho pensato di regalarvi una poesia che potete leggere facendo anche un po’ di allenamento con il dialetto, perchè va bene il trilinguismo che ti apre all’Europa, ma vot meter el quadrilinguismo che el te daverze qualsiasi osteria trentina? Vera Ugo? Naturalmente domando scusa a tutti i poeti veri, ai cultori del dialetto, ai puristi del vernacolo, a quei che dis che el vero dialett l’è quel de Trènt co la E larga e nò quel de Roverédo co la E stretta. Insomma scusa per questa poesia sgangherata ma probabilmente veritiera.

A CHI LA TOCCA LA TOCCA Quando dizembre l’è arivà da ‘n po’ su ‘n paradis i fa na gran riuniom per stabilir chi che gà da nar zò a portar i regai en quel rebaltom. Santa Lucia piegà, sui zinoci, la dis “no l’è per tirarme en drio ma come savè gò problemi ai oci... valà, el me esonera st’am sior Dio!!” San Nicolò vardandose entorno el dis “mi ‘nveze me son stufà, e a nar dai crucchi devento anca storno e po’ ho dit basta zà l’am passà!” “Mi son massa picol per nar a laorar” el dis Gesù Bambino deciso e sicuro, “de mandarme lazò gnanca parlar vardé che ciamo el telefono azzuro”... “Mi son pien de dolori e gò mal de testa” dis Babbo Natale co la barba bianca “e gò anca le renne che le protesta: st’am stago al calt sentà su na banca!” “E cossa volè? Che vaga zo mi?! Sentada a caval de na spazzaora?! Gnente da far, mi st’am resto chi e lasso che i altri stavolta i laora....” Alor dis l’Altissimo (bontà infinita): “fasendo i conti sen messi cossita: na orba invalida no la pol nar e uno storno no ‘l pol laorar en minorenne ancora demem en vecio panzom escluso dassem... Ma grazie ala riforma dela pensiom che la fa laorar oramai fora e fora che gà i requisiti da nar en quel rebaltom l’è la Befana co la so spazzaora!” Vogliatevi bene!

Loredana

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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Loredana Cont, Lara Deflorian, Stefania D’Elia, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Francesca Mazzalai, Astrid Mazzola, Maurizio Panizza, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. TRENTO Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 studiotn@trentinomese.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese BOLZANO Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 bazarbz@bazar.it Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 4 aprile 1987

SOMMARIO GENNAIO2016 Ring

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4 COMMENTI 10 IL DIALETTO INFORMA 11 DA DONNA A DONNA

Attualità 14

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DARIA DE PRETIS

A PIEDI NUDI NEL PARCO?

26 I FINCO: FRATELLI DI LATTE 30 EUGENIO MONTALE A VALMORBIA 34

MACHIAVELLI IN TRENTINO

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REMO WOLF “PINETA”, IL TRIONFO DEL BUON GUSTO SPECIALE SPOSI STELLE MICHELIN: SI PUÒ FARE DI PIÙ LE SETTE MERAVIGLIE DEL TRENTINO

Panorama

63 HAPPY SNOW BONDONE 64 VARTALENT 66 “SETTEARTI” E “VOLUME!” 67 SKI AREA CATINACCIO 68 MARLENE KUNTZ 69 CARMEN CONSOLI 70 BLACK & LIGHT 71 VIRGILIO SIENI 73 POMERIGGI DA ROMANZO

Giorno per giorno COME ABBONARSI:

(un anno, 12 numeri a Euro 20,00) BOLLETTINO POSTALE c/c N. 11492386 Curcu & Genovese Associati TM Via Ghiaie, 15 38122 TRENTO BONIFICO BANCARIO CASSA RURALE DI TRENTO IBAN IT15 E083 0401 8040 0000 3080 485 CARTA DI CREDITO Telefonando allo 0461.362122 DIRETTAMENTE PRESSO L’UFFICIO ABBONAMENTI Via Ghiaie 15 Trento Tel. 0461.362107 ufficioabbonamenti@trentinomese.it I Suoi dati saranno trattati per dar corso al suo abbonamento; il conferimento dei dati è necessario per perseguire la finalità del trattamento; i Suoi dati saranno trattati con modalità manuali, informatiche e/o telematiche e non saranno diffusi. Lei potrà rivolgersi (anche telefonicamente) al Servizio Privacy presso il titolare del trattamento per esercitare i diritti previsti dall’art. 7 del D.lgs 196/03. Titolare del trattamento dei dati è la CURCU & GENOVESE ASSOCIATI S.r.l., Via Ghiaie, 15 – 38122 Trento Tel 0461.362122 AVVISO AI LETTORI La scelta degli appuntamenti è a cura della redazione. La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti delle programmazioni annunciate.

74 MOSTRE 78 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news 86 90 91 92 93 94

I MATRIMONI DEL MESE ARIANNA PAPINI E LA “COCCINELLA” ZANONI INAUGURA “SPAZIO DELLE ARTI” INTERNORM E I SERRAMENTI UNA TARGA PER FRANCESCOTTI “IL TINELLO DEL DIALETTO”

Rubriche

94 LIBRI E LIBRERIE 96 VOLTI NELLA STORIA 98 LA VIGNETTA

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trentinoincontri di Pino Loperfido e Paolo Curcu

UN CAFFÈ A CASA DI...

DARIA DE PRETIS: UNA TRENTINA A “CORTE” SIAMO A CASA SUA, ACCANTO ALLO STUDIO LEGALE DOVE HA LAVORATO PER ANNI. INSEGNAMENTO, ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI AVVOCATO, CARRIERA ACCADEMICA: IL SUO CURRICULUM È UN RUTILANTE BRUCIARE LE TAPPE. DOPO L’INASPETTATA NOMINA AL RETTORATO DELL’UNIVERSITÀ TRENTINA, NEL NOVEMBRE SCORSO DARIA DE PRETIS È STATA CHIAMATA DAL PRESIDENTE NAPOLITANO A FAR PARTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE. CI SIAMO FATTI SPIEGARE IN COSA CONSISTE IL SUO LAVORO E LE ABBIAMO CHIESTO UN PARERE SU ALCUNE QUESTIONI DI SCOTTANTE ATTUALITÀ

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aria de Pretis ci riceve a casa sua, in un elegante e austero palazzo di Via SS. Trinità a Trento. È nello studio legale qui accanto che per diversi anni ha esercitato la professione di avvocato, prima che la sua carriera prendesse altre strade: quelle che ci accingiamo a raccontare ai nostri lettori. Al centro della stanza campeggia una enorme mappa del Settecento, raffigurante il Tirolo storico. È appartenuta a Bruno Kessler, suocero della professoressa de Pretis, nonché padre di Gianni, suo marito. Due i figli: Anna che lavora in uno studio legale a Milano e Bruno che studia Economia a Parigi dopo un triennio alla Bocconi. Ci accomodiamo in un salottino carminio e cerchiamo di stemperare con qualche battuta iniziale un pelo di timore reverenziale che ci agita un po’. Certo non capita tutti i giorni di intervistare un giudice costituzionale, una personalità cioè facente parte dell’organo di controllo supremo della Repubblica Italiana. Quali sono i suoi ritmi, professoressa? “Faccio un po’ la spola tra qui, Roma e Bruxelles, dove lavora mio marito. Mantengo buoni rapporti con l’Università di cui sono stata rettrice e poi la mia casa resta comunque a Trento, proprio qui”. La casa – per la cronaca – è quella storica della famiglia de Pretis, originaria di Cagnò in Val di Non. 16

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Con un suocero presidente della Provincia autonoma di Trento e una famiglia d’origine con una tradizione imprenditoriale l’ha capito subito che non avrebbe fatto la casalinga… Che lavoro sognava di fare da piccola? “Certo avevo il sogno di fare qualcosa di concreto professionalmente; poteva essere architettura o medicina… Poi è finita che ho studiato diritto e…” Insegnamento, esercizio della professione, carriera accademica: leggendo il suo curriculum si percepisce una sorta di concitazione, un rutilante bruciare le tappe. Riesce ad inserire anche una giusta quota di umanità in tutto questo? Daria de Pretis ride divertita. “Tutti i curricula danno questa impressione, forse. Mi sono laureata, sono rimasta a lavorare in università e contemporaneamente ho cominciato a fare l’avvocato. A me pare un percorso abbastanza normale fin qui. Poi proprio quando avevo deciso di prendere un anno sabbatico, mi è stato chiesto di candidarmi a Rettore”. Alle elezioni per il rettorato ha battuto cinque candidati uomini… È stata una batosta per noi… “Quando mi sono candidata ero in dubbio. Mio padre mi fece osservare che in fondo già essere candidata era un successo. In quelle occasioni contano il fatto di essere nuovi, rilassati (non avevo grandi ambizioni di cariche accademiche), porsi


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“SOGNO SPESSO DI NON RIUSCIRE A FINIRE LA VALIGIA” Il libro che sta leggendo? “Mar Bianco” di Claudio Giunta (Mondadori, 2015) Il piatto preferito? Pasta e lenticchie. Il film del cuore? “Barr y Lyn don” di Stanley Kubrick, con Ryan O’Neal e Marisa Berenson. Cantante, compositore o gruppo preferito? Wolfgang Amadeus Mozart La cosa che le fa più paura? La sofferenza, mia e degli altri, soprattutto delle persone che mi sono care. Il sogno ricorrente? Non riuscire a finire in tempo la valigia. Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? La romanziera.

sulla scena in posizione intermedia, non massimalista. Questo evidentemente ha pagato”. Certo, entrare come rettore in quell’Università pensata e preconizzata da Bruno Kessler all’inizio degli anni Sessanta del Novecento, deve aver avuto un sapore particolare per lei. “Quando sono entrata nella stanza del mio predecessore ho visto che al muro erano appesa due foto: una del Presidente Napolitano e l’altra di mio suocero. La cosa mi ha fatto piacere e mi ha fatto al contempo riflettere, con emozione. Un’emozione molto privata, questo sì. In ogni caso era la stessa università in cui lavoravo da più di vent’anni. A mio suocero avrebbe fatto sicuramente piacere. Era una persona generosa, pronta sempre a cogliere il buono e a gioire con le persone dei loro successi. Sebbene in lui la dimensione pubblica prevalesse quasi sempre su quella privata: forse avrebbe apprezzato il fatto che per la prima volta c’era un

trentino rettore dell’università”. Tra i suoi meriti riconosciuti, in veste di Magnifico Rettore, quello di aver messo in pratica il concetto di “partecipazione”: i dipartimenti accanto al Senato accademico nella governance universitaria… È stato più un togliere potere al Senato o un dare valore ai Dipartimenti? “In realtà è difficile fare una comparazione, perché io mi sono insediata con uno Statuto tutto nuovo che prevedeva un sistema più accentrato, per me era importante mantenere la collegialità del governo. Mi fa piacere se il nostro lavoro in tal senso è stato percepito. È vero che lo Statuto concentra nel Senato i poteri di governo e di fatto c’è una specie di cesura tra questo organo e i Dipartimenti; per riequilibrare ho cercato di convocare molto spesso la Consulta dei direttori di Dipartimento e di coinvolgerla su tutti i temi”. C’È IL QUIRINALE AL TELEFONO. BYE BYE RETTORATO Ma passano venti mesi e arriva una telefonata da Roma: è il Quirinale. Daria de Pretis è tra i nomi scelti da Giorgio Napolitano per sostituire due componenti in scadenza della Corte Costituzionale. Dica la verità, le è dispiaciuto dover lasciare il suo lavoro appena cominciato all’Università? “Sarò sincera, un po’ mi è dispiaciuto. Avevo finito la parte più dura e faticosa del lavoro di avvio. A quel punto arrivava in un certo senso il bello. In seconda istanza, ho temuto che tutto il lavoro fatto andasse perduto e non trovasse un seguito. Ma la terza cosa è che forse non avevo valutato nella giusta misura l’entità di quella nomina…”

11 novembre 2014. Daria de Pretis giura davanti al Presidente Napolitano 17

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trentinoincontri Possiamo dire che se n’è resa conto più tardi? “Un contesto tutto nuovo, lavorando a contatto di gomito per persone tanto autorevoli, un po’ di soggezione la dà. Poi si capisce che c’è lo spazio per fare bene il proprio lavoro, dunque…” Una curiosità: ha scoperto attraverso quali strade o ragionamenti il Quirinale è arrivato a lei? “Ho cercato di capirlo e mi è stato detto che in queste occasioni il Presidente riceve una grande quantità di curricula, inviati direttamente o segnalati. Io certamente non l’avevo inviato e non credo nemmeno che qualcuno mi abbia – diciamo così – raccomandata. Probabilmente il Presidente ha raccolto spontaneamente nominativi che potevano corrispondere al profilo che aveva in mente; così il raggio si deve essere ristretto. Si cercava una donna (per la prima volta ci sarebbe stata una seconda, e quindi una terza donna), esperta di diritto amministrativo e qualcuno che avesse un po’ di apertura internazionale e non fosse troppo romano. Poi il fatto di essere Rettore potrebbe aver dato anche uno slancio in più.” LA CORTE COSTITUZIONALE: QUESTA SCONOSCIUTA Scherzi del calendario. Il giorno in cui teniamo questa intervista – 15 dicembre 2015 – è l’anniversario dell’insediamento della Corte Costituzionale avvenuta esattamente sessant’anni prima. Nel 1947, Palmiro Togliatti definì la Corte costituzionale una «bizzarria» grazie alla quale «degli illustri cittadini verrebbero ad essere collocati al di sopra di tutte le Assemblee e di tutto il sistema del Parlamento e della democrazia, per esserne i giudici». E gli illustri professori della prima Consulta si sarebbero messi le mani nei capelli se avessero saputo che nel 2015 ci sarebbero state ben tre donne nel novero della Corte. I cittadini pensano che l’elezione di giudici della Consulta sia una questione

Nelle vesti di giudice Costituzionale

Bruno Kessler (1924-1991)

politica, lontana dalle loro vite. Dovesse spiegare all’uomo o alla donna della strada la sostanza del suo lavoro, in pochissime parole, cosa direbbe? “È un peccato che il ruolo della Corte che non venga percepito nella sua importanza. La Corte è un organo che protegge i diritti garantiti in Costituzione e vigila perché la maggioranza non operi arbitrariamente. È un limite al potere della stessa maggioranza”. Tanto è vero che quasi tutte le Corti Costituzionali europee sono state istituite subito dopo l’epoca dei grandi totalitarismi del Novecento, nella convinzione che non sempre ciò che fa la maggioranza politica è la cosa più giusta”. Un potere enorme, o sbaglio? “No, non sbaglia, è un potere enorme che si impone persino su quello del Parlamento. Un potere ‘tecnico’ nel quale però persiste un certo grado di politicità. Cioè la Corte non si limita a fare un calcolo matematico, ma compie un’operazione di valutazione e di bilanciamento di valori, quindi un’azione in questo altamente politica”.

Tuttavia pochi tengono presente – anche illustri e avveduti commentatori – che non è che la Corte può andare a controllare quello che vuole quando vuole. Bensì quando un giudice porta una legge alla sua attenzione, limitandosi – si badi bene – esclusivamente ai profili segnalati. Quindi potere enorme, è vero, ma con un limitato campo d’azione. Qualcuno dice che la Corte supplisce alle mancanze del Parlamento… “In alcuni casi è proprio così. In molti Paesi le Corti stanno assumendo una grande importanza perché il legislatore molto spesso evita di confrontarsi con temi rischiosi dal punto di vista del consenso. Un esempio, le unioni di fatto. C’è un sentire comune circa l’esigenza che vadano regolate, la Corte stessa ha già sollecitato il Parlamento a farlo, ma il legislatore non si avventura nei tortuosi percorsi in cui l’argomento lo porterebbe...”

Daria de Pretis al lavoro alla Consulta. È la prima da sinistra. Accanto a lei, Giuliano Amato 18

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LA BACCHETTATA DI “REPORT”: “UNA LETTURA PARZIALE” La puntata di “Report” del 29 novembre scorso si è occupata proprio della


trentinoincontri Corte Costituzionale. I giudici italiani guadagnano il doppio dei tedeschi e quasi il triplo degli spagnoli. Cosa fanno in più? Loro si giustificano dicendo che è diverso il costo della vita… Daria de Pretis sorride e commenta con una malcelata punta di sarcasmo: “Sarebbe bello che questi servizi si occupassero di qualcosa di diverso dagli stipendi, come giustamente state facendo voi di TrentinoMese. Anche perché sapete come fanno certi servizi, interviste di ore delle quali magari vengono estrapolate solo poche frasi. Ma rispondo volentieri. “Intanto non è vero che sono gli stipendi più alti del mondo. Va bene raffrontarli a quelli dei collegi americani o tedeschi, ma bisogna calcolare che noi abbiamo un’imposizione fiscale che va sopra il 50%. Poi in Germania per esempio i giudici possono conservare una parte dello stipendio di professore universitario… Ci sono tante cose da valutare. Non nego che si tratti di stipendi importanti, ma anche la funzione è importante. E tanti componenti hanno rinunciato a professioni nelle quali guadagnavano certamente di più.” A dire la verità, “Report” ha descritto il lavoro della Corte, ma solo in termini negativi. In particolare sulla famosa sentenza che ha stoppato Equitalia nella nomina di dirigenti senza concorso… “La questione è stata spiegata in termini faziosi e manipolati. La Costituzione dice chiaramente che al pubblico impiego si accede tramite concorso. E non è vero che la sentenza favorisce gli evasori perché gli atti dei dirigenti restano comunque salvi, in base ad un principio molto noto…”

La professoressa de Pretis osserva il Trentino su un’antica mappa del Tirolo storico

QUANDO LA “CORTE” STOPPA: BILANCIO, REFERENDUM, ECC. In effetti, ci sono alcune critiche che

potremmo definire “storiche”. Una è quella d’aver autorizzato, con la sentenza del 1966, il Governo e il Parlamento a procedere a una spesa pubblica più elevata rispetto alle entrate dichiarate dal bilancio, producendo così un aumento sconsiderato del debito pubblico. Molte critiche sono state rivolte, dagli anni Sessanta a oggi, soprattutto da parte dei Radicali in merito alle scelte fatte dalla Corte in materia d’ammissibilità dei quesiti referendari. Essendo infatti la Corte costituzionale l’organo chiamato a pronunciarsi sull’ammissibilità del referendum, essa dovrebbe, secondo queste critiche, limitarsi a dichiarare inammissibili soltanto i quesiti referendari che, a norma dell’articolo 75 della Costituzione, riguardino leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali: eppure ha frequentemente giudicato inammissibili quesiti referendari che nulla avevano a che fare con queste

tematiche (per i Radicali di Pannella e Bonino siamo a 48 bocciature…) Per rispondere, Daria de Pretis mostra di non doverci pensare nemmeno un minuto: “Sulla questione del disavanzo direi che il nuovo articolo 81 ha risolto tutti i problemi ponendo un vincolo di pareggio di bilancio al quale il legislatore si deve attenere. Tanto è vero che, per esempio, nella recente sentenza sulla Robin Tax la Corte ha compiuto un’operazione di bilanciamento facendo operare gli effetti della sua decisione solo per il futuro e non per il passato proprio a tutela dell’articolo 81. Per quanto riguarda i referendum… Beh, qui la questione è delicata. La Costituzione dice che non possono essere fatti referendum su alcuni tipi di leggi, ovviamente. Dopo di che la Corte ha tenuto conto di altri profili, ugualmente rilevanti sul piano costituzionale, per esempio evitare che restasse priva di regolazione una materia essenziale per

DISOCCUPAZIONE “Quando uno fa il Rettore ha lì migliaia di studenti... benché siano davvero il meglio della nostra gioventù il mercato non li assorbe.”

ELEZIONE DEI TRE GIUDICI “Di un Parlamento che non riesce a trovare un accordo su una questione tanto delicata si può mettere in discussione il senso di responsabilità”.

FRATERNITÉ, CIOÈ SOLIDARIETÀ “Il tempo che ci aspetta, dopo uguaglianza e libertà, è quello di riscoprire la terza parola della Rivoluzione francese, Fraternité, e cioè solidarietà”.

IPSE DIXIT 19

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Figlio di Bruno, Gianni Kessler è stato deputato dal 2001 al 2006, Alto Commissario per la lotta alla contraffazione dal 2006 al 2008 e presidente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento dal 2008 al 2011. Dal 2011 è direttore dell’ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF).

il funzionamento del sistema, o che all’elettore fossero sottoposti quesiti ambigui o complessi, sui quali non avrebbe potuto esprimersi con chiarezza con un sì o un no. E sulla base di questo presupposto ha giudicato inammissibili altri referendum. 12 MESI, 31 FUMATE NERE (E UNA BIANCA...): EPOPEA DEI TRE GIUDICI “PARLAMENTARI” A questo punto chiediamo a Daria de Pretis se sta bene o accusa alcuni sintomi influenzali… No, non siamo impazziti. I giudici emeriti Giovanni Maria Flick e Francesco Paolo Casavola ammoniscono che «bastano due raffreddori per paralizzare la Corte». In effetti da un anno la Corte Costituzionale sta aspettando la nomina dei tre giudici votati dal Parlamento. Sono 31 le fumate nere susseguitesi (l’elezione avviene due giorni dopo, mentre andiamo in stampa… per fortuna N.d.A.). Si tratta di una situazione di una gravità assoluta perché la Corte rischia di ritrovarsi a decidere su questioni importanti e urgenti con una maggioranza ultraridotta. Pensiamo a quanto avvenuto in Francia, dopo il terribile attacco jihadista del 13 novembre, e all’introduzione di misure di emergenza destinate a incidere su diritti costituzionali. Per dire, ai tempi delle BR, Ugo La Malfa, chiese l’introduzione della pena capitale. E se dopo la Francia il terrorismo jihadista dovesse colpire anche il nostro Paese? La Corte sarebbe chiamata a decisioni di assoluta gravità e come potrebbe farlo con una formazione tanto ridotta? Oltre alle 20

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materie importanti su cui la Corte sarà chiamata a pronunciarsi nei prossimi mesi, dall’Italicum al referendum sulla riforma Boschi. Professoressa de Pretis, lei come si spiega questa lunga impasse? “Il problema vero è che, in assenza di ben 3 dei 5 giudici designati dal Parlamento, la Corte non opera nella formazione che il Costituente aveva previsto: con tre componenti che si mescolano: i 5 nominati dalle supreme Magistrature, i 5 nominati dal Presidente e i 5 eletti al Parlamento e cioè espressione popolare. Il fatto che manchino questi tre giudici è di fatto un‘alterazione del modello previsto in Costituzione, perché la bellezza giuridica della nostra Corte è proprio questa mescolanza. È un’impasse molto grave. Io non giudico, ma un Parlamento che non riesce a trovare un punto d’accordo su una questione tanto delicata è un Parlamento che ci interroga sul suo senso di responsabilità”. Ma poi, scusi, a parte tutto, non è singolare che il Parlamento debba eleggere una parte dei Giudici della Consulta che poi saranno chiamati a valutare la costituzionalità delle leggi emesse dal Parlamento? Forse è proprio questa la “bizzarria” a cui faceva riferimento Togliatti nel 1947… “No. Anzi, non c’è niente di strano nel fatto che sia il Parlamento a scegliere i ‘saggi’ che giudicano le sue leggi, e lo deve fare con una larghissima maggioranza, in modo che si tratti di una scelta condivisa, semmai è paradossale che il Parlamento non li faccia. In fondo, è l’organo che ha più interesse a nominarli…”

È IL TEMPO DELLA TERZA PAROLA DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE Sarete chiamati a breve ad esprimervi sulla legge elettorale, il cosiddetto Italicum. Nel gennaio 2014 la Corte Costituzionale si espresse, giudicando incostituzionale il sistema di elezione vigente (c.d. porcellum). Adesso con l’Italicum questo Parlamento – che, ricordiamolo, non gode di un vero mandato popolare – pare volersi orientare più sulla governabilità che sulla rappresentanza. Diversi costituzionalisti hanno visto questa legge come un tassello di un piano di “svolta autoritaria” più ampio. Qual è la sua lettura? Daria de Pretis ha scosso il capo per tutta la durata della domanda... “Io non posso e non voglio dire nulla su questi argomenti…”. Ah... Va bene. Cambiamo argomento allora. Secondo l’ex Ministro Elsa Fornero i giuristi si preoccupano dei diritti ma non dei costi di tali diritti. Non si preoccupano cioè del debito che andrà a pesare sulle future generazioni. È questo uno dei paradigmi del conflitto tra diritto ed economia. Condivide questa visione conflittuale fra le due discipline? “No. È un errore attribuire ai giuristi questa impostazione. Ed è sciocco porre la questione in termini di scontro fra discipline: diritto contro economia. Ci sono illustri economisti che teorizzano la bontà dell’indebitamento e giuristi convinti del valore giuridico dell’equilibrio di bilancio. Certo il tema del costo dei diritti è ineludibile. Spesso il costo di un diritto si traduce nella limitazione di altri diritti. Un bilancio in pareggio non è solo forma ma


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FOTO: GIOVANNI CAVULLI, ARCHIVIO UNIVERSITÀ DI TRENTO

può essere la condizione per garantire altri diritti. Di questo la Corte tiene conto, e d’altro canto sempre più le Corti sono chiamate a valutare il bilanciamento tra i diritti e i loro costi.” Altra domanda, altro conflitto. Nel suo libro Governare gli Italiani, Sabino Cassese – giudice emerito della Corte – scrive che lo Stato italiano “è sempre grosso e invadente, anche se poi, debole e inefficiente; e, tuttavia, indispensabile”. Lei come lo vede questo processo? Fino a che punto la libertà individuale può essere messa da parte a vantaggio dell’equità sociale? “Questo è il tema dei temi: uguaglianza contro libertà. Non possiamo assolutizzare una delle due, ma trovare un punto di equilibrio. Anche la relazione tra i due valori ciclicamente trova punti di equilibrio. L’espansione del potere pubblico ha avuto momenti di grande successo – vedi Stato sociale – poi contrazioni – la fase delle liberalizzazioni, negli anni ’80 e ‘90 – sono cicli che si ripetono. Il problema è quello di trovare un punto di equilibrio. Sono tutti e due valori irrinunciabili. Come qualche studioso dice, forse il tempo che ci aspetta, dopo l’uguaglianza e la libertà, è quello di riscoprire la terza parola della Rivoluzione francese, Fraternitè, e cioè solidarietà. Oggi il tema dell’uguaglianza e della libertà si intreccia con nuovi problemi. La libertà è insidiata anche dal tema della sicurezza, e la ricerca della sicurezza non può non passare per la giustizia sociale, e quindi per l’uguaglianza”. Già, il mondo sta cambiando molto velocemente. Quello che ieri era scontato oggi appare più che incerto. Nascere in un posto non vuol dire crescervi e morirvi, pensiamo alle migrazioni. Come si fa ad obbligare un cittadino a rispettare le leggi di uno Stato che non ha scelto di abitare? Ma soprattutto, se paragoniamo i fenomeni geopolitici attuali ad un centometrista la nostra Costituzione

assomiglia ad un centenario pieno di acciacchi. E se anche riuscissimo ad adattarla all’immanente oggi, nel lasso di tempo impiegato il mondo sarebbe mutato dieci, venti volte più velocemente. Esiste un modo per mantenere i principi fondamentali costantemente in linea con i tempi? “La nostra Costituzione ha dimostrato di essere efficace anche con il cambiamento dei tempi, e questo anche un po’ per merito del lavoro della Corte Costituzionale”. “Lo strumentario a disposizione di chi vuole affrontare questi temi – continua de Pretis – non è nuovo; il problema è di calibrare gli strumenti tradizionali su sempre nuove esigenze di protezione dei diritti. Rispetto alle migrazioni, vengono in evidenza in modi nuovi i diritti per esempio di libertà di espressione, di manifestazione del pensiero, ecc. I nuovi diritti – di cui tanto si parla – non sono altro che facce di quei vecchi diritti del 1948 che vanno continuamente reinterpretati”. I tempi non sono un po’ troppo lunghi? Scusi se insisto su questa domanda… I tempi della politica... “Che la politica sia in crisi, che siano i crisi i suoi meccanismi, la cinghia di trasmissione della rappresentanza, è cosa universalmente riconosciuta. Non è solo un problema di Diritto Costituzionale, evidentemente…” DEMOCRAZIA E SCHIAVITÙ: CONVIVENZA IMPOSSIBILE? Secondo lei è possibile che democrazia e schiavitù convivano in uno stesso sistema sociale? Mi spiego: oggi spesso la gente è schiava di sistemi che si reggono su un culto feticistico del denaro, i giovani non sono presi in considerazione ma “utilizzati”, senza diritto a un vero lavoro. Insomma, una società con un tasso di disoccupazione giovanile maggiore del 30% può ancora definirsi democratica? “È vero quello che dice e dobbiamo tutti interrogarci su quanto questa condizione

ormai intollerabile incida proprio sui diritti fondamentali previsti in Costituzione. Questo, della disoccupazione giovanile, è forse il problema più drammatico del momento. Io l’ho vissuto dall’altra parte della strada (proprio qui di fronte c’è la sede del rettorato), perché quando uno fa il Rettore ha lì migliaia di studenti che si laureano ogni anno e che vanno sul mercato del lavoro e, benché siano davvero il meglio della nostra gioventù, quel mercato non è in grado di assorbirli.” Qual è il consiglio che dava lei a questi studenti “non assorbiti”? “Intanto di scegliere con accortezza la facoltà universitaria, valutando inclinazioni e sbocchi lavorativi. La seconda, di essere imprenditori di loro stessi. Ad un certo punto, se proprio non si trova il lavoro alle dipendenze di qualcuno, l’unico modo per uscire dall’impasse è quello di provare ad inventarsi il lavoro da sè. Ci sono molti esempi, pensiamo alle start-up, Andare al’estero… Certo, spesso quelli che vanno all’estero sono i migliori e li perdiamo irrimediabilmente. Sono risorse su cui abbiamo investito e di cui non possiamo più disporre”. “BANDO AL PESSIMISMO: ENTUSIASMO E VOGLIA DI FARE” Ci salutiamo su una frase tratta dal 49esimo rapporto annuale del Censis sulla situazione del Paese; il Presidente Giuseppe De Rita spiega che viviamo ancora «in letargo esistenziale»; siamo un Paese «non più capace di progettare il futuro». Daria de Pretis cosa ne pensa? “Io invece, sopratutto da Rettore, ho visto molto entusiasmo in questi giovani, tanta voglia di fare, grandi risultati e successi. Non sarei così pessimista. Abbiamo attraversato un momento nerissimo, ora io vedo una luce in fondo al tunnel”… Professoressa, orsù, le stesse identiche parole dette da Mario Monti nel 2012! “Ah sì?! Beh, io dico che abbiamo tante risorse, soprattutto risorse umane che ci consentono di guardare al futuro con un certo entusiasmo. Tutto qui”. Lasciamo la professoressa ai suoi impegni e al suo immediato ritorno a Roma. È l’unica trentina ad occupare un posto istituzionale di rilievo: nel Governo Renzi al mezzo milione di trentini – corregionali di un certo Alcide Degasperi – non è stato concesso nemmeno uno straccio di sottosegretario. “I trentini godono di una buona reputazione”. Non ci confondono più con Trieste? “A dire il vero, qualche ■ volta sì”, ammette. 21

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TRENTO È UNA CITTÀ SICURA? LA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA NON È PIÙ COSÌ IMMEDIATA. LA FAMA DI CITTÀ ALPINA, PICCOLA E TRANQUILLA DEL NOSTRO CAPOLUOGO SEMBRA APPARTENERE SEMPRE PIÙ AL PASSATO. LA TRENTO DI OGGI È DIVERSA, È PROFONDAMENTE CAMBIATA, E NON SEMPRE IN MEGLIO. NEI SUOI ANGOLI VERDI, I SUOI BEI PARCHI, E NELLE SUE PIAZZE, EMERGE SEMPRE PIÙ IL VOLTO DI UN LUOGO A TRATTI SINISTRO, DOVE AVVENGONO EPISODI SPIACEVOLI, CHE FINISCONO SPESSO SULLE PAGINE DEI GIORNALI

di Silvia Tarter

A PIEDI NUDI NEL PARCO? 22

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FOTO GIANNI ZOTTA

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artiamo da qui, la piazza che fa da ingresso alla città. Ormai da diversi anni, ogni giorno, sotto lo sguardo serio della statua del sommo poeta rivolto verso Bolzano, scorrono scene di ordinario disagio, un girone vorticoso di problematiche sociali ed episodi di cosiddetta “microcriminalità” a cielo aperto. Non serve andarsi a cercare a proprio rischio e pericolo situazioni spiacevoli nelle ore più scure del giorno. Basta semplicemente sedersi su di una panchina, pochi minuti, magari in attesa dell’autobus per tornare a casa, per assistere a cose che non si vorrebbero vedere. In nessuna città; men che meno nella propria. Non si è mai soli in Piazza Dante. Gruppetti di persone se ne stanno parcheggiati sulle panchine, più o meno

alticci, oppure in piedi, tutti incappucciati, a vagare tra gli alberi. Sull’attenti, suscettibili, spiano ogni movimento. Parecchi di questi abitanti della piazza sono stranieri di varia provenienza, che qui si radunano e vi rimangono per minuti, ore, un’intera giornata, parlando tra loro, fumando, bevendo, “lavorando”, gestendo, com’è risaputo, un viavai di droga che qui trova uno dei suoi centri nevralgici. “Si sono divisi le zone” ci racconta un sabato mattina un operatore ecologico del comune, che è addetto alla pulizia del parco tutti i giorni: “da quella parte, vicino alla palazzina Liberty, ci sono gli africani (li definisce così, per lo più senegalesi e nigeriani). Da quest’altra parte invece, verso il parco giochi, c’è la “zona” dei tunisini, marocchini e alge-

rini. E’ tutto molto organizzato: ad una certa ora arrivano i ragazzi in bicicletta, i corrieri della droga, che poi, con lo zainetto sulle spalle, scorazzano per tutta Trento.” Certo, c’è da essere intimoriti a lavorare tutti i giorni sotto lo sguardo di certe occhiate minacciose... “Io non ho paura” continua l’uomo “una volta ho chiesto a quei ragazzi di buttare i rifiuti nel cestino, visto che avevo appena pulito e loro stavano sporcando di nuovo. Mi hanno gridato di rimando qualche cosa nella loro lingua, che io naturalmente non ho capito, ma allora ho risposto ‘guardate che la vostra lingua la capisco’. Da allora, qualche volta qualcuno di loro butta i rifiuti nei contenitori, anche se non bada certo alla differenziata...”.

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trentinoreportage Lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi ogni mattina, racconta, è davvero sgradevole. La panchine sono puntellate da lattine di birra, bottiglie di vetro frantumate, cartoni di vino, borse di nylon, capita di trovare persino scarpe e indumenti. In certi angoli, l’odore di alcool misto a urina ed escrementi è insostenibile e diventa davvero spiacevole doversi avvicinare per pulire. Gli operatori ecologici del comune lavorano fino all’una, spiega l’uomo, al pomeriggio è invece il turno delle squadre dell’intervento 19, il progetto dell’Agenzia del Lavoro che dà occupazione a persone con problematiche sociali. E anche loro trovano sempre qualcosa da raccogliere tra le aiuole di Piazza Dante per riempire i propri furgoncini. Spesso i cestini, i bei cilindretti introdotti dal comune qualche anno fa per la separazione dei rifiuti nei parchi, si prestano infatti più per altri scopi che non per differenziare l’immondizia. Passando in rassegna le colonnine per la raccolta del residuo, della carta e degli imballaggi leggeri, si nota che molti coperchi sono stati svitati in modo da aprirsi completamente, ci spiega l’operatore, per nascondere i sacchettini di droga. Così come avviene in altri punti del parco adibiti a nascondigli dei preziosi bottini, come l’area del parco giochi, dove raramente si vede giocare qualche bambino e le altalene dondolano a vuoto. Molte delle persone che vengono in piazza per ristorarsi un momento nel verde confessano di sentirsi a disagio. Si sentono osservati e non sempre al sicuro in un luogo come questo, che dovrebbe servire per trovare un po’ di relax in mezzo al verde. Una signora ucraina seduta sul muretto di fronte al laghetto racconta che viene qui spesso al pomeriggio, fino a che non farà troppo freddo, per lavorare dal suo portatile. “Qualche volta dei ragazzi mi hanno infastidita, dice. Una sera della scorsa estate – erano quasi le otto – sono stata anche aggredita, aggiunge,

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un ragazzo si è avvicinato e mi ha assalita, ma sono riuscita a liberarmi. Ho chiamato i carabinieri, ma non è venuto nessuno. Non ci si sente sicuri, dovrebbero controllare di più.” Vigili, polizia locale e pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine, anche esterne al comando della provincia di Trento, comunque qui passano sempre, più volte al giorno, per tenere sotto controllo la situazione. “Io vengo dal reparto Anticrimine di Milano, la mia squadra non fa parte della polizia di Trento, ma conosciamo la situazione di Piazza Dante”, spiega un pomeriggio un poliziotto, arrivato insieme ad altre due pattuglie. Parcheggiate le tre auto, lui e i colleghi sono scesi a perlustrare il parco, per cercare la droga nascosta nei cestini, tra gli incavi degli alberi, vicino alle panchine. Qualche volta sopraggiungono all’improvviso, dopo aver ricevuto segnalazioni da parte dei cittadini; cercano comunque di arrivare in orari diversi, per non abbassare la guardia e lasciare che la piazza sia abbandonata a questo instancabile degrado. “Ultimamente gli spacciatori sono diventati più aggressivi, spiega, dopo che sono stati intensificati i controlli alla luce delle tante segnalazioni, e soprattutto quando si accorgono che abbiamo requisito la droga. Qualche collega è stato anche ferito.” Questo è certamente il parco più sporco della città, ci racconta, il teatro dello spaccio, ma ce ne sono altri dove si recano spesso, ad esempio il Parco Santa Chiara. I loro interventi però, purtroppo, ad oggi non sembrano bastare. “Sappiamo che una volta lasciata la piazza facendo scappare tutti gli spacciatori, mezz’ora dopo ritornano e tutto ricomincia.” Il problema più grosso, infatti, è a monte, e agire in questo modo intensificando le retate va bene, ma se dal punto di vista

giuridico la via intrapresa – vedi anche la recente legislazione – è quella della depenalizzazione di alcuni reati ritenuti minori, è chiaro che la microcriminalità non può essere debellata. Certo, al di là di ciò, venendo alla specifica realtà di piazza Dante, alcune migliorie sul fronte sicurezza si potrebbero ancora fare, ad esempio mettendo più telecamere, suggerisce il poliziotto. E poi, naturalmente, sarebbe utile potenziare la collaborazione da parte dei cittadini, che possono contribuire con un occhio in più, là dove la polizia non riesce sempre a vedere. GLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE Eppure, anche se sporco e poco sicuro, il parco di Piazza Dante è davvero bello, forse ancor più che in passato. Nel corso degli anni, infatti, l’amministrazione comunale è intervenuta in diversi modi per cercare di migliorare questa situazione nota da tempo. Ad esempio sono stati abbattutti alcuni grossi alberi, che “proteggevano” con le loro ampie fronde, ubriachi, perdigiorno e spacciatori; è stato rifatto a nuovo il laghetto, che ora, con il ponticello e i giochi d’acqua è davvero attrattivo per cittadini e turisti; e ancora, si sono promosse iniziative e manifestazioni, come AnimaDante, l’estate, per sensibilizzare i cittadini di Trento a vivere la piazza, mentre da fine novembre sono tornate pure le casette natalizie, con Babbo Natale e le sue renne, per portare anche qui un po’ di atmosfera di festa e ricordarci quanto possa essere bello questo posto. Ma purtroppo, neppure giostrine e zucchero filato sono serviti a tenere lontani gli spacciatori Dal 16 novembre poi, dopo tanti anni di attesa, finalmente anche la splendida palazzina Liberty d’inizio ‘900 ha riaperto i battenti, ridonando al parco un


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MAGARI UN’ALTRA VOLTA...

fascino mitteleuropeo. Adesso ospita la sezione ragazzi della biblioteca comunale, un’altra strategia questa, che si inserisce nel progetto di riqualificazione della piazza. Al piano superiore, la struttura ospiterà invece il LiberCaffé, un caffè-culturale, che aprirà presumibilmente la prossima primavera. Non si tratterà di un semplice bar, ma sarà un luogo dove verranno promossi anche eventi e manifestazioni culturali. A completare il ridesign della piazza sarà infine l’edificio vicino alla palazzina, ora in fase di ristrutturazione, dove torneranno gli uffici dell’APT, come in origine, oltre ai nuovi bagni pubblici. Accanto a questa struttura verrà anche posizionato un posto di presidio della polizia municipale, per monitorare la situazione del parco e rassicurare chi lo frequenta. GLI ALTRI PARCHI DELLA CITTÀ Se questo è quanto sta accadendo in piazza Dante, non bisogna dimenticare la situazione negli altri parchi di Trento. Benché il “quartier generale” dello spaccio rimanga la piazza principale, non mancano segnali di degrado, sporcizia, noncuranza anche negli altri angoli verdi della città. Nel parco di Piazza Venezia, ad esempio, pulizia e decoro non sono proprio all’ordine del giorno. Al mattino, soprattutto di domenica dopo i bagordi

del sabato sera, disseminati tra alberi e panchine si incontrano qua e là lattine e bottiglie di birra. Poco sopra, nella parte più nascosta e in salita, invece, ci racconta un operatore ecologico, si trovano spesso residui lasciati da spacciatori e tossicodipendenti. Quanto alla sporcizia, però, in realtà la situazione è un po’ migliorata, ci dice. Fino a poco tempo fa infatti c’era un solo turno di pulizia giornaliero, ma poi ci si è resi conto che non bastava: in una mattinata intera l’addetto non riusciva a ripulire tutto il parco, per questo è stato introdotto un secondo turno. “La presenza fissa di una figura di riferimento rassicura chi lo frequenta e riesce ad innescare dei comportamenti più civili, afferma. Da quando trovano sempre i ragazzi che prima buttavano le cose per terra hanno iniziato ad usare i cestini”, aggiunge l’uomo. Un altro dei parchi che godono da tempo della triste fama di “parco dei tossici” è il Santa Chiara, vicino all’ex facoltà di lettere e al teatro auditorium, immerso in una cornice culturale di tutto rispetto. Al di là del bel prato verde che si apre una volta salita la scalinata della piazzetta dell’auditorium, le panchine sotto il pergolato di glicine sono spesso occupate da personaggi loschi, che se ne stanno appollaiati là sopra ad osservare tutto dall’alto. Ed anche qui, purtroppo,

soprattutto vicino alla palestra e all’ex mensa universitaria ora abbandonata, è facile imbattersi in mucchietti di rifiuti, accumulati negli angoli più nascosti. Nemmeno il bel parco di Maso Ginocchio, prediletto da mamme e papà che si fermano a far giocare i bambini all’uscita dall’omonimo asilo, è sempre del tutto sicuro. Nella parte più lontana dalla scuola, infatti, a ridosso dei binari del treno, ci sono delle panchine che rimangono un po’ più nascoste alla vista, e dove appena fa buio capita di trovare individui poco raccomandabili. Molto spesso poi, più che in altri parchi, panche e tavolini qui vengono usati per banchettare, sopratutto l’estate, lasciando qualche volta strascichi di rifiuti che agli addetti tocca ripulire. Spostandosi più a Nord in questo breve tour dei parchi della città, facciamo un salto in Piazza Centa e Piazza General Cantore, dove ci sono due piccoli parchi. A un primo sguardo Piazza Centa appare tranquilla, curata, frequentata da persone anziane e persone che vengono a portare il cane a spasso, liberandolo nell’apposita area cani. Lo stesso in Piazza General Cantore, dove si vedono spesso anziani seduti sulle panchine. Certamente questi luoghi sono più tranquilli di altri parchi della città, ma non del tutto esenti da frequentazioni sinistre, non appena fa buio. In piazza General 25

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trentinoreportage Cantore, qualche volta si vedono girare anche dei brutti ceffi, come raccontano anche i passanti, che spesso non risparmiano commentini al passaggio di una ragazza da sola. Certo, quando capita di imbattersi in simili presenze, non si può non provare, anche qui, uno spiacevole senso di disagio e di estraneità. Un piccolo paradiso (ancora) incontaminato sembra essere invece il parco delle Albere, per lo meno in questa stagione. La scorsa estate era frequentato da moltissime persone, anche per via delle attrazioni del parco giochi per le famiglie e del vicino Muse, che cercavano un po’ di ristoro dalla gran calura sotto i suoi esili alberelli. Non c’è nulla da dire, il parco è bellissimo e di certo molto pulito. Anche qui però, nelle stradine e tra i suoi ponticelli freschi di design, certe sere capita di incontrare un corriere della droga, che noncurante di chi sta passando, cavalcando una bicicletta cigolante e con lo zaino in spalla, sfreccia via verso il sud della città, protetto dal primo buio. PARCO GOCCIADORO E IL BOSCO DELLA CITTÀ La situazione di degrado e microcriminalità dei parchi sembra, almeno ad un primo sguardo, concentrarsi soprattutto in quelli più vicini al centro città, mentre i più periferici, anche perché meno frequentati, appaiono più tranquilli. In questi silenziosi pomeriggi d’inverno, al parco di Gocciadoro non si vede girare quasi nessuno, salvo qualcuno con il cane e qualche mamma con i bambini. “Vengo qui tutti i giorni” ci dice una signora seduta su una panchina, mentre il suo bambino si diverte ad andare su e giù dallo scivolo, “ma è un parco piuttosto tranquillo. Ci sono gli studenti che magari a volte sono un po’ vivaci al pomeriggio, ma è tutto in ordine, pulito, ben curato, non posso lamentarmi. ”Ad occuparsi della pulizia di questo parco è la cooperativa il Gabbiano, che viene qui tutti i giorni, dal lunedì al venerdì; altre cooperative si dedicano invece al taglio dell’erba e alla potatura delle piante. Ad ognuno il suo compito, insomma, per restituire agli abitanti di Trento questo polmone verde a Sud della città in tutta la sua bellezza. In effetti qui è tutt’altra realtà rispetto a Piazza Dante, si respira un’aria diversa, più rilassata, l’atmosfera che si vorrebbe trovare in un parco. Un particolare da non tralasciare, oltre alla distanza dal centro, è il fatto che per raggiungere il prato occorre affrontare 26

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una piccola salita, con parecchi scalini, e di solito questo può scoraggiare chi non arriva qui soltanto per godersi un po’ di verde. Lo stesso clima si respira al Bosco della Città, la bella collinetta vicino a San Rocco di Villazzano, da cui si domina tutta Trento. Anche qui i sentierini che lo percorrono sono puliti, in ordine, curati, per accogliere soprattutto anziani a passeggio, gente con i cani, oppure sportivi amanti del running. Un papà accompagna il suo bambino, mostrandogli i nomi degli alberi scritti sui cartelli illustrativi, due anziani passeggiano chiacchierando rilassati: questi gli ospiti del parco in un tipico tardo pomeriggio. “Non ho mai visto niente di strano qui, ci racconta un signore che abita a San Rocco, anche perché il parco è periferico e comunque, anche se ci vengono i tossici, si fermano prima della salita, al parcheggio.” Aggiunge. Il problema della vivibilità dei parchi è comune a tutte le città, e non è certo una novità che queste aree pubbliche, in quanto tali, soprattutto vicino alle stazioni ferroviarie, vengano frequentate da spacciatori e criminali che alla prima occasione si cimentano anche con qualche furto. La cosa spiacevole però è assistere gradualmente all’avanzare del degrado, accompagnato da quell’atmosfera di squallore che con il passare del tempo diventa quasi un’abitudine. Alla fine nei cittadini che frequentano questi luoghi prevale una sorta di debolezza, un atteggiamento di rassegnazione, ed anche, spesso, un po’ di paura. Quante persone nei loro discorsi marchiano Piazza Dante come “un posto dove non vorrei passare quando è sera”? E da quanto tempo succede questo?

Quando la paura e il disagio prendono il sopravvento, la reazione che ne consegue è spesso quella di una rinuncia. Si evita di passare dal parco la sera per paura che accada qualcosa, o si allunga il percorso anche solo per non sentire un commento spiacevole provenire tra le panchine. E questo non è giusto. In Piazza Dante, una cinquantina di anni fa ogni domenica ci venivano le famiglie per trascorrere il pomeriggio facendo giocare i loro bambini. Un’immagine che oggi appare davvero impensabile, stonata. Ma l’abbellimento della piazza e la proposta di attività culturali cercano di puntare a questo: riportare le persone a vivere il loro parco. Il bello chiama il bello e la gente chiama la gente, certo, non nell’immediato, i risultati positivi di certe misure richiedono tempo. Ma questa è la strada giusta. Non bisogna abbandore i propri parchi, altrimenti chi li occupa ora si sentirà sempre più in diritto di farlo per i propri interessi, e per i cittadini sarà sempre più difficle riprenderseli. LA DIFESA DI UN QUARTIERE: L’ASSOCIAZIONE RINASCITA TORRE VANGA C’è un quartiere a Trento che vive da anni una situazione di crescente disagio, ma dove i suoi abitanti hanno voluto e saputo ribellarsi, dando dei segnali forti e divenendo un esempio positivo di cittadinanza attiva. Stiamo parlando di Santa Maria Maggiore, la zona che circonda l’omonima piazza della chiesa rinascimentale e racchiude via Pozzo, via Roma, via Torre Vanga, Via Prepositura e Piazza della Portéla, divenute da un po’ di anni a questa parte le aree più calde della città. A raccontarci la sua storia è Stefano Dapor, presidente del


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Comitato Torre Vanga, nato 5 anni fa, che nel 2014 si è costituito nell’Associazione culturale “Rinascita Torre Vanga”. “Santa Maria era uno dei quartieri più vecchi della città, il cuore storico di Trento. Col tempo però, racconta Dapor, con la scomparsa di alcune attività commerciali storiche e l’integrazione di nuove realtà, il suo tessuto sociale è andato via via disgregandosi e così si è persa sempre più l’identità del quartiere. A questo si somma anche il fatto che per anni è mancata una certa lungimiranza, una visione, da parte della classe politica, che ha permesso, con un certo lassismo buonista, che le cose degenerassero fino ad arrivare a questi livelli.” E i livelli di vivibilità del quartiere, anche qui come in Piazza Dante, sono divenuti davvero insostenibili per gli abitanti. Si è trasformato in una sorta di centrale della droga, da cui al mattino partono i corrieri in bicicletta che portano la roba in tutta la città, e alla sera tornano per consegnare il bottino ai loro capetti. Scene alle quali chi vive dei dintorni della piazza può assistere quotidianamente affacciandosi dal proprio balcone. Ca-

pita spesso, infatti, che gli spacciatori, quando non “esercitano” in pieno giorno, si intrattengano fino a notte inoltrata, urlando, bevendo, incuranti dei richiami che intimano loro di smetterla. Poco più in là, lungo la vicina via Tommaso Gar fino alla nuova facoltà di lettere, la sera compaiono invece le prostitute, a volte minorenni. A tutto ciò, come se non bastasse, si aggiungono episodi di vandalismo a opera degli anarchici. La sensazione che prova chi vive in questo quartiere è quella di sentirsi estraneo, di non appartenervi più da anni. I criminali adottano dei metodi mafiosi, minacciando chi si permette di rivolgere loro la parola, fare un’osservazione o un richiamo, con una sicurezza, aggiunge Dapor, che fa pensare a quanto si sentano coperti, certi di poter agire indisturbati. Le misure adottate dall’amministrazione spesso non si sono rivelate adatte, dice, si sono limitate a spostare il problema, senza risolverlo, come nel caso della fontana della Portela, semplicemente tolta per evitare che i perdigiorno vi facessero continuamente il bagno. Stanchi di questa situazione, gli abitanti di Santa Maria hanno deciso allora di dar vita al comitato, fondato per contestare la criminalità nel quartiere, afferma Dapor, anche se talvolta le loro proteste sono state fraintese, interpretate come un’opposizione alla movida degli studenti che affollavano la piazza nelle serate dell’happy hour. Col tempo l’Associazione ha iniziato a riscuotere sempre più consenso, richiamando l’attenzione dei media, e riuscendo a coinvolgere anche le autorità, ospitate nel corso di alcuni incontri pubblici preelettorali alla Portela. Il problema del quartiere di Santa Maria infatti merita attenzione, riguarda tutta la città, poiché si può allargare ad altre zone, ora meno sotto gli occhi dei riflettori. Fare la voce grossa per protestare

contro il degrado del proprio quartiere comunque è servito, è valso a far aumentare controlli e boom di retate da parte delle forze dell’ordine, che hanno portato alla cattura e identificazione di consistenti gruppi di persone, molte delle quali recidive. Qualcosa insomma si sta muovendo, anche non ci si può permettere di allentare l’allerta. “A settembre abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica, per chiedere ai cittadini di segnalare il pericolo. Abbiamo raccolto più di 450 firme, che sono state depositate in procura. Tra queste, anche quelle di alcuni degli esercenti stranieri, i proprietari dei fast food kebab e del ristorante cinese. A dimostrazione di come la battaglia del nostro comitato – ci tiene a sottolineare Dapor – non sia una questione di convivenza etnica, ma di convivenza civile. Vogliamo che il quartiere sia abitato, nel rispetto della legalità”. E per fare questo, i cittadini continueranno a difendere e promuovere la vivibilità del loro quartiere, con rinnovato entusiasmo dopo il restayling della piazza. Hanno attivato anche una serie di iniziative, come le serate di spettacolo, il mercatino dell’economia solidale, che hanno riscosso un buon successo. “Ora siamo diventati un’Associazione Culturale. E vorremmo continuare a ideare momenti di intrattenimento in questa zona della città. Sono serviti e servono anche a creare una rete, che prima non c’era. Da un’emergenza criminale abbiamo imparato a conoscerci, ad unirci, a formulare proposte costruttive per ritrovare l’identità del nostro quartiere. Questa è la via del futuro. Siamo ■ certi di fare la cosa giusta.” 27

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PREMIATA DITTA

di Pino Loperfido

l Finco da tre generazione produttori di formaggi della tradizione Italiana. Da sinistra, Florindo, Fabio, responsabile qualità; Fiorenzo, responsabile commerciale; Federica, responsabile estero, e Gianfranco, Presidente.

I FINCO: FRATELLI DI LATTE DA ENEGO A GRIGNO, IN TRENTINO. CON OTTANT’ANNI DI STORIA ALLE SPALLE, LA CASEARIA MONTI TRENTINI DEI FRATELLI FINCO PUNTA DA SEMPRE SUI FORMAGGI A DENOMINAZIONE D’ORIGINE PROTETTA: VALORIZZARE E INVESTIRE SUL TERRITORIO E PROMUOVERE LA TRADIZIONE NEL SEGNO DELLA QUALITÀ

C’

era una volta un casaro che dall’Altopiano di Asiago si trasferì in pianura. Siamo negli anni Trenta del Novecento e il protagonista di questo racconto si chiama Nicola Finco, ed era nato nel 1912 nel ridente borgo di Gallio in una famiglia di dodici figli che durante la Grande Guerra vengono sfollati verso i Colli Berici a Ponte Barbarano. Era malgaro Nicola, ma aveva anche una seconda passione: conciava le pelli. Gli abitanti di Gallio erano un popolo di conciai; prendevano le cortecce dei pini e grazie ad una particolare sostanza chimica presente, conciavano le pelli. Utilizzavano, senza saperlo, l’acido tannico contenuto nelle cortecce e nei frutti di quelle piante. Ma principalmente l’anima di Nicola era quella del malgaro. D’accordo con il padre, il figlio Florindo decide 28

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Uno dei fratelli Finco in malga a Foza

di frequentare la scuola casearia di Thiene. Mentre i fratelli si arrangiano come possono con l’agricoltura, altri cercano fortuna in Argentina, Florindo si diploma e viene assunto in una cooperativa di Ponte Barbarano, ove rimarrà come dipendente per ben tre decenni. Lo fa con tanta buona volontà al punto che vince una medaglia d’oro per l’assiduità. Vi era pure l’abitudine, allora, per i dipendenti, di acquistare una parte del formaggio per stagionarselo in proprio e quindi destinarlo alla vendita. Florindo lo fa per diverso tempo. Prima da solo, poi con i figli che pian piano arrivano: Gianfranco, Antonio e altri quattro. Che dire? La stagionatura rende e si arriva agli anni Cinquanta. O meglio, vi arriva chi è riuscito a resistere alla Seconda guerra e alla sfortuna. Oltre alle


trentinoincontri requisizioni, erano tempi in cui i malgari nascondevano le caldaie di rame sotto terra per non farsele portar via dalla vorace industria bellica. Quella del casaro era una vita totalmente dedicata al formaggio. In azienda vi si passava la quasi totalità dell’esistenza: si abitava nei locali adiacenti a quelli destinati alle lavorazioni e allo stoccaggio. Nel 1958, in questa avvincente storia si verifica una piccola svolta, Florindo Finco decide di tornare alle origini. Di acquistare cioè una malga in montagna, a Foza – uno dei sette comuni dell’Altipiano di Asiago – e di lasciare in cooperativa il figlio Gianfranco al suo posto. Colpo di scena. Passano sei mesi e al giovane – che evidentemente si rivela subito intraprendente e instancabile – viene raddoppiato lo stipendio. Manco a dirlo, Papà Florindo si offende a morte e si porta tutto il resto della famiglia in malga. Un ritiro sdegnato, una sorta di esilio volontario, forse. Oppure solo il fascino del lavoro in montagna che colpisce dove e quando vuole Lei. A Foza, tra l’altro, Gianfranco trova anche l’amore: l’anno dopo sposa una ragazza del posto, Bianca. Il carattere intraprendente di Gianfranco lo spinge ad acquistare un pezzo di terreno ad Enego, dove decide di costruire un piccolo caseificio. Papà Florindo è molto scettico eppure Gianfranco ha sempre dimostrato di essere tra i sei figli quello più quadrato, nel senso che è sempre stato attento a far quadrare i conti, con uno spirito pragmatico, proiettato nel futuro, lungimirante e

L’ottantennale espettenza maturata dalla famiglia Finco nel settore, un team di lavoro esperto e affiatato che segue ogni giorno l’intero processo produttivo permette di creare formaggi unici

aperto nei rapporti con le persone. E il numero sei si ripete nella nuova famiglia di Gianfranco, che da Bianca ha sei figli, rimanendo in linea con la successione numerica: sei fratelli e sei figli. Arrivano dunque Fiorenzo (1960), Fabio (1961), Florindo (1964), Federica (1966), Chiara (1967) e Fiorenza (1974). Siamo a Enego dove tutti i figli aiutano i genitori nell’attività mentre continuano a studiare e si diplomano. Con il passare degli anni risulta sempre più evidente la difficoltà di conciliare lo sviluppo dell’azienda con un territorio disagiato. Intanto sono anni di ottima produzione, non tanto sia come quan-

tità, quanto come qualità della lavorazione e del lavoro. TRENTINO, ECCOCI QUI! NASCE “CASEARIA MONTI TRENTINI” Ma c’è il Trentino nel futuro dei Finco. Lo si capisce quando Gianfranco – siamo nel 1986 o giù di lì – acquista un pezzo di terreno in Valsugana: un bel prato alle porte dell’abitato di Grigno. Giusto un passo al di qua dell’immaginaria linea del confine regionale. La produzione a Enego ha raggiunto lo zenit di 200 quintali di latte lavorato al giorno. Di più proprio non si può fare con le strutture lì esistenti, perciò i figli

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di Gianfranco decidono di intraprendere una nuova avventura. È la storia che si ripete, come Gianfranco 30 anni prima, Fiorenzo, Fabio, Florindo e Federica fondano una nuova società con il benestare del padre. Mentre Gianfranco rimane a Enego, al vecchio caseificio di famiglia, i figli volgono lo sguardo a Ovest. Già da tempo il Trentino non è un terra completamente sconosciuta ai Finco dal momento che prelevavano il latte anche da tante malghe trentine, specie nella zona degli Altipiani e della Valsugana. Dall’acquisto del prato alla progettazione di un nuovo stabilimento il passo è veramente breve. Per differenziarsi dal caseificio paterno decidono di dare un nome all’azienda che rispecchi il territorio che li accoglie: Casearia Monti Trentini. I figli si sud-

dividono i compiti all’interno dell’azienda secondo le loro specifiche attitudini: Fiorenzo segue la parte commerciale, Fabio si occupa di produzione e controllo qualità, Federica mantiene e sviluppa i rapporti con l’estero. Tuttavia gli obiettivi sono comuni e le linee di indirizzo sempre condivise, anche con il padre. UN FUTURO A DENOMINAZIONE DI ORIGINE PROTETTA Cercando di stare al passo con le oggettive esigenze del mercato, i Finco investono costantemente in azienda e, di conseguenza, sul territorio. Oggi sono circa settanta i dipendenti, che diventano duecento unità calcolando l’indotto. Negli ultimi vent’anni ci sono stati dei cambiamenti epocali sulla distribuzione dei prodotti: il mondo dei grossisti si è

Tradizione e tecnologia convivono slnergicamente nello stabilimento di Grigno Valsugana. Nella fotografia, il reparto di produzione dell’Asiago. 30

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dimensionato, ora c’è la grande distribuzione, è lì che il consumatore acquista oggi. Per questo Casearia Monti Trentini ha ampliato il reparto confezionamento. Una filiera cortissima: a Grigno arriva il latte raccolto nelle stalle e, nei tremila metri quadri coperti di azienda, viene trasformato in formaggio, stagionato, confezionato per la vendita e spedito. Oggi si vende in tutto il mondo. C’è anche una società che gestisce la distribuzione negli Stati Uniti, Monti Trentini U.S.A.. Mercato grande, ma molto curioso quello degli States, dove si trovano imitazioni dei formaggi italiani che però non ci assomigliano nemmeno un po’.... L’azienda oggi lavora circa 1.200 quintali di latte al giorno; la produzione è per il 30% a Grana Padano, per il 40% ad Asiago e il rimanente ad altre tipologie di formaggi. La qualità è sicuramente una parte importante che contribuisce a costruire l’immagine di un’azienda. Ma se il prodotto non si rivela all’altezza allora sono guai. In questo l’esperienza ormai ottantennale della famiglia è fondamentale. Per garantire l’eccellenza sono anche fondamentali i continui panel test, prove d’assaggio con i quali si verifica che i prodotti rispondano a precise connotazioni organolettiche, quelle che il consumatore si aspetta. Per il futuro, si continuerà a puntare sulla qualità. Questo è poco ma sicuro. Una qualità che resterà ancorata alle Dop, le Denominazioni di origine Protetta. Un futuro da azienda trentina, privata, di tradizione familiare, che porta alto il nome del Trentino e delle sue eccellenze gastronomiche nel mondo. ■


Sala Società Filarmonica n Via Verdi, 30 ‐ Trento, ore 20.45

Stagione concerti 2016

SOCIETÀ FILARMONICA Trento

Martedì 12 gennaio

Informazioni

Europa Galante, Fabio Biondi, direttore Lunedì 18 gennaio

Abbonamenti: da martedì 15 a venerdì 18 e lunedì 21 dicembre dalle ore 9.00 alle ore 14.00 presso la Sede di via Verdi 30, oppure su prenotazione all’indirizzo mail o per telefono. Abbonamento Intero: Euro 200. Ridotto: Euro 170. Biglietto d’ingresso Intero: Euro 25. Biglietto ridotto Euro 18. (oltre i 65 anni) Biglietto ridotto Euro 8. (fino a 25 anni) Società Filarmonica: Via Verdi 30, 38122 Trento. Tel. 0461.985244 – Fax 0461.221735 e‐mail: info@filarmonica‐trento.it www.filarmonica‐trento.it Iniziativa realizzata con il sostegno di: Comune di Trento, Provincia autonoma di Trento, Regione autonoma Trentino Alto Adige, Ministero per i Beni e le Attività Cul‐ turali

I Virtuosi dei Berliner Philharmoniker Laurentius Dinca, violino solista Lunedì 1 febbraio

Italian Clarinet Consort, Corrado Giuffredi, clarinetto Venerdì 12 febbraio Grigory Sokolov, pianoforte Martedì 16 febbraio Julia Hagen, violoncello Chiara Opalio, pianoforte Venerdì 26 febbraio Francesca Dego, violino Silvia Chiesa, violoncello Mariangela Vacatello, pianoforte Lunedì 7 marzo Quartetto Jerusalem Lunedì 14 marzo Emmanuel Pahud, flauto Eric Le Sage, pianoforte Martedì 22 marzo Iveta Apkalna, organo Venerdì 8 aprile Freiburger Barockorchester Petra Müllejans e Gottfried von der Goltz primi violini e direttori Martedì 4 ottobre Orchestra da Camera di Brescia Simone Vebber clavicembalo

Giovedì 13 ottobre Vilde Frang, violino Aleksandar Madzar, pianoforte Venerdì 28 ottobre L’Arpeggiata Christina Pluhar, direttore e tiorba Martedì 8 novembre Quartetto con pianoforte Baiba Skride, violino Lise Berthaud, viola Harriet Krijgh, violoncello Lauma Skride, piano Mercoledì 16 novembre Quartetto Belcea Venerdì 25 novembre Alina Pogostkina, violino Tamara Stefanovich, pianoforte Lunedì 5 dicembre Sol Gabetta, violoncello Polina Leschenko, pianoforte Martedì 13 dicembre Joseph Moog, pianoforte


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DENTRO LA STORIA

di Maurizio Panizza

maurizio@panizza.tn.it

VALMORBIA-WERK. UN FORTE, DUE BANDIERE A 100 ANNI DALLA GRANDE GUERRA, LA CRONACA DI UN TRAGICO ERRORE CHE INDUSSE I SOLDATI ITALIANI E QUELLI AUSTRIACI A SPARARE CONTRO I PROPRI COMMILITONI. NELLO STESSO LUOGO, UN ANNO DOPO, SAREBBE ARRIVATO UN GIOVANE UFFICIALE DEL TUTTO INESPERTO DI COMBATTIMENTI. VENIVA DA GENOVA E IL SUO NOME ERA EUGENIO MONTALE. IL REPARTO A CUI VENNE ASSEGNATO SI TROVAVA FRA IL MONTE CORNO E IL PICCOLO PAESE DI VALMORBIA

F

u nell’aprile del 1917 che un giovanissimo sottotenente del 158° Fanteria Brigata Liguria giunse spaesato ai comandi di un piccolo avamposto italiano in Vallarsa, ai confini meridionali del Tirolo (l’attuale Trentino), in quella che all’epoca era una provincia dell’Impero Austro-Ungarico. La Prima Guerra Mondiale era terribilmente nel vivo e qui, in questa valle aspra e verdissima, a precipizio sul torrente Leno, si fronteggiavano l’esercito italiano e quello austriaco: il primo, per tentare di avanzare verso Rovereto e la Valle dell’Adige, il secondo per mantenere la posizione e contrastare l’offensiva del nemico. Quel giovane ufficiale, del tutto inesperto di combattimenti, veniva 32

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da Genova e il suo nome era Eugenio Montale. Il reparto a cui venne assegnato si trovava fra il monte Corno e il piccolo paese di Valmorbia. «In basso c’era un fiume – ricorderà Montale in una lettera, dopo la guerra – noi però si stava a mezza costa, fra le rocce, perché il fondo a precipizio era inabitabile, vi si rovesciava un po’ di tutto, rocce, sassi, fango, schegge, bombe, e pure cadaveri, che molte volte non potevano essere recuperati». Quell’anno la guerra aveva dato un po’ di tregua ai due eserciti portandoli a consolidare le rispettive posizioni in una specie di lungo, reciproco assedio. La prima linea austro-ungarica nel basso Trentino, iniziava da Riva del Garda, sormontava in

trincea le montagne fin verso Rovereto, poi proseguiva con i forti di Matassone e di Pozzacchio che sbarravano la Vallarsa, per salire, infine, sul gruppo del Pasubio verso gli altopiani di Folgaria e Lavarone. I soldati italiani e quegli austriaci si osservavano a distanza, talvolta però partiva da parte italiana un attacco, mentre, dall’altra, l’artiglieria austriaca rispondeva immediatamente. Tuttavia, alla fine, i capisaldi rimanevano pressoché gli stessi, avanzando o retrocedendo in misura limitata, appoggiandosi molto a formazioni naturali o in trincea. Insomma, cambiava poco a parte il fatto che sul terreno rimanevano sempre morti e feriti. Eugenio ben sapeva che l’anno pre-


trentinostoria cedente era stato molto peggio. Il 1916, infatti, era stato l’anno dove in quel teatro di guerra gli italiani avevano perso più di 3500 soldati nel tentativo inutile di riconquistare terreno. Tutti ragazzi, tutti giovani alla pari del sottotenente Montale che all’epoca non aveva ancora compiuto i vent’anni. Giovani come anche i protagonisti della storia che stiamo per raccontare, ma pure come i 12 milioni di soldati che vennero sacrificati sull’altare di quella carneficina durata quattro anni che passò sotto il nome di Grande Guerra. Il primo protagonista di cui vogliamo parlare è un commilitone di Montale, di nome Giovanni Givone, piemontese, soldato semplice del 72° fanteria della Brigata Puglie. Il secondo, invece, è un soldato austriaco del K.u.K. 1° Landesschützen Reggimento Trento che si chiama Valerio Micheletti. Entrambi hanno nomi italiani, entrambi parlano italiano, ma sono nemici. Il 24 maggio del 1915, infatti, l’Italia aveva dichiarato guerra all’ex alleata Austria (e quindi anche al Trentino), assumendo così il ruolo dell’aggressore nel momento in cui ad essa sembrava opportuna una partecipazione al conflitto in vista di una facile vittoria. Alla fine, come sappiamo, la vittoria arriverà, ma la guerra non sarà stata affatto semplice, né tanto meno rapida. A migliaia avrà portato via a povere famiglie, sia italiane che austriache, i propri figli e mariti in quella che nel 1917 papa Benedetto XV chiamerà “inutile strage”. E ad accomunare tutti, un unico comune denominatore: l’obbedienza ai propri governi e l’incapacità di capire sino in fondo le ragioni di quell’assurda guerra. Forte Pozzacchio

Un soldato austro-ungarico alla mitraglia

Tornando a noi, al racconto che stiamo per fare, è da dire che c’è anche un terzo protagonista in questa storia, che però non è un soldato, ma un “soggetto” che unirà il destino di tutti quanti. Questo protagonista è una fortezza contesa dai due eserciti in campo, persino nel nome: viene, infatti, chiamata Forte Pozzacchio dagli italiani, Valmorbia Werk, dai soldati dell’Impero Austro Ungarico. E’ curiosa, oltre che drammatica, la storia di questo gigantesco caposaldo scavato nella roccia: dopo aver iniziato a costruirlo nel 1911, gli austriaci lo abbandonarono all’inizio delle ostilità per attestarsi su posizioni più arretrate, nei pressi di Rovereto. Nel giugno del 1915 fu preso dagli italiani che vi innalzarono la bandiera tricolore, mentre poco più

di un anno dopo, il 22 maggio del 1916, nel corso della cosiddetta “Strafexpedition” gli austriaci respinsero gli italiani e conquistarono di nuovo il forte. Dicevamo delle due testimonianze, pressoché sconosciute - quella del soldato Giovanni Givone, italiano, e quella di Valerio Micheletti, austriaco, di Aldeno - attraverso le quali intendiamo ripercorrere ciò che avvenne in una tragica notte del 1916. Vediamole insieme. Era il 28 giugno, quando gli italiani decisero di passare al contrattacco con il proposito di giungere a Trento il prima possibile. La via più breve per arrivarci era avanzare verso Valmorbia ed espugnare Forte Pozzacchio. Venne così mandato avanti il 72° Fanteria Brigata Puglie nel tentativo di riconquistare il forte presidiato da alcune centinaia di soldati. Dopo aspri combattimenti, durati tutto il giorno, gli austriaci si stavano ritirando dalle loro posizioni in Vallarsa per confluire verso il forte, tuttavia, con l’arrivo della notte, gli spari e gli scoppi delle granate cessarono. A quel punto, verso le 03.30, venne ordinato ad una decina di fanti italiani che sapevano parlare il tedesco, di intrufolarsi fra le truppe in ritirata, pare travestiti con uniformi austriache, e di risalire la piccola stradina che portava a Pozzacchio. L’ordine del Comando italiano era tassativo: sfondare le linee nemiche e prendere il forte. La consistenza delle truppe italiane coinvolte era di circa 600 soldati, un numero più che sufficiente visto che si riteneva che all’interno del forte ci fossero pochi soldati. In realtà il ripiegamento deciso dall’Alto Comando 33

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Soldati austro-ungarici in Vallarsa

Austro-Ungarico, aveva portato numerose unità – pare ben più di un migliaio – a rifugiarsi nella fortezza di roccia viva, in attesa di nuovi ordini. Potrà sembrare strano, ma il piano degli italiani andò alla perfezione: con il favore del buio e per il fatto che all’interno delle truppe austriache vi erano molti trentini di lingua italiana, nessuno si accorse degli intrusi. In tal modo l’avanguardia della Brigata Puglie avanzava indisturbata verso il forte. In prossimità del primo posto di blocco, quando due sentinelle intimarono l’alt, gli italiani risposero in perfetto tedesco, ma subito dopo, spianando i fucili, colsero di sorpresa gli austriaci che vennero fatti prigionieri. Poi, con l’arrivo dei rinforzi, la stessa sorte capitò anche alle altre guardie. Racconterà Givone nelle sue memorie: “Ormai siamo sul forte, dal nostro primo giungere subito tutti vediamo che tutto ci ha facilitato quest’impresa e ce ne rallegriamo di cuore pensando che questa forse sarà la giornata più bella e indimenticabile per il nostro reggimento, per la nostra vita. Tutta la guarnigione dorme, cosicché l’avanguardia è con facile compito che penetrata nei rifugi scavati nella roccia e riesce a fare un centinaio di prigionieri.” Il Forte Pozzacchio, concepito per resistere al tiro degli obici da 305 mm., le artiglierie più distruttive disponibili alla vigilia della guerra, sembrava ormai in mano al nemico grazie ad un ingegnoso stratagemma. E di Valerio Micheletti, il protagonista austriaco di questa storia, cosa sappiamo? Il Micheletti – in quel momento anche lui a guardia del forte – in un racconto fatto dopo la guerra al parroco di Valmorbia, rivelerà un avvenimento sconcertante che verosimilmente 34

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contribuì a determinare l’esito di quella ardita offensiva. Un resoconto dettagliato narrato in prima persona, del tutto sconosciuto alla storiografia ufficiale. “Io ero uno di quelli - riferì Micheletti – che per primi ebbero la sorpresa di vedersi puntare un fucile con l’ordine di arrendersi. All’alt d’arresto del finto austriaco, risposi: «Sior sì» alzando le mani. «Sei italiano?» – mi chiese quello – «Sior sì, dal Trentin» risposi. «Bene, allora devi sapere il tedesco – fece ancora lui – tu resta qui che mi farai da interprete». E cosi Micheletti vide tutti i suoi commilitoni, uno ad uno, arrendersi ed essere avviati in silenzio sotto la minaccia delle armi, assieme a tutti gli altri, sul piccolo pianoro davanti al forte. Fin qui, è da dire, tutto corrisponde con quanto scritto da Giovanni Givone nelle sue memorie. “Prima di tutto gli italiani tagliarono i fili che uscivano dalla sala del Comando – racconta ancora il Micheletti non sapendo che l’autore di quel gesto era stato proprio Giovanni Givone – poi sistemarono davanti alla porta ferrata una mitragliatrice e quindi il Capitano intimò a voce alta di arrendersi. Dagli austriaci non venne alcuna risposta. Il Capitano ripeté l’intimazione. Ancora nessuna risposta. Allora diede ordine di aprire il fuoco con una raffica rabbiosa che poco dopo convinse chi era all’interno ad arrendersi e ad uscire a mani alzate. Tutti vennero disarmati e aggregati al gruppo di noi prigionieri. Fummo contati ad alta voce – dice il Micheletti – eravamo in 273, un numero che non dimenticherò mai.” Come detto, anche Giovanni Givone era lì presente in quel momento e le sue parole annunciano tuttavia che qualcosa per gli italiani non andò per il verso giusto. Riferirà, infatti: “Ma ahimè! Fu così che la poca abilità dei nostri superiori nel farci occupare la posizione e la cretinaggine di alcuni ci cambiano la vittoria in una grave sconfitta. Incomincia il capitano col mandarci all’assalto quando un nemico da assalire non c’è ancora. Al rumore della mitragliatrice la guarnigione si desta e i rincalzi accorrono in tutta fretta all’aiuto di questi.” In effetti, pare che se gli italiani avessero circondato il forte prima di intimare la resa, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Nel frattempo il Micheletti, racconta: “Poco dopo, saranno state ormai le 5 del mattino e iniziava ad albeggiare, noi austriaci presi prigionieri venimmo avviati in colonna verso l’abitato di Valmorbia sotto la vigilanza armata

Soldati italiani sul monte Zugna

di due soldati italiani davanti e due in coda. E ora scoppia la tragedia. Quando in fila fummo all’altezza delle bocche del Forte, seppi in seguito che due miei commilitoni, un tenente austriaco e un caporale sudtirolese – un certo Manica, da Pedersano – si affacciarono alla bocca prospiciente il sentiero con una mitraglia. Si resero conto dalla situazione e subito il caporale aprì la mitragliatrice contro la colonna dei prigionieri. «Fermati, – disse il tenente – sono dei nostri!». «Ne sei sicuro? Se anche fosse così - ribatté il Manica – c’è l’ordine di sparare sia sui prigionieri come sui disertori». Il fattore sorpresa ormai era svanito e la confusione si impossessò di chi poco prima sembrava il vincitore. Prosegue l’italiano Givone: “Una parte della guarnigione del forte non coinvolta nell’azione perché occupava il settore nord, riuscì a rompere l’assedio a prezzo di fortissime perdite, sia fra gli assedianti che fra i prigionieri austriaci, ristabilendo così il controllo del forte. E qui constatai i terribili effetti della paura: i pochi soldati che con me avevano occupata l’altura, si diedero quasi tutti alla fuga”. E il Micheletti continua: “Sotto il fuoco amico, tutti si buttarono a terra mentre la mitraglia non cessava di sparare e non servirono le nostre urla disperate per farci riconoscere.” L’angosciante descrizione del soldato austriaco, appiattito in un fosso, prosegue raccontando che sentiva le pallottole che battendo sulla roccia soprastante gli facevano piovere addosso sassi e ghiaia. Poi prosegue: “La scena non la potevo vedere, ma le urla e i pianti si sentivano da straziare il cuore. Poi, poco a poco, non si sentì più nulla, solo qualche gemito sempre più flebile. Uno dei pochi ancora


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L’entrata dei primi soldati italiani nel borgo di Santa Maria a Rovereto

vivo alzò la testa per far cessare la carneficina, ma fu rapidamente colpito dalla raffica crudele.” Ebbe così inizio un caos incredibile in cui gli austriaci, da tutte le bocche del forte, sparavano sugli italiani, gli italiani sugli austriaci ed entrambi pure sui propri commilitoni. Una situazione infernale dove ognuno cercava una via di fuga per salvare la pelle, chi scappando a precipizio lontano dal forte, chi cercando, all’opposto, di rientrarci. Dei nostri protagonisti, Giovanni Givone verrà ferito e poi fatto prigioniero. Valerio Micheletti, rimasto indenne si riunirà al suo reparto. Nei dintorni e sulla strada per il forte, invece, restarono alcune centinaia di soldati di entrambi gli eserciti. Una carneficina di corpi abbandonati in una “terra di nessuno”. Quel

VALMORBIA Valmorbia, discorrevano il tuo fondo fioriti nuvoli di piante agli àsoli. Nasceva in noi, volti dal cieco caso, oblio del mondo. Tacevano gli spari, nel grembo solitario non dava suono che il Leno roco. Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco lacrimava nell’aria. Le notti chiare erano tutte un’alba e portavano volpi alla mia grotta. Valmorbia, un nome e ora nella scialba. Eugenio Montale

giorno e i successivi, infatti, nessuno poté avvicinarsi al campo di battaglia. Un testimone, infatti, riferì che “Il cannone italiano del Monte Zugna continuò a sparare senza pietà sui morti e sugli agonizzanti, cosicché il raccoglierli ed il seppellirli era semplicemente impossibile. E coloro che potevano essere ancora vivi, dovettero soccombere nella bruciante calura estiva, fossero austriaci od italiani.” A tal proposito, dirà successivamente Micheletti: “Fu possibile solo ai primi di luglio far arrivare dei carri con buoi e cavalli per caricare i cadaveri. Con la maschera al naso per il fetore che essi per il gran caldo emanavano. E vennero trasportati nel cimitero di Volano e sepolti in due fosse comuni, una per i soldati austriaci e una per quelli italiani. In seguito, dopo la fine della guerra, saranno trasferiti nel Ossario di Castel Dante, a Rovereto.” In effetti, da quanto ne sappiamo, i resti dei soldati italiani furono traslati a Rovereto dopo il 1938. Sorte diversa, invece, ebbero le salme dei kaiserjäger austriaci, le quali vennero esumate ancora prima della fine della guerra e trasferite ai loro paesi d’origine. Nei documenti ufficiali italiani l’episodio del tragico assalto verrà semplicemente liquidato in poche righe: “Il 29 giugno il 72° Fanteria tentò senza successo la conquista del Forte Pozzacchio”. Da parte austriaca, invece, una rapida inchiesta della Procura militare decretò il non luogo a procedere nei confronti dei militari del 1° Reggimento Landesschützen, i quali avevano comunque riscattato con il loro comportamento gli errori compiuti durante l’occupazione del forte da parte

italiana. Dicevamo, all’inizio di questa storia, di Eugenio Montale, quello che in seguito diventerà un importante scrittore a cui molti anni dopo verrà conferito il premio Nobel per la letteratura. Il giovane ufficiale italiano rimase in Vallarsa a combattere la sua guerra di posizione sino al novembre del 1918, sino a quando, cioè, per l’esercito Austro-Ungarico iniziò la disfatta. «Il 3 novembre del 1918 – scriverà Montale – fui uno dei primi soldati italiani a entrare a Rovereto. Non credo di aver mai visto un caos come quello: porte e finestre sfondate, macerie dappertutto, bombe che scoppiavano, incendi e, ora qua, ora là, i colpi dei cecchini che gli austriaci avevano lasciato indietro per ostacolare la nostra avanzata. Andammo avanti, sulla strada per Trento. In un paese, non saprei più dirne il nome, assistetti alla fucilazione di un nostro soldato, colpevole di saccheggio, credo che avesse rubato un orologio. Il ragazzo gridava disperato al plotone d’esecuzione: «Non fucilatemi! Sono figlio di un professore di geografia». No, non mi fece un grande effetto. Ma che cosa poteva fare effetto in tali circostanze? Era come un sogno, un grande sogno in cui tutto poteva accadere.” Montale in seguito non ritornò mai più volentieri sulle atrocità della guerra a cui aveva assistito. Tuttavia quando talvolta dava voce a quei ricordi, cercò sempre di evitare i momenti drammatici lasciando, invece, spazio a scene che potevano essere vicine a quelle di una normale vita quotidiana: alla natura incontaminata della Vallarsa, al profumo della terra, ai colori dei boschi, ai cieli stellati, al silenzio della notte... “Ora forse dovrei parlare della battaglia finale e della vittoria – lasciò scritto nelle sue memorie – ma per me i ricordi più indimenticabili sono quelli di certe notti a Valmorbia, nella buona stagione, che passavo sdraiato sull’ingresso della mia grotta. Con la luna sembrava che la valle salpasse. In basso sentivo il torrente Leno che mormorava, roco. Udivo un trepestio insolito, un odore acre mi pizzicava il naso: erano delle volpi venute a farci visita; così, senza accorgersene, si arrivava all’alba.” Dopo sette anni da quegli eventi, ad una lirica che oggi è diventata un emblema della poesia italiana, Eugenio Montale affiderà l’unico ricordo di quel periodo da lui trascorso in Trentino durante la Grande Guerra. ■ 35

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trentinostoria trentinoattualità

PASSARONO DI QUI...

di Francesca Mazzalai

DIAVOLO DI UN NICCOLÒ È L’EPOCA DEL RINASCIMENTO: LE CORTI ITALIANE SI RIEMPIONO DI INTELLETTUALI E ARTISTI CHE DANNO VITA A VERI E PROPRI CAPOLAVORI. TRA DI LORO NICCOLÒ MACHIAVELLI, L’AUTORE DE IL PRINCIPE, UN’OPERA UNICA, ISPIRATA ANCHE DAL PERIODO CHE IL PENSATORE TRASCORRE A TRENTO, ALL’INIZIO DEL CINQUECENTO

È

la mattina di sabato 4 febbraio 1508. Una delle giornate più fredde dell’anno. Le strade della città sono letteralmente ricoperte di neve. Eppure Trento non è mai stata così animata. Migliaia di persone sono accalcate davanti al Duomo, si spingono una contro l’altra per avvicinarsi il più possibile all’entrata per riuscire a sbirciare all’interno. Nessuno dei presenti vuole perdersi il grandissimo evento che vi si sta svolgendo. Nella cattedrale, addobbata a festa e illuminata da centinaia di preziosi candelabri, 36

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tutti gli occhi sono puntati su un uomo, Massimiliano I d’Asburgo, re di Germania, che ha scelto proprio il Duomo di Trento per un atto rivoluzionario e che segnerà la storia: ha deciso di autoproclamarsi Imperatore del Sacro Romano Impero. Il Papa, l’unico autorizzato ad incoronarlo, non ha alcuna intenzione di venire fino a Trento. E così a quanto pare Massimiliano si metterà la corona in testa da solo. Mischiati tra gli abitanti di Trento, accorsi ad assistere a questo inedito cerimoniale, ci sono anche ospiti prove-

nienti da tutta Italia. Gente comune, numerosi soldati al seguito di Massimiliano, ma anche diversi diplomatici ed ambasciatori. In particolare un uomo è stato inviato dalla Repubblica di Firenze. Non tanto per presenziare alla cerimonia, ma soprattutto per capire cos’altro abbia in mente Massimiliano I. Il suo nome è Niccolò Machiavelli. Nel febbraio del 1508, Machiavelli deve ancora compiere trentanove anni, ma vanta già una lunga carriera professionale. Interessato alla politica fin da giovanissimo, nel

1498 si candida a ricoprire un ruolo assai prestigioso: quello di segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica Fiorentina. È l’inizio di una promettente carriera. I compiti di Machiavelli spaziano dai rapporti con gli ambasciatori stranieri agli incarichi di politica estera, e proprio come diplomatico Niccolò si trova ora a Trento, all’interno del Duomo di San Vigilio, a pochi metri dal futuro Imperatore Massimiliano I. Niccolò, che per tutto il periodo della trasferta intrattiene con Firenze una fitta corri-


trentinostoria spondenza, descrive così l’arrivo del sovrano in città: “El re partì da Bolsano e stette per questi luoghi da Bolsano ad qui infino ad giovedì passato (2 febbraio); nel quale dì entrò in Trento. L’altro dì poi si fece qui una processione solenne, dove andò la persona sua con li araldi imperiali innanzi e con la spada nuda, e giunto in chiesa el Lango parlò al popolo. Tutto detto di venerdì stettono guardie alle porte, e lasciavano entrare ognuno, ma non uscire persona. Lavoravasi per tutti li uomini che in questa terra seppero menare l’ascia, certe travi da ripari e gabbioni al modo loro. Fecesi pane in tanta quantità da pascere quattro giorni diecimila persone. (…) e così si stava con speranza grande del successo della cosa.” Come Niccolò ha prontamente intuito, Massimiliano è un uomo determinato e pericoloso. Vuole sempre di più. Essere imperatore non gli basta. Il suo prossimo obiettivo è incontrare il Papa a Roma, per farsi incoronare (questa volta come la tradizione prevede) da lui. Ma per arrivarci sarà costretto ad attraversare territori nemici e se necessario far loro guerra. Delle proprie intenzioni bel-

licose Massimiliano non ha fatto alcun mistero. L’Imperatore ha oltrepassato le Alpi con millecinquecento cavalli e quattromila fanti. E visto che i suoi uomini devono pur sfamarsi lungo la via, Massimiliano intende usarli per saccheggiare tutte le terre che lo separano da Roma. Appunto per scongiurare questo rischio alcuni Stati, tra cui, la Repubblica di Firenze, sono disposti a trattare. Denaro in cambio della pace. Per tentare l’accordo la Rebubblica ha inizialmente inviato un ambasciatore di nome Francesco Vettori. Ma di fronte all’esorbitante cifra di 500 mila ducati, che Massimiliano pretende da Vettori che vengano pagati all’istante, Firenze trasalisce. Impossibile sborsare una cifra simile. Ecco che allora la Signoria invia in soccorso di Vettori il fido Niccolò Machiavelli. In Machiavelli Firenze ripone tutte le sue speranze. E lui non può fallire. Niccolò Machiavelli nasce a Firenze il 3 maggio 1469, quando la città è sotto il saldo dominio della famiglia Medici. Dominio che continua incontrastato fino al 1494, quando un improvviso colpo di Stato porta all’instaurazione di un regime democratico. A Firen-

Massimiliano I d’Asburgo

ze nasce così la Repubblica. Niccolò, che ha appena compiuto 27 anni, assiste affascinato alle vicende della sua città e capisce che la politica e (soprattutto) lo studio delle sue dinamiche sono ciò che gli interessa più di tutto. Niccolò è un giovane uomo di media statura, ben proporzionato. Il portamento fiero, i capelli neri, la carnagione chiara, il volto magro e la fronte alta. I suoi occhi straordinariamente vivi e la bocca sottile, sempre atteggiata a un lieve ghigno, non passano indifferenti. Per quanto non propriamente bello, Machiavelli emana un certo fascino (più dal vivo che nei ritratti), un carisma e una sicurezza non comuni. Curioso di natura, acuto nell’analizzare le situazioni, gli ambienti e i personaggi con cui viene in contatto, è anche un grande indagatore di segreti e intrighi, che riferisce regolarmente alla Signoria. Machiavelli sembra nato per essere ambasciatore. Eppure, pur essendolo di fatto, ufficialmente quel ruolo non gli viene mai riconosciuto. Formalmente Machiavelli è e rimarrà sempre un semplice corriere della Repubblica fiorentina; una condizione che pesa su Ma-

chiavelli, anche dal punto di vista economico. Tanto che in diverse occasioni, trovandosi in missione fuori Firenze, è costretto a lamentare per lettera la mancanza di denaro e le ristrettezze economiche in cui si trova. Nel frattempo, con l’inizio del nuovo secolo, nel 1501, Niccolò trova anche il tempo di sposarsi con la dolce e timida Marietta Corsini, una ragazza fiorentina tanto innamorata di lui quanto ignara di quello che l’attende. Machiavelli infatti, visti i suoi interessi e il lavoro, passa la maggior parte del suo tempo lontano sia da lei che dai figli (concepiti nei rari momenti passati sotto lo stesso tetto). In apparenza noncurante del suo ruolo di marito e padre, Machiavelli vive costantemente in viaggio. Inviato di volta in volta alle corti dei potenti di turno, viene ingaggiato per tentare improbabili accordi e soprattutto far digerire le lungaggini burocratiche di Firenze, nota in tutte le città vicine per la sua proverbiale lentezza nel prendere una qualsiasi decisione. La parola d’ordine è sempre la stessa: temporeggiare. E Machiavelli, intelligente, spregiudicato, abile nel parlare e capace di mantenere i

Particolare della facciata affrescata di palazzo Geremia a Trento 37

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trentinostoria trentinoattualità nervi saldi in ogni situazione, è l’uomo perfetto. All’inizio del 1508 la Repubblica di Firenze affida a Niccolò Machiavelli un compito molto importante: convincere il re Massimiliano I a rinunciare ai 500 mila ducati che il sovrano pretende come sovvenzione per il suo viaggio a Roma, e ad accettare invece una cifra più bassa, possibilmente da dilazionare in tre pagamenti. Machiavelli sa però che il vero obiettivo è un altro, ovvero prendere tempo e (ancor meglio) non sborsare nemmeno un ducato. Una missione apparentemente irrealizzabile, ma non per lui, che nei pochi giorni passati a Bolzano e Trento tra gennaio e inizio febbraio del 1508 ha già intuito abbastanza da trarne una conclusione. Firenze può dormire sonni tranquilli: l’Imperatore Massimiliano a Roma non ci arriverà mai. Sulla strada del sovrano tedesco ci sono troppi ostacoli. Primo fra tutti l’ostilità della battagliera Repubblica di Venezia, a cui appartengono i territori a sud di Trento. E la Serenissima non solo non vuole pagare, ma non ha alcuna intenzione di lasciar passare di lì il novello Imperatore e le sue truppe. Così nella primavera del 1508 iniziano gli scontri. Machiavelli, che è ancora alloggiato a Trento, assiste alle prime scaramuccie tra i due eserciti con intima soddisfazione: tanto più il sovrano è impegnato in battaglia, tanto meno può dedicarsi alle questioni burocratiche. E così l’ipotesi di accordo per il pagamento slitta di un altro mese. Da Trento Machiavelli assiste ai movimenti delle truppe, ascolta i commenti dei soldati e intuisce facilmente le mosse di Massimiliano. Ma anche l’Imperatore non resta a guardare e capito il trucco fa spostare tutta la corte e gli ambasciatori un po’ più 38

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Particolare della facciata affrescata di palazzo Geremia a Trento

lontano dall’area dei combattimenti, a Bolzano. Poi, non contento, ancora un po’ più a nord. A Merano. L’Imperatore si illude di nascondere meglio le proprie manovre e soprattutto le proprie sconfitte. Ma Machiavelli è già stato informato di tutto. Le schermaglie con Venezia non stanno portando a nulla di buono. Bloccato a Rovereto, il sovrano è stato ricacciato indietro anche sulla via della Valsugana. In più i principi tedeschi tardano a inviargli il denaro promesso. Massimiliano esasperato affida al principe di Lichtenstein il compito di concludere almeno la trattativa con Firenze. Vettori e Machiavelli vengono nuovamente condotti a Trento dove (secondo l’accordo) dovrà essere versata la prima rata del pagamento, ma proprio a questo punto arriva dalla Repubblica l’ordine di bloccare la transazione. A Firenze è giunta infatti notizia di un probabile ritiro di Massimiliano dall’Italia. Machiavelli e Vettori si consultano stupefatti. Proprio in quei giorni si assiste ad un continuo passaggio di soldati verso sud. E i due decidono di insistere affinché Firenze dia il suo consenso al pagamento. Nel frattempo i tedeschi bloc-

cano chiunque sia in partenza da Trento verso sud. Da quel momento i corrieri da e per Firenze impiegano mesi per portare le missive a destinazione. Così che, quando finalmente Firenze si dichiara disposta a pagare, è stavolta Machiavelli a tirarsi indietro, dato che nel frattempo, il 6 giugno, Massimiliano e Venezia sono arrivati ad una tregua. Che guardacaso prevede proprio l’annullamento del viaggio a Roma. La missione è conclusa. Vettori e Machiavelli possono finalmente tornare a casa. Senza aver sborsato nemmeno un ducato. Machiavelli, che negli ultimi tempi ha accusato dei problemi di salute, è il più impaziente di tornare a Firenze. Il prolungato soggiorno in Trentino è stato proficuo, e gli ha consentito di raccogliere un’enorme quantità di informazioni sul popolo tedesco, sui suoi costumi, sulla società. Tutti elementi che riporterà nei suoi scritti successivi. Negli anni a venire Machiavelli avrà infatti molto tempo libero a disposizione. Soprattutto dopo l’inatteso ritorno al potere della famiglia Medici, nel 1512. È la fine della Repubblica. Ma soprattutto dei suoi sogni di carriera.

Il 7 novembre di quell’anno una deliberazione della Signoria lo rimuove totalmente dalle sue funzioni. Niccolò cade in disgrazia. Dopo aver servito la Repubblica con tanto zelo, subisce, oltre all’umiliazione del licenziamento, anche l’onta dell’esilio. Il 10 novembre infatti, attraverso una lettera, gli viene comunicata la condanna a un anno lontano da Firenze e dagli uffici della cancelleria dove aveva diligentemente lavorato per 14 anni. In quel duro periodo che continuerà fino alla nuova cacciata della famiglia Medici, nel 1527, Machiavelli tenterà più volte una conciliazione con gli uomini al potere. Ma nell’attesa di una risposta positiva, che non arriverà mai, Niccolò si dedicherà alle opere che secoli dopo lo renderanno famoso nel mondo, una fra tutte Il Principe, un acuto e spregiudicato trattato di scienza politica, maturato anche grazie a quei mesi trascorsi a Trento accanto all’Imperatore Massimiliano I. Un manuale scritto per consigliare a chi detiene il potere i modi migliori per mantenerle che ispirerà la carriera di molti personaggi nella storia, uno fra tutti Benito Mussolini. Ma questa è un’altra storia.


FIORENZO DEGASPERI

malghe 2 in Trentino

andar per

niana 1. Malga Ver piana 2. Malga Val a Bassa ludè o Caldes 3. Malga Pa vazzè 4. Malga La di Bresimo e dell’Alta Val gh al m le el d lade 5. Giro pass Passo Pa m al Gampen al en ug La 6. Malosco 7. Malga di Roèn eno sul Monte om R ga al M 8. ssulla 9. Malga Ta dei Reti lon, la malga is C ga al M . 10 zzmar tzmauer o Po 11. Rifugio Po s 12. Malga Sas orga 13. Malga Caz de Mez er e malga Col 14. Malga Bo a a Moena c e malga Pann ca on R ga al M 15. l al Catinaccio 16. Malga Vaè ritur Juribello 17. Malga e ag Canali) alghe alte (Val m le el d ro gi 18. Il broncoi 19. Malga Cam et zn-Perg 20. Malga Pl non di Sopra 21. Malga Cag arcai di Sopra 22. Malga M li 23. Malga Val rsa) malghe (Valla le 24. Il giro del fessa na cchione, Cor 25. Maia, Lava 26. Malga Guì o isone o di Tenn 27. Malga M bio o Stablo 28. Malga Sta bolone 29. Malga Sta abà 30. Malga Cle

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SEMPLICI ITINERARI


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di Renzo Francescotti

S

ettant’anni fa, nell’aprile del 1946, Remo Wolf – dopo dieci anni di servizio militare, combattimenti in Francia, Africa Settentrionale e prigionia – tornò a casa a Trento. Era stato un buon ufficiale, decorato. Aveva combattuto a El Alamein e all’indomani della tragica e gloriosa battaglia in cui i soldati italiani strapparono l’ammirazione del generale Montgomery, il 4 novembre del 1942 era stato fatto prigioniero dagli inglesi, inaugurando quattro anni di detenzione. “Ricordo mentre mi portavano in ferrovia ad Alessandria – mi raccontò, regalandomi una testimonianze inedita – ad un certo punto il treno si fermò. Sentivamo gridare che un vagone aveva preso fuoco. Tutti i vagoni avevano il pavimento di paglia bagnata di benzina e petrolio. Così uno prese fuoco. Era come tutti gli altri chiuso dall’esterno: così, dentro, i prigionieri bruciarono vivi. Un’altra volta un

Amici Artisti

REMO WOLF: PER GRAZIA RICEVUTA AVEVA COMBATTUTO A EL ALAMEIN, ERA STATO FATTO PRIGIONIERO. SALVÒ LA PELLE E COME EX VOTO DIPINSE UN SAN SEBASTIANO DAVVERO SINGOLARE. FU ALLA BIENNALE DI VENEZIA E POI SMISE DI DIPINGERE, SI RIPOSÒ LEGGENDO FUMETTI... prigioniero italiano tentò di fuggire dal campo. Fu bloccato presso il reticolato dall’alt della sentinella di colore. Arrivò di corsa un ufficiale inglese che, sul posto e in tutta calma, freddò quel nostro commilitone, reo di aver cercato libertà. Sapeva che lo avrebbe fatto, perché s’era fatto seguire dalla barella… E

poi le punizioni, la cella di rigore sotto le lamiere roventi, la corruzione, le provocazioni, il ricatto. Penso che gli Inglesi non fossero tanto migliori dei tedeschi. Solo che usavano i guanti…” Tornato a casa, Remo Wolf dipinse ad olio su tavola un grande San Sebastiano. Aveva dipinto il protomartire poco prima di partire per la guerra, ma questo nuovo quadro è profondamente differente. Innanzitutto il giovane martire, drappeggiato in un lacerato manto rosso, è immerso in un paesaggio tipicamente trentino. E soprat-

tutto nessuna delle dieci frecce che gli sono state scagliate contro lo ha colpito: sono tutte infisse nel tronco che è alla sue spalle. Un unicum nella storia della pittura. ”Professore, perché nessuna freccia ha colpito il santo?” gli chiesi una volta. “Si vede che non sapevano tirare bene…” mi rispose, sornione. Era evidentemente una delle sue battute. “Secondo me questo suo è un quadro per grazia ricevuta o mi sbaglio?” dissi. “Può essere” ammise. Fu, dopo dieci anni tragici, il suo modo di ringraziare il cielo per aver

Con Lilia Slomp Ferrari alla consegna della Targa della Pro Cultura 40

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riportato a casa la ghirba. Qualche mese prima di essere fatto prigioniero, nei primi mesi del ’42, aveva mandato a casa a sua moglie Cèsara (insegnante di musica, a cui era stato dato questo nome insolito come omaggio a Cesare Battisti) una serie di disegni sulla vita militare, còlta nella sua quotidianità finirono alla Biennale di Venezia, la XXIII, la prima delle sue quattro Biennali, raggiunta a soli trent’anni. Wolf mi aveva regalato quelle testimonianze inedite e aveva risposto alla mia domanda praticamente avvallando la mia ipotesi di quel San Sebastiano “ex voCon Renzo Francescotti nel 2002.

to”, nell’ambito della preparazione del catalogo e della mostra tenuta a Palazzo Trentini, sede del Consiglio Provinciale, nel 2002, dal titolo ”Remo Wolf, il paesaggio trentino”. Quella mostra da me curata, scopre un Wolf in gran parte inedito: quello degli oli e dei pastelli, di figure, paesaggi ed eccezionali nature morte nel paesaggio. Fu la sua ultima esposizione. Dopo di allora non dipinse più: aveva novant’anni. Si riposò leggendo fumetti. Sino alla serena scomparsa, nel 2009, a 97 anni. Passava per un uomo burbero, dal carattere difficile. Ma non era assolutamente così. Con me anzi, fu incredibilmente disponibile e generoso. Ad esempio volle replicare una serie di quei disegni di guerra che erano finiti alla Biennale veneziana. E me li regalò. Un’altra volta che avevo scritto su di lui un articolo su un quotidiano. Me lo vidi arrivare al quinto piano di casa mia (avrà avuto un’ottantina d’anni… oltre che una strana paura degli ascensori) per omaggiarmi un suo disegno a pastelli. Altre volte volle realizzare undici disegni per un mio libro di poesie (“L’usignuolo del Don”, 1984); o sette xilografie per un altro poemetto lirico, ”Saguaro - diario lirico di Padre Kino” (1992). Le sette xilografie su Padre Kino, Wolf, che è stato uno dei maggiori xilografi italiani del’900, me le volle dare, in due copie. Così un copia la portai alI’Istituto Sonorense di Cultura quando, nel ’94, fui invitato in Messico nello stato di Sonora a presentare il libro e ripercorrere i resti delle Missioni di Padre Kino. Nel 2010, sempre un suo dipinto (“Contadino a S. Romedio”) illustrò il libro di novelle “Racconti dal Trentino” (Curcu & Genovese). Insomma un eccezionale artista, uno straordinario amico, un grande uomo, Remo ■ Wolf! CATINACCIO TRENTINO MESE 84,5X241 1

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ALLA TRIONFO DEL BUON GUSTO

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PIACEVOLI SORPRESE NELLE QUALI OGNI TANTO CAPITA DI IMBATTERSI NEL MONDO DELL’OSPITALITÀ TRENTINA. IN LOCALITÀ “PINETA” A CALDONAZZO, ECCO SORGERE IL LOCALE OMONIMO. UNA LINEA DOLCISSIMA CHE SEGUE DISCRETAMENTE IL PENDIO DELLA MONTAGNA, CON IL LEGNO A FARLA DA PADRONE. BAR E PANINOTECA, UN ELEGANTE RISTORANTE, UN’ALLEGRA E RUSTICA TAVERNA, BED&BREAKFAST, SALETTE PER EVENTI. RISTORAZIONE ANCORATA ALLA STAGIONALITÀ. CARTA DEI VINI CURATA. ATTENZIONE AL VEGETARIAN STYLE. VI BASTA?

E

ntrare alla “Pineta” di Caldonazzo è un po’ come affrontare quel famoso gioco della “Settimana enigmistica”, trova le sette differenze. Tra il bosco circostante e l’accogliente e accattivante struttura sorta al suo interno, s’intende. A farla da padroni sono in tre: il legno, il vetro e la pietra. Tre elementi naturali che richiamano la tradizione del territorio e che assemblati ad arte nel ristorante “Pineta” paiono un omaggio alla bellezza, una celebrazione del benessere in simbiosi con la Natura, un’occasione ghiotta e vantaggiosa per sperimentare tutte le cose belle per cui, spesso, vale davvero la pena vivere. Ma entriamo, dunque, alla “Pineta”, prendiamo per mano i nostri lettori e proviamo a trasmettere le sensazioni che noi stessi abbiamo provato la prima volta, entrandovi. Proprio sotto l’insegna, 42

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ecco un pilastro che non è un pilastro, bensì un tronco. In questo ristorante il legno non è solo adoperato come decorazione, ma viene bensì celebrato: rovere, larice, abete, castagno... Il bosco è la casa della “Pineta” e la “Pineta” abita il bosco, ci spiega Giovanni Curzel, che ha disegnato gli arredi e la loro

disposizione. Una sostenibilità che metabolizziamo innanzitutto attraversando il bar, in stile moderno, linee essenziali, caldo come riescono ad esserlo solo i locali che riproducono il calore di un soggiorno casalingo e di un camino. Cinque tavoli per trenta coperti, affacciati su una grande vetrata, per chi vuole consu-


trentinoospitalità

SOSTENIBILITÀ ENERGETICA

L’

attenzione alla sostenibilità e al risparmio energetico è massima. Come ci spiega Paolo Curzel, uno dei soci, l’impianto geotermico garantisce un ricaldamento “pulito” e una temperatura pressoché costante tutto l’anno e, udite udite, un piacevolissimo ricircolo dell’aria nelle sale. Tutto per rendere ancora più gradevoli i pranzi e le cene consumati in compagnia alla “Pineta”.

mare uno spuntino veloce, con affettati e formaggi al tagliere (che è una vera fetta di tronco...). Sulla destra, in cucina, intravediamo al lavoro lo chef Luigi Montibeller, 40 anni di esperienza, una particolare idiosincrasia per tutto ciò che è surgelato e non rispetta la stagionalità. Per chi alla “Pineta” viene a pranzo, ha preparato una ricca scelta di tre primi e tre secondi, con vino e acqua a Euro 12,00. (Tanto per capirci sulla varietà, questa sera vediamo le orecchiette alle cime di rapa tra le opzioni proposte). E la fastidiosa gabella del cosiddetto “coperto” qui non è prevista... Ci voltiamo verso l’interno e, tra i tronchi di castagno, autentiche installazioni d’arte, ci lasciamo ammaliare dalla magnificenza

della sala grande. Settanta coperti, eleganti, su tavoli artigianali creati ad hoc, poltroncine ergonomiche, particolari che ribadiscono l’attenzione alla sostenibilità che si respira in tutto il locale. E poi, wow, attraverso le grandi vetrate, la vista pacificante sulla tranquillità della Pineta. Sì, è proprio come pasteggiare nel bosco. Basta solo scegliere tra le proposte territoriali dal menu A la Carte serale, un calice di vino dalla selezione curata dal sommelier Danilo Montibeller, e provare una volta tanto a volersi un po’ di bene. Più che un ristorante, infatti, in certi aspetti questo assomiglia ad un centro benessere del palato. Ma le sorprese della “Pineta” non finiscono qui. Per i più festaioli, giovani e meno giovani, ecco la “Taverna”: più che in un pub, la sensazione è quella di entrare in uno chalet di alta montagna. In un attimo si rimane piacevolmente avvolti nel calore del legno, della musica, e

del piacere di stare assieme, gustando l’ottima birra tedesca Weltenburger Kloster, qui spinata in esclusiva territoriale assoluta. Si tratta di una birra prodotta nell’Abbazia sul Danubio; un birrificio che esiste dal 1050, ed è probabilmente il più antico ancor esistente al mondo. Insomma, si dice andiamo a berci una birra, ma qui alla “Pineta” ci si va per degustare una “grande” birra. Salendo al piano superiore, ecco la sala riservata, dove su richiesta si possono servire cene private (da 20 a 50 posti), oppure tenere eventi, incontri e feste di compleanno per i più piccoli. In primavera, saranno approntate anche le cinque camere del Bed & Breakfast “Pineta”, per soggiorni da sogno, immersi nella pace e nel silenzio del bosco trentino. Ma con la primavera arriveranno anche gli ampi spazi esterni, a rendere ancora più fruibili i servizi della “Pineta”, specie per le famiglie con bambini. A loro sarà dedicato un intero parco giochi. Allora, adesso le avete trovare le sette differenze tra il bosco e questa nuova perla dell’ospitalità trentina? ■

9 GENNAIO 2016: È VEGETARIAN DAY

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ono sempre di più le persone che seguono un’alimentazione particolare: vegetariani, vegani o persone affette da intolleranze di tipo alimentare. La “Pineta” ha pensato di dedicare a tutti loro una inaugurazione bis, nel pomeriggio di sabato 9 gennaio. Sarà un evento pieno di sorprese in cui ci si potrà confrontare, non mancando di apprezzare le numerose proposte dello Chef.

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Speciale Sposi JUST MARRIED, OGGI SPOSI E TUTTO QUELLO CHE RIGUARDA IL MATRIMONIO, MEGLIO SE DA FAVOLA… LA SCELTA DELL’ABITO, GLI ADDOBBI FLOREALI, LA LOCATION, LE BOMBONIERE DEL MOMENTO, IL TRUCCO ED IL MITICO VIAGGIO. TANTE IDEE E CONSIGLI PER LE NOZZE PERFETTE

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BAR - RISTORANTE - HOTEL

Oggi

Sposi MATRIMONIO E TECNOLOGIA I recenti sondaggi indicano che i matrimoni hanno subito una certa flessione; in realtà ci si sposa di meno, ma chi affronta oggi il grande passo, lo compie con forse maggior convinzione di un tempo. E per lo stesso motivo esige una cerimonia – religiosa o civile che sia – altamente significativa, corredata di tutti quegli elementi che ne fanno un evento nella vita. Tante le novità d’Oltremanica pervenute ed entrate in uso anche da noi: dall’impiego del wedding planner (una sorta di organizzatore di matrimonio) alle cerimonie alternative, ispirate a culture lontane e da nuove suggestioni. A fianco delle nuove tendenze, tiene bene il classico, magari rivisitato e reinterpretato in canone attuale. Certo sposarsi è un grande impegno, prima

di tutto organizzativo; occorre trovare i tempi giusti e non in conflitto con il lavoro. Bisogna evitare di giungere al momento del sì senza un briciolo di energia e considerare come poco produttivo lo stress da cerimonia. In aiuto alle nuove coppie in lizza per il sì, arrivano anche le moderne tecnologie. La lista di nozze si manda anche via mail, i promemoria si appuntano sui tablet, gli indirizzi si recuperano anche sullo smartphone. L’ultimissima novità in campo di nozze è la Wedding App, un’applicazione scaricabile da tutti gli invitati per avere informazioni dettagliate e precise, nonché per seguire in prima linea lo svolgimento dei preparativi e la luna di miele. Una volta non c’era niente di tutto questo e ci si sposava lo stesso. Sta agli sposi di oggi utilizzare al meglio queste nuove opportunità.

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TANTI STILI, TANTE TENDENZE

Il matrimonio si evolve nel tempo e ciclicamente sorgono nuove tipologie, che rispecchiano le nostre naturali inclinazioni. Attualmente la tendenza segue lo stile all’inglese, che si caratterizza per sobrietà ed eleganza. Tutto è calibrato su questo filone: dalla scelta del luogo del ricevimento, che potrà essere un castello, alla ricerca dei dettagli di classe, come il filato dei tessuti, la posateria d’argento e le ceramiche dai toni pastello. Immancabile un angolo buffet per il tea time, con assaggi di tè e biscotti, a celebrare un momento sacro per l’Inghilterra. Anche il vestito della sposa può ricordare il momento retrò; di grande effetto un abito di stile Novecento, magari ricamato all’uncinetto o corredato da pizzi discreti. Anche l’automobile potrà essere una berlina o la classica Rolls-Royce, per rimanere aderenti e coerenti con uno degli stili più amati del momento.

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IL SUCCESSO DEI WEDDING PLANNERS

Il matrimonio è composto di tanti piccoli elementi, tutti collegati tra loro in un imprescindibile intreccio. Un po’ come gli ingredienti di una torta, che partecipano in misura importante alla buona riuscita del risultato. Per questo motivo, ogni dettaglio va curato e seguito in modo adeguato, così da consentire il perfetto svolgimento del matrimonio. Sempre più indispensabile, a questo punto, la presenza della figura dell’organizzatore dell’evento (wedding planner), per cogliere ogni sfumatura e non rischiare di sbagliare. Anche perché sposarsi è sempre una favola, che va vissuta come tale. La funzione di questo guru delle nozze è importantissima, perché costruisce a vostra misura e a vostra immagine il percorso, crea il giusto equilibrio tra tutte le voci che compongono l’insieme unitario e non tralascia anche il più piccolo particolare. L’organizzazione del matrimonio resterà così

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Foto Trint inaglia

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el giorno delle nozze non possono mancare gli scatti, che renderanno indelebili i ricordi dei momenti ufficiali e degli tempi più sciolti trascorsi con parenti e amici. Nonostante la tecnologia ed i suoi progressi incentivi sempre più la produzione personale, affidarsi a nomi validi e sicuri del settore è garanzia di affidabilità ed esperienza. Da “Foto Trintinaglia” – a Borgo Valsugana, Largo Dordi 8 – la sicurezza di un servizio fotografico serio diventa certezza. Bando alle esitazioni: per il matrimonio occorrono esperti in grado di ottenere i risultati da favola che fanno parte del sogno degli sposi. Lo studio opera dal lontano 1913 ed estende la sua professionalità in tutta la regione; le quattro generazioni familiari che si sono succedute hanno saputo trasportare nel tempo questa passione per l’obiettivo. Con grandi e gratificanti risultati. Attualmente tutta la famiglia Trintinaglia opera nel campo dei flash matrimoniali, assorbita dalla grande dedizione verso questo mestiere. Nello specifico, i Trintinaglia svolgono servizio di consulenza, visione dei lavori effettuati e consegna a domicilio dei servizi realizzati. Una grande opportunità per gli sposi, che non dovranno mai scomodarsi da casa ed avranno quindi la possibilità di visionare e selezionare ogni singolo scatto comodamente nel loro nido d’amore. La possibilità di godere di tutti questi privilegi costituisce un elemento forte per la ditta conduzione familiare. Attivi in tutta la regione, offrono non solo la disponibilità, ma anche la qualità, l’alta qualità. Grazie ai loro laboratori specializzati, i risultati saranno sempre apprezzati e degni di celebrare nel tempo il momento più intenso della vita.

nel cuore della sposa e sovente andrà a ripescare i ricordi non solo della cerimonia ma anche e soprattutto del lungo periodo di preparativi che ha vissuto in molti mesi. Il lavoro del/della wedding planner è totalizzante: tante ore passate con gli sposi per conoscere le loro passioni e tradurle in un evento da non dimenticare.

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LA LOCATION

I luoghi perfetti per la cerimonia ed il rinfresco non vanno idealizzati, ma creati e pensati su misura per gli sposi. La giusta soluzione deve essere un posto che trasmetta emozioni, che si colleghi ai vissuti dei protagonisti e che costituisca soprattutto un imperdibile scenario per fissare i momenti più belli ed intensi. Premesso questo, la tendenza attuale è quella del matrimonio green, in monta-

gna, tra i vigneti, nelle fattorie. Molto gettonati anche i musei – che spesso mettono a disposizione sale e spazi adeguati – le baite alpine ed i vecchi fienili. Essenziale il raccordo con la vita dei protagonisti; i luoghi possono essere ispirati ad un particolare momento di vita, ad un ricordo d’infanzia, ad un’esperienza vissuta. Sempre nella lista dei favoriti le ville e i castelli, che regalano attimi indimenticabili. Vastissima la scelta, a seconda del numero degli invitati e del filo conduttore dell’evento.

Un angolo di medioevo dove il tempo si è davvero fermato...

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FOTO E DINTORNI

Anche il servizio fotografico si evolve e subisce gli effetti e le tendenze del momento. Se la voglia di nuovo fa al caso vostro, se non vi sentite in linea con il classico fermo immagine e le pose studiate momento per momento, lasciatevi affascinare dalle novità più divertenti del momento. Arriva dall’America il Photoboot, che prende spunto dalle cabine in cui si fanno le fototessera e dove spesso gli amici ne approfittano per fermare un attimo divertente di una serata o di un momento di ritrovo in compagnia. Per realizzare questo simpatico procedimento nel giorno delle nozze è indispensabile avere a disposizione uno spazio allestito con uno sfondo a tema (neutro, western, a fumetti o paesaggistico) e allestire la scena con materiale ed accessori ispirati al contesto (baffi, occhiali, maschere, cappelli, ecc). Detto fatto, basta divertirsi e scattare foto. Che risulteranno indimenticabili.

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MONDO BOMBONIERA

Le bomboniere, si sa, costituiscono un dettaglio importante, capace di descrivere appieno lo stile dell’evento. Anche in questo settore, le novità che fanno capolino e che accolgono sempre più i favori degli sposi, sono quelle ispirate all’ambiente, magari realizzate a mano e con occhio al budget. Moltissime coppie scelgono quindi l’abbinamento ecologia e risparmio, nella chiave della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente. Via libera allora ai materiali riciclati, al fai da te, alle soluzioni creative ed originali. Il primo materiale che sale alla mente e che risponde a queste peculiari caratteristiche è la carta. Ogni elemento decorativo può essere realizzato anche con carta di giornale e vecchi libri. Ma le idee sono tante e diversificate in questo settore: dalle bomboniere realizzate con vasetti della marmellata ai segnaposto costituiti da piantine. Se siete appassionati di decorazione, lavorate

personalmente ogni singolo elemento, in modo da personalizzare e identificare con un tocco di originalità il vostro pensiero verde.

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LA TORTA, O WEDDING CAKE

La torta costituisce il gran finale ad effetto e, dopo il momento del sì, si può definire il punto forte delle nozze, il momento più atteso. Spesso si riserva a questa frazione basilare della cerimonia una saletta riservata o un punto raccolto, così da creare la giusta atmosfera e l’intimità necessaria per il taglio della

torta, simbolo e suggello del matrimonio. Quando viene svelata agli occhi degli invitati, diventa inevitabilmente la protagonista dell’evento. I colori sono quelli delle nozze: bianco, avorio, crema, perla; le altezze quelle desiderate, ma fanno molto tendenza i piani alti, dagli effetti 3D decisamente scenografici e ben visibili nelle immagini. Tante le idee da concretizzare: le decorazioni in pizzo (che magari ricordano l’abito in stile della sposa), le cascate di fiori dolci, le rose bianche disseminate ovunque, i morbidi drappeggi e i giochi cremosi impreziositi dai dettagli in oro e argento.

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Castel Piet ra

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a scelta della location per il giorno più bello degli sposi è sempre più determinante per l’ottima riuscita di cerimonia e ricevimento, classici o moderni che siano. Riuscire ad individuare scenari romantici associati al confort delle strutture risulta essere binomio vincente per l’obiettivo finale: il matrimonio da favola. E se le favole più celebri hanno per protagonisti un lui ed una lei, la magia delle nozze trova la giusta ambientazione nelle dimore da sogno, i castelli. Castel Pietra si trova incastonato nel cuore della Val Lagarina, sulla direttrice che da Trento conduce a Rovereto. Facilmente raggiungibile anche da Verona e Bolzano – grazie alle linee dirette di comunicazione – il castello diventa luogo ideale per l’evento più atteso. La famiglia, proprietaria dal lontano 1738, ha provveduto ad un’ampia opera di ristrutturazione del maniero, durata due anni, ultimata nel giugno 2014 e finanziata privatamente. Nel corso degli interventi, molta attenzione è stata rivolta alla conservazione della struttura, salvaguardando l’aspetto originario ed esaltando l’atmosfera medioevale, pur senza tralasciare comfort e gradevole accoglienza riscontrabile nei dettagli. L’organizzazione dei matrimoni risponde ai criteri delineati dagli sposi, scaturita dalla capacità di cogliere le loro precise esigenze ed assecondando ogni minimo particolare. Qualche esempio? La possibilità di celebrare il rito civile direttamente nel castello, l’opportunità di utilizzare il salone più grande – Sala Cresseri, con capienza di circa 140 ospiti – e le diverse salette separate per gli altri invitati. Il castello presenta ai suoi sposi un vasto giardino all’italiana per romantiche passeggiate, oltre ad essere ritaglio ideale come set fotografico. Una scenografia verde racchiusa all’interno dell’incantevole castello, sfondo unico per fissare i momenti più belli. Nel paesaggio bucolico spiccano le coltivazioni a vigneto, che creano un’armoniosa cornice intorno al castello e deliziano gli ospiti della produzione vinicola locale, nella logica dell’agricoltura biologica. Una scelta vincente quella di Castel Pietra, per stupire e vivere veramente la favola del matrimonio.

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FIORI, SEMPRE PROTAGONISTI

Delicati e profumati, colorati e coreografici. Questo, e molto altro ancora, rappresentano i fiori nell’ambito del matrimonio. Presenti ovunque, in ognuno dei singoli momenti che costituiscono la cerimonia, vanno scelti con cura e minuziosa dovizia, per renderli visibili ma al tempo stesso discreta presenza dai toni dolci e tematici. La passione per l’arte floreale si traduce nei gusti e nelle interpretazioni personali, ma anche in questo campo si fanno sentire le tendenze più recenti e decisamente molto accattivanti, dagli effetti stupefacenti. Il trend al momento parla di stile retrò, definito vintage style, un raffinato intreccio di sobrietà ed eleganza. Sfilano quindi le rose antiche, le peonie, le ortensie, le dalie; campagnoli e genuini i ranuncoli, accompagnanti da foglie di contorno che riportano alla stagione. I colori sono quelli delicati, assolutamente vincenti: il rosa antico, il violetto della lavanda e tutte le sfumature del beige accesi intenzionalmente – ma solo a

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tratti ben delineati – dai toni accesi e vibranti del porpora, del corallo, del blu e del viola. Il bouquet della sposa, che sintetizza il filo conduttore floreale, riscopre l’abbinamento semplicità e raffinata eleganza e si traduce in un armonico insieme di calle e rose, delle tante versioni delle peonie e dei fiori più rappresentano l’evento. Al fiore si aggiunge il particolare, che da dettaglio diventa protagonista: il glitter, l’inserto oro o argento, i cristalli scintillanti e l’inserto agreste con foglie di campo per un effetto country estremamente gradevole.

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L’ABITO DI LEI

L’abito rappresenta le nozze, è il primo pensiero della sposa e del suo sogno. Esiste


trentinospecialesposi quello perfetto? Certamente, basta scegliere quello che risponda ai criteri necessari per il matrimonio: sensualità, raffinatezza ed eleganza. Per quante optano ad indossare un unico vestito per la celebrazione ed il rinfresco, la parola chiave deve anche essere una comodità quantomeno accettabile e semplice da indossare. Il colore, manco a dirlo, è il bianco in tutte le sue sfumature. Ma c’è chi osa anche con il colore – e le star americane ne sanno qualcosa – specie nelle gamme del rosa e dell’azzurro. Colori a parte, la sposa deve essere bella e seducente ma senza strafare; la tendenza del momento richiama a forme morbide che esaltano la femminilità, impreziosita e messa in risalto anche da scollature profonde, soprattutto sulla schiena. E se favola dev’essere, via ai tessuti da favola: inserti di pizzo, cristalli dappertutto, nuvole di velo e di tulle. L’abito del momento è quello a sirena, avente come punto forte la scollatura sulla schiena e la coda dell’abito che ricade in

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SCARPA E TACCHI, BINOMIO VINCENTE

La sposa deve risplendere in ogni minimo particolare, dalla testa ai piedi, senza tralasciare nulla di curatissimo e prezioso. Elemento importantissimo la scarpa, possibilmente scintillante, preziosa e raffinata. Le calzature giocano un ruolo fondamentale e vanno scelte seguendo lo stile del matrimonio, l’interpretazione dell’evento e naturalmente il look definito dall’abito. Di gran voga il tacco alto – che slancia e valorizza ogni figura – arricchito

da un ampio plateau, sempre indicato per mettere in luce la siluette. Dettaglio perfetto è l’intaglio in pizzo o ricamato, impreziosito da cristalli. Sulla cresta dell’onda la scarpa in raso, quella tempestata di gioielli, il sandalo altissimo con tacco a spillo.

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L’INTIMO PERFETTO

Tutti i grandi marchi che firmano l’intimo femminile hanno uno spazio per la wedding collection, pensata per la donna esigente ed attenta alla propria femminilità. Sotto il vestito, che rappresenta l’essenza più visibile della sposa, la cura per i dettagli deve essere ai massimi livelli: dalla sottoveste alla giarrettiera, dal babydoll al body modellante. Indispensabile provare sempre l’intimo scelto sotto l’abito da sposa per scongiurare la fuoriuscita di spalline o

altri spiacevoli inconvenienti, come cuciture troppo vistose o tagli che segnano i fianchi. La scelta del reggiseno deve tener conto del risalto necessario alla scollatura: non troppo modesto ma nemmeno esplosivo. Per chi ne avesse bisogno, via libera ai capi intimi modellanti, che garantiscono un effetto dimagrimento immediato, di anche due taglie in meno. I colori saranno strettamente coordinati all’abito, con la preferenza verso il bianco, il perla e l’avorio; apprezzabili e di gran moda anche i toni delicati delle tinte pastello. Le calze saranno trasparenti o bianche, meglio autoreggenti per un tocco ancora più sensuale. Per la prima notte di nozze, largo ai babydoll trasparenti, ai corsetti con un pizzico di audacia ed alle raffinate sottovesti di seta o di pizzo.

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L’ABITO DI LUI

Come la sposa, anche lo sposo diventa protagonista delle nozze, a cominciare dall’abito. Attualmente esiste un vero e proprio vademecum tutto

Agli sposi dedichiamo grandi cure: dalla compilazione del menu, che scegliamo insieme a loro, fino ai dettagli legati all’accoglienza e alla preparazione degli ambienti, facendo realtà ogni vostro desiderio.

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morbide forme; per un effetto scenico, il corpetto è scolpito e quasi intagliato, con giochi di trasparenze retrò. Per le super romantiche, la gonna ampia a balze, il monospalla, e lo strascico, anche appena accennato. Fondamentale esaltare il punto vita con preziose cinture o trasparenze sensuali. Sempre apprezzato anche il taglio dritto con mini strascico, per un abito all’insegna della sobrietà e del gusto classico e intramontabile.

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Foto Tamara Cagnin

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amara Cagnin Photography è un nome che lavora con professionalità e competenza nel segno dell’innovazione, nel rispetto dei canoni della tradizione e nell’utilizzo delle tecniche più all’avanguardia nel settore sposi. La caratteristica portante dell’attività di Tamara è indubbiamente lo stile reportage. Messe da parte le pose statiche e gessate di protagonisti ed invitati – la chiave interpretativa dello studio punta a valorizzare innanzitutto la spontaneità. Le conseguenze positive di questo dinamico principio sono il far viaggiare gli sposi lungo un duplice concetto: cogliere la naturalezza di un momento – dolce o divertente che sia – accresce l’effetto da parte di chi legge l’immagine e contemporaneamente scarica i protagonisti della cerimonia dallo stress della convenzione, trasformando la compilazione dell’album in un momento spensierato e divertente. A Tamara piace catturare attimi rubati e fermare nei fotogrammi quelle sfumature che poi si riconosceranno come l’essenza delle nozze; per cogliere l’attimo significativo, gli sposi sono seguiti dai preparativi del mattino fino alla festa serale. Una volta raccolto il materiale, il servizio può essere modulabile e personalizzabile, in base alle preferenze stilistiche della coppia. Il risultato finale viene poi completato con la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di album: tanti formati, varie dimensioni, molte varietà di stile. Captare i gusti diventa formula vincente, perché i risultati vanno assaporati a lungo termine. Oltre ai matrimoni, la passione di Tamara si concentra sui servizi fotografici Dolce Attesa, Newborn – dedicato ai neonati - , Bambini e Family. Come a dire, il bello della vita, si ferma con un flash.

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pensato per lui e per il suo look, che deve tener conto di alcuni elementi fondamentali. Innanzitutto è d’obbligo il tre pezzi, con un richiamo stretto al vestito della sposa. Per gli amanti del classico, largo spazio ai modelli che prevedono il tight in lana, con gilet a cinque bottoni o al gettonatissimo doppiopetto. La camicia di tendenza è rigorosamente bianca, con polsi doppi. La cravatta si alterna al papillon o al plastron di seta, secondo l’inclinazione e l’impostazione dell’intera cerimonia. Ai dettagli classici, caratterizzati da uno stile sobrio e raffinato, si affiancano le innovazioni e le trovate più ardite, come gli inserti scintillanti sulla giacca da abbinare a qualche richiamo trendy sui polsini e sulla camicia. La scelta tra tradizionale e moderno è esclusivamente personale e personalizzabile; il colore del momento è l’azzurro, ma incontra moltissimi favori anche il classico impreziosito da dettagli nuovissimi e all’ultima moda, come i glitter che richiamano l’abito della sposa. Non trascurabili gli

accessori, come l’orologio da polso e le bretelle, che danno un tocco di ricercatezza e di originalità, senza dimenticare il classico stile dello sposo. Largo spazio anche ai tessuti raffinati, proposti in tinte pastello. Per stupire e riconoscersi unici.

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IL DETTAGLIO IMPORTANTE: I GIOIELLI

A partire dalle fedi, i gioielli costituiscono un elemento essenziale e senza tempo. Linearità ed unicità, gusto classico con tocchi personali;


trentinospecialesposi queste sembrano essere oggi le tendenze del look gioielli per gli sposi. Ma attenzione, senza esagerare. Qualcosa di unico e prezioso sì, ma delimitato da regole precise ed imprescindibili. Niente anelli e bracciali, che finirebbero per togliere alla fede il ruolo da protagonista; niente accessori troppo vistosi, che andrebbero a sottrarre attenzioni al vestito ed allo spazio riservato all’anulare. Via libera invece a gioielli piccoli e discreti, ma scegliendo solo il necessario ed evitando parure eccessivamente impegnative e visibili. Il gioiello va naturalmente a pari passo con l’abito e con l’intero look: se la scollatura è profonda, va delicatamente impreziosita; se la pettinatura è raccolta gli orecchini saranno indispensabile elemento che esalta l’acconciatura. Indispensabile, anche in questo caso, provare preventivamente gli abbinamenti, facendosi

consigliare. Se ad esempio l’abito è tempestato di cristalli, giocare al minimo sul fronte preziosi, in modo da non abbagliare eccessivamente ed oscurare lo sposo. Le fedi sono ovviamente le protagoniste dei gioielli degli sposi; molto trendy quelle semplici in oro giallo o bianco, arricchite da un diamante.

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CAPELLI, OVVERO HAIRSTYLE

Sciolti o raccolti che siano, i capelli rappresentano e completano interamente lo stile dell’abito, interpretando appieno la lettura stilistica dell’evento. Le parole chiave in fatto di capelli sembrano essere tutte le diverse sfumature delle onde. Ravvivare l’acconciatura con morbidi ed ondulati stili, caratterizza il lato romantico del matrimonio e dona quell’effetto anni ’20 e ’50, tanto caro alle spose di oggi. Lungo o corto che sia il taglio, largo spazio al mosso ordinato. Messi al bando chignon troppo stretti e pieghe troppo tirate, è ora il momento dei capelli sciolti, disposti in onde vintage o trecce decorate con fiori, meglio se freschi e di immediato richiamo agli addobbi ed al bouquet. Per quante portano i capelli lunghi, si può scegliere di lasciarli cadere naturali sulle spalle o raccoglierli in maniera parzia-

le, sempre però in modo naturale. Sì anche alla coda di cavallo, preferibilmente chiusa, bassa o laterale, che cade morbida sulla spalla. Il tocco glam è costituito dal pizzo tra i capelli e il ritorno della veletta, accessorio che sostiene la tendenza vintage e dona un tocco di eleganza e di mistero. Sempre indispensabile la prova acconciatura corredata con l’abito indossato, per un riscontro immediato e completo del look sposa pensato.

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NAIL ART

Mani e piedi devono essere ben curati nel giorno più bello. Contrariamente a quanto si può pensare, questi sono i punti dove si concentra l’attenzione di tutti: dello sposo in primis, ma anche degli invitati, che vorranno ammirare la fede. Per avere unghie bellissime, deve essere realizzata la manicure basic, con un’accurata pulizia dell’unghia e relativa rimozione delle cuticole. Una volta stesa la base la base trasparente ed applicato in seguito uno smalto perlato bianco, si può scatenare la fantasia, decorando l’unghia con motivi pizzo, strass e glitter, sempre in stretta connessione con l’abito. Anche nel caso di queste fondamentali e molto visibili parti del corpo, la parola d’ordine è eleganza: no a nail troppo impegnative ed esteticamente pesanti,

no ad unghie troppo lunghe o dalle forme insolite per non sottrarre attenzione al contesto generale della cerimonia.

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IL TRUCCO DEL GIORNO PIÙ BELLO

Il trucco c’è e si deve vedere. Ma va studiato nei minimi particolari, calibrato al look complessivo della sposa e realizzato con prodotti di alta qualità. Resterà un ricordo indelebile, che la protagonista delle nozze rivedrà per sempre nei filmati e nelle foto. Oltre all’effetto visivo, deve essere anche a prova di lacrime, di stress e di flash. La pelle deve essere preparata almeno una settimana prima con un peeling e salvaguardata dai raggi solari. Indispensabile la scelta di una truccatrice, che vedrà preventivamente l’abito scelto, coglierà lo stile del matrimonio ed agirà di conseguenza. Labbra e occhi devono essere ben bilanciati tra di loro: chi ha occhi profondi e importanti, andrà ad alleggerire il trucco delle labbra; chi invece punta a mettere in risalto proprio queste ultime, alleggerirà gli occhi con tonalità chiari e naturali. Esistono anche alcuni semplici strategie per un trucco efficace e resistente. Largo ai toni di fondo del giallo, che meglio resistono agli scatti dei fotografi; attenzione a co-

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trentinospecialesposi ordinare matita e rossetto per le labbra; tenere sottomano cipria e gloss.

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LA MUSICA

Elemento imprescindibile, la musica non può mancare neanche nella più semplice delle cerimonie, a partire dalla chiesa fino al momento del ballo. Le note valorizzano i momenti clou, li fissano nella memoria ed esaltano le emozioni. Ma come scegliere la colonna sonora delle nozze? Indubbiamente esistono tracce che più si addicono a seconda della tipologia del matrimonio. Per il rito civile, le più richieste sono le canzoni d’amore, che magari hanno segnato indissolubilmente il legame tra i due innamorati. Per la cerimonia religiosa, è sempre attualissima la classica marcia nuziale di Mendelssohn per l’ingresso della sposa e quella di Wagner all’uscita degli sposi; all’offertorio, la struggente Ave Maria di Schubert. Durante il ricevimento, via libera ai generi preferiti ed ai ritmi più vivaci, avendo l’accortezza di non eccedere con il volume, per non penalizzare le conversazioni tra invitati. Vanno sempre fortissimo le compilation vintage dagli anni ’60 in poi, per la gioia di tutti gli invitati, anche i più datati.

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IL COFANETTO PORTAFEDI

Altro dettaglio di stile, la scelta di un elemento portafedi. Attualmente è salito alla ribalta il morbido cuscino a forma di cuore, ricamato con pizzi e con incise le iniziali degli sposi. Indubbiamente un effetto estetico di spessore, che va a suggellare il momento più importante di ogni cerimonia, lo scambio degli anelli. Ma anche un oggetto destinato a divenire un prezioso ricordo di questo momento di vita. In abbinamento al cuscinetto, un cuscino più grande – ma con le stesse caratteristiche a livello di consistenze e di decorazioni – pensato per decorare a tema il letto degli sposi. Una scelta di stile che si riconosce a prima vista.

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L’INVITO

Una partecipazione di nozze deve essere originale, accattivante, di classe ma sobria, in grado di attirare l’attenzione di chi legge. Il colore del cartoncino, i timbri decorativi, la scelta del carattere, le polverine decorative sono elementi basilari per la creazione degli inviti. Personalizzare, in questo caso, è d’obbligo; evitate di scopiazzare da amici e conoscenti, ma piuttosto prendete spunto per costruire idee originali. La tendenza è quello dello stile essenziale, pulito, fresco e gioioso. Le informazioni sono quelle essenziali, impreziosite anche da qualche piccola immagine – che non deve togliere spazio ai dati dell’evento – e

da richiami stilistici con l’organizzazione dell’evento. Stili rustici per le location agresti, stili eleganti e perlati per i castelli, stili sbarazzini per le celebrazioni alternative. Anche in questo ambito il fai da te diventa sempre più dominante, per sottolineare l’unicità della cerimonia e l’impronta unica dei protagonisti.

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UNA LISTA PER TUTTO

I vantaggi di mettere nero su bianco, in forma sintetica, tutto quello che riguarda il matrimonio sono molteplici: da una parte consentono di fissare e memorizzare appuntamenti importanti, dall’altra di non far sfuggire nulla, per non incorrere in clamorose dimenticanze. Una grande lista globale conterrà dunque più argomenti, per i quali verranno stilate delle sottoliste, utilissime a sviscerare anche i più reconditi dettagli. La big list potrà poi essere passata a una persona di fiducia, per ricevere collaborazione. Va inoltre ricordata la buona


trentinospecialesposi consuetudine di prevedere una formula di ringraziamento da inviare ai partecipanti, avendo cura di segnare i regali ricevuti, personalizzando e comunicando la gratitudine per quanto ricevuto. In sintesi, nella lista andranno annotate date, numeri di telefono, tempi di consegna, possibilmente rispettando l’ordine in cui andranno fatte le cose.

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CONFETTI E DINTORNI

Altro particolare estremamente significante ma altrettanto discreto è costituito dal cestino porta confetti. Disposto sulla tavola del rinfresco o rintracciabile in qualche spazio pensato appositamente per il momento della distribuzione e della condivisione, il cestino dovrà richiamare lo stile della cerimonia e la scelta dei tessuti per le tavole del ricevimento. Indispensabile la decorazione sobria ed elegante, ma altrettanto visibile e di scena, per colpire ancora una volta nella ricerca del particolare. Immancabile il tulle di contorno, che andrà a rende-

re significativo l’assaggio dei confetti, simbolo delle nozze.

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LA LUNA DI MIELE

Il viaggio di nozze rimane, nel tempo, il momento più atteso dagli sposi, a suggellare un legame sottoforma di fuga romantica. Le mete più gettonate rimangono i paradisi tropicali e le destinazioni poco battute, come la Nuova Zelanda, il Perù, la Provenza, il Mozambico, la Birmania. Il viaggio è il momento più atteso perché dopo tanti preparativi e tanto stress, dopo tanti appuntamenti e il lunghissimo giorno del sì, arriva finalmente l’ora di fare i bagagli e partire. Ma dove andare? L’estero rimane in vetta alle destinazioni top, con mete che assecondano i sogni degli sposi. Ma anche l’Italia riacquista importanza, specie con soggiorni di lusso tra ville d’epoca, stazioni termali e hotel di charme. Sempre trendy le crociere, gli atolli sperduti ed anche le alternative destinazioni (come ad esempio l’Irlanda) da percorrere in camper. Nelle

liste di nozze compaiono con sempre maggior frequenza le quote viaggio: gli invitati mettono a disposizione chilometri di luna di miele, per rendere leggero il viaggio più bello della vita.

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I RITI DEL BUON AUSPICIO

Ogni paese ed ogni cultura si caratterizza per i suoi riti benaugurali; per il matrimonio, abbiamo individuato quelli più importanti, ai quali si presta maggior attenzione. Il lancio del riso – che simboleggia la fertilità – e il volo delle colombe bianche – felicità per la coppia – sono forse i riti più comuni, più famosi e più celebrati nel mondo. Oltre a questi, compare una miriade di consuetudini, anche a livello locale e regionale, che coinvolge gli sposi. Con la cerimonia della sabbia ad esempio (in cui si mescolano due polveri diversamente colorate) si celebra l’unione di due sfumature. La cerimonia del tè, di importazione cinese, trova successo anche in Italia – specie per un ricevimento

informale – e viene riadattata secondo usanze e consuetudini locali. Suggestiva anche la cerimonia dell’accensione delle candele, in cui la luce illumina l’unione della coppia; in questo caso, due candele sottili ne accendono una grande, che simboleggia la vita insieme. Gli animi più ecologisti sceglieranno anche di piantare un albero insieme, mentre i più romantici opteranno per raccogliere in una scatolina

Fai del tuo giorno speciale una favola da ricordare, in una delle nostre location fiabesche, MASO TORESELLA sul Lago di toblino o al PRIME ROSE sul Lago di Levico, per rendere ancora più speciale il tuo matrimonio. Magiche atmosfere, CASTELLI, parchi fioriti o sale principesche, accompagnate da una cucina curata e vini di assoluta qualità. Se hai già in mente la location dove sogni di celebrare le tue Nozze, affidati al nostro CATERING.

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DEL TRENTINO


trentinospecialesposi piccoli ricordi dei momenti passati insieme e della cerimonia (come ad esempio il tappo dello champagne) come inizio di un nuovo cammino.

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QUALCHE PICCOLO SUGGERIMENTO

Curcu&Genovese Associati s.r.l. - Südtiroler Studio s.r.l. - Riproduzione vietata

Proponiamo alcuni piccoli dettagli per vivere nel migliore dei modi non solo il giorno stesso del matrimonio, ma anche tutto il periodo di preparativi che lo precede. Innanzitutto la comodità: si può essere belli anche senza soffrire troppo, altrimenti il ricordo della giornata rischia di essere offuscato da questi elementi negativi. Si dice “qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di blu” ma non vuol dire che non possiate aggiungere il vostro ”qualcosa” personale. Nella stesura degli inviti, i futuri sposi avranno cura di essere precisi su luoghi e tempi, lasciando indicazioni anche sul percorso. Se la stagione è bella ed avete programmato una location all’aperto, tenete sempre in considerazione il cosiddet-

to “piano B”, ovvero un luogo coperto in caso di maltempo. Visionatelo preventivamente ed assicuratevi che il personale sia attrezzato in questo senso. Nel giorno che dovrà essere indimenticabile, non mancate di mettere a disposizione degli invitati carta e penna, per lasciare – nero su bianco – le impressioni sul vostro evento. L’intrattenimento degli ospiti dovrà prevedere giochi per adulti e per bambini, senza tralasciare i particolari del gran finale, con palloncini, fuochi d’artificio ed il mitico lancio del bouquet.

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MIX COUNTRY &FLOWER

I fiori ovunque, portati in maniera anche vistosa o presenti in modo massiccio nella location, riconducono alle atmosfere vagamente hippy; lo stile country incanta per il suo carattere, che mescola selvaggio e raffinato, forte e delicato. E se i fiori fanno la differenza, anche lo stile ispirato alla vecchia America mette d’accordo proprio tutti, anche gli spiriti ribelli.

L’insieme dei due elementi crea un effetto spettacolare ed è di grande tendenza. Naturalmente i colori saranno quelli pastello e su tutte le tonalità della sabbia; l’abito sarà fluido e morbido, dagli effetti naturali. Pochi e significativi gli accessori, che rivestono un ruolo importante e delineano lo stile scelto.

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TUTTO IL MATRIMONIO, STEP BY STEP

Dopo aver deciso di intraprendere il grande passo, occorre scegliere la data migliore, escludendo la sovrapposizione con eventi di carattere pubblico o altre cerimonie, anche interpellando familiari e amici per non incombere nell’incubo degli “impegni irrinunciabili”. Dalla scelta della data in poi, tutto sarà in salita e progressivamente carico di stress; una sorta di conto alla rovescia in cui bisogna pensare a moltissimi dettagli. Ma cosa c’è di veramente urgente da pianificare? Sicuramente la location per la cerimonia

ed il ricevimento: la prenotazione dovrà essere tempestiva per ottenere spazi adeguati e non di rimedio. In secondo luogo, andrà stilata una prima lista di nozze, per capire il numero indicativo degli invitati. Poi largo spazio a tutti i professionisti del settore, che andranno contattati per presenza e preventivi: fiorista, fotografo, estetista, sarta, catering… La scelta delle bomboniere e la parte predominante, la scelta dell’abito e degli accessori. Poi via alla lista nozze, con fedi, partecipazioni, menù, abito-trucco. Dopo tante corse e preparativi, regalatevi qualche ora di massaggi, di relax e di riposo. Importante anche fare i conti: stabilire quindi un budget, sentire vari esperti e annotare le situazioni più convenienti. Le partecipazioni vanno consegnate tre mesi prima della cerimonia, andrebbero scritte a mano e consegnate personalmente. Anche il mezzo degli sposi – l’auto d’epoca, la moto, il calesse – va prenotato per tempo e confermato pochi giorni prima dell’evento. ■

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trentinoenogastronomia

SI PUÒ FARE DI PIÙ di Francesca Negri

QUATTRO DUE STELLE MICHELIN (TUTTI IN ALTO ADIGE), 23 UNA STELLA, DI CUI OTTO APPENA IN TRENTINO. LA NUOVA EDIZIONE DELLA GUIDA MICHELIN ITALIA È STATA PRESENTATA IL 10 DICEMBRE A MILANO, RIPROPONENDO I SOLITI, VECCHI QUESITI CHE ASSILLANO LA RISTORAZIONE REGIONALE: A CHE PUNTO SIAMO? COSA MANCA ALLA CUCINA DELLA PROVINCIA DI TRENTO? COSA SI POTREBBE FARE DI PIÙ? E SOPRATTUTTO PERCHÉ L’ALTO ADIGE È COSÌ “AVANTI” RISPETTO A MOLTE ALTRE REGIONI ITALIANE, NON SOLO IL TRENTINO? TRENTINI AVARI E ALLARME LOCALI FAST A cercare di rispondere a queste domande abbiamo chiamato i protagonisti, ovvero i patron e gli chef dei ristoranti stellati di casa nostra. Marco Masè, deus ex machina del Gallo Cedrone di Madonna di Campiglio, taverna dell’Hotel Bertelli, non ha dubbi: «Credo che un aspetto fondamentale

sia la sostenibilità dei costi di gestione. Molti ristoranti fanno parte di strutture alberghiere o di aziende e tutti (o quasi) vivono di clientela turistica. I trentini preferiscono, se va bene, le trattorie o, più frequentemente, le pizzerie: se, quindi, la clientela locale non supporta l’alta ristorazione si deve per forza guardare a chi viene da fuori e in questa situazione il vantaggio dell’Alto Adige

dipende anche da una stagionalità turistica di solito più lunga». Ma a preoccupare Masé, che è anche presidente dell’Apt campigliese, è anche un altro aspetto che sta diventando un vero e proprio fenomeno cittadino: «Mi preoccupa vedere a Trento un forte incremento di ristorazione etnica, commerciale e “fast” perché questo non può che mettere ulteriormente in crisi la ristorazione tradizionale». PIÙ SINERGIA PER TUTTI Cristian Bertol, ai fornelli del ristorante di famiglia, l’Orso Grigio di Ronzone, da qualche anno anche hotel di grande pregio, legge la situazione in modo differente: «Cosa ci manca? Secondo me nulla, abbiamo giovani che stanno crescendo, materie prime di grande qualità, credo che la professionalità che oggi offre la ristorazione top trenti-

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trentinoenogastronomia na non abbia nulla da invidiare a quella top altoatesina. Forse dove siamo più deboli è sull’offerta ricettiva, ma ancora di più sulla mancanza di sinergie. In Alto Adige le cantine non hanno ristoranti ma diventano partner dei locali, l’agricoltura si allea con ristoranti e hotel per sinergie mirate, qui a Trento molto meno. Uno spirito sinergico servirebbe non solo per gli acquisti, soprattutto per le iniziative e le promozioni di gruppo». Anche Alessandro Gilmozzi, chef di El Molin di Cavalese, concorda con Bertol: «Il livello degli hotel trentini potrebbe sicuramente salire così da aumentare la qualità della clientela, quella che poi frequenta i ristoranti stellati. I giovani cuochi trentini stanno crescendo, credere in loro è importante». Che occorra più sinergia tra le strutture mette d’accordo tutti, compreso il virtuoso Enrico Croatti del Dolomieu del DV Hotel di Madonna di Campiglio, che però rileva che «purtroppo si parla tanto e non si costruisce nulla. Tutti noi pensiamo solo al nostro orticello senza guardare oltre. In Alto Adige hanno uno spirito diverso, fanno gruppo! Ora tocca a noi chef, maître, ristoratori e albergatori reinventare un nuovo concept gastronomico. Fare, parlare, metterci in gioco e in discussione, guardando avanti. Cerchiamo di essere più lungimiranti, di avere più idee e più progetti concreti, solo così riusciremo, a mio avviso a fare la differenza». TUTTE LE STELLE DEL TRENTINO ALTO ADIGE L’edizione 2016 della guida Michelin Italia ha lasciato Trento a bocca asciutta

LE OTTO STELLE TRENTINE Cavalese

El Molin

Giovo

Maso Franch

Madonna Di Campiglio

Dolomieu

Madonna Di Campiglio

Il Gallo Cedrone

Moena

Malga Panna

Ronzone

Orso Grigio

Trento/Ravina

Locanda Margon

Vigo di Fassa/Tamion

‘L Chimpl

quando a novità, per avere nuovi astri bisogna guardare fuori regione e tifare per il fassano Peter Brunel e il valsuganotto Giuliano Baldessarri. Brunel dopo aver lasciato la cucina del ristorante Chiesa di Trento e aver fatto un po’ di esperienze in giro per il mondo, è approdato da quasi un anno a Firenze come executive chef della Lungarno Collection di proprietà della famiglia del fashion Ferragamo. Lì gestisce il bistrot Caffè dell’Oro e il locale Fusion di cucina nikkei (connubio tra Giappone e Perù), ma il suo avamposto è il ristorante Borgo San Jacopo, affacciato sull’Arno e a due passi da Ponte Vecchio, dove la Michelin ha deciso di premiarlo con quella Stella che già aveva ricevuto a 28 anni a Villa Negri di Riva del Garda. Poi c’è Giuliano Baldessarri, classe 1977 di Roncegno, che dopo la gavetta a fianco di famosi chef internazionali nell’estate del 2013 ha deciso di tentare la grande avventura di un locale tutto suo, ma anche lui non in Trentino. Il caso, dice, lo ha porta-

to a innamorarsi di un vecchio stabile abbandonato nel centro di Barbarano Vicentino, ed è qui che è nato Aqua Crua, ieri premiato con la sua prima Stella Michelin. Per i locali trentini, invece, niente di nuovo, confermate le otto Stelle Michelin dello scorso anno, ovvero: ‘L Chimpl di Tamion, il Dolomieu dello Chalet Dolce Vita e il Gallo Cedrone dell’Hotel Bertelli ambedue di Madonna di Campiglio, Maso Franch di Giovo, la Locanda Margon di Ravina, El Molin di Cavalese, l’Orso Grigio di Ronzone e Malga Panna di Moena. A Bolzano c’è invece sempre fermento e anche quest’anno la Michelin ci riserva grandi novità a partire dalla doppia Stella assegnata a Peter Girtler della Gourmetstube Einhorn di Mules e dai due nuovi una Stella Michelin, Thomas Ebner del Dolce Vita Stube di Naturno e a Mario Porcelli dell’Alpenroyal Gourmet di Selva di Val Gardena. Accanto a queste belle novità, sono confermati tutti i ristoranti altoatesini già insigniti, grande segno di stabilità e di una cucina premiata da anni sia dal pubblico sia dalla critica: si tratta dei bistellati St. Hubertus di San Cassiano, Trenkerstube di Tirolo e il Jasmine di Chiusa; gli una Stella Michelin La Stua di Michil e La Siriola sempre di San Cassiano, Zur Rose di Appiano, Kuppelerin di Castelbello, La Passion di Vandoies, Schoeneck di Falzes, Zum Loewen di Tesimo, Kleine Flamme di Vipiteno, Anna Stuben di Ortisei, Auenerhof di Sarentino, Sissi e Castel Fragsburg di Merano. Infine, due novità per i “Bib Gourmand”, il simbolo che indica gli esercizi che propongono una cucina di qualità, a carattere tipicamente regionale, con un menu completo a meno di 30 euro. Si tratta dell’Agritur El Mas di Moena e del Gassenwirt di Chienes. ■ 59

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trentinoattualità

LE 7 MERAVIGLIE (INVERNALI) DEL MONDO (TRENTINO)

di Silvia Conotter

COSTRUIRE UN VERO IGLOO, LOTTARE PER LA SOPRAVVIVENZA, ASSISTERE AL TRAMONTO SUL GATTO DELLE NEVI, AVVICINARSI AL MAGICO MONDO DEI CANI DA SLITTA: SONO SOLO ALCUNE DELLE PROPOSTE PIÙ CURIOSE PER VIVERE IL TRENTINO D’INVERNO. ECCO LA NOSTRA SELEZIONE DEI POSTI E DELLE ESPERIENZE ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

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trentinoattualità LO SLEDDOG NEL BOSCO A Madonna di Campiglio verranno organizzate per tutto l’inverno escursioni sulla neve con le slitte trainate dai cani. La sede di Athabaska è a Malga Darè, poco distante da Passo Campo Carlo Magno, raggiungibile con una mezz’ora di passeggiata nel bosco. Questa struttura ospita degli animali davvero inusuali: mucche scozzesi, lama, alpaca e tanti husky pronti a scattare non appena Maurizio si mette a preparare le slitte. Sì, perché la naturale indole di questi

animali, assecondata da secoli nei paesi nordici, è proprio quella di aiutare l’uomo nel farsi strada in particolari condizioni atmosferiche. Si inizia con le prime istruzioni da seguire: niente di particolarmente complicato, ma è bene essere preparati per vivere al meglio quest’emozionante esperienza. I costi vanno dai 30 euro per l’escursione con l’istruttore (bambini sotto i 12 anni € 25) ai 100 euro a persona per il pacchetto completo: battesimo dello sleddog, visita alla fattoria invernale, the caldo

e servizio fotografico. Per informazioni potete chiamare al 333.1328490. Ci si può avvicinare allo sleddog anche sull’Alpe Cimbra: qui vi aspetta Massimo, che da una vita dedica le sue attenzioni a questi magnifici animali. Due le location: nella grande piana di Passo Coe (Folgaria) il martedì, venerdì,

sabato e domenica, mentre a Millegrobbe (Lavarone) il mercoledì e il giovedì. Diverse le proposte: dall’escursione per bambini di età compresa tra 3 e 6 anni (15 euro a bambino), a quella per ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 14 anni con una slitta trainata da due cani ed un percorso appositamente tracciato (40

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trentinoattualità euro). Per gli adulti aumenta il numero dei cani coinvolti (3 o 4) e il costo sale a 50 euro a persona. Anche in questo caso rimarrete rapiti da un’atmosfera incredibile, dalla gioia di questi animali e dall’ebbrezza del vento nei capelli vivendo un’emozione che fino a qualche anno fa era solamente un sogno. Per info e prenotazioni: 333.3202305 SLITTARE A TUTTA VELOCITÀ Una delle novità più gradite dell’ultima stagione invernale è senza dubbio la pista di slittino La Fraina a Bellamonte, poco distante da Predazzo. La più lunga del Trentino, con 1600 metri di tracciato totalmente nel bosco, tra curve e discese adrenaliniche. I bambini sotto i 14 anni devono indossare obbligatoriamente il casco, anche perché, se noleggiate la slitta alla base degli impianti, sfreccerete a grande velocità. E’ necessaria un po’ di attenzione all’inizio, ma poi vi gusterete tutto il brivido della discesa. Per arrivare al punto di partenza bisogna prendere una seggiovia (oltre al giornaliero potrete acquistare tessere da 3, 6 o 12 corse). Chi ama passeggiare può invece prendere due impianti, portandosi velocemente a quota duemila metri, ed imboccare il sentiero praticamente pianeggiante che in un’ora porta a Malga Bocche (chiusa d’inverno). La passeggiata, di circa tre chilometri, è davvero adatta a tutti, visto che ha un dislivello

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minimo. Gli ultimi 200 metri di salita sono ripagati dalla splendida vista sul gruppo delle Pale di S.Martino, un’emozione unica. Sul percorso incontrerete le tracce degli animali del bosco, un piccolo villaggio costituito da deliziose baite di legno e soprattutto la possibilità di tuffarvi nel manto nevoso. Se avete con voi bambini piccoli un’ottima idea può essere quella di portarli sul bob. IL TRAMONTO SUL GATTO DELLE NEVI Davvero un’esperienza incredibile quella del “Pistenbully tour”, che si può vivere ogni giorno sull’Alpe Tognola, a San Martino di Castrozza. Se volete scoprire come vengono preparate ogni notte le piste da sci non perdetevi questa avventura alla scoperta di un mondo piuttosto silenzioso, ma particolarmente produttivo. All’arrivo della telecabina si incontra il gattista, che condividerà con voi parte della sua attività giornaliera. Quando le piste si svuotano inizia infatti il lavoro certosino per la preparazione del giorno dopo con questi grandi ed affascinanti mezzi meccanici. Solamente il rumore d’accensione e l’uscita dai box vi farà capire che è un’esperienza davvero da privilegiati. Due i posti vicino al guidatore, che vi racconterà i segreti di questo lavoro proprio mentre è all’opera. E se siete fortunati potrete godervi uno spettacolare tramonto in uno dei più bei posti di tutto il Primiero,

proprio accanto al rifugio Tognola. L’attività si svolge solo su richiesta, sempre alle ore 16.30, ed ha una durata di un’ora circa. Costo: 100 euro per due persone. Info e prenotazioni: 0439.68026 oppure 349.0038400. SULLA NEVE CON I CANI DA VALANGA Li vediamo all’opera nelle immagini che scorrono in televisione, alle prese con situazioni d’emergenza accompagnando i soccorritori sia in caso di valanghe che di terremoti o altre catastrofi naturali. Sono i più fedeli amici dell’uomo, abituati ad obbedire e a scovare sotto la neve e le macerie il più impercettibile segno di vita. Sono loro, i cani da soccorso, che potrete vedere all’opera per

tutto l’inverno, ogni giovedì, a Passo Rolle. E’ qui infatti che fanno base le squadre cinofile della Scuola Alpina della Guardia di Finanza, sempre pronte ad intervenire in caso di necessità. L’incontro inizia con una presentazione dell’attività, del cane e delle caratteristiche necessarie affinché intraprenda tutto il percorso di addestramento. Incredibile il rapporto che si stabilisce tra animale e padrone, fatto di fermezza e rispetto, di fedeltà e fiducia estrema. Le prime prove verranno effettuate con le persone nascoste dietro ad una costruzione o semplicemente accucciate: il cane correrà loro incontro e poi comincerà ad abbaiare forte per avvertire di questa presenza. La parte più entusiasmante av-


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viene però quando si simula un vero e proprio intervento, con le persone nascoste in profonde buche nella neve. L’istruttore riapre precedenti scavi, oppure ne prepara uno nuovo, dove adulti e bambini (singolarmente o in coppia) possono coricarsi. Là dentro, nel buio e con i rumori completamente attutiti del mondo esterno, si vive in prima persona una sensazione stranissima. Da una parte la paura nell’immaginare quando questo avviene nella realtà e dall’altra la consapevolezza di essere riportati alla luce in pochi minuti da un essere assolutamente speciale, che non appena lasciato libero riesce facilmente ad individuare qualsiasi traccia umana. L’attività è gratuita, ma la prenotazione è obbligatoria presso gli uffici dell’APT di San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi al numero 0439.768867.

IGLOO EXPERIENCE Avete mai provato l’ebbrezza di costruire un vero igloo, oppure dei rifugi d’emergenza nella neve? Tutte le domeniche, fino al 13 marzo compreso, lo si può fare con Dolomiti Adventure nei pressi del meraviglioso lago di Calaita, in Primiero. Dai 6 anni in su ci si potrà mettere all’opera per un’intera giornata costruendo diverse strutture a seconda delle condizioni del manto nevoso. La consistenza infatti deve essere quella che permette la formazione delle palle di neve: niente da fare invece se è farinoso! Si procede seguendo regole e metodi precisi: si costruiscono i blocchi, si posizionano utilizzando una corda per il raggio, si alternano le intersezioni dei “mattoni” come nella costruzione tradizionale delle case ed infine bisogna fare attenzione alla realizzazione della chiave di volta.

Punto delicatissimo e fondamentale per far rimanere in piedi la costruzione. Durante la giornata si imparerà che la porta d’ingresso deve essere più bassa del suolo dell’igloo, per evitare che esca il caldo. E anche che una struttura con un diametro di due metri e all’interno un semplice lumino può mantenere una temperatura costante di zero gradi. Il costo? Adulti 80 euro a giornata, dai 14 ai 16 anni 39 euro, dai 6 ai 10 anni 9 euro. Sempre con la stessa organizzazione, ma di sabato e a Canale San Bovo, ecco anche il “Survival day”. Per tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della sopravvivenza o per chi è desideroso di vivere per un giorno la vita dei propri avi è un’esperienza da non perdere. Tra lezioni di orientamento, accensione del fuoco, speciali cacce al tesoro per i più piccoli e tecniche per recuperare qualcosa da mangiare e da bere in condizioni estreme, diventerete dei veri e propri avventurieri! Per entrambe le esperienze è obbligatoria la prenotazione entro il giovedì a info@ dolomitiadventure.it. Info al 347.1670484 DAGLI AMICI CERVI E CAMOSCI Due sono le aree protette in Trentino in cui si possono vedere facilmente cervi e caprioli. Animali meravigliosi ed eleganti, che regalano sempre un’emozione speciale. La prima si trova nel Parco Nazionale dello Stelvio, poco lontana dalla base degli impianti di Peio 3000 ed è raggiungibile comodamente anche a piedi. Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 17, l’ingresso costa un euro per gli adulti e 50 centesimi sotto i 14 anni. Qui vengono curati gli ungulati trovati in situazioni di difficoltà, che morirebbero se lasciati nuovamente liberi. I visitatori potranno osservarli

nella loro quotidianità all’interno di grandi aree recintate. I custodi, che portano loro il cibo a metà mattina e ad ora di merenda (i momenti ideali per osservarli davvero a pochi metri di distanza) risponderanno a tutte le curiosità sulle loro abitudini e le loro peculiarità. Capirete come e quando i maschi perdono le corna, come si manifesta la presenza di un esemplare dominante, cosa succede quando nascono i cuccioli e in generale il loro ciclo di vita. Dall’altra parte della provincia si trova inoltre il recinto dei cervi del centro visitatori del Parco Naturale di Paneveggio. Anche qui vi aspetta un nutrito branco di cervi, liberi di muoversi in un’ampia porzione del loro habitat naturale. Rimarrete incantati ad osservarli proprio ai piedi delle imponenti Pale di San Martino: uno spettacolo unico nel suo splendore. Molto bella anche in inverno la facile passeggiata sul Sentiero Marciò, un anello nel bosco con un lungo ponte sospeso sul torrente Travignolo, un altro con il pavimento di vetro, binocoli per osservare le meraviglie circostanti e tanti pannelli informativi per apprendere facilmente le informazioni e le curiosità di questo territorio. OSSERVARE LE STELLE (MA ANCHE VENEZIA) Sono diversi i posti in Trentino dove si possono osservare le stelle anche d’inverno. Uno dei più suggestivi è senza dubbio quello sul Monte Zugna, che si trova proprio sopra Rovereto. Un luogo molto scenografico, con moltissimi resti della Prima Guerra Mondiale: trincee, camminamenti, grotte, postazioni militari. Non fatevi scoraggiare dai 18 chilometri di curve, perché merita davvero una visita anche per l’omonimo rifugio che si trova lì accanto. Si lascia l’auto al “Trincero63

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trentinoattualità

Mi ha detto che non la porto mai a sciare. Allora ce l’ho portata. In inverno c’è chi ama sciare e c’è chi preferisce starsene al caldo. Noi vogliamo bene a tutti e due. Il nostro Centro Benessere è unico nel suo genere, è vicino alla città e a pochi metri dalle piste da sci. Così mentre lei si fa una sciata in notturna, puoi fare un tuffo in piscina, rilassarti nel bagno turco, concederti un massaggio e ammirare le Dolomiti illuminate dal chiaro di Luna dalla nostra bellissima sauna finlandese panoramica. Fino a fine stagione aperto tutti i giorni 1019-22 10-16 e 19-

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ne” (piazzale panoramico a 3 chilometri) e si prosegue a piedi. La passeggiata dura un’ora circa, sia seguendo la comoda strada principale che deviando sulla destra nel bosco. Lassù lo spettacolo è incredibile, con le Dolomiti di Brenta di fronte, giochi per i bambini all’aperto e un profumino delizioso che esce dalla cucina. In circa 45 minuti si arriva proprio sulla cima del Monte Zugna, da cui – quando il cielo è terso – si può vedere fino alla laguna veneta. E comunque un panorama a 360 gradi sulle più belle montagne del Trentino.

Chi vuole accedere all’Osservatorio astronomico gestito dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, sappia che è aperto al pubblico su prenotazione oppure la terza domenica di ogni mese, dalle ore 14 alle ore 18. Oltre agli strumenti per l’osservazione notturna, ci sono anche due telescopi per l’osservazione del Sole: quello per osservare le macchie e lo spettro solare e l’altro con il filtro H-Alpha per osservare le protuberanze solari. E dopo il tramonto, sono possibili osservazioni notturne su prenotazione. Info: 0464.452800 ■


trentinopanorama

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C’

è chi ricorda il Monte Bondone come il miglior campo scuola del Trentino, dove imparare a fare le prime curve sulla neve percorrendo l’ampissima “Cordela” da destra a sinistra, e chi ha ancora vivo il ricordo della passata stagione con la città vista di notte da Cima Montesel. Sci e snowboard acquistano forse ancora qualcosa in più se praticati di notte, sotto la luce della luna e sotto un romantico cielo stellato… e sul Monte Bondone, la giornata non finisce mai! Ogni giovedì e sabato sera dalle 20.00 alle 22.30, oltre 40 globi illuminanti posizionati a bordo pista rischiarano la neve per permettere agli appassionati di continuare le discese anche sotto le stelle. Si potrà scegliere tra piste facili e adatte a tutti, come la “Cordela” e la “Diagonale Montesel”, oppure optare per la pista “Lavaman”, per elevare la pendenza ed il divertimento. Ai giovani più spericolati ed alle loro spettacolari evoluzioni è riservato lo “Snowpark Monte Bondone”, uno dei pochi aperti in notturna, che vuol rappresentare un’ottima alternativa di aggregazione per un divertimento sano, giovane e sportivo. Sciare sotto le stelle è un’esperienza unica, che contraddistingue ormai l’offerta NIGHT&DAY del Monte Bon-

HAPPY SNOW MONTE BONDONE HAI MAI SCIATO SOTTO LE STELLE? PER GLI APPASSIONATI OGNI GIOVEDÌ E SABATO SERA OLTRE 40 GLOBI ILLUMINANTI RISCHIARANO LE PISTE

done, che da anni appassiona la città di Trento e dintorni, dal momento che l’80% dei frequentatori è rappresentato proprio da giovani “locals”, famiglie con bambini al seguito, sciatori, snowboarder, freestyler di tutti i livelli che hanno riscoperto ed apprezzato la loro montagna in questa nuova veste incantata. Dunque…HAPPY SNOW! Non solo sci, ma un vero e proprio evento delle serate cittadine invernali. I non sciatori potranno divertirsi nel grande aprés ski all’aperto della piana di Vason, curato con musica e balli con Monkey Animazione, ritrovo ideale di sciatori e non per raccontare agli amici le emozioni della discesa notturna, ascoltare buona musica, ballare con gli scarponi ai piedi e riscaldar-

si con un buon Bombardino. Chi invece vuole rilassarsi a caldo, tante le opportunità per riunirsi con gli amici nei ristoranti, pizzerie, skibar e centri benessere aperti fino a tarda sera. Il Monte Bondone by NIGHT potrà essere anche l’occasione per avvicinarsi allo sci o perfezionare la tecnica grazie ai corsi in notturna che si svolgeranno per 3 serate consecutive a partire dal 14 gennaio 2016. L’offerta comprende 3 giorni di skipass notturno, 3 giorni di noleggio, 6 ore di scuola di sci (o snowboard) ed un buono consumazione presso gli skibar convenzionati al prezzo di 119,00 € tutto incluso. A partire da gennaio ogni giovedì e sabato sera appuntamento sul Monte Bondone,

raggiungibile anche con il servizio pullman di linea in partenza alle ore 18.00 da Trento Autostazione e con un Transfer dedicato in partenza da Vason alle ore 22.30 con capolinea allo studentato di S. Bartolomeo (su prenotazione c/o APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi). Lo skipass serale ha un costo di € 13,00 per gli adulti e senior ed € 10,50 per i bambini e ragazzi. Sono validi anche gli skipass stagionali Monte Bondone e Superskirama, oltre ai plurigiornalieri nominativi a partire dai 4 giorni. INFO: TRENTO FUNIVIE SPA www.ski.montebondone.it funivie@montebondone.it Tel. 0461.948187 Monte Bondone ■ 65

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Federica Monterosso

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di Fabio De Santi

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na doppia mossa, quella di aggiungere la sigla di «Festival Canoro d’Italia» e la scelta di affiancare al nome di «VarTalent» il nome «Trentino», dimostra le rinnovate ambizioni della nuova edizione di VarTalent 2016. L’obiettivo di Marco Consoli e di tutto lo staff, che anno dopo anno ha fatto crescere VarTalent, è quello di dare una dimensione nazionale a questa iniziativa canora e nello stesso tempo legarla all’idea di musica «Made in Trentino». La partecipazione di concorrenti provenienti da altre regioni italiane ha accresciuto nel passato il valore del concorso con grande beneficio per il pubblico e

VARTALENT CONTEST E CD L’OBIETTIVO DI MARCO CONSOLI E DI TUTTO LO STAFF È QUELLO DI DARE UNA DIMENSIONE NAZIONALE A QUESTA INIZIATIVA CANORA «MADE IN TRENTINO». per i cantanti del territorio che hanno avuto, e hanno modo, di confrontarsi ad alti livelli e quindi di crescere artisticamente. La formula del concorso è consolidata e conferma le quattro fasi del concorso Provino in Studio discografico; Provino Live, Semifinale e Finale. Cambia

invece la fase di ricerca dei concorrenti, le preselezioni si svolgeranno esclusivamente in Trentino e saranno aperte anche a concorrenti provenienti da fuori regione (massimo 60 cantanti selezionati). Nelle restanti 19 regioni, più un’area denominata «Resto del mondo», saranno incari-

cati selezionatori (uno per regione) con il compito di ricercare, selezionare e proporre 3 cantanti per ogni regione/ area (massimo 60 cantanti selezionati). Una sfida nella sfida fra tutte le regioni d’Italia e «resto del mondo». Un’altra novità dell’edizione 2016 è l’abbassamento ul-

TEMPO REALE ELECTROACOUSTIC ENSEMBLE: KAGEL ACUSTICA

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uarda all’immaginario sonoro di Mauricio Kagel, scomparso nel settembre 2008, la performance live “Kagel Acustica” proposta dalla Tempo Reale Electroacoustic Ensemble venerdì 29 gennaio, alle 20.45, al Melotti di Rovereto. Un appuntamento, proposto nell’ambito della rassegna Musica Macchina, che ha come protagonisti i musicisti Monica Benvenuti, Francesco Canavese, Jonathan Faralli, Francesco Giomi accato a Damiano Meacci, regia del suono Mauricio Kagel, innovatore irriverente, racconta così Acustica, per produttori di suono sperimentali e altoparlanti (1968-70), uno dei lavori che meglio lo rappresentano: “Il titolo della composizione vuole essere più di una descrizione decorativa: l’idea principale alla base dei procedimenti musicali è un trattamento non troppo “rispettoso” del materiale acustico. […] Acustica ha due strati quasi separati: uno è l’esecuzione di un nastro magnetico a quattro piste con processi temporalmente fissati, mentre il secondo risulta dalle azioni di una serie di strumentisti, che possono variare da un’esecuzione all’altra sia nella scelta del materiale musicale che nei modi di interazione. Ho consapevolmente evitato la compenetrazione dei due strati, perché ho sempre sentito che la fusione auspicata tra musica elettronica e strumentale, quando

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si ascolta in sala, è piuttosto un’illusione e non una realtà sonora”. Questa versione di “Acustica” è stata prodotta dal Tempo Reale Electroacoustic Ensemble nel 2009 e costantemente aggiornata fino all’esecuzione attuale. Come scrive Michele Coralli su Altremusiche: “Acustica per sorgenti sonore sperimentali e altoparlanti sembra poter rappresentare nel modo migliore l’intero universo kageliano, che spazia liberamente in un parco timbrico dalla vastità impressionante. Tanti strumenti (reali o giocattolo), usati in modo non sempre convenzionale, sono abbinati a dispositivi elettrici di amplificazione o produzione di suono”. Dallo scorso novembre e fino a marzo 2016 il Centro Servizi Culturali S. Chiara porta all’Auditorium “Fausto Melotti” sei eventi musicali dedicati alla musica di oggi o del passato più recente, all’insegna del rapporto fra umani e macchine. Uno dei connotati più caratterizzanti della musica di oggi, come di un po’ tutti gli aspetti della nostra vita, sta infatti in un ricorso sempre più creativo alla tecnologia. Da qui questa prima serie di manifestazioni, curata da Daniele Spini, quasi tutte corredate di interventi elettronici e amplificazioni, e in alcuni casi costruiti specificamente sull’elettronica e le sue interazioni con l’esecuzione dal vivo.


trentinopanorama prima volta, Iacopo Candela (in arte Candirù) e Francesco Camin, entrambi selezionatori e giudici del Concorso (2015), hanno scritto appositamente due brani, rispettivamente per Federica Morosati ed Elisa Maitea. Fra le grandi novità il ritorno del cantautore trentino Federico Fattinger (giudice VarTalent dal 2012) in compilation con il brano “Suggestioni”. Luiz Henrique Belmiro, unico artista presente in tutte le compilation «VarTalent», ritorna a cantare in italiano con «Se tutto si fermasse», un brano scritto da Luca Sala (co-compositore del brano “Non è l’inferno” vincitore del Festival di Sanremo 2012) e da Federica Monterosso, vincitrice VarTalent ’14. Altra novità dell’edizione 2016, la realizzazione dei videoclip d’autore. Regista dei videoclip sarà Joey Bertolani, vincitrice del concorso VarTalent ’15 e artista a 360°. Il suo inedito “Life goes on”, scritto da Joey in collaborazione con Daniele Matera, è fortissimo ed è l’unico in lingua inglese. Luiz Henrique Belmiro, unico artista presente in tutte le compilation «VarTalent», ritorna a cantare in italiano con «Se tutto si fermasse», un brano scritto da Luca Sala (cocompositore del brano “Non è l’inferno” vincitore del Festival di Sanremo 2012) e da Federica Monterosso, vincitrice VarTalent ’14. ■

QUESTA LA TRACKLIST DEL CD: 1) «E sono felice» Fiammetta Nena 2) «Ma che mala sorte» Maddalena Zuccato 3) «Sei importante per me» Cristiano Corradini 4) «Concetti spaziali» Elisa Maitea 5) «Dimmi che mi pensi» Amina de Giuli 6) «Bolle di Sapone» Giosef 7) «Mai Tai» Federica Morosati 8) «L’amore non ha senso» Fiammetta Nena. 9) «Scapperò via» Simone Venditti 10) «Life goes on» Joey Bertolani 11) «Se tutto si fermasse» Luiz Henrique Belmiro 12) «Suggestioni» Federico Fattinger (Bonus Track)

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teriore della soglia massima di età a 30 anni. Dal 2016 è esclusa la possibilità di selezionare cantanti over 30 (con l’eccezione di alcuni semifinalisti 2015, over 30, se accetteranno di partecipare all’edizione 2016). Per venire incontro alla voglia di competizione degli over 30 sarà organizzato un altro concorso. La semifinale e la finalissima si svolgeranno il 9 luglio 2016 al Teatro Auditorium di Trento. «Lo spettacolo del 2015 è stato di grandissima qualità – ha spiegato Marco Consoli – e la macchina organizzativa è già in moto per riuscire a realizzare uno spettacolo altrettanto emozionante». Lo scorso 17 dicembre è anche stata lanciata, sia negli store digitali on line che in formato fisico, la nuova «Compilation Vartalent ‘15» prodotta da Marco Consoli insieme a Luiz Henrique Belmiro e curata da Pierluigi Colangelo. Il cd esce per le Edizioni Musicali Valle Giovanni con la registrazione delle voci effettuate al Metro’ Rec (escluso “Bolle di Sapone”, “Scapperò via” e “Suggestioni”), il mixaggio curato da Roberto La Fauci e Marco Sirio Pivetti (escluso “Bolle di Sapone”, “Scapperò via” e “Suggestioni”) e il master affidato a Marco Schietroma “Rock & Bones” di Fiuggi. Dodici i brani presenti nella compilation con la conferma della formula «inedito» per tutti gli artisti; quest’anno per la

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di Fabio De Santi

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ono due le rassegne dedicate al cinema proposte in questo 2016 dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento ed entrambe curate da Sergio Fant. Si tratta di “Settearti”, ospitato nello spazio dell’Auditorium Melotti di Rovereto e di “Volume!” con una serie di proiezioni al Teatro Sanbapolis in San Bartolomeo a Trento. Proprio per la rassegna “Volume!”, il 14 gennaio alle 20.45, viene proposto il film “Numero Zero, Alle origini del rap italiano” per la regia di Enrico Bisi. Negli anni ’80 da oltreoceano arriva, potente, inarrestabile, l’onda dell’hip hop. Pochi anni dopo il rap inizia ad attecchire anche nel nostro paese. Comincia così una stagione d’oro che dai sottoboschi delle controculture arriverà a un pubblico variegato, passando attraverso il capolavoro dei Sangue Misto, i sempreverdi Kaos e Colle der Fomento, fino al successo commerciale di Neffa, Frankie Hi-Nrg, Sottotono e Articolo 31 e agli esordi di un giovane Fabri Fibra. Un’irripetibile stagione di creatività musicale raccontata dai protagonisti, accompagnati dalla voce narrante di un freestyler che con questi musicisti è cresciuto, il rapper Ensi. Fra i volti della pellicola appunto Neffa, padre nobile del rap italiano, tra i più importanti Mc di sempre. Con i Sangue Misto, insieme

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“SETTEARTI” “VOLUME!” SONO I TITOLTI DELLE DUE RASSEGNE DEDICATE AL CINEMA PROPOSTE DAL CENTRO SERVIZI CULTURALI S. CHIARA DI TRENTO ED ENTRAMBE CURATE DA SERGIO FANT a Deda e Dj Gruff, incide SxM (1994), il miglior disco hip hop italiano. Accanto a lui Frankie Hi-Nrg che aveva esordito nel 1993 con Verba manent, uno dei pilastri per l’affermazione del rap in Italia. Alcuni suoi pezzi dei ’90 diffondono il genere a livello nazionale. Brani come Fight da faida (1991) e Quelli che benpensano, da La morte dei miracoli (1997). Ancora in piena attività, sempre impegnato e fedele a stesso, è al sesto album, Esseri umani. Fra i volti del rap più impegnato quello di Militant A che inizia nel 1987 legandosi al gruppo di Radio Onda Rossa. Nel 1990 registra il primo pezzo di rap in italiano, Batti il tuo tempo, con Onda Rossa Posse. Fonda Assalti Frontali l’anno seguente e nel 1992 pubblica Terra di nessuno, il primo LP di rap in italiano. Con il loro settimo disco in studio, Pro-

fondo Rosso (2011). Assalti Frontali celebra i vent’anni di un’attività tutt’ora in pieno lustro. Per la rassegna “Settearti” il 22 gennaio, al Melotti dalle 20.45, verrà proiettato “Il gesto delle mani” di Francesco Clerici. Premiato alla Berlinale e rivelatosi un sorprendente successo internazionale, il film segue la creazione di una scultura alla Fonderia Artistica Battaglia di Milano, osservando il lavoro di un gruppo di artigiani e rivelando le antiche tradizioni della scultura in bronzo, le stesse dal XI secolo avanti Cristo. Giacomo Manzù affermava che la scultura consiste di fatto nel gesto delle mani che è un gesto d’amore. Clerici ne segue l’insegnamento e accompagna le mani, dell’autore prima e dei vari artigiani poi, eliminando

quasi del tutto le parole e lasciando come tappeto auditivo la musica classica che proviene da una radio accesa e i suoni e rumori che i gesti producono. Ne nasce un documentario stilisticamente rigoroso e quasi ipnoticamente attraente. Lo spettatore ignaro delle tecniche le vede sviluppare sotto i suoi occhi fino a quando dal bozzolo che ne deriva assistere al nascere della farfalla dell’opera d’arte. L’operazione, come si diceva, è qualitativamente efficace. Allo spettatore, ignaro sino ad ora dello specifico processo artigianale, resta solo (dopo essere stato affascinato dal ‘come’) una serie di domande relative al ‘perché’ dei vari passaggi con la consapevolezza del fatto che non spettava a questo documentario rispondere. ■


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www.catinacciodolomiti.it

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kiarea Catinaccio Rosengarten, da Vigo di Fassa a Pera di Fassa e viceversa. L’arrivo è l’altopiano del Ciampedie, una balconata panoramica sulla Val di Fassa a quota 2000, al centro del Gruppo Catinaccio-Rosengarten, patrimonio naturale dell’umanità UNESCO. Si accede con le scale mobili e la funivia dal centro di Vigo, o con le seggiovie da Pera di Fassa. Siamo all’interno dello Skitour Panorama, il tour che unisce tutte le piste della Val di Fassa. Un tour, come dice il nome, dai panorami indimenticabili e dalle discese divertenti! Quest’anno una nuova linea skibus “veloce”, senza fermate intermedie, collega direttamente la stazione di valle della cabinovia Buffaure di Pozza con la partenza della funivia a Vigo. La pista “cult” della Skiarea è la Pista Thöni. Una rossa completamente rinnovata nel 2014, che si presenta con pendii larghi ed omogenei e un nuovo muro nel tratto finale. In tutto quasi 4 km di divertimento, dai 2100 m di Pra Martin, ai 1400 di Vigo. La skiarea dà il benvenuto alle famiglie con il grande

Alberto Folgheraiter immagini di

Gianni Zotta

SKI AREA CATINACCIO ROSENGARTEN SKI AREA CATINACCIO ROSENGARTEN: UNA BALCONATA PANORAMICA SULLA VAL DI FASSA E SULLE DOLOMITI, A QUOTA 2000 METRI

parco giochi, gestito dalla Scuola di Sci di Vigo, con servizi di custodia e animazione per i bambini. Ma al Ciampedie si può vivere la neve anche senza sci!

Sei rifugi, di cui cinque raggiungibili a piedi a pochi metri dall’arrivo della funivia, con un’ottima gastronomia e terrazze dai panorami indimenticabi-

li. Per gli appassionati delle camminate è possibile percorrere un primo anello facile attorno all’altopiano del Ciampedie. Un percorso con scorci panoramici unici sulla Val di Fassa e le sue Dolomiti (uscite accompagnate sono organizzate dalla Scuola di Sci). Un altro itinerario facile raggiunge la conca di Gardeccia, dove si trovano alcuni rifugi aperti anche con possibilità di pernottamento! Da qui, con percorso più impegnativo, si può proseguire verso la zona del Vajolet e del Passo Principe. Info Skiarea: Tel. 0462.763242 www.catinacciodolomiti.it

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di Fabio De Santi

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un uno-due che non potrà che saziare tutti coloro che li seguono da anni quello che avrà come protagonisti i Marlene Kuntz il 20 e 21 gennaio al Teatro Sanbàpolis di Trento nell’ambito della rassegna “Transiti”, curata da Alberto Campo, ed organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento (ore 21). Un doppio appuntamento che celebra la band cuneese, la cui ultima tournée – dedicata alla rivisitazione del disco con cui esordì nel 1994, “Catartica” – è stata seguita dal filmmaker Sebastiano Luca Insinga per confezionare il documentario “Complimenti per la festa”, in anteprima a fine novembre nel corso del “Torino Film Festival”. Ad aprire la due giorni è appunto la proiezione di quel lungometraggio, con la partecipazione del regista e dei musicisti, mentre la sera seguente i Marlene Kuntz propongono la sonorizzazione dal vivo di alcuni filmati scientifici girati nella prima metà del Novecento da Jean Painlevé, pioniere del documentarismo subacqueo cui si è ispirato Jacques Cousteau. Sebastiano Luca In-

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MARLENE KUNTZ UN UNO-DUE CHE NON POTRÀ CHE SAZIARE TUTTI COLORO CHE LI SEGUONO DA ANNI: 20 E 21 GENNAIO AL TEATRO SANBÀPOLIS DI TRENTO singa è un regista di origine catanese che da alcuni anni fa base a Trento, essendo attualmente partner della locale casa di produzione cinematografica indipendente Jump Cut, per conto della quale ha realizzato appunto “Complimenti per la festa”. Tra i suoi lavori precedenti: “Lo sconosciuto” (2010) e “Nulla è accaduto” (2011). Tra i primi gruppi italiani a combinare con successo i linguaggi della scena alternativa angloamericana con la migliore tradizione della canzone d’autore nostrana, i Marlene Kuntz sono da un ventennio fra i pilastri più solidi del rock nazionale. Fondati a fine anni Ottanta

da Luca Bergia (batteria) e Riccardo Tesio (chitarra), perfezionarono la propria identità con l’ingresso in organico di Cristiano Godano (voce e chitarra), che diede forma definitiva al nucleo costituente della formazione. Da allora la band ha realizzato nove album, muovendosi con intelligenza fra avanguardia (con collaborazioni che vanno dai videoartisti Masbedo al coreografo Mvula Sungani) e mainstream (la partecipazione alla 62esima edizione del festival di Sanremo, nel 2012). La sinossi di una pellicola come “Complimenti per la festa” è quella della storia dei Marlene. È l’inizio degli anni ‘90. Tre ragazzi di provincia decidono di formare un gruppo rock. Non vogliono essere il solito gruppo di

cover, vogliono fare la loro di musica e vogliono che sia cantata in italiano. Spediscono decine e decine di demo in giro per l’Italia, ma niente sembra accadere. Tra piccole feste di paese e locali che li cacciano via, quei ragazzi non mollano, tengono duro. Fino a che non si trovano nel posto giusto al momento giusto e incontrano un uomo che cambierà le loro sorti e quelle del rock italiano. Quei ragazzi sono i Marlene Kuntz e da quell’incontro nacque Catartica, album che ha sancito un pre e un post nella storia del rock indipendente italiano. Vent’anni dopo l’uscita di Catartica, i Marlene Kuntz riportano in tour tutte le canzoni di quell’album davvero mitico raccontato nelle immagini di Insinga. ■


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di Fabio De Santi

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chi gli ha chiesto se non temeva che la lunga assenza dalle scene, durata cinque anni, potesse compromettere la sua carriera Carmen Consoli ha risposto con queste parole: “Un po’ sì, anzi cominciavo a farmi quella idea ed ero pronta a ricostruirmi da zero come artista. Nel frattempo sono diventata mamma, ho perso il mio amato papà, ho ridefinito molte cose della mia vita. Ma la musica resta al centro di tutto. Così, rieccomi qui”. Una frase che fa ben comprendere lo spirito con cui la cantautrice siciliana ha deciso di tornare in scena con un nuovo disco, “L’abitudine di tornare”, ed un’intesa serie di live. Proprio Carmen Consoli sarà in concerto a Trento il prossimo 23 gennaio nell’ambito del suo nuovo tour nei teatri italiani targato 2016. La cantautrice siciliana porterà le sue ballate all’Auditorium S. Chiara nell’evento proposto da Fiabamusic in collaborazione con il Centro Servizi Culturali S. Chiara per un evento che si annuncia fin d’ora uno degli appuntamenti clou del 2016 in regione. Dopo l’annuncio di una attesa tournée internazionale, Carmen Consoli infatti ha deciso di non fermarsi e sorprende ancora una volta con un progetto live che apre nuove prospettive musicali; l’artista torna a suonare infatti nella dimensione unica ed elegante dei teatri con uno show esclusivo, suggestivo ed energico. A quasi un anno dall’uscita dell’ultimo album Disco d’Oro “L’abitudine di tornare” la “cantantessa“ prosegue senza sosta i suoi concerti e, dopo cinque appuntamenti nelle capitali europee quali Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Madrid e Berlino, riparte a gennaio

CARMEN CONSOLI LA CANTAUTRICE SICILIANA PORTERÀ LE SUE BALLATE IL 23 GENNAIO A TRENTO ALL’AUDITORIUM S. CHIARA, NELL’EVENTO PROPOSTO DA FIABAMUSIC

2016 con il nuovo tour teatrale. Un disco, L’abitudine di tornare, che esprime l’anima di oggi di questa cantautrice che ha sempre unito il rock con la forza delle sue composizioni: «Guardo alle canzoni del mio album come a delle fotografie veriste – ha raccontato al sito Onstageweb – disegno personaggi che nel loro percorso incontrano difficoltà. Ho colto molta negatività intorno a me, ma cerco di guardare al futuro con un occhio positivo. E anche se non si può negare che questo momento in Italia si presenta quasi senza via d’uscita, coltivo la speranza in una prossima primavera. Nella canzone sui migranti (La notte più lunga) ci sono i pescatori che hanno violato le leggi e hanno

aiutato questi poveretti. Ma i vinti non è detto che siano tali in eterno. La speranza c’è sempre, e non a caso chiudo l’album dicendo che la felicità alla fine arriva in questa vita”. Carmen Consoli ha dentro di se le radici della sua terra. “La mia terra è sempre stata abbandonata dallo Stato – ha spiegato – siamo un popolo che si ritrova impotente a fare i cortei come gesto autonomo per persone come Peppino Impastato o il Generale Dalla Chiesa. Allora mi sono chiesta se dobbiamo aspettare che venga dall’esterno un aiuto o se possiamo aiutarci noi da soli con la musica e la cultura. Cerco di parlare di questo in Esercito silente”. Quella data dal concerto di Trento sarà l’occasione per

ritrovare un’artista unica, battezzata dai suoi fan come “la cantantessa” che in una carriera lunga ormai vent’anni ha pubblicato otto dischi, due album live ed una compilation che hanno venduto ben oltre due milioni di copie. Una dimostrazione della sua popolarità e dalla sua forte ispirazione artistica che l’ha portata ad essere una delle più amate voci femminili della canzone tricolore e a ottenere alcuni tra i più prestigiosi premi e riconoscimenti nazionali, tra cui una Targa Tenco (e diverse candidature), due premi Lunezia, sette Italian, Wind & Music Awards, un Telegatto, un Nastro d’argento nel 2001, per il brano L’ultimo bacio, presente nel film di Muccino. ■ 71

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di Lara Deflorian

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er questo inizio 2016 il calendario della danza in regione si presenta ricco e soprattutto variegato nei generi. Oltre allo spettacolo di Virgilio Sieni proposto a Trento all’interno della stagione di InDanza, nell’ambito del circuito regionale sono sei le creazioni in programma: il 2 gennaio al Palafiemme di Cavalese vedremo in scena la compagnia Artemis Danza, diretta dalla ferrarese Monica Casadei la quale, dopo un inizio di carriera agonistica in ginnastica ritmica, è artefice di una trentina di coreografie e dallo scorso anno con la sua compagnia ha la residenza artistica al teatro Comunale di Bologna. Artemis Danza sarà interprete di Traviata, un lavoro dedicato alla figura femminile tormentata di Violetta, l’eroina della Traviata appunto, una delle più conosciute opere di Giuseppe Verdi e primo di un progetto coreografico che la Casadei ha dedicato al compositore di Busseto. Sulle note delle famose arie operistiche in parte rielaborate, si potrà assistere ad un viaggio musicale dove il corpo duetta con la musica in una Traviata molto femminile e la partita si gioca sull’esplodere di un’energia fisica di dolore, specchio dell’anima. Rimanendo nel classicismo musicale, e questa volta an-

«Lo Schiaccianoci»

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BLACK & LIGHT NELL’AMBITO DEL CIRCUITO REGIONALE SONO SEI LE CREAZIONI DI DANZA IN PROGRAMMA: SI PARTE IL 2 GENNAIO AL PALAFIEMME DI CAVALESE DOVE VEDREMO IN SCENA LA COMPAGNIA ARTEMIS DANZA che nello stile di movimento, il 4 gennaio al teatro Comunale di Pergine la compagnia Almatanz presenterà Lo Schiaccianoci, pezzo storico del repertorio natalizio che vedrà in scena anche Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez, étoiles del Balletto Nacional de Cuba. La regia è di Luigi Martelletta, il quale ha eliminato i risvolti più inquietanti del noto racconto, a favore di una formula spettacolare che esaltasse maggiormente lo spirito favolistico. I tradizionalisti ritroveranno comunque nella storica coreografica di Marius Petipa le danze di folclore, il valzer dei fiori, la danza dei fiocchi di neve e della fata confetto e così via. Il circuito proseguirà poi l’8 gennaio al teatro Sartori di Ala con

«Maxim»

«Traviata»

una compagnia ormai nota in regione, la Naturalis Labor fondata e diretta da Luciano Padovani, protagonista di Maxim, un’ideazione coreografica di Silvia Bertoncelli realizzata con la collaborazione drammaturgica di Paolo Ottoboni. “Maxìm – come scrive la coreografa – è la vertigine dei rovesciamenti, è una camera d’echi di corpi in cui si precipita”. A fine gennaio, il 29 al teatro Cristallo di Bolzano, sarà in scena la eVololution Dance Theater, la compagnia diretta dal coreografo di origini statunitense ed ex danzatore dei Momix Anthony Heinl, che si caratterizza per i suoi effetti speciali e le acrobazie volanti. A Bolzano sarà interprete di ElectriCity, un lavoro dai toni colorati in uno scenario

tecnologico che evoca una “città elettrica” contenitrice ed evocatrice di forza ed energia in movimento. Sempre la eVolution Dance Theater il 30 gennaio al teatro Comunale di Tesero riproporrà lo spettacolo Black&Light, dove in scena si potrà assistere ad una sorta di concentrato di sette anni di lavoro della compagnia, sulla fusione di atletismo e visionarietà, concretizzato in un lavoro di ricerca centrato sulla tecnologia, la danza, il suono e il colore. Questo show, attraverso la contaminazione di danza, teatro fisico, acrobatica, ma anche video art, regalerà una sorta di “viaggio incentrato sul sogno e la fantasia”. Info: numero verde 8 0 0 013952 - www.centrosantachiara.it. ■


trentinopanorama

di Lara Deflorian

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l nuovo anno, per quanto concerne il cartellone principale regionale della danza, si aprirà il 12 gennaio al teatro Sociale di Trento, con Le Sacre, un titolo che nella storia dell’arte tersicorea è stato determinante ed ha segnato l’inizio di un nuovo modo di concepire la danza. In scena vedremo la compagnia fiorentina fondata e diretta da Virgilio Sieni più di vent’anni fa. Coreografo e danzatore, Sieni si caratterizza per il suo tratto creativo e concettuale e come uno dei protagonisti della scena contemporanea europea. È artefice di spettacoli per le massime istituzioni musicali italiane e vincitore di numerosi premi. Da due anni è direttore della Biennale di Venezia – Settore Danza e viene nominato Chevalier de l’ordres des arts et de lettres dal Ministro della cultura francese. Con la sua compagnia ha costruito un linguaggio coreografico in continua evoluzione sia sul piano compositivo che su quello del rapporto col pubblico, alternando spettacoli da palcoscenico e formati inediti per spettatori itineranti in luoghi non convenzionali, dai boschi ai musei. La serata al teatro Sociale inizierà con la creazione titolata Preludio, sulla musica per contrabbasso eseguita dall’autore Daniele Roccato, in cui un sestetto di sole donne dai corpi nudi, neutri e diserotizzati, si muovono in un palcoscenico vuoto e in penombra, alla ricerca di “domande sulla natura del corpo” e di un dizionario di movimenti primi, attraverso un rito in cui l’identità individuale fatica a emergere per il timore di distaccarsi dal “branco”, nido e prigione al contempo. La critica ha definito Preludio un piccolo “capolavoro” in cui i “…mo-

VIRGILIO SIENI IL NUOVO ANNO DELLA DANZA SI APRIRÀ IL 12 GENNAIO AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO, CON LE SACRE, UN TITOLO CHE HA SEGNATO L’INIZIO DI UN NUOVO MODO DI CONCEPIRE LA DANZA vimenti accumulati, ripetuti, ampliati danno vita lentamente a una partitura visiva di grande fascino e potenza, da cui si resta soggiogati”. A seguire si entrerà nel vivo della serata con la versione di Virgilio Sieni de La sagra della primavera, sulle musiche originali di Igor Fedorovi Stravinskij. Nel 2013 per la prima volta questo pezzo storico, dal titolo originale “Le sacre du printemps”, viene rappresentato a Parigi dai Balletti Russi di Sergej Djagilev, con la coreografia rivoluzionaria di Vaslav Nijinskij, ed è accolto negativamente da un pubblico non ancora pronto e da una critica divisa. I più lungimiranti ne hanno saputo cogliere “... l’espressione di un’idea... una sintesi di musica e coreografia, nessuna a servizio dell’altra, ma tutte espressione di un’idea.” Il

balletto inscena un rito sacrificale pagano nella Russia antica all’inizio della primavera, nel quale un’adolescente veniva scelta per ballare fino alla morte con lo scopo di propiziare la benevolenza degli dei in vista della nuova stagione. Dopo solo otto repliche il Sacre di Nijinskij venne tolto dalla scena nonostante la musica dirompente di Stravinskij sia diventata un classico della modernità e ad oggi siano state allestite oltre cento versioni del balletto. Tra queste troviamo anche quella di Sieni, il quale a tal proposito scrive: “Ho scelto di frequentare la musica di Igor Stravinskij e l’universo del rito con l’intento di iniziare un cammino nella frammentazione e la composizione del corpo coreografico, per intravedere il luogo che si presenta al rito nell’oggi del

corpo... Mi piacerebbe che la coreografia guardasse al primitivo come forma leale di scavo verso la propria archeologia, un’archeologia di ossa, allineamenti sottili, corrispondenze neurali, muscolari, tendinee, molecolari, fatti che ci danno al mondo... Danzare la Sagra rappresenta infine un’opportunità per rovesciare alcuni modelli colonialisti della coreografia occidentale, dove il rito appare esclusivamente come forma barbara”. Il sacrificio secondo la visione di Sieni viene quindi reinterpretato come sacrificio per il bene comune, per gesti di liberazione. Lo spettacolo è consigliato soprattutto agli amanti delle rappresentazioni che hanno fatto la storia della danza. Info: numero verde 80 0 013952 - www.centrosanta■ chiara.it.

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Porte aperte Campagna abb. 2015 - foto Gianni Zotta

L’Anno della misericordia in compagnia della radio e del settimanale diocesano

Vita Trentina - via S. G. Bosco 5 - 38122 Trento - 0461 272665 abbonamenti@vitatrentina.it - www.vitatrentina.it


trentinopanorama

di Nicola Tomasi

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l progetto è culturale, ma anche didattico e si intitola: “Pomeriggi da romanzo”; è giunto alla sesta edizione, ed è un’iniziativa rivolta a tutti gli studenti dell’Istituto Degasperi di Borgo Valsugana, ma piacevolmente aperto alla partecipazione del pubblico, dei lettori e degli appassionati di letteratura. Il tema di quest’anno è “Padri, madri e figli: chi genera chi? Le infinite vie della definizione dell’identità nella narrazione di poeti e romanzieri”. L’iniziativa si articola in sette incontri pomeridiani presso la scuola o in una saletta della Biblioteca comunale di Borgo, dalle 14.20 alle 16. Come di consueto in ogni incontro un relatore diverso leggerà questa suggestiva tematica dalla sua particolare prospettiva. Due incontri saranno condotti da graditissimi ospiti: il dott. Massimo Libardi e lo scrittore Pino Loperfido. Il ciclo “Pomeriggi da romanzo” è iniziato venerdì 18 dicembre, con Chiara Vadagnini che ha parlato di “A modo tuo: diventare grandi da Telemaco a Ligabue”. Molto atteso il primo appun-

POMERIGGI DA ROMANZO CICLO GIUNTO ALLA SESTA EDIZIONE, È UN’INIZIATIVA RIVOLTA A TUTTI GLI STUDENTI DELL’ISTITUTO DEGASPERI DI BORGO VALSUGANA, MA APERTO A TUTTI. IL TEMA È “PADRI, MADRI E FIGLI: CHI GENERA CHI?” LE INFINITE VIE DELLA DEFINIZIONE DELL’IDENTITÀ NELLA NARRAZIONE DI POETI E ROMANZIERI... tamento del nuovo anno, martedì 12 gennaio, con lo scrittore e giornalista Pino Loperfido e il suo “La scelta di Cesare”, romanzo edito da Curcu & Genovese e portato in scena con grandissimo successo dal Teatro Stabile di Bolzano, nell’interpretazione magistrale di Andrea Castelli. L’ironico titolo dell’incontro è “Figli contro genitori, uno a zero, palla al centro”. “La scelta di Cesare” è la storia di una solitudine, quella di un padre che crede che il dialogo con il figlio sia ‘tra sordi’, fino alla scoperta che avviene in un momento drammatico del finale. Solo in quell’istante, il padre si renderà conto di essere il più sordo tra i due. Nel romanzo, egli passa in rassegna i tanti momenti di contrasto e di incomprensione nel rapporto con il figlio, prendendo spunto dal tema sul quale egli si è indirizzato per la sua tesi di laurea. Una scelta precisa, in contrasto con il carattere del padre, figura piuttosto superficiale e qualunquista. Venerdì 29 gennaio, sarà

Massimo Libardi

la volta di Massimo Libardi, con “Il mondo dei padri”: “Lettera al padre” di Franz Kafka. Scritta nel 1919 e pubblicata postuma nel 1952. In questa lettera, come nei Quaderni in ottavo, lo scrittore rende con chiarezza quei presupposti filosofici e psicologici che nei suoi romanzi tanto sono nascosti dallo stile e dai temi volutamente surreali e oscuri. Lo scrittore critica principalmente l’azione educativa del padre, autoritario e vicino anche per molti versi alla figura del Padre-Padrone in Sigmund Freud.

La lettera tratta anche in tono confidenziale dei rapporti all’interno della famiglia Kafka, di come Franz, bambino, abbia vissuto la figura del padre, duro con il figlio e superiore con tutti. Altri appuntamenti, il 10 febbraio, Annachiara Cestele in “Madre e figlio nella Cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda: un disperato amore”. Il 2 marzo, Cinzia Casna parlerà di “Nichilismo e ribellione contro i padri: Padri e figli di Ivan Turgenev”. Ultimi due appuntamenti in aprile. Venerdì 8, Elisabetta Fratton affronterà il mito del padre de “L’isola di Arturo” di Elsa Morante. Venerdì 29 aprile, Claudio Fedele terrà un’interessante prolusione su “Padri e figli nell’opera dei principali scrittori italiani del primo Novecento”. A tutti gli studenti partecipanti verrà rilasciato un attestato di partecipazione, che potrà essere riconosciuto ai fini dell’attribuzione del credito formativo, ai ragazzi che frequenteranno almeno ■ quattro incontri. 75

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trentinomostre

CAPOLAVORI DELL’800: LA GRANDE ARTE SALUTA IL 2016

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nseguire la natura, cercare di catturare la realtà esterna delineandone contorni e forme, tuffarsi nell’irrefrenabile scorrere del tempo “qui ed ora”. Sembra che queste

tematiche fossero un assillo per gli artisti che operavano tra il 1840 e il 1895, anno della prima Biennale di Venezia. Probabilmente saturi delle immersioni cromatiche nei paesaggi dell’anima dei romantici, non ancora catturati dal cuore della modernità come avrebbero, da lì a poco, teorizzato gli impressionisti, i pittori realisti, ovvero i pittori dal vero, cercavano di sganciarsi dall’influenza, talvolta pesante e onnipresente, delle tematiche mitologiche tanto care all’aristocrazia del tempo, optando invece per una pittura en plein air, quindi fuori dagli atelier, fuori dalle regole delle accademie, rincorrendo una filosofia che voleva sviscerare l’ambiguo rapporto tra realtà e rappresentazione, soprattutto nei ritratti e negli autoritratti. Più vero del vero quindi, facendo nascere una coscienza del vero che lega la cultura ottocentesca all’oggi: le grandi abbuffate mitologiche, le fughe nel passato per creare un mondo parallelo ma che non rispecchiava per niente

NATURE. ALLA GALLERIA CIVICA

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urata da Margherita de Pilati e aperta fino al 31 gennaio, la mostra propone, alla Galleria Civica di Trento, un’indagine tanto attuale quanto urgente sull’ecologia. In mostra circa 50 opere di artisti internazionali come Matthew Barney, Joseph Beuys, Christo, Tony Cragg, Olafur Eliasson, Petrit Halilaj, Ibrahim Mahama, Antoni Tàpies e di grandi italiani tra i quali Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Willy Verginer e i più giovani Stefano Ca gol, Davide Coltro, Francesco Matuzzi, Arcangelo Sassolino e Elisa Sighicelli. Confermando la vocazione della Galleria Civica e il suo legame con il territorio, sono inoltre esposti, in un rinnovato dialogo tra locale e internazionale, le opere di David Aaron Angeli, Juri Neil, Marco Nones, Michele Parisi, Federico Seppi. Partendo dalle suggestioni di alcune delle opere presenti nelle Collezioni del Mart, alle quali si aggiungono prestiti provenienti da gallerie e raccolte private, la mostra vuole accompagnare il visitatore lungo un percorso libero, eterogeneo e non dogmatico su uno dei leitmotiv del dibattito contemporaneo. A opere dal forte contenuto politico si affiancano così lavori talvolta ironici o maggiormente lirici, in un’esplorazione non univoca della relazione tra uomo e natura, da sempre oggetto di analisi e, al tempo stesso, di ispirazione per studiosi, ricercatori, artisti.

quello che si vedeva fuori dalla finestra, lasciano il posto al racconto, alla cronaca della contemporaneità. Tutto questo verrà chiamato, dagli storici d’arte con il senno di poi, “Realismo”. Nelle opere di questi artisti realisti salgono in

superficie le classi subalterne, la borghesia, il proletariato, i contadini. Mondi che sempre più si discostavano dalle riflessioni aristocratiche su Dio, la Nazione e il Potere per farsi, a loro volta, motore di cambiamenti. Tutto questo viene sviscerato nella mostra che Alessandra Tiddia ha allestito al Mart di Rovereto, racchiudendo un’ottantina di opere sotto il significativo titolo La

coscienza del vero. Capolavori dell’Ottocento. Da Courbet a Segantini. E proprio a Gustave Courbet, colui che si

è avviato sulla strada del realismo, colui che per primo usò il realismo pittorico in funzione polemica nei confronti della società del tempo, è dedicata una sala intera. Fu lui a dire 76

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trentinomostre ho studiato l’arte degli antichi e quella dei moderni. Non ho voluto né imitare gli uni, né copiare gli altri. Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere; fare dell’arte viva, questo è il mio scopo. Ma le vie del realismo, ovviamente, sono infinite. Ogni artista aveva e teorizzava il “suo” realismo, in sintonia con l’ormai avanzante individualismo, la frammentarietà del mondo artistico, la scomparsa quasi totale del mecenatismo, la nascita del mercato d’arte, il collezionismo, le mostre pubbliche (Salons), ecc. Assieme al padre putativo quindi in mostra artisti che hanno percorso molteplici strade del realismo, come Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giovanni Boldini, Franz Lenbach, Carlo Bellosio, Mosè Bianchi, Giustiniano Degli Avancini, Alessandro Guardassoni, Pompeo Marino Molmenti, Eugenio Prati, Giuseppe Tominz, ecc. Per il Mart è questa l’occasione per far uscire dalle cantine parte del proprio patrimonio e per gli amanti dell’arte di dibattere le sottili differenze tra realismo, naturalismo, verismo. Già in quegli anni ribollenti si discuteva tra artisti, scrittori e fotografi su come si poteva rappresentare la realtà il più possibile in modo oggettivo, senza elaborazioni idealistiche o astratteggianti, argomento che diventò l’etichetta del romanzo francese, di Flaubert in specie, la cui celeberrima “Madame Bovary” (1857) fece grande scalpore e provocò un grande seguito anche negli scrittori italiani. A parte le declinazioni simboliste, liriche e percettive, il pensiero che soggiace al realismo è quello allora di moda nei salotti borghesi, ovvero quel positivista e scientista approccio al mondo che veniva arricchito dalle ricerche analitico-sperimentali e dalle teorie dell’evoluzionismo, dell’ereditarietà. Un ottimismo progressista che sconfinava nella questione sociale. E il “Germinale” di Zola (1885) incontrò un’inattesa fortuna: fu il capolavoro che seppe, mezzo secolo prima di Sartre, dare altissima forma d’arte all’anima collettiva delle folle diseredate e perciò facili alla ribellione. Per approfondire le tematiche del realismo italiano non si può perdere un vecchio ma fondamentale catalogo pubblicato nel 1979 dal titolo “Arte e Socialità in Italia. Dal realismo al simbolismo 1865-1915”, vera summa teoricopratica di una mostra che, allestita presso il Palazzo della Permanente a Milano, rivoluzionò la percezione dell’arte di quegli anni. La mostra chiude il 3 aprile.

CAVALESE Mercati MAGNIFICO MERCATINO DI NATALE Apertura: da venerdì 4 dicembre 2015 a domenica 10 gennaio 2016. Si chiama Magnifico, non solo per una ragione squisitamente estetica, ma anche perché incornicia l’antico Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme. Nel Magnifico Mercatino di Natale, a Cavalese, si passeggia in un giardino incantato, illuminato a lume di candela, animato da concerti, spettacoli, mostre, laboratori d’arte e weekend tematici. Le romantiche casette invitano a curiosare tra pantofole di lana cotta, cose di casa dal sapore antico, creazioni artistiche, creme cosmetiche naturali, spiedini caramellati, waffel e tentazioni della tradizione. Il mercatino è aperto nei weekend dal 4 al 19 dicembre 2015 e tutti i giorni dal 19 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016. Info: www.visitfiemme.it.

LEVICO TERME Mercati EL PRESEPE VIZIN A CÀ Apertura: da sabato 21 novembre 2015 a mercoledì 6 gennaio 2016. Vie del centro. Oltre cento presepi di artigianato locale e nazionale saranno raccolti in una suggestiva mostra e negli angoli più caratteristici di Levico verranno allestite numerose raffigurazioni “El Presepe vizin a cà”. Per ulteriori informazioni: Consorzio Levico Terme in Centro www.visitlevicoterme. it; info@levicotermeincontra.com. Azienda per il Turismo Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it. Mercati MERCATINI DI NATALE A LEVICO TERME Apertura: da sabato 21 novembre 2015 a mercoledì 6 gennaio 2016. Parco secolare degli Asburgo. Un’oasi naturale che nel periodo natalizio abbraccia con calore le tradizionali casette di legno nascoste tra gli alberi secolari tinti di bianco dai fiocchi di neve. Le luci soffuse che ricoprono come un mantello gli alberi del parco vi faranno da guida lungo i vialetti che vi condurranno a scoprire questo luogo incantato. Per ulteriori dettagli visitate il sito: www. visitlevicoterme.it.

PERGINE VALSUGANA

decori e dolcezze di Natale. Il mercatino è anche una festa con cori, musici e giocolieri, spettacoli, luci e colori oltre a piccoli laboratori, mostre e degustazioni per le vie del centro. Al Mercatino di Natale del Villaggio delle Meraviglie anche tanti laboratori artigianali dove verranno creati oggetti unici con diversi materiali, enogastronomia tipica locale, esposizioni e mostre in luoghi d’eccezione, eventi dedicati a grandi e piccoli e una sezione dedicata alle associazioni no-profit: il Natale è anche solidarietà! Info: www.ilvillaggiodellemeraviglie.com.

POZZA DI FASSA Mostre MOSTRA LA GRANDE GUERRA Apertura: da sabato 19 dicembre 2015 a sabato 9 gennaio 2016. Sala consiliare del comune di Pozza di Fassa. Mostra fotografica dedicata alla Prima Guerra Mondiale. Orario: dalle ore 16.30 alle ore 19.30 (chiusa il 1° gennaio). Info: www.fassa.com.

PREDAZZO Mercati VILLAGGIO SOTTO L’ALBERO Apertura: da sabato 26 dicembre 2015 a sabato 9 gennaio 2016. Dopo il successo delle edizioni precedenti ritorna anche quest’anno il Villaggio sotto l’albero di Predazzo, una proposta molto apprezzata | sia dai locali che dai tanti turisti presenti in valle nel periodo natalizio, un piacevole punto d’incontro nella piazza centrale del paese dove potersi riscaldare intorno ad uno dei tanti falò, bere qualcosa di caldo, ascoltare musica, rivedere vecchi amici e fare nuove conoscenze, o semplicemente ritrovare il piacere di stare insieme. Il villaggio è aperto tutti i giorni dal 26 dicembre al 9 gennaio dalle 16.30 alle 19.00, vi aspettiamo! Info: www. visitfiemme.it. Ore 16.30.

RIVA DEL GARDA Fiere EXPO RIVA SCHUH 2016 Apertura: da sabato 16 a martedì 19 gennaio. Quartiere fieristico, Loc. Baltera. Il più importante salone internazionale dedicato al settore delle calzature di volume. Info: www.exporivaschuh.it.

Mercati MERCATINI DI NATALE A PERGINE VALSUGANA Apertura: da sabato 14 novembre 2015 a mercoledì 6 gennaio 2016. Vie del centro storico. Dal 14 novembre 2015 al 6 gennaio 2016 Pergine Valsugana celebra la leggenda di gnomi ed elfi che nel periodo dell’Avvento, scendevano a valle per offrire giochi, preziosi,

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trentinomostre Fiere EXPO RIVA HOTEL 40A EDIZIONE Apertura: da domenica 31 gennaio a mercoledì 3 febbraio. Fierecongressi, Via Baltera, 20. Manifestazione storica dedicata all’Ospitalità e alla Ristorazione, alla sua 40a edizione, è da diversi anni uno dei maggiori appuntamenti fieristici del Nord Italia, patrocinata da Federalberghi e Federturismo Confindustria. È suddivisa in 4 grandi aree tematiche: indoor & outdoor contract, coffee & beverage, food & equipment; eco & wellness. Info: www.exporivahotel.it.

ROVERETO Mostre MORIRE PER TRENTO Apertura: da domenica 22 marzo 2015 a domenica 31 gennaio 2016. Museo Storico Italiano della Guerra - Castello di Rovereto. Soldati Italiani ed austro-ungarici sul fronte trentino della Prima guerra mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 10-18. Info: Museo Storico Italiano della Guerra - Via Castelbarco,. 7 Tel. 0464.438100; www.museodellaguerra.it.

na. Orario: mar-dom 10-18; ven. 10-21. Lunedì chiuso. Info: www. mart.trento.it. Mostre GLI SPOSTATI. PROFUGHI, FLÜCHTLINGE, UPRCHLÍCI.1914-1919 Apertura: fino a domenica 3 aprile 2016. Palazzo Alberti Poja. Corso Bettini, 41. Una mostra dedicata alla vicenda dei profughi trentini nella Prima guerra mondiale. L’esposizione comprende foto, testi di diari e di lettere, mappe e tabelle appositamente predisposte, dipinti, assieme ai quaderni delle memorie, alle cartoline e ai fogli gualciti delle lettere (ma ci sono anche lettere scritte su cortecce d’albero), ai bauli, ai registri dei campi profughi, agli oggetti riportati dai profughi dal loro esilio. Orario: chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio; da martedì a domenica 9-12/15-18. Ingresso gratuito. Info: www.fondazionemcr.it; Tel. 0464.452800.

TESERO Mostre TESERO E I SUOI PRESEPI Apertura: da domenica 6 dicembre 2015 a domenica 10 gennaio 2016. Dai vicoli di Tesero e dai cortili si affacciano cento presepi artigianali, illuminati fino alle 23. L’evento “Tesero e i suoi Presepi” propone anche rievocazioni di antichi mestieri, esposizioni e momenti di folclore. Si passeggia dal grande presepio nella piazza centrale, che quest’anno compie 50 anni, al percorso nelle “corte” del centro storico, per addentrarsi poi alla scoperta delle mostre sul tema della Natività, con opere d’autore e originali manufatti. Le case, costruite a ridosso l’una dell’altra, gli archi e le volte, le strette viuzze, i pertugi e i cortili delle case, le stalle e le cantine sembrano essere parte di un unico grande presepio. Info: www.visitfiemme.it.

TRENTO Mostre DONNE IN GUERRA Apertura: fino a domenica 24 gennaio 2016. Torrione Malipiero del Castello di Rovereto. L’esposizione è composta da 16 scatti con al centro la figura femminile, tassello imprescindibile per comprendere la complessità della Prima guerra mondiale. Orario: dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18. Info: www.museodellaguerra.it. Mostre DEVALLE (1940-2013) Apertura: da venerdì 16 ottobre 2015 a domenica 14 febbraio 2016. Mart. Mart la prima retrospettiva su Beppe Devalle presenta, attraverso un excursus completo nel percorso creativo dell’artista, uno dei protagonisti del nostro tempo, grande maestro della pittura italia-

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Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre CITTÀ FORTEZZA: TRENTO 1915-1918 Apertura: da venerdì 10 luglio 2015 a domenica 10 luglio 2016. Gallerie di Piedicastello. Trento e la Grande guerra. Il percorso della mostra porta i visitatori in una Trento trasformata in un’enorme caserma,

una città fortezza governata dai militari, dove gli edifici pubblici e privati sono usati come ospedali per i soldati e i cittadini rimasti vedono limitate le loro libertà, devono convivere con i soldati e con i prigionieri, stretti dalla paura e dalla carestia. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione. museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre EX AFRICA. ESPLORAZIONI TRA ARTE E SCIENZA DI JONATHAN KINGDON Apertura: da sabato 18 luglio 2015 a domenica 10 gennaio 2016. Muse. Corso del Lavoro e della Scienza, 3. La mostra racchiude la lunghissima esperienza di ricerca e produzione scientifica e artistica del massimo esperto di mammiferi africani, Jonathan Kingdon, dall’iniziale approccio documentativo di morfologie ed anatomie, all’indagine sulla comunicazione visiva negli animali, alla libera interpretazione artistica. Info: Muse Tel. 0461.270311; prenotazioni@muse.it. Mostre MARI E CIELI DI BALBO Apertura: fino a domenica 10 gennaio 2016. Museo dell’aeronautica Gianni Caproni, Via Lidorno, 3. Da Orbetello a Chicago, New York e Tobruk. La mostra, un viaggio sospeso tra cielo e mare, espone cimeli del Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni e si compone di quindici tavole in tecnica mista del noto pittore italiano Nani Tedeschi, accompagnate da altrettanti testi di Alberto Guarnieri, giornalista e scrittore, che ha immaginato di far parlare Italo Balbo in prima persona da un aldilà, oltre il tempo e la storia. Orario: dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18; sabato, domenica e festivi, 10-18 (chiuso lunedì non festivi). Info: www.museocaproni.it; Tel. 0461.944888; museo.caproni@muse.it. Mostre MIO DOLCE PAESE, DOVE SEI? IDENTITÀ PERDUTE DA ROUAULT AI CONTEMPORANEI Apertura: da sabato 19 settembre 2015 a lunedì 11 gennaio 2016. Museo Diocesano Tridentino. Mostra a cura di Domenica Primerano e Riccarda Turrina. Info: Museo Diocesano Tridentino www.museodiocesanotridentino.it. Mostre OSTRICHE E VINO. IN CUCINA CON GLI ANTICHI ROMANI Apertura: da martedì 22 settembre 2015 a venerdì 8 gennaio 2016. Area archeologica di Palazzo Lodron. Orario: da martedì a domenica ore 10-12.30 e 14.30-17; chiuso nei giorni festivi. Ingresso gratuito.

Info: Area archeologica di Palazzo Lodron Tel. 0461.492161. Mostre IL CIBO CONTA! Apertura: fino a domenica 17 gennaio 2016. Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. Una mostra sui numeri del cibo. I temi della mostra: contiamo il cibo; come siamo arrivati a questo punto?; a chi troppo, a chi niente; il cibo pesa (sul pianeta): sopra e sotto il mare; appuntamento al 2050. Biglietto intero € 10, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre BLACK AND WHITE DONALD BAECHLER Apertura: da giovedì 8 ottobre 2015 a domenica 28 febbraio 2016. Studio d’Arte Raffaelli - Palazzo Wolkenstein - Via Livio Marchetti, 17. Mostra personale dell’artista. Protagonisti assoluti dell’esposizione sono eleganti fiori in bianco e nero su carta e su tela, nuova e riuscita proposizione di un tema già caro all’artista. Inoltre, per la prima volta in Italia, in esclusiva per lo Studio d’Arte Raffaelli, saranno in mostra alcune sculture di bronzo, raffinata espressione a tutto tondo del vocabolario artistico di Baechler. Info: Studio d’Arte Raffaelli Tel. 0461.982595; studioraffaelli@tin.it. Mostre NATURE - ARTE ED ECOLOGIA Apertura: da venerdì 30 ottobre 2015 a domenica 31 gennaio 2016. Galleria Civica, via Belenzani 44. Attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea e i lavori di alcuni tra i maggiori artisti del nostro tempo, la Galleria Civica propone un’indagine tanto attuale quanto urgente sull’ecologia. In mostra circa 50 opere di artisti internazionali come Matthew Barney, Joseph Beuys, Christo, Tony Cragg, Olafur Eliasson, Petrit Halilaj, Ibrahim Mahama, Antoni Tàpies e di grandi italiani tra i quali Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Willy Verginer e i più giovani Stefano Cagol, Davide Coltro, Francesco Matuzzi, Arcangelo Sassolino e Elisa Sighicelli. Orario: da martedi a domenica 10-13 e 14-18. Biglietto Euro 2,00. Info: www.mart.trento. it/galleriacivica; Tel. 0461.985511; civica@mart.tn.it. Mostre LA RIVOLUZIONE DELLA VOCE Apertura: fino a giovedì 14 gennaio 2016. Gallerie di Piedicastello. La mostra propone un percorso multimediale e interattivo di esplorazione e scoperta delle fonti orali come strumento di ricerca storiografica in Italia. Una riflessione che avrà al centro, da un lato, i testimoni, le loro storie, il modo di raccontare, le ricadute


trentinomostre che grandi e piccoli eventi storici hanno avuto sulle loro vite e sulle comunità di cui fanno parte. Dall’altro, i ricercatori: dai primi “sperimentatori” degli anni Cinquanta e Sessanta, alla svolta culturale della nuova sinistra degli anni Settanta e Ottanta, fino al riconoscimento della storia orale come disciplina di ricerca storiografica, con uno sguardo sul presente e sui tanti studiosi, più o meno giovani, che indagano quotidianamente i tanti territori e le tante storie di cui è composto il nostro Paese. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione.museostorico.it; Tel. 0461.230482. Mostre 35-45: GUERRE E TOTALITARISMI IN UNA REGIONE DI CONFINE Apertura: fino a lunedì 5 settembre 2016. Gallerie di Piedicastello. La mostra 35-45: Guerre e totalitarismi in una regione di confine propone una lettura del periodo 1935-1945 in un’ottica locale, evidenziando gli effetti che questo decennio produsse nelle province di Trento, Bolzano e nel Land Tirol. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione.museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it.

Esposizione Sale “Centro Percorsi”.Via SS. Trinità, 4. Mostra a cura di Laura Dondè. Orario: 15-18. Ingresso gratuito. Apertura: sabato 12 e 19 dicembre 2015, sabato 16, 23 e 30 gennaio 2016. Info: www. centropercorsi.it. Mostre NATURAE - LUCIANO ZANONI (OPERE DALLE COLLEZIONI PRIVATE) Apertura: fino a sabato 16 gennaio 2016. Spazio delle Arti, Via Paradisi, 7 (presso Centrocolor). Mostra a cura di Gianluigi Rocca e Andrea Zanotti, testo in catalogo di Andrea Zanotti. Orario: dal lunedì al venerdì ore 9-12/15-19, sabato ore 9-12. Mostre LE SCELTE DI GREZLER. OPERE ANTICHE DELLA COLLEZIONE ITAS Apertura: fino all’1 maggio 2016. Castello del Buonconsiglio. La mostra, curata da Francesca de Gramatica e Francesca Jurman, vuole essere un omaggio ad un uomo che ha avuto una grande passione: l’arte. Orario: 9.30 -17, chiuso il lunedì, il 1 gennaio. Info: www.buonconsiglio.it

Mostre MATTEO BOATO - “ARCHI E ARCHITETTURE” Apertura: da venerdì 27 novembre 2015 a domenica 10 gennaio 2016. c/o Grand Hotel Trento. Info: www.matteoboato.net.

VARENA

Mostre GUSTO PER IL RAME - DAL 1700 TRA ARTE E CUCINA Apertura: da sabato 28 novembre 2015 a domenica 10 gennaio 2016. Sala Thun di Torre Mirana, via Belenzani 3. Orario: da martedì a domenica ore 10-18. Chiuso il lunedì tranne lunedì 7 dicembre, Natale e Capodanno. Ingresso libero. Info: Tel. 0461,216000; ufficio_cultura@ comune.trento.it. Mostre FRANCESCA LIBARDONI - QUANDO IL CUORE S’ESPONE AL VENTO Apertura: da sabato 12 dicembre 2015 a sabato 30 gennaio 2016.

Mostre VARENA COME BETLEMME Apertura: da domenica 13 dicembre 2015 a domenica 10 gennaio 2016. Il paese di Varena si trasforma in una piccola Betlemme, con un grande presepio illuminato la sera. Un chilometro di sentieri conduce alla scoperta di novanta personaggi, alti un metro, fra un centinaio animali. La capanna di Gesù Bambino è circondata da un piccolo paese con la locanda, la stalla, il forno e le botteghe degli artigiani. “La Via di Betlemme” rievoca mestieri antichi come la tosatura delle pecore, la filatura della lana, il recupero della legna, la battitura del grano. L’enorme Presepio, adagiato sul prato innevato che costeggia via Alpini, occupa 2.500 metri quadrati. Quando scende la notte, duecento punti luce illuminano la Natività, creando un’impagabile atmosfera di fascino. Info: www.visitfiemme.it.

LE SCELTE DI GREZLER OPERE ANTICHE DELLA COLLEZIONE ITAS

R

esterà aperta fino al primo maggio la mostra, dedicata alla collezione d’arte di Claudio Grezler donata all’ITAS e attualmente custodita ed esposta negli appartamenti clesiani al Castello del Buonconsiglio. La mostra “Le scelte di Grezler. Opere antiche della collezione ITAS”, curata da Francesca de Gramatica e Francesca Jurman, vuole essere un omaggio ad un uomo che ha avuto una grande passione: l’arte. Per Claudio Grezler cercare sul mercato opere d’arte da poter acquisire e poi appendere alle pareti di casa era motivo di grande felicità e soddisfazione personale. Grezler amava guardarle, studiarle, le faceva restaurare, spesso chiedeva pareri ad esperti del settore come Nicolò Rasmo o all’amico Egidio Martini che in molte occasioni lo orientò nell’acquisto dei dipinti. Claudio Grezler, conosciuto a Trento per aver diretto per quasi un ventennio, in qualità di presidente, l’ITAS - Istituto Trentino Alto Adige per Assicurazioni, fu un grande appassionato d’arte. Una passione, questa, che negli anni si tradusse nella formazione di una ricca quanto variegata quadreria personale, prevalentemente costituita da dipinti di artisti italiani e fiamminghi compresi tra il Cinque e l’Ottocento, tra cui spiccano opere a tema sacro e profano, ritratti, battaglie e paesaggi. Per sua stessa volontà la quadreria, confluita alla sua morte nella collezione d’arte dell’ente assicurativo, è esposta al pubblico, dal 1989, nella prestigiosa sede del Castello del Buonconsiglio. Claudio Grezler desiderava infatti che la raccolta, costruita “con tempo, fatica, sacrifici” non andasse dispersa, ma soprattutto potesse divenire un patrimonio di tutti. Oggi, raccogliendo questa importante eredità, il museo del Castello del Buonconsiglio, in un’armonia di intenti con ITAS, rende omaggio a questa importante figura di collezionista con una nuova iniziativa di valorizzazione della sua raccolta. I dipinti, dopo un’impegnativa e proficua campagna di restauri e di nuovi studi, sono proposti al pubblico in un percorso espositivo arricchito da altre pregevoli opere della collezione dell’istituto assicurativo, che lo stesso Grezler aveva contribuito ad arricchire negli anni della sua presidenza. Grezler si dedicò all’acquisizione di molte opere d’arte, per la maggior parte dipinti antichi, che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, andarono a formare una voluminosa e preziosa raccolta personale.

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trentinoappuntamenti

IN PUNTA DI PIEDI, DANZANDO, NEL 2016

P

er il cinema, sono due le rassegne dedicate al cinema proposte in questo 2016 dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento ed entrambe

curate da Sergio Fant. Si tratta di “Settearti”,

ospitato nello spazio dell’Auditorium Melotti di Rovereto e di “Volume!” con una serie di proiezioni al

Teatro Sanbapolis in San Bartolomeo a Trento. Proprio per la rassegna “Volume!”. Musica, maestro! È un uno-due che non potrà che saziare tutti coloro che li seguono da anni quello che avrà come protagonisti i Marlene

Kuntz il 20

e 21 gennaio al Teatro Sanbàpolis di Trento nell’ambito della rassegna “Transiti”, curata da Alberto Campo, ed organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento (ore 21). Ma c’è pure Carmen Consoli: la cantautrice siciliana

LUCA MERCALLI E L’ACCORDO DI PARIGI

I

l 12 dicembre scorso a Parigi è stata scritta una pagina di storia: i delegati di 195 Paesi dell’ONU, sotto lo sguardo attento della popolazione civile e dei i movimenti sociali, hanno finalmente trovato un Accordo per limitare l’innalzamento della temperatura del pianeta a “non oltre i 2 gradi centigradi” rispetto ai livelli pre-industriali. La comunità scientifica internazionale considera i 2°C un punto di non-ritorno che, se oltrepassato, vedrebbe il verificarsi di “conseguenze catastrofiche e irreversibili” per il pianeta. L’Accordo di Parigi è stata dunque l’ultima possibilità di intervento per limitare le emissioni di origine antropica, nonchè il frutto di anni di negoziati partiti nel 1992 con la Conferenza di Rio de Janeiro (Brasile) e una volta ratificato dalla maggioranza delle Parti, l’Accordo di Parigi sostituirà il Protocollo di Kyoto per il post-2020. Il Muse ha invitato a parlarne, il 14 gennaio, alle ore 20.30 il climatologo Luca Mercalli (Società Metereologica Italiana) assieme alla delegazione trentina alla COP21 composta dai giovani del progetto Agenzia di Stampa Giovanile (Paulo Lima, Cristina Della Torre, Milena Rettondini, Giulia Motta Zanin, Ariele Pitruzzella, Daniele Saguto, Elisa Calliari, Sara Cattani), promosso dall’Associazione In Medias Res e dall’Associazione Viração con il sostegno dell’Assessorato provinciale alla Cooperazione allo sviluppo. Il dibattito sarà moderato da Roberto Barbiero (Osservatorio Trentino sul Clima) e sarà aperto alle domande del pubblico.

ha deciso di tornare in scena con un nuovo disco, “L’abitudine di tornare”, ed un’intesa serie di live. Proprio Carmen

Consoli

Per quanto, invece, concerne il cartellone principale

sarà in concerto a Trento il prossimo 23 gennaio

regionale, si aprirà il 12 gennaio al teatro Sociale di

nell’ambito del suo nuovo tour nei teatri italiani

Trento, con Le Sacre, con la compagnia di Virgilio Sieni.

targato 2016.

Il progetto è culturale, ma anche didattico e si intitola:

Per questo inizio 2016 il calendario della danza in regione si presenta ricco e soprattutto variegato nei generi. Oltre allo spettacolo di Virgilio

Sieni

“Pomeriggi da romanzo”; è giunto

alla sesta edizione, ed è un’iniziativa rivolta a tutti gli studenti dell’Istituto Degasperi di Borgo Valsugana.

proposto a Trento all’interno della stagione di InDanza,

Molto atteso il primo appuntamento del nuovo anno,

nell’ambito del circuito regionale sono sei le creazioni

martedì 12 gennaio, con lo scrittore e giornalista Pino

in programma: il 2 gennaio al Palafiemme di Cavalese

Loperfido e il suo “La scelta di Cesare”. Venerdì 29

vedremo in scena la compagnia Artemis

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gennaio, sarà la volta di Massimo Libardi, con “Il mondo dei padri”: “Lettera al padre” di Franz Kafka.


trentinoappuntamenti 1 VENERDÌ Musica CONCERTO DI CAPODANNO Borgo Valsugana. Ore 17. Teatro del Centro Scolastico. Salonorchester Labirinti Armonici. Auf den Wellen der Donau - Sulle onde del Danubio su musiche di J. Strauss, F. Lehar, C.M. Ziehrer, F. von Suppe, I. Ivanovici. Andrea Ferroni violino principale. Ingresso a pagamento. Info: www.valsuganacultura.it. Musica CONCERTO DELLE PICCOLE COLONNE Levico Terme. Parco degli Asburgo. Info: Consorzio Levico Terme in Centro www.visitlevicoterme. it; info@levicotermeincontra.com; Azienda per il Turismo Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it. Musica CONCERTO DI CAPODANNO Arco. Ore 17. Casinò Municipale. Sarà la prestigiosa Orchestra Filarmonica della Franciacorta diretta dal maestro Dale Clevenger, già primo corno storico della Chicago Symphony Orchestra, ad esibirsi nel tradizionale concerto di Capodanno nel salone delle feste del Casinò municipale di Arco. Il programma propone una selezione di classici della famiglia Strauss. Ingresso € 10,00. Info: www.altogardacultura.it. Per i più piccoli IL CAPODANNO DEI BAMBINI Trento. Dalle ore 14 alle 17. Trento Piazza Dante. La piazza dei bambini. Info: www.discovertrento. it; Tel. 0461.216000; info@discovertrento.it. Teatro MUMMENSCHANZ - I MUSICISTI DEL SILENZIO Trento. Ore 18. Teatro Sociale. Spettacolo con la compagnia Giovanni Colombo, Philipp Egli, Floriana Frassetto, pietro Montandon, Rafaella Mattioli. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

2 SABATO Danza TRAVIATA Cavalese. Ore 21. PalaFiemme. Spettacolo di Monica Casadei con Artemis Danza. Il progetto traduce in danza i melodrammi più celebri del più amato compositore italiano. Info: www.visitfiemme.it. Famiglia FORTI D’INVERNO - CACCIA AL TESORO NEL FORTE Levico Terme. Ore 14 e 15.30. Forte Colle delle Benne. Attraverso la caccia al tesoro, i bambini potranno conoscere tutti gli ambienti del Forte delle Benne, la loro funzione e storia e alla fine sarà svolta un’attività di gruppo con tema “La

tregua di Natale”.Attività per gruppi su prenotazione. Responsabile: Paola Vettorazzi 340 7941390. Info: www.trentinograndeguerra.it. Folklore IL PROCESSO ALLE STEGHE DI CAVALESE Cavalese. Un corteo storico, con 100 comparse in costume, rievoca “Il processo alle Streghe”. Lungo le vie del centro a Cavalese e al Parco della Pieve vengono ripercorsi i dolorosi avvenimenti che videro, all’alba del 500, alcune donne prima accusate e poi condannate per aver legato un patto con il demonio. Alle 21.00, davanti al Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, si apre la rievocazione con l’uscita delle sventurate sulla “pubblica piazza”. Dopo la lettura dei capi d’accusa, un lungo e mesto corteo raggiunge il Banco de la Reson, dove viene celebrato il processo e dove si attende la tremenda sentenza. Conclude la manifestazione un grande rogo nel cuore del parco. Info: www.visitfiemme.it. Musica CHRISTMAS BAND LevicoTerme. Dalle ore 14 alle 18. Parco secolare degli Asburgo. La Christmas Band intonerà le più tradizionali melodie natalizie. Info: Consorzio LevicoTerme in Centro www. visitlevicoterme.it; info@levicotermeincontra.com; Azienda per il Turismo Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it. Musica CONCERTO Moena. Ore 21. Chiesa Parrocchiale San Vigilio. Concerto del coro Coronelle di Cavalese. Ingresso gratuito. Info: www.fassa.com. Teatro PURGA & CIOCCOLATO Rallo. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Gian Carlo Pardini con il Gruppo Teatrale Rumo. Per la 6ª Rassegna Teatrale a”TeatRallo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Tradizione I PROCESSI ALLE STREGHE DI CAVALESE Cavalese. Un corteo storico, con 100 comparse in costume, rievoca “I processi alle Streghe”. Lungo le vie del centro a Cavalese e al Parco della Pieve vengono ripercorsi i dolorosi avvenimenti che videro, all’alba del 500, alcune donne prima accusate e poi condannate per aver legato un patto con il demonio. Alle 20.00, davanti al Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, si apre la rievocazione con l’uscita delle sventurate sulla “pubblica piazza”. Dopo la lettura dei capi d’accusa, un lungo corteo raggiunge il Banco de la Reson, dove viene celebrato il processo e dove si attende la tremenda sentenza. Conclude la manifestazione un grande rogo nel cuore del parco. Info: www.visitfiemme.it.

3 DOMENICA Cultura FORTI D’INVERNO - VERSI LA VOCE DEI POETI NELLA GRANDE GUERRA Lavarone. Ore 15. Forte Belvedere. Di e con Giacomo Anderle e Alessio Kogoj. Una produzione “I Teatri Soffiati”. Reading poetico e musicale. Un flusso ininterrotto di poesie nate durante la prima guerra mondiale, accompagnato dalla musica dal vivo e da interventi di live electronics nell’intenzione di creare un tempo di ascolto profondo e acceso. Ingresso libero. Info: www.trentinograndeguerra.it. Famiglia IN STAZIONE FS DI TRENTO MODELLINI FERROVIARI DA GUIDARE Trento. Dale ore 10-12/14.30-18. Stazione FS - sala Mazzoni - piazza Dante. Info: www.discovertrento. it; Cell. 349.0725252; info@discovertrento.it. Musica CHRISTMAS BAND LevicoTerme. Dalle ore 14 alle 18. Parco secolare degli Asburgo. La Christmas Band intonerà le più tradizionali melodie natalizie. Info: Consorzio LevicoTerme in Centro www. visitlevicoterme.it; info@levicotermeincontra.com; Azienda per il Turismo Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it. Musica BANDA SOCIALE DI STORO Trento. Ore 10.45. Partenza da Piazza Dante. Concerto itinerante. Info: www.discovertrento.it; Tel. 0461.216000; info@discovertrento.it.

4 LUNEDÌ Cultura FORTI D’INVERNO IMMAGINI DAL FRONTE DEGLI ALTIPIANI Folgaria. Ore 17.30. Sala consiliare dell’Azienda per il turismo. Immagini dal fronte degli altipiani a cura di

Fernando Larcher. Ingresso gratuito. Info: www.trentinograndeguerra.it. Cultura FORTI D’INVERNO PELLICOLE IN GUERRA Tenna. Ore 20.30. Sala Comunale. A cura del gruppo di progettazione sul “circuito dei forti del Trentino”. Un viaggio nella rappresentazione cinematografica del primo conflitto mondiale, con materiali girati dal 1914 alla fine della guerra. Ingresso libero. L’evento si svolgerà in paese e non presso forte Tenna perchè la struttura è attualmente chiusa per lavori. Info: www.trentinograndeguerra.it. Danza LO SCHIACCIANOCI Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro. Compagnia di ballo Raffaele Paganini, musiche di Cajkovskij - coreografie di M. Pepita con Vittorio Galloro e Arianna Lacita Gonzalles étoiles del Balletto Nacional de Cuba. Regia di Luigi Martelletta. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332. Musica CONCERTO DEL CORO VAL LUBIE Cavalese. Ore 21. Palazzo Magnifica Comunità. Il coro Val Lubie di Varena si esibisce nella maestosa cornice del Palazzo della Magnifica COmunità di Fiemme. Ingresso libero. Info: www.visitfiemme.it.

5 MARTEDÌ Famiglia EL PAÉS DEI PRESEPI. ASPETTANDO LA SETTIMANA NAPOLEONICA Baselga di Piné. Ore 16. Piazza San Rocco a Miola. Spettacolo napoleonico con l’Ass. noi nella Storia, la Compagnia Nonsoloteatro di Levico, il Gruppo Musikkapelle Kalisberg di Civezzano e un trio di archi napoleonici con intermezzi di canti natalizi. Info: Tel. 0461.557028.

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trentinoappuntamenti Teatro LA NEF DEL ZIO ANSELMO Campodenno. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

6 MERCOLEDÌ Famiglia IN STAZIONE FS DI TRENTO MODELLINI FERROVIARI DA GUIDARE Trento. Dale ore 11-12/14.30-18. Stazione FS - sala Mazzoni - piazza Dante. Info: www.discovertrento. it; Cell. 349.0725252; info@discovertrento.it. Musica SALUTIAMO IL NATALE Trambileno. Ore 14. Chiesa di Vanza. Musica natalizia e racconti assieme ai bambini... in attesa della Befana. Con l’Associazione Teatro-Musica “2GiGa” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Musica CONCERTO DELL’EPIFANIA Arco. Ore 15.30. Palazzo dei Panni. Enrico Toccoli e famiglia Salin - Anteprima “Domeniche in musica”.In collaborazione con Camerata Musicale Arcense “Città di Arco”.Info: www.altogardacultura.it. Teatro GOBBO IL RE, STORATA LA REGINA Ischia. Ore 16.30. Teatro Comunale “Mario Roat”.Spettacolo di Aquilino con I Giovani attori del Circolo Culturale Filodrammatico di Ischia. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

7 GIOVEDÌ Teatro LA LEZIONE Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro. Il testo, scritto da Ionesco negli anni ‘50, è uno dei più rappresentativi del Teatro dell’Assurdo. Racconta di un professore e della sua lezione privata a una nuova alunna, scandita da un crescendo esasperato di umorismo surreale. L’azione si svolge in un fatiscente appartamento francese dove l’anziano insegnante, in attesa dell’allieva, vive con il suo maggiordomo. Su questi tre personaggi si giocano i meccanismi de “La lezione”, buffi, divertenti, spesso comici. Produzione Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse di Eugène Ionesco con Enrico Campanati, Elena Gigliotti e Franco Ravera. Regia di Valerio Binasco. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332.

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8 VENERDÌ Cultura FORTI D’INVERNO PELLICOLE IN GUERRA Praso. Ore 21. Sala Comunale. A cura del gruppo di progettazione sul “circuito dei forti del Trentino”. Un viaggio nella rappresentazione cinematografica del primo conflitto mondiale, con materiali girati dal 1914 alla fine della guerra. Ingresso libero. L’evento si svolgerà in paese e non presso forte Corno perchè la struttura è attualmente chiusa per lavori. Info: www.trentinograndeguerra.it. Danza MAXÌM Ala. Ore 21. Teatro G. Sartori. Regia e coreografia Silvia Bertoncelli collaborazione drammaturgica Paolo Ottoboni con Silvia Bertoncelli, Valentina Dal Mas, Paolo Ottoboni, Stefano Roveda scenografia Antonio Panzuto con la Compagnia Naturalis Labor. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro ADDIO ALLE ARMI Faver. Ore 20.30. Palestra comunale. Spettacolo teatrale tratto dal romanzo di Ernest Hemingway con Maura Pettorruso e Stefano Pietro Detassis. Ingresso: € 8,00. Info: info@sorgente90.org, www. sorgente90.org. Teatro I NUMERI DELL’ANIMA Trento. Ore 21. Teatro Portland. Dialogo iniziatico sulla Virtù e dimostrazione dell’immortalità dell’anima, di e con Compagnia del Sole di Bari. Per “La Bella Stagione del Teatro Portland”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

9 SABATO Cultura FORTI D’INVERNO - VERSI LA VOCE DEI POETI NELLA GRANDE GUERRA Vermiglio. Ore 15. Forte Strino. Di e con Giacomo Anderle e Alessio Kogoj. Una produzione “I Teatri Soffiati”. Reading poetico e musicale. Un flusso ininterrotto di poesie nate durante la prima guerra mondiale, accompagnato dalla musica dal vivo e da interventi di live electronics nell’intenzione di creare un tempo di ascolto profondo e acceso. Ingresso libero. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà presso il teatro del Polo culturale di Vermiglio. Info: www. trentinograndeguerra.it. Musica OSC2X Trento. Ore 20.30. Il Circolino, Piazza Venezia 41/1. Ingresso gratuito. Info: www.uploadsounds.eu.

Teatro DELIRIUM VITAE - LA REPUBBLICA DEL “LE FAREMO SAPERE” Levico Terme. Ore 20.45. Teatro Monsignor Caproni. Spettacolo di e con Giulio Federico Janni e Michele Vargiu. Info. Biblioteca di Levico Terme Tel. 0461.710205; www.comune.levico-terme.tn.it. Teatro TUTTI AL CENTRO BENESSERE Valfloriana. Ore 20.30. Teatro comunale. Spettacolo di Franco Kerschbaumer. Commedia brillante in dialetto. Info: www.visitfiemme.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Bedollo. Ore 20.30. Nuovo Teatro Comunale di Centrale. Per l’8^ Rassegna Teatrale “Foie de Bedol” rappresentazione teatrale del testo di Ray Cooney, tradotto da M. T. Petruzzi, presentato dalla Filo S. Martino di Fornace. Durante l’intervallo tra il 1° ed il 2° atto verranno estratti tre premi a beneficio degli spettatori presenti in sala. Ingresso unico: 6,00. Info: Tel. 0461.556624. Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo tratto da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare (traduzione e adattamento di Giorgio Clementi) con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la 28ª edizione della rassegna teatrale de “L’Alegra Ribalta”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN VEDOF ALEGRO Povo. Ore 20.45. Teatro “Concordia”.Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Per la 28ª edizione della rassegna teatrale “Isidoro Trentin Festival del teatro umoristico”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PURGA & CIOCCOLATO Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Gian Carlo Pardini con il Gruppo Teatrale Rumo. Per la 25ª Rassegna Teatrale a Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTA PARLAR MALE DELE DONE Preore. Ore 20.45. Teatro “Casa Mondrone”. Spettacolo di Claudio Pasquini con la “Filolevico” di Levico Terme. Per l’11ª edizione di “Preore a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro TUTA COLPA DEL RAFREDÖR Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di e con la Compagnia “S. Siro” di Lasino. Per la 20ª Rassegna Teatrale “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ZAPPING Zambana. Ore 20.35. Teatro Comunale. Spettacolo di e con Mario Cagol. Per la 12ª Rassegna Teatrale “Teatro a Zambana”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro INNAMORARSI A SETTANT’ANNI Coredo. Ore 21. Teatro Parrocchiale “Cinema Dolomiti”. Spettacolo di Giancarlo Migliorini con la Compagnia “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Per la Rassegna Teatrale a Coredo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ANATRA ALL’ARANCIA Coredo. Ore 21. Teatro Parrocchiale “Cinema Dolomiti”. Spettacolo di W.D. Homes e M.A.Sauvajon - traduzione di Francesco Orsini con la Compagnia “GAD Città” di Trento. Per la Rassegna Teatrale a Coredo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEV DEL ZIO ANSELMO Campodenno. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Villa Lagarina. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VACANZE FORZATE (STESSA CASA... STESSO MARE) Caldonazzo. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Antonella Zucchini con la Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

10 DOMENICA Musica CANTO DI NATALE Bedollo. Ore 15. Nuovo Teatro di Centrale. Spettacolo di canto e recitazione, basato sul racconto di Charles Dickens, con il Minicoro La Valle. Ingresso libero. Info: Cell. 333.9856590, www.corolavalle.com.


trentinoappuntamenti Teatro PER NO NAR EN MALORA Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Spettacolo di Alberto Maria Betta con la Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Per la 20ª edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL PICCOLO PRINCIPE Zivignago. Ore 17.30. Teatro. Spettacolo liberamente tratto dall’opera di Antoine de SaintExupéry con la Comagnia “Bakim Baum”. Per la Rassegna Teatrale “Zivignago sera in... prosa”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

13 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o Associazione di volontariato “Mana”. Per informazioni: mimosa.2009@live.it.

14 GIOVEDÌ Teatro MY ROMANTIC HISTORY Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro. Una commedia romantica. Spettacolo di D. C. Jackson traduzione di Marco Ghelardi con Giuseppe Amato, Denis Fontanari, Alice Melloni e Paola Mitri regia di Chiara Benedetti. Con la Compagnia AriaTeatro. Info: Teatro di Pergine tel. 0461.511332.

15 VENERDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Cles. Ore 18. Palazzo Assessorile. Presentazione del libro di Arianna Papini: “Liberi Tutti”, dedicato a Giuseppina (Foffano), presidente e fondatrice de La Coccinella: Info: 339.5679199. Cultura FORTI D’INVERNO PELLICOLE IN GUERRA Luserna. Ore 21. Istituto cimbro-Kulturinstitut Lusern. A cura del gruppo di progettazione sul “circuito dei forti del Trentino”. Un viaggio nella rappresentazione cinematografica del primo conflitto mondiale, con materiali girati dal 1914 alla fine della guerra. Ingresso libero. L’evento si svolgerà in paese e non presso forte Campo perchè la struttura è attualmente chiusa per lavori. Info: www.trentinograndeguerra.it.

16 SABATO Musica CONCERTO Faver. Ore 21.30. Molin de Portegnach. Concerto live di Contraband e Noise n’Rock. Ingresso libero. Info: info@sorgente90.org, www.sorgente90.org.

Teatro CIACERE, ZIGHI E REBALTON...TUTI MATI E GNANCA UNO DE BON! Civezzano. Ore 20.45. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della Rassegna Teatrale Bruno Palaoro rappresentazione teatrale presentata dalla Compagnia Teatrale Follie D’Autore - Città di Trento. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00 (ragazzi fino a 12 anni). Info: filocivezzano@gmail.com; www.filocivezzano.altervista.org. Teatro EN VEDOF ALEGRO S. Lorenzo in Banale. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Per la rassegna teatrale “Insieme a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL MARITO DI MIO FIGLIO Povo. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Daniele Falleri con la Filodrammatica di Laives. Per la 28ª edizione della rassegna teatrale “Isidoro Trentin - Festival del teatro umoristico”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PRIMA DE’NRABIARTE... CONTA! Nave S. Rocco. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo da “Natale al basilico” di Valerio Di Piramo - trad. dialettale e adattamento di Valerio Bombardelli con la Filodrammatica di Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTTI AL CENTRO BENESSERE Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Franco Kerschbaumer con la Filodrammatica “S. Gottardo” di Mezzocorona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Italo Conti - trad. e adattamento in dialetto di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Per la 20ª Rassegna Teatrale “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTI BONI DE CIACERAR Olle. Ore 20.45. Teatro S.D. Savio. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro MARIO CAGOL IN CABARET Cognola. Ore 20.45. Auditorium Cognola. Spettacolo di e con Mario Cagol. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MAMME ROVENTI Trento. Ore 16.30 e ore 20.30. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di David W. Christner - traduzione di Leonardo Franchini con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro TOCATÌ Capriana. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Giorgio Tosi - trad. dial. e adattamento di Giusy Zanvettor con la Compagnia “El Mesedò” di Panchià. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro HO MESSO UN DUBBIO AD AMLETO Nago Torbole. Ore 21. Teatro Casa della Comunità. Spettacolo di Alessandro Bergallo e Andrea Begnini con la Compagnia Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse di Genova. Info: Biblioteca Tel. 0464.505181; www.comune.

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nago-torbole.tn.it; www.altogardacultura.it. Teatro MY ROMANTIC HISTORY Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro. Una commedia romantica. Spettacolo di D. C. Jackson traduzione di Marco Ghelardi con Giuseppe Amato, Denis Fontanari, Alice Melloni e Paola Mitri, regia di Chiara Benedetti. Con la Compagnia AriaTeatro. Info: Teatro di Pergine tel. 0461.511332.

17 DOMENICA Folklore CARNEVALE LADINO Campitello di Fassa. Per tutto il periodo di carnevale (dal 17 gennaio, festa del patrono Sant’Antonio Abate ad Alba fino al Martedì Grasso, 9 febbraio), da Penìa di Canazei a Moena, si potrà assistere a spettacoli teatrali, feste di piazza, gare sulla neve con sci e slitte (“le lese da corni” in ladino), sfilate di carri allegorici, gran balli in maschera e sagre. Info: www. fassa.com. Teatro PER QUEL TEMPORAL SUL BRENTA Grumes. Ore 16.30. Teatro Le Fontanelle. Rappresentazione teatrale presentata dalla Filo Doss

Caslir di Cembra. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 6,00 (ragazzi fino a 12 anni). Info: liberoteatrogrumes@gmail.com. Teatro INNAMORARSI A SETTANT’ANNI Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Spettacolo di Giancarlo Migliorini con la Compagnia “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Per la 20ª edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro FAGIOLI Civezzano. Ore 16. Teatro “Luigi Pirandello”. Spettacolo di e con “I Teatro Soffiati” & Finesterrae Teatri. Per la rassegna teatrale “Il grillo parlante”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro STORIE D’OMBRE Gardolo. Ore 16.30. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Michele Comite con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la 13ª Rassegna Teatrale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro CIRCOPIZZA XXL (OVVERO EXTRALARGE) Romallo. Ore 16.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Giuseppe Marazzi con Filocirus-Laives & Arteviva (Filodrammatica di Laives). Per la 13ª Rassegna Teatrale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

21 GIOVEDÌ Musica TRANSITI: MARLENE KUNTZ “LA POESIA DELLA SCIENZA” Trento. Ore 21. Teatro Sanbàpolis, Via della Malpensada. Concerto dei Marlene Kuntz. Info: www. centrosantachiara.it. Teatro OBLIVION: THE HUMAN JUKEBOX Pergine Vasugana. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda. Gli Oblivion sono Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. Musiche di Lorenzo Scuda. Regia di Giorgio Gallione. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332.


trentinoappuntamenti 22 VENERDÌ Cultura FORTI D’INVERNO - VERSI LA VOCE DEI POETI NELLA GRANDE GUERRA Trambileno. Ore 15. Forte Pozzacchio. Di e con Giacomo Anderle e Alessio Kogoj. Una produzione “I Teatri Soffiati”. Reading poetico e musicale. Un flusso ininterrotto di poesie nate durante la prima guerra mondiale, accompagnato dalla musica dal vivo e da interventi di live electronics nell’intenzione di creare un tempo di ascolto profondo e acceso. Ingresso libero. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà presso l’auditorium di Moscheri a Trambileno. Info: www. trentinograndeguerra.it.

23 SABATO Musica CARMEN CONSOLI IN CONCERTO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, Via S. Croce. Carmen Consoli sarà in concerto nell’ambito del suo nuovo tour nei teatri italiani targato 2016. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro LA NOT DE LE STRIE Bedollo. Ore 20.30. Nuovo Teatro Comunale di Centrale. Per l’8^ Rassegna Teatrale “Foie de Bedol” rappresentazione teatrale del testo di Aldo Cirri, presentato dalla Filo A.C.S. Punto 3 di Canale di Pergine. Durante l’intervallo tra il 1° e il 2° atto verranno estratti tre premi a beneficio degli spettatori presenti in sala. Ingresso unico: 6,00. Prevendita biglietti presso l’Uff. Tecnico del Comune di Bedollo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12. Info: Tel. 0461.556624. Teatro IL MATRIONIO PERFETTO Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Robin Awdon con la Compagnia “Sipario Amico” di Merano. Per la 28ª edizione della rassegna teatrale de “L’Alegra Ribalta”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTI BONI DE CIACERAR Povo. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Per la 28ª edizione della rassegna teatrale “Isidoro Trentin - Festival del teatro umoristico”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Ce. Dro” di Dro. Per la 25ª Rassegna Teatrale a Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro BON DÌ BON AN, DAME NA BONA MAN Preore. Ore 20.45. Teatro “Casa Mondrone”. Spettacolo tratto da “Buon anno porco mondo” di Corrado Vallerotti - traduzione dialettale e adattamento di Jacopo Roccabruna con “Filobastia” di Preore. Per l’11ª edizione di “Preore a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro (S)LEGATI Trento. Ore 21. Teatro Portland. Spettacolo di e con Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris con Atir - Teatro Ringhiera di Milano. Per “La Bella Stagione del Teatro Portland”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN VEDOF ALEGRO Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Per la 20ª Rassegna Teatrale “Dilettando Insegna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro TOCATÌ Zambana. Ore 20.35. Teatro Comunale. Spettacolo di Giorgio Tosi - trad. e adattamento dial. di Giusy Zanvettor con la Compagnia “El Mesedò” di Panchià. Per la 12ª Rassegna Teatrale “Teatro a Zambana”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Olle. Ore 20.45. Teatro S.D. Savio. Spettacolo di Ray Cooney - traduzione di Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REGAI DE NOZE Martignano. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Valerio Di Piramo con l’Associazione Culturale “Le Voci di Dentro” di Mezzolombardo. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL BELO, EL BRUTO, EL CATIVO Nago. Ore 21. Teatro Casa della Comunità. Spettacolo di Claudio Pasquini con la “Filolevico” di Levico Terme. Per la 21ª edizione della Rassegna Teatrale “Bruno Cattoi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NATALE AL BASILICO Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Compagnia “Virtus in Arte”

di Malè. Per la 24ª edizione della Rassegna di Teatro Amatoriale “Teatrando” 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL DIRETOR DE LE SCOLE Marcena. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Stefani Palmucci – trad. dial. di Monica Marinelli con la Filodrammatica “R.A.L.” di Rallo. Per la Rassegna Teatrale Rumo 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro LA NEV DEL ZIO ANSELMO Tiarno di Sopra. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

24 DOMENICA Teatro PER QUEL TEMPORAL SUL BRENTA Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Spettacolo con adattamento e traduzione dialettale di Riccardo Gottardi con la Filodrammatica “Doss Caslir” di Cembra. Per la 20ª edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SECONDA TRINCEA (STORIE DI DONNE NELLA GRANDE GUERRA) Romallo. Ore 16.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Giulio Visintainer cob la Filodrammatica “La Marianela” di Romallo, Scuola Media e Coro “Maddalene” di Revò. Per la 13ª Rassegna Teatrale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BON DÌ BON AN, DAME NA BONA MAN Preore. Ore 20.45. Teatro “Casa Mondrone”. Spettacolo tratto da “Buon anno porco mondo” di Corrado Vallerotti - traduzione dialettale e adattamento di Jacopo Roccabruna con “Filobastia” di Preore. Per l’11ª edizione di “Preore a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro UN DUE TRE TUTTI AL VARIETÈ Zivignago. Ore 17.30. Teatro. Spettacolo di e con la Compagnia “Appunti & Scarabocchi” di Gardolo. Per la Rassegna Teatrale “Zivignago sera in... prosa”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro RIDI E LASSA RIDER Verla di Giovo. Ore 17. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con Loredana Cont con la Filodrammatica “I Dialettanti” di Rovereto. Per la 9ª edizione della Rassegna Teatrale “Il Pellicano”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

25 LUNEDÌ Teatro L’AVARO Riva del Garda. Ore 21. Sala Mille Palazzo dei Congressi. Spettacolo di Molière con Lello Arena, Fabrizio Vona, Francesco Di Trio, Adriana Follieri, Eleonora Tiberia, Chiara Degani, Enzo Mirone e Fabrizio Bordignon. Regia di Claudio Di Palma con Bon Voyage Produzione e con Civit’arte 2013 Festiva di Bagnoregio. Info: Tel. 0464.570319; www.altogardacutlura.it.

28 GIOVEDÌ Teatro UN BÈS - ANTONIO LIGABUE Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Mario Perrotta, con Mario Perrotta, collaborazione alla regia Paola Roscioli con Teatro dell’Argine. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332. Teatro CALENDAR GIRLS Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Si tratta del primo adattamento italiano del testo teatrale, campione d’incassi in Inghilterra, che Tim Firth ha tratto dall’omonimo film. Traduzione e adattamento Stefania Bertola. Con Angela Finocchiaro (Chris), Laura Curino (Annie) e Ariella Reggio (Jessie), Silvana Fallisi (Celia), Carlina Torta (Ruth), Matilde Facheris (Cora), Titino Carrara (marito di Annie, marito di Chris), Elsa Bossi (Marie), Marco Brinzi (fotografo/regista), Noemi Parroni (conferenziera, Lady Cravenshire, giornalista, estetista). Regia Cristina Pezzoli. Info: www.centrosantachiara.it.

29 VENERDÌ Musica MUSICA MACCHINA: KAGEL ACUSTICA Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Melotti, Corso Bettini. Concerto con Tempo Reale Electroacoustic Ensemble. Musiche di Mauricio Kagel. Info: www.comune. rovereto.tn.it. Teatro SAGGIO DI FINE CORSO Calceranica. Ore 20.30. Teatro “S. Ermete”.Spettacolo con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Per la 13ª Rassegna Teatrale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro EICHMANN. UN CRIMINALE MODERNO - PROCESSO ALLA BANALITÀ DEL MALE Arco. Ore 21. Centro Giovani Cantiere 26. Spettacol con Alessio Dalla Costa, Ornela Marcon, Claudia Cristoforetti, Gelsomina Bassetti, drammaturgia e rgia di Maura Pettoruso, a seguire approfondimento-dibattito con la filosofa Claudia Cristoforetti. Info: Tel. 339.8192787; luha.astsurvivalkit@gmail.com. Teatro CALENDAR GIRLS Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Si tratta del primo adattamento italiano del testo teatrale, campione d’incassi in Inghilterra, che Tim Firth ha tratto dall’omonimo film. Traduzione e adattamento Stefania Bertola. Con Angela Finocchiaro (Chris), Laura Curino (Annie) e Ariella Reggio (Jessie), Silvana Fallisi (Celia), Carlina Torta (Ruth), Matilde Facheris (Cora), Titino Carrara (marito di Annie, marito di Chris), Elsa Bossi (Marie), Marco Brinzi (fotografo/regista), Noemi Parroni (conferenziera, Lady Cravenshire, giornalista, estetista). Regia Cristina Pezzoli. Info: www.centrosantachiara.it.

30 SABATO Danza BLACK&LIGHT Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Uno spettacolo che porta l’arte alla gente, capace di comunicare, divertire e affascinare, che unisce professionalità e serietà artistica all’intrattenimento. Spettacolo con Anthony Heinl, Nadessja Casavecchia, Chiara Morciano, Carim Di Castro, Chiara Verdecchia, Roberto Tallarigo, Eleonora Saba, Davide Colletti e con Evolution dance theater. Info: Teatro Comunale di Tesero Tel. 0462.815040. Famiglia CARNEVALE A PINÉ 2016 Baselga di Piné. Oratorio G. B. Zorzi e vie del centro. Festa di Carnevale di Piné. Programma: ritrovo delle maschere e dei carri alle 14.15 presso l’Oratorio G. B. Zorzi. Alle 14.30 partenza dei carri e delle mascherine e sfilata lungo le vie del centro di Baselga di Piné. A seguire ritorno all’Oratorio, dove ci sarà animazione per grandi e piccini e dove gli Alpini di Baselga distribuiranno a tutti i partecipanti pasta, tè e brulé. Info: A.p.T. Tel. 0461.557028.

Teatro MOCAMBO BAR - TEATRO CANZONE Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Spettacolo teatral-musicale dedicato a Paolo Conte. Ingresso: € 5,00. Info: info@sorgente90.org; www.sorgente90.org. Teatro TUTI BONI DE CIACERAR Giovo. Ore 20.45. Teatro parrocchiale di Verla. All’interno della IX Rassegna Teatrale del Pellicano rappresentazione teatrale del testo di Loredana Cont presentato dalla Filo Nino Berti di Rovereto. Ingresso: intero € 5,00, bambini fino a 12 anni € 3,00. Info: A.p.T. Tel. 0461.683110. Teatro NIENTE SUOCERA TRA I PIEDI Civezzano. Ore 20.45. Teatro “Luigi Pirandello”. Spettacolo di e con la Compagnia “I Commedianti” di Bolzano. Per la rassegna teatrale “Bruno Palaoro” 2015. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MENZOGNE DELLA MENTE S. Lorenzo in Banale. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Sam Shepard - trad. di Rossella

Bernascone con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Per la rassegna teatrale “Insieme a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Povo. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Spettacolo liberamente tratto da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare - traduzione e adattamento di Giorgio Clementi. Per la 28ª edizione della rassegna teatrale “Isidoro Trentin Festival del teatro umoristico”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SANTA VITTORIOSA PALACE HOTEL Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Lasino. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Per la 20ª Rassegna Teatrale “Dilettando Insegna”.Info:

RIVENDITE AUTORIZZATE BIGLIETTI, CONCERTI, SPETTACOLO, SPORT & CULTURA

TRENTO – Via Ghiaie 15 Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it

Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00

BOLZANO – Via Bari 15 Tel. 0471 930993 – bazarbz@bazar.it lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30 chiuso il mercoledì e giovedì pomeriggio

LORENZO JOVANOTTI

CARMEN CONSOLI

Lorenzo nel palasport sarà uno spettacolo nuovo, pensato e progettato per gli spazi indoor. Lo spettacolo è iniziato il 19 novembre a Rimini a pochi mesi dal trionfale successo di Lorenzo negli Stadi, il tour che con un linguaggio innovativo ha ufficialmente aperto una nuova era degli spettacoli dal vivo e che ha già conquistato, emozionato, travolto 500 mila spettatori.

A quasi un anno dall’uscita dell’ultimo album Disco d’Oro «L’abitudine di tornare» la cantantessa prosegue senza sosta i suoi concerti e, dopo 5 appuntamenti nelle capitali europee che la vedranno impegnata nei prossimi mesi a Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Madrid e Berlino, riparte a gennaio 2016 con il nuovo tour teatrale.

Le melodie indimenticabili dell’era della dinastia Strauss offriranno al pubblico l’occasione unica di sentirsi trasportato nell’Impero Austriaco dell’800.

BOLZANO Palaonda 11 gennaio 2016 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 23 gennaio 2016 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 26 gennaio 2016 ore 21

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WIENER JOHANN STRAUSS GALAKONZERT

MARCO TRAVAGLIO Nel suo nuovo recital teatrale, tutto da ridere per non piangere, Marco Travaglio - con l’aiuto dell’attrice Giorgia Salari, per la regìa di Valerio Binasco - racconta come i giornalisti, gli intellettuali e gli opinionisti più servili del mondo hanno beatificato, osannato, magnificato, propagandato e smarchettato la peggior classe dirigente del mondo, issando sul piedistallo politici incapaci di ogni colore, ma(g) nager voraci, (im)prenditori falliti che hanno quasi distrutto l’Italia e stanno completando l’opera. TRENTO Auditorium S. Chiara 11 marzo 2016 ore 21


trentinoappuntamenti Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEF DEL ZIO ANSELMO Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “San Rocco” di Nave San Rocco. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro VACANZE FORZATE (STESSA CASA... STESSO MARE) Nago. Ore 21. Teatro Casa della Comunità. Spettacolo di Antonella Zucchini con la Filodrammatica di Viarago. Per la 21ª edizione della Rassegna Teatrale “Bruno Cattoi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REGAI DE NOZE Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Valerio Di Piramo con l’Associazione Culturale “Le Voci di Dentro” di Mezzolombardo. Per la 24ª edizione della Rassegna di Teatro Amatoriale “Teatrando” 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTI BONI DE CIACERAR Verla di Giovo. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Per la Rassegna Teatrale Rumo 2016. Per la 9ª edizione della Rassegna Teatrale “Il Pellicano”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MASSA VECIO PER ME FIOLA Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Per l’11ª edizione della Rassegna Teatrale “Ricordando Nicola”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CINA DEI TARTANOC Caldonazzo. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Francis Veber con la Compagnia “El Filò dala Val Rendena” di Pinzolo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CIAULATOTHEMOON PergineValsugana. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di n0 (Dance first, Think later) con Giuseppe Amato ed Elena Gigliotti. Con Ass. Arbalete, Fondazione Campania dei Festival, E 45 Napoli Fringe Festival. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332. Teatro CALENDAR GIRLS Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Si tratta del primo adattamento italiano del testo teatrale, campione d’incassi in Inghilterra, che Tim Firth ha tratto dall’omonimo film. Traduzione e adattamento Stefania Berto-

la. Con Angela Finocchiaro (Chris), Laura Curino (Annie) e Ariella Reggio (Jessie), Silvana Fallisi (Celia), Carlina Torta (Ruth), Matilde Facheris (Cora), Titino Carrara (marito di Annie, marito di Chris), Elsa Bossi (Marie), Marco Brinzi (fotografo/ regista), Noemi Parroni (conferenziera, Lady Cravenshire, giornalista, estetista). Regia Cristina Pezzoli. Info: www.centrosantachiara.it.

31 DOMENICA Teatro UNA SERATA AL... CAMPANILE Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Otto brevi atti comici del grande umorista Achille Campanile, legati in un’unica trama Compagnia “Appunti & Scarabocchi” di Gardolo. Per la 20ª edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BIANCANEVE NEL WEB Gardolo. Ore 16.30. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo con l’Associazione Culturale “Teatrando” di Mezzolombardo. Per la 13ª Rassegna Teatrale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NA CROCIERA DE... SOGNO Romallo. Ore 16.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Gigliola Brunelli con la Filo “S. Genesio” di Calavino e Associazione “Oasi della Valle dei Laghi”. Per la 13ª Rassegna Teatrale di Teatro Amatoriale per Ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CALENDAR GIRLS Trento. Ore 16. Teatro Sociale. Si tratta del primo adattamento italiano del testo teatrale, campione d’incassi in Inghilterra, che Tim Firth ha tratto dall’omonimo film. Traduzione e adattamento Stefania Bertola. Con Angela Finocchiaro (Chris), Laura Curino (Annie) e Ariella Reggio (Jessie), Silvana Fallisi (Celia), Carlina Torta (Ruth), Matilde Facheris (Cora), Titino Carrara (marito di Annie, marito di Chris), Elsa Bossi (Marie), Marco Brinzi (fotografo/regista), Noemi Parroni (conferenziera, Lady Cravenshire, giornalista, estetista). Regia Cristina Pezzoli. Info: www.centrosantachiara.it.

GLI APPUNTAMENTI DI FEBBRAIO 3 MERCOLEDÌ Musica ORCHESTRA HAYDN Trento. Ore 20.30. Auditorium. Arvo volmer, direttore; Alexander

Toradze, pianoforte su musiche di Mikhail Glinka: Ruslan e Ljudmila: Ouverture; Sergej Prokof’ev: Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in sol minore, op. 16; Pëtr Il’i ajkovskij: Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 “Patetica”. Info: www. haydn.it. Teatro LADY MORTACCIA, LA VITA È MERAVIGLIOSA! Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro. Lady Mortaccia è uno spettacolo musicale dalle tinte gotiche e irriverenti, in cui Veronica Pivetti veste i panni di una morte moderna, dinoccolata, sarcastica e candida. Falce al fianco, l’ombrosa signora canta e delira raccontandoci la vita dal suo punto di vista, ovvero l’aldilà. Armati di sorrisi e con l’anima in tasca si può provare ad oltrepassare quella soglia dove Lady Mortaccia ci aspetta per farci sorridere e pensare a uno dei pochi tabù inviolati della nostra epoca, ma soprattutto per rivelarci che la vita è meravigliosa! Spettacolo di Giovanna Gra con Veronica Pivetti, Oreste Valente ed Elisa Benedetta Marinoni, musiche di Maurizio Abeni, regia di Giovanna Gra. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332.

5 VENERDÌ Teatro COL SOLE IN FRONTE - LA STORIA DI RITA ROSANI, DONNA CORAGGIOSA NagoTorbole. Ore 21. Teatro Casa della Comunità. Spettacolo di Paolo Ragno, con Michele Perazzoli (basso acustico), Nicola Tonin (chitarra acustica e cori), Matteo Micheloni (batteria e cori), Gabriele Gabrizio Giuliani (chitarra, voce recitante e cori), Franco Manzini (voce e reading), regia di Franco Manzini. Con la Compagnia Regina Mab. Info: Tel. 0464.505181; www.comune.nago-torbole.tn.it; ww.altogardacultura.it.

6 SABATO Folklore IL CARNEVALE DEI MATOCI Valfloriana. Un lungo corteo di personaggi con maschere lignee e costumi sgargianti scende di villaggio in villaggio per incontrarsi sulla piazza principale di Casatta. Per raggiungere la meta, i “matoci” devono superare una serie di ostacoli e impegnarsi in scanzonati “botta e risposta” satirici, un sistema che richiama l’antico sistema di dazi e pedaggi da pagare per passare da un paese all’altro. Giunti a Casatta i “matoci” vengono accolti dalle maschere guidate dagli “arlecchini” che danno il via alla festa con balli, scherzi, dolci e vin brulè. Info: Apt Valle di Fiemme Tel. 0462.241111.

Musica FESTA DI CARNEVALE A SORAGA Soraga. Ore 21. Sala Polivalente de La Gran Ciasa. Ballo in maschera per festeggiare il Carnevale insieme al gruppo musicale Dolomiten Bier Band. Premiazione della maschera più bella. Info: www.fassa.com. Musica MIND THE GAP / RADIO80 FEATURING ALBERTO CAMERINI Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale, Piazza Garibaldi, 5. Un viaggio nella musica poprock degli anni ‘60-80. Uno spettacolo unico che nasce dall’incontro esplosivo di due cover band trentine tra le più seguite: Mind The Gap Live Band e Radiottanta con Special Guest Alberto Camerini Ingresso biglietti: € 15 intero / € 13,50 ridotto / € 12 amici del teatro. Info: www.teatrodipergine.it.

7 DOMENICA Danza IL GATTO CON GLI STIVALI Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro. Spettacolo con la Compagnia Simona Bucci. Liberamente ispirato al “Gatto con gli stivali”. Interpreti Fabio Bacaloni e Roberto Lori. Costumi e direzione artistica Simona Bucci. La fiaba narra la storia dell’eredità di un mugnaio ai suoi tre figli: un mulino, un asino e un gatto. L’ultimogenito, cui spetta il gatto, ne è dispiaciuto, ma da quel momento la sua vita cambia. Grazie al dono della parola e dell’astuzia, l’animale lo aiuterà a fare fortuna, fino a farlo sposare alla figlia del re. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332. Folklore EL CARNASCÈR DE CIAMPEDEL Campitello di Fassa. Ore 14.30. Piaz de Ciampedel. Una pazza sfilata tra scherzi, sketch e risate. Accanto a “Laché”, “Bufon” e “Marascons” il corteo si arricchisce di maschere che raffigurano ironicamente i mestieri tradizionali, assieme a “faceres da bel e da burt”, i “strions” e “la stries” (stregoni e streghe) e personaggi della tradiizione e delle leggende della Val di Fassa. Info: www. fassa.com.

9 MARTEDÌ Folklore GRAN FALÒ - SALUTIAMO IL CARNEVALE Campitello di Fassa. Ore 20.30. Pian. A conclusione del Carnevale, dopo una maratona di campanelli indossati dai giovani del paese, verrà dato fuoro al falò posto sotto l’abitato di Pian, per terminare ufficialmente il periodo carnevalesco. Info: www.fassa.com.

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trentinomatrimoni SOLO PER I NOSTRI LETTORI, LE IMMAGINI DELLE NOZZE DI GENNYFER CON LUDOVICO E DI ILARIA CON FRANCESCO

I MATRIMONI DEL MESE Lei Nome: Gennyfer Anni: 23 Nata a: Napoli Residente a: Mori Parrucchiere: Arté parrucchiere - Mori Truccatore: Belle naturalmente - Rovereto Occupazione: Addetta alle vendite

Lui Nome: Ludovico Anni: 22 Nato a: Napoli Residente a: Mori Barbiere: Arté parrucchiere Occupazione: Addetto alle vendite

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trentinomatrimoni Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com

Matrimonio: Data: Luogo: Invitati: Ricevimento: Catering: Fiori e bouquet: Bomboniere: Torta nuziale: Viaggio di nozze: Vivranno a:

Religioso 26 settembre 2015 Mori Vecchio 50 Ristorante Prime Rose Ristorante Prime Rose Cinzia Fonso Trintinaglia Wedding Photo Gelateria Bologna - Mori Napoli, 10 giorni Mori

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Ricevimento: Fiori e bouquet: Bomboniere:

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Religioso 27 giugno 2015 Caderzone Terme Villa di Campo - Campo Lomaso Le Ginestre - Pieve di Bono Campagna Telethon

Servizio fotografico a cura di: Tamara Cagnin Photography www.tamaracagnin.com


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Lei

Lui

Nome: Ilaria Anni: 29 Nata a: Tione di Trento Parrucchiere: Salone Lui & Lei - Carisolo Occupazione: Arma dei Carabinieri

Nome: Francesco Anni: 33 Nato a: Tione di Trento Vestito: Armani Barbiere: Michele Gualdi - Condino Occupazione: Ingegnere meccanico

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L’ULTRA REALISMO NEI VOLTI E NEI CORPI ARIANNA PAPINI CELEBRA LA “COCCINELLA”

A MEZZOCORONA LA BELLA MOSTRA DI MARIO COLOMBELLI​

DAL 15 GENNAIO, AL PALAZZO ASSESSORILE A CLES

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l 2016 sarà per la cooperativa La Coccinella di Cles un anno davvero particolare. A vent’anni dalla sua fondazione ripercorrerà la strada fatta, i cambiamenti, le scoperte, le innovazioni e lo farà attraverso una serie di eventi su tutto il territorio, dove sono sparsi i ben 19 nidi che gestisce. Laboratori, incontri, attività, proposte caratterizzeranno il programma di “20+1”. Perché 20+1? Perché due decenni sono già passati, ma la cooperativa ha già gettato le basi del suo futuro. Si parte venerdì 15 gennaio, con Arianna Papini, nota scrittrice, illustratrice, editrice e arte terapeuta toscana, molto amica della cooperativa. Papini sarà presente a Cles (Palazzo Assessorile), alle 18.00, per presentare il suo ultimo libro “Liberi Tutti” dedicato a Giuseppina Foffano, presidente e fondatrice de La Coccinella, realtà che negli anni si è distinta per servizi sempre innovativi e all’avanguardia per i piccoli e le loro famiglie e Silvana (Buono), coordinatrice pedagogica del nido di Brentonico, dove il diritto al rischio è realtà. Nel libro infatti si parla del coraggio e della paura, della forza della vita, del diritto di rischiare per trovare la propria strada, a partire dalla primissima infanzia. Come tutti i libri di Papini, anche questo non ha un’età. “È un libro per tutti, perché ognuno, nelle varie fasi della sua vita, può cogliere un messaggio. Per i piccoli è una storia in cui ritroveranno i “sì” e “no” che caratterizzano la loro età, per i più grandi, per i genitori, è occasione per interrogarsi sul senso di voler difendere i propri bambini dal mondo. I bambini ce la possono fare, dobbiamo dar loro fiducia, non limitarli. È necessario per i genitori rendersi conto, quanto prima, che la loro paura genera insicurezza nei bambini ed è forse meglio aiutarli a capire, sperimentare, conoscere le cose del mondo, perché solo così non saranno impreparati alla vita. Opporre dei divieti preventivi, significa rinunciare all’educazione al pericolo e tutti noi sappiamo, nel bene e nel male, quanto è più pericoloso quello che non si conosce rispetto a ciò che si conosce”. 92

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ella sala espositiva della Vicinia, sede della Biblioteca di Mezzolombardo, è stata inaugurata la mostra pittorica di Mario Colombelli, pittore di origine lombarda ma da una quarantina d’anni residente a Lasino, dopo aver sposato Francesca, una ragazza del luogo. Colombelli è un artista incluso nell’ampio libro di Renzo Francescotti “Bottega d’artista 2” (Curcu & Genovese), presentato alla fine di novembre alle Cantine Ferrari, con la prefazione e la presentazione di Mario Cossali. Erano presenti, tra gli altri, la bibliotecaria Margherita Faes e i due pittori gardesani Luigi Meregalli e Mauro Berlanda, della storica Associazione “Amici dell’Arte” (Il primo ne è presidente), anch’essi artisti inclusi nel libro citato. Ha aperto la manifestazione l’assessore alla Cultura Monica Bacca, che ha ricordato come Colombelli abbia esposto negli stessi spazi, per due volte, in questi ultimi anni e come abbia tenuto con successo corsi di disegno per i ragazzi del luogo. È seguita la presentazione di Renzo Francescotti, scrittore e storico dell’arte che conosce bene Colombelli per avere scritto di lui e averlo presentato in altre mostre, ad Arco e Levico. Francescotti ha messo in luce la stupefacente tecnica della pittura ad olio di quest’artista diplomato a pieni voti all’Accademia di Brera con Domenico Purificato, frutto di infinite velature che conferiscono alle opere un sostanza raffinata e anche misteriosa. Ha spiegato come questo artista, dopo un lungo periodo di pittura molto diversa, con richiami alla linea serpeggiante del Liberty, al colorismo del Blaue Reiter e al dinamismo futurista, sia arrivato negli ultimi anni auna pittura apparentemente ultra-realista. Ma non di un super-realismo si tratta, bensì di una pittura lirica, alla ricerca della massima luminosità, virata all’interno della tele su un’unica fondamentale cromia. Una pittura non ultra-realista ma “sovra-realista”, intrisa di pollini di luce, alla ricerca della bellezza eternamente sfuggente; una pittura controcorrente in un tempo cupo e disastrato come appare in gran parte il nostro.


trentinoscoop&news

LE OPERE DI LUCIANO ZANONI INAUGURANO LO “SPAZIO DELLE ARTI” ALLO STORICO CENTRO COLOR DI VIA PARADISI 7 A TRENTO SI È APERTO UNO SPAZIO ESPOSITIVO DENOMINATO “SPAZIO DELLE ARTI”. SPAZIO CHE HA INAUGURATO IL PROPRIO PERCORSO CON UNA MOSTRA PERSONALE DI LUCIANO ZANONI, CURATA DA GIANLUIGI ROCCA E DA ANDREA ZANOTTI

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n questi ultimi anni di crisi nella città di Trento – il discorso però si potrebbe allargare all’area provinciale – diverse gallerie d’arte private e spazi pubblici sono scomparse, impoverendo il clima culturale della città stessa. Soprattutto non permettendo più agli artisti che operano in periferia e ai giovani di mostrare la loro arte, di aprire i loro progetti agli amanti dell’arte. Ci fa quindi molto piacere, anzi un immenso piacere, sapere che presso lo storico Centro Color di Monica Giovanazzi, in Via Paradisi 7 a Trento, si è aperto uno spazio espositivo denominato “Spazio delle Arti”. Spazio che ha inaugurato il proprio percorso con una mostra personale di Luciano Zanoni, curata da Gianluigi Rocca e da Andrea Zanotti (chiude il 16 gennaio). Un’apertura sicuramente di grande effetto e di grande caratura professionale. Già il titolo, “Naturae”, ci introduce nell’infuocato e magico mondo della fucina di Caldes dove l’artista, ormai noto in tutta Europa, forgia già da molti anni dei veri e propri capolavori artistici, dimostrando come l’artigianato, quello con l’A maiuscola, ricco di saperi, possa sconfinare nell’Arte, sempre quella con la A maiuscola.

Da sinistra, Gianluigi Rocca, Monica Giovanazzi, Luciano Zanoni e Adolfo Giovanazzi

Le opere esposte provengono quasi tutte da collezioni private, permettendoci quindi sia di ammirare lavori altrimenti “privatizzati”, sia di impossessarsi di questo variegato mondo fatto di pannocchie, cavoli, mele, ciliegie, pere, olivi, rapanelli, tutti rigorosamente fatti in ferro battuto, tutti nati dal furore del fuoco, da quella fucina dove i maghi sanno trasmutare il minerale in ferro e il ferro, in mani sapienti, in puro spirito montano. Battere il ferro per Zanoni è anche costante metafora dell’esistenza umana: In un paio di minuti il metallo si raffredda e poi è troppo tardi. In quei momenti devi battere, battere, battere, e farlo anche in modo “cattivo”, per metterci tutta la forza e l’energia che hai dentro. Attraverso i suoi oggetti Zanoni vuole recuperare e ricordare un tempo storico dove l’agricoltura e la stessa vita quotidiana erano scandite da profondi valori sociali e individuali. Valori rappresentati dalla forza e dalla virilità del tronco d’olivo, di quello dell’albero della mela “Canada” (quasi estinta) – oggi in bella mostra all’Istituto Agrario di San Michele –, di decine e decine di lavori che si lasciano abbracciare, toccare, odorare, sentire perché ogni opera è per Luciano Zanoni un piccolo cosmo che abbraccia mille significati e che trascende spazio e tempo. Ogni elemento della natura porta con sé il senso stesso della vita. Un riconoscimento simbolico quello dell’artista che impedisce la rottura tra l’uomo e il mondo, tra l’Io e l’universo. Info: tel. 0461.986677. Fiorenzo Degasperi

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A BIRMINGHAM PREMIATI I FORMAGGI TRENTINI SCRIVERE INSIEME LA STORIA DEI SERRAMENTI

TRENTINGRANA DOP E CASOLET VAL DI SOLE AL WORLD CHEESE AWARDS

INTERNORM CRESCE ANCHE NEL 2015. ASSIEME AI SUOI PARTNER

I Daniele La Sala, A.D. Internorm Italia e Johann Pichler, A.D. Internorm

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opo diverse annate di stasi se non di recessione nel settore dei serramenti in Italia e nel resto d’Europa, Daniele La Sala, amministratore delegato della filiale italiana del più grande costruttore europeo, ha tracciato un bilancio positivo, dando nuove aspettative al comparto, almeno per quanto riguarda i prodotti di fascia alta. Già nel Convegno Nazionale Internorm del 25 settembre scorso, Johann Pichler, Amministratore Delegato Internorm, aveva presentato i dati del gruppo in tutti i Paesi europei mostrando che l’avanzata del gigante austriaco delle finestre è inarrestabile, pur in un momento di stasi del mercato edile anche in Paesi che hanno sentito meno la crisi degli ultimi anni, come la Germania, i Paesi Scandinavi e il Regno Unito. Riguardo l’Italia, La Sala si era soffermato sui prodotti che più aiutano Internorm a reagire ai momenti di stallo del mercato italiano delle costruzioni, sottolineando quanto sulla salute del gruppo incidano positivamente prodotti che in genere vengono definiti di nicchia, come il legno/alluminio e l’ammiraglia KF500, o anche gli scorrevoli, che rappresentano la punta di diamante della produzione Internorm.
È stato interessante anche sapere da Johann Pichler che il gruppo Internorm raccoglie non più solo i 3 stabilimenti in Austria che da decenni sfornano tutta la produzione Internorm, ma anche nuove aziende in Paesi come la Danimarca, ad esempio, o la Slovacchia, Nell’intervento di Daniele La Sala è stato evidenziato in particolare il forte legame tra Internorm e i suoi Partner, in Italia come nel resto d’Europa, un’altra ricetta che, attraverso gli strumenti che Internorm mette a disposizione dei suoi distributori, costituisce il piatto forte dell’azienda 94

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formaggi con la montagna nel cuore hanno conquistato una nuova vetta: Silver Medal per Trentingrana DOP 24 mesi e Bronze Medal per Casolet Val di Sole nelle rispettive categorie. Erano 3000 le eccellenze provenienti da tutto il mondo in gara al World Cheese Awards tenutosi lo scorso giovedì 26 novembre a Birmingham nel Regno Unito, inaugurando il BB GOOD FOOD WINTER SHOW. Il Gruppo Formaggi del Trentino ha partecipato alla competizione internazionale in rappresentanza del suo territorio, aggiudicandosi questi importanti riconoscimenti, espressione dell’apprezzamento della tipicità e qualità casearia trentina, anche da parte di Paesi molto lontani dalle tradizioni e dalle nostre abitudini di consumo. Lo dimostra il crescente interesse dei consumatori, sempre più sensibili a scelte alimentari di “qualità”, e degli operatori professionali, tra cui diversi chef stellati che hanno introdotto i formaggi del Gruppo nei loro menù. A essere premiate, la qualità delle materie prime – genuine e assolutamente trentine –, la lunga tradizione casearia – che fa parte della storia, dell’economia, della cultura del territorio – le rigide verifiche di filiera operate dal Consorzio Concast per garantire prodotti controllati e sicuri.

e della sintesi prodotto/servizio che è in grado di offrire sul mercato.
Come recita il film istituzionale che Internorm ha diffuso nella seconda metà dell’anno, con il motto “Internorm e i suoi Partner scrivono insieme la storia dei serramenti”, l’importanza della collaborazione con i Partner locali è cruciale per offrire quel circolo di qualità totale di cui già dagli anni 80, Internorm è stata una delle prime società in Europa ad essere perfetta interprete. I dati di mercato di fine 2015, che vedono Internorm in Italia crescere leggermente rispetto allo scorso anno a dispetto di un mercato stagnante ed affermare sempre di più i prodotti di fascia alta, dimostrano che la via della qualità è quella premiante e che nel mercato dei serramenti la leadership tecnologica può coincidere con quella industriale.


trentinoscoop&news

LA TARGA PRO CULTURA A FRANCESCOTTI FESTA DELL’AMICIZIA UNIVERSALE

È PRESIDENTE DA TRENT’ANNI

CON GIUSEPPINA ALLA FESTA DEL GRAND HOTEL DI TRENTO

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l consueto, proverbiale e tradizionale pranzo dell’amicizia mondiale, tenuto come sempre nella prestigiosa sala del Grand Hotel Trento, più affollato del solito con una intensa atmosfera di gioia, serenità ed allegria è stato di grande entusiasmo. Nell’occasione, la dott.ssa Alma Pedron ha presentato uno dei suoi libri... Tra gli invitati c’era il tenore Renato e il soprano Marina dell’Arena di Verona, conosciutisi proprio grazie a Giuseppina, dopo una veloce occhiata e previo accordo armonico hanno intonato il “Tu scendi dalle stelle”, raccogliendo grandi applausi. Infine, per restare in tema natalizio, ecco arrivare allegramente con grande scampanellio Babbo Natale, prodigo di piccoli portafortuna per tutti.

1. Walter, Jenny, Elena, Franz, Martas, Giusy, Ania, AnnaMaria, Paola, Renzo. 2. Anje, Marco, Margit, Giusy. 3. Barbara, Flavio, Giusy (seduti), Oriella e Gabrielli. 4. Roberta, Lilli, Erica, Giusy, Albert, Ania. 5. Barbara, Antonella, Marianna e Joy.

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ala affollata e pubblico caloroso al Centro Rosmini di Trento nella serata organizzata dalla “Pro Cultura”. Questa volta la manifestazione, promossa dalla storica Associazione, era dedicata al suo trentennale presidente, nelle sue vesti di poeta, scrittore, intellettuale, organizzatore culturale. Relatore lo scrittore Mauro Neri, compente del Direttivo e amico di lunga data di Francescotti. Dopo l’introduzione di Renzo Luca Carrozzini, vicepresidente della “Pro Cultura”, Neri ha parlato di Francescotti organizzando brillantemente il suo discorso intorno a una serie di “parole chiave”. A cominciare da “homo magister”, ovvero ricordando l‘attività durata 37 anni di insegnante nelle scuole primarie e superiori, ma che è continuata anche in seguito con una serie di incontri nelle scuole e soprattutto con la sua scuola di poesia. Proseguendo con l’”homo poeticus” (Francescotti si sente innanzitutto un poeta) con al suo attivo 23 raccolte di poesie in dialetto e in italiano quattro delle quali tradotte all’estero, con la presenza di questo autore in prestigiose antologie italiane ed estere. Poi l’”homo narrans” con al suo attivo due libri di racconti e sei romanzi, alcuni dei quali ripubblicati anche a distanza di anni, opere all’insegna della “genuinità, della dirittura morale, dalla vita semplice, del desiderio di libertà”. Quindi l”homo artisticus” con al suo attivo oltre trenta cataloghi d’arte e monografie, l’ultima delle quali “Bottega d’artista 2“ da poco edita da Curcu & Genovese , che fanno di lui uno dei più noti storici dell’arte trentina. Come “homo historicus” Francescotti ha al suo attivo, otre altri, libri sulla Resistenza, sui prigionieri trentini in Russia alla Prima guerra mondiale, sui quartieri e sobborghi di Trento, e a cui ha ampiamente attinto per la sua narrativa. Come “homo vernaculus”, ovvero come autore di poemetti in dialetto. Neri ha poi proseguito parlando di questo autore come “homo celticus”, autore di “Celtica”, parlando della sua visone del mondo simile a quella dei Celti; dell’ “homo periodista”, ovvero ella sua attività giornalistica a cui sono nati ben nove libri; e dell’”homo musicus” dicendo della sua attività di direttore del mitico “Gruppi Neruda” in attività, da quasi mezzo secolo, con circa 700 spettacoli, recital e letture in Italia e all’estero. L’impegnativa carrellata di Muro Neri è stata intervallata da applaudite letture di Arrigo Dalfovo e Chiara Turrini, colonne del Gruppo “Neruda”.

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IL LIBRO DEL MESE

“IL TINELLO DEL DIALETTO” A TRENTO, RECITAL DI POESIE E MUSICA CON ANITA ANIBALDI

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l Circolo pensionati Sant’Antonio e l’Associazione Parkinson Trento ONLUS si sono riuniti il 16 dicembre, per festeggiare il Natale insieme, presso la sala polifunzionale dell’oratorio S. Antonio. I poeti Anita Anibaldi e Renzo Francescotti, accompagnati dalla pianista prof.ssa Cristina Endrizzi, hanno letto al pubblico numeroso e attento, quasi cento persone, una selezione delle loro migliori poesie dialettali. Prima di iniziare la carrellata di poesie, la Presidente del Circolo Pensionati S.Antonio, Amina Wolf, ha presentato il curriculum dei 3 artisti trentini, conosciuti dal vasto pubblico per le loro opere letterarie e musicali. Sono state lette agli spettatori 12 poesie, raggruppate in gruppi di 4, dove i testi poetici di Francescotti e Anibaldi si alternavano. Il pubblico ha applaudito con entusiasmo, dimostrando di saper apprezzare la profondità e l’originalità dei testi, che spaziavano dalle tematiche sentimentali a quelle religiose e sociali. Testi poetici molto sentiti, di alta qualità letteraria. Nella lettura i due poeti sono stati accompagnati al pianoforte da Cristina Endrizzi. Molto applaudita anche la pianista, a fine serata, per la sua Fantasia Musicale Natalizia, particolarmente suggestiva, che ha messo in risalto le sue spiccate doti di musicista provetta. Al termine dell’incontro, le due associazioni hanno preparato un grande rinfresco per gli associati. I due presidenti, la dott.ssa Amina Wolf per il Circolo pensionati S. Antonio e Domenico Manigrasso, per l’Associazione Parkinson, hanno sottolineato che è stato bello vedere la comunione di interesse di tutti i presenti, verso la poesia e la musica; sono arti capaci di creare l’occasione per conoscere nuove persone nel dono dell’amicizia e per riconoscere nell’arte l’anello di congiunzione delle relazioni umane, per tutto questo hanno ringraziato il lavoro degli artisti.

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I LUOGHI DELLA PRESENZA IN TRENTINO ALTO ADIGE DI FRANCESCO GIUSEPPE E CARLO, LA STORIA PUBBLICA E PRIVATA DEGLI ULTIMI ASBURGO, RICOSTRUITA DA LICIA CAMPI PEZZI. UN MODO PER INDAGARE LE RADICI STORICHE E CULTURALI DEL NOSTRO TERRITORIO

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ino a qualche decennio fa, non era infrequente incontrare persone anziane che parlavano dei tempi di “Kaiser Franz Joseph”, non per sentito dire, ma per esperienza diretta. Alcuni di loro, avevano potuto vederlo di persona durante i suoi soggiorni in Tirolo, per turismo o più spesso per assistere alle manovre militari. Qualche signora dai capelli bianchi, ricordava ancora a memoria le poesie d’occasione recitate, all’età di sei o sette anni, indossando un abitino bianco, in onore di Francesco Giuseppe o della sua leggiadra e sfuggente imperatrice Sissi. La fedeltà all’imperatore, specialmente nelle campagne, non era in discussione, ma quattro anni di guerra, con le sue privazioni, l’avevano fatta passare in secondo piano rispetto al problema della sopravvivenza. Nella famiglia di chi scrive, si tramanda un episodio che la dice lunga sul disorientamento che colpì gli abitanti dell’attuale Trentino Alto-Adige alla fine della Grande Guerra. Per tutta la durata del conflitto, parte della casa e l’orto del


trentinolibreria Federica Brambilla Vite Passate, Vite Quantiche Un viaggio nelle tue vite passate... attraverso la scienza My Life Edizioni L’autrice, dopo anni di pratica, di sedute con pazienti e di studi approfonditi, ci illustra, in modo semplice e di facile lettura, come funziona la regressione alle vite passate e come questa possa portare benefici alla nostra vita. Con questo libro scopriamo una realtà scientifica e filosofica che sconvolgerà le nostre vite. Scopri la realtà scientifica e l’approccio filosofico della regressione alle vite passate per portare benefici alla tua attuale esistenza. Le vite passate non sono più solo una possibilità, bensì una realtà riconosciuta dalla fisica. Spazio e tempo sono categorie concettuali, ma anche dimensioni a cui accedere per farne esperienza proprio grazie alle tecniche di regressione e ipnosi.

Maurizio Scudiero Arte Trentina del XX secolo U.C.T. La prima Storia dell’Arte Trentina del XX Secolo. Cent’anni in cui si sono sviluppate le innumerevoli forme d’arte figurative e astratte, che venivano dalla testa, ma spesso anche dal cuore, degli artisti trentini, nell’intento di rapportarsi e comunicare con la realtà sociale. Scudiero, autore dell’opera, analizza nel dettaglio e nel complessivo l’evolversi di stili e correnti che si susseguono lungo il secolo appena trascorso. Si tratta di un percorso articolato per via della posizione strategica della nostra provincia che si è trovata a lungo quale crocevia delle correnti artistiche italiane e mitteleuropee. Per questo motivo, cioè per poter meglio comprendere quanto è accaduto, l’opera è suddivisa per decenni che sono di volta in volta preceduti da una sintesi degli eventi relativi al periodo in modo tale da poter contestualizzare i fatti artistici nel più ampio scenario della storia.

mio bisnonno, in Val di Non erano stati requisiti dall’esercito austro-ungarico. La convivenza non era stata facile e a forza di sequestri nascosti dietro il paravento della legalità o di furti perpetrati in segreto, alla fine della guerra gli era rimasta solo una capra. – Sei italiano o tedesco? – gli chiesero i soldati che stavano abbandonando la provincia. La domanda era pretestuosa, perché se si fosse dichiarato come appartenente al nemico vincitore sarebbe stato accusato di tradimento, lui che era stato un Kaiserjäger; se avesse invece confermato la fedeltà all’Austria, forse avrebbero preteso il prezioso quadrupede come ultimo sacrificio per la patria ormai in frantumi. Alla disperata ricerca di una risposta che salvasse letteralmente “capra e cavoli”, il bisnonno dichiarò: – Sono tirolese. Quel richiamo al popolo libero e montanaro che aveva costituito per quasi sei secoli la provincia fedelissima della Casa d’Austria non bastò e il bisnonno si vide privato dell’unico animale superstite della sua stalla. Alle prese con la fame e la miseria, come lui, molti trentini non ebbero il tempo di pensare allo scossone che la storia aveva appena riservato loro e che poneva fine ad un vincolo, quello con l’imperatore, che era sembrato indissolubile. La storia del Trentino Alto-Adige, si legò ufficialmente a quella della famiglia Asburgo il 26 gennaio 1363, quando si perfezionò l’atto di cessione della Contea del Tirolo da parte dell’ultima erede, Margherita, dopo la morte del suo unico figlio Mainardo III. Rodolfo d’Asburgo era il suo parente più prossimo e grazie a questo documento potè ampliare notevolmente i domini della

Pino Dellasega Ho camminato con le stelle Mille chilometri a piedi verso Santiago Valentina Trentini, Editore Svariate sono le motivazioni che spingono le persone ad affrontare il Cammino di Santiago de Compostela: chi per una ricerca interiore, chi per prendere una decisione importante sulla propria vita, chi per dimenticare un dolore, chi per mettersi alla prova fisicamente o psicologicamente, chi per tutti questi motivi assieme, chi senza una motivazione precisa in testa, ma con la necessità di alleggerire la propria anima... Per Pino Dellasega il cammino è sempre stato un fulcro di vita e vitalità, ma il suo significato più intimo e profondo ancora doveva essere da lui completamente scoperto e compreso. Di qui la decisione di camminare in solitaria per oltre mille chilometri, da Lourdes a Santiago de Compostela e da lì fino a Finisterre e Muxia. Da questa esperienza è nato un ricco racconto di Cammino, dove i ricordi di una vita affiorano passo dopo passo e la Via per Santiago si sovrappone alla Via Lattea, fino a condurlo nel cuore del suo “Paradiso”.

famiglia proveniente dal Castello di Habichtsburg, in Svizzera. Il nome, poi abbreviato in Habsburg, significa “Castello dell’Astore” o Castello del falco e si riferisce ad una leggenda secondo la quale Radbot, conte di Alsazia, durante una battuta di caccia perse il suo falco (in tedesco “Habicht”). Andò a cercarlo, e dopo molto tempo lo ritrovò sul Wülpelsberg, una collina vicino al fiume Aare. Così decise di costruire il suo castello proprio in quel luogo. Nel documento Margherita dichiarava che avrebbe mantenuto la reggenza del Tirolo fino alla sua morte, ma in seguito alla contrarietà di alcuni aristocratici locali, Rodolfo la convinse a cedere definitivamente il potere nel settembre dello stesso anno. Da quel momento in poi, la storia del Tirolo si intreccerà con quella della Casa d’Asburgo e non se ne separerà fino al 1918. Il primo personaggio di rilievo ad avere un rapporto significativo con la nostra regione fu Massimiliano I d’Asburgo, che ereditò la Contea del Tirolo dal cugino Sigismondo ed elesse Innsbruck come sua residenza preferita. Le occasioni in cui soggiornò in Tirolo furono numerose. Di tutte, si ricordano qui solo le più significative. Partiamo da Malles, dove il 20 luglio 1496, Massimiliano incontrò Ludovico il Moro e Beatrice d’Este all’Abbazia di Marienberg...

Licia Campi Pezzi

Francesco Giuseppe - Una dinastia al tramonto I SOGGIORNI DELL’IMPERATORE IN TRENTINO ALTO ADIGE

Curcu & Genovese (Euro 16,00)

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trentinolosapevate

Volti nella Storia

la frase

Per saperne di più:

«Nessuna velleità di passare per poeta o di aver fatto poesia. Solo la volontà di fissare in carta la voce genuina del dialetto di Cusiano, nel momento attuale...»

Bibliografia: Quirino Bezzi, La val di Sole, Centro Studi per la Val di Sole, 1975; Quirino Bezzi, La Pro Patria la Lega Nazionale e la Dante Alighieri nel Trentino. Con appendice sulla loro opera in Val di Sole...; Quirino Bezzi, Racconti e leggende della Val di Sole, 1954.; Vincenzo Calì, Luigi Zobele Ricordo di Quirino Bezzi, in Bollettino del Museo trentino del Risorgimento, Trento, A. 38 (1989) n. 2; pp. 89-92

QUIRINO BEZZI (1914-1989) ETÀ Quirino Bezzi nacque a Cusiano, un paesino vicino ad Ossana, in Valle di Sole, il 5 novembre 1914. Nella sua famiglia vi furono altri personaggi noti, come il pittore Bartolomeo e il garibaldino Ergisto.

INSEGNANTE Frequentò il ginnasio, diplomandosi come maestro. Non appena ultimati gli studi, si trasferì a Trento dove andò a lavorare come insegnante.

VAL DI SOLE NEL CUORE Benché risiedesse stabilmente in città per lavoro, rimase sempre molto legato alla sua valle, tanto che ogni estate, con la chiusura delle scuole, vi tornava per trascorre re le vacanze. Dimostrò il suo at t a c c amento anche compiendo diversi studi sulla storia delle valle, a cui rese lode anche scrivendo numerose poesie in dialetto solandro. Attivo membro della vita culturale del luogo, fu inoltre tra i fondatori, e presidente per vent’anni, del centro Studi per la Val di Sole, nato nel 1966 per promuovere e divulgare ricerche sulla storia e la cultura locale.

GIORNALISTA Bezzi collaborò anche come giornalista pubblicista con diverse testate, locali e non, come L’Avvenire d’Italia; Il Corrie98

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re Tridentino; L’Adige; L’Alto Adige; Vita Trentina; Strenna Trentina; il Gazzettino; Lo Scarpone; Escursionismo; il Bollettino della SAT e Ciàcere en trentin (di queste ultime due riviste fu anche direttore).

INCARICHI EXTRA Durante la sua attività ricoprì moltissime cariche, legate all’ambiente storico-culturale trentino: fu presidente del comitato trentino della società “Dante Alighieri”, presidente della sezione trentina “Associazione mazziniana italiana”; presidente generale della SAT; vicepresidente del Museo trentino del Risorgimento e della lotta per la libertà. Divenne anche membro del consiglio di amministrazione del Museo tridentino di scienze naturali, oltre che socio dell’Accademia roveretana degli Agiati.

gomento che riprese qualche anno dopo con la stesura del “Dizionario comparato delle voci gergali tarone”, che uscì per le stampe nel 1975.

ALTRI STUDI Il poliedrico insegnante dedicò una delle sue ricerche storiche anche ai “Notai che operarono nella valle dal 1200 al 1800”, nel 1967, ma compì degli studi anche sulla storia dell’arte, pubblicando un’opera sugli “Affeschi nella chiesa di Cusiano” ed uno scritto sugli “Immigrati e artisti valtellinesi”.

LA RACCOLTA POETICA

LE OPERE Una delle sue prime opere pubblicate fu la raccolta “Uomini illustri della Val di Sole”, nel 1953, a cui seguirono i “Racconti e leggende della Val di Sole” l’anno dopo, e “La Valle di Sole - Guida Storica” nel 1959. Nel 1972 scrisse invece una storia della Sat in una versione per ragazzi.

BEZZI GLOTTOLOGO In quello stesso 1972 si occupò anche della ripubblicazione di un’opera scritta da Cesare Battisti sul “Tarón o Gaìn”, ovvero il gergo dei calderai, gli artigiani che fabbricavano caldaie e pentole, ar-

La sua passione per la poesia in dialetto solandro sfociò nella pubblicazione di tre volumetti tra il 1960 e il 1969, che furono poi raccolti in “La Montanara”.

A ERGISTO BEZZI A cinquant’anni dalla sua scomparsa, nel 1970, Quirino dedicò un saggio al suo antenato Ergisto (1853-1920) repubblicano antimonarchico, che fu nell’impresa dei Mille.

LA FINE Quirino Bezzi morì il 25 febbraio 1989 a Trento.

Hanno detto di lui «Sempre spinto verso una cultura non elitaria, bensì a largo raggio, coinvolgente il popolo al quale si sentiva fortemente legato».


trentinoscoop&news

“CIALENDER NONES” 2016: UN VIAGGIO IN VALLE DI NON

“BLU INDIGO”. LE NOSTRE TRADIZIONI MUSICALI TREDICI PUNTATE SU RADIODUE, CURATE DA DANIELE TORRESAN

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a programmazione radiofonica a diffusione regionale su Radio2 della Struttura di Programmi della Sede RAI di Trento, che prende il via dal primo gennaio, prevede: la domenica pomeriggio, con inizio ad ore 14.00, “Sommario” mezz’ora dedicata alla comicità dove ospiti surreali, guidati da Mario Cagol, propongono idee innovative dal mondo della tecnologia a quello della moda, alla cucina e tanto altro. Il martedì pomeriggio, alle 15, “Trentino 1914-1915”: una cronaca puntuale, che ci riporta a cento anni fa facendoci rivivere le reazioni, le sensazioni, le emozioni contrastanti di fronte ad un periodo unico e tragico della storia del mondo. Lo spazio radiofonico di un quarto d’ora è curato da Stefano Uccia. Segue “Blu indigo. Il Trentino scopre le tradizioni musicali delle genti che accoglie”: programma dedicato alla world music. Il mondo musicale legato alla presenza delle popolazioni che arrivano in Trentino da tutti i continenti e che, con sempre maggiore pertinenza, si affacciano nel panorama artistico e discografico italiano. Le 13 puntate sono curate da Daniele Torresan. Alle 15.45 va in onda “Mizacoles de ladins. Ritratti e appunti sparsi sulla comunità della Val di Fassa”: il programma, curato da Giorgio Balducci, descrive quella che è oggi la “ladinità” della val di Fassa in equilibrio tra tradizione e modernità. Il martedì si conclude con “Cronache monastiche”: una rivisitazione, a cura di Flavio Pedrotti, dei luoghi e dei culti che hanno interessato l’arco alpino. Il mercoledì si apre con la replica di “Sommario” mezz’ora dedicata alla comicità. Alle 15.30 si propone “A piedi nudi sul palco”, programma d’informazione, attualità e cultura teatrale curato da Flavio Pedrotti. Conclude le tramissioni del mercoledì

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n viaz atorn la Val de Non”. 140 anni fa un lungo poemetto scritto in lingua nonesa da Bepo Sicher, maestro di scuola originario di Coredo, descriveva un immaginario viaggio nella valle partendo dalla Rocchetta e salendo su su accompagnando un amico al quale illustrava le bellezze dei luoghi. Bellezze di un tempo non ancora violate in certi punti da un modernismo talvolta incontrollato che con nostalgia possiamo ancora ammirare sulla nuova edizione del “cialènder nones” che torna puntuale grazie all’impegno degli amici della Charta della Regola” di Cavareno che proprio “sfruttando” positivamente i versi dell’originale opera di Bepo Sicher hanno impreziosito il tradizionale calendario con immagini ormai storiche della valle soffermandosi nelle piazze dei paesi peraltro talvolta irriconoscibili. Mese per mese, paese per paese (o meglio ancora villaggio) “el viaz atorn la Val de Non” è accompagnato dalle strofe del Sicher che riesce nel dialetto del 1876 a pennellare le tappe lungo il cammino che i due protagonisti hanno concluso dopo cinque giornate. Un “cialènder”, curato anche quest’anno dall’esperienza ormai collaudata di Stefano Battocletti, che rappresenta un pezzo di assoluto interesse per l’intera Valle di Non da San Romedio a Ruffrè, da Senale a Revò, da Dambel a Castelfondo ma anche un ulteriore oggetto da collezione per tutti coloro che amano rivivere la nostra storia, le nostre tradizioni grazie alla felice iniziativa della Charta della Regola di Cavareno. (C.R.)

“Pianeta trentino della musica jazz”, a cura di Daniele Torresan. La vita musicale trentina dei generi “leggeri” è raccontata con le storie dei gruppi musicali e dei singoli artisti: i compositori, gli interpreti e gli esecutori. Il venerdì pomeriggio, a cura di Stefano Uccia, replica di “Attenti a noi due”, programma comico-satirico scritto e interpretato da Lucio Gardin e Loredana Cont. I “due”, in particolare, propongono gags e “siparietti” di tipica espressione trentina. Da febbraio a marzo lo stesso spazio è occupato dal programma, curato da Stefano Uccia, “Conduttore per un giorno”: in ogni puntata è presente un personaggio famoso del mondo dello sport, della cultura, del teatro. Alle 15.30, “Truffe da collezione. Raggiri e imbrogli per … appassionati” sceneggiato radiofonico, curato da Giorgio Balducci, dedicato alle truffe legate al mondo dell’arte e degli oggetti di alta raffinatezza. Segue “Dire, fare, sapere” un percorso, a cura di Flavio Pedrotti, attraverso associazioni e club che hanno caratterizzato la vita culturale del Trentino. Il venerdì si chiude con “Enrosadira: i colori delle dolomiti” programma, curato da Giorgio Balducci, che si occupa di cultura, sport, sci ed ambiente alpino. 99

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Le lune di Kako / di Flora Graiff

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politici di maggior peso in Italia, sia del Governo che dell’Opposizione, hanno in comune una cosa: aver frequentato più il mondo dello spettacolo che le sezioni dei partiti. E questo spiega molte cose: perché, ad esempio, circolano più battute che argomenti. Dunque: Matteo Renzi e Matteo Salvini sono stati concorrenti di quiz televisivi, Silvio Berlusconi cantava sulle navi da crociera, Beppe Grillo è comico di mestiere. Purtroppo anche il commento politico in Italia ormai è appannaggio dei personaggi dello spettacolo, perlopiù comici televisivi: Roberto Benigni, Maurizio Crozza, Antonio Ricci, Luciana Littizzetto, le Iene, ecc.

FLORA GRAIFF Cartoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica, ha al

suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che hanno scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.


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