TrentinoMese marzo 2019

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

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RING di Pino Loperfido

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IN UFFICIO, OVVERO, QUANDO LA CONVIVENZA FORZATA GENERA... MOSTRI

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o un giovane amico che da qualche mese aveva trovato lavoro in una importante azienda trentina. Ero felicissimo per lui. L’ho incontrato la settimana scorsa e mi ha detto che sta per trasferirsi a Verona. Sì, è stato chiamato da un’altra azienda, alla quale aveva inviato un curriculum. Ma come – gli ho subito chiesto – eri così contento di lavorare vicino a casa… Mica tanto, mi fa lui. E dopo alcune mie insistenze mi ha spiegato il perché di questo cambiamento: lo stagionato collega con cui era in stanza era insopportabile. In quell’ufficio si era venuta a creare una cappa di rancore immotivato che l’ha costretto non solo a cambiare lavoro, ma ad andarsene fuori regione. Il più lontano possibile da quella fonte di stress. Questo per dire che il problema al giorno d’oggi non è solo trovare un’occupazione, ma pure ritrovarsi in un ambiente di lavoro umano, in cui chi ti sta attorno quanto meno non ti faccia la guerra. Un bel rompicapo, certe volte, questa convivenza negli uffici. (A proposito, un saluto particolare ai numerosi impiegati che proprio in questo momento stanno sfogliando la nostra rivista nel proprio ufficio, sotto lo sguardo indagatore dei sospettosi colleghi...). Non ci si pensa, ma i colleghi di lavoro sono persone

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con le quali si potrebbero trascorrere anni, decenni, in alcuni casi tutta l’intera vita lavorativa. È un po’ come un secondo matrimonio che, come il primo, richiede alcuni accorgimenti e molti compromessi. Vediamone qualcuno. Partiamo dal telefono. Se si è in un open space, evitare di fare telefonate private è il minimo, se non altro per rispetto dei colleghi. Meglio usare il cellulare. Salvo poi ritrovarsi in tre nello sgabuzzino dell’archivio a dirgliene di santa ragione alla propria anima gemella o a litigare con il proprio amministratore di condominio. Fattore cibo. Se si trascorre la pausa pranzo alla scrivania, forse quel ruminare insalata potrebbe dare un po’ fastidio al nostro dirimpettaio, così come lo scroccare delle fette biscottate (senza contare le briciole che si perdono tra le fatture e le bolle di accompagnamento…). Se invece, come avviene in molte aziende, si dispone di un locale per uso cucina, è quanto meno crudele pretendere di lessare un cavolfiore o soffriggere della pancetta. Così non si fa, dai! Ma ci sono altri aspetti a cui prestare attenzione nella convivenza lavorativa. L’abbigliamento, ad esempio. Ok, è bello che in ufficio ci si senta a proprio agio, si lavora meglio. Ma togliersi le scarpe per indossare dei calzettoni antiscivolo o delle ciabatte, potrebbe far storcere il naso a qualche cliente, no? Dice: se vogliamo che i lavoratori rendano di più dobbiamo smontare questa immagine dell’azienda ingessata e dare all’ambiente lavorativo un tocco di informalità. Hai presente le start-up della Silicon Valley? Ma quanto sono fighe, quelle? Cuscini e coperte per terra, amache, divani con penisole, televisori da 50 pollici, playstation… No, dai, ok, sono fighe, ma da noi una cosa così non può funzionare. Dalle nostre parti il massimo dell’informalità è il pellegrinaggio quotidiano alla macchinetta del caffè. Sì, insomma, l’ora d’aria dell’impiegato (per alcuni dura per davvero circa sessanta minuti…). Ci si ritrova davanti a questo totem sempre con un filo di imbarazzo, con lo sguardo che cerca di spiegare il motivo di quella pausa: non la scarsità di lavoro, ma l’esatto contrario, l’esserne cioè oberati. A questo servono tutte quelle dosi di caffeina e di chiacchiere. Infine, come tutti i matrimoni, il crash-test della convivenza sul lavoro è il bagno. E qui le aziende si dividono in due tipologie: quelle che dispongono di bagni separati e quelle che devono accontentarsi di bagni promiscui. Questi ultimi sono un vero guaio: possono provocare proteste, lettere in direzione, fino nei casi più gravi a duelli rusticani, specie quando le donne trovano la tavoletta del water come possiamo benissimo immaginare. Sia i primi che i secondi, però, registrano sovente serissimi problemi idraulici e olfattivi. In quel caso o si apre un’indagine e si trova quanto prima un colpevole da mettere alla gogna oppure ci si procura un respiratore con bombole ad ossigeno. Oppure, ancora, si manda un curriculum in un’azienda di Verona, sperando che laggiù di tanti di questi fastidi possa restare solo un lontanissimo ricordo.


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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi QUELLA PATINA CULTURALE DI CUI SI AMMANTANO I GRANDI EVENTI IN QUOTA

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a frattura tra noi e la natura è un baratro che si sta allargando in maniera impressionante. Talvolta si cerca di edulcorare tale separazione con pretesti culturali o economici ma la logica rimane quella di vecchia data. Il criterio affonda le sue radici nell’Ottocentesco pensiero positivista: la natura è vista come una grande terra da conquistare, sfruttare e dissanguare nel nome di un utile, di un guadagno “qui ed ora”. Una natura quindi piegata al benessere dell’uomo. È un pensiero questo che permea buona parte delle campagne pubblicitarie e degli avvenimenti che hanno come soggetto la montagna. Non ultimi i concerti in alta quota. Jovanotti ha annunciato che terminerà il suo tour estivo per le spiagge d’Italia proprio qui, in montagna, a 2275 metri, sul panettone già martoriato dagli impianti di risalita del Plan de Corones, il 24 agosto. Il nome ladino della località significa montagna a gradoni ma su questa distesa di prati aleggia ben altro spirito: qui abitano i Curunes, gli antichi spiriti ladini dei monti. E si narra che proprio sulla cima di questa montagna il re dei Fanes abbia posto sul capo di sua figlia Dolasila una corona arricchita da una splendente gemma chiamata Rajetta. Non credo che gli spiriti della montagna siano molto felici di essere disturbati, per l’ennesima volta, dal clamore di una musica lontana anni luce dal canto melodico e armonioso che la natura sa esprimere. E sicuramente le migliaia di persone che arriveranno quassù in funivia saranno un toccasana per l’economia, per il business degli impiantisti e non solo; ma lasceranno dietro di sé un calpestio del manto erboso – per non parlare dei rifiuti – che già di per sé rovinerà il pascolo alle ultime mucche rimaste e ai camosci che, nelle giornate autunnali, saliranno per rimpinguare il grasso che permetterà loro di superare l’inverno. Perfino il gardenese Giorgio Moroder, californiano d’adozione, tra mille polemiche arriverà sulle distese prative dell’Alpe di Tognola, all’interno del Parco di Paneveggio. Moroder, premio Oscar e creatore – tra le tante – di quella splendida musica che accompagna le movenze sensuali dell’attrice ballerina nel film “Flashdance” (1983) e che ha allietato in seguito un’intera generazione racchiusa all’interno delle discoteche, si presterà ad un party in quota. L’organizzazione, udite udite, parla di “omaggio alla montagna” e di fronte alla montante opposizione, anche dei gestori del Parco stesso, risponde: allora si devono smontare tutti gli impianti e tutti gli insediamenti sorti nell’area del Parco. Come dire, visto che la montagna è già in parte rovinata,

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RING avanti, roviniamola del tutto, calpestiamola, come è successo qualche anno fa sul Monte Spinale (Gruppo del Brenta) con Bob Sinclair. Business, business. Soldi, Soldi. E sono pretestuosi i commenti a difesa della “musica in montagna”, dove si dice che la natura viene rispettata, amata e conservata. Gli organizzatori, le agenzie turistiche, i musicisti sbandieratori di libertà, vestiti con i panni dei falsi ecologisti, hanno mai chiesto cosa ne pensano ai grilli, alle cavallette e alle migliaia di altri insetti che vivono in un prato e che fanno parte di un ecosistema inimitabile? Lo hanno chiesto ai rapaci diurni e notturni schiaffeggiati dalle onde sonore e allontanati dai loro territori di caccia? Quando l’uomo sostituisce la propria fonosfera a quella naturale, allora c’è da chiedersi quanto rimarrà di autenticamente naturale nella sua esistenza. Per favore, non cerchiamo a tutti i costi di ammantare di una patina culturale ed economica questi avvenimenti. Sicuramente ci guadagneranno le società impiantistiche e colui che vende la bibita per l’occasione, ci guadagnerà chi ripulirà il tutto e chi allestirà l’evento. Il discorso però non cambia. L’uomo, oggi, è incapace di “ascoltare” la montagna, la natura. Il canto degli uccelli è già musica, armonia, melodia. Il fischio del vento è già sonorità. Lo scrosciare dell’acqua è musica allo stato puro così come il frinire dei grilli e il ripetitivo suono dei campanacci delle mucche. Se è vero che un buon marketing sa ascoltare le esigenze del consumatore, sono altrettanto convinto che il consumatore, così come l’ospite – il turista delle statistiche –, si possa educare e formare. Non si può usare la montagna per un’economia del mordi e fuggi, abituando le persone a seguire, anche lassù, i ritmi di quaggiù. Di un quaggiù di cui tutti ci lamentiamo, da cui fuggiamo disperati, alienati e stressati. Finché non si capirà che la montagna, così come il mare, la pianura e qualsiasi altro ambiente naturale, è già di per sé un mondo a cui accostarsi in punta di piedi imparando a conoscerlo, ad amarlo, a trarre da esso quegli insegnamenti che hanno fatto grandi i filosofi greci, i Padri del Deserto e i sognatori di oggi, si avanzerà sempre più velocemente verso l’autodistruzione, mentale e fisica. Il discorso è semplice, e valido per ogni situazione culturale (ed economica): la montagna non è un palcoscenico per l’uomo e portare i ritmi “urbani” lassù vuol dire trascinare l’uomo nuovamente all’interno dei ritmi della modernità fatti di stress, egoismo, status symbol, guadagno nell’oggi senza curarsi del domani, creazione di acritici consumatori che si mettono in fila calpestando la propria anima, ecc. Questo mondo dell’Io, Io, Io, Guy Debord lo aveva preannunciato già nel 1973, scrivendo quel piccolo gioiello-pamphlet che è La società dello spettacolo.


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RING di Tiziana Tomasini

di Fabio Peterlongo

a mali estremi QUELLI CHE SANREMO NON LO VEDONO (O DICONO DI NON VEDERLO), MA POI COMMENTANO E CRITICANO. PIÙ DI CHI L’HA VISTO

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ul piano televisivo, esistono almeno tre categorie di persone. Quelli che si guardano tutto il festival dall’inizio alla fine, quelli che fanno zapping compulsivo ma alla fine sono sempre là, quelli che dichiarano pubblicamente di non guardarlo per niente. La prima categoria è considerata quella degli “sfigati”, che si sentono dare degli antiquati, dei rappresentanti della vecchia guardia, quelli ancorati al passato. Una sorta di reazionari, incapaci di guardare al nuovo, al vero panorama musicale. Poi ci sono quelli che saltellano qua e là, e che magari sono pure sinceri anche senza quantificare o barando un po’ sui tempi: “Ho girato per vedere il vestito di questo e di quella e ho sentito qualche canzone, ma è stato un attimo…” Poi ci sono quelli convinti, che il festival non lo guardano per principio. Quelli che continuano a postare sui social “IO NON GUARDO SANREMO” in tutte le salse e le lingue del mondo, già un mese prima. Salvo poi arrogarsi il diritto di commentare su tutto e su tutti. Qualche giorno fa uno di questi “convinti” (o apparentemente tali) si è lanciato nel mondo virtuale facendo alcune dichiarazioni. Ha esordito con il solito “IO NON GUARDO SANREMO” ma ha proseguito tessendo le lodi al vincitore – che ha fatto girare anche i cosiddetti a qualcuno – e che non è italiano al 100%. E la canzone? Se non segue il festival, non l’avrà certamente sentita e vista interpretare. E neanche vorrà farlo. Ma non è tutto. L’eroe dell’incoerenza ha sferzato un attacco contro il trio nostrano dei giovani tenori, che fortunatamente, dice nel post, non hanno vinto. Non saranno simpatici a tutti e non tutti condividono il loro format musicale, ma criticare a priori senza aver ascoltato non mi sembra corretto. È come se ci chiedessero un commento su qualcosa che non abbiamo visto o che non abbiamo letto; su quali fondamenti ci sentiamo di commentare? Cosa dico se il film non l’ho visto? O se il libro non l’ho letto? Posso andare a tentoni, per sentito dire, ma non sarò certamente in grado di muovere considerazioni ampie ed articolate, che si basano su una reale conoscenza. Rimedierei soltanto una figura mediocre se non peggio. Certo, potrei salvarmi con un bel “NON SEGUO IL GENERE”. Che suona come “IO NON GUARDO SANREMO”.

blues di provincia PALI DELLA LUCE CON L’AIRBAG, BOLZANO CI METTE “LA TESTA”

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iente “colpi di testa” a Bolzano. Non ci riferiamo al gesto tecnico calcistico, che sta portando fortuna alla squadra del Südtirol che aspira a diventare la prima “regionale” in serie B, ma all’iniziativa promossa dalla Provincia bolzanina di installare, su pali della luce e cartelli stradali, dei “cuscinoni” fucsia che impediranno ai passanti distratti dallo smartphone di “sfracellarsi” contro l’ostacolo. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la cittadinanza sul pericolo costituito dalla distrazione da smartphone mentre si circola, in macchina, in bici e persino a piedi: a quanto pare, tre incidenti su quattro sono causati proprio dall’uso del cellulare. L’iniziativa, provocatoria e curiosa, ha già scatenato le ironie degli utenti dei social-network. Ma sommamente ironico sarebbe che uno di questi “leoni da tastiera” andasse a colpire il palo dotato di “airbag”, proprio mentre è intento a scrivere battutine online, magari mentre se la ride fra sé e sé. Se sembra un’occorrenza improbabile, ricordiamo tutti quei “geni” che per scattarsi un “selfie” da scavezzacollo si mettono in condizioni di grave pericolo, solo per raccattare “like” e cuoricini. Al giorno d’oggi davvero tutto è possibile. In Trentino, ancora nessuna iniziativa a riguardo: a sud della stretta di Salorno dobbiamo organizzarci autonomamente, dotandoci di ginocchiere, caschetti e parastinchi, pregando soprattutto che, mentre noi siamo accecati dallo schermo del cellulare, lo stesso non stia succedendo all’automobilista che sta per incrociarci. La “misura” bolzanina, per quanto spiritosa nelle intenzioni, è un segno di civiltà ed una provocazione offerta dalle amministrazioni per svegliarci dal diffuso torpore da “zombie” tecnologici. Ma scommetto che in qualche laboratorio della Silicon Valley, un gruppo di “cervelloni” stanno già predisponendo soluzioni alternative per evitare le “craniate”: ad esempio, potrebbero ideare una app da installare sul cellulare che tramite un piccolo sonar ci avverte dell’approssimarsi di un palo della luce. Così potremo continuare a giocare a “Candy Crush”, con gli occhi incollati allo schermo, mentre la vita imperterrita ci sfugge tra le dita. 11

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RING di Stefano Margheri

caninamente IL CANE E I BAMBINI: UN RAPPORTO DA GESTIRE CON ESTREMA ATTENZIONE

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uongiorno, il mio cane ha il terrore dei bambini. Appena li vede, o addirittura li sente, cerca di scappare via e non c’è modo di calmarlo”. “Non riesco a capire il perché, ma il mio cane odia i bambini; abbaia e ringhia non appena si avvicinano, peggio ancora se cercano di accarezzarlo”. Telefonate di questo tenore non sono affatto rare, quasi a voler sfatare l’idea romantica del cane come miglior amico dell’uomo e, a maggior ragione, dei nostri bambini. Eppure, a ben vedere, le ragioni di queste reazioni così sproporzionate dinanzi a bimbi esterni alla famiglia avrebbero una spiegazione o, addirittura, più spiegazioni di natura emozionale e cognitiva. Innanzitutto, ci dovremo riferire ai primi mesi di vita, in particolare a quel delicato spazio di tempo, chiamato “periodo sensibile”, all’interno del quale ogni cane si affaccia al mondo conoscendolo in modo spontaneo e irreversibile. Per sfortuna nostra questa finestra temporale ha una durata assai breve, ad esser precisi dalla terza alla dodicesima settimana di vita. È questo il momento in cui troverà applicazione il cosiddetto “modello di rappresentazione”, attraverso il quale ogni individuo della specie cane costituirà quella rete di categorie e concetti che gli consentirà di distinguere il “conosciuto” dallo “sconosciuto”. Per cause differenti, potrà accadere che il cucciolo incontrerà in tali settimane ben pochi testimoni della tipologia bambino, in parte per l’assenza di essi presso l’allevamento o il canile di provenienza e in parte a causa delle ridotte esperienze negli ambienti sociali in cui sarà stato collocato. In questo modo, sarà stata derogata la basilare regola della socializzazione ed abituazione, per la quale ogni conoscenza di questo mondo dovrà essere frequente, progressiva e non traumatica. Dinanzi a tale deficit di esperienza, potrà accadere che gli incontri casuali con il mondo infantile andranno a causare una sorta di rifiuto del “nuovo”, addirittura nella convinzione che quelle “strane creature” potranno essere portatrici di chissà quale minaccia. Ebbene, al contrario dell’abituazione, si instaurerà nel nostro amico un peculiare processo, chiamato di “sensibilizzazione”, per il quale uno “stimolo” parzialmente indentificato produrrà reazioni di elevato tenore per modalità ed intensità. Una siffatta risposta troverà il proprio apice nei confronti dei bambini da quattro a dodici anni di età, se è vero che numerosi 12

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RING studi hanno identificato in tale fase di sviluppo i maggiori problemi di identificazione di chi ci si troverà di fronte. In aggiunta alla primaria causa della parziale “deprivazione” del cane infantile, nei confronti del mondo pre adolescenziale, vi sarà una seconda ragione ritrovabile in possibili e ripetute esperienze di carattere “traumatico”. Potrà essere bastata l’attesa davanti ad una scuola elementare, con un numero di bimbi ad uscire dalle aule tra corse ed urla liberatorie, a trasferire nel nostro cane l’idea che quell’orda di soggetti diretti verso di lui non poteva essere che sinonimo di pericolo imminente. Le volte successive questa idea si consoliderà sempre di più, sino a dover trovare le migliori strategie per sottrarsi a tali interazioni obbligate. Se, poi, vi sarà stato il tentativo di buttarvisi contro, per dispensare un’elevata quantità di carezze, il malcapitato cucciolo potrà dire a sé stesso di essere stato vittima di un attacco in grande stile. E innanzi a siffatta invadenza, egli incomincerà ad elaborare la soluzione ideale di allontanamento di quegli stimoli “negativi”, si tratti di contro minacciare, oppure di scomparire prima possibile. Per evitare tutto ciò, sarà quanto mai opportuno rendere il nostro cane edotto circa la presenza di bambini, permettendogli di incontrarli e di conoscerli nelle più diverse situazioni ed escludendo che simili esperienze possano incidere negativamente sulla sua vita futura. Se, poi, la situazione risultasse compromessa, dovremo avvalerci di fantasia e pazienza, con l’obiettivo di sviluppare l’associazione tra incontro con i bimbi e comparsa di qualcosa di piacevole. Basterà, rimanendo ad una certa distanza dal fatidico luogo di interazione, collegare la comparsa della categoria bambino ad un gustoso boccone o ad un gioco preferito. Dopo un certo numero di ripetizioni, la sola vista di un “bipede” in giovane età causerà una variazione delle emozioni; nello specifico, dalla collera o dalla paura, alla gioia. Negli episodi successivi, la percezione di bambini indurrà il cane a rivolgere l’attenzione verso il proprietario, il quale lo loderà rilasciando il bramato premio. In forza del c.d. “processo di generalizzazione”, qualora apparisse all’orizzonte un minore di età, si assisterà all’illuminazione di trasferire ogni energia proprio in favore di chi sarà preposto alla gestione. La fase successiva consisterà nell’estendere la categoria “bambini” ad altri “colleghi” incontrati in zone differenti, quasi a far sì che chi abbiamo a fianco dica a sé stesso: ”Umano già conosciuto, passiamo pure al prossimo”. E nemmeno le corse improvvise, o le urla di divertimento tipiche dell’età, potranno più scalfirlo, omettendo ogni possibile risposta di allontanamento o di fuga. Se saremo stati attenti ai minimi particolari, escludendo ogni spiacevole esperienza, emergerà anche il piacere e il desiderio di essere toccato e accarezzato dai piccoli amici incontrati casualmente per strada. lamiaellie@gmail.com


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RING di Silvia Tarter

di Denise Fasanelli

verde ostinato AMARE LE PERSONE E USARE LE COSE, O VICEVERSA? QUALE LA GIOIA PIÙ VERA?

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uomo è nato per amare le persone ed usare le cose, e invece ama le cose e usa le persone». Una frase sentita recentemente ad un convegno, che mi ha fatto riflettere. Dura da accettare, ma spesso e volentieri vera. Pensiamoci un attimo: quanto tempo dedichiamo alla cura dei nostri oggetti, quanta invece alla cura delle nostre relazioni con le persone che ci circondano? Per alcuni oggetti infatti abbiamo una dedizione quasi maniacale! Ad esempio, c’è chi compra cover colorate per “personalizzare” i propri smartphone, oppure, chi li ingioiella di ciondoli vari. C’è chi invece si dedica ossessivamente alla propria automobile, lavandola e lucidandola regolarmente e riempiendola di profumi ai sapori esotici, cuscini o peluche. O ancora, c’è poi chi pulisce maniacalmente la casa, sfregandola fino a farla brillare come uno specchio e facendosi venire una crisi nervosa alla prima nuova ditata sui pensili bianchi. Per non parlare poi della cura del proprio aspetto fisico e del proprio outfit per mostrarci sempre alla moda. Qualcuno vuole apparire glamour, qualcun altro invece si sente rappresentato dal look hipster, con gli abiti e accessori giusti possiamo sembrare romantici, rock, country, bon ton, sofisticati e via dicendo. Vogliamo trasmettere un’immagine di noi che possa esprimere la nostra “personalità”, che dovrebbe trasparire dalla scelta del look, così come da tatuaggi, piercing, taglio di capelli, trucco. È giusto avere cura del proprio aspetto, delle proprie cose. Forse però non ci rendiamo conto di quanto questa dedizione ci renda davvero più noi stessi, e soprattutto, ci renda davvero più felici. Pensiamoci un attimo: saremmo davvero molto meno felici senza imprimerci il terzo tatuaggio? O senza aver scaricato l’ultima app per migliorare le nostre fotografie? Forse non farebbe poi tutta questa differenza... Quanto saremmo più felici invece se riuscissimo a incontrare un amico che non vediamo da tempo, o a riallacciare un rapporto con qualcuno con cui avevamo litigato, mettendo da parte l’orgoglio? Oppure a trascorrere una giornata all’aria aperta con la famiglia, facendo giocare i bambini in mezzo alla natura? Allora sì che ci sentiremmo pieni, di una gioia vera. Quella gioia che per manifestarsi non ha bisogno di alimentarsi di orpelli inutili. I suoi ingredienti sono altri. Sono le persone che ci amano. Sono i paesaggi ricchi di bellezza. Sono le ore, i minuti, i secondi vissuti con qualità a dare senso, veramente, alle nostre vite.

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lost in glocal IL SACCHETTO DI CARTA CHE VISSE PER SEMPRE. GRAZIE AD UNA RICETTA...

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ono nato nel 1923, approdato in una famiglia benestante il giorno in cui battezzarono la loro ultima figlia, adagiato su di una carrozza incartavo una pagnotta considerevole. Era un giorno di festa ed io ero un semplice sacchetto del pane, ma non lo sarei stato per sempre. Gino era l’unico figlio maschio ed aveva ereditato l’arte di famiglia: il miglior macellaio della valle. Non di rado si recava all’estero per acquistare “le bestie” migliori e, pur non essendo uomo di scrittura, segnava conti, denari e ricette ovunque capitasse. Il giorno dopo la festa, finii in un mucchio di “scartozzi” vicino al banco. Rimasi lì, finchè arrivò “a bottega” per imparare il mestiere dal migliore, da Gino, un ragazzino: Claudio. Era una giornata movimentata, iniziata con le parti “nobili” dei maiali, coscia e spalla, salate e affumicate, mentre il resto veniva macinato ed andava insaccato con spezie in piccoli salami chiamate “luganeghe”. Gino si rivolse bonariamente a quel ragazzo magro come un chiodo che stava sulla porta un po’ spaesato, con la voglia di imparare e rendersi utile che partiva dalle budella affamate di quegli anni. “Popo, vei chi, te dago mì la ricetta”, tuonò Gino mentre mi afferrava e mi solleticava le pieghe di carta con una penna. Mi consegnò nelle mani di quel ragazzino insicuro. Così, alla fine della giornata non ero più un bel sacchetto ma un pezzo di carta unto, scritto e ripiegato su se stesso dentro la tasca dei pantaloni di un magro apprendista macellaio. Uno che, negli anni del boom economico, invece di seguire le orme del maestro, è andato a mercato a vendere polli, stinchi, galletti e quaglie, relegandomi in fondo ad un cassetto, come un foglio qualunque, pardòn, un sacchetto qualunque. Per carità, bisogna ammettere che è un artista anche lui nel suo settore, che alcuni segreti del macellaio lo hanno aiutato a differenziarsi, al mercato le signore sono ancora tutte in fila per i suoi arrosti e per una battuta a colorare le gote. Poi non so, dicono che quando s’invecchia la malinconia dei giorni perduti si fa sentire, che le persone trovano i modi più strani per riempire le assenze. Fatto sta che mi son ritrovato tra le mani di Claudio che sorrideva ed in pochi giorni ero sulla bocca di tutti come quello che “l’è stà serà nel caset zinquant’anni e ades vara che roba!”. Sì, perchè io ve l’avevo detto che non sarei stato solo un sacchetto, avevo grandi progetti io! Ci sono voluti quasi cinquant’anni ma ho trovato la mia vocazione appeso in un quadretto che Claudio ammira mentre firma la vendita di 300 luganeghe in un sol giorno.


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trentinocommenti trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma SMARE, SMARÌ, SMARIMÉNT E LA VARECHINA

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e smare non hanno niente da spartire con la mare, ovvero con la madre: sono dette così, nel Primiero nell’immaginario popolare, le vecchie malefiche che salgono dalla palude e ti si siedono sul petto e opprimendolo, quando ti viene la maràntega, quando sei maródegh, ovvero indisposto, ammalazzato. È probabile che questi termini, che hanno in comune la radice mar siano di origine celtica: in celtico mar significa palude“. “A poposit, algéri ho vist la Teresa con só marì: l’era smarì”. “Ti pareva spaventato?”. “No, smarì… palido. L’è anca vera che elo no l’è mai stà un bianch e ross en facia: ma bianch cossita…”. “Smarì si dice anche di un indumento scolorito stinto. Attenzione però: en maión smarì potrebbe essere tanto un maglione stinto quanto un maglione smarrito, ovvero perduto. Smarrito è anche un aggettivo italiano, derivato dal participio passato del verbo smarrire. Però non è detto che il termine dialettale trentino derivi dall’italiano, anzi. Se i lemmi in lingua nazionale e in dialetto sono simili, di norma è perché hanno una comune derivazione. Di solito è quella dal latino, ma anche da altre lingue: greco, persiano, arabo, longobardo, germanico, francese… Non esistono lingue o dialetti puri: come le piante e i frutti sono tutti il risultato di innesti, di ibridazioni... E in questo consiste la loro ricchezza, il loro fascino. Per esempio smarrito deriva dal germanico smarjon che significa disturbato”. “Alor mi gaverìa en maión disturbato, el me faga capir?”. ”Ma no, non in quel senso! Nel senso di frastornato, spaventato. Adesso senti questa poesia. È stata scritta dall’Al-

fredo da Vatàr – come si faceva chiamare – misconosciuto quanto straordinario poeta...”. “L’Alfredo da Vatàr, quel che el gavéva sempre fret, el gavéva sempre el catar?”. “Bravo: l’hai conosciuto?” “Sì ma l’era istà, no volevo ciaparlo!”. “Prendere che cosa?” “El rafredor: el rafredor de istà el mena al sagrà!”. “Io invece rischiavo il raffreddore per ascoltare le sue poesie. Senti questa che mi ricordo: L’aveva macià el maión / el Carlon / sul Bondon / alor el ghe l’ha dat / a só moiér / na matina. / E ela l’ha mess en smoia / el maión / sacranón / en aqua e varechina. / El s’è tut smarì / da blu l’è deventà vert. / Alora la l’ha ciapà / e portà en tintoria / e l’ha g’ha dit: / vert no’l me pias pu / fémelo blu! Una macchietta quella donna, la moglie del Carlón. Si chiamava Diomira: avresti dovuto conoscerla!” “Ma mi l’ho conossuda na volta, su al bar dei Tomei, a Vatar, una che i la ciamava Diomira. Me la ricordo anca per el só nome strano”. “E che impressione t’ha fatto?“ “Ho ciapà en smarimént…” “Che cosa?”. “Ho ciapà en smarimént: en schechèo! ‘sì bruta che la èra… d’en brut che feva impression. La petinadura fata su a gesti, oci che vardava un per banda…” “Ma chissà invece come era buona, poverina…” “Sì, bona… Bona da gnent! E dighe anca poverina, a una che te lava el maión co la varechina!” renzofrancescotti@libero.it

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trentinoarte di ROBERTO PANCHERI

taccuino d’arte REGINA DI FIORI Le nature morte di Regina Disertori in mostra a Canale di Tenno

“H

o dipinto sempre per una necessità interiore, mai per ricavarne pubblicità e notorietà: cosa che ho avuto sempre in antipatia. E se qualche critico d’arte ha voluto gentilmente dedicare qualche parola di lode, ciò è dovuto al caso”. Questa dichiarazione, tratta da note autobiografiche pubblicate nel 1976, illumina un’intera vita: quella di Regina Philippona Disertori (Amsterdam, 1886 - Milano, 1977), moglie di Benvenuto, il noto incisore e musicologo trentino. A una prima lettura potrebbe sembrare una professione di modestia, ma non lo è: si tratta invece di una dichiarazione di indipendenza dalle mode e dalla ricerca del successo. Tutto ciò trova esatta corrispondenza nell’attività creativa di questa artista olandese, che sembra rivendicare ad ogni pennellata la poetica dell’ars gratia artis. Nata e cresciuta in una famiglia borghese di Amsterdam, dove studiò pittura all’Accademia Reale e fu allieva di Jaap Weyand, Regina Philippona conobbe il futuro marito nel 1924, durante un viaggio a Firenze. L’anno successivo si sposarono e da allora vissero insieme tra Firenze, Trento e Milano. Lui insegnava incisione all’Accademia di Brera, lei dipingeva in privato, senza coltivare particolari ambizioni. Diceva di sé: “Non voglio es-

sere una pittrice, una donna artista, sono semplicemente un essere umano che ha vivo bisogno di esprimersi, scegliendo per questo i colori”. Specializzatasi nel genere della natura morta, rimase ai margini della scena artistica trentina e milanese, esponendo raramente in pubblico. Ritrasse familiari e amici con perfetta padronanza degli strumenti espressivi: di particolare intensità psicologica sono i ritratti del figlio Andrea, eseguiti a più riprese dal 1929 al 1939. Si tratta di quadri nati nel contesto familiare e destinati a rimanere tra le mura domestiche, che oggi appartengono al nucleo di 52 opere della pittrice, pervenuto per donazione al Museo Civico di Rovereto, nel 2008. Una inscalfibile serenità promana dalle sue composizioni floreali, intonate su chiare armonie cromatiche, spesso ambientate in spazi Regina Disertori, Natura morta con fiori in una brocca e frutta, olio su tela. Collezione privata aperti e giardini. Ne sono prova i due dipinti qui illustrati, che dal 2 marzo si possono ammirare presso la Casa degli Artisti di Canale di Tenno, nell’ambito della mostra “Arte Donna. L’altra metà del Novecento in Trentino”. È una pittura senza drammi, che cerca ed esprime l’armonia del mondo e ci riesce alla perfezione, in virtù di un equilibrio interiore scaturito da una felice educazione e poi coltivato per tutta la vita. Non è certo un caso se sul suo ex-libris, inciso dal marito nel 1940, si legge il motto “LVSIO COLORVM GAVDIVM PERPETVVM” (il gioco dei colori è gioia infinita). I meravigliosi fiori che Regina dipingeva sui balconi delle case dei Benvenuti sulla collina di Trento, in vista della Val d’Adige, o tra le piante lussureggianti dell’Orto Botanico di Brera, dove spesso si recava quando risiedeva a Milano, sono una lezione di stile irripetibile, che per un momento riesce a prevalere anche sul greve rumore di fondo del nostro presente. Regina Disertori, Vaso di fiori in un giardino, olio su tela. Collezione privata 17

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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher [ info@trentinomese.it ] Hanno collaborato a questo numero: Susanna Caldonazzi, Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Denise Fasanelli, Renzo Francescotti, Claudio Marchesoni, Stefano Margheri, Sandra Matuella, Francesca Mazzalai, Roberto Pancheri, Fabio Peterlongo, Silvia Tarter, Nicola Tomasi, Tiziana Tomasini, Daniele Valersi Progetto grafico: Fabio Monauni

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SOMMARIO MARZO 2019 Ring

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6 COMMENTI 14 IL DIALETTO INFORMA 15 TACCUINO D’ARTE

Attualità 18

UN CAFFÉ A “CASA FUGATTI”

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MUSEO DELLA “PACE”

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ULTIME OCCASIONI D’INVERNO PENELOPE SCARIAN LA TANA DEI PAPÀ I “RAGAZZI” DI VIA RASELLA VANOI: VALLE INCANTATA IL “CUOCO” DEL RISPARMIO QUANDO SI BALLAVA CON GLI ORSI TRA IL CLARINETO E LE SBARRE “MA COME HAI FATTO, GIULIO?!” CORRADO CAMPESTRINI ENRICO FUOCHI IL SEGNO DI SCHWEIZER SPECIALE ORTI E GIARDINI

Panorama 84 85 86 87 88 89 92 93 97

LUCA CARBONI PICCOLA ORCHESTRA LUMIÈRE ALESSANDRO BERGONZONI “RAGAZZI DI VITA” TESEI, IL MENTALISTA JAZZ ‘ABOUT ORCHESTRA HAYDN JOHN MAYALL PETRONIO COMPANY

Giorno per giorno

100 MOSTRE 104 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news

114 I MATRIMONI DEL MESE 122 IL CARNEVALE DI VOLANO

Rubriche 124 126 127 128 129

LIBRI E LIBRERIE IL TRENTINO DALL’ALTO SAPEVATE CHE? LA RICETTA #TRENTINOMESE CONTEST info@trentinomese.it www.trentinomese.it 19

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trentinoincontri di Pino Loperfido

UN CAFFÈ A CASA DI...

MAURIZIO FUGATTI “PRIMA ESPERIENZA, MA IDEE GIÀ CHIARE” LO CHIAMAVANO L’UOMO DEI GAZEBO, MA ADESSO È PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO. SIAMO ANDATI A TROVARLO NELLA SUA CASA VICINO AVIO, DOVE CI HA ACCOLTO CON CORTESIA ASSIEME ALLA MOGLIE ELISA E AI DUE GEMELLI, SOFIA E MATTEO. LO ABBIAMO SOTTOPOSTO AD UN FUOCO DI FILA DI DOMANDE, ALLE QUALI HA RISPOSTO VOLENTIERI, CON LA SUA CONSUETA FLEMMA. UN MAURIZIO FUGATTI PER CERTI ASPETTI INEDITO CHE NON MANCHERÀ DI SORPRENDERE I NOSTRI LETTORI. LEGHISTI E NON

E

ccolo. È proprio lui. L’uomo nuovo della politica trentina. Oddio, nuovo si fa per dire, considerato che è stato per ben dodici anni segretario della Lega trentina e più volte parlamentare. Fatto sta che ce l’ho proprio di fronte e fa uno strano effetto vederlo così, in déshabillé, con una semplice tuta, ai piedi della sua casetta arroccata sui rilievi attorno ad Avio, battuti da un vento stranamente gelido (“Qui è sempre così”, ci confermerà poco dopo). È un fan di gruppi italiani storici come Litfiba e Cccp e questo me lo rende notevolmente simpatico. Un po’ meno simpatico il fatto che tifi per la Juventus, ma vabbé, nessuno è perfetto. Frivolezze, è vero, ma nell’intervista c’è spazio per tematiche molto serie e gravose come il lavoro e la crisi economica. Certo, l’atmosfera è gioviale. Maurizio Fugatti mi riceve in simbiosi con la sua famiglia: Elisa, l’elegante moglie, e i due gemellini Matteo e Sofia, armati di vassoi, libri, giocattoli vari e strumenti musicali con i quali movimentano (e musicano amabilmente) la mia intervista. Fugatti è in tuta, è vero, ha un aspetto dimesso, ma non per nulla sciatto, anzi.

Maurizio Fugatti è nato a Bussolengo (Verona) il 7 aprile 1972. Vive ad Avio; si è laureato in scienze politiche all’Università di Bologna, di professione è commercialista. 20

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trentinoincontri Conserva un portamento notevole nonostante la tenuta casalinga. In attesa di cominciare, mi arrovello sull’appellativo con cui chiamarlo, Presidente o Governatore? Mi butto sul secondo, dopotutto ho ben il cinquanta per cento di possibilità di incontrare il suo consenso. Buongiorno Governatore, abita proprio sul… Che c’è? Ho detto qualcosa che non va? Mi piace di più quando mi chiamano Presidente. Urgh... Va bene. Buongiorno Presidente, stavo dicendo che abita proprio al confine... Pensi che la casa di mia nonna era la prima che si incontrava in territorio trentino salendo dal Veneto. Che ricordo ha della sua infanzia? Ho fatto le scuole elementari a Borghetto, che un tempo faceva comune. Cosa voleva dire per lei abitare in una terra di confine? Lo sa che una volta c’era anche il porto? Mi ricordo la festa d’Estate, con la barca che veniva calata nell’Adige… Pensi che il paese di Mama d’Avio è tagliato addirittura in due dal confine… Abbiamo appena letto sui giornali della nomina di Vittorio Sgarbi… Stamattina ho preso i giornali e… ...ha appreso anche lei la cosa dai giornali? No, certo che no… Dicevo che dai giornali mi pare che ci sia un certo interesse. Lo Sgarbi lo conosco da tempo. Avevamo preso un accordo in autunno. Occorreva aspettare i tempo tecnici per la nomina. Ed ora eccolo qua. Cosa può rappresentare per il Mart?

Da bambino, nel 1973, a Rimini

Masi di Avio. Un caffè in compagnia della signora Elisa

Credo un’ottima occasione, sia dal punto di vista della risonanza mediatica sia dal punto di vista delle opere: lui potrà portare collezioni di un certo peso. Certo, lui ha un carattere importante… A volte il personaggio non è così gestibile… È vero. Tuttavia credo che la scommessa vada comunque giocata. Lui cosa dice? È molto contento. Ci teneva. Cambiamo argomento. Noi di TrentinoMese abbiamo inseguito per cinque anni il suo predecessore, tentando di convincerlo a rilasciare un’intervista “casalinga” come questa. Non ci siamo riusciti. Lei

ci ha detto di sì al primo tentativo. Non dico che il mio predecessore abbia sbagliato, ma solo che personalmente ho un’impostazione di questo tipo. Lo abbiamo dimostrato anche come gruppo di governo nel rapporto con i cittadini. In che modo? Ad esempio con l’apertura del martedì mattina alle istanze della gente. Sono approcci diversi. Giudicheranno i lettori… Un giornalista viene a casa e mi intervista. Che problema c’è? Appunto. Senza contare il ritorno d’immagine che ne deriva. Due sono le cose: o Maurizio Fugatti ha progettato a tavo-

Un infreddolito Fugatti davanti al cancello della sua casa di Avio 21

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trentinoincontri

DOMANDE FISSE Libro che ha sul comodino: Il regionalismo differenziato. Spazi costituzionali e percorsi attuativi. Numero preferito: Il 7. Colore preferito: Verde. Piatto che ama di più: Polenta e coniglio. Film dal cuore: “Braveheart” con Mel Gibson. Squadra di calcio: Juventus. Automobile: Alfa Romeo Giulia. Il viaggio che non è ancora riuscito a fare: Stati Uniti. lino la situazione famigliare, inscenando quest’atmosfera da Mulino Bianco che sa di innocenza e di disponibilità o è veramente tutto vero e in tal caso è il politico meno trombone che si trovi sulla piazza. Mentre Matteo e Sofia rumoreggiano allegri in salotto, propendiamo decisamente per la seconda ipotesi. No, la nostra rivista non si occupa di politica. Però i politici ci piace sorprenderli con certe domandine sfiziose, come quella che segue. Un cantante, un gruppo o genere musicale: CCCP, Litfiba, Ligabue. La paura più grande: Non riuscire a migliorarmi come padre. Sogno notturno che fa più frequentemente: Non aver terminato l’università. Se non avesse fatto ciò che fa cos’altro le sarebbe piaciuto fare: Il lavoro che facevo prima: il consulente bancario. I nomi dei suoi gatti: Black e Garbossa (foto sotto).

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Senta Fugatti, il 3 novembre 1918 l’esercito italiano entrava a Trento. Esattamente cento anni dopo, il 3 novembre 2018, un leghista fa ingresso nella stanza dei bottoni di Piazza Dante. Un’invasione o una liberazione? Né una né l’altra. È stata una scelta dei cittadini (…intanto, Sofia chiede alla mamma se Piazza Dante è sul Monopoli. “È dove lavora il papà”, risponde la signora Elisa). Certo ammetto che si è trattato di una scelta forte perché il Trentino non ha mai avuto, dal dopoguerra in poi, governi che non fossero democristiani o autonomisti. Qual è stata la prima cosa che ha pensato una volta eletto? Ho avvertito un forte senso di responsabilità e tanta emozione. Con la consapevolezza di dover restare con i piedi per terra. Noi non abbiamo mai detto di voler fare rivoluzioni, bensì riforme. Al di là di qualche accenno su temi a noi cari, che può sembrare rivoluzionario – vedi l’immigrazione o la sicurezza – sul resto abbiamo dimostrato di essere in primis riformatori. Lei spesso viene definito – con una brutta espressione, a mio avviso – “l’uomo dei gazebo”. Ora deve prendere decisioni come si conviene alla

buona politica. Come si sta col timone del comando in mano? Al di là delle scelte politiche che possono piacere o meno, come è legittimo, la parte organizzativa presenta delle complessità. Il Trentino è un piccolo Stato. Il contatto tra il Presidente e i cittadini è molto limitato. Con te vuol parlare il pensionato come il rettore. Riuscire a organizzare i tempi per non deludere tutte queste persone con attese troppo lunghe: ecco, questa è l’oggettiva difficoltà. Per lo meno lei ci sta provando… C’è chi non ci ha nemmeno provato. Questo non lo so. “Prima i trentini” è stato uno dei cavalli di battaglia della Lega nelle ultime elezioni provinciali. Il filosofo Noam Chomsky sostiene che “il sovranismo è la cura sbagliata ad un problema reale”: lei cosa ne pensa? A me piace parlare più di “autonomismo”. Attenzione perché sovranismo non vuol dire nazionalismo. Si cerca di fare prima gli interessi della gente vicina e queste sono le finalità dell’autonomia. Come diceva Enrico Puner: noi siamo di nazionalità trentina. Quindi secondo lei sovranismo e autonomia sono conciliabili? Sì, se non ci riferiamo a quel sovranismo di tipo nazionalistico. Nel 2011 abbiamo intervistato uno dei suoi predecessori, Lorenzo Dellai. Il quale dichiarò che non abbiamo nessuna possibilità di perdere la nostra autonomia. Sono d’accordo con lui. È così inalienabile la nostra autonomia? Lo può confermare otto anni dopo? Non c’è il rischio che l’autonomia differenziata per Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna – tanto osteggiata dai 5 stelle – si riveli una


trentinoincontri sorta di declassamento per quella trentina? Credo che dia la possibilità di avere maggiori forme di autogoverno per quelle regioni che l’hanno chiesta. Questo alla fine concorrere a diminuire il senso di ostilità in parlamento verso le altre autonomie, come la nostra. Ma se un giorno raggiungessero il nostro livello… Io penso che non possano farlo. Si possono alzare di livello ma senza mai raggiungere la nostra che ha un ancoraggio internazionale ed è statutaria. Alla fine la loro autonomia ha l’effetto – apparentemente paradossale – di tutelare di più la nostra. Mi faccia capire, – uso un gergo ciclistico – è come se noi avessimo un vantaggio di un minuto sul gruppo e riuscissimo a conservare quel vantaggio per tutto il corso della gara. Gli altri allora cosa ci guadagnano? C’è un senso di libertà per gli altri, e noi come autonomisti non possiamo che rallegrarci di questo risultato. La nostra autonomia sarà sempre più ricercata delle altre. A proposito, visto che non ci sente nessuno, è vero che il premier Conte è un burattino, come ha deto Guy Verhofstadt all’Europarlamento?

No, io sono stato sottosegretario, ho avuto modo di conoscerlo e mi pare una persona seria. È chiaro che lui fa il premier in un Governo di contratto. E, si badi, non c’era alternativa a questo Governo. Occorreva una mediazione e lui mi pare stia interpretando bene questo ruolo. C’è un dibattito sulla competenza. Anche in politica, l’improvvisazione dà l’impressione di essere diventata una nota di merito. Sui social poi siamo tutti esperti. Cade un ponte e siamo tutti ingegneri. Bombardano la Siria e ci ritroviamo improvvisamente circondati da esperti di politica internazionale. Qual è l’idea di competenza di Maurizio Fugatti? Penso a delle basi date dalla conoscenza, che derivano dal lavoro o dagli studi che hai fatto. Dopo di che, in politica non è detto che chi è inesperto sia per forza incapace. Sta pensando alla sua Giunta? La nostra Giunta provinciale è la più inesperta della storia dell’Autonomia trentina… Lei escluso? No, mettiamoci dentro anche il sottoscritto. Siamo inesperti però non andiamo in giro ad insegnare nulla a nessuno. Prestiamo ascolto. Siamo qui per impa-

1974. Con mamma Maria Saveria, papà Adriano e la sorellina Barbara

Con Enzo Boso (1945-2019), amico di una vita

rare. Parlo anche per i miei assessori che – mi viene segnalato – si muovono così. Un po’ di preparazione, una certa dose di modestia (perché se sei inesperto devi compensare il deficit con una certa dose di modestia per poter predisporti all’apprendimento). Se al contrario pensi di essere un fenomeno… prima o poi batti la testa. Ci sono casi di questo tipo anche a livello nazionale… “Maurizio, noi ci andiamo a preparare…”. La signora Elisa ci interrompe un momento. Va a preparare i bambini perché li attende una piccola gita sugli sci. Il Presidente è a casa, stranamente libero da impegni per qualche ora, e l’occasione è ghiotta. Oltre lo sci, scopriamo che ama molto andare a correre: il phisique du role certo non gli manca, specialmente

Una vita per la Lega 23

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trentinoincontri questo sabato mattina di metà febbraio, in cui indossa con molta naturalezza una comoda tuta da ginnastica. Senza l’allegro ciangottare di Sofia e Matteo, il soggiorno pare ora essere piombato improvvisamente in un silenzio monastico. Le nostre voci rimbombano sulle pareti. Una battuta sulle eccellenze: il Trentino ne dispone in moltissimi campi. In quale si può fare decisamente di più? In alcuni settori certamente. Penso al tema del lavoro e alle contraddizioni del mercato del lavoro stesso. Settori in cerca di personale da una parte e ragazzi in cerca di occupazione dall’altra. Manca questo incontro tra domanda e offerta e non si riesce a capirne appieno il perché. Come va con la disoccupazione giovanile in Trentino? I dati statistici ci dicono che è oggettivamente un problema. Cos’altro ha margini di miglioramento qui da noi? Senz’altro la semplificazione. Forse è il tema più difficile. E il turismo? Dobbiamo lavorare di più per un turismo di qualità. E poi lavorare di più sulla promozione dei nostri prodotti agricoli. Ci può fare un esempio? Oggi il Trentino non ha un suo yogurt. Ah, no?! Per comprare uno yogurt trentino oggi io devo andare negli spacci dei caseifici. Perché accade questo? Io non lo so. Se vai nei negozi trovi quattro prodotti dell’Alto Adige e nemmeno uno trentino. E i vini? Al netto di Ferrari e di un po’ di Trentodoc (e del San Leonardo che si produce

Con Matteo Salvini

qui accanto), quando esci dalla regione ti accorgi che tutta questa eccellenza forse non c’è. Gioca molto in questo settore quel fastidioso complesso d’inferiorità che affligge il Trentino nei confronti dei cugini sudtirolesi… In questi ultimi anni Bolzano ha imposto delle scelte strategiche importanti al Trentino, tramite il Governo dell’SVP. Si può dire che adesso la Lega diventa un po’ arbitro regionale? Certo, anche se non è facile. C’è un contesto regionale, l’SVP è abituata a ragionare con le sue logiche. È un percorso di scelte quotidiane che vanno concordate. Non dimentichiamo che la nostra Autonomia e la loro dipendono dalla bontà dei rapporti che intercorrono tra le due provincie. Parliamo di cooperazione: per qual-

Al Mart con Vittorio Sgarbi, nuovo Presidente 24

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cuno il cooperatore è un imprenditore di Serie B. Un imprenditore che cammina sul filo ma sa di non rischiare nulla perché sotto ha la rete dell’assistenzialismo. Non crede che si sia ecceduto in questi ultimi anni creando una cultura che non contempla il rischio per l’imprenditorialità? Fermo restando che il rischio in un ambiente cooperativo è condiviso tra i soci, è chiaro che al privato concorrente potrebbe anche dar fastidio tutta questa “solidarietà”. In ogni caso, alla fine la cooperazione è stata importante anche per la tenuta sociale del Trentino, per l’unità culturale dei diversi territori della provincia e delle loro peculiarità che sono a volte molto diverse tra loro. E cioè? Le problematiche di Canal San Bovo e quelle di Predazzo o di Storo hanno ben poco in comune. La cooperazione in questo contesto ha fatto benissimo da collante, permettendo uno sviluppo il più possibile omogeneo tra centro e periferia. (Fa una piccola pausa, poi riprende.) La cooperazione ha fatto anche degli errori, per carità, ma in primis va evidenziato il valore sociale, economico e di tenuta che ha regalato al Trentino. Veniamo a un altro tema. In ogni campagna elettorale sentiamo promettere uno snellimento della burocrazia. In realtà, ogni anno che passa, quel che dovrebbe essere gestito dalla società civile viene fagocitato sempre più dall’ente pubblico. Come ho già detto prima, questo è il tema più difficile e inestricabile. È una


trentinoincontri cosa che chiedono tutte le categorie. Come Giunta abbiamo creato un’unità operativa che si chiama “semplificazione e digitalizzazione” a cui ogni categoria ha assegnato un proprio referente che, di volta in volta, sottopone le problematiche più scottanti legate appunto alla burocrazia. C’è anche un rappresentante del volontariato? Volontariato? Sì, insomma, qualcuno che porti le istanze delle associazioni… (Fugatti prende nota) dacché sono assediate dalla burocrazia, dai controlli asfissianti, una sorta di cappa poliziesca che rende sempre più complicato organizzare cose, dalla festa campestre alla manifestazione culturale. Sempre più bandi vanno deserti o quasi, creando chiusure quando non situazioni imbarazzanti (un esempio su tutti, il Natale a Rovereto). Non crede che la politica stia abbandonando le associazioni al loro destino? Non lo so. Sono Presidente da tre mesi e quello che lei mi dice mi preoccupa. Sicuramente sarà uno dei temi che bisognerà affrontare nei prossimi ordini del giorno. In Italia già da diversi mesi impera un certo dibattito sul ruolo delle élite. Spesso lei ha parlato di dissociazione tra le èlite stesse e il popolo che vive sulla sua pelle proprio questo scollamento. Lei è allo stesso tempo Presidente (èlite) e consulente dei disagi del popolo. Come fa a conciliare i due ruoli? Ho coscienza del fatto che se si parla troppo con i vertici si perde per strada il termometro del popolo. Si dimentica. Per questo il martedì mattina, alle 7,

Con il Premier Giuseppe Conte

apro le porte del mio ufficio e torno con i piedi per terra: lascio da parte i massimi sistemi e affronto i problemi molto più concreti della gente comune. La madre con il figlio disabile, l’artigiano con la cartella esattoriale e sa cosa succede? Cosa? Che ti ricordi da dove sei venuto. E cioè dal popolo. Aiuta anche lei questo rapporto diretto con i cittadini? Certo, mi aiuta nel senso che mi impedisce quell’alienazione che è tipica del potere a certi livelli. Spesso mi accusano di non essere preoccupato per le problematiche delle élite: sindacati, banche, ecc. I problemi delle élite e quelli del popolo sono a due livelli diversi. Mi preoccupano di più i secondi. Delle volte però il popolo commette un errore di valutazione. Anche molti trentini pensano di star facendo politica, in realtà sono solo militanti in un partito (pensiamo allo spirito dei social). È grosso modo la differenza che c’è tra l’atleta e il tifoso. Un disimpegno mascherato da impegno. Non pensa che sia necessaria una nuova educazione alla cultura politica? Ho fatto il segretario della Lega per dodici anni e so cos’è la polvere. Ho fatto il segretario con il partito al 4%, non dimentichiamolo. Questa mia esperienza la ritengo un punto di forza. Ritengo che la Lega riesce molto bene a unificare l’essere militante e poi il fare politica. Basta guardare ai tredici consiglieri dell’attuale Consiglio: è tutta gente

che ha fatto la militanza. Un’attività indispensabile se vuoi legarti a dei valori. Con i limiti – lo ribadisco – di chi non ha l’esperienza e non ha mai governato e ha fatto solo gazebo. Ma impareranno… È già successo in Veneto e in Lombardia. Ora tocca a noi. Lei è un tipo pacato, tranquillo. Ho letto una frase di Paolo Gentiloni: “Se riescono a farvi urlare, hanno vinto loro”. Lei che rapporto ha con le critiche? È difficile che mi inalberi, questo lo sanno tutti. Non vuol dire però che non me la prendo. Ma solo che non lo faccio trasparire. In passato alcuni politici suoi predecessori hanno sfruttato veri e propri modelli di consenso, fabbriche e magazzini di voti: il cosiddetto collateralismo. Lei ce l’ha un modello di consenso? Se devo cercare una forma di consenso, ribadisco quanto detto prima nel contatto quasi ossessivo con il popolo. Le faccio un esempio: domani vado al carnevale di Borghetto. Perché dice che la città di Trento è così importante per il governo provinciale? Perché è il bacino economico, culturale dell’intera provincia. L’altro giorno ho proposto al Sindaco Andreatta di mettere da parte i colori politici e di incontrarci. Sono convinto che, per la ripartenza del Trentino, non possiamo fossilizzarci sulle appartenenze politiche del tipo “Andreatta è del PD e io sono della Lega pertanto non facciamo niente”. 25

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trentinoincontri

CHI È

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aurizio Fugatti (7 aprile 1972) è Presidente della Provincia autonoma di Trento dal 3 novembre 2018. Nasce a Bussolengo (Verona), ma vive ad Avio; si è laureato in scienze politiche all’Università di Bologna, di professione è commercialista. Inizia la sua carriera politica entrando in Consiglio comunale ad Avio. È Segretario regionale della Lega Nord in Trentino dal 2005, subentrando a Sergio Divina. Alle elezioni politiche del 2006 viene eletto alla Camera dei Deputati, nelle liste della Lega Nord nella circoscrizione Trentino-Alto Adige. Alle elezioni politiche del 2008 viene rieletto deputato. Alle elezioni provinciali di Trento del 2008 viene eletto Consigliere provinciale, ottenendo 2.748 preferenze personali, dimettendosi tuttavia dopo poche settimane. Dal 1º febbraio 2012 succede a Carolina Lussana come Vicecapogruppo vicario della Lega Nord alla Camera. Nel novembre 2009 ha proposto di limitare la cassa integrazione per gli extracomunitari a solo sei mesi, spiegando la sua iniziativa con la volontà di introdurre in Italia una normativa simile a quella in vigore per i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Alle elezioni politiche del 2013 è nuovamente candidato alla Camera come capolista della Lega Nord, ma non viene rieletto in quanto non scatta il seggio. Alle elezioni provinciali di Trento del 2013 è terzo dopo Ugo Rossi e Diego Mosna. Viene quindi eletto Consigliere provinciale, carica che manterrà sino al 10 aprile 2018, quando si dimetterà per via della rielezione alla Camera. Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletto deputato per il centro-destra nel collegio uninominale di Pergine con il 44,56% delle preferenze. Il 13 giugno diventa Sottosegretario alla Salute nel Governo Conte di Movimento 5 Stelle e Lega. Alle elezioni provinciali del 21 ottobre 2018 viene eletto Presidente della Provincia Autonoma di Trento con il 46,73% dei voti: è il primo Presidente trentino di centro-destra dal dopoguerra. Il 9 gennaio 2019 si dimette per incompatibilità dalla carica di deputato.

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Con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

E quindi fare cosa? Trovare dei canali comuni: come ad esempio il tema della funivia per il Bondone. Ogni gradino che la città di Trento riesce a salire significa un gradino in più per tutto il territorio. Io in questa sinergia ci credo, a prescindere da chi governa. A proposito di funivia, cosa ne pensa nello specifico del progetto di collegare la città alla sua montagna? Mi colpisce che non vi siano delle prese di posizioni nette. Solo un sacco di “forse”, “sì ma” e “no però”. Noi come Provincia ci siamo, ma abbiamo bisogno di convinzione da parte dell’Amministrazione Comunale. Una città d’arte collegata direttamente con le piste da sci costituirebbe un unicum davvero attrattivo. Dicono che costi troppo… Certo che costa. Per questo va fatta in simbiosi con il mondo privato che ci deve credere almeno quanto ci crede il pubblico. L’imprenditore Gino Lunelli, ex presidente delle Cantine Ferrari, recentemente ha dichiarato che si tratta di un servizio pubblico e come tale deve essere totalmente a carico dell’ente pubblico Per me il servizio pubblico è lo scuolabus. Anche la funivia del Bondone lo è, ma serve ad uno sviluppo generale che ha ricadute su tutti i settori. Turismo di massa o turismo d’èlite? Tutti e due sono importanti. Forse dobbiamo crescere un po’ di più sul secondo. Ambiente e antropizzazione: il turismo trentino vanta numeri da record. Adesso abbiamo il Giro d’Italia, Festival dello Sport ecc. tuttavia il Trentino non è il Wyoming, tralasciando montagne, parchi, boschi

e laghi, quel che resta, circa il 3% abitabile è quasi completamente sfruttato. Il turista alimenta l’economia ma anche l’inquinamento… Non crede che bisognerebbe cominciare a ragionare su possibili limiti a tutto ciò? Secondo me dobbiamo migliorare la destagionalizzazione, scaglionare i turisti in maniera più uniforme tra periodi sovraffollati e periodi che lo sono meno. Ma non credo che dobbiamo porci dei limiti assoluti sui flussi. Orsi e lupi. Luis Durnwalder, nel 2017, ci ha detto che “il Trentino dovrebbe trovare il coraggio di fare marcia indietro, perché cento anni fa non avevamo 13 milioni di turisti.” Il Trentino “deve” fare marcia indietro. Perché? Li vede quei due bambini lì? Chi, i suoi figli? L’altro giorno, qui sopra San Leonardo, un lupo ha sbranato un capriolo. Pensi a quante famiglie con bambini abitano in campagna o in estrema periferia. Gli animalisti di città fanno le loro dimostrazioni in città, appunto. In montagna ci dobbiamo vivere noi. Si rende conto che a Canazei i lupi girano per le strade? Si è davvero dormito in questi ultimi anni su questo tema. Ora, ovviamente, non possiamo cambiare tutto in tre mesi… Bossi come sta? (Il giorno prima è stato ricoverato in rianimazione…) Dicono meglio. Il 10 gennaio scorso è mancato Enzo Erminio Boso: cosa ha rappresentato per lei la sua scomparsa? Per me è stata una perdita importantissima… Umana prima che politica. Qui la voce di Maurizio Fugatti si spegne. Come se qualcuno stesse girando una manopola. Gli occhi gli si sono improvvisamente inumiditi. Seguono alcuni attimi di silenzio. Il Presidente si riprende dalla commozione chiamando in causa i suoi figli. “Cos’è che diceva Boso, Matteo, quando chiamava papà?” “Elà” risponde il piccolo, riportando un po’ di serenità sul volto del suo giovane padre. La Lega è cambiata, ma lo spirito delle origini rimane. Tutto si evolve. Si tratta solo di interpretare il cambiamento. Credo sia uno dei compiti miei e dei miei compagni di partito. Un indovino mi ha detto che la Lega


NUOVI ARRIVI

PRIMAVERA

DOMENICA 17 MARZO

APERTO

15.00-19.00

GARDOLO (TN) – Via Bolzano, 50 t. 0461.961950


trentinoincontri stravincerà le europee e questo ci porterà a nuove elezioni politiche in autunno… Certe scelte, in tema infrastrutturale di questo Governo, i territori le stanno vivendo male. C’è l’auspicio che la Lega faccia un grande risultato alle Europee. Dopodiché bisognerà ragionare con gli alleati di governo proprio sull’impostazione data a certe tematiche ambientali e afferenti alle grandi opere. C’è qualcosa su cui si è dovuto ricredere in questi primi cento giorni? È troppo presto. Sicuramente ci sarà qualcosa di cui mi dovrò pentire, ma accadrà più avanti. Chiudiamo con qualche domanda personale. Perché non sorride mai? (Lui gira la domanda alla moglie) Perché non sorrido mai, Elisa? Me lo chiedono tutti… (Elisa racconta che nel giorno del loro matrimonio gli amici lo rimproveravano: “e meno male che questo dovrebbe essere il giorno più felice della tua vita…” Lui è euforico solo quando guarda vincere la Juventus.) Non riesco a sorridere. Nemmeno dopo aver appreso il risultato elettorale di ottobre… Lì era solo per una forma di responsabilità (ride). Ecco, adesso sto ridendo, però. Salvini dice che stare sui social è un dovere perché i cittadini gli pagano lo stipendio e vanno informati su tutto. Anche sui suoi famosi ravioli al burro. Il suo rapporto con i social network com’è? Medio. Ci lavoro, però non scado mai sul personale, salvo rare eccezioni, ad esempio quando è morto Boso. Anche perché per stare sui social devi essere un “uomo da social”, e Salvini lo è. Si reputa un uomo felice? (Guarda la sua famiglia) Beh, direi di sì. Senza presunzione. Posso chiederle qual è il suo rapporto con Dio o con il trascendente? Sono cattolico, sono credente. Lo zio, Pietro Benvenuti E un peccatore, sicuramente. La domenica quando posso seguo la Messa. Secondo qualcuno, in alcune scelte politiche non seguo quanto dice il Papa, ma… 28

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Con Elisa nella recente visita al Campo di concentramento di Auschwitz, con il “Treno della Memoria”

Dove immagina di essere fra 20 anni? Qui. A questo tavolo. Un giorno tornerò alla campagna, all’azienda agricola di mio papà, ai suoi tacchini. È vero che suo papà votava sempre DC alle nazionali e PPTT alle provinciali? Lo ha fatto fino a quando è arrivata la Lega. Suo zio, Pietro Benvenuti, era segretario della sezione PPTT di Avio… Abitava in quella casa di cui le parlavo, la prima che si incontra dopo il confine. È una zona questa dove lo spirito autonomista ha sempre avuto la sua culla. Nel 1991 mio zio morì. Andavo a trovare spesso mia nonna, che mi raccontava di un certo politico che l’andava a trovare tutte le settimane. Era Franco Tretter. Il suo è un gesto che mi ha insegnato tanto. Ancora oggi, Tretter è uno dei miei più fidi consiglieri. La domanda sulla sua idea di famiglia la salto, perché basta guardarvi. Passiamo allora alla piccola interrogazione finale. Quanto costa un litro di latte? Dunque... Un euro e 30, un euro e quaranta. Quello buono, però. Cosè il “bailout”? L’acquisto di un’azienda da parte dello Stato. Più o meno è così... Come è messo invece in geografia? Saprebbe elencarmi i confini della Siria? Eh, mamma mia… vediamo: Libano… Vabbè, accontentiamoci. In chiusura le chiediamo di aiutarci, perché alcuni esponenti del Governo in questi mesi ci stanno confondendo un po’ le idee… Per l’esattezza Pinochet in quale Stato fece il colpo di Stato?

In Cile. C’era anche quella canzone dei Litfiba… “Santiago”. Sì, quella si riferiva alla visita di Papa Wojtyla del 1987, ma gliela passiamo. Da quanti anni esiste la democrazia francese? Beh, dalla rivoluzione. Uno sette otto nove, 1789. Insomma, questo benedetto tunnel del Brennero c’è o non c’è?! Lo stiamo facendo. Qual è la domanda che ha sempre voluto le facessero e non le fa mai nessuno (nemmeno noi)? Non saprei. Bene, si vede che gliele abbiamo fatte proprio tutte. Salutiamo e ringraziamo per la squisita ospitalità. Fugatti è un po’ preoccupato per le ultime risposte date. Ci chiede se ha risposto bene. Lo rassicuriamo su tutto. Solo sull’esistenza del tunnel del Brennero nutriamo ancora qualche dubbio anche noi. Andremo a controllare e vi faremo sapere. Promesso. ■



di Silvia Conotter

INVERNO, MON AMOUR! C’È ANCORA TEMPO PER TANTE BIANCHE OCCASIONI

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a neve ci ha messo molto quest’anno ad arrivare, ma l’inverno trentino ci sta regalando un sacco di sorprese. Aperture di nuovi rifugi, da raggiungere anche con il gatto delle nevi o in motoslitta; visite in grotta abbinate a chicche culturali, eventi imperdibili ed emozionanti. Curiosi? Ecco qui tutti i dettagli, per vivere esperienze uniche. GROTTA DEL CALGERON (Grigno) Una delle novità più interessanti degli ultimi mesi è rappresentata sicuramente dall’apertura ai turisti della Grotta del Calgeron, a Grigno, in Valsugana. Un’esperienza insolita con la guida di media montagna Mirco Mezzanotte, che vi accompagnerà in sicurezza all’interno

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di questa cavità lunga circa 5 chilometri. Ma niente paura: in un paio d’ore ne percorrerete solamente 500 metri e vi sembreranno comunque eterni. Per arrivare all’imbocco della grotta si parte da Selva di Grigno e si sale su un sentiero nel bosco per circa quaranta minuti (200 metri di dislivello). Munitevi di attrezzatura adeguata (abbigliamento non troppo caldo, dentro la temperatura è costante a 8 gradi) e scarponcini da trekking. Questa grotta è fra le più suggestive in Italia ed è una delle più interessanti per le forme carsiche e la varietà di ambienti che la caratterizzano: appena entrati proverete (se ha piovuto recentemente) anche l’ebbrezza di essere trasportati

con un canotto per superare i laghetti che si formano. La grotta è piena di ristagni d’acqua, cunicoli e passaggi avventurosi che coinvolgeranno visitatori grandi e piccoli. Si striscerà (poco), ci si arrampicherà (abbastanza) alle pareti per non bagnarsi i piedi, si starà in equilibrio tra una pozza e l’altra e si esplorerà l’ambiente con la luce del frontalino. Info e prenotazioni: 327.9184910 Molto interessante la proposta dell’Apt Valsugana, che nei weekend fino a metà marzo propone la visita della Grotta del Calgeron in abbinamento con la visita notturna ad Arte Sella, cena tipica trentina ed osservazione delle stelle con l’opportuna strumentazione. Molto affascinante visitare sul calar della sera Arte Sella, che intreccia arte e natura


trentinoattualità cioè chi guida questi bestioni, perché potrete proprio salire e sedere dentro la cabina: un po' come vivere nel backstage di uno spettacolo che si rinnova ogni mattina. Oltre a visionare tutta la strumentazione vi stupirete nel vedere le temperature che si raggiungono in montagna una volta che il sole è calato e nel capire che lavoro c’è dietro per non creare situazioni pericolose, come dossi e lastre di ghiaccio. Si impara anche un mestiere, insomma! Dopo la chiusura degli impianti inizia l’avventura, che avviene esclusivamente su prenotazione, per due persone a mezzo, con partenza dall'Alpe Tognola alle ore 16.30. La durata totale dell’intero tour è di circa un’ora. Costo: 55 euro a persona. Info e prenotazioni: 0439.68026, infopoint@tognola.it e propone una trentina di opere in continuo mutamento, realizzate da artisti provenienti da tutto il mondo, principalmente con materiali naturali. Info e prenotazioni: 0461.727700; info@visitvalsugana.it

CENE IN QUOTA

ICE MUSIC FESTIVAL (Passo del Tonale) Il titolo di manifestazione più innovativa e riuscita di questa stagione invernale in Trentino se l’aggiudica di certo l’Ice Music Festival, che ancora per tutto il mese di marzo permette di assistere ad emozionanti concerti in un’ambiente speciale: un vero e proprio teatro di ghiaccio con una capienza di 200 spettatori sul Ghiacciaio Presena (2600 metri), con un intenso programma caratterizzato da artisti italiani ed internazionali sotto la direzione artistica di Corrado Bungaro. Ma le sorprese non finiscono qui: oltre all’insolita ambientazione, la grande sorpresa è rappresentata dagli strumenti di ghiaccio. Un’orchestra a tutti gli effetti, in grado di suonare perfettamente, con una sonorità tutta da scoprire, capaci di restituire le emozioni che solo i grandi musicisti sanno regalare. Questa è la sfida vinta da Tim Linhart, artista americano ideatore dell’iniziativa. I concerti sono fruibili da sciatori e non, perché il teatro/igloo è raggiungibile comodamente con la moderna cabinovia Paradiso che parte dal Tonale. Ogni settimana sono previsti quattro concerti: il giovedì alle 15 e alle 16.30, il sabato alle 16 e alle 18. Info e prenotazioni: 0364.92097; www.valdisole.net

PISTENBULLYTOUR (San Martino di Castrozza) Se siete curiosi, amate la neve e vi piacciono le esperienze uniche, vi piacerà senz'altro scoprire come vengono preparate ogni notte le piste da sci dell’Alpe Tognola! Potrete conoscere i “gattisti”,

Immancabili le cene in quota, con il trasporto sul gatto delle nevi e in motoslitta. Quattro le novità di questa stagione: a Baita Cuz, in Val di Fassa; allo Chalet Caserina e Chalet 44 in Val di Fiemme, e a Malga Rodeza, in Predaia (Val di Non). Baita Cuz è famosa per la sua terrazza incredibile sulle Dolomiti e per la sua sauna esterna a forma di botte, perfetta per le sere invernali e per chi poi vuole dormire sotto il cielo stellato a 2000 metri di altitudine. Da quest’anno si può raggiungere anche in gatto delle nevi (viaggio di circa 30 minuti) per una cena in allegria: il rifugio illuminato accoglierà gli ospiti, assieme ad un bicchiere di vin brulè. Dopodiché vi aspetta un menù

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di specialità locali, dal tagliere ladino di salumi e formaggi o carne salada; bis di ciajoncie (una specie di ravioli) ripieni di ricotta e spinaci, e di fichi dolci conditi con burro e salvia, oppure filetto di maiale con polenta di Storo. E per finire, dessert preparati in casa, caffè, grappa e la tradizionale ambientazione festaiola che caratterizza questo posto. Info e prenotazioni: 333.1951383; info@rifugiobaitacuz.com Novità anche a Pampeago con le cene allo Chalet Caserina, che con la nuova gestione ha fatto un grande salto di qualità sia dal punto di vista estetico che culinario. Magnifici i piatti a base di pesce o più tradizionali, con pasta fatta in casa e tante proposte sfiziose. Si parte dalla

base degli impianti (circa 7/8 minuti di viaggio con la motoslitta, un quarto d'ora con il gatto), nel fine settimana o gruppi di minimo 15/20 persone. Vin brulè di benvenuto, aperitivo con TRENTODOC e stuzzichini, antipasto, un primo a scelta fra tre (terra, mari o monti), grigliata mista con patate e verdure, dolce e caffè. Ambiente molto curato ed accogliente. La particolarità: accanto alla terrazza c'è una casetta che ospita un grande tavolo rotondo, capace di ospitare gruppi fino a 12 persone. Un bel modo per stare in compagnia e cenare in un ambiente intimo ed accogliente. Info e prenotazioni: 342.1019098 Nella skiarea Bellamonte-Alpe Lusia sorge invece il nuovo Chalet 44 (2.000 metri), un ristorante panoramico dalle linee contemporanee. All’arrivo del secondo tronco della Cabinovia Bellamonte 3.0, in zona Morea, si resta subito colpiti dalla sua ampia e spettacolare terrazza che si affaccia sulle Pale di San Martino, Patrimonio Unesco, e sulla Catena del Lagorai. Questo belvedere, decisamente glamour, offre 600 metri quadri 32

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di pieno sole, tepore, relax, fra bellezze naturalistiche e delizie gastronomiche. Linee moderne ed essenziali, con ampie vetrate, disegnano l’aspetto esterno. L’architettura, ispirata alle linee contemporanee della stazione di partenza della Cabinovia Bellamonte 3.0, si armonizza con i boschi circostanti di cirmoli e abeti, grazie a un tetto mimetico tinto di verde. All’interno il vecchio legno di baita ricrea un caloroso ambiente alpino. L’offerta gastronomica spazia dai genuini piatti tradizionali a proposte seducenti e raffinate, ottenute dalla sapiente combinazione dei migliori prodotti locali. Gustose carni alla griglia possono essere degustate accanto al caminetto, con un’accurata selezione di grandi vini italiani e internazionali. Grazie a un comodo servizio di trasporto con motoslitta, lo Chalet 44 offre la possibilità di organizzare cene su prenotazione. Info: 349.6190376; info@chalet44.it Anche Malga Rodeza, sull’Altopiano della Predaia, in Val di Non, è di recente apertura. Quella che d’estate è una vera e propria malga, a 1570 metri di quota, d’inverno diventa un bel rifugio accogliente che offre piatti tipici trentini. Si raggiunge in circa mezz’ora di cammino (due chilometri) partendo dal parcheggio del Rifugio Predaia Ai Todes-ci e seguendo le indicazioni per il Corno di Tres. Qui si possono mangiare piatti tipici trentini: canederli, gnocchi, tortelloni e raviolacci, ma anche carne (brasato, spezzatino, carne salada,…). È possibile raggiungere la malga con il gatto delle nevi (numero minimo 10 persone) o con motoslitta (numero minimo 2 persone). Info e prenotazioni: 328 3560334 SATURDAY SKI (Val di Pejo) In Val di Pejo iniziativa molto interessante per gli appassionati di sci residenti in Trentino. Ogni sabato, infatti, scaricando il coupon sul sito www.visitpejo. it sarà possibile stare tutta la giornata sulle piste e pranzare in uno dei tre rifugi presenti nella ski area a soli 30 euro. Un’occasione imperdibile per toccare quota 3000 metri, grazie alla funivia che in pochi minuti porta dalla località Tarlenta (2.000 metri) fino alle pendici del Monte Vioz, nel cuore del gruppo montuoso dell’Ortles-Cevedale. Da lì si scende per una delle piste più spettacolari ed emozionanti: quella della Val della Mite. Otto chilometri da percorrere in mezzo alla natura e alla neve fino ad arrivare a Peio Fonti, un tracciato mozzafiato nello

scenario del Parco Nazionale dello Stelvio. Altra novità sulle piste la Funslope, una nuova e divertente attrazione per tutti coloro che amano lo sci acrobatico e il free style. Perché non è mai troppo tardi per tornare bambini e giocare sulla neve tra curve, salti e trampolini! SCIALPINISMO IN NOTTURNA (Madonna di Campiglio) I praticanti dello sci alpinismo stanno crescendo sempre più e diverse destinazioni alpine si stanno attrezzando individuando percorsi dedicati da affrontare in sicurezza e nel rispetto dell’utilizzo delle piste da sci. A Madonna di Campiglio, da quest’inverno, è possibile accedere ad un tracciato aperto e riservato tutti i martedì e venerdì dalle 18 alle 21, agli sci alpinisti. La partenza è in località Fortini (in fondo al parcheggio della telecabina Grostè), l’arrivo prima al rifugio Boch e quindi al rifugio Graffer (entrambi aperti a supporto degli escursionisti serali) seguendo le piste Poza Vecia, Graffer/ Variante Boch fino ai piedi del muro al bivio delle piste sotto la stazione intermedia della cabinovia Grostè; prosegue poi sul tracciato della strada forestale che porta al Graffer. Nelle tre ore dell’iniziativa, il percorso individuato sarà libero da qualsiasi mezzo e dedicato esclusivamente allo “sci con le pelli”. Alle 21 bisognerà rientrare a valle perché riprenderà il normale servizio di lavoro dei mezzi battipista. La lunghezza del tracciato è di 6.650 metri con un dislivello di 620. Info: 0465.447501 Insomma, non avete che l’imbarazzo della scelta per vivere questo inverno al meglio. Buon divertimento allora! ■


Waterfall Varone Cave Park

PARCO GROTTA CASCATA VARONE Dal 1874

Parco Naturale e Giardino Botanico

Natural Park and Botanical Garden

La cascata del Varone è una vera rarità geologica. Una forra naturale erosa in 20.000 anni dall’acqua proveniente dal lago di Tenno che precipita fragorosamente da un’altezza di quasi cento metri.

Waterfall Varone is a real geological rarity. A natural gorge eroded over 20,000 years by the waters from Lake Tenno which rumble their way down from a height of almost 100 m.

Sono a disposizione dei visitatori un’ ampia zona attrezzata per picnic all’aperto utilizzabile liberamente, un bar e un negozio di souvenir.

A large picnic area is available free of charge for our customers. A snack bar and a souvenir shop are also available on site.

a 3 km da / 3 kilometers from RIVA DEL GARDA (TN) Tel. +39 0464 521421 - e-mail: info@cascata-varone.com www.cascata-varone.com


trentinovisitaguidata Fotografia: Graziano Galvagni

Un Museo per la Pace di Denise Fasanelli

AL CASTELLO DI ROVERETO È ARRIVATO IL NUOVO PROVVEDITORE FRANCESCO FRIZZERA, TRA TORRIONI, MURA E CUNICOLI PROSEGUIRÀ IL CAMMINO DI PROMOZIONE DELLA PACE INTRAPRESO QUASI 100 ANNI FA DAL MUSEO DELLA GUERRA 34

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trentinovisitaguidata “La pelle del soldato” (ph. Graziano Galvagni)

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l Castello di Rovereto dal 1921 ospita il Museo Storico Italiano della Guerra: ideato nel 1919 da un gruppo di cittadini di Rovereto ed inaugurato nel 1921 da Vittorio Emanuele III, è oggi uno dei più importanti musei storici italiani e si presenta ai visitatori come luogo di conoscenza, riflessione ed educazione alla pace. Le sue stanze, in un ambiente suggestivo che rende l’esperienza di visita unica, diventano aule e si popolano di ragazzi, si parla di circa 20mila studenti l’anno, a testimonianza del fatto che il numero di visitatori è composto per il 50% da scolaresche. Da 15 anni a questa parte, Rovereto si riconferma “Città delle Scuole”, dove le proposte per il turismo scolastico, in un’ottica di collaborazione tra musei, assicurano un’offerta didattica varia ed accattivante. Nel corso degli ultimi decenni i musei hanno cambiato radicalmente volto, nei primi anni duemila si è andata consolidando una rete mirata a promuovere le risorse museali e ricettive del territorio, grazie ad un “tavolo dei Musei” e ai rapporti con le Istituzioni, che si è resa capace di diversificare le offerte, per accogliere le esigenze differenti dei visitatori. In quest’ottica il Museo offre numerose attività e proposte ideate e pensate sia per le scuole sia per le famiglie. Per queste ultime, in aggiunta alle visite guidate, nei fine settimana è possibile partecipare a due tipi di esperienze: per i più piccoli “Le Storie al Castello” ovvero un racconto che si anima nelle sale della rocca e narra di cavalieri e di soldati, di bambini e di dame, di castelli e di battaglie; per i più grandi “I ricordi di nonno Giovanni” che attraverso un vecchio baule e gli oggetti al suo interno contenuti, narrano il vis-

suto di un soldato nella Grande Guerra. È lontano il tempo delle visite polverose, oggi andare alla scoperta di questo Museo è un’esperienza emozionale ed educativa intensa. Se le esposizioni museali si concentrano spesso su uno specifico settore di studio o su un certo periodo di tempo, qui invece si possono trovare una sconfinata e variegata quantità di spunti per un turismo fondato sul ricordo, che ci proietta implicitamente verso il nostro tempo facendosi promotore di pace. L’offerta per le scuole si articola su percorsi tematici e laboratori di tipo monografico per temi specifici e di arco temporale più ampio rispetto alla prima guerra mondiale, anche in collaborazione con altre realtà come l’Osservatorio Balcani e Caucaso. Inoltre, le numerose tracce della Prima guerra mondiale presenti in Trentino, permettono di portare le scolaresche, ma anche i semplici visitatori del Museo, direttamente nei

luoghi storici per suggestive escursioni tra forti e fortezze, camminamenti e trincee, tracciati militari e il Sentiero della Pace. In questo contesto va ricordato che il Museo coordina la Rete Trentino Grande Guerra, nata nel 2012, e cura il portale www.trentinograndeguerra.it, sito ufficiale del Centenario della Prima guerra mondiale. Il Museo in questo modo non è più solo un luogo dove “si conserva cultura” ma diventa il fulcro per motivare, rendere partecipi e consapevoli i ragazzi, attraverso l’immersione dinamica in una realtà passata in modo personale e significativo. Le scuole locali possono godere di questo patrimonio formativo in maniera continuativa, creando momenti dove è il Museo ad entrare in classe oppure grazie a corsi personalizzati e progetti di alternanza scuola-lavoro. Due sono i momenti per avvicinare i singoli studenti

Trintinaglia Wedding Photo dal 1913 I fotografi del tuo matrimonio in tutto il Trentino-Alto Adige Tel. 0461.753263 0461.757351 www.trintinaglia.com BORGO VALSUGANA RICHIEDETE UN APPUNTAMENTO ANCHE A CASA VOSTRA IN TUTTA LA REGIONE

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trentinovisitaguidata

IL DIRETTORE FRIZZERA: “INNOVAZIONE MA NEL SOLCO DI UNA CONTINUITÀ”

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on l’inizio del nuovo anno è Francesco Frizzera il nuovo provveditore del Museo Storico della Guerra di Rovereto, subentrato a Camillo Zadra. Quali saranno le vere sfide sulle quali concentrarsi? La prima azione riguarderà il Castello come manufatto, oggetto di un restauro conservativo che va avanti da anni. Si tratta di ideare un percorso di visita che sia dedicato esclusivamente alla valorizzare degli aspetti prima nascosti come muri, cunicoli, affreschi e tutto quello che riguarda la fortezza vera e propria, slegandosi dal tema bellico. Grazie a questo restauro e in vista del 2021, ricorrenza legata ai cento anni di fondazione, il Museo avrà nuovi spazi per poter ripensare il riallestimento della mostra permanente, secondo criteri museografici moderni, nel tentativo di venire incontro alle esigenze degli utenti. Su quali aspetti ritieni importante intervenire? Il passaggio di consegne è stato improntato principalmente sulla continuità: si tratta di consolidare i risultati raggiunti in occasione del centenario e, soprattutto, mantenere viva la rete di energie e soggetti che hanno lavorato ad esso. L’altro elemento su cui si può lavorare è legato all’esposizione internazionale del museo, cioè la capacità di mostrare verso l’estero le potenzialità di questa struttura che è il primo interlocutore per i temi bellici in Italia. In questo la rete di relazioni che ho avuto modo di instaurare e le competenze specialistiche maturate all’estero, sono certamente un aiuto per riuscire ad allargare lo sguardo dal focus nazionale ad una prospettiva europea che consenta di leggere gli eventi italiani secondo una chiave diversa. Qual criticità hai riscontrato? Quello che ci mette spesso in difficoltà, è non poter dar vita ad una programmazione su un arco temporale di media durata, per questo stiamo dialogando positivamente con la Provincia autonoma, auspicando di arrivare ad una programmazione triennale che ci permetta maggiori certezze organizzative. Quale aspetto della guerra ti appassiona maggiormente e perchè? La guerra è un fenomeno culturale che si specchia nella società, per questo ad attrarmi non sono tanto gli oggetti che richiamano al bellicismo ma quelli che raccontano come la guerra incida anche in termini di portata di lungo periodo sulla vita delle popolazioni civili. Il museo arriverà quasi certamente a trattare la Seconda guerra mondiale all’interno della sua mostra permanente in futuro, rimane il quesito di come raccontare quella che noi chiamiamo contemporaneità. Quale potrebbe essere la chiave per una moderna narrazione? Sono interessato, anche per la mia formazione professionale, a mettere in mostra l’aspetto più culturale del conflitto, l’idea è non fermarsi all’evento bellico ma raccontarne le implicazioni totali. Oggi, la guerra ha cambiato volto, non è scomparsa, è prepotentemente presente ma non è più guerra di massa, spesso è al di fuori dei confini ed incide sulla percezione che noi abbiamo della realtà. Il museo deve trovare la propria collocazione, proiettandosi in chiave futura, trovando la forza attrattiva di raccogliere reperti di queste guerre e raccontarle, per interpretare il presente. Come si “fa” un museo? Raccontare le guerre serve a comprendere come la società, in momenti di forte tensione o crisi, reagisca a queste propulsioni e come aspetti anche irrazionali del sentire, guidino poi le scelte dei decision makers. La guerra è un esempio di come fenomeni drastici e dirompenti, riescano a scindere e personalizzare l’esperienza di vita sullo stesso evento, dove le memorie non sono mai condivise. Fare la storia, fare un museo, è un lavoro raffinato e complesso: raccogliere memorie molto spesso distanti tra loro dello stesso evento, anche al punto da non essere conciliabili, ricomporle per essere narrate ad un pubblico generalista, rappresentando il quadro per quello che è, significa avere alle spalle capacità di astrazione ed analisi.

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Il nuovo direttore, Francesco Frizzera

al Museo: il primo attivo da maggio è “Il museo ti accompagna all’esame”, per prepararsi insieme agli esami di terza media o quinta superiore; il secondo è un’ulteriore momento offerto agli alunni di quinta superiore per una chiacchierata informale e uno scambio di idee che approfondisca la storia del Novecento con il “Tè al Museo”. La visita completa richiede circa un’ora e trenta, ad accompagnarci è proprio la responsabile della didattica Anna Pisetti. Il tema centrale è La Grande Guerra (1914-1918) ma l’esposizione permanente offre un percorso di visita che intreccia due diverse tematiche: da un lato il castello, esempio unico di rocca veneziana in Trentino, eretto dai nobili di Castelbarco nel XIV secolo, e le armi di età moderna; dall’altro gli eserciti e le guerre tra Ottocento e Grande Guerra. Molti degli oggetti conservati all’interno del Castello sono stati donati da cittadini, ex combattenti e collezionisti che sentono di poter depositare qui le loro memorie private perché diventino parte di una memoria pubblica. Il primo percorso, alla scoperta di torrioni, cunicoli, cannoniere ricavate nelle mura, che verrà ampliato con l’imminente ultimazione dei lavori di restauro del V lotto e la fine del VI e ultimo lotto, ci conduce attraverso il terrapieno, in cui due video mostrano l’evoluzione del modo di combattere fra il ‘500 e il ‘700 e la trasformazione del castello, al torrione Marino (dal nome del podestà di Rovereto dell’epoca) dove è esposta una collezione di armi di cavalieri e fanti tra il 1500 e il 1700. Da qui, passeggiando sulle mura merlate e godendo di uno


dei panorami più significativi sulla città, si arriva al torrione Malipiero, posto sull’angolo nord-ovest del castello, che ha custodito la Campana dei Caduti fino alla fine degli anni ’50, e dove è allestita la seconda sezione, che presenta materiali relativi al periodo che va dalla preistoria al Medioevo. Il torrione ospita anche uno spazio per mostre fotografiche temporanee. Il secondo tracciato espositivo parte dalla Rivoluzione francese e le innovazioni industriali, tra eleganti e colorate uniformi del periodo napoleonico, ba-

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“La pelle del soldato” (ph. G. Galvagni)

ionette, armi a retrocarica, fotografie e grafiche che ci ricordano le invenzioni e le scoperte che cambiarono volto alla guerra e agli eserciti nel corso dell’800, come il telegrafo, il telefono e successivamente la radio. Una sala è poi dedicata agli oggetti decorativi, come ceramiche finemente dipinte e soprammobili dei salotti borghesi, che raffigurano episodi e protagonisti del Risorgimento italiano, significativi per la circolazione e il radicamento di sentimenti politici nazional-risorgimentali. Una collezione frutto di una donazione privata, un prezioso tesoro di prove e fonte di studio. È la riproduzione della Domenica del Corriere relativa all’attentato di Sarajevo, posta lungo le scale, ad introdurre le sale dedicate alla Prima guerra mondiale, nelle quali i motivi e le ragioni per cui il conflitto 1914-1918 fu chiamato dette “città di legno” di Mitterndorf e “Grande Guerra”, occupano uno spazio Braunau, quelle dei prigionieri di guerra importante. e dei milioni di feriti al fronte, l’impiego Oltre alla rappresentazione dell’immendi nuove terribili armi che provocò più di a so sforzo bellico che coinvolse uomini e 9 milioni di morti. donne nelle industrie, attraverso le armi, Un approfondimento importante è quello le artiglierie e lo sviluppo – importantische ven. sab. – riguarda dom.le condizioni di vita nelle simo dell’aviazione durante il conflitto, trincee, reso ancora più significativo convengono proposte al pubblico anche tut-ore siderato 9–18il coinvolgimento della Città di te quelle realtà differenti, ma lo stesso Rovereto, tra le cui montagne correva il coinvolte: la mobilitazione di massa, i fronte. Agli studenti è riservata la possimezzi di comunicazione e la propaganda, bilità di toccare con mano alcuni dei revenerdì l’evacuazione o la militarizzazione delperti originali, esempio la gavetta dei > La lunga notte delle orchidee, dalle ore 19:ad una festa per le popolazioni, le condizioni degli oltre soldati al fronte, grazie a due bauli messi tutti i sensi. Fatevi incantare da una serata piena di sorprese. 100.000 profughi trentini nelle cosidloro a disposizione dal Museo, Collezionisti appassionati ed espositori Vi accompagneranno che ren-

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IL MUSEO VISTO DAI RAGAZZI Quale è stata l’emozione più significativa: “Ci si sente dentro la guerra, mi ha fatto impressione stare dentro un rifugio antiaereo pieno di armi”. Il pezzo preferito delle collezioni: L’aereo italiano Nieuport 10, tra i pochi tuttora visibili che abbiano volato nei cieli della Grande Guerra . Il commento più ricorrente: “Anche mio nonno mi ha raccontato che…”. Sala Grande Guerra (Archivio Museo Storico Italiano della Guerra, ph. Alessio Periotto)

dono l’esperienza ancora più realistica e coinvolgente. La “tromba dell’armistizio” e la bandiera bianca, utilizzata la mattina del 29 ottobre 1918 nei pressi di Serravalle dalla pattuglia austriaca incaricata di stabilire i primi contatti con l’esercito italiano, finalizzati all’interruzione delle ostilità, conclude la mostra permanente. Non meno rilevante è la raccolta custodita nel rifugio antiaereo, scavato durante la Seconda guerra mondiale ai piedi del Castello, una delle più ampie collezioni in Italia visitabile da maggio ad ottobre, dedicata alle artiglierie europee tra bombarde, materiale di munizionamento, carri, mortai, obici e cannoni. Inoltre, negli spazi recentemente restaurati, è visitabile fino a marzo 2019 la mostra “La pelle del soldato. Uniformi, corazze, elmetti e maschere antigas dalla Prima guerra mondiale al Duemila” che racconta come siano cambiate le strategie e i dispositivi per difendere il corpo nei conflitti del Novecento: dalle corazze agli elmi, dagli scudi alle maschere antigas, dalle uniformi mimetiche alle protezioni contro la minaccia nucleare, batteriologica e chimica. Uno struggente e meditativo percorso per ricordare tutta l’eco del dolore ed i devastanti ricordi che riguardano i soldati ed i loro cari, è ospitato temporaneamente all’interno del Museo: il Memoriale dei caduti trentini nella Grande Guerra che troverà collocazione definitiva nel Sacrario militare di Casteldante a Rovereto, al termine della sua ristrutturazione. Attraverso un allestimento curato dall’architetto Giovanni Marzari, racconta la vicenda degli oltre 12.000 caduti trentini ed affronta diverse tematiche: le forme 38

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Torrione Marino (ph. Alessio Periotto)

pubbliche della memoria con i cimiteri di guerra in Europa e in Galizia, i monumenti ai caduti e i sacrari, la memoria privata e il lutto famigliare. Spazio anche a una zona per le proiezioni, con estratti del film “Prigionieri della guerra” di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi. Due postazioni multimediali consentono di consultare la banca dati provinciale con l’anagrafe dei caduti trentini della Grande Guerra e la scheda biografica di ogni caduto. È possibile farlo anche sul portale della Provincia a questo indirizzo: www.cultura.trentino.it Custode del passato e punto di riferimento di un territorio significativo per la memoria storica europea, il museo si prepara a celebrare il centenario della sua fondazione nel 2021 con una serie di restauri ed il ripensamento dell’allestimento permanente che andrà ben oltre il limite cronologico del Primo conflitto mondiale, il tutto in funzione della legittima ambizione di presentare un’offerta turistico-culturale di rilievo internazionale. La visita al Museo italiano della Guerra di

Rovereto, siate voi studenti, ricercatori, semplici appassionati di storia o curiosi che vogliano uscire dai libri per tuffarsi nella realtà, è dunque un’esperienza assolutamente necessaria, per riflettere sulla tragicità della guerra in tutte le epoche ed in particolare del conflitto conclusosi cento anni fa indicato dagli storici come il più cruento e sanguinoso di tutti. Per info: www.museodellaguerra.it. ■


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DAL PRIMIERO ALL’ETÀ DI 15 ANNI PENELOPE SCARIAN È PARTITA ALLA VOLTA DI LONDRA PER INSEGUIRE IL PROPRIO SOGNO: DIVENTARE BALLERINA PROFESSIONISTA E POTER LAVORARE IN UNA PRESTIGIOSA COMPAGNIA. FELICE E ORGOGLIOSA PER AVER TROVATO LA SUA STRADA, DOPO LO STUDIO INTENSIVO DELLA DANZA A CASTELFRANCO VENETO, HA SUPERATO UNA DIFFICILE AUDIZIONE PER POTER ACCEDERE ALLA SCUOLA DELL’ENGLISH NATIONAL BALLET, DOVE STA LAVORANDO SODO PER “CONTINUARE AD ALIMENTARE IL FUOCO” DI TERSICORE CHE SENTE VIVO DENTRO DI SÉ

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trentinoincontri ro. Per un anno, quando questa scuola ha chiuso, sono andata a studiare a Levico dove, con grande sacrifico, i miei genitori hanno fatto di tutto per potermi accompagnare a lezione circa tre volte a settimana. In questo anno mi sono preparata per poter poi frequentare la scuola di danza Il Balletto a Castelfranco Veneto, un’ottima realtà formativa, dove mi sono trasferita per quattro anni. Il primo anno è stato duro perché ho dovuto mettermi al pari del gruppo della mia classe che era più avanti. Ho avuto l’opportunità di studiare tutte le tecniche di danza classica, grazie anche alla presenza di insegnanti qualificati fissi, come una coppia russa, e docenti

ospiti. Questo mi ha preparato ad essere versatile.” La partecipazione a concorsi e competizioni in Italia e all’estero cosa ha rappresentato? “Nel periodo di studio a Castelfranco Veneto, all’età di 13 anni, ho iniziato a competere in concorsi, prima in gruppo e poi come solista. Ho partecipato a più di 30 concorsi, la maggior parte vinti. I più importanti, per il loro carattere internazionale, sono stati l’ISTD Awards di Londra e il “Pierina Legnani International Competition” di Lecco. Queste esperienze mi hanno dato visibilità e sono state un’occasione per potermi esibire davanti a giurie di esperti, oltre alla possi-

FOTO: CONI HÖRLER

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ome è avvenuto l’incontro con la danza? “Avevo circa sei anni quando per la prima volta ho visto a Trento il balletto dello Schiaccianoci e poco dopo mia mamma mi ha iscritta ad un corso di danza. Da allora è scattato un fuoco dentro di me, che ho dovuto continuare ad alimentare. Mi considero fortunata ad aver trovato la mia vocazione. Ringrazio mia mamma che ha capito che per me la danza non era un semplice passatempo. Per questo mi ha sempre sostenuta, ma anche se cambiassi idea sono comunque certa che lei mi sosterrebbe. Per quattro anni ho frequentato un corso di danza alla scuola musicale del Primie-

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bilità di essere sul palcoscenico, davanti ad un pubblico per potermi cimentare nell’interpretazione, indossando i panni di diversi personaggi. Così ho iniziato ad avere un’idea di come esprimermi. Ho sempre vissuto le competizioni come un’opportunità importante. In seguito alla vincita di una borsa di studio ho iniziato a studiare in modo intensivo, per brevi periodi anche all’estero, come ad Amsterdam. Dopo cinque anni a Castelfranco ero finalmente pronta per poter tentare l’audizione a Londra, necessaria per accedere all’English National Ballet School. Ho fatto la pre-audizione in Italia e poi, a inizio 2017, ho partecipato alla selezione a Londra. Ora sto frequentando il secondo anno e penso di riuscire a diplomarmi a giugno 2020. Il sistema scolastico britannico è diverso: qua ho fatto l’esame per l’abilitazione linguistica e sto frequentando il Trinity College London’s Diploma in Professional Dance.” Qual è l’aspetto più difficile nell’aver scelto la danza per la vita? “Sicuramente è difficile riuscire a pensare ad un futuro stabile, per il fatto che un ballerino professionalmente ha vita breve. Terminati gli studi dovrò pensare a cosa fare e a quali scelte compiere. È quindi necessario prepararsi al meglio, perché il lavoro inizia presto e termina altrettanto presto. Un altro aspetto difficile è la rinuncia alla vita sociale, il non essere compresi dagli amici che magari decidono di tagliare i rapporti con te perché non riescono a capire la tua scelta…. Un’altra questione delicata che mi riguarda personalmente è la paura di farsi male. Attualmente sto vivendo questa condizione in seguito ad una recente slogatura alla caviglia, che mi sono procurata a lezione facendo sei salti, che mi ha tenuta ferma due mesi.”

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FOTO: CONI HÖRLER

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Qual è invece l’aspetto più bello e gratificante? “Contrariamente di positivo c’è che io sto vivendo il mio sogno, in una città fantastica che è una continua fonte d’ispirazione. Io sono immensamente felice di poter fare tutti i giorni, mettendoci tutte le mie energie, quello che amo. Mi sono innamorata della mia routine, che auguro a tutte le persone. Mi sento fortunata. Io voglio riuscire a meritarmi tutto ciò che ho.” Pensando ad un futuro, seppur breve e instabile, quali sono i suoi obiettivi? “Io ho tanti sogni e obiettivi. Sono giovane e quindi penso che prima del diploma cambierò idea tante volte. Al momento ambisco ad un contratto per poter danzare in una compagnia che valorizzi le mie qualità, in una città che mi sappia ispirare. Mi hanno sempre detto che ho un lato artistico sviluppato e che riesco a trasmettere l’amore che ho verso quest’arte. Oltre a maturare, devo migliorarmi su molte cose anche perché non possiedo

le doti naturali dalle ballerine, come ad esempio le gambe lunghe e iper-estese, le linee, …. Su questo negli anni ho sempre dovuto lavorare duramente.” Quali sono i suoi modelli ispiratori? “Ho sempre avuto il mito delle ballerine inglesi del Royal Ballet di Londra, come la danzatrice Manuela Núñez (prima ballerina del Royal Ballet, ndr). Per me lei è un’artista a 360 gradi e appena mi è possibile vado a teatro ad ammirarla. La prima volta che ho visto il Royal Ballet è stato su YouTube a 12 anni, mentre lei poco dopo l’ho conosciuta ed ammirata nella Bella addormentata nel bosco. A Londra la danza è un’arte stimata, mentre in Italia è sotto valorizzata. Quando dico che studio per fare la ballerina qua mi chiedono: «Seriamente e come lavoro cosa pensi di fare?!» A Londra questo non succede.” Come si vive a Londra? “Io non dispongo di molto tempo libero e quindi a Londra non riesco a fare la turista…. ma tempo a parte è una città fantastica, anche se molto costosa. La maggior parte dei musei è gratuiti e così ho la possibilità di visitare le gallerie d’arte. Di Londra mi piace l’architettura e i mezzi di trasporto sono quasi impeccabili.” Cosa le manca dell’Italia e della sua casa? “Mi manca molto il cibo italiano e soprattutto la cucina di casa della mia mamma e della mia nonna. Quanto ritorno a casa posso riposarmi e non devo cucinare, come invece sono costretta a fare a Londra. La famiglia, seppur lontana, la sento molto vicina. Mi mancano l’aria pulita e la tranquillità, a cui posso anche rinunciare, ma della danza assolutamente non posso fare a meno! ■


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trentinoattualità

di Denise Fasanelli

LA TANA DEI

PAPÀ

LA SCOMMESSA DI PUNTARE SUI PAPÀ È UN SUCCESSO: ATTIVITÀ, LABORATORI ED USCITE PER PASSARE MOMENTI PARTICOLARI CON I PROPRI FIGLI E CON ALTRI PADRI, DOVE LE MAMME NON SONO AMMESSE

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gon Angeli, roveretano classe 1981, è il presidente di Energie Alternative, un’associazione molto attiva nella Vallagarina nel proporre momenti ludico didattici, di promozione sportiva e sociale, su sani stili di vita per bambini e famiglie. Ci incontriamo per una chiacchierata sul nuovo progetto “La Tana dei papà”, nato per dar spazio al rapporto tra padri e figli. “Tutto è iniziato dalla lettura online dell’esperienza di un organizzatore del Camping dei papà di Bolzano. Come Associazione, avendo già alle spalle l’esperienza dei camp estivi, abbiamo voluto promuovere una “tendata” per papà e figli, per stimolare nei padri una riflessione sul proprio modo di vivere la genitorialità e un’occasione per passare del tempo libero e liberamente con i propri figli. Alla fine dell’esperienza abbiamo riscontrato le stesse osservazioni che avevamo letto nell’articolo. Ad esempio, alla serata di presentazione delle attività sono venute le mamme, con loro abbiamo dovuto

interagire per la parte informativa ed organizzativa iniziale. È stato un punto di partenza, uno stimolo sul quale praticare una riflessione profonda. Il resto, dopo quest’esperienza, è venuto da sè”. Raccontaci cosa è emerso e com’è andata. “Il primo campeggio, con 9 papà, di cui quattro non conoscevano la nostra re-

Laboratorio di cucina: “Il salame di cioccolato” 44

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altà associativa, è stata un’esperienza importante che ci ha fornito numerosi strumenti e ci ha resi più consapevoli. E’ stato nei momenti non “obbligati”, in cui non erano previste attività specifiche che sono emerse le questioni educative e relazionali riguardo il ruolo di padre o di marito tra i partecipanti. Hanno fatto tutto loro: date le età diverse dei bambini, chiacchierando, hanno dato vita ad un confronto totalmente informale ma profondo. Un momento educativo, perchè raccontarsi, ascoltare gli altri parlare delle loro giornate, serve a guardarsi allo specchio per capire cosa non va e cosa c’è da cambiare nei propri rapporti e relazioni”. Ancora oggi l’infanzia ci vede crescere ed educare principalmente dalle donne: è una caratteristica della nostra società, mentre i padri sono spesso sopraffatti dal lavoro e dagli impegni quotidiani che limitano la loro relazione con i figli. “Esistono oggi molti momenti dedicati


trentinoattualità Realizzazione di un murale presso la sede di Villa Lagarina

alle mamme sul nostro territorio, pochi sono quelli aperti a padri e figli, meno ancora quelli per padri in quanto tali. Mi spiego meglio: è cosa normale, un’evoluzione davvero molto positiva, che le madri si trovino per momenti dedicati all’allattamento, alla cura dei bambini, esistono iniziative volte al confronto e alla formazione o al sostegno psicologico. Per i padri non è così, i padri escono molto di più in realtà ma si ritrovano tra amici, compagni di squadra, colleghi, non si danno appuntamento per il semplice motivo di essere papà. Per questo abbiamo pensato ad uno spazio divertente e “bello”, nel senso di soddisfacente per tutti, dove andare come papà e dove la regola sia fare i papà, nel rispetto dei tempi e dei bisogni dei figli”. Nel 2017 il Comune di Rovereto si interessa alle attività e invita l’Associazione come partner ad un bando interministeriale. Tra 40 progetti, quello della Tana dei Papà riceve il punteggio più alto e diventa realtà grazie al finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la Provincia autonoma di Trento, con la partnership di Comunità della Vallagarina, Comune di Villa Lagarina, Comune di Rovereto, Comunità Murialdo e Associazione SEV. Di cosa si tratta? “A dicembre 2018 siamo partiti con le prime iniziative mirate principalmente a passare dei momenti divertenti e particolari con i propri figli e gli altri papà. Con il 2019 il progetto è decollato. Si tratta per lo più di laboratori manuali e creativi che si svolgono il sabato pomeriggio a Villa Lagarina (SpazioLab) e Rovereto (via Canestrini), attività sportive e gite. Le attività, aperte a tutte le famiglie della Vallagarina, sono rivolte a bambini (e i loro papà) dai 3 ai 14 anni, e saranno divise per fasce d’età. Saranno quasi tutte gratuite, sarà richiesto un contributo per le uscite”. Perchè le mamme non sono ammesse? “Il percorso che abbiamo iniziato, oltre a puntare al divertimento, a saldare il rapporto con i propri figli, vuole essere un modo spensierato e naturale per una riflessione e una maggiore consapevolezza circa il proprio modo di essere padre. Per questo parliamo sempre di momenti educativi su due livelli: sia per gli adulti sia per i bambini o ragazzi che vi partecipano”. Le mamme sono sicuramente felici di prendersi un break. “Sì, anche se alcune sono un po’ in ansia

o ci chiedono di poter partecipare, tanto che prevediamo di trovare dei momenti ad hoc per coinvolgerle, magari come giudici/assaggiatori nel finale dei corsi di cucina. Tutto sempre nell’ottica e nel rispetto del ruolo dei padri/figli in modo che possano essere fieri e gratificati nel dimostrare di farcela anche senza di loro. E di cavarsela molto più che bene”. Oggi i padri aiutano le madri molto di più di quanto avveniva in passato e aiutano i figli a liberarsi di quell’antico codice per cui le madri erano le uniche a saper crescere i figli mentre ai padri toccava il ruolo autoritario. “Viviamo un momento sociale e storico nuovo, in cui la figura del padre è cambiata ed è ricca di potenzialità interessanti. Chiaramente questo significa che il “vecchio modello” genitoriale è in crisi, a favore di uno nuovo che è ancora tutto da definire e non sarà mai uguale per tutti. Vorrei ricordare che non sempre i ruoli

dipendono dal sesso, l’essenziale è che nella coppia coabitino i diversi aspetti, l’importante è fare i genitori, non essere madri o padri”. Quale è stato il riscontro finora? “In questi anni con l’associazione Energie Alternative abbiamo creato una rete e un clima di fiducia importante in Vallagarina. In questo progetto ci sono stati quelli che si sono iscritti perchè già ci conoscevano e sanno come lavoriamo, il passaparola e i social han fatto il resto, a sottolineare il bisogno di conciliare famiglia e tempo libero. Ammetto che nessuno di noi si aspettava l’adesione che c’è stata, una partenza ottima: da inizio anno abbiamo registrato un centinaio di persone. Al solo corso di cucina di gennaio, sono rimaste escluse una ventina di famiglie”. Come si avvicinano a voi i papà? “La verità è che sono più le mamme ad avvicinarsi alla nostra realtà attraverso internet o il passaparola. Sono loro a “taggare” i compagni e mariti o ad iscriverli direttamente attraverso il nostro sito alle attività. Può sembrare un controsenso ma alla Tana dei papà gli indirizzi mail attraverso i quali ci si iscrive sono quelli delle mamme!” Qual è il profilo tipico dei padri che partecipano alle iniziative? “Credo sia ancora presto per le statistiche o per tracciare profili. Per ora sono pochi quelli che si sono iscritti a più attività, forse perché orientati da un particolare interesse per un tema. Questo trend cambierà probabilmente, siamo già al lavoro e ci stiamo impegnando a rendere possibili nuove interessanti iniziative”.

Laboratorio di cucina 45

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Laboratorio di serigrafia

Quale feedback avete da parte loro? “Alla fine di ogni attività chiediamo di compilare un questionario, ci interessa raccogliere consigli, opinioni, conoscere quali sono le motivazioni che avvicinano le famiglie alla nostra realtà e i loro bisogni. C’è molta voglia di confronto, di sentirsi parte di una comunità e la necessità di ritagliarsi del tempo da passare con i bambini in maniera esclusiva, facendo attività difficilmente ripetibili a casa. Alcuni papà ci hanno anche chiesto di fare cose nelle quali sono loro stessi esperti o specializzati, come musica o murales. Proprio nella sede di Villa Lagarina è stato realizzato un grande e bellissimo murales da un papà ed ora lo stiamo lentamente colorando insieme”. Cosa dicono di voi le mamme? “Le mamme son curiose, chiedono informazioni all’inizio e, a lavori conclusi, confessano di essere entusiaste di quello che viene riportato dai partecipanti. Molte ci chiedono come i papà riescono a gestire i fratelli e le sorelle”. Ed i bambini? “I più piccoli faticano un po’ all’inizio, per loro è tutto nuovo, dalle facce all’ambiente ma riescono sempre a finire i laboratori e tornano. I bambini più grandi vengono per attività specifiche a cui sono spesso già appassionati. In entrambi i casi è sempre faticoso finire in orario e passare al gruppo successivo. Ricordo una bimba di 2 anni e mezzo, arrivata in ritardo insieme al suo papà, al laboratorio “Mani in pasta”, piangeva, non voleva fare nulla, il padre era in difficoltà ma è stato bravo a lasciarle tempo, rassicurarla e non forzarla in alcun modo. Lei pian piano ha preso fiducia e ha partecipato. Dopo due ore, alla fine del 46

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laboratorio, non riuscivamo a mandarla via, a farle capire che ora doveva andare”. Quali progetti avete per il futuro? Cosa vi piacerebbe realizzare? “Siamo alle prese con l’organizzazione delle attività e delle uscite dei prossimi mesi, e quelle dell’estate, primo tra tutti il camping. Può non sembrare ma alle spalle di momenti anche brevi, c’è un sacco di lavoro e molta preparazione. Vogliamo offrire a papà e ai bambini attrattive nuove e più varie possibili con competenze adeguate. Un’altra cosa a cui stiamo lavorando è il coinvolgimento delle mamme, come accennavo prima, ci piacerebbe studiare dei momenti da vivere insieme come famiglia durante le trasferte o in attività specifiche”. Come vi mantenete e come possiamo aiutare la vostra realtà? “Al momento il progetto è interamente finanziato fino alla scadenza del bando ad autunno del 2019, quindi non accettiamo aiuti economici, nonostante ci sia stato chi ha manifestato la voglia di effettuare una donazione a seguito dei laboratori. Ci auguriamo di trovare un finanziamento pubblico, privato oppure misto per il prossimo anno, ci piacerebbe dare continuità al progetto e allargare la base continuando a creare ricadute positive sul territorio. Ora non possiamo fare altro che invitarvi a partecipare e divertirvi con noi”. Chi siete, quanti siete ad operare? “Io sono un ingegnere ma da anni ho scelto di dedicarmi a queste realtà, poi c’è la mia socia Alice Daldosso, laureata in scienze della formazione che mi affianca nell’ideazione, nel coordinamento e nella supervisione del progetto. Per quanto riguarda la realizzazione, l’organizzazione e il front end, la nostra equipe è composta da Diego Barrio e Alessia Tasin entrambi educatori professionali rispettiIl falò della tendata con i papà

Laboratorio archeologico: “Ritorno alla preistoria”

vamente classe 1981 e 1992. Abbiamo creato una cabina di regia insieme alla Comunità Murialdo e all’Associazione SEV per il supporto pratico e logistico, per coordinarci con il Comune e il contesto in cui siamo inseriti. Collaboriamo inoltre con altre realtà che ci danno supporto e ci guidano nei laboratori a tema, come è successo per quello sulla preistoria dove i nostri educatori hanno affiancato agli esperti del Did@ct (Didattica @ rcheologia e Cultura in Trentino) nella creazione di utensili e pitture rupestri o in quello circense con gli esperti di Bolla di Sapone - Scuola di Circo”. Sito: http://energiealternativetn.altervista.org/la-tana-dei-papa/ Pagina Fb: https://www.facebook.com/ LaTaDePa ■


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I RAGAZZI DI

I reduci del III battaglione “Bozen” a Pietralba negli anni Settanta

VIA RASELLA

di Pino Loperfido

IL 23 MARZO 1944 ESPLODE LA BOMBA CHE, UCCIDENDO 33 MILITARI ALTOATESINI, CONDURRÀ ALLA TRAGICA RAPPRESAGLIA DELLE FOSSE ARDEATINE E AD UNA GENERALE RECRUDESCENZA DELLA REPRESSIONE NAZISTA. UN CASO ANCORA APERTO, 75 ANNI DOPO. NON SOLO PERCHÉ QUEI CONTADINI E ARTIGIANI DELLE VALLATE SUDTIROLESI, ARRUOLATI A FORZA, CONTINUANO ERRONEAMENTE AD ESSERE DEFINITI “TEDESCHI” E MEMBRI DELLE SS. MA PERCHÉ RITENUTI RESPONSABILI DELL’ECCIDIO IN CUI PERIRANNO 335 PERSONE. UNA DAMNATIO MEMORIAE CHE PARE CONDANNARLI PER SEMPRE AL SILENZIO E, ALCUNI DI LORO, ANCHE AD UNA SEPOLTURA INDEGNA. UNA FERITA APERTA NELLA MEMORIA STORICA DELLA NAZIONE, MA QUEI 33 RAGAZZI, A QUESTO PUNTO, AVREBBERO DIRITTO ALMENO AD UN PO’ DI VERITÀ E DI PACE

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i aggiro nella pancia del Santuario di Pietralba, a due passi da Bolzano. Siamo quasi sul confine tra Alto Adige e Trentino. La stanza degli ex voto ha le pareti tappezzate di quadri e quadretti: santi, madonne, ma anche scene di incidenti, cadute, immagini di ammalati con le braccia fasciate o infilati in un letto, ritagli di cronaca nera e altro ancora. E poi stampelle, occhiali, caschi da motociclista. Un vero e proprio 48

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Sancta Sanctorum delle sfighe. Ad un certo punto, non so perché, vengo attirato da un quadretto contornato di nero che riporta un piccolo elenco di nomi e date di nascita. Sembra sottrarsi in qualche maniera alla logica degli altri ex voto. Voglio dire, solitamente si ringrazia il Cielo per una grazia ricevuta, per lo scampato pericolo. Questo quadretto, invece, riporta uno strano elenco di trentadue persone scomparse. Dece-

dute a Roma, in via Rasella, il 23 marzo del 1944. Via Rasella, ma certo, – adesso ricordo! – quella bomba che scatenò poi la rappresaglia orribile delle fosse Ardeatine. Ne ho sentito parlare. Di questa vicenda, in quel momento, so solo che i partigiani uccisero alcune SS tedesche, ma allora, perché qui, a Pietralba, questo quadretto? Per scoprirlo mi metto al lavoro, leggendo e interpellando chi ne sa più


trentinostoria Soldato del “Bozen” in via Rasella immediatamente dopo l’attentato. Sono riconoscibili cartucciera e fucile (Carcano Mod. 91) di fabbricazione italiana

Agosto 1944. Soldati dei reggimenti di polizia all’ingresso della città di Bolzano

di me. Illuminante ed imprescindibile, in questo senso, il libro di Lorenzo Baratter, “Dall’Alpenvorland a via Rasella” (Publilux, 2003). Vado perfino a Roma, in quella strada fatale, e a bocca aperta davanti ai muri ancora sbrecciati dopo tanti anni, respiro un’atmosfera pesante, piena di fantasmi e della flebile eco di urla disumane. Scrivo all’allora Governatore Luis Durnwalder, chiedendo di fare qualcosa per intaccare questa damnatio memoriae che sta condannando quei ragazzi altoatesini alla dimenticanza eterna. Non ricevo nessuna risposta. Tuttavia non demordo e proseguo con le ricerche. Quel che segue è il mio modesto tentativo di ricostruire i fatti. ••• Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia “scarica” a sorpresa la Germania. Ma per i tedeschi quello dell’armistizio è solo il segreto di Pulcinella, anzi “Das pfeifen die Spatzen schon vom Dach”, come dicono loro. Così solo due giorni dopo viene costituita l’Alpenvorland, il

Ancora oggi, sui muri, sono visibili i segni della sparatoria che seguì lo scoppio della bomba

Trentino e l’Alto Adige vengono in tutto e per tutto assoggettati al potere nazista. Tra le altre cose, si presenta la necessità di costituire dei corpi di polizia per il mantenimento dell’ordine pubblico. Vengono all’uopo formati il Corpo di Sicurezza Trentino, il suo corrispondente altoatesino, il S.o.d., e i Polizeiregiment Italiani – almeno sulla carta – che combattono per i tedeschi. Alcuni si arruolano perché convinti di evitare così di essere mandati al Fronte, altri perché sinceri sostenitori del nazismo, altri solamente perché costretti a prendere atto della propria volontarietà. Tanto è vero che la cartolina di richiamo si rivolge “An den Kriegsdienstplichtigen”: qualcosa come “All’obbligato al servizio di guerra”. Nel 1979, il quotidiano “Alto Adige” pubblica un inserto intitolato “Quelli di via Rasella”, che rompe un muro di silenzio lungo 35 anni. Josef Prader, reduce del III Battaglione del “Bozen”, racconta a Umberto Gandini: «Ci fecero firmare cartellini sui quali era scritto che eravamo volontari. Io dissi che, se volevano, potevano anche arruolarmi, ma non come volontario. Mi risposero che mi avrebbero definito come pareva a loro, e che se facevo tante storie, sarei finito in Russia. Ecco come eravamo volontari...». Come racconta Lorenzo Baratter ne “Le Dolomiti del Terzo Reich” (Mursia, 2005), tanti militari hanno già prestato servizio molto tempo prima nell’esercito italiano. Emblematico il caso di Peter Putzer, di Varna. È stato artigliere da montagna sul Tonale, vent’anni prima. Durante l’addestramento a Gries muore sua figlia. Il comando gli nega la licenza per

Il quadretto “ex-voto” conservato a Pietralba. Sono riportati i nomi di 32 dei 33 soldati scomparsi

partecipare al funerale. Ma per alcuni le circostanze sono ancora più tremende. Lois Rauter è un contadino della Val Pusteria. Lui e sua moglie hanno due figli, Valentin e Heinrich, che sono minorati psichici. Come altre migliaia di sudtirolesi, viene chiamato a decidere se rimanere cittadino italiano oppure optare per la Germania. Viene convinto alla seconda scelta. Quello che non sa è che i suoi due poveri ragazzi verranno così avviati alla famigerata Aktion T4, il programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali. Vite che, secondo loro, erano indegne di essere vissute. Lois Rauter riceverà la notizia della morte dei due figli, poco prima di essere arruolato. In via Rasella perderà un braccio. ••• L’undicesima compagnia del Polizeiregiment Bozen è formata da 156 uomini. 49

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trentinostoria Quasi tutti contadini, artigiani, pastori o mugnai delle valli dell’Alto Adige; hanno tra i 30 e i 40 anni e sono comandati dal sottotenente Walter Wolgasth, un prussiano tutto d’un pezzo, una vera carogna secondo i suoi soldati che gli affibbiano il nomignolo di “Vollgas”, Tuttogas, perché si diverte a farli schiattare di fatica. Il battaglione, invece, lo dirige un boemo, Johann “Hans” Dobek (conosciuto anche come Hellmuth Dobbrick). I posti di comando sono naturalmente preclusi agli altoatesini: per loro non rimane che il grado di Unterwachtmeister, il più basso della gerarchia della polizia d’ordine dopo quello di allievo. Dobek e Tuttogas non hanno una grande opinione dei loro soldati; l’appellativo più gentile che riservano alla truppa è “Holzkoepfe”, teste di legno. Probabilmente non hanno digerito di essere stati assegnati a quel battaglione, a quelle schiene curve abituate a salire su per i sentieri della Val Venosta e dei passi dolomitici, a quella gente di montagna per natura così pacifica e poco incline alla marzialità militaresca. Anche per questo l’addestramento è particolarmente duro. Bolzano e poi Colle Isarco. E da sopportare non ci sono solo la disciplina e la fatica fisica, ma pure l’umiliazione psicologica messa in atto dai comandi. Il razzismo, insomma. “Traditori”, “maiali”, “bastardi” a ogni piè sospinto. A quelle reclute non viene perdonato il fatto di essere così poco tedesche, di non sapere addirittura, come nel caso dei ladini, parlare il tedesco. Loro, le reclute, malsopportano. In fondo, a quanto ne possono sapere, tutto quello assomiglia tanto a un secondo servizio militare, fatto con una divisa diversa, per una nazione diversa, con tanto di giuramento che viene pronunciato il 28 gennaio. Pochi giorni dopo il Battaglione è trasferito a Roma, con mansioni di sorveglianza. Per chi sperava di rimanere in Alto Adige non è certo una bella notizia. Anche perché Roma, in quei giorni, almeno in teoria, dovrebbe essere una “Città Aperta”, cioé immune ad ogni tipo di combattimento, ma di fatto è il teatro di un braccio di ferro tra i nazisti e le bande partigiane. La dichiarazione del 14 agosto 1943, infatti, non verrà di fatto mai riconosciuta dagli Alleati. Di tanto in tanto, sui muri della città, compaiono alcuni manifesti tedeschi. Vi si può leggere una frase terribile, ma molto, molto chiara, che non può lasciare spazio agli equivoci: ogni aggressione

Il maggiore Johann (Hans) Dobek, comandante del III battaglione del Polizeiregiment Bozen

Foto con dedica del Tenente Walter Wolgasth, comandante dell’11ª Compagnia. Morì l’ultimo giorno di guerra, l’8 maggio del 1945, in circostanze mai chiarite

contro i militari tedeschi da parte di civili sarà punita con dieci vittime italiane per ogni vittima tedesca. Non è una novità. Già tre volte – il 31 gennaio, il 2 febbraio e il 7 marzo, a Forte Bravetta – in seguito all’uccisione di soldati tedeschi sono stati giustiziati coplessivamente 31 italiani. Un memento che, come vedremo, non sortirà l’effetto voluto. ••• Il futuro deputato comunista Giorgio Amendola è a capo dei Gruppi di Azione Patriottica nella capitale, i GAP, e li ha già incrociati questi militari un po’ curvi, così poco tedeschi, che cantano come deficienti per le strade di Roma. Sì, li ha visti anche in Piazza di Spagna, recandosi al nascondiglio di Alcide De Gasperi, nel palazzo della Propaganda Fidae. Amendola ordina ai GAP di studiare un piano per attaccare quella Compagnia: un bersaglio troppo facile per potervi rinunciare. Sono una dozzina i gappisti coinvolti, tra cui Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna e Carla Capponi. La logorante guerra di posizione tra le truppe Alleate, sbarcate ad Anzio due

mesi prima, e le forze tedesche al comando del feldmaresciallo Albert Kesselring è al suo culmine. Nessuno avanza verso nessun oltre. E Roma è come un gioiello conteso che abbaglia con crudele bellezza questi soldati dell’undicesima compagnia: valligiani che di tattica e strategia sanno ben poco. Per loro è già stato abbastanza traumatico passare dai prati della Val Badia, alla città dei Cesari. Però, in quei giorni, qualcosa riescono a notarla anche loro. Le guardie sono raddoppiate, le strade di Roma, al contrario degli altri giorni, sono praticamente vuote. Che il momento della liberazione della città sia sempre più vicino è un altro segreto di Pulcinella. Eppure, senza consultare la Giunta militare della Resistenza e all’insaputa degli altri partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, il GAP dà avvio a quella che Norberto Bobbio definirà, nel 1984, “il più grosso errore della Resistenza”. Già, un errore. Non solo perché porterà alla tremenda carneficina delle Fosse Ardeatine, ma perché segnerà di lì in poi una recrudescenza nel sistema repressivo tedesco, un cambio di atteggiamento nei confronti delle popolazioni più indifese. Pensiamo alle stragi, Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, in primis. È lecito supporre che senza questo inutile attentato si sarebbero risparmiate migliaia di vite umane? “Inutile”, certo. A che pro, infatti, uccidere soldati nemici con mansioni di sorveglianza, in una città che sta per essere liberata pacificamente, quando sai benissimo che per ogni avversario caduto, a dieci dei tuoi verrà chiesta la

Il carrettino delle immondizie usato per l’attentato 50

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I resti dei militari del Polizeiregiment “Bozen” caduti nell’attentato adagiati sul ciglio della strada

I NOMI DEI 33 CADUTI IN VIA RASELLA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33

Nome e Cognome Karl Andergassen Franz Bergmeister Josef Dissertori Georg Eichner Jakob Erlacher Friedrich Fischnaller Johann Fischnaller Eduard Frötscher Vinzenz Haller Leonhard Kaspareth Johann Kaufmann Anton Matscher Anton Mittelberger Michael Moser Franz Niederstätter Eugen Oberlechner Mathias Oberrauch Paulinus Palla Augustin Pescosta Daniel Profanter Josef Raich Anton Rauch Engelbert Rungger Johann Schweigl Johann Seyer Ignatz Spiess Eduard Spögler Ignatz Stecher Albert Stedile Josef Steger Hermann Tschigg Fidelius Turneretscher Josef Wartbichler

Nato il Età Luogo di nascita 5-1-1914 30 Kaltern / Caldaro 6-9-1906 37 Kastelruth / Castelrotto 5-6-1913 30 Eppan / Appiano 21-4-1902 41 Sarnthein / Sarentino 12-7-1901 42 Enneberg / Marebbe 19-11-1902 41 ND 17-11-1904 39 Mühlbach / Rio di Pusteria 19-12-1912 31 Latzfons / Lazfons ND ND Ratschings / Racines 28-1-1915 29 Kaltern / Caldaro 19-10-1913 30 Welschnofen / N. Levante 12-6-1912 31 Brixen / Bressanone 15-11-1907 36 Gries (frazione di Bolzano) 29-9-1904 39 Kitzbühel (Austria) 1-6-1917 26 Aldein / Aldino 30-4-1908 35 Mühlwald / Selva dei Molini 15-8-1910 33 Bolzano 31-12-1915 28 Buchenstein / Livinallongo 9-5-1912 31 Kolfuschg / Colfosco 22-5-1915 28 Andrian / Andriano 14-12-1906 37 St. Martin / San Martino 5-8-1910 33 Völs / Fiè allo Sciliar 21-12-1907 36 Welschellen / Rina 13-8-1908 35 St. Leonhard / San Leonardo 3-6-1904 39 Gais 4-7-1911 32 Schweinsteg / Sant’Orsola 11-7-1908 35 Sarnthein / Sarentino 11-5-1911 32 Schluderns / Sluderno 26-6-1915 28 Bolzano 10-8-1908 35 ND 23-4-1911 32 St. Pauls / San Paolo 19-1-1914 30 Untermoi / Antermoia 13-11-1907 36 ND

vita? Perché un’azione del genere quando il giorno prima, il 22 marzo, il direttore de “Il Messaggero”, Bruno Spampanato, scrive che il comando tedesco avrebbe ritirato a breve le sue truppe da Roma?! Un’altra domanda senza risposta. ••• Ci sono giorni che nascono già gonfi di presentimenti, pieni di segni; tanto che già al mattino ti convinci di aver capito cosa accadrà di lì fino a sera. Il Polizeiregiment Bozen è acquartierato nelle soffitte del Viminale. Da lì, tutte le mattine, l’undicesima compagnia si reca marciando al Foro Mussolini, per svolgere le esercitazioni. Hans Dobek, al seguito in automobile, non si accontenta di esporre le “teste di legno” agli attacchi partigiani. Pretende che si facciano sentire, che cantino come tanti galletti pettoruti, che si mostrino entusiasti di servire il Reich. Come delle vere SS. Il giorno in questione è il 23 marzo 1944.

Ricorre il venticinquesimo della fondazione dei Fasci di Combattimento, antesignani del fascismo. In città è prevista una manifestazione. Il futuro Presidente della Repubblica, Sandro Pertini responsabile militare del PSIUP, morde il freno: vorrebbe concordare un’azione militare unitaria con i Gap. Si progetta di attaccare il corteo fascista in due punti diversi dai GAP e da una squadra delle Brigate Matteotti socialiste.

I nazisti sanno di questi propositi, così spostano la commemorazione fascista in un palazzo di Via Veneto, per motivi di sicurezza. Ciò nonostante, il battaglione degli altoatesini continua a essere esposto, passando rumorosamente per le vie del centro e, solo quel giorno, con i fucili carichi. Magari la sparo grossa, ma sembra quasi che vengano usati come una specie di esca. Ecco. L’ho detto... Gli stessi gappisti devono averla notata questa strana aria di smobilitazione. Tant’è che le marce di quelli del Bozen si sono diradate… Il giorno 18 e il giorno 19 il plotone non si fa vedere. I dubbi serpeggiano nel gruppo di Calamandrei e degli altri. Il 20 eccoli di nuovo. Allora, progettano di agire il giorno seguente. Ma c’è un intoppo. Il 21 l’esplosivo non è pronto. E il 22 gli uomini di Dobek latitano nuovamente. I gappisti temono che non se ne faccia più nulla. In fondo Roma sta per essere evacuata. Gli americani sono alle porte della città. Eccetera. Ed invece. Il 23 marzo, l’undicesima compagnia si avvicina a Via Rasella. È strano, ma pure quel cagnaccio di Dobek, questo pomeriggio, non sembra più lo stesso. È agitato, continua a fare su e giù con l’automobile. E urla: “Ein Lied! Ein Leid, Schweine!”. E loro obbediscono, e vai con quell’odiosa canzoncina. “Hupf, mein Mädel”, Salta, bella mia… È ridicolo cantare motivi tanto allegri con le granate agganciate alla cintura, col pericolo di attentati, in un mondo impazzito. Il compito di far brillare l’ordigno viene assegnato a Bentivegna, travestito da spazzino. Poco distante da lui, Carla Capponi, con un impermeabile da gettargli addosso, dopo lo scoppio. I due si sposeranno sei mesi dopo. I gappisti devono attendere circa due ore in più rispetto alla consueta ora di transito della compagnia in via Rasella; il giovedì 23 marzo 1944 i soldati del “Bozen”, sono partiti in ritardo dopo l’esercitazione di tiro effettuata al poligono di

Rosario Bentivegna (1922-2012) e Carla Capponi (1918-2000) 51

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trentinostoria Tor di Quinto e solo alle 15.45 la colonna sbuca da Largo Tritone e gira verso via Rasella. I plotoni sono quattro, uno in fila all’altro. Stranamente tutti i sottufficiali, e anche Wolgatsh e gli altri, sono stati chiamati a rapporto in cima al corteo. Sono due ore di ritardo che potrebbero portare all’annullamento dell’operazione. I negozi stanno per riaprire e le vie si stanno animando di passanti. Anche alcuni bambini si sono messi in coda al plotone scimmiottando la marcia dei soldati. E poi Bentivegna ha quasi finito il tabacco nella pipa, per l’accensione della miccia. Tanto è vero che, alle tre e mezza, Pasquale Balsamo gli passa vicino e gli dice: “Guarda che se alle quattro non sono venuti ti pigli il carrettino e ce ne andiamo”. Un quarto d’ora dopo, la bomba esplode mentre è appena transitato il secondo plotone. Dodici chili di tritolo pressati in un contenitore di ghisa, a cui sono stati aggiunti sei chili di esplosivo e pezzi sfusi di ferro. L’onda d’urto è devastante. Vengono scardinate porte e finestre, un autobus viene scaraventato contro la cancellata di palazzo Barberini. Dopo lo scoppio, i gappisti lanciano anche quattro bombe a mano. ••• Ad essere onesti, non ne ricordo più la fonte. È un aneddoto che ho letto durante le mie ricerche per “Caro Alcide”, la biografia romanzata che ho scritto sullo statista trentino nel 2003. L’aneddoto è questo: al momento della detonazione, Alcide De Gasperi è in compagnia di Giorgio Amendola. L’esplosione fa tremare i vetri, così questi dice al trentino: “Sentito che botto?!”. Degasperi risponde: “Eh, voi comunisti, una ne pensate e cento ne fate”. Un dialogo strano. Quasi divertito. Nemmeno fosse scoppiato un mortaretto di San Silvestro o poco più. A poche centinaia di metri, in Via Rasella, di divertente non c’è proprio nulla. A terra rimangono tra i 22 e i 26 uomini, alcuni dei quali orrendamente mutilati. Altri moriranno nelle ore successive. Molti dei superstiti porteranno i segni di quello scoppio per tutto il resto della loro vita. Ci sono anche morti civili, “effetti collaterali” li chiameremmo oggi. Tra loro il dodicenne Piero Zuccheretti. Quel giorno, sta andando al lavoro in una bottega di ottica e da Piazza Barberini viene attirato da quella canzone sguaiata. Il suo povero corpo verrà completamente smembrato dall’esplosione. I piedi non verranno mai ritrovati. (Si badi: non è per morbosità giornalistica che mi soffermo sui parti52

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I dirigenti del PCI Luigi Longo, Giorgio Amendola e Mauro Scoccimarro in una via di Roma

Piero Zuccheretti, il ragazzino morto in Via Rasella, in braccio a sua madre, al Lido di Ostia (wikipedia)

colari della sua fine, ma solo perché, a mio avviso, lui è l’emblema dell’assurdità di questo attentato). Il resto della compagnia sbanda. Com’è comprensibile c’è una gran confusione, urla, sangue, panico, paura. Anche perché non c’è un nemico contro il quale aprire il fuoco. Il nemico è nascosto, fuggito, volatilizzato. Ha tirato il sasso, ha nascosto la mano e ora probabilmente è in piazza Vittorio a festeggiare il successo dell’operazione e la propria incolumità. I poliziotti altoatesini superstiti allora dirigono l’attenzione verso l’alto, alle finestre dei palazzi di Via Rasella. La bomba deve essere arrivata da lì. Non c’è altra spiegazione. Un vecchio affacciatosi viene freddato da un militare. Dobek è sconvolto, corre fra i corpi smembrati e quelli dei feriti urlando come un pazzo: “Correte,

maiali, correte!”. Sul posto giungono immediatamente il questore Pietro Caruso, il generale Kurt Mälzer, comandante militare di Roma, il diplomatico Eugen Dollmann e, insieme in automobile, il console Eitel Friedrich Moellhausen e il ministro dell’Interno della RSI Guido Buffarini Guidi, raggiunti in un secondo momento dal comandante delle SS Herbert Kappler. Mälzer è furibondo (e, secondo le memorie di Moelhausen, ubriaco fradicio), ordina di portare dell’esplosivo e di far saltare in aria tutti gli edifici dell’isolato tra via Rasella e via delle Quattro Fontane. Solo Kappler riesce a farlo desistere da questo suo apocalittico proposito di vendetta. Arrivano uomini del Battaglione “Barbarigo” della Xª Flottiglia MAS che, con i superstiti del Bozen, rastrellano la popolazione residente, trasferendola poi nelle cantine del Viminale. Ricordate? “Dieci vittime italiane per ogni vittima tedesca”. Dei rastrellati nella zona dell’attentato, circa 300 persone, dieci saranno tra le 335 vittime delle Fosse Ardeatine. Al contrario del comandante Mälzer, il tenente Wolgasth, mantiene una calma tanto olimpica quanto disumana. Aiuta educatamente i feriti a salire sulle ambulanze. In ospedale vorrà sincerarsi delle condizioni di tutti i ricoverati, facendo loro perfino un regalo, un dono da vera superstar nazista: una sua foto con dedica. Sembra finita, ma non è così. Alla sera, Dobek irrompe come una furia nelle camerate del Viminale. Vuole che siano quegli stessi “maiali” a vendicare i compagni ammazzati dai terroristi. Urla, si sbraccia, scalpita come un cavallo.

Kurt Mälzer a Roma nel marzo 1944, durante un’ispezione delle truppe italiane della Decima Mas, destinate al fronte di Anzio e Nettuno (Bundesarchiv)


trentinostoria Nessuno fiata. C’è troppo dolore in quella soffitta. Dolore per i compagni morti e, più che mai, nostalgia di casa. I soldati rifiutano di eseguire l’ordine. Franz, Peter, Toni e gli altri sono cattolici. Proprio loro dovrebbero farlo? Loro che quando stavano a Bolzano e venivano trovati nelle chiese erano obbligati a tornare in caserma sulle ginocchia? Nessuno di loro prenderà parte all’eccidio. Eppure un memoriale consegnato alla Conferenza di Pace di Parigi, febbraio 1946, lo afferma esplicitamente. Ma non è tutto. Si parla di loro anche come responsabili dei rastrellamenti del 18 ottobre 1943, quando un migliaio di ebrei romani vennero avviati ai campi di sterminio. Un errore grossolano. In ottobre gli uomini di quel battaglione erano già da tempo nella caserma di Gries. Un errore che, pur appurato dagli storici, non è mai stato ufficialmente smentito. ••• Negli anni del dopoguerra, su questa vicenda ci saranno polemiche e processi a non finire. Strascichi inevitabili. A partire dal 25 marzo 1944, quando al cimitero militare germanico di Pomezia, si tengono i funerali. I soldati caduti in Via Rasella trovano sepoltura in un prato lontano da casa. Trenta superstiti disertano e tornano a casa, in Alto Adige. Vengono denunciati e inquadrati in compagnie punitive, inviati al fronte orientale da cui non faranno più ritorno. Poi silenzio assoluto. Nel 1951, su proposta di Alcide De Gasperi, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi conferisce a Rosario Bentivegna la medaglia d’argento al valor militare. Negli anni Sessanta l’antifascismo militante riscrive alcuni particolari della

Rastrellamenti di passanti e residenti, nelle concitate ore successive all’esplosione (Bundesarchiv)

nostra storia patria. Mussolini non godeva di alcun consenso, le foibe sono un’invenzione e quelli di Via Rasella non erano poco più che vigili urbani bensì delle feroci SS senz’anima. Fino a che, nel 1979, Umberto Gandini rompe l’incantesimo con quella famosa inchiesta, da cui emergono elementi nuovi. La sostanziale estraneità degli uomini attaccati in via Rasella alle SS, l’arruolamento forzato, la devozione cattolica e lontananza dal modello del soldato nazista, nonché i particolari della mancata partecipazione alla strage delle Fosse Ardeatine. Circa la sorte dei caduti, Gandini commenta: «Una volta premesso che nessun uomo merita di morire, ed accettata quindi solo per momentanea esigenza dialettica l’orribile logica che regola le vicende di guerra, si può dire che quel giorno di marzo, in via Rasella, morirono i soldati tedeschi meno tedeschi di tutti quelli che imperversavano in quegli anni per l’Europa; e i soldati tedeschi che meno di tutti “meritavano” quella fine, perché non avevano fatto assolutamente niente

TRE DEI SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE

Tre dei sopravvissuti all’attentato, da sinistra, Sylvester Putzer di Varna, Josef Praxmarer di San Giacomo e Peter Putzer sempre di Varna (gli ultimi due sono stati fotografati da Umberto Gandini per il giornale “Alto Adige” del 1979)

di male, non erano stati nemmeno messi nella condizione di poter fare del male». Tante le cause civili intentate contro Bentivegna e gli altri in questi ultimi decenni. Tutte respinte. Con l’ordinanza del 16 aprile 1998, il giudice per le indagini preliminari di Roma dispone l’archiviazione del procedimento penale a carico di Rosario Bentivegna, Carla Capponi e Pasquale Balsamo, iniziato a seguito di una denuncia presentata da alcuni parenti delle vittime civili dell’attacco. Il Giudice esclude la qualificazione dell’atto come legittima azione di guerra, ravvisando tutti gli estremi oggettivi e soggettivi del reato di strage, altresì rilevando tuttavia l’estinzione del reato a seguito dell’amnistia prevista dal decreto 5 aprile 1944 per tutti i reati commessi “per motivi di guerra”. In seguito, la Corte di Cassazione continua (2007-2009) ad accogliere con regolarità disarmante i ricorsi e le richieste danni avanzati dalla figlia di Bentivegna e della Capponi, ribadendo che quello di via Rasella fu “legittimo atto di guerra contro il nemico occupante”. Ma non possono esistere, secondo il mio modesto parere, “atti di guerra” che possano considerarsi legittimi. Non ci sono vittime e carnefici in una storia come questa, ma solo vittime. Lev Tolstoj ha scritto che la pietà è una delle più preziose facoltà dell’anima umana. Eppure ad oggi, ventisei dei trentatré caduti di quella undicesima compagnia sono ancora sepolti anonimamente a Pomezia. Nessuno, né parenti né autorità politiche locali, dopo settantacinque anni, ha ancora chiesto di poterli riportare nella loro terra d’origine: l’Alto Adige - Südtirol. “Sarà lecito almeno dire, – scrive ancora Bobbio – senza timore di essere accusati di essere fascisti o amici dei fascisti, che quei soldati morti in quell’agguato erano soggettivamente innocenti?” Da 75 anni si attende invano una risposta. ■ 53

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di Fiorenzo Degasperi

VANOI, LA VALLE INCANTATA UN ITINERARIO TRA MALGHE, CAPPELLE E LAGHI ALLA RICERCA DEL SILENZIO E DI UNO SPETTACOLARE PANORAMA DOLOMITICO, SENZA DIMENTICARE I SANTI PROTETTORI E LE STREGHE

C’

Vanoi

è una valle incantata che è rimasta tale nel corso dei secoli: quella del Vanoi, dove leggenda e storia si confondono. Il lavoro dell’uomo ha plasmato il territorio falciando i prati, tagliando gli alberi, scavando miniere, erigendo tabià per il fieno e le bestie, costruendo case dalla caratteristica ritonda, una piccola abside sporgente in cui sono collati il focolare e il camino, e decorate dai piòl, i ballatoi lignei su cui venivano appese le pannocchie di mais. Sulle facciate delle case e lungo i sentieri del lavoro innumerevoli affreschi, ex voto, capitelli e piccoli santuari segnano 54

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la presenza del sacro che irrompe nella quotidianità: ai santi, alle sante e a dio si affidavano le vite, dalla nascita alla morte e oltre. Il nostro percorso si dilunga attraverso un sentiero che collega un arcaico paese, Zortea (m 1028, toponimo derivante dalla proprietaria di un maso, Dorotea, poi de zortea nel 1544), con il lago di Calaita, tra draghi, streghe e acque fredde, transitando per rifugi, malghe e immense foreste, accompagnati dal vento e con le aguzze guglie delle Pale di San Martino che fanno da scenografia. Siamo in una laterale del

Vanoi, nella Valle del Lozen. Un tempo queste terre appartenevano alla potente famiglia tirolese dei Welsperg: qui operarono per secoli i minatori venuti dalla valle dell’Inn e nel periodo invernale, lungo i torrenti, centinaia di buschiéri trascinavano il legname a valle, giù per le tempestose acque del Vanoi, poi per quelle del Cismon e della Brenta, fino a Venezia, dove i tronchi si trasformavano in navi della Repubblica Marinara e in fondamenta degli innumerevoli palazzi e chiese della città lagunare. Risalendo antichi sentieri selciati alle


trentinoattualità

PER DORMIRE E MANGIARE

ZORTEA, LA STANZA DEL SACRO Tra le tante attività organizzate dall’Ecomuseo del Vanoi per far conoscere il territorio della valle sotto tutti i suoi aspetti – culturali, economici e folklorici –, è stata inaugurata a Zortea la Stanza del Sacro. Nella vecchia scuola della piccola frazione, al primo piano, sono raccolti i segni della religiosità popolare: un conservatorium della memoria nel quale il tesoro custodito è appunto la memoria stessa, al di là del valore materiale degli oggetti esposti. L’allestimento permanente del piccolo museo propone il calendario agricolo e quello agiografico, oggetti della cultura materiale, detti popolari, filastrocche e rime, il tutto legato al mondo dei santi e a quello dell’agricoltura-allevamento. Durante l’estate vengono allestite esposizioni temporanee sempre legate al Sacro. La Stanza del Sacro è aperta durante i mesi estivi o tutto l’anno su richiesta. Info: Ecomuseo del Vanoi, tel. +39 0439 719106, www.ecomuseo.vanoi.it

pendici del Coston, tra masi sparsi, incontriamo svariate testimonianze legate alla religiosità popolare, tra cui il seicentesco Capitello della peste, ai Masi del Lozen, una piccola cappella che conserva ancor oggi gli affreschi originali del frescante itinerante Zuan Battista Costoia, originario dell’Agordino. Ovviamente non può mancare la Madonna con il Bambino, affiancata sui lati del capitello da santi e vescovi protettori, la cui presenza su questa terra

era invocata quotidianamente dalle genti del luogo. I Masi di Lozen sono famosi dal punto di vista architettonico perché in queste costruzioni si possono osservare le influenze venete – le finestre ad ogiva – e quelle tirolesi – i fienili in legno blockbau –. Poco oltre, a quota 1200 metri, troviamo il maso-agritur Santa Romina con l’omonima cappella. La santa eremita romana, morta nel 324 d.C. e il cui nome è assai raro nell’arco alpino, affianca sempre papa Silvestro. E forse non è un caso che a pochi chilometri da qui si erga, subito dopo il Passo Gobbera, su di uno sperone roccioso, il piccolo santuario dedicato al santo papa cacciatore di draghi. Il santuario, assieme alle chiese e cap-

Ristorante affittacamere Lozen (m 1198), www.lozen.it. Agritur Malga Lozen (m 1487), aperta tutti i week end, le festività e nel periodo estivo. L’Agritur è anche fattoria didattica, con percorsi riguardanti la vita della malga, passata e attuale, e gli antichi mestieri della fienagione, della mungitura e il ciclo dal latte al formaggio. Le attività sono rivolte soprattutto a scolaresche e gruppi organizzati in spazi coperti e attrezzati. Rifugio Miralago (m 1600), adagiato sulle rive del lago di Calaita. Aperto tutti i sabati e le domeniche fino all’apertura estiva. Info: www.miralagocalaita.it. Agritur Maso Santa Romina (m 1200), località Masi di Santa Romina, a pochi chilometri dal lago di Calaita, dove si coltivano erbe aromatiche e officinali, www.masosantaromina. com e, proprio sopra il lago, lo Chalet Nel Doch, www.chaletneldoch. com. Lo Chalet è un vecchio maso caratteristico, solo affitto. pelle di San Giovanni (Mezzano), di San Vittore (Tonadico) e di Santa Romina (ruderi, Bedolè, Fiera di Primiero), forma la famosa Crosèra, ovvero un quadrato “magico” posto ai confini del Primiero a difesa dal Male, dal Diavolo, dall’infinita schiera di draghi, streghe e stregoni e dal Mazarol, l’homo selvadego. Agritur e cappella formano un’oasi verde di pace e relax. D’altronde un tempo

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Craspe tradizionali del Vanoi

i boscaioli, i cacciatori e i viandanti diretti per ardui sentieri al Passo Rolle, toccando l’ospizio di San Martino, di protezione avevano proprio bisogno mentre transitavano per la malga di Lozen (m 1487), oggi trasformata in agritur, e per quella di Doch, ora un raffinato chalet. Nel soprastante lago di Pisorno (m 2010) viveva l’Auselòn, il ruba bambini, un terribile drago-uccello sempre pronto a staccarsi in volo per planare là dove qualche genitore disperato l’aveva chiamato a voce un po’ troppo alta per spaventare i bambini. A dir il vero si narra anche che, se il bambino si comportava bene, l’Auselòn lo riportava indietro. E se non bastasse questa presenza inquietante, lì, nelle cime che ci accompagnano nella salita, sono state relegate le strie, le streghe. Quassù sono state imprigionate le maladonne, incatenate all’acqua dai voleri del Concilio di Trento che relegò in ogni luogo lontano streghe, stregoni e donne malvagie. Si racconta che il povero prete di Canal San Bovo, capoluogo del Vanoi, vi fosse salito con degli amici. Una volta in riva al lago si fecero prendere dal gioco del rimpiattino con i sassi. E dai uno, dai due, dai tre, incresparono continuamente la superficie. Terminato l’insano gioco, sulla via del ritorno a casa i tre vennero sorpresi da un temporale così violento da obbligarli a chiedere ospitalità in una malga, nella quale pernottarono senza tuttavia riuscire a dormire, tanto assordanti erano i tuoni e accecanti i fulmini 56

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provocati dalle streghe come punizione per essere state disturbate. Si narra che alcune di queste streghe furono catturate: un patibolo fu elevato a Molaren di Mezzano e un altro a Tonadico e le Tre Sane, le belle donne dallo sguardo ammaliatore, vi furono bruciate vive. Non si sa se fossero le streghe del lago di Pisorno o le Lede della Val Canali, quelle che abitavano ai piedi della

Fradusta. Si racconta che ancor oggi nel Vanoi – al port dei Serai, nei pressi del pilon dei Reversi (dopo Caoria, verso il Rifugio Refavaie) –, nelle notti di luna piena s’incontrino tutte le streghe, anche quelle che abitano sulle pendici del Bedolè e lungo il corso del Travignolo, le streghe raccoglitrici di erbe del Monte Pavione e quelle che si trasformarono in lontre e che divennero così il simbolo dei quattro Comuni del Primiero e del Vanoi: Imer, Tonadico, Mezzano e Canal San Bovo. E se non bastasse, il laghetto sottostante cima Folga – Scanaiol-Folga, sottogruppo del Lagorai – rientra nei cosiddetti “laghi sonori” che preannunciano tempeste e bufere. Come ricorda don Lorenzo Felicetti nel suo Leggende del Trentino, non vi si possono gettare sassi, nemmeno per scherzo, perché è il modo più sicuro per scatenarle le bufere. E quassù, quando nascono, sono davvero impetuose e il vento che s’alza corre giù per i pendii fino a Pieve, Mezzano e Imer, gettando scompiglio tra boschi e case e rendendo la gente irascibile e nervosa. È questo un percorso che ci immerge nella storia e nella leggenda, accompagnati da una scenografia tra le più spettacolari delle Dolomiti, e che può prevedere delle soste in diversi punti di ristoro per gustare le prelibatezze della ■ valle.


IMPERDIBILI EVENTI ALLA SCOPERTA DELLA VALLE DEL VANOI, UNO DEI LUOGHI PIÙ AFFASCINANTI E INCONTAMINATI DEL TRENTINO.

Ph. CMP | Andrea Salini

9-10 MARZO 2019 CRASPAMAGNA DOLOMITICA Percorso a tappe con le racchette da neve tra natura e gastronomia. L’occasione perfetta per passare un fine settimana tra luoghi suggestivi ammirando scorci pittoreschi, bianche distese di neve, boschi silenziosi, caratteristici masi e baite di montagna. Ma non è finita qui: lungo il percorso avrai tempo di gustare, ad ogni sosta programmata, i migliori prodotti del territorio. Info e prenotazioni: +39 0439 719041.

17 MARZO 2019 FOLGA SKI RACE Gara individuale di scialpinismo a tecnica classica all’interno del circuito di Coppa Italia Skialp organizzata da Us Vanoi e giunta alla sua 7^ edizione. Un appuntamento imperdibile per gli amanti della disciplina, aperto a professionisti e amatori pronti a sfidarsi negli splendidi scenari circondati dalla catena del Lagorai e dalle Pale di San Martino. Info e prenotazioni: info@folgaskirace.com.

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trentinoincontri

A 40 ANNI, È UNO DEI PRIVATE BANKER PIÙ RICONOSCIUTI D’ITALIA. LUIGI POMPEATI MARCHETTI È NATO E CRESCIUTO A TRENTO. AMA LA CUCINA E CI RACCONTA COME INVESTONO I TRENTINI...

IL “CUOCO” DEL RISPARMIO

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tudi giuridici secondo la tradizione familiare, il praticantato da avvocato nello studio del padre, la decisione di lavorare in ambito finanziario che è significato iniziare dallo sportello della banca per poi crescere un passo per volta fino a diventare, a 40 anni, uno dei private banker più riconosciuti d’Italia. Luigi Pompeati Marchetti è nato e cresciuto a Trento, dove ha deciso di continuare a vivere anche se la sua carriera in banca Mediolanum lo porta spesso a lavorare in altre città, da Bolzano a Firenze, da Milano a Modena. Chi è un private banker? 58

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Si tratta di una figura professionale piuttosto ricercata nel settore finanziario. Mi occupo di gestire grandi patrimoni, offro consulenze sugli investimenti, aiuto i miei clienti a orientarsi per prendere le decisioni migliori riguardo al loro patrimonio. Non ho le risposte a ogni cosa, è evidente. Ma l’importante non è risolvere il problema nell’immediato, piuttosto sapere che il problema esiste. La consapevolezza è la base per la ricerca di soluzioni. Un passo indietro: da dove si comincia? Ognuno ha la sua carriera, il mio percorso è iniziato con studi giuridici: sia mio

padre che mio nonno sono avvocati, un tentativo andava fatto. Ma non era la mia strada. Ho fatto la pratica nello studio di mio padre e dopo due anni, nel 2006, ho deciso che avrei lavorato in banca. Mi interessava il settore finanziario ma farlo capire alla mia famiglia e alle banche che selezionavano personale non è stato facile. Il mio profilo risultava poco convincente: il cognome raccontava storie di avvocati e i miei studi le assecondavano. È servita determinazione e disponibilità ad imparare e fare tutta la strada: ho iniziato facendo lo sportellista per crescere un passo alla volta. L’ambiente è meritocratico, se sei capace vai avanti. Per me questo era fondamentale. Ho iniziato a lavorare in Mediolanum subito, ero determinato nel voler fare carriera e quindi ho scelto un’azienda che mi garantisse possibilità di crescita. Mio padre non era inizialmente felice delle mie scelte, ora ha decisamente cambiato idea! E gli studi giuridici? Devo dire che la mia laurea in giurisprudenza è stata molto utile alla mia carriera in banca: mi occupo per lo più di finanza giuridica, una specializzazione che non sarebbe stata possibile con altri titoli di studio. Il mestiere di avvocato proprio non faceva per me. In realtà questo era già scritto nella mia tesi di laurea: per la mia ricerca, mi sono occupato infatti del sistema bancario nell’antica Roma. Quando dissi a mio padre il titolo della mia tesi: credo fu quello il momento in cui capì che non avrebbe avuto un figlio avvocato. O forse ancora prima. Quando da bambino mi chiedevano cosa volessi fare da grande rispondevo «il benzinaio»: mi affascinava l’idea di avere sempre un borsello pieno di banconote. Quali sono le caratteristiche più importanti per un private banker? Credo la cosa più importante sia la capacità di astrazione. Il denaro va gestito secondo la redditività del patrimonio, certamente, ma non si può prescindere dalla contestualizzazione. Che età hanno i clienti? Qual è la realtà in cui sono inseriti? Qual è l’andamento del mercato e quali previsioni sono disponibili? Sono queste le domande che mi devo continuamente porre. Senza assolutamente tralasciare tutta quella parte di immaterialità del patrimonio che è affettivo ed emotivo. Non si prescinde dalla relazione. Anzi, direi che per me è la dimensione principale, dedico molto tempo a conoscere bene i miei clienti e non è raro che si instaurino rapporti di amicizia. Divento una persona di fiducia e mi rendono


trentinoincontri spesso partecipe delle vicende della famiglia! Credo accada perché considero questa la parte più importante del mio lavoro ma anche perché è davvero quella che preferisco. Avevo questo approccio con i clienti anche quando lavoravo allo sportello e ho capito il valore di questo metodo quando ho lasciato quell’attività per dedicarmi al mondo private: i clienti erano dispiaciuti che me ne andassi e al tempo stesso felici per il mio scatto di carriera. È stata una bella conferma. Vince la relazione anche nel tempo della spersonalizzazione dato dalle nuove tecnologie? Anche il settore bancario è piuttosto mutato con la rivoluzione digitale... Sono certo di sì. La relazione viene prima di tutto e sono convinto che dovrebbe essere così non solo nel settore private ma anche in quello più tradizionale. Oggi paradossalmente quelli che hanno più bisogno di relazione sono i giovani. Quando mi relaziono con le famiglie chi apprezza di più il mio approccio e mostra più esigenza di relazione sono proprio i più giovani: credo considerino la cosa molto più “strana” rispetto ai loro genitori che vengono da un tempo in cui era “normale” avere relazioni umane più dirette, anche nel mondo della finanza. La presenza fisica, il tempo dedicato al cliente sono considerati un grande valore, i ragazzi addirittura se ne stupiscono. A 40 anni è uno dei private banker più ricercati del Paese: una carriera che lo ha portato velocemente in una posizione molto importante. E adesso? In questo momento crescere ulteriormente significherebbe trasferirmi a Milano, lasciare il Trentino e perdere la relazione diretta con i clienti. Ma per ora queste sono cose che non sono disposto a negoziare, sia in termini professionali che personali. Credo di poter dare qualcosa ancora a questo territorio: ho fatto carriera qui, mi piacerebbe ora creare qualcosa, in una logica di scambio. Il Trentino è un luogo dove c’è un benessere diffuso ma mancano i grandi patrimoni: in questo senso non c’è grande concorrenza nel settore private e il terreno è fertile per fare questo lavoro come preferisco, valorizzando le relazioni. Ho clienti anche in altre città e intendo continuare a curarli ma ho scelto di vivere in Trentino. Conosco altri professionisti che hanno fatto scelte simili: mi vengono in mente importanti medici che hanno scelto di lavorare a Trento, rifiutando offerte da cliniche di altre città che li pagherebbero il doppio. Qui però sostengono di vivere

Pompeati ai fornelli. È anche un buon appassionato di cucina

la relazione garantita dagli spazi piccoli, la corsia, la dimensione umana del lavoro. Come si investe in Trentino? Il comportamento dei trentini è in linea con quello italiano, purtroppo governato da una grande confusione. Gli investimenti si basano sui tassi di interesse ma in questo momento i tassi sono a zero e quindi sembra che nulla sia più redditizio. Credo che proprio per questo motivo sia fondamentale una consulenza perché non esiste una ricetta precisa o una risposta che vada bene ber tutti: come dicevo, il contesto, le relazioni, l’età, lo stato di una famiglia, determinano la strada da seguire. Il private banker si occupa di grandi patrimoni ma, visto il momento economico che stiamo attraversando, sarebbe importante valutare la possibilità di un consulente anche per patrimoni minori. C’è grande necessità di azioni “su misura” per evitare disastri. Una ricetta non c’è ma esiste una domanda che ogni investitore dovrebbe farsi? Credo ci si debba porre sempre il proble-

ma della perdita. Se il mercato va bene, andrà tutto bene. Non è necessario considerare la possibilità di un andamento positivo. Serve considerare il contrario, quindi la domanda giusta credo sia questa: se il mercato andasse male, come fare a minimizzare la perdita in un orizzonte temporale prestabilito e condiviso? Bisogna considerare sempre il patrimonio come qualcosa da proteggere. Un private banker ha tempo libero? Diciamo che il concetto di tempo libero è liquido! Il mio lavoro è un’attività molto libera: gli impegni possono essere una cena o una giornata allo stadio. È difficile considerare lavoro questo genere di impegni, a me piace passare il tempo con i miei clienti. Ho rapporti d’amicizia con loro. E, nonostante tutto, ho una moglie e coltivo interessi che poco hanno a che vedere con la finanza. Per esempio? Per esempio adoro il calcio, amo le vacanze al mare e mi piace molto cucinare. Mi definirei un cuoco capace, che adora le sfide. Non preparo la pasta al pomodoro, mi piace confrontarmi con ricette complicate. Il mio piatto forte è la carne. Un piatto su tutti: l’ossobuco alla milanese, con la ricetta tradizionale. Ama vivere a Trento e allo stesso tempo le vacanze al mare? Proprio per l’abitudine di stare tra le montagne, il mare mi dà il senso della vacanza. È un orizzonte aperto che mi rilassa molto. Un’ultima domanda: che lavoro avrebbe fatto se non quello che ha scelto? Credo avrei seguito la mia passione per la cucina e avrei aperto un ristorante. Oppure avrei fatto il giornalista: mentre studiavo, la mia passione per il calcio mi ha portato a scrivere sulle pagine sportive. O il numismatico, visto il mio interesse ■ per le monete antiche. 59

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trentinostoria

C’ERA UNA VOLTA IN TRENTINO

di Claudio Marchesoni

Orso abbattuto in Val d’Ultimo nel 1930 (http://www.provincia. bz.it/agricoltura-foreste)

QUANDO “BALLAVAMO“ CON GLI ORSI VIVEVANO TRA NOI E INFLUENZAVANO LA VITA E LA CULTURA DEI NOSTRI AVI. I PLANTIGRADI NELL’OTTOCENTO ERANO UNA PRESENZA COSTANTE IN TRENTINO: LI SI CELEBRAVA, CACCIAVA, IMBALSAMAVA... CONSIDERATI DALLE AUTORITÀ TIROLESI ANIMALI DA RAPINA AL PARI DEI LUPI, DAL 1818 GLI ORSI UCCISI, PRESENTATI AI GIUDICI DISTRETTUALI, PROCURAVANO AL CACCIATORE LA RICOMPENSA NON PROPRIO TRASCURABILE DI 40 FIORINI PER UNA FEMMINA, DI 30 PER UN MASCHIO E DI 10 PER UN PICCOLO...

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entiquattro agosto 1854. A Vignola, paesino di poche anime aggrappato ai pendii della Panarotta, si festeggia il patrono San Bartolomeo. Com’è consuetudine, per animare la ricorrenza gli uomini imbracciano i fucili e sparano in aria, riempiendo di crepitii e rimbombi boschi solitamente tranquilli. Il fracasso ha anche l’effetto di disturbare nei monti vicini i silenziosi vagabondaggi di un orso che deci60

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de di allontanarsi e di cercare un po’ di quiete sul colle di Tenna. Mal gliene incoglie! Qui la notte del 24 qualcuno ne scorge la sagoma scura, riferisce ad altri la notizia, ma non viene creduto. Il giorno successivo una donna vede l’animale intento a devastare un campo di granoturco. C’è anche chi sostiene di averlo adocchiato mentre si fa una scorpacciata di fichi con grande sconquasso delle piante. Le urla di spavento della

donna richiamano, dai campi circostanti, molti contadini di Tenna, armati di zappe e vanghe, che danno inizio ad una battuta di caccia. Il bestione scappa verso Alberé, raggiunge i dintorni di Ischia

Francesco Ambrosi (1821-1897). A lui dobbiamo un’importante raccolta di notizie sugli ultimi orsi del Trentino. Nel XII annuario (1885-1886) della Società degli Alpinisti Tridentini pubblicò lo studio dal titolo L’orso nel Trentino, uscito poi come lavoro autonomo


trentinostoria

Uomo che balla con l’orso. Particolare degli affreschi di Castel Pietra a Calliano

e scende verso il lago di Caldonazzo. Non avendo via di scampo entra in acqua e inizia a nuotare. Nel frattempo la truppa degli inseguitori s’ingrossa: gente di Castagné, richiamata dalle urla, sale in barca e rema incontro all’orso. Da San Cristoforo altra gente mette in acqua la barca e comincia ad inseguirlo. Tra quelli di San Cristoforo ci sono dei tiratori armati di fucile: per primo spara Giacomo Bernabé che riesce ad anda-

re a segno cosicché l’animale comincia ad agitarsi; fanno quindi fuoco altri tre uomini, ma le loro pallottole sfiorano appena la pelliccia. A questo punto l’orso, forse spaventato da un bucato steso vicino alla sponda di Castagné, torna indietro e s’avvicina alla barca di San Cristoforo; con la forza della disperazione vi si aggrappa con gli unghioni, ma i pescatori cominciano a colpirlo sulla testa e sulle zampe con i remi. Un colpo finale lo tramortisce e lo fa annegare. Viene ripescato, imbalsamato e collocato come ornamento nella farmacia Crescini a Pergine. In questo modo cruento e malinconico, il giorno 25 agosto 1854, si concludeva l’esistenza dell’ultimo orso della Valsugana. Nei secoli precedenti non deve essere stato difficile incontrare qualcuno di questi animali sulle montagne che fiancheggiano il fiume Brenta. Ce lo fanno pensare gli accenni agli obblighi ai quali erano tenuti i cacciatori delle varie giurisdizioni, quando uccidevano o catturavano della selvaggina. Già nel XV secolo la gente di Levico e Selva doveva consegnare al capitano del castello unam zatam et caput quando veniva ucciso un orso. Analoga consuetudine rimase in

Riccardo Guetti

CURCU GENOVESE

L’altalena di Giulia

C’è un prima e c’è un dopo. In mezzo, quel maledetto giorno. in LIBRERIA o sul sito www.curcugenovese.it Il lago di Caldonazzo alla metà dell’Ottocento in un’incisione di Basilio Armani 61

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trentinostoria

IL LIBRO

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uesto articolo è tratto dal libro “Cronache dalla Valsugana dell’Ottocento” di Claudio Marchesoni (Curcu Genovese). Attingendo soprattutto alle cronache dei giornali questo libretto lancia sguardi curiosi dentro la Valsugana del XIX secolo. Riporta in vita incontri-scontri con aquile e orsi, stragi di uccelli, donne in marcia su sentieri malagevoli, andirivieni di carrozze, bei paesaggi e abitati trasandati, annegamenti, matrimoni, finte apparizioni di madonne. I grandi temi ottocenteschi (prosciugamento delle paludi, spedizione del generale Medici, alluvione dell’82, crisi economica, ferrovia) sono evocati di sfuggita. Le vicende qui proposte, marginali rispetto alla grande storia, sono state scelte tra le molte perché adatte a restituire atmosfere, luoghi e situazioni ed a recuperare lo spirito del tempo. Pag. 108 - Euro 14,00 www.curcugenovese.it vigore nel Perginese almeno fino al Seicento; e nella seconda metà del medesimo secolo per ogni esemplare ucciso i cacciatori di Caldonazzo dovevano consegnare ai Trapp la testa et la zatta sinistra d’avanti, ricevendo in cambio tre troni assieme a tre libbre di polvere d’archibugio. In aggiunta alle testimonianze alle quali abbiamo fatto riferimento sono arrivate fino a noi alcune descrizioni che confermano come durante il XVII secolo gli orsi si potevano incontrare con relativa facilità sui monti e nei boschi più remoti di varie giurisdizioni valsuganotte, in particolare in quelle di Caldonazzo, di Telvana, di Ivano e di Castellalto. Ricordiamo solo la famosa Landesbeschreibung di von Wolkenstein di inizio Seicento e una Descrizione della Giurisdizione di Ivano della metà dello stesso secolo; in un altro documento troviamo che i Buffa, dinasti di Castellalto dal 1671, avevano il privilegio di cacciare nel loro feudo orsi, cengari, camozze, leonari, et ogn’altra salvadicina. 62

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Come già accennato, l’Ottocento fu il secolo della scomparsa del plantigrado dalla nostra valle, ma anche quello per il quale la sua presenza risulta meglio documentata. Nel 1811 Carlo Hippoliti, parlando degli inconvenienti dell’alpeggio nelle malghe della Valsugana, ricordava la notoria frequenza degli orsi e lupi, i quali recano grandi danni. E Beda Weber ne parlava nel suo Das Land Tirol del 1838 informandoci che orsi e lupi, pericolosi per le greggi, facevano la loro comparsa nei pascoli di Torcegno, per fortuna prontamente ammazzati da tiratori che non sbagliavano un colpo. È tuttavia alle ricerche di Francesco Ambrosi che dobbiamo la maggior parte delle notizie. Da queste risulta che i luoghi preferiti erano quelli in cui la presenza umana si manteneva più discreta: gli altipiani di Lavarone, Vezzena, Tesino, i monti di Torcegno e le valli laterali minori come Sella e Centa. Dagli studi dell’Ambrosi, riferimento obbligatorio per co-

Un’orsa e tre piccoli uccisi dai cacciatori (Guido Castelli, L’orso bruno nella Venezia Tridentina, 1935)

loro che in tempi successivi si sono occupati dell’orso nel Trentino, e da spunti sull’argomento tratti dalle lettere del farmacista Damiano Graziadei, riprendiamo le notizie sugli esiti di alcuni incontri con l’animale. Vanno dall’esilarante all’insolito fino al drammatico. Curioso è quanto capitò in Sella nel 1814 al barone Antonio Ceschi, imperial-regio capitano dei corazzieri in pensione. Sul far della sera scambiò un orso ritto sulle zampe posteriori per un frate francescano che doveva arrivare da Borgo a celebrare la messa. È presumibile un rapido incrociarsi di sguardi stupiti tra l’ex corazziere e l’animale, dopo di che quest’ultimo, forse intimorito dalla stazza del barone, fece dietro front e si

dileguò nel bosco. Finì invece tragicamente sia per l’uomo che per il plantigrado l’incontro avvenuto nel 1824 nel Tesino: il cacciatore Lorenzo Gasperini di Cinte Tesino venne scaraventato giù da un dirupo da un orso ferito e inferocito, l’ultimo segnalato per l’altopiano. Insolito e al limite dell’inverosimile è poi il caso di Pier Antonio Sadler che nel 1830 uccise un’orsa nella valle della Centa dopo essere stato abbracciato dall’animale e aver lottato a lungo prima di potersi liberare. A Torcegno nel 1842 il parroco don Agostino Avancini ammazzò l’ultimo orso presente su quel versante della Valsugana, confermando che anche i religiosi non disdegnavano la caccia e potevano avere buona mira.


trentinostoria Immagine di orso bruno. Dall’ Histoire naturelle di George Buffon, 1799

Considerati dalle autorità tirolesi animali da rapina al pari dei lupi, dal 1818 gli orsi uccisi presentati ai giudici distrettuali procuravano al cacciatore la ricompensa non proprio trascurabile di 40 fiorini per una femmina, di 30 per un maschio e di 10 per un piccolo. Non c’era scampo: caccia e incentivi governativi si rivelarono efficaci e determinarono nella seconda metà del XIX secolo la scomparsa dell’animale dalle montagne del Trentino orientale, Valsugana compresa. Troviamo notizie sull’orso ucciso nel lago in giornali di lingua tedesca come il Pusterthaler Bothe e nello studio L’orso nel Trentino di Francesco Ambrosi. All’episodio dedicò una corrispondenza anche il settimanale L’ape di Agostino Perini (4 settembre 1854). L’articolo spostava al 26 agosto la data dell’uccisione e metteva in ridicolo la foga dei cacciatori nonché il trasporto trionfale della vellosa salma fino a Pergine. Ne riportiamo alcuni gustosi passaggi. LA ROMANTICA CACCIA D’UN ORSO UCCISO NEL LAGO DI CALDONAZZO Nel giorno 26 agosto i popolosi paeselli che sorgono alle sponde del lago di Caldonazzo furon sorpresi da un gran fracasso d’urla, di ruggiti e

archibugiate che facevano rintronare le macchie di Tenna. Quand’ecco si vede uscir dalla frasca cogli occhi come bragia rossi, colla bocca bavosa un orso mostruoso inseguito da una torma di cacciatori e inseguitori armati di schioppi, di falci, di ronche che cacciavano tali grida da parere il finimondo. Si stava in forse di suonare le campane a doppio, di muoversi in massa, quando l’orso fattosi accorto d’esser capitato tra male gatte, prese il partito di pigliare il largo, e spiccato leggiero un salto nelle onde del lago, le solcava colla velocità d’un piroscafo sporgendo superbo dall’acqua fino a mezzo il petto e minacciando con fremiti e ruggiti. Volle la sorte che lì di presso si trovassero vari battelletti sui quali salirono i più intrepidi sotto la scorta di un Napier (famoso ammiraglio inglese) e in questo modo si venne ad un secondo attacco per acqua…Finalmente la belva tempestata da continue scariche anziché arrendersi, scomparve sommersa nel lago. Non si presta fede alla vittoria se mancano i trofei, e fu perciò che quella brava gente si affacendava a pescar la preda; chi cala una fune, che tenta il letto col remo, chi a nuoto si sprofonda, ma la bestia non compariva mai a galla… Finalmente il lunedì, dietro consiglio de’ più provetti, si tentò la seconda pesca col mezzo d’una seconda rete di spaghi, dove inviluppatasi la giuba dell’orso fu costretto a salire a fior d’acqua. Alla comparsa dell’orrido mostro tutti si tacquero meravigliando. Che cosa si ha ora da fare? È roba da mangiare o da vendersi? Non dimentichiamo di dividere la taglia e il prezzo della pelle … Si carica la vellosa salma su d’un carro adorno di frondi, al quale teneva dietro il corteo de’ cacciatori vestiti in foggie pittoresche e bizzarre, e così entrarono trionfanti nella capitale borgata (Pergine)… ■

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trentinoincontri TALENTUOSO MUSICISTA E GUARDIA CARCERARIA: ECCO LA SINGOLARE “DOPPIA VITA” DI ENRICO LEO DI VINCENZO, CHE OGNI GIORNO CAMBIA RUOLO. E FORSE ANCHE UN PO’ L’ANIMA. O NO? “LA MIA VOGLIA DI CONTINUARE A STUDIARE MUSICA – RACCONTA A TRENTINOMESE – È STATA ALIMENTATA DA UNA SORTA DI DESIDERIO INTERIORE, NATO ANCHE DA QUEL VEDERE QUOTIDIANAMENTE IL VISSUTO DEGLI ALTRI NELLA SOFFERENZA...

TRA IL CLARINETTO di Tiziana Tomasini

I

nutile negarlo. Il primo paragone letterario e cinematografico è quello con il celeberrimo Dottor Jekyll nonché Mister Hyde, almeno nel senso più ampio del concetto: in ogni essere umano spesso convivono due parti – non necessariamente rappresentabili sotto forma di bene e di male – che presentano caratteristiche peculiari ed apparentemente ben distinte. Declinando il tutto nel contesto contemporaneo, possiamo affermare che esiste una nutrita casistica di persone che svolge attività lavorative di un certo tipo e poi, nel tempo libero, si getta anima e corpo in qualcosa di diametralmente opposto. E più lavoro e passioni sono distanti, più ci appassionano l’origine ed il perché di queste scelte. E allora andiamo a scoprire la storia di Enrico Leo Di Vincenzo, che dal fascino e dalla dolcezza inebriante della musica passa quotidianamente ai ritmi rigidi e severi dell’istituzione carceraria. Raccontaci di te… qual è stata la tua formazione? Quale “parte” hai coltivato in primis? Sono di origini abruzzesi, ma vivo da 22 anni a Trento; mi sono diplomato al Conservatorio di Pescara con il massimo dei voti e la lode. Quindi nasco – e sono – un musicista. Nel corso del tempo, ho sentito però la necessità di rimettermi in gioco; mi sono rimesso a studiare e ho 64

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& LE SBARRE

fatto due bienni universitari specialistici, di cui uno di clarinetto a indirizzo solistico con il professor Guzzoni, (luminare a livello internazionale, che insegna al Conservatorio di Trento) e uno di musica da camera con Giancarlo Guarino. Poi ho fatto masterclass e workshop all’estero, ho suonato con l’orchestra Haydn, ho suonato nella banda dell’esercito, in un’orchestra di fiati di Padova e suono in un trio. Insomma… musica dappertutto! Ho un’intensa attività artistica! E poi c’è l’altro lavoro. Eh già. Uno su mille riesce a vivere con la musica. Parliamo ad esempio dei concorsi internazionali (che io faccio tutt’ora): oltre alla preparazione serve anche un pizzico di fortuna; in quei dieci secondi, quando fai il passo orchestrale, devi indovinare il tipo di suono richiesto, il tipo di interpretazione che vogliono e devi avere la fortuna di essere nella giorna-

ta giusta. Magari, quando studi, fai quel passo tantissime volte e ti viene alla perfezione. Ma può anche succedere che vai lì e commetti una piccola imperfezione, e a quei livelli è determinante. L’aspetto più difficile è riuscire ad indovinare quello che la commissione vuole sentire da te. Dopo il diploma, ho suonato con la banda dell’esercito come primo clarinetto: perfino in sala Nervi per Giovanni Paolo II. Dopo il congedo, ho partecipato a un concorso in polizia penitenziaria: l’ho vinto e sono arrivato a Trento. Appena arrivato ho conosciuto subito alcuni elementi della banda di Gardolo – tra cui il maestro Bazzoli – e ho cominciato ad apprendere quello che per il Trentino è un elemento imprescindibile, una tradizione radicata nel territorio, alla stregua dei vigili del fuoco volontari: la banda. Restiamo ancora un attimo nel passato: arrivi a Trento e inizi a lavorare nella storica struttura carceraria di via Pilati. Sì, io ho la memoria storica anche di questo passaggio dal vecchio al nuovo; è un dato sociale importante. Amo il mio lavoro, lo faccio con estrema professionalità ed attenzione. Ho a che fare con esseri umani; non è un lavoro scevro da problematiche. Ma proprio perché è molto impegnativo dal punto di vista interiore, vado a bilanciare con la musica.


trentinoincontri La musica richiede ore giornaliere di studio: riesci a conciliare questo impegno con il lavoro in carcere? Sì, riesco a conciliare. Attualmente ho o un turno mattinale – fino alle 14 – o un turno pomeridiano da mezzogiorno alle sei di sera o dall’una alle sette; comunque ho metà giornata che posso dedicare allo studio. Che ricordi hai del carcere di via Pilati? Il ricordo è legato anche all’aspetto storico ed architettonico della struttura; appena sono entrato – io arrivavo da una scuola moderna, quella di Roma – ho collegato a questo carcere le mie conoscenze della musica dell’Ottocento. Questo primo contatto l’ho riversato nella mia passione. Anche perché – quando sei in ambienti forti – comunque devi sforzarti a trovare qualcosa di positivo “dentro”. A quel tempo ero inesperto in questo lavoro, vedevo le cose in maniera eccessivamente ansiosa. Oggi, con l’esperienza, ho imparato a gestire le situazioni con più maturità ed obiettività. In che cosa consiste esattamente il tuo lavoro in carcere? Io coordino il lavoro di due colleghi (di grado sono assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria) e mi occupo di un numero elevato di utenti, ai quali cerco di dare risposta e di trovare soluzioni. Perché non basta dire “hai l’avvocato”. Il mio lavoro consiste anche nell’alleviare lo

stato di privazione della libertà di queste persone. Non è un lavoro meramente di custodia. Negli anni ‘60/’70 era un lavoro solo di questo tipo; oggi gli istituti penitenziari si sono aperti ad una realtà ben più ampia: girano insegnanti e volontari; si organizzano corsi teatrali, corsi scolastici, corsi di formazione artistica. Un panorama vasto ed articolato. In una prospettiva di rieducazione e riabilitazione… Certo. Questa può essere forse un’utopia sociale. Poi però, per attuare questa evoluzione, occorrerebbero molti fondi e risorse. Al momento non è un mondo facile; oltre ad un operatore di sicurezza devi essere tante altre cose. Rispetto alle altre forze dell’ordine, la nostra mansione è un po’ più complicata. Perché oltre al fatto che fuori sei sempre e comunque un poliziotto – io recentemente ho fatto anche un arresto - devi essere una persona con un buon equilibrio, in grado di gestire certe situazioni. Non siamo giudici; chi si trova lì è già stato giudicato. In questa situazione emerge la difficoltà di capire le persone. E capire anche le loro dinamiche; in sintesi, saper leggere le persone. E non per un fine di indagine, ma umano. Che è ancora più complicato. Quanto le tue due professioni sono in sinergia tra loro? La mia voglia di continuare a studiare musica è stata alimentata da una sorta di desiderio interiore, nato anche da quel

vedere quotidianamente il vissuto degli altri nella sofferenza. Allora in quel caso ti rendi conto che la vita è breve per non spenderla in cose belle, importanti, che portino cioè verso una crescita personale. Come la musica. Quando visiti un carcere/casa circondariale, l’aspetto che più ti colpisce è tutto quel chiudersi di cancelli alle tue spalle... Chi viene dall’esterno ha questa impressione forte: tutti questi cancelli, poi devi aspettare che ti aprano, pulsanti ovunque. Purtroppo questo è l’aspetto di pura custodia: è la società che lo richiede. Finché la società non sarà pronta per misure alternative, purtroppo neanche la società si avvarrà di altro. Ci vuole tempo per interiorizzare cambiamenti importanti. Ma se guardiamo al passato, possiamo pensare che questo un giorno si potrà avverare. Programmi musicali per questo 2019? Concorsi in Francia, concerti e musica. Sempre tanta musica. Per bilanciare e per crescere ancora. ■

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FERRUZZI IMMOBILIARE DA OLTRE 30 ANNI L’AGENZIA DI TRENTO CALCA LA SCENA DELLA MEDIAZIONE IMMOBILIARE, AIUTANDO LE PERSONE AD ACQUISTARE O VENDERE CASA. UN’ESPERIENZA PROIETTATA VERSO IL FUTURO, CON LA NUOVA SEDE IN VIA GRAZIOLI 27 TOTALMENTE SBARRIERATA E CON AMPIO PARCHEGGIO 66

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UNA LUNGA STORIA CHE SI RINNOVA


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acquisto di un immobile è un momento che richiede la massima attenzione: non solo per la complessità dell’operazione, regolata da numerosi atti e documenti, ma anche per il significato profondo che vi è sotteso: casa è sinonimo di famiglia, sicurezza, protezione. Di qui la necessità di affidarsi - nell’acquisto ma anche nella vendita - a mediatori esperti, professionisti capaci di incrociare efficacemente domanda e offerta di immobili, ma soprattutto di riuscire a interpretare aspettative e bisogni, anche complessi, di chi cerca o vende casa. È proprio su questo lavoro di vera mediazione, nel senso più sociale del termine, che si è concentrata questa azienda, da trent’anni tra i principali punti di riferimento del settore immobiliare locale. Dalla sede di via Brigata Acqui transitano ogni anno migliaia tra acquirenti e venditori: in media sono 2.500 le visite agli immobili organizzate annualmente, questo perché, per tutto lo staff di questa agenzia, l’altissima qualità del lavoro e l’attenzione al cliente vengono prima di ogni cosa, e le persone lo percepiscono subito. Tanti anni di specializzazione e passione per questo lavoro, fanno sì che l’assistenza fornita da Ferruzzi Immobiliare vada molto oltre i doveri del mediatore, non limitandosi alla sola stipula del preliminare, ma occupandosi anche di aspetti tecnici, urbanistici e giuridici: un vero percorso di consulenza premurosa e condivisa, che non lascia nulla al caso e si conclude solo al passaggio definitivo di proprietà. L’Agenzia, ad esempio, lavora da sem-

pre solo con incarichi in esclusiva e solo se il prezzo richiesto dal venditore supera la stima di tre diversi periti. Non a caso, il motto dell’agenzia è “otteniamo grandi risultati, avendo cura delle piccole cose” e i feedback pubblicati dai clienti sul sito dell’Agenzia lo testimoniano. Più che una consulenza, insomma, un rapporto fiduciario stretto e profondo, quasi d’altri tempi, che si accompagna tuttavia a una vocazione d’avanguardia per idee e tecnologie applicate, moderna e dinamica: tutte qualità che hanno permesso a Ferruzzi

Immobiliare di anticipare da sempre i tempi e le evoluzioni di un settore che in questi anni è cambiato profondamente, riuscendo sempre a farsi interprete delle esigenze dei suoi clienti: quelle di ieri, quelle di oggi e quelle di domani. Il nuovo progetto di Ferruzzi Immobiliare è dedicato alle persone che vi si rivolgono: dalla fine di marzo, infatti, l’agenzia si trasferirà in una nuova sede in via Grazioli 27 unendo all’attività di mediazione anche quelle di progettazione e di consulenza edilizia ed urbanistica, unendo agli esperti in mediazione anche tecnici dedicati, per rispondere alle numerose richieste in tal senso. Uffici più ampi, con spazi totalmente sbarrierati per facilitare l’accesso anche a persone anziane o con disabilità, nuove assunzioni, tecnologie di ultima generazione e un grande parcheggio per i clienti; tutte conferme dell’attenzione di questa Agenzia per le persone, le loro esigenze, necessità e ■ aspirazioni.

Info: FERRUZZI IMMOBILIARE TRENTO Via Brigata Acqui 16 (Angolo via Serafini 18) t. 0461 233500 www.ferruzzi.it 67

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trentinoamarcord

“MA COME HAI FATTO, GIULIO?!” di Paolo Chiesa

GIULIO CORRADI DI LAVARONE È STATO UNO DEI COMPONENTI DELLA MITICA VALANGA AZZURRA, LA NAZIONALE DI SCI ALPINO CHE NEGLI ANNI ’70 HA SCRITTO PAGINE MEMORABILI DELLO SPORT ITALIANO. GIULIO AMA LO SCI COME AMA IL SUO PAESE ED HA CONTRIBUITO IN MODO DETERMINANTE A FAR DIVENTARE LAVARONE UNA STAZIONE SCIISTICA DI GRANDE IMPORTANZA. MA CORRADI È ANCHE MAESTRO DI SCI, CANTORE DEL CORO “STELLA ALPINA” E VOLONTARIO DELLA CROCE ROSSA. LA SUA STORIA È RACCONTATA NEL LIBRO AUTOBIOGRAFICO: “MA COME AVENTE FATO? STORIA DI UNO SCIATORE NEL SUO TERRITORIO”

G

iulio Corradi abita in località Bertoldi, a Lavarone, in una bella casa dalla cui finestra si vede Neveland, il Parco Divertimento invernale che lui stesso gestisce con lo Sci Club Lavarone. Siamo venuti a trovarlo per parlare del libro “Ma come avente fato?” nel quale racconta la sua storia di uomo e di campione dello sci. «Un paio di anni fa mi sono fermato a pensare alla mia vita», ci dice Giulio, «e solo in quel momento mi sono reso conto che negli anni ’70 ero arrivato ai vertici dello sci italiano e davvero mi sono chiesto: “ma come avente fato?”. Sì, perché, sembrava fosse im-

possibile che da un paese piccolo come Lavarone dove si iniziava a praticare lo sci, un ragazzo come me potesse arrivare a disputare delle gare di Coppa del Mondo”. Ma la domanda “come avente fato?”, si può fare anche riguardo allo sviluppo turistico, economico e sociale che Lavarone ha avuto dagli anni ’60 fino ad oggi. Ed anche in questo c’entra Giulio Corradi, uno dei pionieri di questo percorso. Il libro è davvero piacevole da leggere, con tante foto d’epoca e tanti aneddoti sportivi e umani che riguardano non solo Giulio, ma anche il paese di Lavarone, che lui tanto ama. Giulio Corradi in gara

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trentinoamarcord Giulio bambino che aiuta la mamma e il papà

Trofeo Topolino 1965. Primo Gustav Thoeni, secondo Giulio Corradi Sotto, i magnifici quindici della Valanga Azzurra. Giulio Corradi è il quarto da destra

UN’INFANZIA DIFFICILE MA ANCHE FELICE Giulio Corradi è nato a Lavarone nel 1951, ultimo di cinque fratelli: Roberto, Guido, Aldo, Lina e appunto, Giulio. Il papà Duilio faceva il calzolaio mentre la mamma Rosina era casalinga e, per arrotondare le entrate della famiglia, allevava alcuni animali. Nei pomeriggi dopo la scuola e durante le vacanze estive Giulio, fin dall’età di sei anni, portava le mucche al pascolo ed aiutava i genitori con la legna che serviva per scaldarsi. La sua infanzia fu anche un periodo felice nel quale

i bambini potevano giocare con la neve slittando e costruendo igloo. E naturalmente, fin da piccolo, Giulio familiarizzò anche con gli sci che usava con gli stivali di gomma, prima scendendo dai prati dietro casa e poi dalle piste servite dai primi skilift nelle località Tobia e Chiesa. L’INCONTRO CON SILVANO GHESER Fu in una di quelle occasioni che Giulio conobbe Silvano Gheser, militare degli alpini e grande sportivo, albergatore e in seguito fondatore della Scuola Sci di Lavarone e Sindaco del paese. Gheser fu la persona che vide in Giulio le qualità sportive che lo avrebbero fatto diventare un atleta di valore internazionale e che lo aiutò a perfezionare la tecnica ed a sciare in maniera agonistica. «Un giorno Silvano regalò a me e ad altri ragazzi dei veri scarponi da sci», ricorda Giulio, «io non volevo prenderli perché mio papà me ne aveva appena costruiti un paio che avevano sostituito gli stivali di gomma che

avevo usato fino ad allora. Ma Silvano mi convinse ad accettare e mi regalò anche un paio di sci nuovi». Silvano Gheser fu davvero la persona che cambiò la vita del piccolo Giulio, che oggi lo ricorda così: «Allora non potevo sapere cosa e quanto quell’uomo avrebbe fatto per me, quanto sarebbe stato importante nella mia vita di sciatore. Anzi, nella mia vita». I PRIMI SUCCESSI Dopo aver iniziato a partecipare alle varie competizioni sciistiche locali familiarizzando con la Tablat, la prima vera pista realizzata in località Bertoldi, Giulio cominciò a gareggiare ed a vincere. Nel 1965 arrivò secondo in Gigante al Trofeo Topolino, dietro quello che sarebbe diventato uno dei suoi compagni di squadra in nazionale e uno dei più forti sciatori di sempre: il mitico Gustav Thoeni. Nello stesso anno Giulio vinse lo slalom dei Campionati Studenteschi Trentini a Folgaria e quello del Trofeo Allievi trentini, oltre alla discesa libera dei Campionati

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trentinoamarcord Trentini. Negli anni successivi, con la squadra dello Sci Club Lavarone, furono molte le sue vittorie in varie competizioni nazionali e iniziò un certo interesse nei suoi confronti da parte dei Tecnici Nazionali tanto che, nel 1969, il giovane di Lavarone venne arruolato nei Carabinieri, dove iniziò ad allenarsi ed a gareggiare con la squadra sportiva dell’Arma. LA VALANGA AZZURRA I primi anni ’70 videro la Nazionale azzurra di sci alpino conseguire successi a ripetizione e ci fu la nascita della formidabile Valanga Azzurra. Ne facevano parte, oltre a Giulio Corradi anche tra gli altri: Gustav Thoeni, Piero Gros, Fausto Radici, Tino Pietrogiovanna, Herbert Planck, Erwin Stricker, Helmut Schmalzl e Roland Thoeni. Nel 1972 Giulio vinse due slalom di Coppa Europa e salì sul podio in vari Campionati Italiani assoluti, sia di slalom che di discesa. «Nonostante il mio fisico non fosse da discesista», ricorda ora Giulio, «mi spostarono in quella disciplina perché la Valanga Azzurra era così forte che in slalom io ero il settimo italiano in graduatoria mondiale». E fu solo per poco che Giulio non partecipò alla spedizione italiana delle Olimpiadi Invernali di Sapporo, del 1972 in Giappone. LA PAURA DI KITZBUHEL E LA FINE DELLA CARRIERA Nella stagione 1975/1976 Giulio partecipò alla gara di Coppa del Mondo di discesa libera di Kitzbuhel. Lasciamo a lui il racconto di quell’esperienza: «nelle prove ero caduto ed avevo un grande dolore alla schiena ma strinsi i denti, un po’ per orgoglio, ma soprattutto perché da Lavarone era arrivato un pullman con un sacco di persone che facevano il tifo per me. Dopo una puntura di antidolorifico iniziai la discesa ma nella parte finale del percorso uscii di pista a 120 km all’ora e

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cadendo mi procurai lo schiacciamento e la rottura di una vertebra che probabilmente era già lesionata dalla caduta del giorno prima. Ci fu il rischio che rimanessi su una sedia a rotelle per il resto della vita. Rimasi fermo per due mesi dopo i quali provai a rientrare ma il ricordo di quella brutta esperienza continuava a riempirmi la mente e decisi di terminare la carriera agonistica sugli sci. Mi rimane la soddisfazione di essere uno dei soli quattro trentini che hanno partecipato a una gara di Coppa del Mondo di discesa a Kitzbuhel». UNA NUOVA VITA E come fu il rientro alla vita normale a 24 anni dopo l’agonismo della Valanga Azzurra? «Cominciai a lavorare nella falegnameria di famiglia», racconta Giulio «e nello stesso tempo facevo il maestro di sci, oltre a dedicarmi con altri a far crescere e progredire la Scuola Sci Lavarone». E questa è veramente una parte della vita di Giulio che va raccontata perché è grazie alla volontà ed al-

I maestri della Scuola Sci di Lavarone

la perseveranza di persone come lui, e come il compianto Silvano Gheser, che l’Altopiano è diventato un piccolo gioiello turistico con le molte proposte della Scuola Sci Lavarone che opera sul carosello dello Ski Center Lavarone e sul comprensorio di Folgaria Ski. Giulio tuttora gestisce Neveland, il “parco divertimento” che si trova proprio davanti a casa sua in località Bertoldi e che offre la possibilità di divertirsi con la slittinovia, le piste per i gommoni, il baby park, le strutture gonfiabili ed altro ancora. «Qui da noi è stato fatto davvero tanto», dice Giulio, «per completare il Carosello mancherebbero solo poche cose come una pista facile per arrivare a Vezzena». Sembra davvero infaticabile Giulio Corradi e sono molte le attività di volontariato che lo vedono coinvolto: nel coro “Stella Alpina”, nella Croce Rossa Italiana, come vicepresidente della Famiglia Cooperativa di Lavarone. È anche stato nella Missione St. Laurent gestita da padre Giovanni Pross a Kisangani, nella Repubblica Democratica del Congo ad insegnare il mestiere di falegname. D’altronde, a 68 anni ha il fisico che aveva quando gareggiava e una voglia di fare che gli viene dal fatto di sentirsi un uomo appagato e anche fortunato perché, ci confida: «venticinque anni fa ho sconfitto un tumore alla vescica e nel 2002 ho perso tre dita di una mano in falegnameria ma nonostante questo sono sopravvissuto ad 8 amici che erano malati ed anche al mio compagno di squadra Fausto Radici, scomparso tragicamente. Quindi, cerco di essere sempre attivo e positivo pensando al mio percorso di vita. Ed ogni tanto mi fermo e mi ripeto: “ma come ■ avente fato?”».


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trentinolibri di Nicola Tomasi

LE PROSSIME PRESENTAZIONI 14 marzo - LAVIS Biblioteca, ore 20.30

5 aprile - MEANO Biblioteca, ore 20.30

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“PROVATE A SMETTERE DI LEGGERLO...” SI CHIAMA CORRADO CAMPESTRINI, HA DA POCO PUBBLICATO IL SUO PRIMO LIBRO, “NEL NOME DI ALICE” (CURCU GENOVESE), UN GIALLO DALLE TINTE FOSCHE CHE STA RISCUOTENDO UN OTTIMO SUCCESSO DI VENDITE, ED IN POCHISSIMO TEMPO È GIUNTO ALLA SECONDA RISTAMPA. LO ABBIAMO INCONTRATO PER CONOSCERLO UN PO’ MEGLIO

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avora in banca, ma ha una fortissima propensione umanistica che, negli ultimi mesi, si è concretizzata in forma di libro. Lui si chiama Corrado Campestrini, il libro è “Nel nome di Alice”, un giallo dalle tinte fosche che sta riscuotendo un ottimo successo di vendite, ed in pochissimo tempo è giunto alla seconda ristampa. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo un po’ meglio. Quando hai iniziato a scrivere e perché hai deciso di farlo? La mia passione per la scrittura ha origini lontane. Possiamo dire che questa attitudine ha iniziato a svilupparsi già ai tempi delle elementari, grazie allo straordinario lavoro del nostro maestro di allora, Flavio Vadagnini, che ci spronava, in modi sempre diversi, ad esprimerci usando creatività, fantasia e immagina72

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zione. Questa sorta di “imprinting” ha dapprima prodotto una grande passione per la lettura, sfociata poi, ai tempi delle superiori, nella “necessità” di cimentarmi anche nella stesura di racconti. Il primo è stato un acerbo giallo di un centinaio di pagine, scritto sotto l’influenza stilistica della grande Agatha Christie e successivamente, circa una decina d’anni fa, un romanzo più corposo e più articolato, però mai pubblicato ed ancora riposto nel cassetto a causa di alcuni difetti strutturali mai sistemati in quanto, nel frattempo, avevo iniziato “Nel nome di Alice”, il romanzo, pubblicato lo scorso dicembre da Curcu Genovese, di cui sono estremamente soddisfatto e fiero. Una storia che parla di un delitto odioso, come può essere quello del rapimento di bambini… Ti sei ispirato in qualche modo a fatti di cronaca.

La storia narra del rapimento di 3 bambini, sicuramente un evento angosciante e riprovevole, tanto più in considerazione del fatto che sia potuto accadere qui da noi, in Trentino, terra notoriamente tranquilla e quasi “esente” da casi di cronaca nera di tale portata. Non mi sono ispirato ad alcun fatto realmente accaduto, tutto l’intreccio del racconto è puro frutto della mia fantasia. Un giorno l’idea mi è improvvisamente balenata in testa e, in pochi minuti, avevo già in mente l’impostazione essenziale del racconto, ossia il suo fulcro e il suo finale. Poi la storia, così come la si può leggere ora, ha preso vita nell’arco di un periodo decisamente lungo, seguendo un filo che si srotolava pian piano, prendendo spesso direzioni impensate e non preventivate, lasciandosi guidare da quella fantasia e immaginazione,


trentinolibri dono del mio maestro delle elementari. Oltre 350 pagine sono un bel tomo: riusciresti a condensare la trama in cinque righe? Condensare la storia in poche righe non è semplice. Come detto il punto di partenza è il rapimento di tre bambini, da tre diverse località del Trentino. Ma il punto di arrivo non sarà scontato. O, per meglio dire, quando penserete di essere arrivati alla soluzione…non lo sarete davvero…. Ti ispiri o segui a qualche opera o qualche scrittore? I miei modelli sono quegli autori che, stilisticamente, ti trascinano nella lettura, assorbendo completamente la tua attenzione, facendoti entrare nella storia, spingendoti a divorare le pagine e obbligandoti a rimanere spesso sveglio anche fino a notte fonda. Parlo, oltre che della già menzionata “regina del giallo” Agatha Christie, anche di autori straordinari come Ken Follet e Dan Brown. Ma una grande e costante fonte di ispirazione è costituita anche dall’ascolto di uno straordinario cantautore italiano, quello che più di tutti riesce a farmi emozionare con i suoi meravigliosi testi. Mi riferisco a Roberto Vecchioni e, nello specifico, ad una frase di una sua splendida canzone intitolata “Le Rose blu”, che è una commovente preghiera a Dio: “io ti darò la gioia delle notti passate col cuore in gola, quando riuscivo finalmente a far ridere e piangere una parola…”. Ecco, questa “gioia di far ridere e piangere una parola”, ossia questa gioia di dare vita a ciò che si scrive o si dice, è davvero quello provo anch’io quando riesco finalmente, magari anche con fatica, magari dopo essermi arrovellato per ore nel tentativo di incastrare le parole giuste, a tessere una frase ricca di particolari, significativa, palpitante, in poche parole “viva”…. Quali sono i temi principali di questo romanzo? Oltre alla storia che si dipana attorno al rapimento dei tre bambini, oltre ai colpi di scena, alle tensioni, alle paure, ai momenti divertenti e di tenerezza, c’è un filo conduttore che percorre il romanzo dall’inizio alla fine. È un concetto probabilmente banale e ovvio, ma terribilmente reale e indubbiamente difficile da accettare: “come non esiste il male assoluto, così non esiste nemmeno il bene assoluto”. Ognuno di noi fa fatica ad accettare il fatto di avere dei lati oscuri o negativi e, contemporaneamente, fatica anche ad ammettere la presenza di aspetti positivi in quelle persone repu-

IL LIBRO

A

gosto 2005. La tranquilla provincia di Trento viene sconvolta dall’improvvisa scomparsa di tre bambini. Tutto porta a ritenere che siano stati rapiti. L’opinione pubblica locale, impreparata a simili spaventosi eventi, grida al mostro. Gli inquirenti sembrano sul momento altrettanto inadeguati a gestire una situazione tanto inaspettata quanto tremendamente delicata. Due poliziotti vengono incaricati dell’indagine: Matteo, veronese giovane e attraente, alle spalle una dolorosa infanzia, e Salvatore, siciliano esuberante ed istintivo, separato volontariamente dalla moglie e forzosamente dal figlio. Con loro collabora indirettamente anche Anna, giovane e brillante studentessa di lettere, testimone di uno dei rapimenti. Le indagini inizialmente non decollano. Il rapitore non ha lasciato tracce, non emerge nessun indizio, non esistono collegamenti tra i bambini scomparsi. Poi, l’improvviso ricordo del latrato di alcuni cani determina la prima significativa svolta. E il rapitore si manifesta finalmente agli occhi degli inquirenti. Ma da quel momento in poi, ad ogni flebile sprazzo di luce segue sempre una nuova immediata oscurità, ancora più profonda ed angosciante di prima. Fino a che un’improvvisa intuizione porterà alla soluzione del caso e alla scoperta di una sconcertante verità.

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tate pessimi esempi. Ma qui mi fermo, altrimenti rischio di dire troppo. Che tipo di esperienza ti è parsa scrivere un libro come questo”? Scrivere “Nel nome di Alice” è stata un’esperienza bellissima. Sicuramente anche faticosa e in certi momenti stressante, specialmente durante quei giorni in cui l’ispirazione latitava, ma assolutamente appagante. Infatti, mettermi davanti al computer, magari la sera tardi dopo una giornata di lavoro, costituiva per me, solitamente, un momento di totale rilassatezza, di evasione in un mondo che stavo lentamente costruendo e che prendeva forma pagina dopo pagina… Vedevo i personaggi delinearsi gradualmente, acquisire un’anima, un volto, una personalità… Posso dire che ora li percepisco come se esistessero davvero. Insomma, scrivere questo romanzo è stato stupendo. Come stupenda è stata l’emozione che ho provato quando ho terminato l’ultima riga e quando ho ricevuto in formato “libro” la prima copia stampata tramite un sito internet. Poi l’immensa gioia della pubblicazione con Curcu Genovese… un sogno che si è realizzato. Dello scrittore impiegato di banca abbiamo illustri precedenti, ad esempio Giuseppe Pontiggia… Come si conciliano le due attività? Indubbiamente nell’immaginario collettivo il bancario è visto come un contabile alle prese esclusivamente con numeri, conti, bilanci, ecc… Difficile immaginare che una simile figura possa cimentarsi nella scrittura di un romanzo. Nel mio caso ciò è stato reso possibile da quella mia propensione umanistica che possiedo fin da piccolo e che ho sempre mantenuto e coltivato anche dopo aver iniziato a lavorare in banca. Diciamo che i due aspetti, quello del tecnico (analista crediti) che emerge durante la giornata, e quello umanistico che prende il sopravvento la sera o nei fine settimana, riescono a conciliarsi molto bene. Dopo l’esordio alle patrie lettere, stai pensando ad un secondo libro? Sull’onda dell’entusiasmo per la pubblicazione di “Nel nome di Alice” ho ripreso in mano il primo romanzo scritto, quello mai pubblicato e chiuso da tempo nel cassetto, con l’obiettivo di rivederlo e sistemarlo, perché l’idea di fondo era ed è, a mio avviso, sicuramente buona. Ma ora è prematuro parlarne. Ad ogni modo adesso il computer, la sera, è tornato a rimanere spesso acceso fino tarda ora… ■ 73

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trentinoarte

Amici Artisti di Renzo Francescotti

L

a foto riproduce una ragazza, in piedi in una veranda abbandonata, in calze nere e mini-slip, inquadrata dalla cornice di un quadro che lei stessa regge. Il titolo è “Lucia”: Lucia Mondella… Ma come? La protagonista de I Promessi Sposi, la ragazza tutta verecondie e rossori di timidezza rappresentata come una escort: stiamo scherzando?! Appunto. E chi scherza è il fotografo artistico Enrico Fuochi, che ha esposto questa fotografia nell’ultima sua personale dal titolo “Gli improbabili sposi”, esposta nella Biblioteca Tartarotti al MART di Rovereto nel 2017 e l’anno seguente alla Galleria “Craffonara” di Riva del Garda. Fuochi – con buona pace di tutti i critici che hanno finora analizzato questo personaggio manzoniano – parla di Lucia come di una “ragazza timida ma solo apparentemente, discreta e angelica, ma nello stesso tempo risoluta e determinata. I suoi rossori non devono trarre in inganno…”. E conclude dicendo “che può far pensare a una vera femminista dei tempi passati!” In quella mostra e nel catalogo figuravano altre foto spiazzanti: una monaca di Monza senza abito monacale, ma abbigliata come un’entreneuse,

IL SENSO DELL’ENIGMA PER L’OBBIETTIVO LE SORPRENDENTI FOTO DI ENRICO FUOCHI INDAGANO UNA REALTÀ CHE È OLTRE QUELLA CHE VEDIAMO: È SFUGGENTE, SEGRETA, LA POSSIAMO SOLO INTUIRE IRRAZIONALMENTE... che gioca con una bambola vestita da monaca; due bravi tatuati e palestrati che tengono a guinzaglio due cani-lupo. E via cantando, in un gioco all’insegna del surreale, dell’umorismo, della provocazione. Ma chi è Enrico Fuochi, che si presenta come una persona seria e perfino compassata, e poi “inscena“ foto come queste? E da dove viene, quale è stato il suo percorso? È nato a Bologna nel 1950, ma è trentino d’adozione; laureato in giurisprudenza,

“Gli improbabili sposi” 74

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ha frequentato in età matura il DAMS di Bologna nella sezione cinema. Ha rotto il ghiaccio con la sua prima esposizione fotografica personale alla Galleria Perusi di Verona, nel 1980. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni e rassegne personali e collettive in Italia e all’estero; ha abitato a Roma, lavorato a Milano, abitato a Trento sino allo scorso anno, quando si è trasferito a Riva del Garda, di cui è originaria sua moglie Marina. Il suo primo stile è partito dalla street photography e dall’ammirazione di giganti della fotografia come Cartier-Bresson ed Elliott Erwitt. Si è poi allontanato da questo genere ispirandosi alla pittura metafisica dei vari De Chirico, Savinio, Carrà, dedicandovi varie personali, la cui più significativa è stata “Mannequin”, esposta a Verona (1981), Belluno (1984) e Bologna (1985), in cui ripropone i manichini di De Chirico in contesti contemporanei. Che cosa lo attrae del capo scuola della pittura metafisica? Direi

il senso dell’enigma (questa parola ricorre innumerevoli volte nei titoli delle tele dechirichiane), ovvero il senso di una realtà che è oltre quella che vediamo: è sfuggente, segreta, la possiamo cogliere non razionalmente, ma intuire irrazionalmente. La pittura metafisica nasce durante la Prima guerra mondiale parallelamente a quella dada e anticipando di qualche anno quella surrealista. Di entrambe il nostro Enrico si rivela ammiratore, sia delle provocazioni di un Duchamp con i suoi vespasiani che diventano fontane artistiche, sia delle metamorfosi stravolgenti di un Dalì o di un Magritte: ”Non sono mai stato affascinato dalle foto di paesaggio e di territorio, in quanto ritengo che la fotografia classificabile come artistica, come del resto tutte la Arti Visive, non debba solo rappresentare, bensì interpretare, trasferendo nel fruitore dell’immagine sensazioni ed emozioni e facendo spaziare in lui la fantasia, superando i limiti imposti dalla pura rap-


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Street Photography

presentazione”. Nel 2008 Fuochi pubblicava un poderoso catalogo di circa 230 pagine dal titolo Foto Grafie, documentazione di 30 anni di fotografia, con 77 immagini dal 1978 al 2008. Le foto sono scelte tra le più importanti; i testi sono prose e poesie di autori d’affezione, alcune dello stesso artista, fotografo che se la cava bene anche con la scrittura. Impossibile selezionare, isolare qualcuna tra le tante foto memorabili contenute nel catalogo. Del 2010 è il catalogo Foto

Storie: contiene una serie di storie di immigrati. La novità sta nello scoprire un Enrico Fuochi fotografo engagé ed efficace narratore nel raccontare con la penna le loro storie. Le immagini non sono però mai puramente cronachistiche, documentarie (sarebbe inaspettato in un fotografo come lui); ma sono sempre intrecciate, coniugate con componenti che rivelano la creatività di questo personaggio, la sua ricchezza artistica ed umana. Il nostro Enrico non finisce di sorprenderci con delle novità straordinarie. Del 2014 è la sua opera Foto Fiabe dove le novità sono almeno due: per la prima volta le 40 fotografie sono a colori e realizzate con tecnica digitale. Fuochi si chiede: ”Come avrei potuto rappresentare un mondo immaginario e fantastico come quello delle fiabe, senza utilizzare i colori cosi pieni di vita?” E il surreale, così nelle corde di questo autore, ha più che mai diritto di cittadinanza nel territorio delle fiabe. La seconda novità è quelle di rivelarci un Fuochi “fiabista” (favolista non sarebbe un termine appropriato, perché le favole sono un’altra cosa). Sono fiabe nuove, moderne, ambientate nel contemporaneo. L’ultima mostra, “Il corpo e l’anima”, di questo è anche il curatore, si è potuta vedere a Trento alla Torre Mirana, alla fine dello scorso anno: con la toscana Michela Goretti, il piemontese Carlo Ferrara, gli alto-gardesani Crazyclik (team di fotografi), Laura Zinetti e lo stesso Enrico divenuto rivano. Sarà visibile anche a Riva del Garda, alla Galleria Craffonara (presentata da chi scrive), dal 9 al 26 marzo prossimi. Per chi non ancora lo conoscesse sarà l’occasione di scoprire questo straordinario personaggio, a mio avviso (senza voler far torto a nessuno) uno dei più notevoli fotografi trentini degli ultimi decenni. ■

“Mannequin” 75

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trentinoarte di Fiorenzo Degasperi

sss IL SEGNO DI RICCARDO LA GALLERIA D’ARTE TANART DI CANAZEI OSPITA UN ARTISTA CHE HA LASCIATO UNA TRACCIA INDELEBILE NELLA TERRA TRENTINA. SERGIO ROSSI, IL GALLERISTA, HA SCELTO UN ANTICO TOBIÀ DEL ‘700 PER OSPITARE ESPRESSIONI ESTETICHE E FORME DI CREATIVITÀ CHE HANNO LA CAPACITÀ DI EMOZIONARE E DI CATTURARE L’ATTENZIONE...

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rosegue l’intensa attività della galleria d’arte Tanart di Canazei, tesa a coniugare la ricerca artistica di giovani sperimentatori con il recupero della memoria storica, con un occhio di riguardo per il rapporto artista-natura e, in special modo, per la montagna. E non è un caso che Sergio Rossi, il gallerista, abbia scelto un antico tobià del ‘700 per ospitare espressioni estetiche e forme di creatività che hanno la capacità di emozionare, di catturare l’attenzione degli amanti dell’arte locali e degli ospiti della val di Fassa. Oggi è il turno di un artista che ha lasciato una traccia indelebile nella terra trentina: il primierotto Riccardo Schweizer. Artista poliedrico, pittore, fotografo, architetto e designer, scomparso nel 2004, ha saputo tracciare inediti sguardi sulla figurazione, conta76

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minandola pesantemente con l’apporto cubista ed espressionista appreso nelle sue frequentazioni con Pablo Picasso, Marc Chagall, Le Corbusier e gli italiani Filippo De Pisis e Massimo Campigli. In mostra opere, molte inedite, legate al tema della donna e la montagna, raccolte appositamente e presentate da Maurizio Scudiero. È questo un tema assai caro all’artista e che lo ha accompagnato fino alla morte. Un tema nel quale, assieme all’iniziale ciclo pittorico dedicato alle tamere – le baite di montagna del Primiero –, l’artista ha sviscerato tutta la sua bravura cromatica e segnica, andando al di là delle influenze cubiste picassiane. La donna come centro, fulcro, motore della vita. La donna come soggetto, debordante ogni cornice e ogni impaginazione, fino a far sparire quasi del tutto la scenografia


trentinoarte

CHI È SCHWEIZER

I

suoi studi tecnico-artistici hanno inizio a Belluno e successivamente a Venezia presso l’Istituto d’Arte dei Carmini, diretto dal roveretano Giorgio Wenter Marini e dove insegna anche Carlo Scarpa. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, insegnandovi pittura dal 1954 al 1960 in qualità di assistente di Bruno Saetti. Nel 1950 è in Francia, a Vallauris in Costa Azzurra, dove conosce e frequenta Pablo Picasso, Marc Chagall, Fernand Léger, Jean Cocteau, Massimo Campigli e Le Corbusier. Nel 1958, in occasione del decimo anniversario della fondazione, il Museo Picasso di Antibes gli dedica un’importante mostra personale insieme all’amico artista Davide Orler. Dal 1960 si stabilisce in Costa Azzurra e si impegna nell’attività di ceramista. All’anno successivo risalgono le prime grandi opere murali, per l’Istituto Editoriale Italiano di Milano e per due strutture alberghiere a San Martino di Castrozza. Nel 1963 si sposa con Dina Raveane. Dal matrimonio nasceranno Monica e Barbara. Con il pannello in ceramica progettato per le nuove terme di Levico (1965) inaugura il legame con Ceramica Pagnossin, industria di Treviso con cui collabora dal 1970 al 1977, realizzando importanti oggetti d’arte applicata. 1980: mette a punto una tecnica a base di ossidi e cemento per un grande bassorilievo esterno che ricopre tre facciate del Municipio di Carros (Nizza), edificio progettato da François Druet. Nel 1986 realizza un affresco di 75 metri quadrati per la nuova sede dell’Istituto Trentino di Cultura a Trento, ora Fondazione Bruno Kessler. Come designer vince, nel 1986, il Primo Premio Murano. Nel 1989 torna a Venezia per una grande mostra personale presso la Chiesa di San Stae, in occasione della quale la casa editrice Electa gli dedica un ricco catalogo monografico a cura di Luigi Lambertini. Negli anni novanta concepisce e realizza numerose opere su commissione pubblica e privata. Insignito motu proprio da Carlo Azeglio Ciampi del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana nel 2001, lavora tra Cannes e Casez, in Val di Non, dove muore nel settembre 2004.

naturalistica in cui la scena è collocata. La donna come forma, volume, linea, massa, struttura. La pelle è dipinta come fosse una parete geologica, le forme voluminose e rinascimentali richiamano immancabilmente i dossi, le colline, le concrezioni della Madre Terra. Avrebbe potuto giocare sul rapporto donna-terra-dea ma a Riccardo Schweizer interessavano la carnalità, la fisicità, la sensualità, la corporeità. Ogni discorso filosofico, antropologico e religioso gli era alieno. Solo colore e materia. La donna nuda, senza veli, immediata, così come erano i suoi amori, spontanei e impulsivi: bisognava adeguarsi a quello che decideva lui e non c’erano santi a cui appellarsi, racconta Dina, la prima donna sposata, lui 40 anni, lei 23. E così sono i suoi quadri. Donne terra, donne colore. Come scrisse Elisabetta Rizzioli, nelle opere dove Schweizer “canta” la donna si coglie un’asprezza di forme quasi espressionista ed una tensione formale capace di rendere monumentali le figure, talora deformate o sdraiate a campire l’intera superficie di supporto, facendo immaginare paesaggi di montagna che divengono figure, e sassi che si trasformano in nuvole. All’interno di un orizzonte interpretativo che intende la forma umana quale architettura geologica del territorio ed il corpo femminile come paesaggio più completo, quest’ultimo, vicino alle forme plastiche di Henry Moore, ricorre costante – accanto al paesaggio, altro grande tema della sua pittura – nella produzione di Schweizer, intesa ad una peculiare “rivoluzione (trentina) dell’universo”. Ed è sicuramente nelle sue “donne” che l’artista ha saputo cogliere la tensione innovativa del segno e del colore, andando al di là del conformismo postcubista o degli ammiccamenti a Fernand Léger. Un Riccardo Schweizer quindi figurativo nel senso più

pieno del termine anzi, espressionista, intendendo con questo termine la capacità e la volontà di gettare sulla tela i propri sentimenti senza tante mediazioni stilistiche o sguardi modaioli. Sogni ad occhi aperti, desideri e appetiti da appagare qui ed ora. Non è un caso che una delle opere più intriganti dell’artista porti il titolo di Donna con frutta: ambedue si mangiano, ambedue si gustano. I seni prorompenti, picchi aguzzi da conquistare, equivalgono alle rosse e vogliose fragole depositate lì accanto: entrambi ci invitano ad immergerci nella natura più carnale. I colori utilizzati sono molto intensi, dominano il rosso – simbolo del fuoco, dell’ira, della violenza, dell’eccesso, del sangue del toro che scorre nell’arena –, l’ocra (oro) e il color carne, quel rosa che si spegne nel marrone. Nelle donne di Schweizer il volto non si vede quasi mai: è nascosto nelle pieghe del piacere. Sta in queste pose impudiche ed eccitanti, sensuali e stuzzicanti, invitanti e disinteressate, l’attrazione che proviamo per queste opere che hanno osato cantare la femminilità allo stato puro, esente da ogni ideologia e ■ concezione di vita. Info: www.tanartcanazei.it. La mostra rimane aperta fino al 31 marzo.

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i tratta di un istinto naturale quello dell’uomo per la terra. La passione per il verde, nel mese di marzo, è quasi una questione indispensabile, necessaria. Come l’aria tiepida che si comincia a respirare. Riporta alla rinascita della natura, un ciclo naturale che si ripete in tutto il suo splendore. Tutti allora a decorare balconi, adornare

È FINALMENTE PRIMAVERA

davanzali, ripensare l’orto ed abbellire il giardino. Andando a riscoprire anche il valore sociologico del coltivare. Sì, perché se occuparsi del proprio giardino diventa un ritaglio personale e quasi intimistico, prendersi cura di un orto o di una porzione di orto significa condividere con altri passioni, tecniche e modalità di gestione. Con la

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grande soddisfazione di veder crescere i frutti del lavoro. Individuale e collettivo. BULBI, CHE PASSIONE Quando la voglia di colore in casa ritorna con tutta la sua intensità, è il momento di decorarla con le tonalità della primavera. Tulipani, narcisi e giacinti accenderanno l’ambiente domesti-


trentinoorti&giardini co, arricchendo di luce l’arredamento. La tendenza di oggi guarda all’alternativo, all’inconsueto, al particolare. Ed allora bando ai vasi tradizionali per dare spazio a bottiglie di vetro, bicchieri e contenitori di latta. Se proprio vasi e vasetti sono la vostra passione, scegliete l’unicità dei materiali: terracotta, porcellana o anche tessuto. Senza dimenticare il classico cristallo. Prima di trasferire i fiori nel vaso, ricordate di accorciare adeguatamente gli steli e di eliminare le foglie che si troverebbero immerse nell’acqua. Dopo aver disposto la composizione di fiori nel contenitore prescelto, posizionateli in un luogo fresco del locale, lontano dalla luce diretta del sole, dai caloriferi e dalle correnti d’aria. Le vostre creazioni possono trovare posto anche in luoghi meno consueti del solito: il vano di una libreria, l’angolo tranquillo della cucina, l’ingresso o una rientranza del corridoio. LA SEMINA La bella stagione è ormai alle

porte; le giornate si allungano e il sole comincia a far sentire i suoi tiepidi raggi. A marzo, quando le nostre prime piante saranno germogliate e cresciute, potremo passare a sistemarle sul balcone, in attesa dell’eventuale ulteriore passaggio nell’orto. E per chi non ha tempo di pazientare in attesa dei tempi (magari lunghi) di germinazione e vuole vedere risultati concreti subito, ecco le specie che danno immediate soddisfazioni: rucola, ravanelli, fagioli e fagiolini. Prima della semina, il terreno va mantenuto pulito ed arieggiato, vangandolo e arricchendolo con un concime organico, per favorire l’attività microbica. Naturalmente va sempre utilizzato un terriccio di buona qualità, meglio se specifico per ogni tipo di esigenza. Attenzione anche all’irrigazione: evitare di bagnare sopra la chioma, cioè lungo il fusto e sulle foglie, per non incorrere in spiacevoli inconvenienti, come ad esempio lo sviluppo di funghi. La soluzione ottimale consiste nel bagnare la zona verde attraverso un sistema

di irrigazione goccia a goccia; questo sistema, oltre ad evitare le patologie sopra descritte, risulta anche più ecologico in quanto assicura un cospicuo risparmio idrico. COSÌ TI GESTISCO IL TERRENO Attenzione a come si pianta: vietati gli innesti troppo fitti, perché con la crescita lo spazio diventa necessario e vitale. Si tratta anche di una questione di ossigeno: se non circola aria a sufficienza, le piante tendono ad ammalarsi. Per la propagazione, è necessario utilizzare solo piante sane, con semi provenienti da colture garantite e certificate. Di fondamentale importanza poi applicare il principio della rotazione, piantando elementi diversi rispetto a quelli coltivati nello stesso posto l’anno precedente. E il concime? Anche in questo caso, at-

tenzione a non esagerare, nemmeno con le produzioni naturali. Grazie a determinati prodotti ricchi di azoto, le piante hanno sì una crescita molto rigogliosa, ma ciò non vuol dire che siano in grado di attivare quei meccanismi di difesa indispensabili per contrastare il menico numero uno: gli insetti. PROFUMI E SAPORI IN CUCINA: LE ERBE AROMATICHE Sono facili da coltivare e sono indispensabili in cucina, oltre ad essere un profumato punto verde della casa. La location ideale è il davanzale

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scatenare nelle due classiche modalità: acquistare piantine già formate – con grandi risultati in poco tempo – o partire dal seme, inserendo l’aromatica prescelta ed effettuando quindi la semina. Importante e fondamentale la scelta del vaso. Nei classici vasetti di plastica acquistati nei supermercati le piantine appassiscono e muoiono spesso; per ovviare

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a questo problema e avere a disposizione un angolo sempre verde e profumato, basta travasare le piantine in contenitori più adatti, che consentono al vegetale una corretta traspirazione ed idratazione. Attenzione a non innaffiarle troppo, in quanto alcune varietà non amano troppa acqua. Al momento dell’utilizzo, tranciate con decisione la parte necessaria senza incidere in maniera eccessiva, in modo da evitare danni importanti alle erbe in vaso. IL BALCONE DI PRIMAVERA: ISTRUZIONI PER L’USO Prima di adornare le parti esterne, osservate la luna. Se è crescente, quello costituisce il momento migliore per mettere a dimora i bulbi delle piante a fioritura estiva come dalie, iris, anemoni, gigli e ranuncoli. L’elemento fondamentale è costituito dal terriccio: alla base dovrà trovare posto uno strato di ghiaia o argilla; in superficie terra leggera. Mai pressare

troppo il terreno intorno ai semi. Predisposti i vasi e relative semine, è giunto il momento di predisporre il balcone o il terrazzo per la nuova stagione. Vanno controllati i vasi, eliminata la terra ormai inservibile, predisposto un programma di irrigazione. I nuovi vasi e relativi sottovasi vanno posizionati secondo la luce richiesta. Indispensabile pensare anche al concime, riferendoci a prodotti completi di tutti gli elementi nutritivi. Si può optare per un concime da aggiungere all’acqua delle annaffiature ogni dieci/ quindici giorni oppure usare un concime in granuli dalla durata di alcuni mesi. Nelle fioriere più grandi è consigliabile inserire alcune manciate di letame trattato, disponibile nelle rivendite specializzate. GIARDINO DI PRIMAVERA Forse i meno esperti in fatto di verde non sanno che esistono fiere, manifestazioni ed edizioni dedicate interamente alle piante. In questi contesti, trovano spazio anche le nuove tendenze nel

disporre i fiori e nell’arredare un giardino, per ottenere effetti unici e speciali. Curiosando sui siti che presentano queste novità, si scopre innanzitutto che esistono tante tipologie di verde. Qualche esempio? Piante aromatiche e per l’orto, piante tropicali, piante da ombra, arbusti comuni ed insoliti, piante grasse e rampicanti, piante commestibili e tantissimi altri vegetali. Tra le novità più recenti, le piante di frutti di bosco, fantastiche per arredare il giardino di fiori e di frutti profumati. A corredo di queste immense varietà,

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l’artigianato artistico di alta qualità: casette per uccellini e scoiattoli, oggetti di ferro battuto, ceramiche decorate in modo fiabesco, oggetti dal gusto vintage e retrò. Nell’ambito di queste fiere trovano posto interessanti laboratori per bambini, futuri “piccoli giardinieri”. Qui i giovanissimi potranno sperimentare con mano ed apprezzare un mondo, per alcuni ancora sconosciuto. COLTIVARE A SETTORI, PERCHÉ NO? Coltivare in grandi cassoni è un metodo molto diffuso. Nato dall’esigenza di chi dispone di spazi ristretti ed angusti ma non vuole rinunciare al verde, questa variante molto alternativa quanto allettante ha conquistato anche chi gli spazi li ha. Questo non solo per l’effetto visivo e prettamente estetico; coltivare a cassoni ha anche dei grandi

vantaggi. Uno su tutti il fatto di non doversi piegare: disporre questi contenitori in posizioni diverse dal piano terra permette di seguirle con maggior facilità. Nei cassoni inoltre si verifica una maggior protezione dagli attacchi dei parassiti. Ma il vero piacere sta nel modellare l’orto a proprio piacere, adattando ogni centimetro disponibile secondo la fantasia di chi crea. Se poi si è pratici di bricolage, si possono creare cassoni alternativi e dalle forme più strane e particolari. Va considerato che l’orto in cassoni è anche a misura di bambino, con tante opportunità per lavorare con il verde. Ideale per ravanelli, carote, spinaci ed insalatine, l’orto a mo’ di fioriera è la tendenza del momento. LE AIUOLE SONO IN FIORE L’aiuola va preparata almeno una settimana prima dal lavoro di posa dei fiori. Va vangata in profondità ed è necessario ripulire la terra da tracce di vecchie piante, radici o sassi. Se il terreno appare sodo e compatto, conviene alleggerirlo con terriccio più leggero per renderlo morbido e permeabile. Ma quante piante servono? Di solito si tende ad acquistare più piante del necessario, perché non si considera lo spazio di fioritura tra una pianta e l’altra. E se al momento dell’impianto

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l’aiuola sembra scarna e poco ricca, nel giro di poche settimane sarà riempita in modo completo, senza troppi affollamenti. In primis vanno posizionate le piante più grandi, lasciando loro lo spazio necessario. Quindi via via quelle di media misura, per finire con le più piccole. Una particolare attenzione va posta ai colori, che devono essere armonici tra di loro. Anche le rampicanti sono ideali per arricchire e decorare una pergola, un arco o una ringhiera. Bisogna però distinguere tra quelle piantabili anche in vaso e quelle che tendono a lignificare, come il glicine e la boungavillea. IL GIALLO SOFFICE DELLA MIMOSA Forse non tutti sanno che la mimosa – simbolo della festa della donna – è una pianta australiana che si è adattata molto bene ad alcune regioni climatiche del nostro Pa-

ese. Si tratta di una varietà di acacia, che nel suo paese d’origine raggiunge anche i trenta metri di altezza; in Italia raggiunge al massimo i dodici metri. La sua particolarità sono i caratteristici fiori gialli disposti a grappolo. Per questo è molto decorativa e ideale per creare macchie di colore e segnali di primavera. Per crescere necessita di un clima mite e temperato, come quello delle zone costiere d’Italia. Se avete intenzione di coltivarla in vaso, controllate in prima battuta lo stato delle radici: se appaiono disposte lungo la metratura del vaso, occorre rinvasarla in un contenitore più grande. Quelle recise e ricevute in mazzo vanno tolte dalla carta della confezione e messe a

bagno in acqua pulita e inacidita con succo di limone. Dopo questa operazione, vanno posizionate in piena luce ma lontano da fonti di calore. Per idratarle usiamo uno spruzzino e le bagnamo di tanto in tanto. LA SEMPLICITÀ DELLE ERBACEE PERENNI Fioriscono in estate queste erbacee perenni robuste e rustiche, originarie dell’America centrale e set tentrionale; le foglie sono di color verde scuro, i fiori sono molto simili alle margherite, in quanto presentano un corposo disco centrale e petali colorati. Chiarito questo, la semina ottimale è da intravedersi agli albori della primavera, tra febbraio

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e marzo. Chi vuole provare a farlo in casa – nel classico ed estetico vassoio da semina – non ha che da riempirlo con del terriccio preventivamente setacciato. Si andrà a riempire per uno spessore di qualche centimetro, poi si presserà il terriccio con un mattarello da cucina. Si arriva dunque al momento di disporre a mano i semi, avendo cura di distanziarli tra loro in prospettiva della crescita. Effettuata questa operazione, si ricopre il tutto con dell’altro terriccio setacciato. Si bagna e si nebulizza a più riprese finché la terra non è ben umida. Il nostro vassoio va collocato in zona luce, vicino ad una finestra, in un ambiente di circa 18/20°C; dopo dieci giorni andrà spostato all’aperto. Una volta fuori, bisognerà posizionarlo al riparo dalla pioggia ma alla luce del sole. In caso di notti ancora particolarmente fredde, coprire il vassoio con del tessuto ■ apposito per piante.



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di Fabio De Santi

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on un album come “Sputnik”, uno dei più frizzanti fra quelli usciti lo scorso anno nel Belpaese, Luca Carboni ha ritrovato una creatività che per molti sembrava perduta. Dopo aver portato le canzoni del disco nei club, l’artista bolognese punta quest’anno sui teatri, con uno show come quello all’Auditorium di Trento del 15 marzo organizzato dalla Showtime Agency. Il pop d’autore di Luca Carboni nel live punta a sorprendere con luci e laser che emergono da un maxischermo digitale. Le immagini raccontano e amplificano il lavoro musicale, fotografie della propria carriera si uniscono a quelle che hanno segnato la storia da sessanta anni fa ad oggi. Per i suoni, l’artista ha voluto una situazione molto elettronica figlia dell’ultimo album, accompagnata da momenti più acustici o più elettrici. Sul palco è con la sua band: Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Vincenzo Pastano alle chitarre, Fulvio Ferrari Biguzzi alle tastiere. Per quanto riguarda la parte musicale e le canzoni in scaletta ci sarà sicuramente l’elettronica di Sputnik (Una grande festa, Io non voglio, Amore digitale, Due) suoni già presenti nel precedente PopUp (Luca lo stesso, Bologna è una regola) e non mancheranno trent’anni di successi da Mare Mare a Farfallina, da Inno Nazionale a Silvia lo sai. Un concerto con tante anime come quelle del suo pubblico, che grazie anche alle canzoni degli ultimi due progetti, si è arricchito anche di tanti giovani. Con Sputnik, che è il nome del primo satellite lanciato dall’Unione Sovietica nel 1957, un album potente, diretto, essenziale, Carboni 86

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LUCA CARBONI DOPO AVER PORTATO LE SUE CANZONI NEI CLUB, L’ARTISTA BOLOGNESE PUNTA QUEST’ANNO SUI TEATRI CON UNO SHOW COME QUELLO PREVISTO ALL’AUDITORIUM DI TRENTO IL 15 MARZO PROSSIMO si è confermato ancora una volta un hit maker con testi ironici e nello stesso tempo profondi, un suono che è impossibile togliersi dalla testa: per un artista che conosce alla perfezione l’arte del pop italiano. In un’intervista a Radio 105 il cantautore felsineo ha raccontato: “Non ho mai amato mettere il titolo di una canzone all’intero album. In questo caso l’ho voluto fare perché mi piace proprio la parola “Sputnik”, questo concetto di essere all’inizio di una nuova era”. Un tuffo nel passato che si lega anche alla musica: “Mi piaceva

la parola anche da ragazzino – continua Carboni, ai tempi delle prime band, perché per noi che eravamo filo-punk la K era un elemento graficamente interessante. In più, ‘Sputnik’ significa anche compagno di viaggio. Ho cominciato a fare musica negli anni Ottanta – risponde il cantautore bolognese a Tony & Ross –, periodo che è stato un punto di incontro tra diversi generi come il post punk, la new wave e la disco music. Nel mio Dna ci sono dei germi che mi sono rimasti dentro e che mi consentirebbero di sviluppare musica attuale

per secoli”. Un cd, “Sputnik” che è l’ultimo tassello di un cantautore, nato a Bologna nel 1962, che dopo essere diventato uno degli autori prediletti degli Stadio (i testi dell’album “La faccia delle donne” sono quasi tutti scritti da lui) debutta con “Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” e al suo fianco c’è proprio Curteri che firma il disco come co-produttore. Il carisma di Luca conquista la simpatia e la stima della gente, che in lui individua un interprete sincero dei pensieri e delle inquietudini della sua ■ generazione.


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di Daniele Valersi

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ncora tre appuntamenti domenicali a Trento per gli appassionati della grande musica: “I concerti della domenica” proseguono con il recital pianistico di Alberto Ferro (3 marzo, Sala della Filarmonica, ore 10.30). Giovane (è appena ventitreenne), talentuoso e determinato, Ferro ha messo le mani sulla tastiera a tre anni d’età (con la guida della mamma pianista) e a nove già studiava al conservatorio di Catania (dove si è diplomato) sotto la guida di Epifanio Comis. Attraverso il perfezionamento continuo con maestri quali M. Béroff, D. Yoffe, L. Howard, R. Goode e J. Demus ha conquistato una serie impressionante di premi in concorsi internazionali tra i più selettivi. Svolge un’intensa attività come solista, alla quale affianca la musica da camera in duo con il violinista Gennaro Cardaropoli. A Trento Ferro propone una celebre Barcarola di Fryderyk Chopin (op. 60), seguita da “Soirée de Vien-

PICCOLA ORCHESTRA LUMIÈRE “I CONCERTI DELLA DOMENICA” PROSEGUONO CON TRE IMPERDIBILI CONCERTI A MARZO ne” S427 n. 3 di Liszt e dai nove “Études-Tableaux” op. 39 di Rachmaninov. Domenica 10 marzo l’orchestra da camera “I labirinti armonici”, con Giancarlo Guarino alla direzione e Anna Geniushene quale solista al pianoforte, si presenta con “Piccola suite per archi” di Carl Nielsen, Concerto K 414 per pianoforte e archi di Wolfgang Amadeus Mozart, “La oración del torero” di Joaquin Turina e “Wedding cake” per pianoforte e archi di Camille Saint-Saëns. Vincitrice del

premio “Musica da camera” e dello “Junior Academy” al “Busoni”, Anna Geniushene ha ultimato il percorso di sudi presso il Conservatorio di Mosca e si è segnalata alla “Shostakovic Music Competition” e al “Blüthner International Piano”. L’utilizzo di strumenti antichi originali montati con corde di budello e di archetti barocchi e classici si unisce all’estro e all’improvvisazione, che rendono unica e speciale ogni performance. La conclusione della rassegna (17 marzo) è affidata alla

Piccola Orchestra Lumière diretta da Andrea Aste, impegnata in “Concerto per un’eclissi di luna”. Il progetto, ideato da Marco Alotto e Nicola Segatta, si basa sulle musiche di Nicola Segatta ed è supportato dalle videoinstallazioni di Saul Darù e Michele Moser. Solista è il soprano Nina Zazyants, voce recitante Marco Alotto; musiche onirico-evocative si alternano a brani letterari (Rostand, Calvino, Buzzati, Ariosto). Nata per accompagnare la più lunga eclissi lunare del secolo ed eseguita sul prato del Muse, questa colonna sonora viene riproposta per festeggiare i cinquant’anni dal primo sbarco sulla luna. ■

DOLCE SUONO DEI LIEDER ALLA FILARMONICA DI ROVERETO

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re sono gli appuntamenti nella locandina dell’Associazione Filarmonica di Rovereto, a cominciare dal concerto di Sabina Willeit (soprano), accompagnata da Giorgio Fasciolo al pianoforte e da Beatrice Festini quale voce recitante (7 marzo, Sala Filarmonica, Corso Rosmini, ore 20.45). Il ciclo di Lieder “Frauen-Liebe und Leben” op. 42 di Robert Schumann (“Amore e vita di donna”) dà il tema alla serata, che declina l’universo femminile del repertorio liederistico ottocentesco attraverso pagine di Clara Wieck Schumann, Gustav Mahler, Alma Schindler Mahler, Cécile Chaminade, Richard Wagner. Il 13 marzo è la volta del Trio

Boccherini (Suyeon Kang violino, Vicki Powell viola, Paolo Bonomini violoncello), impegnato in musiche di Wolfgang Amadeus Mozart (Duo K 423), Ludwig van Beethoven (Duo WoO 32 “Per due occhiali obbligati”), Maurice Ravel (Sonata per violino e violoncello) Zoltan Kodály (Intermezzo per trio) Erno von Dohnányi (Serenata per Trio). I tre artisti sono giovani e bravissimi, provengono da tre continenti diversi e hanno deciso di stabilire a Berlino la base del loro sodalizio artistico e professionale. In questo concerto propongono un percorso lungo tre secoli di musica, scoprendo rare gemme del repertorio cameristico. Il 21 marzo la violista Danusha Waskiewicz e il pianista Andrea Rebaudengo propongono musiche di Robert Schumann, Jean Sibelius, Gabriel Fauré, Maurice Ravel, Johannes Brahms, Hugo Wolf, Paolo Marzocchi, Danusha Waskiewicz. L’universo femminile è nuovamente in primo piano, in raffinato connubio con la grande musica. Danusha Waskiewicz in questa occasione è in veste di esecutrice e di compositrice con brani dall’ultimo cd registrato per Decca con Rebaudengo, “Songs for viola and piano”. (D. V.)

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di Sandra Matuella

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ttore comico e, soprattutto, esilarante giocoliere delle parole, Alessandro Bergonzoni sarà in scena al Teatro Zandonai di Rovereto il 20 marzo, alle ore 20.45, con “Trascendi e sali”, il suo nuovo lavoro teatrale di cui è autore, interprete e scenografo, mentre la regia è firmata dallo stesso attore inseme a Riccardo Rodolfi. ”Trascendi e sali” spiega Bergonzoni è “un consiglio ma anche un comando. O forse una constatazione dovuta ad una esperienza vissuta o solo un pensiero da sviluppare o da racchiudere all’interno di un concetto più complesso”. “Trascendi e sali”, inoltre intende essere un “vettore artistico di tolleranza e pace, colmo di visioni che, magari, riusciranno a scatenare le forze positive esistenti nel nostro essere”. Lungo tutto il mese di marzo, al Teatro Zandonai si svolge il Sipario d’Oro, lo storico festival nazionale di teatro amatoriale, con il relativo concorso nazionale che mette a confronto le migliori compagnie italiane di prosa amatoriale: venerdì 1 marzo, ci sarà ”Non sparate sul postino” di Derek Benfield, regia di Maria Grazia Bettini con l’Accademia Teatrale Campogalliani di Mantova. Il sipario si apre su una sala di un antico castello dove Lord e Lady Elrood devono vedersela con una coppia di gangster che hanno adocchiato un prezioso dipinto. L’8 marzo, il giorno della festa della donna, va in scena “Uomo e galantuomo”, di Eduardo De Filippo, con il Teatro dei Dioscuri Campagna di Salerno, e la regia di Antonio Caponigro. In questo lavoro, che non è tra i più noti della produzione teatrale di De Filippo, la 88

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BERGO NZONI “TRASCENDI E SALI” È IL TITOLO DEL NUOVO SPETTACOLO DI ALESSANDRO BERGONZONI, IN SCENA AL TEATRO ZANDONAI DI ROVERETO IL 20 MARZO. MA QUESTO È ANCHE IL MESE DEL CONCORSO “SIPARIO D’ORO”. ECCO LE DATE maschera domina la scena, tra gag divertenti e momenti drammatici sospesi tra realtà, finzione e pura follia. Il 15 marzo, c’è un grande classico americano: “Improvvisamente l’estate scorsa” di Tennessee Williams con il Teatro di Pesaro La Piccola Ribalta, adattamento e regia

di Mario Cipollini e Antonella Gennari. Nella New Orleans del 1936, l’autore ambienta la storia nel giardino-giungla di una grande villa del Garden District, una sorta di luogo simbolo dei conflitti interiori che tormentano i diversi personaggi di questo dramma decisamente attua-

le. Il 22 marzo è in concorso “L’Isola che non c’è… La storia di come Peter diventò Pan”, liberamente tratto da Peter Pan di J.M. Barry, traduzione e adattamento di Purifico, Corvatta, Di Chiara e Zallocco, per l’Associazione Culturale Stella Porto Potenza Picena, Macerata. ■

ANDREW PEKLER A “MUSICA MACCHINA”

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ontinua con la performance di Andrew Pekler, l’esplorazione di mondi sonori lontani dal mainstream ma comunque ricchi di fascino e sperimentazioni, proposti dalla rassegna Musica Macchina. L’appuntamento, nel cartellone curato da Marco Segabinazzi è quello del 9 marzo, alle 21, al Melotti di Rovereto con il live “Phantom Islands - A sonic atlas”. Nato a Samarcanda, cresciuto negli Stati Uniti e da tempo residente a Berlino, Andrew Pekler lavora con campionamenti, strumenti acustici ed elettronici. Se già l’LP Tristes Tropiques (2016) poteva apparire come una collezione di exotica sintetica fatta di field recording irreali, la fascinazione di Pekler per le etnografie immaginarie lo ha portato a realizzare il progetto “Phantom Islands - A sonic atlas”, che eseguirà in versione live a Musica Macchina. Phantom Islands è un evocativo atlante sonoro di mondi immaginari, una mappatura acustica, al confine tra reale e potenziale, delle cosiddette “isole fantasma”: isole apparse su carte e diari di viaggio dei primi esploratori a causa di errori di navigazione, miraggi o leggende, e poi scomparse.


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di Sandra Matuella

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ichele Placido e Anna Bonaiuto, due attori tra i più amati della scena italiana, e poi uno dei lavori più crudi e discussi della letteratura contemporanea, come “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini, è quanto propone per il mese di marzo la grande prosa del Centro Santa Chiara. Al Teatro Sociale di Trento, dal 7 al 10 marzo, va in scena “Ragazzi di vita”, con la compagnia del Teatro di Roma-Teatro Nazionale. Questo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo scritto da Pasolini nel 1955, basato sui racconti raccolti dallo stesso Pasolini nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta a Roma, nelle borgate di periferia: in scena ci saranno così Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, e ancora il Caciotta, Spudorato, Amerigo. Sono i “ragazzi” di Pierpaolo Pasolini, nati “orfani d’innocenza”, emarginati, ricchi di vitalità e di disperazione, che trascorrevano le giornate alla ricerca di qualche lira; l’adattamento teatrale del romanzo è dell’attore Massimo Popolizio e dello scrittore Emanuele Trevi, che hanno privilegiato una messinscena corale di 18 ragazzi, mentre il filo rosso tra tutte queste loro storie, sarà un narratore che si aggira sul palco per orientare il pubblico in questo mondo di varia umanità. Dal 21 al 24 marzo, sempre al Teatro Sociale di Trento, la grande coppia formata da Michele Placido e Anna Bonaiuto interpreterà “Piccoli crimini coniugali”, un testo del drammaturgo francese Eric - Emmanuel Schmitt, che propone un confronto verbale tra marito e moglie: confronto che, per

RAGAZZI DI VITA L’OPERA DI PASOLINI, AL TEATRO SOCIALE, DAL 7 AL 10 MARZO, CON LA COMPAGNIA DEL TEATRO NAZIONALE. MA C’È ANCHE “PICCOLI CRIMINI CONIUGALI”, CON MICHELE PLACIDO E ANNA BONAIUTO forza di cose, non è mai facile o scontato. “È un’opera che riflette sulle dinamiche del rapporto di coppia, scavando a fondo nei problemi che possono sorgere con il trascorrere degli anni. Gilles e Lisa sono una coppia come tante, che ormai da quindici anni si trovano a vivere, apparentemente, un tranquillo rapporto famigliare – spiega il regista Placido - Un piccolo incidente domestico, in cui Gilles perde completamente la memoria, diventa la causa scatenante di un sottile gioco

al massacro, nel tentativo di recuperare l’identità di Gilles e di riappropriarsi del loro vissuto comune”. La rassegna Altre Tendenze, sempre del Centro Santa Chiara, questo mese presenta due lavori: “La gioia” di Pippo Delbono, il 12 marzo, al Teatro Sociale di Trento e, all’Auditorium Melotti di Rovereto, il 30 marzo, l’anteprima nazionale de “Il Drago d’oro”, con Evoè!Teatro. La nuova creazione di Pippo Delbono, vuole essere un “viaggio” di parole, suoni,

immagini e danza, verso la gioia, intrapreso dopo aver attraversato sulla scena i sentimenti più estremi come l’angoscia, il dolore, la felicità, l’entusiasmo. E, soprattutto, dopo la scomparsa di Bobò, l’attore simbolo della Compagnia di Pippo Dalbono, fedele compagno di scena di Pippo, a partire dal loro incontro avvenuto nel 1995 nel manicomio di Aversa. Il 30 marzo, all’Auditorium Melotti di Rovereto, la compagnia Evoè!Teatro porta in scena un testo di Roland Schimmelpfennig, autore tra i più noti del teatro contemporaneo tedesco. Un testo inedito in Italia, diretto dal regista Toni Cafiero, che rispecchia la complessità della contemporaneità, in perfetta sintonia con la filosofia di Evoè, la compagnia roveretana nata proprio dal desiderio di indagare il tema dell’identità al giorno d’oggi: al centro della scena c’è un ristorante thai- cino-vietnamita, “Il Drago d’oro”, appunto, popolato da personaggi alle prese con i propri problemi, con le proprie aspettative e con le proprie frustrazioni”. ■ 89

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di Fabio De Santi

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uman vuol essere una specie d’esplorazione di quelli che sono gli aspetti che ci rendono effettivamente umani e quindi con l’invito a recuperare un pochino di umanità, intesa come una specie di connessione e di tornare a dare il giusto valore a quelle esperienze e relazioni tipicamente umane che vengono fatte di persona”. Sono queste le parole usate da Francesco Tesei, noto al grande pubblico con il nome d’arte di “Il Mentalista”, per delineare il suo nuovo show “Human” che porterà a Trento il 14 marzo, alle 21 all’Auditorium S. Chiara. Tesei aveva già conquistato il pubblico trentino nel 2015 con lo show “The Game” che arrivava dopo il grande successo ottenuto, sempre all’Auditorium, nel segno di

TESEI È “HUMAN” È NOTO AL GRANDE PUBBLICO CON IL NOME D’ARTE DI “IL MENTALISTA”. ECCO IL SUO NUOVO SHOW CHE PORTERÀ A TRENTO IL 14 MARZO, ALLE 21 ALL’AUDITORIUM S. CHIARA “Mind Juggler”. Con “Human” Tesei ora esplora le potenzialità della mente umana grazie ad uno sguardo alla sua arte da una prospettiva originale e quanto mai attuale: il mentalismo come modo per tornare a stupirsi per le magie dei rapporti umani. Quelli veri: a contatto diretto, guardandosi negli

occhi, parlando, cogliendo le sfumature di un’espressione del viso, lo stato d’animo e i pensieri di chi abbiamo vicino. Dunque un percorso che nasce dall’intenzione di gettare luce sui misteri del mentalismo, e che conduce verso una domanda universale: “Cosa ci rende umani?”. Paradossalmente, a guidarci

in questo cammino è il più importante mentalista italiano, le cui abilità sono spesso interpretate come “poteri” al limite del sovrannaturale: un cammino composto da immagini, parole e – naturalmente – da esperimenti di mentalismo in cui il pubblico non è semplice spettatore, ma diventa protagonista. ■

LA DANZA IN TRENTINO

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li appuntamenti con il circuito regionale della danza per questo mese sono tutti all’insegna del made in Italy, con la presenza di compagnie di stampo contemporaneo. Nello specifico l’1 marzo al teatro Sanbàpolis di Trento e il 16 marzo al teatro Monte Baldo di Brentonico l’acrobata e giocoliere Francesco Sgrò, assieme ad altri quattro performer, presentano Collapse, una storia in cui la musica sottolinea e accompagna un linguaggio fatto di movimento e giocoleria. Prodotto dall’Associazione Spellbound, lo spettacolo, è adatto ai bambini dai 5 anni in su ed è indicato per le famiglie. Torna invece in Trentino il 5 marzo al teatro G. Sartori di Ala lo Spellbound Contemporary Ballet protagonista di Rossini Ouvertures, una coreografia carica di energia, vitalità, incontri, seduzioni e suggestioni, ideata dal direttore stesso della compagnia Mauro Astolfi. Il 7 marzo al teatro di Pergine 4 danzatori della compagnia toscana di Virgilio Sieni, coreografo e studioso sui linguaggi del corpo e della danza, sono gli interpreti di Bach Dance Suites, una creazione che invita ad una riflessione sull’abitare il mondo, sulle note di Bach, eseguite dal vivo dal violoncellista Michele Tazzari. L’8 marzo al cinema teatro di Cles torna la compagnia di danza contemporanea MM Contemporary Dance Company con lo spettacolo Contemporary Men, una serata

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tutta al maschile per quattro danzatori composta da due coreografie su musiche di Vivaldi la prima e su musiche di Bach, Geert Hendrix e Senking la seconda. Ritroveremo ancora la MMCDC il 10 marzo al teatro di Tesero con altri due pezzi titolati Gershwin Suite e Schubert Frames. Nel primo il tutto si ispira alle atmosfere e agli umori dei tempi di George Gershwin e alle suggestioni intime provenienti dalle opere pittoriche di Hopper, mentre nel secondo saranno protagoniste le sonate di Schubert, che ben sanno esprimere i sentimenti contrastanti d’amore, la tensione, la malinconia, il rimpianto, ma anche la speranza. Ritroveremo il 12 marzo al Palazzo dei Congressi Riva del Garda e il 22 marzo al Melotti l’ironica Silvia Gribaudi, interprete del solo R. OSA_10 esercizi per nuovi virtuosismi, che porta in scena l’espressione del corpo della donna e del ruolo sociale che esso occupa con un linguaggio “informale” nella relazionale con il pubblico. (L.D.)


trentinopanorama Yazz Ahmed

di Fabio De Santi

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n’of fer ta music ale che ha come obiettivo principale la volontà di dar voce e spazio ad artisti giovani e emergenti della scena jazz contemporanea. Un ulteriore aspetto che contraddistingue questa seconda parte di stagione è la forte componente femminile: basti pensare che tre dei cinque appuntamenti in programma avranno come protagoniste giovani e talentuose artiste. Sono queste le coordinate di Jazz’About che torna con la seconda parte di una stagione all’insegna della musica di qualità, con artisti di spicco del panorama nazionale e mondiale. La rassegna, promossa dal Centro Servizi Culturali S. Chiara – con la consulenza artistica di Denis Longhi – riparte con cinque appuntamenti, tra marzo e aprile, che animeranno gli spazi di Trento e Rovereto. Jazz’About prenderà il via sabato 2 marzo con un doppio appuntamento all’Auditorium Melotti di Rovereto: Yazz Ahmed, artista inglese di origini persiane, dalla cui tromba passa la rinascita del jazz britannico più ultra contemporaneo, coraggioso e consapevole delle lezioni

JAZZ’ABOUT SECONDA PARTE DI UNA STAGIONE CON ARTISTI DI SPICCO DEL PANORAMA NAZIONALE E MONDIALE anni ’70, e Leifur James, polistrumentista londinese. Nella scia di artisti come Kamasi Washington, Yussef Kamaal e Christian Scott, Yazz Ahmed trova la chiave per parlare a un pubblico più vasto senza tuttavia perdere un’oncia di integrità artistica. Anzi, in lei c’è anche di più, c’è un sapore speciale dato dalle sue origini persiane e dalla sua capacità di tessere tele melodiche che rimandano al folk medio-orientale in una prospettiva decisamente cinematica e spesso piena di mistero. Tutto questo unito ad una solidissima preparazione tecnica che la porta a misurarsi quotidianamente con i migliori strumentisti jazz attuali (Shabaka Hutchings), ma anche ad avere escursio-

ni da session man, anzi, session woman con alcuni act pop di fama planetaria come Radiohead e These New Puritans. Leifur James, invece, è una “strana creatura” nel mondo della musica odierna: a metà fra jazz ed elettronica, ma con anche più di un occhio alla lezione dei compositori di classica contemporanea più legati alla cinematografia, riesce a disegnare delle trame sonore in cui spazi e silenzi diventano tappeti espressivi di rara intensità. Per il secondo appuntamento, giovedì 21 marzo, il Teatro Auditorium di Trento ospiterà Nubya Garcia, artista poco più che ventenne, ma già con un curriculum invidiabile e una personalità da strumentista di alto livello.

La londinese di origini afrocaraibiche è una delle voci più interessanti del jazz contemporaneo. Il suo approccio alla scrittura, così come al suo strumento d’elezione, il sassofono, è caldo, avvolgente, pieno di groove e di influenze urban; ma è al tempo stesso pronto a percorrere vari gradi di astrazione ed introspezione. D’altro canto, il suo è decisamente un approccio “totale” all’alfabeto jazz: qualcosa che traspare anche nella voglia di creare sempre equilibri perfetti coi suoi colleghi: il jazz per lei è un quadro d’assieme; ma soprattutto, il jazz per lei è un linguaggio che riesce a raccontare oggi più che mai il pulsare della contemporaneità. ■

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vento; è meno dolorosa, perché evita l’apertura e chiusura chirurgica del tessuto gengivale. Dopo una seduta di circa un’ora, nella quasi totalità dei casi, viene montata al paziente la sua nuova protesi fissa sostenuta dagli impianti appena inseriti – la cosiddetta tecnica a carico immediato – dandogli la possibilità di non stare mai senza denti e di tornare subito a sorridere. La prima visita è senza impegno: prenotate per scoprire tutte le offerte e le convenzioni di Socialdent! ■

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di Daniele Valersi

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Orchestra Haydn di Bolzano e Trento offre al suo pubblico il piacevole Concerto di Carnevale (4 marzo, Trento, Auditorium, ore 20.30 e 5 marzo, Arco, Casinò, ore 20.30): sul podio Felix Bender, solista all’armonica a bocca Gianluca Littera. Vengono eseguiti brani originali e trascrizioni di Gioachino Rossini, Michael Spivakovsky, Ralph Vaughan Williams, Gustav Holst, Gianluca Littera, Johann Strauß jr. Il concerto del 13 marzo, per la stagione dell’Orchestra Haydn, vede all’Auditorium S. Chiara di Trento l’Orchestra “I Pomeriggi Musicali” di Milano, nell’ambito di un progetto di reciproca ospitalità tra le due formazioni orchestrali. Il programma è interamente dedicato al nume tutelare dell’orchestra regionale, Franz Joseph Haydn, del quale vengono eseguiti l’Ouverture Hob. Ia: 7, il Concerto per pianoforte e orchestra Hob. XVIII: 11 e la Sinfonia Hob. I: 102. Due giovani talenti la fanno da protagonisti: la direzione è affidata a Niklas Benjamin Hoffmann, solista al pianoforte è il prodigioso Dmitry Shishkin, vincitore del Concorso Internazionale di Ginevra 2018. Hoffmann ha subito attirato l’attenzione vincendo il prestigioso “Donatella Flick Conducting Competition” di Londra (nel 2016); è stato “Assistant Conductor” della London Symphony Orchestra, debuttando in Vietnam (marzo 2017). L’Orchestra “I Pomeriggi Musicali” svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde; in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia e alla stagione di balletto del 94

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ORCHESTRA “HAYDN” IN MARZO, L’ORCHESTRA “I POMERIGGI MUSICALI” DIRETTA DA NIKLAS BENJAMIN HOFFMANN E IL DIRETTORE E COMPOSITORE ANDREA BATTISTONI Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. Il suo debutto avvenne il 27 novembre 1945 al Teatro Nuovo di Milano; nell’immediato dopoguerra, nel pieno del fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciavano la nuova formazione in un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed

una specifica vocazione alla contemporaneità. Nel duplice ruolo di direttore e di compositore, Andrea Battistoni è con l’Orchestra Haydn all’Auditorium mercoledì 27; il programma comprende brani di Aaron Copland (Music for movies), Andrea Battistoni (Grand Guignol. Grotesque-Burlesque per fagotto e orchestra), Igor Stravinskij (Suites n. 1 e n. 2) e Manuel De Falla (Suite da “El amor brujo”). Nato a Verona nel 1987, Andrea Battistoni è uno dei giovani emergenti del panorama Niklas Benjamin Hoffmann

musicale internazionale. Consegue nel 2006 il diploma in violoncello, nella direzione d’orchestra si perfeziona con Gabriele Ferro e prende parte a masterclass con Alberto Zedda e Gianandrea Noseda. Già Primo Direttore Ospite per il Teatro Regio di Parma, dal luglio 2017 è direttore principale della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. È ospite dei più prestigiosi teatri e festival internazionali. Paolo Carlini è docente presso il Conservatorio di Livorno e primo fagotto solista dell’Orchestra della Toscana. Collabora con le orchestre del Teatro alla Scala di Milano, dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, del Teatro La Fenice di Venezia, del Comunale di Bologna, dell’Opera di Roma, dell’Orchestra Filarmonica della Scala e con i Solisti Veneti; ha suonato con direttori del massimo prestigio. Numerosi compositori (tra cui Ennio Morricone, Luis Bacalov, Claudio Ambrosini, Nicola Sani, Carlo Galante, Giancarlo Cardini) gli hanno dedicato delle loro opere, determinando un considerevole sviluppo del repertorio solistico per fagotto. ■


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di Fabio De Santi

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er oltre 50 anni, John Mayall è stato pioniere della musica blues, guadagnandosi il titolo prestigioso di The Godfather of British Blues. Lui è John Mayall, il musicista inglese che vive negli Stati Uniti, in California ad essere precisi, dagli anni ’60, che torna in Italia con un set che proporrà anche a Trento il 28 marzo all’Auditorium S.Chiara nell’evento organizzato dalla Showtime Agcency. Il 22 febbraio, l’artista ha pubblicato “Nobody Told Me” un nuovo album in studio per il quale, ancora una volta, si è servito dell’aiuto professionale di Eric Corne. Questo lavoro vanta inoltre una lista impressionante e variegata di collaborazioni con chitarristi come Joe Bonamassa, Carolyn Wonderland, Todd Rundgren, Larry McCray, Alex Lifeson e Stevie Van Zandt, alcuni dei quali saranno al fianco di John Mayall anche durante il suo nuovo tour. L’album è stato registrato presso lo Studio 606 in California sulle stesse leggendarie consolle che hanno prodotto i più importanti dischi del rock anni ’70. “Questo progetto è stato

JOHN MAYALL TORNA IN ITALIA IL MITICO BLUESMAN DEGLI ANIMALS. A TRENTO IL 28 MARZO ALL’AUDITORIUM realizzato con amore e non vedo l’ora che la gente senta i fuochi d’artificio che ne provengono!” ha affermato John Mayall a proposito di Nobody Told Me. L’artista si dice in forma e pronto ad affrontare il tour che lo aspetta. “Il tempo è volato da quando siamo stati in Europa per l’ultima volta. Mi è mancato stare in giro da quelle parti, ma sarete felici di sapere che torneremo on the road nei primi mesi del 2019”. Ad 85 anni compiuti, John Mayall non ha ancora nessuna intenzione di riporre nel fodero la sua chitarre e la sua armonica, come dimostra appunto la pubblicazione del nuovo disco: “Nobody Told Me – ha raccontato Mayall

in un’intervista pubblicata dal quotidiano l’Adige – è un album che rispecchia in pieno quello che sono oggi. Sono stato fortunato che tutti i chitarristi ospiti, come Joe Bonamassa, Carolyn Wonderland, Todd Rundgren e Stevie Van Zandt abbiano messo a disposizione volentieri il loro talento per realizzare questo lavoro. Devo ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla nascita di un disco che reputo veramente eccellente”. Sui motivi che lo tengono ancora legato alla dimensione dei tour Mayall spiega: “Amo la mia musica, amo i miei fans e il loro entusiasmo e finché sarò in grado di offrire uno show all’altezza non

ho alcuna intenzione di smettere di suonare”. La carriera di John Mayall, classe 1933, inizia col singolo “Crawling Up The Hill / Mr. James” e si snoda in una lunga serie di collaborazioni eccezionali, dall’apertura dei primi tour inglesi di John Lee Hooker, T-Bone Walker e Sonny Boy Williamson fino alla formazione dei Bluesbreakers. Sarà questa vera e propria fucina di talenti, che annovera tra i suoi componenti Mick Taylor e Mick Fleetwood, a fargli raggiungere la popolarità nella seconda metà degli anni ’60, grazie a capisaldi del blues inglese quali “John Mayall & The Bluesbreakers ■ with Eric Clapton”. 95

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di Fabio De Santi

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on un post sui suoi canali social, Carl Brave ha annunciato il nuovo tour, questa volta a teatro. Una nuova sfida per il camaleontico artista romano, che sarà accompagnato nel suo viaggio nei teatri d’Italia da una super band d’eccezione. Fra le date anche quelle del 7 e 8 marzo, alle 21, all’Auditorium S. Chiara di Trento per lo spettacolo organizzato da Fiabamusic e Otr Live in collaborazione con il Centro S. Chiara. Carl Brave torna in tour dopo il suo ultimo lavoro discografico “Notti Brave (After)”, presentato dal primo singolo estratto, “Posso”, cantato con Max Gazzè. L’album è composto da sette tracce che vanno a formare il naturale sequel di “Notti Brave”, pubblicato a maggio 2018 e entrato al primo posto della classifica dei dischi più

CARL BRAVE IL CAMALEONTICO ARTISTA ROMANO SARÀ ACCOMPAGNATO NEL SUO VIAGGIO NEI TEATRI D’ITALIA DA UNA SUPER BAND D’ECCEZIONE venduti e già Disco di Platino, mentre il brano “Fotografia”, singolo di debutto, ha ottenuto la Certificazione di Doppio Platino.”L’idea di un tour a teatro – ha spiegato Carl Brave . è nata da un›esigenza che si stava facendo sempre più presente: il mio bisogno di instaurare con chi viene ad ascoltarci un rapporto più diretto, confidenziale, intimo. Ho bisogno di vedere uno

ad uno chi viene ad ascoltarmi, voglio vederli vicino, leggere sul loro viso cosa provano, le loro sensazioni. Instaurare durante il concerto un rapporto personale, diretto, affettivo e intenso”. Un rapporto che secondo il cantante solo il teatro riesce a creare con la sua atmosfera magica: “Voglio far risaltare i miei testi, dare spazio alle immagini, suonare e cantare

in “acustico“ davanti ad un pubblico inevitabilmente più esigente; sarà una bella sfida per me e i musicisti affrontare il palco sperimentando e condividendo questo nuovo mood.” Carl Brave al secolo Carlo Luigi Coraggio, classe 1989, è un produttore e paroliere romano. Istrionico e versatile, con il suo stile sta tracciando nuove coordinate nella canzone pop italiana. ■

VAL DI FASSA PANORAMA MUSIC, DAL 23 MARZO AL 7 APRILE

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ock ’n’ roll on the rocks. Ma anche blues, funk, pop e jazz tradizionale, sempre rigorosamente serviti ghiacciati. Letteralmente: i concerti di Val di Fassa Panorama Music si svolgono infatti tutti in alta quota, all’aperto, creando un connubio emozionante di musica live, sport invernali e paesaggi dolomitici innevati. La quarta edizione del festival si terrà dal 23 marzo al 7 aprile in Val di Fassa: per il calendario è già primavera, ma lo spirito in quota è ancora invernale, permettendo di unire il piacere dell’ascolto musicale a quello delle discese sulle piste da sci ancora pienamente funzionanti. Il nuovo programma allinea dieci concerti tutti a ingresso gratuito e con inizio sempre alle ore 12, che si terranno sulle terrazze panoramiche di rifugi collocati in punti strategici delle aree sciistiche della valle: Baita Checco (ski area

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Catinaccio, Vigo di Fassa), Chalet Cima Uomo e Baita Paradiso (ski area Alpe Lusia San Pellegrino, Passo San Pellegrino), “Modo Antiquo” Chalet Valbona (ski area Alpe Lusia San Pellegrino, Moena), Rifugio Ciampolin (ski area Belvedere, Canazei), Baita Cuz (ski area Buffaure, Pozza di Fassa), Rifugio Des Alpes (ski area Col Rodella, Campitello di Fassa), Rifugio Ciampac (ski area Ciampac, Alba di Canazei), Rifugio Fodom (ski area Passo Pordoi). Tutti i luoghi dei concerti sono selezionati per essere raggiunti con gli sci; è possibile anche arrivare a piedi a quasi tutti i rifugi, utilizzando gli impianti di risalita. Val di Fassa Panorama Music è organizzato dalle Società impianti a fune della Val di Fassa, in collaborazione con l’Azienda per il Turismo della Val di Fassa. Val di Fassa Panorama Music 2019 salirà in quota per la prima volta sabato 23 marzo, raggiungendo la Baita Paradiso (ski area Alpe Lusia San Pellegrino, Passo San Pellegrino, Moena). Qui si ascolteranno i Savana Funk del chitarrista Aldo Betto: funk e blues elettrici e vibranti, sporchi quanto basta, con innesti di rock ’n’ roll e tinte afro. Col flusso sonoro carico di mordente, i Savana Funk concederanno poi il bis, tornando a esibirsi domenica 24 al Rifugio Ciampolin (ski area Belvedere, Canazei). Programma completo su: www.fassa.com/ValdiFassaPanoramaMusic/


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di Fabio De Santi

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iuseppe Giacobazzi torna a Trento con il suo nuovo show “Noi. Mille volti e una bugia” scritto insieme a Carlo Negri che cura anche la regia dello spettacolo Il comico romagnolo sarà il 22 marzo all’Auditorium S. Chiara di Trento, nello spettacolo organizzato da Fiabamusic in collaborazione con il Centro S. Culturali S. Chiara. Lo show è una sorta di dialogo, interiore ed esilarante, di 25 anni di convivenza a volte forzata. Venticinque anni fatti di avventure ed aneddoti, situazioni ed equivoci, gioie e malinconie, sempre spettatori e protagonisti di un’epoca che viaggia a velocità sempre maggiore. Dove in un lampo si è passati dalla bottega sotto casa alle “app” per acquisti, dal ragù sulla stufa ai robot da cucina programmabili con lo smartphone; il

QUATTRO RISATE CON GIACOBAZZI IL COMICO ROMAGNOLO SARÀ IL 22 MARZO ALL’AUDITORIUM S. CHIARA DI TRENTO tutto vissuto dall’uomo Andrea e raccontato dal comico Giacobazzi. Come in uno specchio, o meglio come in un ritratto (l’omaggio a Dorian Gray è più che voluto), dove questa volta ad invecchiare è l’uomo e non il ritratto. Sono proprio questi i “Noi ” che vediamo riflessi nei nostri mille volti (i rimandi letterari non mancano, dal già citato Wilde a Pirandello, da Orwell a Hornby), convivendo, spes-

so a fatica con la bugia del compiacerci e del voler piacere a chi ci sta di fronte. È uno spettacolo che con ironia e semplicità cerca di rispondere ad un domanda: “Dove finisce la maschera e dove inizia l’uomo?”, che poi è il problema di tutti, perché tutti noi conviviamo quotidianamente con una maschera. Andrea Sasdelli, in arte Giuseppe Giacobazzi: comico romagnolo doc, è tra

i personaggi di punta di Zelig, trasmissione tv che lo vede protagonista in tutte le edizioni, fin dal lontano 2006!Il suo debutto sul palco risale invece al 1993, al fianco di colleghi come Duilio Pizzocchi e Natalino Balassone 2001 va in stampa il suo primo libro di quelle che lui chiama “povesie”; nel 2008 esce “Una vita da paura” che diventa subito un best seller; nel 2009 arriva ”Quel tesoro di mio figlio”. ■

TUTTE LE BALLATE DI DAVIDE VAN DE SFROOS

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pproda anche a Trento il “Tour De Nocc” il nuovo spettacolo teatrale del cantautore Davide Van De Sfroos che vedrà in scaletta, oltre ai brani più famosi del suo repertorio in veste totalmente rivisitata, alcune ballate inedite mai eseguite prima. Fra le date anche quella del 9 marzo, alle 21, all’Auditorium Santa Chiara di Trento organizzata da Fiabamusic in collabrazione con il Centro S.Chiara. Il musicista lombardo darà vita ad uno spettacolo in grado di ricreare una suggestiva atmosfera teatrale notturna con sfumature swing e jazz. Per l’occasione, Davide Van De Sfroos sarà accompagnato sul palco dai musicisti Angapiemage Galliano Persico (violino, tamburello, cori), Riccardo Luppi (sax tenore e soprano, flauto traverso), Paolo Cazzaniga (chitarra elettrica e acustica, cori) e Francesco D’Auria (batteria, percussioni, tamburi a cornice, hang). «Voglio celebrare il mio passato nascosto, proponendo delle ballate dimenticate sotto i lampioni e dare uno sguardo al futuro – racconta Davide Van De Sfroos – un viaggio notturno alla

ricerca dei brani nei cassetti dimenticati. Una musica che cercherà di ritracciare ombre familiari con tinte nuove». Il Tour De Nocc, che ha come sottotitolo un evocativo “Musica notturna per anime luminose”, porterà il pubblico in un’atmosfera notturna/teatrale con sfumature swing e jazz anche lontane dal suo mondo. Davide Van De Sfroos è il più importante esponente del nuovo folk rock italiano, un traguardo raggiunto con vent’anni di affollatissimi concerti e con una manciata di dischi completamente al di fuori di ogni logica commerciale che hanno venduto, complessivamente, 350mila copie. La sua musica attinge dalla tradizione nostrana mescolandola con suggestioni celtiche, country, ma anche reggae e, naturalmente, rock. I suoi testi mescolano la lingua nazionale a un dialetto particolarissimo, quello della Tremezzina, suggestivo scorcio del lago di Como, il teatro dove si muovono i suoi personaggi, entrati ormai nell’immaginario collettivo. Un lungo percorso inaugurato da Manicomi, un album leggendario realizzato con i De Sfroos nell’ormai lontano 1995.

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di Daniele Valersi

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l mese della Società Filarmonica di Trento inizia con una vera e propria icona dell’universo quartettistico, il Quartetto Hagen (Lukas Hagen, Rainer Schmidt violini, Veronika Hagen viola, Clemens Hagen violoncello), a Trento il 1° marzo (sala della Filarmonica, ore 20.30) con una compilazione che comprende il Quartetto n. 4 di Dmitri Shostakovic, 12 pezzi per quartetto d’archi (da “Cipressi”) di Antonin Dvorak e il Quartetto n. 14 D810 “La morte e la fanciulla” di Franz Schubert, uno dei massimi capolavori della letteratura per quartetto d’archi di tutti i tempi. Nato nel 1981, subito balzato alla ribalta per una serie di vittorie in concorsi internazionali, il Quartetto Hagen ha inciso 45 cd per la Deutsche Grammophon Gesellschaft; immagini sonore chiare, semplici e immediate ma ricche di riferimenti e rimandi emotivi, storici e stilistici, sono la caratteristica che lo contraddistingue. Lunedì 11 tocca al pianista Dmitry Shishkin, vincitore del Concorso internazionale di Ginevra 2018, che la Filarmonica trentina ospita in accordo con Steinway Prizewinner e che indubbiamente farà brillare uno dei due Steinway presenti in sala. Dmitry Shishkin nasce nel 1992 in Russia. Sua madre, musicista e insegnante di pianoforte, lo fa sedere al piano alla tenera età di un anno e mezzo; a tre anni Dmitry fa la sua prima apparizione in pubblico, a sei si esibisce già con un’orchestra:

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GOYA QUARTET CON IL CLARINETTISTA CALOGERO PALERMO NELLA STAGIONE DELLA SOCIETÀ FILARMONICA DI TRENTO la stampa lo acclama quale artista prodigio, “un genio dalle straordinarie doti”. Il suo programma a Trento prevede pezzi di Chopin, Debussy, Scriabin e Rachmaninov. Fanno parte anche della prestigiosa Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam le artiste del “GoYa

Quartet” (Sylvia Huang, Mirelys Morgan Verdecia violini, Martina Forni viola, Honorine Schaeffers violoncello), alle quali si unisce il clarinettista Calogero Palermo per un programma comprendente “Ansia di luce” per clarinetto e archi di Eliodoro Sollima, il Quartetto n. 1 op. 41 di Ro-

bert Schumann e il Quintetto op. 115 di Johannes Brahms (martedì 19 marzo). Nella prestigiosa orchestra olandese, Calogero Palermo ricopre il ruolo di primo clarinetto; nato a Mazarino (in Sicilia), si è diplomato giovanissimo al Conservatorio di Palermo vincendo rapidamente il posto di prima parte nelle orchestre del Teatro Bellini di Catania, del Teatro dell’Opera di Roma e dell’Orchestre National de France. ■

“VIXEN”, LA PICCOLA VOLPE ASTUTA

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n allestimento innovativo per “La piccola volpe astuta”, splendida opera di Leos Janácek intessuta del folclore della terra natale dell’autore (la Moravia), di recitativi e di parti orchestrali di matrice romantica. In “Vixen” l’impianto originale, incluso il libretto di Janácek, è adattato al tempo presente e anche la trama subisce così una trasformazione: “The cunning little vixen” diventa allegoria del femminino in lotta per l’autodeterminazione mutandosi in una giovane donna, emarginata dalla società, forte e sicura di sé. Quale scenario originale per l’opera è stato scelto l’underground di Londra, a Trento “Vixen” va in scena alle Gallerie di Piedicastello per “Oper.A 20.21”: sabato 2 marzo alle ore 20, domenica 3 alle ore 17; il cast comprende Rosie Lomas (Vixen), Adam Green (Forester), Timothy Dickinson (Harasta), Robin Bailey (Fox), Rosanna Ter Berg, Rachel Coe e Philip Granell (ensemble); direzione musicale di Stephen Higgins, regia e libretto sono di Daisy Evans, arrangiamenti musicali di Stephen Higgins e Max Pappenheim. Le parti folcloristiche sono eseguite dal vivo dal gruppo di attori e musicisti, il Rosie Lomas recitativo è su base elettronica e le parti orchestrali sono preregistrate. “I personaggi sono complessi e di grande attualità”, scrive la regista nelle note di sala. “In un mondo duro, dominato dagli uomini, una giovane donna percorre decisa la sua strada; un uomo cerca di catturarla e di controllarla, ma senza successo. Volevamo sospendere l’immagine dei personaggi come animali e considerarli piuttosto esseri umani, il che ci permette di farli brillare di nuova luce la storia.e di gettarvi uno sguardo nuovo” Daisy Evans è fondatrice e direttrice di “Silent Opera”, una compagnia operistica proiettata nella contemporaneità, contraddistinta da scelte di location decisamente insolite; in ogni spettacolo il pubblico è parte del palcoscenico dell’azione e i presenti si mischiano ai cantanti durante la rappresentazione. (D.V.)


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di Lara Deflorian

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arà un appuntamento imperdibile quello con la danza eseguita dalla Stephen Petronio Company che a Trento presenterà, il 13 marzo al teatro Sociale, un programma comprensivo di una prima europea. In regione abbiamo conosciuto e apprezzato il lavoro del coreografo statunitense Petronio una decina di anni fa a Bolzano, dove ha conquistato l’ammirazione del pubblico per il suo linguaggio coreografico originale, il particolare e raffinato abbinamento delle musiche e la scelta dei costumi. Ha fondato e diretto la sua compagnia a New York a partire dal 1984 e oltre a creare sue coreografie da alcuni anni ha avviato Bloodlines, un progetto che ha avviato per onorare e curare l’eredità dei maestri della post modern dance americana e che, ad oggi, ha portato in scena con la sua compagnia il riallestimento di storici creazioni firmate da Merce Cunningham, Trisha Brown, Anna Halprin, Yvonne Rainer e Steve Paxton. Un modo, questo, per lottare contro l’effimerità dell’arte tersicorea e che ha spinto Stephen Petronio anche all’istituzione di un Centro della danza, puntando sulla ricerca e sul processo creativo del movimento contemporaneo. L’immersione nel mondo coreografico di maestri della modern dance del Novecento, ha portato Petronio alla creazione di un linguaggio estetico che non può prescindere da queste stesse storiche personalità. Lo potremo scoprire anche nel programma previsto a Trento, che vedrà in scena gli otto danzatori della compagnia nell’esecuzione di

STEPHEN PETRONIO COMPANY IL COREOGRAFO STATUNITENSE, GIÀ CONOSCIUTO E APPREZZATO IN REGIONE, TORNA A TRENTO, AL TEATRO SOCIALE, IL 13 MARZO quattro pezzi. Untitled Touch, sulla musica composta da un assiduo collaboratore della compagnia, Son Lux, vedrà la dissolvenza in scena dei gruppi, in cui i danzatori spesso si muovono reagendo l’uno al movimento dell’altro, attraverso linee classiche che si contrappongono ad un deliberato rilascio di energia. In prima europea potremo

poi assistere a Hardess 10, che vede la sperimentazione di un “nuovo tipo di movimento nello spazio – come scrive Petronio stesso – in cui semplici camminate si affiancano ai virtuosi atletismi per cui sono certamente più conosciuto… non ho avuto dubbi sul fatto che questa fosse l’opportunità perfetta per collaborare con Nico

Muhly, la cui musica possiede una profondità emotiva ed una padronanza formale rare.” Bud Suite è stato invece creato su una delle canzoni d’amore più amate di Rufus Wainright, basata sul desiderio e la nostalgia, e si compone di un insieme di pezzi brevi in cui emergono il contatto fisico e la fluidità di genere. Queste tre coreografie portano la firma di Petronio, mentre la quarta in programma, Excerpt from Goldberg Variations, fa parte del progetto Bloolines e vede il riallestimento di un assolo del 1986 di Steve Paxton, l’inventore del contact-improvisation, che per sei anni si è cimentato in un progetto con l’intenzionalità di non rappresentare mai una performance uguale a sé stessa. Sulle musiche di alcuni estratti delle Variazioni Goldberg di Bach suonate da Glenn Gould, vedremo così riprodotta la sua performance che era stata video-registrata nel 1992. Questo estratto “mette in luce – come scrive la studiosa e coreografa Melanie George – la magia prodotta da un danzatore di grandissimo livello che è allo stesso tempo un maestro ■ dell’improvvisazione”. 99

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di Nicola Tomasi

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l 23 e il 26 aprile, lo strudel, tipico dolce di famiglia della tradizione trentina, vivrà il suo momento di gloria. Al John Cafè, locale glamour di Folgaria, si disputerà infatti un’inedita quanto golosissima competizione: una vera e propria sfida all’ultimo strudel: la Strudel Cup 2019! L’idea è partita dalla collaborazione tra il John Cafè e Luigi Biasetto, maestro di pasticceria, Champion du Monde, particolarmente affezionato allo Luigi Biasetto strudel, che da anni rifornisce il locale con le sue deliziose creazioni. “L’idea è nata per dare lustro allo strudel, un prodotto povero, semplice, ma che richiede invece una certa progettazio ne, s p ie g a Beatrice Biasetto, responsabile marketing e comunicazione della pasticceria Biasetto. Inoltre lo strudel è un piatto fortemente simbolico, continua, radicato nella tradizione e nei ricordi d’infanzia e per questo anche piuttosto difficile da interpretare.” Tanti infatti sono i modi e le varianti adottati nella preparazione di questo dolce; per questo, anche ai partecipanti della competizione verrà concessa grande libertà nella scelta degli ingredienti, a patto, naturalmente, che siano di alta qualità. Niente surrogati, margarine, aromi sintetici, o semilavorati da mix o preparati. Si potranno utilizzare tutti i tipi di pasta arrotolabile, dalla pasta sfoglia alla pasta filo a qualunque al100

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ARRIVA LA STRUDEL CUP A FOLGARIA LA PRIMA COMPETIZIONE CULINARIA DEDICATA A UNO DEI SIMBOLI DELLA GASTRONOMIA TRENTINA. ISCRIZIONI ENTRO IL 31 MARZO tra tipologia. Unico requisito obbligatorio però è l’impiego di mele fresche, di qualunque varietà, e di uvetta. Per il resto, libero sfogo alla creatività. Ci sarà dunque da sbizzarrirsi e sarà interessante vedere come verrà interpretato, in chiave moderna, un dolce tanto conosciuto ed amato. Dalla comunicazione dell’evento, molte sono state le richieste di partecipazione, anche da parte di privati non professionisti pasticceri, a dimostrazione di quanto l’idea piaccia e incuriosisca. Tra i vari candidati, verranno però selezionati solo 50 partecipanti, di cui saranno

esaminati dei campioni della loro ricetta, inviati insieme al loro curriculum, una fotografia, e a un breve video dove mostrare la loro procedura di preparazione. Di questi, il 23 aprile ne verranno selezionati solamente 5, che potranno poi accedere al gran finale: la competizione che si terrà al John Cafè il 26 aprile, che potrà essere seguita dal pubblico anche dai canali social, dove i pasticceri prescelti avranno 3 ore di tempo per preparare 2 strudel da 1,2 kg, da sottoporre al giudizio di una prestigiosissima giuria ancora segreta. Il vincitore si aggiudicherà un premio di 1000 euro e una

vacanza per due persone in un Hotel di Folgaria. Questo primo, unico, campionato dello strudel potrebbe inaugurare una nuova tradizione sull’altopiano cimbro. Non si esclude infatti che, conclusa questa prima prova, si possa pensare di consolidare l’evento. Nel frattempo, prepariamoci a seguire questo primo, dolcissimo, esperimento. ■ Per informazioni sul regolamento: https://strudel- cup.webnode.it. Chi desiderasse iscriversi all’evento, può inviare una mail entro il 31 marzo all’indirizzo strudelcamp@gmail.com.


Foto orlerimages.com

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www.visitfiemme.it

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

uando si dice “musica nera su sfondo bianco” si pensa agli scenari innevati del Dolomiti Ski Jazz, il festival che porta grandi musicisti sulle piste da sci della Val di Fiemme. Dallo scorso inverno il festival jazz ha un altro “sfondo”: è bianco come la neve ma è di ceramica. Proprio così, la musica scivola sulla neve ed entra nel piatto attraverso le performance di dieci chef della Val di Fiemme ispirati al Dolomiti Ski Jazz. 22° DOLOMITI SKI JAZZ Dal 9 al 17 marzo 2019 i più amati jazzisti europei accanto a jazzisti americani di fama mondiale riverseranno sulle piste da sci della Val di Fiemme, nei pub e nei teatri le note del 22° Dolomiti Ski Jazz. La musica nera nata a New Orleans tornerà a sposarsi con i panorami bianchissimi della Val di Fiemme. Fra gli oltre 60 artisti del 22° Dolomiti Ski Jazz, spiccano musicisti di fama internazionale come Alex Sipiagin, Luca Boscagin, As Madalenas e Los Ernestos, Luigi Bonafede,

DOLOMITI SKI JAZZ & DOLOMITI FOOD JAZZ DALL’8 AL 16 MARZO IL FESTIVAL DI MUSICA NERA SU SFONDO BIANCO DELLA VAL DI FIEMME APPRODA NEL PIATTO, CON UNA RASSEGNA ENOGASTRONOMICA A RITMO JAZZ Dawn Mitchell, Alessandro Lanzoni, Thomas Morgan, Eric McPherson, Pietro Tonolo, Roberto Bindoni, il Soon Trio, Giampaolo Casati, i Lost Boys e il sassofonista Simone Alessandrini apparso tra i migliori nuovi talenti del jazz italiano del 2018 nella top ten del referendum Top Jazz. Lungo le piste da sci saranno travolti dall’euforia del jazz la Baita Ciamp dele Strie (Bellamonte), il Rifugio Zischgalm e lo Chalet Caserina (Pampeago), l’Eurotel (Cermis), lo Chalet Valbona (Alpe Lusia), il Rifugio Passo Feudo (Ski Center Latemar), la Baita La Morea (Lusia, Bellamonte). Per gli amanti delle escursioni a piedi in mezzo alla neve, la musica

arriverà anche al Rifugio Fuciade (Passo San Pellegrino). Dopo aver fatto il pieno di neve e spazi aperti, la sera il Dolomiti Ski Jazz scenderà a valle per creare calde suggestioni nei pub e nei teatri. 2° DOLOMITI FOOD JAZZ Dall’8 al 16 marzo 2019 il Dolomiti Ski Jazz si assaporerà anche a tavola, grazie alla seconda edizione della rassegna enogastronomica trentina Dolomiti Food Jazz. Ristoranti e rifugi della Val di Fiemme comporranno “piatti musicali” con le note aromatiche dei sapori della valle, dei vini trentini e Cembrani Doc, della Birra di Fiemme e di altre chicche chilometro zero. L’emancipazione della cucina tradizionale della Val di Fiemme seguirà per nove giorni i binari dell’emancipazione della musica jazz, rivisitando i sapori locali. I piatti si ispireranno a volti e suoni leggendari del jazz. Si partirà da un gustoso tris di focacce dedicato all’Oscar Peterson Trio, per poi evocare, tra fondute, filetti, ravioli, canederli e dolci di cioccolato e ricotta, il fascino di Louis Armstrong,

Ella Fitzgerald, Glenn Miller, Aretha Franklin, Billie Holiday e Charlie Parker. Mentre alcuni piatti seguiranno ritmi di genere come lo swing e il dixieland, c’è chi proporrà una jam session con i sapori della tradizione della Val di Fiemme. L’accordo multisensoriale fra Dolomiti Ski Jazz e Dolomiti Food Jazz è pronto a ricreare un’alchimia di musica, neve e sapore. FORMAGGI, VINI TRENTINI E BIRRA DI FIEMME A RITMO JAZZ Il Dolomiti Ski Jazz abbraccerà anche gli aperitivi, le cene e le degustazioni della Strada dei Formaggi delle Dolomiti. Stuzzicheranno gli sciatori quattro appuntamenti con Happy Cheese che abbinerà ai formaggi di Fiemme i vini Endrizzi, Villa Corniole, Cesarini Sforza Trentodoc e Altemasi Trentodoc. Oltre a una “Cena con il casaro Alberto del Caseificio di Cavalese”, si potrà partecipare agli appuntamenti con “Buon viaggio nel formaggio” per scoprire i Caseifici di Predazzo e Cavalese e “Come nasce la birra artigianale della Val di Fiemme” al birrificio di ■ Daiano. 101

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NANGERONI: ARMONIA E MUSICALITÀ NEI CERCHI

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i può ben dire che tra le urla sgraziate di molta arte contemporanea ogni tanto fa capolino la storia. Ovvero quelle opere che sanno racchiudere in

sé, come lo Zeitgeist raccoglie i sussurri di una cronaca che declina nella storia, il nocciolo di una nuova visualità, di nuovi orizzonti e, perché no, che ci aprono la strada a fiammanti mondi paralleli. Così può capitare che a Trento, nel periodo in cui le foglie diventano fuoco e il cielo s’illumina di una luce spaesante, approdino le opere di Carlo

Nangeroni, nato a

New York nel 1922, cittadino di Milano – dove è morto il marzo dell’anno scorso –, artista del mondo. Le sue opere le avevamo apprezzate alcuni anni fa in un contesto a lui

LUCA BERTOLO AL MART DI ROVERETO

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el corso del 2018 è entrata a far parte delle Collezioni del Mart un’importante opera di Luca Bertolo (Milano 1968): La colonna infame (visitabile fino al 31 marzo). In questa occasione il museo dedica all’artista una sala del percorso espositivo contemporaneo, presentando una selezione della sua produzione più recente. Forte di una carriera ventennale, Bertolo è autore di una personale ricerca sui temi della contemporaneità: la pervasività del sistema mediatico, la messa in discussione della cultura moderna, l’instabilità del presente. Su questi elementi l’artista costruisce un discorso sul destino della pittura e dell’immagine, accostando stili e tecniche (iperrealismo, graffitismo, olio, collage). Al centro dell’allestimento si trova Striscione, un grande “NO” dipinto alla maniera puntinista. Intorno a questo asse si articolano opere dal ciclo dei “retro”, veri e propri racconti di atti iconoclastici; le Bandiere, ispirate a uno dei simboli più in vista della modernità; Il buon futuro di una volta, un quadro costruito su un’immagine idealizzata e resa inattuale dalla pittura a spray; infine la serie Terzo paesaggio, che vede l’artista intervenire su opere di autori anonimi.

apparentemente lontano ma invece risultato azzeccato e valorizzante come le stanze asimmetriche e chiaroscurali di Castel Ivano. Quindi lo avevamo visto a Trento allo Studio

Si può dire quindi che l’artista a Trento fosse di casa, grazie

Arte Architettura di Via Manci e all’Enoteca Grado 12 di

anche alla stretta amicizia intrattenuta con un altro grande

Largo Carducci (a cura dell’Associazione Dodecaedro e

artista, Mauro Cappelletti. Ed è grazie a quest’ultimo che

di Nicola Loizzo). Spazi che, in questi ultimi anni, hanno

oggi possiamo rivedere le sue opere, un ciclo di acquerelli

distillato poche, ricercate e superlative mostre d’arte di

su carta, acqueforti, acrilici su tela e sculture in metallo, un

artisti pescati nel ricco magma vulcanico dell’astrattismo.

omaggio e un ricordo a distanza di un anno dalla sua morte, omaggio non solo all’artista ma anche al grande uomo, affabile, gentile, colto, disponibile, estremamente giovanile, vitale, sempre pronto a nuove avventure. Carlo Nangeroni, prima di affiancarsi agli astrattisti milanesi facenti capo a Mauro Reggiani e agli sperimentatori di nuove forme di svariate città italiane, e dopo l’intervallo con Salvador Dalì, compagno di viaggio nelle terre effervescenti della pubblicità, frequenta gli artisti della terra americana: Willem De Kooning, Franz Kline, Alexander Archipenko e il raffinato e sonoro musicista Edgar Varese. Lui, che nel 1944 fugge in Svizzera dalle truppe nazifasciste in maniera rocambolesca, non si arrende all’imperversare delle mode artistiche, rimanendo fedele allo studio delle trasformazioni cromatiche e delle ambiguità del colore,

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trentinomostre che racchiude in sfere e triangoli. La scienza delle forme e dei volumi equivale alla scienza dell’Uno, la scienza dell’Uno alla scienza della Mente e il possesso di questa scienza, una e tripla, equivale alla Sapienza. La gamma infinita delle variazioni spaziali è assimilabile alla gamma di possibilità infinite della Mente e le sfere danzano su di un pentagramma che noi non vediamo ma che possiamo percepire in trasparenza. Ecco allora i cerchi di Carlo Nangeroni, che rimandano ad un’armonia e ad una musicalità; il suo svelare e nascondere, il suo far scaturire le forme dalle forme, il suo aristocratico uso del colore che sfida quasi il grado zero di apparizione (i suoi grigi che non sono monotoni, ma palpitanti e vivi), sono lì a testimoniare come l’universo e l’uomo siano inestricabilmente legati. Lui non ha fatto altro che dare ordine al caos del mondo, della natura. Ma per quanto geometrico e matematico si presenti, come i suoi contemporanei amplificatori di mondi – il taglio di Fontana, le spirali del Gruppo T con il loro Spazio+linee luce+spettatore, il nuclearismo di Baj e Dangelo, ecc. –, Nangeroni rimane un vero “romantico”, alla Friedrich Schlegel: li accomuna l’idea della bellezza come rapporto tra sistema e caos, con l’invito ad abbandonare le metafore morte che nasconderebbero la bellezza di ordine superiore. Una bellezza racchiusa che, come l’uovo cosmogonico, rigeneratore e rifondatore di terre, è in attesa di uscire per ricreare, percettivamente e visivamente, un nuovo mondo. Per quanto Carlo Nangeroni affondi le proprie radici nella “razionalità modernista”, non può sfuggire all’inevitabilità del dissidio tra reale e ideale, autorità e libertà, finito e infinito: tutti questi concetti trovano casa nei suoi cerchi spaziali. Ma vi trova casa anche la seduzione dell’ignoto. La mostra si inaugura mercoledì 13 marzo alle ore 18.00 presso l’Archivio Seibarrauno in Via San Martino 6/1 (Trento) ed è accompagnata da un prezioso catalogo con interventi di Marco Marinacci, Nicola Loizzo, Emanuela Baldracchi, Mauro Cappelletti e Fiorenzo Degasperi. Chiude il 23 marzo, orario 10-12; 17-19.

CANAZEI Mostre RICCARDO SCHWEIZER Apertura: da venerdì 1 a domenica 31 marzo. Galleria d’arte Tanart. Artista poliedrico, pittore, fotografo, architetto e designer, scomparso nel 2004, ha saputo tracciare inediti sguardi sulla figurazione, contaminandola pesantemente con l’apporto cubista ed espressionista appreso nelle sue frequentazioni con Pablo Picasso, Marc Chagall, Le Corbusier e gli italiani Filippo De Pisis e Massimo Campigli. In mostra opere, molte inedite, legate al tema della donna e la montagna, raccolte appositamente e presentate da Maurizio Scudiero. Info: www.tanartcanazei.it.

CIVEZZANO Mostre IL TEATRO DEI LETTORI Apertura: da venerdì 14 dicembre 2018 a venerdì 15 marzo 2019. Sala della Biblioteca. Leggere nella biblioteca di Civezzano. Sguardi e libri, visi e pagine, mani e parole, corpi e immagini nelle fotografie di Wolftraud de Concini. Info: Biblioteca comunale G.B. Borsieri - Tel. 0461.858400; civezzano@ biblio.infotn.it. Mostre FIABE NEL MONDO Apertura: da lunedì 7 gennaio a venerdì 29 marzo. Biblioteca. Mostra di libri per ragazzi da 0 a 12 anni. Un viaggio nella fiaba classica, nelle favole e nei racconti del mondo. Ingresso libero. Orario: dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 18.30, martedì e giovedì anche dalle 10 alle 12.30. Info: Tel. 0461.858400

NOGAREDO Mostre IL TEATRO SI FA IMMAGINE. FRAMMENTI DI TEATRO AMATORIALE Apertura: fino a venerdì 29 marzo. Distilleria Marzadro, Via per Brancolino 10. Da tanti anni le compagnie amatoriali trentine affidano i loro ricordi a Claudio Condini, fotografo appassionato e sensibile in grado di cogliere l’espressività più intensa degli attori. Volti, gesti e traiettorie degli attori, macchine sceniche, sguardi e affreschi collettivi in una selezione di cinquanta stampe fotografiche per restituirci ancora una volta la magia del palcoscenico. Molte sono fotografie realizzate per documentare i protagonisti del Sipario d’Oro e della Compagnia della Co.F.As., altre sono un omaggio alla Compagnia di Lizzana e a Paolo Manfrini, a cui Claudio ha voluto dedicare la mostra.

RIVA DEL GARDA Mostre IL CORPO E L’ANIMA Apertura: da sabato 9 a martedì 26 marzo. Galleria Craffonara. Mostra fotografica di CrazyClick, Carlo Ferrara, Enrico Fuochi, Michela Goretti e Laura Zinetti, a cura di Renzo Francescotti.

ROVERETO Mostre LA PELLE DEL SOLDATO Apertura: fino a domenica 31 marzo 2019. Museo Storico Italiano della Guerra, via Castelbarco 7. Uniformi, corazze, elmi e maschere antigas dalla Prima guerra mondiale al Duemila”. Negli spazi del Castello di Rovereto riaperti al pubblico dopo un lungo restauro, il museo propone una mostra che racconta come, nei conflitti del Novecento, i soldati abbiano dovuto affrontare l’enorme potenziale distruttivo degli armamenti con ben pochi dispositivi di difesa e di protezione. L’esposizione ha un ampio riferimento alla Grande Guerra ma si proietta fino agli anni Duemila: dalle corazze agli elmi, dagli scudi alle maschere antigas, dalle uniformi mimetiche alle protezioni contro la minaccia nucleare, batteriologica e chimica. L’esposizione illustra attraverso una grande quantità di materiali l’efficacia e i limiti delle strategie e dei dispositivi adottati, rispetto alla trasformazione delle armi, alle forme e al contesto dei combattimenti, al mutare stesso delle guerre. Senza dimenticare il soggetto più indifeso delle guerre: la popolazione civile. nformazioni: www.museodellaguerra.it. Da martedì a domenica ore 10-18. Mostre LA LUNA. E POI? Apertura: fino a domenica 21 luglio 2019. Palazzo Parolari, Borgo S. Caterina. 50 anni dall’allunaggio: storia e prospettive dell’esplorazione spaziale. A cura di Fondazione MCR in collaborazione con Eclipse Events con il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Italiana con la partnership di SSERVI e NASA. Informazioni ed orari di visita in: www.fondazionemcr.it. Mostre FOCUS - LUCA BERTOLO Apertura: fino a domenica 31 marzo 2019. Mart, Corso Bettini. In questa occasione il museo dedica all’artista una sala del percorso espositivo contemporaneo, presentando una selezione della sua produzione più recente. Mostra a cura di Denis Isaia. Orario: martedì - domenica 10-18; venerdì 10-21. Lunedì chiuso. Biglietto: intero: 11 €, ridotto: 7 €. Info: www. mart.trento.it

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trentinomostre Mostre PASSIONE. 12 PROGETTI PER L’ARTE ITALIANA Apertura: fino a domenica 8 settembre 2019. Mart, Corso Bettini. Il percorso espositivo individua 12 linee di indagine, distinte ma permeabili, sulla pittura e la scultura del XX secolo. Le varie sezioni che si diramano contribuiranno a creare una fitta trama di relazioni che metterà in evidenza la ricchezza di indirizzi della ricerca artistica italiana. In mostra oltre 250 opere tra cui capolavori dei maggiori Maestri moderni e contemporanei: Medardo Rosso, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Felice Casorati, Renato Guttuso, Ettore Colla, Agostino Bonalumi, Giuseppe Uncini. A cura di Daniela Ferrari e Denis Isaia, in collaborazione con Fondazione VAF. Orario: martedì - domenica 10-18; venerdì 10-21. Lunedì chiuso. Biglietto: 11 €, ridotto: 7 €. Info: www.mart.trento.it Mostre COSA VIDERO QUEGLI OCCHI! UOMINI E DONNE IN GUERRA. 1913-1920 Apertura: fino a lunedì 29 aprile 2019. Ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco, viale della Vittoria. Progetto allestitivo dell’arch. Giovanni Marzari, grafica di Giancarlo Stefanati. La mostra sarà accompagnata da un’opera-catalogo in due volumi. Info: www.comune. rovereto.tn.it

TRENTO Mostre GENOMA UMANO - QUELLO CHE CI RENDE UNICI Apertura: fino a domenica 9 giugno 2019. Muse - Museo delle Scienze. La mostra Genoma umano affronta interrogativi importanti per tutti e sui quali, oggi, si concentra un settore importante e promettente della ricerca in campo biologico. È un viaggio tra le nuove sfide offerte dalla genomica, sui rischi e le opportunità generati dall’applicazione delle nuove conoscenze ad ambiti sensibili come quello della salute. Grazie a un percorso interattivo e immersivo, attraverso video e multi-proiezioni e con l’aiuto di altri linguaggi come quello artistico, si affrontano tre questioni fondamentali: quanto conta il DNA, quali altri fattori intervengono nella sua definizione (ad esempio ambiente e stili di vita), come e quanto possiamo intervenire per modificarlo. Info: www.muse.it. Da martedì a venerdì: 10-18. Sabato e festivi: 10-19. Lunedì: chiuso. Mostre GHIACCIAI Apertura: fino a sabato 23 marzo 2019. Muse - Corso del Lavoro e della Scienza 3. La mostra offre una fotografia dei ghiacciai che ricoprono il nostro pianeta da quattro prospettive: l’ambiente

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naturale glaciale e le dinamiche che lo mantengono in equilibrio; le attività scientifiche e i rilievi che permettono di quantificare lo stato di salute dei ghiacciai e di studiare i cambiamenti climatici degli ultimi secoli; le avventurose esplorazioni sui sentieri glaciologici; le vicende storiche e i miti legati ai luoghi più inospitali dell’ambiente montano. Il visitatore ha la possibilità di scoprire diverse realtà dell’attività glaciologica grazie a contenuti multimediali inseriti in strutture lignee, dalle linee essenziali e curiose. Orario: dal martedì al venerdì 10-18 sabato, domenica e festivi: 10-19. Chiuso il lunedì e il 25 dicembre. Biglietto entrata € 10,00; ridotto € 8,00. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre EX POST1 Apertura: fino a domenica 3 marzo 2019. Galleria Civica, Via Belenzani 44. Esposizione opere di: Laurina Paperina, Rolando Tessadri, Luca Coser, Christian Fogarolli. Orario: da martedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. Info: www.mart.tn.it; Tel. 0461.985511; civica@mart.tn.it. Mostre LIFE, STILL Apertura: fino a domenica 31 marzo 2019. Gallerie Piedicastello, piazza di Piedicastello. La mostra è dedicata a tre città dello stato islamico distrutte dalla guerra: Mosul, Raqqa e Sirte, tre capitali dello stato islamico, tre luoghi devastati dalla guerra. Nella primavera del 2017 Alessio Romenzi è a Mosul, segue e fotografa l’avanzata dell’esercito iracheno. A raccontare la testimonianza di Romenzi è la curatrice della mostra Giovanna Calvenzi. Orario: dalle ore 9 alle 18. Ingresso libero. Info: Tel. 0461.230482; info@ museostorico.it. Mostre PAESAGGI SONORI - MARCO CONDLER Apertura: da venerdì 1 febbraio a sabato 2 marzo. Centrocolor - Via dei Paradisi, 7. Mostra personale a cura di Gianluigi Rocca. Orario: da lunedì al venerdì ore 9-12/1519; sabato ore 9-12. Mostre TERRA MALA. VIAGGIO NELLA TERRA DEI FUOCHI Da venerdì 8 febbraio a lunedì 6 maggio. Museo Diocesano Tridentino. Terra Mala. Viaggio nella Terra dei Fuochi è un intenso reportage fotografico di Stefano Schirato che affronta, con immagini espressive e potenti, il dramma umano e ambientale di un’area della Campania nota alle cronache come “Terra dei Fuochi”.Orario: 9.30-12.30 / 14.0017.30; domenica 10-13/14-18. Giorno di chiusura: ogni martedì. Info: Tel. tel. 0461.234419; www.museodiocesanotridentino.it; info@museodiocesanotridentino.it.

“LE ALTE VIE DI EMANUELE STABLUM”

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ino al 15 marzo, presso il polo culturale diocesano Vigilianum (Trento, via Endrici) è visitabile la mostra itinerante che racconta la vita di Emanuele Stablum: trentino della Val di Sole, romano di adozione, in odore di santità. Ma, soprattutto, religioso e studioso che ha dato un contributo importante allo sviluppo della medicina e ha messo in gioco la propria vita per salvare quella degli altri. Nato nel 1895 a Terzolas, abbracciata la vita religiosa con i Figli dell’Immacolata Concezione, negli anni ’30-’40 Stablum diresse l’ospedale dermatologico IDI di Roma e proprio in quel periodo salvò la vita a un centinaio di persone (ebrei e dissidenti politici), vestendoli da religiosi o ricoverandoli in ospedale come malati. Lo Stato di Israele ha riconosciuto Emanuele Stablum come Giusto tra le nazioni. La Congregazione vaticana per le Cause dei Santi lo ha indicato come Servo di Dio, primo passo sulla strada della beatificazione. La mostra – curata da Ruggero Valentini – illustra in dieci pannelli i passaggi fondamentali della vicenda umana di Stablum: il desiderio di farsi prete e l’iniziale contrarietà della madre; la prima guerra mondiale che colpisce la sua terra natale; il ‘forzato’ abbandono degli studi di teologia per iniziare quelli di medicina; gli anni dell’impegno professionale e di coerente vita consacrata; la tragedia della seconda guerra mondiale e la sua solidarietà verso perseguitati politici ed ebrei; il ruolo di governo nella sua congregazione religiosa e la malattia che lo portò alla morte, avvenuta nel 1950. Il titolo della mostra esprime la passione del religioso e medico solandro per la montagna e per la propria terra, ma anche il percorso arduo e affascinante, a tratti estremo, della vita consacrata, intrecciato con il lavoro professionale praticato come missione. Due visite guidate con il curatore sono in programma il 7 e 8 marzo alle ore 18.00, quest’ultima preceduta (dalle 14.30) da una conferenza sul tema Essere giusti nel tempo del male con gli interventi di Alberto Conci (docente all’ISSR Romano Guardini di Trento) e di Elisabetta Ruffini (direttrice ISREC – Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea).


trentinomostre Mostre ...QUEL RAGGIO MERAVIGLIOSO DELL’ISTANTE Apertura: da sabato 2 a domenica 10 marzo. Cantine Torre Mirana, Via Belenzani, 3. Quel raggio meraviglioso dell’istante vuole evidenziare la ricerca di elementi, di particolari, di assonanze e di contrasti, che si trovano negli scenari naturali e urbani, disegnati e scolpiti dalla luce e dall’ombra del momento. Ritengo che a rendere speciale un piccolo borgo o un quartiere antico di una città, non siano solo le case, le chiese, i monumenti, ma che la protagonista principale sia soprattutto la luce che sa esaltarne i colori e le forme, creando un’atmosfera unica in scenari di grande fascino e rendendolo per questo unico e irripetibile. Orario: dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 16 alle ore 18. Info: Cell. 349.6651834; sara. pojer@libero.it. Mostre ANNAMARIA ROSSI ZEN Apertura: dal 9 al 18 marzo. Palazzo Lodron, Piazza Lodron 31. Mostra personale. Allestimento: dott.ssa Laura Mazzola. Inaugurazione: 9 marzo, ore 17. Asssociazione Culturale “Ad Maiora”.

Mostre ARTISTI TRENTINI DELL’INCISIONE Apertura: fino a sabato 9 marzo 2019. Hortus Artieri, Vicolo dei Birri 7. Mostra collettiva. Orario: giovedì, venerdì 10.30-12.30 - 17-19; sabato 10.30-12.30 o su appuntamento. Info: www.hortusartieri.com Mostre DROPBYDROP Apertura: fino a domenica 17 marzo 2019. Impact Hub, Via Sanseverino 95. Dropbydrop è stato un concorso internazionale per la creazione di un annuncio pubblicitario che sia di ispirazione per la salvaguardia dell’acqua per le generazioni future. Gli annunci pubblicitari sono stati pubblicati dai principali media europei e internazionali, esposti in mostre e usati per comunicazioni promozionali allo scopo di accrescere la consapevolezza sulle problematiche dell’acqua e dello sviluppo sostenibile. In attesa del Earth Hour del 30 marzo, verranno proposte le immagini di questo percorso di ricerca ed espositivo. Orario: dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18. Entrata libera. Info: trento. impacthub.net Mostre OSTRICHE E VINO. IN CUCINA CON GLI ANTICHI ROMANI Apertura: fino a venerdì 31 maggio 2019. S.A.S.S. Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, Piazza C. Battisti. L’esposizione getta uno sguardo sulle abitudini alimentari e la cucina in età romana sulle sponde dell’Adige. Info: da martedì a domenica ore 9-13 e 14-17.30.

VAL DI SELLA

Mostre STRAP ART Apertura: da sabato 2 a sabato 16 marzo. Sala Thun Torre Mirana Via Belenzani, 3. L’originalità impressa in ogni opera dell’artista emerge anche dal fatto che il sentimento che lo ha spinto a crearle, può spesso essere opposto alle sensazioni ed alle emozioni che la stessa opera suscita in chi la osserva. Si tratta di un procedimento opposto al collage: da un oggetto artistico, che il più delle volte è rappresentato da un manifesto pubblicitario, si staccano parti e brandelli, decostruendo e perciò, ricostruendo per il gusto estetico e cromatico dell’artista. Orario: dalle ore 10 alle ore 19. Entrata gratuita. Info: Cell. 348.0050669; robgambero@alice.it.

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trentinoappuntamenti

IN MUSICA E IN TEATRO, MARZO È UN MESE MAGICO

C

on un album come “Sputnik”, uno dei più frizzanti

fra quelli usciti lo scorso anno nel Belpaese, Luca

Carboni ha ritrovato una creatività che per

molti sembrava perduta. Dopo aver portato le canzoni del disco nei club, l’artista bolognese punta quest’anno sui teatri, con uno show come quello all’Auditorium di Trento del 15 marzo organizzato dalla Showtime Agency.

Francesco Tesei, noto al grande pubblico con il nome d’arte di “Il Mentalista”, presenta il suo nuovo show “Human” che porterà a Trento il 14 marzo, alle 21 all’Auditorium S. Chiara. Tesei aveva già conquistato il pubblico trentino nel 2015 con lo show “The Game” che arrivava dopo il grande successo ottenuto, sempre all’Auditorium, nel segno di “Mind Juggler”.

ROSIE LOMAS

D

escritta come “una figura elfica... una forza energetica e una delizia da guardare”, Rosie Lomas ha debuttato come la Ragazza Americana Suburbana nella prima mondiale di Two Boys di Nico Muhly all’English National Opera. Ha invece interpretato i ruoli di Lucy e Josh nella prima mondiale di The Perfect American (Glass) per il debutto al Teatro Real di Madrid, ruoli che ha reinterpretato nella première australiana con l’Opera Queensland al Brisbane Festival e nel Regno Unito per la premiere all’ENO, dove è tornata per interpretare Maketaten nell’Akhnaten di Philip Glass. Ha partecipato al Festival di Spoleto, al Beethoven Festival di Varsavia, all’Opera Holland Park, al Longborough Festival Opera e all’Ad Parnassum. Nel repertorio operistico troviamo Flora (The Turn of the Screw), Prima strega e Seconda Donna (Dido and Aeneas), Cupido (Venus and Adonis), Oberto (Alcina) e Primo Spirito (Die Zauberflöte). I principali impegni hanno incluso il Solomon (Händel) assieme al controtenore James Bowman e la Nelson Mass (Haydn) con il Choir of the Twenty First Century. È stata finalista alla London Sing Society Competition di Londra e ha cantato nelle masterclass di Andreas Scholl in qualità di Britten Pears Young Artist.

Un allestimento innovativo per “La piccola volpe astuta”, splendida opera di Leos Janácek intessuta del folclore della terra natale dell’autore (la Moravia), di recitativi e di parti orchestrali di matrice

romantica. Per Vixen quale scenario originale

regia dello spettacolo. Il comico romagnolo sarà il 22 marzo all’Auditorium S. Chiara di Trento.

a Trento va in scena alle Gallerie di Piedicastello

Sarà un appuntamento imperdibile quello con la

20, domenica 3 alle ore 17; il cast comprende

Rosie Lomas (Vixen). Per oltre 50 anni, John Mayall è stato pioniere della musica blues,

danza eseguita dalla Stephen Petronio Company che a Trento presenterà, il 13 marzo al teatro Sociale, un programma comprensivo di una prima europea. In regione abbiamo conosciuto e apprezzato il lavoro del coreografo statunitense Petronio una decina

guadagnandosi il titolo prestigioso di

di anni fa a Bolzano, dove ha conquistato l’ammirazione

The Godfather of British Blues. Lui è

del pubblico per il suo linguaggio coreografico originale, il

John Mayall, il musicista inglese che

particolare e raffinato abbinamento delle musiche e la scelta

vive negli Stati Uniti, in California

dei costumi.

ad essere precisi, dagli anni ’60,

L’Orchestra

che torna in Italia con un set che

suo pubblico il piacevole Concerto di Carnevale (4 marzo,

proporrà anche a Trento il 28 marzo

Trento, Auditorium, ore 20.30 e 5 marzo, Arco, Casinò, ore

all’Auditorium S.Chiara.

20.30): sul podio Felix Bender, solista all’armonica a bocca

Giuseppe Giacobazzi tmmarzo

una bugia” scritto insieme a Carlo Negri che cura anche la

per l’opera è stato scelto l’underground di Londra, per “Oper.A 20.21”: sabato 2 marzo alle ore

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torna a Trento con il suo nuovo show “Noi. Mille volti e

Gianluca Littera.

Haydn di Bolzano e Trento offre al


trentinoappuntamenti 1 VENERDÌ Danza COLLAPSE @INDANZA Trento. Ore 21. Teatro Sanbàpolis. Via della Malpensada 80-88. Spettacolo che indaga l’affascinante relazione tra movimento e coreografia, musica e giocoleria. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Musica QUARTETTO HAGEN Trento. Ore 20.30. Via Verdi, 30. Quartetto Hagen: Lukas Hagen, violino, Rainer Schmidt, violini; Veronika Hagen, viola; Clemens Hagen, violoncello. Programma: D. Sostakovic: Quartetto n. 4; A. Dvorak: Scelta da Cipressi 12 pezzi per Quartetto d’archi; F. Schubert: La Morte e la fanciulla. Info: www. filarmonica-trento.it; info@filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244. Teatro NON SPARATE SUL POSTINO Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Spettacolo di Derek Benfield cob l’Accademia Teatrale “F. Campogalliani” di Mantova. Nell’ambito del Concorso Nazionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro I COLORI DELLA LUNA Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con il Gruppo “Amici del Teatro” di Serravalle. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN DIAOL PER CAVEL Volano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo da Cinzia Berni e Roberto Marafante con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NA FIOLA DA MARIDAR Cles. Ore 21. Teatro. Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica “La Revodana” di Revò. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REVOLUTION Villazzano. Ore 20.45. Teatro di Villazzano, Via Giordano 6. Festival Internazionale di Regia teatrale Fantasio. Info: www.teatrodivillazzano.it; Tel. 0461.913706; info@teatrodivillazzano.it. Tradizione M’ILLUMINO DI MENO LUNGO LA STRADA DEL VINO E DEI SAPORI DEL TRENTINO In occasione dell’iniziativa simbolica e concreta di RADIO2 eventi ed iniziative a basso impatto energetico vi attendono lungo la Strada

del Vino e dei Sapori del Trentino. Info su iniziative e programma: Tel. 0461.921863 - 345.7054561; www.tastetrentino.it. Tradizione FIERA MONDO DONNA PRIMAVERA Trento. Dalle ore 9.30 alle ore18.30, Polo espositivo Trento Expo in via Briamasco 2, Trento. La fiera della creatività femminile. Info sul sito dedicato www.fieramondodonna.it.

2 SABATO Musica ROBERTO TAUFIC & ICE MUSIC TRIO PassoTonale. Ore 16 e 18. Ghiacciaio Presena. Concerti in paradiso: in un teatro di neve la musica degli strumenti di ghiaccio. Dal Brasile il talento di un grande chitarrista e compositore . Info: Consorzio Adamello Ski Tel. 0364 92097; info@adamelloski.com; vendita biglietti on-lie sul sito www.pontedilegnotonale.com. Teatro VIXEN Trento. Ore 20. Gallerie Piedicastello. Partendo dalla Silent Disco, la regista inglese ha elaborato un nuovo format operistico, nel quale il pubblico, che indossa cuffie mediante le quali ascolta musica preregistrata e mixata con le performance dal vivo dei cantanti, diventa esso stesso il palcoscenico dell’opera. Il pubblico può quindi muoversi e interagire con lo spazio. Ingresso gratuito. Info: www.haydn.it.

Teatro TRE SORELLE E UN IMBRANATO Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Aldo Lo Castro con la Compagnia “Virtus in arte” di Malè. Nell’ambito della rassegna teatrale “Teatrando 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONESTI SE NASSE, FURBI SE DEVENTA Lizzana. Ore 20.45. Teatro S. Floriano. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Nell’ambito del Concorso Regionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro INTERNO CON CADAVERE Civezzano. Ore 20.45. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della XV Rassegna Teatrale Bruno Palaoro rappresentazione teatrale presentata dal Gruppo Teatrale Gianni Corradini di Villazzano di Trento. Ingresso: intero € 6,00, ragazzi fino a 12 anni € 4,00. Info: filocivezzano@gmail.com; www. filocivezzano.it.

Teatro LE GALINE DEL SIOR GÜNTHER Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratto da “Agenzia Matrimoniale” di Stefano Palmucci con la Compagnia Teatrale “Aldebaran” di Ziano di Fiemme. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LA SALUTE L’È TUT OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro “San Domenico Savio”.Spettacolo di Gabriele Bernardi con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Nell’ambito della rassegna teatrale dialettale organizzata dalla Filodrammatica di Olle . Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro PAREVA ‘NA BELA IDEA Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica di Viarago. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LA CHITARA DEL ZIO Villazzano. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Carlo Nani con la Filodrammatica “La Marianela” di Romallo. Nell’ambito della rassegna teatrale amatoriale a Villazzano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LA PAZIENZA DEL SIGNOR PREVOSTO Pannone. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratto da “La pazienza del sciur curat” di Luigi Galli -trad. dialettale di Alessandro Parisi con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro PER EN PIAZER, CHE DISPIAZER Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Boscheri”. Spettacolo di Andrea Tasin con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE ME TOCCA TUTTE Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”.Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia Teatrale “La Nogara” di Cogollo Tregnago (VR). Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TRIK E TRAK Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Alessandro Simoni con “Filobastia” di Preore. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SU CO LE RECE Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con Loredana Cont. Nell’ambito della rassegna teatrale “Nilo Faitelli”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro “... E LUCE FU!” Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo di Roberto Morandini con la Compagnia Teatrale “El Mesedò” di Panchià. Nell’ambito della 22ª rassegna teatrale “Chi è di scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NA FIOLA DA MARIDAR Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”.Spettacolo di Georges Feydeau con la Compagnia “Gustavo Modena” di Mori. Info: Co.F.As.

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trentinoappuntamenti Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO Ravina. Ore 20.45. Teatro Claudio Demattè Via per Belvedere, 4. La compagnia Gustavo Modena di Mori presenta L’hotel del libero scambio di Georges Feydeau. Adattamento e regia di Jacopo Roccabruna. Info: Cell. 389.6465371; info@ravina.tn.it. Tradizione FIERA MONDO DONNA PRIMAVERA Trento. Dalle ore 9.30 alle ore18.30, Polo espositivo Trento Expo in via Briamasco 2, Trento. La fiera della creatività femminile. Info sul sito dedicato www.fieramondodonna.it.

3 DOMENICA Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA - ALBERTO FERRO Trento. Ore 10.30. Società Filarmonica, via Verdi 30. Alberto Ferro, pianoforte. Programma: F. Chopin (1810 - 1849): Barcarola op. 60 in Fa diesis magg.; F. Liszt (1811 - 1886): Soirée de Vienne S. 427 n. 3 in Mi magg.; S. Rachmaninov (1873 - 1943): 9 Études-Tableaux op. 39.Info: www. filarmonica-trento.it. Teatro VIXEN Trento. Ore 17 e 20. Gallerie Piedicastello. Partendo dalla Silent Disco, la regista inglese ha elaborato un nuovo format operistico, nel quale il pubblico, che indossa cuffie mediante le quali ascolta musica preregistrata e mixata con le performance dal vivo dei cantanti, diventa esso stesso il palcoscenico dell’opera. Il pubblico può quindi muoversi e interagire con lo spazio. Ingresso gratuito. Info: www.haydn.it. Teatro TRIKETRAK Preore. Ore 21. Teatro “Casa Mondrone”. Serata finale e delle premiazioni. Spettacolo di e con la “Filobastia” di Preore. Nell’ambito della rassegna teatrale “Una valle a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro VALAMOR Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Irene Beber con il Gruppo Culturale “Zivignago ‘87” di Pergine. Nell’ambito de “La vetrina del teatro Co.F.As”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

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Teatro SPARKLESHARK Ziano di Fiemme. Ore 16. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Philip Ridley con la Filodrammatica di Civezzano - Sezione Giovani. Nell’ambito della mini rassegna teatrale “Teatrando”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Tradizione FIERA MONDO DONNA PRIMAVERA Trento. Dalle ore 9.30 alle ore18.30, Polo espositivo Trento Expo in via Briamasco 2, Trento. La fiera della creatività femminile. Info sul sito dedicato www.fieramondodonna.it.

4 LUNEDÌ Enogastronomia SETTIMANA DELLA BIRRA ARTIGIANALE... IN TRENTINO Trento. Eventi e iniziative alla scoperta della birra artigianale: visita a birrifici, menù dove la birra è protagonista ed aperitivi panoramici lungo il territorio della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Info: Strada del Vino e dei Sapori del Trentino Tel. 0461.921863; info@stradavinotrentino.com; www. tastetrentino.it/settimanabirra.

5 MARTEDÌ Enogastronomia SETTIMANA DELLA BIRRA ARTIGIANALE... IN TRENTINO Trento. Eventi e iniziative alla scoperta della birra artigianale: visita a birrifici, menù dove la birra è protagonista ed aperitivi panoramici lungo il territorio della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Info: Strada del Vino e dei Sapori del Trentino Tel. 0461.921863; info@stradavinotrentino.com; www. tastetrentino.it/settimanabirra. Enogastronomia HAPPY CHEESE 2019 San Martino di Castrozza. Dalle ore 16.30. Centro. L’aperitivo di montagna più famoso delle Dolomiti, torna protagonista sulle piste da sci e in centro paese con stuzzicanti assaggi e finger food a base di formaggi di Primiero, birra artigianale BioNoc’ e rinomati vini del Trentino, tra cui le bollicine metodo classico TRENTODOC. In programma lo Speciale Carnevale con un aperitivo goloso in piazza in attesa della famosa fiaccolata dei maestri di sci dalla pista Colverde fino in centro paese e il successivo falò de La Vecia. Info: www. tastetrentino.it. Folklore CARNEVALE DI GRAUNO 2019 Altavalle. Capannone delle feste a Grauno. Giornata centrale del Carnevale di Grauno, tra i più longevi delTrentino, caratterizzato dal rituale del rogo del pino, considerato

rito di propiziazione e fecondità. Il Carnevale di Grauno inizia venerdì 1 e prosegue fino a domenica 3 per poi terminare, con il momento clou dell’evento, il Martedì Grasso. Programma: alle 9 trascinamento del pino di Grauno in piazza Bociat. Alle 9.30 rappresentazione teatrale “con batezo del pino”, trascinamento per le vie del paese e innalzamento del pino nella “Busa del Carneval”. Alle 12 pranzo a base di prodotti tipici e specialità locali. Alle 13.30 allestimento del “Pino di Carnevale e dalle 14.30 musica, ballo liscio e animazione per tutti con la fisarmonica di Bruno Regnana e Diego Raitieri. Dalle 18 cena con specialità locali e alle 19 sfilata lungo le vie del centro e falò del Carnevale. A seguire musica e ballo fino alla Quaresima con la fisarmonica di Bruno Regnana e Diego Raitieri. Dalle 9. Info: Tel. 0461.685002; proloco.grauno.tn@ gmail.com. Folklore CARNEVALE 2019 Civezzano. Baita Alpina. Festa di Carnevale con sfilata delle mascherine da piazza S. Maria alla Baita Alpina con la Banda Sociale di Civezzano. A seguire pasta al ragù, vin caldo e freddo e bibite per tutti e caramelle e panini mignon con la nutella per i più piccoli. Info: www.anacivezzano.com.

6 MERCOLEDÌ Cultura INCONTRI AL MUSEO PER PARLARE DI FAUNA: PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO GRANDI CARNIVORI 2018 Trento. Ore 20.45. MUSE - Muse delle Scienze, Corso del Lavoro e della Scienza 3. A cura del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, Settore Grandi Carnivori. Info: Tel. 0461.270311; www.muse.it. Cultura DOVE TRENTO CREA # 4 Trento. Ore 17.30. Spazio Mauve. Studio fotografico, spazio culturale e artistico dove far nascere, crescere e sviluppare idee, fondato e gestito dai fotografi Massimo Giovannini e Andrea Giacomelli. Ore 18.30. Spazio 14 - Teatro e scuola di teatro che produce spettacoli per adulti e per ragazzi. Offre anche formazione per corsi di teatro, public speaking e comunicazione efficace. Partecipare agli incontri è gratuito. Basta iscriversi, ci sono solo 15 posti a disposizione per ogni visita. Info: www.hubtrentino.it. Per iscriversi: https://www. eventbrite.it/e/biglietti-dove-trento-crea-4-55753742946. Enogastronomia SETTIMANA DELLA BIRRA ARTIGIANALE... IN TRENTINO Trento. Eventi e iniziative alla scoperta della birra artigianale: visita

a birrifici, menù dove la birra è protagonista ed aperitivi panoramici lungo il territorio della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Info: Strada del Vino e dei Sapori del Trentino Tel. 0461.921863; info@stradavinotrentino.com; www. tastetrentino.it/settimanabirra.

7 GIOVEDÌ Cultura APERINCONTRI CULTURALI San Martino di Castrozza. Ore 17.30. Sala Comunale Casa della Montagna. “Eventi naturali estremi: cambiamenti climatici nelle valli del Primiero”, conferenza a cura di Ervin Filippi Gilli. Info: www. sanmartino.com. Enogastronomia SETTIMANA DELLA BIRRA ARTIGIANALE... IN TRENTINO Trento. Eventi e iniziative alla scoperta della birra artigianale: visita a birrifici, menù dove la birra è protagonista ed aperitivi panoramici lungo il territorio della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Info: Strada del Vino e dei Sapori del Trentino Tel. 0461.921863; info@stradavinotrentino.com; www. tastetrentino.it/settimanabirra. Musica CARL BRAVE IN CONCERTO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, Via S. Croce. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro RAGAZZI DI VITA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, e ancora il Caciotta, Spudorato, Amerigo: sono alcuni dei ragazzi delle borgate di periferia di una certa Roma che fu; sono i “ragazzi” di Pierpaolo Pasolini, nati orfani d’innocenza, che agguantavano la vita a piene mani riversando per le strade le loro vitalità emarginate, trascorrendo le giornate alla ricerca di qualche lira; sono i ragazzi raccontati dallo stesso Pasolini nel 1955 nel romanzo “Ragazzi di Vita”, adattato ora al teatro da Massimo Popolizio e Emanuele Trevi. Lo spettacolo, vincitore nel 2017 del “Premio Ubu” e del “Premio Le Maschere del teatro italiano”, mette in scena una coralità di voci, 18 ragazzi a comporre il vasto repertorio di personaggi, con continue sovrapposizioni di spregiudicatezza e pudore, violenza e bontà, brutalità e dolcezza, ma anche ironia e divertimento. Set che cambiano in continuazione, a raccontare le storie di uno sciame umano che dai palazzoni si sposta verso il centro. Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie, la figura del “narratore” che si aggira sul palco come uno “straniero” per rendere visibili al pubblico tutte le scene, animato dal febbrile tentativo di ricostruire dei pezzi di storia. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.


trentinoappuntamenti 8 VENERDÌ Escursionismo IL SABBA DELLE STREGHE Valle dei Mocheni. Mala e Maso del Saro a Sant’Orsola. In occasione della Festa della Donna, serata per donne, organizzata da donne con passeggiata nel bosco con Paola Barducci, Accompagnatore di Territorio, aperitivo e cena a base di prodotti locali al Mas del Saro con Vea. Ritrovo al parcheggio della chiesa di mala alle 17. Quota di partecipazione: € 50,00. Info e prenotazioni: Cell. 333.4861088, 342.7264291. Musica CARL BRAVE IN CONCERTO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, Via S. Croce. Info: www.centrosantachiara.it. Musica ASSOCIAZIONE AURONA: LA LIRICA AL FEMMINILE. GRAN CONCERTO LIRICO Villazzano. Ore 20.30. Teatro, Via U. Giordano 6. Direttore Claudio Vadagnini; Pianista Luca Schinai; Cori Lirico G.Verdi Bolzano, EstroLirica con Victoria Burneo Sanchez, Walter Franceschini, Pinuccia Mangano. Info: www.teatrodivillazzano.it. Teatro BASTA PARLAR MALE DELE DONE! Castelnuovo. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Claudio Pasquini con la “Filolevico” di Levico Terme. Nell’ambito della 2ª rassegna teatrale “Rassegna Teatro di Castelnuovo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro UOMO E GALANTUOMO Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Spettacolo di Eduardo De Filippi con la Compagnia “Teatro dei Dioscuri” di Campagna (SA). Nell’ambito del Concorso Nazionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Georges Feydeau con la Compagnia “Gustavo Modena” di Mori. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SERVA AMOROSA Volano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Carlo Goldoni con la Compagnia Teatrale “La Barcaccia” di Verona. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro RAGAZZI DI VITA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lo spettacolo, mette in scena una coralità di voci, 18 ragazzi a comporre il vasto repertorio di personaggi, con continue sovrapposizioni di spregiudicatezza e pudore, violenza e bontà, brutalità e dolcezza, ma anche ironia e divertimento. Set che cambiano in continuazione, a raccontare le storie di uno sciame umano che dai palazzoni si sposta verso il centro. Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie, la figura del “narratore” che si aggira sul palco come uno “straniero” per rendere visibili al pubblico tutte le scene, animato dal febbrile tentativo di ricostruire dei pezzi di storia. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Teatro YESTERDAY. L’ULTIMO GIOCO Trento. Ore 21. Teatro Portland, Via Papiria 8. Ho visto un’anziana al funerale del figlio che ad un certo punto ha smesso di piangere perché non si ricordava più che ci facesse là. Teatro Scientifico - Teatro Laboratorio. Diretto ed interpretato da Jana Balkan, Isabella Caserta, Francesco Laruffa. Info: www.teatroportland.it; Tel. 0461.924470; info@teatroportland.it.

9 SABATO Cultura A SPASSO PER TRIDENTUM Trento. Ore 15. S.A.S.S., Spazio archeologico sotterraneo del Sas, Piazza Cesare Battisti. L’archeologia a misura di bambini e famiglie per imparare in modo facile, immediato e divertente la storia più antica della città di Trento e dei suoi abitanti. “Dadi, noci e astragali”, i partecipanti potranno cimentarsi con i giochi e i passatempi dei bambini dell’antica Roma”. Biglietto: € 2,00 incluso l’ingresso all’area archeologica, previa prenotazione allo 0461.230171 entro le ore 13 del giorno dell’iniziativa, massimo 20 bambini. Info: Tel. 0461.230171; uff.beniarcheologici@provincia.tn.it. Musica RADIOTTANTA PassoTonale. Ore 16 e 18. Ghiacciaio Presena. Concerti in paradiso: in un teatro di neve la musica degli strumenti di ghiaccio. Tutta la magia degli anni ‘80 con la più amata cover band italiana . Info: Consorzio Adamello Ski Tel. 0364 92097; info@adamelloski.com; vendita biglietti on-lie sul sito www.pontedilegnotonale.com. Musica ANDREW PEKLER E BELLOWS Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti, Corso Bettini. Bellows è il progetto attraverso cui i composi-

tori milanesi Giuseppe Ielasi e Nicola Ratti esplorano la costruzione di stratificazioni e orizzonti sonori partendo da una gamma di suoni estremamente composita: suono acusmatico, melodie spettrali ed elettronica analogica. I live di Bellows assumono un carattere site-specific e improvvisativo, rivelandosi un’esperienza ipnotica unica e in continua evoluzione, con un approccio radicale e nello stesso tempo una dimensione calda e avvolgente. Ingresso € 5,00. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Musica DAVIDE VAN DE SFROOS Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, Via S. Croce. Al via da dicembre “Tour de Nocc”, il nuovo tour teatrale del cantautore Davide Van De Sfroos che vedrà in scaletta, oltre ai brani più famosi del suo repertorio in veste totalmente rivisitata, alcune ballate inedite mai eseguite prima. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Bellamonte, Ciamp dele Strie. Ore 12. “Happy Cheese” con Alex Sipiagin Quartet: 0Alex Sipiagin (tromba), Michele Calgaro (chitarra), Makar Novikov (basso), Sasha Mashin (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Cavalese. Ore 21. Auditorium Palafiemme. Luca Boscagin Guitar Solo: Luca Boscagin (chitarra); As Madalenas e Los Ernestos: Cristina Renzetti (voce, chitarra, percussioni), Tati Valle (voce, chitarra, percussioni), Valentino Corvino (violino, effetti), Massimo Valentini (sax soprano e baritono). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@ dolomitiskijazz.com. Teatro MARCINELLE - 9 AGOSTO 1956 Viarago. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Roberto Scarpa con il Gruppo “Poe.Mus” di Cognola. Nell’ambito della 7ª edizione della rassegna teatrale “Viarago a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN SO TANTE SUL SOL LEVANTE Zambana. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Andrea Oldani - trad. dialettale di Ernesto Paternoster con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Nell’ambito della rassegna teatrale di Zambana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro I COLORI DELLA LUNA OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro “San Domenico Savio”.Spettacolo

di Antonia Dalpiaz con il Gruppo “Amici del Teatro” di Serravalle. Nell’ambito della rassegna teatrale dialettale organizzata dalla Filodrammatica di Olle . Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BERTOLDO Lavis. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Giulio Cesare Croce - trad. dialettale di Camillo Caresia con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Nell’ambito della 14ª rassegna teatrale “Ricordando Nicola”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MAMME ROVENTI Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di David Christner - trad. di Leonardo Franchini con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Nell’ambito della rassegna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CHITARA DEL ZIO Rumo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Carlo Nani con la Filodrammatica “La Marianela” di Romallo. Nell’ambito della rassegna teatrale “Rumo 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL COLPO DELLA STREGA Lizzana. Ore 20.45. Teatro S. Floriano. Spettacolo di John Graham con l’Associazione Culturale “Luci della Ribalta” di Bolzano. Nell’ambito del Concorso Regionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NE VEDEM AL BAR Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Massimo Lazzeri con la Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MOGLIE E BUOI Avio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Adriano Mazzucco con la Compagnia Teatro S. Massimo “Modus Vivendi” di Verona. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL MORT EN CASA Pannone. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Camillo Vittici con la Filodrammatica “I Rusteghi” di Avio. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro LE CADAVRE EXQUIS Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”. Spettacolo di Enrico Tavernini con l’Associazione “La Luna Vuota” di Sopramonte. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN DIAOL PER CAVEL Tenno. Ore 21. Teatro “Don Bosco”. Spettacolo di Cinzia Berni e Roberto Marafante con la Filodrammatica “La Logeta”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro RAGAZZI DI VITA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lo spettacolo, mette in scena una coralità di voci, 18 ragazzi a comporre il vasto repertorio di personaggi, con continue sovrapposizioni di spregiudicatezza e pudore, violenza e bontà, brutalità e dolcezza, ma anche ironia e divertimento. Set che cambiano in continuazione, a raccontare le storie di uno sciame umano che dai palazzoni si sposta verso il centro. Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie, la figura del “narratore” che si aggira sul palco come uno “straniero” per rendere visibili al pubblico tutte le scene, animato dal febbrile tentativo di ricostruire dei pezzi di storia. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

10 DOMENICA Enogastronomia CRASPAMAGNA DOLOMITICA Valle del Vanoi. Non perdere l’appuntamento con la quarta edizione della CraspaMagna Dolomitica, una giornata con le racchette da neve, tra natura e gastronomia, alla scoperta della Valle del Vanoi, uno dei luoghi più affascinanti e incontaminati del Trentino. L’itinerario di 8 chilometri, nella splendida cornice della Valle del Lozen, è pensato per essere alla portata di tutti e ha come punto di partenza e arrivo il piccolo paese di Zortea. Il programma, oltre alla passeggiata di domenica 10 marzo, prevede una serie di dimostrazioni di Soccorso Alpino sulla neve sabato 9 marzo a partire dalle 14:30. Per ulteriori informazioni: https:// www.sanmartino.com/IT/craspamagna-dolomitica/.

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Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA - ANNA GENIUSHENE, PIANOFORTE; ORCHESTRA LABIRINTI ARMONICI Trento. Ore 10.30. Società Filarmonica, via Verdi 30. Interpreti: Anna Geniushene, pianoforte; Orchestra Labirinti armonici; Giancarlo Guarino, direttore. Programma: C.Nielsen (1865-1931): Piccola Suite per archi: Preludio, Andante con moto, Intermezzo, Allegro moderato, Finale, Andante con moto; W.A.Mozart (1756-1791): Concerto k414 in la maggiore per pianoforte e archi; Allegro, Andante, Rondeau, Allegretto; J.Turina (1882 - 1949): La oracion del torero op.34; C. Saint-Saëns (1835-1921): Wedding cake per pianoforte e archi. Info: www.filarmonica-trento.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Passo San Pellegrino. Ore 14. Rifugio Fuciade. Alex Sipiagin Quartet. Info: www.dolomitiskijazz. com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Cavalese. Ore 21. Palazzo della Magnifica Comunità. SOON Trio: Roberto Soggetti (pianoforte), Giulio Corini (contrabbasso), Emanuele Maniscalco (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Teatro EN CASTEL EN VENDITA Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Gigliola Brunelli con la Filodrammatica “S. Genesio” di Calavino e Associazione “Oasi della Valle dei Laghi”. Nell’ambito de “La vetrina del teatro Co.F.As”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro RAGAZZI DI VITA Trento. Ore 16. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lo spettacolo, mette in scena una coralità di voci, 18 ragazzi a comporre il vasto repertorio di personaggi, con continue sovrapposizioni di spregiudicatezza e pudore, violenza e bontà, brutalità e dolcezza, ma anche ironia e divertimento. Set che cambiano in continuazione, a raccontare le storie di uno sciame umano che dai palazzoni si sposta verso il centro. Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie, la figura del “narratore” che si aggira sul palco come uno “straniero” per rendere visibili al pubblico tutte le scene, animato dal febbrile tentativo di ricostruire dei pezzi di storia. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

Teatro ragazzi JACK E IL FAGIOLINO MAGICO Villazzano. Ore 16. Teatro di Villazzano, Via Giordano 6. “Non voglio iniziare questa storia dicendo che Jack era un fannullone, perché quando c’è un’avventura in vista, è sempre pronto!”. Uno spettacolo ricco di avventura e di comicità. di magia e di scoperte basato sul gioco e sull’elemento magico per divertire grandi e piccini. Con la Compagnia EstroTeatro. Info: www.teatrodivillazzano.it; Tel. 0461.913706; info@teatrodivillazzano.it.

11 LUNEDÌ Musica SOCIETÀ FILARMONICA 2019 Trento. Ore 20.30. Via Verdi, 30. Dmitry Shishkin, pianoforte; Concours de Genève - 2018. Programma: F. Chopin (1810-1849); 4 Impromptus op. 29, 36, 51, 66; Nocturne op. 9 n. 3 in Si magg.; Scherzo n. 2 in Si bem. min. op. 31. C. Debussy: (1862-1918); L’Isle Joyeuse L 109; A. Scriabin: (1891-1953); Sonata n. 2 “Sonate-Fantasie” in sol diesis min. op. 19; S. Rachmaninov (1873-1943): Sonata n. 2 in si bem. min. op. 36. Info: www.filarmonica-trento.it; info@filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244.

12 MARTEDÌ Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Pampeago. Ore 12. Rifugio Zischgalm. Mirko Pedrotti Quintet: Mirko Pedrotti (vibrafono), Lorenzo Sighel (sax alto), Luca Olzer (piano elettrico), Michele Bazzanella (basso elettrico), Matteo Giordani (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Ziano di Fiemme. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Simone Alessandrini “Storytellers”: Antonello Sorrentino (tromba), Simone Alessandrini (sax alto e soprano), Federico Pascucci (sax tenore), Riccardo Gola (basso elettrico, effetti),Riccardo Gambatesa (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@ dolomitiskijazz.com. Teatro LA GIOIA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Per fare uno spettacolo sulla gioia occorre attraversare gli stati d’animo e i sentimenti più estremi, passando per l’angoscia, la felicità, l’entusiasmo e il dolore, per poi assistere, d’un tratto, all’esplodere della gioia. Nella sua ultima fatica teatrale, Pippo Delbono e la sua compagnia intraprendono un viaggio verso quest’esaltazione assoluta, dando vita ad uno spettacolo molto colorato e floreale: un grande circo animato da clown

che ballano, sciamani che liberano anime con la follia e bizzarri personaggi di felliniana memoria. Sullo sfondo, la colorata composizione floreale creata dallo stesso Delbono insieme all’artista dei fiori Thierry Boutemy. Sul palco gli attori salgono con le proprie storie, prendono il pubblico per mano e lo fanno diventare un compagno di viaggio, parte di una comune ricerca. Un cammino alla ricerca infinita della gioia, fatto di storie personali, maschere, danze, clownerie e memorie. Così, se ogni replica è la tappa di un viaggio, ogni frammento che compone lo spettacolo diventa un singolo passo. Uno spettacolo di Pippo Delbono con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono,Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Zakria Safi, Grazia Spinella. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

13 MERCOLEDÌ Cultura DOVE TRENTO CREA # 5 Trento. Ore 17.30. Due Punti Libreria indipendente di Trento, spazio aperto alla città e luogo deputato a essere attivatore culturale in città. Ore 18.30. High Score Gaming Center - La prima sala LAN/Gaming in Trentino. Partecipare agli incontri è gratuito. Basta iscriversi, ci sono solo 15 posti a disposizione per ogni visita. Info: www.hubtrentino. it; Per iscriversi: https://www. eventbrite.it/e/biglietti-dove-trento-crea-5-55753821180. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Cermis. Ore 12. Eurotel. Roberto Bindoni “Unquiet” Quartet: Matteo Cuzzolin (sax tenore), Roberto Bindoni (chitarra), Marco Stagni (basso), Filip Milenkovic (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Cavalese. Ore 21. Cheers Bar. Roberto Bindoni “Unquiet” Quartet. Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica NIKLAS BENJAMIN HOFFMANN Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, Via S. Croce 67. Niklas Benjamin Hoffmann. Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano; Dmitry Shishkin pianoforte. J. Haydn: Ouverture in re maggiore, Hob. ia: 7; Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore, Hob. xviii: 11; Sinfonia n. 102 in si bemolle maggiore, Hob. i: 102. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952.


trentinoappuntamenti 14 GIOVEDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Lavis. Ore 20.30. Biblioteca. “Nel nome di Alice” di Corrado Campestrini. Info: www.curcugenovese. it. Info: tel. 0461-1924988. Danza HARDNESS 10 Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Stephen Petronio Company; Bud Suite, Untitled Touch, Excerpt from Goldberg Variations, Hardness 10. Direttore artistico e coreografie Stephen Petronio. Danzatori Bria Bacon, Ernesto Breton, Elijah Laurant, Jaqlin Medlock, Tess Montoya, Nicholas Sciscione, Mac Twining e Megan Wright. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Alpe Lusia. Ore 12. Chalet Valbona. Giampaolo Casati Quartet: Giampaolo Casati (tromba), Gianluca Tagliazucchi (pianoforte), Dario Scopesi (contrabbasso), Enrico Tommasini (batteria). Info: www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Cavalese. Ore 21. Wine Bar Bellavista. Jam Session con Giampaolo Casati Quartet. Info: www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

15 VENERDÌ Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Ski Center Latemar. Ore 12. Rifugio Passo Feudo. “Happy Cheese” con The Hammonk Sphere Trio: Nevio Zaninotto (sax tenore), Rudy Fantin (organo), Luca Colussi (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Castello di Fiemme. Ore 21. Sala Polifunzionale. Luigi Bonafede Quartet featuring Dawn Mitchell: Dawn Mitchell (voce), Gaspare Pasini (sax alto), Luigi Bonafede (pianoforte), Marco Vaggi (contrabbasso), Ferdinando Faraò (batteria). Info: www.dolomitiskijazz. com; info@dolomitiskijazz.com. Teatro IMPROVVISAMENTE L’ESTATE SCORSA Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Spettacolo di Tennessee Williams con la Compagnia “La Piccola Ribalta” di Pesaro. Nell’ambito del Concorso Nazionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro ANIMA TRENTINA - CERCASI TRENTINO S’CÈT Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con la “Filobastia” di Preore. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PAZIENZA DEL SIGNOR PREVOSTO Volano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratto da “La pazienza del sciur curat” di Luigi Galli -trad. dialettale di Alessandro Parisi con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LUCA CARBONI IN CONCERTO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium S. Chiara, Via S. Croce 67. Info: www.centrosantachiara.it; Tel. 0461.213834; info@centrosantachiara.it. Teatro UNO DI VOI Meano. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Uno di voi: si parla di uomini ed è uno spettacolo tratto da un fatto realmente accaduto. Produzione TeatroE, spettacolo di Roberto Marafante con Mirko Corradini, Andrea Deanesi, Giuliano Comin e Maria Giulia Scarcella. Info: Tel. 04561.511332; info@teatrodimeano.it. Teatro CLAUSTROFOBIA Villazzano. Ore 20.45. Teatro di Villazzano, Via Giordano 6. Spettacolo di Gianni Quinto; regia di Alberto Ferrari con Gabriele Carbotti, Fabrizio D’Alessio, Andrea Dianetti. Una black comedy di grande attualità che, amara e dissacrante, accende i riflettori sulla tragedia di chi ha visto andare in fumo i risparmi di una vita per colpa della propria banca. Uno scandalo bancario di dimensioni spropositate e tre strani personaggi catapultati in una situazione assurda. E’ venerdì e manca poco alla chiusura della banca. Il giovane direttore aspetta che uno dei suoi clienti più importanti finisca alcune operazioni nella camera blindata per chiudere l’agenzia. Ecco però che un rapinatore armato arriva a minacciarli. Tanti colpi di scena e risate a non finire per un’unica, profonda riflessione: se con una pistola si può rapinare una banca, con una banca si può rapinare il mondo? Info: www.teatrodivillazzano.it; Tel. 0461.913706.

16 SABATO Musica ROLANDO BISCUOLA & ICE MUSIC TRIO PassoTonale. Ore 16 e 18. Ghiacciaio Presena. Concerti in paradiso: in un teatro di neve la musica degli strumenti di ghiaccio. Virtuoso meranese delle sei corde, uno dei più conosciuti interpreti del fingerstyle . Info: Consorzio Adamello Ski Tel. 0364 92097; info@ adamelloski.com; vendita biglietti on-lie sul sito www.pontedilegnotonale.com. Musica THANATOS, THYAMON E BMYOWNSIN Altavalle. Ore 21.30. Molin de Portegnach a Faver. Musica metal con Thanatos, heavy metal con il gruppo Thyamin e nu-metal con Myownsin. Ingresso libero. Info e prenotazioni: info@sorgente90. org; www.sorgente90.org. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Pampeago. Ore 12. Chalet Caserina. Toots Thielemans Tribute: Gianni Casalnuovo (armonica), Enrico Lombardi (chitarra), Michael Lösch (pianoforte), Frantisek Uhlir (basso), Jarom Helesic (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Predazzo. Ore 21. Cinema Teatro Comunale. Lanzoni-Morgan-McPhersonTrio - special guest Pietro Tonolo: Pietro Tonolo (sax tenore e soprano), Alessandro Lanzoni (pianoforte), Thomas Morgan (contrabbasso), Eric McPherson (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Predazzo. Ore 23. Poldo Pub. Lost Boys: Poncio Belleri (chitarra), Ottavio Barbieri (tastiere), Nicola Zanardelli (basso), Paolo Zanaglio (batteria). Info: www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Teatro EL TESTAMENT DELLA ZIA Cembra Lisignago. Ore 20.30. Teatro di Cembra. All’interno della rassegna teatrale “Una Valle a teatro” rappresentazione teatrale della commedia dialettale in due atti di Lorenzo Dalmonech, presentata dalla Filodrammatica di Verla, con la regia di Rino Micheletti. Ingresso: intero € 8,00, ragazzi fino a 14 anni € 6,00. Info: Cell. 340.3704545, 0461.683110. Teatro RAPPRESENTAZIONE TEATRALE Civezzano. Ore 20.45. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della XV Rassegna Teatrale Bruno Palaoro rappresentazione teatrale del nuovo allestimento della

Compagnia Filodrammatica di Civezzano. Ingresso: intero € 6,00, ragazzi fino a 12 anni € 4,00. Info: filocivezzano@gmail.com; www. filocivezzano.it. Teatro ANIMA TRENTINA - CERCASI TRENTINO S’CÈT Giustino. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con “Filobastia” di Preore. Nell’ambito della 21ª Rassegna Teatrale “Ensema a Far Filò”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro GLI ARISTOMATTI Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Michele Longo con la Filodrammatica “Lucio Deflorian” musica dal vivo con la Scuola Musicale “Il Pentagramma”.Nell’ambito della 27ª edizione della rassegna teatrale “Il piacere del teatro”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro FO... UNA SERATA Civezzano. Ore 20.45. Teatro “Luigi Pirandello”. Spettacolo di Dario Fo con la Filodrammatica di Civezzano. Nell’ambito della 15ª edizione della rassegna teatrale “Bruno Palaoro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL TESTAMENT DELLA ZIA Cembra. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Lorenzo Dalmonech con la Filodrammatica di Verla. Nell’ambito della rassegna teatrale “Una valle a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro PIRATI DE MONTAGNA Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Stefano Borile con la “Filolevico” di Levico Terme. Nell’ambito della 17ª edizione della rassegna teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PER EN PIAZER... CHE DISPIAZER Castelnuovo. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Andrea Tasin con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Nell’ambito della 2ª rassegna teatrale “Rassegna Teatro di Castelnuovo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL COSIN DALL’AUSTRALIA Rumo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Andrea Oldani con la Filodrammatica “La Sortiva” di Denno. Nell’ambito della rassegna teatrale “Rumo 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO Lavarone. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Georges Feydeau con la Compagnia “Gustavo Modena” di Mori. Nell’ambito della 7ª rassegna teatrale “Lavarone a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ISABELLA, TRE CARAVELLE E UN CACCIABALLE Lizzana. Ore 20.45. Teatro S. Floriano. Spettacolo di Dario Fo con “T.I.M. - Teatro Instabile Meano”. Nell’ambito del Concorso Regionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro G’HO NA FIOLA BELLISSIMA Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo - trad. dialettale di Valerio Bombardelli con la Filodrammatica di Sopramonte. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BERTOLDO Mori. Ore 20.45. Teatro “Sociale”. Spettacolo di Giulio Cesare Croce - trad. dialettale di Camillo Caresia con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro IMPOSSIBILE NAR D’ACORDO Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Boscheri”. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro RUMORI FUORI SCENA Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”.Spettacolo di Michael Frayn con la Filodrammatica “Don Bosco” di Pergine. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SIARPA DE LA SPOSA Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Gabriella Scalfi con l’Associazione Culturale “Libero Teatro” di Grumes. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN MORT EN CASA Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Camillo Vittici con la Filodrammatica “I Rusteghi” di Avio. Info: Co.F.As. 112

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Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DA NA BUJIA A L’ALTRA Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo deliberamente tratto da “Se devi dire una bugia dilla grossa” di Ray Cooney con la Filodrammatica “Amici del Teatro” di Moena. Nell’ambito della 22ª rassegna teatrale “Chi è di scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CENA DEI CRETINI Panchia. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Francis Veber - trad. Filippo Ottoni con la Filodrammatica di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUA MOGLIE NON LO FAREBBE Valforiana-Casatta. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NE VEDEM AL BAR Molveno. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Massimo Lazzeri con la Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro OH... CHE BELLA GUERRA Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”. Spettacolo di Luigi Lunari con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONORANZE FUNEBRI MALCONTENTI (WWW. SCAMPAMORTE.COM) Lardaro. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Italo Conti - traduz. di Carmelo e Manuel Caliari con la Filodrammatica “Tra ‘na roba e l’altra” di Cavrasto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CLAUSTROFOBIA Villazzano. Ore 20.45. Teatro di Villazzano, Via Giordano 6. Spettacolo di Gianni Quinto; regia di Alberto Ferrari con Gabriele Carbotti, Fabrizio D’Alessio, Andrea Dianetti. Info: www.teatrodivillazzano.it; Tel. 0461.913706. Teatro LE QUATTRO STAGIONI E PICCOLO VENTO Meano. Ore 17. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Produzione Fondazione Aida; testo ispirato a “Le quattro stagioni” di Chiara Carminati con Andrea Bellacicco, Mat-

teo Mirandola, Jessica Grossule, Lara Finadri. Info: Tel. 0461.511332; info@teatrodimeano.it.

17 DOMENICA Montagna FOLGA SKI RACE Valle del Vanoi. Anche per l’inverno 2019 gli splendidi scenari della Valle del Vanoi e il lago di Calaita, circondati dalla catena porfirica del Logorai e dalle dolomitiche Pale di San Martino, saranno lo sfondo della Folga Ski Race, gara individuale di scialpinismo a tecnica classica (dal Lago di Calaita alla Malga Doch) organizzata da Us Vanoi e giunta alla sua 7^ edizione. Al termine della gara spazio alle premiazioni e all’immancabile pasta party per chiudere in bellezza la giornata al Palagodimondo del paese di Prade. Maggiori info su: https://www.sanmartino.com/IT/ folga-ski-race-vertical/. Musica NAOMI BERRILL TRIO PassoTonale. Ore 16 e 18. Ghiacciaio Presena. Concerti in paradiso: in un teatro di neve la musica degli strumenti di ghiaccio. Violoncellista irlandese di fama internazionale . Info: Consorzio Adamello Ski Tel. 0364 92097; info@ adamelloski.com; vendita biglietti on-lie sul sito www.pontedilegnotonale.com. Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA - CONCERTO PER UN’ECLISSI DI LUNA OVVERO SETTE MODI PER SCALARE LA LUNA Trento. Ore 10.30. Società Filarmonica, via Verdi 30. La Piccola Orchestra Lumière. Direttore: Andrea Aste su musiche di: Nicola Segatta; Ideato da: Marco Alotto e Nicola Segatta; Soprano: Nina Zazyants; Videoscenografie: Saul Darù; Video: Michele Moser; Attore: Marco Alotto. Programma: I. Cyrano torna dalla Luna; II. Le città e il cielo di Italo Calvino; III. Dalla Luna siam tornati ma forse non ci siamo mai andati; IV. Salire sulla Luna con l’ausilio di una scala - Le cosmicomiche di Italo Calvino; V. L’Apollo XI - Dino Buzzati e la Luna; VI. Una barca volante Luciano e la Luna; VII. L’ippogrifo - Ludovico Ariosto e la Luna. Haiku: Le nubi di tanto in tanto, danno riposo agli osservatori della luna. Matsuo Basho. Info: www. filarmonica-trento.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2019 Bellamonte. Ore 12. Baita La Morea, Lusia. Lost Boys. Info: www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

Teatro GLI ARISTOMATTI Tesero. Ore 17. Teatro Comunale. Spettacolo di Michele Longo con la Filodrammatica “Lucio Deflorian” musica dal vivo con la Scuola Musicale “Il Pentagramma”.Nell’ambito della 27ª edizione della rassegna teatrale “Il piacere del teatro”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ME TOCA NAR AL MAR... TIRIO Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo liberamente tratto da “L’Hotel du bon repos” DI Saint Garnier e Philippe Bonnieres - adattam. dialettale di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Nell’ambito de “La vetrina del teatro Co.F.As”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

19 MARTEDÌ Musica SOCIETÀ FILARMONICA Trento. Ore 20.30. Via Verdi, 30. GoYa Quartet Amsterdam; Calogero Palermo, clarinetto. Programma: E. Sollima: Ansia di luce per clarinetto e archi (ricostruzione di G. Sollima) R. Schumann: Quartetto n. 1 op. 41; J. Brahms: Quintetto op. 115 in si min. per cl e archi. Info: www.filarmonica-trento. it; info@filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244.

20 MERCOLEDÌ Cultura MARIO PAOLAZZI. ISLANDA TERRA DI GHIACCI Altavalle. Ore 20.30. Molin de Portegnach a Faver. Serata con il viaggiatore fotografo Mario Paolazzi che ci porta alla scoperta della magica Islanda, terra dei ghiacci, sferzata dal vento freddo e caratterizzata da paesaggi fantastici. Ingresso libero. Info: info@sorgente90.org; www.sorgente90.org. Teatro TRASCENDI E SALI CON ALESSANDRO BERGONZONI Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. “Trascendi e sali”: un consiglio ma anche un comando. O forse una constatazione dovuta ad una esperienza vissuta o solo un pensiero da sviluppare o da racchiudere all’interno di un concetto più complesso. Info: www.teatro-zandona.it; Tel. 0464.425569.

21 GIOVEDÌ Teatro PICCOLI CRIMINI CONIUGALI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Una grande coppia di attori italiani alle prese con un testo tanto brillante quanto spietato. Michele Placido torna a Trento con una pièce del celebre drammaturgo francese Eric-Em-


trentinoappuntamenti manuel Schmitt, condividendo il palco con Anna Bonaiuto. “Piccoli crimini coniugali” è un’opera che riflette sulle dinamiche del rapporto di coppia, scavando a fondo nei problemi che possono sorgere con il trascorrere degli anni. Gilles e Lisa sono una coppia come tante, che ormai da quindici anni si trovano a vivere, apparentemente, un tranquillo rapporto famigliare. Lui è uno scrittore di gialli, tutt’altro che un fautore della vita a due, mentre Lisa è una moglie fedele e innamorata, spaventata dall’idea di poter perdere il marito. Un piccolo incidente domestico, in cui Gilles perde completamente la memoria, diventa la causa scatenante di un sottile gioco al massacro, nel tentativo di recuperare l’identità di Gilles e di riappropriarsi del loro vissuto comune. Uno spettacolo che si muove lungo la linea del confronto verbale tra marito e moglie, fatto di battute amorevoli e ironiche, che sanno però essere anche feroci e taglienti. Spettacolo di Eric Emmanuel Schmitt; adattamento Michele Placido con Michele Placido e Anna Bonaiuto. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

22 VENERDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Cognola. Ore 20.30. Centro Civico. Presentazione del libro “Qualcosa da raccontare” di Luisa Gretter Adamoli. Interverranno Mauro Neri e Chiara Turrini. Info: www. curcugenovese.it. Teatro L’ISOLA CHE NON C’È... LA STORIA DI COME PETER DIVENTÒ PAN Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Spettacolo liberamente tratto da Peter Pan di J.M. Barry con l’Associazione Culturale “Stella” di Porto Potenza Picena (MC). Nell’ambito del Concorso Nazionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL GAROFOLO ROSSO Volano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Antonio Fogazzaro con la Compagnia Teatrale “La Trappola” di Vicenza. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PICCOLI CRIMINI CONIUGALI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Eric Emmanuel Schmitt; adattamento Michele Placido con Michele Placido e Anna Bonaiuto. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

Teatro CHAOS - HUMANOID B 12 Trento. Ore 21. Teatro Portland, Via Papiria 8. La fantascienza approda a teatro cercando di riflettere sul presente. L’innalzamento dei muri, la paura del diverso, la migrazione e l’integrazione. Spettacolo di Daniele Ronco. Info: www. teatroportland.it;Tel. 0461.924470; info@teatroportland.it.

23 SABATO Cultura A SPASSO PER TRIDENTUM Trento. Ore 15. S.A.S.S., Spazio archeologico sotterraneo del Sas, Piazza Cesare Battisti. L’archeologia a misura di bambini e famiglie per imparare in modo facile, immediato e divertente la storia più antica della città di Trento e dei suoi abitanti. “Era una casa molto carina, con il triclinium e con la cucina” per scoprire, traccia dopo traccia, la domus di Oceano conservata nel sito archeologico. Biglietto: € 2,00 incluso l’ingresso all’area archeologica, previa prenotazione allo 0461.230171 entro le ore 13 del giorno dell’iniziativa, massimo 20 bambini. Info: Tel. 0461.230171; uff.beniarcheologici@provincia.tn.it. Musica ALBERT HERA & ICE MUSIC TRIO PassoTonale. Ore 16 e 18. Ghiacciaio Presena. Concerti in paradiso: in un teatro di neve la musica degli strumenti di ghiaccio. Straordinario cantante jazz contemporaneo specializzato nel Circle-Singing . Info: Consorzio Adamello Ski Tel. 0364 92097; info@adamelloski. com; vendita biglietti on-lie sul sito www.pontedilegnotonale.com. Musica SAVANA FUNK Alpe Lusia. Ore 12. Baita Paradiso - ski area Alpe Lusia San Pellegrino. Aldo Betto (chitarra), Blake C. S. Franchetto (basso), Youssef Ait Bouazza (batteria), Nicola Peruch (tastiere). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa.com; https://www.fassa. com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro LA CONQUISTA DELLA FELICITÀ Altavalle. Ore 21. Molin de Portegnach a Faver. Spettacolo teatrale, prodotto da TrentoSpettacoli, con Stefano Pietro Detassis e la regia di Maura Pettorusso, che rappresenta un dialogo tra Bertrand Russel e Cassiopea. Ingresso: € 8,00 per i soci, € 10,00 per i non soci. Info e prenotazioni: info@sorgente90.org; www.sorgente90.org.

Teatro LA SCIARPA DELLA SPOSA Cembra Lisignago. Ore 20.30. Teatro di Cembra. All’interno della rassegna teatrale “Una Valle a teatro” rappresentazione teatrale della commedia dialettale in due atti di Gabriella Scalfi, presentata dalla Filodrammatica Libero Teatro di Grumes con la regia di Bruno Vanzo. Ingresso: intero € 8,00, ragazzi fino a 14 anni € 6,00. Info: Cell. 340.3704545, 0461.683110. Teatro IMPOSSIBILE NAR D’ACCORDO Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Nell’ambito di “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO Giustino. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Georges Feydeau con la Compagnia “Gustavo Modena” di Mori. Nell’ambito della 21ª Rassegna Teatrale “Ensema a Far Filò”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUA MOGLIE NON LO FAREBBE Meano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Nell’ambito della rassegna teatrale “Tam Tam”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SIARPA DE LA SPOSA Cembra. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Gabriella Scalfi con l’Associazione “Libero Teatro” di Grumes. Nell’ambito della rassegna teatrale “Una valle a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN FUGA COL CATETERE Zambana. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Eva De Rosa e Massimo Canzano con la Filodrammatica “Teatro a Zambana” di Zambana. Nell’ambito della rassegna teatrale di Zambana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONESTI SE NASSE, FURBI SE DEVENTA! OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro “San Domenico Savio”.Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Nell’ambito della rassegna teatrale dialettale organizzata dalla Filodrammatica di Olle. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LE GALINE DEL SIOR GÜNTHER Villazzano. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo tratto da “Agenzia Matrimoniale” di Stefano Palmucci con la Compagnia Teatrale “Aldebaran” di Ziano di Fiemme. Nell’ambito della rassegna teatrale amatoriale a Villazzano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BEATA ZONVENTÙ Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di Maurizio Nicastro - trad. dialettale di Franco Kerschbaumer con la Filodrammatica “S. Gottardo” di Mezzocorona. Nell’ambito della rassegna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CENA DEI CRETINI Lizzana. Ore 20.45. Teatro S. Floriano. Spettacolo di Francis Veber con la Filodrammatica di Laives. Nell’ambito del Concorso Regionale “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SU CO LE RECE Ala. Ore 20.45. Teatro “Sartori”. Spettacolo di e con Loredana Cont. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro COLPA DEI CRAUTI E DELL’AMOR Trambileno. Ore 20.45. Auditorium “Boscheri”. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BENVENUTI A BALUK! Vallarsa. Ore 20.45. Teatro “Sant’Anna”. Spettacolo di Neil Simon con il Gruppo Teatrale “I Sottotesto” di Nogaredo. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUT PER SPARMIAR Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Diego Tasin con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica. Nell’ambito del Circuito “Sipario d’Oro 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL ROMPIBALLE Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Francis Veber con “T.I.M. - Teatro Instabile Meano”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro NE VEDEM AL BAR Cavedine. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Massimo Lazzeri con la Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PAZIENZA DEL SIGNOR PREVOSTO Bleggio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratto da “La pazienza del sciur curat” di Luigi Galli -trad. dialettale di Alessandro Parisi con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro PICCOLI CRIMINI CONIUGALI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Eric Emmanuel Schmitt; adattamento Michele Placido con Michele Placido e Anna Bonaiuto. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

24 DOMENICA Montagna RADUNO SCIALPINISTICO MEMORIAL CAMILLO DEPAOLI Pale di S. Martino. Una giornata da passare sugli sci con il fantastico raduno scialpinistico che attraversa tutto l’Altopiano delle Pale di San Martino, in un itinerario mozzafiato che dal Rifugio Rosetta arriva fino in Val Canali. Il Memorial, è per soli sci-alpinisti con buona capacità tecnica e adeguata attrezzatura sci alpinistica (è obbligatorio equipaggiarsi con A.R.V.A). Per maggiori info e iscrizioni: https:// www.sanmartino.com/IT/memorial-camillo-depaoli/ . Musica SAVANA FUNK Canazei. Ore 12. Rifugio Ciampolin - ski area Belvedere. Aldo Betto (chitarra), Blake C. S. Franchetto (basso), Youssef Ait Bouazza (batteria), Nicola Peruch (tastiere). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa. com; https://www.fassa.com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro SPARKLESHARK Trento. Ore 16. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Philip Ridley con la Filodrammatica di Civezzano. Nell’ambito de “La vetrina del teatro Co.F.As”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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Teatro BEATA ZONVENTÙ Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro dell’Oratorio. Spettacolo di Maurizio Nicastro - trad. dialettale di Franco Kerschbaumer con la Filodrammatica “S. Gottardo” di Mezzocorona. Nell’ambito della rassegna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DIECI SOTTO UN TETTO Ziano di Fiemme. Ore 16. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Lorena Guerzoni con l’Associazione Teatrale “Figli delle Stelle” di Ospedaletto. Nell’ambito della mini rassegna teatrale “Teatrando”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PICCOLI CRIMINI CONIUGALI Trento. Ore 16. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Eric Emmanuel Schmitt; adattamento Michele Placido con Michele Placido e Anna Bonaiuto. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

27 MERCOLEDÌ Musica «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, Via S. Croce 67. Andrea Battistoni; Paolo Carlini fagotto su musiche di Aaron Copland: Music for movies; Andrea Battistoni: Grand Guignol. Grotesque-Burlesque per fagotto e orchestra; Igor Stravinskij: Suites n. 1 e n. 2; Manuel De Falla: El amor brujo: Suite. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952.

28 GIOVEDÌ Musica CONCERTO San Martino di Castrozza. Ore 17.30. Sala Comunale Casa della Montagna. Concerto dell’Elias Nardi Group. Info: www.sanmartino.com. Musica DAN MARTINAZZI “BLUES & ROOTS” Canazei. Ore 12. Rifugio Ciampac - Alba di Canazei. Dan Martinazzi (chitarra, voce), Roberto Zecchinelli (basso elettrico), Cristiano Dalla Pellegrina (batteria). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa.com; https://www.fassa.com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro TRAVIATA, L’INTELLIGENZA DEL CUORE Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Lella Costa porta in scena “Traviata, l’intelligenza del cuore” (produzione Mismaon-

da in collaborazione con Società dei Concerti di Parma), monologo teatrale scritto da Lella Costa e Gabriele Vacis. Lella Costa torna a confrontarsi con l’opera teatrale-musicale, scritta con Gabriele Vacis, che rende omaggio a tutte le “traviate” del mondo. E lo fa non solo attualizzando un tema che continua a essere centrale nella sua poetica, “l’intelligenza del cuore”, ma rivedendo insieme a Gabriele Vacis la messinscena. Biglietto di ingresso: intero € 16; ridotto “Carta In Cooperazione”, soci Cassa Rurale Alta Valsugana, over 65 e under 26 € 15; ridotto speciale carta “Amici dei Teatri” € 13; posti buca d’orchestra € 13. Info: Tel. 0461.511332; www.teatrodipergine.it.

29 VENERDÌ Musica DAN MARTINAZZI “BLUES & ROOTS” Moena. Ore 12. Chalet Valbona - ski area Alpe Lusia San Pellegrino. Dan Martinazzi (chitarra, voce), Roberto Zecchinelli (basso elettrico), Cristiano Dalla Pellegrina (batteria). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa.com; https://www.fassa. com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro FINCHÉ SOCIAL NON CI SEPARI Trento. Ore 21. Teatro Auditorium Santa Chiara. Katia Follesa & Angelo Pisani “Finché social non ci separi” di Angelo Raffaele Pisani e Katia Follesa, in collaborazione con Luciano Federico, regia di Angelo Raffaele Pisani e Katia Follesa, regia audio e luci Dino Pecorella. Hai mai detto a tuo marito che non sopporti che la sera venga a letto con le calze antiscivolo? Hai mai confessato alla tua fidanzata che ti piacerebbe, che si ricordasse che sesso non è solo una parola del nostro vocabolario, ma anche qualcosa che andrebbe praticato? Sei in grado di dire alla tua Lei che il lavandino serve per lavarsi e non come recipiente per i suoi trucchi? Molte coppie convivono, non dicendosi le cose e il risultato è che la coppia scoppia. Angelo e Katia, coppia sul palco e nella vita, hanno scelto di dirsi tutto, anche le cose meno belle, e per farlo si sono affidati all’ironia che smorza i toni, senza sminuire l’importanza di ciò che ci si dice. Tutto parte da una lista dei difetti, ma... possiamo solo anticiparvi, che in questo spettacolo qualcuno si aggirerà in mezzo al pubblico e che i telefoni rimarranno accesi! Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

Teatro YERMA Villazzano. Ore 20.45. Teatro di Villazzano, Via Giordano 6. Spettacolo di Federico García Lorca; adattamento e traduzione Emilia Bonomi; regia Mirko Corradini con Emilia Bonomi, Giorgio Castagna e Andrea Deanesi. Yerma, che in spagnolo significa “arida, desertica e disabitata” è il testo meno frequentato di quella che viene definita la trilogia lorchiana. Il nome della protagonista fa riferimento alla sterilità della stessa che si considera e viene considerata “difettosa” perché, a ormai due anni dalle nozze, non ha avuto ancora figli. Il desiderio di maternità per Yerma diventerà un’ossessione fino a spingerla al drammatico epilogo. Un altro testo che permette al regista di riflettere sulla vita, morte e maternità. Ingresso intero 12 €, ridotto 10 €. Info: www.teatrodivillazzano.it; Tel. 0461.913706; info@ teatrodivillazzano.it.

30 SABATO Musica ICE MUSIC PARTY PassoTonale. Ore 16 e 18. Ghiacciaio Presena. Concerti in paradiso: in un teatro di neve la musica degli strumenti di ghiaccio. Kermesse musicali con i protagonisti dell’ICE MUSIC Festival Special Guest il violoncellista e compositore siciliano Giovanni Sollima . Info: Consorzio Adamello Ski Tel. 0364 92097; info@adamelloski. com; vendita biglietti on-lie sul sito www.pontedilegnotonale.com. Musica TIGER DIXIE BAND “TIGER RAG CENTURY EDITION” Vigo di Fassa. Ore 12. Baita Checco - ski area Catinaccio. Paolo Trettel (tromba), Gigi Grata (trombone), Fiorenzo Zeni (clarinetto, sax), Giorgio Beberi (sax basso), Andrea Boschetti (banjo, chitarra), Claudio Ischia (batteria). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@ fassa.com; https://www.fassa. com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro LA MALDICENZA Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Nell’ambito di “Insieme a Teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro CIÒ CHE NON SI PUÒ DIRE Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di e con Mario Cagol. Nell’ambito della 17ª edizione della rassegna teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti Teatro EMPOSSIBIL NAR D’ACORDO Rumo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Nell’ambito della rassegna teatrale “Rumo 2019”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BAR DE PAES... SEMPRE L’ISTESS Lavarone. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Fabio Valle con il Gruppo Teatrale “La Zinzola” di Folgaria. Nell’ambito della 7ª rassegna teatrale “Lavarone a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro OH, CHE BELLA GUERRA! Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo di Luigi Lunari con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Nell’ambito della 22ª rassegna teatrale “Chi è di scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE GALINE DEL SIOR GÜNTHER Capriana . Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratta da “Agenzia Matrimoniale” di Stefano Palmucci con la Compagnia Teatrale “Aldebaran” di Ziano di Fiemme. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ATTENTI AL PARROCO Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”. Spettacolo di Ernesto Paternoster con la Filodrammatica “La Grinta” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VIALE PITENTINO N. 4 Borgo Valsugana. Ore 20.45. Cineteatro. Spettacolo di Lorena Guerzoni con l’Associazione Teatrale “Figli delle Stelle” di Ospedaletto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL COSIN DA L’AUSTRALIA Tenno. Ore 21. Teatro “Don Bosco”. Spettacolo di Andrea Oldani con la Filodrammatica “La Sortiva” di Denno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro YERMA Villazzano. Ore 20.45. Teatro di Villazzano, Via Giordano 6. Spettacolo di Federico García Lorca; adattamento e traduzione Emilia Bonomi; regia Mirko Corradini con Emilia Bonomi, Giorgio Castagna e Andrea Deanesi. Ingresso intero 12 €, ridotto 10 €. Info: www.teatrodivillazzano.it; Tel. 0461.913706; info@teatrodivillazzano.it.

31 DOMENICA Musica TIGER DIXIE BAND “TIGER RAG CENTURY EDITION” Pozza di Fassa. Ore 12. Baita Cuz - ski area Buffaure. Paolo Trettel (tromba), Gigi Grata (trombone), Fiorenzo Zeni (clarinetto, sax), Giorgio Beberi (sax basso), Andrea Boschetti (banjo, chitarra), Claudio Ischia (batteria). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa. com; https://www.fassa.com/ValdiFassaPanoramaMusic/.

GLI APPUNTAMENTI DI APRILE 2 MARTEDÌ Musica PIETRO DE MARIA, ALESSANDRO CARBONARE AND FRIENDS Trento. Ore 20.30. Società Filarmonica, via Verdi 30. Pietro De Maria, pianoforte; Francesco Di Rosa, oboe; Alessandro Carbonare, clarinetto; Francesco Bossone, clarinetto; Guglielmo Pellarin, corno su musiche di W.A. Mozart: Divertimento n. 1 per oboe, clarinetto e fagotto K 439b Quintetto per pianoforte e fiati in Mi bem. magg. K 452; L.v. Beethoven: variazioni per oboe, clarinetto e fagotto sul tema ‘Là ci darem la mano’ di Mozart Wo0 8; Quintetto per pianoforte e fiati in Mi bem. magg. op. 16. Ingresso 25 € intero, 18 € ridotto (oltre i 65 anni). Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Teatro SETTIMO CIELO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Approda a Trento il talento della regista Giorgina Pi, alle prese con un testo significativo, forte e provocatorio, mai rappresentato in Italia: “Settimo Cielo”, capolavoro del 1979 della drammaturga inglese Caryl Churchill, una delle più importanti penne del teatro mondiale. La quarantenne regista romana, proveniente dalla realtà dell’Angelo Mai - spazio per le arti indipendente di Roma - porta in scena uno spettacolo decisamente “punk”, nel quale emergono le tematiche tanto care alla Churchill: la famiglia, la società, le relazioni di potere che anche violentemente regolano tali istituzioni e definiscono tali concetti, il corpo e la sua significazione. “Settimo Cielo” racconta un viaggio tra le politiche del sesso vissuto da un gruppo familiare, prima catapultato nell’Africa coloniale di fine Ottocento, poi nella Londra swinging della rivoluzione sessuale in piena

ribellione punk anni Settanta, in una traversata temporale di solo 25 anni. Un’opera intensa, di decolonizzazione, che passa attraverso il teatro come strumento di rivolta. Spettacolo di Caryl Churchill; traduzione Riccardo Duranti con Marco Cavalcoli, Sylvia De Fanti, Tania Garribba, Lorenzo Parrotto, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Marco Spiga. Regia Giorgina Pi. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

3 MERCOLEDÌ Musica «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, Via S. Croce 67. Kolja Blacher violino solista e direttore su musiche di L. van Beethoven: Coriolano, op. 62: Ouverture; Max Bruch: Concerto per violino e orchestra n. 1 in sol minore, op. 26; L. van Beethoven: Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore, op. 60. Info: www. haydn.it; n. verde 800.013952; info@haydn.it.

4 GIOVEDÌ Musica FIVE TO TEN Passo San Pellegrino. Ore 12. Chalet Cima Uomo - ski area Alpe Lusia San Pellegrino. Silvia De Santis (voce), Fabio “Farian” Biffi (pianoforte), Fabio “Fax” Fenati (batteria). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa.com; https://www.fassa. com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro TEMPI NUOVI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Scritta e diretta da Cristina Comencini, “Tempi Nuovi” è una commedia divertente, incentrata sul rapporto tra genitori, figli e tecnologia. Il massiccio ricorso all’elettronica ha inevitabilmente mutato le abitudini, investendo le persone con rapidi e sorprendenti cambiamenti che hanno, gioco forza, condizionato anche le relazioni tra persone. Un “terremoto” che sconvolge anche la vita dei quattro protagonisti sul palco: un padre, una madre e i due figli verranno messi di fronte alle contraddizioni, alle difficoltà di un tempo in cui tutto appare troppo veloce per essere capito, ma in cui si è costretti ad immergersi. Giuseppe è uno storico che vive circondato dai suoi libri, mentre Antonio, il figlio, è espressione di un mondo fatto di collegamenti rapidi, senza legami col passato. La figlia maggiore Clementina vive fuori casa, mentre Sabina, la moglie, è una giornalista che cerca in ogni modo di tenersi aggiornata e al passo coi tempi, spinta dalla volontà di non

perdere il lavoro. Spettacolo con Ennio Fantastichini e Iaia Forte, Marina Occhionero e Nicola Ravaioli e Compagnia Enfi Teatro. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

5 VENERDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Meano. Ore 20.30. Biblioteca. “Nel nome di Alice” di Corrado Campestrini. Info: www.curcugenovese.it. Info: tel. 0461-1924988. Musica COLIN STETSON IN CONCERTO Trento. Ore 21. Teatro SanbàPolis Via della Malpensada, 80-88. Biglietto posto unico non numerato Interi € 10; ridotto under 26 € 8; ridotto univeristari € 5. Nell’ambito della rassegna “Transiti”. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.13952. Musica FIVE TO TEN Campitello di Fassa. Ore 12. Rifugio Des Alpes - ski area Col Rodella. Silvia De Santis (voce), Fabio “Farian” Biffi (pianoforte), Fabio “Fax” Fenati (batteria). Biglietti: tutti i concerti sono gratuiti; Il biglietto di andata/ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. Info: APT Val di Fassa Tel. 0462.609500; info@fassa. com; https://www.fassa.com/ValdiFassaPanoramaMusic/. Teatro LA CASA DI FAMIGLIA CON TONI FORNARI, LUCA ANGELETTI, SIMONE MONTEDORO E LAURA RUOCCO Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. “La casa di famiglia” racconta la storia di quattro fratelli caratterialmente molto diversi tra loro, Giacinto, Oreste, Alex e Fanny. Una cosa hanno in comune: La Casa di Famiglia, dove sono nati e dove hanno trascorso la loro infanzia. Ognuno ormai ha una sua vita e una sua famiglia. Info: www.teatro-zandona.it; Tel. 0464.425569. Teatro TEMPI NUOVI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Scritta e diretta da Cristina Comencini, “Tempi Nuovi” è una commedia divertente, incentrata sul rapporto tra genitori, figli e tecnologia. Spettacolo con Ennio Fantastichini e Iaia Forte, Marina Occhionero e Nicola Ravaioli e Compagnia Enfi Teatro. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952.

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trentinomatrimoni SOLO PER I NOSTRI LETTORI, IN MARZO, DUE REPORTAGE DI NOZZE: SABRINA CON IONUT E DI JESSICA CON MAURO

I MATRIMONI DEL MESE Lei Nome: Sabrina Anni: 26 Nato a: Durazzo (Albania) Residente a: Borgo Valsugana Parrucchiere: Salone Mod’Art - Borgo V. Scarpe: Comunello Occupazione: Assistente alla poltrona

Lui Nome: Anni: Nato a: Residente a: Vestito: Barbiere: Occupazione:

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Ionut 27 Targu-Jiu (Romania) Borgo Valsugana Baratto - Lavis Spagolla Enzo - Borgo V. Libero professionista


trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Fiori e bouquet: Banchetto: Numero invitati: Torta: Video: Animazione: Viaggio di nozze: Vivranno a:

Civile “simbolico” 15 settembre 2018 Comune di Borgo Valsugana Cinzia Fonso Weddings Prime Rose - Levico Terme 150 Cristo d’Oro - Samone Silvio Maestrelli Gisella Zambito Fuerteventura, Canarie, 14 giorni Borgo Valsugana

Servizio fotografico: Carlo Boni Wedding Stories www.carloboni.it Wedding Planner Regia : Cinzia Fonso Weddings www.cinziafonso.it

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo celebrazione: Invitati: Banchetto: Anelli: Torta: Allestimenti Floreali: Lista nozze: Viaggio di nozze: Vivranno a:

Religioso 15 settembre 2018 Madrano 120 Scoiattolo Hotel - Baselga di PinÊ Gioielleria Tresor Pasticceria Carlin - Pergine Vals. Fioreria Morena - Levico Terme L’industria del Viaggio - Pergine Vals. Mauritius, 10 giorni Torcegno, Fraz. Campestrini

Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com

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Lei

Lui

Nome: Jessica Anni: 27 Nata a: Trento Residente a: Pergine Valsugana Scarpe: Calzature Carlin - Pergine Vals. Parrucchiere: Salone Antonella Fox - Pergine Vals. Truccatrice: Estetica La Principessa - Pergine Vals. Testimone: Sara Occupazione: Impiegata

Nome: Mauro Anni: 34 Nato a: Borgo Valsugana Residente a: Torcegno, fraz. Campestrini Vestito: Fashion Gallery - Trento Scarpe: Calzature Carlin - Pergine Vals. Barbiere: Gio Hair Longue - Borgo Vals. Testimone: Denis Occupazione: Magazziniere

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I QUATTRO MIGLIORI STUDENTI IN AGRARIA GLI SPORT INVERNALI SU “BIANCO & NERO”

FONDAZIONE DE BELLAT, PREMIATI ALLA FONDAZIONE MACH CON LA CONSEGNA DELLE BORSE DI STUDIO

TRA LE PROPOSTE DI QUESTO MESE DELLA RAI REGIONALE

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l contenitore televisivo “TAPIS ROULANT” in onda domenica 3 marzo (ore 9.45 circa su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle ore 22.30) prevede in apertura il terzo appuntamento con “Costruire il futuro”, serie di conferenze nate da un’idea di Piero Angela, in collaborazione con FBK e Università di Trento. Il Prof. Giovanni Andrea Prodi, fisico sperimentale di chiara fama, affronta il tema delle onde gravitazionali e delle conseguenze che la loro scoperta ha avuto sul modo di insegnare la fisica. A seguire, PALAZZI NOBILIARI D’ANAUNIA – 2^ parte. Ulteriore approfondimento sulle residenze aristocratiche della Val di Non e dell’architettura rustico-gentilizia dell’antica Anaunia. Da Casa “Da Marta” a Coredo, a Casa

“Campia” a Revò, da Palazzo “Aliprandini-Leifenthurn” a Livo, a Palazzo “Morenberg” a Sarnonico. “BIANCO & NERO”, settima puntata del ciclo dedicato alla divulgazione di tematiche relative agli sport invernali nella provincia di Trento. Domenica 17 marzo, dopo il quarto appuntamento della serie è dedicato alle “professioni del futuro”. Relatori: l’economista Stefano Micelli e Francesco Profumo, Presidente di FBK, ecco i “CARNEVALI DEL TRENTINO”, programma dedicato a tre carnevali trentini, quello di Volano in Alta Vallagarina, quello di Arco e quello di Storo che appaiono come tre declinazioni della tradizione, della goliardia e della voglia di spensierata allegria che pervadono le comunità in questo periodo dell’anno. “BIANCO & NERO” nuova puntata del rotocalco dedicato alla neve ed alle discipline che ruotano intorno ad essa. 120

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a Fondazione De Bellat ha premiato anche quest’anno quattro giovani residenti in Valsugana che si sono distinti per gli studi in agraria. La cerimonia si è svolta il 19 febbraio alla Fondazione Edmund Mach alla presenza del Presidente della Fondazione de Bellat, Carlo Spagolla, del direttore generale della Fondazione, Sergio Menapace, e del dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì. Dei quattro premiati due di loro si sono formati all’Istituto di San Michele: Stefania Dellai di Pergine ha conseguito il diploma quinquennale all’Istituto Tecnico per l’Agraria, Agroalimentare e Agroindustria con una votazione di 96/100 e Cristina Perovich, di Roncegno Terme si è diplomata al Corso di Alta Formazione professionale “Tecnico superiore del verde” con 100/100 e Lode. Due invece i premiati per la categoria “laurea breve triennale” in Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali presso l’Università degli studi di Padova, Lorenzo Garollo di Levico Terme con punteggio di 110/110 e Stefania Minati di Grigno, con un punteggio di 103/110. La Fondazione de Bellat, che gestisce il lascito del dott. Agostino de Bellat, di Borgo Valsugana, ha come scopo “l’elargizione di borse di studio per giovani amanti di agricoltura e di aiuti a volonterosi agricoltori della Valsugana”. Arriviamo così alla puntata di domenica 31 marzo. Oltre al quinto appuntamento della serie, dedicato al tema: ”cambiamenti climatici: evidenze scientifiche, rischi e opportunità di mitigazione” (relatore Il climatologo Filippo Giorgi) ecco “DIARI DELLA PIAZZA”, galleria di personaggi d’attualità, dedica la puntata odierna a Ruggero Tita, campione di vela predestinato al successo in tutte le categorie dall’Optimist al Nacra17 che porterà fino alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Un giovane molto competitivo e determinato che ama il suo Trentino in tutte le stagioni. “IL DISEGNO NEL PIATTO”, programma che esplora le più recenti tendenze estetiche nel campo della cucina d’autore. Protagonista lo chef Alessandro Gilmozzi ed una sua opera d’arte. Quindi, “BIANCO & NERO” ancora una nuova puntata del rotocalco dedicato alla neve ed alle discipline che ruotano intorno ad essa.


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IL METODO CLASSICO INCONTRA LA MONTAGNA DATE A NOI GLI OCCHIALI CHE NON USATE PIÙ!

TRENTODOC SULLE DOLOMITI: DEGUSTAZIONI, CULTURA ED ENOGASTRONOMIA FINO AL 3 MARZO

UN’INIZIATIVA BENEFICA DEL LIONS CLUB TRENTO DEL CONCILIO. SABATO 9 MARZO, A TRENTO IN LARGO CARDUCCI

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chi di noi non capita, periodicamente, di decidere di cambiare gli occhiali, perché “non sono moderni... sono fuori moda... o semplicemente non sono più adatti alla mia vista... sono troppo pesanti... di un colore che non mi piace più... sono troppo scuri”. E gli occhiali dismessi finiscono spesso dimenticati in cassetti e armadietti nelle nostre case. Eppure, sono occhiali ancora “funzionanti”, che con un opportuno intervento di sistemazione e pulizia possono aiutare persone con problemi di vista e in stato di bisogno in paesi in via di sviluppo a migliorare la qualità della propria vita. La raccolta degli occhiali usati è una delle attività di servizio “storiche” e più diffuse nei Lions Clubs di tutto il mondo, impegnati in molti settori correlati alla vista con lo scopo di contribuire alla prevenzione della cecità. Anche il Lions Club Trento del Concilio fa la sua parte e, come ormai da anni, promuove anche quest’anno la giornata dedicata alla Raccolta degli Occhiali usati, che si terrà sabato 9 marzo, a Trento in Largo Carducci, dalle 9 alle 18, saranno raccolti occhiali di tutti i tipi, da vista e da sole, di tutte le dimensioni e le forme. Il Lions Club Trento del Concilio li consegnerà a uno dei diciannove Centri Lions per il riciclaggio di occhiali da vista esistenti nel mondo, dove verranno puliti, riparati e classificati a seconda della gradazione, per essere poi distribuiti dai volontari Lions e da altre organizzazioni che si occupano della protezione della vista nei paesi in via di sviluppo.

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e bollicine di montagna tornano in alta quota: Madonna di Campiglio e la Val di Fassa ospitano l’edizione invernale di Trentodoc sulle Dolomiti, appuntamento in cui il metodo classico trentino celebra l’unicità del territorio all’interno di rifugi, bar, alberghi e ristoranti. La suggestiva cornice delle Dolomiti farà da sfondo agli eventi in programma, durante i quali sarà possibile scoprire le etichette Trentodoc prodotte dalle 51 cantine associate all’Istituto. La prima tappa di Trentodoc sulle Dolomiti si è tenuta dal 14 al 17 febbraio a Madonna di Campiglio. Oltre alle numerose occasioni di degustazione, il programma prevede esperienze nei rifugi in alta quota immersi nella splendida cornice delle Dolomiti di Brenta. La scoperta delle bollicine trentine è proseguita il 27 e 28 febbraio e si chiuderà l’1, 2 e 3 marzo in Val di Fassa, nei comuni di Moena, Canazei, Pozza di Fassa e Vigo di Fassa. Qui, le etichette Trentodoc saranno servite come aperitivo e in abbinamento alla carne alla griglia, ai menù della tradizione e saranno proposte in insoliti accostamenti con la pizza gourmet e in contesti di particolare fascino, come il complesso termale QC Terme. Salendo in quota, invece, sarà possibile raggiungere (anche a piedi) il rifugio Fuciade, che offrirà a pranzo e a cena menù ispirati alle bollicine di montagna, da degustare circondati dalla catena del Costabella e con una vista mozzafiato sulle Pale di San Martino e sul Col Margherita. Gli chef stellati Paolo Donei di Malga Panna e Stefano Ghetta de ‘L Chimpl da Tamion proporranno percorsi enogastronomici ispirati al Trentodoc, primo metodo classico ad ottenere la DOC in Italia e tra i primi al mondo, prodotto in un territorio caratterizzato da grande varietà climatica e altitudini diverse. La manifestazione Trentodoc sulle Dolomiti è resa possibile grazie alla collaborazione con l’Azienda di Promozione Turistica di Madonna di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena e con l’Azienda di Promozione Turistica della Val di Fassa.

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IL “SAGUARO” APPLAUDITO A SEGNO PIACEVOLEZZE DI VECCHI RICORDI CON GIUSEPPINA

IL LIBRO DI RENZO FRANCESCOTTI NEL MUSEO DI PADRE KINO

RICORDANDO CON LE AMICHE LA COMPIANTA CONTESSA CAPRONI

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iuseppina – sempre con l’indubbia certezza che l’amicizia sia tra i primi posti nella scala dei valori nei percorsi di vita con diverse esperienze e soddisfazioni – ha voluto organizzare, con amiche di ogni data, una festicciola imperniata su piacevolezze di vecchi ricordi. Molte delle sue amiche avevano con sè splendide cartoline ricevute da ogni parte del mondo, lei ha mostrato loro quelle ricevute dalla contessa Caproni con dediche affettuose e amichevolmente poetiche. Poi, dopo un attimo di silenzio, ha proposto, con evidente emozione, di ricordare la contessa e le amiche che non ci sono più, alzando i calici in loro onore, brindando con bollicine Ferrari e concludendo con la consueta vitale e magica atmosfera.

Dall’alto: 1. Alice, Giuseppina, Cristina e Giuliana; 2. Lucy, Angela, Marina, Patty, Giuseppina, Elena Paola; 3. Franco, Andreina, Giuseppina, Serena. 122

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ra il 1992 quando Renzo Francescotti pubblicava il poemetto “Saguaro - Diario lirico di Padre Chini”, con la magistrale introduzione del gesuita Padre Livio Passalacqua e impreziosito da sette xilografie appositamente realizzate dal grande Remo Wolf. Certo l’autore non immaginava quanta strada avrebbe fatta questa sua opera poetica. Due anni dopo il ”Saguaro” (il grande cactus che spunta miracolosamente nel deserto di Sonora), divenuto ”Sahuaro”, venne pubblicata in Messico dall’Istituto Sonorense di Cultura, con la prefazione di Carlos Moncada Ochoa e la traduzione della messicana di origine italiana Maria Teresa Alessi. L’autore fu invitato in Messico, nello Stato di Sonora, per parlare del suo libro e visitare i luoghi dove Padre Chini - divenuto Kino – aveva fondato le sue missioni. Nel 2003 il “Saguaro”, tradotto dal poeta trentino Albert Sighele, venne pubblicato a New York. Non era mai successo (né è successo dopo) che un poeta trentino vedesse stampata in tre lingue una sua opera. Il ”Saguaro” divenne poi uno spettacolo del Gruppo “Neruda” e fu replicato una ventina di volte in altrettanti centri abitati e inciso in una musicassetta professionale con musiche di Gianni Falci. Lo scenario dipinto su tela da Livio Conta, fu alla fine regalato al Museo di Padre Kino a Segno, dove è esposto in permanenza. A tanti anni di distanza il ”Saguaro”, in forma di recital, con le musiche registrate di Falci e le voci professionali di Arrigo Dalfovo, Chiara Turrini e dello stesso Francescotti, è stato riproposto in una serata organizzata dall’Associazione Padre Kino, applaudito da un numeroso pubblico, nella sala del Museo dedicato a Padre Kino. Alla conclusione si son registrati gli interventi di Caterina Dominici, già consigliere provinciale, di Alberto Chini, presidente dell’Associazione Padre Eusebio Chini, di Ilaria Magnani assessore al Comune di Predaia e di Lorenzo Ossana, consigliere provinciale.


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ANAUNIAFIL 2019 COLLEZIONISTI A CLES “LA MELA NELL’ARTE” AL TEATRO SOCIALE, LA PROTAGONISTA È LEI

ORATORIO SAN ROCCO DEL CAPOLUOGO ANAUNE

IL 15 FEBBRAIO, IL CONVEGNO ANNUALE DI APOT, CON LA PARTECIPAZIONE DI PHILIPPE DAVERIO

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l 15 febbraio scorso, al Teatro Sociale di Trento, ha avuto luogo il convegno annuale di Apot, nell’ambito del progetto Trentino Frutticolo Sostenibile, dal titolo “L’altra metà della mela”, spicchi di economia, arte e territorio”. L’iniziativa ha voluto valorizzare il patrimonio culturale, economico e sociale del sistema frutticolo trentino, rappresentativo di storia e tradizione e che oggi è sempre più orientato alla modernità e sostenibilità. Un incontro di idee e punti di vista storico scientifici, che hanno inteso rendere più percepibile alla comunità, quanto valga mantenere vivo e attraente il territorio anche attraverso un prodotto semplice come la mela, così fortemente identitario in Valle di Non e in Trentino. Entrando nel vivo Philippe Daverio

degli interventi, Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot, ha posto all’attenzione del pubblico presente alcuni dati e progetti che esprimono l’impegno sui temi socio-ambientali di Apot, Melinda e La Trentina e la valenza sociale che oggi generano le aziende radicate nel sistema produttivo del territorio. Il direttore di Apot è stato affiancato sul palco da Roberto della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari all’Università di Bologna e titolare della società di ricerche Agroter, chiamato a commentare con lui i risultati del progetto di valutazione del valore diretto e indiretto del distretto melicolo nella frutticoltura trentina: Andrea Segré, Presidente della Fondazione Edmund Mach, agronomo economista e professore di politica agraria

C’

è una pazienza certosina, una profonda conoscenza ed un continuo e preciso aggiornamento per arrivare a risultati concreti in grado di dare soddisfazioni agli appassionati del collezionismo. La passione per i francobolli, accentuata e specializzata, specie nel settore delle tematiche ha incontrato gli interessi di un pubblico sempre più vasto che per quanto concerne la Valle di Non, può beneficiare nel Circolo Filatelico di Cles che si presenta puntuale ogni anno denominata “Anauniafil “ domenica 24 marzo nelle sale dell’Oratorio San Rocco del capoluogo anaune. Il circolo del presidente Ferruccio Mascotti affronta questo ulteriore impegno, con alle spalle una serie di meritati successi, che lo hanno portato ad inserirsi con pieno merito tra le migliori società del Triveneto. A Cles gli appassionati potranno incontrare colleghi di tutta la regione e non solo quelli che trattano soprattutto i minuscoli quadretti multicolori ma che collezionano anche numismatica, cartoline, libri, stampe ecc.. L’invito a partecipare, il presidente lo rivolge non solo ai collezionisti ma anche alle famiglie, ai giovani, agli stessi bambini considerando la raccolta di francobolli ed altro non solo la passione ma anche un prezioso ed indiscusso veicolo di cultura ed un vincolo di amicizia attraverso corrispondenza, scambi e concorsi.

internazionale, ha parlato della sostenibilità. Attesissimo ospite d’eccezione, Philippe Daverio – scrittore e storico dell’arte e conosciutissimo personaggio televisivo – ha di seguito aperto ad argomenti meno tecnici, offrendo una simbolica ed emozionante panoramica circa la presenza della mela nelle opere d’arte più significative: “Abbiamo un dialogo eterno con la mela, fin dalle prime rappresentazioni iconografiche che ritraevano Eva con il frutto avvolto dal serpente; la mela è un elemento stabile del nostro immaginario che attraversa la nostra storia, lo vediamo nella pittura ma anche nella letteratura, nella filosofia. Si pensi per esempio a Platone che descriveva la mela come la sommatoria delle due metà perfette”. 123

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60° CARNEVALE DEI RAGAZZI DI VOLANO TRA I PIÙ IMPONENTI CARNEVALI DEL TRENTINO, UNICO IN VALLAGARINA

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uest’anno si festeggia l’importante traguardo della 60° edizione del Carnevale dei Ragazzi di Volano. L’appuntamento è per martedì grasso 5 marzo (in caso di maltempo l’intera manifestazione è rinviata al sabato successivo). Come da tradizione, e per la gioia di grandi e piccini, sfileranno i carri allegorici – gli unici della Vallagarina e tra i più grandi del Trentino. La sfilata inizia alle 14 con i carri allegorici e i numerosi gruppi mascherati. Sul palco il Concorso “Mascherissima” dedicato a bambini, adulti, coppie e ai piccoli gruppi mascherati, per eleggere le mascherine più belle della loro categoria! Le cucine aprono dalle 12 e con l’ormai immancabile toro allo spiedo, panini imbottiti, pizza al

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trancio e patatine fritte, fortaie, thè e vin brulè, oltre a due fornitissimi punti bar. (Cucina e bar saranno attivi durante tutta la manifestazione). Sul percorso saranno in vendita i biglietti della Lotteria del Carnevale, per tentare la fortuna ma soprattutto per sostenere concretamente questa manifestazione, che cresce ogni anno di più e che per vivere in prosperità necessita di tante risorse. Acquistando “La Zuca”, giornalino satirico sulla vita di Volano e dei suoi abitanti, si avrà la possibilità di votare il proprio carro preferito, permettendogli così di vincere il Premio della giuria popolare. A fine sfilata, presso la palestra comunale, la giuria decreterà la classifica dei carri allegorici e dei gruppi mascherati. Vengono premiate le più belle mascherine partecipanti al concorso “Mascherissima” e il vincitore del concorso fotografico “Obiettivo Carnevale” dell’edizione precedente. In questa particolare edizione, ad intrattenere il pubblico, nell’attesa delle classifiche ci sarà il “Gruppo FuoriQuotA” di Rovereto con uno spettacolo di acrobatica aerea che siamo certi farà emozionare tutti i presenti. Fotografi, dilettanti e amatori possono partecipare al concorso fotografico “Obiettivo Carnevale” scattando durante la sfilata e inviandole alla mail carnevale.volano@ yahoo.it. L’immagine più rappresentativa sarà pubblicata sul materiale pubblicitario del prossimo anno e l’autore sarà premiato durante l’edizione 2020. Contatti: Pagina Facebook: “Carnevale dei Ragazzi di Volano” Instagram: #carnevaledivolano


trentinoscoop&news

RIPARTE LA RIVISTA DEI QUATTRO VICARIATI I GIOVANI INCONTRANO IL GRANDE ALPINISMO A ROVERETO, MEETING CON LA TESTIMONIANZA DI SERGIO MARTINI

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el marzo 2018 Italia, Francia e Svizzera hanno posto all’attenzione dell’UNESCO la candidatura dell’Alpinismo a Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Il Lions Club Rovereto Host il 12 febbraio, all’Auditorium “Melotti“ del MART ha proposto, a circa 400 studenti degli Istituti Superiori di Rovereto, un prestigioso incontro col grande alpinista Sergio Martini, dal titolo “Himalaya, montagne del cielo“. È stato un grande successo, con una partecipazione attenta e molto emozionata da parte dei nostri giovani. Prima della narrazione del noto alpinista roveretano, vi è stato il saluto e il ringraziamento del Presidente del Club Germano Gasperotti, della Vice Sindaco Cristina Azzolini e del Presidente della Sezione di Rovereto della SAT Bruno Lott. Martini ha raccontato cronologicamente il suo lungo rapporto con le vette dell’Himalaya, supportato da centinaia di immagini e da filmati di enorme suggestione. Via via dal K2 al Makalu, dal Lhotse all’ultima conquista ovvero l’Everest, il tetto del mondo. Un racconto di vita alpinistica vissuto dal 1976 al 2000, ricco di conquiste atletiche e umane, come pure di tragiche comprensibili vicende, allorquando l’alpinista tocca livelli estremi per le sue forze e la sua volontà. Molti gli occhi lucidi in sala, a conferma di quanto Sergio Martini ha saputo trasmettere ai ragazzi. Tra le molte cose l’assoluto rispetto per le genti incontrate, i territori oltrepassati, le tradizioni e le religioni conosciute. Da qui i

MARTINA DEI CAS È LA NUOVA DIRETTRICE RESPONSABILE

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a rivista “I Quattro Vicariati e zone limitrofe” riparte e lo fa con Martina Dei Cas, nuova direttrice responsabile. Lei ha presentato il suo progetto nell’incontro con i rappresentati di associazioni, istituzioni, musei, appassionati di storia e cultura e dei Comuni il 12 febbraio scorso, ad Ala. Ora parte la raccolta dei contributi, l’obiettivo è presentare il primo numero della rinnovata rivista in estate. Lo scorso settembre il Comune accettò la donazione dell’associazione Quattro Vicariati, che consegnò la testata, intenzionato a non proseguire la pubblicazione, dopo la decisione del direttore Sandro Dal Bosco di passare la mano. La rivista, fondata da Italo Coser nel 1957, iniziò proprio come pubblicazione della biblioteca, e con questo passaggio di consegne è così tornata da dove era partita. Nei mesi scorsi, il Comune di Ala, dopo una selezione, ha nominato la giornalista di Ala Martina Dei Cas quale nuova direttrice responsabile. Si parte con il piede giusto, perché il primo incontro conoscitivo è stato molto partecipato, con una quarantina di presenti tra rappresentanti di associazioni, musei, istituzioni; diversi inoltre gli appassionati di storia locale, i quali in passato avevano già partecipato alla stesura della rivista con loro contributi e ricerche.

nostri giovani hanno percepito quanto il grande Alpinismo sia esperienza straordinariamente contagiosa, in una parola alta cultura. L’obiettivo della mattinata è stato, pertanto, ampiamente centrato, con grande soddisfazione di tutti i protagonisti. Alla sera vi è stata una amichevole riuscitissima conviviale in cui Sergio Martini, accompagnato dalla Signora Palma, ha raccontato anche ai numerosi Soci del nostro Lions Club la sua vita himalayana ma non solo. Parole pacate, che riflettono il suo carattere e la sua signorile disarmante modestia, accompagnate dalle immagini a dir poco emozionanti del filmato “Ritorno all’Everest”. Grande rispetto per quelle meravigliose montagne, ma pure immenso rispetto per le genti e le tradizioni là incontrate e conosciute. Molte anche le domande poste al grande alpinista, che hanno reso la serata molto interessante ed esclusiva e pure difficile da chiudere da parte del Presidente Germano Gasperotti. Anche il Presidente della Sezione di Rovereto della SAT, Bruno Lott, ha avuto parole di sincera ammirazione e di stima verso Sergio Martini, nonché di plauso verso il nostro Lions Club per la brillante e formativa giornata dedicata alla montagna. 125

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IL LIBRO DEL MESE

FRONTIERE-GRENZE, AL VIA LA 10A EDIZIONE PER RACCONTI EDITI E INEDITI: IN GIURIA ENTRA HELENA JANECZECK

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diventato, nel corso degli anni, uno degli appuntamenti culturali più importanti e attesi a cavallo delle Alpi. E per la sua decima edizione, al via in questi giorni, Frontiere - Grenzen, il premio letterario delle Alpi, mette in campo una serie di importanti novità. A partire dalla presenza in giuria di Helena Janeczek, Premio Strega, 2018, una delle scrittrici più conosciute e amate, dentro e fuori dal nostro Paese. Il suo arrivo coincide con una scelta ancora più internazionale, e coraggiosa, degli organizzatori: estendere la partecipazione al Premio a tutte le Regioni italiane e a tutti i Paesi europei che confinano con le Alpi. E dunque Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Valle D’Aosta, Piemonte e Liguria; Slovenia, Austria, Germania (Baviera), Liechtenstein, Svizzera, Francia (Alvernia e Provenza) e Principato di Monaco. lI regolamento di Frontiere - Grenzen ribadisce che si tratta di un premio letterario a tema libero per racconti brevi, aperto a tutti i generi della narrativa contemporanea, dal racconto tradizionale a nuove sperimentazioni linguistiche, dal thriller al fantastico, dall’horror alla fantascienza, dall’epistolario al racconto rosa, al testo teatrale. Altra significativa novità: si potrà partecipare al Premio con racconti in lingua italiana, tedesca, francese e slovena. E dunque da bilingue, come è stato per nove edizioni, il Premio diventa quadrilingue, per ancora meglio assecondare il desiderio di superare frontiere e confini per camminare verso l’incontro di popoli e culture. Due le sezioni: quella per racconti brevi, editi a partire dal 2015 compreso, che aumenta il montepremi per l’unico vincitore a 4.000 euro, mentre all’unico vincitore della categoria racconti inediti andranno 2.000 euro (per questa sezione ci saranno anche tre segnalazioni). Il termine per la presentazione dei racconti è fissato a venerdì 7 giugno 2019, mentre la premiazione è in programma sabato 26 ottobre a Primiero San Martino di Castrozza. Nel corso della cerimonia di premiazione verrà anche conferito il Premio alla memoria di Peter Oberdörfer, per anni giurato del Premio, prematuramente scomparso. Il riconoscimento a suo nome, del valore di 1.000 euro, verrà assegnato ad una persona o ad una associazione che a giudizio di Frontiere-Grenzen abbia saputo interpretare al meglio i valori che animavano lo spirito libero e poliedrico di Peter. 126

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NEL NUOVO LIBRO ILLUSTRATO DI FEDERICA GIULIA MARCHI, UN BAMBINO DELLA LONDRA DI INIZIO ‘900 SOGNA DI RAGGIUNGERE LA GREAT WHEEL, LA GRANDE RUOTA PANORAMICA DI LONDRA. MOLTO BELLE LE ILLUSTRAZIONI DI MERCEDES ALVAREZ

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n libro per bambini, ma che può smuovere nell’animo anche gli adulti. Leggere questo racconto è davvero un piacere, in primis per gli occhi, date le bellissime e poetiche illustrazioni, ma soprattutto per il cuore, poichè nella sua semplicità è denso di messaggi ed immagini. Il piccolo Michele, un bambino della Londra di inizio ‘900, con il papà lontano a combattere in Sudafrica, sogna di raggiungere la Great Wheel, la grande ruota panoramica di Londra, il punto più alto del suo piccolo mondo, per vedere con i propri occhi com è fatta la Terra, come sono le sue città, i suoi animali e i suoi paesaggi. Il suo percorso è guidato dalle lettere misteriose di un nonno, tale Sir Wetmore Story, e costellato di incontri, di personaggi talvolta bizzarri come Dioniso il Bulgaro, suonatore di fisarmonica della metropolitana, di persone buone pronte ad offrire un piatto caldo, compagnia e supporto, ma anche di persone che invece non sono sempre disponibili ad aiutarlo e che lo lasciano in una condizione di difficoltà. Una metafo-


trentinolibreria Carmine Abate Le rughe del sorriso Mondadori Sahra si muove nel mondo con eleganza e fierezza ed è accesa, sotto il velo, da un sorriso enigmatico, luminoso. È una giovane somala che vive con la cognata Faaduma e la nipotina Maryan nel centro di seconda accoglienza di un paese in Calabria. Finché un giorno sparisce, lasciando tutti sgomenti e increduli. A mettersi sulle sue tracce, “come un investigatore innamorato”, è il suo insegnante di italiano, Antonio Cerasa, che mentre la cerca ne ricostruisce la storia segreta e avvincente, drammatica e attualissima: da un villaggio di orfani alla violenza di Mogadiscio, dall’inferno del deserto e delle carceri libiche fino all’accoglienza in Calabria. Anche quando tutti, amici compresi, sembrano voltargli le spalle, Antonio continua con una determinazione incrollabile la sua ricerca di Sahra e di Hassan, il fratello di lei, geologo misteriosamente scomparso.

Paolo Bascetta, Alessandro Beber, Elisabetta Bonuccelli, Serena Cicalò, Daniela Cilurzo, Silvana Fusari, Alessandra Lamio Origami tra arte e scienza Publistampa Gli Origami nel nuovo millennio acquisiscono un nuovo status nell’arte, nella scienza e il fascino del loro linguaggio e della loro “traduzione” delle forme esistenti e invenzione di nuove non può lasciare indifferente chi si occupa di arte e cultura. [Melina Scalise, Casa Museo Spazio Tadini]

In questo libro/intervista, in cui per la prima volta ricordi biografici si intrecciano con riflessioni sull’esistenza e sul presente del mo

ra del cammino dell’esistenza che ognuno di noi deve compiere, dove ci si imbatte in persone diverse, dove occorre tirare fuori il proprio coraggio, affrontare le proprie paure. Il piccolo Michele sgattaiola via di casa accompagnato dal cane William, senza che la signorina Lysdale lo veda, per vivere da solo la sua avventura, mettersi alla prova. Nella Londra vivace di inizio Novecento, tra bancarelle del mercato e gente indaffarata, vive anche dei momenti di sconforto, quando è affamato e gli si nega il pane, quando rimpiange di non aver portato con sè una mappa...così accade spesso nel percorso che conduce ad un obiettivo, una via affatto lineare, che non è priva di difficoltà e ripensamenti. Ma nonostante tutto, questo piccolo eroe si mette davvero in gioco, sfidando se stesso, le sue vertigini e i fantasmi che popolano, o almeno così dicono le leggende, il sottoterra londinese, per poi scoprire quanto invece sia bello viaggiare in metropolitana... Il viaggio di Michele è dunque anche un viaggio interiore, concepito per permettere a lui e ai lettori di scorgere un nuovo spazio e nuove profondità dell’anima, per superare un varco, ovvero il limite delle proprie resistenze interiori, superare le difficoltà e i pericoli che si incontrano lungo il cammino per arrivare alla

Federico Samaden Fotogrammi stupefacenti. Storia di una rivincita Dominus Production Edizioni Dei propri sbagli si ha timore, si cerca di nasconderli agli altri per evitarne il giudizio. In adolescenza, terra di vita inquieta e di ricerca, gli errori sono spesso oggetto di giudizi adulti che, se non motivati e accompagnati da una sana dose di comprensione e fermezza, diventano macigni per chi li subisce. La droga gioca su questo, perché nasce dalla paura di vivere affrontando i propri limiti e le proprie solitudini, senza timore. È una via di fuga dallo specchio che il quotidiano vivere con gli altri ci impone. È bene sapere che questo può capitare a tutti, a prescindere dal ceto sociale o dalle possibilità economiche. Il modo per non cadere in questa trappola è prevenirla, maturando la consapevolezza della preziosità della propria vita e del suo valore, sapendo cogliere il senso di infinita bellezza che sta dentro ad ogni cosa, anche negli errori e nelle situazioni che non si comprendono.

meta, e che, come sappiamo, valgono ben più della meta stessa. È un viaggio raccontato dagli occhi di un bambino, da occhi ancora in grado di meravigliarsi che con la loro ingenuità e la loro semplice filosofia riescono a toccare nel profondo chiunque, ad ogni età. In questo percorso mirabolante infatti Michele apprenderà anche diverse cose sulla natura umana, imparerà ad esempio che gli adulti non hanno sempre le risposte giuste, e comprenderà quanto lui stesso sia ricco dentro. Una storia deliziosa, dunque piena di messaggi: il valore dell’amicizia, quella tra Michele ed il suo cane, che dà sapore alla vita, la bellezza del mondo, l’importanza di porsi delle domande sul mondo, sulle sue contraddizioni, anche su Dio, sulla differenza e la straordinaria varietà degli esseri umani, l’importanza del coraggio e della determinazione per raggiungere i propri obiettivi. Insomma un piccolo grande racconto di formazione, descritto in toni poetici, freschi e leggeri, davvero piacevolissimo da leggere. Federica Marchi

La grande ruota

Curcu Genovese (Euro 15,00)

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trentinofocuson trentinoscoop&news

Trentino visto dall’alto Coordinate: 46°15’45.38”N 11°23’27.47”E Altitudine: 787 m s.l.m.

IL LAGO DI STRAMENTIZZO

Il lago di Stramentizzo (Stramentizzo-Stausee in tedesco) è un lago artificiale che trattiene le acque del torrente Avisio. Fu creato nel 1956, all’imbocco della Val di Fiemme, giusto al confine tra la provincia di Trento e la provincia di Bolzano allo scopo di produrre energia elettrica (la produzione avviene a San Floriano presso Egna). Il 5 luglio 1956 venne sommerso dal lago artificiale il vecchio paese di Stramentizzo, frazione di Castello128

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Molina di Fiemme che venne ricostruito a monte del nuovo lago. Il 6 luglio fu demolito il campanile della chiesa dei Santi Angeli Custodi, poi ricostruita nel 1958. Del paesino rimane l’antico portale in pietra grigia della chiesa. Nel lago di colore verdastro, viene immessa e pescata la trota iridea.

1000 m.


trentinolosapevate

Strade di Trento

Nicolò D’Arco (Arco, 1492 - Mantova, 1546) è stato un umanista e poeta. Fu ufficiale dell’esercito imperiale ma la sua attività fu prevalentemente letteraria

Per saperne di più:

Mauro Lando Trento nuova Le sue strade, le sue storie Curcu Genovese pag. 392, Euro 25,00

VIA NICOLÒ D’ARCO | RIONE BOLGHERA

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uggestiva perchè ricca di originaria edificazione, via Nicolò d’Arco è una strada stretta e di collegamento tra via Bolghera e via Adamello nel rione Bolghera. Scorre pressoché parallela a viale Bolognini e per un tratto rimane compressa dall’altezza dei condomini costruiti sul lungo Fersina. Non per questo perde di significato perché rappresenta una sorta di prezioso quartiere a se stante di cui il “gioiello” più caratteristico è al numero 2. È qui che si trova “casa Rasmo” edificata tra il 1909 ed il 1910 dal maestro muratore Emanuele Albertini per la proprietà di Guido Rasmo. Una particolarità dell’edificio è lo sporto tondeggiante sulla parete nord dove sono inserite le scale per salire al secondo piano. Va ricordato che Guido Rasmo (talvolta indicato come maestro muratore e talvolta ingegnere) fu il padre di Nicolò Rasmo a sua volta a lungo Soprintendente alle Belle Arti nel Trentino. Guido Rasmo è anche ricordato come uno studioso di araldica: collezionò e riprodusse in dipinti a tempera centinaia di stemmi frutto di sue accurate ricerche. Un edificio del tutto diverso, ma non stridente rispetto al contesto da inizio

secolo, si trova al numero 7. Qui nel 2000 è stata edificata una palazzina a due piani al posto di una casa del 1911, piuttosto degradata nel corso degli anni. Su progetto degli architetti Carlo Piccoli e Adriano Menapace sono stati costruiti due blocchi edilizi uguali, dotati di una caratterizzazione architettonica ben riconoscibile. Nessun rifacimento, quindi, legato al contesto: da qui la individualità dell’edificio. La presenza di alcuni puntoni sulla facciata in controtendenza con il tetto conferisce slancio e movimento a tutto l’insieme. Più avanti, al numero 9, è presente una villa progettata dall’architetto Efrem Ferrari e costruita nel 1952-1953 per la proprietà del ragionier Emilio Parolari. Da un passaggio poco distante si accede al numero 11 dove è presente un villino costruito nel 1931 ed ampliato nel 1937 su disegno dell’ingegner Giovanni Lorenzi. È un edificio arricchito da un fregio sottogronda ed inserito in un ampio giardino. Anche questa casa

fa riferimento alla famiglia Parolari. Proseguendo, si deve al maestro muratore Luciano Fozzer la casa al numero 24 edificata nel 1911 per la proprietà di Ernesto Lorenzi. Benché priva di elementi decorativi si presenta come un esempio elegante di edilizia comune, in più la facciata è caratterizzata dallo sporto in cui è inserita la scala, il quale “costituisce l’elemento formale dominante, giungendo fin nel sottotetto con una soluzione coerente” (Giovanazzi, 1997). Altro luogo caratteristico della strada è al numero 28 dove è presente un edificio a tre piani a cui dà rilevanza un ampio giardino che si estende sia davanti che di lato. È stato costruito nel 1953 dalla Sit per propri dipendenti. La Sit spa, va ricordato, era la società del Comune di Trento allora impegnata nella produzione e distribuzione dell’energia elettrica. Successivi passaggi societari l’hanno poi portata a diventare “Dolomiti Energia” spa (via Fersina).

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trentinocucina

IL CARPACCIO DI TONNO ROSSO con insalata di porcini e Spressa di Pinzolo

Ingredienti per 4 persone Per il tonno gr 240 filetto di tonno rosso Per l’insalata di porcini e Spressa gr 100 porcini sanissimi gr 50 Spressa tagliata sottilmente gr 30 lamponi gr 5 erba cipollina sale e pepe di macinino Procedimento per il tonno Parare il filetto di tonno ed arrotolarlo in pellicola trasparente. Abbattere in negativo. Presentazione Tagliare sottilmente il tonno e disporlo in piatti singoli. Alternare i porcini alle fettine di Spressa. Nappare con olio extravergine del Garda. Decorare con erba cipollina e lamponi freschi. Note Quando devo preparare grandi quantità , arrotolo il tonno con sale e zucchero pari quantità , poi lo metto in sottovuoto al 100% per almeno 4 ore. 130

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@alessiobbi Al secondo posto: Racines

@_2faraway

@pedrotti_denis

Al primo posto: Passo San Pellegrino, Val di Fassa .

Al terzo posto: San Martino di Castrozza

IL REGOLAMENTO DEL NOSTRO CONCORSO

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eguire la pagina @trentinomese su Instagram; la foto vincitrice sarà pubblicata sulla nostra rivista cartacea il mese seguente alla pubblicazione online; per decretare la foto vincitrice si terrà conto dei “mi piace” ricevuti, dal primo del mese al venti del mese (per esigenze di stampa); solo le foto che saranno selezionate da noi e

pubblicate sulla nostra pagina Instagram @trentinomese potranno partecipare al concorso; per esser selezionati vi ricordiamo di utilizzare il nostro hashtag; ricordatevi di segnalare il luogo o localizzare la foto, saranno valide solamente le foto scattate in Trentino Alto Adige. Grazie a tutti anticipatamente!

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