TrentinoMese febbraio 2017

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FEBBRAIO 2017 9 771724 550805

ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

GIAN PACHER LA “SUA” TRENTO TORNA IL LIBRERIA

“JESUS CHRIST SUPERSTAR!”

ANGELO DE TISI IN NAVIGAZIONE SULLE ONDE RADIO

IL MUSICAL DEI RECORD PER LA PRIMA VOLTA IN SCENA A TRENTO, CON IL MITICO TED NEELEY

SE L’AUTO È ELETTRICA IL MANAGER DELLA TESLA MOTORS A ROVERETO

CRISTIANO FUSARI

IL CALCIATORE DI TIONE CAMPIONE ITALIANO DI CALCIO A 5

MASSIMO DALFOVO UNA VITA AL SERVIZIO DI PALLAVOLO E CALCIO


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RING di Pino Loperfido

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CINQUANT’ANNI, MA LI CHIAMANO “RAGAZZI”. LA SINDROME DI PETER PAN SFORNA GENERAZIONI IMPREPARATE A VIVERE

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i ritroviamo per una serata tra coetanei. La pizzeria pullula di adolescenti e feromoni se ne vanno zigzagando per l’aria come pallottole vaganti; così noi cinquantenni pensiamo che il locale farà fatica a digerirci stasera. Ed invece, la titolare vedendoci entrare ci fa capire che non sarà così: “Voi non avete prenotato, ragazzi ?!” Noi ci scambiamo sguardi interrogativi; un po’ sconcertati, facciamo segno di sì. Poi, stranamente, ognuno comincia a guardarsi i vestiti, qualcun altro cerca di specchiarsi nel vetro del bar controllandosi le rughe e la stempiatura. Tra noi ci sono due paia di sneakers, molti “mi piace”, pantaloni attillati, giacche molto strette, alcuni ciuffi improbabili. E la signora ha detto proprio così: “ragazzi” ci ha chiamati. Vabbè. Ci sediamo. La serata però comincia con questo strano e inquietante preambolo fatto di malinconia. Stiamo in silenzio, ignorando le notifiche di Facebook, guardando tutti quei giovincelli attorno, scacciando i feromoni come fossero zanzare. Voglio dire, quando i nostri padri avevano cinquant’anni nessuno si sarebbe sognato di chiamarli “ragazzi”. Anche perché per loro la sindrome di Peter Pan era solo il tema di un film della Disney. Non ci pensavano proprio ad atteggiarsi a post-adolescenti, anzi, avveniva esattamente il contrario. Erano i ragazzi (quelli veri...) che provavano ad assomigliare agli adulti, mettendosi la cravatta, tenendo una sigaretta tra le dita, rendendosi economicamente indipendenti fin dai 14-15 anni. Ma che società è questo luogo in cui non si riesce più a intuire l’età delle persone? Dove l’invecchiamento non è più un punto d’orgoglio e di dignità, ma una specie di malattia da nascondere e da non dire? Questo luogo in cui i genitori preferiscono acconsentire passivamente anziché provare con fatica a motivare un “no”? Dove ambiscono segretamente a diventare “fratelli” e “sorelle” dei propri figli? Perché il danno maggiore la sindrome di Peter Pan lo sta arrecando proprio all’ambito educativo. E si badi che diciamo “danno”, ma dovremmo parlare di vera e propria catastrofe. Tutto è cominciato quando questo paio di generazioni nate attorno agli anni Settanta del secolo scorso, cresciute a pane, schiaffoni e austerity hanno trovato naturale e ovvio, diventando madri e padri, evitare ai propri figli proprio quegli schiaffoni e quell’austerity. Al grido di: “Io sarò un genitore migliore”, hanno sollevato questi neonati in sala parto e

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RING hanno immaginato per i propri pargoli un futuro radioso, a cui li avrebbero preparati non facendoli mancare nulla, immergendoli in un’atmosfera famigliare buonista e lassista, instaurando con loro un rapporto “ragionevole”, amicale, complice. Insomma, si sono preparati – forse per la prima volta nella storia dell’umanità – a confondere i ruoli. Si badi: non alzando l’asticella della maturità dei figli, bensì abbassando quella della propria. Sì, in quel momento si sono convinti di aver trovato il segreto della felicità famigliare, si sono chiesti come avevano fatto quegli squinternati di padri, nonni e tutte le generazioni precedenti ad essere stati tanto idioti da rendere infanzia ed adolescenza dei propri figli una specie di inferno. Così arrivati ai trenta, nel nuovo millennio, non hanno appeso al chiodo le all-star né hanno rinunciato alle pulsioni goliardiche, a certe ambizioni, agli happy hour; arrivati ai quaranta non hanno smesso di giocare a calcetto, di dare confidenza agli amici dei figli, di andare in moto; attorno ai cinquanta, a dare una mano in questa corsa al massacro educativo, sono arrivati i social network, invogliando al cazzeggio, al turpiloquio, all’italiese, al qualunquismo estremo, alla confidenza digitale con chiunque di qualunque età. Il risultato? L’allestimento di generazioni impreparate a vivere. Come mandare astronauti su un altro pianeta, con un razzo superveloce e ipertecnologico, lasciando a terra malaccortamente i generatori d’ossigeno. I “no” e le restrizioni non avevano insegnato forse a sopportare le future frustrazioni della vita? La fastidiosa applicazione delle regole fin dalla più tenera età non aveva forse preparato indirettamente al mondo del lavoro? Il complotto ordito dai genitori in combutta con gli insegnanti su quanto la scuola avrebbe dovuto esigere non aveva forse consentito di accettare la presenza di un’autorità, di tenere ben distinti i ruoli, di valorizzare il merito, di inculcare il rispetto, di apprezzare la bellezza e la conoscenza? E allora perché diavolo non si è continuato a seguire quella strada? Perché abbiamo così clamorosamente scantonato, consentendo oggi a qualcuno di chiamarci “ragazzi” anche se abbiamo oramai quaranta, cinquanta o sessant’anni? Qual è il motivo? Ci siamo illusi, sbagliando, che invertendo la rotta educativa avremmo reso i nostri figli più felici o per pigrizia o narcisismo abbiamo definitivamente abdicato al ruolo di genitori perché era più comodo così? In definitiva, lo abbiamo fatto pensando al bene dei nostri figli o più egoisticamente solo per noi stessi, per risparmiarci lo strazio e la fatica dell’educare?


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RING di Denise Fasanelli

di Tiziana Tomasini

lost in glocal PER I PICCIONI, BRICIOLE DI PANE. PER NOI, BRICIOLE DI FELICITÀ

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piccioni sono animali che siamo abituati a scacciare, schifare. Anche le nonne, al parco, ai nipotini muniti di pane, non fanno che ripetere: “Tiragli le briciole, ma non li toccare, portano malattie”, mentre cercano di indirizzarli verso oche e cigni. Ma i bambini si sa, sono fantasiosi, testardi e, forse proprio per questa continua opera di dissuasione, li prendono ancora più in simpatia, li cercano e gli fanno il verso. Conosco persone che hanno fatto una questione serissima della lotta al piccione: riunioni di condominio finite in discussioni molto animate fra chi li vorrebbe impallinare e chi, dando da mangiare ai pettirossi, li mal sopporta. Battaglie intestine ed irrisolte fra componenti della stessa famiglia. Si tratta di animali scaltri ed opportunisti, perfettamente integrati nel tessuto cittadino. Animali che si sanno adattare a qualunque condizione di vita. A differenza dell’uomo, estremamente pragmatici. Sarà forse per questi motivi che, in giro per la città, è tutto un fiorire di reti anti piccione, impianti ultrasuoni anti piccione, strisce di spine per parapetti e davanzali anti piccione, repellenti di ogni tipo per piccioni. Ho saputo da poco che persino ai gestori di un negozio di animali è stato intimato di togliere le ciotole, messe a disposizione per i clienti a quattro zampe, dal marciapiede perché venivano a banchettare quei volatili. Brutti, appestati, via, sciò. Andatevene. E così, una mattina d’autunno inoltrato, mi ha colpito profondamente l’immagine di una donna in terrazzo che, avvolta nel suo coloratissimo sari indiano e con in braccio il suo bambino, dispensava briciole e sorrisi a tutti i piccioni dell’isolato. Gesti ampi, armoniosi. Colori vivaci, brillanti. L’evidente felicità di lei mentre canticchiava una dolce nenia e i ridolini del bambino, il suo vestito arcobaleno e quell’agitazione di ali lucenti, sembravano squarciare la tela grigia dei nostri giorni, delle nostre abitudini. Un arcobaleno di sfumature che irrompe nel buio, come nelle tele del pittore Leonid Afremov, moderno impressionista che gioca con spatole, coltelli e colori ad olio. L’effetto di un incantesimo, pura “joie de vivre”. Briciole di pane. Briciole di felicità. Perché anche un piccione è un animale bellissimo e può vestire tutti i colori che gli occhi di un bambino riescono ad immaginare. Come se non bastasse, mi ha ricordato che lui, il Signor Piccione, può sempre volare via, gli basta aprire le sue ali, mentre la nostra immaginazione, troppe volte, sembra avere le ali spezzate, rimane rinchiusa e ci lascia qui, a pulir gli escrementi di certe brutte bestie. 8

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a mali estremi QUANTO SONO BELLI I GIOCHI DI UNA VOLTA! ANZI, NO. MEGLIO QUELLI DIGITALI VA LÀ...

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uante volte ho scritto dei nostri ragazzi nativi digitali, delle loro dipendenze dal mondo in rete e della loro ostinata determinazione nel trascorrere i frammenti di tempo libero incollati ad uno smartphone o ad una consolle. E quante volte mi sono sbilanciata nel ricordare i nostri passatempi, più sani e genuini, meno ossessivi e vincolanti. Ma in un pomeriggio ho dovuto ricredermi... Tutto ha avuto inizio da normale e consueto invito a casa nostra, lanciato dal più piccolo dei miei figli, di un compagno di hockey. Benissimo. Che male c’è? Arrivato l’ospite, i due fanno merenda e poi si piazzano sul divano, davanti alla Playstation, affettuosamente chiamata “Play”. Perfetto. Tutto fila liscio per un’oretta; riesco anche a lavorare al computer in discreta tranquillità. Poi, tutto a un tratto, il cambio repentino di programma. “Mamma, siamo stufi! Giochiamo a nascondino!” Inizia l’assalto a sorpresa del nemico: corse sfrenate lungo i corridoi, manate sui muri tinteggiati di recente per fare punto e nascondigli altamente strategici ma decisamente fuori luogo, come il balcone con quattro gradi sotto zero o lo stenditoio, ovviamente carico di panni puliti. Il mio “Basta!!!” sopraggiunge altisonante quando la guerra di movimento si trasforma in guerra di posizione, lungo le trincee degli armadi. “Eh, no! Negli armadi no! Ragazzi, cambiate gioco! Perché non ne provate uno da tavolo?” Dopo il Natale di nonni e zii, in casa ce ne sono sempre di tutti i generi. Grande idea. Finalmente posso ritornare al mio lavoro. Sento che si sistemano nella zona cucina. Ottimo. Per un po’ di tempo sento armeggiare e complottare, ma sono tranquilla. Tra Monopoli, battaglie navali e tombole dovrebbero star tranquilli per un bel po’. Anche se... quel silenzio… Certo non mi piace fare la mamma-carabiniere ma dalla stanza in cui lavoro lancio un neutro e vocale: “Come va?” “Tutto bene”, rispondono i due birbanti. Dopo una decina di minuti, sento del trambusto, uno strano confabulare ed una altrettanto strana richiesta: “Mamma, dov’è il mocio?!” “Perché?” chiedo sudando freddo. “Abbiamo combinato un guaio, ma adesso puliamo, non preoccuparti!” Invece mi preoccupo, eccome. Mi alzo di scatto, corro in cucina e scopro il disastro. La scatola del piccolo scienziato giace inerme sul pavimento: al centro troneggia il plastico di un vulcano, con tutta la lava fuoriuscita. Una macchia rossa che avanza inesorabilmente sulle piastrelle. Una sostanza micidiale, super concentrata. Dopo aver sentito un debole “Scusa” sento batter la ritirata. Armata di acqua, secchio e olio di gomito, mando tutti a giocare alla Play. E maledico i giochi tradizionali. Viva il digitale.



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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi LAVINI DI MARCO E DINTORNI: PREISTORIA, STORIA, DEVOZIONE, PAESAGGIO, FLORA E FAUNA

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è un luogo nei pressi di Rovereto assai famoso tra gli studiosi e gli appassionati di paleontologia di tutto il mondo. Si tratta dei Lavini (o Slavini) di Marco, un ripido colatoio di roccia liscia su cui sono impresse le orme di centinaia di dinosauri carnivori vissuti oltre 200 milioni di anni fa, tracce talmente importanti da collocare questo sito tra i più significativi d’Europa. Le orme sono state scoperte in un pomeriggio della tarda primavera del 1990 quando Luciano Chemini, appassionato geologo, scorgendo le profonde buche scavate nella roccia con curiosa simmetria, ebbe una felice intuizione …E se fossero orme di dinosauro? Già l’ambiente è tra i più suggestivi che la Val Lagarina possa offrire: una conca desertica, dove le temperature sono sempre sopra la media, un panorama lunare formato da una distesa di blocchi di roccia calcarea, risultato di diverse frane disastrose che si sono succedute in epoche preistoriche. Questa frana è ricordata perfino da Dante, all’inizio del primo girone dell’Inferno, quando con Virgilio si affaccia su un precipizio scosceso nato da innumerevoli smottamenti e lo paragona alla ruina che nel fianco di qua da Trento l’Adige percosse. Il luogo si chiama Costa Violina e, assieme a Costa Stenda, formano entrambe una riarsa e abbacinante conca detritica dove, alle origini del mondo, i flussi e riflussi delle maree sul bordo del vasto oceano diedero origine a questa scenografia desertica e selvaggia. Selvaggia perché la visita è accompagnata da intraprendenti falchi, qualche gheppio indeciso, diversi caprioli che non si capacitano di trovarsi in tal luogo arido, secco, dove il sole non perdona, sole apprezzato invece dai numerosi rettili presenti, tra cui la natrice dal collare, un innocuo serpente molto curioso, e dall’intenso cicaleccio delle cicale che ci fanno sentire in un paesaggio solare e mediterraneo. L’intero territorio è oggi protetto, è un biotopo-geosito raro non solo in Italia ma anche in Europa, che occupa un’area di ben 35,57 ettari. Per chi arriva a Rovereto proveniente da sud, lungo la provinciale per intenderci, su di una rotonda si trovano le indicazioni per il sito (tabella segnaletica). Ma poi è abbastanza difficile seguire la strada e le indicazioni che si fanno sempre più rarefatte. La zona che si attraversa è boscosa, soltanto il serpente asfaltato della “strada degli artiglieri”, con le molteplici testimonianze della Prima guerra mondiale – e le lapidi degli artiglieri decorati con la Medaglia d’Oro – ci aiuta a non perderci, fino ad arrivare all’entrata della strada forestale (sulla destra, chiusa giustamente da una barra) che ci

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RING introduce nel magico mondo della preistoria. Il parcheggio è poco più a monte, nei pressi della baita degli Alpini (solitamente chiusa). Ma è anche l’intero percorso per arrivarci, partendo dalla cittadina roveretana fino alle prime propaggini del Monte Zugna, che risulta interessante e intrigante. Preistoria, storia, devozione, paesaggio, flora e fauna. Tutto in pochi chilometri. Ci sono diversi siti archeologici, tutti segnalati, introdotti dalla presenza, salendo a destra della cappella di Santa Barbara, del dosso chiamato “Castel Pagan”, un castelliere retico su cui aleggiano leggende e strane storie di fantasmi, di lunghe gallerie di collegamento tra castelli e di tesori scomparsi. Nei pressi c’è l’importante Santuario barocco della Madonna Assunta o dell’Annunciazione (oppure della Consolatrice degli Afflitti, sono molte le funzioni che svolge la Madre di Gesù), chiamata anche “Madonna del Monte” che merita una visita soprattutto per apprezzare le decine e decine di ex voto presenti. Ebbene, una tale ricchezza non è molto sfruttata in termini turistici, nonostante le innumerevoli iniziative organizzate nel corso della primavera-estate-autunno da parte del Museo Civico roveretano che ha provveduto a curarne la presenza, ad installare pannelli esplicativi in pietra incisa e serigrafata e a predisporre visite guidate per scolaresche e gruppi privati (info 0464.452800). Il luogo rimane per lo più deserto – fatto apprezzabile da un lato, discutibile da quello turistico-economico –, eppure qui si possono toccare con mano, nel vero senso della parola, l’antichità della nostra terra e le testimonianze di quei rettili che tanto ci affascinano. Qui niente è virtuale, qui ci troviamo di fronte ad un vero e proprio museo a cielo aperto, dove la realtà è tangibile e affascinante, scenografica e magica perché complessa e formata da innumerevoli elementi che si compenetrano l’un con l’altro. E non è una realtà riprodotta in diorama od ottenuta tramite effetti speciali assomiglianti a tanti videogiochi, tanto in voga presso altre istituzioni che lasciano il tempo che trovano.


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RING di Silvia Tarter

verde ostinato NON VERGOGNIAMOCI DI ESSERE “ECOLOGISTI”: COMPIERE AZIONI SOSTENIBILI È FIGO!

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a sera di lunedì 9 gennaio ben 500 trentini hanno scelto di passare una serata al Muse, per assistere alla proiezione del tanto annunciato documentario “Before the flood” (ovvero “punto di non ritorno”) di Fisher Stevens, prodotto dal celebre attore Leonardo Di Caprio (visibile tra l’altro gratuitamente sul sito vimeo.com), nominato nel 2014 ambasciatore ONU contro i cambiamenti climatici. L’evento era stato reso noto da tempo, tanto che il numero di posti disponibili si è esaurito rapidamente e il museo ha dovuto quindi mettere a disposizione la loggia e ulteriori aule per permettere agli interessati partecipanti di seguire il film e il successivo dibattito tra monsignor Luigi Bressan e il biologo ricercatore del museo Michele Menegon in videoconferenza. Tra i presenti, moltissimi i giovani. È stato bello vedere, in una serata normale come un lunedì, il museo tanto affollato, per approfondire e riflettere su una tematica, quella dei cambiamenti climatici, di estrema attualità, ma spesso considerata scomoda, fastidiosa, noiosa, lontana dai problemi più stringenti della nostra routine. Il fatto è che adesso davvero non abbiamo scuse per ignorarla, sia per via delle catastrofi ambientali che si verificano sotto i nostri occhi sempre più frequentemente – terremoti, alluvioni e non da ultimo emigrazioni e guerre civili, originate spesso da lotte dovute a crisi di risorse – sia per le numerose informazioni accessibili in merito. Interessante infatti è la riflessione fatta da Di Caprio ad un certo punto del film ovvero, riassumendo, il fatto che continuiamo ad ignorare il problema è reso ancora più grave dal fatto che ora ne siamo più consapevoli rispetto al passato. Se n’era iniziato a parlare già parecchi decenni fa, negli anni ’50, ma i dettagli del fenomeno allora erano meno noti. Quindi, dato che ora possiamo conoscere molti più aspetti e pareri in proposito, non abbiamo più scuse per non agire e continuare a fare finta di niente come se questa realtà non ci riguardasse, crogiolandoci in un atteggiamento indifferente e fatalista, che non è certo scevro da una parte di colpevolezza. Non occorre farsi prendere dal panico ma agire con razionalità e capire che davvero è ancora possibile un cambio di rotta, come si dimostra nel filmato, che riporta l’interessante parere di qualche scienziato. Prima di aspettare i governi e cercare di

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RING indirizzarli a intraprendere misure più favorevoli alla salute del pianeta (nel video si parlava ad esempio dell’enorme potenziale che avrebbe l’approvazione della carbon tax) possiamo iniziare noi per primi, dal basso, a cambiare le nostre azioni. La pigrizia e la forza dell’abitudine sono molto difficili da vincere per l’essere umano, ma affatto impossibili. Prima di tutto occorre cercare seriamente di modificare il nostro atteggiamento, tentando di superare anche quel senso di vergogna che a volte ancora prevale nel comportarsi con rispettosa attenzione nei confronti dell’ambiente, soprattutto in presenza di qualcun altro. Ma perché poi ci si deve vergognare nello scegliere di andare a piedi da un posto all’altro, di utilizzare carta riciclata, di tenere i fogli scritti per metà come brutta copia, di mangiare gli avanzi del giorno prima, accettare la doggy bag al ristorante o portarsi la borraccia in ufficio, perché? Che cosa c’è di eticamente sbagliato? Nulla... eppure, al di fuori di giornate decretate ufficialmente come ecologiche o in occasione di fiere green, spesso i comportamenti cosiddetti sostenibili vengono ancora derisi, e chi li compie accusato di essere fanatico, tirchio o eccessivamente pignolo. Andrebbero invece esaltati, valorizzati, imitati! Certo non si può imporre nulla a nessuno, ma è necessario superare questo atteggiamento immediatamente critico verso chi cerca di agire con consapevolezza, pensando in fondo oltre che a se stesso al bene collettivo, al futuro del pianeta. Per questo, alla luce della visione di Before the flood Di Caprio è da ringraziare. Probabilmente, infatti, come ha detto qualche visitatore intervistato alla serata, se fosse stato uno scienziato a realizzare un simile documentario non sarebbe stato ascoltato allo stesso modo, né la sala del Muse, per restare nel nostro piccolo Trentino, si sarebbe riempita tanto. Sfruttare la sua popolarità, l’innegabile carisma è stato enormemente utile per contribuire a sottoporre all’attenzione mondiale il problema dei cambiamenti climatici. Di Caprio è ritenuto un “figo”, un attore talentuoso e bello, chi può negarlo? Se lui la pensa così e si comporta di conseguenza è più facile far passare il messaggio e lo stimolo in direzione di un cambiamento di massa. Per fortuna questo sentimento c’è già e in parte si è già diffuso negli ultimi anni, grazie alle misure intraprese dalle singole amministrazioni, a una maggiore sensibilità di certe aziende produttrici in diversi settori, o al crescente numero di start up innovative che puntano ad una produzione sostenibile... La chiave sta proprio qui: rendere la missione della sostenibilità “una gran figata”, una sfida per persone al passo coi tempi. Dobbiamo impegnarci e crederci e capire che tutto quello che facciamo o smettiamo di fare, in nome del bene del pianeta, è davvero ok, smart...trovate tutti gli aggettivi che volete, ma significa solo che è un modo di agire intelligente e lungimirante.


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RING di Stefano Margheri

caninamente QUANDO PRENDERE UN CANE? C’E’ UN PERIODO CHE È MEGLIO DEGLI ALTRI: SI CHIAMA PERIODO “SENSIBILE”…

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no dei dubbi “amletici” da parte del futuro proprietario di un amico a quattro zampe riguarda l’età ideale per prenderlo con sé. Naturalmente ci si riferisce alla decisione di portare a casa un cucciolo, posto che l’adozione di soggetti giovani o adulti prescinderà da una tale valutazione. Ebbene, ancora oggi esistono le più disparate teorie sull’esatto periodo di trasferimento del cucciolo dalla madre alla nuova famiglia, alcune delle quali, ahimè, non correttamente suffragate da risultati scientifici. Proviamo, quindi, a fare un po’ di chiarezza. Fin dagli anni Settanta, tanto in Europa che in America, sono stati compiuti studi sui periodi di sviluppo del cane e potremo certamente dire che il primo di essi, denominato periodo infantile, assume un’importanza determinante. Questo lasso di tempo decorre dalla nascita fino al quarto mese di vita e all’interno vi troveremo un altro sotto periodo che chiameremo periodo “sensibile” (o “imprinting”). Il periodo sensibile si muove dai giorni in cui il nostro futuro amico inizia a sviluppare i sensi, ossia verso la terza settimana di vita, e prosegue, appunto, fino alla sedicesima settimana (i quattro mesi). In questa finestra temporale il nostro amico potrà e dovrà conoscere l’universo mondo, si tratti di altri cani, di diverse tipologie di persone, nonché di oggetti inanimati che possano sollecitare le sue percezioni sensoriali. Infatti, sarà questo il momento ideale affinché i suoi neuroni, attraverso milioni di collegamenti con le relative sinapsi, formeranno le cosiddette “mappe cognitive”, favorendo la formazione di categorie, concetti e rappresentazioni. Ma cosa c’entra tutto questo con il periodo ideale per l’adozione? I numerosi studiosi della materia hanno potuto constatare che la corretta consapevolezza dei

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RING diversi contesti in cui il cane andrà a vivere avverrà tra la settima e l’ottava settimana di vita e sarà questo il momento ideale per effettuare il trasferimento dalla madre e i fratelli alla nuova famiglia “umana”. Attorno ai due mesi, infatti, si verificherebbe un perfetto equilibrio tra attrazione e paura, ritrovandosi il nostro amico nella perfetta condizione per superare senza troppi traumi l’allontanamento dal “branco” originario. Diversamente, un distacco precoce, ad esempio prima delle sei settimane di vita, potrà provocare diversi problemi di adattamento successivo, soprattutto per quanto riguarda la capacità di esprimere un sufficiente autocontrollo motorio e morsicatorio. Se, poi, il passaggio avvenisse dopo l’ottava settimana, andremmo incontro ad un altro rischio, quello di introdurre il cucciolo nel mondo reale in una fase in cui le condizioni di paura saranno elevate. Ciò in quanto, proprio dalla nona alla dodicesima settimana, ogni individuo si troverà maggiormente predisposto a vivere le nuove esperienze in modo più “traumatico” di quanto accadrebbe a due mesi, ovvero dopo il terzo mese. In altre parole, tra la nona e la dodicesima settimana si verificherà in lui, per ragioni biochimiche e chimico cerebrali, una certa ritrosia verso tutte le possibili novità ed ecco che, se il trasferimento avvenisse in questo lasso, egli potrebbe risentirne anche per i periodi futuri. Purtroppo alcune legislazioni estere, o locali in determinate regioni d’Italia, impongono oggi la cessione da parte degli allevatori solamente al terzo mese di vita. Tale decisione, a carattere principalmente igienico-sanitario, porta il rischio di mantenere il cucciolo con madre e fratelli per un tempo eccessivamente prolungato e, al contempo, in ambienti non sufficientemente stimolanti dal punto di vista sensoriale, emozionale e cognitivo. Ideale sarà, quindi, prendere contatto con coloro che cederanno il cucciolo, accertarsi della possibilità di poterlo portare con noi proprio a due mesi, avendo così tutto il tempo per fargli vivere il giorno del distacco e quelli successivi nel modo più sereno possibile. Questa scelta sarà, altresì, suffragata da altri risultati scientifici, secondo i quali la corretta conoscenza del nostro amico con il variegato mondo canino dovrà avvenire entro la dodicesima settimana e così anche per l’interazione con la specie umana. In aggiunta, l’ideale approccio al mondo inanimato, come le macchine, le biciclette, i molteplici rumori e così via, proseguirà fino alla sedicesima settimana e sempre fino a questo limite temporale noi stessi potremo proseguire il lavoro iniziato dalla madre per il controllo del morso. Concluso il periodo infantile, ed iniziati i successivi tempi della prepubertà e della pubertà, i processi di socializzazione e di abituazione saranno estremamente difficili da realizzare, almeno nel modo spontaneo che caratterizza i primi mesi di vita. Certamente, i risultati potranno comunque essere raggiunti, ma con una maggiore fatica da parte nostra e del nuovo arrivato. Non si tratterà più di condurlo nel mondo con la predisposizione naturale a vivere tutto con serenità e curiosità, ma si dovrà, in alcuni casi, far accettare le novità con cautela e pazienza. Mai come in questo caso, quindi, varrà il detto: “Meglio prevenire che curare”.


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Arte dopo il 1900

Tirolo-Alto Adige-Trentino Opere dalla Collezione Kreuzer

Presidenza del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento Palazzo Trentini via Manci, 27 14 gennaio-11 marzo 2017 da lunedĂŹ a venerdĂŹ 10.00-18.00 sabato 10.00-12.00 Chiuso nei giorni festivi Inaugurazione sabato 14 gennaio ore 11.00 [apertura fino alle ore 18.00]

R. Marcello [Iras] Baldessari Bartolomeo Bezzi Luigi Bonazza Gotthard Bonell Robert Bosisio Fortunato Depero Gerhild Diesner Hans Ebensperger Albin Egger-Lienz Max von Esterle Peter Fellin Heinz Gappmayr Tullio Garbari Anton Hofer Erika Giovanna Klien Fausto Melotti Umberto Moggioli Carl Moser Ernst Nepo

Walter Pichler Karl Plattner Guido Polo Markus Prachensky Wilhelm N. Prachensky Leo Putz Gianluigi Rocca Aldo Schmid Werner Scholz Luigi Senesi Ignaz Stolz Adolf Vallazza Markus Vallazza Paolo Vallorz Willy Verginer Rudolf Wacker Alfons Walde Hans Josef Weber-Tyrol


trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma SALTARI E PIRI

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uesta puntata de “Il dialetto in-forma” vuole essere un omaggio ai dialetti di una parte della Valle del Chiese, ai confini del Trentino, che hanno molto in comune con quelli confinanti della provincia di Brescia, a cominciare dalle molte parole dalle vocali turbate (come dicono i linguisti) ”ö” e “ü”, di origine celtica. E vuole essere anche un omaggio ad Alberto Baldracchi, autore di un poderoso ”Dizionario dialettale della Pieve di Bono“, pubblicato di recente dal Centro Studi Judicaria. Un’opera di oltre 600 pagine che documenta le parlate di Cologna, Creto, Strada, Bersone, Daone e Praso, frutto della tenace passione culturale di buona parte di una vita. Si tratta di un dizionario dialetto-italiano ma che include, tra l’altro,

un vocabolario italiano-dialetto d’un centinaio di pagine, utile quanto raro. L’autore introduce nella sua opera anche suoi ricordi di ragazzo, per chiarire meglio certi termini, o per darne un concreto esempio. Prendo lo spunto da un termine quasi dimenticato del dizionario di Baldracchi per dirne qualcosa. Il termine è il sostantivo saltaro che deriva dal latino saltus (bosco, podere, pascolo). Saltar è una parola dialettale molto usata un tempo, che conserva infinite storie e appartiene un po’ a tutti i dialetti del Trentino: un sostantivo identico al verbo. Ma come sostantivo significa “guardia campestre”, o “guardia boschiva”. Scrive il nostro autore: “Nelle antiche comunità rurali indicava la persona incaricata a invitare i vicini all’assemblea di regola passando di casa in casa, di fare la guardia campestre e altre attività di interesse pubblico. La guardia campestre fu in attività sino agli anni Cinquanta”. Tra i saltari e i ragazzi razziatori di frutta era in atto una perenne sfida, un eterno gioco di guardie e ladri. “Ocio boci che riva el saltàr”. “Se el ne ciapa el ne scavezza le gambe!” ”A chi, a mi?” “A ti no che e te le g’hai za svérgole!” Scrive ancora il nostro autore della Valle del Chiese: “I ragazzi quei tempo sempre affamati, vagavano per la campagna in cerca di frutti da razziare e, nella maggior parte delle volte, eludendo con astuzia la sorveglianza della guardia campestre (servizio fatto anticamente dal camparo o saltaro), riuscivano nell’intento. ”Tra la frutta Le migliori pere erano i pir de San Bartolomè del Mènich, detti così per via della sagra che cadeva il 24 agosto e per via del Mènich, ovvero del Domenico, padrone di una grande pianta. Erano pere dal sapore caratteristico, buonissime quanto inaccessibili, perché troppo custodite dalla mamma del Mènich, una vecchietta tanto piccola da essere chiamata Popa. La vecchietta le raccoglieva via via che cadevano sul prato e se ne volevi assaggiarne qualcuna bisognava sganciare qualche centesimo. Oltre a quelli San Bartolomè – ancora più irraggiungibili – c’erano i piri dela luce (così venivano chiamati gli interruttori di maiolica o legno che pendevano sulla tastiera del letto e avevano la forma di piccole pere). Si racconta che ci fu uno, disperato dalla fame, che in sogno morse un pir dela luce: prese una scossa bestiale, gli si illuminarono i denti e li perse tutti… renzofrancescotti@libero.it

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trentinocommenti trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT

TUTTI EN FILA, DA BRAVI…

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iamo sempre di corsa, perennemente in attesa del sabato e della domenica per tirare il fiato, e delle ferie estive per concederci una meritata pausa. Abbiamo la necessità di “fermarci”, eppure, quando siamo fermi diventiamo insofferenti. Sentiamo il bisogno di riempire i tempi morti (che brutta parola!), di fare qualcosa perché il fare niente ci annoia. Quando c’è da fare la fila alla posta o in qualsiasi ufficio, invece che goderci un momento di relax iniziamo a sbuffare, a guardare l’orologio, a sgomitare per passare davanti agli altri. Perché? Per correre da un’altra parte? Ma stà lì sentà zò e polsa entant che te podi! Dobbiamo sempre occupare il tempo facendo qualcosa. E la coda in macchina? Non sempre abbiamo l’urgenza di arrivare a destinazione, a volte possiamo anche permetterci un allungamento nei tempi, eppure c’è chi inizia a suonare il clacson, chi muove la testa come un serpente per capire cosa è successo davanti, chi impreca ai santi e ai cornuti, chi si gratta qua e là, chi fa approfondite ispezioni nasali… ma datti pace, stà lì calmo e ascolta la radio! Anche la coda al semaforo ci rende nervosi, e invece dovremmo vedere i lati positivi: è l’occasione per noi donne di dare un’occhiata allo specchietto retrovisore, non per vedere quello che succede fuori dal nostro abitacolo (non ci riguarda) ma per vedere come siamo messe con il trucco. O per truccarci. Io sono fortunata: la mattina devo fare tre semafori. Siccome parto da casa sempre all’ultimo minuto e quindi a malapena vestita, razionalizzo il tempo del percorso per arrivare in ufficio: al primo semaforo rosso mi trucco l’occhio destro, al secondo il sinistro, e al terzo una

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passatina di rossetto. Mi trasformo nel tragitto, come un OGM. Il problema è se trovo il primo semaforo che è rosso (occhio destro) e gli altri due verdi: scendo dalla macchina che sembro un panda. Purtroppo ultimamente la viabilità mi gioca contro perché hanno sostituito due semafori con le rotonde: come fat a truccarte en la rotonda?? Che ci salva dai tempi morti è il cellulare. Durante le pause non programmate si può giocare, mandare SMS, WathsApp, email, leggere il giornale, fare i selfie a testimonianza del momento…. A volte, se stiamo facendo la fila in un posto che non sia in automobile, potremmo anche tentare di scambiare qualche parola con chi ci sta vicino, ma abbiamo l’impressione di essere inopportuni, di violare la privacy. E poi di cosa vuoi parlare con chi non conosci? Taci, finchè un coraggioso butta lì quasi casualmente una frase: “Quando se vegn chì bisogna sempre far la fila” e allora si apre la conversazione! “Uh, se l’è lento quell’impiegato…” “Se el savévo no vegnivo gnanca”… “I doverìa avèrzer n’altro sportel”… “Pensar che credevo de no averghe nissuni davanti”… “E dopo te voi che en Italia la vaga bem??” Si valà, meio tor en mam el cellulare e tacar a zugar, che di gente che si lamenta non se ne può più. Gnanca entant che se fa la fila…. Ciao a tutti e vogliatevi bene!

Loredana


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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Loredana Cont, Lara Deflorian, Stefania D’Elia, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Denise Fasanelli, Renzo Francescotti, Walter Liber, Stefano Margheri, Francesca Mazzalai, Maurizio Panizza, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini

SOMMARIO FEBBRAIO 2017 Ring

4 COMMENTI 14 IL DIALETTO INFORMA 16 DA DONNA A DONNA

Attualità 20

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ANGELO DE TISI

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28 LA TRENTO DI GIAN PACHER 30 MONTESQUIEU A TRENTO 34 IL PARTIGIANO NERO

Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170

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IN PIENO RELAX A VATTARO

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CRISTIANO FUSARI RISTORANTE 4 STAGIONI STEFANO PIFFER E I “CARTONI” ALL’ISOLOTTO SI BALLA MASSIMO DALFOVO ROMANO SEVIGNANI SPECIALE BOLZANO “MEDUSA” DI LUCA BERNARDI SPECIALE S. VALENTINO

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trentinoincontri di Walter Liber

UN CAFFÈ A CASA DI...

ANGELO DE TISI, IN NAVIGAZIONE SULLE ONDE RADIO DIRETTORE DI CROCIERA, POLIGLOTTA E GIRAMONDO, INTRATTENITORE E IMPRENDITORE RADIOFONICO. PIGNOLO, VISIONARIO, CARISMATICO. ANGELO DE TISI È UN VERO VULCANO DI ANEDDOTI: DAL “CALUMET” DI PANAMA, ALLA RADIO LOCALE DI ARUBA CHE AVREBBE ISPIRATO RADIO DOLOMITI, FINO A QUEL TECNICO MODENESE CHE SAREBBE DIVENTATO TANTO FAMOSO...

A

ngelo de Tisi è un personaggio, suo malgrado. Riservato, quasi schivo, vive a Margone di Vezzano, con la moglie Brenda, nella casa a picco sul lago di Toblino con vista spettacolare sul lago di Garda. Sì, proprio lì, dove tutto ebbe inizio… Ma forse è meglio procedere con ordine. Perché la storia merita. Chiedo ai lettori di perdonare l’emozione, chi scrive ha vissuto con Angelo un bel pezzo di vita, e quando si riavvolge il nastro c’è sempre il rischio che si inceppi proprio sul più bello. Mi prendo anche la licenza di dare del “tu” all’intervistato. Siamo negli Anni Sessanta, e tra la meglio gioventù del capoluogo c’è anche lui, Angelo de Tisi. Di famiglia borghese – con qualche vena di sangue blu – dopo il diploma di ragioneria viene catapultato in banca, un posto d’oro a quei tempi. Ma si accorge quasi subito che il mondo è troppo grande per rinchiuderlo in un ufficio. Da studente, negli anni precedenti, era già filato a Londra per imparare l’inglese, e poi per un paio di estati aveva fatto il portatore sull’Adamello: due volte al giorno su e giù tra il rifugio Mandrone e il “Caduti dell’Adamello” sulle Lobbie, tremila metri di quota e uno zaino da cinquanta chili sulle spalle. Ha voglia di viaggiare, parla già quattro lingue (che presto sarebbero diventate sei!) e sogna il mare. Quasi inevitabile per lui prendere il treno per Genova, sede della Costa Crociere. Partecipa ad un concorso e lo supera brillantemente. Dopo un anno e cinque mesi lascia la scrivania della banca e si imbarca sulle navi da crociera: prima commissario di bordo, poi direttore. Bella vita: estate nel Mediterraneo, inverno in Sudamerica, Caraibi, Rio delle Amazzoni. Già. “Posti sconosciuti ai più, quasi da avventurieri – racconta oggi Angelo – San Andres, Panama, Cartagena, San Blas… Ah, a proposito di San Blas

Angelo De Tisi sul terrazzo di casa 22

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Radio Dolomiti ai primordi

ti racconto un episodio”. Prego. “San Blas è un arcipelago al largo di Panama. Su trecento e passa isole solo poche decine sono abitate dagli indiani Cuna. Quando arrivavamo in rada – periodo tra gli anni Sessanta e Settanta – dovevamo lasciare la nave all’ancora. Io salivo su una scialuppa e mi dirigevo alla capanna del capo. In una mano un sacchetto di mele e nell’altra una bottiglia di whisky. Il capo mi faceva sedere in cerchio con il consiglio degli anziani, fumavamo una pipetta con dentro chissà che cosa e ce la passavamo l’un l’altro. Al termine del rito il capo dava il via libera alla pratica di sbarco. Uscivo barcollando, davo il segnale al marinaio che avvertiva la nave, così i passeggeri potevano sbarcare”. Beh, già che siamo in tema di curiosità, c’è ancora chi ti chiama “l’uomo del pinguino”. Perché credo che nessuno mai prima e dopo di te abbia portato un pinguino a rinfrescarsi nella fontana del Nettuno di piazza Duomo. Raccontami Giovanissimo, con la madre, Elena Negro

come è andata… “Sì, anche questa è curiosa. Eravamo ad Ushuaia (capoluogo della Terra del fuoco, Argentina, la città più australe del mondo, ndr). Quattrocento passeggeri a bordo, per lo più argentini, qualche brasiliano e americano. Non c’erano automobili, facevamo tre turni di escursioni per portare gli ospiti a fare un giro. Era il 31 dicembre, si preparava la festa di Capodanno. L’idea mi venne passando davanti ad un negozio: vedo che il commerciante teneva con sé un pinguino, come da noi un cane o un gatto. Entro e lo invito a bordo per la festa di Capodanno. Con il pinguino, naturalmente. Così quel San Silvestro ho fatto stampare un volantino: Stasera Gran ballo del pinguino. Dopo la cena di gala, quando inizia la serata danzante, faccio buio in sala, metto il pinguino al centro della pista, rullo di tamburi e si accende lo spotlight… Sul pinguino, vivo e vegeto! Un successo clamoroso, tanto che il ballo del pinguino è passato alla storia della

Libro sul comodino “La historia secreta del processo de Paz” di Marisol Gómez Giraldo. Musica prediletta? Vasco Rossi, Zucchero e i Nomadi. Qual è il film preferito? La serie di James Bond, ma non gli ultimi. Il piatto preferito? Il coniglio. Se non avesse fatto quello che ha fatto cosa avrebbe voluto fare? Esattamente quello che ho fatto. La cosa che le fa più paura? Il carcere. Il suo sogno ricorrente? Le serate sulle navi da crociera.

Costa. Qualche ora più tardi ho chiesto io al proprietario se me lo vendeva. L’ho comprato per sei bottiglie di whisky e me lo sono portato a casa”. Immagino non sia stato facile. E in Trentino ha vissuto bene? “Beh, non c’è rimasto molto per la verità. Alla fine l’ho donato allo zoo del Garda”. La vita di Angelo de Tisi correva serena da un porto ad un altro. Fascinoso quanto basta, galante per mestiere e gentiluomo per vocazione, Angelo sembra nuotare nel suo ambiente ideale. Finché un giorno… “Facevamo scalo ad Aruba, Antille Olandesi, a nord del Venezuela. Quando si arrivava ascoltavamo una radio locale che si chiamava La Voz de Aruba e trasmetteva in papiamento, una delle due lingue ufficiali di Aruba. La radio era di proprietà del Governatore, e gestita dalla figlia, Ofelia Arends. Quando la nave arrivava in porto, su tutti i ponti diffondevamo la musica di questa emittente, che dava il benvenuto a tutti i passeggeri in inglese, e faceva un saluto particolare al comandante e a me. Beh, sentire il mio nome in radio era un’emozione incredibile. Ricordo che in Italia all’epoca in radio si sentivano solo tavole rotonde, trasmissioni musicali ben poche. La Voz de Aruba trasmetteva musica 24 ore su 24, pubblicità ogni trenta minuti e un notiziario al giorno. Ho pensato: che bello sarebbe avere in Italia una radio 23

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BOTTAeRISPOSTA

trentinoincontri


trentinoincontri così. Magari in Italia no, all’epoca vigeva il monopolio della Rai, ma a Caracas sì. A bordo avevo avuto modo di conoscere vari ministri e personalità, tra cui la figlia dell’ex presidente della Repubblica, che mi ha dato una mano con le pratiche. Avevamo già affittato la sede e ordinato apparecchiature negli Stati Uniti. Nel frattempo avevo trovato un impiego al Banco Latino Americano di Caracas come incaricato delle pubbliche relazioni. Insomma tutto a posto, stavo per iniziare una nuova vita. Dovevo solo tornare in Italia, chiudere casa e tornare in Venezuela per partire con la radio”. Eravamo attorno al 1972. La nave termina la stagione di crociere nei Caraibi e rientra in Italia. A bordo Angelo pensa a come organizzare la propria vita. L’idea è di sbrigare in fretta alcune faccende e poi fare di nuovo i bagagli. Stavolta – definitivamente – per il Venezuela, rotta su Caracas, dove l’aspettava la nuova avventura della radio. Quella che in Italia non c’era. “Non è andata così. Allo scalo di Napoli mi arriva la notizia che cambierà di nuovo la mia vita, familiare e professionale. Mio padre è morto! Dolore, sorpresa, smarrimento. Avevo già perso un fratello, in famiglia eravamo rimasti solo in due: mia madre ed io. Decido di rimanere in Italia, almeno per qualche tempo. Anche se l’idea della radio continuava a ronzarmi nella testa”. Da una parte il dolore per la perdita di un proprio caro, dall’altra la gioia e la spensieratezza di una radio che tra-

Ai tempi in cui faceva il “portatore” sull’Adamello: due volte al giorno su e giù dalla cima...

smette solo musica. La voglia di curare gli affetti rimasti, e la sfida di (ri)mettersi in gioco professionalmente. E così l’idea della radio che trasmette musica e la dedica ai suoi ascoltatori fa breccia qui, in Trentino. A migliaia di chilometri di distanza, altra latitudine, clima, cultura. Sembra una follia, ma può funzionare. “Ho conosciuto un tale, ricordo che faceva l’insegnante a Cavedine. Mi dice che in Italia avevano cominciato ad aprire (semi clandestinamente) alcune radio private, contravvenendo così al monopolio Rai. Lui aveva lavorato per una di queste, a Zocca di Modena. Telefono e mi risponde un tecnico-factotum. Ci

Con la moglie Brenda 24

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incontriamo a Zocca. Alto, un po’ allampanato, il ragazzo mischia competenza tecnica e creatività. Converte trasmettitori ad uso militare in apparecchi civili, capaci di diffondere il segnale radio in modulazione di frequenza. Gliene ordino uno e torno a casa. Dopo qualche tempo mi chiama e dice che non ce la fa a reperire i pezzi, ma è disponibile a fornire l’antenna. È salito fino a Margone e l’ha montata sul tetto. Il primo “pezzo” di Radio Dolomiti era installato. Quel “tecnico” sarebbe diventato assai famoso: si chiamava Vasco. Vasco Rossi. Abbiamo messo insieme gli altri “pezzi” con l’aiuto di molti: innanzitutto dei radioamatori: Giovanni Holzer, Elio Conci, Federico Luchi, Paolo Lassi, Luciano Lunelli, Adolfo Castelli, e spero di non dimenticarne troppi. Loro hanno procurato il primo trasmettitore. Mixer, microfono, qualche disco, e via: apro il microfono alle 18 del 24 dicembre 1975. “Questa è Radio Dolomiti e trasmette da Margone”. Il sogno si era avverato. Dopo poche ore la voce aveva fatto il giro della valle. Arriva spontaneamente la prima pubblicità, l’hotel Daino di Pietramurata, per il veglione di Capodanno. E poi il segnale orario, idea copiata da Aruba. Era nata la radio commerciale. “La mia specialissima versione de La Voiz de Aruba si era insediata tra le mie montagne: le Dolomiti”. Da allora è stato un crescendo. La radio che trasmetteva musica, faceva le dediche, mandava in onda i propri


trentinoincontri ascoltatori, era una assoluta novità. Nei mesi successivi esplodeva il fenomeno delle radio private, che inizialmente si chiamavano “pirata” perché illegali, fino a quando la Corte Costituzionale, con una sentenza storica nella primavera del 1976, ritenne incostituzionale il monopolio Rai, dando ufficialmente il via alla stagione delle radio e tv private in Italia. Non c’era il web, non c’erano telefonini e smartphone. Si chiamava dal fisso di casa o dalle cabine con i telefoni a gettone. Ma ognuno poteva parlare direttamente con il conduttore in onda, e poi sentire il proprio nome alla radio. Una rivoluzione. La radio locale era così il primo vero (e inconsapevole) “social media”, con trent’anni di anticipo su Facebook. Margone era diventato meta di pellegrinaggi domenicali. Tanto che occorreva gestire un afflusso diventato “ingombrante”. “Allora abbiamo avuto un’idea. Abbiamo installato un trasmettitore tv nella sede della radio, a casa mia, e un ricevitore al bar Blu a trecento metri di distanza. Una telecamera puntata sul dj e così gli ascoltatori si guardavano in tv la diretta della radio”. Ideona, la prima webcam senza il web. O, se preferite, la prima trasmissione tv via etere in Trentino. Presto dal trasmettitore di Margone furono collegati numerosi ripetitori di montagna in montagna, a formare una rete molto strutturata e “solida” per far arrivare il segnale ovunque. L’etere era libero, con quaranta watt si arrivava a Bologna. Un trionfo. Nel frattempo si struttura anche una squadra “a terra”. Il tecnico Giancarlo Trenti, artefice di tanti “miracoli” per far arrivare il segnale ovunque, e i primi conduttori, Cristina, Marisa, Rosanna, Maurizio… Jonne Fantini è arrivata poche settimane dopo l’esordio, ed è stata una “colonna” per tutto il periodo in cui sono stato editore. Si occupava di palinsesto, amministrazione e pubblicità. E Gabriele Biancardi, entrato nella squadra giovanissimo e cresciuto praticamente insieme alla radio. Citarli tutti è impossibile, anche se ognuno che si è avvicinato al microfono ha dato un contributo originale. Radio Dolomiti si è distinta anche per questo: niente volontariato, chi lavora viene pagato. E poi disciplina da nave, a ognuno il suo compito, regole e precisione. “Siamo stati i primi a comunicare ai clienti gli orari precisi di messa in onda dei loro messaggi, così che potessero

In versione “gourmet”

controllare. E i primi anche ad usare software per il palinsesto pubblicitario e l’archivio dischi. Naturalmente autoprodotti, grazie ad un genio come Scipio Anesi, che aveva messo 120mila titoli in un disco da 12 Mb, praticamente oggi lo spazio per neanche quattro canzoni”. Poi sono arrivati i primi giornalisti: Augusto Bleggi, Alberto Folgheraiter, Gianfranco Chiomento, Fulvio Gardumi. E poi molti altri, da Diego Decarli a Carmine Ragozzino a Waimer Perinelli, ai tanti per i quali Radio Dolomiti è stata una “nave” scuola. All’inizio con trasmissioni settimanali, poi gradatamente con il notiziario quotidiano a mezzogiorno, destinato a diventare il più ascoltato della regione, la rassegna stampa al mattino, l’edizione

news del pomeriggio, gli eventi sportivi in diretta. “Ci eravamo anche inventati l’inverno in diretta, si andava con il camper a seguire dal vivo i principali eventi sportivi, dalla 3-tre di Campiglio alla Marcialonga alle tante gare invernali che riempivano il calendario sportivo regionale. Ci siamo fatti conoscere ancora di più. E anche molto divertiti.” Fino ad oggi. Con la grande diffusione della tv prima, del web e dei social poi. la radio è ancora lì, attuale e ascoltata più che mai. L’idea vincente? “Il rapporto con la gente, e l’immediatezza. Potevamo interrompere in qualsiasi momento il palinsesto per andare in onda con una notizia. Siamo diventati servizio pubblico in occasione della grande nevicata tra il 1985 e il 1986 che aveva messo in scacco il Trentino. Il sindaco di Trento Goio utilizzò la radio per diffondere in tempo reale le informazioni sull’emergenza”. Tu l’hai lasciata ormai quasi una quindicina di anni fa. Nostalgia? “Beh, la ricordo come una parte importante della mia vita. È stata quasi la mia seconda figlia, dopo Federica (quella vera e unica). Può sembrare strano, ma veramente prima ancora che una impresa la radio è stata sempre una famiglia, un clan. Ma è bene che le cose siano andate così, e sono contento che la radio resista in mezzo alla giungla di mezzi di informazione e intrattenimento. In fine dei conti, le motivazioni di allora sono le stesse di oggi. La gente ha bisogno di sentire qualcuno vicino, e la radio può offrire questa intimità”. ■

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trentinotecnologia

...) I O N A D E (....ANCH

SE L’AUTO È ELETTRICA

di Silvia Tarter

IL REGIONAL MANAGER DELLA TESLA MOTORS, MARCO D’ALIMONTE A ROVERETO, PER PARLARCI DEL PERCHÉ IN FUTURO AVREMO UN’AUTO ELETTRICA. SIAMO ANDATI A SAPERNE DI PIÙ SU QUESTA NUOVA TIPOLOGIA DI AUTOMOBILE CHE STA RIVOLUZIONANDO LA MOBILITÀ SU QUATTRO RUOTE IN TUTTO IL MONDO

A

desso si comincia a sentirne parlare spesso, ma fino a qualche tempo fa le auto elettriche erano ignorate e bistrattate, considerate automobili di serie B. Lente, piccole e brutte, impiegavano parecchio tempo a ricaricarsi e la durata della carica della batteria era comunque piuttosto limitata, poco adatta a percorrere lunghe distanze, anche per via della difficoltà a trovare delle stazioni di ricarica. Da qualche anno è invece in atto una sorta di “rivoluzione” Tesla, la nota compagnia automobilistica statunitense fondata nel 2003 in California da Elon Musk (insieme a Straubel, Martin Eberhard e Marc Tarpenning), attuale pesidente e Ceo, che punta a produrre veicoli elettrici ad alte prestazioni, destinati ad un mercato sempre più ampio. L’ondata 26

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Marco D’Alimonte, regional manager Supercharger South EU & Tesla Energy

crescente dell’azienda e delle sue auto è arrivata anche in Europa, e in Italia, dove si trovano ora già alcuni store (a Milano, Bolzano e Padova), oltre a centri di assistenza e stazioni di ricarica. A fine novembre, nell’ambito della seconda edizione di Open Factory, il più grande opening di cultura industriale e manifatturiera in Italia, la sede di Trentino Sviluppo a Rovereto ha ospitato un incontro con Marco D’Alimonte, regional manager Supercharger South EU & Tesla Energy, moderato da Massimo Sideri, innovation editor del Corriere della Sera e direttore del Galileo Festival dell’Innovazione, dal titolo “Perché avremo tutti l’auto elettrica?”. Anche se ora ci sembrano ancora lontane dalla nostra quotidianità, in un futuro prossimo infatti sentiremo sempre più parlare


trentinotecnologia

Il convegno di Rovereto

Le colonnine del Supercharge Tesla di Affi (Vr)

di auto elettriche e ne vedremo circolare sempre di più nelle nostre strade. Ma come funzionano? Si guidano esattamente come tutte le altre auto anche se ogni modello (mi riferisco in questo caso alle Tesla) è predisposto anche di un hardware per l’attivazione del pilota automatico, utile soprattutto per viaggi a lunga percorrenza e per la guida in autostrada. Vengono alimentate ad energia elettrica (in commercio ce ne sono anche di elettriche ibride), e possono essere ricaricate anche a casa propria, attraverso un connettore da muro che va acquistato nei centri di assistenza dell’azienda. Consentono quindi un notevole risparmio in termini di alimentazione,

poiché il costo dell’energia elettrica è di parecchio inferiore a quello di benzina e gasolio, inoltre il motore, in generale, di un’automobile elettrica richiede una manutenzione minore, essendo costituito di poche componenti. Per garantire invece ai guidatori l’energia necessaria durante i vari spostamenti, lungo le reti stradali l’azienda ha costruito i Supercharger, ovvero una rete per la ricarica veloce, dal 1 gennaio 2017 a pagamento, ma agli automobilisti vengono regalati dei buoni energia validi per percorrere circa 2000 km all’anno). In realtà, contrariamente a quanto faccia pensare il nome, la ricarica veloce richiede un tempo piuttosto lungo per noi, abi-

tuati a fare benzina in 5 minuti, quando non si trova coda, a una qualunque stazione di servizio. Infatti, per arrivare ad avere un mezzo pieno occorrono circa 20 minuti. Ma in fondo, se contiamo che una volta ricaricata al completo, l’auto elettrica ha un’autonomia valida per 300 km o più (ovviamente il consumo di energia dipende sempre dalla tipologia di strada percorsa e dallo stile di guida dell’autista e la capacità di ricarica varia a seconda del modello), possiamo anche accettare l’idea di fare una sosta di una mezz’ora dopo aver guidato tanto. Questi Supercharger sono pensati come dei posteggi attrezzati dove è possibile lasciare la propria auto, vicino ai quali è

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trentinotecnologia installata una colonnina, e si trovano normalmente nei pressi di punti di ristoro. Al momento, i Supercharger più vicini a noi trentini sono ad Affi e al Brennero, all’uscita dell’A22, oppure a Verona. Certo forse non piacerà troppo ai proprietari dei distributori di benzina questa novità... Attraverso questa rete energetica in progressiva espansione, questo tipo di automobile punta alla mobilità sostenibile – a cui guardano da tempo diverse case automobilistiche, privilegiando anche altri tipi di alimentazione, vedi ad esempio le automobili ad idrogeno, oppure le ibride che funzionano a gas e benzina – utilizzando una fonte di energia che sul nostro pianeta, stando a sentire i manager della Tesla fortunatamente abbonda: “L’energia elettrica è la più disponibile e accessibile che abbiamo”, ha affermato D’Alimonte. Già, ma da dove arriva appunto tutta quest’energia? La risposta sta in una parolina: litio. Il litio è un metallo color argento, leggero, soffice e facilmente estraibile, che si trova principalmente in Asia e Sudamerica ed è piuttosto abbondante sul nostro pianeta. Sono di litio le batterie che animano i nostri smartphone così come innumerevoli altri dispositivi tecnologici che ci circondano. Per poter garantire il crescente fabbisogno di energia per alimentare le proprie auto, per le quali la Tesla prevede nel prossimo futuro una produzione annua di 500.000 veicoli, nel 2014 ha avviato la costruzione di una Giga Factory, ovvero un’enorme fabbrica in mezzo al deserto del Nevada, nei pressi di Sparks, in grado di produrre un enorme quantitativo di batterie agli ioni di litio per le automobili, riuscendo ad accumulare energia proveniente da fonti rinnovabili, per loro natura incostanti e discontinue. La fabbrica è stata inaugurata nel luglio 2016 ma è ancora in fase di costruzione, spiega D’Alimonte, e una volta ultimata sarà uno degli edifici più grandi del mondo, come 100 campi da

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Il primo Gigafactory Tesla impiantato a Sparks, Nevada, Grande cone 100 campi da calcio....

calcio messi insieme. Pensate a quanta energia sarà in grado di produrre questa struttura gigantesca! “Nel 2020 ci aspettiamo di produrre in questa Giga Factory tutta l’energia che si produce nel resto del mondo adesso. Sarà la fabbrica più grande del mondo e funzionerà totalmente con energie rinnovabili”. Sembra troppo bello per essere vero... dunque il problema dell’approvigionamento di energia, in un mondo sempre più affamato e vorace è risolvibile, e neppure troppo lontano? Il manager ne è convinto: “Basterebbero 100 Gigafactory come questa per risolvere il problema della domanda di energia nel mondo”, sostiene, proprio come ha spiegato Elon Musk in persona a Leonardo di Caprio, durante la realizzazione del suo nuovo documentario sull’ambiente “Before the flood”, ovvero punto di non ritorno, presentato da National Geographic e visibile gratuitamente sul canale youtube di National Geographic. Se davvero fosse così questa rappresenterebbe una svolta epocale, una reale evoluzione nella produzione di energia. Per ora comunque siamo alle auto, e non è affatto poco. Per anni varie aziende ci hanno provato, forse troppo timidamente, forse troppo vincolate dall’influenza delle grandi potenze petrolifere, ma forse stavolta è la volta buona che qualcuno, dotato di lungimiranza, genialità e un pizzico di follia non riesca veramente a rendere sostenibili gli spostamenti in automobile. Attualmente, di questi Giga Factory ce ne sono 3 al mondo, continua D’Alimonte: oltre a quello già menzionato in Nevada, un secondo a Fremont, in California ed uno a Tilburg, in Olanda.

Quest’ultimo in realtà non è una vera e propria fabbrica ma un punto di assemblaggio per le automobili che giungono in Europa. E che fine faranno poi tutte queste batterie al litio, tenuto conto che uno dei difetti di questo materiale è proprio il suo degrado progressivo anche se non viene utilizzato? D’Alimonte ha una risposta anche per questo. “Alla fine della vita di una batteria al litio posso recuperare tutto quello che ho utilizzato per produrla, in maniera economicamente sostenibile. Nel costo del prodotto, delle automobili, è compreso infatti anche il costo dello smaltimento. Questa è la migliore tecnologia che abbiamo ad oggi”, aggiunge. Insomma il futuro della mobilità sostenibile è già arrivato, anche in Italia. E chissà che quest’incontro informativo nella sede di Trentino Sviluppo, il fiore all’occhiello dell’innovazione imprenditoriale trentina, nonostante sia passato pressoché inosservato non sia un preludio, tra qualche anno, alla nascita di qualche store, centro di assistenza, o centro di ricerca della grande azienda americana anche tra le nostre montagne. ■



trentinoeditoria di Carlo Martinelli

QUANTO È BELLA LA TRENTO DI GIAN PACHER RITORNA IL LIBRO CHE 40 ANNI FA CONSACRO’ IL TALENTO CURIOSO E “CIVICO” DELLO SCRITTORE E GIORNALISTA, SCOMPARSO NEL 1987. UNA RILETTURA QUANTO MAI ATTUALE E NECESSARIA

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volte ci si sorprende in compagnia dei pensieri più improvvisi. Così, al tempo dei social network, dove la memoria, i ricordi, le foto d’epoca, una certa nostalgia e una sorta di estetica vintage sono spesso protagonisti, uno si chiede come avrebbe percorso questi anni Gian Pacher. Scrittore, giornalista, narratore delicato, imprescindibile protagonista della scena culturale di Trento per tutti gli anni Sessanta e Settanta, prima della scomparsa, prematura, nel 1987. Ricordarlo, qui, non è però solo nostalgia o vintage. È doveroso tributo ad una delle voci più importanti che il Trentino abbia coltivato nel secondo dopoguerra e, forse, frettolosamente dimenticata da troppi. Così va salutata come merita la decisione delle edizioni Curcu & Genovese di riproporre, in anastatica, quel “Cara vecchia Trento”, lo storico libro di Gian Pacher edito nel 1978 dalla casa editrice Panorama di Trento e stampato dalle allora Arti Grafiche Manfrini di Calliano. La fedele copia anastatica - 200 pagine, 16 euro - ripropone un viaggio che è più che mai di attualità. Partendo dai nomi delle strade e delle piazze, Gian Pacher 30

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Gian Pacher in Piazza Duomo durante una intervista

narra della Trento dal Primo Novecento fino agli Anni Cinquanta, Sessanta, ricostruendo tutto di quel periodo: dai personaggi, ai locali pubblici, alla gente di tutti i giorni. Una preziosa testimonianza che Curcu & Genovese ha doverosamente e saggiamente ritenuto utile e doveroso tramandare ai posteri. Le sessanta foto in bianco e nero che chiudono il volume rappresentano la ciliegina sulla torta di un volume imperdibile per chi ama Trento e la sua storia (e le sue cronache). Franco de Battaglia ha conosciuto bene

Gian Pacher negli anni in cui è stato il responsabile della redazione trentina dell’”Alto Adige”, il quotidiano che annoverò l’autore di “Cara vecchia Trento” tra i suoi collaboratori a partire dal 1958. Qualche anno fa la Biblioteca comunale di Trento lo invitò ad indicare dieci libri che potessero raccontare la vita nella città. Al secondo posto collocò proprio il volume di Gian Pacher. De Battaglia, oggi editorialista de “l’Adige”, lo ricorda così: “Aveva una penna felice soprattutto nel racconto. I suoi libri sono tesoro


trentinoeditoria

TUTTO MERITO DI LIVIO PRANZELORES

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a ristampa del libro di Gian Pacher è avvenuta a cura della Casa Editrice Curcu & Genovese su sollecitazione di Livio Pranzelores. Novantotto anni, appassionato cultore della storia trentina, figlio di Antonio (storico e giornalista trentino del primo Novecento), Livio è stato insignito nel tempo della Medaglia al merito assegnata dal Consiglio dei ministri per la sua prigionia in Germania e del titolo di commendatore della Repubblica italiana per i suoi meriti culturali. La sua decisione di promuovere la ristampa di “Cara vecchia Trento” è segno del grande amore che nutre nei confronti della sua città.

per scoprire una città che non si vede più, ma resiste ancora, sotterranea, nei ricordi, nei rapporti interpersonali, nelle nostalgie e nelle resistenze alle volgarità. Quel libro è forse il suo titolo più indovinato, più aderente alla poetica che gli era cara del piccolo mondo trentino che la globalizzazione cerca di spazzare via, ma che un antico orgoglio urbano difende. Al tempo qualcuno irrideva il fatto che Gian Pacher si occupasse tanto di calcio quanto di arte e di costume. Io trovo che quei suoi filoni di vocazione fossero invece lo specchio dei tempi. Per lui la partita al Briamasco, la vernice di una mostra o il ritratto della venditrice di castagne avevano significato al di là del momento, diventavano occasione di incontro, pezzi diversi di città che stavano assieme, antitesi e alternativa allo shopping vuoto e compulsivo. Questa sua presenza aiutava così anche il giornale in un ruolo che oggi appare forse demodè: diventare momento di incontro, anche fisico. Il raccontare come dimensione del vivere, questa l’eredità che ci ha lasciato. E che merita di essere riscoperta”. Nel monumentale e mai abbastanza conosciuto “Dizionario Trentino” – guardacaso, stesso editore – è Mauro Lando a tracciare un breve quanto centrato ritratto di Giancarlo (Gian) Pacher, nato a Trento il 30 luglio del 1935 e scomparso – nella città che ha abitato, raccontato e amato con immutata passione – il 24 febbraio 1987. “Giornalista e scrittore, Gian Pacher è stato uno degli autori più letti e una delle voci più ascoltate di Trento. Lo è stato perché nella sua multiforme attività e nei suoi diversi interessi ha sempre usato il garbo che invita all’attenzione, la nostalgia che sollecita il ripensamento, la curiosità che offre stimoli. Lo ha fatto quando ha scritto di sport, e di calcio in particolare, con cronache mai gridate,

ma mirate piuttosto sui protagonisti. Lo ha fatto quando si è dedicato alla critica d’arte offrendo testi in cui le intuizioni e le interpretazioni degli artisti apparivano chiare. Lo ha fatto quando ha recensito i lavori teatrali non dedicandosi solo a quelli delle compagnie più importanti che raggiungevano Trento, ma anche alla fatica di quelle locali. Tutto questo sulle pagine del giornale Alto Adige. Gian Pacher è stato scrittore, autore di innumerevoli libri, tutti rivolti all’orizzonte della città capoluogo: ha narrato vicende, personaggi e luoghi della prima metà del secolo scorso in cui le migliaia dei suoi lettori sapevano riconoscersi. In più è stato anche militante socialista con la presenza in Consiglio comunale e vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti. Appassionato del Festival dei film della montagna ha fatto parte del direttivo della manifestazione. “Trento più vuota senza le sue storie. Amicizia e rimpianto per un uomo che dei ricordi faceva vita e speranza” titolò l’Alto Adige del 25 febbraio 1987. Su l’Adige del medesimo giorno Bruno Cagol, che era presidente dell’Ordine dei giornalisti, scrisse che quello di Pacher era “uno stile personale, apparentemen-

te pignolo, ma in realtà espressione di una preparazione culturale e professionale frutto di intensi studi, di minuziose ricerche”. E quelle minuziose ricerche costituiscono l’anima di “Cara vecchia Trento”. Da vicolo dell’Adige a via Verdi, da piazzetta degli Agostiniani a piazza Venezia il racconto di Gian Pacher – attento, curioso, partecipe – segue un filo rosso che egli stesso, nella nota introduttiva del dicembre 1978, così indicava: “ I lettori converranno che fino agli anni ‘50 Trento coltivava di sé una immagine lieta e sorridente malgrado i problemi del vivere quotidiano, le ristrettezze economiche dei più, i minori incentivi nei consumi. Caffè e sale biliardo, balere e giardini, campi di bocce e birrerie, trattorie sotto la pergola e prati ai limiti della città aiutavano a campare alimentando le amicizie, riscaldando gli umori, proteggendo le radici della nostra storia. Scrivendo questo libro e ricercando nelle cronache del passato prossimo, ho trovato accanto ai ricordi delle mie personali esperienze, decine di luoghi comunitari in cui i trentini, per propria scelta e non perché sospinti dagli altri, potevano e sapevano vivere insieme con civiltà, oltre le differenze di classe”. Ecco l’attualità estrema di queste pagine, dove la leggerezza del racconto si accompagna ad un profondo e vero amore “civico”. Fatti, personaggi, aneddoti, ambienti e sensazioni sono l’ossatura di un racconto per voci, via per via, piazza per piazza, che diventa sorta di enciclopedia popolare di una città che ci ostiniamo a pensare possa (e debba) ritrovare quell’amore di sé che è l’unico antidoto per resistere alla volgarità dei tempi che stiamo attraversando. E in questo la mai dimenticata freschezza giornalistica del caro Gian ancora ci può ■ aiutare, eccome. 31

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trentinostoria

PASSARONO DI QUI...

di Francesca Mazzalai

MONTESQUIEU A TRENTO CHARLES LOUIS DE SECONDANT, AL SECOLO BARONE DI MONTESQUIEU. UN NOME CHE EVOCA TRATTATI POLITICI, FILOSOFICI E SOCIOLOGICI. MA CHI ERA IN REALTÀ QUEST’UOMO ALL’APPARENZA COSÌ SEVERO E POSATO? COSA SI NASCONDE DIETRO L’IMMAGINE CHE CI RIMANDANO I SUOI RITRATTI? GRAZIE AGLI SCRITTI ARRIVATI FINO A NOI SCOPRIAMO LA SUA VERA NATURA: L’INSOPPRIMIBILE DESIDERIO DI EVADERE DALLA REALTÀ CHE LO CIRCONDA. E L’AMORE PER I VIAGGI, CHE NELLA PRIMA METÀ DEL 1700 LO PORTERÀ ANCHE IN TRENTINO.

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rento, 1729. È una piovosa mattina di fine luglio. L’inizio di una giornata umida, fredda, tanto che per un momento l’autunno sembra aver preso il posto dell’estate. Nelle vie del centro, facendo attenzione a non inzaccherarsi le scarpe, una serva sta tornando veloce verso casa. L’abitino che indossa è troppo leggero per quella mattina e la sua mente è tutta occupata dall’immagine di un bel fuoco caldo vicino a cui scaldarsi. 32

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Mentre si avvia a passo svelto per la strada, badando a mantenere quel decoro che ci si aspetta a quell’epoca da una fanciulla, anche se di umili origini, la sua attenzione viene improvvisamente catturata da un uomo, abbigliato in modo del tutto inusuale, il quale alza gli occhi e la nota a sua volta. I loro sguardi si incrociano. La foggia dell’abito, così sfarzosa e curata nei dettagli, il viso magro e aristocratico, il naso pronunciato, l’espressione severa,

tutto sembra indicare in lui un ricco forestiero. Quello che invece non può sapere è che di fronte a lei si trova uno fra i più grandi pensatori politici che il mondo abbia mai conosciuto: Charles Louis del Montesquieu. A Trento Montesquieu si trova di passaggio, di rientro da un lungo itinerario in Italia. Non ha voluto rinunciare a trascorrere una giornata in questa città a lui del tutto sconosciuta prima di rimettersi in viaggio verso casa, a

Bordeaux. Il suo viaggio è iniziato a maggio dell’anno precedente, nel 1728, con l’intento di approfondire la conoscenza di usi e costumi diversi dai suoi, di condividere nuove esperienze e farne se possibile materia per i suoi libri. Lui ama più di ogni cosa capire, approfondire. E scrivere. Montesquieu è un attento studioso del genere umano, capace di analisi così attente e acute da elevarlo a riferimento imprescindibile per i


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filosofi e i politologi dei secoli successivi. Proprio da uno dei suoi testi più noti, Lo spirito delle leggi, pubblicato (con enorme successo) nel 1748, le future democrazie trarranno l’attuale divisione dei tre poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Prima di arrivare a scrivere quello che rimarrà il suo capolavoro, la vita di Montesquieu lo porta però ad appassionarsi a molte altre cose: una fra tutte i viaggi. Inizialmente viaggi immaginari, in isole altrettanto immaginarie, ispirate da mappe e letture, che prendono vita nella sua mente e diventano reali nelle sue produzioni letterarie. Bisogna invece attendere fino al 1728 prima che Montesquieu metta effettivamente piede fuori dalla Francia, per vedere di persona ciò che ha solo letto sui libri. La sua fame di conoscenza è grandissima, e di colpo i suoi occhi si spalancano al mondo. Quello reale. Come un moderno sociologo, Montesquieu raccoglie montagne di appunti sul clima, l’economia, la cultura, i fatti, i caratteri umani e quelli delle società con cui entra in contatto.

In Austria, Germania, Ungheria, Inghilterra. E Italia. Quell’Italia capace di sopraffarlo con la bellezza delle sue opere d’arte, di catturarlo con l’acume degli storici e degli studiosi di diritto con cui si intrattiene a discorrere. E certamente di influenzarlo nell’elaborazione delle sue opere successive. Quando Montesquieu parte per visitare la penisola ha da poco compiuto 39 anni. Il suo obiettivo, come scrive a un’amica, è quello di “vedere per meglio pensare, e non soltanto la natura e i suoi fenomeni e le sue leggi. Ma ciò che l’uomo, imitando la natura, superando la natura, ha creato sulla terra”. Come abbiamo intuito dall’abbigliamento che sfoggia a Trento, il barone Charles Louis de Montesquieu non versa certo in condizioni di indigenza. La sua illustre famiglia vanta una lunga tradizione di magistrati ed ecclesiastici. E anche lui, fin dalla nascita, avvenuta il 19 gennaio del 1689, è stato destinato alla magistratura. Fino all’età di 11 anni viene educato in casa, da un precettore, insieme a due cugini suoi coetanei. Dopodichè

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trentinostoria Il Duomo di Milano nel 1745 ca.

Un frontespizio de “L’esprit des Loix”

tutti e tre sono spediti a Juilly (circa trenta chilometri a nord est di Parigi) per proseguire gli studi in un prestigioso collegio gestito dalla Congregazione dell’Oratorio. L’istituto, oltre che rinomato, vanta rette fra le più onerose di Francia. Ma il padre non intende lesinare sull’istruzione del figlio: lo sta preparando a una carriera da alto magistrato, e infatti, appena terminata la scuola, il giovane Montesquieu viene inviato all’università per proseguire gli studi giuridici. Una formazione ineccepibile dunque. E tutto sommato poco comune, visto che al tempo di Montesquieu le cariche statali si tramandavano di padre in figlio. Per accedervi non serviva altro che essere figli di chi possedeva una di quelle ambite posizioni. Naturalmente anche essere ricchi e cattolici aiutava. La prova abilitante al parlamento locale era quindi solo una formalità, a cui Montesquieu si sottopone nel 1713 quando, alla morte del padre, Charles torna a Bordeaux ed entra in possesso (in quanto primogenito) di tutte le proprietà di famiglia. Investito ora del ruolo di facoltoso aristocratico locale, il giovane Montesquieu si propone di ampliare il più possibile i suoi possedimenti terrieri. I vigneti rendono molto e in 34

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città il commercio del vino è particolarmente florido. Vero è che si tratta di un’attività a tempo pieno. E ora che ha ereditato dallo zio la carica di magistrato al Parlamento di Bordeaux, le sue frequenti assenze non tardano a scatenare aspre critiche (e in qualche caso le invidie) da parte dei colleghi. In ogni caso, tali lamentele non sortiscono alcun effetto. Montesquieu è annoiato parecchio dal lavoro di magistrato. E non a caso coglie (i maligni insinuerebbero crea) ogni occasione per defilarsi. Neppure la sua famiglia (composta da Jeanne de Lartigue, la ricca ereditiera con cui si sposa nel 1715, e i loro tre figli) può trattenerlo dal partire. La vita coniugale lo interessa quanto la pratica del diritto. Niente. Ad affascinarlo è invece ciò che gli è sconosciuto, diverso, lontano. Inizia anche per questo la sua frequentazione dell’Accademia locale, dove a quell’epoca si svolge la vita sociale e intellettuale di Bordeaux. La maggior parte dei membri dell’Accademia è costituita da scienziati dilettanti e grandi appassionati di scienze. È esattamente ciò che ci vuole per una mente curiosa e mai sazia come quella di Montesquieu, eletto ben presto direttore e al quale si deve l’istituzione di un nuovo premio per la medicina, seguito poco dopo da un altro per l’anatomia. Eppure, dopo qualche tempo, anche con l’Accademia Montesquieu trova modo di entrare in conflitto. Come lui sostiene apertamente, l’impresa scientifica deve basarsi esclusivamente sui risultati, sulle capacità personali, non sulla ricchezza o sulla classe sociale. Peccato che una simile concezione etica non venga digerita dagli altri accademici di Bordeaux, figli per lo più dell’aristocrazia locale.

Nel frattempo si dedica anche alla sua passione per la scrittura, pubblicando in forma anonima le Lettere persiane. Sotto forma di romanzo epistolare, l’opera descrive l’Occidente attraverso le pungenti osservazioni di due ricchi e colti viaggiatori persiani che commentano dall’esterno i costumi della società francese e li deridono senza risparmiare niente e nessuno, dalla religione alle istituzioni agli uomini di potere. È il bestseller del momento, l’identità dell’autore viene presto svelata e Charles, ora adulato e circondato da ammiratori, inizia a passare sempre più tempo nei salotti dell’alta società parigina e sempre meno a Bordeaux ad occuparsi delle sue proprietà. Nel 1726 i debiti accumulati lo riportano bruscamente alla realtà e lo costringono a cedere al miglior offerente la preziosa carica di magistra-

to. Una vendita che gli frutta una considerevole somma di denaro (e la tanto sospirata libertà). Siamo nel 1728. Il barone de Montesquieu vive ormai costantemente in viaggio. Il primo mese in Italia Montesquieu lo trascorre a Venezia, dove arriva (attraversando prima Lubiana e Gorizia) il 16 agosto. Poi è la volta di Milano. Ovunque viene trattato come una star. La notorietà e le origini aristocratiche gli aprono tutte le porte, anche quelle di intrapredenti signore tanto ammogliate quanto disinvolte. Dopo Milano Montesquieu visita diverse altre città, compresa Roma, che definisce la più bella del mondo. Sul diario di viaggio annota tutto ciò che lo colpisce. Le manifatture di vetri e specchi veneziane, ma anche commenti sulla moralità delle signore della città lagunare: “da quando le


trentinostoria donne sono più libere, i conventi sono divenuti deserti; la città “ridente ma noiosa” di Torino; Firenze, dove “si vive con molta economia, nessun caminetto e, nel cuore dell’inverno, niente riscaldamento”; i genovesi “molto paurosi, anche se orgogliosissimi” e le signore “molto altezzose”. A Napoli assiste incuriosito alla liquefazione del sangue di San Gennaro. Arriviamo così a maggio del 1729. Gli ultimi mesi in Italia Montesquieu li dedica a Bologna, che in quell’inizio di secolo conta circa 70 mila abitanti e una ben avviata produzione di seta. Risalendo verso nord ammira l’accogliente città di Modena, la piccola Reggio, la vita dispendiosa e godereccia del Duca di Parma, le fertili terre del mantovano e Verona, dove arriva la mattina del 29 luglio. Lo stesso giorno, all’ora del tramonto, riparte per raggiungere Trento e scrive: “Il paese è tutto pietre e rocce. Da Verona fino a Trento abbiamo seguito il corso dell’Adige, col rischio di precipitarvi dentro, data l’oscurità della notte, soprattutto nei pressi di una fortezza veneziana, chiamata la Chiusa, che si trova su una montagna e lascia solo un passaggio strettissimo fra le mura e il precipizio. Come se non bastasse, la strada è interrotta da un ponte levatoio. Dei soldati trasportano la sedia di posta fino in cima e bisogna litigare a lungo perché si accontentino di un testone (ovvero una moneta d’argento), diritto che è loro dovuto. Ala è una terra del conte di Castelbarco, ci sono moltissimi telai per stoffe di velluto, e lì per la prima volta mi sono fatto un’idea di come si fabbricano i velluti.” Detto questo, “tutto il paese, sia quello veneziano sia quello trentino, fino a Trento. è pieno di gelsi: la terra è fertilissima. In uno stesso campo puoi vedere cereali di varie specie,

viti su ciliegi, olmi, frassini, noci e gelsi dappertutto. Gli abitanti di Rovereto sono tutti impegnati nelle manifatture per la prima lavorazione della seta, dove si filano i bozzoli nelle caldaie. La seta di questa regione è buona” commenta Montesquieu. “Queste popolazioni – aggiunge – ai confini fra la Germania e l’Italia non sono controllate da nessuno; sono in un certo senso libere e di conseguenza insolenti: si aggiunga che i furfanti fissano più volentieri la loro residenza ai confini fra i due Stati”. Montesquieu non sembra affatto soddisfatto delle genti che incontra sulla strada di Trento, e alla città stessa dedica un paio di commenti tutt’altro che lusinghieri: “Trento è una città molto brutta. C’è la chiesa di Santa Maria Maggiore, dove si tenne il Concilio; è buona solo per celebrarvi una messa parrocchiale. Si comprende facilmente come a Trento non ci sia nemmeno un’opera d’arte degna della curiosità del viaggiatore”. È il 31 luglio. Il suo viaggio in Italia è ormai giunto al termine. Il giorno successivo è già al di là del Brennero. Che tratta alla stessa stregua di Trento. “Tutto il paese del Tirolo che ho visto, da Trento fino a Innsbruck, mi è parso molto brutto. Abbiamo viaggiato sempre fra le montagne, da una parte e dall’altra e sembra impossibile che dopo essere quasi morto di caldo a Mantova ho dovuto soffrire un freddo tremendo sebbene avessi abiti adatti all’inverno; e questo il primo di agosto.” Una volta rientrato a Bordeaux, Montesquieu ripartirà quasi subito alla volta dell’Inghilterra dove rimarrà per un anno e mezzo, e dove suo malgrado dovrà venire a patti con quel clima freddo che tanto l’aveva indisposto in Tirolo. Ma questa è un’altra storia. ■ trentino mese.indd 1

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La Brigata partigiana “Giustizia e Libertà” di Biella. Giorgio Marincola è il terzo da destra.

DENTRO LA STORIA

di Maurizio Panizza

maurizio@panizza.tn.it

GIORGIO, IL PARTIGIANO NERO IN VALLE DI FIEMME, NEL POMERIGGIO DEL 4 MAGGIO 1945 – TRE GIORNI DOPO LA RESA DELL’ESERCITO TEDESCO IN ITALIA – UNA FORMAZIONE PARTIGIANA INTIMA L’ALT AD UNA COLONNA DI SS IN RITIRATA. LE MACCHINE E I CAMION PORTANO TUTTI, A FIANCO DELLA SVASTICA, UNA BANDIERA BIANCA IN SEGNO DI RESA. SENZA ALCUN APPARENTE MOTIVO I SOLDATI TEDESCHI APRONO IMPROVVISAMENTE IL FUOCO. DUE PARTIGIANI RESTANO A TERRA UCCISI SUL COLPO. UNO DI QUESTI, È UN RAGAZZO DI COLORE. SI CHIAMA GIORGIO MARINCOLA

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hi fosse quel giovane di 21 anni, colpito alle spalle quando l’Italia era già ufficialmente liberata, lo si seppe solo in seguito. Infatti, nella confusione del momento ci fu chi, all’inizio, parlò erroneamente di “una spia americana”, qualcun altro di un “medico sudafricano”. In più si era in montagna, in una regione ai confini con l’Austria, dove con molta probabilità mai fino ad allora si era visto da quelle parti un uomo dalla pelle nera e, dun36

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que, qualsiasi congettura poteva allora essere plausibile. Eppure quel ragazzo - appurerà in seguito il Comitato di Liberazione Nazionale - era cittadino italiano, cresciuto in Italia, era studente di medicina all’università di Roma e conosceva alla perfezione il dialetto romanesco. Anni dopo, nell’archivio della sua famiglia, verrà trovata la lettera di un certo Vittorio, suo compagno d’armi, che ricordando quei giorni tremendi così scriveva: “Ormai

tutti a Cavalese lo conoscevano, ormai tutti gli volevano bene, e quando la bara passò in mezzo al popolo silente, mentre nell’aria risuonavano i lenti rintocchi, non un ciglio rimase asciutto, mentre un fiotto di pianto sgorgò dagli occhi del sacerdote che ne benedì la salma. Vittorio - mi sembrasti sussurrare ancora come il dì della liberazione noi non moriremo mai.” Purtroppo, invece, nonostante quel suo entusiasmo di gioventù, Giorgio era morto nei

pressi del paese di Stramentizzo senza quasi rendersene conto, colpito da una pallottola alla schiena. Così - paradossalmente tre giorni dopo la firma della resa dei tedeschi in Italia - usciva dalla scena della vita quello che sarebbe rimasto come l’unico e quasi sconosciuto partigiano di colore nelle vicende della Resistenza italiana. Ma chi era Giorgio Marincola? Quale storia portava con sé? Da quanto appreso,


trentinostoria

Giorgio, studente di Medicina

sappiamo che era nato in Somalia il 23 settembre del 1923 in un villaggio a pochi chilometri da Mogadiscio. Il padre, Giuseppe, era un maresciallo di fanteria dell’esercito di occupazione italiano; la madre, della tribù berbera dei Cabila, aveva 21 anni e si chiamava Aschirò Hassan. È da dire che in quegli anni, e fino al 1940, la discriminazione razziale non era ancora entrata nella società italiana per cui il riconoscimento del padre diede luogo di fatto alla cittadinanza italiana per il piccolo Giorgio. Due anni dopo, nel 1925, da quella

convivenza “mista” nacque pure una bimba a cui venne dato il nome di Isabella, lo stesso della nonna paterna. Purtroppo, però, fra Giuseppe e Aschirò la storia d’amore era ormai giunta al termine. Infatti, durante una breve licenza, l’uomo aveva conosciuto a Napoli la sorella di un suo commilitone e se ne era innamorato. Nei primi mesi del 1926 si consuma così il dramma familiare: Giuseppe lascia la Somalia e si porta via i due bambini. In giugno, poi, sposa Elvira Floris dalla quale negli anni successivi avrà altri due figli. Pare, comunque, che la partenza dei due piccoli fosse stata concordata con la madre (chissà con quale strazio), in quanto le usanze locali mai le avrebbero permesso di tenere con sé i figli, ma sarebbero stati consegnati ad un orfanotrofio della regione. Arrivati in Italia, i due fratellini vennero subito divisi: Isabella seguì il padre e la matrigna a Roma, Giorgio, invece, venne affidato allo zio paterno e a sua moglie che vivevano da soli a Pizzo Calabro. Da quanto ne sappiamo, loro crebbero il bambino con lo stesso amore che si dona a un figlio. Ricorderà, infatti, la sorella: “Era un piccolo reuccio, inoltre nel mare di Pizzo, Giorgio aveva imparato a nuotare bene, quasi meglio di un delfino.” Nel 1933, alla morte dello zio Carmelo, Giorgio venne riportato dal padre a Roma. Nella capitale, alcuni anni dopo, si iscriverà al regio liceo “Umberto I” ed è qui che conoscerà un personaggio determinante per la sua vita: Pilo Albertelli, un professore di storia e filosofia, una figura cristallina di antifascista dal quale apprenderà i valori della libertà e della democrazia. Albertelli nei primi anni ’40 sarà poi partigiano nelle file di Giustizia e Libertà. Verrà arrestato nel marzo del 1944 e alcuni giorni dopo troverà la

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La madre di Giorgio, Aschirò Hassan 37

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trentinostoria morte, assieme ad altre 335 persone, nella strage delle Fosse Ardeatine. Racconterà di quegli anni una compagna di liceo: “Giorgio era dolce, era una persona molto propensa a sentire e a capire gli altri. Ti ascoltava, ti dava consigli. Se poteva ti dava sempre una mano. Era una persona bellissima, un ragazzo intelligente, generoso e leale.” Evidentemente furono proprio quelle sue qualità interiori, assieme allo sdegno per l’eccidio in cui era stato ucciso anche il suo mentore, a spingere Marincola nella primavera del ‘44 ad aggregarsi ad una squadra partigiana del Partito d’Azione operante nei dintorni di Viterbo. All’arrivo degli alleati, poi, chiese di entrare nelle fila delle avanguardie britanniche e dopo un breve periodo di addestramento, col grado di tenente ricevette la consegna di farsi paracadutare in Lombardia, oltre le linee nemiche. Prima col nome di battaglia di “Mercurio”, poi con quello di Renato Marino (spesso, però, chiamato dai compagni “il Moro”), Giorgio si unì alle brigate di Giustizia e Libertà del biellese, ma nel gennaio del 1945 fu fatto prigioniero nel corso di un rastrellamento tedesco e portato a Villa Schneider, tristemente nota per essere la sede della polizia politica. Dal piano superiore della villa, trasmetteva una stazione radio chiamata “Radio Baita” creata dai tedeschi con la funzione di propaganda anti-partigiana. E’ da lì che pochi giorni dopo la sua cattura, Marincola venne costretto a parlare ai microfoni secondo quanto concordato con i nazi-fascisti. Se non che, alla domanda del perché lui, italo-somalo, stesse combattendo con gli inglesi, il ragazzo rispose coraggiosamente a modo suo: “Sento la parola patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un 38

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Il cadavere di Giorgio Marincola fotografato da Quirino March, inviato dal C.L.N. (Fondazione Museo Storico del Trentino)

colore qualsiasi sulla carta geografica… La patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i popoli del mondo. Per questo combatto gli oppressori.” Immediatamente - secondo le testimonianze - si sentì un trambusto di percosse e la trasmissione fu interrotta. Il gesto in sé era molto grave, ma probabilmente fu grazie alla sua giovane età che Giorgio ebbe salva la vita. Da quanto riferito in seguito da altri partigiani, dopo essere stato trasferito nelle carceri “Le Nuove” di Torino, verso i primi di marzo Marincola venne nuovamente caricato su di un treno e destinato stavolta al campo di concentramento di Bolzano. Qui conobbe Vittorio il quale, dopo la guerra, scriverà così alla sua famiglia: “Il nostro primo incontro avvenne in quell’inferno che era il campo di Bolzano. Diventammo subito amici e insieme dividevamo la monotonia d’una schiavitù che sembrava non dovesse più

finire. Quanti sogni, quante speranze, quanti tristi pensieri nel Block C, tra la fame, le ingiurie, le percosse.” Il 30 aprile del 1945, finalmente le porte si aprirono. Le SS che fino a quel momento erano state il terrore del lager, fuggirono vergognosamente di nascosto durante la notte e così il campo di Bolzano, pochi giorni dopo, passò in carico alla Croce Rossa Internazionale. La guerra, però, non era ancora finita. Giorgio Marincola che avrebbe avuto la possibilità di riparare nella vicina Svizzera, rifiutò il passaggio su di un camion e il 2 maggio decise, assieme all’amico Vittorio, di scendere verso sud per raggiungere gli alleati e la famiglia. Giunti ad Ora – dopo appena 20 km – cambiarono però idea, decidendo di salire verso la Valle di Fiemme con l’evidente intenzione di unirsi ai gruppi partigiani molto attivi in quella zona, soprattutto fra Cavalese e Predazzo. Le motivazioni di quella decisione – che poi si rivelerà tragica

FONTI E RINGRAZIAMENTI “Antifascismo e Resistenza nel Trentino - Testimonianze”. A cura di Vincenzo Calì, Comitato Provinciale. 30° Anniversario Resistenza e Liberazione, Trento 1978. “Razza partigiana”. C. Costa e L. Teodonio, Iacobelli Ed., 2008. Un grazie alle biblioteche della Valle di Fiemme, a Antar Marincola, nipote di Giorgio, e allo scrittore Lorenzo Teodonio per la disponibilità.

– le scrive lo stesso Vittorio in un commosso memorandum. “Vittorio - mi dicesti non ti sembra ignobile finirla così? Io ti guardai perplesso mentre disegnasti nell’aria la frusta che ci aveva martoriato per tanto tempo e che tanti compagni aveva ucciso. Un attimo, pochi secondi, ero pronto anch’io.” E qui la cronaca ritorna all’inizio di questa nostra storia. Giorgio Marincola morirà, come sappiamo, il 4 maggio, ucciso a tradimento in una terra, il Trentino, che non conosceva affatto e che non era neppure la sua. Ma quel giorno e quello seguente, lui non sarà la sola vittima della furia tedesca. A Stramentizzo, infatti, le SS uccideranno ancora con brutale violenza 11 partigiani e 10 civili, dando fuoco al paese. Proseguendo poi la ritirata, a Molina massacreranno altre 6 persone. Nella tragedia immane, questa per fortuna sarà l’ultima strage dell’esercito tedesco sul suolo italiano. La Germania cessò definitivamente le ostilità l’8 maggio quando a Stramentizzo ormai non rimaneva altro che l’odore acre dei legni combusti e il pianto sommesso sulle tombe dei morti. Era bella la Valle di Fiemme in quel maggio del 1945! Era bella per il verde pastello dei larici e per il verde brillante dei prati. Bella per il sole, per i fiori colorati e per i caprioli che pascolavano tranquilli al limitare dei boschi. Bella, soprattutto, perché pochi giorni prima la guerra era finita. Ora si doveva iniziare a ricostruire e a vivere. Il 4 maggio del 2005, a distanza di 60 anni, il giornale Alto Adige nel commemorare quell’evento tremendo, ricorderà la luminosa figura di Giorgio Marincola, poco più che ventenne, con questa dedica: “Partigiano con la pelle nera, morto per la libertà. L’Italia di allora lo dimenticò perché meticcio, l’Italia di oggi lo ricorda con riconoscenza.”■


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accordo, adesso è proprio inverno. Non ci sono dubbi. I termometri sono costantemente sotto lo zero ormai da qualche giorno. E più si abbassano le temperature, più sale il desiderio di calore. Ma non è un sogno. O meglio, si tratta di un sogno assolutamente realizzabile. Anche vicino a casa. Abbiamo infatti deciso di iniziare questo nostro particolare tour dall’hotel Alpenrose di Vattaro, struttura alberghiera molto nota a trentini e turisti perché dotata di un centro wellness ben attrezzato ed organizzato, in grado di incontrare sia le esigenze di intenditori che di quelli meno esperti nel settore. Situato nel cuore dell’hotel, il centro è a disposizione degli ospiti e di tutti quelli che, per così dire da “esterni”, amano sottopor40

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si a trattamenti di benessere. Oggi è un anonimo martedì di gennaio, ma si percepisce comunque un certo movimento. Dal punto dell’accettazione si aprono due strade: la vera e propria zona wellness e l’area riservata a massaggi e trattamenti di estetica. Dopo due chiacchiere con la titolare, che gestisce direttamente tutta la zona trattamenti e relax, ci viene offerta la possibilità di provare… Non vediamo l’ora, con questo freddo! Dalla porta a vetri accediamo agli spogliatoi e già da questa prima fase avvertiamo una piacevole sensazione, anche visiva. Tutta l’area è arredata in discreto stile tirolese: un legno chiaro ma solido, capace di infondere un senso di calore all’ambiente. In prima battuta, l’occhio cade sull’ampia piscina d’acqua salata e

ben riscaldata, dotata di più punti idonei all’idromassaggio. A caratterizzarla maggiormente, il delicato gioco puntiforme di luci sul soffitto, a simulare un cielo stellato. Intorno allo specchio d’acqua si trovano molti lettini imbottiti, così da rendere piacevole il momento del riposo. Ma passiamo alla zona delle saune. Le cabine sono disposte in modo circolare e secondo un criterio logico: da livelli di calore moderato- come ad esempio quella ad infrarossi – si sale gradualmente di

temperatura, attraverso la sauna bio (secca con inebriante profumo di menta) e la classica finlandese, la più potente. Discorso a parte merita il bagno turco, nettamente umido. Anche qui, con richiamo alla piscina, il soffitto è caratterizzato da piccoli punti luce… rossi, in questo caso, a rendere l’ambiente molto avvolgente. La zona docce presenta alcuni vani classici e la possibilità della gettata fredda, con il caratteristico secchio di legno che riversa in qualche refri-


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MONTE BONDONE: LA NEVE AMICA DEI TRENTINI. #familyvillage gerante secondo, un fresco benessere. Tra una sauna e l’altra, occorre necessariamente dissetarsi. Ecco a disposizione degli ospiti del centro wellness un banco rinfresco costantemente e prontamente integrato: tisane calde (noi abbiamo gustato con piacere quella allo zenzero), brocche di succhi misti e la possibilità di bere anche la freschissima acqua del rubinetto. E se vi sor-

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prende un certo languorino, niente paura. Frutta fresca – una bella cesta di agrumi e mele ed un vassoio di acini d’uva – affiancata da ciotole di quella secca, ricca di elementi essenziali. Affacciato al buffet, un salottino molto accogliente, dove degustare e reintegrare. Magari scambiando due chiacchiere. Guardandoci intorno, vediamo le signore di mezza età (o forse anche di più) che passano i loro pomeriggi in maniera alternativa ai canoni della tradizione; notiamo il gruppetto di ragazze che progetta la serata; qualche coppia che approfitta del tranquillo pomeriggio infrasettimanale per godersi questo indiscutibile relax. C’è anche qualche sportivo in fase di riabilitazione – il calore, si sa, è terapeutico – che tra dovere e piacere non sa cosa scegliere… e qualche single di entrambi i sessi che approfitta dello strascico delle ferie natalizie. Molti sono del posto, tanti i turisti (d’altronde, siamo in piena stagione) e un buon numero di presenze dal Veneto: Bassano, Feltre, Asiago. E c’è anche chi va in sauna perché proprio non sopporta il freddo. Quelli che insomma non reggono tutti quei gradi sotto zero e hanno un bisogno indiscutibile di calore. Come noi. Fuori il termometro è ancora sotto lo zero. Salutiamo e usciamo nella notte scura e gelida. Ma con intorno un piacevole ricordo. Di caldo, bolle e profumi. ■

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trentinoincontri di Tiziana Tomasini

CRISTIANO FUSARI, CALCIATORE DI TIONE E CAMPIONE ITALIANO DI CALCIO A 5, METTE IN RETE RISULTATO DOPO RISULTATO. E TRA IL TRICOLORE E TANTE VITTORIE, RACCONTA CON DETERMINAZIONE LA SUA VITA NEL PALLONE, I SUOI SOGNI E LA NOSTALGIA DELLE MONTAGNE…

IN GOL CON LA MONTAGNA NEL CUORE

C

erto che quel nome deve portarne di fortuna. Perché chiamarsi Cristiano e giocare bene a pallone è quasi un’equazione sin troppo facile. Ma è anche vero che niente si raggiunge – nella vita come nello sport – senza fatica, impegno e costanza. E sono questi elementi, mixati con la passione ed il talento naturale, che forgiano i campioni. Dev’essere successo così anche per Cristiano Fusari, calciatore trentino di calcio a 5, attualmente di stanza a Genzano (Roma), dove si allena nella squadra del Cioli Cogianco nel ruolo di laterale. Classe 1991, ha sempre masticato calcio. Ed anche piuttosto bene. Fino a 19 anni gioca sul grande campo, nella rosa degli 11. Arriva in serie B con l’Albiano ma in questo momento accade qualcosa di negativo che tuttavia cambierà la sua prospettiva in positivo. Un brutto infortunio – riscontrato al di fuori del contesto calcio – lo porta temporaneamente ad allontanarsi dal campo. Riprende l’anno successivo nel Comano, ma non è più così convinto. E qui matura il grande salto verso il calcio a 5. Con risultati strepitosi fin da subito. Si trova in Serie A1 a Verona, subito dopo la firma del contratto. Ma come ha realizzato questo passaggio? Cosa rende il calcio a 5 più interessante di quello tradizionale? 44

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Cristiano non ha dubbi: maggior velocità, più dinamismo e molta tattica. Ingredienti che lo stimolano e soprattutto lo divertono. A tal punto da considerare questo sport il suo obiettivo principale. “Sono fissato” – dice “e mi sto dedicando al 100%.” E si vede. Indubbiamente dal Trentino a Roma è stato un bel salto… Già, all’inizio dev’essere stata dura, perché Cristiano afferma che adesso, dopo tre anni fuori casa, sente meno la lontananza. Cosa gli manca

della nostra bella regione? La casa, la famiglia ma anche lo stesso ambiente, il paesaggio, le montagne. A Genzano si trova bene, è inserito in un bel gruppo, ha tanti amici. Chiaro che Genzano non è Tione, ma questi – tutto sommato – sono dettagli. Cristiano dichiara di essere lì con una forte motivazione, giocare. E quello rimane il suo obiettivo, a prescindere dal panorama. Ma abbiamo parlato di famiglia. Cosa pensano i suoi della sua scelta? Naturalmente sono felici per lui, l’hanno sempre supportato e sostenuto. Certo il padre è contentissimo, la madre un po’ meno… ma le mamme, si sa, sono così… Quanto tempo dedica al calcio? Come sono scandite le sue giornate? I ritmi sono simili a quelli di un qualsiasi lavoro: la mattina si allena per due ore; dopo la pausa pranzo ed il momento del riposo, nel pomeriggio si riprende. Il calcio occupa quindi gran parte del suo tempo. Alla domanda “Cosa ti aspetti dal 2017?” Cristiano non si fa spaventare, anzi abbassa il tiro. Lui dichiara di non ragionare tanto per annate, quanto per settimane. Obiettivi minimi insomma, per affrontare il tutto con serenità e da vicino. Concreto, non c’è che dire. Economicamente come funziona? Tutto questo impegno viene retribuito? Non


trentinoincontri A sinistra, Cristiano e il portiere Francesco Molitierno. Sotto, con la Nazionale italiana stagione 2106/17

come i calciatori di serie A del calcio a 11 [ride], ma riceve uno stipendio che gli consente di vivere. E il calciatore che ammira più di tutti in assoluto? “Messi, è troppo forte e oltretutto bello da vedere quando gioca”. E la squadra del cuore? Nessun dubbio neanche qua. “Il Milan”. Ma basta con le domande facili. Adesso tocca a un bel “Torneresti in Trentino se…” Cristiano tornerebbe se ci fosse una squadra di serie A1, ma attualmente è ancora tempo futuro. Qualcosa si sta muovendo a Merano, arrivato in serie A 2. Ma siamo solo agli inizi. Il suo incubo ricorrente? Cristiano dichiara di non avere incubi, piuttosto preoccupazioni che per un calciatore si riassumono in un unico termine: infortunio e dintorni. Se non avesse fatto il calciatore? Ci

pensa un attimo: sarebbe probabilmente un militare o il gestore di un bar o ristorante. Banale ma di rito l’ultima domanda per uno con la passione del calcio giocato come lui. Cosa provi quando fai gol? “È una bella emozione personale, dalla quale però si capisce che il duro lavoro di squadra viene di fatto ripagato.” Insomma uno per tutti e tutti per uno. Tutti uniti a rincorrere il pallone per segnare. Ovvero la favolosa legge del gol. TUTTO FUSARI MINUTO PER MINUTO Il calcio a 5 è conosciuto dai più come “calcetto”. Di origine sudamericana, questo sport di squadra simile al calcio è definito dagli addetti ai lavori “futsal”, termine nato dalla fusione dell’espressione “futbol de salon”, in quanto giocato in

luogo chiuso. Dall’articolato curriculum di Cristiano, possiamo sintetizzare che il nostro giocatore inizia col botto nell’annata 2012/2013 nel Verona, mettendo a segno 70 gol in Under 21 e 5 nella squadra maggiore. L’anno dopo è già in nazionale, con due convocazioni. L’annata 2014/2015 lo vede impegnato nella squadra laziale Carlisport Cogianco, che dalla serie A 2 centrerà la promozione in A 1, vincendo lo scudetto italiano Under 21. Dopo un’esperienza da bomber nel Prato (10 gol e 10 assist in cinque mesi di gioco), si definisce il ritorno nella Cioli Cogianco, guidata dal mister spagnolo Alonso, che lo vede andare a segno con 10 gol in 10 partite, guadagnandosi meritatamente il posto nella nazionale maggiore italiana di futsal guidata dal ct ■ Menichelli.

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“4 STAGIONI” DI BUONA CUCINA È UNO DEI LOCALI STORICI DI TRENTO. DA 30 ANNI, MARIAROSA E GILBERTO PROPONGONO SPECIALITÀ DI PESCE, MA ANCHE CUCINA TRENTINA. UN AMBIENTE FAMILIARE SULLA COLLINA VERSO COGNOLA

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l ristorante si trova sulle pendici della collina di Cognola, si chiama 4 Stagioni ed ha una storia tutta da leggere. Una di quelle storie che intrecciano le vicende di una famiglia con quelle di un’azienda. Una storia che ha i volti di Mariarosa Buratti e di suo marito Gilberto Tolomei

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e che comincia attorno agli anni Ottanta. Gilberto è romano e dopo aver frequentato l’Alberghiero è da molto tempo nel mondo della ristorazione: innumerevoli le stagioni da lui fatte in alberghi svizzeri e poi di Campiglio, di Pampeago e dell’Isola d’Elba. E proprio a Campiglio, nel

1974, conosce Mariarosa, la “collega” di Comano Terme che sposa quattro anni più tardi. Il lavoro prosegue dunque in coppia, itinerante, l’esperienza si accumula, un’idea romantica della professione di ristoratore si affina e si fortifica. Sono anni, quelli, in cui un ristorante non


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INFO RISTORANTE PIZZERIA 4 STAGIONI Via San Vito 36 – Cognola 38121 Trento Tel. 0461.987031 giorno di chiusura: lunedì quattrostagionisnc@virgilio.it www.quattrostagionisrl.it è un semplice luogo di consumo, bensì un posto in cui la cucina viene presa sul serio e il cliente non può che aspettarsi il meglio quando si siede a tavola. Nel 1980, nasce Serena, la prima figlia e con lei l’esigenza di trovare una sede di lavoro fissa. Così Gilberto comincia a lavorare con Franco Bertocchi al 4 Stagioni, locale sorto sulle ceneri dell’antica Trattoria Al Caminetto a S. Vito di Cognola. È un dipendente stimato, giovane, ma già con un sacco di anni di esperienza alle spalle. Per dieci anni Mariarosa fa la mamma (nell’82 nasce la seconda figlia, Romina). Proprio nel 1982, Bertocchi vende il 4 Stagioni e si porta dietro il fedele Gilberto al Ristorante Giulia a Trento. Ma l’allontanamento è solo momentaneo, perché il giovane romano torna al 4 Stagioni nel giro di 24 mesi, assieme a Bertocchi e a Guido Rizzi, il celebre “baffo”, pizzaiolo delle Laste. Nel 1985, a Trento di pizzerie non è che ce ne siano poi tante. È anche per questo che il successo del 4 Stagioni è immediato e nel 1997 finalmente Gilberto Tolomei è “solo al comando”. Anzi, in coppia con Mariarosa che dopo le gioie della maternità torna con entu-

Gilberto e Mariarosa con figlie e nipotini

Lo chef e socio attuale, Mirco Zamboni

siasmo alla sua originaria professione. Il Ristorante 4 Stagioni, dunque, approda agli anni Novanta col vento in poppa. I dipendenti sono sette. Lo chef (e socio) è il compianto Albino Miori: una presenza che contribuirà in modo decisivo al sucesso del ristorante. Insomma, negli anni i trentini imparano sempre più ad apprezzare il servizio, i locali rinnovati, ma soprattutto la cucina, in particolare le rinomate e ricercate specialità di pesce. Anche le figlie Serena e Romina – non appena l’età glielo consente – danno il loro prezioso contributo. E così si arriva ad oggi, lo chef è cambiato, si chiama Mirco Zamboni, e ha preso il posto di Miori anche come socio. Le specialità sono sempre le stesse, anche se proprio grazie a Zamboni sono state in alcuni casi rinnovate e rivisitate, assegnando loro nuovi accattivanti “arrangiamenti”. Rinomati e richiesti dalla clientela soprattutto l’antipasto di mare e gli spaghetti allo scoglio. Tuttavia, la

cucina di mare non preclude e non toglie per niente spazio a quella trentina, con un occhio peraltro ai piatti nazionali. Da oltre trent’anni Mariarosa e Gilberto gestiscono sapientemente il ristorante 4 Stagioni e selezionano con cura le materie prime e gli ingredienti, in modo da offrire a ogni cliente tutto il sapore di prodotti freschi e genuini. Ma come è fatto il locale attualmente? Dispone di sale ampie che ricreano un ambiente familiare. Il ristorante propone oltre sessanta tipi di pizza, tutti preparati con ingredienti selezionati. Ma l’offerta del locale non si esaurisce certo qui, perché sulla Collina di Cognola c’è la la possibilità di organizzare cene d’affari, banchetti nuziali e feste private, grazie agli oltre cento coperti divisi tra la spaziosa ed elegante sala interna e la saletta per cene riservate. Nel periodo estivo, trovano posto altri 60 ospiti nel giardino, sotto uno splendido e invitante pergolato con vista panoramica. ■

Gilberto e Mariarosa agli inizi

Con lo chef Albino Miori 47

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trentinoincontri

CARTONI (E NOSTALGIA) IN 3 MINUTI di Stefania D’Elia

NOI NATI TRA I ‘70 E GLI ‘80 AI CARTONI ANIMATI DOBBIAMO TANTO, COMPRESA LA NOSTRA CONOSCENZA DEI MECCANISMI DEL CORPO UMANO O I RUDIMENTI DELLA MITOLOGIA. GRAZIE ALLA TECNOLOGIA E A YOUTUBE, STEFANO PIFFER CI AIUTA A RIVIVERE QUEI MOMENTI SPENSIERATI, MA ANCHE DIDATTICI

P

er chi, come chi scrive, è nato a cavallo degli anni ‘70 e ‘80 i cartoni animati hanno rivestito un ruolo fondamentale; siamo una generazione di eterni Peter Pan e, inutile negarlo, bastano un paio di note (sentite per caso, magari facendo zapping con l’autoradio) per ritrovarsi a canticchiare il ritornello del cartone preferito. È una reazione istintiva, un imprinting inciso con l’indelebile nel nostro DNA: possiamo dimenticare pentole sul fuoco, appuntamenti o anniversari, ma mai e poi mai dimenticheremo la formula magica che permetteva ad una ragazzina dagli improbabili capelli blu di trasformarsi in un idolo osannato da migliaia di persone. Siamo cresciuti a pane e Bim Bum Bam; i nostri pomeriggi erano scanditi da quegli eroi che abbiamo imparato ad amare, le no48

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stre serate finivano dopo il cartone delle 20, non c’era nessun “Ancora uno per favore”; dopo le 20.30 iniziavano i programmi per adulti e i bambini venivano relegati nel mondo dei sogni, tranne in rare occasioni... Per assistere

ai classici Disney del venerdì sera ad esempio. Per noi, figli della spallina e del capello cotonato, è impossibile non crogiolarsi nei ricordi: ai cartoni dobbiamo tanto, compresa la nostra conoscenza dei meccani-

smi del corpo umano (successivamente approfondita grazie a telefilm come E.R.) e le prime nozioni di mitologia greca, retaggio che ci è tornato particolarmente utile durante le interrogazioni degli anni a seguire.


trentinoincontri C’è qualcuno che è andato oltre la “nostalgia canaglia” e che quei ricordi è riuscito a renderli concreti e tangibili: Stefano Piffer, conduttore radiofonico di Radio Dolomiti, giornalista e Youtuber che, grazie alla sua memoria fotografica per le cose inutili (come l’ha definita lui) all’interno del canale “Cartoni in 3 minuti” regala tutti i lunedì, da un paio di anni a questa parte, una rinvigorente pausa d’evasione che, diciamolo, ad inizio settimana ci sta tutta. I suoi video raccontano molto di più di quello che mostrano. Per una manciata di minuti si viene catapultati in quell’infanzia ingenua in cui aveva perfettamente senso immedesimarsi in tre ladre che, in tutina attillata di lycra entravano nei musei per rubare quadri alla ricerca delle proprie origini. Noi, che nei momenti particolarmente arditi, saccheggiavamo la latta dei biscotti sulla credenza della cucina, ci sentivamo delle vere e proprie menti criminali. Ho avuto il piacere di incontrare Stefano un paio di volte

(appuntamenti estorti modello stalker, ma non è il caso di sottilizzare) e quello che colpisce, oltre alla bellissima voce che ormai abbiamo imparato ad amare, è la simpatia schiva e per nulla invadente che lo caratterizza. Con lui si chiacchiera molto e di tutto, ha un modo di fare affabile che mette tutti a proprio agio (anche una novella stalker). Mi racconta poco di sé, ma quando gli chiedo dei video si scioglie. Scopro che il primo video, uscito all’inizio dell’estate del 2014 è nato per caso. “Amo la pallavolo e Mila e Shiro due cuori nella pallavolo è sempre stato uno dei miei anime preferiti. Un giorno ho pensato di girare un video che ne riassumesse storia e assurdità; la trama è nata in pochi minuti, per il montaggio delle immagini invece... diciamo che c’era un ampio margine di miglioramento!” mi racconta “Non mi aspettavo un tale successo: le visualizzazioni si sono susseguite ad un ritmo vertiginoso, i riscontri positivi sono stati tantissimi. Ancora non lo sapevo ma stavo dan-

do vita ad una cosa che mi avrebbe assorbito per anni!” Tutto rose e fiori quindi? Chiedo incuriosita. “No, non proprio. Ci sono state anche alcune critiche” che però ho affrontato con profonda ironia. “Ho imparato una cosa importante: mai, mai (s)parlare dei robottoni giapponesi. Si entra in un territorio minato in cui bisogna muoversi con estrema cautela”. Così settimana dopo settimana, cartone dopo cartone, trama dopo trama la popolarità del canale è aumentata a tal punto da meritarsi la menzione in diverse testate online anche a livello nazionale. Quasi un fenomeno di costume, una manifestazione concreta del desiderio di riappropriarsi della semplicità e della genuina fiducia nel futuro che caratterizzava gli anni ‘80. A distanza di più di due anni e mezzo dal primo video, i cartoni animati rappresentano ancora il tema principale, a cui però se ne sono affiancati altri, tra cui i telefilm e la vita negli anni ‘80 (perché quelle annate hanno dato

vita a numerosi fenomeni) e le “creature mitologiche”, raccontate in puro stile documentario nel “contenitore didattico” Pifferquark. Ma la vera rivelazione sono stati i riassunti dei più famosi testi classici, da “I promessi Sposi” ad “Omero” passando attraverso i canti de “La Divina Commedia”. Stefano ci insegna qui che anche mattoni, ai più indigesti, del calibro de “l’Odissea” possono essere narrati con ironia e goduti dal pubblico. “La più grande soddisfazione? Aver ricevuto un messaggio di complimenti da un professore di un liceo torinese che usa i miei video nelle sue classi” mi confida con una punta (meritatissima) di orgoglio. Un grande traguardo per questo personaggio timido e schivo che per una manciata di minuti riesce a migliorare la giornata, tutte le settimane, a un pubblico sempre più vasto. E i progetti per il futuro? “Niente di ché in realtà. Riuscire a pubblicare video tutte le settimane è già una grandissima soddisfazione”. ■

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. . . a t l o v a n u a r C’e di Paolo Chiesa

...e c’ è ancora!

TUTTO È INIZIATO ALLA FINE DEI RUGGENTI ANNI ’70, QUANDO ANCHE IN VALSUGANA LA PASSIONE PER IL BALLO LISCIO ERA GRANDE. E IL SOGNO DI DUE GEMELLI DI GRIGNO, MARIO E RENATO FANTINELLI DI REALIZZARE A OSPEDALETTO UN DANCING DOVE CI SI POTESSE DIVERTIRE BALLANDO E STANDO IN COMPAGNIA È DIVENTATO REALTÀ. UN SOGNO CHE SI È EVOLUTO NEGLI ANNI AGGIUNGENDO AL LISCIO LA DANCE E I RITMI LATINO AMERICANI. MA QUI C’È ANCHE LA STORIA D’AMORE DEI DUE GEMELLI CON LE SORELLE BRUNA E FRANCA...

L’

inverno, qui dove la Valsugana si stringe e non vuole far passare i raggi del sole, sembra ancora più freddo, ma il tepore del bar Isolotto per fortuna ci aiuta a resistergli. Incontriamo Mario Fantinelli e la moglie del suo gemello Renato, Franca Busarello, per farci raccontare la storia del Dancing Isolotto che da quasi quarant’anni fa ballare la gente della Valsugana e non solo. Mario e Renato Fantinelli, due gemelli di Grigno classe 1950, lo spirito imprenditoriale lo hanno sempre avuto, sicuramente ereditato dai genitori Giocondo e Adelina che nel paese della Bassa Valsugana avevano un ristorante. La conduzione era famigliare e negli 50

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anni ’70 ci lavoravano anche i due ragazzi con la sorella Livianna. La cosa poteva anche continuare così ma i due avevano in mente qualcosa di più grande. Grande come i sacrifici che nel 1972 fecero per costruire un bar ad Ospedaletto, a fianco della SS. 47, dove i clienti di passaggio potessero trovare un comodo parcheggio e un buon ristoro. E proprio l’ottima posizione li spinse due anni dopo a trasformare l’attività aggiungendo quella di ristorante. In quegli anni Mario e Renato fecero la conoscenza con le sorelle Bruna e Franca Busarello di Ospedaletto, la cui famiglia veniva a tagliare l’erba di un prato di fronte al ristorante, al di là della Statale. Ben presto i quattro giovani

strinsero amicizia, un’amicizia che si consolidò per trasformarsi un po’ alla volta in qualcosa di più profondo che diventò affetto e poi amore: Mario con Bruna e Renato con Franca. Le due coppie si dedicarono con energia a migliorare l’attività di quello che sempre di più stava diventando un luogo importante sia per la ristorazione che per la buona compagnia. Infatti erano molti i giovani che passavano di là: ragazzi con una sana voglia di divertirsi e di ballare. E fu in quel periodo che Mario e Renato sentirono parlare dei luoghi dove si suonava il liscio, nel vicino Veneto ma anche alla “Vedova” alle Lochere di Caldonazzo. Luoghi che anche loro con Bruna e Fran-


trentinoattualità

ca iniziarono a frequentare per ballare. E ai due ambiziosi giovani venne l’idea: “Perché non aprire un Dancing anche a Ospedaletto?”. Ma dove? I due iniziarono a considerare una zona paludosa che confinava con la loro attività, dove si trovava un laghetto per la pesca sportiva. Lo specchio d’acqua aveva nel mezzo un isolotto su cui c’erano una piccola costruzione e tre alberi. La voglia di progredire e la forza di volontà spinse i due gemelli ad acquisire quell’area ed a mettere su carta il loro progetto, senza spaventarsi per le difficoltà economiche e logistiche. Acquistarono il lotto bonificando il laghetto riempendolo di materiale e posizionando degli appositi pali da fondazione per zone acquose. Un lavoro importante che però diede i suoi frutti e che fu seguito dalla costruzione dell’edificio con il caratteristico prospetto a forma di trapezio che nel novembre del 1978 venne inaugurato su una superficie di 520 metri quadrati. Era nato il Dancing sognato dai gemelli Fantinelli e che non poteva che chiamarsi “Isolotto”. Fu così che all’attività di ristorazione con il bar e ristorante si affiancò quella della sala da ballo. All’epoca all’Isolotto il liscio veniva suonato dalle orchestre che venivano dal Trentino ma anche dal Veneto e dall’Emilia Romagna, “soprattutto dalla provincia di Ferrara che aveva dei gruppi che facevano una musica che da noi era ed è tutt’ora apprezzata tantissimo,” ricorda Franca. Si ballava il sabato e la domenica sera e le orchestre tornavano anche per un mese intero ogni fine settimana. Trascorsi un paio di anni durante i quali l’Isolotto divenne un luogo magico per il divertimento di tutta la gioventù dell’Alta e Bassa Valsugana e del Veneto, i due gemelli affiancarono al loro sogno imprenditoriale anche quello di mettere su famiglia. E fu così che nel maggio del 1980 ci fu il matrimonio tra Renato e Franca, seguito nell’ottobre dello stesso anno da quello tra Mario e Bruna. E

come ricorda Mario: “Nessuno fece il viaggio di nozze perché c’era troppo da fare”. Passarono alcuni anni e lo spirito imprenditoriale dei gemelli, sostenuti dalle rispettive mogli, non diminuiva di forza, anzi. “La gente voleva ballare ed era tanta” ricorda Franca, “dovevamo dare loro qualcosa di più”. E nel 1988 i quattro pensarono a un rinnovamento del locale. “La metratura della struttura e della pista da ballo rimase la stessa” racconta Mario, “ma cambiammo l’arredamento sostituendo gli arredi in legno chiaro con uno stile più moderno e rifacendo l’impianto audio e quello delle luci”. Ma non solo: in quell’anno ci fu la novità della musica da discoteca. Le serate partivano con il liscio suonato dall’orchestra che verso mezzanotte cambiava genere proponendo musica pop e rock e poi, dalle due del mattino c’era il DJ che faceva ballare con la Dance. “In certe serate” dice Franca, “c’erano anche 400 persone e i giovani venivano un po’ da tutto il Trentino e anche da fuori Provincia”. Ma potevano accontentarsi i due gemelli che ne pensavano sempre una nuova? Naturalmente no, perché ecco che nel 1996 ci fu il secondo restyling. Venne aggiunto un blocco all’edificio storico esistente e la superficie arrivò a 1200 metri quadrati, si aggiunse una sala più piccola di quella originale e si rifecero anche i servizi che diventarono doppi per servire le due sale. E la scelta ripagò gli ingenti sforzi economici perché la possibilità di avere due sale da ballo autonome venne premiata dalla clientela. Franca infatti ricorda che, ad esempio, alla serata per la Festa della donna 1996 c’era il tutto esaurito, con 600 persone. Con l’inizio degli anni 2000 continuò la consueta frequentazione di amanti del liscio, ma con la novità dei balli latino americani.

E adesso? “Ora la musica si può ascoltare anche nei pub”, dice Mario, “la gente si sposta più facilmente e c’è possibilità di ballare anche nei circoli privati e nelle feste di paese e naturalmente un Dancing come il nostro ne risente, ma tutto sommato le cose vanno bene”. E infatti nel secondo decennio dei 2000 all’Isolotto si balla ancora alla grande. Gli appuntamenti fissi sono il sabato sera e i giorni prefestivi quando in una sala suonano le orchestre di liscio venete ed emiliane e nell’altra c’è la musica latino americana. La domenica pomeriggio si balla sempre il liscio ma senza l’orchestra. “La musica da discoteca la facciamo solo ogni tanto”, dice Franca, “magari proposta in particolari eventi, ad esempio le serate eleganti o legate alla musica di un determinato periodo”. Ora ci sono anche i figli di Renato e di Franca che partecipano all’attività di famiglia: Serena si occupa del Dancing, mentre Beniamino gestisce il ristorante originario dove fa anche il pizzaiolo. La seconda generazione prosegue sulle orme dei genitori e la speranza è che le cose proseguano come adesso. E Franca ha un desiderio che vuole condividere con noi: “Quello che i nostri ragazzi trovino soddisfazione in questo lavoro come l’abbiamo avuta noi”. Mario è naturalmente d’accordo ed è già pronto, dopo la nostra chiacchierata a dismettere i panni del titolare per andare a far lavori nel vicino Dancing. Questo perché per far ballare le persone, dietro le quinte tutto deve funzionare bene e in sicurezza. Ok, il fine settimana è vicino ■ e qui all’Isolotto si balla!

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MASSIMO DALFOVO

di Renzo Francescotti

PRIMA LA PALLAVOLO AD ALTISSIMI LIVELLI, POI LA NASCITA DELL’ITAS MEZZOLOMBARDO. QUINDI, LA RINASCITA DEL CALCIO TRENTO E, ORA, LA PRESIDENZA DELLA FEDERAZIONE. DOPO TANTI ANNI COME GIOCATORE UN’ESPERIENZA DI POLITICA SPORTIVA A FAVORE DEI GIOVANI E DELLE SOCIETÀ

AAA

E

ra il 16 maggio 1992, un mio articolo su un quotidiano aveva questo incipit: ”Un metro e novantotto di statura, mancino, tredici anni come giocatore di pallavolo in serie A, oltre un centinaio di convocazioni in nazionale (juniores, universitaria e assoluta): ecco Massimo Dalfovo. Per parlargli è meglio farlo sedere, altrimenti ti viene il torcicollo. Poi parlargli è facile, perché ha la parlata sciolta, l’occhio intelligente”. A distanza di 25 anni, Massimo viene a trovarmi a casa: lo faccio sedere ed ecco che possiamo dialogare senza sforzo. Aveva 15 anni, giocava a calcio e a pallamano quando casualmente cominciò a giocare a pallavolo finendo nella ”Juventus Mezzolombardo”. L’anno dopo era già in Coni il CUS Trento, squadra organizzata dagli universitari. Si allenava la sera a Trento, alla palestra delle Medie “Bresadola”, seguito dall’allenatore Giorgio Battisti. Finito l’allenamento doveva rientrare a Mezzolombardo. L’ultima corsa dell’autobus era alle 22 e 20. Succedeva che il ragazzo perdesse quell’ultima corsa. Allora l’allenatore Battisti lo riportava a casa con la sua macchina. Arrivavano verso le undici trovando la tavola imbandita dai cibi di mamma Irma. E Massimo, con una fame da crescita verso i due metri, spalleggiato dall’allenatore, con una stazza muscolare attorno al quintale, si abbatteva 52

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sui cibi come un tifone, facendo “tabula rasa”. Il ragazzo di Mezzolombardo è notato dal “Petrarca“ di Padova che lo compra. Quell’estate viene convocato dall’allenatore della nazionale Anderlini, passando praticamente dalla C alla nazionale, caso probabilmente unico in Italia. Anderlini è un personaggio carismatico, uno scopritore di talenti, un trascinatore. È considerato l’inventore della pallavolo italiana, che arriverà rapidamente ai vertici mondiali. (Qualche anno dopo, troverà tragicamente la morte in un incidente stradale). Con la nazionale Massimo fa una “tournee” in Finlandia e nell’autunno va a Padova. Il “Petrarca” è una polisportiva gestita dai gesuiti, dove si possono praticare molti sport. Oltre che nella pallavolo, è ai vertici nazionali nel rugby (disciplina

sportiva nella quale, dal 1969 all’88, ha vinto qualcosa come 12 scudetti). Il collegio e il centro sportivo erano diretti da padre Pretto: ”Era un prete mitico che girava con il Manifesto sottobraccio – racconta Massimo. Io abitavo in una piccola stanza del Collegio, dove c’era la massima libertà. Nel centro sportivo potevo incontrarmi con gli atleti studenti universitari: si discuteva di politica, di tutto. Cominciavo a formarmi le idee sulle cose, mentre portavo a termine gli studi di ragioneria. A Padova in quei due anni mi trovai molto bene”. Dopo Padova, Massimo arriva a Modena, acquistato dalla “Panini”, la squadra più forte d’Italia: “Firmai il contratto con Giuseppe Panini, un personaggio unico, padrone dello stabilimento che produce le famose figurine, amico di gente come Enzo Ferrari e Luciano Pavarotti, suonatore di fisarmonica, gran collezionista di francobolli e cartoline, che donò poi al Museo a lui intitolato. Fin da bambino io avevo raccolto le figurine dei calciatori. La prima cosa che chiesi dopo aver ordinato il contratto fu di visitare lo stabilimento. R i m a s i e s t a s i a to a


trentinoincontri Con Depretto e Giacca ai tempi della rifondazione del Calcio Trento

contemplare le gigantesche rotative in quel santuario dell’immaginario sportivo famoso nel mondo. L’entrata nella “Panini”, dal punto di vista tecnico, rappresentò un salto di qualità: nella nuova squadra Massimo trovò giocatori della nazionale come Dall’Olio, Bertoli, Montorsi, vinse due Coppa Italia, due Coppe Confederali nel 1980, ad Atene, la favolosa Coppa delle Coppe. Nel frattempo è entrato nella nazionale. Con essa il nostro eroe, ribattezzato dai giornalisti “Dal Fovo”, gioca e cresce, partecipando nel 1981 agli Europei in Bulgaria e alla Coppa del mondo in Giappone, arrivando terzo agli Europei e conquistando la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo nel 1983. L’anno seguente la nazionale italiana, a Barcellona, si qualifica per le Olimpiadi. Qui è la prima grossa delusione per Massimo, che non viene selezionato per le Olimpiadi. Dopo sei anni alla “Panini” tira a giocare a Padova, in un ambiente dove era stato felice. Ora è doppiamente felice perché è nella Città del Santo che Massimo ha conosciuto Marina che nel 1979 diviene sua moglie, redendolo padre di Davide. Il bambino, nato a Pordenone, città in cui suo padre giocava alla “Giomo”, squadra di serie A, crescendo diventerà grande tifoso del suo paparone, non perdendosi mai una partita. Massimo aveva avuto diverse proposte di squadre di serie A: ma preferì la “Schio”, squadra B1 che voleva salire. Così trascinò la sua squadra in A2, vincendo tutte le partite oltre la Coppa di Lega. L’anno seguente, per soli due punti, la squadra di Massimo non sale ulteriormente un A1. Nel 1990, a 33 anni, ritorna alla natìa Mezzolombardo, in cui suo padre Bruno è stato sindaco per dieci anni. Lavora all’ITAS, uno degli Istituto di assicurazioni tra i più antichi d’Italia. Ha ancore una gran passione di giocare e si adatta a farlo in una squadra di C1, la “Eurock”: giocano in una palestra le cui gradinate contengono normalmente 400 persone. Nel giro di due anni Massimo trascina alla B1 (ovvero ai vertici regionali) la piccola squadra che nel ‘92 muta il nome in “Itas Mezzolombardo”. Merito dell’allenatore Tyborowski (detto “Lupo Solitario”, già nazionale polacco e giocatore nella serie A italiana), di dirigenti entusiasti come i fratelli Peder, di un pubblico appassionato, ma soprattutto merito di lui, Massimo Dalfovo, praticamente il massimo: che trascina la squadra alle promozioni, recluta suoi

amici atleti provenienti da categorie superiori, procura sponsor… La scalata si conclude nel 2000, con la promozione in A1: la squadra si trasferirà nel Palazzetto di Gardolo, e si chiamerà “Trentino Volley”, avendo come massimi sponsor l’Itas e la Diatec. Giocando a volley Massimo ha avuto la possibilità di viaggiare il mondo, di incontrare gente anche importante, di conoscere innumerevoli pubblici. Ma un pubblico soprattutto è rimasto per lui indimenticabile, sino alla commozione: un pubblico fatto di ragazzini dei due sessi, di un paese come il Giappone, dove la pallavolo è un culto, immortalata anche dai fumetti, dai “manga”: ”Nel 1981 facemmo una tournée in alcune città giapponesi: Tokyo, Hiroshima, Fukuoka… C’erano migliaia di ragazzini, maschi e femmine, ognuno con la sua macchina fotografica, bersagliandoci di lampi. Quando partivamo, nel salutarci gettavano dentro i finestrini del pullman ogni genere di regalini... E piangevano…”. Massimo aveva iniziato come giocatore di calcio e era comunque sempre stato tifoso di questo sport, tifoso di suo fratello maggiore Arrigo che giocava nell’Aquila di Trento, squadra che aveva fornito parecchi giocatori all’AC Trento. Fu così che dopo il “fallimento Chini” (l’ennesimo fallimento del “Trento in pochi anni) alcuni soci capeggiati da Roberto Postal, Maurizio Revolti e Mauro Giacca, lo vennero a cercare per fare il Presidente del “Trento”. Avevano individuato in lui un personaggio trasversale: “Feci il presidente per due anni, sfiorando con la squadra, nel 2005, la promozione in C. Dopo due anni ritenni conclusa la mia avventura calcistica: non si poteva più chiedere soldi ai soci. Si era accumulato un debito di 450mila euro, che se non saldato avrebbe messo fuori la squadra costringendola a ripartire dalla Seconda

Con Franco Bertoli e Marco Negri nel 1983

Categoria. Ma poteva la pallavolo ignorare a livelli dirigenziali uno come Massimo Dalfovo, uno che ha letteralmente “inventato” il professionismo del volley nella nostra regione? Sicuramente no. È così avvenuto che, nel 2014, sia stato eletto presidente provinciale della FIPAB, la Federazione della Pallavolo che organizza in Trentino una squadra maschile di A1 come la Trentino Volley, al femminile una squadra di A2 come la Trentino Rosa; e molte squadre sia maschili che femminili di B1 e B2. Per un totale di 5mila giocatori, seconda Federazione dopo quelle del Calcio. È una situazione che in molti ci invidiano, che comunque va difesa, consolidata e, se possibile, ulteriormente migliorata. Per esempio essendo presenti nelle scuole: ”Abbiamo fatto un accordo con la Provincia per portare la pallavolo nelle scuole primarie con insegnanti di scienze motorie. Dopo tanti anni come giocatore mi piace fare questa esperienza di politica sportiva a favore dei giovani e delle Società.” E il nostro Massimo si alza dalla sedia andandosi a sedere sul divano: “G’ho le gambe longhe: gavevo le formighe…” mi dice in modo colorito, alternando il dialetto all’italiano. ■ 53

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Amici Artisti

di Renzo Francescotti

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ra il 2 dicembre 1984 quando sul quotidiano “Alto Adige” uscì un mio ampio articolo su Romano Sevignani. Lo avevo conosciuto in quegli anni a Garniga dove aveva presentato una piccola mostra e io ne avevo un po’ parlato. Lui aveva ricambiato regalandomi un piccolo quadro ad olio, di fiori, semplice ma dipinto con amore (amore alla vita), che tuttora conservo accanto ad altri di prestigiosi pittori trentini, in gran parte purtroppo scomparsi. Asciutto, vigoroso, una gran chioma candida, Sevignani aveva 74 anni, bidello-falegname in pensione dell’Istituto Industriale di Trento, nel cui edificio, a pianoterra, abitava. Aveva solo 14 anni quando rimase orfano del padre falegname, ritornato dalla Grande Guerra dal fronte di Asiago coi piedi congelati e morto dopo otto anni di sofferenze. Così Romano fece l’apprendista falegname, per sei anni senza essere pagato, tranne l’ultima settimana in cui ricevette 10 lire. Lavorò poi da Mao (no, non in Cina..., ma da

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QUEL “NO” A DEPERO ROMANO SEVIGNANI, IL DECANO DEI PITTORI NON HA MAI FREQUENTATO ACCADEMIE. DIPINGEVA COME GLI SUGGERIVANO L’OCCHIO E IL CUORE Enrico Mao che aveva bottega in Via delle Orne). Fu lì che iniziò a conoscere qualche pittore, cominciando a respirare aria di pittura: in bottega, a rifornirsi di telai per quadri, arrivavano pittori come Luigi Ratini o Angelico Dallabrida: il primo un famoso pittore accademico, il secondo un artista autentico, morto però in miseria. Passato alla falegnameria Bonvecchio (a

quel tempo le falegnamerie si sprecavano) vi conobbe il grande Gino Pancheri, un ragazzo come lui, apprendista falegname prima di andare a studiare arte Milano. Nel 1949, a 37 anni, Sevignani si sposò con Pia Cirolini, una ragazza di Nanno, dieci anni più giovane di lui, che lo rese padre di tre figlie, Tiziana, Giovanna e Lorenza. Romano, sin da ragazzo, aveva la passione del disegno e della pittura. Era il 1962 quando, per un concorso, dipinse un olio dal titolo Annunciazione. Modello per la Madonna fu sua figlia Tiziana (toh, al femminile, il nome di un genio della pittura…). Sembra che quando l’Angelo annunciò a Maria che sarebbe divenuta la madre di Cristo lei avesse quattordici anni. Ma Tiziana ne aveva solo dieci: decisamente troppo pochi per figurare come Maria Vergine. Il quadro non fu premiato… Nel 1954, Sevignani era divenuto dipendente con la strana mansione di bidello-falegname dell’ITI, l’Istituto Tecnico Industriale di Trento, allora in Corso Buonarroti. Vi rimarrà per

trent’anni, sino alla pensione, raggiunta a settant’anni. All’ITI, dando sfogo alla sua grande passione per la pittura, Romano organizzò una serie di esposizioni di quadri di insegnanti e studenti dell’Istituto. Giovane, insegnante di ginnastica, allora poco noto come artista tra gli espositori, c’era anche Aldo Schmid, in seguito divenuto famoso. E tra gli studenti che esponevano per la prima volta in pubblico i loro lavori, c’erano artisti poi divenuti molto noti: come Gianni Pellegrini, in seguito fondatore assieme a Schmid e altri di “Astrazione Oggettiva” e Marco Arman. Lo stesso Sevignani vi esponeva qualche suo quadro. Nel frattempo si stava facendo conoscere in personali e collettive, oltre che a Trento, a Cles, Pergine, Riva del Garda, Cavareno, Ancona… Sevignani ha avuto la fortuna di conoscere tutti i più importanti artisti trentini del’900: Bonazza, Colorio, Bonacina, Andreani, Remo Wolf, Renato Pancheri, Mariano Fracalossi… Per non parlare di Fortunato Depero. Sevignani lavorava al mobilificio Sani dove


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venivano realizzati mobili in buxus. Eravamo nell’immediato secondo dopoguerra e Depero stava programmando il suo secondo viaggio negli USA. Propose a Romano di seguirlo per realizzare quei mobili-opere d’arte in America. Ma il Nostro, malato di campanile (si può dire non fosse mai uscito da Trento e non avesse mai visto il mare), ti puoi immaginare se se la sentiva di varcare l’oceano, di lasciare, non si sapeva per quanto, la sua città. Così rifiutò la proposta del

grande Depero. Attorno al 2000, Marco Arman – che grazie a Sevignani aveva potuto esporre i sui primissimi lavori all’ITI – si ricordò di lui chiamandolo a far parte dell’UCAI, l’Unione Cattolica degli Artisti Italiani. Lo ricordo nella mostra dedicata ad Antonio Rosmini, allestita al Museo Diocesano. Aveva superato novant’anni ed era il decano dei pittori trentini; all’inaugurazione gli avevano procurato una sedia per riposarsi. Stava lì quasi nascosto. I suoi colleghi dell’Associazio-

ne avevano dipinto quadri in cui appariva il grande filosofo roveretano; Sevignani aveva invece dipinto un edificio, quello che a Trento si affaccia sulla Piazza Santa Maria, a pochi metri dalla casa alla Portèla in cui era venuto ad abitare gli ultimi suoi anni. Il suo quadro fu pubblicamente lodato a quell’inaugurazione da monsignor Rogger. Non aveva mai potuto frequentare nessun Accademia, nessun istituto o scuola, nessun corso d’arte. Era un innamorato della pittura che dipingeva d’istinto, usando il pennello come un’estensione dell’occhio e del cuore. Tuttavia non era un dilettante: i suoi quadri non risultavano mai ovvi, banali, servilmente gradevoli ovvero stucchevoli, come quelli di tanti sedicenti pittori. Quando staccava dal pennello le sue nature morte, i suoi fiori, i suoi paesaggi, i suoi scorci della vecchia Trento nel cuore della quale

era sempre vissuto come in un grembo materno, con la Torre Verde, la Torre Vanga, le chiese e i palazzi antichi, il grazioso gazebo dei giornali di Piazza di Fiera, ora scomparso (addossato alle mura quasi a farsi proteggere, come un bambino da un adulto), rivelava un linguaggio impressionista sciolto e asciutto che ha una sua forza, una sua autenticità. Riconosci in ogni caso, che la sua è la mano di uno che ama gli uomini, le piante, le cose: ovvero la vita. Nel gennaio del 2010 scrissi di Sevignani su “TrentinoMese” un profilo che apre la monografia “Bottega d’artista 2” (Curcu & Genovese). Andai a casa sua a portagli la rivista. Appariva felice e volle stappare una bottiglia di vino per festeggiare. Fu l’ultima sua soddisfazione. Scomparve qualche settimana dopo, ai primi di febbraio, alla soglia dei 98 anni, trasvolando nel ■ paradiso dei pittori.

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a cura di Daniele Magagnin

TEATRO: L’INSONNE Giovedì 2, ore 20.30, Teatro Comunale Gries Bolzano Tratto dal romanzo “Ieri” di Agota Kristof, “L’insonne” si sofferma sulla figura di un uomo bloccato su un confine. Sospeso tra passato e presente, il protagonista cerca di definire la propria realtà. Ne indaga i piccoli rituali quotidiani, i gesti che ritornano, i ricordi di persone incontrate. GASTRONOMIA SULLA NEVE Renon, fino al 18 febbraio Fino al 18 febbraio a Renon, si terrà una gustosa manifestazione dal titolo “Gastronomia sulla neve”: sei bravissimi chef del luogo prepareranno ottime specialità tipiche all’aperto in 6 diversi rifugi o ristoranti. TEATRO: MA CHE RAZZA DI OTELLO? Venerdì 3, ore 21.00, Teatro Cristallo Bolzano Se a raccontarci l’Otello è Shakespeare, è una tragedia. Se ce la racconta Verdi in musica, è un melodramma. Se a raccontarlo è un’attrice poliedrica come Marina Massironi, la fosca vicenda del Moro diventa un’esilarante cavalcata fra passioni e intrighi del Cinquecento e dell’Ottocento, con inaspettate e pungenti irruzioni nella stretta attualità. Parole, musica, risate e pensieri per capire che alla domanda “Ma che razza di Otello?” c’è una sola risposta, quella di Albert Einstein: “Razza: umana”. SNOKITE, CAMPIONATO ITALIANO Lago di Resia, dal 3 al 5 febbraio Lo snowkite è una disciplina sempre più conosciuta e amata tra gli amanti degli sport invernali e della natura! 56

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TEATRO DI QUALITÀ E SPETTACOLI OLTRE AL CARNEVALE FEBBRAIO IN ALTO ADIGE ALL’INSEGNA DI RAPPRESENTAZIONI IMPORTANTI: IN SCENA SIMONE CRISTICCHI, PAOLA TURCI, ANDREA PUCCI, RENATO POZZETTO E POI IL CARNEVALE, IL FAMILY FESTIVAL E GLI EVENTI SPORTIVI SULLA NEVE Al Lago di Resia, in Val Venosta, il Campionato Italiano di Snowkite per le categorie Freestyle e Race. Sospinti dalla forza del vento e con gli sci o lo snowboard ai piedi, gli amanti di questo spettacolare sport riescono a realizzare evoluzioni davvero uniche a terra e in volo che li fanno stare in bilico tra artisti, sciatori e acrobati dell’aria. VAL D’EGA, BEEEF & SNOW Carezza-Obereggen dal 3 al 19 febbraio Divertirsi sulle piste da sci della Val d’Ega gustando il meglio delle specialità a base di manzo esclusivamente della zona, per veri buon gustai e amanti della carne! Per due settimane i ristoranti e le baite dei comprensori delle aree sciistiche di Obereggen e Carezza, intratterranno i loro ospiti prendendoli semplicemente per la gola con il meglio della carne della zona. TEATRO: TRENTATRÉ TRENTINI Domenica 5, ore 16:30, Teatro Cristallo Bolzano Spettacolo comico di cabaret che vede sul palco non uno, non due e nemmeno tre... ma addirittura quattro

comici! Uno spettacolo quattro volte sorprendente che unisce la riconosciuta bravura ed esperienza di Lucio Gardin con la poliedricità del nuovo trio I Toni Marci. Il tutto condito da un dialogo col pubblico sempre frizzante all’insegna di un umorismo elegante e mai volgare. KING OF OBEREGGEN Domenica 5, Stazione a valle Obereggen, Obereggen Be there, be the king – è questo il motto dell’evento King of Obereggen di quest’anno! Il comprensorio sciistico di Obereggen sarà il palcoscenico di un evento davvero unico e imperdibile per tutti gli amanti del freestyle: “King of Obereggen”Snowpark Contest. Nel popolare snowpark di Obereggen si terrà anche quest’anno un contest, parte del Snowboard Tour italiano. TEATRO: CINEMA CIELO Mercoledì 8 e giovedì 9, ore 20.30, Teatro Comunale Bolzano (Studio), Piazza Verdi Il ”maestro invisibile” Danio Manfredini è un artista a tutto tondo per il mirabile uso dei mezzi espressivi con cui riempie la scena e per la

poetica riflessione sulla marginalità e sul diverso che costituisce uno dei fil rouge del suo percorso. Cinema Cielo è uno degli spettacoli più intensi dell’artista milanese, frutto di un lungo lavoro di ricerca che nel 2004 gli è valso il Premio Ubu per la miglior regia, uno dei quattro “Oscar del teatro italiano” che gli sono stati tributati nel corso della sua carriera. TEATRO: CADUTA LIBERA - FOIBE Venerdì 10, ore 20.30, Teatro Cristallo Bolzano In caduta libera dentro caverne verticali, le foibe. Ancora una storia di massacri ai danni di una popolazione commessi per motivi etnici e politici, crimini compiuti più di mezzo secolo fa dai partigiani titoisti assassinando, gettando nelle foibe del Carso, tanti avversari politici o presunti tali in nome dell’odio ideologico e nazionalista. È un’occasione per ricordare le vittime. SCI NORDICO: MOONLIGHT CLASSIC Venerdì 10, Compaccio, Castelrotto Anche quest’anno si tiene una delle maratone di sci di fondo più entusiasmanti


SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO e particolari dell’Alto Adige: la Moonlight Classic Alpe di Siusi a Compaccio. Appena la luna farà capolino gli atleti si daranno battaglia lungo i 15 o 30 km di percorso. TEATRO: STASERA SONO IN VENA Sabato 11, ore 20.30, Teatro Comunale Bolzano (Studio), Piazza Verdi 40 Stasera sono in vena è uno spettacolo ironico e amaro al tempo stesso, in cui Oscar De Summa racconta la sua gioventù in Puglia negli anni Ottanta, anni in cui si formò la Sacra Corona Unita, organizzazione criminale che decise di allargare i suoi settori di investimento scoprendo che il disagio umano è una delle cose che in assoluto rendono di più sul mercato. VISITE GUIDATE: LUOGHI DELL’AMORE A BOLZANO Dal 10 al 12 febbraio Interessanti visite guidate con momenti piacevoli e numerose sorprese a Bolzano a febbraio con l’evento “I luoghi dell’amore”. Romantiche ore tra passeggiate e percorsi alla scoperta dei luoghi dell’amore di Giangiacomo Casanova ed altri personaggi storici. Viaggio attraverso vicoli antichi, palazzi storici solitamente chiusi al pubblico, chiesette, storie leggendarie di amori segreti e incontri con personaggi di fama internazionale. TEATRO: ZAC_COLPITO AL CUORE! Sabato 11, ore 16.30, Teatro Cristallo Bolzano “Sono Zac, scrivo storie d’avventura. Questo è tutto”. Così si presenta il protagonista di questo spettacolo, sicuro di sé e abile nell’inventare storie di draghi e cavalieri coraggiosi. Sembra tutto perfetto, finché non gli chiedono di scrivere una storia d’amore. Ma l’amore non fa per lui…

SCI NORDICO Granfondo Dobbiaco-Cortina Sabato 11 e domenica 12 La 40° edizione della Granfondo Dobbiaco - Cortina si effettua con la tecnica libera. TEATRO: IL SECONDO FIGLIO DI DIO Domenica 12, ore 21.00, Teatro Cristallo Lunedì 13, ore 20.30, Merano: Teatro Puccini Venerdì 10, ore 20.30, Bressanone: Forum Martedì 7 , ore 20.30, Brunico: Haus Michael Pacher Giovedì 9, ore 20.30, Vipiteno: Teatro Comunale Il nuovo spettacolo del cant’attore Simone Cristicchi si ispira alla vicenda di David Lazzaretti, detto il “Cristo dell’Amiata”. Tra canzoni inedite e narrazione, vengono ricostruiti la sua parabola da figlio di carrettiere a predicatore eretico e il suo sogno rivoluzionario della ”Società delle Famiglie Cristiane”: una società più giusta, fondata sull’istruzione, la solidarietà e l’uguaglianza. GOLF: TORNEO INVERNALE DI GOLF Domenica 12, Alpe di Siusi Un’esperienza indimenticabile per tutti gli amanti del golf e uno spettacolo d’intrattenimento per gli spettatori. I fairways invece che di un verde brillante, si presenteranno a sportivi e curiosi, completamente ricoperti di neve e le palline da golf scivoleranno leggere sulla candida coltre bianca. Campo 9 buche. CONCERTO: IO SONO PAOLA TURCI Martedì 14, 21.00, Teatro Cristallo Bolzano Torna Paola Turci con le canzoni del suo ultimo disco ”Io sono”, un album antologico che raccoglie canzoni del passato risuonate in chiave acustico-elettronica e tre inediti. Al Cristallo verranno presentati in anteprima anche i brani dell’album al

quale la cantautrice-rocker sta lavorando. Cantautrice ma anche scrittrice: nella splendida maturità dei suoi 52 anni, l’artista si presenta al pubblico con nel curriculum un romanzo edito da Rizzoli (“Con te accanto”, 2009), un’autobiografia pubblicata con Mondadori (”Mi amerò lo stesso”, 2013) e tanti concerti spesso al servizio di cause civili importanti che le sono valsi il premio Amnesty International. TEATRO: GLI ORBI Mercoledì 15, 21.00, Teatro Cristallo Bolzano I sette vizi capitali sono la quintessenza delle cause dei nostri mali ma anche in qualche modo la sintesi di défaillance ancora più numerose e articolate possibili, come le odierne malattie del consumismo, della spudoratezza, della sessomania e del vuoto. Sulle spalle di cinque personaggi l’infame carico della rappresentanza dell’umanoide contemporaneo; cinque figurine che potranno ingigantire o sparire, dall’umano al disumano, nella liberazione dal sé e dallo svuotamento dell’ego. TEATRO: WORDBOX I DIALOGHI TRA DON CHISCIOTTE E IL SUO SCUDIERO SANCIO PANZA 16, 17, 18 e 19 febbraio, ore 18.30, Teatro Comunale Bolzano, Piazza Verdi Don Chisciotte, o meglio: “I dialoghi tra Don Chisciotte ed il suo scudiero Sancio Panza”. Un “quasi estratto” del continuo filosofare dei due sublimi clowns nel loro girovagare per la Mancia.

TEATRO: IL BALLO Giovedì 16, ore 20.30, Teatro Comunale Bolzano (Studio), Piazza Verdi Il ballo è uno spettacolo di teatro-danza nel quale i personaggi, prigionieri in una stanza, metafora del mondo, cercano di dare un senso alla propria vita, alla ”pantomima” di alcune vite desertiche e vuote. TEATRO: FRATTO X Sabato 18, ore 20.30, Teatro Comunale Bolzano (Studio), Piazza Verdi Adorati dal pubblico e osannati dalla critica, gli spettacoli di Rezza-Mastrella combinano tre elementi: scrittura, spazio e corpo. Una scrittura sincopata e aforistica che vive di parallelismi e di parole; parole che giocano con l’idiozia dei cliché della comunicazione corrente; parole che escono distorte dalla voce, che esce dal corpo deformato di Antonio Rezza nello spazio di Flavia Mastrella. Può essere la follia così folle da generare un’equazione quasi perfetta? Fratto_X sembra dirci proprio questo: che la genialità scaturisce dalla più totale assenza di regole, quelle che ci diamo per vivere la realtà. TEATRO: SICCOME L’ALTRO È IMPEGNATO Martedì 21, ore 20.30, Teatro Comunale Bolzano, Piazza Verdi È lo straordinario spettacolo di Renato Pozzetto che lo

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SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO trentinopanorama vede unico interprete (senza il partner storico, Cochi) di questa nuovissima esperienza: un percorso artistico che attraversa 10 anni di cabaret, 15 anni di teatro e 30 anni di cinema. TEATRO: ANDREA PUCCI “IN ... TOLLERANZA ZERO” Mercoledì 22, ore 20.30, Teatro Comunale Bolzano, Piazza Verdi 40 Quando Pucci deve aprire una porta e non trova le chiavi, non perde tempo a cercarle, sfonda la porta con un calcio! Il rumore che genera non è il tipico ”crash” del legno che si rompe ma è quello di una fragorosa risata. ”In…tolleranza zero”, è il nuovo spettacolo in cui Andrea Baccan, (in arte PUCCI), rende esilarante la fatica di vivere di chi, a 50 anni, si trova ad interagire con nuove e incomprensibili mode, nuove tecnologie, con la scuola della figlia e le devastanti e dispendiose attività extrascolastiche senza tralasciare gli acciacchi del mezzo secolo che si porta sulle spalle, costretto ad esami clinici ed esercizi fisici, per rimanere vitale in un mondo dove sono

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diventate indispensabili cose fino a poco tempo fa inutili e ridicole. SCI NORDICO: GRAN FONDO VAL CASIES 17-19 febbraio, Val Casies, Casies 34esima edizione della Gran Fondo Internazionale della Val Casies/Alto Adige, il secondo tra gli eventi sportivi di massa invernali d’Italia ed in assoluto il più grande dell’Alto Adige CURLING SÜDTIROL CURLING CUP LAGO DI BRAIES 17-19 febbraio, Lago di Braies, Alta Pusteria Il curling è uno sport di precisione che si pratica a squadre sul ghiaccio ed è popolare soprattutto in paesi come Canada, Scandinavia e in Svizzera. TEATRO: HUMAN Giovedì 23, 24, 25. 26, ore 20.30, Bolzano: Teatro Comunale (Sala Grande) Lunedì 20, ore 20.30, Merano: Teatro Puccini In ”Human” due personalità significative e carismatiche del panorama culturale italiano come Marco Baliani e Lella Costa si propongono di innescare un rito di partecipazione sul significato profondo di umanità. ”Human” parte dal racconto dell’”odissea ribaltata delle migrazioni” per poi virare, mettendo a fuoco lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra. Il titolo, con la parola “Human” barrata da una linea nera che l’attraversa, è più che eloquente: la presenza dell’umano e al tempo stesso della sua possibile negazione è un dato di fatto costante anche al giorno d’oggi. La storia del nostro Novecento e ancora le vicende di questo primo millennio dimostrano che le intolleranze e le persecuzio-

ni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi senza sosta. CARNEVALE: CORSA DEGLI ZUSSELN Giovedì 23, Prato allo Stelvio - Val Venosta Durante il periodo di Carnevale in Alto Adige si tengono alcuni eventi tradizionali in diverse località altoatesine come a Prato allo Stelvio in Val Venosta avrà luogo la Corsa degli Zussel, ragazzi e uomini vestiti di bianco e abbelliti con fiocchi e fiori di carta colorati ed enormi campanacci del peso di 20 Kg. CARNEVALE A “SCHUFFA” Giovedì 23, Nova Levante - Val d’Ega Dal 23 al 28 febbraio 2017, sarà possibile vedere per le strade del paese i così detti “Schuffener” con i costumi tradizionali. Il nome “Schuffener” deriva da “Schuffa”, che nel dialetto della zona significa brodo di latte, alimento quotidiano dei contadini di molti anni fa. FAMILY FESTIVAL 23-26 febbraio, Piazza Walther, Bolzano A carnevale burattini e marionette offriranno a Bolzano, in Piazza Walther, tanto divertimento e allegria per grandi e piccini! Piazza Walther si trasformerà nel regno delle famiglie per festeggiare il carnevale in un modo nuovo e originale. La rassegna durerà 4 giorni e sarà densa di spettacoli, storie curiose, allegre e bizzarre. Dalle ore 10.30 alle ore 17.00, a disposizione dei bambini gratuitamente, giostre, giochi e prove di forza. CONCERTO: CARMEN CONSOLI IN “ECO DI SIRENE TOUR” Venerdì 24, ore 21.00 Teatro Cristallo Bolzano Un concerto da non perde-

re, una di quelle occasioni da non lasciarsi scappare: Bolzano ospiterà la bravissima Carmen Consoli al Teatro Cristallo di Bolzano per il suo nuovo progetto in trio, ”Eco di sirene”, dove la cantantessa è sul palco in punta di plettro con violino e violoncello – rispettivamente Emilia Belfiore e Claudia della Gatta. TEATRO: L’ARCA DE NOÈ Domenica 26, ore 16.30, Teatro Cristallo La trama si snoda nel racconto delle vicende di una famiglia trentina a cavallo tra ’800 e ’900. Il patriarca è Camillo, un farmacista dai trascorsi garibaldini la cui figlia Lisa, di professione levatrice, è sposata a Panfilo, un irriducibile stacanovista del sonno, anch’egli farmacista, naturalmente a riposo, e sostituito dall’aiutante Reginaldo. Lisa e Panfilo hanno una figlia, Silvia, e il quadro familiare si chiude con Linda, sorella nubile (ma non troppo) di Lisa. In mezzo a tutti, Mariota, la collaboratrice familiare tutto fare che tutto fa: dal provvedere a Stefanino, figlio illegittimo di sua nipote, al vincere un terno al lotto, allo sposarsi con Reginaldo... CARNEVALE: SFILATA EGETMANN Martedì 28, Termeno sulla strada del vino La sfilata dell’Egetmann è una delle più antiche usanze carnevalesche del Tirolo e allo stesso momento una delle più particolari. Si svolge nella giornata di martedì grasso degli anni dispari a Termeno. Prendono parte tanti personaggi differenti e ognuno ha un compito da svolgere. Lo scopo è di scacciare l’inverno e di dare il benvenuto alla primavera. Possono partecipare solo gli uomini del paese e quasi tutti i personaggi non sono mascherati ma solamente dipinti di colore nero. ■


SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO trentinopanorama

“CAPPELLI”, UN PEZZO DI STORIA BOLZANINA LA STORICA LIBRERIA DI PIAZZA MAZZINI RAPPRESENTA DA SEMPRE UN PUNTO DI RIFERIMENTO IMPORTANTE. SALVATA DA LINO STEFANI NEL 1988 CON UN INTERVENTO DETTATO DAL CUORE, OGGI È GESTITA DAL FIGLIO STEFANO CHE SPIEGA COM’È CAMBIATO IL MERCATO E COME SI PUÒ RESISTERE ALLA FORTE CONCORRENZA DEGLI “EBOOK” E DEI “LIBRI AL SUPERMERCATO” BOLZANO – Rappresenta un pezzo importante di storia della città di Bolzano. La famosa “Libreria L. Cappelli” di piazza Vittoria, la prima italiana di quella che era considerata la “città nuova”. Una culla di cultura, un punto di riferimento importante per il capoluogo altoatesino per molte generazioni. Un sito di enorme valore anche dal punto di vista sociale. Se a Bolzano dici “… da Cappelli” significa prima di tutto che stai cercando un libro di qualsiasi genere: lo puoi trovare subito o ordinare e ottenere in brevissimo tempo. La sopravvivenza della “mitica” libreria, la resistenza alla congettura che ha portato molti alla chiusura e alla concorrenza delle catene è legata alla tenacia e alla passione di Lino Stefani, classe 1926, imprenditore e grande sportivo, sciatore leggendario con tanto di onorificenza e da sempre al vertice dell’Ase Catinaccio-Rosengarten. Un investimento importante nel 1988 per salvare la libreria e un successivo investimento nel 2003 per la ristrutturazione, investendo risorse proprie per un ideale ben radicato nel cuore. Già, perché Lino Stefani, finita la guerra tornò a lavorare da Amonn, fino al 1953, quando venne assunto come rappresentante della libreria di proprietà della prestigiosa Casa editrice “Licinio Cappelli” di Bolo-

gna, in piazza della Vittoria, inaugurata nel 1938 con tutta la “créme” del regime a festeggiare “il primo caposaldo della cultura italiana in Alto Adige”. Sette anni dopo si mise in proprio, affittando il negozio ex Amonn sul lato opposto di Corso Libertà e nacque così la “Cartoleria Stefani”, sviluppatasi poi in “La Tecnografica” e “Buffetti”. A cavallo degli anni ’50’60, il titolare della libreria, punto di riferimento anche e soprattutto per l’acquisto dei libri scolastici, era un nipote dell’editore bolognese, Danilo Cappelli e al suo fianco commessi dall’elevata preparazione e competenza, dal famoso signor Liberio, a Delfo Bianchini, a Marcello Predelli. Nell’estate del 1988 un’emorragia cerebrale durante una corsa in bici fu fatale per Danilo Cappelli. Una tragedia. Nessuno era

in grado di portare avanti la libreria, anche perché serviva un investimento “importante”. A Lino Stefani, l’idea che quel centro di cultura potesse essere sostituito da un bar o da un negozio qualsiasi poco piaceva, anche perché l’aveva nel cuore. Con audacia rilevò l’azienda con i locali

dell’Inps in affitto e tutto il personale, un investimento di diversi (tanti) milioni delle vecchie lire, in contanti, per un ideale forte, fortissimo. Con l’aiuto del figlio Stefano e del personale fedele e competente, con tanti sacrifici e costante impegno la “mitica Cappelli” è arrivata al 2017. Un orgoglio per il signor Lino, oggi novantenne, ancora attivissimo in azienda. Le nuove tecnologie (ebook), la concorrenza delle catene, la possibilità di acquistare un libro anche al supermercato non sono facili da affrontare. “Dal 2004 ad oggi – sottolinea Stefano Stefani – registriamo un costante calo di fatturato. La flessione c’è di anno in anno in anno: tra il 2015 e il 2016 le vendite di libri sono diminuite ancora e il futuro non lo vedo roseo. Online oggigiorno si posso-

Da sin. Maria Grazia (collaboratrice), Lilli Gruber, Stefano Stefani ed un cliente 59

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SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO trentinopanorama Lilli Gruber con David, il figlio del titolare

no leggere e acquistare libri di qualsiasi genere, si può accedere più facilmente a fonti di approfondimento o ricerca, anche senza costi. A questo aggiungiamo che i libri ormai si acquistano ovunque, compreso il supermercato e il nostro scenario è delineato. Il nostro futuro è quello di resistere, “Cappelli” è storia. In un’ottica di ottimizzazione delle risorse si potrebbe arrivare ad una soluzione multitasking accorpando in un unico sito l’attività del Gruppo Stefani: libreria, cartoleria, cartotecnica e Buffetti, ottimizzando così le risorse”. Quali sono le strategie per arginare il calo? “Quelle che abbiamo messo in atto, vale a dire la specializzazione del personale, in grado di fornire consigli competenti ai lettori, in grado di

indirizzare all’acquisto, forti di conoscenze specifiche. Restiamo un punto di riferimento importante per la città di Bolzano, un riferimento significativo, anche per la posizione strategica e siamo legati ad una clientela fissa di affezionati lettori. È chiaro che molti hanno una certa età. Ci mancano soprattutto i giovani, ovvero una importante fetta di mercato che si rifornisce online. Non tutti sia chiaro, ma una larga fetta. Va detto comunque che ci sono molti ragazzi che sono forti lettori e che preferiscono le edizioni cartacee a quelle digitali”. Si parla di un ritorno alle edizioni cartacee, da conservare, da collocare in biblioteca, da leggere e rileggere, eccetera. Il piacere di sfogliare un libro con le proprie mani per molti non può essere rim-

piazzato dalla schermata di un computer e non solo per una questione sentimentale. Secondo lei che ruolo ha il libro oggi? “È una domanda che ricorre spesso negli ultimi tempi, almeno da quando l’ebook è una delle strategie editoriali di vendita. Non credo che il digitale possa sostituire del tutto il cartaceo, diciamo che dovrebbe restare complementare. Il libro stampato, semplicemente in quanto oggetto, ha un valore estetico che il digitale non può riprodurre. L’importanza del libro cartaceo non risiede tanto nel contenuto, che l’ebook mette comodamente a disposizione, ma nella sua fisicità: può essere toccato, annusato, sottolineato, sciupato, riposto nella libreria di casa. Porta addosso i nostri segni, sviluppa un rapporto

GUIDA STORICO ARTISTICA

BOLZANO UNA CITTÀ GOTICA FRA LE ALPI

IN LIBRERIA E IN EDICOLA CURCU & GENOVESE

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Euro 10,00 www.curcuegenovese.it

diverso con la conoscenza, è un pezzo dello nostra storia-vita. Chi è abituato al libro stampato non cambia e anche alcuni giovani stanno riscoprendo il valore del cartaceo. Per i dischi c’è stato un forte ritorno al vinile per una serie di ragioni, in parte c’è anche per i libri, ma non ancora con numeri importanti”. I bolzanini quali generi di lettura preferiscono? “Vanno molto i libri degli autori locali, i libri illustrati della storia della nostra città e della nostra terra, oltre ai gialli, alla saggistica e agli altri generi. I giovani, ultimamente, hanno riscoperto i classici, oltre agli autori moderni, in particolare quelli che si sono distinti e valorizzati nei blog, capaci di scrivere con il linguaggio delle giovani generazioni”. ■


trentinolibri

di Pino Loperfido

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n un’intervista ha dichiarato che sente le voci, le ascolta, prende nota, e poi ricopia in bella. Una battuta quella di Luca Bernardi (25 anni, nato a Varese, cresciuto a Bolzano, al suo esordio alle patrie lettere), ma mica tanto ci sentiamo di dire riemergendo semi-asfissiati, fradici, pieni di crampi e mani e piedi congelati. Non è stata un’immersione facile. I fondali erano pieni di insidie e le correnti imprevedibili e molto intense. E poi, avendo calcolato male i tempi, pure l’ossigeno era ormai giunto agli sgoccioli. Fuor di metafora, la lettura di un romanzo come “Medusa” (Tunuè Edizioni, 2016) presenta gli stessi rischi di un’impresa subacquea. Per il linguaggio, innanzitutto. Ma anche per la storia narrata, immaginaria come solo una vita reale può esserlo. Una trama che non proviamo nemmeno a delineare, tanto è intrinseca al linguaggio stesso e quindi alla fruizione diretta del testo. Il giovane Holden protagonista di “Medusa” fa affari con gli alieni, ma non sono affari misurabili in denaro; compie un viaggio on the road. Sì, va al mare. Prima con mamma e papà (gli “ob-

Edizioni Tunuè Pagine 136 Euro 12,00

“MEDUSA”: ANNIENTARSI PER RINASCERE IL ROMANZO D’ESORDIO DEL BOLZANINO LUCA BERNARDI: ATTRAVERSO ARDITE ARCHITETTURE LINGUISTICHE, LA RICERCA DI UN SENSO soleti”) e successivamente con gli amici, prima il Tirreno e poi l’Adriatico. Ma a differenza di quello di Sal Paradise e Dean Moriarty, il viaggio si svolge quasi completamente su autostrade mentali. Un viaggio in completa autoanalisi, diretto alla scomposizione del sé come un puzzle realizzato al contrario, come un’immensa equazione a tredici incognite che, oltre ad un tremendo mal di testa, genera curve impossibili da visualizzare. Un racconto rutilante, quello di Bernardi, fra pulsioni erotiche e autoerotiche, visite in cliniche psichiatriche e l’insano progetto di un “Dizionario Semiologico abissale” che vuole essere la pietra miliare di una nuova dimensionalità per il genere umano che attraverso la dissoluzione del linguaggio stesso dovrebbe portare al superamento della fisicità e della morte. O qualcosa del genere. Più che un romanzo di formazione, “Medusa” ci è parso un romanzo di distruzione. Il protagonista deve infatti annientarsi per poter rinascere, indossare le vesti dell’uomo nuovo di paolina memoria. Ecco allora che un libro diventa un confessionale in cui da una parte c’è il lettore e dall’altra, anziché un sacerdote pronto ad assolvere, troviamo il linguaggio. Perché la letteratura – come

Luca Bernardi

dice Flannery O’Connor – è il territorio del diavolo, ma anche delle sorprese. Ecco allora che torna alla mente il labirinto sillabico di James Joyce e quei due, Leopold Bloom e Stephen Dedalus, anche loro in perlustrazione affannosa, ostinata e contraria, tra le macerie di se stessi, alla ricerca di un senso. E il viaggio del ragazzotto squinternato immaginato da Bernardi, che ci ha ricordato anche quello compiuto dai tre amici di “Generazione X”, si compie proprio a bordo di infiniti neologismi e vertiginose altezze sintattiche, omaggiando segretamente perfino gli “Exercices de style” di Raymond Queneau e certi sproloqui di Samuel Beckett. In “Medusa” troviamo la voglia di capire, il desiderio di un riscatto, la rabbiosa indagine su di un cittadino al

di sopra di ogni sospetto: se stesso. Energie giovani e adrenalina che potrebbero scoperchiare il mondo. Ma, ahimè, siamo oramai nel 2017 e le battaglie i giovani non le fanno più in piazza, ma nella propria testa. Al limite, i più coraggiosi, sulla bacheca un fesso social network. Una curiosità, per chiudere. Alla fine, dopo un fiume di parole incontrollato (o forse perfettamente controllato del proprio autore...) il romanzo si chiude con la stessa frase dell’incipit, “Al mare con gli Obsoleti si fanno molte passeggiate”, quasi a sancire che il cerchio si è chiuso e che fine e principio coincidono laddove il tempo si rivela essere solo un’ipotesi, l’inganno sottile che gli uomini hanno architettato per permettersi il lusso di non impazzire. ■ 61

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trentinospecialesanvalentino

San Valent ino Q

14 febbraio

uest’anno, Carnevale e San Valentino arrivano a braccetto. Il giorno dedicato all’eros, in cui è consuetudine trascorrere momenti romantici in compagnia del proprio innamorato, cade nei giorni clou del Carnevale 2015 e questo potrebbe essere un’occasione unica per sfoggiare un look sorprendente nonché per dare sfogo a tutta la vostra creatività, magari indossando un costume sexy e originale, da abbinare a capi di lingerie romantica e ad accessori sensuali, trucchi particolari e mascherine misteriose e lussuose. Dove trovarli? Se nei negozi della città non c’è niente che fa al caso vostro, il web è sicuramente un mare magnum in cui troverete solo l’imbarazzo della scelta. Tra gli indirizzi più gettonati c’è sicuramente Sexy Costumi, dove poter scovare abiti eleganti, raffinati e seducenti come ad esempio Il costume Regina di Cuori, un vero e proprio capolavoro di sartoria da indossare con gli accessori in coordinato, come i bellissimi guanti in raso, oppure con le splendide calze autoreggenti con cuori di Leg Avenue. Di grande tendenza per il 2013 anche lo stile medievale, per San Valentino declinato, ca va sans dire, in chiave sensuale, interpretando una dama d’altri tempi imbellettata con parrucche d’epoca in stile Luigi XIV e, indispensabile per un tocco di mistero e fascino, la maschera veneziana con asta e piume. 62

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Un must che ha contraddistinto tutto il 2012 e che continua a imporsi nel mondo della moda e dello spettacolo è, come è noto, il Burlesque, altro tema da “cavalcare” per il vostro 14 febbraio, giocando con lingerie vintage e accessori burlesque in coordinato. Se invece il travestimento non fa per voi nemmeno in questo periodo carnascialesco, ma siete stanchi dei soliti modi di festeggiare la festa degli innamorati, ecco qualche idea alternativa. Se le cenette romantiche vi sembrano un modo superato di celebrare il giorno dell’amore, perché non organizzare un weekend benessere in un centro termale o in una SPA? La cosa più romantica è fare un bagno di petali di rose o un massaggio rilassante in coppia, se non addirittura un trattamento in tandem di vinoterapia. Se siete una coppia sportiva, invece, potete considerare l’idea di festeggiare con una bella ciaspolata notturna al chiaro di luna, e anche qui, a partire dal Monte Bondone fino ad arrivare a Madonna di Campiglio, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Se invece non sapete rinunciare alle cenette romantiche, l’idea è quella di partire, magari last minute, e festeggiare San Valentino a Marrakech cenando sul tetto di una rhiad. A SAN VALENTINO, TANTI PECCATI DI GOLA Partendo dai classici cioccolatini e fiori la regola fondamentale è fare attenzione alla pro-

venienza. Per quanto riguarda i primi, acquistateli biologici, o ancora meglio, realizzateli con le vostre mani. Vi basterà sciogliere a bagnomaria del cioccolato fondente, aggiungervi della frutta secca tritata, versare il tutto all’interno di comuni stampini da ghiaccio – meglio se di forme originali – e lasciarli raffreddare prima a temperatura ambiente e poi in frigorifero per almeno un’ora. Il risultato, e la soddisfazione, sono garantiti. Per quanto riguarda gli immancabili fiori, la scelta è tra un bel mazzo di quelli recisi e un’originale pianta in vaso, che magari non sarà “per sempre” ma durerà sicuramente più a lungo. A proposito di fiori recisi: sceglieteli possibilmente di provenienza italiana e di stagione, come il calicanto, i garofani, le violaciocche o le gerbere, da arricchire con colorate e inusuali bacche. Assolutamente da evitare le artificiose – oltre che di cattivo gusto – rose blu. Passando poi al momento della cena, se organizzate un romantico tête-a-tête spegnete la luce e lasciate che a illuminare la tavola siano tante candele di cera d’api al 100%, naturali e profumatissime, mentre per quanto riguarda il menu, dovrà essere a minor impatto ambientale possibile, per cui limitate il consumo di carne e scegliete prodotti di stagione e di chiara provenienza italiana. Se invece optate per un’uscita romantica cercate ristoranti che propongono prodotti biologici e cucina tipica tradizionale, meglio se

di propria produzione. Ma se volete osare, infilatevi in un locale alternativo, con tante proposte di esotismi, di ostriche e di caviale per dimostrare al partner tutto il vostro amore. Infine, se per voi è tradizione scambiarvi un piccolo cadeaux, perché non sceglierlo fai-da-te? Cornici decorate, fiori di stoffa, romantici biglietti personalizzati, saponi o ancora, viste le temperature, calde sciarpe e maglioni fatti a mano: l’unico limite è la fantasia. Infine, Se invece non vi sentite portate per l’handmade, non disperate: potete sempre optare per il mercato equo e solidale o, in alternativa, per le associazioni come la LAV, Tree-Nation o il WWF, che per l’occasione permettono di regalare speciali adozioni – di cani, alberi o specie a rischio. Napoletano, cinese, thailandese o americano? O trentino perché no? Tipico, genuino, country, autentico, moderno, informale, classico o elegantissimo? No, non stiamo parlando dell’uomo ideale … stiamo parlando del ristorante ideale nel quale trascorrere la serata di San Valentino. Con l’uomo che può essere anche quello ideale. Sì, perché il legame tra cibo e amore è strettissimo. E se è vero ed appurato che i cibi afrodisiaci derivano etimologicamente da Afrodite – dea dell’amore –, è anche scientificamente provato che il rapporto con il cibo ed il rapporto (od i rapporti ) amorosi sono in stretta correlazione.


trentinoattualitĂ

14 febbraio

San Valentino

Aperto tutti i giorni TRENTO - Via Manci, 45 (incrocio Vicolo della Sat, 6) Tel. e Fax 0461.262943 info@antico-pozzo.it www.antico-pozzo.it

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trentinospecialesanvalentino Atmosfera, gusti, forme, sapori, profumi ed aromi… tutte caratteristiche riconducibili sia all’una sia all’altra categoria. In virtù di queste considerazioni, l’invito a cena nella ricorrenza del 14 febbraio acquista una sfumatura di accentuata sensualità, tutta da interpretare a seconda di come, dove, cosa e soprattutto chi. La location ha decisamente un’importanza fondamentale, e si presta ad immediate interpretazioni. Ottimi i ristoranti panoramici, con scenari naturali che fanno da sfondo alle pietanze. Simboleggiano la volontà di andare oltre alla cena, di guardare avanti e di progettare qualcosa insieme, con ampie vedute. Le terrazze naturali del Trentino sulle quali gustare cibo con chi ci piace sono tante, non resta che scegliere la più romantica: laghi, rocche, vette, altipiani, forti, castelli. Tante soluzioni, tante proposte, tanta voglia di passare una serata nel segno dell’amore. Ricordando la stretta correlazione tra cibo e amore. Ricordando che ogni luogo ha un significato, ogni amore ha il suo tempo, ogni età ha il suo amore, ogni cibo simboleggia la voglia di vivere. Come l’amore. FESTEGGIARE L’AMORE IN SENSO UNIVERSALE Ma la vera rivoluzione di San Valentino si chiama International Quirkyalone Day, un modo insolito per festeggiare l’amore in senso universale. Di cosa si tratta? “Quirkyalone” è un neologismo riferito a qualcuno che ama essere unico (ma non si oppone ad essere in un rapporto sentimentale), e generalmente preferisce stare da solo piuttosto che, come dice il proverbio, male accompagnato. La Giornata Internazionale Quirkyalone, ovviamente, è il 14 febbraio, giorno in cui dal 2003 a oggi in oltre 40

città del mondo si celebrano tutti i tipi di amore: romantico, platonico, familiare, amichevole. Le coppie (soprattutto i quirkytogethers, naturalmente), sono invitati a partecipare perché l’IQC non è altro che un invito a celebrare per un giorno se stessi e le cose che si amano di più fare, da soli e in compagnia: una passeggiata, lo shopping con le amiche, una visita a un museo, un film al cinema, una cena nel proprio posto preferito o anche solo una serata sul divano di casa, con una buona lettura e un buon bicchier di vino. IL CLASSICO GIOIELLO È PER SEMPRE Quale che sia lo spirito con cui lo fate (amore? amicizia?), regalare un gioiello nel giorno di San Valetntino è sempre un’ottima soluzione. I gioielli sono da sempre e da chiunque molto apprezzati. Non esiste persona al mondo che non apprezzi un gioiello ricevuto in dono per celebrare un momento speciale, una ricorrenza o un evento particolarmente significativo della vita. L’importante è adeguare il gioiello all’occasione e ai gusti estetici di chi lo dovrà ricevere. Se una persona è solita indossare solo ornamenti in oro, difficilmente gradirà dei gioielli moderni in acciaio o materiali meno preziosi, così come è vero il contrario, perché i gioielli raccontano le personalità delle persone. Un anello con diamanti, una veretta che vada a tener saldo un altro anello. Oppure un diamante solitario simbolo di eternità, fedeltà e purezza, mentre la donna dovrebbe regalare al compagno un orologio o dei gemelli. Ma la festa degli innamorati è chiaramente un ottimo momento per donare al proprio partner qualcosa di prezioso, molte sono le case che in occasione della ricorrenza presentano linee dedicate con speciali forme e colori che richiama■ no l’amore.

San Valent ino 2017 Martedì 14 febbraio 2017 Entrata al Centro Benessere con piscina, idromassaggio, sauna finlandese, bagno turco, percorso kneipp e docce emozionali ❤ Frizzante aperitivo di benvenuto ❤ Una gustosa cenetta a lume di candela con “Menu degli Innamorati” ❤ € 50,00 a persona Orario centro benessere e piscina 15.00-21.00 La cena entro le ore 20.30 È gradita la prenotazione

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di Fabio De Santi

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i ripropone anche in questo 2017 la rassegna “I concerti della domenica” proposti nella veste mattutina, alle 10.30, presso la sede della Sala Filarmonica in via Verdi a Trento. Dopo i primi due eventi in cartellone lo scorso gennaio domenica 12 sarà la volta del pianista Leonardo Colafelice, al suo debutto a Trento, con un programma di sala che si annuncia davvero piacevole e attraente con una delle pagine ormai divenute leggendarie e per questo particolarmente temute dai pianisti, vale a dire la trascrizione realizzata da Mikhail Pletnev della Suite di Cajkovskij tratta dal celebre balletto Lo schiaccianoci. Al suo fianco due sonate di Beethoven con Schubert e Mendelssohn a suggellare un’impostazione finemente classica. Con un classico bisticcio di parole l’anno appena chiuso, il 2016, per il pianista nato ad Altamura

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I CONCERTI DELLA DOMENICA DUE LE DATE IN FEBBRAIO: IL PIANISTA PUGLIESE LEONARDO COLAFELICE, AL SUO DEBUTTO A TRENTO, E L’ECLETTICO UT INSIEME VOCALE-CONSONANTE. SEMPRE ALLA STORICA SALA DELLA FILARMONICA (Ba) nel 1995 Leonardo Colafelice è stato davvero felice. Con una delle sue ormai naturali performance ha infatti vinto il secondo premio della Cleveland International Piano Competition, ottenendo anche tre premi speciali: quello del pubblico, del pubblico dei giovani e per la miglior esecuzione di musica russa. Un successo straordinario che si aggiunge alle recenti affermazioni in altri due prestigiosi concorsi pianistici: a soli diciotto anni Leonardo è stato finalista alla XIV edizione della Arthur Rubinstein International Piano Master Competition di Tel Aviv, mentre nel 2015 era stato finalista alla L X edizione

del Concorso Busoni di Bolzano ricevendo il sesto premio. Leonardo Colafelice, a dispetto dell’età, è quindi pianista compiuto, reclamato da prestigiose società concertistiche come la Società dei Concerti di Milano, l’Accademia Filarmonica Romana, l’Unione Musicale di Torino, Musica Insieme di Bologna. Con un’affascinante quanto spiritosa antologia di Madrigali “di varia ricreazione” la Società Filarmonica di Trento celebra i 550 anni dalla nascita del grande madrigalista Claudio Monteverdi. Lo fa invitando per domenica 26 febbraio una delle formazioni corali più autorevoli e qualificate attive oggi in Italia, l’UT insieme vocaleconsonante. La lunga sigla, ricca di storie e simboli musicali, rimanda a un gruppo vocale “modulare” che si organizza mutevolmente muovendosi fra le strutture dell’ensemble madrigalistico e del coro da camera. I cantanti, provenienti da

varie parti d’Italia, vantano tutti grande esperienza vocale e musicale e sono per la maggior parte direttori di coro. Molti componenti dell’ensemble hanno iniziato a cantare assieme nel Coro Giovanile Italiano, un progetto di Feniarco. Guidato dal compositore, direttore e violinista Lorenzo Donati, docente di Direzione di coro presso il Conservatorio di Trento, l’ensemble propone progetti tematici di musica antica e contemporanea. Nel 2015 il gruppo ha registrato il cd Pulchra ut luna, electa ut sol con brani tratti dal Cantico dei Cantici e vari Agnus Dei. Nel 2015 il gruppo ha vinto il primo premio e il Gran Premio al Concorso Internazionale di Varna (Bulgaria) e nel 2016 il prestigioso Gran Premio Europeo, primo coro italiano in 28 edizioni ad aggiudicarsi questo concorso, considerato il più importante riconoscimento mondiale nell’ambito della musica corale. ■


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rriva a Trento Jesus Christ Superstar il musical dei record in scena all’Auditorium S. Chiara l’11, alle 21 e il 12 febbraio alle 18. Ad impreziosire quello che si annuncia essere uno degli eventi di questo 2017 a Trento quel Ted Neeley chè è anche l’attore/cantante originale del film Jesus Christ Superstar. Proprio Ted Neeley ha portato in tutto il mondo il musical che ha fatto innamorare milioni di persone ed ora è in scena con uno spettacolo cantato e suonato rigorosamente dal vivo. Jesus Christ Superstar, il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, è ormai passato alla storia come uno dei Musical più famosi e amati di tutti i tempi, nel mondo intero. La versione italiana in lingua originale firmata da Massimo Romeo Piparo ha compiuto 21 anni e vanta ormai numerosi record, con numeri di tutto rispetto: quattro diverse edizioni, 11 anni consecutivi in cartellone nei Teatri italiani dal 1995 al 2006, oltre 1.200.000 spettatori, più di 120 artisti che si sono alternati nel cast, e più di 1.300 rappresentazioni. Torna in tour in Italia, lo spettacolo che nelle scorse stagioni ha ottenuto il più importante successo di pubblico e critica degli ultimi anni. Un evento con un protagonista d’eccezione conosciuto in tutto il mondo nel ruolo del titolo: Ted Neeley, colui che diede un’impronta mitica e indelebile al ruolo di Gesù nello storico film di Norman Jewison del 1973.Questo allestimento è stato presentato nel 2015 anche a Den Haag (Olanda) per 11 repliche sold-out, un evento che ne

JESUS CHRIST SUPERSTAR IL MUSICAL DEI RECORD IN SCENA ALL’AUDITORIUM S. CHIARA L’11 ALLE 21 E IL 12 FEBBRAIO ALLE 18 testimonia il grande spessore artistico: è la prima volta che gli autori concedono a una Compagnia italiana la possibilità di un tour europeo del musical. Un musical di livello internazionale che racchiude nella sua storia una colonna sonora conosciuta da 3 generazioni e valori di grande spessore. Lo spettacolo è eseguito interamente dal vivo in lingua originale inglese e con orchestra dal vivo. Nelle sue note di regia Massimo Romeo Piparo ha spiegato: “Leggendo i Vangeli sembra quasi scontato che il sottofondo musicale debba essere Rock. Che l’ambientazione più adatta sia un deserto con alcuni elementi architettonici statici e animati dalla sola potenza della musica. Che Ted Neeley

l’epoca più giusta per la loro rappresentazione siano gli anni ’70. Eppure prima di Jesus Christ Superstar non era così. Ecco perché l’Opera di Webber e Rice è entrata nel Mito. E quel Mito non va assolutamente dissacrato, re-interpretato, elaborato: va rispettato, omaggiato, celebrato”. Quel Mito oggi si fa realtà attraverso Ted Neeley che è diventato una lezione di vita e di professionalità per molti artisti italiani. “Dopo 40 anni la sua umiltà – evidenzia il regista .– la sua semplicità e al contempo la sua forza smisurata, la sua contagiosa passione sono esempio vivido della statura che un Artista deve avere per diventare Mito. Grazie a lui ripercorro 20 anni di studio dedicato a

questa Opera e metto a segno la mia versione più matura e compiuta di questo capolavoro del Teatro musicale”. E così, con la stessa emozione del primo giorno di repliche in quel lontano 1994, ogni sera si rinnova il magico rito che ci restituisce l’idea di un mito eterno. Il suo confronto con la stessa ragione di essere: da un lato il popolo, dall’altro chi lo governa. Tutti al contempo artefici e vittime di un tradimento commesso per amore da chi “vive per la morte” e il cui ruolo si compirà solo quando, abbandonata la veste istituzionale di custode di un sodalizio di vita, offrirà e procurerà per sé la morte. Un mito eterno per un popolo che ancora oggi non ha smesso di subire il proprio martirio ma ha visto moltiplicarsi la serie di martiri diretti o indiretti: si continua a morire perché altrove, in questa terra, è deciso così. “Non cercate – spiega Piparo – di trovare segni in questa messinscena, né confronti con epoche, fasi storiche: c’è l’eterno, intramontabile senso di angoscia per un’umanità che da sempre elegge i propri messia per poi mandarli al martirio, crea i propri miti per poi distruggerli, professa la propria ideologia per pron■ tamente rinnegarla”. 67

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diagnosi ancora più precisa e offrire cure dentali ancora più mirate: viene impiegata, infatti, anche nella prima visita generale, per avere un quadro completo e preciso delle caratteristiche del paziente e quindi stilare un preventivo di spesa certo e affidabile. La Tac 3D è fondamentale per risolvere con successo i casi più difficili, perché permette di capire come sono posizionati i denti. Questo consente l’intervento tempestivo e mirato in caso di malocclusioni e cattivo allineamento dei denti. Problemi che non sono da sottovalutare, ma che possono essere risolti completamente con l’uso di apparecchi Invisalign® invisibili e non invasivi. Analogamente, con l’uso costante di un byte si possono risolvere anche i fastidiosi disturbi dell’Atm (articolazione temporomandibolare), causa di

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al centro di Vigo, in pochi minuti si raggiunge l’altopiano del Ciampedie una balconata panoramica sulla Val di Fassa e sulle Dolomiti, a 2000 metri, al centro della conca del Gruppo del Catinaccio-Rosengarten, patrimonio naturale dell’umanità UNESCO. La skiarea è all’interno dello Skitour Panorama, il tour delle più belle piste della Val di Fassa, e offre 15 km di piste di ogni difficoltà. Si accede con le scale mobili e la funivia dal centro di Vigo, o con le seggiovie da Pera di Fassa. L a n ov i t à d e l l ’ i nve r n o 2016/17 è la rinnovata pista Campo Scuola, modificata e allargata per rendere più omogeneo il pendio ed agevolare le Scuole di Sci e gli sciatori principianti. La skiarea infatti da il benvenuto alle famiglie con il grande parco giochi, e l’organizzazione professionale della Scuola di Sci di Vigo, con servizi di custodia e animazione per i bambini. La pista Thöni, la più lunga e divertente della skiarea, è oggi completamente rinnovata. Grazie al restyling, iniziato nel 2010 e completato

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nel 2015, la pista si presenta più larga ed omogenea con una nuova variante “nera” nella parte bassa. In tutto 4 km di divertimento dai 2200 metri di Pra Martin ai 1400 di Vigo. E da non mancare la pista nera Alberto Tomba! Per gli amanti della gastrono-

mia, ci sono 6 rifugi, di cui 5 raggiungibili a piedi dall’arrivo della funivia, con un’offerta di piatti tradizionali da gustare su terrazze dai panorami indimenticabili. E poi al Ciampedie sono possibili anche escursioni a piedi e con le ciaspole (quando ne-

vicherà!), con uscite accompagnate organizzate dalla Scuola di Sci di Vigo di Fassa. Un primo percorso, è l’anello attorno all’altipiano del Ciampedie attraverso il bosco. Un altro itinerario conduce fino alla conca di Gardeccia, dove si trovano rifugi aperti con possibilità di pernottamento. Da qui, con percorso più impegnativo, si può proseguire verso i Rifugi Vajolet e Preuss e più oltre fino al Passo Principe dove il Rifugio Passo Principe apre i weekend da febbraio a Pasqua se le condizioni della neve lo consentono (verificare l’apertura). Info skiarea: Tel. 0462.763242 www.catinacciodolomiti.it www.valdifassalift.it. ■

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di Lara Deflorian

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appuntamento del 7 febbraio con la stagione di InDanza al teatro Sociale di Trento sarà sicuramente in grado di soddisfare un po’ tutti i gusti, poiché vedrà protagonista in scena una dinamica compagnia interprete di una moderna fusione di differenti generi della danza. Stiamo parlando de Les Ballets Jazz de Montréal, da oltre quarant’anni ambasciatori artistici del Québec nel mondo. Inizialmente, quando questa compagnia venne fondata nel 1972 da Geneviève Salbaing, Eva von Gencsy ed Eddy Toussaint, il nome scelto racchiudeva sia lo stile della danza che il genere musicale: il jazz. Ma non bisogna farsi ingannare dalla denominazione del gruppo riduttiva e, se vogliamo, un po’retrò poiché, come spiega Louis Robitaille, il direttore artistico della BJM dal 1998, “in tutti questi anni siamo cambiati e ora rappresentiamo di più il balletto contemporaneo: direi che siamo una compagnia di danza fusion che mischia stili differenti come la street dance, il moderno o l’hip hop e, anche se la nostra base rimane il balletto classico, penso che mixare i generi sia molto contemporaneo, ma sia anche parecchio difficile, poiché richiede conoscenza, talento e versatilità.” Tutto questo sembra coniugare alla perfezione ciò che attualmente è ri-

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LES BALLETS JAZZ DE MONTRÉAL SEGNATE IL 7 FEBBRAIO SUL CALENDARIO: INDANZA AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO SARÀ SICURAMENTE IN GRADO DI SODDISFARE UN PO’ TUTTI I GUSTI... chiesto soprattutto alle grandi compagnie di danza: l’essere versatile ed essere in grado di eseguire e interpretare generi diversi dell’arte tersicorea. In scena Les Ballets Jazz de Montréal dimostrano, inoltre, una vivacità esplosiva e contagiosa in grado di intrattenere e destare sorpresa con il movimento. Il loro repertorio è frutto di diverse collaborazioni e la creazione dei nuovi lavori è affidata a coreografi diversissimi: dalle architetture aggressive e industriali di Cayetano Soto all’esuberanza Aszure Barton, dai frammenti di Rossini dell’italiano Mauro Bigonzetti alle visioni “virtuali” Annabelle Lopez Ochoa, dall’hollywoodiano Louis Falco (autore delle coreografie

del film Fame e del video di Prince Kiss), fino alla star della danza Benjamin Millepied, ballerino principale del New York City e marito dell’attrice Natalie Portman. Al Sociale di Trento il BJM presenterà un trittico. Il primo sarà Rouge, del brasiliano Rodrigo Pederneiras, leader della compagnia Grupo Corpo, apprezzata in mondovisione alla cerimonia delle Olimpiadi di Rio, che sa abbinare classico e contemporaneo alla danza latina, facendo trionfare l’atletismo e la sensualità. Il risultato finale è una sorta di tributo ai nativi e alla loro eredità musicale e culturale; una danza corale e intensa nella quale scaturiscono i sentimenti della fuga e della libertà suggeriti dal tema della migrazione. In Balcao il coreografo israeliano di assoluto rilievo nel panorama della danza contemporanea Itzik Galili, rivisita la creazione O Balcão de Amor che aveva creato nel 2014 per il Balé da Cidade de São Paulo. Infine il coreografo greco Andonis Foniadakis è l’autore di Kaos, un lavoro che si ispi-

ra al movimento agitato della vita moderna e al turbinio urbano, in cui dieci ballerini in completo da lavoro grigio scuro, si esibiscono freneticamente in energici movimenti senza nessuna soluzione di continuità. Oltre alle versatilità tecnica e stilistica, un altro marchio di fabbrica dei 14 danzatori dei BJM è il dinamismo, una qualità resa possibile, ha sottolineato il direttore artistico Louis Robitaille, dalle forti personalità dei danzatori. Difficile farli correre sempre sugli stessi binari e per questo Robitaille è sempre alla ricerca di “sostanza, originalità e novità per creare un repertorio che piaccia a tutti i teatri in Europa e in America”. E questo non è per niente semplice. Per chi volesse conoscere meglio il lavoro svolto dai Balletts Jazz de Montréal, a precedere lo spettacolo, alle ore 17.30 alla sala Medioevale del teatro Sociale, sarà possibile assistere all’incontro “Quando la danza travalica i confini e attraversa i confini”, condotto da Paola Carlucci. Numero verde 800 013952 - www. centrosantachiara.it. ■


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ul Monte Bondone ogni sabato si può sciare sulle piste illuminate fino alle 19.15, grazie agli oltre 40 globi illuminanti posizionati a bordo pista che rischiarano la neve per permettere agli appassionati di continuare le discese godendo della splendida vista del tramonto sulle Dolomiti di Brenta. Lo sci al tramonto è la grande novità di questa stagione, ed è l’unica esperienza di questo tipo attiva in Trentino. Si potrà scegliere tra piste facili e adatte a tutti, come la “Cordela” e la “Diagonale Montesel”, oppure optare per la pista “Lavaman”, per elevare la pendenza ed il divertimento. Ai giovani più spericolati ed alle loro spettacolari evoluzioni è riservato lo “Snowpark Monte Bondone”, uno dei pochi aperti in notturna, che vuol rappresentare un’ottima alternativa di aggregazione per un

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a Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, in collaboraziosull’Appennino bolognese, dove i partecipanti avranno ne con le Politiche giovanili della Provincia autonoma di l’opportunità di incontrare i promotori di IT.A.CA. Festival del Turismo Responsabile e conoscere progetti innovativi Trento, propone un percorso di progettazione turistica delle che basano la loro attività sul potenziale della Montagna. terre alte per 15 ragazzi e ragazze di età compresa fra i 18 e i 35 anni. “Il Sussurro della Montagna” è un progetto • 7-9 aprile: un weekend di formazione sull’Altopiano del rivolto a giovani innamorati del proprio territorio, desiderosi Tesino per imparare a riconoscere le potenzialità attrattive di guardare con occhi nuovi alle ricchezze e alle storie che delle terre alte e a progettarne forme innovative di sviluppo. • Estate 2017: realizzazione delle iniziative culturali progetla montagna sussurra alle sue genti, per imparare a condividerle e comunicarle agli altri. A chi è pronto a mettersi in tate dai partecipanti, per compiere i primi passi verso nuove Progetta il nuovo turismo delle terre alte forme di imprenditorialità turistica. gioco, coniugando creatività e professionalità, per entrare da protagonista Le domande di partecipazione potranno NATURA nel mondo della valorizzazione turistica essere presentate entro il 24 febbraio TRADIZIONE e culturale. Si tratta di un esperimento inviando il modulo di candidatura all’indi innovazione che alterna il confronto dirizzo didattica.fdg@degasperitn.it, OSPITALITA' TREKKING con altre realtà di valorizzazione dei insieme a una breve lettera di motivaterritori a momenti di didattica tecnica zione, al curriculum e alla copia di un e laboratori di progettazione di eventi documento di identità. ANTICHI SAPERI culturali nelle terre alte della provincia La descrizione dettagliata del progetto COMUNITA' di Trento. Il percorso prende il via in e il modulo di iscrizione sono disponibili marzo e si sviluppa in tre tappe: sul sito della Fondazione www.dega• 24-25 marzo: un viaggio di studio speritn.it

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24-25 marzo – Un viaggio sull’Appennino bolognese, per conoscere i protagonisti di esperienze di valorizzazione del potenziale culturale ed esperienziale della montagna. 7-9 aprile – Un weekend di formazione sull’Altopiano del Tesino per imparare a riconoscere le potenzialità attrattive delle terre alte e a progettarne forme innovative di sviluppo. Estate 2017 – Realizzazione delle iniziative culturali progettate dai partecipanti, per compiere i primi passi verso nuove forme di imprenditorialità turistica.

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di Nicola Tomasi

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ta andando molto bene la prevendita del concerto che vedrà presto a Rovereto un evento artistico di assoluta eccezione: il 10 febbraio alle 20.45 nel Teatro Zandonai di Rovereto I Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone accompagneranno il più famoso violinista italiano: Uto Ughi. Il concer to, organizzato dall’Ente “I Solisti Veneti” ha il sostegno del Comune di Rovereto in collaborazione con l’Associazione Filarmonica di Rovereto, Fondazione Caritro e il Coordinamento Teatrale Trentino. Il programma, culturalmente di straordinario interesse, sarà dedicato alla storia del virtuosismo strumentale e comprenderà il mirabile Concerto in re minore RV 127 di Vivaldi, le “Variazioni per contrabbasso e archu su temi della “Sonnambula” di Bellini” del “Paganini del contrabbasso”, l’ottocentesco Luigi Bottesini, le Variazioni per clarinetto e orchestra di Gioacchino Rossini e, con la partecipazione di Uto Ughi i grandiosi Concerti in la min. di J.S.Bach e in do magg. di Haydn e le acrobatiche Variazioni sulla “Carmen” del violinista spagnolo Pablo Sarasate. “I Solisti Veneti” diretti da Claudio Scimone sono una delle più popolari orchestre del mondo, applaudite dal pubblico ed elogiate dalla critica per la varietà delle loro iniziative musicali e culturali fra cui più di 6.000 concerti in oltre 90 Paesi, gli oltre 350 titoli da loro registrati in LP, CD e DVD per le più importanti multinazionali che hanno valso loro i più importanti premi mondiali del disco dal Grammy di Los Angeles a numerosi Prix du Disque dell’Académie Charles Cros 74

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IMMENSO UTO UGHI IL GRANDISSIMO VIOLINISTA ACOMPAGNATO DAI SOLISTI VENETI NELLA CORNICE DEL TEATRO ZANDONAI, IL 10 FEBBRAIO ALLE 20.45 e dell’Académie du Disque Lyrique e infiniti altri. Hanno rivelato al mondo infiniti capolavori sconosciuti della musica veneta e italiana e registrato, fra l’altro, l’Opera Omnia di Vivaldi edita in vita del compositore e tutte le opere edite del compositore. Con il trionfo in Teatro (con la regia di Pizzi) e in disco e con la partecipazione vocale di Marylin Horne e Vittoria de Los Angeles hanno rivelato al mondo (“Orlando Furioso” al Filarmonico di Verona, 1978) il fulgore dell’opera vivaldiana e con “Il nascimento dell’Aurora” lo splendore della vocalità di Albinoni. Hanno pub-

Claudio Scimone e i Solisti Veneti

blicato un centinaio di opere inedite di Giuseppe Tartini e una serie di cataloghi tematici dei massimi compositori veneti. Più di 80 compositori del nostro tempo, da Bussotti, Donatoni a De Marzi, Morricone e Lucio Dalla hanno dedicato musiche a “I Solisti Veneti”. Claudio Scimone ha preso parte alla rinascita rossiniana registrando le prime esecuzioni moderme in Teatro e in disco di “Mosè in Egitto”, “Maometto II”, “Edipo a Colono”. Uto Ughi, nato a Busto Arsizio, ha iniziato intorno ai 6 anni lo studio della musica e l’apprendimento delle

tecniche violinistiche presso la scuola di musica Giovanni Battista Pergolesi a Varese, debuttando a soli sette anni al Teatro Lirico di Milano e imponendosi subito all’attenzione di critica e pubblico come uno straordinario talento. Già a dodici anni viene considerato un artista espressivamente e tecnicamente maturo. Oggi è considerato fra i massimi esponenti e interpreti contemporanei: la sua carriera non ha conosciuto soste e ha suonato in tutto il mondo con le più rinomate orchestre sinfoniche come la Concertgebouw di Amsterdam, la Boston Symphony Orchestra, la Philadelphia Orchestra, la New York Philharmonic, la Washington Symphony Orchestra e molte altre, sotto la direzione di grandi maestri. Suona un violino Guarneri del Gesù del 1744, che possiede un suono caldo dal timbro scuro e uno Stradivari del 1701 denominato “Kreutzer” perché appartenuto all’omonimo violinista a cui Beethoven aveva dedicato la famosa Sonata. Prevendita presso tutte le Casse di Risparmio del Trentino e tutte ■ le BCC del Veneto.


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www.keyum.it

di Giada Vicenzi

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ente e corpo sono collegati. Per avere una buona forma fisica vanno considerati entrambi. Non si può impostare una sana alimentazione senza tener conto del vissuto della persona e delle sue necessità». Con questa filosofia Licia Cappato da oltre 12 anni aiuta le persone a ritrovare forma e salute, conciliando gusti e abitudini alimentari, grazie a un metodo innovativo che mette insieme la scienza della nutrizione più avanzata con tanti anni di esperienza nel settore. Il metodo si chiama Keyum ed è stato ideato da una squadra di medici e professionisti esperti, di cui Licia fa parte, e “sposato” dall’Università di Bologna, con lo scopo di conciliare esigenze apparentemente opposte: un’alimentazione sana, che faccia perdere peso, ma rispettando i gusti e le esigenze di ciascuno. «Dopo tanti anni di sport e lavoro nel mondo del fitness – racconta Licia Cappato –, ho scelto di intraprendere una serie di studi con formazioni varie, che mi hanno permesso di ampliare la conoscenza in vari settori e permesso di sviluppare una metodologia

STUDIO OLIS: UNA SANA ALIMENTAZIONE A 360° LICIA CAPPATO, TITOLARE DELLO STUDIO E PROFESSIONISTA DEL BENESSERE CON UN APPROCCIO OLISTICO, E SARA TROVÒ, BIOLOGA NUTRIZIONISTA, AIUTANO LE PERSONE A RITROVARE FORMA E BENESSERE NEL RISPETTO DELL’EQUILIBRIO TRA CORPO E MENTE originale, un approccio completamente nuovo». Dimentichiamo le diete restrittive e monotone: lo Studio Olis propone un programma alimentare su misura, assecondando i gusti e le abitudini quotidiane. «Non ci sono alimenti proibiti: si può mangiare tutto, nemmeno i dolci sono banditi. Questo è possibile grazie a una speciale suddivisione delle percentuali dei nutrienti, combinata a un’analisi del metabolismo, dello stile di vita. In questo modo il recupero della forma fisica è assicurato ed è abbinato ad un’educazione alimentare che permette il mantenimento dei risultati raggiunti». In pratica si può

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INFO OLIS - Alimentazione e ben-essere secondo natura Via XX settembre, 77 Borgo Valsugana (TN) Cell. 340 8035400 olis.licia@gmail.com www.keyum.it Facebook: /olis.licia Sara Trovò e Licia Cappato

L’interno dello studio

continuare a mangiare quello che piace, senza dover pesare ogni cosa e senza dover rinunciare alla vita sociale. Merito dell’approccio globale (olistico, come suggerisce il nome dello studio) adottato da Licia e dalla sua collaboratrice Sara Trovò, alle dinamiche dell’alimentazione. «Il nostro punto di forza sono lo studio assiduo e l’aggiornamento costante. E poi ascoltiamo ogni esigenza: dalla patologia, all’intolleranza e allergia, dallo stile di vita vegetariano e vegano, al piano alimentare per gli atleti. Il fulcro del nostro lavoro è stimolare le persone a prendersi cura di

sè, apportando piccole, strategiche, ma fondamentali modifiche allo stile di vita. Il primo appuntamento è senza impegno, serve a conoscersi e a valutare la situazione complessiva. Poi si decide come procedere». Provare per credere! ■

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di Fabio De Santi

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opo aver fatto registrare puntualmente il sold out nelle sue precedenti apparizioni all’Auditorium S. Chiara di Trento torna a calcarne il palcoscenico Andrea Pucci. L’appuntamento, organizzato da Fiabamusic, è quello di sabato 4 con lo show “In… Tolleranza Zero” il nuovo spettacolo del comico milanese. Quando Pucci deve aprire una porta e non trova le chiavi, non perde tempo a cercarle, sfonda la porta con un calcio! Il rumore che genera non è il tipico “crash” del legno che si rompe ma è quello di una fragorosa risata. Nelle quasi due ore di “In…Tolleranza Zero” Andrea Baccan, (in arte Pucci), rende esilarante la fatica di vivere di chi, a 50 anni, si tro-

ANDREA PUCCI IL 4 FEBBRAIO A TRENTO CON LO SPETTACOLO “IN…TOLLERANZA ZERO” va ad interagire con nuove e incomprensibili mode, nuove tecnologie, con la scuola della figlia e le devastanti e dispendiose attività extrascolastiche senza tralasciare gli acciacchi del mezzo secolo che si porta sulle spalle, costretto ad esami clinici ed esercizi fisici, per rimanere vitale in un mondo dove sono diventate indispensabili cose fino a poco tempo fa inutili e ridicole.L’attore comico italiano con i ritmi più incalzanti e l’energia a “ciclo continuo”, evita la satira politica, preferendo quella di costume, la

quotidianità è l’argomento centrale : “Non tollero quando vai in pizzeria a prendere le pizze da portare a casa agli amici: 76

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sei lì da solo e ordini 3 Margherite, 2 quattro stagioni, 1 coi funghi e 3 napoli e il pizzaiolo ti fa : “da portare via?” - “no, me le mangio tutte io! guardi da bere solo un bicchiere d’acqua!”. E ancora: “Non tollero quando vai in aeroporto, al banco del check-in consegni due biglietti e l’impiegata ti fa: “siete in due?” - “No siamo in 38, adesso arriva il pullman”. In questo spettacolo Andrea Pucci sfonda le assurde porte che bisogna superare ogni giorno per tornare a casa sani e salvi a colpi di un’intolleranza dalla comicità energica e devastante. Anche a Trento il comico farà un excursus della sua carriera - dagli esordi nei villaggi turistici ai primi successi in tv - e compie un viaggio ironico lungo l’Italia, regione per regione. Non mancheranno le sue inevitabili esplorazioni del mondo femminile: dalle donne immaginarie dell’adolescenza alle fidanzate reali e surreali. Pucci parla anche della maternità, raccontando la nascita della sua prima figlia: “Mia moglie era così apprensiva che ad ogni

rigurgito della piccola si attaccava al telefono e chiamava il pediatra. È finito che oramai il medico abitava con noi. L’ho conosciuto che aveva al polso un orologio di plastica da pochi euro, quando se n’è andato, perché mia figlia oramai era cresciuta e non aveva più bisogno di lui, aveva un orologio tempestato di brillanti”, anticipa il sito di Marida Camerini. E non mancheranno confronti tra universo maschile e femminile tipici del comico: “Voi donne siete molto più forti di noi maschi. Noi uomini se abbiamo soltanto 36,5 di febbre ci mettiamo nel letto coperti da un mare di coltri e con la paura di morire. Chiediamo alle nostre mogli di chiamare il prete per l’estrema unzione, abbiamo brividi per tutto il corpo, ingurgitiamo aspirine una dietro l’altra e alla fine finiamo per sentirci davvero male. Voi donne invece anche con la febbre a 40, alle 7:30 uscite di casa, portate i bambini a scuola, tornate in cucina, fate la lavatrice, stirate, cambiate l’olio nel motore, tornate a prendere i bambini e non vi stancate ■ mai”.


Trio Boccherini

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di Fabio De Santi

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ono tre gli appuntamenti di febbraio proposti dalla Società Filarmonica di Trento a partire da quello con il Trio Boccherini del 7 febbraio. Una sfida ambiziosa si potrebbe definire l’impresa avviata a Berlino nel 2014 da tre giovanissimi musicisti dalle più diverse provenienze geografiche e culturali. La fondazione di un trio d’archi, infatti, conduce a un repertorio assai raffinato ma di particolare impegno sia per gli esecutori – alle prese con tre nature strumentali eguali da amalgamare senza annullarne le singole personalità – che per chi ascolta indotto ad attingere a un repertorio non particolarmente esuberante e variegato. I tre archi del Boccherini si sono incontrati a Berlino, dove risiedono e lavorano tuttora, e subito hanno saputo approfittare dell’alto magistero di Gunter Pichler, il mitico fondatore dell’Alban Berg. La violinista coreana-australiana Suyeon Kang, pluripremiata in concorsi internazionali, ha collaborato con orchestre prestigiose in Europa e Australia; la violista Vicki Powell, nata a Chicago nel 1998 e laureata alla Juillard School, ha già collaborato con Mitsuko Uchida e la New York Philharmonic esibendosi anche nei festival di Ravinia e Verbier; il violoncellista Paolo Bonomini, diplomatosi al Conservatorio di Brescia con Paolo Perucchetti e poi perfezionatosi con Mario Brunello, Antonio Meneses ed Enrico Dindo, ha suonato spesso con Salvatore Accardo, Bruno Giuranna e Giovanni Sollima. Venerdì 17 spazio alla pianista Sophie Pacini con un programma di sala che prevede

SOCIETÀ FILARMONICA SI PARTE IL 7 FEBBRAIO CON IL TRIO BOCCHERINI, TRE GIOVANISSIMI MUSICISTI DALLE PIÙ DIVERSE PROVENIENZE GEOGRAFICHE E CULTURALI composizioni di F. Chopin, L. van Beethoven e F. Liszt. Sophie Pacini, nata a Monaco di Baviera, è una pianista di madre tedesca e padre italiano. Nel 2011 il Deutschlandfunk, la rete radiofonica pubblica tedesca, le ha conferito il suo “Förderpreis” quale “uno dei talenti più grandi della sua generazione”. Nel febbraio 2012 è uscito il suo primo CD con concerti per pianoforte e orchestra di Schumann e Mozart, quale premio del Festival internazionale svizzero “Sommets Musicaux de Gstaad”. Nel 2015 le viene assegnato il premio

“Echo-Klassik - Newcomer of the Year, Piano” per l’interpretazione nel suo disco “Chopin” e come riconoscimento alla sua carriera artistica. Venerdì 24 spazio al Quartetto Jerusalem: “Passione, precisione, calore, una miscela dorata: questi sono i segni distintivi di questo eccellente quartetto d’archi”. Così ebbe a definire il Quartetto Jerusalem il critico del “New York Times”. Con la fondazione del Quartetto nella stagione 1993/1994 e il debutto nel 1996, i quattro musicisti israeliani hanno intrapreso un viaggio di crescita e ma-

turazione che li ha portati ad avere un vasto repertorio e una impressionante profondità di espressione: un viaggio che è tutt’oggi motivato dalla stessa energia e curiosità con cui l’ensemble ha iniziato la propria carriera. Il Quartetto Jerusalem porta avanti le tradizioni dei quartetti d’archi in un modo unico, avendo trovato il cuore espressivo in un suono caldo, pieno, umano, ottenendo la possibilità di raffinare sia le interpretazioni del repertorio classico sia delle opere più recenti e, in entrambi i casi, ambendo alla perfezione del suono. ■

CARNEVALE ALPINO DI SAN MICHELE ALL’ADIGE

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nico nel Trentino, il Gran carnevale alpino di San Michele all’Adige del 18 e 19 febbraio ci porta alla riscoperta delle radici autentiche di questo antichissimo rito invernale: infatti, a seguito della grande ricerca etnologica che il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina svolge in tutta Europa, vengono fatti convergere sulla sfilata gruppi mascherati dalle valli più remote dell’arco alpino e non solo. Così, insieme ai carri allegorici del circondario rotaliano, anche quest’anno vedremo i figuranti misteriosi e sconosciuti delle antiche questue mascherate in un unico contesto in cui l’allegria carnevalesca si mescola e si fonde liberamente con la curiosità antropologica. Tanti gli appuntamenti previsti nei due giorni del Carnevale che quest’anno giunge alla sua XI edizione. Info su www.museosanmichele.it e tel. 0461.650314.

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di Fabio De Santi

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ono due gli appuntamenti nel segno dei classici “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni e “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello proposti a febbraio nella Stagione della Grande Prosa del Centro S.Chiara. Dal 9 al 12 il Teatro Sociale ospiterà “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni per la regia di Maurizio Scaparro e l’interpretazione di Pino Micol e Vittorio Viviani. Datata 1750, è una commedia dei sentimenti e dell’agire degli esseri umani, scritta da Goldoni in lingua toscana. Il regista Maurizio Scaparro ci presenta una Venezia che già allora rischiava di dimenticare la sua grandezza per cedere alle tentazioni di una progressiva mercificazione, delle sue bellezze e dei suoi Carnevali. Al centro dell’azione, che si avvia alle prime luci dell’alba di un mite mattino invernale per concludersi quando scende la notte, il personaggio di Don Marzio, ambiguo e prepotente tessitore di insidie interpretato da Pino Micol. Ad impreziosire la trama teatrale di Goldoni in questo caso sono le musiche del grande pianista e compositore Nicola Piovani. “Tra i motivi – spiega Maurizio Scaparro – che mi hanno spinto a mettere in scena oggi La bottega del caffè, il primo credo sia il piacere e il desiderio di tornare a parlare di Venezia e del suo Carnevale, durante il quale la commedia si svolge, dalle prime luci dell’alba a quando scende la notte. Perché qui Goldoni, che scrive la commedia in lingua italiana, sembra prendere le distanze, prima dei suoi addii, dalla visone “magica” della Serenissima, per descrivere nella sua Bottega del caffè una Venezia che già allora rischiava di dimenticare 78

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GRANDE PROSA DAL 9 AL 12 FEBBRAIO IL TEATRO SOCIALE OSPITERÀ “LA BOTTEGA DEL CAFFÈ” DI CARLO GOLDONI. DAL 24 AL 27 OSPITA “L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA” la sua grandezza e di cedere alle tentazioni di una progressiva mercificazione della città, delle sue bellezze e dei suoi carnevali.” Sempre la cornice del Sociale ospiterà dal 24 al 27 “L’uomo dal fiore in bocca” per la regia ed interpretazione di un fuoriclasse del teatro italiano qual è Gabriele Lavia. Per molti questa è l’opera più folgorante di Pirandello. Il colloquio fra un uomo che sa di essere condannato a morire fra breve, e per questo medita sulla vita con urgenza appassionata, e un

signore qualsiasi che vive un’esistenza convenzionale. Gabriele Lavia continua con questo nuovo allestimento il suo studio pirandelliano di questi ultimi anni ed il breve atto unico L’uomo dal fiore in bocca, interpolato con “pezzi” di novelle che affrontano il tema del rapporto tormentato tra marito e moglie col distacco di un’ironia che rende i personaggi vicinissimi a noi, diventa uno spettacolo vero e proprio. Atto unico tra i più celebri di Pirandello, è una riflessione filosofica sulla relatività delle cose del mondo.

Gabriele Lavia al suo quarto appuntamento con l’autore siciliano (Tutto per bene, La trappola, Sei personaggi in cerca d’autore) ne fa un apologo sul tema della “donna” e della “morte”. L’uomo dal fiore in bocca è la scena maestra dell’incomunicabilità, della solitudine che si aggrappa alla banalità dei particolari più piccoli e insignificanti del quotidiano per cercare di rintracciare una superiorità della vita sulla morte. Gabriele Lavia, con Michele Demaria e Barbara Alesse, prova a trattenerla ancora un po’, prima della fine. La vicenda si svolge nella simbolica Sala d’Attesa di una qualche stazione ferroviaria del Sud Italia. Si tratta di una scenografia imponente, realizzata interamente nei laboratori del Teatro della Pergola di Firenze, riaperti appositamente per questa produzione. «Piove a dirotto, ma è estate (tempo assurdo!) per soddisfare il “sentimento del contrario” – annota Gabriele Lavia – così amato dalla poetica del nostro Autore. C’è un uomo nella stazione e arriva anche un ometto pacifico, pieno di pacchi colorati, che perde sempre il treno e che lo perderà sempre». ■


trentinopanorama

www.centrosantachiara.it

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è chi l’ha definita “la Patti Smith del Nordafrica” e chi invece si è spinto ad azzardare analogie con Billie Holiday. Lei è Hindi Zahra sul palco il 21 febbraio al Teatro Sanbàpolis di Trento, dove presenterà il suo secondo album “Homeland” per la rassegna di concerti Transiti organizzata dal Centro S. Chiara con la direzione artistica di Alberto Campo Originaria del Marocco Hindi Zahra, si trasferì appena 18enne a Parigi, dove ha potuto far fiorire il proprio talento, testimoniato in modo eloquente nel 2010 dall’album Handmade, che portava impresso il prestigioso marchio Blue Note. Un disco capace sia di figurare egregiamente in hit parade sia di raccogliere concordi consensi di critica, come dimostra il Constantin

HINDI ZAHRA: “HOMELAND” SUL PALCO IL 21 FEBBRAIO AL TEATRO SANBÀPOLIS DI TRENTO, DOVE PRESENTERÀ IL SUO SECONDO ALBUM “HOMELAND” Prix – riconoscimento destinato oltralpe agli esordienti – conferitogli nel 2011. Non meno affascinante è il successivo Homeland, uscito lo scorso anno e più ancora del precedente segnato da una spiccata vocazione multiculturale. Ciò vale tanto per l’impianto musicale, frutto di un’alchimia fra tradizioni del luogo nativo e sonorità che spaziano dal jazz al blues, dal flamenco alla bossa nova,

quanto per i testi, nei quali Hindi Zahra alterna con disinvoltura francese, inglese, arabo marocchino e tamazight, lingua dell’etnia berbera di appartenenza. A 37 anni, può dirsi dunque artista compiuta, a maggior ragione considerando l’attività parallela di attrice che l’ha portata a recitare sul grande schermo in The Cut di Fatih Akin, presentato nel 2014 alla Mostra del Cinema di Venezia, e Itar

el-Layl di Tala Hadid. Hindi Zahra e la sua musica sfuggono alle classificazioni: nata in Marocco a Khouribga, da un padre militare e di discendenza tuareg e una madre musicista e artista, a 15 anni si trasferisce in Francia con il padre. Lavora prima al Louvre, scrive qualcosa come 50 canzoni e nel 2009 esordisce con un ep omonimo. L’anno dopo esce il suo primo album registrato in studio dal titolo Handmade, che contiene, tra le altre, la straordinaria Beautiful tango e in cui canta in francese, inglese, tamazight (una delle lingue ufficiali del Marocco) e in arabo marocchino. ■

JAMES TAYLOR QUARTET

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on la sua miscela di funk, soul, jazz e colonne sonore di spy movies il James Taylor Quartet è diventato un vero e proprio riferimento per quel movimento battezzato nell’ultimo decennio del secolo scorso con il termine di acid jazz. Proprio la formazione guidata dall’hammondista mr. James Taylor sarà protagonista del primo live del 2017 per la rassegna Jazz’About in cartellone il 16 febbraio al Auditorium S. Chiara. Una leggenda lunga ormai trent’anni quella del James Taylor Quartet: si iniziò con la colonna sonora di “Blow Up” di Antonioni, il cui tema portante era firmato da Herbie Hancock, e si continuò reinterpretando i

momenti più riconoscibili di altre colonne sonore iconiche (“Alfie”, “Mrs. Robinson” di Simon & Garfunkel, “Goldfinger”…). Da lì in avanti successo esponenziale: non più solo cover ma anche proprie composizioni, sviluppate con classe ed incisività, più soprattutto una fama di live band strepitosa, dove il funk-soul diventa un alfabeto duro, spigoloso, acrobatico ma anche incredibilmente comunicativo, coinvolgente e cinematico. A questo va aggiunto che il James Taylor Quartet è una delle band che ha definito il genere acid jazz, ed il suo leader, James Taylor, nel corso degli anni ha collezionato le più svariate partecipazioni ai dischi di artisti del calibro di U2, Pogues, Manic Street Preachers, fino ad arrivare agli ultimi lavori di Tom Jones e Tina Turner. Con l’album “The Template”, uscito nel 2011, festeggiato il venticinquesimo anno di attività, con un disco che raccoglie la perfetta sintesi dell’esperienza sviluppata in tutti questi anni, unita a una sempre nuova voglia di innovarsi e stupire. Il loro album di debutto si intitolava Mission Impossible, e consisteva in una raccolta di cover in versione funk di sigle di film degli anni sessanta, come ad esempio Alfie e altre. Il secondo album, The Money Spyder, era la colonna sonora di un film di spionaggio immaginario, che già delineava lo stile distintivo delle composizioni di James Taylor.

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G. ALBERTI: UN VIAGGIO NEL TRENTINO BAROCCO

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uando gli artisti sapevano raccontare il mondo. Potrebbe essere questo il sottotitolo della mostra che si tiene al Castello del Buonconsiglio,

dedicata al pittore e architetto fiemmese Giuseppe Alberti, con l’intrigante titolo “Chiesa,

impero e turcherie. Giuseppe Alberti pittore e architetto nel Trentino barocco”.

Quest’anno corre il trecentesimo anniversario della morte di questo artista che era nato a Cavalese, nel piccolo centro della val di Fiemme, un tempo luogo di una famosa scuola pittorica che annovera Martino Gabrielli di Moena (1681-1742), Domenico Bonora (1685-1758), la dinastia degli Unterperger di Cavalese, il sudtirolese Paul Troger, Valentino Rovisi di Moena (1715-1783), i Vanzo, famiglia di copisti, ecc., artisti tutti presenti nelle sale della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese con le loro opere, nelle quali si legge l’aria internazionale che avevano saputo respirare nelle sedi più prestigiose della cultura. La stessa

19° CORSO DI POESIA: APERTE LE ISCRIZIONI

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on gli anni, il Corso di Poesia di Villa Sant’Ignazio si è fatto conoscere ed è diventato un vero punto di riferimento. Condotto da Renzo Francescotti, poeta in lingua e dialetto, il corso ha due fondamentali obbiettivi: da un lato allenarsi a leggere la poesia, a riconoscerla, a saperla penetrare, a farla propria. Dall’altro, se si è in possesso di un nucleo di creatività, imparare a scrivere in poesia. È così accaduto in questi anni che molti frequentatori dei corsi abbiano scritto versi, siano stati premiati in concorsi, abbiano pubblicato un loro libro di poesia. Come di consueto il 19° corso di poesia sarà gratuito, con un numero di iscritti limitato a venti e durerà quattro mesi da febbraio a maggio, ogni lunedì alle ore 20.30, per 16 incontri, 12 dei quali dedicati alla conoscenza di sei poeti, e 4 riservati a esercizi di verseggiatura. Si inizia il 6 febbraio. Alla fine del Corso sarà pubblicata una “plaquette”, in 30 copie numerate a mano, con la poesie a tema unico composte dagli alunni del Corso. Questi i sei poeti “invitati” (come amano dire i corsisti): Po Chu-i, cinese dell’ottavo secolo d.C.; Giuseppe Mandelštam, ebreo-russo morto in un gulag; Giovanni Prati, trentino caposcuola del Secondo Romanticismo; Sandro Zanotto in dialetto trevisano; W.H. Auden, inglese contemporaneo; Maria Luisa Spaziani, scomparsa nel 2014. Il corso è gratuito. Info: fernanda@beozzo.it, renzofrancescotti@ libero.it oppure tel. 0461.232542.

aria la respirò Giuseppe Alberti, che apprese l’arte del mestiere a Venezia e a Roma, entrando in contatto con diversi artisti dalle molteplici provenienze estetiche.

Giuseppe Alberti operò in seguito in tutto il territorio diocesano, oltre che nei due maggiori cantieri della Trento di fine Seicento, ovvero nella Cappella del Crocifisso in duomo e nella Giunta Albertiana al Castello del Buonconsiglio: disseminò le sue opere in moltissimi luoghi sacri, come la Chiesa abbaziale di S. Michele all’Adige, la Chiesa dei Francescani a Cavalese, la Cappella del Suffragio nell’Arcipretale di Riva del Garda e la Cappella del Rosario nella Parrocchiale di Pressano, ma fu impegnato anche nel vicentino nella decorazione di Palazzo Leoni Montanari. Solo per citare alcune delle sue presenze. Giuseppe Alberti visse nell’età in cui la vita religiosa viveva un nuovo e rinnovato interesse dopo gli anni delle lotte contadine, delle dispute tra Riforma e Controriforma, della frammentazione territoriale, delle ricorrenti pestilenze. È l’età in cui i fedeli tornano a ritrovarsi sui sagrati delle chiese, a servirsi delle campane per scandire il tempo sacro

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trentinomostre e quello profano. Nei paesi nascono nuove confraternite, a gara si erigono fastosi altari. La festività diventa parte di uno spettacolo scenografico in cui il Sacro è proiettato nell’universale rispondendo alle esigenze dei fedeli di una tangibilità dell’intervento del Divino nella quotidianità. È l’età in cui Vienna, Venezia e Roma attraggono con il loro fascino gli artisti locali e diventano i poli della cultura artistica europea. Il percorso espositivo si dipana attraverso più di settanta opere tra tele, disegni, incisioni, argenti, alabastri, sculture, mettendo in luce le influenze e le contaminazioni. E soprattutto il percorso fa emergere la sua evoluzione stilistica e, nei temi trattati – per volontà dei committenti –, le mode del tempo, come quella per l’esotico e per le turcherie in particolare. Quest’ultima moda andava di pari passo con l’espansionismo ottomano nell’Europa balcanica e fin sotto le mura di Vienna, un espansionismo che lasciò dietro di sé una striscia di sangue ma anche stimoli e sollecitazioni di un’arte religiosa improntata, al tempo, sulla decorazione, sul cromatismo e su un immaginario

BRENTONICO Mostre CORPI DISARMATI: LA MECCANICA DELLA NORMALITÁ Apertura: fino a domenica 2 luglio 2017. Palazzo Eccheli-Baisi, Via Mantova, 4. La mostra, curata da Mara Dissegna, Rodolfo Taiani ed Emanuele Togni, affronta il tema dei tanti reduci che fecero ritorno alle proprie case al termine della prima guerra mondiale menomati nel corpo e nello spirito. Ingresso gratuito Info: per aperture e orari www.museostorico.it Tel. 0461.1747000; www.comune. brentonico.tn.it Tel. 0464.395059.

CAVALESE Mostre UN PATRIMONIO DI CARTA. I DOCUMENTI DI FIEMME TRA STORIA E TUTELA Apertura: fino a lunedì 17 aprile 2017. Palazzo della magnifica comunità di Fiemme. Orario estivo: 10/12 - 15/18,30. Info: www.palazzomagnifica.eu, email: palazzo@ mcfiemme.eu, Tel. 0462.340812.

TRENTO Mostre ARBOREA - I MONUMENTI VEGETALI DI BETH MOON E FEDERICA GALLI Apertura: fino al 12 febbraio 2017. Muse, Museo delle Scienze, Corso del Lavoro e della Scienza, 3. Orario: da martedì a venerdì 1018; sabato e domenica 10-19. La mostra raccoglie oltre trenta opere iconografiche rappresentanti grandi esemplari di alberi, definiti “monumentali” non solo per le notevoli dimensioni, ma anche per l’età, il portamento e la forma, la rarità botanica, la capacità di connotare un luogo o il legame con la storia, l’arte e la cultura. L’uso del bianco e nero nella resa fotografica e la linearità del tratto nell’incisione convergono nel sottolineare la bellezza formale di questi “individui arborei”: pur nella diversità del mezzo espressivo le due autrici sembrano mosse entrambe dall’analoga domanda “Come trasmettere la loro potenza ed enorme valenza estetica a chi non li ha mai visti?” Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it

LEVICO TERME Mostre MOSTRA SUL TERMALISMO NELL’ARCO ALPINO Apertura: fino a venerdì 31 marzo 2017. Levico tra XIX e XX secolo. Presso Villa Paradiso, nel Parco delle Terme degli Asburgo a Levico Terme. Ingresso gratuito, visite guidate su prenotazione. Info: Biblioteca comunale di Levico Terme: Tel. 0461.710206 levico@biblio.infotn.it; Fondazione Museo storico del Trentino: Tel. 0461.230482; info@museostorico.it.

ROVERETO

paesaggistico a sua volta frutto della commistione di arte occidentale con quella mediorientale. Per la prima volta, assieme a molte opere eseguite per il principe vescovo Francesco Alberti Poja, colto ed illustre committente di Giuseppe Alberti e di altri importanti artisti come Cornelis van der Beck e Lorenzo Ayli, vengono inoltre esposte le coloratissime piastrelle da pavimento dell’antico arredo della Giunta Albertiana, da quelle con decori “alla turchesca”, a quelle bianche e blu, che imitavano gli ornati delle porcellane cinesi giunte in Europa con le navi portoghesi. La mostra è curata da Laura Dal Prà, Luciana Giacomelli e Elvio Mich e si chiuderà il 1° maggio 2017.

Mostre UMBERTO BOCCIONI GENIO E MEMORIA Apertura: da sabato 5 novembre 2016 a domenica 19 febbraio 2017. Mart. Il percorso si dipana tra oltre 150 opere che dialogano profondamente con l’identità del Mart, con le Collezioni e i fondi dell’Archivio del ‘900. Disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d’epoca, libri, riviste e documenti raccontano la storia dell’artista che l’Italia, nel 1998, scelse per le monete da 20 centesimi. Info: www.mart.trento.it. Mostre ELISEO MATTIACCI Apertura: da sabato 3 dicembre 2016 a domenica 12 marzo 2017. Mart. L’esposizione è frutto di un dialogo fra l’artista e gli spazi del Museo: negli ampi ambienti del Mart, una selezione di lavori - per lo più di grandi dimensioni - ripercorre la carriera dello scultore marchigiano. Info: www.mart.tn.it.

Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre ARTE DOPO IL 1900 TIROLO-ALTO ADIGETRENTINO. OPERE DALLA COLLEZIONE KREUZER Apertura: fino all’11 marzo 2017. Palazzo Trentini, via Manci. “Arte dopo il 1900 – Kunst nach 1900” è il titolo, significativamente bilingue, dell’importante mostra ospitata fino all’11 marzo 2017 nello spazio espositivo di Palazzo Trentini, per iniziativa della Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento. Si tratta di una straordinaria panoramica della produzione artistica sviluppatasi da inizio ‘900 nell’area alpina del Tirolo asburgico, tra Kufstein e Borghetto, attraverso 48 capolavori di 39 dei suoi principali interpreti. Opere che spaziano dallo Jugendstil, all’Espressionismo, al Futurismo, 81

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trentinomostre Cinetismo e alla Nuova Oggettività, senza trascurare l’astrazione e gli attuali approcci dell’Arte concettuale. Orario: da lunedì a venerdì 10-18, sabato 10-12. Chiuso nei giorni festivi. Ingresso libero. Info: www.consiglio.provincia.tn.it; Tel. 0461.213111; segreteria@consiglio.provincia.tn.it

Mostre ESTINZIONI Apertura: fino a lunedì 26 giugno 2017. MUSE - Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento. Storie di catastrofi e altre opportunità il MUSE dà il via a un ambizioso progetto che mette in dialogo le ricerche e le riflessioni sulla sesta estinzione di massa ovvero la crisi ecologica che stiamo vivendo - con le dinamiche che hanno caratterizzato le cinque grandi estinzioni paleontologiche avvenute negli ultimi 500 milioni di anni. Orario: da martedì a venerdì

10-18; sabato e domenica 10-19. Costi intero € 10, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre BRUNIVO BUTTARELLI L’ESTINZIONE. OVVERO LA VITA OLTRE LA MORTE Apertura: da sabato 1 ottobre 2016 a mercoledì 26 luglio 2017. Parco del MUSE e parco del quartiere Le Albere. Ingresso libero. Info: www.muse.it. Mostre TN 41166-41116 Apertura: fino a sabato 4 febbraio 2017. Cortile di Palazzo Thun, via Belenzani 19. Installazione. Ingresso libero. Info: www.campomarzio.name; info@campomarzio.name.

Mostre FRATELLI E SORELLE RACCONTI DAL CARCERE Apertura: da sabato 26 novembre 2016 a lunedì 27 marzo 2017. Mu-

seo Diocesano Tridentino. Il progetto espositivo, che ha ricevuto il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Trento, intende aprire uno spiraglio sulla realtà del carcere, un luogo “altro”, spesso distante dall’esperienza quotidiana. Senza avere l’ambizione di spiegare o documentare la vita all’interno di un penitenziario, la mostra invita i visitatori a riflettere su un tema tanto attuale quanto complesso. Partendo dalle visionarie Carceri di Giovanni Battista Piranesi e passando attraverso le immagini di fotografi, registi e pittori contemporanei, il visitatore sarà gradualmente introdotto in quel mondo ‘a parte’ rappresentato dal carcere. Un mondo fatto di spazi, immaginati o reali, abbandonati o vissuti; di silenzi, rumori, parole, ricordi, voci e racconti. Info: www. museodiocesanotridentino.it; Tel. 0461.234419. Mostre AL COMPIERSI DELL’ATTESA Apertura: fino a mercoledì 8 febbraio 2017. Aula San Giovanni, Duomo di Trento, Via Verdi. Nel corso di una ricca carriera espositiva in Italia e all’estero culminata con Lo spazio abitato, memorabile istallazione scultorea negli ampi giardini e specchi d’acqua esterni del MUSE e del quartiere Le Albere per l’intera stagione estiva 2014, Bruno

Lucchi torna a Trento con Al compiersi dell’attesa, inedita proposta appositamente studiata per l’aula San Giovanni, sotto il presbiterio del Duomo, che accompagnerà i fedeli lungo tutto il periodo liturgico dall’Avvento al Natale 2016. Un progetto impegnativo, rigoroso e attento ai valori della fede cristiana, che l’artista trentino ha studiato con serietà e dedizione per molti mesi, per dare visibilità ai temi attraverso le proprie cifre stilistiche, recuperando, tramite linee sobrie e morbide al tempo stesso, la forma di una narrazione sacra che si snoda lungo l’asse longitudinale dell’ambiente per compiersi alla antica quanto suggestiva parete di fondo. Orario: 9-12 e 14.30-20. Info: ucai.trento@gmail.com. Mostre CHIESA, IMPERO E TURCHERIE Apertura: da sabato 3 dicembre 2016 a lunedì 1 maggio 2017. Castello del Buonconsiglio, via Bernardo Clesio 5. Giuseppe Alberti pittore e architetto nel Trentino barocco. Costo biglietto intero € 10, ridotto € 8. Chiuso lunedì non festivo, 25 dicembre e 1° gennaio. Info: info@buonconsiglio.it; Tel. 0461.492811 (dal lun al ven dalle 9 alle 13). Ore 9.30-17.

RIVENDITE AUTORIZZATE BIGLIETTI, CONCERTI, SPETTACOLO, SPORT & CULTURA

TRENTO – Via Ghiaie 15 Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it

Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00

lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30 chiuso il mercoledì e giovedì pomeriggio

LIGABUE

GIORGIA

ZUCCHERO

‘energia che riversa sul palco, e che gli è restituita moltiplicata dai fan che affollano i suoi concerti, lo ha reso grande protagonista della scena live; spettacoli esauriti ovunque su e giù per l’Italia, e, nel 2005, l’imponente evento al Campovolo di Reggio Emilia: 180.000 persone, il più grande concerto di sempre in Europa per numero di paganti.

A marzo 2017 partirà il nuovo attesissimo tour di Giorgia, Oronero Tour, che la porterà dal vivo nei principali palazzi dello sport italiani. Il nuovo tour seguirà la pubblicazione del nuovo lavoro discografico dell’artista Oronero, il decimo album di inediti.

Dopo aver richiamato oltre 115.000 spettatori da tutta Italia, Europa e non solo durante le undici date all’Arena di Verona dello scorso settembre, e aver registrato il sold out nelle date del “Black Cat World Tour 2016”, Zucchero sarà di nuovo protagonista nell’anfiteatro veronese con 5 nuovi imperdibili show.

Dopo il grande successo che li ha visti incantare 6000 persone nell’affascinante cornice di Piazza Santa Croce a Firenze lo scorso 1° luglio, IL VOLO è pronto a far rivivere al suo pubblico le emozioni di un evento unico e irripetibile con un album speciale: “Notte Magica - A tribute To the Three Tenors”,

VERONA Arena 1-5 maggio 2017 ore 21.00

VERONA Arema 19 maggio 2017 ore 21

BOLZANO Palaonda 19 aprile 2017 ore 21

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VERONA AGSM Forum Piazzale Atleti Azzurri d’Italia 1, 20 aprile 2017 ore 21

IL VOLO


trentinomostre la persecuzione degli ebrei in Italia dal 1938 al 1945, ricostruendo tanto la fase della minorazione dei diritti e della persecuzione sociale attuate sotto il governo fascista del Regno d’Italia quanto la fase degli arresti, della deportazione e dello sterminio, attuati dal settembre 1943 alla Liberazione nelle regioni poste sotto l’occupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana. Il percorso è articolato in quattro sezioni, suddivise in 25 capitoli tematici, ciascuno contenente un breve testo di introduzione e inquadramento attraverso il quale si accede ai vari gruppi di documenti. Info: info@fondazionecaritro.it; www.fondazionecaritro.it. Mostre NEL DISEGNO Apertura: fino a sabato 25 febbraio 2017. c/o Centro Color. - Via Paradisi, 7. Collettiva di giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. A cura di Gianluigi Rocca e Alessandro Togni. Nell’esposizione saranno presenti inoltre opere di: Bledi, Bonel Gotthard, Cavagnoli Maria Cristina, Federico Giulia, Galliani Omar, Moser Katia, Pianella Luca, Pionna Loriana, Rocca Gianluigi, Sartori Carlo, Togni Alessandro, Zanoni Luciano. Mostre RAY SMITH - TOSS AND TUMBLE Apertura: da giovedì 15 dicembre 2016 a venerdì 31 marzo 2017. Studio d’Arte Raffaelli - Via Livio Marchetti, 17. Verranno presentati una serie di lavori recenti di Ray Smith dedicati al fascino della figura femminile. Info: www. studioraffaelli.com. Mostre FRANCO MURER Apertura: da domenica 1 gennaio a martedì 28 febbraio. Galleria d’Arte, complesso “Le Albere” viale Olivetti, 18, Mostra personale di Franco Murer. Orario: ore 10-16. Mostre LUCI E OMBRE DEL LEGNO Apertura: da sabato 14 gennaio a mercoledì 8 febbraio. Palazzo Roccabruna. XI edizione della mostra itinerante di sculture in legno che espone in varie città italiane le opere premiate al concorso di Castello Tesino (TN). Orario: Lunedì: chiuso; martedì e mercoledì: 9-12/14-17; giovedì e venerdì: 9-12/14-20; sabato: 17-20. Ingresso libero. Info: www.palazzoroccabruna.it. Mostre LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA 1938-1945 ATTRAVERSO I DOCUMENTI DELL’EPOCA Apertura: da lunedì 23 gennaio a venerdì 3 febbraio. Palazzo Calepini - Via Garibaldi, 33. Attraverso una raccolta di 38 pannelli, con impostazione scientifica e completezza storica, viene illustrata

Mostre JOE GRILLO - ACID AMERICAN Apertura: da giovedì 15 dicembre 2016 a venerdì 31 marzo 2017. Joe Grillo e la sua acid culture approdano a Trento, dando il via alla programmazione artistica di Cellar Contemporary, progetto espositivo di Davide Raffaelli in collaborazione con Camilla Nacci. Per l’occasione, a partire dalle 17.30, sarà presentata un’anteprima del nuovo spazio di Cellar Contemporary, dove sarà parzialmente allestita la mostra, per poi proseguire, a partire dalle 18.30, verso la Sala Bacco dello Studio d’Arte Raffaelli, che ospiterà la seconda parte dell’esposizione contestualmente all’inaugurazione della personale dell’artista Ray Smith. Info: www. studioraffaelli.com.

ZIANO DI FIEMME Mercati I PRESEPI NEL BOSCO DI ZANOLIN Apertura: da sabato 10 dicembre 2016 a giovedì 30 marzo 2017. Una passeggiata nel bosco costellata di piccole opere d’arte. Circa quarantacinque di presepi si affacciano su un sentiero ad anello sopra l’abitato di Ziano, nella frazione Zanolin. I visitatori hanno la sensazione di camminare fra migliaia di “alberi di Natale”, visto che il sentiero parte da via Cavelonte e si inoltra in un bosco di abeti e larici. I presepi restano allestiti per tutto l’inverno, regalando così l’occasione di una bella passeggiata su un tracciato normalmente poco battuto. Info: Azienda per il Turismo della Val di Fiemme www.visitfiemme.it

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trentinoappuntamenti

MUSICA CLASSICA, TEATRO E MUSICAL

S

ono due gli appuntamenti nel segno dei classici

“La bottega del caffè” di Carlo Goldoni e “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello proposti a febbraio nella Stagione della Grande Prosa del Centro S.Chiara. Si ripropone anche in questo 2017 la rassegna “I concerti della domenica” proposti nella veste mattutina, alle 10.30, presso la sede della Sala Filarmonica in via Verdi a Trento. Dopo i primi due eventi in cartellone lo scorso gennaio domenica 12 sarà la volta del pianista Leonardo

Colafelice, al suo debutto a Trento.

Sono tre gli appuntamenti di febbraio proposti dalla Società Filarmonica di Trento a partire da quello con il Trio

Boccherini del 7 febbraio.

Dopo aver fatto registrare puntualmente il sold out nelle sue precedenti apparizioni all’Auditorium

TED NEELEY

N

eeley firmò il suo primo contratto discografico nel 1965, all’età di 22 anni, con la Capitol Records. Con il suo gruppo, The Neeley Teddy Five, registrò un album intitolato Teddy Neeley. Nel 1969 Neeley ha interpretato il ruolo principale di Claude in Hair nelle produzioni di New York e Los Angeles. Il suo lavoro con il regista Tom O’Horgan lo portò ad essere chiamato quando O’Horgan venne assunto per la messa in scena di Jesus Christ Superstar a Broadway. Curiosamente Neeley fece il provino per il ruolo di Giuda, assegnato invece a Ben Vereen, così Neeley firmò per il coro e divenne anche il sostituto per la parte di Gesù. Questa particolare occasione lo portò ad assumere il ruolo titolare nella versione di Los Angeles (che andò in scena all’Universal Amphitheatre), dopo aver ricevuto una standing ovation durante una precedente performance nel tour. Anche il suo amico Carl Anderson era nel cast come sostituto di Giuda. Interpretò anche il ruolo di protagonista nel musical rock Tommy a Los Angeles, che a sua volta lo portò a riprendere il ruolo di protagonista nella versione cinematografica di Jesus Christ Superstar diretta da Norman Jewison, accanto a Neeley, come Giuda. Dal 2014 torna a interpretare Gesù nella versione teatrale del musical portata in vari teatri italiani.

S. Chiara di Trento torna a calcarne il palcoscenico

Andrea Pucci. L’appuntamento, organizzato da

Fiabamusic, è quello di sabato 4 con lo show “In…Tolleranza Zero” il nuovo spettacolo del comico milanese. Sta andando molto bene la prevendita del concerto che vedrà presto a Rovereto un evento artistico di assoluta eccezione: il 10 febbraio alle 20.45 nel Teatro Zandonai di Rovereto I Solisti Veneti diretti da Claudio

Scimone accompagneranno il più famoso violinista italiano: Uto Ughi.

soddisfare un po’ tutti i gusti, poiché vedrà protagonista in scena una dinamica compagnia interprete di una moderna fusione di differenti generi della danza. Stiamo parlando de

Les Ballets Jazz de Montréal. Arriva a Trento Jesus Christ Superstar il

musical dei record in scena all’Auditorium S. Chiara l’11, alle 21 e il 12 febbraio alle 18. Ad impreziosire quello che si annuncia fin d’ora come uno degli eventi del prossimo anno a Trento quel Ted

cantante originale del film Jesus Christ Superstar. C’è chi l’ha definita “la Patti Smith del Nordafrica” e chi invece si è spinto ad azzardare analogie con Billie Holiday.

L’appuntamento del 7 febbraio con la stagione di InDanza

Lei è Hindi

al teatro Sociale di Trento sarà sicuramente in grado di

Sanbàpolis di Trento.

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Neeley chè è anche l’attore/

Zahra sul palco il 21 febbraio al Teatro


trentinoappuntamenti 1 MERCOLEDÌ Musica ARVO VOLMER, SABINA VON WALTHER, LAURI VASAR Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Arvo Volmer, direttore; Sabina von Walther, soprano e Lauri Vasar, baritono. Coro di Stato della Lettonia, M ris Sirmais, maestro del coro su musiche di Franz Schubert: Gesang der Geister über den Wassern, d 714; Gabriel Fauré: Requiem, op. 48; Gustav Mahler: Lieder da Des Knaben Wunderhorn. Info: www. haydn.it. Teatro SAGRA DELLA PRIMAVERA / PULCINELLA Pergine Valsugana. Ore 21. Teatro comunale. Coreografia di Enrico Morelli - musica di Igor Stravinskij- costumi di Nuvia Valestriinterpreti Paolo Lauri, Fabiana Lonardo, Alessio Monforte, Giovanni Napoli, Miriam Re, Cosmo Sancilio, Nicola Stasi, Gloria Tombini, Chiara Toniutti, Lorenza Vicidomini. Info: Teatro Comunale di Pergine; info@teatrodipergine.it; Tel. 0461.511332; www.teatrodipergine.it.

2 GIOVEDÌ Teatro CAPATOSTA Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo scritto da Gaetano Colella con Gaetano Colella e Andrea Simonetti; composizione sonora di Mirko Lodedo; scene di Massimo Staich - disegno luci di Fausto Bonvini; regia di Enrico Messina. Info: Teatro di Pergine T. 0461.511332; www.teatrodipergine.it.

3 VENERDÌ Teatro REPARTO PATERNITÀ Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Ray Cooney - traduzione Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Nell’ambito della 25ª Edizione della Rassegna Teatrale “Il Piacere del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro A ROBAR PUÉC SE VA EN PRESON Revò. Ore 21. Auditorium Polo Scolastico. Serata beneficienza promossa dalla Proloco di Revò a favore dei Terremotati del Centro Italia). Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica “La Revodana” di Revò. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

4 SABATO Cabaret ANDREA PUCCI “IN... TOLLERANZA ZERO” Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara. Spettacolo di cabaret di Andrea Pucci. Info: www.centrosantachiara.it. Enogastronomia FESTA DI S. AGATA Strigno. Dalle ore 20. Tradizionale festa patronale di S. Agata nel comune di Strigno (ora Castel Ivano) fraz. Tomaselli con musica e ballo liscio con Fabio e la sua Fisarmonica, maschere di carnevale, lotteria, stand enogastronomico con i tipici “grostoli” (dolcetti di carnevale). Info: www.visitvalsugana.it. Teatro TE’NERAMENTE ENSEMA Preore. Ore 20.45. Teatro “Casa Mondrone”. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con il Gruppo Teatrale “Gianni Corradini” di Villazzano. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Preore a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro I CANEDERLI I È ‘NDAI AL BÉCO (P.O.T. - PRODOTTO ORIGINALE TELVATO) Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di e con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Nell’ambito della Stagione Teatrale 2017 organizzata dalla Filo “Teatro a Zambana”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MAMME ROVENTI Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di David H. Christner, traduzione Leonardo Franchini con la Compagnia GAD città di Trento. Nell’ambito della 25ª Rassegna Teatrale “Teatrando 2017”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PARONA DEL GRANT HOTEL Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di Silvio Ollin con la Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Nell’ambito della Rassegna Teatrale a Mezzocorona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro COMPAGNIA AMATORIALE OVVERO: E SE FUSSA LA FIN DELA LEGE MERLIN? Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Italo Conti - trad. e adattamento dialettale di Federico Gozzer con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro APRI TU PER FAVORE Tuenno. Ore 21. Oratorio Parrocchiale. Spettacolo di Sergio Marolla con la Compagnia “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Nell’ambito della Rassegna Teatrale organizzata dal Gruppo Teatrale Tuenno e dal Comune di Villa Anaunia. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CHE BELMISTER FAR EL GIARDINIER Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Moscheri”. Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica “R.A.L.” di Rallo. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL CAMP DEI FRATI Storo. Ore 21. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di Silvio Castelli con il Gruppo “Amici del Teatro” di Serravalle. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro COMEDY RING Pergine Valsugana. Ore 21.30. Teatro. Spettacolo teatrale che vede per la prima volta, sul palco, gli Attori e i Comici di Zelig, Colorado, Camera Cafè e Comedy Central che si danno battaglia a suon di risate e divertimento garantito. Uno spettacolo improntato sull’animazione dove il vero protagonista è il pubblico che interagisce per tutto lo show con gli artisti presenti sul palco. Info e prenotazioni: Comedy Ring 345.5318808. Teatro UNA STORIA A TEMPO DI JAZZ Olle. Ore 16.30. Teatro. Spettacolo di e con Pino Costalunga; Rudy Speri - banjo/chitarra; Stefano

Menato - clarinetto/sax; Giordano Grossi - contrabbasso Ingresso unico € 3. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro EL MORO Altavalle. Ore 20.30. Molin de Portegnach a Faver. Spettacolo teatrale del testo “El Moro” di Pio Moser, presentato da Pio Moser e da TIM Teatro Instabile di Meano, con la regia di Sergio Bortolotti. Ingresso a pagamento. Info: info@sorgente90.org, www. sorgente90.org. Teatro ragazzi STORIA DI UN BAMBINO E DI UN PINGUINO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia: Teatro Il Telaio; di Angelo Facchetti con Michele Beltrami e Paola Cannizzaro. Durata: 1 ora circa. Età consigliata: dai 3 anni. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

5 DOMENICA Enogastronomia FESTA DI S. AGATA Strigno. Tradizionale festa patronale di S. Agata nel comune di Strigno (ora Castel Ivano) fraz. Tomaselli con musica e ballo liscio con Fabio e la sua Fisarmonica, maschere di carnevale, lotteria, stand enogastronomico con i tipici “grostoli” (dolcetti di carnevale). Info: www.visitvalsugana.it. Enogastronomia FESTA DI S. BIAGIO CON ANIMAZIONE PER BAMBINI Bieno Valsugana. Dalle ore 12. Piazza Maggiore. Festa patronale di S. Biagio, con stand enogastronomico, mascherine di carnevale, musica. Ore 15 - Spettacolo per bambini con Mago Rudy Clown. Info: Comune di Bieno Tel. 0461.596166.

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trentinoappuntamenti Teatro TORTA DE POMI Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Massimo Lazzeri con l’Associazione Culturale “Il Teatro delle Quisquilie” di Trento. Nell’ambito della 29ª rassegna teatrale “Isidoro Trentin”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PARONA DEL GRANT HOTEL Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Silvio Ollin con la Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Nell’ambito della XXI edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi STORIA DI UN BAMBINO E DI UN PINGUINO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia: Teatro Il Telaio; di Angelo Facchetti con Michele Beltrami e Paola Cannizzaro. Durata: 1 ora circa. Età consigliata: dai 3 anni. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

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Teatro ragazzi GLI ARISTOGATTI Mezzolombardo. Ore 16.30. Teatro “S. Pietro”. Spettacolo di Janna Konyaeva con “I Cuccioli” de La Logeta di Gardolo. Nell’ambito della 14ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi È TUTTO MIO! DICE IL PICCOLO CORVO ARRAFFONE... (FINCHÉ IMPARA CHE IL TESORO PIÙ GRANDE NON SI PUÒ RUBARE) Civezzano. Ore 16. Teatro “Luigi Pirandello”.Spettacolo con la Compagnia “Tearticolo” (Klotten - Germania). Nell’ambito della Rassegna per ragazzi “Il Grillo parlante”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

7 MARTEDÌ Danza ROUGE, BALCAO, KOSMOS Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Rouge: Coreografia Rodrigo Pederneiras; Musica Paul Baillargeon, fratelli Grand. Balcao: Coreografia Itzik Galili; Musica selezione di musica cubana. Kosmos: Coreografia Andonis Foniadakis; Musica Julien Tarride. Info: www.centrosanta-

chiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Musica TRIO BOCCHERINI Trento. Ore 20.45. Società Filarmonica. Suyeon Kang, violino; Vicki Powell, viola; Paolo Bonomini, violoncello su musiche di J. Sibelius: Trio per archi in sol min.; L. v. Beethoven: Trio per archi n. 1 op. 3 in Mi bem. magg.; Z. Kodaly: Intermezzo per Trio d’archi; J. Cras: Trio per violino, viola e violoncello. Info: www.filarmonica-trento.it.

8 MERCOLEDÌ Musica CANNE D’ORGANO PER DISK-JOCKEY Trento. Ore 9 e 11. Società Filarmonica. Paolo Oreni, organo & disk-jockey a sorpresa. Un confronto e un dialogo forse improbabile. Comunque una sfida: due macchine messe in competizione sul piano del ‘bello’, del ‘singolare’, del ‘curioso’. Un organo, rappresentante della più antica cultura musicale, qui a confronto con la cultura più moderna, più attuale, più disinvolta e spigliata. Uno spettacolo sicuramente provocante con un organista vertiginoso nella tecnica, Paolo Oreni. Info: www.filarmonica-trento.it.

9 GIOVEDÌ Enogastronomia SAGRA DI SANTA APOLLONIA Spera Valsugana. Centro Polifunzionale. In tutti i giorni di festa sarà possibile degustare specialità gastronomiche come canederli, trippe, wurstel e crostoli. Le serata saranno allietate da Fabio e la sua Fisarmonica. Info: Comune di Spera Tel. 0461.762133. Teatro LA BOTTEGA DEL CAFFÈ Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Carlo Goldoni; regia Maurizio Scaparro con Pino Micol e Vittorio Viviani, musiche Nicola Piovani. Produzione Teatro della Toscana - Teatro Nazionale. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro (S)LEGATI Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. ATIR Teatro Ringhiera. Spettacolo di e con Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris, musiche di Sandra Zoccolan. Info: Teatro comunale di Pergine T. 0461.511332 (biglietteria); info@ teatrodipergine.it.


trentinoappuntamenti 10 VENERDÌ Enogastronomia SAGRA DI SANTA APOLLONIA Spera Valsugana. Centro Polifunzionale. In tutti i giorni di festa sarà possibile degustare specialità gastronomiche come canederli, trippe, wurstel e crostoli. Le serata saranno allietate da Fabio e la sua Fisarmonica. Info: Comune di Spera Tel. 0461.762133. Teatro LA BOTTEGA DEL CAFFÈ Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Carlo Goldoni; regia Maurizio Scaparro con Pino Micol e Vittorio Viviani, musiche Nicola Piovani. Produzione Teatro della Toscana - Teatro Nazionale. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro COME ROMEO E GIULIETTA Borgo Valsugana. Ore 20.45. Teatro del centro scolastico. Spettacolo di Lorena Guerzoni - coreografie di Veronica Gianello; regia di Lorena Guerzoni - assistente alla regia Deborah Rosso. Info: www. visitvalsugana.it. Teatro QUESTA SONO IO Trento. Ore 21. Teatro Portland Via Papiria, 8. Spettacolo con la Compagnia “Teatro Libero Liberi Teatri”.Nell’ambito della Rassegna Teatrale “La bella stagione 2017”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

11 SABATO Enogastronomia SAGRA DI SANTA APOLLONIA Spera Valsugana. Centro Polifunzionale. In tutti i giorni di festa sarà possibile degustare specialità gastronomiche come canederli, trippe, wurstel e crostoli. Le serata saranno allietate da Fabio e la sua Fisarmonica. Info: Comune di Spera Tel. 0461.762133. Musica PIHALNI ORKESTER MAREZIGE (SLOVENIA) Pergine Valsugana. Ore 18. Banda della città di Marezige (Capodistria). Diretta dal M.o Boris Babic. Saranno eseguite musiche popolari, classiche e moderne. Biglietti: € 5 intero / € 4 ridotto. Informazioni generali e prevendita presso la Biglietteria del Teatro Comunale, sul sito www.teatrodipergine.it e www.bandasocialepergine.it. Musica UTO UGHI E I SOLISTI VENETI Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai - Corso Bettini. Durante il concerto verranno eseguite musiche di Vivaldi, Rossini, Haydn,

Bach, Sarasate e Botterini. Info: www.solistiveneti.it. Musical JESUS CHRIST SUPERSTAR Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara. Ad impreziosire quello che si annuncia fin d’ora come uno degli eventi del prossimo anno a Trento quelTed Neeley chè è anche l’attore/cantante originale del film Jesus Christ Superstar. ProprioTed Neeley ha portato in tutto il mondo il musical che ha fatto innamorare milioni di persone ed ora è in scena con uno spettacolo cantato e suonato rigorosamente dal vivo. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro LA BOTTEGA DEL CAFFÈ Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Carlo Goldoni; regia Maurizio Scaparro con Pino Micol e Vittorio Viviani, musiche Nicola Piovani. Produzione Teatro della Toscana - Teatro Nazionale. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro TUTI BONI DEI CIACERAR Bedollo. Ore 20.30. Teatro Nuovo. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Nell’ambito della 9ª Rassegna “Foie de Bedol”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTTI AL CENTRO BENESSERE Civezzano. Ore 20.45. Teatro “Luigi Pirandello”. Spettacolo di Franco Kerschbaumer con la Filodrammatica “S. Gottardo” di Mezzocorona. Nell’ambito della Rassegna “Bruno Palaoro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro TORTA DE POMI Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Massimo Lazzeri con l’Associazione Culturale “Le Quisquilie” di Trento. Nell’ambito della 29ª rassegna teatrale “Alegra Ribalta”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TE LA CANTO E TE LA DIGO ALEGRE STORIE DE ALGERI, ANCÒI E DOMAN Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Spettacolo di e con il Gruppo “Poe. Mus” di Cognola. Nell’ambito della 29ª rassegna teatrale “IsidoroTrentin”.Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL MARITO DI MIO FIGLIO Coredo. Ore 21. Teatro Dolomiti. Spettacolo di Daniele Falleri con la Filodrammatica di Laives. Nell’ambito della Rassegna Teatra-

le “4 risate a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BARUFE IN FAMEGIA Olle. Ore 20.45. Teatro “S. Domenico Savio”. Spettacolo di Giacinto Gallina con la Compagnia di Lizzana. Nell’ambito della Rassegna Teatrale Dialettale organizzata dalla Filodrammatica Olle. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro CHE BEL MISTER FAR EL GIARDINIER Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica di Rallo. Nell’ambito della 25ª Rassegna Teatrale “Teatrando 2017”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI Vigo di Ton. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Ce.Dro” di Dro. Nell’ambito della 14ª Rassegna Teatrale “Una sera a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro EL CAMP DEI FRATI Nago Torbole. Ore 20.45. Teatro della Casa della Comunità. Spettacolo di Silvio Castelli con il Gruppo “Amici del teatro” di Serravalle. Nell’ambito della 26ª Edizione della Rassegna Teatrale di “Bruno Cattoi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN VEDOF ALEGRO Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO Rumo fraz. Marcena. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Italo Conti con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Nell’ambito della Rassegna Teatrale a Rumo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”. Spettacolo da “È una caratteristica di famiglia” di Ray Cooney - trad. Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NON ERA LA QUINTA, ERA LA NONA Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Aldo Nicolaj con la “Filobastia” di Preore. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MAMME ROVENTI Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”. Spettacolo di David “. Christner - traduzione di Leonardo Franchini con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro LA SIGNORA MARIA IN UNA VITA SPERICOLATA Storo. Ore 21. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di P. Coscatelli con la Compagnia “Teatro Poetico” di Gavardo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

12 DOMENICA

Teatro QUEI DE MOLINA Verla di Giovo. Ore 20.45. Teatro Oratorio. Spettacolo di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Nell’ambito della 10ª edizione della Rassegna Teatrale “Il Pellicano” organizzata dalla Filodrammatica di Verla. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Enogastronomia SAGRA DI SANTA APOLLONIA Spera Valsugana. Centro Polifunzionale. In tutti i giorni di festa sarà possibile degustare specialità gastronomiche come canederli, trippe, wurstel e crostoli. Le serata saranno allietate da Fabio e la sua Fisarmonica. Info: Comune di Spera Tel. 0461.762133.

Teatro PRIMA DE ‘NRABIARTE... CONTA! Lavis. Ore 21. Auditorium. Spettacolo di Valerio Di Piramo - trad. e adattam. Dialettale di Valerio Bombardelli con la Filodrammatica di Sopramonte. Nell’ambito della 12ª edizione della Rassegna Teatrale “Ricordando Nicola”.Info:

Musical JESUS CHRIST SUPERSTAR Trento. Ore 18. Auditorium S. Chiara. Ad impreziosire quello che si annuncia fin d’ora come uno degli eventi del prossimo anno a Trento quelTed Neeley chè è anche l’attore/cantante originale del film Jesus Christ Superstar. ProprioTed Neeley ha portato in tutto il mondo

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trentinoappuntamenti il musical che ha fatto innamorare milioni di persone ed ora è in scena con uno spettacolo cantato e suonato rigorosamente dal vivo. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro LA BOTTEGA DEL CAFFÈ Trento. Ore 16. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Carlo Goldoni; regia Maurizio Scaparro con Pino Micol e Vittorio Viviani, musiche Nicola Piovani. Produzione Teatro della Toscana - Teatro Nazionale. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro DONNE IN SALSA PICCANTE Pergine Valsugana. Ore 17.30. Teatro. Spettacolo di Lina Lisciotto con la Compagnia Teatrale “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Zivignago sera in... prosa”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA FAMIGLIA DELL’ANTIQUARIO - OVVERO LA SUOCERA E LA NUORA Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Carlo Goldoni con la Compagnia Teatrale “Gustavo Modena” di Mori. Nell’ambito della XXI edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi GOBBO IL RE STORTA LA REGINA Gardolo. Ore 16.30. Teatro “Gigi Cona”.Spettacolo di Aquilino con “I Giovani attori” del Circolo Culturale Filodrammatico di Ischia. Nell’ambito della 14ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE Romallo. Ore 16.30. Teatro Comunale. Spettacolo con la Filodrammatica “Vi.Va” di Vigolo Vattaro. Nell’ambito della 14ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

13 LUNEDÌ Teatro DUE DONNE CHE BALLANO Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo con Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano; di Josep Maria Benet i Jornet, traduzione di Pino Tierno con Maria Paiato e Arianna Scommegna; regia di Veronica Cruciani. Info: info@teatrodipergine.it; Tel. 0461.511332 (biglietteria).

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15 MERCOLEDÌ Cultura INCONTRI: PASSIONE DI POESIA Altavalle. Ore 20.30. Molin de Portegnach a Faver. Intervista impossibile a Giovanni Pascoli a cura dell’Ass. Cult. “Amici di Paola” di Tenno. Ingresso libero. Info: info@sorgente90.org, www. sorgente90.org.

17 VENERDÌ Enogastronomia VENERDIGUSTO: A TUTTA ... BIRRA Altavalle. Ore 20.30. Green Grill a Grumes. Stefano Gilmozzi del Birrificio di Fiemme vi farà degustare le birre artigianali di Fiemme, abbinate ai formaggi e ai salumi locali. Quota di partecipazione: € 12,00. Prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni: 346.2799157; info@greengrill.it. Musica SOPHIE PACINI, PIANOFORTE Trento. Ore 20.45. Società Filarmonica. Concerto su musiche di F. Chopin Notturno op. 9 n. 1 in si bem. min., Notturno op. 9 n. 2 in Mi bem. magg., Scherzo op. 31 n. 2 in si bem. min.; L. van Beethoven: Sonata op. 53 n. 21 “Waldstein” in Do magg.; F. Liszt: Consolations, S. 172, Réminiscences de Don Juan, S. 418 (n. 1, 2, 3). Info: www.filarmonica-trento.it. Teatro AMANMESI Trento. Ore 21. Teatro Portland Via Papiria, 8. Spettacolo di e con Marco Bianchini con la Compagnia “Teatro della Caduta”. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “La bella stagione 2017”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

18 SABATO Corsi PRESENCE IN MOTION. WORKSHOP DI CONTACT IMPROVISATION Rovereto. CID-Centro Internazionale di Rovereto, Corso Rosmini 58. Un weekend completamente dedicato alla Contact Improvisation, con un insegnante internazionale (Bernd Knappe) Aperto a tutti i livelli di esperienza e a chiunque sia interessato alla ricerca sul movimento. Costo € 100. Per partecipare è necessario effettuare l’iscrizione telefonando allo 0464 431660 o scrivendo a cid@centrodelladanza.it. Enogastronomia CARNEVALE DEI BAMBINI Cinte Tesino. Ore 18. Ex centro diurno di Cinte Tesino. Festa di carnevale dedicata ai bambini e a tutte le mascherine. Info: Comune di Cinte Tesino Tel. 0461.594143.

Enogastronomia CARNEVALE “FINTANAFO” Cinte Tesino. A partire dalle ore 12. Magazzino dei pompieri. Pastasciutta per tutti, mascherine, musica, lotteria, tanto divertimento!!! In caso di brutto tempo la manifestazione sarà rinviata a sabato 25 febbraio. Info: Comune di Cinte Tesino Tel. 0461.594143. Teatro SANTA VITTORIOSA PALACE HOTEL Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Nell’ambito della Stagione Teatrale 2017 organizzata dalla Filo “Teatro a Zambana”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL SARIA MASSA BEL SE’L FUSSA VERA Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Adriana Zardini con la Filodrammatica di Civezzano. Nell’ambito della 25ª Rassegna Teatrale “Teatrando 2017”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro I CANEDERLI I È ‘NDAI AL BÉCO - (P.O.T. - PRODOTTO ORIGINALE TELVANO) Nago Torbole. Ore 20.45. Teatro della Casa della Comunità. Spettacolo di e con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Nell’ambito della 26ª Edizione della RassegnaTeatrale di “Bruno Cattoi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro COMPAGNIA AMATORIALE OVVERO: E SE FUSSA LA FIN DELA LEGE MERLIN? Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di Italo Conti - trad. e adattamento dialettale di Federico Gozzer con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Nell’ambito della Rassegna Teatrale a Mezzocorona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro RIDI E LASSA RIDER Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di e con Loredana Cont. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Insieme a Teatro sull’Argentario”.Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL CAMP DEI FRATI Tuenno. Ore 21. Oratorio Parrocchiale. Spettacolo di Silvio Castelli (tratta da “Qeul piccolo campo” di Peppino De Filippo) con il Gruppo “Amici del teatro” di Serravalle. Nell’ambito della Rassegna Teatrale organizzata dal Gruppo Teatrale Tuenno e dal Comune di Villa Anaunia. Info: Co.F.As.

Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL POR PERO Levico Terme. Ore 20.30. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Achille Campanile con la Compagnia Teatrale “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Nell’ambito della 15ª Rassegna Teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ATTENTI AL PARROCO Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Moscheri”. Spettacolo di Ernesto Paternoster con la Filodrammatica “La Grinta” di Arco. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CUPIDO SFORZÀ... REBALTON ASICURÀ Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di autore anonimo - versione in dialetto trentino di Riccardo Gottardi con la Filodrammatica “Doss Caslir” di Cembra. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BON DÌ BON AN, DAME NA BONA MAN Valfloriana. Ore 20.30. Teatro di Casatta. Spettacolo da “Buon anno porco mondo” di Corrado Vallerotti con la “Filobastia” di Preore. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro AMERICAN DREAM Tezze di Grigno. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo con FavolaFolle Compagnia Teatrale; voce Gabriele Paina - pianoforte Alessandro Abbatiello; tromba Vito Emanuele Galante - trombone Armando Petrella; sassofono Paolo De Stefano - contrabbasso Alberto Costa; batteria Lorenzo Crespi; drammaturgia e regia di Carlo Compare. Info: www.visitvalsugana.it. Teatro ragazzi NICO CERCA UN AMICO Olle Valsugana. Ore 16.30. Teatro. Spettacolo di Matthias Hoppe con Liliana Letterese e Andrea Lu-


trentinoappuntamenti gli; regia di Andrea Lugli. Ingresso unico € 3. Info: www.trentinospettacoli.it. Tradizione CARNEVALE A PINÉ 2017 Baselga di Piné. Oratorio G. B. Zorzi e vie del centro. Festa di Carnevale di Piné. Programma: ritrovo delle maschere e dei carri alle 14.15 presso l’Oratorio G. B. Zorzi. Alle 14.30 partenza dei carri alleorici e delle mascherine e sfilata lungo le vie del centro di Baselga di Piné. A seguire ritorno all’Oratorio, dove ci sarà animazione per grandi e piccini e dove gli Alpini di Baselga distribuiranno a tutti i partecipanti pasta al rag, tè e brulé. Info: Tel. 0461.557028.

19 DOMENICA Corsi PRESENCE IN MOTION. WORKSHOP DI CONTACT IMPROVISATION Rovereto. CID-Centro Internazionale di Rovereto, Corso Rosmini 58. Un weekend completamente dedicato alla Contact Improvisation, con un insegnante internazionale (Bernd Knappe) Aperto a tutti i livelli di esperienza e a chiunque sia interessato alla ricerca sul movimento. Costo € 100. Per partecipare è necessario effettuare l’iscrizione telefonando allo 0464 431660 o scrivendo a cid@centrodelladanza.it. Cultura UN TAGLIO DI CAPELLI PER DARE UN “TAGLIO” ALLA POVERTÀ Trento. Dalle 9.00 alle 18.00. Parrucchieri professionisti uomo/ donna, titolari di saloni a Rovereto, Brescia, Mantova e altre città vi accoglieranno per una piega e/o taglio a offerta senza appuntamento presso l’Istituto di Formazione Professionale “S. Pertini” in V.le Verona, 141. L’intera somma raccolta sarà portata dai volontari all’Hospital Claudio Benati di Zumbahua, in Ecuador. Info: info@associazionedxdorg; untaglio2017@ gmail.com. Enogastronomia SAGRA DI SAN VALENTINO Scurelle. A partire dalle ore 12. Scurelle, Piazza Maggiore. Tradizionale festa patronale a Scurelle con gnocchi, musica e tanto divertimento! Info: www.visitvalsugana.it. Enogastronomia CARNEVALE A BORGO Borgo Valsugana. Ore 12. Tradizionale Bigolada offerta dai vigili del fuoco di Borgo Valsugana. In caso di brutto tempo la festa verrà rinviata a domenica 26 febbraio. Iscrizione gratuita per carri e gruppi presso la Biblioteca di Borgo Valsugana Tel. 0461.754052; sistemaculturale@biblio.infotn.it. Info: APT Valsugana uff. di Borgo Tel. 0461.727740.

Enogastronomia CARNEVALE A PERGINE Pergine Valsugana. Dalle ore 13.30. Ritrovo Oratorio Don Bosco via Regensburger. In caso di maltempo la manifestazione si terrà domenica 26 febbraio. Info: www.visitvalsugana.it. Teatro ALICE È UNA ROSA BLU Preore. Ore 20.45. Teatro “Casa Mondrone”.Spettacolo liberamente tratto da “Alice nel paese delle meraviglie” con la Compagnia “Mi-riguarda” di Ponte S. Nicolò (PD). Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Preore a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro I CANEDERLI I È ‘NDAI AL BÉCO (P.O.T. - PRODOTTO ORIGINALE TELVATO) Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di e con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Nell’ambito della XXI edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi GREAS E... VERT - IL MUSICAL Romallo. Ore 16.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Lorenza Pallaoro con la Filodrammatica di Laives “Filopiccola”. Nell’ambito della 14ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi GLI ARISTOGATTI Calceranica. Ore 16.30. Teatro “S. Ermete”. Spettacolo di Janna Konyaeva con “I Cuccioli” de La Logeta di Gardolo. Nell’ambito della 14ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi IL PICCOLO IGNAZIO E IL GENIO DELLA MUSICA Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro. Spettacolo con la Fondazione Orchestra Haydn, WAM Festival Mozart e Luciano Gottardi; testo e pupazzi di Luciano Gottardi - regia di Matthias Träger; animazione di Luciano Gottardi e Carlo Nerini con Marco Mandolini (violino), Stefano Ricci (clarinetto), Flavio Baruzzi (fagotto), Alexander Perathoner (corno). Info: www.visitvalsugana.it.

PRESENTATE DA DORIGONI LE NUOVE AUDI Q5 E A5 SPORTBACK

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enerdì 27 gennaio l’hangar Audi della concessionaria Dorigoni di Trento si è trasformato in un vero e proprio set cinematografico per ospitare la presentazione delle Nuove Audi Q5 e A5 Sportback. In un contesto scenografico curato sin nel minimo dettaglio è stato riprodotto un paesaggio alpino innevato con uno chalet costruito nello showroom della concessionaria; un’ambientazione molto suggestiva, scelta per promuovere e valorizzare il concetto di trazione ‘quattro’ che trova la sua massima espressione nella nuova Audi Q5. Ad esibirsi durante la serata è stata la musicista di fama internazionale Francesca Musnicki con il suo nuovo spettacolo “Sphaerae in Musica”, un suggestivo mix di luci, suoni e atmosfera. Con il suo violino elettrico la Musnicki ha collaborato con grandi musicisti e suonato nei migliori locali come Rythmoteque, Just Cavalli Cafè, Alcatraz Milano, La Capannina di Forte dei Marmi. Venerdì 27 gennaio ha accompagnato i numerosi ospiti della Concessionaria Dorigoni alla scoperta dei due nuovi modelli di Audi. Durante l’evento, presentato da Pietro Polidori, il pubblico presente ha potuto conoscere nel dettaglio le novità e le innovazioni Audi, attraverso due modelli di vettura dotati di innovazioni che esprimono al meglio il concetto di Intelligenza Artificiale, come le tecnologie di guida assistita, il sistema adaptive air suspension e la trazione quattro con tecnologia ultra.

22 MERCOLEDÌ Teatro HUMAN - MISMAONDA -SARDEGNA TEATRO Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro comunale. Spettacolo di Marco Baliani e Lella Costa e con la collaborazione drammaturgica di

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trentinoappuntamenti Teatro CAMERE DA LETTO Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Zandonai”.Spettacolo di Alan Ayckbourn con la Compagnia “Estravagario Teatro” di Verona. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Concorso Nazionale”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL ROMPIBALLE Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium Comunale. Spettacolo di Francis Veber con T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

25 SABATO Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Monte Bondone. Ore 21. Hotel Montana - Vason. Presentazione del libro “I racconti del Monte Bondone” di R. Francescotti, ed. Curcu&Genovese. Dialogano con l’Autore: Lino Nicolussi, Italo Leveghi e Mauro Neri. Info: www. curcuegenovese.it.

Ilenia Carrone con Marco Baliani, Lella Costa, David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu; musiche originali di Paolo Fresu e regia di Marco Baliani. Info: info@teatrodipergine.it; Tel. 0461.511332 (biglietteria).

23 GIOVEDÌ Enogastronomia CARNEVALE DEI BAMBINI Grigno. A partire dalle ore 10. Piazzetta Suor Filippina. Info: Comune di Grigno Tel. 0461.775111.

24 VENERDÌ Musica QUARTETTO JERUSALEM Trento. Ore 20.45. Società Filarmonica. Alexander Pa violinoovsky, violino; Sergei Bresler, violino; Ori Kam, viola; Kyril Zlotnikov, violoncello su musiche di A. Dvorák: Terzetto in Do magg. op. 74; Quartetto per archi n. 13 in Sol magg. op. 106; Quintetto per pianoforte n. 2 in La magg. op. 81. Info: www. filarmonica-trento.it. Teatro EL POR PERO Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Achille Campanile con la Compagnia “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Nell’ambito della 29ª rassegna teatrale “Alegra Ribalta”.Info: Co.F.As.

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Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Tradizione CARNEVALE DI GRAUNO 2017 Grauno. Teatro tenda e loc. La Pozza. Carnevale tra i più longevi del Trentino, caratterizzato dal rituale del rogo del pino, considerato rito di propiziazione e fecondità. Programma: venerdì 24: inizio della festa alle 19. Alle 20 “La montagna incontra il mare”: cena a base di pesce. A seguire serata danzante. Sabato 25: inizio della festa alle 17 con animazione per grandi e piccoli, musica e ballo. Domenica 26: alle 12 pranzo in compagnia e nel pomeriggio musica, ballo e animazione per grandi e piccoli. Dalle 18 cena con specialità locali. Alle 20 serata musicale e ballo. Il Carnevale proseguirà nella giornata di martedì 28, momento clou dell’evento, caratterizzato dal rituale del rogo del pino, considerato rito di propiziazione e fecondità. Info: Tel. 0461.685002. Teatro TESTASTORTA Trento. Ore 21. Teatro Portland Via Papiria, 8. Spettacolo con la Compagnia “Chronos3”. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “La bella stagione 2017”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Musica BABA SISSOKO AFROBLUES TRIO Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Originario del Bali, Baba Sissoko è maestro indiscusso del Tamani (talking drum) cheha imparato a suonare durante la sua infanzia e dal quale estrae con una naturalezza sbalorditiva tutte le note con un solo gesto. Info: Teatro Comunale di Pergine info@teatrodipergine.it; Tel. 0461.511332 (biglietteria); www. teatrodipergine.it. Teatro EN VEDOF ALEGRO Bedollo. Ore 20.30. Nuovo Teatro Comunale. Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Nell’ambito della 9ª Rassegna “Foie de Bedol”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NATALE AL BASILICO Civezzano. Ore 20.45. Teatro “Luigi Pirandello”. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Compagnia Teatrale “Virtus in Arte” di Malè. Nell’ambito della Rassegna “Bruno Palaoro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro TORTA DE POMI Coredo. Ore 21. Teatro Dolomiti. Spettacolo di Massimo Lazzeri con l’Associazione Culturale “Le Quisquilie” di Trento. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “4 risate a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel.

0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro VENEZIA VENEZIA Borgo Valsugana. Ore 20.45. Auditorium del Polo Scolastico. Spettacolo di Riccardo Pippa con la Compagnia “Cantieri Invisibili” di Verona. Nell’ambito della RassegnaTeatrale Dialettale organizzata dalla Filodrammatica Olle. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro 3 SORELLE E UN IMBRANATO Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Aldo Lo Castro con la Filodrammatica di Roncegno. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MAMME ROVENTI Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”. Spettacolo di David W. Christner - trad. di Leonardo Franchini con la Compagnia “GAD Città di Trento”. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro Concorso Regionale”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL SARIA MASSA BEL SE’L FUSSA VERA Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Adriana Zardini con la Filodrammatica di Civezzano. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PARONA DEL GRANT HOTEL Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Silvio Ollin con la Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro VIRGINIA VA ALLA GUERRA Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”. Spettacolo di Norina Benedetti con la Compagnia “Teatro Estragone” di Pordenone. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL RAGAZZINO E LA BICICLETTA Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo dal romanzo “Umberto Dei” di Michele Marziani con la Compagnia “Teatro Impiria” di


trentinoappuntamenti Verona. Nell’ambito della Rassegna a Concorso di Teatro Amatoriale “36° Sipario d’Oro - Circuito fuori concorso”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUT PER SPARMIAR Dro. Ore 20.45. Teatro Oratorio. Spettacolo di e con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Nell’ambito della 10ª edizione della Rassegna teatrale “Primavera a Teatro Nilo Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL MARITO DI MIO FIGLIO Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”.Spettacolo di Daniele Falleri con la Filodrammatica di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro A ROBAR PUÉC SE VA EN PRESON Fondo. Ore 21. Teatro “Demattè”. Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica “La Revodana” di Revò. Serata di beneficienza a favore di “Pace e giustizia” nell’ambito del progetto di ospitalità Cernobyl. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

26 DOMENICA Enogastronomia CARNEVALE PIEVARAZO Pieve Tesino. Dalle ore 10. Piazza Mercato. Pomeriggio in musica con Fabio e la sua fisarmonica. Info: APT Valsugana Lagorai - Ufficio di Castello Tesino Tel. 0461.593322 oppure 0461.727730. Enogastronomia MACCHERONATA DI CARNEVALE Grigno. A partire dalle ore 12. Piazza Monumento a Tezze. Festa di carnevale con musica, mascherine, maccheroni e crostoli. Info: Comune di Grigno Tel. 0461.775111. Enogastronomia CARNEVALE A RONCEGNO Roncegno Terme. Sfilata di carri e di gruppi mascherati per le vie di Roncegno partenza ore 13.30 da via Capraro. Info: Azienda per il Turismo Valsugana - Ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it. Teatro COSÌ FANTUTTO.... (O QUASI)... PergineValsugana. Ore 17.30. Teatro. Spettacolo di e con il Gruppo Culturale “Zivignago ‘87” di Pergine. Nell’ambito della Rassegna Teatrale “Zivignago sera in... prosa”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REFUGIUM PECCATORUM Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Gabriele Ber-

nardi con la Compagnia Teatrale “El Feral” di Primiero. Nell’ambito della XXI edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “La vetrina del Teatro Co.F.As.”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi UNO STARNUTO... UN DITO Ischia di Pergine. Ore 16.30. Teatro Comunale “Mario Roat”. Spettacolo di Giulio Visintainer con la Filodrammatica “La Marianela” di Romallo. Nell’ambito della 14ª Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per ragazzi. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

28 MARTEDÌ Enogastronomia BIGOLADA DI CARNEVALE Strigno. A partire dalle ore 12. Piazza Municipio. Tradizionale festa di carnevale il martedì grasso in piazza Municipio a Strignocon musica, maschere, sfilata di carri allegorici, stand enogastronomico. Info: APT Valsugana Tel. 0461.727730. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Caldonazzo. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Tradizione CARNEVALE 2017 Civezzano. Baita Alpina. Festa di Carnevale con sfilata delle mascherine da piazza S. Maria alla Baita Alpina con la Banda Sociale di Civezzano. A seguire distribuzione di pasta al ragù, vin caldo e freddo e bibite per tutti e caramelle e panini mignon con la nutella per i più piccoli. Info: www. anacivezzano.com.

GLI APPUNTAMENTI DI MARZO 2 GIOVEDÌ Teatro EMIGRANTI Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Slawomir Mrozek, con Andrepietro Anselmi e Denis Fontanari e AriaTeatro Produzioni. Info: info@teatrodipergine.it; Tel. 0461.511332 (biglietteria).

3 VENERDÌ Danza SEMINARIO DANZA SENSIBILE CON CLAUDE COLDY Rovereto. CID - Centro Internazionale della danza. Il seminario si rivolge a chi è già orientato verso le arti della scena: danzatori, attori, artisti dello spettacolo e persone

ANTICIPAZIONE MARZO: DOLOMITI SKI JAZZ Val di Fiemme, 11-18 marzo

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otto il sole di Marzo, gli scorci innevati della Val di Fiemme fanno da cornice a uno dei festival musicali più importanti dell’arco alpino che festeggia la sua 20a edizione con 20 spettacoli, il Dolomiti Ski Jazz. Dall’11 al 18 marzo, i più amati jazzisti europei accanto a jazzisti americani di fama mondiale riversano note jazz sulle piste da sci della Val di Fiemme, nei pub e nei teatri. Nel variegato cast artistico spiccano nomi affermati sulla scena internazionale come Paolo Fresu e Dado Moroni, Jorge Rossi e Joe Chambers, Andrea Pozza, oltre a giovani promesse come Alessandro Presti e Olivia Trummer. L’originale appuntamento, che abbina la passione per la musica a quella per lo sci, in otto giorni mette in scena 20 appuntamenti fra concerti e jam session, a ridosso delle stazioni sciistiche e nei principali centri abitati. Malghe, rifugi, baite, pub e locali notturni ospitano le magiche note del jazz. La musica nera nata a New Orleans va quindi a sposarsi con panorami bianchissimi, in un connubio suggestivo e affascinante. www.visitfiemme.it

con una consolidata pratica di movimento. Il lavoro nutre fortemente la creazione artistica sviluppando una sensibilità che interagisce sul piano dei contenuti e delle forme. Info: cid@centrodelladanza.it.

4 SABATO Danza SEMINARIO DANZA SENSIBILE CON CLAUDE COLDY Rovereto. CID - Centro Internazionale della danza. Il seminario si rivolge a chi è già orientato verso le arti della scena: danzatori, attori, artisti dello spettacolo e persone con una consolidata pratica di movimento. Il lavoro nutre fortemente la creazione artistica sviluppando una sensibilità che interagisce sul piano dei contenuti e delle forme. Info: cid@centrodelladanza.it. Teatro COPPIA APERTA, QUASI SPALANCATA Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. La prorompente forza comica dell’attrice Simonetta Guarino (attrice di prosa, cabaret, cinema, nota anche per diverse apparizioni in Tv a “Zelig” e a “Facciamo Cabaret”),unita alla forza e all’ironia di Denis Fontanari, ci trascineranno in un’irresistibile risata intelligente. Info: info@tea-

trodipergine.it; Tel. 0461.511332 (biglietteria).

5 DOMENICA Danza SEMINARIO DANZA SENSIBILE CON CLAUDE COLDY Rovereto. CID - Centro Internazionale della danza. Il seminario si rivolge a chi è già orientato verso le arti della scena: danzatori, attori, artisti dello spettacolo e persone con una consolidata pratica di movimento. Il lavoro nutre fortemente la creazione artistica sviluppando una sensibilità che interagisce sul piano dei contenuti e delle forme. Info: cid@centrodelladanza.it.

9 GIOVEDÌ Teatro NOTE DA OSCAR Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Cinque personaggi in cerca d’autore e di se stessi, con le loro personalità agli antipodi,i loro caratteri così diversi, ma accomunati dal grande talento per la musica. Info: info@teatrodipergine.it; Tel. 0461.511332 (biglietteria); Tel. 0461.534321 (amministrazione).

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trentinomatrimoni SOLO PER I NOSTRI LETTORI, QUESTO MESE LE NOZZE DI ANGELA CON STEFANO E DI CRISTIAN CON CHRISTIAN

I MATRIMONI DEL MESE

Lei Nome: Angela Età: 26 Nata: Rovereto Residente: Rovereto Parrucchiere: Idea Donna - Rovereto Belle Naturalmente - Rovereto Truccatore: Occupazione: Infermiera

Lui Nome: Stefano Età: 30 Nato: Rovereto Residente: Rovereto Barbiere: Salone Willy - Rovereto Occupazione: Area Menager 92

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Invitati: Ricevimento: Catering: Torta: Bomboniere: Fiori e bouquet: Anelli: Viaggio di nozze: Vivranno a:

Religioso e Civile 3 settembre 2016 Chiesa di San Marco - Rovereto 180 La Casetta - Brentino (Bl) Livio Catering Pasticceria Bologna - Mori Vini della Tenuta La Casetta Fai da te Gioielleria S. Marco - Rovereto Giappone - Polinesia, 3 settimane Rovereto

Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Ricevimento: Invitati: Lista di nozze: Anelli: Torta: Bomboniere: Intrattenimenti: Viaggio di nozze: Vivranno a:

Unione Civile 17 dicembre 2016 Palazzo Pretorio - Rovereto Casa del Vino - Isera 52 Viaggi del Sogno - Isera Creazioni G. Omodeo - Rovereto Pasticceria Sant’Antonio - Rovereto Double A - Trento Fabrizio Tedeschini - Trento Cuba - 15 giorni Rovereto

Servizio fotografico: Roberta Pisoni www.robertapisoni.it 94

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Lui (quello con gli occhiali)

Lui (quello con la barba)

Nome: Cristian Anni: 42 Nato a: Trento Residente a: Rovereto Barbiere: Innovation Studio- Rovereto Cappotto: Cristina Senter - Rovereto Occupazione: Commesso

Nome: Christian Anni: 41 Nato a: Rovereto Residente a: Rovereto Barbiere: Innovation Studio- Rovereto Occupazione: Impiegato

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BAGNO DI FOLLA PER I VERSI DI GENNARO RICCIO VULCANICO, AUTORE VERSATILE, DALL’IRONIA IRRESISTIBILE, IL MARESCIALLO RICCIO CONQUISTA ANCORA UNA VOLTA IL PUBBLICO CON IL SUO QUARTO LIBRO. ANCORA UNA VOLTA A SCOPO BENEFICO... Attori e orchestrali

partenopea, Riccio stende metafore e satire in cui si muovono San Vigilio, San Gennaro, la patrona dell’Arma dei Carabinieri Madonna Virgo Fidelis e tanti altri Santi e personaggi. Encomiabile la finalità precipua di questa pubblicazione, accanto a quella divulgativa, naturalmente. Come per i libri precedenti, Gennaro Riccio devolve gli introiti di questo libro all’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri.

Gennaro Riccio posa tra due dei tre maestri che hanno illustrato il libro: Ernesto Piccardo e Fabio Vettori

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utto è accaduto il 14 dicembre scorso, al Teatro dei Salesiani di Trento. Il Maresciallo Gennaro Riccio ha presentato, di fronte al teatro gremito (quasi 200 persone e molti ospiti illustri) la sua quarta fatica letteraria: un testo in prosa-commedia dal titolo ”Il fiore maltrattato – perle di vita…purtroppo vissuta”. Un libro che canta l’amore a tutti i livelli e vuole portare l’attenzione su una delle tematiche più odiose che presenta la nostra attualità: la violenza sulle donne. Con grande ironia, tipicamente

Da sx, Riccio con il Presidente del Tribunale, Guglielmo Avolio, con il Generale di C.A. già vicecomandante dell’Arma Giovanni Narici, e con la sua famiglia. 96

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Gennaro Riccio, di Siano (Sa), campano di nascita e trentino di adozione, felicemente sposato con due figli, è Maresciallo (Luogotenente) dell’Arma dei Carabinieri; ha ricoperto diversi incarichi di comando delicati ed importantissimi evidenziando spiccate e non comuni doti professionali e militari che porta con sé fin dagli albori della sua onorata, lunga carriera. Dal 1980 è in forza al Comando Provinciale Carabinieri di Trento ove ha ricoperto vari incarichi: attualmente è responsabile del Nucleo Carabinieri della Banca d’Italia di Trento, ma ci tiene a sottolineare che non ha mai comandato, né comanda, per bramosia di padronanza ma solo per dovere di guidare, per necessità di provvedere e non per il gusto di primeggiare. La costante dedizione all’Arma non gli ha impedito di coronare anche i propri sogni scrivendo e pubblicando opere letterarie, riscuotendo successi uno dietro l’altro.


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IL “DIAVOLETTO D’ORO” A DIEGO NART CONCERTO DELLA NEVE SUL MONTE BONDONE

IL SIMBOLO DELLA FORTI E VELOCI CONSEGNATO IL PRIMO SABATO DI GENNAIO AD ALDENO

CON ISABELLA TURSO E MAURIZIO DINI CIACCI, IL 28 DICEMBRE SCORSO

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rnold Bennet probabilmente aveva ragione: la musica può smuovere le corde più intime dell’animo umano e provocare sensazioni che non si possono descrivere a parole. Deve essere stato così anche per il folto pubblico che, lo scorso 28 dicembre, è intervenuto al Concerto della Neve, promosso dalla Pro Loco Monte Bondone, in collaborazione con l’Hotel Monte Bondone che ha inaugurato la sua nuova sala conviviale con uno storico pianoforte a coda. A esibirsi è stato il duo pianistico composto da Isabella Turso e Maurizio Dini Ciacci, costituitosi nel 2003 con l’intenzione di eseguire il repertorio pianistico a quattro mani e due pianoforti di pezzi classici e moderni. I brani proposti in occasione del Concerto della Neve hanno spaziato dai compositori classici come

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Brahms, Debussy e Moszkowski, fino ad arrivare al più moderno Piazzolla e al suo tango nuevo “Oblivion”, un brano complesso, introspettivo e struggente, passando per spirituals, Gershwin e Porter. L’apprezzamento del pubblico è stato notevole, a conferma del costante riconoscimento che il duo trentino ha riscontrato dal suo esordio ad oggi. Per la Pro Loco Monte Bondone hanno presenziato all’evento Giorgia Todesca, vicepresidente, e Paolo Torboli, consigliere, che ha offerto con lo staff dell’Hotel Monte Bondone un rinfresco a fine concerto. Era presente anche Dario Maestranzi, consigliere comunale con competenze in merito allo sviluppo e alla promozione turistica del monte Bondone per il Comune di Trento. Il concerto è stato l’occasione giusta per richiamare residenti e turisti ed ha regalato ai partecipanti momenti di ottima musica e compagnia, grazie alla simpatia e alla bravura dei musicisti. L’auspicio è quello di aver promosso un momento di incontro all’insegna della musica e di poterlo replicare in futuro, proponendo un concerto suggestivo nella splendida cornice del monte Bondone! Antonella Beozzo

ominciare l’anno “Forti e Veloci” sta diventando una piacevole consuetudine. Dirigenti, tecnici, corridori (e familiari) della società rossoblù si sono dati appuntamento il primo sabato di gennaio al Teatro Comunale di Aldeno per l’assemblea annuale. Tra i momenti emotivamente più coinvolgenti la consegna del “Diavoletto d’oro”, il simbolo della Forti e Veloci. Quest’anno è stato assegnato al giornalista Diego Nart “cantore delle nostre gesta – si legge nella motivazione – conoscitore del ciclismo tutto, grande appassionato di questo nostro magnifico sport e commentatore delle nostre gare. Un Diavoletto veramente meritato quello che abbiamo deciso di assegnargli”. Il presidente Silvano Dusevich ha ricordato i risultati di una stagione vissuta sul versante agonistico e organizzativo come si registra puntualmente dal 1925, anno di fondazione della società rossoblù. “Risultati di rilievo che ci hanno permesso di gioire più volte – ha osservato Dusevich – dieci vittorie con gli allievi, una con gli esordienti. I nostri portacolori sono saliti più volte sul podio: sei volte secondi, otto terzi posti, sette quarti e otto quinti hanno caratterizzato il nostro ruolino di marcia nel 2016”. Risultati che hanno permesso alla Forti e Veloci di concludere al quarto posto della classifica nazionale allievi e prima a livello provinciale sia su strada che su pista. “Il risultato è importante per dare fiducia e premiare l’impegno e la fatica di dirigenti, tecnici e corridori – è stato aggiunto. Ma il risultato non è tutto”.

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“CIMA VERDE”: NUOVO HOSPICE A TRENTO “CARTE PARLANTI”: PER UNA MEMORIA FUTURA IL PROGRAMMA CONDOTTO DA FRANCESCA MAZZALAI SU RAI3

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ome sempre molto varia la programmazione del contenitore televisivo regionale “TAPIS ROULANT” in onda domenica 5 febbraio alle 10 su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle ore 22.30 Si parte con “Carte parlanti”, programma condotto da Francesca Mazzalai, ha per tema la trasmissione della memoria e la tutela delle fonti, illustrando l’attività del laboratorio di restauro della carta, attivo fin dal 1984. Qui abili restauratori mostrano opere pregiate e il relativo lavoro di conservazione. Presso l’archivio provinciale vengono poi approfondite le attività dell’archivio stesso, dando particolare risalto ai meccanismi della digitalizzazione, nella svolta epocale dalla carta al digitale. Torma poi,”Il disegno nel piatto”, che si propone di esplorare le più recenti tendenze estetiche nel campo della cucina d’autore, trasformando ricette tradizionali in capolavori del gusto e della vista, ha per protagonista lo chef Giovanna Linardi e una sua opera d’arte. A seguire, “Il triangolo delle tradizioni e della civiltà solandra”, per scoprire la memoria e l’identità della popolazione Solandra, attraverso il contenuto dei due siti museali di Pejo e Malè e della biblioteca storica di Terzolas, dove sono catalogati oggetti, reperti bellici e preziosi libri. In questo viaggio le telecamere della Rai sono accompagnate da persone che, per passione e dedizione, custodiscono e divulgano da anni le tradizioni del loro territorio. Dagli strumenti di lavoro, fino agli stili di vita di montagna, dai momenti terribili della guerra fino ai giorni nostri, grazie ad un gruppo di studiosi appartenenti

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ono luoghi spesso nascosti e taciuti, eppure in un’epoca di disfacimento della sfera famigliare se ne sente sempre di più il bisogno. Il nuovo hospice di Trento si chiama Cima Verde: per la vista che da lì si gode sulla vetta del Bondone, con quel colore che evoca la natura e la speranza. L’inaugurazione – nelle scorse settimane – è stata una festa, con centinaia di persone presenti, autorità e politici, taglio del nastro e buffet. La Casa Hospice è di proprietà di Patrimonio Trentino spa ed è stata concessa in comodato gratuito. Sarà gestita direttamente dalla Fondazione Hospice Trentino onlus ed è inserita nella rete di Cure palliative dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. La struttura è grande, bella e moderna: ha 12 stanze, di circa 30 metri quadrati ciascuna, luminose e curate anche nei dettagli affinché l’ospite e i suoi familiari si sentano «a casa». Cima Verde è disposta su due piani: in quello terra ci sono gli uffici, una sala polifunzionale, salette per colloqui, day service, camere mortuarie e sala culto («Senza simboli religiosi, sarà un luogo per tutti», ha detto la presidente Milena Di Camillo). Al primo piano le stanze, i locali del personale, i bagni assistiti, le cucine, lo spazio famiglie. al “Centro Studi della Val di Sole” , si comprende come trasmettere alle nuove generazioni, il rispetto per l’ambiente, le caratteristiche delle attività silvo-pastorali e degli ambienti rurali. La regia è di Daniele Torresan. “Tapis Roulant” ci porta anche nel Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino, dove la mitica nonna Nunzia è alle prese con fatti incredibili, misteri irrisolti, eventi unici, insomma veri e propri scoop! Nella puntata del 19 febbraio, l’incipit è affidato a “Un giorno da allievi leoni”: sono stati seguiti a Folgaria un giorno di allenamenti di ragazzi e ragazze con i loro allenatori, dando voce a sogni ed aspettative. La regia è di Giorgio Balducci. Al Mart, infine, la trilogia sulla scultura contemporanea si completa con l’ultima mostra del 2016, dedicata a Eliseo Mattiacci uno tra i maggiori artisti viventi. La Struttura di Programmazione della Sede RAI di Trento dedica un documentario a questo artista, talento indiscusso della disciplina scultorea italiana.


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“NEL DISEGNO” CON GLI ARTISTI E I GIOVANI DELL’ACCADEMIA DI BRERA PROLUNGATA FINO AL 25 FEBBRAIO, ALLO SPAZIO DELLE ARTI DI TRENTO, L’ESPOSIZIONE CURATA DA GIANLUIGI ROCCA E ALESSANDRO TOGNI

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rande riscontro positivo di visitatori nel nuovo Spazio delle Arti di via Paradisi a Trento dove si è inaugurata il 3 dicembre scorso la mostra “Nel Disegno”, che visto il notevole successo verrà prolungata fino al 25 febbraio. L’esposizione curata da Gianluigi Rocca e Alessandro Togni mette in luce i variegati aspetti che muovono le dinamiche della dimensione straordinaria del disegno. Dall’abbozzo allo schizzo attraverso il disegno indefinito, illustrativo, astratto, iperrealista fino al tutto tondo di opere costruite esclusivamente con il tratto. Magia e Meraviglia di un itinerario che raccoglie le opere di giovani artisti provenienti dall’Accademia di Brera di Milano e focalizza lo sguardo sulla visione di una giovane figurazione italiana in fermento. Un alfabeto

di linguaggi che consolidano un’espressione artistica spesso tralasciata a favore di altre situazioni più immediate e dichiaratamente lontane da linguaggi ”artigianali“ o espressamente manuali. Disegno dunque come forma ampia e non più indicato soltanto come mezzo o tramite per il raggiungimento finale dell’opera, ma linguaggio completo, autonomo nutrito da una lunga economia di memoria. Questa mostra, mescolanza di giovani leve e maestri affermati di lunga esperienza, ne diventa lucida e coerente testimonianza. Ecco un elenco degli artisti presenti in Mostra: Baroli Dario, Bertoldo Elias, Bledi, Blandino Leonardo, Bonell Gotthard, Candeli Laura, Cellamare Roberto, Cavagnoli Mariacristina, Crapanzano Andrea, Curella Silvia, Dimino Emanuela, Erdei Natascia, Fiorini Mattias, Omar Galliani, Federico Giulia, Festa Marco, Han Chen Yuwen, Marzone Ruggero, Moser Katia, Pettenella Letizia, Platt Gilles, Pianella Luca, Pionna Loriana, Rocca Gianluigi, Sartori Carlo, Soffiantini Federico, Tarabusi Ginevra, Togni Alessandro, Yang Liù Qing e Zanoni Luciano. Info: tel. 0461.986677.

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LA BUNKER ART GALLERY DI LEONARDO IL NUOVO “REGNO” DI LEONARDO LEBENICNIK E DELLE SUE STRABILIANTI CREAZIONI. IL LOCALE DI CALDONAZZO CHE QUALCUNO HA VOLUTO DEFINIRE "BUNKER ART GALLERY"

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a qualche settimana è stato inaugurato, nel cuore di Caldonazzo, in via della Polla, uno spazio dedicato alle creazioni artistiche di Leonardo Lebenicnik, classe 1970, scultore (e anche scrittore di racconti) originario della Bosnia, ma residente in Trentino ormai da più di vent’anni. Leonardo ha riadattato un “vòlto” inutilizzato in uno spazio espositivo molto raccolto e suggestivo. Qui le sue opere, costruite con materiali molto semplici, legno, sassi, ferro e altri metalli, si inseriscono perfettamente tra le mura di pietra grezza. Ciò sta a dimostrare che la vera arte non ha bisogno di tante sovrastrutture per colpire l’attenzione e suscitare interesse. Ogni suo pezzo rappresenta un momento di vita e lui stesso è disposto a raccontare la genesi delle sue “creature”, peraltro spesso già accompagnate da didascalie. Tra le varie opere spicca “Anima di pietra” (gennaio 2005) in cui dei sassi lisci, intatti, 100

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si incuneano all’interno di un tronco contorto, sventrato e mutilato, quasi a simboleggiare la purezza dell’anima indipendentemente dal corpo straziato che la ospita. Richiama alla memoria una lirica di Ungaretti, Mi tengo a quest’albero mutilato/abbandonato in questa dolina (…) L’Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso… (I fiumi, 1916). Molto intensa anche “Evoluzione” (marzo 2010), anch’essa composta da materiali poveri, scarti: tubi di metallo, pietre e assi di legno assemblati in modo apparentemente molto semplice. L’opera delinea tre figure, una a fianco all’altra, in ordine di altezza, quasi a ricordare una matrioska russa. Si può evincere un richiamo alla famiglia, a un’idea di padre, figlio e figlio del figlio, così simili uno all’altro eppure distinti. Si discosta dalle altre un’opera particolarmente simbolica “Ad Acta” (luglio 2010): una vecchia macchina per scrivere (i ragazzi under 25 sapranno di cosa si tratta?), con inserito un racconto battuto dall’autore che funge da didascalia. È appoggiata su un tavolino di legno di forma irregolare, anche questo creazione di Leonardo, con a fianco un altro oggetto “storico”, anacronistico, una macchina fotografica, di quelle con i rullini. Si tratta di una creazione particolarmente evocativa, in un epoca dove è tutto più immediato, tutto viene consumato troppo in fretta e i computer e gli smartphone sono in grado di fare qualsiasi cosa. Leonardo commenta lui stesso questa evocativa installazione nel breve e suggestivo racconto che la accompagna. Il computer si è inceppato, non riesce ad aprire un file in PDF, per poterlo visualizzare bisogna installare un ennesimo programma apposito. Più che rabbia sentivo l’indifferenza. Sentivo il forte senso di vuoto dentro di me. Mi domandai dove stavamo andando. Dove andremo a finire. Mi chiedevo dov’è finita quella vecchia macchina da scrivere: TIK – TIKTIKTIK – TIK (…) Disconnetti. OK. Clik. Senza aspettare lo scollegamento automatico, aggiornamento delle impostazioni, spensi il tasto dell’alimentazione elettrica sotto la scrivania. Come per magia, i cristalli sparirono chissà dove. Tutti i rumori scomparvero. Buio e silenzio. Leonardo Lebenicnik riceve su appuntamento, questi i suoi recapiti: l.lebenicnik@alice.it www.formescultoree.it cell.: 329.2505869 Fulvio Coretti


trentinoscoop&news

ALL’ANPI, “I RACCONTI DEL MONTE BONDONE” VITTORIO SGARBI LODA LIVIO E GIORGIO CONTA

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n 2016 ricco di soddisfazioni per gli artisti solandri Livio e Giorgio Conta. Fra i numerosi visitatori al loro spazio espositivo, c’è anche il noto critico Vittorio Sgarbi, che nello scorso ottobre ha voluto far visita al loro atelier di Monclassico. Entusiasta, si è complimentato con i Conta, sia per le opere che per la struttura totalmente integrata nel paesaggio, da cui grazie alle grandi vetrate si possono contemplare anche le splendide montagne della val di Sole. Abbiamo già avuto modo di parlare sulle pagine di questa rivista dello spazio espositivo dei Conta, unico nel suo genere in Trentino, dove si possono ammirare le loro opere di scultura in bronzo, in legno, ma anche di pittura e grafica. Sgarbi conosceva già i due artisti. Infatti Livio partecipò alla biennale di Venezia nel 2011 organizzata appunto dal noto critico, il quale invece ha invitato il giovane Giorgio ad esporre una scultura in bronzo nel padiglione Eataly all’Expo di Milano e una scultura in legno nell’importante mostra “I tesori nascosti” al MUSA (museo arte contemporanea) di Salò. Quest’anno Giorgio ha avuto anche l’opportunità di confrontarsi con un pubblico internazionale essendo stato invitato a partecipare a due prestigiose fiere di arte contemporanea, la Contemporary Instanbul e la Contaxt Art Miami.

ENNESIMA PRESENTAZIONE A TRENTO DI UN LIBRO DI SUCCESSO

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ra iniziata allo scorso Book Festival di Caldonazzo, con Mauro Neri autore della prefazione e relatore, la prima presentazione de “I racconti del Monte Bondone” la nuova opera di Renzo Francescotti, edita da Curcu & Genovese. Dopo di allora sette presentazioni (altre ne sono previste) a Levico Terme, sul Bondone al Vason (il 25 febbraio prossimo), a Garniga Terme, a Candriai; a Rovereto, a Trento con la storica “Pro Cultura” e col “Circolo Sciascia”. E infine nella Sede dell’ANPI col suo presidente Sandro Schmid, che ha parlato di quest’opera frutto di una ricerca durata decenni trasformata in 22 racconti narrati in uno stile che ti cattura, Schmid ha detto come ci ritroviamo un po’ tutti: ognuno dei trentini con i suoi ricordi, le sue avventure, i suoi sogni sulla montagna, in un libro che è un galoppata attraverso la storia, a cominciare dalla caccia dell’imperatore Carlo V, nel 1530, per arrivare ai nostri giorni. Un libro ha detto il presentatore, questo di Francescotti, da tenere sul comodino e da centellinare magari un racconto al giorno. Dal canto suo l’autore ha spiegato come questi racconti – tutti sviluppati da fatti realmente accaduti, utilizzino sia la prima persona che la terza, vale a dire che (la maggior parte) vedono la narrazione di personaggi diversi, moltiplicando gli accenti, i toni, i punti di vista. Francescotti ha letto alcuni brani da due racconti. Da “L’urogallo di Starace” – protagonisti, da una parte il segretario del partito fascista, dall’altra il Milio, custode del Giardino Botanico, un uomo semplice, autentico che resiste, a modo suo, all’arroganza del potere. L’autore ha concluso con la lettura di due brani da “Missione Freccia”, racconto che si immagina narrato in prima persona dal partigiano Ugo Tartarotti, vicecomandante di una formazione della “Pasubiana”, impegnata a portare sul campanile di Garniga una ricetrasmittente degli Alleati.

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CIALÈNDER NÒNES, SPECCHIO DI VITA CHE FU FULBER DISEGNA I GOLOSI GELATI DI “SERAFINI” IN ANTEPRIMA, UN EVENTO CON UN DOLCE CONNUBIO TRA ARTE PITTORICA E ARTE DEL GELATO. APPROVATO A MARCHIO

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on il dipinto ad olio “Il gelato di Jeanne” che rivisita in chiave Pop art il celebre quadro di Modigliani, l’artista Fulber ha reso omaggio al Caffè Gelateria Serafini di Lavis. Dallo speciale connubio tra arte pittorica e arte del gelato è nata l’idea di questo evento che si è tenuto nelle scorse settimane. Sulle note di un esclusivo intrattenimento musicale, la serata ha visto la presentazione di EISLAND, un’originale elaborazione grafica dell’artista trentino ispirata ad un altro grande protagonista della pittura mondiale; Fortunato Depero. Da quest’opera e dalla sua travolgente estrosità grafica e fantasia cromatica ha tratto naturale ispirazione l’ultima creazione gourmet di Serafini che è stato possibile degustare in anteprima durante la partecipata serata evento. Un incontro tra due eccellenze al 100% trentine, in cui insieme all’arte, a farla da padrona è come sempre il

n prestigio in crescendo accompagna anno per anno l’uscita del “cialènder nònes” che in ben 14 edizioni è riuscito a proporre gli argomenti più disparati costruendo attorno ad essi l’affascinante romanzo della vita passata e quindi le tradizioni della gente di montagna. Il numero relativo all’anno in corso ci accompagna con una serie di fotografie d’epoca attraverso la storia della “Ferrovia Elettrica Locale dell’Alta Anaunia Dermulo – Fondo –Mendola” per scoprire con l’apporto del “poemetto“ “da Dermul ala Mendola co la prima ferata trentina“, scritto dal poeta Vittorio Felini ed apparso sul quotidiano “Il Trentino” il 16 settembre 1909, le emozioni di un primo viaggio, i ricordi di un giorno “memorabile” per l’Alta Anaunia, le sensazioni di aver vissuto in prima persona una avventura da non dimenticare mai, un sogno realizzato ma durato poi cinque lustri appena fino al 1934 anno in cui la “cara vaca nonesa” cessava, diciamo prematuramente, il suo prezioso servizio. Dunque el calènder nònes 2017 continua con più interesse che mai, parlando rigorosamente il dialetto dell’Anaunia, a proporre gli argomenti di un mondo che non è più ma che va ricordato, anno per anno, grazie alla “Charta della Regola” di Cavareno autrice di un impegno editoriale non certo facile ma che tenacemente porta avanti con entusiasmo, ripagato da abbondanti interessi di soddisfazioni. C.R. latte Bio Trentino, protagonista assoluto delle ricette Serafini. È seguita la presentazione di alcune opere con cui Fulber ha portato la sua arte nelle principali città europee. Per finire in bellezza, immancabile, il brindisi con lo spumante Trentodoc dell’azienda Abate Nero. A presentare la divertente serata è stato il noto showman e imitatore Stefano Bencompagnato. Info: tel. 0461.245148. www.gelateriaserafini.it. La Gelateria Serafini è in via Cembra 27 a Lavis.

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PROCESSO ALLA LIBERTÀ A VOLANO, NELL’AULA MAGNA DELLE SCUOLE ELEMENTARI, SI È CELEBRATO UN ORIGINALE PROCESSO SENZA LA PRESENZA DI GIUDICI O AVVOCATI...

Da sinistra: Luciana Grillo, Maurizio Panizza, Edith Eccher, Susanna Mandice, Giuliana Franchini, Giuseppe Maiolo

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entre nel mondo il 25 novembre si ricordava l’uccisione delle sorelle Mirabal, che si opponevano nella repubblica dominicana al feroce dittatore Trujillo, proponendo convegni, seminari e spettacoli contro la violenza sulle donne, a Volano, nell’Aula Magna delle scuole elementari, si è celebrato un originale processo senza la presenza di giudici o avvocati, ma con testimonianze di chi di un femminicidio ha sentito parlare fin dall’infanzia e di chi di violenza contro le donne si occupa per lavoro. Il pubblico folto e interessato, formato sia da donne che da uomini, è stato accolto dalla delicata musica di tre musiciste – Sabrina Marcolini, Marzia Simoncelli e Judith Boschi – , dall’intervento di un giovane attore – Fabrizio Ciaghi – e da una vistosa panchina rossa, verniciata da un gruppo di uomini che, in prima persona, hanno voluto dissociarsi da ogni forma di prevaricazione di genere. La moderatrice, Luciana Grillo, dopo aver ricordato le sorelle Mirabal – dette Las Mariposas, Le farfalle, perché sempre in movimento in difesa della libertà e sempre al fianco dei loro mariti – ha invitato sul palco la sindaca Maria Alessandra Furbini, che ha dichiarato la disponibilità dell’Amministrazione nei confronti di eventi che possano mettere a fuoco problemi da cui tutti siamo o possiamo essere toccati. Maurizio Panizza, giornalista “curioso”, dopo aver scoperto, a distanza di 116 anni, un femminicidio avvenuto

a Rovereto, ha recuperato pagine di giornali e sentenze che ne parlarono e ne ha affidato la lettura a Marianna Raffaelli e Cecilia Ruele, mentre sullo schermo scorrevano immagini assai significative. È stata poi la volta di una “testimone”, discendente della giovane Italia Spagnolli, Edith Eccher, che vive a Parigi e ricorda di aver sentito parlare della bella Italia… ma a questo punto Italia diventa il pretesto per parlare di femminismo, di emancipazione, di libertà delle donne e insieme di senso del possesso, di incapacità di sopportare l’abbandono, di violenza degli uomini. Intervengono i dr. Franchini e Maiolo, psicologi e psicoterapeuti, che affrontano i temi in discussione con rigore e competenza, ricordando al pubblico presente che bisogna educare al rispetto tutti, fin dalla più tenera età, e che i bambini testimoni di violenza possono diventare a loro volta violenti. Susanna Mandice, rappresentante dell’Associazione “Se non ora quando”, forte di un’esperienza che ha coinvolto il mondo maschile, ha dato il suo contributo sulla lotta per la parità dei diritti, sottolineando come stereotipi sociali assai diffusi siano capaci di alimentare la cosiddetta cultura dello stupro. Molti gli interventi del pubblico, le richieste di capire come prevenire la violenza che sembra interessare un’alta percentuale di uomini. Ancora musica per chiudere la serata, mentre sullo schermo i visi di donne costituenti e costruttrici di pace scorrono accompagnando il pubblico verso l’uscita. Luciana Grillo

Fabrizio Ciaghi

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IL LIBRO DEL MESE

“L’ORSO BRUNO NELLA VENEZIA TRIDENTINA” PRESENTATA LA RISTAMPA ANASTATICA DEL LIBRO DI GUIDO CASTELLI

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orso bruno del Trentino e l’orso bruno marsicano (sottospecie dell’orso bruno comune) sono stati al centro di un’interessante serata organizzata recentemente a Trento dall’Accademia degli Accesi, in collaborazione con la Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello” Onlus. L’occasione è stata la presentazione della ristampa anastatica dell’edizione del 1935 dell’opera del naturalista trentino Guido Castelli (1876–1947) dal titolo “L’orso bruno nella Venezia Tridentina” (Palladino Editore), libro considerato una vera e propria “pietra miliare” su questo straordinario mammifero. All’evento hanno partecipato zoologi, naturalisti, associazioni ambientaliste, ma soprattutto tantissimi appassionati dell’orso bruno, richiamati dall’iniziativa voluta dalla stessa Società Italiana per la Storia della Fauna e dall‘Accademia degli Accesi, quest’ultima presieduta dal celebre botanico trentino, di fama internazionale, Franco Pedrotti. «La ristampa di questo libro – ha spiegato il presidente della Società Italiana per la Storia della Fauna, Corradino Guacci – rappresenta un omaggio alla memoria di un insigne studioso come Guido Castelli, il quale, con dovizia di documenti di archivio e attingendo alla tradizione orale, ha ripercorso la secolare storia dell’orso alpino concludendo, nell’ultimo capitolo del suo lavoro, con una più organica proposta di istituzione di un’area protetta nelle Dolomiti di Brenta, naturale integrazione del neonato Parco nazionale dello Stelvio. In un’ottica decisamente “conservazionista”, Castelli individuava nei parchi luoghi di difesa, di rifugio e di protezione per molte specie che, altrimenti, sarebbero state in breve condannate al totale sterminio». La presentazione del volume, avvenuta alla presenza dei parenti di Guido Castelli, è stata coordinata con passione e vivacità da Franco Pedrotti.

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PER LA PRIMA VOLTA, QUESTA TOCCANTE FIABA SCRITTA E ILLUSTRATA DA ANITA ANIBALDI TENTA DI SPIEGARE AI PIÙ PICCOLI, MA ANCHE AGLI ADULTI, L’ASSURDITÀ DI UNA TRAGEDIA COME QUELLA AVVENUTA AI MASI DI CAVALESE IL 3 FEBBRAIO 1998

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orreva l’anno 1998. Un aereo da guerra americano, il caccia chiamato “Prowler”, “Predatore”, eseguiva in Trentino le sue esercitazioni a bassa quota nella Valle di Fiemme, precisamente a Masi di Cavalese. La popolazione aveva da tempo protestato... Allora il Governo italiano aveva imposto ai piloti di non scendere sotto i 1000 metri nella valle. In realtà, pur possedendo le cartine con l’indicazione della funivia del Cermis, i piloti americani volavano sotto i cavi della stessa, quasi per gioco. La tragedia era prevedibile, ma non fu evidentemente evitabile. Il 3 febbraio di quell’anno, l’aereo tranciò col suo volo radente quei cavi e 20 umani innocenti morirono. Unico testimone la Natura silenziosa circostante. Si pianse molto per le povere vittime, ma la Natura come sempre fu ignorata. Essa non viene mai interpellata dagli umani, ma usata e sottomessa al loro volere.


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Nel libro si tratta il tema dell’evoluzione della famiglia e dei cambiamenti socioculturali all’interno della stessa. La scrittrice si rifà ad autori che si sono occupati e si occupano professionalmente degli argomenti che di volta in volta lei tratta. Ne risulta che i riferimenti sono così sempre precisi e ben motivati e ciò le consente di descrivere con attenzione critica e scientifica l’evolversi del nucleo familiare, dei componenti dello stesso e, più in generale, della società tutta. Questi argomenti vengono trattati dall’autrice con la delicatezza e la premura che le sono proprie, cominciando dal mutato ruolo del padre, poi della madre, dei figli, della coppia e così via, consentendo al lettore di affrontare assieme a lei il veloce cambiamento dell’intero universo familiare avvenuto in quest’ultimo arco di tempo. Giuliana prende in tal modo in esame temi molto delicati quali la violenza sulla donna, la fecondazione assistita, quella eterologa, il rapporto con i figli, il divorzio e così via...

Nella ricostruzione del primo conflitto mondiale proposta in questo volume le memorie di famiglia s’intersecano con il racconto più ampio e tragico di un gruppo di giovani studenti dell’allora “Collegio principesco vescovile” di Trento. E così, gli appunti di guerra di Pio Gentilini e di altri suoi compagni compongono Ginnasiali in trincea un nuovo frammento di quel mosaico pubblico, in fieri, dei protagonisti sommersi di una delle più atroci carneficine del Novecento. L’Autore, disponendo di un numero limitato In documenti questo libro/intervista, cui per la alla di e fotografie in ricompone prima volta ricordi biografici si intrecciano maniera degli archeologi, spesso con con riflessioni e sulsembrano ipotesi, ciò chesull’esistenza le testimonianze presente del mo voler narrare. E così attraverso le poche righe appuntate su un notes o sul retro di una fotografia, o più ampi passaggi tratti da alcuni diari, riemerge la dura esperienza di guerra vissuta da un gruppo di ginnasiali, amici e commilitoni del Battaglione Südwest 7.

Questo libro parla di orsi, di wilderness e della natura umana. Ne parla viaggiando attraverso il Trentino, alla scoperta di una realtà unica ed emblematica nel panorama della conservazione ambientale europea: quella della convivenza tra uomini e orsi. Paura, bellezza, imprevedibilità, forza, ferocia: l’orso incarna simboli e significati profondi che l’uomo ha cercato, nel corso della storia, di eradicare dal proprio ambiente e dalla propria anima ma che oggi sente la necessità di recuperare. Un racconto che tesse frammenti di realtà, che raccoglie le voci di chi l’orso lo ha reintrodotto, di chi ci convive quotidianamente, di chi lo interpreta dal punto di vista psicologico, antropologico, religioso, di chi lo cerca con passione e di chi lo teme. Un viaggio nel territorio trentino sulle tracce dell’orso, alla ricerca del senso complesso che la convivenza con i grandi carnivori ha per l’uomo di oggi.

Nella ricostruzione del primo conflitto mondiale proposta dall’Autore le memorie di famiglia s’intersecano con il racconto più ampio e tragico di un gruppo di giovani studenti trentini. E così, gli appunti di guerra di Pio Gentilini e di altri suoi compagni compongono un nuovo frammento di quel mosaico pubblico, in fieri, dei protagonisti sommersi di una delle più atroci carneficine del Novecento. L’Autore, disponendo di un numero limitato di documenti, fotografie, tracce mnestiche, ricompone alla maniera degli archeologi, spesso con ipotesi, ciò che le testimonianze, una volta accostate, sembrano voler narrare. E così attraverso le poche righe appuntate su un notes o sul retro di una fotografia, o più ampi passaggi tratti da alcuni diari, riemerge la dura esperienza di guerra vissuta da un gruppo di ginnasiali, amici e commilitoni del Battaglione Südwest 7.

Gianni Gentilini, nato a Borgo Valsugana, esercita a Trento come medico generale e neurologo. Appassionato di storia ha al suo attivo numerose pubblicazioni fra le quali: Gli statuti di Pergine del 1516 (Venezia 1994); I cibi di Roma imperiale (Milano 2004); Pasqua 1475, antigiudaismo e lotta alle eresie, il caso del Simonino (Milano 2007); Italia barbara (uno studio sull’Italia dei secoli bui con prefazione di Franco Cardini, Lavis 2008). Del 2011 è il Dizionario del dialetto valsuganotto.

€ 11,00

Ginnasiali in trincea

Ricordi di Pio Gentilini, di compagni, commilitoni e del loro comandante. 1916-1918

Gianni Gentilini

Ginnasiali in trincea

Ricordi di Pio Gentilini, di compagni, commilitoni e del loro comandante 1916-1918

Per la prima volta, questa toccante fiaba, arricchita da preziose illustrazioni, tenta di spiegare ai più piccoli, ma anche agli adulti, l’assurdità di una tragedia simile, ma soprattutto l’idea che la Natura possa in qualche maniera ribellarsi e reagire in modo forte e deciso. “La fuga delle Alpi” trasmette in modo unico e originale certe tematiche fondamentali per la tutela del territorio montano, a noi così caro, e vuole accompagnare bambini, ragazzi e adulti verso una nuova sensibilità ambientale immedesimandoli nei protagonisti della fiaba. Ogni bambino diventa così un potenziale salvatore della Natura e, quindi, del mondo. Le tavole in bianco e nero di china di Anita Anibaldi, così ricche di particolari, sono proposte anche per essere colorate dal piccolo lettore. Ecco come l’Autrice presenta la sua opera: “Nella mia fiaba la coppia protagonista è formata da Fanciullo e Gatto Selvatico, due creature viventi assimilate dalla quotidianità. Sono inseparabili e diventano spettatori di un evento senza eguali. L’amicizia, così frequente tra un bambino e un gatto, sostiene con forza il superamento dei problemi e delle negatività. Avere al fianco un compagno animale è sempre per i bambini fonte di gioia, affetto e sicurezza. Le mie storie sono il frutto dell’esperienza di vita e di lavoro in terra trentina. Infatti anche nei precedenti libri di fiabe è stata fondamentale l’ambientazione da cui ho tratto spunto. Se in passato si è trattato di avventure di bambini al primo

vesti del ricordo

vesti del ricordo

vesti del ricordo

Gianni Gentilini

Gianni Gentilini

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Anna Sustersic, Filippo Zibordi Sulla via dell’orso Idea Montagna

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Gianni Gentilini Giannasiali in trincea Fondazione Museo storico del Trentino

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Giuliana Izzi La famiglia del Duemila Edizioni U.C.T.

anno di scuola nella nostra città, questa volta la fiaba riguarda la tragedia del Cermis avvenuta in Trentino nel 1998, anno in cui l’ho scritta. Al 1° concorso nazionale “Scrittorillustratori” promosso dalle edizioni Disegnograve di Rovereto, insieme alla biblioteca civica Tartarotti, nel 2014, il racconto illustrato “La fuga delle Alpi” ricevette la segnalazione speciale della giuria, col commento di Marco Dallari, docente presso l’università di trento. Penso sia ancora attuale e indispensabile insegnare ai bambini a prendersi cura dell’ambiente. La fiaba è ispirata a un fatto di cronaca che è diventato un’occasione di riflessione sul territorio da tutelare. Le mie illustrazioni surreali catturano l’immaginario del bambino. Voglio attirare la sua curiosità, per indurlo a cercare nelle immagini i protagonisti che animano la storia. Questi, talvolta, si confondono nella grafica intricata, che è la cifra stilistica delle tavole a colori e in bianco e nero, supporto della narrazione. Ecco che le montagne hanno profili di volti umani piangenti, le nuvole diventano angeli, gli alberi sono mani, i ceppi sono piedi e si intravedono visi umani nelle chiome delle piante. gli effetti cromatici dei pastelli assecondano con delicatezza atmosfere positive e negative...” Anita Anibaldi

La fuga delle Alpi Una fiaba per il “Cermis”

Curcu & Genovese (Euro 14,00)

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trentinolosapevate

Volti nella Storia

La frase

Per saperne di più:

“Sono sempre gli anziani che scrivono e parlano dei problemi giovanili. Fra i quali anziani non manca chi non è mai stato giovane, chi dimentica di esserlo stato...”

“Il prete amico” (Arca, Trento, 1990). “E qui, quando fiorirà la terra?”, a cura di Paolo Zanlucchi, Edizioni Egon, Rovereto. www.televignole.it/trentini-famosi-ma-non-troppo-25/ www.avvenire.it/agora/pagine/il-don-convertito-dal-don

ONORIO SPADA (1913-1977) ETÀ Onorio Spada, chiamato poi semplicemente “il don” nacque a Condino, il 148-1913, figlio di Abramo Spada e Viola.

Ricordo nel 25esimo dalla morte

SFOLLATO Durante la prima guerra mondiale, ancora bambino, fu costretto a sfollare a Carpi insieme alla sua famiglia. Qui conobbe monsignor de Ferrari, il futuro vescovo di Trento che qualche anno dopo gli proporrà di diventare suo segretario, ma Spada rifiuterà, ritenendolo un onore troppo grande.

PERCORSO SPIRITUALE Dopo aver conseguito la maturità e gli studi di teologia in collegio, nel 1936 fu consacrato sacerdote dal vescovo Montalbetti ed iniziò l’attività di cappellano tra i malati di tubercolosi ad Arco; in seguito fu direttore spirituale della casa dello studente e direttore dell’oratorio San Marco di Rovereto fino al 1942.

SUL FRONTE RUSSO In quello stesso anno decise di partire per la guerra, come cappellano del battaglione Valcismon nella divisione Julia. Era motivato a compiere quello che lui definiva “un sacro dovere”.

RITIRATA DELL’ARMIR

per gli studenti: fondò il centro turistico giovanile e il centro sportivo giovanile, portò in regione il centro sportivo italiano e fondò la Cofas teatrale. Divenne cappellano degli artiglieri e degli aviatori e cappellano a vita del Cai di Fiemme.

GIORNALISTA

zo del 1943. Riuscì a salvarsi insieme agli alpini dell’Armir (l’armata italiana in Russia), che misero in salvo migliaia di italiani, tedeschi, ungheresi che marciavano verso ovest. Il Don condivise coi soldati le atroci sofferenze, gli stenti e le fatiche del ritorno, attraversando un gelido percorso di 900 km.

IL RICONOSCIMENTO Per il coraggio dimostrato gli venne conferita sul campo una medaglia di bronzo al valore militare, ma lui si mostrò sempre molto modesto, alludendo alle tragiche vicissitudini russe con poche semplici parole: “ebbi un gran lavoro”.

LA “STRADA ROSSA” L’esperienza sul fronte lo aveva segnato fortemente per tutta la vita, tanto che negli ultimi anni decise di raccontarla nel volume di liriche «Crasnaja uliza (Strada rossa)», che fu pubblicato dall’editore Rebellato nel 1977, poco dopo la sua morte.

INSTANCABILE Nel dopoguerra il Don intraprese a Trento innumerevoli attività, per i suoi alpini e

Il Don rimase sul fronte russo fino al mar-

Nel 1949 divenne giornalista e collaborò attivamente al Popolo Trentino e al successivo L’Adige. Fu anche fondatore della testata “Chiari orizzonti”, un quindicinale pungente e battagliero che venne presto fatto chiudere.

POETA Alla scrittura giornalistica alternò anche quella poetica pubblicando, nel 1975, il suo primo volume “Ciao terra” (Ed. Dolomia); nel 1976 il secondo “Gesù figlio di Maria-Colloqui con l’Uomo” (Ed. Rebellato); “Strada Rossa” nel 1977 e “Senza collare”, un quarto volume edito postumo, nel 1982.

LA FINE Don Onorio Spada morì il 25 febbraio 1977. Nel 1990 uscì “Il prete amico” per le edizioni Arca, un volume che raccoglie i suoi scritti in prosa pubblicati sui giornali e i commenti settimanali al Vangelo.

Hanno detto di lui: “Fu un prete eccezionalmente dinamico, il “cappellano di tutti” in particolare dei giovani e degli Alpini, che lasciò segni profondi”

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Messa al campo nelle steppe russe


# trentinoscoop&news trentinomese

#TRENTINOMESE CONTEST: MERAVIGLIOSA VISIONE DA PASSO PORDOI OGNI MESE, LE TRE FOTOGRAFIE PIÙ VOTATE VERRANNO PUBBLICATE QUI. PARTECIPA ANCHE TU AL CHALLENGE DEL NOSTRO MAGAZINE

@separate_sky Al secondo posto: Catinaccio, Dolomiti.

@luigi_galloro

@alessiotomarelli

Al primo posto: Passo Pordoi 2860 m., Val di Fassa, Dolomiti.

Al terzo posto: Piazza Duomo, Trento.

IL REGOLAMENTO DEL NOSTRO CONCORSO

S

eguire la pagina @trentinomese su Instagram; la foto vincitrice sarà pubblicata sulla nostra rivista cartacea il mese seguente alla pubblicazione online; per decretare la foto vincitrice si terrà conto dei “mi piace” ricevuti, dal primo del mese al venti del mese (per esigenze di stampa); solo le foto che saranno selezionate da noi e

pubblicate sulla nostra pagina Instagram @trentinomese potranno partecipare al concorso; per esser selezionati vi ricordiamo di utilizzare il nostro hashtag; ricordatevi di segnalare il luogo o localizzare la foto, saranno valide solamente le foto scattate in Trentino Alto Adige. Grazie a tutti anticipatamente!

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