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ISSN 1724-5508
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RING
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RING di Pino Loperfido
di Tiziana Tomasini
perfidie
COSE CHE SI PENSANO QUANDO PASSA UN’AMBULANZA A SIRENE SPIEGATE
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i solito, quando succede trovi sempre il simpaticone che ti dice: “Sono venuti a prenderti”. E vabbé. Dice: si fa per scherzare. Sì, insomma, per esorcizzare una strana sensazione. Perché, è strano, ma pur essendo oramai diversi miliardi nel mondo, quando un’ambulanza ci sfreccia vicino, chissà perché, dobbiamo subito metterci al lavoro per scacciare dalla testa l’idea che la cosa ci riguardi. Sì, insomma, il pensiero che in quell’automezzo bianco ci sia un nostro parente stretto, un amico o un conoscente. Qualche minuto, qualche calcolo logistico, magari un sms, una telefonatina, ci rimettiamo tranquilli e smettiamo di indossare quell’aria vagamente dubbioso-spaventata che improvvisamente ci ha offuscato il volto, mentre percorrevamo frettolosamente la pubblica via, all’inseguimento dell’ennesimo impegno, di un affare, di un lavoro, di un amore. Quando senti passare un’ambulanza ti indigni, perché, nonostante sia subitamente appurata la tua estraneità all’emergenza, senti che quella sirena sta violando in qualche modo la tua sacrosanta privacy. Sì, perché se sei un dipendente pubblico e in ufficio stai cercando sette mesi prima le offerte per qualche vacanzona all inclusive in qualche bettola di Caorle o di Igea Marina, cosa si mette a rompere quest’ambulanza con i suoi presagi di sventura? Hai ben ragione ad arrabbiarti! Quando senti passare un’ambulanza ti fermi a pensare, ecco qual è il problema. Tutto qui. A pensare al tuo destino. Ai dieci, cento, mille potenziali pericoli che ti sfrecciano accanto ogni santo giorno e nemmeno te ne accorgi. Quel suono che prima cresce e poi, quando il mezzo si sta allontanando, decresce di frequenza, contravvenendo a tutte le regole imposte dall’ipocrisia sociale e dal bon ton, ci porta con prepotenza alla mente la fragilità e la precarietà di questo nostro vivere. Fa traballare la finta sicurezza con la quale ogni giorno ci mostriamo, agli altri e a noi stessi, padroni delle situazioni, sicuri di avere il pieno controllo della nostra esistenza e della nostra serenità. E invece, quando senti passare l’ambulanza, t’incupisci perché comprendi di non averlo quel controllo. Di averne magari sempre millantato il possesso, ma di non averlo mai avuto veramente. E se nemmeno oggi ti è accaduto alcun disastro, danno o incidente è solo per una curiosa casualità fatta di cellule, neuroni e traffico stradale. Sì dai, è proprio così: quando senti passare un’ambulanza è un po’ come incontrare il fraticello che in “Non ci resta che piangere” ricorda a Troisi la sua caducità umana e lui, preoccupato di ricordarsene, corre immediatamente a prenderne nota. 8
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a mali estremi QUESTO È DA SFIGATI E QUESTO INVECE È OK
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giovani d’oggi seguono una serie di regole rigidissime, che spesso addormentano o lasciano in forma latente pensieri ed opinioni personali per far spazio alla legge del branco. Chi ha ragazzi per casa lo sa: una delle battaglie quotidiane di noi genitori riguarda proprio l’educazione all’andare oltre gli stereotipi ed i luoghi comuni per crescere i figli con un personale senso critico. E se per certi aspetti questo tipo di lungo e minuzioso lavoro talvolta presenta i suoi frutti, per altri versi si intuisce che purtroppo ancora non ci siamo. Quotidianamente combatto con il principio ineluttabile che definisce tutto ciò che va bene – sì, insomma, che è ok – contrapposto a tutto ciò che è da “sfigati”, senza analizzare con un briciolo di testa che magari anche quelle cose e quei comportamenti assolutamente out potrebbero essere niente male. Ho così provato ad abbozzare un rudimentale decalogo delle cose assolutamente da evitare; decalogo, naturalmente “raccolto sul campo”. Ed anche se sembrerebbe abbastanza, garantisco che purtroppo non è tutto.
1. Vietate le scarpe ben allacciate con il nodo visibile; impazza ancora la calzatura allentata, con l’effetto camminata strascicata, stile pantofola. 2. Assolutamente vietata qualsiasi giacca invernale che non sia quella norvegese con il tascone davanti. Scomoda da infilare, ma è solo un dettaglio. 3. Per i maschi, è da sfigati portare i capelli troppo lunghi o con tagli regolari: fondamentali le rasature incisive, che lasciano – anche in pieno inverno – l’impressione dell’effetto caserma. 4. Pizza? Noooo, roba da Anni ’80, mi dicono. Hamburger e patatine, kebab e piadina. 5. Per le ragazze, solo leggins o jeans selvaggiamente tagliati sono tollerabili. Tutto il resto è inguardabile. 6. Al bando i telefoni che non sono smartphone, con tutti i social annessi. Fondamentale poi l’iscrizione ai gruppi. Quando ci si conosce, una delle prime cose che si chiedono è il numero dei gruppi ai quali si appartiene. 7. Lo zaino non può essere un trolley alle scuole superiori! Vietato! Solo certe marche e in versione spalla, anche se a forte rischio rottura della schiena. 8. Scrivere un messaggio con un dito solo, l’indice: terribile! Si scrive con entrambi i pollici, punto. 9. Non guardare tutte le partite di champions league è da sfigati, anche se non piace il calcio. 10. Bere dal bicchiere pare un gesto sorpassato: meglio – quando non visti – dissetarsi direttamente dalla bottiglia.
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RING di Fiorenzo Degasperi
scempi ed esempi ACCORPAMENTO DEI COMUNI E NASCITA DI TOPONIMI ASSURDI. VEDI “TERRE D’ADIGE”
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roppe cose oggi si dimenticano. La memoria, la storia, così come la geografia, non sono più un fagotto che arricchiva il bagaglio delle conoscenze e che permetteva a tutti di prendere decisioni con il “senno”, con cognizione di causa. Soprattutto ci si è dimenticati che ogni cosa è collegata ad un’altra e che, un tempo, a questi legami presiedeva perfino un dio, Ermes, il dio che lega. Tutti gli oggetti e gli esseri sono allacciati in una rete di partecipazioni e di esclusioni che ne costituiscono il vero e profondo ordine. I nomi, di persone, luoghi, paesi e oggetti, presiedono a questo universo. Pensiamo alle parole nella religione ebraica: alcune si possono nominare, altre – ad esempio il nome del Divino –, no, pena la distruzione dell’universo stesso. Per mantenere l’ordine nell’universo bisogna rispettare i legami tra parola e vita. Per chi non adempie a questa modalità si aprono le porte del caos. Dissociare il nome dalla propria terra è rompere i legami tra il mondo di sotto e quello di sopra, tra il passato e il presente, tra la memoria e la cronaca. Vuol dire perdere le corrispondenze tra il nome e un soprannaturale incombente, una magia sottostante, positivo e negativo, paradiso e inferno. In poche parole con la scomparsa del nome si è perso anche il senso delle cose. Il risultato è la velocità, la superficialità, l’assenza di valori che la storia porta con sé, optando per una cronaca del frammento. Con la fine della civiltà contadina si sono estinte centinaia di parole di quel vocabolario popolare che ha dato i nomi, nel corso del tempo, a paesi, frazioni, villaggi, piante, fiori, animali, fenomeni atmosferici, oggetti quotidiani. Pensiamo al ladino della val di Fassa. Sono scomparsi antichi lavori come l’agricoltura di montagna, l’allevamento e la transumanza, la lavorazione del legno e la cura dei boschi, la morte in casa/camera (strangòrt) e la maggior parte dei riti legati al sacro. Scomparsi quindi i termini che arricchivano questi lavori, la lingua cerca di sopravvivere inventando le vie più strane: è del tutto inutile che i linguisti si ritrovino in dotti convegni per decidere come si dice pizza in ladino. La pizza è la pizza e basta. Soltanto con una maggiore attenzione a preservare territorio e tradizioni – per loro
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RING non per i turisti – potranno mantenere viva la lingua ladina. Imparino dai vicini badioti. Tutta questa premessa nasce dalla lettura di un articolo apparso venerdì 12 febbraio, a firma di padre Remo Stenico, riconosciuto storico di molti paesi della nostra terra, sulla quale ha scritto emeriti libri. Ebbene, il suo intervento riguarda i nuovi nomi che alcuni comuni si sono dati, anche previo referendum, in vista di una benefica e razionale unificazione dei servizi. In questo caso si parlava di Nave San Rocco e Zambana. L’autore definisce il nuovo toponimo, Terre d’Adige, semplicemente assurdo e spiega, riga dopo riga, la storia della nascita di questi luoghi, attribuendo al torrente Noce e all’Avisio la nascita dei conoidi sui quali sono sorti i due villaggi. Terre d’Adige sarà anche un toponimo “pubblicitario” ma non riassume di certo la storia secolare di questi paesi. Lo stesso può valere per l’accorpamento dei comuni della valle di Fiemme oppure per il termine Sella Giudicarie (fusione dei comuni di Breguzzo, Bondo, Lardaro e Roncone). Forse i nomi delle antiche pievi medioevali avevano maggior significato e senso. Sono tante le ipotesi, da quelle fantasiose a quelle che ben corrispondono a prodotti da supermercato. D’altronde nessuno è felice di cedere la propria storia – molte volte estremamente conflittuale tra paese e paese – optando per il nome del “vicino” nemico oppure scegliendo un nome creato per l’occasione. Ma è anche vero che se l’accorpamento è, economicamente, una strada “giusta”, legata al risparmio, alla razionalizzazione, alla funzionalità – anche se altre potrebbero essere le vie da seguire – non lo è di certo per quanto riguarda la socialità, la storia, l’identità, ecc. Ci sono state fusioni che hanno trovato nel toponimo un’unità della memoria, come Predaia in val di Non, oppure mantenendo i due nomi, come Dimaro, Folgarida o San Lorenzo-Dorsino o ancora il Contà (Cunevo, Flavon, Terres). L’unica preghiera che potrebbe uscire da queste righe è di non essere pressapochisti o faciloni nel decidere un nome. Come abbiamo detto poc’anzi facciamo in modo che le parole non cadano nel cassetto delle cose perdute. Se con la fine della civiltà contadina e delle comunità rurali si sono estinte, tra le tante, anche quelle parole popolari della flora e della fauna, cerchiamo di non perdere la nostra storia. La parola non è mai sorda, trasmette simboli ed echi di miti e di riti remoti, sfuggiti in seguito alla coscienza e alla percezione culturale del parlante. Quel che pensiamo e nominiamo è sempre il prodotto di lontane esperienze e credenze, spesso irraggiungibili, dei nostri antenati, è legato a miti, favole, riti inaccessibili che tuttavia rimangono uno dei centri nascosti della nostra cultura del nostro modo di stare al mondo.
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RING di Astrid Mazzola
il midollo della vita QUANDO I GIORNI IN CUI NON SUCCEDEVA NIENTE NON ERANO CONSIDERATI “SPRECATI”
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a natura della Val di Sella, in questo periodo, parla già della bella stagione che ricomincerà. Con i fiori dell’erica visitati, nei pomeriggi più caldi, da qualche ape impaziente; con i canti degli uccelli che si fanno ogni giorno più numerosi, dopo il grande silenzio invernale; a volte, con una folata di vento dall’odore particolare, che fin da piccola so riconoscere come quello della terra che si risveglia. Per capirlo basta ascoltare, e chiudere gli occhi per ascoltare più a fondo. Annusare l’aria, come fanno gli animali. Guardare nel posto giusto. Mi domando in che tipo di mondo vivrei se non avessi imparato qualche pezzetto del codice della natura. Le cose non mi parlerebbero nello stesso modo... Forse non mi parlerebbero affatto, e vivrei in un mondo molto più noioso. Alle spalle di questo sapere ci sono i giorni dimenticati, quelli in cui non succedeva niente di speciale. In cui giocavo nel giardino di mia nonna – allora un magico spazio infinito –, arrampicandomi sugli alberi in complicati percorsi-vita, scoprivo le nidiate di merli che si nascondevano sotto la siepe per sfuggire all’invadente curiosità della mia cagna Tati o me ne stavo seduta sulla biforcazione del ciliegio patriarca, in certi giorni ventosi d’autunno, e mi prendevo in faccia la pioggia delle sue foglie rosse e dorate. Quelli in cui mi aggiravo da sola nel vicolo sotto casa, aspettando che i miei compagni di giochi finissero di fare i compiti, e per combattere la noia mi mettevo a giocare a pallone con il vento e gli parlavo. Alle spalle di questo sapere, e di un mondo che mi parla e mi rende felice, ci sono precise scelte dei miei genitori: quella di non sottopormi a un bombardamento continuo di informazioni e nozioni e, invece, di portarmi nella natura, di lasciarmi scalare sassi e alberi e mettere i piedi nell’acqua fredda dei torrenti. Di non sgridarmi (troppo) se tornavo a casa fradicia dopo aver fatto una battaglia d’acqua a una fontana o aver corso sotto il temporale e di non preoccuparsi (troppo) se facendo la lotta con Tati rimediavo qualche graffio sulle braccia. Quella di lasciarmi uscire in strada con qualsiasi tempo e quella di non essere spaventati dalla prospettiva che mi annoiassi.
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RING Sapevano che un bambino lasciato libero di riempire il proprio tempo non può annoiarsi. Ricordo la sensazione gioiosa che provavo quando mio nonno Mario mi dava tanti piccoli blocchetti di legno di dimensioni diverse che aveva scartato lavorando assi: seduta su una coperta in giardino giocavo per tempi lunghissimi alla fattoria, con i blocchetti più piccoli che diventavano pulcini e i più lunghi cavalli e mucche. Anche se un bambino di cinque anni mi descrisse a un amichetto in termini poco lusinghieri – “Vedi quella? È stupida: gioca alle macchinine con i sassolini” – sono grata ai miei genitori per la cosiddetta “noia” e le sue opportunità. Quella noia che mi ha aperto mille mondi creativi conteneva un messaggio importante: “Sappiamo che non hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa devi fare”. Sono grata per la libertà di sporcarmi, bagnarmi, strapparmi i vestiti, sbucciarmi le ginocchia di cui ho potuto godere quand’ero piccola. Il messaggio contenuto in questa libertà era “Sappiamo che queste cose sono importanti per te e che saprai cavartela”. Oggi viviamo in un mondo che considera sprecati i giorni in cui non succede niente di speciale. Molti bambini che mi capita d’incontrare frequentano corsi di danza, karate, musica, pattinaggio artistico, inglese. Costruiscono mondi interi con i videogiochi. E spesso hanno difficoltà a gestire da sé una qualsiasi attività: hanno bisogno che qualcuno li intrattenga o dica loro esattamente cosa devono fare. Mentre cerco di ottenere la loro attenzione le loro gambe si muovono da sole: vorrebbero correre, ballare, scalare gli alberi. Invece sono perlopiù costretti a rimanere chiusi all’interno di edifici progettati da adulti per adulti, spesso colmi di divieti e regole. Non possono saltare, non possono correre, non possono sporcarsi. Non possono prendere iniziative autonome, perché gli adulti sanno cosa è meglio per loro. E tutto sommato è meglio che non si divertano troppo: rischiano di scalmanarsi, e dopo chi li ferma più? Tra gare, compleanni e gite scolastiche, vivono un sacco di giorni speciali, in cui insegnanti, allenatori e animatori spiegano loro cosa devono fare per divertirsi e per raggiungere i loro obiettivi (ma quali sono, davvero, gli obiettivi di un bambino?). Non vivono mai un giorno di quelli noiosi, vuoti, in cui non succede niente di speciale e invece succede di tutto, e il vento e gli animali e gli alberi iniziano a parlarti e diventi un piccolo indomito creatore di mondi. Ma in fondo così sono più gestibili, è meglio che non si mettano in testa strane idee. In fondo non abbiamo bisogno di creatori di mondi. Quello che abbiamo va bene. Non è vero?
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RING di Stefania d’Elia
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a nonna: ecco un personaggio pressocché mitologico che gravita intorno alla mamma in attesa prima e al nascituro poi. La nonna, sempre pronta a dare consigli (anche non richiesti) è l’alleato principale di ogni neo mamma, programmata per innamorarsi del nipote ancora prima che emetta il suo primo vagito, sarà presente, aiuterà con i lavori di casa, con l’accudimento del bambino, ti vizierà come non succedeva da quando a cinque anni eri a casa con la febbre alta. C’è solo una piccola controindicazione a tutto questo. La nonna non mancherà di esporre il suo punto di vista. Su qualsiasi argomento. In ogni attimo. Senza tregua. L’errore più comune che può commettere una neo mamma è pensare che la “nonna” che ha appena conosciuto abbia qualcosa a che fare con la “mamma” con cui ha condiviso tutta la sua vita. Non è così: nello stesso modo in cui una mamma cambia e modifica il suo aspetto e in parte il suo carattere (io per esempio da quando ho i figli non riesco più a guardare nulla che sia più pauroso di una commedia romantica alla televisione) per accogliere il bambino che porta in grembo, una nonna trasforma in modo radicale il suo modo di essere: a te era proibito solo annusare qualsiasi cosa nelle tre ore che precedevano il pasto? Al nipote sarà permesso mangiare latte e biscotti 10 minuti prima di cena perché d’altra parte “è piccolo e deve crescere” (e qui vi rimando al paragrafo sottostante). Se voi alle 20.30, appena terminati i cartoni animati su Italia1, dovevate correre a lavarvi i denti e dormire, il nipote ha pieno diritto a saltellare sul divano (per inciso sullo stesso divano su cui voi non potevate neanche sedervi se non appena fatto il bagno) con le scarpe fino a notte fonda perché “Ha un sacco di energie da disperdere!” La nostra, di nonna, avendo partorito in un momento storico in cui si usciva dall’ospedale non con la scatola “primi mesi” con adesivi e olio per il corpo, ma con un bel campione di latte artificiale sottobraccio, ha sempre guardato l’allattamento con un pizzico di soggezione mescolato con una badilata di terrore. È ora infatti, nei primi giorni dell’allattamento, che una nonna esporrà per la prima volta quella frase che diventerà nel tempo il suo cavallo di battaglia: “Ma sei sicura che abbia mangiato abbastanza?” Mettiamo tutte il cuore in pace. Agli occhi di una nonna
RING un nipote sarà sempre sull’orlo della denutrizione, anche se è un omone di 45 anni con un giro vita paragonabile a quello di un orso pronto per il letargo. Anche se lo ha appena visto mangiare da solo l’intera teglia di lasagne che aveva preparato per il pranzo di Natale, anche se... sì, insomma, lo sapete: siete o siete state nipoti anche voi! Durante l’allattamento al seno questo terrore per la malnutrizione del suo erede si amplifica: la nonna vorrebbe un seno trasparente in cui sia visibile e misurabile la quantità di latte in uscita, trova altamente destabilizzante il fatto che invece sia ricoperto di muscoli e pelle. Portate pazienza e accettate questo fatto con muta rassegnazione: non potete farci nulla! Un’altra raccomandazione che piace molto alle nonne è il “Guarda che ha freddo!”; nell’udirla tu ti senti catapultata nell’infanzia quando la tua genitrice ti costringeva nel maglione di lana fino a luglio inoltrato. Cosa che, oltre a farti sudare come un cammello, ti ha impedito una regolare vita sociale, forse proprio perché “sudavi come un cammello.” La tentazione in questi casi è quella di abbracciare la teoria tedesca secondo cui “il lago di Garda non è mai troppo freddo per un bagno!”, ma poi desisti al primo raffreddore e ti ritrovi, tuo malgrado a mettere il maglione di lana a tuo figlio. Possibilmente però solo quando la nonna non vede, l’orgoglio ti impedisce di mostrare che le dai ragione! Le nostre, di nonne, hanno avuto quasi nove anni di tempo per abituarsi a questo loro nuovo ruolo, ma ciò nonostante riescono ancora a guardare i nipoti con quel misto di stupore barra meraviglia con cui si osserva un’incredibile opera d’arte. E in effetti ai loro occhi un nipote è questo: un vero miracolo. Ed è per questo che il rapporto tra nonni e nipoti è così speciale: sono investiti da un amore reciproco senza restrizioni e regole. Pensateci la prossima volta che vi viene voglia di chiudere la nonna fuori casa all’ennesima intromissione, lei sta solo adempiendo al suo ruolo, amando, coccolando e viziando come se non ci fosse un domani.
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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI
il dialetto in-forma “EL CIRIT L’HA FAT EN SGHIT…” Sul me braz el cirit l’ha fat en sghit calt e sgnech. Sempre meio che ‘n sgrif o pezo ‘n sbrech o ‘n sflèch ‘sto sghit del cirit me son dit.
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o trovato questo testo tra polverose carte. Sono stato fortunato, perché a mio avviso si tratta di un testo straordinario, di alto profilo letterario: un testo non firmato, di un poeta che forse ha voluto restare anonimo per ragioni oscure, tutte da indagare. Ma non vogliamo indagarle qui, bensì tentare una esegesi critica, filologica e semiologica, che indaghi significati e significanti, cogliendo la bellezza e pregnanza di certe parole che in un’unica sillaba concentrano tutto un complesso
di rimandi, un universo semiotico in termini monosillabici vernacoli come “sghit”, ”sgnèch”,“sbréch”, “sflèch” . Ne sapreste cogliere, ad esempio tutta la loro sonorità onomatopeica”? “Cossa vòl dir, putànega?” Vuol dire che il suono della parola allude al suono della cosa descritta. Allude al verso che fa questo uccellino, ad esempio, il sostantivo cirit, scricciolo in italiano, il più minuscolo degli uccelli stanziali che con la sua presenza ci rallegra, saltellando sulla neve in cerca di cibo: un delizioso uccellino che perfino i cacciatori rispettano, non catturano, non mangiano… ”Anca perché se te fai polenta e cirit te mori de fam…”. Anche “sghit”, escremento di uccello, ma anche del pollame, dei topi, dei bachi da seta, potrebbe esser una voce onomatopeica. Anche se qualcuno lo connette al termine del tedesco antico “skizan”. Origine sicuramente straniera hanno invece altri sostantivi come “sgnèch”, dal tedesco Schnecke che significa “lumaca”… ”A mi non le m’è mai piasude: massa sgneche…” Appunto. Allora màngiatele col guscio, come ce l’hanno le chiocciole (le lumache non hanno guscio). Infatti nel Meridione si mangiano col guscio le chioccioline, quelle che si arrampicano sui fili d’erba…” “Teroni, se sa…” Che c’entra? Cosa vuoi dire? “Vòi dir che i è lì tacadi a l’Africa, endó che i negri i magna saltamartini e le formighe. E zo en Sicilia i magna i lumazzini co le sgusse…” Allora, se non l’hai letto o sentito, ti informo che una nuova disposizione italiana, secondo le direttive europee, ammette prodotti alimentari a base di cavallette, formiche e altri insetti…” “Ho capì: i africani i scampa da l’Africa e i ven a magnar da noi perché i s’è stufadi de magnar quele sporcarìe. E ne metén noi al só posto, a magnarle noi, per lege…” Lascia pedere, nessuno ti obbliga a mangiarle! Non hanno invece a mio avviso origini straniere due parole contenute nell’eccezionale testo poetico di anonimo in esame, come sbréch e sflèch. Il primo è legato alla parola italiana breccia e all’idea di rompere; il secondo è di origine incerta, anche se qualcuno lo fa derivare dal tedesco Fleck, che però significa “macchia”. “Mì, na volta ne son fat en sflech a na man. Ero drio a farghe col cortèl en tai ale castagne perché no le s’ciopessa quando le metevo en forno, come che m’era suzèss … Sì e allora? “Alora ala man g’ho spudà sora, g’ho fat sora en smarlèch. Son guarì empressa: via el sflèch col smarlèch! renzofrancescotti@libero.it
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La mia casa è ovunque mi porti la curiosità di viaggiare. È aperta e leggera come il vento e la mia fantasia. La mia casa è come me! Perché Tramontin? Perché vuole conoscermi, capirmi e aiutarmi a scegliere ciò che fa per me.
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trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT
CHE FATICA ESSERE DONNE!
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are donne, in questo mese in cui c’è la festa della donna, mi piacerebbe scrivere qualcosa di serio, fermarmi un attimo a ragionare su questo mondo balordo in cui sempre più spesso si ha notizia di donne che vengono massacrate e uccise da mariti o fidanzati (perchè? perchè? perchè non lasciarsi e basta?). Mi piacerebbe parlare di questi uomini, che nella loro aggressività manifestano tutta la loro debolezza.... ma questo non è il mio ruolo in questa pagina, e allora indosso il mio vestito frivolo e parlo in maniera diversa. Ovviamente parlo della donna, questa creatura meravigliosa, in grado di dire (così affermano gli esperti) settemila parole al giorno, contro le millecinquecento dell’uomo. E allora la domanda è: ma perché, se il Padre Eterno ha dato alla donna la possibilità di dire settemila parole al giorno non le ha fatto anche un interruttore per spegnerla? Da qualche banda el ghe sarà? Vuoi vedere che quando l’uomo allunga le mani cerca proprio quello? Sì, lo so, non tutte sono così loquaci, ma la statistica dice questo.
E se qualcuna di voi rientra in questa categoria, che è anche la mia, si sarà accorta del rovescio della medaglia: se per caso en dì no te parli c’è subito qualcuno che ti dice “sa gat che no te parli” “com’èla che te sei cossita silenziosa”? Gaverò el dirito de taser ogni tant, o no?! Comunque essere donna l’è anca na fadiga. E’ fatica dalla testa ai piedi. Partim co la testa: capelli in ordine. E quindi bisogna frequentare la parrucchiera per tenere il taglio, per la tinta con relativi colpi di sole/luce perchè la tinta uniforme non va più di moda, per la famosa ricrescita che i omeni no i sa gnanca cossa che l’è... Interminabili sedute co sta pastèla en testa... Pensa la natura quanto è stata generosa con gli uomini: a na zerta età (o anca prima) i perde i cavei e i risolve el problema.... E poi vuoi mettere creme e lozioni da mettere mattina e sera, ricche de roba che dio-sol-sa-cossa-che-l’è, dal collagene al Q10, dagli enzimi all’acido ialuronico per darti, come dice la pubblicità, un viso luminoso e rimpolpato (sa vol dir? che prima l’era spolpato?). E poi ci sono il fondotinta, il rossetto, l’ombretto, la matita, il mascara, il fard, la cipria, la terra... la terra... en do èla la terra... amore at vist la me terra? “A meno che no sia quela dei gerani no me risulta che te gavessi terra”... Gli uomini non capiscono... E le varie depilazioni! Ma digo mì: madre Natura, che non fa niente per caso (a parte i polpacci che se la i feva davanti no ciapevem bòte sule cane dele gambe) ci ha dotate di graziosa peluria sulle gambe, sotto le ascelle, e in posti che non nomino ma che in prossimità della prova costume dobbiamo prendere in considerazione. Si può sapere perché, contronatura, dobbiamo continuamente sottoporci alla tortura della depilazione? L’avete mai provata la ceretta? Le striscie depilatorie? Maledetta depilazione, che no l’è gnente en confronto al fastidio dei peli che cresce.... Eh, sì, che fatica essere donne... PS: Naturalmente non tutte le donne rientrano nella categoria che ho descritto sopra. C’è anche chi è fuori da questi schemi e si definisce “acqua e sapone” e si sente bene così, qualcuna si definisce “acqua e sapone” ma o le salta l’acqua o le salta el saon... qualcuna è acqua e sciacquone.... ma contente lore contenti tuti. Viva le donne, comunque esse siano! Vogliatevi bene! Loredana
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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Loredana Cont, Luciano De Carli, Lara Deflorian, Stefania D’Elia, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Francesca Mazzalai, Astrid Mazzola, Maurizio Panizza, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini
SOMMARIO MARZO2016 Ring
6 COMMENTI 14 IL DIALETTO INFORMA 16 DA DONNA A DONNA
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Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. TRENTO Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 studiotn@trentinomese.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese BOLZANO Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 bazarbz@bazar.it Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Litotipografia Alcione Lavis (TN)
MARIO MARANGONI
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trentinoincontri di Pino Loperfido e Paolo Curcu
UN CAFFÈ A CASA DI...
MARIO MARANGONI: UN HIGHLANDER DELL’INDUSTRIA ITALIANA NON AMA MOLTO LE INTERVISTE NÉ I GIORNALISTI, MA PER NOI DI TRENTINOMESE HA FATTO UN’ECCEZIONE. UNA VITA STRAORDINARIA LA SUA. A PARTIRE DAGLI ANNI DELL’ADOLESCENZA A ROVERETO, NELL’OFFICINA DEL PADRE GIUSEPPE, QUANDO È SCATTATA IN LUI LA SCINTILLA DELL’INTRAPRESA. UNA VISIONE CHIARA DELL’ECONOMIA MONDIALE CHE LO HA PORTATO – ASSIEME AI FRATELLI – A CREARE UN VERO E PROPRIO IMPERO ECONOMICO NEL SETTORE DEGLI PNEUMATICI E DEI MACCHINARI CHE LI PRODUCONO. NON SI FA PREGARE PER DIRE LA SUA SU RENZI, UGO ROSSI, LA GLOBALIZZAZIONE E... LA MERKEL
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vevamo provato a contattarlo già qualche anno fa, ma lo cogliemmo nel mezzo di un piano di ristrutturazione aziendale che non gli concedeva nemmeno mezzo minuto per le nostre domande. Oggi siamo riusciti finalmente a mettere piede in casa sua, sulla collina di Rovereto, tranquillo e rilassato come solo un giovanile 85enne dalla vita lunga e geniale può essere. Più che una storia, un’epica industriale e umana quella di Mario Marangoni, della sua famiglia e della multinazionale che porta il suo nome. Lui, a dire la verità, interviste, microfoni e giornalisti non li ha mai amati. Anzi, diciamo pure che ha sempre fatto di tutto per evitarli. Ma tant’è. Eccoci qui, in questa bellissima villa guardati a vista da Sansone, un cagnone alto come un puledro. Attenti a non sgarrare, dunque, partiamo con l’intervista. Tuttavia la prima domanda ce la fa l’intervistato: “Cosa vi devo raccontare?” Tutto, Cavaliere, ovviamente. Dall’inizio. IL TABACCO PER LE “PIE DONNE” DI SAN MARCO “È da settant’anni che sono in trincea”… Dice così, come se si trattasse di una specie di guerra. “Quando mi chiedono come ho iniziato ad intraprendere, io rispondo che non lo so, sono quelle cose che nascono da episodi”. 22
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SOGNO SPESSO DI PILOTARE UN JET TRA I TRALICCI... Il libro che sta leggendo? Le mie sono sempre state solo letture tecniche, soprattutto economia. Il piatto preferito? Spaghetti, minestrone, pasta e fagioli. Il film del cuore? Recentemente ho rivisto “C’eravamo tan to amati” del compianto Ettore Scola. Grande film. Cantante, compositore o gruppo preferito? Non ho tempo per ascoltare musica. La cosa che le fa più paura? L’andamento economico europeo attuale. Il sogno ricorrente? Volare con le braccia. Mi svegliavo al mattino che mi facevano male le braccia per quanto “avevo volato”. Oppure pilotare un jet facendo slalom tra i tralicci dell’alta tensione. Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? La stessa cosa. Sono soddisfatto di tutto il mio percorso.
Wahrmacht, Flak, Tod, Kgb, ecc.. Il giovanissimo Mario raccoglieva i mozziconi delle sigarette che i soldati e gli ufficiali gettavano via e che, a ben guardare, un po’ di tabacco lo contenevano ancora. Sbriciolando e riassemblando, et voilà, si fabbricavano nuove sigarette. “Avevo scoperto, tra le altre cose, che le donne tabaccavano, ovvero sniffavano prese di tabacco come rimedio per il raffreddore, sì insomma erano sempre moccolanti, sai com’è. Il tabacco liberava le vie respiratorie, ma la nicotina – attenzione – dava dipendenza”. E gli uomini? “No, gli uomini prediligevano la pipa e la sigaretta”. È stato questo il primo lavoro di Mario Marangoni: pestelli di legno per tostare sulla fornella di ghisa calda. Lo si macinava e si faceva così il tabacco da naso, “Questo è quello vendevo alle Pie Donne”.
I maschi della famiglia Marangoni nel 1946. Al centro, papà Giuseppe con in braccio Antonio. In piedi, da sinistra, Luciano, Carlo, Mario e Giovanni.
“SONO NATO VU CUMPRÀ” Non è d’accordo con noi Marangoni quando definiamo “ansia” questo suo desiderio di intraprendere e di fare impresa, fin dalla primissima adolescenza. “Uno nasce tenace… La fame ti fa correre. Ebbene, lasciatemelo dire: sono nato vu cumprà”. Ho preso 4 o 5 ragazzini che andavano a raccogliere le cicche. Uno di questi, però, è sfuggito al mio controllo e si è messo a farmi concorrenza. Allora ho subito provveduto a differenziare il pro-
dotto, preparando un tabacco biondo per le signorine più delicate e il trinciato forte per le tabaccone. Il concorrente se n’è accorto e mi ha copiato. Io ho ricorso subito a un trucco: il pepe, un ingrediente rimasto segreto fino all’ultimo”. Passata la guerra, il mercato del tabacco si esaurisce. Così… “Ho iniziato anche a commerciare in carta”. Cioè? “Nella ex GIL c’erano i depositi dei vecchi giornali che usavano il fruttivendolo, il verduraio, il macellaio addirittura...
Lui ha scoperto la differenziazione del prodotto e le strategie di marketing mezzo secolo prima delle più importanti agenzie pubblicitarie del mondo e la Apple era solo il nome di un frutto. “Vi sto parlando del 1944, avevo 14 anni. Facevo il chierichetto a San Marco a Rovereto. Andavo alla prima messa dove in prima fila, nella navata delle donne, c’erano le cosiddette Pie Donne.” Allora c’erano i famosi bollini delle tessere annonarie: per il pane, la carne e altri beni di prima necessità. Dato che non tutti avevano le stesse necessità e gli stessi vizi e chi era un accanito fumatore non mangiava poi così tanto pane, c’era una sorta di spaccio dei bollini. La sua abilità era quella di stabilire un cambio, tot sigarette per un chilo di pane. Nelle ville dei nobili di Rovereto, erano stati installati i comandi tedeschi: 23
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“LA STRADA PIÙ BREVE PER RITROVARSI CON IL CULO SUL MARCIAPIEDE”. Certo papà Giuseppe (1882-1979) non era proprio entusiasta di queste iniziative “imprenditoriali” del figlio. Lui aveva la sua officina in Corso Bettini e lì avrebbe avuto bisogno di forze nuove. Eppure Mario a vent’anni decide di andarsene per conto suo. “In pratica sono andato a fare concorrenza a mio padre – ricorda. Da ragazzo di bottega mi sono messo a commercializzare gomme”. Com’è ovvio, per fare questo, Mario si indebita fino al
collo, cosa che per la generazione del padre era un disonore impensabile. Vi era infatti a quei tempi, la convinzione che contrarre un debito con una banca fosse una cosa di cui ci si deve vergognare. E se non si avevano i soldi? Non si faceva nulla. L’officina paterna si chiamava, in maniera un po’ altisonante, “Marangoni Giuseppe e Figli meccanica”, ma in realtà si faceva tutto il sottoscocca delle autovetture: freni, sospensioni, ecc. Mario capisce subito che quello degli pneumatici può davvero essere un business. Ma la sua mentalità è davvero
Nel 1955, la prima officina per la ricostruzione degli pneumatici fu allestita negli scantinati dell’abitazione della famiglia Marangoni, in Piazza Macallè, nel centro storico di Rovereto. 24
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troppo diversa da quella del genitore. Troppo avanti. Così apre questo negozio tutto suo, sotto casa, in Piazza Macallè, usando alcune pertinenze dell’abitazione. “Ho chiesto a mio fratello Carlo di aiutarmi…” al che mio padre ha pronunciato una frase che lì per lì parve una specie di sentenza. Seguitelo – disse –, quella è la strada più breve per ritrovarsi con il culo sul marciapiede”. Ma passa qualche anno. Giuseppe vede che piano piano, con la sua serietà e le sue idee, Mario comincia a creare liquidità e guadagni, ripagando i debiti, beh, e a quel punto è costretto a ricredersi. L’idea di quel ragazzo ostinato funziona. L’attività è avviata e risucchia tutta la famiglia. La vecchia officina chiude i battenti e Giuseppe da pensionato si aggira ammirato nei locali della nuova Marangoni. DELLO PNEUMATICO (E DEL MAIALE) NON SI BUTTA VIA NIENTE Ecco come sono diventato imprenditore. Lo si diventa partendo da un bisogno, da un’opportunità. Non dimentichiamo che i Marangoni non erano una famiglia abbiente. “Non avevamo nemmeno i soldi per comperarci un gelato”, ricorda Mario. Ma perché proprio la ricostruzione dello pneumatico? “Perché era rimasto nella nostra cultura che niente si buttava via. Io mi ricordo che quando a Trambileno,
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nel paese di mia madre, si ammazzava il maiale e non si buttava niente, appunto. Nemmeno una setola. Per dire, dalle ossa – bollite e ribollite – si faceva il sapone. E così via…” Guardando gli pneumatici usurati, Marangoni si ricorda di quanto avevano fatto i tedeschi durante la guerra d’Africa, e si domanda se non sia il caso di evitare di buttare via tutto e rifare il solo battistrada. Una primigenia idea anche di sostenibilità che gli veniva anche dalla parsimonia di papà Giuseppe che, in quanto a recupero e riciclo, non scherzava mica: “Beh, se vogliamo essere precisi, il suo era un vero e proprio accanimento terapeutico. Portava le gomme fino allo sfinimento… C’era gente che andava a Milano con tre ruote di scorta nel bagagliaio.” Mario Marangoni si è formato durante la guerra, al ritmo di “Polenta e verze e buganze su le man”, come ama ricordare. Rispetto ad oggi la differenza è
colossale. Dopo il conflitto il mercato era unicamente “di domanda”. C’erano da ricostruire l’Italia e l’intera Europa. Bisognava trovare solo il modo di soddisfare quella domanda con un’offerta adeguata e competitiva. “Ecco come siamo nati. E poi cresciuti. Sedi sempre più grandi, al Follone, sempre a Rovereto, e poi in Via Abetone. Badate: non era scritto negli astri che dovevo fare l’imprenditore. Che dopo vi siano in me dei geni particolari non lo posso negare”. Già, come quando uno scopre di avere una bella voce e diventa cantante. 1946: FOLGORATO SULLA VIA DI MILANO Se non che, un bel giorno del 1946, Mario Marangoni ha la ventura di recarsi in Lombardia e di fronte agli spazi della pianura padana ha una sorta di illuminazione, un po’ come San Paolo sulla via Damasco. Forse quella più importante perché è lì che intuisce la vera vastità
del mondo. “Mi ritrovai improvvisamente in questo scenario che almeno in apparenza non aveva un orizzonte e compresi quanto in Trentino fossimo chiusi tra le montagne”. Recinto fisico che molto spesso ha ripercussioni sui recinti psicologici. “È stato lì che ho capito quanto era grande il mondo”. Facile immaginare cosa questo poteva significare per un amante dell’intrapresa come lui. Arrivano presto le nuove sedi aziendali: Verona, Vicenza, Bologna… Le migliori qualità di un uomo maturano con la crescita, con la conoscenza, e ti spingono a vedere dove sono le opportunità. Ma che tipo di imprenditore era Mario Marangoni? Autoritario, delegante? “A quei tempi non avevamo grandi esempi di business da imitare. E questa posso dire che è stata anche un po’ una fortuna. Infatti, se sei troppo colto, conosci troppo le cose. Ovvero conosci troppo pure i pericoli e questo ti blocca. Ci vuo-
«Vedo che il Governo attuale di Ugo Rossi ha grandi difficoltà a gestire quel che ha trovato e quello che si sarebbe dovuto fare e che invece non è stato fatto.»
«Renzi semina ottimismo; e va bene. Ma non puoi seminare ottimismo e ingannare i consumatori che l’anno scorso hanno acquistato più automobili del necessario…»
«L’Europa è come un condominio. Il condòmino Germania ha più di 500 millesimi ed è inevitabile che dia la rotta ad ogni cosa. Politicamente invece peserebbe per un terzo.»
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A Las Vegas, premiato dalla Tire Industry Association per il suo contributo all’evoluzione dello pneumatico
le un po’ di incoscienza. Non inconsapevolezza, perché io i rischi avevo il dono di riuscire a fiutarli sempre in anticipo.” COME VENDERE GRAPPA IN UN PAESE ISLAMICO Il Trentino è una realtà soprattutto artigianale – piccole imprese che vivono soprattutto di luce riflessa più che di luce propria –, pertanto la lunga avventura internazionale della Marangoni rappresenta un unicum, salvo pochissime eccezioni. “Le industrie vengono soprattutto da fuori. E come arrivano – lo stiamo vedendo anche oggi – così se ne vanno…” Secondo il Cavaliere, troppe volte non si tiene conto dell’importanza che una realtà industriale costituisce per tante aziende artigiane e di servizi. Ove per realtà industriale intendiamo quelle realtà che producono un prodotto proprio e lo distribuiscono. Che poi uno dice: bom, apro una sede all’estero. Ma non è così semplice… “Ci si impianta all’estero valutando bene
CANI, GATTI E...
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ltre al già citato Sansone, villa Marangoni riserva diverse sorprese provenienti dal mondo animale. Due i gatti che possono disporre di poltrone personalizzate in salotto. In giardino, poi, al termine dell’intervista, fa capolino un grugnantissimo porcellino indiano incuriosito dalla nostra automobile...
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anche la cultura del luogo. Altrimenti si rischia di andare – dice scherzando il Cavaliere – a vendere la grappa Marzadro in un paese islamico.” Una citazione la merita Carlo, fratello maggiore, che ha avuto un ruolo rilevante in azienda. “Lui era un tecnico nato. Trovava una soluzione ad ogni cosa. Ancora oggi, in Marangoni Meccanica, utilizziamo tecnologie pensate da lui. Ad esempio, abbiamo la macchina che fa lo pneumatico più grande del mondo. Parliamo di aggeggi che costano diverse decine di milioni di euro…” SETTENTRIONALIZZAZIONE DEL SUD O MERIDIONALIZZAZIONE DEL NORD? Ma nella storia esaltante di Mario Marangoni ci sono anche alcune note stonate, un retrogusto di amarezza e di rimpianto che lui stesso ci invita a descrivere nel dettaglio. Quindici anni fa, all’inizio del 2000 aveva lasciato il Gruppo e si era dedicato ad altre attività filantropiche, ad esempio la Presidenza
della Fondazione Cassa di Risparmio, della Banca di Trento e Bolzano. La sua eredità era un vero e proprio impero industriale internazionale. Tanto per dire, a Verona la Marangoni aveva, ed ha ancora, un grattacielo con gli uffici di rappresentanza. Poi però è arrivato il fatidico 2008, quello degli impiegati con gli scatoloni che escono dalla Lehmann Brothers e sono emerse alcune fragilità del Gruppo. Improvvisamente la struttura famigliare delle grandi Aziende è parsa inadeguata ai più, in favore di una di tipo manageriale. “Che va bene se hai una miniera di oro, ma altrimenti…” Insomma, con la crisi… “Sono stato richiamato alle armi. Per motivi che non sto qui a raccontare. Dico solo che gestire un’azienda in difesa e mai all’attacco è un errore strategico gravissimo”. Nel business – afferma Marangoni – bisogna sempre giocare di anticipo. Non bisogna dare al mercato il tempo di buttarti fuori. Anche se le cose vanno molto bene. Non bisogna adagiarsi, né essere resistenti ai possibili cambiamenti. Anche si trattasse di delocalizzare o dover andare a lavorare in Cina o in Bulgaria. Non bisogna mai aver paura. E qui, il Cavaliere ci offre un quadro preciso della situazione economica italiana, europea e mondiale. “La crisi che ha oggi l’Italia è un’affare europeo. È una crisi strutturale perché in realtà l’Europa non è stata fatta. Ma
trentinoincontri abbiamo anche una crisi nazionale: l’Italia è un’incompiuta. Abbiamo da poco celebrato i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma guardandola bene ti accorgi che tra il Nord e il Sud non c’è stato nessun tipo di integrazione. Il sud è una palla al piede. Il Nord corre, ma non può correre come vorrebbe la Germania. Eppure le regioni del Nord sarebbero in grado di farlo. Nel 1870, i piemontesi dicevano che avrebbero settentrionalizzato il sud. E invece è stato il nord ad essere meridionalizzato. È mai possibile che nel nostro stabilimento di Amburgo abbiamo un costo annuo per dipendente di 55mila Euro e il costo orario è minore di quello italiano che ha un costo annuo di 40mila? Ma perché? Perché qui facciamo 1460 ore all’anno e in Germania 1720… Paghi meno l’energia, non c’è la burocrazia italica. Insomma, per farla breve, in Italia il costo per trasformare un chilogrammo di pneumatico è di 1,40 Euro nel nostro stabilimento di Amburgo – Amburgo, la città più cara in assoluto al mondo – è di 1,25 Euro! Una cosa che grida vendetta al cielo”. Cifre che impressionano. Come impressiona il fatto che il Cavaliere non consulti nessun tipo di documento, ma riferisca tutto a memoria… IL “CONDOMINIO” EUROPA E di Matteo Renzi, che ci dice? Mario Marangoni non ha peli sulla lingua: “Renzi ci sta raccontando un sacco di frottole. Semina ottimismo; e va bene.
IL PARROCO, IL CONTADINO E LA MOTO
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ra le mille attività fatte da Mario Marangoni negli anni Quaranta vi era anche la compravendita di auto e di motociclette. Ecco la cronaca di una transazione molto particolare… «Ho questa vecchia Moto Guzzi (che perde olio) da vendere. Un sensale roveretano mi indirizza dal parroco di Terragnolo che a suo dire può essere interessato. Lucido la moto, faccio un grembiulino per mascherare la perdita e mi arrampico fin lassù. Posiziono la moto in modo strategico, sotto la luce di un lampione e chiamo il parroco che rimane subito affascinato. “Adesso bisogna che parta al primo colpo”, penso. Gli domando 150mila lire. Non c’erano prezzi di mercato. In quegli anni, i listini ognuno li faceva a modo suo. Il parroco prende tempo e gli dico di pensarci. Parto con la testa ad un altro potenziale cliente che mi avevano segnalato a Nomi. (Tra l’altro me ciapo na ‘ngiazada, essendo in febbraio.) Arrivo a Nomi e li trovo in caneva che fanno filò, affumicati, con le donne che fanno l’uncinetto. Questo contadino si innamora all’istante della Moto. Io agisco di conseguenza e gli chiedo 250mila lire. Per farla breve, torno a casa con 220mila lire, quando stavo per darla via a 150 al parroco. Questo era il mercato di allora…»
Ma non puoi seminare ottimismo tout court e ingannare i consumatori che l’anno scorso hanno acquistato più automobili del necessario, indebitandosi… E la ripresa non c’è. Il Pil non è vero che è cresciuto. Idem l’occupazione. È merito solo della decontribuzione. Questa è la verità.”. Il concetto è chiaro: nel vecchio continente tutto si può fare se la Merkel lo vuole… Molto efficace il paragone che l’industriale roveretano ci fa tra l’Europa e un condominio… “Il condòmino Germania ha più di 500 millesimi ed è inevitabile che dia la rotta ad ogni cosa. Politicamente invece peserebbe per un terzo.”
Proviamo a smorzare la polemica tirando in ballo i benefici derivanti dall’introduzione della moneta unica. Ma per Marangoni è un vero e proprio invito a nozze, che lo infervora ancora di più: “Si era pensato e sperato che l’introduzione dell’Euro come moneta comune facesse da collante… (Tra l’altro noi siamo entrati con un cambio sbagliato. Che volete farci, Prodi e Ciampi avevano una tal fretta…) Dal giorno dopo, il costo del debito pubblico dal 7-8 % passava miracolosamente al 1,5%, un vantaggio enorme. Non si è fatto il conto che con l’Euro cambiava tutta la musica, a molti livelli. Ad esempio, prima con la lira, per regolare l’inflazione bastava aggiustare i cambi. LA GLOBALIZZAZIONE HA DISTRUTTO IL 30% DEL TESSUTO INDUSTRIALE Facciamo un piccolo passo indietro: ad un certo punto è arrivata la globalizzazione… Nel 1994, il G7 di cui faceva parte l’Italia, seppure come fanalino di coda, ha varato il WTO, World Trade Organization, che lì per lì era stata un’ottima idea. Con la caduta del Muro di Berlino, infatti, cominciavano a verificarsi migrazioni di portata biblica, soprattutto dalla Russia e dall’Est europeo. E dove andava tutta questa gente? In Germania. Ma non era un affare solo europeo. I messicani andavano negli Usa. Chi più chi meno aveva problemi di questo tipo. “Ecco allora l’idea – ricorda Marangoni. Apriamo i mercati, lasciamo entrare i prodotti di questi paesi a tasso zero, senza dazi. Soprattutto in l’Italia: un enorme tappeto verde che a lungo 27
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trentinoincontri andare ha distrutto almeno il 30% del tessuto industriale italiano, nel silenzio e nell’indifferenza di tutti”. Oggi, vent’anni dopo, questi paesi sono emersi in maniera abnorme. Specie in Oriente. E non si pensi solo alla Cina. Nessuno parla mai di paesi come l’Indonesia, il Vietnam, le Filippine, la Thailandia, ecc., tutti con un’economia molto aggressiva. Ma perché, si domanda il cavaliere, a questo punto non si rinegozia il WTO? La situazione è cambiata radicalmente rispetto al 1994. “Niente. La Merkel non è interessata. Nè a questo nè a svalutare l’Euro, che sarebbe un grandioso vantaggio per l’Italia. Ecco il condòmino che comanda”. (Peccato che però Giappone e Usa, invocando delle clausole di protezione contro il dumping, abbiano ristabilito le dogane. E adesso, anche grazie ad Obama, gli stabilimenti che avevano chiuso negli Usa stanno pian piano riaprendo). Insomma, Mario Marangoni è amareggiato di dover uscire dal ruolo di imprenditore in questo clima di declino. “Gli stabilimenti Marangoni vanno benissimo negli Usa, in Sri Lanka e qui, dove tutta l’avventura è cominciata, invece…” Forse anche i sindacati hanno le loro responsabilità. Il nostro intervistato pare caricarsi come una molla e parte con una lunga filippica a tema. “I sindacati se non cambiano mestiere sono morti, perché morendo le aziende muoiono anche loro. Fate conto che i sindacati
Al conferimento di un Master Honoris Causa in Gestione Integrata d’Impresa il 23 luglio 2004 28
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IL FATTORE CINESE
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l fattore cinese torna spesso nella conversazione che Mario Marangoni intrattiene con TrentinoMese. Alla domanda: “Temete o avete mai temuto la concorrenza dell’Oriente, della Cina?”, lui ci ricorda che nel 1750, la Cina aveva il 60% del Pil mondiale e ora, per loro, è arrivato il momento di rivendicare questa gloria passata. Vogliono ritornare a quei livelli. E secondo il Cavaliere lo faranno. Anzi, siamo noi che glielo stiamo permettendo. In Africa loro stanno già “occupando” tutto. Sì, ma La Marangoni Meccanica corre dei rischi con loro? “Per il momento no. Anche perché loro sono concentrati sulle grandi quantità, sui grandi numeri. Biscotti, scarpe, gomme, ecc. Quando si tratta di prodotti di nicchia globale come i nostri, loro sono assenti. Almeno per il momento. In ogni caso, anche dovesse succedere, tra venti o trent’anni, mi auguro che la Cina si troverà di fronte a costi simili ai nostri che attualmente sono venti volte maggiori dei loro. Il segreto del nostro successo nel campo della meccanica? Fare vestiti su misura. Macchine perfettamente aderenti alle necessità del committente. Cosa che ai cinesi non riesce molto bene.”
sono le pulci e le aziende il cane: a furia di succhiare sangue… Dovrebbero preoccuparsi di difendere le aziende e il loro mercato, non di attaccarle, come fanno i sindacati americani che hanno permesso a Marchionne di concludere l’affare Chrysler. Politici e sindacati parlano solo di come distribuire la ricchezza. Nessuno in Italia parla di come crearla questa ricchezza. Tutti sono pronti a spendere. E andiamo avanti così allora…” IL FUTURO? NON MORIREMO DI FAME. ANCHE SE CON I POLITICI CHE CI RITROVIAMO... Siamo in chiusura. Suvvia, Cavaliere. A noi ci pare un po’ troppo disfattista. Salutiamoci con un briciolo di speranza almeno… “Cosa volete che vi dica? Ab-
biamo energia a basso prezzo. Denaro a basso prezzo… Manodopera agevolata. Dovremmo viaggiare come treni… E invece…” Ci sono tanti soldi a buon mercato, anche se solo per pochi per via di un sistema dei rating che Marangoni giudico perverso, in base al quale paga meno chi ha più capitale. E la maggior parte usa quel denaro per fare speculazioni (e ci fa il nome di un’importante azienda trentina…) Il messaggio è che non bisogna aver paura di affacciarsi su mercati esteri. Lui, ad esempio, nel 1964 è sbarcato negli Usa, ai tempi in cui l’America per una realtà industriale italiane era “il nemico”. “Temevamo che avessero in programma di conquistare economicamente l’Europa intera. E invece... Tra il 1970 e
All’inaugurazione dello stabilimento Marangoni do Brasil, nel 2002.
trentinoincontri
MARANGONI SPA: TAPPE FONDAMENTALI 1945 – Inizio dell’attività di riparazione dei pneumatici nell’officina in corso Bettini, a Rovereto 1955 – Inizio nuova attività di ricostruzione della sede di piazza Macallè, a Rovereto 1957 – Costituzione della società Marangoni Fratelli 1959 – Costituzione delle società Marangoni Pneumatici SpA (produzione pneumatici), Marangoni Meccanica SpA (macchinari per la produzione dei pneumatici) e Pneumarket SpA (commercializzazione dei pneumatici) 1960 – Trasferimento della produzione nell’impianto del Follone, a Rovereto 1969 – Apertura del nuovo stabilimento Marangoni Pneumatici in via del Garda, a Rovereto del processo di ricostruzione dei pneumatici a livello industriale 1973 – Inizio studi per la ricostruzione a freddo dei pneumatici 1976 – Apertura stabilimento Marangoni Tread a Ferentino (Frosinone) 1977 – Inizio studi per la produzione di pneumatici nuovi 1984 – Costituzione Marangoni SpA, società capo-gruppo della holding 1985 – Installazione del primo termovalorizzatore nello stabilimento Marangoni Pneumatici di Rovereto 1986 – Inizio produzione gomme piene per usi industriali 1989 – Costituzione della società Marangoni Tyre SpA per la produzione di pneumatici vettura ad Anagni (Frosinone) 1990 – Acquisizione di Ellerbrock GmbH ad Amburgo 1993 – Inaugurazione del nuovo stabilimento Ellerbrock GmbH a Henstead Hurzburg 1999 – Marangoni Pneumatici è il primo ricostruttore italiano ad ottenere le certificazioni europee ECE ONU 108 e 109 2002 - Inaugurazione dello stabilimento Marangoni Tread do Brasil a Belo Horizonte 2003 – Inaugurazione dello stabilimento Marangoni Tread North America a Nashville (Tennessee) 2006 – Inaugurazione nuova sede Marangoni Meccanica, a Rovereto 2007 – Costituzione Centro Ricerca Avanzata e Sviluppo 2007 – Apertura dell’ufficio di rappresentanza a Shangai (PRC) 2008 – Costituzione della società Marangoni Trading Shangai 2009 – Inaugurazione dello stabilimento Marangoni Industrial Tyres in Sri Lanka 2010 – Ampliamento dello stabilimento della Marangoni Meccanica per la realizzazione di una nuova linea per la produzione di pneumatici radiali di grandi dimensioni 2010 – Estensione della produzione di fasce Unitread per la ricostruzione in prestampato allo stabilimento USA di Nashville 2010 – Il marchio Marix, fino a questo momento riservato ai ricostruiti per autovetture, fuoristrada e commerciali leggeri, inizia a contraddistinguere anche i pneumatici ricostruiti autocarro e movimento terra. 2011 – Ellerbrock Reifenrunderneuerungs-Technologie GmhH, acquisita dal Gruppo Marangoni nei primi anni ‘90, diventa Marangoni Retreading Systems Deutschland. 2012 – Investimento nell’installazione di una seconda linea Alpha Ring e raddoppio della capacità produttiva della gamma RINGTREAD realizzata ad Amburgo dalla Marangoni Retreading Systems Deutschland. 2012 – Marangoni rafforza la presenza in Francia nel settore industriale tramite la controllata Marangoni Industrie Manutention, protagonista nell’assistenza per pneumatici destinati a carrelli elevatori e macchinari affini. 2013 – Inaugurazione dello stabilimento Marangoni Argentina ad Alvear (Santa Fe), quinta unità produttiva del gruppo attiva nel mondo e dotata anche della linea RINGTREAD
il 1973 abbiamo avuto un grande successo nella vendita delle macchine. Successo seguito con attenzione dai russi che hanno voluto subito la loro parte”. “Se penso al Trentino di oggi poi…” Cosa, Cavaliere? “Vedo che il Governo attuale di Ugo Rossi ha grandi difficoltà a gestire quel che ha trovato e quello che si sarebbe dovuto fare e che invece non è stato fatto”. Ma lei ha mai avuto la tentazione della politica? “No. Perché i politici li ho sempre visti inconcludenti e poco impegnati. Falsi e ignoranti politicamente. Magari ogni tanto capita qualcuno capace, ma è obbligato a pensare solo da qui alla prossima elezione. Non ci sono più gli statisti alla Degasperi”. “Riguardo al futuro, poi, qualcuno mi ha chiesto: Ma tu Marangoni ti senti immortale?” E lei? “Ho risposto che devo pensare come un immortale. È questo il mio stile. Il mio marchio di fabbrica. Io penso anche a quel che potrebbe essere fra cinquant’anni…” E ci confida di aver scritto anche un piccolo trattato sul tema: “Come saremo fra cinquant’anni”. Quanti minareti avremo? Non c’è nessun motivo di essere almeno un po’ ottimisti? “Non moriremo di fame né di freddo. Sopravviveremo. Chi ha sempre vissuto una vita un po’ tirata non sentirà la differenza, la classe socioeconomica media deve cominciare a prepararsi a ridimensionare i propri bisogni”. In chiusura, Mario Marangoni ammette di non aver mai avuto una vita dispendiosa, né con lussi o eccessive libertà. Ha sempre lavorato con passione. “Pure con gli aeroplani, alla fine ho finito per lavorare per gli aeroplani e non gli aeroplani per me, perché lo spirito imprenditoriale ti porta a fare. Sempre”. Tanto è vero che a 85 anni suonati l’industriale trentino è ancora “sul pezzo”, come si dice. Con passione ci ha raccontato solo una piccola parte della sua vita famigliare e professionale che, come ci conferma la figlia, andrebbe fissato in un libro per essere raccontata tutta. ■ 29
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IL VESCOVO RENDENESE CHE STUDIAVA DA PARROCO
SARÀ CONSACRATO IL 3 APRILE DON LAURO TISI DA GIUSTINO
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T R E N T IN
OM E SE”:
NA OSC E I R E T R IO N E I T T TU L EZ I DE L L’E L AU RO T I S N O D DI VO A N UO T R E N T O DI O V O V E SC
E SCLUSI
IRENE COZZINI TISI (79 ANNI) DEFINISCE SUO FIGLIO, DON LAURO, “UN UOMO SEMPLICE; UN GRAN LAVORATORE”. RIMASTA VEDOVA CON QUATTRO FIGLI PICCOLI HA DOVUTO FAR TUTTO DA SOLA. E QUANDO LAURO, IL MAGGIORE, LE HA ANNUNCIATO CHE VOLEVA FARSI PRETE COME L’HA PRESA? “HO ABITUATO I MIEI FIGLI A DECIDERE DA SOLI, MA HO SEMPRE DETTO LORO CHE UNA VOLTA PRESA UNA DECISIONE AVREBBERO DOVUTO ONORARE L’IMPEGNO”. IL 10 FEBBRAIO, QUANDO È STATA ANNUNCIATA LA NOMINA, HA SUONATO LE CAMPANE PERCHÉ FA LA SAGRESTANA DELLA CHIESA DI GIUSTINO
C’
è stato un momento, a metà gennaio del 2015, in cui la diocesi di Trento ha rischiato di perdere in un sol colpo il vicario generale e il vescovo “trentino”. In Vaticano, infatti, stava prendendo corpo l’idea di nominare don Lauro Tisi vescovo di Belluno-Feltre e di mandare a Trento, come nuovo vescovo, un prete da fuori regione. Soltanto la discreta quanto diplomatica “intromissione” dell’arcivescovo dimissionario, Luigi Bressan, è riuscita a far deviare il corso della storia. Anche perché non era mica facile far diventare vescovo nella stessa diocesi il prete che fino a quel momento aveva svolto le mansioni di Vicario. Qualora un Vicario sia meritevole di mitra, varie ragioni ne consigliano, di solito, lo spostamento in altra diocesi. Al vicario del vescovo, infatti, spettano compiti di gestione del clero e l’applicazione delle decisioni prese dal diretto superiore. Insomma al Vescovo gli onori, al Vicario gli oneri. Ecco perché a mezzogiorno del 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri, la proclamazione di don Lauro Tisi, quale 122° 30
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L’arcivescovo Luigi Bressan si congratula pubblicamente (10 febbraio 2015) con il nuovo vescovo di Trento, e suo successore, mons. Lauro Tisi. Da quel momento e fino al 3 aprile 2015 mons. Bressan sarà “amministratore Apostolico” della diocesi di Trento. Da quella data diventerà “arcivescovo emerito”. Continuerà a operare in diocesi, aiutando il nuovo vescovo nelle cresime e sostituendolo in vari incontri. In Italia i vescovi sono 146; gli arcivescovi sono 61; i cardinali sono 8; uno di questi è patriarca (di Venezia); gli amministratori Apostolici, in attesa del nuovo titolare della diocesi, sono 11 (tra questi anche mons. Bressan).
vescovo della diocesi di Trento, ha suscitato stupore. Seguita, di lì a un attimo, dallo scrosciante applauso di preti e dipendenti della curia arcivescovile oltre che della decina di giornalisti presenti nell’aula grande del centro Bernardo Clesio. Il vescovo “eletto”, emozionato e frastornato, ha preso il microfono per dire: “Mai avrei immaginato di diventare vescovo; chi mi conosce sa che il desiderio
della mia vita è sempre stato quello di essere parroco. Ho accettato la nomina del Santo Padre a guidare la nostra Chiesa convinto che dall’obbedienza sgorgano pace e forza”. Parevano le parole pronunciate domenica 27 agosto 1978, il giorno dopo l’elezione a pontefice della Chiesa romana, da papa Albino Luciani: “Ieri sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava
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Don Lauro Tisi, all’uscita di casa, a Giustino, il giorno della sua prima messa (28 giugno 1987).
per succedere. Appena è cominciato il pericolo per me, i due colleghi che mi erano vicini mi hanno sussurrato parole di coraggio”. Non è difficile immaginare che i due “colleghi” i quali, avuto sentore della nomina, hanno sussurrato parole di coraggio a don Lauro Tisi siano stati l’arcivescovo uscente Bressan e lo stimato sottosegretario della Conferenza episcopale Italiana, don Ivan Maffeis. Non lo dirà neanche sotto tortura, ma una “spintarella” al suo convalligiano e amico d’infanzia don Ivan l’ha sicuramente data. Anche perché da quando è stato nominato direttore dell’Ufficio Nazionale delle comunicazioni sociali della Cei (maggio 2015) don Maffeis è entrato nella rosa dei “vescovabili”. Basti dire che è subentrato a don Domenico Pompili, nominato vescovo di Rieti, del quale era il vice.
Insomma, amici discreti hanno favorito la designazione di questo “rendenèro” mite e al tempo stesso deciso, quale Pastore della diocesi di Trento. Sarà consacrato vescovo la domenica dopo Pasqua, il 3 aprile, nel pomeriggio, in Duomo a Trento. Subito dopo andrà a sedersi sul “trono” di legno intagliato, la “cattedra” dalla quale il vescovo esercita la giurisdizione spirituale. Per tale ragione, la chiesa della diocesi dove esercita il vescovo è detta Cattedrale. Don Lauro Tisi è il primo rendenese successore di San Vigilio, di quella terra cioè che, 1600 anni fa, avrebbe accolto a sassate e successivamente ucciso il patrono della città di Trento e della Diocesi. Questa il racconto tramandato per lungo tempo come verità provata. Negli anni Settanta del secolo scorso, il compianto mons. Iginio Rogger, eminente studioso di storia della Chiesa, ridusse il proclamato martirio di San Vigilio a mera leggenda medievale. Da quegli studi emerse che il santo vescovo morì di morte naturale, nel suo letto, nel 400 dopo Cristo. Gli fu attribuito il titolo di martire per la sua “eroica santità e per la sua dedizione al ministero pastorale”, come scrisse mons. Rogger nel messale liturgico diocesano, pubblicato nel 1985. C’è voluto un papa “straniero” ed emigrante per riconciliare con la storia una terra di emigranti, proclamando vescovo un “rendenèro”, mite e deciso come don Tisi, quale successore di San Vigilio. E se, come si scriveva nelle “Institutiones” dell’imperatore Giustiniano (533), “nomina sunt consequentia rerum” (i nomi sono conseguenti alle cose), don Lauro Tisi da Giustino l’alloro di vescovo lo ha ricevuto fin dal battesimo. In-
Irene Cozzini Tisi, la mamma del neo vescovo di Trento, con la figlia, Iva, nella casa di Giustino dove vive.
La prima telefonata di congratulazioni al nuovo vescovo, mons. Tisi, è stata fatta dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi.
teressante il raffronto agiografico fra San Vigilio e San Lauro. L’uno e l’altro furono accusati di aver fatto a pezzi gli idoli pagani. Ma a differenza di Vigilio, quest’ultimo fu martirizzato per davvero, fatto morire in un pozzo assieme a suo fratello Floro. Accadde a Skopie, l’attuale Macedonia. La mamma del nuovo vescovo di Trento ha 79 anni, ben portati. Si chiama Irene Cozzini. Perché ha chiamato suo figlio Lauro? “Ho voluto dare a mio figlio un nome corto e non consueto perché non ci fosse confusione con le Poste. Qui non c’erano i numeri delle vie. E allora servivano nomi corti, un po’ singolari, che non ci fossero in zona. Devo dire la verità che, a quel tempo, in paese, quel nome non piaceva proprio a nessuno.” L’esempio è stato seguito anche dalla figlia, Iva: “Me fiol el se ciàma Saulo e mia figlia Liuba”. Originali, non c’è che dire. Tant’è che pure l’altro fratello ha messo al figlio un nome singolare: Jesse. Tutti nomi corti, difficilmente “storpiabili” e che non fossero motivo di confusione. Perché Tisi, il cognome, è piuttosto diffuso a Giustino. Gli altri cognomi sono: Maestranzi, Maganzini e Cozzini. Oltre a Lauro, il maggiore, Irene Cozzini Tisi ha avuto Iva, Loris e Valerio. Quest’ultimo è nato due mesi dopo che il papà, del quale porta il nome, rimase ucciso in un incidente di caccia. Era il 4 novembre 1968. Quel giorno, i giornali erano dominati dalla cronaca degli avvenimenti del 3 novembre a Trento, “cinquantenario della Redenzione”, con la visita in città del presidente della Repubblica, Saragat, accompagnato da Giovanni Leone (presidente del Consiglio) e da Sandro Pertini (presidente della Camera). Si erano avute violente 31
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La consacrazione a prete di Lauro Tisi (26 giugno 1987) dalle mani dell’arcivescovo Alessandro Maria Gottardi (1912-2001) il quale governò la diocesi di Trento dal 1963 al 1988.
contestazioni degli studenti di Sociologia e la caccia al “sozzòlogo” da parte degli alpini. Il piccolo Lauro, primogenito di Irene Cozzini e di Valerio è nato giovedì 1° novembre 1962, Ognissanti. Fu battezzato nella chiesa di Santa Lucia tre giorni dopo. Se don Lauro credesse allo zodiaco, si dovrebbe scrivere che è del segno dello Scorpione. Invece, come è stato sottolineato con sagacia da quelle malelingue di giornalisti il giorno della sua nomina “almeno si potrà dire che è un vescovo che crede in Dio”. Nel Dio della tenerezza, che è l’opposto di quello predicato troppe volte, anche oggi, dalla Chiesa; nel Dio del “soccorso ai tanti feriti dalla vita” (sono parole sue); nel Dio degli ultimi perché i primi hanno già messo i piedi nel piatto. Don Lauro, che ha scelto come motto “Il Verbo si fece carne e venne in mezzo a noi”, sarà consacrato vescovo nel pomeriggio di domenica 3 aprile 2016. Ha già fatto sapere che non traslocherà a palazzo Ceschi (qui, peraltro, l’appartamento vescovile è piuttosto spartano). Resterà nel monolocale di via Barbacovi dove continuerà la sua vita di single, non disdegnando di fare il massaio, pulizie e lavatrice compresa. Inoltre, lascerà al 32
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predecessore, mons. Bressan, la vettura “blu” per continuare a guidare la propria utilitaria. Del resto anche da vescovo non mancherà di scorrazzare per la città in bicicletta. Sono tutti gesti che hanno suscitato stupore fra gli operatori dell’informazione, così come aveva destato meraviglia la cena in pizzeria dell’arcivescovo Bressan il giorno del suo insediamento il 30 maggio 1999. Ma sono gesti che possono stupire soltanto coloro i quali non conoscono il nuovo vescovo il quale, rimasto orfano di papà a soli sei anni, si è dovuto cimentare ben presto con il lavoro manuale per aiutare la famiglia. Studente del ginnasio all’arcivescovile di Trento, decise di farsi prete di ritorno dal funerale del suo convalligiano don Raffaele Collini, rettore del Seminario diocesano, morto per incidente stradale a Ponte Pià il 30 settembre 1977. In quello stesso momento, a Trento, l’arcivescovo Gottardi stava celebrando il funerale del maresciallo di PS, Massarelli, assassinato tre giorni prima, davanti alla chiesa di San Pietro, da una banda di rapinatori. A mezzogiorno del 10 febbraio 2016 le campane del Duomo di Trento (la Cattedrale) e delle altre chiese della diocesi hanno suonato a festa per annunciare, nel tempo di internet e degli smartphone, la nomina del successore dell’arcivescovo Bressan. Comprese quelle di Giustino, il paese dell’alta Val Rendena dove Lauro Tisi è nato 53 anni fa e dove vivono la mamma, Irene, di 79 anni, la sorella e due fratelli. Ed è stata proprio la mamma del nuovo vescovo, sollecitata dal parroco di Giustino, a suonare le campane della chiesa di Santa Lucia. Del resto, Irene Cozzini Tisi
è pur sempre la sagrestana del paese che, come tutti i villaggi della Val Rendena, ha dato braccia all’emigrazione. “Dopo la guerra c’era grande miseria. Ogni famiglia ha le proprie croci sulle strade dell’emigrazione. Anche noi abbiamo parenti in America, non so più di quale generazione, eppure ricordano ancora il paese d’origine”. Da Giustino partivano i moléti. A Carisolo facevano i maiolini, a Strembo i salumieri (diretti soprattutto a Trieste). Dice la mamma di don Lauro: “Quando mi ha detto che sarebbe diventato vescovo ho pensato subito alla grande responsabilità… che el ghà adoss. Speron che el ghe la faga”. Interviene la sorella Iva: “Non avremmo voluto che diventasse vescovo. Se fosse dipeso da noi, no di certo. Io ho pianto, dico la verità”. La mamma: “Lui mi ha detto: ho sempre obbedito, lo faccio anche questa volta. E l’ho presa proprio così anch’io. Se il Signore ha voluto, sia fatta la sua volontà. Se stava dov’era, certo era meglio. Mi bastava che facesse il prete e il proprio dovere fino in fondo”. Lo vedevate con una certa regolarità? La sorella: “No, toccata e fuga. Quando doveva andare da qualche parte e passava da qui, ecco si fermava magari un attimo. Per esempio: ha detto che veniva domenica scorsa. G’ho dit: mama, no stà fidarte che ghe salterà fò qualche altro mistér”. La mamma: “Gli impegni si sono sempre accumulati, pertanto veniva pochissimo qui a casa. Ma mi no pretendo gnanca che el vegna su; el faga el so lavoro che mi son contenta. El sento al telefono, la sera tardi. Quando viene lo vedo volentieri, lui ha sempre avuto nostalgia del suo paese, è attaccato a
Gli otto preti novelli che furono ordinati in Duomo a Trento il 26 giugno 1987. Mons. Tisi è il secondo da destra. Con loro figura anche mons. Iginio Rogger (il primo a destra nella fotografia) eminente storico della Chiesa (1919-2014).
trentinoattualità
Mons. Lauro Tisi, il giorno della prima messa celebrata a Giustino, in raccoglimento sulla tomba del papà, Valerio, morto in un incidente di caccia il 4 novembre 1968.
Giustino…, alla famiglia, ai so fradèi, el vol sempre saver come i sta, come no i sta…”. La sorella: “El g’ha la residenza chi e non credo che ‘l la molerà mai”. La mamma: “Ha sempre sofferto nostal-
gia di casa e del paese. Sì, sì, la nostalgia el ghe l’ha mo’ adess”. La sorella: “Quando viene ci raduniamo tutti. I primi anni che era prete magari veniva su una settimana d’estate e andava ad aiutare i fratelli in montagna”. La mamma: “Ultimamente non ha più fatto ferie, non ha mai tempo per se stesso. L’è vegnù qualche volta a aiutarghe ai so fradèi a far la legna. Ghe piàss lavorar così, col trattor, perché l’ha sempre lavorà amò da giovane. L’ha sempre fatto lavori manuali, no’l se tira indietro se ghè fadìghe da far …”. La sorella: “L’è ani che ‘l me diss: quan che fé la legna ciamàme che vegno dentro. Ogni tanto facciamo incursioni a Trento; abbiamo le chiavi dell’appartamento dove abita, gli portiamo la biancheria pulita, ma spesso non lo incontriamo neanche perché è impegnato o non c’è”. La mamma: “Il mio Lauro si arrangia a farsi tutto, anche da mangiare. È molto ordinato”. Talvolta non mantiene gli appuntamenti, dicono, insomma tira il “pacco”. “Lo sa perché non mantiene gli appuntamenti? Perché no l’è bon de dir de no. El diss de sì a tutti. E poi con la riduzion dei preti s’ha accumulà ancor de pu le robe”. Quando fra un mese sarà vescovo dovrà giocoforza diradare le promesse e mantenere rigidamente gli appuntamenti. Sempre che che riesca a trovare fra
Il giovane con la tunica bianca che incensa il Vangelo, il giorno della prima messa di don Tisi a Giustino, è don Ivan Maffeis (Pinzolo, 1963) che sarà ordinato prete l’anno dopo (1988). Don Ivan, giornalista, professore all’Università Salesiana di Roma, è il direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI (la Conferenza Episcopale Italiana), ed è pure Sottosegretario (il vice di mons. Galantino) della CEI, organismo che raggruppa tutti i vescovi, arcivescovi, cardinali e prelati italiani. Come dire: tempo al tempo e sarà nominato vescovo pure lui.
i giovani preti un vicario stakanovista come lui. Il compito più urgente, infatti, per il vescovo Tisi, sarà quello di rincorrere il gregge, frastornato e deluso, e riportare all’ovile le sempre più numerose pecorelle smarrite. L’orso della secolarizzazione e della lontananza da Dio sta razziando a man bassa gli ovili. Non solo quelli della sua amata Val Rendena. ■
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trentinostoria
PASSARONO DI QUI...
di Francesca Mazzalai
“Quindi apparve alla vista…Carlo Magno, con il suo elmo di ferro in testa, le sue mani in guanti di ferro… una lancia di ferro sollevava aòta contro il cielo, stretta nella sua mano sinistra, mentre nella sua destra teneva la sua indomita spada”. (Nokter il balbuziente, monaco del IX secolo)
“MIRACOLO” IN VAL DI SOLE NEL 773 DOPO CRISTO, GLI ABITANTI DEL VILLAGGIO DI PELLIZZANO, NELL’ATTUALE VAL DI SOLE, SI TROVANO DI FRONTE A UN’IMMAGINE CHE RIMARRÀ NELLA LEGGENDA: L’ESERCITO GUIDATO DAL FUTURO SOVRANO DEL SACRO ROMANO IMPERO, CARLO MAGNO
A
nno settecentosettantatre d.C.. È una fresca mattina d’autunno in Val di Sole quando senza nessun preavviso, il paese di Pellizzano viene letteralmente invaso da un’ondata di soldati armati di lance acuminate e soprattutto pronti ad usarle. Impossibile contarli. Saranno almeno quattromila. Senza guardare in faccia nessuno entrano agguerriti e compatti in paese, seminando il panico tra la gente che sta si trova per strada. Gli uomini si danno alla fuga, le donne scappano urlando, chi gettando al vento le ceste piene di verdura, chi abbandonando nell’acqua delle fonta34
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ne i panni che si apprestava a lavare. Mentre gli abitanti fuggono disperdendosi per le vie, gli invasori avanzano decisi, quasi baldanzosi. Alcuni anzi divertiti e resi ulteriormente spavaldi dall’effetto provocato dal loro arrivo. Ormai ci sono abituati. Non è certo il primo paese che assaltano. È già da tempo che sono in viaggio. La loro amata patria si trova lontana centinaia di chilometri. A nord. Quegli uomini infatti fanno parte dell’esercito guidato dal futuro sovrano del Sacro Romano Impero. È lui, l’alto e biondo re dei Franchi, Carlo Magno. Ma le sorprese non sono fini-
te, perché insieme a Carlo e alla corte viaggia anche Papa Adriano I, accompagnato da sette vescovi e scortato dai più valorosi soldati del sovrano. L’intento di Carlo Magno (e del Pontefice) è chiaro. Il re si occupa di assoggettare i territori che attraversa. Dopodiché è il turno di Adriano e dei suoi vescovi, che provvedono a convertire pagani ed ebrei al cristianesimo. Non un’operazione necessariamente pacifica e consensuale. Ma comunque sempre efficace. A questo punto però la domanda è inevitabile. Come mai un re e un pontefice si sono presi il disturbo di venire
Ritratto immaginario di Carlo Magno, di Albrecht Dürer
trentinostoria a diffondere la fede di Cristo nel paesino di Pellizzano, in Trentino? Per capirlo bisogna tornare indietro di un anno. Siamo nel 772 dopo Cristo. L’Italia è sottomessa a due popolazioni. Una piccola parte della penisola appartiene ai Bizantini. E praticamente tutto il resto è nelle mani di una popolazione germanica il cui nome si rifà alla lunga barba portata dai loro uomini. I Longobardi. Sono proprio i Longobardi a turbare le notti del Papa, Adriano I. Il Pontefice non digerisce l’eterna fame di conquista di questo popolo pagano venuto da nord. E ancor meno sopporta che il loro Re, Desiderio, si ostini a negare alla Chiesa quei territori che inizialmente aveva promesso di donare. Per Adriano è un inaccettabile oltraggio, oltre che un danno economico. Per ottenere vendetta decide dunque di chiamare in aiuto il re dei Franchi, Carlo Magno, il quale, dopo la morte del fratello Carlomanno, è diventato l’unico re dei Franchi. Carlo Magno è un sovrano di appena 31 anni. È
Carlo Magno è incoronato imperatore
venuto al mondo il 2 aprile del 742 dopo Cristo. I suoi genitori sono Pipino III detto il Breve (per la sua bassa statura), e Bertrada, (detta Berta la Piedona) figlia del conte Cariberto di Laon. I due non sono sposati. Ad unirli è un semplice contratto privato risalente ad un antico costume germanico detto Friedelehe, che rendeva poco vincolante l’unione e decisamente agevole ogni eventuale separazione. Ma le pressioni della Chiesa per abolire questa
tradizione, considerata dai cristiani a dir poco immorale, sono molto forti. Così Pipino e Berta si sposano regolarmente nel 749, quando il futuro imperatore Carlo Magno ha ormai sette anni e la nomea di illegittimo. Una volta divenuto Re, l’energico Carlo si fa strada con la spada sguainata, assoggettando le popolazioni vicine, facendo passare ogni volta le sue aggressioni come necessarie operazioni difensive. A est le riottose popolazioni
germaniche, a ovest le incursioni musulmane, a nord ovest il territorio bretone e la Sassonia. Solo a sud non osa spingersi. A sud c’è l’Italia, con i Bizantini. Ma soprattutto ci sono i Longobardi. Sua madre Berta ha sempre sostenuto l’importanza di mantenersi amici i Longobardi. Per questo motivo aveva combinato per lui quello sfortunato matrimonio con la figlia del re Desiderio. Ma ora Carlo è il sovrano assoluto. E non vede l’ora di misurarsi con quel nemico così potente. L’occasione per entrare in Italia si presenta presto. Come sappiamo è lo stesso Papa Adriano I a lanciargli un appello. E a una simile richiesta Carlo risponde immediatamente, mettendosi subito a capo del suo esercito e marciando a tappe forzate verso sud. È così che nel 773 il re dei Franchi abbandona il nord Europa e cala nella penisola italica. Carlo Magno valica il colle del Moncenisio e avanza deciso, vittoria dopo vittoria, contro i Longobardi, i quali sorpresi da una simile furia e costretti
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trentinostoria alla ritirata si rifugiano a Pavia, la capitale del loro regno, dove vengono messi sotto assedio. A quel punto Carlo, non ancora contento, lascia un presidio a Pavia e si mette alla testa di quattromila dei suoi uomini per andare alla conquista di Bergamo e di tutti gli altri paesi del nord governati dai Longobardi. E proprio da lì comincia una serie impressionante di stragi e miracoli. Inizialmente il capo longobardo di Bergamo lotta con Carlo Magno e rifiuta di convertirsi alla fede cristiana. Ma ecco che si manifesta il primo prodigio. D’improvviso agli occhi del longobardo compaiono sei ceri ardenti e nell’aria si diffonde il suono spontaneo delle campane. L’uomo e tutti i pagani presenti ammutoliscono, abbandonano le armi e si convertono. Carlo Magno prosegue la sua marcia seguito dai neo convertiti e raggiunge un castello vicino, abitato da un giudeo che vedendo una simile folla che lo circonda si converte a sua volta. La scena si ripete così di castello in castello, dove chi non abbraccia il cristianesimo viene sbrigativamente mandato all’altro mondo. In ogni luogo Carlo Magno ordina di erigere chiese e templi in onore della Santa Trinità, di San Pietro, di Santo Stefano, mentre il Papa e i vescovi distribuiscono indulgenze ad ogni angolo. Poi Carlo Magno e i suoi si spostano su un altipiano dell’alta Val Camonica dove (tanto per cambiare) si scontrano con pagani ed ebrei, facendone una strage. I morti sono così numerosi da entrambe le parti che il luogo viene da quel momento chiamato il “monte dei martiri”, Martirolo (oggi Mortirolo). La marcia del re dei Franchi non si arresta e dopo aver superato Ponte di Legno l’esercito si appresta ad affrontare un’altra impresa impegnativa: il Passo del Tonale, che dalla 36
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Julius Schnorr von Carolsfeld, Sala dell’Ariosto, L’esercito dei Franchi di Carlo Magno a Parigi (1817/27).
Lombardia porta finalmente in Trentino. Non si tratta certo di una passeggiata. Carlo Magno e i suoi uomini si trovano di fronte a una serie di picchi di un’altezza vertiginosa, ricoperti di neve. Ma nulla sembra poterli arrestare, e superati i passaggi più critici i Franchi si ritrovano infine nella splendida Val di Sole, dove si imbattono nel paese di Pellizzano. E proprio lì, dove è cominciata la nostra storia, avviene un altro fatto assolutamente straordinario. Dopo il turbolento ingresso in paese, Carlo Magno e il Pontefice provvedono come d’uso alla conversione dei pagani e degli ebrei presenti. Dopodichè si recano a far visita all’unica chiesa esistente in paese a quell’epoca, ovvero la chiesa di Santa Maria. Tutto sembra svolgersi in assoluta tranquillità, ma appena i vescovi fanno per uscire dalla chiesa, qualcosa di strabiliante appare alla loro vista, lasciandoli ad occhi spalancati. Mentre intorno già si grida al miracolo e si raduna una folla. L’oggetto di tanto clamore è la semplice asta di un vessillo. Pochi minuti prima uno dei sette vescovi l’aveva piantata nel terreno e ora è prodigiosamente fiorita. Anche il Papa ha potuto am-
mirare il miracolo e per tutta risposta si riempie il guanto di sabbia e dichiara di concedere alla chiesa tanti giorni di indulgenza quanti sono i granelli di arena contenuti nel guanto. L’unico che non sembra scomporsi è proprio Carlo Magno. E lasciandosi alle spalle il vessillo fiorito e la popolazione ancora incredula, lui e il suo corteo si rimettono in cammino. Il sovrano risale la valle che a quel tempo prendeva il nome dal monte Valiana e raggiunge il passo che un tempo fu il Passo della Moschera ma che oggi, proprio in onore del re dei Franchi, conosciamo come Campo Carlo Magno. Valicato il passo, il re e i suoi uomini si trovano di fronte ad un altro miracolo, questa volta della natura. Davanti ai loro occhi si stagliano infatti le spettacolari Dolomiti di Brenta da un lato e i ghiacciai dell’Adamello dall’altro. Lungo il fiume Sarca re Carlo Magno percorre la Val Rendena, attraversa Giustino, Massimeno, Pelugo, dove come d’abitudine fa distruggere il castello di un giudeo, costringendo il proprietario a fuggire e costruendo al suo posto una chiesa in onore di San Zenone. Poco lontano, a Santo Stefano di Rendena,
una folla di persone che ha saputo del loro arrivo si riunisce per essere battezzata. I vescovi li raggiungono, elargiscono indulgenze, battezzano la moltitudine e infine si rimettono in moto insieme a Carlo Magno, diretti a sud, verso Verona. Sono le ultime ore passate dal sovrano in Trentino. Una terra che da quel momento in poi il futuro Imperatore non rivedrà mai più. Questo ci racconta la leggenda di Carlo Magno, ovvero “il privilegio di Santo Stefano di Rendena”. Per conoscere questa leggenda è sufficiente leggere quanto è riportato sulle mura dell’antica Chiesa di Santo Stefano di Carisolo. In questo luogo sacro, arroccato su uno sperone a picco sul fiume Sarca, si trova scritto tutto il tragitto che Carlo Magno avrebbe percorso insieme al Papa. Un racconto minuzioso, ricco di particolari, che ripercorre tutto il viaggio del re dei Franchi, dal miracolo avvenuto a Bergamo fino ad arrivare alla Val Camonica e al Trentino. Gli studiosi dibattono a tutt’oggi sull’attendibilità dell’episodio, in un confronto ancora aperto e senza risposte definitive. L’unica certezza è che nella Chiesa di Carisolo, poco sopra la scritta muraria della leggendaria spedizione, esiste ancora oggi un particolare affresco che raffigura proprio Carlo Magno in Trentino in compagnia di Papa Adriano e dei sette vescovi. Per realizzare quest’importante opera venne chiamato nel 1500 il pittore Simone Secondo Baschenis, appartenente alla popolarissima bottega di pittori itineranti bergamaschi che da oltre un secolo tramandavano il loro lavoro di padre in figlio. Una tradizione che arriverà fino a Simone Secondo, considerato il più talentuoso della stirpe, e che sarà anche l’ultimo a lavorare in Trentino. Ma questa è un’altra storia. ■
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di Gianfranco Gramola
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erena Gamberoni è nata a Rovereto l’8 agosto del 1981. Fin da piccola ha sempre amato cantare. “Ricordo in particolar modo la voglia di entrare nel coro della chiesa e la tortura di andare a messa e di non poter essere nel coro prima degli otto anni. All’opera lirica invece mi sono avvicinata durante le ore di canto corale al conservatorio di Riva del Garda, dove ero allieva di violino. L’insegnante di quell’anno, ero in seconda media, stava preparando il coro per accompagnare i solisti della classe di canto lirico in alcuni brani de L’elisir d’amore di Donizetti… È stato amore alla prima nota. Di nascosto andavo nelle aule a cantare la parte di Adina e qualche volta la improvvisavo durante le lezioni di canto corale. Un giorno, alla fine di un pezzo d’insieme ho voluto finire con un acuto non previsto. L’insegnante fermò la lezione, mi prese per mano e mi portò nella classe di canto lirico nella porta accanto e mi chiese di ripetere l’acu-
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OPERA: UN AMORE SIN DALLA PRIMA NOTA LA CANTANTE DI ROVERETO SERENA GAMBERONI RACCONTA LA SUA AVVENTURA NELL’OPERA LIRICA. LE VIRTÙ DI UN BUON CANTANTE LIRICO? PRIMA LA VOCE MA AL SECONDO POSTO SICURAMENTE LA TESTA, LA SERIETÀ CON CUI CI SI METTE A SERVIZIO DELLA MUSICA E IL SANGUE FREDDO. LA PAURA DI ANDARE IN SCENA? QUELLA NON PASSA MAI to davanti all’insegnante di canto lirico che alla fine mi disse: “Ti aspetto tra qualche anno a studiare canto lirico”. Io la guardai ridendo anche perché nonostante mi fossi innamorata dell’opera, l’ultima cosa che volevo fare nella vita era diventare cantante d’opera. Dicevo: “Sì, quelli lì che cantano e non si capisce niente”. Mia madre successivamente mi portò a vedere due opere in Arena, Norma e Madame Butterfly, ma la folgorazione arrivò con l’Elisir, che fu anche il mio primo spartito e il mio primo cd. Nessuno in famiglia ascoltava opera, l’unico che cantava qualche volta ai matrimoni era mio nonno, che era conosciuto per la sua voce alla Claudio Villa, ma la mia passione fu una scoperta tutta personale”. Andrea Boccelli ha detto: “La musica è un balsamo per la vita, una medicina per l’anima e, se se ne fa un uso corretto, libera tutte le sue qualità terapeutiche”.
Per lei cos’è la musica? La grande passione che mi ha legato a quest’arte è stato il lavoro che bisogna fare su se stessi e sulle sensazioni che si provano per trovare le giuste posizioni del canto. Io che sono sempre stata una persone frenetica ho trovato nello studio del canto un momento per fermarmi a capire che cosa succede dentro di me; cantare mi dà una grande tranquillità e una gioia che non so spiegare. Qual è il suo mito dell’opera lirica? Non ho mai avuto miti, ho sempre amato e cercato di imparare da tutte le cantanti. Certo il mito della Callas è quello che mi ha fatto sognare da bambina. Chi fu a scoprire veramente il suo talento? Premetto che i complimenti non mi lusingano. Chiedo sempre di più a me stessa. Il mio talento lo scoprirono, nell’ordine, il mio insegnante di canto corale, la mia prima vera insegnante di canto,
Franca Mattiucci, che intuì la mia musicalità e la voglia che avevo di fare il mio lavoro. Solo dopo anni Alida Ferrarini scoprì e forgiò quello che sarei diventata. Ma i suoi genitori che futuro sognavano per te? Loro non avevano chiaro quello che volevo fare nella vita: quello della cantante e del musicista sono lavori che possono apparire astratti in una realtà invece così concreta come è quella trentina. Quindi mi hanno indirizzata verso un istituto tecnico, anziché appoggiare il mio sogno di andare al liceo musicale. Mi hanno comunque supportata nello studio del canto negli anni che seguirono dopo il diploma superiore, lasciandomi libera di scegliere modalità e insegnanti in qualsiasi parte d’Italia, dandomi come vincolo solo un termine di tempo entro il quale avrei dovuto realizzare qualcosa. Mio papà era artigiano, lavorava il marmo e l’ha fatto da quando aveva 15 anni, veniva
trentinoincontri da una famiglia di marmisti e la mamma era prima una segretaria d’azienda e poi ha lasciato tutto per aiutare mio papà nella sua ditta. Era naturale la loro preoccupazione. Perdoni l’insolenza, ma siamo troppo curiosi: le è mai capitata la classica “stecca” in pubblico? Per fortuna non è mai successo; sicuramente qualche incertezza c’è stata, ma gli insegnamenti tecnici mi hanno sempre aiutata a non steccare. Magari può capitare qualche nota meno brillante, questo sì, ma non ricordo una stecca vera e propria, nemmeno nei casi in cui ho cantato con abbassamenti di voce. Quali sono le virtù di un buon cantante lirico? Prima la voce sicuramente, ma al secondo posto sicuramente la testa, la serietà con cui ci si mette a servizio della musica. E... il sangue freddo. La musica basta sentirla o bisogna anche capirla? Entrambe le cose. Di solito l’istinto porta a “sentire” la musica, ma poi occorre mettersi nelle mani di chi ha scritto la musica e capire perchè ha deciso di scriverla così. Per quanto riguarda il pubblico, penso che sia sempre meglio arrivare preparati ad uno spettacolo di opera, leggendo almeno la trama per poi farsi travolgere dalla bellezza della musica e dalle
emozioni che il cantante ci vuol far arrivare. C’è voce senza tecnica? Ci sono bellissime voci che senza una tecnica adeguata non fanno carriera; e voci poco gradevoli con una tecnica magistrale che fanno carriere internazionali. Quindi la mia risposta è no, non esiste voce senza tecnica. Quante ore al giorno dedica al canto? Ha un luogo dove provare? Con tre figli, le ore da dedicare al mio lavoro sono poche, ma l’opera permea totalmente la mia vita e determina le mie giornate. Cecilia Bartoli ha detto: “Non è vero che con gli anni si supera la paura di andare in scena. Quella non passa mai”. È così anche per lei? La Bartoli ha ragione: la paura non passa mai; così come la sensazione di non essere mai abbastanza preparati. Si impara a convivere con questo disagio e a gestire l’ansia: quel friggere nella pancia e le gambe che tremano prima di entrare in scena. A proposito di entrare in scena: ha un particolare rito scaramantico? La sera della recita non dico mai che sto bene quando mi domandano come va? Come ti senti? Al massimo dico “mi sembra bene” o “spero bene, vediamo alla fine”. Ho l’impressione che se non
La Calzoleria
facessi così succederebbe qualcosa di brutto... Inoltre, mi concentro qualche minuto sul retropalco, prima entrare, cerco di abbassare i battiti cardiaci e concentrarmi sulla respirazione. Poi, una volta sul palco, cerco di dare tutta me stessa. Il critico che temi di più e quello che stimi molto? I critici sono molteplici, poi ora con l’era di internet chiunque si improvvisa critico di un qualsivoglia blog. In ogni caso, cerco sempre di fare un esame di coscienza per capire perché è stato fatto notare un particolare difetto; e cerco di lavorare per migliorarlo. Forse la critica che temo di più è quella del-
le persone che conoscono le mie potenzialità. Stimo molto Carla Moreni del Sole 24 ore oppure Enrico Girardi del Corriere della Sera perché ho trovato in loro sempre critiche costruttive e mai distruttive. Odio le persone che salgono in cattedra senza capire la reale fatica che si fa a mettersi in gioco ogni sera sul palcoscenico, spesso dimenticando che siamo persone e non automi. Ma i giovani di oggi quanto amano la lirica? I giovani amerebbero la lirica se avessero la possibilità di usufruirne. La lirica sembra un’arte di elezione, ma troppe volte ci scordiamo che era la televisione del passato. Era
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il passatempo preferito dei nostri nonni, che la trovavano ovunque, in qualsiasi teatro, alla radio e nella vita comune. Oggi invece si pensa che sia una cosa riservata a pochi, cosa che ogni volta tento di smentire, invitando a teatro persone che non ci sono mai state. Fino ad ora non c’è mai stato nessuno che abbia detto: non mi piace… Anzi, spesso a quello spettacolo ne segue un secondo... Qual è stata la sua più grande soddisfazione artistica? Ne ho avute tante. L’ultima, essere chiamata dalla Royal Opera House di Londra, a sostituire una collega indisposta. Ma anche cantare a fianco di Placido Domingo in Arena mi ha emozionata molto. L’ambiente della lirica è come una grande famiglia o c’è molta rivalità? Un po’ tutte e due le cose… Con alcuni colleghi si crea un rapporto molto familiare, con altri meno. Penso che ci sia spazio per tutti, anzi. Sono contenta quando trovo colleghe brave perché penso che la nostra arte può avere un futuro. Lei e suo marito Francesco Meli fate lo stesso lavoro. Vi scambiate dei consigli, provate, cantate? Avete mai lavorato insieme? Sì, studiamo assieme e, so40
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prattutto dopo la morte della mia insegnante, è diventata la persona di cui mi fido di più. Abbiamo lavorato anche tante volte assieme ed è molto bello condividere lo stesso lavoro, oltre che la vita famigliare. Se uno dei suoi figli volesse fare il cantante, che consigli gli darebbe? Gli chiederei come prima cosa se è sicuro che il canto lo possa rendere felice; e poi lo sosterrei. Ma il discorso vale per qualsiasi altro lavoro decideranno di fare. Qual è il suo sogno nel cassetto? Scontata come risposta: il Metropolitan di New York. Per il resto sono già molto soddisfatta per quello che ho ricevuto da questo lavoro fino ad adesso. Quando non lavora, quali sono i suoi hobby? Farei prima ad elencare quel-
lo che non mi piace… Amo cucinare, fare dolci, organizzare viaggi, passare del tempo con la mia famiglia, invitare amici a cena, leggere, imparare nuove lingue e potrei continuare così ancora per molto…. A chi vorresti dire grazie? Il primo grazie va a mio marito sicuramente, senza di lui non avrei né una famiglia né la possibilità di decidere del mio lavoro in libertà. Un altro grazie importante va alla mia insegnante Alida Ferrarini che purtroppo non posso più ringraziare personalmente perché è mancata due anni fa: ogni volta che vado in scena il mio pensiero va a lei. Un grazie sicuramente ai miei genitori che hanno finanziato questa impresa folle ai tempi, credendo in quello che sarei potuta diventare. I grazie sarebbero ancora molti, registi, direttori di teatri, insegnanti vari incontrati sul mio cam-
mino, ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa che mi ha portato ad essere quella che sono. Ora vivi a Genova. Cosa ti manca del tuo Trentino? La mia famiglia e il poter andare in giro in bicicletta. Per il resto amo il mare e ormai Genova è casa mia da molto tempo. Come ricorda la sua infanzia a Marco di Rovereto? Molto tranquilla e semplice. Ecco quel tipo di vita forse è la cosa che mi manca di più, i giochi per strada, l’incontrarsi con gli amici in campagna, andare a scuola passando per le vigne e il fatto che non esistevano né cellulari né orologi. Ad un certo punto arrivava l’urlo della mamma che serviva a farci tornare a casa. In Trentino ci sono scuole idonee per un avvicinamento all’opera lirica? Sinceramente non sono la persona giusta per dare indicazioni di questo tipo. Sono troppi anni che non vivo più in Trentino e non ne conosco la realtà. Il Conservatorio può dare un primo approccio, ma ai miei tempi sicuramente non la preparazione idonea dopo gli anni di studio a stare su un palcoscenico. Quello è tutt’altra cosa. Quando verrà a cantare in Trentino la prossima volta? Quando mi inviteranno... A parte gli scherzi, torno a cantare a casa sempre con piacere, ma purtroppo le occasioni sono molto rare. ■
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LA MAESTRA DEGLI ALPINI TRENTINI
di Paolo Chiesa
PERSONE E LUOGHI SI INTRECCIANO IN MANIERE COMPLETAMENTE IMPREVEDIBILI: IN QUESTA STORIA CI SONO UNA MAESTRA E LA SUA SCOLARESCA DELLA PROVINCIA DI MODENA CHE NEL 1969 RICEVONO LA BANDIERA ITALIANA DAGLI ALPINI DEL TRENTINO. 42 ANNI DOPO, IL TERREMOTO CHE DEVASTA QUEL PAESE. IL RITORNO DEGLI ALPINI TRENTINI E LA NASCITA DI UNA “CASA DELLO SPORT”, CHE SARÀ INTITOLATA PROPRIO A QUELLA INTRAPRENDENTE MAESTRA...
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uesta è la storia di un’insegnante, la maestra Tina Zuccoli, e della sua classe, la IV elementare della scuola Cesare Battisti di Rovereto sulla Secchia, una frazione di Novi, in provincia di Modena. Verso la fine del 1969, la maestra e la sua classe hanno un desiderio: quello di issare la bandiera nazionale sul pennone del cortile, come all’epoca era tradizione nelle scuole del Nord Europa. Il problema è che la piccola scuola non ha un pennone e non si sa dove recuperarne uno. La maestra ha un’idea che condivide con i suoi alunni: visto che la scuola è intitolata a Battisti, perché non provare a chiedere aiuto 42
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al Trentino, terra che ha dato i natali al patriota? Detto fatto, il capoclasse Luigi Arzenton, prende carta e penna e scrive una lettera al giornale “L’Adige”. “Cari amici della città di Trento, (...) Con la presente, chiediamo se potete inviarci, a mezzo ferrovia, un tronco sottile, di quelli che abbondano nei vostri boschi, per fare il pennone. Dovete sapere che il nostro paese si chiama Rovereto, ma di piante alte e robuste non ne ha affatto. Ecco perché abbiamo deciso di scrivere a voi. Vi diciamo che la nostra scuola è dedicata a Cesare Battisti; poi vi confessiamo che siamo gli
unici scolari d’Italia ad aver istituito un Premio di solidarietà destinato alla più vecchia guida alpina d’Italia, che verrà scelta ogni anno dalla giuria dell’Ordine del Cardo. Noi siamo certi che voi, cari amici di Trento, c’invierete un sottile tronco per il nostro pennone. Inviatelo col treno della linea Trento-Modena con fermata a Carpi. Il costo del trasporto, però, lo pagheremo noi, perché abbiamo la nostra cassa scolastica di classe e non vogliamo recarvi il disturbo della spesa. Intanto, vi salutiamo e di cuore diciamo: viva Trento!”. Firmato Raffaele Arzenton, Capoclasse della IV elementare di Rovereto sulla Secchia.
trentinostorie La lettera, arrivata alla redazione de “L’Adige”, viene fatta pubblicare dal direttore Rino Perego sulla Cronaca di Trento e desta un grande apprezzamento sull’opinione pubblica. La Regione decide di esaudire il desiderio degli scolari e di offrire loro il pennone per l’alzabandiera. Viene coinvolta nell’organizzazione la Sezione di Trento dell’Associazione Nazionale Alpini tramite il suo Presidente Mario Taddei. Gli Alpini, come sempre, rispondono “presente” e accettano con entusiasmo di collaborare alla buona riuscita dell’iniziativa. Il lungo pennone viene preparato e trasportato a Rovereto sulla Secchia, dove viene posizionato nel cortile della scuola elementare “Battisti”, mentre si organizza la trasferta per l’ufficializzazione del primo alzabandiera. L’eco dell’iniziativa, in quel lontano dicembre 1969, arriva addirittura fino a Roma. In quei giorni, alla scuola arriva un telegramma dalla Presidenza della Repubblica che recita: “Cari ragazzi, la vostra iniziativa merita un sincero apprezzamento per i sentimenti che l’hanno ispirata e che fanno sperare in voi per il futuro. Stop. (...) A voi, alla vostra insegnante ed a tutti i partecipanti alla manifestazione giunga il mio cordiale beneaugurante saluto”. Firmato: il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Il 6 gennaio 1970, da Trento, imbiancata
dalla nevicata del giorno prima, partono sei pullman con trecento alpini. A Rovereto sulla Secchia, alle 9.30 tutti gli scolari, ma anche moltissimi cittadini, sono già in piazza ad attendere il corteo di Penne Nere trentine. Arrivano anche i Carabinieri in alta uniforme che faranno da guardie d’onore della cerimonia, e poi alpini delle Sezioni di Modena e di Carpi, con i vessilli e i gagliardetti, oltre ai rappresentanti delle altre Associazioni combattentistiche e alle autorità. I primi trentini ad arrivare in mezzo a quella
folla festante sono quelli della Fanfara A.N.A. di Pieve di Bono, seguiti poi dagli altri cinque pullman. Sono presenti il direttore de “L’Adige” Rino Perego, il Presidente della Sezione Alpini di Trento Mario Taddei e il cappellano delle Penne Nere, don Onorio Spada. E ancora il coro “Stella Alpina” di Ravina che segue il vessillo della Sezione di Trento e i rappresentanti dei Gruppi Alpini di Villazzano, Rovereto, Romagnano, Ravina, Segonzano. Ci sono la Messa e i discorsi delle auto-
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Don Onorio Spada il giorno dell’inaugurazione
rità e poi, la maestra Tina Zuccoli, dopo aver ricevuto dalle mani del cavalier Perego una grande bandiera tricolore, dice alcune frasi che sono rimaste nella memoria di quanti erano presenti e sono state tramandate fino a noi: “È una bandiera offerta spontaneamente da una città italianissima, in cui vivono migliaia di Penne Nere cementate fra loro da un amor patrio che non va confuso con spicciolo nazionalismo: questa bandiera, dunque, vuole indicare alle nuove leve della scuola la via verso un’Italia migliore. Ebbene, d’ora innanzi voi mi ricorderete, ve ne prego, come «la maestra degli Alpini!”.
La “Casa dello Sport” di Rovereto sulla Secchia
che ha causato danni enormi a molti edifici (la chiesa è crollata) ed ha prostrato il morale dei suoi abitanti. Dopo il dramma sono iniziate subito iniziative di volontariato, tra le quali spicca quella degli alpini di Trento, legati da profondo affetto al paese emiliano. I volontari delle Penne Nere, in collaborazione con tecnici privati e comunali, hanno lavorato sodo per due anni, donando 25mila ore di lavoro per realizzare la Casa dello Sport intitolata proprio alla maestra Tina Zuccoli. Si tratta di una struttura antisismica di oltre 600 metri quadri ripartiti su due piani dove troveranno posto il circolo della Polisportiva ed Arci, una cucina attrezzata, un locale bar e la sede di
È arrivato il momento tanto atteso dell’alzabandiera e i due carabinieri in alta uniforme si posizionano marziali ai lati del pennone. La grande bandiera, che misura sei metri di lunghezza per tre di altezza, viene attaccata al cavo. Tutto è pronto per suggellare quel momento atteso da mesi. “Alzabandiera!” grida una voce e tutti gli alpini si mettono sull’attenti, mentre il Capogruppo degli alpini di Villazzano, Luigi Trentini che, per la sua corporatura imponente, viene subito affettuosamente ribattezzato dai bambini “l’alpin grosso”, sulle note dell’inno di Mameli, fa salire la maestosa bandiera sul pennone. Accanto a lui, emozionato, c’è Raffaele Arzenton, il capoclasse della classe IV. Quarantadue anni dopo, Rovereto sulla Secchia, come molti altri paesi del modenese, è stato colpito dal terremoto 44
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La costruzione della nuova struttura
alcune associazioni di volontariato, oltre a due diverse sale polivalenti in grado di ospitare concerti e conferenze. Una struttura il cui valore a computo metrico supera il milione e mezzo di euro, ma che grazie all’opera di volontariato degli alpini di Trento e all’intervento di molti sponsor, della Provincia autonoma di Trento e della Cooperazione Trentina, sono stati contenuti in circa 550mila euro. La Casa dello Sport è vicina alla palestra, ricostruita con i fondi regionali dell’Emilia Romagna, alla tensostruttura “PalaPanini” realizzata grazie alle donazioni di privati e al campo di bocce comunale. L’inaugurazione ufficiale della struttura avverrà domenica 6 marzo ■ 2016.
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i fa un gran parlare di tablet e di smartphone, dei cambiamenti culturali a cui starebbe conducendo l’era digitale che stiamo vivendo. Eppure ci sono prodotti che sono oramai diventati dei nuovi must, tornando prepotentemente di gran moda. Parliamo ad esempio delle penne. A sfera, stilografiche, eleganti, sportive, sbarazzine, coloratissime, seriose. Ce ne sono di tutti i tipi nel catalogo della “Ottone Tamanini Idee Promozionali”. Certo dimenticavamo di fare una premessa importante: non parliamo di penne colorate qualsiasi, ma delle penne per antonomasia, le Bic. Il nome dell’azienda transalpina è diventato oramai da tempo un vero e proprio sinonimo dello strumento di scrittura al quale è legata l’esistenza di ogni essere umano. Si comincia a usarla nei primi anni di vita, facendo scarabocchi, quindi a scuola, dove si apprendono i segreti della scrittura, poi nell’età adulta, in una infinita possibilità di utilizzi (dalla firma di un documento alla dedica su biglietto d’auguri, dalla lista della spesa alla cartolina dalle vacanze). L’agenzia “Ottone Tamanini Idee Promozionali” di Trento è specializzata nella gestione del P.T.O. (pubblicità tramite l’oggetto). Cosa vuole dire? In pratica che le sue penne e le sue matite Bic Graphic
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SEMPRE PIÙ PERSONE NEL LORO TEMPO LIBERO SI DEDICANO AL BURRACO, IL GIOCO DI CARTE ORIGINARIO DEL SUDAMERICA CHE RIUNISCE INNUMEREVOLI ADEPTI NELLE SALE DI CIRCOLI E ASSOCIAZIONI. MA DA DOVE ARRIVA E PERCHÉ PIACE COSÌ TANTO? ANCHE IN TRENTINO, A ROVERETO, C’È UNA REALTÀ DI FAN DEL BURRACO, CHE È PIUTTOSTO VIVACE...
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olto più giovane rispetto ad altri giochi di carte, il burraco nasce in Sudamerica a metà degli anni ’40, dalla “famiglia” della pinnacola, in Uruguay secondo alcuni, in Perù a detta di altri. Non è infatti mai facile determinare con precisione le origini dei giochi di carte, spesso sorti in contesti informali. Comunque, questo “nipote” della pinnacola, che sembra un po’ una versione semplificata della canasta, si propaga anche negli Stati Uniti, per poi arrivare anche in Europa, in Grecia (dove si chiama però Birimba), Francia, Spagna, Inghilterra, Germania e in Italia, 46
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con una certa diffusione a partire dagli anni ’80 (anche se era noto da prima). Inizialmente si giocava nel Meridione, soprattutto in Puglia, in seguito ha finito col contagiare anche le altre regioni, dove via via sono state introdotte delle varianti, fino a che, visto il proliferare di club e sale da gioco, non è stato stilato un regolamento ufficiale ed è nata l’Associazione Sportiva Dilettantistica Federazione Italiana Burraco (sigla Fibur), che ad oggi conta 250 affiliate e 16000 tesserati. Altre associazioni sono la FEDIBUR, la FAIB (Federazione Autonoma Italia-
na Burraco), la FIGBUR (Federazione Italiana Gioco Burraco), la FEDIBUR (Federazione Burraco Italia), la FIBS (Federazione Italia Burraco Sportivo), la ENDAS (Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale), l’ASI (E.P.S. Associazioni Sportive e Sociali Italiane - Settore Burraco). Da allora il burraco da fenomeno di moda esploso e dilagato col passaparola è diventato una realtà affermata, che appassiona moltissime persone in ogni città, attirando specialmente le donne, benché per tradizione meno avvezze ai giochi di carte e d’azzardo.
trentinoattualità
Maria Teresa Aita Rocchetti, Presidente Circolo Culturale Cittadino
COME SI GIOCA? Imparare a giocare non è particolarmente difficile, ma occorre prestare bene attenzione poiché ci sono molte regole. Per questo, non ci addentriamo troppo nel merito – anche perché esistono diverse varianti, anche a seconda del numero dei giocatori – e ci limitiamo a spiegare in breve il procedimento. Si gioca normalmente a coppie, in 4 o 6 (ma anche nei testa a testa in 2 oppure in 3), di solito mantenendo un partner abituale, con due mazzi di carte francesi da 54 (inclusi i jolly), in tutto quindi con un mazzo da 108 carte. Il giocatore a destra del mazziere, dopo aver mescolato le carte le divide in due mazzi da 11, due “pozzetti”, da disporre uno sopra l’altro incrociati. A ciascun giocatore verranno poi distribuite 11 carte; le restanti invece andranno a comporre il mazzo da pesca da cui sarà pescata l’ultima, che fungerà da base per il monte degli scarti, dove raccogliere ogni volta la carta che ogni giocatore dovrà calare a fine turno. Ogni giocatore potrà pescare una carta dal mazzo oppure pescare dal monte degli scarti e poi cominciare a calare. Potrà decidere di calare sul tavolo una combinazione (una sequenza di 3 o più carte dello stesso seme o un gruppo di 3 o più carte dello stesso valore ma di semi diversi) o completare combinazioni già aperte. Lo scopo del gioco è arrivare a chiudere, dopo una serie di singole “smazzate” (le mani), facendo un “burraco”, ovvero una combinazione di 7 carte, anche aiutandosi con le carte matte chiamate “pinelle”, ovvero i jolly e i 2 (in questo
Un momento di gioco durante il torneo domenicale presso il circolo
caso dando vita a un burraco sporco, mentre quello privo di matte si dice invece pulito), oppure terminando tutte le carte e prendendo il pozzetto, per raggiungere il punteggio stabilito a inizio partita prima dei propri avversari. IL CIRCOLO BURRACO DI ROVERETO Nella provincia di Trento, in tanti paesi e frazioni ci sono luoghi dove si pratica il burraco, spesso giocando nelle parrocchie. Un circolo ufficiale si trova però a Rovereto, in via della Terra 49 (fino alla scorsa primavera la sede era in Corso Rosmini), in una sala da poco rinnovata che ospita anche amanti del bridge e scacchisti. Qui lo spazio è organizzato davvero in maniera molto “professionale”, con un salotto elegante, dove sono esposti in bella mostra parecchi trofei conquistati dai vari soci negli anni, e un’enorme stanza che ospita una trentina di tavolini rivestiti di panno verde. Ci sono poi la sala riunioni e la cucina, per intrattenersi allegramente anche nella fase post gioco. Per anni questo circolo è stato l’unico nella nostra provincia ad
IL NOME
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l nome di questo gioco che fa pensare un po’ ad un formaggio solitamente si fa derivare dal portoghese ‘buraco’ che significa ‘setaccio’ o ‘passino’, per alludere all’attenta selezione delle carte durante il gioco.
essere affiliato alla Federazione nazionale, ora invece ne fa parte anche il Circolo Anaunia di Cles. “Siamo affiliati alla Fibur dal ’97” ci spiega orgogliosa Maria Teresa Aita Rocchetti, presidente del Circolo Culturale Cittadino “e ad oggi siamo in 40 iscritti, quasi tutti provenienti da Rovereto e per lo più donne.” Già, come mai, proviamo a chiederlo a lei, questo gioco piace tanto alle donne? “Non c’è un vero motivo, dice, in realtà giocare è anche un’occasione per trovarsi e stare insieme. Noi abbiamo iniziato a giocare in un gruppo di amiche anni fa, in casa, dopo averlo conosciuto al mare, fino ad arrivare col tempo a proporlo in un circolo”, spiega. Ed è un circolo che continua ad attirarare nuovi soci, anche se naturalmente, per motivi di età, col tempo i suoi iscritti non rimangono sempre gli stessi. “È molto appassionante, continua la signora Maria Teresa, sicuramente meno cervellotico del bridge, ma con
GIOCATORI FAMOSI
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nche tra i personaggi famosi ci sono ovviamente molti amanti del burraco. Tra questi ricordiamo gli scomparsi Luciano Pavarotti, Sandra Mondaini e Giulio Andreotti; mentre tra i giocatori di oggi ci sono Katia Ricciarelli, Alessia Marcuzzi e Brigitte Nielsen.
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La Presidente insieme a due socie del circolo
delle regole molto complesse, che però sono ciò che lo rende particolarmente interessante.” Ma oltre alle signore, la “Burracomania” in qualche caso ha colpito anche i giovani. Ne sono una dimostrazione i due ragazzi da poco entrati a far parte del gruppo. Tutti e due giovanissimi, poco più che ventenni, si sono da subito appassionati. “Hanno la mente più fresca e riescono a memorizzare meglio tutte le carte; sanno giocare davvero bene.” Commenta la signora Rocchetti. In passato ci sono stati altri giovani, racconta, che arrivavano apposta da Pergine, ma poi la distanza e la concomitanza con altri impegni li ha costretti a rinunciare. Tenere legati a lungo i giovani naturalmente è più difficile, e questo vale per tutte le associazioni, perché per studio o lavoro spesso scelgono di vivere nuove esperienze anche lontano da casa. Altrimenti, giovani a parte, l’età media di chi frequenta questa bella sala va dai 65 anni in su. Questi giocatori accaniti si trovano qui almeno due volte alla settimana: tutti i martedì sera per giocare normalmente e alla domenica pomeriggio per partecipare ai tornei. Talvolta si organizzano questi tornei settimanali anche per raccogliere fondi da destinare ad iniziative umanitarie. “L’ultimo torneo per beneficienza lo abbiamo fatto il 14 febbraio, racconta la signora Maria Teresa, per raccogliere fondi per l’associazione “Africa Domani” di Rovereto. È una formula che funziona: se la gente
si diverte è più disponibile a fare un’offerta.” In effetti questo è un bel modo per fare fundraising, offrendo un’esperienza, un momento di svago, piuttosto che con l’esibizione di prodotti da comprare, cosa che suscita sempre un po’ di diffidenza. Il 20 marzo poi è previsto un altro appuntamento importante per il circolo, ricorda la presidente, quando ci sarà un’altra domenica pomeriggio di intense partite per raccogliere fondi destinati alla Croce Rossa di Rovereto. Insomma, in questo luogo di gente che gioca ci si dà davvero da fare. “Siamo un gruppo molto unito. Andiamo a giocare anche a Bolzano, Riva del Garda, e ci spostiamo anche in altre regioni. Ad esempio siamo stati a Trieste, Riccione, Sorrento... Invece, qui nella nostra sede vengono ospitati i tornei dell’alta Italia.” L’iscrizione al circolo dà infatti diritto ai soci di partecipare con la loro tessera a tornei che si svolgono in tutta Italia, tutto l’anno, mentre nella loro sede di Rovereto, appunto, in occasione dei tornei arrivano giocatori dell’alta Italia. Comunque, a parte i tornei ufficiali, ogni scusa è buona per sfidarsi a colpi di mazzetti e pinelle. “Abbiamo organizzato un torneo per Capodanno”, racconta ancora la signora Rocchetti, mostrando delle foto, “e pure per il carnevale. L’estate invece il circolo rimane chiuso nei mesi di luglio e agosto, ma noi continuiamo a giocare, portando le carte con noi all’aperto in montagna.”
Un partecipato torneo a Candriai 48
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INFORMAZIONI È possibile contattare direttamente la signora Maria Teresa al numero: 340 494 0646, oppure recarsi presso la sede del circolo, in via della Terra 49 a Rovereto. Il gioco delle carte, si sa, è molto cambiato negli anni. Se prima era concentrato nei bar di paese, dove si passava il tempo la sera, giocando tra un bicchiere di vino e l’altro, ora sembra essersi “nobilitato”, diffondendosi nei circoli e attirando anche le signore. Persino questo sport inoltre non ha potuto fare a meno di seguire l’evoluzione tecnologica: la gestione dei tornei, ad esempio, avviene via internet, ci spiega la signora mostrandoci il sito, con l’invio dei punteggi finali alla federazione. Quello che rimane sempre invariato, comunque, è la voglia di trovarsi a giocare per divertirsi, dovunque e in qualunque momento, per coltivare una passione in compagnia e, cosa non da poco, contribuire così a mantenere la mente sempre allenata e reattiva. Per chi ancora non fosse stato contagiato da questa dilagante mania del burraco poi, il circolo ogni anno organizza dei corsi che si tengono sempre nel mese ■ di ottobre.
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trentinoattualità trentinoincontri di Silvia Tarter
IL LAVORO? GREEN È MEGLIO! A ROVERETO È ARRIVATO GREEN JOBS, LO SPORTELLO DEDICATO AI LAVORI VERDI. LA GREEN ECONOMY PUÒ INFATTI OFFRIRE REALMENTE NUOVE OPPORTUNITÀ LAVORATIVE, SIA A DIPENDENTI E PROFESSIONISTI COSTRETTI A REINVENTARSI PER ASSECONDARE I CAMBIAMENTI DEL MERCATO SIA AD ASPIRANTI IMPRENDITORI PIÙ O MENO GIOVANI
S
ono sempre di più le persone che scelgono di orientarsi verso il settore della green economy, ovvero l’economia verde, non una “sezione” a parte dell’economia, ma una vera e propria evoluzione e rivoluzione dell’economia, che ancora non viene compresa e considerata in tutta la sua effettiva portata. La green economy può infatti offrire realmente nuove opportunità lavorative, sia a dipendenti e professionisti costretti a reinventarsi per assecondare i cambiamenti del mercato, sia ad aspiranti imprenditori più o meno 50
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giovani. Anche in Italia infatti il numero di imprese verdi sta crescendo rapidamente: nel 2015 se ne contano ben 372mila, ma continueranno ad aumentare. Godendo dei benefici di un mercato ancora nuovo e in ascesa, possono inoltre garantire spesso prospettive occupazionali migliori rispetto alle imprese tradizionali. Quasi la metà dei dipendenti assunti da queste aziende infatti, il 45%, viene assunto a tempo indeterminato, percentuale che sale fino a toccare il 60 -70% nelle imprese manifatturiere e nei settori di ricerca e sviluppo
(Fonte: dossier 2015 di Fondazione Symbola e Unioncamere). Proprio per far conoscere le opportunità offerte dalle imprese green ed orientare sempre più persone verso questo mercato, la Green Innovation Factory di Progetto Manifattura a Rovereto – il progetto nato nel 2009 dall’agenzia per lo sviluppo territoriale Trentino Sviluppo SpA – ha ospitato per due giornate, il 27 e 28 gennaio, Green Jobs, uno sportello gratuito che offre consulenza in materia di lavori “verdi”. Si tratta di un progetto pilota ide-
ato due anni fa dal milanese Matteo Plevano, uno psicologo del lavoro, e sviluppato dalla collaborazione tra la Città dei Mestieri di Milano e l’Associazione Greening People (di cui Plevano è presidente). Un’idea sperimentale che mira appunto a facilitare e sviluppare l’occupazione nel settore dell’economia verde, partita da Milano e diffusa anche a Ivrea e a Trento. “Ho scelto la realtà trentina, perché è nota per la sua sensibilità alle tematiche ambientali” spiega Matteo, “Progetto Manifattura di Trentino Sviluppo mi sembrava inoltre il
trentinoattualità
Matteo Plevano
luogo ideale per far conoscere il progetto”. In pratica Green Jobs – che non è del tutto nuovo a Trento, ma aveva partecipato già a due edizioni del Festival dell’Economia – è uno sportello di consulenza professionale personalizzata, sia in ambito di lavoro dipendente, sia di attività autonoma, dove ricevere orientamento, mentoring imprenditoriale, supporto e orientamento per la riconversione di figure professionali già esistenti verso il green, nonché informazioni e aggiornamenti sull’andamento di questo mercato. “Sono arrivate in tutto 13 persone nelle due giornate, tutte nella fascia di età che va dai 25 ai 45 anni, com’è comprensibile. La maggior parte di loro aveva un bel portafoglio di competenze e un profilo molto alto e sono emersi diversi progetti imprenditoriali interessanti. C’erano imprenditori con idee nell’ambito dell’efficienza energetica, ma anche dell’artigianato made in Italy e persino una proposta di educazione ambientale.” Un altro degli aspetti positivi dell’economia verde è infatti quello di essere trasversale a tutti i settori, qualunque ambito può essere convertito al green (dall’agroalimentare al turismo per non parlare dei settori dell’innovazione), che può quindi assorbire specializzazioni professiona-
li completamente diverse. “È un mercato che può offrire molto, continua Matteo, e in cui l’Italia avrebbe davvero delle enormi potenzialità. Basti pensare alla qualità della sua industria agroalimentare, o alla chimica verde e all’edilizia sostenibile, anche se, in quest’ultimo caso, perdura il problema della crisi del mercato edilizio. Ad ogni modo, ad oggi in Italia non ci rendiamo ancora conto di quanto l’economia stia puntando sul verde, ma per le imprese ormai è diventato normale ragionare in termini di sostenibilità.” Proprio per questo Matteo si dice ottimista sul futuro e le prospettive occupazionali verdi anche qui. La difficoltà del nostro paese, rispetto ad altri per tradizione più attenti alla sostenibilità, come le nazioni del Nord Europa, sta in buona parte nella sua disomogeneità. Da una parte ci sono persone informate e specializzate, o per lo meno interessate, dall’altra invece c’è chi è del tutto indifferente al tema. Nella metà “buona” però si trovano tanti professionisti specializzati e là dove manca la specializzazione, spesso si compensa con una forte motivazione. “La motivazione è una delle tante leve di questo settore”, afferma Matteo. Svolgere un lavoro green infatti gratifica maggiormente, perché dà la consapevolezza di agire anche a beneficio dell’ambiente, e quindi della collettività, oltre che per la propria soddisfazione professionale. Green Jobs tornerà presto a Rovereto, per ascoltare, indirizzare e supportare altre proposte e richieste. Una nuova giornata di sportello è già prevista infatti per il 6 aprile, sempre presso gli uffici di Progetto Manifattura. Lo sportello è gratuito ed è possibile prenotarsi in anticipo per una consulenza. Per maggiori informazioni scrivere a comunicazione@progettomanifattura.it. ■
Switch off Dinner
sabato 19 marzo Un piccolo gesto dal grande valore...
Per promuovere l'iniziativa lanciata dal WWF, l’Earth Hour, Sabato 19 marzo alle ore 19.30, al ristorante Everest Arco, si svolgerà una suggestiva cena a luci spente, con menù trentino cucinato interamente senza l’utilizzo di elettricità
MENU Bouquet di verdure crude con intingoli misti *** Orzotto mantecato con zafferano, Trentingrana e speck croccante *** Piatto trentino con: puntine di maiale, formaggio di Fiavè alla griglia, funghi trifolati e polenta di Storo *** Torta di yogurt con crema di vaniglia e frutti di bosco € 25,00 bevande escluse È gradita la prenotazione RISTORANTE EVEREST ARCO*** ARCO (TN) Viale Rovereto, 91 Tel. 0464.519.277 info@hoteleverestarco.it
www.hoteleverestarco.it 51
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trentinoincontri di Renzo Francescotti
VERISSIME VITE DI COCCIO LE ORIGINALI CREAZIONI DI NADIA CAMIN DIVENGONO RIVISITAZIONI DI TEMPI TRASCORSI, MOVIOLE DEL TEMPO, RICOSTRUZIONI D’AUTORE. SONO PERSONAGGI ISPIRATI ALLA VITA REALE (COME ZIO BENVENUTO), MA COSTRUITI CON UN UNICO MATERIALE. E GLI ACCESSORI SONO SPESSO ORIGINALI
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ra l’agosto del 2008 quando Nadia con suo zio Benvenuto salì sull’altopiano di Vezzena per assistere all’inaugurazione della chiesetta di Santa Zita, ricostruita dagli alpini di Levico Terme.” Dopo la cerimonia ci incamminammo per i pascoli – racconta Benvenuto Camin (di lui ho già raccontato su que-
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ste pagine la storia). Ad un certo punto scoprimmo una malga che pareva abbandonata: ad un recinto era addossato un pupazzo costruito con vasi di fiori di terracotta legati assieme. Era vestito di stracci: dava l’dea di uno spaventapasseri. Nadia ne rimase colpita: decise di costruire anche lei un pupazzo fatto con vasi di fiori… “. Ma Nadia, chi è? È la nipote di Benvenuto. Di origine “fiamazza” ( fiemmese, come attesta il suo cognome), rimasta orfana di entrambi i genitori, venne ad abitare dagli zii a Villazzano quando aveva sette anni. Cresciuta, per tre anni frequentò la scuola di sartoria delle suore Canossiane, diplomandosi. Le sarebbe piaciuto fare la sarta, creando modelli suoi. Era affascinata da una sua maestra della Val di Non, che dipingeva su stoffa. Le sarebbe piaciu-
to farlo anche lei. Insomma, aveva una sensibilità artistica, una creatività che avrebbe voluto esprimere. Cominciò a fare la sarta ma dovette presto smettere: le buone signore, della media borghesia trentina, approfittandosi della sua giovane età, della sua patologica timidezza, non le pagavano i lavori. Per fortuna intervenne lo zio Benvenuto trovandole un impiego alle Poste, dove Nadia fa l’impiegata da trent’anni. Morta la zia, Nadia è rimasta il sostegno insostituibile del suo amato zio Benvenuto, giunto – anche grazie alle sue cure – agli attuali 92 anni… Il primo pupazzo di Nadia, realizzato a ridosso di quell’agosto del 2008, raffigura “L’embriaghèla”: un ometto a mezzobusto con un grosso vaso di terracotta come copricapo, un naso formato da un minuscolo vaso di terracotta,
capelli e baffi di paglia e un grembiule blu. Il fatto che il pupazzo fosse a mezzobusto e non a figura intera, risparmiò lavoro e problemi. Ma ben presto Nadia cominciò a creare pupazzi a figura intera, connotandoli con costumi, divise, oggetti d’epoca tenacemente rintracciati. Sono, a modo loro, una sorta di ready made, tenuti assieme da un‘anima di tondini di ferro piegati (glieli fabbrica Gianni Trentini, vicino di casa, abile lavoratore, in pensione). È così che le sue creazioni divengono rivisitazioni di tempi trascorsi, moviole del tempo, ricostruzioni d’autore. In altre parole Nadia riesce quasi miracolosamente a ricostruire il tempo perduto, a farcene respirare le atmosfere, i profumi. L’embriaghèla, esposto nel minuscolo giardinetto che dà sulla strada, nella casa di Benvenuto nella Via Cernìd-
trentinoincontri ór di Villazzano (lui, un archivio del dialetto autentico com’è, non poteva che abitare in una via “dialettale”), piacque a tutti coloro che lo videro. Così Nadia si sentì incoraggiata a proseguire. Così nacquero tante altre sue creazioni, sempre più curate, sempre più intriganti. Ad esempio “El corista”, un cantore del coro “Dolomiti”, anch’essa un’opera in qualche modo in omaggio all’amato zio Benvenuto, per una ventina d’anni colonna del famoso coro della montagna trentino. Il componente del coro ci si presenta esibendo uno dei tanti dischi in vinile incisi dal Coro “Dolomiti”, sotto un cappello alpigiano di feltro a cono, ornato dal distintivo del coro, che ritorna su maglioncino blu del cantore. Il personaggio (come tutti i pupazzi di Nadia ha occhi dipinti sul coccio, occhi dalle ampie sclerotidi bianche, dalle grandi pupille nere, occhi stupefatti, candidi, infantili, ripresi con ogni probabilità, anche se inconsapevolmente, dai fumetti giapponesi). Nell’omaggio ai bandisti (non di Brema, ma di Trento e di Cavedine) i due protagonisti a figura intera, seduti, appaiono vestiti con divise originali dei primi del ‘900 e impugnano strumenti originali d’epoca: una tromba e un clarinetto. Se uno è sufficientemente dotato di immaginazione, può
percepire il lavoro che vi sta dietro: l’abilità nel rintracciare divise e strumenti d’epoca; la capacità di restaurare indumenti insidiati da polveri e muffe; il lavoro di pulitura, di lavaggio, di stiratura, di rimpicciolimento, di adattamento, di taglio e cucitura. Insomma, un ampio tempo senza prevedere gratificazioni, se non la soddisfazione di lavorare per quello che ti piace fare. Un’altra creazione è un omaggio al lavoro dello zio Benvenuto alle Poste, dove ha lavorato per 42 anni, cominciando come fattorino dei telegrammi; ma è a anche un omaggio all’utilità del servizio postale e a se stessa che vi lavora da trent’anni. È un pupazzo seduto vestito da postino, con una divisa originale degli anni ’40 (gli anni anche delle guerra quando si distribuiva la posta sotto le bombe). Il pupazzo a tracolla la grande borsa di cuoio grasso, tiene sottobraccio un fascio di bu-
L’agricoltura in cucina... ...per rendere speciale ogni occasione!
ste e appoggia una mano a un cassetta postale autentica. Del suo periodo da fattorino di telegrammi (come William Saroyan nel suo romanzo ”La commedia umana”) Benvenuto racconta che lo faceva a sedici anni spingendo come un dannato una pesantissima bicicletta: una Puch austriaca, di seconda o terza mano, con un unico rapporto e il freno a scatto (si frenava contro-pedalando); racconta che erano in una ventina i fattorini che distribuivano telegrammi in città, anche di notte se erano urgenti o urgentissimi; che ne dovevano consegnare 30 in ogni turno poi subentrava il cottimo. E Benvenuto era così dannatamente bravo che di telegrammi ne consegnava il doppio e anche più: beccandosi una paga con cui la famiglia di cinque figli rimasti senza padre viveva, per quegli anni, alla grande. Poi la sfilata dei mestieri “di coccio” prosegue con “El boscaròl”, “El spazzacamìn”,
ognuno con i propri costumi originali (abilmente ridotti in scala), con i propri attrezzi di mestiere, rintracciati in una sorta di Catena di Sant’Antonio. In alcun casi (come in alcune delle creazioni più recenti) Nadia ha raffigurato i suoi personaggi “nudi”. In altre parole non li ha rivestiti, ma ci appaiono nel loro puro assemblaggio di vasi di coccio. Il copricapo può variare di forma ma è sempre un vaso rovesciato. Il busto può essere sia un vaso in piedi che rovesciato. Gli arti superiori che inferiori sono fughe di vasi, più piccoli, sempre tenuti assieme da scheletri metallici. Così la nostra artista, se le vogliamo concedere questa definizione, (in ogni caso non propriamente “artigiana”, dato che lei non fabbrica niente ma assembla o adatta l’esistente ricreandolo), ha realizzato, ad esempio il suo pupazzo più grande, anzi un doppio pupazzo “Agostino – alto un metro e ottanta – con la figlia Martina”. Donato a un suo amico è finito nel giardinetto di una baita, sulla strada per Piné. Più di uno, vedendo le creazioni di Nadia le ha detto: “Perché non le esponi? Se vuoi mi interesso io…” Ma lei – per timidezza, modestia o qualcosa d’altro – si è sempre defilata. Chissà che questo articolo non riesca a smuoverla… ■
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trentinostoria
DENTRO LA STORIA
di Maurizio Panizza
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ITALIA, IL PREZZO DELLA LIBERTÀ Italia Spagnolli
PER CELEBRARE LA GIORNATA DELLA DONNA, FRA LE TANTE LEGGENDE CHE CIRCONDANO QUESTA RICORRENZA, ECCO UNA STORIA VERA, QUELLA DI ITALIA SPAGNOLLI, CHE RACCONTA DI INDIPENDENZA, DI AMORE, DI LIBERTÀ E DI VIOLENZA. UN COPIONE OGGI FIN TROPPO CONOSCIUTO, SOLO CHE QUESTA VICENDA NARRA DI UN FATTO ACCADUTO PIÙ DI 100 ANNI FA. ERA IL MARZO DEL 1910 E ITALIA VENIVA BARBARAMENTE UCCISA, A ROVERETO, DAL SUO FIDANZATO. NE PROPONIAMO LA TRISTE STORIA AI NOSTRI LETTORI, PER RICORDARE E PER FARE RIFLETTERE
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a quanto è bella l’Italia!” esclamavano spesso in famiglia, orgogliosi di quella figlia e di quella medaglia vinta ad un concorso di bellezza e forse compiaciuti anche di quel nome, Italia, contenente in sé fascino e aspirazioni per coloro che all’epoca erano sudditi austriaci, ma che guardavano oltre a Borghetto con grande speranza. Gli Spagnolli, originari di Borgo Sacco, avevano abitato fino al 1881 a Malcesine, nel Regno d’Italia, poi si erano trasferiti non molto lontano - a Rovereto, allora Impero Austro-Ungarico - dove il papà Riccardo era tornato per lavorare da panettiere. Qui, il 24 luglio del 1885 era nata Italia e, sei anni dopo, la sorella Enrica. Purtroppo nel 1899 il papà era 54
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morto e da allora tutto era cambiato. Infatti, se fino a quel momento la famiglia era stata in affitto “alle Campagnole” di Borgo Sacco, da quanto ne sappiamo alla morte del padre le tre donne furono costrette a lasciare quel luogo per andare a Volano, il piccolo paese in cui era nata la mamma, Edvige Volani. A dire il vero c’era anche un fratello più grande, ma pare che all’epoca lui non vivesse più in famiglia. Del resto motivi ce ne sarebbero stati fin troppi per tenerlo a debita distanza. Infatti, diverse segnalazioni del Comune di Borgo Sacco del 1899, ci confermano come Ferdinando Placido Spagnolli, di 16 anni, fosse già stato condannato a tre mesi di “carcere duro” e considerato “individuo assai pericoloso in linea di violenze” al punto
da venire proposto per lui lo “sfratto da tutti i domini rappresentati dal Consiglio dell’Impero”, l’attuale foglio di via, per intenderci. Italia, non appena compiuti i 14 anni, aveva iniziato a lavorare. A quel tempo pare che lei e il resto della famiglia fossero ospitate a Volano, da parenti, in una casa posta sull’attuale via Roma, mentre invece sappiamo per certo che dieci anni dopo, nel 1910, la ragazza era occupata come “tessitrice” presso la ditta Schröder. Il 17 marzo di quello stesso anno, il quotidiano roveretano «Messaggero» uscì in edizione straordinaria alle sei del pomeriggio, riportando in cronaca la seguente drammatica notizia: “Grave fatto di sangue. Ore 17.35. Apprendia-
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Volano, via Roma. All’interno del secondo portone c’è la casa dove con molta probabilità hanno abitato gli Spagnolli. La foto è dei primi anni ‘50
La Birreria alla Scaletta di via della Terra, poco oltre Piazza S. Marco
mo ora che in un’osteria in contrada della Terra un giovanotto ed una ragazza vennero trovati feriti gravemente d’arma da fuoco. Sul posto si è recata la Commissione giudiziaria”. Il giorno successivo la notizia campeggiava su tutti i giornali. Titolava il «Popolo» di Cesare Battisti e Benito Mussolini: “Gravissima tragedia. Un colloquio che finisce a revolverate”, mentre l’«Alto Adige» apriva la cronaca
scrivendo: “Un dramma di sangue. La tragedia dell’amore”. Ma che razza di amore può mai essere quello che pretende di conciliarsi con le parole sangue e tragedia? Un esempio crudele è proprio la storia che stiamo per raccontare, una storia in cui quello che avrebbe voluto chiamarsi amore, era purtroppo qualcosa d’altro e ben diverso, qualcosa che sapeva di morte forse fin dal suo inizio. Tutto era cominciato qualche mese prima, quando Italia Spagnolli incontrò Fausto Boni, 28 anni, di Calliano. Fra i due si avviò una relazione che sin da subito si rivelò piuttosto sofferta per via del vizio di bere cui il giovane era
dedito da molto tempo. Il Boni, poi, non pare fosse uno stinco di santo. Due anni addietro, infatti, era stato denunciato dal padre per averlo minacciato dopo essere venuti violentemente alle mani. Mercoledì 16 marzo, il giorno prima della sparatoria, il ragazzo si era recato a Volano, dove a casa della fidanzata avvenne un’accesissima discussione innescata probabilmente dal fatto che la madre non voleva più che i due si frequentassero. Sembra, infatti, che mamma Edvige, stanca di quello sfaccendato dedito all’alcool, vedesse con simpatia un giovanotto del paese, tale Luigi Filz, il quale da tempo aveva iniziato a fare la corte alla bella Italia. Giovedì 17, quello della tragedia, era una splendida giornata di sole. Italia, dopo il lavoro, si recò col cuore in gola presso il Tribunale di Rovereto per verificare se la madre avesse sporto denuncia contro il Boni, come aveva promesso. Il giovane, infatti, aveva minacciato di morte entrambe le donne. Se dal caso, Italia sarebbe stata intenzionata a fare ritirare la denuncia. Il destino volle, però, che nel palazzo di giustizia lei si imbattesse proprio nel fidanzato, recatosi lì per avviare la pratica di fallimento della sua piccola segheria a Calliano. Non sappiamo ovviamente cosa si dissero, certo è che i due furono visti uscire insieme e poco dopo
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Sala comune dell’Ospedale di Rovereto nel 1910
Al centro, Italia Spagnolli, a sinistra la sorella Enrica
raggiungere l’osteria alla Scaletta in via della Terra. Qui, riferirà in cronaca il «Corriere del Leno», “Ordinarono della birra e del formaggio e fecero merenda in buona armonia. Dopo circa un’ora, lasciati uscire tre giovanotti e scambiate alcune frasi vivaci, all’improvviso il Boni, estratta una rivoltella, colpì la Spagnolli con tre colpi alla testa rivolgendo poi l’arma contro se stesso.” In pochi secondi, la minaccia di morte si era consumata e tutto era accaduto con il medesimo copione di altre tragedie che oggi ben conosciamo. Quelle che a distanza di un secolo, vengono ora chiamate “femminicidi” e che purtroppo si consumano sempre più frequentemente in molte, troppe famiglie italiane. Al rumore delle detonazioni, molta gente si riversò in strada e nell’osteria. Accorsero le guardie e in poco tempo arrivò dall’ospedale un’autolettiga con alcuni medici. I due giovani giacevano supini a terra circondati da un lago di sangue, ma, incredibilmente, erano ancora vivi. I sanitari riscontrarono ad entrambi ferite gravissime: il Boni ran56
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tolava, privo di conoscenza e con un proiettile nel cranio; Italia, invece, era ancora presente e domandò che venisse chiamato un sacerdote. L’inchiesta, avviata immediatamente, portò alla luce alcuni fatti sconcertanti, fra cui il ritrovamento, in una tasca del giovane, di un foglio, scritto lo stesso giorno, in cui lui disponeva delle sue ultime volontà. Annoterà il «Messaggero»: “All’ospitale i medici dott. Dordi e dott. Scrinzi operarono i feriti, facendoli poi trasportare nelle rispettive sale. Anche la Commissione giudiziaria si portò all’ospitale per vedere se era possibile interrogare la ragazza. Ma quantunque essa fosse stata consapevole, non era però in grado di articolare parola in causa della frattura della mandibola e della lacerazione del palato.” Il giornale «Trentino», diretto da Alcide Degasperi, aggiungerà laconicamente il giorno seguente: “Il Boni è morto questa notte senza proferir parola. Lo stato della Spagnolli si mantiene tutt’ora grave. Fu sottoposta all’azione dei raggi Rötgen ed i medici poterono constatare che aveva tre proiettili nella testa, dei quali finora non fu possibile estrarne che uno. Ella soffre dolori atroci. Sono al suo letto tutti i suoi parenti.” Come dirà ancora il «Popolo», all’indomani della tragedia tutto era ancora avvolto dal mistero e dall’incredulità sia perché alcune persone sostennero di avere visto nel primo pomeriggio i due giovani scambiarsi baci appassionati dietro alle fosse, ma pure per il fatto che tutta la città era molto impressionata “perché non si ricorda da un pezzo un caso si tragico.” In realtà è da dire che simili tragedie erano rare nella società dell’epoca anche perché la donna, in generale, a quei tempi non poteva permettersi di recla-
mare alcuna libertà dovendo sempre subire e tacere, sia nei confronti dei genitori che in quelli del marito o fidanzato che fosse. Probabilmente alla povera Italia accadde di trovarsi stretta fra due analoghi “poteri” contrastanti: quello della madre che la voleva costringere a chiudere immediatamente la relazione con il Boni, e quello di quest’ultimo che non tollerava di essere messo da parte. L’errore poi che fece la giovane – se di errore si può parlare – fu quello di ritenersi in grado di redimere un uomo che avrebbe meritato non tanto l’amore, quanto la galera. Del resto, da questo punto di vista è cambiato ben poco: oggi, come cento anni fa, spesso è fatale la “vocazione” delle donne nel voler salvare i propri uomini, quelli che non cambieranno affatto e che diventeranno poi i loro carnefici. Purtroppo Italia Spagnolli, la bella ragazza dallo sguardo dolce e fiero e dagli occhi neri, non poté mai spiegare cosa successe in quella giornata. A distanza di otto giorni, infatti, lei spirò in una sala comune dell’ospedale di Rovereto e il quotidiano «Messaggero», che per primo aveva raccontato del dramma, nuovamente scrisse: “La protagonista della tragedia avvenuta nella nostra città la sera del 17 marzo corrente, è morta stamane alle ore 7. È finita così tragicamente la dolorosa storia d’amore che senza un perché ha strappato alla vita due giovinezze, mentre più luminosamente che mai dovevano loro sorridere i sogni dell’avvenire.” Al di là della retorica del tempo contenuta in questo annuncio, nondimeno è da dire che i percorsi dell’amore, incrociandosi con quelli della follia, a volte appaiono incomprensibili o forse… fin troppo chiari. E la prova sta in un altro biglietto rinvenuto addosso al Boni che lasciò sbigottiti pure gli stessi inquirenti. Lo scritto diceva: “Conchiuso oggi 5 marzo 1910 con Boni Fausto di Calliano e me Italia Spagnolli di Volano d’essere sempre l’un dell’altro, promettendoci di sposarci e di non essere sposa di nessuno qualunque ostacolo si frapponga fra noi, ed in fede di che giuriamo entrambi e ci firmiamo: Spagnolli Italia, Fausto Boni.” Era troppo bella l’Italia! Ma non per questo meritava di morire. Nb. Foto provenienti dall’Archivio privato della Famiglia Spagnolli. Un particolare ringraziamento a Edith Eccher, discendente della famiglia, per il prezioso contributo. ■
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di Renzo Francescotti
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ra il 1978 quando fui invitato a scrivere un articolo su Eraldo Fozzer che stava per compiere 70 anni. Non mi ricordo se questo invito mi venne da un amico o dallo stesso artista, che per altro personalmente non conoscevo. L’articolo, a tutta pagina, uscì sull’Alto Adige, quotidiano con cui collaboravo, ma ancora con scritti non di argomento artistico. A Eraldo (come mi confessò quando ero andato a intervistarlo) piaceva come scrivevo e per questo si era rivolto a me. Così diventammo amici; e tali rimanemmo, per 17 anni, sino alla sua scomparsa avvenuta nel 1995. lo visitavo spesso, scendendo dalla cima di Via Grazioli, attraversando quella Piazza Venezia in cui ero cresciuto giocando da ragazzo,
A CAVALLO DELL’ARTE ERALDO FOZZER E IL SUO STILE INCONFONDIBILE, DINAMICAMENTE STILIZZATO, DI MATRICE FUTURISTA E METAFISICA, DI FIGURE FEMMINILI RIDOTTE A SILHOUETTES QUASI ASTRATTE, DI NUOTATORI E SOPRATTUTTO DI CAVALLI sino a imboccare la Cervara. Eraldo (per i famigliari e gli amici, più semplicemente “Aldo”) era nato nel 1908 nella Casa Fozzer, una palazzina “Liberty”di fine ’800, sorta all’inizio della Cervara, dietro il Castello del Buonconsiglio: un edificio che a pian terreno ospitava il laboratorio marmi, ai piani superiori le abitazioni e vedeva in cima un festone affrescato con medaglioni in cui si affacciavano ritratti di
grandi artisti come Raffaello e Michelangelo. Sono immagini che hanno vigilato tutta la vita dell’artista, che in quella casa è cresciuto, vi ha abitato anche dopo sposato, vi lavorava nel suo laboratorio di scultore e pittore. Sembra ora difficile da credere ma, compiendo i suoi settant’anni, Fozzer era un artista in parte ignorato. Certo non gli aveva giovato “la storia delle Naiadi”, collocate nel 1952 nel Lavaman
Le “scandalose” Naiadi di Eraldo Fozzer, ora a Bolzano 58
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del sindaco a Piazza Venezia e rimosse dopo poche ore: un monumento collocato e subito azzerato, in un autentico record mondiale! (Altrove questa storia l’ho già raccontata; ma dato che su di essa continuano a circolare “leggende metropolitane”, magari una delle prossime volte ve la racconto per esteso, utilizzando le confidenze dello stesso Eraldo). Fozzer, attorno ai 17 anni, avrebbe voluto iscriversi all’Accademia di Brera; ma suo padre gli dichiarò che aveva bisogno di lui nell’azienda. Così niente Accademia, ma solo l’Istituto Tecnico Industriale di Trento dove si diplomò come perito edile. Ma in quella scuola aveva avuto la fortuna di avere come docente Stefano Zuech, ovvero uno dei maggiori scultori trentini dell’800. Eraldo era un talento naturale: aveva solo 26 anni quando, nel 1935, vincendo un concorso nazionale, realizzò il grande busto di marmo che figura sul Doss
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Trento, nel Mausoleo di Cesare Battisti, allora inaugurato alla presenza del Duce. Tanto per dirvi che tipo svagato fosse, e di quanto gli importasse l’ufficialità, mi raccontò che era giunto in ritardo all’inaugurazione. Gli fecero una cazziata mostruosa. E lui si giustificò candidamente dicendo che s’era dimenticato dell’inaugurazione… Venne la guerra, il nostro eroe è richiamato alle armi, ma ha la “fortuna di ammalarsi”. Poi con la moglie e le due figlie sfolla a Cles dove diviene amico del dottor Zorzi, appassionato d’arte. A casa sua conobbe artisti italiani come lo scultore Poli, il pittore Carena, il pittore russo Isovov e il grandissimo pittore austriaco e s p re s s i o n i s t a Kokoschka. In quegli anni di guerra e nell’immediato dopoguerra Fozzer scolpisce una serie di spettacolosi ritratti: a Depero, a Zandonai, a Carena, al dottor Zorzi … (quest’ultimo, nel suo potente espressionismo, a mio avviso il più bello di tutti). Termina la guerra e, alternando la scultura con la pittura a tempera, il disegno e le incisioni , svilup-
pa il suo stile inconfondibile, dinamicamente stilizzato, di matrice futurista e metafisica, di figure femminili ridotte a silhouettes quasi astratte, di nuotatori e soprattutto di cavalli. Dai cavalli era stato “folgorato” in Spagna dove, alla fine del 1935 aveva viaggiato nelle campagne alcuni mesi con la giovane Fosca Mazzalai, appena sposata. I suoi cavalli sia dipinti che scolpiti sono inconfondibili: e la ragione sta nel fatto che, progressivamente li stilizza e alleggerisce, eliminando ad esempio i loro zoccoli (è un’osservazione tutta mia…): ne fa delle creature allo stesso quasi astratte, astrali ma vitali, che sembra stiano per spiccare il volo nello spazio. Nel 1984, Eraldo ha 76 anni; a distanza di 32 anni dalla rimozione censoria delle sue Naiadi dalla fontana di Piazza Venezia a Trento, nella grande vasca circolare furono collocati due suoi cavalli in bronzo: per la precisone, una coppia di cavalli in amore. Infine, a vent’anni dalla sua morte, per iniziativa della figlia Elena anch’essa pittrice e scultrice (nonché poetessa), le sue ceneri furono collocate nel Famedio di Trento il 24 giugni 1914. Assieme a Elena, a don Vittorio Cristelli, al vescovo Bressan e ad altri, in quell’occasione ricordai l’eccezionale artista: e conclusi che da qualche parte nello spazio, sui suoi aerei cavalli senza zoccoli dalle gambe di cervo, l’indimenticabile “Aldo” tra le nubi stava cavalcando… ■
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ORTI e GIARDINI CON L’AVANZARE DELLA BELLA STAGIONE NASCE SPONTANEO RIPENSARE ALLA CICLICA RINASCITA DEL VERDE ED ALLA CONSEGUENTE ORGANIZZAZIONE DEGLI ANGOLI DI NATURA DI CUI DISPONIAMO
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trentinospeciale arricchire il patrimonio delle conoscenze e contemporaneamente ad educare al rispetto dell’ambiente. VOGLIA DI ORTO È giunto il momento di risvegliare l’orto, assecondando i primi tepori primaverili. È arrivata l’ora di gettare le basi per avere produzioni sane e abbondanti. Il primo metodo di intervento è senza dubbio la pulizia delle aree destinate a nuova semina, per disporre il terreno nelle condizioni ottimali di lavorazione. Conviene quindi procedere con la rimozione dei detriti vegetali ancora presenti, andando ad eliminare non solo le parti superficiali ma anche gli apparati radicali. Per l’eliminazione dei materiali, è possibile provvedere a due fondamentali tipi di destinazione: la combustione (sempre con i dovuti accorgimenti, possibilmente su una lamiera sollevata dal terreno precedentemente ben irrigato) ed il compostaggio (solo se residui sani e non marci). Dopo questa prima ed importante operazione,
in attesa di intervenire a semina, si deve aver cura di ripristinare il sistema di scolo, per consentire all’acqua piovana di non stagnare in ruscellamenti nocivi. Tali primari interventi sono da compiere per ogni tipo di orto, dal più grande al più piccolo, dall’ampia metratura al cosiddetto “fazzoletto” casalingo. Spinaci, melanzane, pomodori, zucchini, fagioli, carote, piselli, patate e cavolfiori sono forse gli ortaggi più coltivati. Verificata la fertilità del terreno, si può procedere a semina, facendo attenzione alle fasi lunari: esistono calendari precisi e dettagliati su cosa seminare ed in quale momento, risalenti alle solide tradizioni contadine. Generalmente le potature si effettuano in fase di luna calante, le semine in fase di luna crescente. IL SIMBOLO DEL RISVEGLIO DELLA NATURA: LA PRIMULA Le primule sono piccole piantine perenni, dai fiori molto colorati; sono tra le prime specie a sbocciare e
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rappresentano simbolicamente l’atteso passaggio dalla stagione invernale alla stagione primaverile. Sono piante molto resistenti e si distinguono per dare una nota decisa di colore ai nostri balconi già sul finire del freddo. Posizionate in modo adeguato e con poche cure di manutenzione, queste simpatiche piantine restano fiorite fino a primavera inoltrata. Le primule necessitano di adeguato trapianto non appena giungono nelle nostre abitazioni, a garanzia di una sicura sopravvivenza. Al momento della messa a dimora, si deve scegliere una cassetta con larghezza e profondità di almeno venticinque centimetri. I fori di drenaggio vanno accuratamente coperti utilizzando cocci ridotti a piccoli pezzi; sul fondo va steso uno strato di argilla, con la funzione di isolante. La cassetta va riempita fino a tre centimetri dal bordo con terriccio composto da un mix di torba terriccio universale e sabbia, in proporzioni equilibrate. Con una paletta si procede
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on l’avanzare della bella stagione nasce spontaneo ripensare alla ciclica rinascita del verde ed alla conseguente organizzazione degli angoli di natura di cui disponiamo. Per quanti non possano godere di ampi spazi da dedicare al verde, consigliamo di curare balconi e davanzali con le tipiche fioriture stagionali; quanti invece hanno la fortuna di avere un giardino od un orto possono pianificare gli interventi per questa nuova primavera, anche alla luce di attuali tendenze, di piacevoli fragranze e di ritrovate combinazioni. Le possibilità di creare qualcosa di unico e speciale esistono concretamente: ogni realtà può venire gradevolmente trasformata in una piccola oasi di natura, con semplici accorgimenti e costanza nella manutenzione. Prendersi cura del verde, quindi, non ha nessuna controindicazione e nessun effetto indesiderato, anche per i più piccoli. Avvicinare bambini e ragazzi alle sane attività di giardinaggio contribuisce ad
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trentinospeciale quindi alle sistemazione delle piantine all’interno della cassetta, facendo attenzione a comprimere il composto intorno alle radici e innaffiando abbondantemente. Naturalmente l’annaffiatura deve essere regolare e continua, in modo che il terriccio sia sempre umido; periodicamente si deve aggiungere del concime liquido specifico, sciolto nell’acqua. Vanno tolte le foglie morte o ingiallite, nonché i fiori appassiti. In estate le piantine di primula vanno conservate in luogo fresco, (ad una temperatura compresa tra 10° - 16°C), in posizione luminosa ma protetta dai raggi diretti del sole. In autunno si può ricominciare a concimare. NUOVE PASSIONI: IL GARDENING La novità rilevante consiste nel fatto che tutti – ma proprio tutti – possono avere un giardino personale: ogni spazio domestico può essere considerato idoneo alla creazione di uno angolo verde. La voglia crescente di avere a disposizione uno
spazio verde è testimoniata dai numeri elevati di partecipazione alle fiere ed alle mostre tematiche. Pare che il desiderio italiano ed europeo di disporre di angoli verdi sia un’istintiva risposta ai tempi di crisi: una vita più sana, più genuina e vissuta all’aria aperta, contribuisca a far ritrovare ed apprezzare i valori essenziali della vita. I saloni del gardening offrono attualmente una panoramica vastissima ed articolata, per tutte le esigenze e le metrature. Si presentano agli appassionati del genere nuove tendenze e produzioni: si va dai mobili da esterno di alta qualità alle ultimissime soluzioni per il giardinaggio tradizionale e l’orticoltura; dalle tecniche avanzate ai macchinari dell’immediato futuro. Questo desiderio si traduce in realtà e si esprime ottimamente anche su un terrazzo, su un balcone, nell’angolo del soggiorno; non solo: le soluzioni più originali sfruttano tutti gli spazi e si realizzano in nuove fantasie che si sviluppano in senso orizzontale, in verticale, persino
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pensile e ciondolante. Luogo di benessere e relax, il giardino è anche interpretabile come luogo di meditazione e di pace, secondo i principi delle filosofie orientali. Un angolo di verde rappresenta una via di fuga dalla realtà quotidiana e diventa, in taluni casi, una sorta di terapia. Il giardino su misura, definito “urban farm”, è interpretabile in mille modi diversi: nel green di casa si riesce a ritrovare il tempo di leggere un libro, si ritrova la piacevole sensazione di assaporare attimi di tranquillità, si possono ospitare gli amici e trascorrere momenti conviviali in un luogo di tendenza. Curiosando tra le recentissime linee guida del settore, scopriamo che la scelta esotica si affianca a quella di piante e fiori autoctoni, anche se è sempre più condivisa la volontà di assecondare climi e terreni del nostro ambiente naturale. Da non dimenticare una delle risorse primarie per la crescita del verde casalingo, l’acqua. Quello che viene considerato il più grande patrimonio
dell’umanità, va gestito con parsimonia ed oculatezza, attraverso una progettazione attenta a sfruttare e calibrare al meglio l’utilizzo di strumenti per l’irrigazione. FIORI PER TUTTI Uno dei grandi sogni degli amanti del verde è quello di riuscire a realizzare splendidi mazzi di fiori recisi. Pare che oggi, con la dovuta pratica e con una minima spesa, si possa riuscire a realizzare proprio questa importante ambizione, coltivando direttamente la materia prima. Anche in spazi di verde ridotti, con attenta progettazione, si possono mescolare piante adatte per i mazzi; per evitare l’antiestetico effetto creato da vuoti, si consiglia la scelta di varietà con fioritura che si protrae per diversi mesi. Il luogo giusto per tale progetto verde deve innanzitutto ricevere pieno sole; parallelamente va considerato il terreno, preparato all’uso e ben drenato. Nel momento in cui le piante si trovano a pochi centimetri di altezza, si provvede a distribuire in
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IL GIARDINIERE PERFETTO La potatura non deve essere considerata come un problema: basta acquistare la cesoie potatrici di ultima generazione, che permetto-
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no di distribuire la forza esercitata dalle dita in maniera uniforme. Esistono cesoie per ogni specifico utilizzo, dalla semplice pulitura dei fiori fino alle più complesse potature per arbusti e piccoli alberi. Una delle ultimissime del settore giardinaggio è la serra gonfiabile, che si gonfia (e naturalmente si sgonfia) come un canotto. Collocabile ovunque, trova spazio dal salotto al balcone e si rivela essere una pratica soluzione per non rinunciare alla gioia di circondarsi di piante, anche in situazioni di superfici abitative estremamente ridotte e limitate. Riporre gli attrezzi per il giardinaggio può costituire davvero un problema; tuttavia esistono sul mercato funzionali strutture a baule, in grado di contenere quanto necessario e riparando dal freddo e dall’umidità quanto occorre per il garden. I bauli e le cassapanche idonee all’uso sono costruite in resina, plastica e vetroresina, per una conservazione ottimale del materiale.
In ambito di irrigazione, il mercato offre oggi ampia ed articolata disponibilità di strutture e modelli, che tengono naturalmente conto delle reali necessità di innaffiatura, con molto riguardo anche al risparmio di risorse ed al rispetto ambientale. Secondo questa logica, molteplici sono i sistemi dotati di timer e regolazioni programmate, per una resa interpretabile nell’ottica dell’ottimizzazione dei risultati. Anche il compostaggio oggi non è più un problema: alle più datate strutture molto ingombranti, pesanti ed invasive, si vanno attualmente ad utilizzare contenitori di facile montaggio e smontaggio, anche senza attrezzi. Le operazioni di riempimento sono rese sempre più snelle ed agevoli grazie ad aperture parziali e facilitate, che evitano anche la spiacevole fuoriuscita di cattivi odori. UNA DELLE REGINE DEL VERDE: L’ORTENSIA Sotto il termine di ortensia si racchiudono circa ottanta specie tra arbusti e rampi-
canti, originarie dalla Cina. La varietà più coltivata è quella che tutti conosciamo ed amiamo, caratterizzata da grosse infiorescenze a forma di globo e dai colori diversi che sfumano dal bianco al rosa, dal rosso all’azzurro. Considerato il loro sviluppo, queste piante sono idonee alla coltivazione in vaso come a quella in piena terra. Per una crescita regolare ed ordinata, la specie va potata secondo precisi criteri ed a seconda della tipica specificità: potature sbagliate possono seriamente compromettere la fioritura. La varietà sopra menzionata deve essere potata in questo periodo dell’anno, seguendo precisi passaggi operativi. I rami più vecchi vanno eliminati alla base per dare vigore al cespuglio; tali rami sono facilmente riconoscibili per il loro colore scuro, quasi nero. Si procede quindi alla rimozione dei fiori secchi, avendo cura di tagliare sopra l’ultima coppia di gemme, quelle che poi saranno i fiori della stagione successiva.
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modo uniforme uno strato di paglia specifica o foglie, per evitare la crescita di erbacce indesiderate e per mantenere la giusta umidità del suolo. In fase di piena produzione, occorre somministrare dosi regolari di concime, per arricchire l’alimentazione dei vegetali. Non da ultimo, è indispensabile controllare la presenza di ospiti indesiderati (come ad esempio gli afidi) ed eventualmente provvedere rapidamente all’eliminazione con metodi biologici o con antiparassitari chimici. La scelta di quali varietà piantare è naturalmente illimitata; certo bisogna fare attenzione al ritmo delle stagioni; per i mazzi di primavera/estate gli esperti del settore consigliano anemone giapponese, garofano, limonio, margherita, rosa, viburno e nigella.
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trentinospeciale IL FASCINO DELLE SERRE La prima regola per chi installa una serra riguarda l’esposizione: la struttura deve essere collocata in pieno sole per questione di temperature e di illuminazione. Per fare in modo che la luce solare venga sfruttata al massimo, la superficie della serra deve essere pulita periodicamente, sia all’interno che all’esterno. . Esiste una precisa gerarchia di collocazione: a livello del terreno vanno posizionati i vasi più grandi; quelli di dimensioni ridotte si sistemano preferibilmente su scale o mensole regolabili in altezza; al centro si posano i vasi con le piante ad alberello, con la chioma slanciata verso l’alto. Ogni quindici giorni si deve inoltre provvedere alla rotazione dei vasi di un quarto di giro, per favorire un’esposizione completa e uniforme delle piante. Attenzione al rischio di sovraffollamento: nelle serre, specialmente in quelle più piccole, si tende a riempire ogni minimo spazio. Se troppo ravvicinate, il rischio è che la vegetazione sia compromessa e sovrapposta; il contatto con il vetro poi può essere deleterio, perché il contatto con le superfici causa con facilità ustioni, ingiallimenti e necrosi. La serra deve essere dotata anche di un termostato, per verificarne la temperatura; se posizionata in luogo molto soleggiato, non si rende necessario un riscaldamento supplementare rispetto a quello solare; se le condizioni esterne sono particolarmente rigide, conviene far uso di candele a lunga durata, avendo cura di isolare l’ambiente con materiale plastico. SPAZI RIDOTTI MA GRANDI EFFETTI: LE AIUOLE La struttura portante dell’aiuola modello – sia essa an-
nuale o perenne – prevede la collocazione di arbusti piacevolmente colorati, come ad esempio l’eucalipto: le sue foglie azzurrine ben si intonano al viburno, che in primavera fiorisce regalando grosse e voluminose infiorescenze ed in autunno si trasformano piacevolmente in bacche di color rosso vivo. Per la bordura, conviene puntare sul classico: la rosa a cespuglio e le sue varie declinazioni, per risultati di sicuro effetto e di lunga durata. Analizzando l’intero e complesso panorama della floricoltura, si possono individuare specie ideali per un progetto annuale – come calendula, campanula, cosmos, nicotiana, viola del pensiero, petunia, girasole – e varietà perfette per obiettivi più a lungo termine, come achillea, campanula, coreopsis, delphinium, digitale, echinacea, heuchera, lupino, papavero, salvia sclarea, veronica. Per fornire qualche caratteristica specifica, si può aggiungere che la rosa sboccia ininterrottamente durante tutta la bella stagione; fiore robusto, può avere diverse dimensioni; le varietà più piccole sono facili da coltivare e si rendono ideali per formare siepi e bordure, con effetti ottici strepitosi. Altro immancabile elemento decorativo risulta essere l’edera: pianta molto comune, cresce ovunque in zone non troppo soleggiate; resiste al freddo e le sue note foglie verde scuro con venature di color argento, arricchiscono in maniera rilevante a decorare aiuole e giardini. Il viburno è una pianta estremamente ornamentale, che in primavera si presenta con fiori bianchi e profumati – dalla caratteristica crescita a ombrello – ed in autunno si rinnova con frutti carnosi a grappolo, che riescono a resistere anche alla stagione invernale.
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al 15 al 17 aprile torna a Rovereto EDUCA, il festival che propone l’educazione come un’avventura quotidiana, appassionante e creativa e offre occasioni per condividere esperienze, dubbi e scoperte, mettere in discussione luoghi comuni e stereotipi che circondano l’educare. Ricco anche quest’anno il programma della manifestazione promossa da Provincia autonoma di Trento, Università degli studi di Trento e Comune di Rovereto e organizzato da Con.Solida. Ci saranno laboratori, seminari, spettacoli, ma anche aperitivi culturali, incontri con autori e registi, dedicati a bambini e ragazzi, genitori, insegnanti ed educatori e a tutti coloro che condividono l’idea che l’educazione è responsabilità di tutti. Al centro della VII edizione del festival il tema “Libertà e regole”, valori sui quali si fonda la cultura occidentale e che impattano sulla vita quotidiana, manifestandosi nelle esperienze familiari, dentro la scuola, al lavoro, nei contesti associativi e nella comunità. Quante volte mamme e papà, professori ed educatori si chiedono: come insegnare a rispettare le regole? E quali sono le regole giuste? Quale lo spazio di libertà da dare e darsi? Interrogativi che si pongono fin dai primi anni di
LIBERTÀ E REGOLE AL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE
Il teologo Vito Mancuso e il filosofo della scienza Giulio Giorello, ospiti di EDUCA 2015
AD APRILE LA VII EDIZIONE DI EDUCA: LABORATORI, SPETTACOLI, SEMINARI CON OSPITI DI FAMA NAZIONALE
vita dei bambini per poi assumere altri toni e altre declinazioni nelle fasi successive della vita: dall’adolescenza alla giovinezza. A EDUCA ne parleranno pedagogisti, scrittori, filosofi, registi, medici, artisti ed altri esperti di fama nazionale che tratteranno il tema da diverse prospettive: la genitorialità, il rapporto tra scuola e lavoro, la natura, la spiritualità, il diritto e l’economia, la giustizia, lo sport e l’arte. La sfida lanciata dal festival è quella di andare oltre il già noto per cercare spunti su cui costruire condizioni e processi che mettano in condizione le persone sia di dispiegare la propria umanità sia di dotarsi di nuove chiavi
di lettura, di elaborare inediti approcci e modalità di relazione, di condividere possibilità ed esperienze. CAMPAGNA: L’EDUCAZIONE MI STA A CUORE! Il 15 aprile, primo giorno del festival, sarà dedicato a “L’educazione mi sta a cuore!” la campagna culturale ideata lo scorso anno dal Comitato promotore di EDUCA che invita i cittadini a partecipare stampando il cuore simbolo dell’iniziativa e rendendolo visibile nei luoghi della vita e delle relazioni quotidiane (a casa, a scuola e al lavoro, in giardino e in auto) e poi fotografarlo e pubblicarlo sul proprio profilo e sulla pagina
dedicata all’iniziativa su Facebook. Il primo giorno del festival saranno assegnati anche i premi (viaggi o visite studio di un giornata) del concorso dedicato alle scuole “E tu cosa ci metti nel cuore?” e realizzato con il sostengo di Federazione trentina della cooperazione e le Casse Rurali Trentine. Se l’educazione è leva per costruire il futuro occorre lasciare spazio a chi quel futuro abiterà: dare voce a bambini e ragazzi, ascoltare che cosa significa per loro educazione è proprio l’obiettivo del concorso. Gli studenti delle scuole di ogni ciclo scolastico hanno tempo fino al 15 di marzo per mandare le loro opere (disegno, fotografia, scultura, racconto, cortometraggio o documentario) attraverso la quale raccontare e raccontarsi. Info su www.educaonline.it, fb e tw. 67
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a oggi andare dal dentista non è più un motivo per perderci il sonno. Non da quando abbiamo visitato SOCIALDENT di Mezzolombardo. Qui, infatti, abbiamo scoperto che esiste una concezione tutta nuova di intendere e mettere in pratica le cure dentali. E un indizio sul perché ce lo dà subito il nome. Quel “Social” non è una trovata per rendere più accattivante il nome del centro, bensì la chiave per cogliere la mission di questo centro dentale all’avanguardia. Le paure quando si va dal dentista, si sa, sono due: una è riferita al fastidio fisico, l’altra a quello “del portafoglio”. Da SOCIALDENT entrambi i timori vengono prontamente scongiurati: il primo grazie all’altissima professionalità di chi vi opera, a partire dal Direttore Sanitario, dr. Gianpaolo Magnaguagno, al dr. Domenico Alati e alla responsabile amministrativa, dott.ssa Annachiara Magnaguagno. I servizi offerti riguardano tutte le branche dell’odontoiatria: conservativa, endodonzia, ortodonzia, implantologia, chirurgia orale, igiene. Lo studio si avvale di tecnologie all’avanguardia, tra cui l’ortopantomografo che permette di eseguire in sede lastre panoramiche e teleradiografie. Il dr. Gianpaolo Magnaguagno, direttore Sanitario
ALTA PROFESSIONALITÀ, SERVIZI AL TOP, PREZZI ACCESSIBILI, CONVENZIONI E... SOLIDARIETÀ: TUTTO QUESTO È SOCIALDENT DI MEZZOLOMBARDO
Riguardo al secondo tipo di paura che può cogliere il potenziale cliente, quella relativa ai costi, che dire? Per coloro che cercano un servizio di indiscussa qualità, a prezzi economicamente accessibili, questo è decisamente il posto giusto. E che quanto detto corrisponda al vero lo si capisce fin dalla prima visita, gratuita, durante la quale particolare
attenzione viene posta allo stato di salute della bocca con lo scopo di individuare eventuali problematiche e consigliare così i migliori piani di trattamento da seguire. Al paziente si offrono diverse modalità di pagamento: può pagare a rate nel corso dei lavori oppure accedere ad un finanziamento che fino a 24 mesi è a reale tasso zero.
Lo studio inoltre è convenzionato con diversi enti attivi sul territorio, come i principali sindacati (CGIL, CISL, UIL, FENALT), le Acli, la Croce Rossa Italiana, l’Auser, etc.. Questo significa che i pazienti che presentano la tessera di una di queste realtà hanno diritto ad accedere un listino prezzi privilegiato, scontato di circa il 30/40% rispetto al listino standard. Chi non fosse iscritto a nessuno degli enti convenzionati può comunque accedere agli sconti facendo la tessera SOCIALDENT, con cui ci si associa all’Associazione SOCIALDENT. La tessera costa 25 euro ma ha una validità illimitata e riguarda tutto il nucleo familiare. Inoltre l’intero ricavato dal tesseramento viene devoluto al Tavolo della solidarietà di Mezzolombardo, una rete di associazioni che si occupa di sostenere economicamente le famiglie in difficoltà, in collaborazione con i servizi sociali. ■
INFO SOCIALDENT Mezzolombardo (TN) Loc. La Rupe via Trento, 115-117 Tel: 0461.600461 trento@socialdent.it
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di Fabio De Santi
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n raccontano di come i giornalisti, gli intellettuali e gli opinionisti più servili del mondo hanno beatificato, osannato, magnificato, propagandato e smarchettato la peggior classe dirigente del mondo, issando sul piedistallo politici incapaci di ogni colore, ma(g)nager voraci, (im)prenditori falliti che hanno quasi distrutto l’Italia e stanno completando l’opera. È quello che attraversa il nuovo recital teatrale, tutto da ridere per non piangere con cui il giornalista e polemista Marco Travaglio affronta un lungo tour nei teatri italiani che approderà l’11 marzo anche al Teatro S. Chiara di Trento. E il titolo scelto per questo recital da Travaglio ovvero “Slurp” con l’aggiunta di un esplicativo “lecchini, cortigiani & penne alla ba-
TUTTI GLI “SLURP” D’ITALIA IL NUOVO RECITAL TEATRALE, TUTTO DA RIDERE PER NON PIANGERE CON CUI MARCO TRAVAGLIO AFFRONTA UN LUNGO TOUR NEI TEATRI ITALIANI CHE APPRODERÀ L’11 MARZO ANCHE AL TEATRO S. CHIARA DI TRENTO va al servizio dei potenti che ci hanno rovinato” è davvero esplicito sulle intenzioni battagliere del direttore de Il Fatto Quotidiano. Marco Travaglio, insieme all’attrice Giorgia Salari per la regia di Valerio Binasco, in questo
recital vuole raccontare spiegano le note accompagnano lo spettacolo “Cronache da Istituto Luce, commenti da Minculpop, ritratti da vite dei santi, tg e programmi di regime hanno cloroformizzato l’opinione pubblica per portare
FARHAD BITANI E LA TRAGEDIA AFGHANA
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ui si chiama Farhad Bitani, rifugiato politico in Italia dal 2012, musulmano, ex capitano dell’esercito afghano, ha scritto un libro possente e drammatico, dall’incipit che tramortisce («Non sono uno scrittore. Io sono un militare e mio padre è un generale afghano»). Porterà la sua testimonianza a Caldonazzo, il 15 marzo (Sala della Cultura, ore 20.30) grazie all’iniziativa congiunta dell’Associazione “Nitida Stella”, del Trentino Book Festival e del Comune di Caldonazzo. Il libro si intitola “L’ultimo lenzuolo bianco” (Guaraldi) e nella prefazione, Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, scrive “Quando andrò in Afghanistan per raccontare la ritirata, l’ennesima, dell’Occidente, porterò con me questo libro di Farhad Bitani. Perché raramente ho sentito, in un libro che parla di molte cose, l’odore della guerra: fumo, sudore, pane stantio e immondizie. È l’odore delle cose che non sono più e non sono ancora morte. La vita non l’ha ancora afferrata questo giovane afgano: ella ha per lui un’aria di inafferrabilità. Ma in questo libro è già stata ridotta in minimi termini. C’è tutto, anche se in linee sottilissime. Racconta cose terribili e piccoli gesti della vita quotidiana che, in quello spazio, hanno un significato arcano e difficile. Guarda dentro con infinita pazienza. Racconta di qualcuno che è stato ucciso. Le parole non esprimono emozione: è un fatto. Si nasce, si combatte, gli amici muoiono, i nemici muoiono, si muore noi stessi.”
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consensi e voti a un regime castale e molto spesso criminale che in un altro Paese sarebbe stato spazzato via in pochi mesi, e che invece in Italia gode dell’elisir di vita eterna”. Un recital terapeutico, un’arma di autodifesa, un antidoto satirico che ci aiuta a guarire - ridendo - dai virus del conformismo, della piaggeria, della creduloneria, dell’autolesionismo e della sindrome di Stoccolma che porta noi italiani a innamorarci immancabilmente del Nemico. Che ci rovina e ci rapina col sorriso sulle labbra, mentre noi teniamo la testa ben affondata nella sabbia. Travaglio aveva già proposto al pubblico trentino i suoi due precedenti spettacoli teatrali “Promemoria: 15 anni di storia d’Italia ai confini della realtà” e “E’ Stato la Mafia” nel 2013 in cui raccontava la storia della trattativa fra Stato e Cosa Nostra, avviata dallo Stato nel 1992 e proseguita, a suo dire, fino ad oggi. “Slurp” prende forma proprio dall’ultimo libro di Travaglio uscito per Chiarelettere che come spiega l’autore nell’introduzione, palesa come l’arte della ruffianeria abbia, nel nostro Paese in particolare, solide radici storiche. ■
Il dott. Marcus De Luca
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di Fabio De Santi
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tavo sperimentando nuovi strumenti e creando suoni diversi. Poi mi è apparso “Maximilian”, un uomo né del passato né del futuro, ma di un presente diverso, di un’altra dimensione. Il nuovo disco doveva essere un progetto sperimentale, poi sono arrivate le canzoni. Mi piace molto così com’è, un quadro con tanti colori, eterogeneo”. Sono queste la parole che Max Gazzè ha usato per definire i contorni del suo ultimo album “Maximilian” uscito il 30 ottobre dello scorso anno per la Universal Music e arrivato a due anni da “Sotto Casa” e dopo “Il Padrone della Festa” scritto e pubblicato con Daniele Silvestri e Niccolò Fabi. Un disco che sarà al centro dello show in programma al Palacongressi di Riva del Garda il 12 marzo per un appuntamento organizzato dall’associazione Sideaut e da Fiabamusic con la collaborazione del Comune di Riva del
MAX GAZZÈ È “MAXIMILLIAN” UN CONCERTO, QUELLO A RIVA DEL GARDA DEL 12 MARZO, CHE SI PREANNUNCIA ESPLOSIVO, ISPIRATO DALLE CANZONI DEL NUOVO ALBUM “MAXIMILLIAN” Garda. Maximilian contiene dieci tracce che nascono dalla sperimentazione, scritti con il fratello Francesco Gazzè e altri autori che compaiono per la prima volta mentre la produzione artistica è dello stesso Max Gazzè, e con la produzione esecutiva di Francesco Barbaro, il disco è stato registrato e mixato a Roma (da Gianluca Vaccaro al Terminal 2 studio) e masterizzato a New York da Chris Gehringer, presso lo Sterling Sound. Il
disco si apre con “Mille volte ancora” lettera di un padre al figlio; un rapporto, quello tra genitore e figlio, fatto di tappe - tra allontanamenti e abbracci, periodi di incomprensione e di silenzio superati dal trascorrere del tempo, ricordi di “ninne nanne” che suonano come un “mantra” per tutta la vita: “Ti aspetterò, ti scriverò, ti perderò/ ancora mille volte ancora/ ti scorderò, ti rivedrò, ti abbraccerò/ di nuovo per ricominciare…” Gli altri
brani raccontano di un disco “puntato” sul rispetto umano e sul senso della vita: descrivono fatti ripresi dall’attualità I sentimenti “a tutto tondo” (amori perduti e poi ritrovati, storie apparentemente finite, amore come arma infallibile per contrastare l’ineluttabile, imposto dall’incedere delle lancette) attraversano canzoni come “Un uomo diverso”, “Sul fiume”, “Nulla”, “Ti sembra normale” e “Verso un altro immenso cielo”. ■
CALIBRO 35: GIOVEDÌ 3 MARZO ALLO SMART LAB DI ROVERETO
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ettete via i passamontagna, questa volta dovrete indossare delle ingombranti tute da astronauta se vorrete seguire i passi di Calibro 35: dopo quattro dischi in studio dedicati a investigare le sonorità legate alle atmosfere noir, questa volta i nostri ci portano nello Spazio profondo. E’ stato lanciato in questo modo “S.P.A.C.E.” il nuovo album dei Calibro 35 che sarà al centro del concerto del gruppo di giovedì 3 marzo allo Smart Lab di Rovereto organizzato da Fiabamusic, Sideout, Cooperativa Smart e associazione Offset. “S.P.A.C.E.” è stato registrato in quello che senza esitazioni possiamo definire il più bello studio vintage del mondo - quel Toe Rag di Londra da cui è uscito ad esempio “Elephant” dei White Stripes. Lavorando su nastro analogico con solo 8 tracce a disposizione il disco è stato realizzato esattamente come si sarebbe fatto nel 1966: tutti i musicisti nella stessa stanza con i propri strumenti e amplificatori, senza cuffie, con il suono che si espande nell’aria e diventa elemento fondamentale delle registrazioni. Nasce da qui il concept “spaziale” che permette alla band di avvicinarsi per la prima volta al mondo dei sintetizzatori, strumenti dalle infinite possibilità timbriche
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che hanno caratterizzato sia le colonne sonore SciFi di ogni epoca sia il prog rock degli anni ‘70 di cui i Calibro 35 sono oggi considerati tra i pochi degni discendenti. Un’eredità che sentiamo nei timbri dei synth, MiniMoog e ARP Odyssey in primis, cosi come negli organi Farfisa, Hammond e Vox, utilizzati in maniera ancora più “sonica” e identitaria dei precedenti dischi. Un’evoluzione sonora possibile solo grazie alla presenza di musicisti eccezionali tra le fila della band: dai due polistrumentisti Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta che variano strumento da brano a brano con uno stile personale inconfondibile.
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ono due musicisti del calibro del norvegese Bugge Wesseltoft e il tedesco Christian Prommer i protagonisti del nuovo appuntamento con la rassegna Jazz’About organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara previsto per il 6 marzo al Teatro Melotti di Rovereto (ore 21). Il direttore artistico della rassegna Denis Longhi per questo live ha puntato sul terreno della creatività libera su quello di piattaforme aperte, dove jazz ed elettronica, analogico e digitale, ritmo programmato ed improvvisazione danzano e si sfidano fra di loro, in un loop obliquo aperto ad ogni soluzione e ad ogni digressione. Un equilibrio instabile ed elettrico, che solo musicisti dall’enorme sensibilità, dalla totale competenza tecnica e dall’interplay perfetto possono gestire creando magia e non confusione: ma sul nor-
JAZZ’ABOUT NUOVO APPUNTAMENTO PER LA RASSEGNA: IL 6 MARZO AL TEATRO MELOTTI DI ROVERETO, BUGGE WESSELTOFT E IL TEDESCO CHRISTIAN PROMMER vegese Bugge Wesseltoft e sul tedesco Christian Prommer si può scommettere ad occhi chiusi. Il primo è uno dei nomi più importanti del pianismo jazz degli ultimi anni (sicuramente, quello più aperto alla contaminazione con l’elettronica e il dancefloor, vedasi anche i sodalizi con Henrik Schwarz e Laurent Garnier), il secondo uno scienziato della batteria analogica applicata a techno
e house. Due talenti pieni di affinità emotive ed elettive che si ritroveranno insieme sul palco del Melotti. Classe 1964 Jens Christian Bugge Wesseltoft è un musicista, pianista e compositore norvegese. Oltre alla sua attività professionale di musicista jazz, Bugge Wesseltoft ha una propria etichetta musicale chiamata Jazzland Records. Pommer ha esplorato e fuso diversi generi: dalla
musica classica all’elettronica, passando per techno e house stile Detroit e Chicago. Tra i progetti personali ricordiamo il Drumlesson project (jazz, house, electronica), il Trüby Trio (elettronica e broken beats) e collaborazioni con grandi artisti quali Peter Kruder, dj Hell, Jazzanova, Rainer Trüby e dj Roland (con il Trüby Trio appunto), Voom:Voom (con Kruder, Roland Appel). ■
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concerti del Dolomiti Ski Jazz si svolgono verso l’ora di pranzo nei suggestivi rifugi in alta quota, tutti a ingresso gratuito. A dare il via sarà, sabato 12 marzo, la band della cantante texana Ty Le Blanc, una voce suadente tagliata su misura per il blues, l’R&B e il jazz, nello scenario del Rifugio Ciamp de le Strie, nella skiarea Bellamonte-Alpe Lusia. Questo appuntamento coinvolgerà anche la manifestazione “Happy Cheese”, con le sue degustazione di prodotti tipici. Insoliti strumenti a percussione e suoni globali caratterizzano il gruppo Jemm Music Project che sarà al Rifugio Fuciade, sull’Alpe Lusia, domenica 13 marzo. Con lo Swing Star Sextet del pianista Riccardo Zegna si entra nell’universo della musica swing dai ritmi contagiosi: li si potrà ascoltare sia mercoledì 16 marzo, al Rifugio Zischgalm di Pampeago, sia giovedì 17 marzo, allo Chalet Valbona della skiarea Alpe Lusia. Con i Radio Zastava, venerdì 18 marzo, al Rifugio Dosso dei Larici dell’Alpe Cermis, le Dolomiti saranno contagiate dai ritmi dei Balcani. Nel solco della più aurea tradizione jazzistica, il concerto del quartetto della cantante Gisella Ferrarin, sabato 19 marzo, al Rifugio Passo Feudo di Predazzo, sarà anche una nuova occasione per apprezzare i sapori dell’appuntamento Happy Cheese.
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DONNY MCCASLIN AL DOLOMITI SKI JAZZ DAL 12 AL 19 MARZO 2016, I PIÙ AMATI JAZZISTI EUROPEI E AMERICANI RIVERSERANNO NOTE SUBLIMI SULLE PISTE DA SCI DELLA VAL DI FIEMME, NEI PUB E NEI TEATRI PER LA 19A EDIZIONE DI DOLOMITI SKI JAZZ CONCERTI SERALI Il Dolomiti Ski Jazz 2016, in notturna, propone alcuni dei più noti jazzisti e improvvisatori italiani, oltre ad alcune presenze di riguardo dalla scena internazionale. Il primo appuntamento sarà sabato 12 marzo, al PalaFiemme di Cavalese, con i Mission Formosa, un sestetto di musicisti italiani e taiwanesi, guidati dal contrabbassista Giuseppe Bassi. Domenica 13 marzo, l’Hotel Rio Stava di Tesero offrirà una nuova opportunità di ascoltare il quartetto della vocalist Ty Le Blanc. Alla Sala Polifunzionale di Castello, lunedì 14 marzo, si ascolterà la voce camaleontica di Boris Savoldelli, che con l’ausilio dell’elettronica è capace di trasformarsi in un’intera orchestra, varcando l’estrema frontiera della vocalità. Si torna ad ascolti più classici e swinganti con il quartetto della cantante Patrizia Conte, il cui concerto di martedì 15 marzo, al Wine Bar dell’Hotel Bellavista di Cavalese, sarà dedicato alla memoria di Luciano Milanese, uno dei massimi contrabbassisti del jazz nazionale. Si tornerà alla musica puramente strumentale mer-
coledì 16 marzo, alla Sala Comunale di Predazzo, con il New Quartet del batterista Roberto Gatto, stella indiscussa dei ritmi jazz “made in Italy”. Un’altra piacevole concessione al jazz cantato si avrà giovedì 17 marzo, all’Hotel Rio Stava di Tesero con la squisita voce di Alice Testa, accompagnata dal Belonging Trio. Il Teatro Comunale di Tesero accoglierà, venerdì 18 marzo, l’ospite principale del festival, il sassofonista Donny McCaslin. In passato membro di band appartenenti alla mitologia jazzistica, è stato tra l’altro invitato da David Bowie a suonare come solista sul suo ultimo disco “Blackstar”. La serata di chiusura, sabato 19 marzo, sarà affidata alla fantasia del pianista Alfonso Santimone, artista visionario impegnato in un piano solo, nel Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese. JAM SESSION Fra gli appuntamenti più informali, la classica jam session notturna, martedì 15 marzo al Wine Bar dell’Hotel Bellavista di Cavalese, come prolungamento del concerto di Patrizia Conte, e l’esibizione
pomeridiana del Majezztic Trio al Cheers Bar di Cavalese venerdì 18 marzo. www.dolomitiskijazz.com NEVE A RITMO DEEJAY, FIEMME DJ SKI FEST Dal 29 marzo al 3 aprile 2016, decollano coinvolgenti performance deejay dalle piste da sci, con la prima edizione di Fiemme Ski Fest. I più grandi artisti europei della consolle si esibiscono, a colpi di mixer, nei rifugi dello Ski Center Latemar, di Bellamonte-Alpe Lusia e dell’Alpe Cermis. Mentre alla sera, dopo le 20.30, Predazzo e Cavalese puntano i riflettori sui migliori deejay italiani, a partire dai protagonisti di Radio 105. Venerdì 1 aprile, nella piazza centrale di Predazzo, entra in scena il Dj Set di Andrea Belli di Radio 105, noto regista del programma “105 IndaKlubb”. Sabato 2 aprile, in piazza Italia, a Cavalese, prende vita il Dj Set di altre due star di Radio 105: Spyne dello Zoo di Radio 105 e Ylenia. Le serate di Predazzo e Cavalese sono aperte dal deejay Andrea Torres e dal vocalist Chicco Montini, entrambi “resident” del locale The Club di Tesero, in collaborazione con l’agenzia Reverse. ■ www.visitfiemme.it
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di Lara Deflorian
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n questo mese il cartellone della danza si rivela particolarmente ricco e ben distribuito sull’intero territorio regionale. In primis, nell’ambito della stagione che coinvolge le due province, potremo assistere il 24 marzo al teatro Comunale di Bolzano, all’esibizione della compagnia francese Compagnie 111, portatrice di un linguaggio singolare in cui convergono teatro, danza, circo, arti visive, musica, e non solo. Plan B è il titolo della rappresentazione in programma a Bolzano che dal 2003 sta girando l’Europa ma non solo, raccogliendo ovunque consensi per il mondo di fantasia che riesce a creare, attraverso un genere ibrido che si pone tra il teatro visivo, il physical theatre e il circo acrobatico. Nato dall’incontro dell’artista francese Aurélien Bory con il newyorkese Phil Soltanoff, Plan B ha per protagonisti quattro ragazzi che, attorno
VOGLIO VEDERTI DANZARE UN PROGRAMMA PARTICOLARMENTE RICCO E BEN DISTRIBUITO SULL’INTERO TERRITORIO REGIONALE... IN PRIMIS, POTREMO ASSISTERE IL 24 MARZO, ALL’ESIBIZIONE DELLA FRANCESE COMPAGNIE 111 ad un piano inclinato, sono artefici di momenti divertenti, ma anche di situazioni bizzarre e surreali. Lo stesso Aurélien Bory, fondatore nel 2000 della Compagnie 111, a tal proposito ha scritto: “Piano B è un termine usato principalmente nei thriller o nei film d’azione. Si passa al piano B, quando il piano A non ha funzionato. L’intera creazione si basa su un piano
inclinato. La drammaturgia è emersa da questo principio fisico di base per poi arricchirsi di elementi circensi e di giocoleria…lo abbiamo chiamato fin da subito Plan B ma il titolo ha assunto in sé via via diversi livelli di significato. La costante è stata la precaria relazione con la gravità. Il teatro è l’unica forma artistica che non può sfuggire alle leggi della fisica:
cercare di prescindere dalla legge di gravità è l’impossibile Piano B”. L’unico spettacolo previsto in questo mese a Trento è per il 30 marzo al teatro Sanbàpolis, con la danza verticale della Compagnia CircoPitanga dei due artisti Loïse Haenni & Oren Schreiber, che presentano uno stile multiculturale aereo e dinamico e affascinano per le loro perfor-
CID – CENTRO INTERNAZIONE DELLA DANZA
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ato a Rovereto 10 anni fa, questo 2015 per il CID, il Centro internazionale per la formazione, la produzione e la promozione della danza, segna ormai il tempo di un primo bilancio. Istituito a complemento del festival Oriente Occidente, la sua attività spazia dal perfezionamento dei giovani danzatori, alla residenza delle Compagnie, oltre allo sviluppo, anche in senso teorico, delle conoscenze in ambito coreutico. Il Cid ospita inoltre VideoCID, la videoteca che vanta un patrimonio di oltre 2.200 titoli. L’attività del Centro è andata sempre in crescita: dallo scorso anno è aumentata del 25 per cento per la produzione di 8 spettacoli, 5 residenze creative, 40 stage e laboratori nazionali e internazionali e 20 forum e incontri di approfondimento. Complessivamente tutte queste proposte e attività hanno coinvolto 1260 appassionati tra utenti, danzatori, volontari, insegnanti e coreografi provenienti per il 19% da Rovereto e Vallagarina, per il 36% dal resto del Trentino e per il 45%
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dall’Italia e dall’estero. Per il 2016 la programmazione ha già decretato un aumento, con la coproduzione di 8 spettacoli, 8 residenze creative, 60 stage e laboratori nazionali e internazionali e 30 forum e incontri di approfondimento. A conferma di una Rovereto inserita a pieno titolo tra i principali poli europei della danza, i direttori artistici Lanfranco Cis e Paolo Manfrini hanno riferito che il festival roveretano ha ottenuto “un prestigioso e importante riconoscimento del Parlamento Europeo e della sua Commissione Cultura. Oriente Occidente è stato inserito nella Piattaforma Effe Label-Europe for Festival, che include i festival che spiccano per qualità artistica e hanno un significativo impatto a livello nazionale e internazionale.”. Per quanto concerne le novità della prossima edizione sappiamo che due produzioni centrate sul rapporto danza-arte visive vedranno il coinvolgimento del Mart e si svolgeranno nella piazza del museo e nelle sue sale espositive. Proseguirà inoltre la collaborazione, finalizzata al potenziamento di una rete territoriale, con il CSC S. Chiara di Trento, e il coinvolgimento di tutta la città della Quercia nei quattro poli quali il teatro Zandonai, l’Auditorium Melotti, il già citato Mart e tutto il centro storico, trasformato in un suggestivo palcoscenico a cielo aperto. (L.D.)
trentinopanorama mance acrobatiche. Gli altri appuntamenti con il circuito provinciale saranno in totale 10. S’inizierà l’ 1 marzo al teatro Sartori di Ala, il 13 al teatro Comunale di Pergine e il 23 al teatro S. Pietro di Mezzolombardo, quando la MM Contemporary Dance Company, la compagnia di Reggio Emilia di Michele Merola, presenterà una nuova produzione composta di due titoli: The Wall Bolero, creato dallo stesso Merola sulla musica ossessiva del Bolero di Ravel e le note di Stefano Corrias, vede l’esplorazione del rapporto di coppia e di quel “muro trasparente” che spesso si pone in mezzo; mentre Carmen Sweet è firmata da Emanuele Soavi, da anni attivo in Germania presso prestigiose compagnie, ed è pensata tenendo conto dell’originale intenzione di Georges Bizet di creare un’opera comica, volutamente permeata d’ironia e sarcasmo. Dopo aver vinto il premio Danza&Danza 2015 come miglior produzione italiana, e dopo averlo visto in febbraio a Trento, il CSC S.
Chiara di Trento ha organizzato una minitournée in Alto Adige per questa versione contemporanea di Romeo e Giulietta sugli scontri religiosi nell’area balcanica, realizzata da Davide Bombana e interpretata dal Junior Balletto di Toscana (JBdT). E così sarà in scena il 4 marzo al teatro Cristallo di Bolzano, il 30 al teatro Comunale di Vipiteno, il 31 al teatro Forum di Bressanone, l’1 aprile al teatro Michael Pacher di Brunico e il 2 aprile al teatro Puccini di Merano. L’8 marzo, in occasione della festa della donna, al Palacon-
gressi di Riva del Garda, andrà in scena La guerra granda delle donne, una creazione di Silvia Bertoncelli prodotta dalla compagnia Naturais Labor, sull’importante ruolo delle donne durante la Prima Guerra Mondiale. Attraverso una danza fortemente evocativa e sulle note dal vivo di Dante Borsetto, sei interpreti rappresentano le donne che hanno cambiato per sempre la loro immagine e il loro ruolo per la società. E ancora il 12 marzo al teatro Monte Baldo di Brentonico sarà la volta di Romanzo d’infanzia di e con Michele Abbon-
ABBIGLIAMENTO e INTIMO uomo, donna e bambino
danza e Antonella Bertoni i quali, sui testi di Bruno Stori, divertono grandi e piccini in un’opera educativa e affascinante, vincitrice di numerosi riconoscimenti, tradotta in quattro lingue e rappresentata in tutto il mondo. Il 18 marzo al teatro Sociale di Mori l’Associazione Sosta Palmizi - Collettivo 320 Chili, è protagonista dello spettacolo Ai migranti, un viaggio, una sorta di album fotografico fatto di sentimenti, che tocca la dimensione del tempo, delle proprie radici; temi di grande attualità in cui è necessario prendere una difficile decisione per poter continuare a sognare. Infine il 18 marzo al teatro Parrocchiale di Cles, la compagnia emiliana Artemis Danza di Monica Casadei metterà in scena Traviata, un lavoro dinamico dedicato alla figura femminile tormentata di Violetta, l’eroina de LaTraviata, una delle più conosciute opere di Giuseppe Verdi e prima parte di un progetto coreografico che la Casadei ha dedicato al compositore di Busseto. ■ Dal 1765...
di Ferrai Bellucco Alessandra
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trentinopanorama Trio Dafne
www.qualpiumaalvento.it
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asce a Trento un nuovo festival che vuole dare spazio all’arte delle donne. Unico nel suo genere a livello regionale e raro esempio a livello nazionale, è dedicato alle compositrici e alla loro musica ed utilizza l’espressione artistica per parlare di pari opportunità, per capire l’essere, l’esprimersi e l’affermarsi delle donne. Intitolato Qual Piuma Al Vento e organizzato dall’Associazione Culturale Chaminade, questo festival di svolgerà nel centro storico di Trento dal 4 al 31 marzo proponendo quattro concerti cameristici di musica classica, quattro incontri con ospiti speciali, una mostra fotografica e l’esposizione di spartiti di compositrici nelle biblioteche del centro. «La città di Trento sarà coinvolta a più livelli – spiega la pianista e giornalista trentina Monique Cìola, ideatrice e direttrice artistica di Qual Piuma al Vento – con una proposta che mira ad aprire nuovi orizzonti, ad incuriosire, informare, forse a stupire, di sicuro ad appassionare». Per l’arte visiva sarà allestita dal 5 al 31 marzo una mostra fotografica sulle artiste trentine, dalle poetesse alle pittrici, dalle musiciste alle autrici teatrali, dalle danzatrici alle scultrici, un’istantanea
Patricia Adkins Chiti 78
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QUAL PIUMA AL VENTO UN NUOVO FESTIVAL TUTTO AL FEMMINILE, A TRENTO DAL 4 AL 31 MARZO CON 4 CONCERTI, 4 INCONTRI, UNA MOSTRA FOTOGRAFICA E L’ESPOSIZIONE DI SPARTITI DI COMPOSITRICI NELLE BIBLIOTECHE... di alcune donne protagoniste dell’arte oggi nel nostro territorio (inaugurazione sabato 5 marzo, ore 17). S’inaugura venerdì 4 marzo presso la Sala del Falconetto (ore 18) con una ospite d’eccezione, la musicologa Patricia Adkins Chiti, consulente del governo italiano, già membro del direttivo UNESCO e ambasciatrice EXPO 2015. Il secondo appuntamento si tiene sabato 12 marzo presso la sala del Conte di Luna a Palazzo Roccabruna ed è dedicato al tema della donna ed il lavoro (ore 180), grazie alla collaborazione attiva del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile di Trento che presenterà le sue ricerche statistiche e il racconto delle imprenditrici sul campo, con una sales manager ed una restauratrice. Moderatrice dell’incontro è la giornalista Marilena Guerra, direttrice di Trentino Tv. Il concerto serale (ore 21.00) presso la Sala della Fondazione Caritro racconta la vita e l’opera di due compositrici del primo Ottocento tedesco, Clara Schumann e Fanny Mendelssohn grazie alla voce recitante dell’attrice Silvia Sartorio, mentre il duo pianistico di Varese
Maria Letizia Grosselli
Nicora - Baroffio eseguirà alcune loro composizioni e trascrizioni. Il terzo appuntamento si svolge venerdì 18 marzo presso la Sala degli Arazzi del Museo Diocesano. Il tema affrontato dall’incontro (ore 18) vuole legarsi ad un argomento difficile nel mondo delle donne, ossia la violenza di cui sono troppo spesso vittime, che verrà affrontato dal punto di vista sociologico della Professoressa Barbara Poggio dell’Università di Trento assieme a Barbara Bastarelli, responsabile del CentroAntiviolenza di Trento. Moderatrice dell’incontro è la giornalista Marica Terraneo, direttrice di RTTR. Il concerto serale (ore 21) ospita l’ensemble fiorentino Musica Ricercata con un programma di musica
barocca tra Sonate e Cantate sacre e profane con strumenti d’epoca, composte dall’italiana Isabella Leonarda e dalla francese Élisabeth-Claude Jacquet de La Guerre. L’ultima giornata di festival si svolge giovedì 31 marzo presso la Sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale ed è dedicato alla compositrice trentina Elvira de Gresti, vissuta tra il Trentino e la Lombardia a cavallo del 1800 e 1900. L’incontro pomeridiano (ore 17.30) vede ospite Luisa Pachera, curatrice di un libro dedicato alla vita e alle opere della de Gresti. Il concerto serale (ore 21) ospitato presso la Sala della Fondazione Caritro vede coinvolte due artiste trentine, la pianista Antonella Costa e il soprano Maria Letizia Grosselli.
Amo la buona cucina e coltivare l’orto, per portare il sole in tavola. La mia casa è come il sole, calda, luminosa e piena di energia. La mia casa è come me! Perché Tramontin? Perché vuole conoscermi, capirmi e aiutarmi a scegliere ciò che fa per me.
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trentinopanorama
di Fabio De Santi
È
quello di lunedì 7 marzo con il Quartetto Jerusalem il primo evento del mese di marzo proposto dalla Società Filarmonica di Trento. “Passione, precisione, calore, una miscela dorata: questi sono i segni distintivi di questo eccellente quartetto d’archi”. Così ebbe a definire il Quartetto Jerusalem il critico del “New York Times”. Con la fondazione del Quartetto nella stagione 1993/1994 e il debutto nel 1996, i quattro musicisti israeliani hanno intrapreso un viaggio di crescita e maturazione che li ha portati ad avere un vasto repertorio e una impressionante profondità di espressione: un viaggio che è tutt’oggi ancora motivato dalla stessa energia e curiosità con cui l’ensemble ha iniziato. Lunedì 14, spazio al duo formato da Emmanuel Pahud, flauto ed Eric Le Sage al pianoforte. Uno dei musicisti più prodigiosi degli ultimi
I CONCERTI ALLA FILARMONICA LUNEDÌ 7 MARZO CON IL QUARTETTO JERUSALEM IL PRIMO EVENTO DEL MESE DI MARZO PROPOSTO DALLA SOCIETÀ FILARMONICA DI TRENTO anni, vero e proprio mito per tutti i flautisti di oggi, lo svizzero -francese Emmanuel Pahud è nato a Ginevra nel 1970 . Ancora giovanissimo, a soli ventidue anni, è stato nominato primo flauto dei Berliner Philharmoniker (guidati da Claudio Abbado), ruolo che ricopre tuttora. Pahud svolge un’intensa attività solistica, suonando con le maggiori orchestre al mondo. Martedì 22 marzo, le note saranno
quelle della musicista Iveta Apkalna, organista d’eccezione, nata nel 1976 a Rezekne (Lettonia) nella periferia più estrema dell’Europa imprevedibile quanto produttivo atelier di creatività e sperimentazione sin dai tempi di Gidon Kremer. In questo contesto Iveta Apkalna si è imposta di allargare lo splendore della musica organistica al di là delle pareti della chiesa e delle sale da concerto.
Oggi, attraverso le sue performance effervescenti per brillantezza tecnica, intelligenti per scelte programmatiche e grazie a una non secondaria presenza scenica carismatica, Iveta Apkalna è riuscita a ottenere uno status di star, un privilegio di solito riservato ai direttori, cantanti, o virtuosi realizzando pienamente il suo sogno di fanciulla di portare la sua musica in ogni angolo ■ del pianeta.
LA CACCIA AL TESORO BOTANICO DI GRANDI GIARDINI ITALIANI
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n’idea originale per trascorrere il giorno di Pasquetta in famiglia, a contatto con la natura in luoghi meravigliosi, scoprendo e imparando cose nuove?
È la Caccia al Tesoro Botanico di Grandi Giardini Italiani: un evento ludico-didattico rivolto alle famiglie, che si terrà lunedì 28 marzo, giorno di Pasquetta, in 31 giardini (adesioni aggiornate al mese di dicembre, in aumento) aderenti al network dei più bei giardini visitabili d’Italia (www. grandigiardini.it). In Trentino Alto Adige ospiteranno l’evento, il 28 marzo, i Giardini di Castel Trauttmansdorff (Merano).
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“La Caccia al Tesoro Botanico – racconta Judith Wade, fondatrice di Grandi Giardini Italiani – è ormai un appuntamento fisso per grandi e bambini e da sempre riscuote moltissimo successo perché permette alle famiglie di vivere in modo diverso una giornata tradizionalmente dedicata alle gite fuoriporta, approfittando dei primi giorni di primavera e andando alla scoperta della natura in maniera gioiosa e giocosa in alcuni dei giardini più belli d’Italia”. L’evento è dedicato alle famiglie, e rivolto in particolar modo ai bambini in età scolare, dai 6 ai 12 anni. Nei giardini aderenti all’iniziativa saranno presenti guide o studenti di botanica che accompagneranno i bambini alla scoperta del mondo botanico in modo divertente: in un sacco verranno raccolte le foglie degli alberi e delle piante che si trovano nel parco e i bambini, divisi in piccoli gruppi, dovranno andare alla ricerca della pianta di appartenenza di ciascuna foglia, seguendo gli indizi forniti dalle guide. Una volta trovato l’albero, la guida ne racconterà le caratteristiche principali, le origini e alcune curiosità, in modo semplice ma interessante. E mentre i bambini saranno impegnati nella Caccia, ai genitori e ai fratellini più piccoli verranno proposte altre attività, sempre però alla scoperta dei giardini e della natura.
trentinomostre
LA VACUITÀ COME VIA PER GIUNGERE ALL’ARTE
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ome ci ricordano gli studiosi ebrei del Talmud, il tempo non scorre, non è un fiume che nasce e muore, e le lancette dell’orologio si fermarono un
venerdì sera quando Dio terminò la creazione del mondo e giunse il momento di riposare, lo shabbat, il sabato dedicato alla contemplazione del Divino senza nome. In quel giorno la bellezza del mondo si apre allo sguardo dei credenti. Qui ci sono diversi grandi insegnamenti che noi tutti dovremmo serbare nel nostro cuore e nella nostra mente, anche quando andiamo ad osservare eventi che riguardano l’oggi, il qui e ora. Ad esempio ci viene insegnato che molta arte prodotta in questi anni non si può fregiare della A maiuscola. Perché la vera arte va al di là del tempo e dello spazio pur utilizzando elementi tratti
ARTURO DELLAI, KAISERJÄGER
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’Associazione Amici della storia Pergine ha pubblicato il volume dedicato al diario di guerra del perginese Arturo Dellai. Alla sua storia è dedicata una esposizione, dal 5 al 20 marzo, a Pergine Valsugana, Sala Maier. Arturo Dellai, Kaiserjäger nell’esercito austroungarico, parte per il fronte orientale allo scoppio della Grande guerra, arriva a Leopoli, in Galizia; ferito, è ricoverato prigioniero dai russi all’ospedale di Kiev. Dopo 3 mesi è in un campo di prigionia vicino a Kiev, poi a Kirsanov. Nella speranza di essere subito rimpatriato, accetta di dichiararsi italiano; questa scelta prolungherà di 16 mesi oltre la fine della guerra, fino a marzo 1920, la sua avventura in Russia e in Estremo Oriente. Rientra in Italia con un viaggio per mare di 15.127 km fino a Trieste. Queste le principali vicende vissute da Arturo Dellai che possiamo ricavare dalle sue note di diario. Per leggere il testo anche nella stesura originale del manoscritto, al volume è stata allegata la riproduzione in facsimile del quadernetto di 144 pagine.
dalla vita e dal pensiero quotidiano. C’è un’individualità che contiene in sé tutti i segni della genericità e della generalità. Quindi una piccola virgola ha tutte le carte in regola per essere un segno universale pur nascendo magari da uno scaffale di un ipermercato. Altri artisti producono segni, gesti, documenti, foto, filmati, azioni che lasciano il tempo che trovano, cioè, terminata l’operazione, vengono ingoiati dal fluire del tempo, diluiti nelle acque
tumultuose e condotti al mare senza più carattere e personalità. Il presupposto per una grande arte è il momento progettuale ovvero il pensare, il meditare un percorso prevedendone l’esito ma anche le variabili accidentali, senza per questo racchiudere la creatività all’interno di steccati e preconcetti. In poche parole l’arte dovrebbe nascere da un humus ricco e stimolante che riesca a spaziare dal piccolo al grande, e la materia utilizzata o l’uso di una particolare tecnologia dovrebbe essere atta a “farci uscire dal mondo”, ideando vie d’uscita plurime o denunciando la povertà dell’esistente. L’artista che riesce a fare ciò può essere considerato un “liberato in vita” e la sua arte scorge la realtà con assoluta immediatezza. Tutto questo lungo preambolo è l’anticamera alla prossima mostra personale che un artista come Stefano Cagol inaugurerà il 25 marzo presso la Galleria
Civica
di Trento – la mostra dura fino al 12 giugno 2016
–, a distanza di sedici anni dalla sua personale all’allora Palazzo delle Albere. Stefano 82
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Cagol è un artista
trentinomostre che ha saputo, progetto dopo progetto, approdare ad una conoscenza che gli permette di essere riconosciuto nella sua qualità in buona parte del mondo. Il suo curriculum lo dimostra. Ma a noi preme sottolineare il processo ideativo di quest’artista, nato dall’immagine fotografica e approdato al laser e all’uso plurimo delle tecnologie informatiche. Senza mai cedere alla vacuità e superficialità di quest’ultime
CAVALESE Mostre BEBPI ZANON - IL PITTORE DELLA NATURA Apertura: fino a domenica 11 settembre 2016. Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme - p.zza Cesare Battisti, 2. Mostra personale. Info: www.mcfiemme.eu.
ma utilizzandole come “vie”, come strade, per approdare ad obiettivi mirati, che di solito hanno una forte componente sociale e umanistica. Il percorso presso la Galleria Civica offre uno sguardo d’insieme sui numerosi progetti con i quali l’artista ha sviluppato una riflessione sull’attualità e sui fenomeni socio-culturali dandone, a volte, una lettura ironica, altre volte graffiante, altre volte ancora densa di un’etica oggi difficilmente reperibile nella quotidianità, come ad esempio nella mostra che ha curato per il Muse di Trento (Be-diversity, incontro con Marianne Franklin). Cagol recupera le sperimentazioni che hanno attraversato il ’900 e le aggiorna con strumenti nuovi, affidandosi alla tecnologia ed ai linguaggi della comunicazione. Attraverso l’ibridazione di mezzi, strumenti e messaggi, realizza veri e propri progetti, incarnando la figura di artista-progettista. L’allestimento cronologico illustra le tappe della carriera dell’artista, dalle prime sperimentazioni sul linguaggio del video, sino ai progetti più recenti come The Body of Energy (of the mind) prodotto dalla Fondazione tedesca
PIEVE TESINO Mostre TRA SOGNO E REALTÀ. UOMO E PAESAGGIO NELLE STAMPE DEL MUSEO PER VIA Apertura: da sabato 13 febbraio a giovedì 30 giugno. Museo. Le 30 stampe in esposizione, per lo più di produzione tedesca e svizzera, provengono dalle collezioni del Museo e risalgono agli anni venti e trenta del Novecento. Orario: solo sabato e domenica fino al 30 aprile (dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18), tutti giorni tranne il lunedì dall’1 maggio al 30 giugno (da martedì a giovedì dalle 14.30 alle 18.30, da venerdì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.30). Info: www.degasperitn.it.
RWE e presentato in un’esposizione personale a Berlino e in una decina di musei europei. In questo lavoro fondamentale è la componente del viaggio effettuato attraverso tanti paesaggi, riassunti e assemblati all’interno dell’energia intesa come corpo. Da non dimenticare neppure l’opera La fine del confine, un raggio di luce nato da un faro che partendo dal paese di Casso sul Vajont, sovrastando la famosa quanto fatale diga, arriva oltre il circolo polare artico grazie al suo furgone che “trasporta” il raggio. Molti trentini vedono la sua opera in acciaio dedicata alle Tre cime, che s’incontra a Trento all’interno della rotatoria del casello sud dell’autostrada. In mostra alla Galleria Civica ci sono circa 40 opere, tra le quali i progetti itineranti che da anni caratterizzano la ricerca di Stefano Cagol, i progetti partecipativi, come quello realizzato all’Ilva di Taranto, e il lavoro presentato nel Padiglione Maldive durante la 55a Biennale di Venezia: The ice monolith.
ROVERETO Mostre MANIFESTO 100 RICOSTRUZIONE FUTURISTA DELL’UNIVERSO Apertura: fino a domenica 3 aprile 2016. Casa D’Arte Futurista Depero, Via dei Portici 38. Mostra a cura di Nicoletta Boschiero e Federico Zanoner. Orario:martedi - domenica ore 10-18, lunedi chiuso. Info. www.mart.trento.it. Mostre GLI SPOSTATI. PROFUGHI, FLÜCHTLINGE, UPRCHLÍCI.1914-1919 Apertura: fino a domenica 3 aprile 2016. Palazzo Alberti Poja. Corso Bettini, 41. Una mostra dedicata
alla vicenda dei profughi trentini nella Prima guerra mondiale. L’esposizione comprende foto, testi di diari e di lettere, mappe e tabelle appositamente predisposte, dipinti, assieme ai quaderni delle memorie, alle cartoline e ai fogli gualciti delle lettere (ma ci sono anche lettere scritte su cortecce d’albero), ai bauli, ai registri dei campi profughi, agli oggetti riportati dai profughi dal loro esilio. Orario: chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio; da martedì a domenica 9-12/15-18. Ingresso gratuito. Info: www.fondazionemcr.it; Tel. 0464.452800. Mostre LE COLLEZIONI. L’INVENZIONE DEL MODERNO L’IRRUZIONE DEL CONTEMPORANEO Apertura: fino a sabato 31 dicembre 2016. Mart, Corso Bettini. I maggiori capolavori del Mart, da Medardo Rosso agli artisti delle ultime generazioni, passando per Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Fausto Melotti e Alberto Burri, Lucio Fontana, Mario Merz, Bruce Nauman, vengono ripresentati al pubblico in un nuovo allestimento cronologico e tematico pensato dal direttore Gianfranco Maraniello con i curatori Daniela Ferrari e Denis Isaia. Orario: martedì - domenica 10-18; venerdì 10-21. Lunedì chiuso. Biglietto intero € 11,00; ridotto € 7,00. Info: www.mart.tn.it/lecollezioni. Mostre LA COSCIENZA DEL VERO. CAPOLAVORI DELL’800. DA COURBET A SEGANTINI Apertura: da lunedì 5 dicembre a domenica 3 aprile. Mart. Mostra a cura di Alessandra Tiddia. La mostra intende indagare alcuni momenti della cultura figurativa ottocentesca, nella stagione compresa tra il Romanticismo e l’Impressionismo, ovvero fra il 1840 e il 1895, anno della prima Biennale di Venezia. In mostra circa 70 opere provenienti sia dalle Collezioni del Mart, sia da prestigiose raccolte pubbliche e private, tra le quali spiccano i lavori di maestri indiscussi come Gustave Courbet, Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giovanni Boldini e Franz Lenbach ma anche Carlo Bellosio, Mosè Bianchi, Giustiniani Degli Avancini, Alessandro Guardassoni, Pompeo Marino Molmenti, Eugenio Prati, Giuseppe Tominz. Info: www.mart.tn.it.
TRENTO Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.00-
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trentinomostre 18.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre CITTÀ FORTEZZA: TRENTO 1915-1918 Apertura: da venerdì 10 luglio 2015 a domenica 10 luglio 2016. Gallerie di Piedicastello. Trento e la Grande guerra. Il percorso della mostra porta i visitatori in una Trento trasformata in un’enorme caserma, una città fortezza governata dai militari, dove gli edifici pubblici e privati sono usati come ospedali per i soldati e i cittadini rimasti vedono limitate le loro libertà, devono convivere con i soldati e con i prigionieri, stretti dalla paura e dalla carestia. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione. museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it.
Mostre MARI E CIELI DI BALBO Apertura: fino a giovedì 31 marzo 2016. Museo dell’aeronautica Gianni Caproni, Via Lidorno, 3. Da Orbetello a Chicago, New York e Tobruk. La mostra, un viaggio sospeso tra cielo e mare, espone cimeli del Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni e si compone di quindici tavole in tecnica mista del noto pittore italiano Nani Tedeschi, accompagnate da altrettanti testi di Alberto Guarnieri, giornalista e scrittore, che ha immaginato di far parlare Italo Balbo in prima persona da un aldilà, oltre il tempo e la storia. Orario: dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18; sabato, domenica e festivi, 10-18 (chiuso lunedì non festivi). Info: www.museocaproni.it; Tel. 0461.944888; museo.caproni@muse.it. Mostre 35-45: GUERRE E TOTALITARISMI IN UNA REGIONE DI CONFINE Apertura: fino a lunedì 5 settembre 2016. Gallerie di Piedicastello. La mostra 35-45: Guerre e totalitarismi in una regione di confine propone una lettura del periodo 1935-1945 in un’ottica locale, evidenziando gli effetti che questo decennio produsse nelle province di Trento, Bolzano e nel Land Tirol. Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Ingresso libero. Info: fondazione.museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it.
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Mostre LE SCELTE DI GREZLER Apertura: fino a domenica 1 maggio 2016. Castello del Buonconsiglio. La mostra “Le scelte di Grezler. Opere antiche della collezione ITAS”, curata da Francesca de Gramatica e Francesca Jurman, vuole essere un omaggio a un uomo che ha avuto una grande passione: l’arte. Info: www.buonconsiglio.it. Mostre PAU BRASIL Apertura: da venerdì 22 gennaio a domenica 10 aprile. Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza, 3. Mostra di pittura naturalistica di Margherita Leoni. Orario: da martedì a venerdì 10-18, mercoledì 10-21, sabato, domenica e festivi: 10-19. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it.
Mostre NINI SU MARTE Apertura: fino a martedì 15 marzo. Centro Teatro, viale degli Olmi 24. Opere di Anna Formilan. Orario: lunedì 15-23, martedì, mercoledì e giovedì 9-13 e 15-23, venerdì 15-21, sabato e domenica 1019. Info: www.centroteatrotn.it; Tel. 0461.235723; centroteatro@ consolida.it.
Mostre L’ALBERO DELLA VITA Apertura: fino a lunedì 28 marzo. Duomo di Trento, Aula San Giovanni (sotto la Sacrestia). Personale di Maurizio Frisinghelli. Orario: ore 9-12 e 14.30-20. Info: ucai.trento@ gmail.com. Mostre IMPEGNO CIVICO Apertura: fino a domenica 13 marzo. Galleria Civica, via Belenzani 44. Trento nelle fotografie di ieri e di oggi e manifesti d’archivio. Orario: da martedi a domenica 10-13 e 14-18: Costo biglietto: intero 2 €, gratuito per mart membership
NANI DA GIARDINO. TRA KITSCH E CULT ALLA FLORICOLTURA SCHULLIAN DI BOLZANO, A PARTIRE DAL 18 MARZO
C’
è chi li ama e chi li detesta, chi li colleziona e chi li considera pura paccottiglia: i nani da giardino sono così, non ammettono vie di mezzo. Tradizionale simbolo di un certo gusto piccolo-borghese, incarnazione del desiderio di un mondo perfetto e in piena armonia con la natura, oggi i nanetti si sono affrancati dalla funzione meramente decorativa e hanno sviluppato per così dire una vita propria. In Svizzera è nata persino un’associazione internazionale che difende strenuamente le loro sorti. Per contro esiste anche un “Fronte di liberazione dei nani da giardino”, famoso movimento francese che si prefigge di sottrarre gli gnomi dai giardini in cui sono imprigionati (o di rubarli, secondo i punti di vista) e di riportarli nei boschi ritenuti il loro ambiente naturale. Sembra dunque giunto il momento di conoscere meglio queste caratteristiche figure, nate con la statuaria da giardino in voga a inizio Ottocento e divenute nel tempo un fenomeno culturale diffuso ormai a tutte le latitudini. L’occasione è data dalla mostra Nani da giardino. Tra kitsch e cult. Con circa 200 statue tradizionali in terracotta, provenienti da una delle più grandi collezioni del mondo, l’esposizione offre un interessante spaccato sulla storia di questi singolari abitanti di parchi e giardini. Ma che cos’hanno di tanto speciale i nanetti dal tipico berretto rosso (e i loro proprietari)? Perché se ne infischiano della parità di genere? Come fanno a declinare bellezza, autenticità e bontà in una dimensione kitsch, di quali malattie soffrono, qual è il loro rapporto con l’arte e la politica? Di tutto questo si parlerà all’inaugurazione della mostra, durante un autorevole incontrodibattito (18 marzo, ore 18, Floricoltura Schullian, Bolzano) con Susanne Elsen (sociologa), Barbara Stocker (esperta di tradizioni popolari), Roger Pycha (psichiatra), Bernhard Paul (collezionista, clown, direttore di circo), Paul Thuile (artista, curatore della mostra), Wolfgang Hundbiss (architetto paesaggista, collezionista) e con il giornalista Markus Larcher in qualità di moderatore.
trentinomostre e bambini fino a 14 anni; ingresso gratuito ogni prima domenica del mese. Info: www.mart.trento. it/galleriacivica; Tel. 0461.985511; civica@mart.tn.it. Mostre SURREALTÀ - ANNALISA LENZI E PAOLO DALPONTE Apertura: da venerdì 19 febbraio a sabato 5 marzo. Galleria Fogolino - Via S.S. Trinità, 30. Opere di Annalisa Lenzi e Paolo Dalponte. Orario di apertura: ore 10-12/16-19. Chiuso lunedì e festivi. Info: www. annalisalenzi.com; info@annalisalenzi.com; www.paolodalponte.it; dodaart@tin.it. Mostre MADEINMATH Apertura: da venerdì 26 febbraio a domenica 26 giugno. Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. Mostra sulla rappresentazione matematica della realtà. Orario: da martedì a venerdì 10-18, mercoledì 10-21, sabato, domenica e festivi: 10-19 (chiuso lunedì non festivi). Costo biglietto € 10 intero, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it.
Mostre PIG IRON - GIULIO DI MEO Apertura: da giovedì 3 a venerdì 18 marzo. Sala Thun di Torre Mirana - Via Belenzani, 3. Il nord est del Brasile nelle foto di Giulio Di Meo. Orario: 15-19, domenica esclusa. Possibilità di visite guidate anche al mattino per classi e gruppi, su appuntamento. Info: www.giuliodimeo.it. Mostre CIVILTÀ INVISIBILI OPERE DI ANTONELLO SERRA Apertura: dal 5 al 19 marzo 2016. Cantine di Torre Mirana (Palazzo Thun), Via Belenzani 3, angolo via Manci 2, Trento. Opere di Antonello Serra. Le “Civiltà invisibili” sono quelle opere che non si vedono più, ma che respirano quando le persone sensibili vanno in quell’antichissima terra popolata da tante civiltà, la Sardegna. Questa mostra è ispirata alla grande figura del dio Toro, rappresentata dalle corna bovine in un modo quasi ossessivo e dalle scritture nuragiche, segni, tracce e incisioni. Orario dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00, sabato e festivi dalle 10.00 alle 19.00. Ingresso libero. Info: antonello.serra@yahoo.it
Mostre CORRISPONDENZE - GIULIA TAMANINI E ALESSANDRO TOLLER Apertura: da giovedì 10 marzo a venerdì 10 giugno. Moki - Via Malpaga, 20. Opere pittoriche di Giulia Tamanini e fotografie di Alessandro Toller. Info: Tel. 0461.1822401; moki.trento@gmail.com.
Mostre STEFANO CAGOL WORKS 1995-2015 Apertura: da venerdì 25 marzo a domenica 12 giugno. Galleria Civica, via Belenzani 44. Il percorso offre uno sguardo d’insieme sui numerosi progetti con i quali Stefano Cagol ha sviluppato una riflessione sull’attualità e sui fenomeni socio-culturali dandone una lettura ironica, controversa e graffiante. Cagol recupera le sperimentazioni che hanno attraversato il ‘900 e le aggiorna con strumenti nuovi, affidandosi alla tecnologia ed ai linguaggi della comunicazione. Attraverso l’ibridazione di mezzi, strumenti e messaggi, realizza veri e propri progetti, incarnando la figura di artista-progettista. Orario: da martedi a domenica 10-13 e 14-18. Biglietto: intero 2 €, gratuito per mart membership e bambini fino a 14 anni; ingresso gratuito ogni prima domenica del mese. Info: www.mart.trento. it/galleriacivica; Tel. 0461.985511; civica@mart.tn.it.
“PIG IRON” CON DI MEO A TRENTO DAL 3 AL 18 MARZO
“G
iulio, scatta...fai una foto alle vene aperte dell’America latina. Qui il saccheggio non si è mai fermato, ancora oggi quelle navi si portano via tutte le nostre ricchezze, a noi non spetta niente.” E Giulio fotografa il mare di São Luìs con la scia di navi all’orizzonte che portano lontano le ricchezze del ricco Brasile lasciando una povera vita ai contadini del nord est. Giulio è Giulio Di Meo, è un fotografo italiano impegnato da più di dieci anni nell’ambito del reportage e in laboratori di fotografia sociale in Italia e all’estero. L’associazione Il Gioco degli Specchi lo ha invitato a Trento: giovedì 3 Marzo alle 18 nella Sala Thun di Torre Mirana, a Trento, in via Belenzani 3, Giulio Di Meo inaugura la sua mostra fotografica “Pig Iron”, sulle gravi ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale. Nel Nordest del Brasile la Vale possiede la miniera di ferro più ricca del mondo, dalla quale partono ogni giorno tonnellate di ferro trasportate lungo i mille chilometri della ferrovia del Carajas attraverso i villaggi degli stati brasiliani del Pará e del Maranhão, che ne subiscono solo i danni e restano tra i più poveri del paese. L’iniziativa fa parte del progetto Il rifiuto della Terra, Ambiente devastato e migrazioni, che l’associazione Il Gioco degli Specchi realizza in collaborazione con Amnesty International Trento, ATAS Onlus, In Medias Res, Ingegneria Senza Frontiere, Yaku e Associazione 46° parallelo.
ZAMBANA VECCHIA Mostre CARLO DEVIGILI - SE LE API SONO POCHE Apertura: da sabato 13 febbraio a venerdì 11 marzo. Associazione culturale “Mana” - Piazza Umberto Nobile, 1. Ultime opere. Info solo su appuntamento Tel. 346.0014586 - 0461.242187.
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trentinoappuntamenti
UN MESE DEDICATO A TUTTE LE DONNE
P
artiamo con il teatro e la satira. recital teatrale, tutto da ridere per non piangere lo spettacolo “Slurp” con
Marco Travaglio: con cui il giornalista e
polemista Marco Travaglio affronta un lungo tour nei teatri italiani che approderà l’11 marzo anche al Teatro S. Chiara di Trento. E il titolo scelto per questo recital da Travaglio ovvero “Slurp” con l’aggiunta di un esplicativo “lecchini, cortigiani & penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinato” è davvero esplicito. Per la musica d’autore, appuntamento con lo show di
Max Gazzè, in programma al Palacongressi di
Riva del Garda il 12 marzo. Al centro del concerto, i brani dell’ultimo album, “Maximillian”. Sono due musicisti del calibro del norvegese Bugge Wesseltoft e il tedesco Christian Prommer i protagonisti del nuovo appuntamento con la
rassegna Jazz’About
MARCO PAOLINI TRAVAGLIO
M
arco Travaglio ha lavorato con Indro Montanelli, prima a «il Giornale» e poi a «La Voce». Ha collaborato con diverse testate, fra cui «Sette», «Cuore», «Il Messaggero», «Il Giorno», «L’Indipendente», «Il Borghese», «la Repubblica» e «l’Unità». Oggi, oltre a collaborare con «l’Espresso», «MicroMega», «A» e con Servizio pubblico di Michele Santoro, è direttore de «il Fatto Quotidiano», che ha contribuito a fondare nel 2009. Dopo il successo di Promemoria e Anestesia totale è in scena nei teatri italiani con “È Stato la mafia”, insieme a Isabella Ferrari. È autore di molti libri di successo, tra i quali: “L’odore dei soldi” (con Elio Veltri, Editori Riuniti 2001), “Regime” (con Peter Gomez, Rizzoli-Bur 2004), “Per chi suona la banana” (Garzanti 2008), “Colti sul fatto” (Garzanti 2010). Per Chiarelettere ha pubblicato: “Mani sporche” (con Pter Gomez e Gianni Barbacetto, 2007), “Se li conosci li eviti” (con Peter Gomez, 2008), “Il bavaglio” (con Peter Gomez e Marco Lillo, 2008), “Italia Annozero“, (con Vauro e Beatrice Borromeo, 2009), “Papi. Uno scandalo politico“, (con Peter Gomez e Marco Lillo, 2009), “Ad personam” (2010), “Silenzio, si ruba (dvd+libro, 2011)“, “Mani pulite. La vera storia vent’anni dopo” (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez, 2012).
organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara previsto per il 6 marzo al
Si intitola Qual
Teatro Melotti di Rovereto.
organizzato dall’Associazione Culturale Chaminade, questo
Piuma Al Vento ed è
Dal 12 al 19 marzo 2016, i più amati jazzisti europei e
festival di svolgerà nel centro storico di Trento dal 4 al 31
americani riverseranno note sublimi sulle piste da sci della
marzo proponendo quattro concerti cameristici di musica
Val di Fiemme, nei pub e nei teatri per la 19a edizione di
classica, quattro incontri con ospiti speciali, una mostra
Dolomiti Ski Jazz.
In questo mese il cartellone della danza si rivela particolarmente ricco e ben distribuito sull’intero territorio
fotografica e l’esposizione di spartiti di compositrici nelle biblioteche del centro.
Infine, è quello di lunedì 7 marzo con il Quartetto
regionale. In primis, nell’ambito della stagione che
Jerusalem il primo evento del mese di marzo
coinvolge le due province, potremo assistere il 24 marzo al
proposto dalla Società Filarmonica di Trento. “Passione,
teatro Comunale di Bolzano, all’esibizione della compagnia
precisione, calore, una miscela dorata: questi sono i segni
francese Compagnie
111, portatrice di un
distintivi di questo eccellente quartetto d’archi”. Così ebbe
linguaggio singolare in cui convergono teatro, danza, circo,
a definire il Quartetto Jerusalem il critico del “New York
arti visive, musica, e non solo.
Times”.
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trentinoappuntamenti 1 MARTEDÌ Cultura CONFERENZA Trento. Ore 15. Circolo anziani San Bartolomeo. “Anti-truffa anziani”.Si discutono i seguenti punti: le buone regole da osservare a casa; le buone regole da tenere in strada; le truffe... in pillole e cioè alcuni esempi pratici delle truffe più ricorrenti; furti in casa... informazioni su chiavi e serrature. Danza CARMEN / THE WALL Ala. Ore 21. Teatro Sartori. Questa nuova produzione della MM Contemporary Dance Company porta in scena due grandi titoli del repertorio musicale nell’interpretazione di due coreografi italiani, Emanuele Soavi, da anni attivo in Germania presso prestigiose compagnie, e Michele Merola, direttore artistico della compagnia. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Riva del Garda. Ore 21. Auditorium Conservatorio. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com. Teatro ragazzi PER LA STRADA Trento. Ore 10. Teatro Sanbàpolis, via della Malpensada 82. Spettacolo con la Compagnia Eccentrici Dadarò. Drammaturgia Bruno Stori; regia Fabrizio Visconti e Bruno Stori con Davide Visconti, Rossella Rapisarda, Filippo Ughi . Per ragazzi dai 13 ai 16 anni - terza media e biennio superiore. Biglietto € 5,00. Info. www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Teatro ragazzi LASCIATECI PERDERE Trento. O re 2 0 . 3 0 . Teatro Sanbàpolis, via della Malpensada 82. Spettacolo con la Compagnia Eccentrici Dadarò. Per genitori e figli. Spettacolo per ragazzi, ma dedicato ai genitori. Biglietto € 5,00. Info. www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.
2 MERCOLEDÌ Musica YVES ABEL E MARCO MANDOLINI IN CONCERTO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Concerto su musiche di Maurice Ravel: Pavane pour une infante défunte; Ottorino Respighi: Concerto gregoriano per violino e orchestra, p 135; Gabriel Fauré: Pavane, op. 50; Georges Bizet: L’Arlésienne. Biglietto intero € 25, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 5. Info: www.
haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Tione di Trento. Ore 10.50. Auditorium Scuole superiori. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com.
3 GIOVEDÌ Musica KUZMINAC AL BUIO Trento. Ore 19.45. Sala Rossa Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Il buio della Sala Rossa aprirà le sue porte a Goran Kuzminac, che delizierà il viaggio del pubblico nell’oscurità più totale con la sua musica. Il cantautore torna nel suo amato Trentino in una situazione completamente nuova, quella del buio, per regalare agli spettatori nuove e vibranti emozioni. Info: € 10,00 prenotazione consigliata allo 0461.1959595 dal lunedì al venerdì (8-12.30 e 13.30-17). Info: www. irifor.it; Tel. 0461.1959595; segreteria@irifor.it. Musica CALIBRO 35 Rovereto. Ore 21. Smart Lab, Viale Trento 47/49. Concerto dei “Calibro 35”, in tour col loro nuovo acclamatissimo album S.P.A.C.E..
4 VENERDÌ Cultura CONFERENZA Martignano. Ore 20.30. Sala Circolo El Capitel - Piazza Menghin. Presentazione del romanzo storico di Luisa Gretter Adamoli: “Affinché ognuno sappia...” Passioni, dolori e morte di una famiglia trentina. Ne parla, assieme all’autrice, la prof. Luciana Grillo. Cultura IL MONDO DELLE EMOZIONI Levico Terme. Ore 20.30. Sala consiliare del Comune - Via Marconi, 6. Conferenza: “Piccoli sentimentali crescono: la complessità del ruolo dei genitori e i libri belli che aiutano a comprendere affetti, timori, passioni”. Incontro con Manuela Trinci. Ingresso libero. Info: Biblioteca comunale Tel. 0461.710206; levico@biblio. infotn.it. Cultura QUAL PIUMA AL VENTO Trento. Ore 18. Sala Falconetto. Ospite d’eccezione, la musicologa Patricia Adkins Chiti, consulente del governo italiano, già membro del direttivo UNESCO e ambasciatrice EXPO 2015. Personalità fondamentale per la ricerca e la valorizzazione delle donne in musica, sarà intervistata dalla giornalista
Stella Antonucci, volto noto del Telegiornale regionale di RAI 3. Sempre a Palazzo Geremia alla sera (ore 21.00) il Trio Dafne eseguirà musiche di Clara Schumann e Rebecca Clarke. Ingresso libero. Info: www.qualpiumaalvento.it; info@qualpiumaalvento.it. Montagna TRENTINO SKI SUNRISE A PAMPEAGO Pampeago. Tutti possono vivere l’esperienza di salutare il nuovo giorno dal Rifugio Agnello dell’Alpe di Pampeago, dove si ammira un panorama dolomitico fra i più sbalorditivi. L’appuntamento con Trentino Ski Sunrise è alle 6.00 del mattino, alla stazione della seggiovia Agnello, dove ci si prepara all’ascensione, assaporando un caffè e qualche biscotto. Il costo di questa esperienza è alla portata di tutti. La colazione al Rifugio Monte Agnello varia dai 12 euro per gli adulti ai 10 euro per i bambini fino a 10 anni. Chi non possiede lo skipass, spende 5 euro per la risalita (è compreso l’eventuale ritorno). L’esperienza si prenota all’Ufficio di Cavalese dell’Apt della Val di Fiemme: tel. 0462 241111, info@visitfiemme. it, www.visifiemme.it. Musica CINEMA LUMIÈRE Meano. Ore 20.45. Teatro, via delle Sugarine 22. Cinema musicato dal vivo produzione La Piccola Orchestra Lumière - Il vagabondo musiche di Nicola Segatta. Biglietto 10 € intero, 7 € ridotto (over 65, under 26). Info: www.teatrodimeano. it; info@teatrodimeano.it. Teatro WONDER WOMAN. DONNE, DENARO E SUPERPOTERI Vezzano. Ore 20.45. Teatro Valle dei Laghi, loc. Luson. Spettacolo per la rassegna “Specchi Riflessi” con Marta Cuscunà, Giuliana Musso e Antonella Questa. Info: www,teatrovalledeilaghi.it.
Teatro NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI Trento. Ore 21. Teatro Portland, via Papiria 8, Piedicastello. Storia vera di Enaiatollah Akbari di e con Christian Di Domenico, tratto dall’omonimo libro di Fabio Geda. Biglietto da € 6 a 12,00. Info: www. teatroportland.it; Tel. 0461.924470; prenotazioni@teatroportland.it. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Trento. Ore 10 e 20.30. Teatro San Marco. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com. Teatro GENERAZIONE BRILLANTINA Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Zandonai”. Musical di Jim Jacobs e Warren Casey con l’Associazione Culturale “Stella” di Porto Potenza Picena. Per il Concorso Nazionale Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL POR PERO Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Achille Campanile con la Compagnia “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Ray Cooney - traduzione di Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
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trentinoappuntamenti 5 SABATO Cultura IL MUSEO E LA CITTÀ. ITINERARI TEMATICI ALLA SCOPERTA DI TRENTO Trento. Ore 10. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. L’attività, rivolta al pubblico adulto, intende far conoscere il rapporto vivo e multiforme che esiste tra il Museo e la città, tra il patrimonio custodito nelle sale di Palazzo Pretorio e la storia e l’arte presenti nelle chiese, nelle piazze, nelle vie e nei palazzi di Trento. Per prenotazioni telefonare al n. 0461.234419. Costo incontro € 5,00. Info: www. museodiocesanotridentino.it. Enogastronomia LA CASOLARA 2016 Trento. Dalle ore 10 alle 19. Via Briamasco, 2. Una tradizionale fiera dedicata alle migliori produzioni di formaggio e prodotti lattiero caseari provenienti da tutta Italia, in particolare dal Trentino. Ingresso gratuito. Info: www.lacasolara.com, www. trentofiere.com; Tel. 0461.230264; info@trentofiere.com. Musica ASPETTANDO SAN PATRIZIO Baselga di Piné. Ore 20. Sala pubblica di Miola. Concerto con musica dell’area celtica e dal mondo con il gruppo Aires - Progetto Musicale
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dell’Ass. Cult. Tamburo del Sole. Ingresso libero. Info: associazionecomunitapinetana@gmail.com. Musica TRE SECOLI DI MUSICA Vezzano. Ore 20.30. Teatro Valle dei Laghi, Via Stoppani. Un avvicinamento guidato alla musica classica. Si tratta di un percorso storico-geografico che vuole ripercorrere l’evoluzione del linguaggio, del gusto e del messaggio della musica classica cameristica attraverso tre secoli: il ‘600, il ‘700 e infine l’800; La formula sarà quella dell’ascolto guidato, dove l’esecuzione dal vivo di brani di vari autori con differenti organici strumentali si alternerà con la presentazione e il commento di un musicologo che dipanerà il “filo conduttore” dell’evento, con l’obiettivo di far vivere all’ascoltatore un itinerario musicale vario e coinvolgente. Ingresso libero. Info: www.comunita.valledeilaghi.tn.it. Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Giovo. Ore 20.45. Teatro parrocchiale di Verla. All’interno della IX Rassegna Teatrale del Pellicano rappresentazione teatrale del testo di Shakespeare, adattato da Giorgio Clementi e presentato dalla Filo Argento Vivo di Cognola. Ingresso: intero € 5,00, bambini fino a 12 anni € 3,00. Info: A.p.T. Tel. 0461.683110.
Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Baselga di Piné. Ore 21. Centro Piné 1000. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com. Teatro MISSION DAL PARADIS Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Antonella Zucchini con la Filodrammatica di Viarago. Per la 12ª Rassegna Teatrale organizzata dalla Filodrammatica “Teatro a Zambana”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MASSA VECIO PER ME FIOLA Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro TANGO, MONSIEUR? Marcena. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Aldo Lo Castro con la Filodrammatica di Ora. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”.Info:
Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Verla di Giovo. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo liberamente tratto da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare - traduzione e adattamento di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la 9ª edizione della Rassegna Teatrale “Il Pellicano”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NON HAI CAPITO CHE MI AMI? Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”. Spettacolo di G. P. Dry con la Compagnia dell’Attimo di Rovereto. Per il Concorso Regionale Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Moscheri”. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.
trentinoappuntamenti Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Ce.Dro” di Dro. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PETER PAN - UN MUSICAL FANTASTICO Mori. Ore 20.45. Teatro Sociale. Spettacolo tratto dalla favola di J.M. Barrie con le musiche di Edoardo Bennato con la Compagnia di Lizzana. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA RIVOLUZION DEL DOLFO Serravalle. Ore 20.45. Teatro di Serravalle. Spettacolo di Maurizio Prantil e Michele Girardi. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PER QUEL TEMPORAL SUL BRENTA Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. (autore anonimo) traduzione e adattamento di Riccardo Gottardi con la Filodrammatica “Doss Caslir” di Cembra. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL POR PERO Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo di Achille Campanile con la Compagnia “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Per la 19ª edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?” Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro VILLA ARTEMISIA Giustino. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Velise Bonfante con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di San Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PENSIOM CHE REBALTOM Dro. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Gloria Gabrielli con la Filodrammatica “La Scena” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEF DEL ZIO ANSELMO Folgaria. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.
Teatro EL MATRIMONI (NELA BONA E NELA CATIVA SORT) Vigo Cavedine. Ore 21. Teatro. Spettacolo di Alessandro Paolelli con il Gruppo “Prove de Teatro” di Calliano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CHI HA PAURA DEI FANTASMI? Lavis. Ore 15 e ore 17. Auditorium comunale di Lavis - Piazzetta Alpini, 6. Spettacolo presentato dalla compagnia “genitori-attori” della scuola materna di Lavis. Replica della scenetta di carnevale. Ingresso ad offerta libera. Il ricavato sarà devoluto in beneficienza. Teatro ARLECCHINO, ARIANNA E IL MINOTAURO Borgo Valsugana. Ore 20.45. Teatro del Centro Scolastico. Spettacolo con l’Associazione Culturale Pantakin e con Michele Casarin, Davide Dolores, Matteo Fresch, Marianna Femetich, Manuela Massimi, Emanuele Pasqualiini, Pierdomenico Simone. Regia e drammaturgia di Michele Modesto Casarin. Ingresso a pagamento. Info: www.valsuganacultura.it.
6 DOMENICA Cultura COMODAMENTEINMUSEO_ LE SCELTE DI GREZLER Trento. Ore 11. Castello del Buonconsiglio. “Tra sacro e profano”. Un episodio biblico narrato in un’atmosfera popolare, affollata di personaggi e animali: copia di un noto dipinto cinquecentesco di Jacopo Bassano, la tela narra il miracolo di Mosè che fa sgorgare l’acqua dalle rocce, ma narra anche la storia di una prestigiosa e ormai scomparsa collezione d’arte ottocentesca, quella di Luigi Donati di Mezzocorona. Francesca de Gramatica con Carolina Talamo, violoncello su musiche di J.S Bach. Biglietto 5,00 Euro a persona (compreso l’aperitivo). Info: www. buonconsiglio.it. Enogastronomia LA CASOLARA 2016 Trento. Dalle ore 10 alle 19. Via Briamasco, 2. Una tradizionale fiera dedicata alle migliori produzioni di formaggio e prodotti lattiero caseari provenienti da tutta Italia, in particolare dal Trentino. Ingresso gratuito. Info: www.lacasolara.com, www. trentofiere.com; Tel. 0461.230264; info@trentofiere.com. Musica TRIO BROZ - I CONCERTI DELLA DOMENICA 2016 Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, via Verdi 30. Concerto con Marco Ciglione, violino; Nicola Ziliani, contrabbasso; Stefano Chiozzi, pianoforte su musiche di Franz Schubert: Quartetto per archi
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trentinoappuntamenti n. 14 in re min. D 810 “la morte e la fanciulla”; Quintetto per archi e pianoforte in La magg. op. 114 D 667 “La trota”. Biglietto € 5,00 intero, € 2,00 ridotto (fino a 14 anni). Info: www.filarmonica-trento. it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Musica MOMENTI MUSICALI NEL TEMPO DI QUARESIMA Trento. Ore 17.15. Duomo di Trento. Concerto con Adriano Dallapé. Ingresso libero e gratuito. Info: Tel. 0461.934080; stefano.rattini@virgilio.it. Teatro BARUFE IN FAMEGIA Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Giacinto Gallina con la Compagnia di Lizzana. Per la 20ª edizione di “PalcoscenicoTrentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi POLLICINO NON HA PAURA DELL’ORCO Vezzano. Ore 16.30. Teatro Valle dei Laghi. Spettacolo con Fondazione Aida. Dopo tanto tempo a Pollicino è venuta voglia di andare a vedere che ne è stato di quell’orco terribile che aveva cercato di fare di lui e dei suoi fratelli un solo boccone. Il tempo è passato e non ha più paura dell’orco, sa di essere molto più astuto del panciuto omone-Mangia-Bambini. Ma il tempo è trascorso anche per l’orco che è diventato più vecchio, più saggio, più stanco e non fa più paura a nessuno. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Teatro ragazzi VIAGGIO MERAVIGLIOSO DENTRO UNA CONCHIGLIA Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro. Spettacolo con il Teatro Cargo. Testo e regia di Laura Sicignano con Simona Fasano e Alessandro Marini, Massimiliano Caretta. Età consigliata: dai 3 anni in su. Info: Teatro di Pergine Tel. 0461.511332.
7 LUNEDÌ Musica QUARTETTO JERUSALEM - STAGIONE CONCERTI SOCIETÀ FILARMONICA 2016 Trento. Ore 20.45. Sala della Filarmonica, via Verdi 30. Alexander Pavlovsky, violino; Sergei Bresler, violino; Ori Kam, viola; Kyril Zlotnikov, violoncello su musiche di L.v. Beethoven: Quartetto op. 18 n. 2 in Sol magg.; B. Bartok: Quartetto n. 6 in Re magg. Sz 114; A. Dvorak: Quartetto op. 18 n. 4 in do min. Biglietto € 25 intero, € 18 ridotto oltre i 65 anni, € 8 ridotto fino a 25 anni. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it.
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9 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. Associazione di volontariato “Mana” - Via Molini. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live.it. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Predazzo. Ore 10.45. Auditorium Ite. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com.
10 GIOVEDÌ Teatro LA LUNA DEL LUPO Trento. Ore 9.15, 11.15 e 14.30. Teatro Cuminetti, via Santa Croce, 67. Spettacolo testo e drammaturgia di Giovanna Scardoni, musica di Nicola Segatta con Giovanna Scardoni e Giovanna Palmieri. Dai 4 ai 7 anni. Biglietto € 6,00. Per la rassegna “Scappo a Teatro”. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Cavalese. Ore 10.45. Auditorium Enzo Zeni Weisse Rose. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com. Teatro L’ACQUA CHETA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Operetta di Giuseppe Pietri (dalla commedia omonima di Augusto Novelli), adattamento di Alessandro Brachetti per orchestra “Cantieri D’arte”; direttore Stefano Giaroli, coro del Teatro Sociale di Trento. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.
11 VENERDÌ Enogastronomia CENA AL BUIO Castelnuovo. Ore 19.30. Camerieri ciechi e ipovedenti vi accompagneranno nel buio per conoscere la disabilità visiva, con i propri limiti e le proprie potenzialità, e al contempo per riscoprire il potere degli altri sensi spesso messi in secondo piano rispetto alla vista. Le cene si svolgono in un ristorante di Castelnuovo, sulla SS 47 della Valsugana (in direzione Padova), facilmente raggiungibile sia da Trento che da Bassano del Grappa. Per partecipare è necessario prenotare telefonicamente
trentinoappuntamenti
Teatro LA LUNA DEL LUPO Trento. Ore 9.15, 11.15. Teatro Cuminetti, via Santa Croce, 67. Spettacolo testo e drammaturgia di Giovanna Scardoni, musica di Nicola Segatta con Giovanna Scardoni e Giovanna Palmieri. Dai 4 ai 7 anni. Biglietto € 6,00. Per la rassegna “Scappo a Teatro”. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Pergine Valsugana. Ore 21. Auditorium Tullio Garbari. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com. Teatro CRIMINI DEL CUORE E... MENZOGNE DELLA MENTE Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Zandonai”. Spettacolo di Sam Shepard - traduzione Rossella Bernascone con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Per il Concorso Nazionale Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTA PARLAR MALE DELE DONE! Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Claudio Pasquini con la “Filolevico” di Levico Terme. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro INNAMORARSI A SETTANT’ANNI Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”.Spettacolo di Giancarlo Migliorini con la Compagnia “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IO, LUDWIG VAN BEETHOVEN Trento. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Spettacolo con Corrado d’Elia, una produzione Teatro Libero; progetto, regia e interpretazione di Corrado d’Elia. Info: www.teatrodimeano.it; Cell. 389.1151058 (martedì-venerdì ore 17-20 e sabato ore 10-13); info@ teatrodimeano.it. Teatro MARCO TRAVAGLIO: SLURP Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara, Via S. Croce, 67. Nel suo nuovo recital teatrale, tutto da
ridere per non piangere, Marco Travaglio - con l’aiuto dell’attrice Giorgia Salari, per la regìa di Valerio Binasco - racconta come i giornalisti, gli intellettuali e gli opinionisti più servili del mondo hanno beatificato, osannato, magnificato, propagandato e smarchettato la peggior classe dirigente del mondo, issando sul piedistallo politici incapaci di ogni colore, ma(g)nager voraci, (im)prenditori falliti che hanno quasi distrutto l’Italia e stanno completando l’opera. Info: www. centrosantachiara.it.
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12 SABATO Corsi BIOENERGETICA PER LA SALUTE Zambana vecchia. Ore 10-12. c/o Associazione di volontariato “Mana”. Esercizi per il mal di schiena. Incontro di gruppo utile per curare i problemi della schiena utilizzando gli esercizi proposti da A. Lowen per ottenere distensione e benessere psicofisico. Conduce Dott. Rosanna Rossetti - Psicologa e Psicoterapeuta specializzata www.rosannarossetti.com. Per informazioni e iscrizioni (entro il 9 marzo) tel. 333.2520975 o scrivere a rossettirosanna1@gmail.com. Cultura IL MUSEO E LA CITTÀ. ITINERARI TEMATICI ALLA SCOPERTA DI TRENTO Trento. Ore 10. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. L’attività, rivolta al pubblico adulto, intende far conoscere il rapporto vivo e multiforme che esiste tra il Museo e la città, tra il patrimonio custodito nelle sale di Palazzo Pretorio e la storia e l’arte presenti nelle chiese, nelle piazze, nelle vie e nei palazzi di Trento. Per prenotazioni telefonare al n. 0461.234419. Costo incontro € 5,00. Info: www. museodiocesanotridentino.it. Cultura QUAL PIUMA AL VENTO Trento. Sala del Conte di Luna a Palazzo Roccabruna ed è dedicato al tema della donna ed il lavoro (ore 18.00), grazie alla collaborazione attiva del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile di Trento che presenterà le sue ricerche statistiche e il racconto delle imprenditrici sul campo, con una sales manager ed una restauratrice. Moderatrice dell’incontro è la giornalista Marilena Guerra, direttrice di Trentino Tv. Il concerto serale (ore 21.00) presso la Sala della Fondazione Caritro racconta la vita e l’opera di due compositrici del primo Ottocento tedesco, Clara Schumann e Fanny Mendelssohn grazie alla voce recitante dell’attrice Silvia Sartorio, mentre il duo pianistico di Varese Nicora-Baroffio eseguirà alcune loro composizioni e trascrizioni. Ingresso libero. Info: www.qualpiumaalvento.it; info@ qualpiumaalvento.it.
Curcu & Genovese Associati S.r.l. - Südtiroler Studio S.r.l. - riproduzione vietata
allo 0461.1959595 (in orario di ufficio dal lunedì al venerdì) e indicare i nominativi di ogni partecipante ed eventuali allergie o intolleranze alimentari.
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trentinoappuntamenti Danza CARMEN / THE WALL Pergine. Ore 20.45. Teatro Comunale. Questa nuova produzione della MM Contemporary Dance Company porta in scena due grandi titoli del repertorio musicale nell’interpretazione di due coreografi italiani, Emanuele Soavi, da anni attivo in Germania presso prestigiose compagnie, e Michele Merola, direttore artistico della compagnia. Info: www. centrosantachiara.it. Danza ROMANZO D’INFANZIA Brentonico. Ore 21. Teatro Monte Baldo. Spettacolo con Quintavalla - Stori - Compagnia Abbondanza/Bertoni. Testo Bruno Stori; coreografia e interpretazione Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, regia e drammaturgia Letizia Quintavalla e Bruno Stori, musiche Alessandro Nidi. È uno spettacolo dedicato a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore, che danza e parla della relazione tra genitori e figli. Commuove gli adulti e fa ridere i bambini. Una creazione nata esplicitamente per un pubblico giovane, ma che rapisce e affascina anche gli adulti. Info. www. centrosantachiara.it.
Musica TY LE BLANC & BAND E HAPPY CHEESE Bellamonte, Ciamp dele Strie. Ore 12. Inizio con la band della cantante texana Ty Le Blanc (voce), Michele Bonivento (tastiere), Alvise Seggi (contrabbasso), Moulaye Niang (batteria). Questo primo appuntamento coinvolgerà anche la manifestazione “Happy Cheese”, dove i formaggi della Val di Fiemme incontrano i vini e le mele del Trentino. Un divertente e goloso aperitivo da gustare in una magica cornice innevata ascoltando dell’ottima musica. Info: www.visitfiemme.it. Musica MISSION FORMOSA Cavalese. Ore 21. Palafiemme. Shen Yu Su (sassofono tenore), Gaetano Partipilo (sassofono contralto), Francesco Lento (tromba), Mike Tzeng (pianoforte), Giuseppe Bassi (contrabbasso), Kuan Liang Lin (batteria). Il repertorio si compone di composizioni originali ispirate alla cultura della meravigliosa Isola Asiatica, in una sorta di viaggio per raccontare l’incontro artistico e umano di musicisti di jazz che la musica unisce nell’incantare ed incuriosire l’ascoltatore. Info: www. visitfiemme.it.
Musica MAX GAZZÉ IN CONCERTO Riva del Garda. Ore 21. Palacongressi. Acquisto biglietti presso la redazione di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento. Teatro SPETTACOLO DI CHIUSURA Civezzano. Ore 20.45. Teatro comunale Luigi Pirandello. Rappresentazione teatrale di chiusura della Rassegna Teatrale Bruno Palaoro. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00 (ragazzi fino a 12 anni). Apertura cassa alle 19. Info: filocivezzano@gmail.com, www.filocivezzano.altervista.org. Teatro CARLO, ETTORE, MARIA E LA REPUBBLICA Caldonazzo. Ore 20.45. Teatro San Sisto. Spettacolo liberamente ispirato al volume di Leonardo Casalino e Marco Gobetti “Raccontare la Repubblica” - Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce. Info: www.compagniamarcogobetti.com. Teatro EL DIRETOR DE LE SCOLE Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica “R.A.L.” di Rallo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
Teatro L’ARCA DI NOÈ Coredo. Ore 21. Teatro Parrochiale “Cinema Dolomiti”. Spettacolo di Luigi Santucci - trad. e adattam. dialettale di Fausto Rizzardi con il Gruppo Filodrammatico “Coredano” di Coredo. Per la Rassegna Teatrale a Coredo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VIOLASSION DE DOMICILIO Olle. Ore 20.45. Teatro San D. Savio. Spettacolo tratto da “In città è un’altra cosa” di Emilio Caglieri con la Compagnia “El Tanbarelo” di Bellombra (RO). Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TE LA CANTO E TE LA DIGO Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di e con il Gruppo “Poe. Mus” di Cognola. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale. Spettacolo di Ray Cooney - traduzione di Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Per l’11ª edizione della Rassegna Teatrale
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TRENTO – Via Ghiaie 15 Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it
Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00
MARCO TRAVAGLIO
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lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30 chiuso il mercoledì e giovedì pomeriggio
DANIELE SILVESTRI
HAIR
Nel suo nuovo recital teatrale, tutto da ridere per non piangere, Marco Travaglio - con l’aiuto dell’attrice Giorgia Salari, per la regìa di Valerio Binasco - racconta come i giornalisti, gli intellettuali e gli opinionisti più servili del mondo hanno beatificato, osannato, magnificato, propagandato e smarchettato la peggior classe dirigente del mondo, issando sul piedistallo politici incapaci di ogni colore, ma(g) nager voraci, (im)prenditori falliti che hanno quasi distrutto l’Italia e stanno completando l’opera.
Dato l’enorme successo riscontrato ancor prima della partenza, sono già in programma due grandi eventi per festeggiare la conclusione del Maximilian Tour. Un tour che si preannuncia spettacolare e ricco di novità multimediali: la meravigliosa scenografia curata da Camilla Ferrari farà da sfondo ai video scelti appositamente da Max insieme a Nicola Saponaro, contenuti video interattivi che accompagneranno le sue esibizioni durante il live.
Daniele Silvestri annuncia il suo ritorno: all’inizio del 2016 pubblicherà infatti un nuovo album di inediti a cinque anni di distanza da “S.C.O.T.C.H.”. Alla pubblicazione del disco farà seguito il primo tour teatrale della sua carriera che prenderà il via a marzo e che toccherà tutte le regioni italiane.
Un rituale, una celebrazione estatica, una protesta, un happening, una commedia, una tragedia, Hair rompe ogni regola teatrale, come i suoi protagonisti, gli hippies, ruppero ogni norma sociale stabilita
TRENTO Auditorium S. Chiara 11 marzo 2016 ore 21
RIVA DEL GARDA Palameeting 12 marzo 2016 ore 21
TRENTO Auditorium S. Chiara 15 aprile 2016 ore 21
TRENTO Auditorium S. Chiara 15 maggio 2016 ore 21
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MAX GAZZÈ
BOLZANO – Via Bari 15 Tel. 0471 930993 – bazarbz@bazar.it
trentinoappuntamenti Musica JEMM MUSIC PROJECT Moena, Passo San Pellegrino. Ore 14. Rifugio Fuciade. Insoliti strumenti a percussione e suoni world e globali caratterizzano il gruppo JEMM Music Project: Jack Alemanno (wooden drum set), Emanuel Valentin (hang, gubal, percussioni), Max Castlunger (steel pan, flauto, percussioni), Matteo Cuzzolin (sax tenore), Marco Stagni (basso elettrico, contrabbasso). Info: www.visitfiemme.it.
“Ricordando Nicola”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA GELOSIA NO LA GÀ ETÀ S. Martino di Castrozza. Ore 20.45. Teatro Parrochiale. Spettacolo di Diego Tasin con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTA COLPA DEL RAFREDÖR Dro. Ore 20.45. Teatro Parrochiale. Spettacolo di e con la Compagnia “S. Siro” di Lasino. Per la 19ª edizione della Rassegna Dialettale di Primavera “Nilo Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.
Musica TY LE BLANC & BAND Tesero. Ore 21. Hotel Rio Stava. Una nuova opportunità di ascoltare il quartetto della vocalist Ty Le Blanc, la band che ha dato inizio alla rassegna esibendosi al Rifugio Ciamp de le Strie. Questa la formazione di Ty Le Blanc & Band: Ty Le Blanc (voce), Michele Bonivento (tastiere), Alvise Seggi (contrabbasso), Moulaye Niang (batteria). Info: www.visitfiemme.it.
Teatro TRA MOGLIE E MARITO E... MOGLIE Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”. Spettacolo da “Chat a due piazze” di Ray Coonery con la Filodrammatica di Laives. Per il Concorso Regionale Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
Musica MOMENTI MUSICALI NEL TEMPO DI QUARESIMA Trento. Ore 17.15. Duomo di Trento. Concerto con Marco Fracassi. Ingresso libero e gratuito. Info: Tel. 0461.934080; stefano.rattini@virgilio.it.
Teatro CHI ERELO MAI STI BITOLS Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Moscheri”.Spettacolo di Stefano Parisi con la Filodrammatica “I Sottotesto” di Brancolino. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro HOTEL BUON RIPOSO Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”. Spettacolo di Saint Granier e Philippe Bonnières con la Filodrammatica “La Sortiva” di Denno. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro DOVE SONO JIM E RODRIGO? Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REGAI DE NOZE Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo cob l’Associazione Culturale “Le Voci di Dentro” di Mezzolombardo. Per il Circuito di Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro È SOLTANTO UN GIOCO Tuenno. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con il Gruppo Teatrale Giovanile di Roncegno. Per la Stagione Teatrale 2016 di Tuenno. Info: Co.F.As.
Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL ROMPIBALLE Ravina. Ore 20.45. Teatro Dematté. Spettacolo comico di Francis Veber con T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NO’L ME PIASS Valfloriana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IO, LUDWIG VAN BEETHOVEN - LA MUSICA, LA FANCIULLA, LA BELLEZZA E L’ISTANTE SOLENNE DELLA MORTE Grigno. Ore 20.45. Teatro comunale di Tezze Valsugana. Spettacolo con il Teatro Libero. Progetto e regia di Corrado d’Elia, con Corrado d’Elia. Spettacolo riservato agli abbonati della Stagione Teatrale di Borgo Valsugana. Ingresso a pagamento. Info: www.valsuganacultura.it.
13 DOMENICA Cultura COMODAMENTEINMUSEO_ LE SCELTE DI GREZLER Trento. Ore 11. Castello del Buonconsiglio. “L’arte ritrovata”. Un’opera di Domenica Zeni, enigmatica per l’originale scelta iconografica e per una particolare vicenda -bozzetto per una pala mai realizzata, curiosamente mutata da un noto restauratore, passata da una collezionista d’arte a un altro- diviene curioso pretesto per indagare i percorsi dell’arte. Marina Botteri e Francesca Jurman con il Trio Federica Andretti, flauto - Valeria Ottaviani, violino - Amanda Vieitez, violoncello su musiche di F.J. Haydn. Biglietto 5,00 Euro a persona (compreso l’aperitivo). Info: www.buonconsiglio.it. Musica «ORCHESTRA HAYDN» Vezzano. Ore 17.30. Teatro Valle dei Laghi. Dirige l’orchestra Alessandro Cadario su musiche di Domenico Cimarosa: “Il matrimonio segreto: sinfonia”; J. Haydn: “Sinfonia n. 94 in sol maggiore, HOB: I:94 “sorpresa”; L. van Beethoven: “Sinfonia n. 7 in fa maggiore, op. 92”. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.
Teatro MENZOGNE DELLA MENTE Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Sam Shepard - traduzione di Rossella Bernascone con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Per la 20ª edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.
14 LUNEDÌ Musica STAGIONE SOCIETÀ FILARMONICA: EMMANUEL PAHUD E ERIC LE SAGE Trento. Ore 20.45. Sala della Società Filarmonica, Via Verdi. Musiche di F. Poulenc: Sonata FP 164, Prokofiev: Sonata op. 94, H. Dutilleux: Sonatine, G. Faure: Sonata n. 1 op. 13 in La magg. Info: Società Filarmonica Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.mobi. Musica BORIS SAVOLDELLI “VOICE ORCHESTRA” Castello di Fiemme. Ore 21. Alla Sala Polifunzionale si ascolta la voce camaleontica di Boris Savoldelli, che con l’ausilio dell’elettronica è capace di trasformarsi in un’intera orchestra: ardito, spericolato, avveniristico. L’estrema frontiera della vocalità. Info: www.visitfiemme.it.
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trentinoappuntamenti 15 MARTEDÌ Musica PATRIZIA CONTE QUARTET, “DEDICATED TO LUCIANO MILANESE” & JAM SESSION Cavalese. Ore 21. Wine Bar Hotel Bellavista. Il concerto “Dedicated to Luciano Milanese” & Jam Session sarà dedicato alla memoria di Luciano Milanese, uno dei massimi contrabbassisti del jazz nazionale, nonché in passato assiduo frequentatore e amico del festival della Val di Fiemme, prematuramente scomparso pochi mesi fa. Patrizia Conte (voce), Gianluca Tagliazucchi (pianoforte), Aldo Zunino (contrabbasso), Enrico Tommasini (batteria). Info: www.visitfiemme.it. Teatro PLAYHARD Trento. Ore 21. Sanbàpolis, Via della Malpensada, 88. Un’indagine sul tema del gioco d’azzardo. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it.
16 MERCOLEDÌ Musica SWING STARS SEXTET Pampeago. Ore 12. Rifugio Zischgalm. Con lo Swing Stars Sextet del pianista Riccardo Zegna si entra nel brillante e coinvolgente universo della musica swing, coi suoi ritmi contagiosi. Giampaolo Casati (tromba), Alfredo Ferrario (clarinetto), Stefano Calcagno (trombone), Riccardo Zegna (pianoforte), Aldo Zunino (contrabbasso), Massimo Caracca (batteria). Info: www.visitfiemme.it. Musica ROBERTO GATTO NEW QUARTET Predazzo. Ore 21. Alla Sala Comunale di Predazzo si torna alla musica puramente strumentale con il New Quartet del batterista Roberto Gatto, stella indiscussa dei ritmi jazz made in Italy. Roberto Gatto New Quartet: Alessandro Presti (tromba), Alessandro Lanzoni (pianoforte), Matteo Bortone (contrabbasso), Roberto Gatto (batteria). Info: www.visitfiemme.it. Musica MOZART BOYS&GIRLS &FRIENDS - INCONTRO MUSICALE CON IL GIAPPONE Rovereto. Ore 17. Casa Mozart Via della Terra, 48. Nell’ambito degli ampi rapporti internazionali attivati dal presidente Ami, Arnaldo Volani, la direttrice artistica prof.ssa Marvi Zanoni e la prof.ssa Ryoku Yokoyama propongono uno straordinario incontro musicale con il Giappone. Protagonisti, insieme ai Mozart Boys&Girls (Nina Buiatti, Steliyan Dimitrov, Agata Pavani, Ruben Sterland, Gaja Zanoni), saranno cinque giovani pianisti giapponesi: Kano Kojima, Hiromu Yabuki,
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Rei Hashinuma, Miki Ueda, Takeshi Shimozato. Al concerto collaboreranno i violinisti Giulio Robol e Luisa Giarrizzo. Il pomeriggio si concluderà con una merenda offerta da “Mondofrutti”. Ingresso gratuito. Info: www.mozartitalia.org.
17 GIOVEDÌ Musica SWING STARS SEXTET Alpe Lusia. Ore 12. Chalet Valbona. Con lo Swing Star Sextet del pianista Riccardo Zegna si entra nel brillante e coinvolgente universo della musica swing, coi suoi ritmi contagiosi: Swing Star Sextet: Giampaolo Casati (tromba), Alfredo Ferrario (clarinetto), Stefano Calcagno (trombone), Riccardo Zegna (pianoforte), Aldo Zunino (contrabbasso), Massimo Caracca (batteria). Info: www.visitfiemme.it. Musica ALICE TESTA & BELONGING TRIO Tesero. Ore 21. Hotel Rio Stava. Alice Testa & Belonging Trio: Alice Testa (voce), Dario Carnovale (piano), Lorenzo Conte (basso), Luca Colussi (batteria). Info: www.visitfiemme.it. Musica FLICORNO D’ORO. CONCORSO BANDISTICO INTERNAZIONALE Riva del Garda. Le bande concorrono divise in sei categorie, differenziate in base al grado di difficoltà: Eccellenza, Superiore, Prima, Seconda, Terza e Giovanile, secondo i canoni di giudizio internazionali utilizzati da tutti i più importanti concorsi d’Europa. Ogni banda propone un brano a libera scelta e il brano d’obbligo per la propria categoria. Info: www.flicornodoro.it. Teatro VANGELO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Testo, regia e film: Pippo Delbono. Compagnia Pippo Delbono e del Teatro Nazionale Croato di Zagabria. Artista sempre alla ricerca di sfide importanti, Pippo Delbono sarà protagonista di un’ambiziosa produzione internazionale, un work in progress segnato dalle musiche composte per coro e orchestra da Enzo Avitabile che si declinerà in esiti differenti: un’opera lirica contemporanea e una versione in prosa in cui l’orchestra, il coro e gli attori e danzatori saranno sostituiti da immagini filmate durante l’allestimento. Info: www.centrosantachiara. it; n. verde 800.013952.
18 VENERDÌ Cultura QUAL PIUMA AL VENTO Trento. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. Una nuova manifestazione dedicata
al tema delle donne compositrici nella musica. L’iniziativa, che prende avvio dall’espressione artistica delle donne, allarga lo sguardo alla contemporaneità per arrivare a discutere di pari opportunità e condizione femminile. Alle ore 18.00 viene proposto un incontro sul tema della violenza sulle donne. Intervengono Barbara Poggio, prorettrice alle Politiche di Equità e Diversità dell’Università di Trento, e Barbara Basterelli, responsabile Centro AntiViolenza di Trento, modera la giornalista Marica Terraneo, direttrice di RTTR. Alle ore 21.00 si terrà un concerto di musica Barocca dell’ensemble fiorentino Musica Ricercata con sonate e cantate delle compositrici secentesche Elisabeth Jacquet de La Guerre ed Isabella Leonarda. Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti. Info: www.museodiocesanotridentino.it. Cultura CONFERENZA Rovereto. Ore 17.30. Casa delle donne. Luciana Grillo: Costruire la città con occhi di donna. Info: griluciana@gmail.com. Danza AI MIGRANTI Mori. Ore 20.45. Teatro Gustavo Modena. Direzione e coreografia Piergiorgio Milano; creazione ed interpretazione Elena Burani‚ Florencia Demestri‚ Piergiorgio Milano‚ Fabio Nicolini‚ Roberto Sblattero‚ Francesco Sgrò. Ai migranti è un album fotografico. Ogni foto si sviluppa in profondità e nella dimensione del tempo. Guardandola ci accorgiamo di cosa c’era prima e cerchiamo i passi di chi ha dovuto abbandonare le proprie radici, attraverso il tempo e le nazioni. Colori e scenari di coloro che hanno sognato, sono partiti, hanno ricominciato, abbandonato e a volte ritrovato la loro vita. Ai migranti si serve dei materiali piuttosto che delle forme, delle azioni piuttosto che delle parole, perché non racconta la storia di un viaggio preciso, non è un viaggio politico, non vuole informare o giudicare. Lo spettacolo vuole riportarci qui nel presente, coscienti di poter de-cidere, di poter credere, di poter ricordare, poter lasciarci trasportare in un viag gio altrui magari rimettendo in discussione alcune convinzioni sulla base di un sentimento piuttosto che di un calcolo. Info: www.centrosantachiara.it. Danza TRAVIATA Cles. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo don Artemis Danza. Coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei. Con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca Ruggerini, Emanuele
Serrecchia, Vilma Trevisan. Info: www.centrosantachiara.it. Musica RADIO ZASTAVA Cavalese. Ore 12. Alpe Cermis - Rifugio Doss dei Laresi. Gabriele Cancelli (tromba, voce), Nico Rinaldi (sax contralto), Leo Virgili (trombone, voce), Walter Grison (sax tenore e baritono), David Cej (accordeon, voce), Stefano Bragagnolo (percussioni), Predrag Pijunovi (tapan, jaw harp), Marco Kappel (helikon). Per la 19a edizione di Dolomiti ski jazz. Info: www. visitfiemme.it. Musica MAJAZZTIC TRIO Cavalese. Ore 18.30. Cheers Bar. Damiana Dellantonio (voce), Riccardo Dellantonio (tastiere), Enrico Desilvestro (batteria), Special Guest Marco Mattia (tastiere). Per la 19a edizione di Dolomiti ski jazz. Info: www.visitfiemme.it. Musica DONNY MC CASLIN “FAST FUTURE” Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. In passato membro di band appartenenti alla mitologia jazzistica come gli Steps Ahead e la Gil Evans Orchestra, è stato tra l’altro invitato da David Bowie a suonare come solista sul suo ultimo disco, Blackstar. Donny Mc Caslin “Fast Future”: Donny Mc Caslin (sassofono), Jason Lindner (tastiere), Matt Clohesy (basso), Nate Wood (batteria). Per la 19a edizione di Dolomiti ski jazz. Info: www.visitfiemme.it. Musica FLICORNO D’ORO. CONCORSO BANDISTICO INTERNAZIONALE Riva del Garda. Le bande concorrono divise in sei categorie, differenziate in base al grado di difficoltà: Eccellenza, Superiore, Prima, Seconda, Terza e Giovanile, secondo i canoni di giudizio internazionali utilizzati da tutti i più importanti concorsi d’Europa. Ogni banda propone un brano a libera scelta e il brano d’obbligo per la propria categoria. Info: www.flicornodoro.it. Musica LA GILDA FURIOSA, CONCERTO DINAMICO Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Melotti, Corso Bettini. Testi di Stefano Benni, musica di Giulia Tagliavia. Produzione Conservatorio Musicale Bonporti di Trento e Centro Servizi Culturali S.Chiara. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Teatro TINGELTANGEL Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Zandonai”. Spettacolo di Karl Valentin con la Compagnia di Lizzana. Serata finale e delle premiazioni del Concorso Nazionale Sipario d’oro 2016. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.
trentinoappuntamenti Teatro MANGIAGLI IL CUORE! Trento. Ore 21. Teatro Portland, via Papiria 8, Piedicastello. Spettacolo da un’idea di Patricia Zanco; testo di Francesco Niccolini, di e con Patricia Zanco. Info: www. teatroportland.it; Tel. 0461.924470; prenotazioni@teatroportland.it.
19 SABATO Cultura IL MUSEO E LA CITTÀ. ITINERARI TEMATICI ALLA SCOPERTA DI TRENTO Trento. Ore 10. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. L’attività, rivolta al pubblico adulto, intende far conoscere il rapporto vivo e multiforme che esiste tra il Museo e la città, tra il patrimonio custodito nelle sale di Palazzo Pretorio e la storia e l’arte presenti nelle chiese, nelle piazze, nelle vie e nei palazzi di Trento. Per prenotazioni telefonare al n. 0461.234419. Costo incontro € 5,00. Info: www. museodiocesanotridentino.it. Musica CONCERTO Faver. Ore 21.30. Molin de Portegnach. Concerto live di Curly Frog & The Blue Bringers e Adriano Viterbini. Ingresso libero. Info: info@sorgente90.org, www.sorgente90.org. Musica GISELLA FERRARIN QUARTET E “HAPPY CHEESE” Predazzo. Ore 12. Nel solco della più aurea tradizione jazzistica, il concerto del quartetto della cantante Gisella Ferrarin al Rifugio Passo Feudo sarà anche una nuova occasione per apprezzare i sapori enogastronomici della manifestazione “Happy Cheese”. Un divertente e goloso aperitivo da gustare in una magica cornice innevata ascoltando dell’ottima musica. Gisella Ferrarin Jazz Unjazz Quartet: Gisella Ferrarin (voce), Roberto Gorgazzini (piano), Roberto Dellantonio (contrabbasso), Valerio Abeni (batteria). Per la 19a edizione di Dolomiti ski jazz. Info: www.visitfiemme.it. Musica ALFONSO SANTIMONE PIANO SOLO Cavalese. Ore 21. La serata di chiusura del festival presso il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme di Cavalese, sarà affidata alla fantasia del pianista Alfonso Santimone, artista visionario impegnato in un piano solo. Per la 19a edizione di Dolomiti ski jazz. Info: www.visitfiemme.it. Musica TUTTI CANTANO I LOVE YOU Trento. Ore17.30. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Musicamorfosi: TuDip ensemble. Ilaria Pastore voce, Rouben Vitali clarinetto e clarinetto basso, Antonio Baldassarre chitarra acustica, Raul Pusterla vio-
lino, Alfonso Martone fisarmonica e arrangiamenti. Special Guests: Roberto Piumini, Arsene Duevi, Debora Mancini. Ingresso libero. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Musica TRE SECOLI DI MUSICA Vezzano. Ore 20.30. Teatro Valle dei Laghi, Via Stoppani. Un avvicinamento guidato alla musica classica. Si tratta di un percorso storico-geografico che vuole ripercorrere l’evoluzione del linguaggio, del gusto e del messaggio della musica classica cameristica attraverso tre secoli: il ‘600, il ‘700 e infine l’800; La formula sarà quella dell’ascolto guidato, dove l’esecuzione dal vivo di brani di vari autori con differenti organici strumentali si alternerà con la presentazione e il commento di un musicologo che dipanerà il “filo conduttore” dell’evento, con l’obiettivo di far vivere all’ascoltatore un itinerario musicale vario e coinvolgente. Ingresso libero. Info: www.comunita.valledeilaghi.tn.it. Musica FLICORNO D’ORO. CONCORSO BANDISTICO INTERNAZIONALE Riva del Garda. Le bande concorrono divise in sei categorie, differenziate in base al grado di difficoltà: Eccellenza, Superiore, Prima, Seconda, Terza e Giovanile, secondo i canoni di giudizio internazionali utilizzati da tutti i più importanti concorsi d’Europa. Ogni banda propone un brano a libera scelta e il brano d’obbligo per la propria categoria. Info: www.flicornodoro.it.
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Teatro CIACERE, ZIGHI E REBALTON... TUTI MATI E GNANCA UNO DE BON! Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Andrea Cortelletti con la Compagnia “Follie d’autore” Città di Trento. Per la 12ª RassegnaTeatrale organizzata dalla Filodrammatica “Teatro a Zambana”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MENZOGNE DELLA MENTE Zivignago. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Sam Shepard - traduzione di Rossella Bernascone con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Per la Rassegna Teatrale “Zivignago sera in ... prosa”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As.
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trentinoappuntamenti Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NATALE AL BASILICO Marcena. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Compagnia “Virtus in Arte” di Malè. Per “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VOGLIO RESTARE ONESTO NELLA VITA E IN POLITICA Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo di Lorena Guerzoni cob l’Associazione Teatrale “Figli delle stelle” di Ospedaletto. Per la 19ª edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?” Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CENA DEI CRETINI Tuenno. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Francis Veber con il Gruppo Teatrale Tuenno. Per la Stagione Teatrale 2016 di Tuenno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEV DEL ZIO ANSELMO S. Michele all’Adige. Ore 20.30. Sala Consigliare Comunale. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO Cavedine. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Italo Conti - trad. dialettale e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TE...NERAMENTE ENSEMA Ravina. Ore 20.30. Teatro Demattè. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con il Gruppo teatrale “Gianni Corradini” di Villazzano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro COMODY SHOW Trento. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Spettacolo di e con Giorgio Donati e Jacob Olesen. Spettacolo tra il cabaret e la prosa, interpretato da Giorgio Donati e Jacob Olesen, attori, rumoristi, musicisti, mimi, trasformisti, ciarlatani, racconta in un alone di comicità surreale di piloti giapponesi, di ragazze tenute prigioniere da un Dracula ridicolo, di motociclisti fanatici e rompicollo. Le storie che si susseguono, estremamente semplici e sintetiche, vengono interpretate in un modo insolito e avvincente creando così uno stile tutto particolare.
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Gesti, mimiche e virtuosismi musicali definiscono salti nell’assurdo, distorsioni della logica, giochi del paradosso, costantemente accompagnati dalle riproduzioni dei rumori più diversi: rombi, stridori, fruscii, botti ed esplosioni. Info: www.teatrodimeano.it; Cell. 389.1151058 (martedì-venerdì ore 17-20 e sabato ore 10-13); info@ teatrodimeano.it. Tradizione 70A MOSTRA AGRICOLTURA DI TRENTO - DOMO 2016 Trento. Dalle ore 9 alle 21. I padiglioni di Trento Fiere di via Briamasco, 2 saranno aperti per accogliere, come ogni anno, visitatori e tecnici. Ad attenderli circa 150 espositori. In mostra prodotti d’artigianato, macchinari e attrezzi per l’agricoltura e l’allevamento, stand gastronomici, convegni a tema e, l’immancabile, polo zootecnico. La Mostra è dislocata su 10 mila metri quadrati, con padiglioni interni e piazzali esterni. Biglietto: 1,50 euro, gratis fino a 16 anni. Info: www.trentofiere.it
20 DOMENICA Cultura INCONTRI CON L’AUTORE GIGLIOLA ALVISI Vezzano. Ore 17.30. Foyer del Teatro Valle dei Laghi. Gigliola Alvisi presenterà il libro “Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno”, facendo rivivere il dramma della giornalista del Tg3 uccisa in Somalia il 20 marzo 1994, mentre indagava su un traffico di armi e rifiuti tossici. Un libro che parla di coraggio, e di speranza concentrando l’attenzione su: tutte quelle persone che si battono per un mondo migliore a costo della vita. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Musica MATINÉE IN CASA MOZART - GIULIO POTENZA, PIANOFORTE Rovereto. Ore 11. Casa Mozart Via della Terra 48. In programma composizioni di Mozart. Beethoven, Schumann, Mendelssohn. Ingresso a pagamento. Info e prenotazioni: Associazione Mozart Italia - Sede Nazionale - tel. e fax 0464.422719; www.mozartitalia.org. Musica FLICORNO D’ORO. CONCORSO BANDISTICO INTERNAZIONALE Riva del Garda. Le bande concorrono divise in sei categorie, differenziate in base al grado di difficoltà: Eccellenza, Superiore, Prima, Seconda, Terza e Giovanile, secondo i canoni di giudizio internazionali utilizzati da tutti i più importanti concorsi d’Europa. Ogni banda propone un brano a libera scelta e il brano d’obbligo per la propria categoria. Info: www.flicornodoro.it.
Teatro EN VEDOF ALEGRO Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Per la 20ª edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La Vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro AFRICAN REQUIEM Vezzano. Ore 20.45. Teatro Valle dei Laghi. Isabella Ragonese, in scena con il lavoro di Stefano Massini, fa rivivere il dramma dell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, in occasione del ventesimo anniversario della loro morte. Prima dell’evento ci sarà l’incontro con l’autrice Gigliola Alvisi alle ore 17.30. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Tradizione 70A MOSTRA AGRICOLTURA DI TRENTO - DOMO 2016 Trento. Dalle ore 9 alle 21. I padiglioni di Trento Fiere di via Briamasco, 2 saranno aperti per accogliere, come ogni anno, visitatori e tecnici. Ad attenderli circa 150 espositori. In mostra prodotti d’artigianato, macchinari e attrezzi per l’agricoltura e l’allevamento, stand gastronomici, convegni a tema e, l’immancabile, polo zootecnico. La Mostra è dislocata su 10 mila metri quadrati, con padiglioni interni e piazzali esterni. Biglietto: 1,50 euro, gratis fino a 16 anni. Info: www.trentofiere.it Tradizione FIERA DI S. GIUSEPPE Trento.Tutto il giorno. La tradizionale fiera di primavera nel centro storico di Trento, che come ogni anno conoscerà la vivacità di quasi 700 bancarelle. In particolare Piazza Duomo richiamerà numerosi visitatori per l’esposizione di piante e fiori. Info: www.trentocultura.it; www.comune.trento.it
22 MARTEDÌ Musica IVETA APKALNA Trento. Ore 20.45. Sala della Società Filarmonica, Via Verdi. Iveta Apkalna, organo. su musiche di A. Kalejs, J.S. Bach, L. Garuta, Alfr. Kalnin , W. A. Mozart, G. Th. Thalben-Ball. Info: Società Filarmonica Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it.
23 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. Associazione di volontariato “Mana” - Via Molini. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live.it. Cultura GIORNATA IN RICORDO DELLE VITTIME DI MAFIE Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Serata con testimonianze e
dibattito in occasione della giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafie. Ingresso libero. Info: info@sorgente90.org, www.sorgente90.org. Danza CARMEN / THE WALL Mezzolombardo. Ore 20.30. Teatro S. Pietro. Questa nuova produzione della MM Contemporary Dance Company porta in scena due grandi titoli del repertorio musicale nell’interpretazione di due coreografi italiani, Emanuele Soavi, da anni attivo in Germania presso prestigiose compagnie, e Michele Merola, direttore artistico della compagnia. Info: www. centrosantachiara.it. Musica DIETRICH PAREDES E JEANEFFLAM BAVOUZET IN CONCERTO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento; Dietrich Paredes, direttore; Jean-Efflam Bavouzet, pianoforte su musiche di Stefano Gervasoni, L. van Beethoven, W. A. Mozart. Info: www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it. Teatro NELLA TEMPESTA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Uno spettacolo in cui si parla delle tragedie dell’immigrazione, partendo però da lontano: dal 1600 e da La Tempesta di William Shakespeare. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.
26 SABATO Enogastronomia FESTA DELLA UOVA Levico Terme. Vai Slucca de Matteoni, piazzale ex scuole. Organizzata dal Comitato Sostenitore Tradizioni Locali. Per maggiori informazioni: APT Valsugana ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it. Musica PATOIS BROTHERS IN CONCERTO Arco. Ore 20.30. Cantiere 26, Via Caproni Maini 26/E. Ingresso libero. Musica ORCHESTRA DELLA PASQUA MUSICALE ARCENSE Arco. Ore 20.45. Salone delle feste del Casinò municipale. Concerto con l’Orchestra della Pasqua Musicale Arcense. Info: www.altogardacultura.it.
27 DOMENICA Musica ORCHESTRA DELLA PASQUA MUSICALE ARCENSE CON IL CORO ANZOLIM DE LA TOR Arco. Ore 20.45. Chiesa Collegiata. Concerto dell’Orchestra della Pasqua Musicale Arcense con il
trentinoappuntamenti coro Anzolim de la Tor. Info: www. altogardacultura.it. Musica VITTORIO PASSERINI E SANDRA STOJANOVIC Brentonico. Ore 21. Teatro Monte Baldo. Concerto con Vittorio Passerini (violino) e Sandra Stojanovic (pianoforte). Info: http://www.comune.brentonico.tn.it.
28 LUNEDÌ Musica ORCHESTRA DELLA PASQUA MUSICALE ARCENSE CON IL CORO ANZOLIM DE LA TOR Arco. Ore 17. Salone delle feste del Casinò municipale. Concerto con la Fisorchestra Città di Arco. Per il ciclo “43ª Pasqua Musicale Arcense”. Info: www.altogardacultura.it. Teatro A SCATOLA CHIUSA Grumes. Ore 21. Teatro Le Fontanelle. Rappresentazione teatrale presentata dalla Compagnia Libero Teatro di Grumes. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 6,00 (ragazzi fino a 12 anni). Info: liberoteatrogrumes@gmail.com.
29 MARTEDÌ Musica GRUPPO FLAUTISTI IL CONVENTELLO Arco. Ore 20.45. Chiesa Evangelica della Trinità. Concerto con il Gruppo flautisti Il Conventello. Per il ciclo “43ª Pasqua Musicale Arcense”. Info: www.altogardacultura.it.
30 MERCOLEDÌ Teatro RÊVES D’ÉTÉ Trento. Ore 21. Sanbàpolis, Via della Malpensada, 88. Compagnia CircoPitanga. Lo spettacolo a forte, impatto emotivo della Danse Escalade. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.
31 GIOVEDÌ Cultura QUAL PIUMA AL VENTO Trento. Sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale. L’appuntamento è dedicato alla compositrice trentina Elvira de Gresti, vissuta tra il Trentino e la Lombardia a cavallo del 1800 e 1900. L’incontro pomeridiano (ore 17.30) vede ospite Luisa Pachera, curatrice di un libro dedicato alla vita e alle opere della de Gresti (Elvira de Gresti di San Leonardo, 2010, Rovereto, Edizioni Osiride) assieme alla musicologa Federica Fortunato, docente presso il Conservatorio “Bonporti” di Trento nonché membro del Laboratorio permanente di studi “Riccardo Zandonai” di Rovereto. Il concerto serale (ore 21.00) ospitato
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presso la Sala della Fondazione Caritro vede coinvolte due artiste trentine, la pianista Antonella Costa e il soprano Maria Letizia Grosselli. Ingresso libero. Info: www.qualpiumaalvento.it; info@ qualpiumaalvento.it.
GLI APPUNTAMENTI DI APRILE 1 VENERDÌ Musica FIEMME DJ SKI FEST Predazzo. Esilaranti performance deejay sulle piste da sci. I più grandi artisti europei della consolle si esibiscono, a colpi di mixer, nei rifugi delle skiarea della Val di Fiemme: Ski Center Latemar, Alpe Lusia-Bellamonte e Alpe Cermis. Mentre alla sera, dopo le 20.30, nella piazza centrale di Predazzo entra in scena il Dj Set di Andrea Belli di Radio 105, noto regista del programma “105 IndaKlubb”. La serata è aperta dal deejay Andrea Torres e dal vocalist Chicco Montini, entrambi “resident” del locale The Club di Tesero, in collaborazione con l’agenzia Reverse. Info: www.visitfiemme.it. Musica CORO E SOLISTI DEL CONSERVATORIO F.A. BONPORTI DI TRENTO Bolognano d’Arco. Ore 20.45. Chiesa dell’Addolorata. Concerto con il Coro e solisti del Conservatorio F.A. Bonporti di Trento. Per il ciclo “43ª Pasqua Musicale Arcense”. Info: www.altogardacultura.it. Teatro IL BOMBAROLO Trento. Ore 21. Teatro Portland, via Papiria 8, Piedicastello. Spettacolo con Ilinx Teatro, con Luca Marchiori, regia Nicolas Ceruti, drammaturgia Barbara Pizzo. Info: www. teatroportland.it; Tel. 0461.924470; prenotazioni@teatroportland.it.
2 SABATO Cultura IL MUSEO E LA CITTÀ. ITINERARI TEMATICI ALLA SCOPERTA DI TRENTO Trento. Ore 10. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo, 18. L’attività, rivolta al pubblico adulto, intende far conoscere il rapporto vivo e multiforme che esiste tra il Museo e la città, tra il patrimonio custodito nelle sale di Palazzo Pretorio e la storia e l’arte presenti nelle chiese, nelle piazze, nelle vie e nei palazzi di Trento. Per prenotazioni telefonare al n. 0461.234419. Costo incontro € 5,00. Info: www. museodiocesanotridentino.it.
Musica FIEMME DJ SKI FEST Cavalese. Esilaranti performance deejay sulle piste da sci. I più grandi artisti europei della consolle si esibiscono, a colpi di mixer, nei rifugi delle skiarea della Val di Fiemme: Ski Center Latemar, Alpe Lusia-Bellamonte e Alpe Cermis. Mentre alla sera, dopo le 20.30, in piazza Italia, prende vita il Dj Set di altre due star di Radio 105: Spyne dello Zoo di Radio 105 e Ylenia. La serata è aperta dal deejay Andrea Torres e dal vocalist Chicco Montini, entrambi “resident” del locale The Club di Tesero, in collaborazione con l’agenzia Reverse. Info: www.visitfiemme.it.
5 MARTEDÌ Teatro LA REPUBBLICA DEI BAMBINI Trento. Ore 10. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Teatro delle Briciole - Cantiere Nuovi Sguardi per un Pubblico Giovane in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana, progetto Teatro Sotterraneo. Per ragazzi dagli 8 anni ai 12 anni - scuola primaria e secondaria di primo grado. Ingresso € 5,00. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.
6 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. Associazione di volontariato “Mana” - Via Molini. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live.it. Musica LORENZO VIOTTI E DMITRY MAYBORODA IN CONCERTO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Concerto su musiche di Ferruccio Busoni: Gesang vom Reigen der Geister, op. 47; Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 in re minore, k 466; Robert Schumann: Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 97 “Renana”. Biglietto: intero € 25, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 5. Info: www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it.
7 GIOVEDÌ Teatro STILL LIFE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, 19. Un “omaggio” per ricordare quell’adolescente romano, uno dei tanti, che si è tolto la vita impiccandosi con la sua sciarpa rossa. Info: Centro Servizi Culturali Santa Chiara n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.
8 VENERDÌ Musica FREIBURGER BAROCKORCHESTER Trento. Ore 20.45. Sala della Società Filarmonica, Via Verdi. Freiburger Barockorchester su musiche di J.S. Bach. Info: Società Filarmonica Tel. 0461.985244; www. filarmonica-trento.mobi.
9 SABATO Musica AF(R)ORISMI - LA MUSICA DEI NERI AMERICANI: FRA RACCONTO E LEGGENDA Vezzano. Ore 17.30. Foyer del Teatro Valle dei Laghi. Un genere musicale nato in America agli inizi del Novecento. Nei decenni sucessivi ha avuto un’ampia diffusione, sviluppandosi in più sottogeneri. Le sue radici montano alle tradizioni musicali delle popolazioni nere deportate nel nuovo continente. Il Jazz raccontato attraverso alcuni dei più significativi interpreti della sua storia, dal blues al mainstream passando per il bebop e il free jazz: frammenti di vite e di musica vissuti agli estremi delle passioni e dei limiti creativi. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Teatro EISZEIT. INVERNO IN FAMIGLIA Trento. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Produzione Teatro E / Emit Flesti, da un’idea di Alessio Dalla Costa; drammaturgia Gelsomina Bassetti con Gelsomina Bassetti, Andrea Deanesi, Annalisa Morsella, Beatrice Uber; regia Alessio Dalla Costa. Biglietto 12 € intero, 10 € ridotto (over 65, under 26). Info: www.teatrodimeano.it; Cell. 389.1151058 (martedìvenerdì ore 17-20 e sabato ore 1013); info@teatrodimeano.it.
10 DOMENICA Danza IL GATTO CON GLI STIVALI Vezzano. Ore 17. Teatro Valle dei Laghi, Via Stoppani, Loc. Lusan. Spettacolo con la Compagnia Simona Bucci. Coreografia Roberto Lori, parti recitate a cura di Fabio Bacaloni. La favola narra dell’apparente sfortuna di un giovane che attraverso l’aiuto di un amico assai particolare, un gatto parlante dotato di grande astuzia e desiderio di donare gioia al suo padrone, raggiungerà fortuna e appagamento. Uno spettacolo concepito anche per un pubblico giovane che ruota attorno alla figura del Gatto come metafora del valore dell’amicizia, dell’arguzia, del coraggio nel superamento delle proprie. Info: Teatro Valle dei Laghi Tel. 0461.340158.
Photo by Claudio Libera
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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Ricevimento: Invitati: Fiori e bouquet: Anelli: Torta: Viaggio di nozze: Andranno a vivere a: Figli:
Religioso 12 settembre 2015 Chiesa di Roncogno Prime Rose - Levico Terme 100 Fioreria “Morena” - Levico Terme Stroili Oro - Pergine Pasticceria Bologna - Mori Sardegna, 15 giorni Miola di Pinè Gabriel Servizio fotografico a cura di: Tamara Cagnin Photography www.tamaracagnin.com
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Nome: Jenny Anni: 28 Nata a: Trento Residente a: Miola di Pinè Vestito: Bermax - Trento Scarpe: Calzature Carlin - Pergine Parrucchiere: Salone Giovanna - Pergine Occupazione: Addetta alle vendite
Nome: Roberto Anni: 36 Nato a: Trento Residente a: Miola di Pinè Vestito: Bermax - Trento Scarpe: Bermax - Trento Barbiere: Salone Goccia - Baselga di Pinè
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Lei Nome: Elena Anni: 28 Nata a: Trento Residente a: Baselga di Pinè Vestito, scarpe: Fashion Galery - Trento Parrucchiere: Salone Nadia - Baselga di Pinè Truccatore: Centro salute bellezza - Baselga di Pinè Occupazione: Infermiera
Lui Nome: Michele Anni: 30 Nato a: Trento Residente a: Baselga di Pinè Vestito, scarpe: Confezioni Moda Italia - Mattarello Barbiere: Salone Ida - Baselga di Pinè Occupazione: Impiegato tecnico
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trentinomatrimoni Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com Regia e wedding planner: Cinzia Fonso Eventi
Matrimonio: Data: Luogo: Invitati: Ricevimento: Catering: Fiori e bouquet: Anelli: Agenzia viaggio: Viaggio di nozze: Vivranno a:
Civile 9 agosto 2015 Castel Ivano - Ivano Fracena 120 Castel Ivano - Ivano Fracena Prime Rose - Levico Terme Cinzia Fonso Wedding Planner Mastro 7 - Mattarello Bluvacanze - Pergine Valsugana Crociera in Grecia, 7 giorni Baselga di Pinè
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A CASA DI GIUSEPPINA UN’ATMOSFERA DI INCANTEVOLE ED IDILLIACA SERENITÀ
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UN NUOVO DIRETTORE PER LA FONDAZIONE DE GASPERI IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE HA NOMINATO MARCO ODORIZZI. NEL CORSO DELLA SEDUTA È STATO ANCHE MODIFICATO LO STATUTO
n casa di Giuseppina è come essere in un’oasi celestiale di incantevole ed idilliaca serenità; a conferma che l’amicizia è un bene che nessuno può rubare. Tra un brindisi e l’altro la Nostra raccontava alle amiche che dopo essere stata a teatro, recatasi alla conferenza stampa, si è complimentata con la Finocchiaro dicendole che è stata semplicemente favolosa, travolgente e divertente.
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1. Il brindisi! Da sinistra, Raffy, Mara, Andrea, Erica, Ilaria, Gabriele, Ester, Giuseppe e Giuseppina; 2. Cappelli a volontà. In piedi, Sara, Nadia,Teresa, Giuseppina e Marta; sedute: Maddalena e Sharon; 3. Mary, Franco, Giorgio, l’enologo Tommasi, Lori e Giuseppina; 4. Elisa, Giuseppina, Huang e Marco; 5. Alessandra, Giuseppina, Arianna e Sara.
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’organo di indirizzo della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, nella seduta del 12 febbraio, ha nominato – su proposta del presidente prof. Giuseppe Tognon – Marco Odorizzi Direttore dell’ente. Odorizzi, 28 anni, ha iniziato a lavorare per la Fondazione nel 2014, dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze storiche presso l’Università di Trento con una tesi di ricerca sui rapporti tra Stato e Chiesa nel Trentino asburgico a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Nella Fondazione ha ricoperto l’incarico di curatore del Museo Casa De Gasperi e, da settembre 2014, anche del Museo Tesino delle Stampe e dell’Ambulantato Per Via. La scelta si spiega con la volontà della Fondazione di valorizzare le professionalità interne e di premiare i giovani più meritevoli. Marco Odorizzi prende quindi il posto di Giuseppe Zorzi (60 anni) che ha scelto di ricoprire un incarico di supporto alle attività istituzionali del Presidente della Provincia Ugo Rossi, Presidente di turno dell’Euregio. Nel corso della stessa seduta, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione ha anche approvato alcune modifiche dello Statuto per una semplificazione delle procedure di lavoro e per una maggiore collaborazione con la ricerca e l’alta formazione. La modifica più incisiva riguarda la composizione del Consiglio, sempre composto da 5 membri: oltre al presidente, che è il presidente della Provincia o un suo delegato, la PAT continua a nominare altri due componenti, mentre l’Istituto Sturzo di Roma ne nominerà uno solo, conservando comunque la vicepresidenza della Fondazione per il suo Presidente pro tempore. Il quinto consigliere sarà da ora nominato dall’Università degli Studi di Trento che entra così a far parte dell’organo di indirizzo della Fondazione.
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11A EDIZIONE EXPORIVA CACCIA PESCA AMBIENTE 1-3 APRILE 2016 UN GRANDE APPUNTAMENTO PER APPASSIONATI E FAMIGLIE
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XPORIVA CACCIA PESCA AMBIENTE, la mostra mercato dedicata alla caccia alpina e di selezione e alla pesca in particolare pesca a mosca e spinning, ha in programma la sua 11^ edizione da venerdì 1 a domenica 3 aprile 2016 nel quartiere fieristico di Riva del Garda (Trento). In questi anni ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente ha saputo consolidarsi e crescere costantemente in termini di espositori, spazi e pubblico, superando i 15.000 visitatori nella passata edizione. Un successo che l’ha resa un appuntamento ormai imperdibile per gli appassionati ma non solo, grazie alle numerose iniziative organizzate per le famiglie. ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente è il luogo ideale dove trovare le ultime novità di mercato e fare shopping a prezzi convenienti. Per i cacciatori tornano gli appuntamenti di tecnica venatoria condotti da Ettore Zanon: “Mezz’ora con l’esperto”. L’Associazione Cacciatori Trentini, presente come ogni anno con tutte le sue Settoriali, sta organizzando una serie di appuntamenti culturali che avranno come filo conduttore i cambiamenti climatici. Inoltre, Riva del Garda è ormai un importante momento di ritrovo per gli specialisti del cane da traccia, con il seminario annuale “Incontri di Riva del Garda” dove si confrontano i maggiori esperti anche internazionali. Uno degli appuntamenti che lo scorso anno ha registrato un alto gradimento e che verrà riproposto anche per il 2016 è il concorso internazionale “Expo Riva Scheiben”, dedicato a pittori che realizzano i tradizionali bersagli in legno dipinto. Anche quest’anno verrà allestita in esterno una grande vasca di lancio di oltre 35 metri ed è già confermata la presenza dell’asso Robert Gillespie con le sue esibizioni
a due mani. Tra le novità di questa edizione la realizzazione di un workshop sui dressing classici da salmone. Come da tradizione verrà nuovamente organizzato il “Trofeo Dolomiti Energia”, gara di pesca trota torrente e spinning giunta alla sua ottava edizione. Torna, per il terzo anno consecutivo, il video contest “Tell Me Fishing” pensato esclusivamente per i videoamatori appassionati di pesca che premia il miglior video di 3 minuti. Fra le iniziative che ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente ha pensato per la famiglia ci sarà, visto il notevole apprezzamento della prima edizione, l’appuntamento “Salmerino in Tavola”, brevi corsi di cucina con degustazione tenuti da appassionati chef che spiegheranno alcune originali ricette di pesce. Sempre legata alla gastronomia l’area “La Bottega dei Sapori”, bancarelle enogastonomiche dove acquistare i migliori prodotti delle nostre Regioni. Ormai collaudata la collaborazione con Città Futura, con la quale da anni realizziamo divertenti laboratori didattici per i più piccoli e, sono già riconfermati, i frequentatissimi minicorsi per bambini organizzati da IFTA (Italian Fly Tier Association) dove imparare a costruire la prima mosca. IN BREVE Data: 1-2-3 aprile 2016 Orari: venerdì 14.30-18.30; sabato e domenica 8.30-18.30 Biglietto ingresso intero: € 10,00 Biglietto ingresso ridotto: € 7,00 Bambini fino a 12 anni gratuiti Informazioni: Tel. +39 0464 570133 info@exporivaciacciapescambiente.it www.exporivaciacciapescambiente.it Responsabile Comunicazione Area Fiere: Laura Grippa Tel.+39 0464 570121; l.grippa@rivafc.it
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PER LA MENSA DELLA PROVVIDENZA DAI GRANDI BASCHENIS AI RICORDI DI MOSER LE PROPOSTE DI “TAPIS ROULANT”
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ontinua il viaggio di “Alla scoperta del Trentino. Luoghi e simboli del territorio”, (su “Tapis Roulant” di domenica 6 marzo, ore 9.45 circa su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle ore 22.30) la trasmissione scritta da Marco Nicolò Perinelli, condotta da Francesca Mazzalai e Franco Marzatico, dedicata ai luoghi simbolo della storia e della cultura della gente trentina. Nelle prossime puntate, si affronterà il periodo forse più buio per questa terra, quello del primo conflitto mondiale. Un percorso che parte dal pensiero che accompagnò l’entrata in guerra fino ad arrivare a conoscere il volto umano di coloro che la combatterono. La regia è di Stefano Uccia. Continua anche il viaggio tra gli affreschi dei Baschenis, i pittori itineranti che tra il 1470 e il 1540 hanno decorato le chiese di alcune valli trentine, creando un patrimonio pittorico di rara unità stilistica, caratterizzata da una semplice ma suggestiva vena artistica di schietta impronta popolare e dalla fusione di elementi gotici e rinascimentali. Dopo aver visitato le chiese della Val Rendena, la conduttrice Patrizia Orsingher si è recata in Val di Non, per far conoscere al pubblico televisivo questo straordinario patrimonio artistico. La regia è di Flavio Pedrotti. Nel secondo episodio della serie “Girar per boschi”, realizzata in collaborazione con il Servizio Foreste e Fauna della PAT, le telecamere della Rai di Trento si sono recate a visitare quel che resta di due frazioni di montagna che sono state lasciate dai loro abitanti e di cui restano solo i ruderi.
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LUNEDÌ 21 MARZO, UN CONCERTO DI BENEFICENZA A TRENTO
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unedì 21 marzo, alle 20.30, la badia di San Lorenzo ospiterà un concerto di musica sacra, promosso dai Club Lions “Tridentum” e “Trento Host”, in collaborazione con il coro polifonico “I Musici Cantori” di Trento, diretto da Mattia Culmone. Alla serata parteciperà anche il coro “Fanny Hensel” diretto da Nikos Betti. L’evento nasce dall’intenzione di sostenere, attraverso la musica, il prezioso servizio svolto dai Padri cappuccini di via Cervara e dai loro volontari presso la Mensa della Provvidenza, che dal 1998 ogni giorno accoglie per un pasto serale oltre un centinaio di persone, tra extracomunitari, italiani e anche trentini che hanno perso il lavoro o che, comunque, si trovano in situazioni di forte disagio economico. Sono le nuove povertà che stanno crescendo assieme ai bisogni per i quali, oltre al servizio mensa quotidiano, viene messa in atto la distribuzione quindicinale di borse familiari per nuclei in difficoltà: provviste che includono scatolame, pane, olio, pasta, riso, caffè e che vengono offerte da enti, fondazioni, gruppi associativi, ma anche da privati cittadini. Le richieste di aiuto sono sempre in aumento. Di qui l’idea, da parte di Lions Club e Musici Cantori, di promuovere una raccolta fondi tramite un concerto di beneficienza aperto a tutta la cittadinanza. Una serata, nell’intento dei promotori, che possa far conoscere l’importante e insostituibile ruolo della Mensa della Provvidenza e la cultura della solidarietà sulla quale essa si fonda. Far conoscere è fondamentale per contribuire a sconfiggere tante paure diffuse, poco adatte a risolvere le problematiche dei nuovi poveri.
Nel Comune di Valfloriana, nel 1966, a causa dell’alluvione, furono abbandonati tragicamente, gli abitati di Ischiazza e Maso. Rivivremo quella tragedia, di cui nel novembre prossimo ricorrerà il 50° anniversario, accompagnati dalla Guardia Forestale Ivo Vinante e da Silvano Cristellon. Regia è di Daniele Torresan. Domenica 20 marzo, si apre ancora in compagnia degli affreschi dei Baschenis. Per poi lasciare spazio ad una famiglia straordinaria divisa tra due grandi passioni: la bicicletta e la viticoltura. I Moser, una famiglia dalle grandi tradizioni agricole, che scoprì ad un certo punto la bicicletta, facendo di questa uno straordinario marchio di famiglia. Aldo, Francesco, Moreno, tanto per fare tre nomi, appartenenti a generazioni diverse, hanno saputo portare ai massimi livelli le loro performance ciclistiche e allo stesso tempo con tutto il resto della famiglia (Ignazio, Carlo, Francesca, Matteo, i giovani Moser), hanno saputo produrre vini di qualità. Siamo andati a visitare il loro maso, circondato da splendide viti, per capire come hanno saputo coniugare trionfi sportivi e tradizioni di famiglia. La regia è di Giorgio Balducci.
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FORMAGGI DI MALGA DELLA VALSUGANA FERRARI “CANTINA EUROPEA DELL’ANNO” LE CANTINE FERRARI RICEVONO A NEW YORK IL RICONOSCIMENTO AI WINE STARS AWARDS
A SPAGOLLE, UN INCONTRO TRA FONDAZIONE DE BELLAT, TECNICI DELLA FONDAZIONE MACH E CASARI
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a qualità dei formaggi di malga della Valsugana è migliorata grazie al progetto Fermalga, promosso da Fondazione Edmund Mach e Camera di Commercio di Trento che da cinque anni a questa parte coinvolge le produzioni casearie di alpeggio al fine di migliorarne la qualità e legando maggiormente il prodotto al territorio. È quanto emerge dalla valutazione fatta nei giorni scorsi, presso la tenuta Spagolle, nell’ambito di un incontro tra i tecnici di San Michele, Fondazione De Bellat, casari e gestori di malga della valle, che in autunno parteciperanno all’ottava mostra-concorso dei formaggi di malga della Valsugana. All’incontro erano presenti il presidente della Fondazione De Bellat, Carlo Spagolla, che ha annunciato le novità dell’evento in programma in autunno, il direttore generale della Fondazione Edmund Mach, Sergio Menapace che ha ricordato l’importante collaborazione tra le due istituzioni.
Camilla e Matteo Lunelli, Angelo Gaja e Adam Strum, di Wine Enthusiast
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a New York Public Library ha ospitato, il 25 gennaio, i Wine Star Awards, gli “Oscar americani del Vino”, organizzati dal magazine Wine Enthusiast, i cui vincitori erano stati ufficializzati a fine 2015. L’evento, che si è aperto con l’esibizione al pianoforte di John Legend, ha riunito cinquecento tra le personalità più significative del mondo del vino mondiale che hanno degustato nel corso della serata il Ferrari Perlé 2007 Trentodoc. Matteo e Camilla Lunelli hanno ritirato il premio “Cantina Europea dell’Anno” dedicandolo a tutti gli uomini e le donne della Ferrari, “una squadra meravigliosa che lavora con impegno e passione”. Hanno inoltre definito questo traguardo un importante segno del crescente interesse internazionale per le bollicine italiane di eccellenza e un’ulteriore conferma della grande vocazione del Trentino Sybil Strum e Jen Cortellini di Wine Enthusiast con Matteo Lunelli e della sua viticoltura di montagna. Sibyl Strum, amministratore delegato di Wine Enthusiast, ha sottolineato nella sua presentazione come Ferrari coniughi una tradizione ultracentenaria con l’innovazione,
producendo vini che rappresentano al meglio la qualità e l’eleganza del Made in Italy. Ha inoltre citato Ferrari Perlé, Riserva Lunelli e Giulio Ferrari Riserva del Fondatore come alcune fra le migliori bollicine a livello mondiale. Ferrari è stato quindi orgoglioso ambasciatore del vino italiano, accanto ad un’icona come Angelo Gaja premiato nella medesima occasione con il premio alla carriera. Il sogno di Giulio Ferrari di creare in Trentino bollicine che potessero competere con i migliori Champagne francesi, perseguito con costanza dalla Famiglia Lunelli, sta trovando conferma grazie a riconoscimenti internazionali di questo calibro: un altro grande traguardo che si aggiunge al titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” ottenuto al prestigioso The Champagne and Sparkling Wine World Championships 2015. 109
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UN OMAGGIO A INES FEDRIGOTTI DENISE DELLAGIACOMA PROTAGONISTA SU FOX L’ATTRICE TRENTINA PROTAGONISTA NEL PRIMO EPISODIO DI “A LETTO CON IL NEMICO”
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i sono persone con cui siamo convinti di non avere nulla in comune. Persone che teniamo istintivamente a distanza, con cui non vorremmo mai condividere la nostra quotidianità. Le commedie romantiche, tuttavia, ci insegnano che gli opposti si attraggono, sempre. Ma se fossimo costretti a vivere a stretto contatto con il nostro esatto opposto, potrebbe davvero arrivare il lieto fine? In onda su FoxLife (canale 114 di Sky) dal 23 febbraio 2016, il martedì alle 21:00, A letto con il nemico è una vera e propria sfida: in ognuno dei 10 episodi della nuova produzione originale di Fox Life, 2 coppie composte da single agli antipodi in tutto e per tutto saranno costrette a vivere 5 giorni di convivenza forzata. La missione: conoscersi e trovare nelle differenze un punto d’incontro. Tra i protagonisti della prima puntata Denise Dellagiacoma, ventinovenne trentina di Predazzo con una profonda passione per lo sci di fondo: vanta diverse partecipazioni ai mondiali juniores. A 20 anni Denise decide di lasciare l’attività agonistica. Nel 2007 viene eletta Miss Deborah Trentino Alto Adige e conseguentemente partecipa alla passerella nazionale più prestigiosa, quella di Salsomaggiore. Dopo questa esperienza decide di
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IN UN DVD DELL’ASSOCIAZIONE “ORA VEGLIA” LA SUA TESTIMONIANZA
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arlare di Ines Fedrigotti significa parlare di una donna, classe 1922, di una narratrice che ha scritto il romanzo “La Gana” (1990), di una poetessa con al suo attivo due raccolte di versi, di un’intellettuale tenace e coraggiosa del movimento femminile. Nives ha sofferto la morte di un suo giovanissimo fratello, partigiano caduto all’indomani del 25 aprile 1945 e per cui ha scritto la struggente poesia “Quella deserta mattina”. La sua testimonianza sui giorni della Resistenza è stata raccolta - assieme ad altre undici - in un DVD realizzato dall’Associazione “Ora Veglia”. Nel filmato - che raccoglie tra le altre testimonianze di Lamberto Ravagni, Renato Ballardini, Corrado Pontalti, Ugo Tartarotti, Cecilia Impera, Tosca Giordani - Nives recita la sua poesia dedicata al fratello. Nei giorni scorsi una delegazione dell’Associazione “Ora Veglia”, composta da Renzo Francescotti, Carla Maistri e Giorgio Amorth, ha fatto visita a Nives Fedrigotti nella sua casa sui Colli di Rovereto. Francescotti, scrittore e storico della Resistenza trentina, ha rievocato assieme a lei episodi della lunga amicizia che li lega, consegnandole il DVD di cui Nives Fedrigotti è una dei protagonisti.
abbandonare le montagne per trasferirsi a Roma. Denise, che oggi è istruttrice di yoga, grande appassionata di surf e convintamente vegetariana, in questa nuova avventura dovrà convivere con il suo “nemico” per eccellenza: Davide, un macellaio del mercato rionale di Testaccio (Roma) che non sa nuotare, con la paura dell’acqua. I componenti di ogni coppia non dovranno mai separarsi. Nel corso della convivenza dovranno infatti mantenere una distanza fisica predefinita, che si ridurrà giorno dopo giorno. Oltre alle difficoltà di questa convivenza ravvicinata, le coppie dovranno affrontare piccole prove quotidiane con cui potranno conoscersi meglio. La coppia vincitrice, quella che riuscirà a rimanere più unita e a dimostrare di saper superare i pregiudizi, si aggiudicherà un lussuosissimo viaggio. Sarà possibile commentare sui social gli episodi usando l’hashtag #ALettoCon
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DALFOVO PRESIDENTE DELLA ”PRO CULTURA” LA CONFRATERNITA E “LA FUCINA DEL GUSTO” MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO AL RISTORANTE MAS DELA FAM
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ttima la “prima“ del nuovo anno 2016, da parte della Confraternita de Tonco de Pontesel. Mercoledì 17 febbraio, Luca Dal Lago ha presentato, presso il Ristorante Mas dela Fam di Ravina di Trento, la sua pasta fresca. La serata è stata denominata “La Fucina del Gusto”, soprattutto perchè gli appassionati partecipanti hanno potuto metterci letteralmente le mani e preparare da sé i tortellini. Sei tipi di ravioli con sei ripieni diversi. Uno era con il “tonco” e – cosa molto interessante – è stato quello più apprezzato. Pregevoli le tagliatelle caserecce con i tre sughi più uno.” Dulcis in fundo, le “Omelette surprise”, eseguite magistralmente, è il caso di dire, dal Gran Maestro della Confraternita. Il tutto ben abbinato ai vini della Cantina Bailoni, i cui prodotti sono stati bendescritti dal suo titolare Stefano Bailoni, facendo apprezzare al meglio le etichette proposte. Tra tutti il moscato giallo è risultato il più apprezzato. Prossimo appuntamento, mercoledì 2 marzo, con Mauro Chiesi, piccolo produttore di un grande aceto balsamico. Come menu a tema sarà proposta una degustazione di diverse annate di Parmigiano
ALL’ULTIMA ASSEMBLEA SOCIALE
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ella sala del Centro “Rosmini” di Trento si è svolta l’assemblea annuale della “Pro Cultura”, la storica Associazione fondata da Cesare Battisti nell’anno 1900, giunta quest’anno al suo 116 ° anno di vita. Un’assemblea molto importante dato che si trattava di eleggere il nuovo Direttivo, rinnovato per la metà. Renzo Francescotti, presidente da trent’anni ma che non si è ricandidato, ha proposto i nomi del Direttivo che è stato votato all’unanimità. Nel Direttivo accanto a nomi confermati di Renzo Luca Carrozzini, Lilia Slomp Ferrari, Luisa Gretter Adamoli, Mauro Neri e Antonella Bragagna; i nomi nuovi sono Anita Anibaldi, Fabio Biasi, Arrigo Dalfovo, Maurizio Passerotti e Italo Tamanini. Il Direttivo si è poi riunito per designare le cariche. Segretaria è stata confermata Lilia Slomp Ferrari; vicepresidente Renzo Luca Carrozzini e nuovo presidente Arrigo Dalfovo, il quale ha ringraziato per la fiducia espressa ne suoi confronti, affermando che farà del suo meglio per raccogliere la difficile eredità di un personaggio come Renzo Francescotti, di cui è stato alunno al “Tambosi”. Arrigo Dalfovo è conosciuto per la sua professione di architetto, per essere stato presidente provinciale delle ACLI, Organizzazione in cui tuttora assolve ruoli in campo nazionale, e per essere colonna nel Gruppo “Neruda”, sin dalla sua fondazione nel 1968. Dal canto suo Francescotti, nell’augurare buon lavoro al nuovo Direttivo e a neoeletto presidente ha dichiarato che in ogni caso, anche se dietro le quinte, continuerà a dare il suo apporto alla “Pro Cultura”. Reggiano, in abbinamento a “lo scuro”, Lambrusco reggiano doc. A seguire, mercoledì 16, Vincenzo, noto rivenditore e chef di prodotti ittici, proporrà un menu di pesce, innaffiato dai vini della pregiata cantina di Albino Armani, il top della bassa Vallagarina. Info: 0461.349114. Facebook: confraternita tonco de pontesel.
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IL LIBRO DEL MESE
“VADO FRUGANDO UN VENTO CHE SI PERDE” PRESENTATO DALLA “PRO CULTURA” DI TRENTO L’ULTIMO LIBRO DI VERSI IN ITALIANO DI LIA CINÀ BEZZI. PRESENTATA DALLA POETESSA E SCRITTRICE ANNAMARIA CIELO
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ella sala del Centro “Rosmini” di Trento, gremita di pubblico, la ”Pro Cultura di Trento ha iniziato il suo 116 °anno di vita presentando il suo ultimo libro di versi in italiano di Lia Cinà Bezzi, “Vado frugando un vento che si perde” (Festini, Rovereto, 2015). La Cinà Bezzi è alla sua terza raccolta di poesie, dopo due libri di versi in dialetto ”Migole de vita” (2008) e “Spaventapasseri e altre storie” (2013). La poetessa e scrittrice Annamaria Cielo, giunta da Rovereto, si è richiamata alla sua prefazione parlando di reminiscenze e solitudini nella Cinà Bezzi, dove al tema dei ricordi soprattutto d’infanzia vengono accostate trame di mutazioni. La Cinà Bezzi è anche pittrice: ”Il quadro di copertina è stato dipinto subito dopo la morte del padre a cui sono dedicate alcune liriche della raccolta ”e nell’intenzione doveva essere un grande mare azzurro. Invece ciò che l’inconscio ha fermato, nel quale si è perso, è stato il flusso della disperazione, il brivido del mare implorante. Renzo Francescotti ha ricordato di aver scritto dell’autrice sin dal 1990, includendola nella fondamentale e antologia ”Donne in poesia” assieme ad altre dieci potesse trentine. Ha parlato delle radici siciliane di Lia che, benché nata a Rovereto, vissuta per anni a Trento e ora risiedente a Villa Lagarina, è di padre siciliano e in Sicilia ha trascorso sin da bambina molte estati. Così molte liriche sono dedicate al ricordo del padre e della terra siciliana, in un suggestivo gioco di metafore che dalla concretezza delle immagini legate ai cinque sensi vanno verso l’astrazione, senza però mai smarrire i riscontri figurativi. La stessa autrice assieme ad Arrigo Dalfovo e a Chiara Turrini del Gruppo “Neruda” hanno letto alcune liriche della raccolta, chiudendo una serata particolarmente intensa e partecipata.
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UNA STORIA DI VITA E DI AMICIZIA CHE SI INTRECCIA A RACCONTI REALMENTE ACCADUTI NEL CORSO DI MOLTI ANNI DI PASTORIZIA NOMADE. AVVIENE TUTTO NEL LIBRO DI MAIRA PELIZZONI, “SULTANO DELLE PECORE”, CHE RACCONTA LA STORIA DI MARCO E DEL SUO GREGGE.
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uesta è la storia di un pastore di nome Marco, del suo numeroso gregge e del suo vecchio cane. È una storia di vita e di amicizia che si intreccia a racconti realmente accaduti nel corso di molti anni di pastorizia nomade. Ho trascritto fedelmente i racconti di Marco, quelli della sua vita e quelli dei suoi animali. Mi sono permessa di tradurre dal dialetto fiemmese – per quanto lo possa comprendere – alla lingua italiana, per rendere la lettura accessibile a tutti. L’opera ha preso forma da una serie di incontri realmente avvenuti sul campo di vita e di lavoro del protagonista. La mia presenza durante questi incontri è stata quella di osservatrice e raccoglitrice di storie anche se la mia presenza nella vita di Marco è quella di una fedele e premurosa amica. Le greggi, la pastorizia, la vita nomade, gli eremi di alta quota, e la natura con tutte le sue creature sono elementi
trentinolibreria A cura di Italo Franceschini e Marco Stenico. Con contributi di Luigi Marchesi, Walter Landi, Alberto Mosca, Mauro Nequirito, Gianmaria Varanini Il Contà. Uomini e territorio tra XII e XVIII secolo Nitida Immagine Editrice Flavon e il Contà tornano protagoniste del dibattito storiografico con una pubblicazione edita da Nitida Immagine Editrice. Ne Il Contà si offre una completa ricognizione della realtà del Contà vista dalla gestione del nesso Flavona, ovvero la montagna e i pascoli comuni a Terres, Flavon e Cunevo. Il volume, promosso dalla Sezione Alpini di Flavon e dai tre comuni del Contà, ha goduto del sostegno della Fondazione Caritro. In esso, dopo un’analisi della realtà naturalistica e territoriale, si approfondisce la storia delle famiglie dei Flavon e degli Spaur, del funzionamento della comunità civile e di quella religiosa, la gestione dei pascoli tra Medioevo e Ottocento, con un ricco apparato iconografico.
Andrea Bortolotti Clap (“Classe aperta”) Edizioni Creativa Talvolta l’immagine di copertina dà il la a tutto il libro, ne esemplifica il senso e ne delinea il percorso. E il paio di scarponi vecchi, malandati, sformati e strappati ben esemplifica le storie che si narrano in questo libro. Storie che parlano di abbandoni, delusioni, frustrazioni, tentativi di recupero, speranze, bisogno di autostima, di allievi che hanno sempre vissuto sul filo del rasoio dell’abbandono scolastico, dell’emarginazione. Soltanto perché, in passato, nessuno ha saputo ascoltarli. Quanto descritto in questo libro avviene in un Istituto di Formazione Professionale di Trento, l’Istituto “Pertini”, Servizi alla Persona. Chi lo ha scritto è anche colui che ha ideato la Classe Aperta, Andrea Bortolotti – insegnante, vicepreside, ricercatore di strategie didattiche innovative o di quelle che in passato, pur dimostrandosi buone, si erano lasciate cadere per false mode pedagogiche –, che ha scommesso su un nuovo modo di fare didattica, su nuove relazioni tra maestro e discepolo. Uso questi termini desueti ma profondi e di valore perché in questo
che accomunano le nostre vite. Senza dubbio lo stile e la scelta di vita di Marco sono più radicali e coerenti rispetto alla mia storia ma in questo giocano un ruolo determinante la differenza di età, di cultura etnica e di eventi storici. Sono stati i racconti di Marco, ambientati in un paesaggio pastorale e alpino, a suscitare in me ricordi e vissuti di un’infanzia marina dal sapore di sale e di timo. Gli anni di continuo pellegrinaggio di un pastore con il suo gregge hanno risvegliato in me i ricordi di viaggi himalayani dove mi sono sentita pellegrina tra i pellegrini di quelle sperdute terre. Durante tutto il racconto di Marco, sono rimasta in piedi a un passo dalla soglia, con la speranza e il desiderio sincero di essere una presenza discreta e rispettosa. Perché questa storia non è mia opera ma è la vita di un pastore che si compone in un meraviglioso e irripetibile capolavoro. Il primo incontro ufficiale con Marco lo abbiamo stabilito la sera del 25 febbraio del 2015 dopo il tramonto, in un pub di Lavis, un paese in provincia di Trento, lungo gli argini del fiume Avisio, noto per la produzione di vini pregiati. Siamo in quattro, Marco, un suo aiutante, un giovane apprendista pastore e Roberto, mio marito. Avevo conosciuto Marco cinque anni prima, casualmente,
percorso scolastico, più delle mille teorie pedagogiche, vale ciò che uno ha dentro e che riesce a portare fuori, a dare e a ricevere, anche dall’ultimo della classe, anche da chi si sta incamminando fuori dal cancello per disperdersi nella vita. Il libro racconta di storie personali, di fatiche quotidiane, di aiuti, di collaborazioni con l’Università, di utilizzo di nuove tecniche e mezzi, di teorizzazioni e soprattutto di pratiche e di scommesse. 140 pagine in cui si delineano due anni di scuola (2013/4, 2014/5) seguendo un miraggio e un unico assioma: stare sempre con gli ultimi. Lo scrive a chiare lettere anche l’autore quando, raccontando la sua infanzia, rimarca che quello che so l’ho appreso nella terra delle case popolari, all’oratorio e nel campetto dietro il campanile della chiesa, sulle panchine, sopra una moto, dentro un’automobile lanciata nella notte. La Clap è un tentativo di far scendere quel 16% di abbandono scolastico, che vuol dire, in certi casi, maggior emarginazione e quindi aumento dei costi sociali, micro delinquenza, droga, alcol, bullismo. Forse per questo la Provincia autonoma di Trento ha voluto scommettere – non senza fatiche e sollecitazioni – sulla Classe Aperta come possibile via per ricucire lo strappo tra il mondo degli adulti e quello dell’adolescenza, tra la scuola e il fuori, tra il personale e il sociale. (Fiorenzo Degasperi)
sulla pista ciclabile della Bassa Atesina, tra Salorno, il paese in cui vivo e Cortina, il paese di fronte, sull’altra sponda dell’Adige. Era un giorno di fine Aprile, pedalavo ascoltando il rumore del fiume, senza musica sparata in testa, senza pensieri, senza meta, semplicemente pedalavo per la gioia di pedalare. Quando ho visto un gregge pascolare lungo gli argini dell’Adige ho abbandonato la mia bicicletta e sono corsa incontro alle pecore. Marco, il pastore, mi è venuto incontro per proteggermi dai cani, ci siamo salutati spontaneamente ma con una certa timidezza, simile a un sentimento di ormai rara, antica riverenza. Ho guardato il gregge pascolare, ho accarezzato i cani, ho incrociato in silenzio gli occhi chiari e profondi di Marco, seduta su una pietra al bordo del sentiero che porta al fiume. Marco era seduto al mio fianco, con il suo bastone di legno di cirmolo decorato a mano, un oggetto prezioso che sfoggiava con orgoglio. (M.P.) Maira Pelizzoni
Sultano delle pecore L’ultimmo baio erenita delle valli trentine
Edizioni Fronteretro (Euro 12,00)
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trentinolosapevate la frase «Non pace aspetto, ma combattimento, per tutta scossa ne l’ebbro tumulto del desiderio che divien tormento. Vinta non sarò, no. Sono ‘l virgulto che si spezza, non piega.»
Volti nella Storia Per saperne di più:
Silvano Groff, Donne trentine fra Otto e Novecento nei fondi della Biblioteca Comunale di Trento, in Studi Trentini di Scienze Storiche, LXXXVII, Trento, 2008, pp. 367-372. Gino Segata, Luisa Anzoletti nel I centenario dalla nascita, in Studi Trentini di Scienze Storiche, XLII, Trento, 1963, pp. 162-164.
LUISA ANZOLETTI (1863-1925) ETÀ Luisa Anzoletti nacque a Trento, in una casa di via Oss Mazzurana, il 9 aprile 1863. La sua era una famiglia di talenti musicali: era infatti figlia di un noto musicista, Luigi Anzoletti, sorella di un violinista, Marco, e nipote di un direttore d’orchestra, lo zio Giovanni. Cresciuta in un simile ambiente, anche lei non potè fare a meno di appassionarsi alla musica, imparando a suonare il pianoforte.
SCINTILLA LETTERARIA La sua vera passione, rimasta fino a quel momento nascosta, le si rivelò però con la lettura della Vita Nova di Dante, quand’era ancora bambina. La raccolta colpì profondamente il suo animo poetico e la portò a decidere di seguire la via della letteratura, piuttosto che la carriera musicale.
emetto in 561 esametri sull’elezione di San Vigilio a vescovo di Trento, che le valse una medaglia d’argento e una lettera di riconoscimento da Papa Leone XIII in persona.
LA FEDE Giovane di profondi sentimenti religiosi, la sua fede le fu anche ispiratrice di opere poetiche. Tra queste ricordiamo: “La fede soprannaturale” (1894); “La donna nel progresso cristiano” (1985); “Per un nuovo patto tra la scienza e la religione” (1899).
ATTIVISTA Non solo delicata poetessa dall’animo sensibile, Luisa Anzoletti era anche una donna attiva e impegnata nelle questioni sociali. Accanita sostenitrice del femminismo, del divorzio e della difesa dei diritti delle donne ne parlò anche nei suoi scritti: “Il divorzio e la donna” (1902); “Le finalità civili e il femminismo”(1907), ambedue pubblicati a Milano.
IMPEGNO SOCIALE
GLI STUDI Sotto la guida di un precettore, don Emanuele Bazzanella, iniziò quindi la sua formazione, leggendo i versi dei classici greci e latini, in particolare Orazio e Virgilio, a cui affiancò lo studio delle opere dei moderni, come Pascoli e D’Annunzio.
PRIMI LAVORI Cominciò a comporre versi a soli vent’anni. Tra i suoi primi lavori, scrisse un po-
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Dal 1889 si era infatti trasferita nel capoluogo lombardo con la sua famiglia. Oltre all’attività letteraria, a Milano si dedicò anche a prestare servizio volontario presso l’Ospedale Maggiore ai Martinitt e all’Orfanotrofio femminile.
RICONOSCIMENTI Nel 1890 le venne assegnata una medaglia d’oro per la miglior conferenza tenuta al concorso “Esposizione Beatrice”, a Firenze, dove discusse il tema “La donna italiana nel Settecento”. Venne poi nominata socia dell’Accademia degli Agiati e dell’Accademia Arcadia a Roma.
NAZIONALISMO L’inizio del nuovo secolo portò numerosi cambiamenti, e vide profilarsi il sorgere di uno spirito nazionalistico del quale anche la Anzoletti subì l’infuenza. La sua poesia “La buona guerra”, in particolare, racconta l’invasione italiana in Libia.
COLLABORAZIONI Oltre a pubblicare opere in versi, Luisa Anzoletti collaborò anche con numerose riviste, come “Silvio Pellico”; “Cordelia!; “Pro Patria”; “Illustrazione italiana”; “Natura ed arte”. Nel corso della sua vita coltivò poi numerosi contatti con diversi letterati e personaggi illustri, come Cantù, Verga e Bonomelli, con cui intrattenne frequenti corrispondenze.
LA FINE Luisa Anzoletti morì all’età di 62 anni, il 19 novembre 1925, a Trento, dopo una vita densa di attività. Sentì essere arrivata alla fine dei suoi giorni quando viveva ancora nella casa milanese; decise allora di farsi portare nella città natia che tanto amava, per affidarle il suo ultimo respiro.
Hanno detto di lei “Ormai anche le donne vogliono fare dei versi belli” Giosué Carducci
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Le lune di Kako / di Flora Graiff
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ell’Italia che tira la cinghia, c’è un’industria che non conosce crisi: l’industria dei compleanni, un fenomeno che non riguarda solo i bambini. Rispetto al passato, il cambiamento è stato notevole. Dalle festicciole fai-da-te, sostanzialmente incentrate sulla torta con le candeline e i regali, si è passati a veri e propri show organizzati da fior di professionisti. Insomma, una volta scelto il tema (giungla, burlesque, Maya, ecc.) e messo mano al portafoglio, al festeggiato non resta che aspettare il giorno del compleanno e godersi il party.
FLORA GRAIFF Cartoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica, ha al
suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che hanno scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.