TrentinoMese ottobre 2018

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OTTOBRE 2018 9 771724 550805

ISSN 1724-5508

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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi RICORDANDO PAOLO VALLORZ: LA CAPACITÀ DI UNO SGUARDO SUL PROPRIO IO

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l 27 novembre 2018 ricorre il primo anniversario della morte di Paolo Vallorz, spirato a Parigi, la città che amava e nella quale aveva conosciuto il successo e la fama. In val di Sole si sono tenute già diverse conferenze e incontri per ricordarlo. Lì, nella sua terra, nella sua valle da cui era partito, ha lasciato molti amici e ha stimolato diversi artisti permettendogli di superare confini mentali e fisici. Paolo Vallorz lo conoscevamo soprattutto per due cose: i suoi alberi, con le radici in evidenza, forti e robuste, affondate nel terreno da cui traevano linfa vitale e speranza, e il suo essere “francese”, quindi con la grande capacità di uno sguardo sul proprio io affinato e coltivato nella patria dell’arte moderna. Vallorz è nato in una valle nella quale, nonostante le impervie e ancor oggi selvagge montagne, le leggende narrano sia il sole – quindi la luminosità e la speranza – ad imprimere un attributo qualitativo a chi vi nasce. E il sorriso sulle labbra di Paolo Vallorz – all’origine Valorz, come la valle e le cascate, ma uno sbaglio anagrafico lo ha arricchito di una “l” – è noto ai più, e la speranza in un mondo migliore forgiato dall’arte lo ha reso famoso negli ambienti culturali milanesi così come in quelli, ormai casa sua, parigini. Lui, pendolare tra i più importanti centri artistici d’Europa, non si è mai dimenticato della propria terra, nemmeno dopo aver personalmente portato via dal Mart la ricca donazione di sue opere che lui stesso aveva fatto, deluso per lo stato di abbandono in cui erano lasciate nei magazzini del museo (era il 2010). Aveva comunque, sempre, uno sguardo gioioso e l’ilarità e la solarità tracciavano, sul suo viso abbronzato, strade e sentieri di un’umanità profonda, immediata e schietta. Eppure, nonostante la sua forte volontà di vivere, di creare, di costruire rapporti e relazioni, di proiettare la sua

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RING valle all’interno di un contesto europeo, anche Paolo Vallorz è stato raggiunto dalle tre Moire, dalle figlie della notte, dal destino ineluttabile. La sua splendida e piena vita tracciata da Cloto era, inconsapevolmente, regolata da Lachesi ed è bastato un momento di disattenzione che Atropo, l’inflessibile, con lucide cesoie, ne ha reciso il filo. Ha tagliato quelle radici che tanto affascinava il Nostro, radici forti, radici di alberi di montagna, radici che si infilano nelle crepe delle rocce per tener fermo il tronco spazzato dal vento e dal föhn che scende impetuoso dalla Cima Vese e dalle vette che contornano, come una corona regale, la valle di Rabbi. Aveva ottantasei anni (era nato a Caldes nel 1931), ma la sua impronta, fatta di alberi e di donne dipinte, rimane e rimarrà impressa come una matrice per tutti gli artisti del Trentino, in primis quelli della sua valle. Se non ci fosse stato lui, si potrebbe oggi parlare di una scuola pittorica solandra? Una squadra di artisti che a loro volta, negli anni Novanta e Duemila, hanno saputo scavalcare confini e contorni valligiani, aprirsi al mondo senza però tradire le proprie radici, e i cui nomi erano costantemente sulla bocca di Vallorz quando si faceva portatore e ambasciatore di conoscenze, legami, stimoli e impulsi: Mauro Pancheri, Albino Rossi e, soprattutto, l’amico fraterno Luciano Zanoni. A lui devono tanto, a lui devono l’amore e l’affinamento per la pittura e la materia, i consigli per non cadere nell’oleografico e nel gratuito. A lui devono l’interesse per il recupero dei valori del territorio, la valorizzazione degli antichi saperi in via d’estinzione, l’orgoglio di cantare, scolpire e dipingere le proprie radici. Quei rami che si rivolgono in basso formando una chioma sotterranea, chiamati altresì radici, formati da un colore spesso, forte, color della terra, che si vedevano in trasparenza sebbene sprofondassero verso l’Ade, sono il canto delle sirene di Paolo Vallorz, il soggetto prediletto che lo ha fatto conoscere e capire. Fortemente figurativo perché credeva in un continuo rinascimento dell’uomo, aveva anche il coraggio di definire i suoi lavori “opere sacre”, di quel sacro senza confini e areligioso ma che si ergeva a difesa dei più puri valori della terra, dell’acqua, del fuoco e dell’aria della sua valle. Affinché la cultura, quella con la C maiuscola, non cadesse in preda al consumismo sfrenato dei caroselli sciistici o dei centri commerciali. È morto a Parigi, strappato da un male incurabile, ma non abbiamo dubbi che la sua anima si aggiri quotidianamente per le strette vie dei paesi della val di Sole, lungo i sentieri tracciati da secoli di passaggio, guadando impetuosi torrenti e scroscianti cascate. L’anima sua è il bosco della valle, un bosco fatto di tanti elementi, gli alberi, considerati da lui sacri perché in loro c’è la vita, la stessa vita che scorre in una lumaca, in una formica, in un cavallo o in un camoscio. Anzi, arrivava a dire che gli alberi pensano: “Sapessi quante volte mi sono chiesto cosa pensavano di me che li guardavo per ore. Hanno un’anima. Del resto san Francesco l’aveva detto” disse un giorno a Corona Perer, in una calda e affettuosa intervista.


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RING di Silvia Tarter

verde ostinato QUANDO IN VENDEMMIA L’UVA È TROPPA? RECUPERIAMOLA, ANZICHÉ LASCIARLA MARCIRE!

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rofumo di frutta, colonne di automobili scalpitanti, in fila dietro ai trattori carichi d’uva matura, mani appiccicose e moscerini ronzanti tra odori dolciastri... come ogni anno è arrivata la stagione, – sempre più anticipata in realtà – del raccolto e delle vendemmie. Quest’anno, a differenza dello scorso, la produzione di uva è stata particolarmente abbondante, specie per quanto riguarda alcune varietà, come il rosso teroldego ad esempio. Purtroppo però, anche nel nostro virtuoso Trentino, il paradosso moderno del superfluo fa sì che l’abbondanza di uva per chi la produce venga spesso vista come uno svantaggio, più che una fortuna. Ogni produttore agricolo, infatti, può conferire alla cantina presso cui è consorziato un quantitativo ben preciso di frutta, determinato in base alla quantità di terreno disponibile; ciò che è in più, eccedente rispetto al quantitativo stabilito, non viene accettato; o meglio, può comunque essere consegnato alle cantine, ma pressoché gratuitamente, nonostante, si sa, il prezzo in ore lavoro di una o più giornate di vendemmia sotto il sole, con dipendenti a carico, non sia certo nullo! Al contrario, quando la produzione è scarsa, le cantine piangono e si finisce col raggranellare anche gli acini d’uva che inevitabilmente cadono per terra durante la foga della vendemmia. Visto che è risaputo che non tutte le annate sono uguali e che in futuro sarà sempre più una sfida saper regolare la produzione ortofrutticola in base ad una situazione climatica sempre più pazza e irregolare, è giusto, mi chiedo io in maniera molto modesta, continuare a sprecare così tanto prodotto quando c’è, senza pensare di raccoglierlo e conservarlo comunque? Certo, è risaputo che il mercato del vino negli ultimi anni si è profondamente modificato; un tempo infatti, e andiamo indietro di qualche anno, l’obiettivo era quello di ottenere grandi quantità di frutta, e il risultato era un vino chiaramente di qualità piuttosto bassa; oggi invece la tendenza è quella di premiare la qualità, piuttosto che la quantità, e per ottenere un prodotto d’eccellenza, e dunque di maggior valore, l’uva va curata e selezionata attentamente. Un’elevata qualità però, purtroppo, comporta anche una certa dose inevitabile di spreco di prodotto. Tutto ciò è comprensibile, ma uscendo dai nostri confini, in paesi dove il tenore di vita non è elevato come il nostro e non c’è magari abbastanza cibo per nutrirsi 10

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RING quotidianamente, pensare a quanto prodotto venga sacrificato quando ve n’è in abbondanza, fa un po’ riflettere. Una possibile, modesta, soluzione, a mio avviso, potrebbe essere quindi quella di far raccogliere ai contadini anche l’uva in avanzo, o almeno una parte, e far creare alla cantina un’etichetta solidale, una serie di bottiglie, limitate alla disponibilità della produzione naturalmente, i cui proventi vengano destinati a progetti di solidarietà. Verrebbe così recuperato del prodotto in eccesso, e comunque venduto e la cantina non dovrebbe sborsare soldi in più che non ha, anzi, un simile progetto sarebbe invece un’iniezione di positività per la propria immagine, che contribuirebbe a rialzare la reputazione di alcune cantine, specie quelle dove è vertiginosamente crollata alla luce della mala gestione e della corruzione di qualche anno fa. Questa vuole essere solo un’idea, e in parte anche una provocazione, nata dal dispiacere di vedere contadini in affanno per raccogliere tanta uva, lasciando innumerevoli grappoli sospesi senza sapere dove destinarli, lamentandosi per non averne tagliata di più a terra quando era il momento, in una lotta contro il tempo, contro un clima sempre più caldo dove tutto deperisce in fretta ed è difficile conservarlo. E pensare che un tempo passavano i frati con un congial a raccogliere l’uva in eccesso mentre la gente vendemmiava, e li ricompensavano dispensando santini, per poi, ovviamente, mettersi via il loro vino. Trovo assurdo inoltre, che nonostante non vengano sfruttati al meglio i terreni ma in nome della qualità si sacrifichi tanta produzione, si continui comunque a disboscare del terreno per piantare nuovi vigneti. Certo, non abbiamo il problema della scarsità di aree boschive fortunatamente, questo è vero, ma non è illogico usare ulteriore spazio, tagliando alberi, piantando viti da innaffiare con i trattamenti fitosanitari là dove crescevano i boschi, per produrre infime quantità di frutta e buttare via il resto? Un paradosso, ma sì sa, a volte l’economia non segue affatto le vie più logiche...il punto è quanto, in vista del cambiamento climatico che si fa sempre più sentire, potremmo continuare così, su questa lunghezza d’onda.


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RING di Stefano Margheri

caninamente IL VETERINARIO: COME APPROCCIARSI NEL MODO GIUSTO, PER EVITARE PROBLEMI

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on è raro assistere ad immagini piuttosto spiacevoli, con i nostri amici protesi nel disperato tentativo di rifiutare qualsiasi avvicinamento alla clinica veterinaria o fermi immobili, in attesa della tanto temuta visita. Ebbene, la cosiddetta “paura del veterinario” sembra coinvolgere un’elevata quantità di cani di tutto il pianeta, si tratti della conseguenza di eventi non proprio gradevoli vissuti in tenera età, ovvero del non essere stati abituati a venir manipolati da estranei. Ciò che dovremo, quindi, evitare sarà, in primo luogo, il ritrovarci in una tale situazione di rifiuto, creando piuttosto una piacevole associazione tra lo stesso veterinario e le possibili conseguenze. Perché ciò avvenga sarà importante abituare il proprio cane all’approccio con il “camice bianco” fin dalla tenera età, realizzando una serie di incontri di breve durata all’insegna del massimo del piacere. Così, in accordo con il professionista di fiducia, potremo pianificare ripetute visite di pochi minuti, ove si verificherà solamente una leggera manipolazione del “paziente” collegata a gustosi bocconi dispensati dallo stesso proprietario. In breve tempo, ogni cane avrà creato un’immagine positiva dello studio veterinario e della persona addetta a controllarne la salute, accettando di buon grado le eventuali punture vaccinali ed i successivi controlli di routine. Sarà, altresì, fondamentale concludere ogni incontro in clinica con un ulteriore dispensare di leccornie e giochi, in modo da consolidare l’immagine dei saluti finali con una serie di elementi positivi. Esistono, ad oggi, classi di educazione per cuccioli preposte alla simulazione di tali visite, così da far sì che ogni proprietario possa manipolare con i dovuti modi il cane del compagno di corso. Tali procedure potranno abituare ogni soggetto a quello che avverrà realmente in ambulatorio, ben consapevoli che la ripetitività delle esperienze non potrà che aggiungere convinzione nei destinatari. Se, invece, gli effetti negativi di una visita si saranno già verificati, dovremo fare in modo che la memorizzazione di una tale esperienza venga al più presto rimossa. Per fare ciò, la prima regola consterà nel non far passare troppo tempo tra l’evento spiacevole e il successivo incontro con il veterinario, 12

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RING giacché maggiore sarà la distanza temporale, più intenso diventerà il ricordo di quanto vissuto. I cani hanno, infatti, una “memoria episodica” molto sviluppata, riuscendo a collegare più eventi tra loro in modo alquanto efficace. In breve tempo, senza un intervento al contrario, essi saranno in grado di prevedere la preparazione all’andare dal veterinario in modo, per così dire, “scientifico”, associando l’effetto finale alla strada verso la clinica, all’entrata nella struttura, all’arrivo del “medico” e così via. Sarà, al contrario, opportuno “destabilizzare” queste previsioni progressive, recandoci spesso nel luogo fatidico senza alcun annuncio in tal senso. Così, conclusa una piacevole corsa al parco, raggiungeremo l’ambulatorio senza nulla profferire, limitandoci ad entrare nella sala d’aspetto rilasciando coccole e leccornie. Lo faremo fino a quando lo stato emozionale del nostro amico avrà raggiunto una sufficiente condizione di serenità, per poi proseguire con l’entrata nel luogo delle visite senza alcun intervento manipolatorio. Questo programma di “desensibilizzazione” permetterà di ripristinare la giusta visione degli spazi ambulatoriali e dei loro protagonisti, omettendo ogni tentativo di fuga o di risposta “agonistica”. Sotto quest’ultimo profilo, sarà doveroso impedire qualsiasi reazione di minaccia verso chi dovrà effettuare visite e controlli in futuro e il miglior modo si otterrà attraverso una somma di piacevoli esperienze. Un altro suggerimento riguarderà i momenti ideali per organizzare alcune “finte visite”, essendo essi riconducibili alle prime ore del mattino. In questo lasso di tempo, complice la preventiva sterilizzazione degli ambienti, non si troveranno presenti i cosiddetti “feromoni dello stress”, ossia quelle sostanze rilasciate dai nostri amici in ambulatorio prima e durante una visita. Esse, se percepite dai destinatari a quattro zampe, fungeranno da potenziale allarme circa la pericolosità del luogo, provocando un effetto emozionale a catena di difficile gestione. Anche per i controlli rivolti ai cuccioli la visita mattutina sarà ideale, meglio se a stomaco vuoto per un migliore apprezzamento dei bocconi qui dispensati. Altro consiglio, in funzione di realizzare le visite nella piena tutela dei protagonisti, sarà quello di abituare il nostro amico all’impiego della museruola, posto che vi saranno situazioni di emergenza ove tale strumento diverrà necessario. Anche in tale ipotesi, l’avvicinamento a questo “oggetto misterioso” dovrà avvenire gradualmente, meglio se in ambienti diversi da quello clinico e in collegamento a momenti di divertimento e di gioco. In breve tempo il nostro amico, alla sola vista dello studio veterinario oscillerà la coda in gioiosa attesa, quasi a chiederci di fare in fretta a recarci all’interno per gli effetti gradevoli che ne deriveranno. lamiaellie@gmail.com


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RING di Denise Fasanelli

di Pino Loperfido

lost in glocal METTI IN CONTO LA MALINCONIA DEL PASSATO

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gni mattina da quando ne ha memoria, si sveglia con l’odore del caffè che invade le stanze mentre borbotta nella vecchia moka da tre, mescolato a quello della lavanda pazientemente raccolta e confezionata, di anno in anno, da sua madre in decine di sacchettini ricamati riposti negli armadi. Quello è l’odore di casa sua, della casa in cui è nato, dove il padre Gianluigi, per tutti in paese “Il Gigi”, si sedeva e beveva l’intera moka di caffè mentre cercava di ascoltare il gazzettino, tra l'andirivieni suo, dei fratelli e delle sorelle che si preparavano ad uscire per la scuola o il lavoro. Un profumo dall’enorme potere evocativo nella sua memoria, unico, irripetibile, legato alle mani del padre intorno alla tazzina dai bordi dorati mentre alzava il volume della radio e li richiamava ad un po’ di silenzio; legato indissolubilmente al grembiule della madre e alle sue mani ossute che distribuivano carezze e, pescando da un barattolo posto sul mobile più alto, consegnavano a lui, il primogenito, gli spiccioli per saldare il conto mensile a “La Carla” tra mille raccomandazioni. Ogni mattina toccava a lui recarsi al piccolo negozio di alimentari in fondo alla via, comprare un etto di "bondola", pane, latte, il quotidiano locale e una stecca di cioccolata nei giorni di festa. “Va bene, Gigi. Porta i miei saluti a casa” gli diceva La Carla spettinandogli affettuosamente i capelli, chiamandolo con il nome del padre, come faceva con tutti i fratelli, per facilitare la propria memoria, e poco importava che lui si chiamasse Giandomenico, come il nonno che non aveva mai conosciuto. Lei segnava sul conto, quello del Gigi e così chiamava tutti i maschi della loro famiglia. Conto che avrebbe saldato con costanza e dignità ogni fine mese, sempre puntualmente, grazie alla maniacale capacità di gestione del denaro di sua madre, al suo spirito di sacrificio. Tempi duri erano quelli: una sola paga da operaio, quella di suo padre, doveva bastare ad una famiglia di sei persone. E forse, proprio per quello, tutte le volte La Carla gli allungava sottobanco e strizzando l’occhio un cioccolatino o una caramella che lui custodiva come tesori segreti, mangiandoli a rate, nel tentativo di farli durare il maggior tempo possibile e tenendoli rigorosamente nascosti a tutti. Ancora oggi passa, quasi ogni giorno, all’alimentari vicino alla vecchia casa dei suoi, dalla quale non se n'è mai andato a differenza dei fratelli e delle sorelle, e lì, la oramai anziana e ricurva Carla, dopo due parole malinconiche sui suoi genitori defunti, sul lavoro che manca ed è cambiato, dopo essersi pulita le mani sul grembiule bianco con un gesto talmente abitudinario da assomigliare ad un tic, lo spettina dolcemente e gli allunga qualcosa di dolce mentre lo saluta e segna sul suo conto, quello “del Gigi”. 14

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COSE CHE NON SI VORREBBERO MAI FARE: DISFARE I BAGAGLI DOPO LE VACANZE

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ei triste, stanco ma felice, hai guidato per novecento chilometri col piccolo che ha frignato da Pesaro a Bologna, così quando entri in casa e ti ritrovi tra quelle quattro mura impolverate l'ultima cosa a cui pensi è proprio disfare i bagagli. Tanto più che la mattina dopo devi tornare in fabbrica e non è una cosa bella. Così, cara, dici a tua moglie, lascia tutto lì che ci pensiamo domani... Solo che passano tre giorni e la valigia è ancora lì, intonsa, sigillata al villaggio vacanze e mai più aperta, pregna di umori e segreti come il sarcofago di Ramsete terzo. Arrivi a casa il mercoledì sera e saltando i trolley, ancora piantati sulla soglia, cara, dici a tua moglie, che ne dici se sistemiamo i bagagli?! Così si decide di procedere con l’apertura e subito nasce il primo dubbio sagace: cosa lavare e cosa no. Perché lei è sicura che quel paio di pantaloni rossi non li ha messi e la tutina con gli ippopotami del piccolo è rimasta in valigia. Così come i tuoi jeans... Sono sicura, ha detto tua moglie, col caldo che faceva laggiù... O forse no?! Allora comincia la cernita del vestiario da lavare, ma i dubbi sono troppi. Così alla fine si opta per la soluzione più logica, sebbene sia pure la più dispendiosa: quella di lavare tutto. Pure i trolley. Ma non ci sono solo capi di vestiario e biancheria in quei bagagli. Perché, avviene quasi sempre, che nel mentre la vacanza sta per volgere al termine, si proceda col acquistare dei piccoli souvenir, quando va bene, e raccogliere conchiglie e sassolini quando va meno bene. Dev’essere un meccanismo psicologico, un’azione che inconsciamente permetta di portarci nel condominio di residenza un pezzettino di quel paradiso. Tuttavia quello che laggiù ci sembrava talmente interessante, una volta a casa ci appare la cosa più inutile del mondo. Guardiamo queste conchiglie e sassetti lisci sparpagliati sul tavolo e sorridendo captiamo il loro prossimo destino: il bidone dell'indifferenziata. Un discorso a parte merita l’automobile. Il mezzo cioè che durante il lungo viaggio di ritorno si è riempito di residui di ogni sorta: briciole di brioche, sacchetti di patatine vuoti, bottiglie di plastica, cartine stropicciate, fazzolettini usati. Di ritorno dalla vacanza l’automobile è l’ultimo territorio a venire bonificato. A volte passano anche mesi prima che le ultime scatolette vengano prelevate dagli anfratti sotto ai sedili. A quel punto la vacanza si può considerare ufficialmente conclusa.



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RING di Fabio Peterlongo

di Tiziana Tomasini

blues di provincia OSPEDALE “SENZA FUMO”, MA NON SENZA MOZZICONI...

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a caccia al fumatore è lo sport preferito del 21esimo secolo. Progressivamente il fumatore è stato estromesso da ogni ambito della vita sociale. Le prime vittime della crociata anti-fumo furono i tabagisti amanti della “settima arte”: dal 1975, niente più “bionde” nei cinema. Poi, col passare degli anni, i divieti si sono estesi: dal 2003, il fumo è bandito da bar e locali pubblici se non adeguatamente attrezzati con quei “ghetti” malsani chiamati “sale fumatori”. Dunque, se vuoi fumarti una sigaretta mentre sei con gli amici al bar, o ti rintani nella sala fumatori, dove a causa del fumo passivo finisci per assimilare l’equivalente di duecentosettanta sigarette al minuto, o esci all’esterno, dove magari ci sono meno dodici gradi, con il rischio di prendere una bella broncopolmonite. Ma la società pensa che i bronchi del fumatore non abbiano valore intrinseco. Provate ad accendere una sigaretta in un bar: tempo pochi secondi e vi troverete cacciati fuori dal locale a male parole. Alle volte, basta tenere tra le dita una sigaretta spenta per scatenare il nervosismo del titolare. Appare però paradossale che tali ferrei divieti siano applicati in maniera rigorosa nei luoghi del divertimento e del relax, ma siano disattesi in quelli della sofferenza. La fotografia che mostriamo arriva dall’Ospedale Santa Chiara di Trento e documenta una realtà: si fuma attorno all’ospedale, ma a quanto pare si fuma anche sulle finestre o sui balconi dei reparti, lì dove sono costrette a coabitare persone sofferenti, che non hanno la possibilità di spostarsi o che magari non hanno la forza di alzare la voce per chiedere rispetto. Il diritto delle persone malate, di non essere infastidite dal fumo degli altri pazienti o del personale, è sacrosanto: e se questo è ciò che accade nel luogo deputato per eccellenza alla salvaguardia della salute e al rispetto di chi è in una posizione di fragilità e malattia, non è un buon segnale di civiltà. Il fatto che esista una “legge” anti-fumo dice tantissimo del declino etico cui partecipiamo: non dovrebbero esistere norme, perché dovrebbe bastare la buona educazione e il senso civico. Si fuma senza disturbare gli altri perché è giusto così, non perché si teme una multa. Soprattutto in un ospedale come il Santa Chiara, che espone all’entrata la scritta a lettere cubitali «OSPEDALE SENZA FUMO». Umanità e rispetto: valori che troppo spesso dimentichiamo in giro come un mozzicone “distrattamente” gettato via.

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a mali estremi COME MI CAMBIO IL COLORE DEGLI OCCHI… MA È SOLO UN CAPRICCIO?

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lle soglie della ripresa della routine lavorativa, faccio un salto dall’ottico di fiducia per la consueta attrezzatura visiva. La zona dedicata alle lenti a contatto è vastissima e non solo per questioni di diottrie e decimi; le lenti – graduate o meno – si acquistano anche per fattori puramente estetici. Come lo smalto sulle unghie o il colore dei capelli, per intenderci. Incuriosita da questa nuova tendenza modaiola, chiedo maggiori informazioni alla responsabile delle vendite, che mi svela l’esistenza di un mondo commerciale considerevole, che va ben oltre i comunissimi difetti della vista. “Provale!” mi dice. E mi omaggia di qualche coppia dai vari colori iridei: grigio, marrone, verde brillante. Oltre ai colori “tradizionali”, c’è molto altro nel campo delle lenti cosiddette cosmetiche: quelle da sonnambulo con pupilla dilatata su fondo bianco, quelle da zombie con pupilla a rombo, quelle da manga con effetto cartoni giapponesi, quelle tutte rosse sangue, da vampiro; senza elencare quelle della gamma fluorescente. Ma basta dare un’occhiata sulla grande rete per scoprirle tutte. La gente acquista le lenti colorate per abbinare il colore degli occhi con il vestito, per assecondare lo stato d’animo della giornata, per sentirsi ed apparire diversi da quello che in realtà si è. E non è una tendenza solamente femminile. “Sapessi quanti uomini le chiedono..!” L’esempio che più mi è rimasto impresso, è quello del papà separato dagli occhi chiari, che ha chiesto lenti del colore degli occhi dei figli, marrone. “Così si capisce che sono il padre quando andiamo fuori insieme!” Insomma, al di là dello scherzo e del contesto carnevalesco, si capisce che sotto sotto – almeno per alcuni – si può forse ipotizzare una sorta di insoddisfazione verso se stessi. Del resto oggi, con la chirurgia plastica o con qualche ciclo di iniezioni, possiamo davvero cambiare da un giorno all’altro quello che di noi non ci piace o che appare deteriorato dai segni dell’età. E allora, perché non esagerare e quindi modificare, anche solo per un breve periodo, il colore degli occhi? A me appare un po’ inquietante. E se dovessi attingere alla letteratura, mi rifarei certamente alle maschere pirandelliane, al volerci mostrare diversi da quello che siamo, nascondendoci dietro una facciata. E se poi il proverbio dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima, quale anima sfodero oggi? Di quale colore?


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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma BRUSTI, BRUSTOLADE E BRUSTOLINI

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bbrustolire” recita il vecchio Palazzi, significa “porre alcuna cosa al fuoco, sì che senza ardere e senza cuocersi resti più che abbronzata”. Ormai questo “novissimo dizionario” non si usa più, soppiantato da altri ben più aggiornati ed elaborati. Ma a me piace ogni tanto consultarlo, per il suo sapore toscaneggiante e perché contiene termini ormai desueti (eppure è un vocabolario abbastanza moderno se è vero che la sua prima edizione è del 1939…). Ad esempio, assieme ad “abbrustolire” riporta anche “abbrustiare”, “abbruscare” e “abbrusticare” (questi ultimi due che nemmeno il computer mi dà), praticamente scomparsi. Però mi dà “brustolare” che è uguale al nostro verbo dialettale, a parte il troncamento. Ma poi, nei dialetti trentini, esistono altri termini“ con la stessa radice, come brustolada, brustolin e brusti. ”L’ha ciapà na brustolada l’Anziolin, su a far i féni, por putelòt…”. “Por putelòt en corno! Ghe l’avevo dit de tegnir su la maieta e el capèl de paia!”. “Anca la Marisa, se l’è per quel, l’ha ciapà na bela brustolada…”. ”Mi l’ho vista algéri, ma no me pareva…”. “La brustolada la l’ha ciapada con quel balandra de Massimo: ela la maieta la la gaveva ma la se lè fata cavar…”. “Brusti”, ovvero “sanguinacci” in italiano è una parola che non c’è. Invece nei dialetti trentini (a conferma, ancora una volta della ricchezza lessicale del dialetto) si registrano diversi sinonimi: biroldi, baldrighi, baldonazzi… ”Me ricordo da bocia quando che se podeva ancor copar el rugant en ca’: l’era na festa. Vegniva a aidàrne i vizini e

le done le binava en de na pignata el sangue calt del rugant scanà, le lo missiava per en poch per tegnirlo liquido e ‘po le feva la torta de sangue metèndoghe dentro lat e nos.” “Per mi enveze no l’era na festa: scampavo via a sentir i zighi del porzèl scanà e no volevo savérghen de brusti, biroldi o torta de sangue. No volevo sentir gnanca l’odor!”. Un odore invece gradito da tutti o quasi era quello del brustolin, ovvero del caffè d’orzo tostato nel tosta-orzo, anch’esso chiamato così. Il caffè-caffè era un lusso per le classi povere, quindi la grande maggioranza della popolazione. Già andare in cooperativa (“comperativa” come la chiamava il mio vecchio zio Mente, che chiamava anche il serpente-boa serpente-boia e il municipio monacipio…) a comprare quel surrogato, a base di cicoria, che era il Caffè Frank, era uno strappo. Così si tostava l’orzo, che in casa ce l’avevano tutti e ci si faceva la minestra di orzét e c’era anche chi sapeva farci la birra. L’orzo tostato si beveva al posto del cafebòn, si aggiungeva al latte per fare el cafelàt, si aggiungeva al vino per fare el cafevìn. Quest’ultimo era una bevanda usata da chi andava a lavorare nei campi, a far i féni in montagna, o dagli escursionisti nelle gite domenicali: “Nonno, perché invece non bevevate coca-cola o fanta?” “Perché la galina no la canta…” “Mai visto una gallina cantare…” “E pissar?” “Non saprei…”. “Ma le galine no le pissa, le fa sghiti. Cossa ve enségnei a scola? I doverìa ensegnarve anca ‘ste robe chì, ensema a ‘n poch de dialet!” renzofrancescotti@libero.it

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50 neGozi e ristorazione


Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Denise Fasanelli, Renzo Francescotti, Luisa Gretter Adamoli, Mauro Lando, Stefano Margheri, Carlo Martinelli, Francesca Mazzalai, Fabio Peterlongo, Stefania Scartezzini, Silvia Tarter, Nicola Tomasi, Tiziana Tomasini, Daniele Valersi, Giada Vicenzi Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Trentino Mese Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362155 0461.362127 Editrice: Curcu Genovese S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 0461.362155 Concessionaria Pubblicità: S.E.T.A. Società Editrice Tipografica Atesina S.p.A. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.934494 Stampa: Litotipografia Alcione Lavis (TN) Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 21 dicembre 1991

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SOMMARIO OTTOBRE 2018 Ring

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6 COMMENTI 17 IL DIALETTO INFORMA

Attualità 20

“PRATI” CONTRO “GALILEI”

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UN ASCENSORE PER IL BONDONE

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PAOLO TORBOLI LA CIRCONVALLAZIONE NEL 1968 RICORDO DI ARTURO ROSSI LE LEGGI RAZZIALI IN TRENTINO FRANCESCO RESCH OSPITI ILLUSTRI ALL'ACQUAVIVA ELEONORA STROBBE ENRICO MENEGHELLI FESTIVAL DELLO SPORT SPECIALE SPOSI SPECIALE VALLAGARINA

Panorama 84 90 92 94 96 98 99 100 102 105

FESTA DEL LATTE JAZZ ’ABOUT SOCIETÀ FILARMONICA Y GENERATION FESTIVAL ORCHESTRA “HAYDN” IRRESISTIBILE PINTUS FABIO CONCATO “CIÒ CHE NON SI PUÒ DIRE“ DADA MASILO VART TALENT

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Rubriche

126 LIBRI E LIBRERIE 129 #TRENTINOMESE CONTEST

info@trentinomese.it www.trentinomese.it 21

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trentinoattualità

CLASSICO VS SCIENTIFICO: I E IC L I E D ” A R R E U G LA “

di Fabio Peterlongo

A TRENTO, IL DILEMMA AMLETICO “CLASSICO O SCIENTIFICO” SI TRADUCE DA SEMPRE NEL PIÙ MONDANO: “PRATI O GALILEI”? I DUE LICEI RAPPRESENTANO DELLE AUTENTICHE ISTITUZIONI NEL PANORAMA SCOLASTICO E CULTURALE TRENTINO, ALLA LUCE DI UN PRESTIGIO CHE LI ACCOMPAGNA E DELLE CARRIERE DI SUCCESSO CHE MOLTI EX STUDENTI HANNO INTRAPRESO...

“C

lassico” o “Scientifico”, un dubbio amletico che gli studenti in procinto di iscriversi alle scuole superiori si pongono da sempre. In particolare, a porsi questo dilemma sono coloro che possiedono un orientamento spiccato allo studio ed un desiderio di proseguire nel percorso universitario. Nel passato, la scelta era piuttosto netta: se sei bravo in italiano e storia, andrai al Classico, se le tue materie del cuore sono invece matematica e scienze, il destino ti porta allo Scientifico, che pur mantiene una forte impronta di cultura umanistica con lo studio del latino. Oggi la situazione si è fatta più sfumata: di fronte ai cambiamenti epocali occorsi nel mondo della cultura, con un'enfasi senza precedenti sul mondo della tecnologia, anche il Liceo Classico si è aggiornato, ampliando la

sua offerta di matematica e scienze. In un modo simile, molti dei neo-iscritti al Liceo Scientifico si trovano a rinunciare allo studio del latino, optando per il percorso di “Scienze applicate”, che offre la possibilità di concentrare i propri sforzi sulle “scienze esatte”. A Trento, il dilemma amletico “Classico o Scien-

Il Liceo “Galilei” 22

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tifico” si traduce da sempre nel più mondano: “Prati o Galilei”? I due licei rappresentano delle autentiche istituzioni nel panorama scolastico e culturale trentino, alla luce di un prestigio che li accompagna e delle carriere di successo che molti ex studenti hanno intrapreso. Attraverso quei corridoi austeri ha camminato la “classe dirigente” in divenire, i figli di professionisti destinati a seguire le orme di padri e familiari dai cognomi importanti; ma sempre su quei marmi hanno mosso i primi passi i figli degli operai e del ceto medio, in grado di costruirsi con la cultura un avvenire solido e un’emancipazione sociale, conquistata lottando e mordendo, ma sempre con le armi fatte proprie attraverso migliaia di ore di studio. Insomma, la scelta di “Prati o Galilei”, ma anche di qualsiasi altro istituto superiore,


trentinoattualità liceale, tecnico o professionale, non è l'unico elemento che concorre a rendere uno studente il protagonista del suo futuro: servono disciplina, intelligenza, sacrifici e la consapevolezza che serve molto di più per plasmare una persona compiutamente inserita nella società. In considerazione di tutto ciò, abbiamo sentito le dirigenti scolastiche di “Prati” e “Galilei”, per scoprire quanto e come sono cambiati i licei negli ultimi tumultuosi anni. Ma abbiamo anche ascoltato i racconti di due ex-studenti illustri, che hanno raggiunto traguardi ragguardevoli, anche in ragione della loro giovane età: Federico Fabbrini, ex “Prati”, professore ordinario di “Diritto europeo” all'Università di Dublino ed Elia Bombardelli, ex “Galilei”, inserito nella classifica Forbes degli under-30 più influenti d'Italia per il suo lavoro nel settore “education”.

Qui... “Prati“

MARIA PEZZO: «SIAMO I MIGLIORI NEI TEST UNIVERSITARI» «Il Liceo Classico “Prati” delinea un percorso formativo in grado di coniugare le materie umanistiche e quelle scientifiche, per consentire agli studenti lo sviluppo di una prospettiva storica e critica, che spesso manca alla contemporaneità. Nei test d’ingresso alle università, i nostri risultati sono i migliori della provincia». Con queste parole Maria Pezzo, dirigente scolastica del “Prati”, ha descritto la contemporaneità del Liceo Classico, di cui è stata allieva ella stessa. Di fronte ad una società in vorticosa trasformazione, Pezzo rivendica un ruolo centrale per gli studi classici, che non sono solo da custodire nostalgicamente, ma da pro-

Il Liceo “Prati”

muovere per la loro capacità di formare compiutamente lo studente. Spiega la preside: «Al Classico i ragazzi fanno loro una visione culturale profonda, che attraversa le lingue classiche, la filosofia e la storia, ma dà un rilievo sempre maggiore alla matematica e alle scienze». Il latino e il greco, ben lontani da essere curiosità meramente “antiquarie”, veicolano strumenti di grande modernità: «Grazie alla traduzione dalle lingue classiche, riflette Pezzo - gli studenti conquistano strumenti essenziali per il “problem solving”: latino e greco rappresentano una “ginnastica mentale” ideale per l’acquisizione di un approccio scientifico». Di fronte alla rivoluzione culturale dell’ultimo decennio, che ha visto il trionfo delle scienze applicate e delle tecnologie, il Liceo Classico ha iniziato una revisione significativa della sua offerta didattica: «Negli ultimi anni il Classico è cambiato in positivo, - sottolinea la preside - perché ha posto maggiore attenzione sulle materie scientifiche: lo studio delle scienze naturali è previsto già dal primo anno,

mentre la matematica giova di un'ora in più in settimana. I dati mostrano come il superamento dei test d'ingresso alle facoltà scientifiche da parte dei nostri studenti sia aumentato dal 25 al 50%». Una delle principali novità degli ultimi anni è l’introduzione obbligatoria dell’alternanza scuola-lavoro, che in un istituto come il Liceo Classico ad evidente proiezione universitaria ha preso la forma di “esperienze stage” di alto profilo, come illustra Pezzo: «Abbiamo preso contatto con gli enti più consoni al nostro progetto educativo, stipulando accordi con i quotidiani locali, con la Soprintendenza ai Beni Culturali, con il Rettorato, con la Banca d'Italia. Per gli studenti maggiormente orientati a proseguire la loro carriera nella Medicina, abbiamo concordato collaborazioni anche con Lilt, Avis ed Ospedale Santa Chiara». Per quanto riguarda l’ap prendimento delle lingue straniere, la preside Pezzo mette in eviMaria Pezzo denza come le certificazioni linguistiche ottenute dagli studenti “Prati” siano di ottimo livello: «Quasi tutti gli studenti escono con il livello B2 di inglese, alcuni perfino con il C1. Gli insegnamenti comprendono anche la lingua tedesca, comune a tutte le classi nei primi due anni, e che è possibile approfondire fino alla Maturità nel percorso di doppia lingua. Inoltre, diamo spazio alla didattica sperimentale in lingua straniera come prevista dal Clil: ospitiamo ricercatori del Cibio che in lin-

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trentinoattualità

FEDERICO FABBRINI: «IL PRATI INSEGNA A LAVORARE SOTTO PRESSIONE»

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ederico Fabbrini si è diplomato al Liceo Classico “G. Prati” nel 2003. Ha poi ottenuto la Laurea Triennale in “Diritto transnazionale ed europeo” all'Università di Trento nel 2006. Il passo successivo è stato il conseguimento della Laurea specialistica in “Diritto internazionale” all'Università di Bologna, nel 2008. Si è poi spostato a Firenze, dove ha ottenuto il dottorato in Legge presso l'Istituto Universitario Europeo, nel 2012. Dopo aver esercitato la docenza in atenei di diversi Stati europei, tra cui Olanda e Danimarca, nel 2016 è diventato professore ordinario in “Diritto dell'Unione europea” all'Università di Dublino: un traguardo ragguardevole conquistato ad appena 31 anni. Fabbrini si presenta: «Sono uno studioso del diritto comunitario e mi sto occupando degli aspetti giuridici legati alla Brexit. Ho perfezionato le mie competenze in diritto transnazionale lungo tutto il mio percorso accademico, caratterizzato fin dalla Laurea triennale a Trento da un orientamento internazionale». Fabbrini indica nel “Prati” un primo essenziale tassello della sua formazione: «Latino, greco, filosofia, ma anche la matematica e la logica, hanno rappresentato un fondamentale avvio a ciò che ho affrontato all’università. L'influenza culturale che il “Prati” ha lasciato sulla mia formazione è stata determinante, soprattutto per le metodologie di studio». Tornando con la mente indietro di quindici anni, Fabbrini descrive la sua esperienza liceale: «Sotto alcuni aspetti, il Liceo è stato più difficile dell'università: ti costringe a carichi di lavoro sostanziosi e ti abitua a saper lavorare sotto pressione, il che è importante quando si affrontano percorsi molto impegnativi come Giurisprudenza o Medicina». La rilevanza, lungamente dibattuta, dello studio delle lingue classiche, è in questo senso determinante: «Latino e greco insegnano il corretto approccio metodologico ai problemi, esattamente come fa la matematica: sono una palestra di logica che fornisce strumenti preziosissimi. Questo senza considerare come il latino sia ancora “vivo” nello studio del diritto». Un'altra materia tipicamente “liceale” che contribuisce alla formazione della personalità è, secondo Fabbrini, la filosofia: «In un'epoca come questa in cui scienza e conoscenza sono messe in discussione ed addirittura il “non sapere” è proposto come un valore, la cultura va protetta e preservata. Anche per questo la filosofia è importante: non ha necessariamente un valore applicativo, ma fa aprire le menti degli studenti e li fa crescere come cittadini». Fabbrini rivendica il carattere “elitario” - così viene spesso definito - degli studi classici: «Il cosiddetto elitarismo degli studi liceali non va visto come una componente negativa: è naturale ed anzi auspicabile che una “élite” di studiosi preservi i caratteri più preziosi dell'esperienza culturale umana. D'altro canto, per quanto riguarda il Liceo “Prati”, questo “elitarismo” si accompagna ad una mentalità egualitaria al suo interno; gli studenti sono in genere valutati per ciò che dimostrano, senza troppi riguardi verso le provenienze familiari». Fabbrini non ha dubbi, se dovesse tornare indietro rifarebbe il “Prati”: «Ciò che vedo all'estero e che le statistiche confermano, è che l'istruzione liceale italiana è tra le migliori d'Europa. I problemi italiani sorgono più avanti, con le università, che non riescono a competere. Ma questo è tutto un altro capitolo».

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gua inglese parlano di scienza e ricerca alle classi». Un ulteriore elemento di “elasticità” introdotto negli ultimi anni al “Prati” sta nella possibilità di optare per la “settimana corta” di cinque giorni. Pezzo spiega le ragioni di questa scelta: «Delle 27 classi dell’istituto, dodici terminano la settimana al venerdì: vogliamo in questo modo venire incontro alle esigenze degli studenti che provengono da zone periferiche, i quali possono frequentare la scuola tornando a casa comodamente nel fine settimana. Non a caso sono aumentati negli ultimi anni i ragazzi che vengono da fuori città».

Qui... “Galilei“

TIZIANA GULLI: «APRIAMO LE PORTE DI TUTTE LE UNIVERSITÀ» «Il Liceo Scientifico “Galilei” consente agli studenti di fare proprie capacità di analisi e sintesi a 360 gradi, senza precludersi alcuna scelta universitaria. L’attenzione alle nuove tecnologie, tra cui la robotica, e una sinergia ben strutturata con l’Università di Trento permettono di coniugare tradizione e innovazione». La dirigente scolastica del “Galilei” Tiziana Gulli pone l’accento sull’approccio metodologico che lo studente acquisisce frequentando il Liceo Scientifico: «Quello che proponiamo è il metodo delle scienze esatte: risolvere un problema con gli strumenti a disposizione, siano le formule, i calcolatori o i laboratori. Ma non sottraiamo nulla all’importanza delle materie umanistiche: poniamo attenzione allo studio del latino, dell’italiano, della filosofia». La preside Gulli descrive un istituto attento alle evoluzioni della società: «È sempre più importante la conoscenza delle lingue straniere, almeno due. L’apprendimento di inglese e tedesco sono centrali nell'indirizzo di doppia lingua, dove si porta avanti il tedesco fino alla classe quinta; negli altri percorsi è stato potenziato lo studio dell'inglese, anche attraverso l’adesione al progetto Clil, per il quale abbiamo previsto la partecipazione di insegnanti madrelingua». La solida conoscenza delle lingue straniere da parte degli studenti “Galilei” trova riscontro nelle certificazioni che vanno ad ottenere: «Diamo accesso alle certificazioni “Cambridge” e “Ielts”, con le quali gli studenti raggiungono i livelli B2 o C1. Anche le certificazioni di tedesco mostrano ottimi risultati, con il raggiun-


trentinoattualità gimento del livello B2». Una delle novità più significative che hanno contraddistinto il “Galilei” negli ultimi anni è il grande successo del percorso di “Scienze Applicate”. Gulli lo descrive: «“Scienze Applicate” non prevede il latino, mentre contempla lo studio dell’informatica già dal primo anno. Il rigore della logica del latino è sostituito da un “di più” nell’approfondimento delle scienze esatte. Questo percorso sta avendo un ottimo successo: circa il 45% degli studenti si è iscritto a “Scienze Applicate”, il 20% al percorso tradizionale o “ordinamentale” e il 35% al percorso di doppia lingua». Il Liceo Scientifico punta tutto sull’efficacia della preparazione offerta in vista del percorso universitario, come suggerisce la preside: «Consentiamo di fare qualunque tipo di scelta universitaria: pensiamo ad esempio al test d’ingresso a Medicina, esso contiene una grande parte di matematica, fisica e biologia; in queste materie i nostri studenti partono avvantaggiati. Nel campo della robotica c'è una fortissima colTiziana laborazione con Gulli il Dipartimento di informatica dell'Università che va avanti da diversi anni». La proiezione universitaria del “Galilei” si mostra anche nei progetti attivati nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro: «Già da tempo avevamo una tradizione di tirocini estivi all’interno di istituzioni prestigiose del nostro territorio. Con l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro abbiamo perfezionato queste collaborazioni: Università di Trento, Cibio, FBK, farmacie, studi di professionisti, Muse, sono alcune delle esperienze di stage che andiamo a proporre». Sono poi numerosi gli studenti “Galilei” che mettono in mostra le loro capacità all’interno di competizioni o “contest” nazionali ed internazionali, come sottolinea la preside Gulli: «Di recente uno studente ha partecipato alla finale delle Olimpiadi di filosofia e la nostra squadra ha ottenuto la medaglia d'argento ai Mondiali di informatica. Il Liceo Scientifico è proprio questo, tradizione e innovazione: abbiamo a che fare con i giovani e con i cambiamenti repentini della società, ma non dobbiamo dimenticare quali sono i ■ punti di partenza».

ELIA BOMBARDELLI: «CON IL “GALILEI” ALL’UNIVERSITÀ SI “VIVE DI RENDITA”»

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iplomatosi al Liceo Galilei nel 2007, Bombardelli ha ottenuto la Laurea in Fisica a Povo. Dopo aver conseguito l'abilitazione all'insegnamento, ha praticato la docenza in vari istituti superiori del Trentino. Attualmente insegna al Liceo Galilei e a Rovereto. Nel 2014 ha aperto un canale YouTube dal nome "LessThan3Math", dove carica video dal contenuto didattico, mini-lezioni di matematica e fisica. Pensati inizialmente come supporto al ripasso dei suoi studenti, i video hanno attirato l'attenzione dei ragazzi di tutta Italia, che ne hanno decretato il successo: attualmente il canale conta 175mila iscritti e 25 milioni di visualizzazioni, suddivise sui circa 200 video caricati. Dal 2017 pubblica video dedicati agli esperimenti di fisica, in collaborazione con il laboratorio di Comunicazione delle Scienze fisiche dell'Università di Trento. Figlio di due insegnanti, con la mamma che insegna matematica alle primarie e il papà che insegna psicologia e scienze umane alle superiori, Elia si rende conto durante il terzo anno dell'università, d'avere un autentico interesse verso l'insegnamento: «Ho capito di essere maggiormente predisposto al contatto con le persone piuttosto che al lavoro dietro una scrivania». A febbraio 2018, Bombardelli è stato incluso nella classifica dei 100 under-30 più influenti d'Italia dalla rivista Forbes, per il suo contributo nel settore “education”. Insieme a lui, nella stessa classifica è stato inserito Federico Oliva, che di Bombardelli è stato compagno di classe al Galilei: Federico ora è direttore a Londra del fondo americano York Capital Management, dove si occupa di gestione di fondi comuni di investimento. «È stato bello trovarsi dieci anni dopo la maturità insieme sulle pagine di una rivista così prestigiosa», sottolinea Bombardelli, che continua nella sua attività di insegnamento e nella creazione di contenuti video, utilizzando semplicemente un tablet e una penna grafica. «Penso che i miei video possano essere un'utile integrazione, ma non possono sostituire la didattica frontale che si fa nelle aule. Certo, è comodo avere a disposizione in ogni istante qualcuno che ti rispiega la lezione che ti sei perso o che non hai compreso del tutto. Sono molti gli studenti che mi ringraziano perché se la sono “cavata” grazie ai miei video». Riflettendo sulla scelta di frequentare da studente il Liceo Galilei, Bombardelli ricorda: «All'epoca non avevo grossi dubbi: nutrivo già una grande passione per le materie scientifiche e la scelta era scontata, anche perché del Galilei si è sempre parlato molto bene». Su come e quanto sia cambiato il Liceo Scientifico in poco più di un decennio, Bombardelli ha mostrato d'apprezzare l'introduzione del percorso in “Scienze applicate”, che non prevede il latino e vi sostituisce un ulteriore approfondimento delle materie scientifiche, come fisica, chimica e scienze della terra: «Se dovessi tornare ad iscrivermi oggi, probabilmente sceglierei questo percorso. Preciso però che anche lo studio del latino non è da sottovalutare: mi piaceva ed è entrato a far parte della preparazione culturale complessiva che il Galilei mi ha dato». Una preparazione, sottolinea Bombardelli, sufficiente a farlo “vivere di rendita” durante i primi anni dell'università: «Non ho fatto alcuna fatica, anche di fronte a professori che comprensibilmente danno per scontate alcune conoscenze pregresse, che invece i diplomati in altri istituti non hanno maturato».

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trentinoincontri trentinoattualità di Pino Loperfido e Paolo Curcu

UN CAFFÈ CON...

PAOLO TORBOLI: “SÌ, HO INVESTITO IN BONDONE PERCHÉ...” L’ATTUALE PROPRIETARIO DELL’HOTEL MONTE BONDONE DI VANEZE, SORTO SULLA STRUTTURA ORIGINARIA, E CHE NEL 2015 SI È PRESENTATO IN UNA NUOVA, MODERNA E ATTRATTIVA VESTE, NON È COINVOLTO CON LA MONTAGNA SOLO PER RAGIONI IMPRENDITORIALI, MA ANCHE PERCHÉ IL SUO LEGAME AFFONDA LE RADICI NEL PASSATO DELLA SUA FAMIGLIA. FU INFATTI SUO NONNO, MARIO NICCOLINI, L’ARTEFICE E INIZIATORE DELLA STAGIONE TURISTICA NEL LONTANO 1934

I

l 28 novembre del 1934 il quotidiano “Il Brennero” riporta un articolo in taglio basso che annuncia la nascita di un nuovo albergo sul Monte Bondone, a Vaneze, sul luogo dove si ergeva una vecchia piccola struttura, tale Villa Lidia. “Trenta sono i letti distribuiti nelle varie stanze – si legge nel vecchio giornale –, riscaldate a termosifone e con acqua corrente calda e fredda” e poi ancora: “prima realizzazione del genere sulla montagna più d’ogni altra cara ai trentini”. Il primo dicembre successivo, avviene l’inaugurazione ufficiale di quella che di fatto è la prima struttura ricettiva presente sulla montagna di Trento. A raccontarci questa storia è Paolo Torboli, l’attuale proprietario dell’Hotel Monte Bondone che, sorto sulla struttura originaria, nel 2013 si è presentato in

Villa Lidia, primi anni Trenta 26

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trentinoincontri una nuova, moderna e attrattiva veste. Torboli non è coinvolto solo per ragioni imprenditoriali, perché il suo legame con l’Hotel e con il Bondone affonda le radici nel passato della sua famiglia. Fu infatti suo nonno, Mario Niccolini, l’artefice e iniziatore della stagione turistica della montagna proprio in quel 1934, anno importante per quel luogo perché, proprio nelle vicinanze dell'Albergo, fu realizzato il primo impianto di risalita in Europa che operava come una slittovia. Niccolini, che affida la gestione al Cav. Attilio Bettega, era sempre stato appassionato della montagna trentina. Aveva una casa sulla cosiddetta Strada del Corno, progettata nientemeno che da Ettore Sottsass Jr., e poi era proprietario della Capanna Vason (da non confondere con la capanna Palon) che una notte andò a fuoco. Erano gli esordi dello sci come disciplina sportiva, dopo le prime esperienze della Sosat a Candriai all’inizio degli anni Venti. Già negli anni Sessanta, il Bondone era la destinazione preferita da migliaia di turisti lombardi e veneti. Sono in tanti a ricordare le code interminabili di torpedoni, parcheggiati lungo la strada. L’Hotel Monte Bondone viene ampliato successivamente più volte nel dopoguerra e dotato di campo da tennis (era uno dei primi hotel di montagna ad esserne dotato) e poi ancora nuovamente ristrutturato negli anni Settanta del Novecento. Dopo alcune gestioni intermedie (Campestrini che gestì anche la dépendance Dolomiti, Mazzalai che lo portò al ran-

go di prima categoria, ecc.), nel 2013 L’Hotel viene rilevato da Paolo Torboli, che lo ristruttura integralmente negli interni e negli esterni. In particolare viene sostituito l’arredo delle camere, dei bagni, modificato il soggiorno e la sala da pranzo. Le cucine, i generatori di calore e gli impianti idrico-sanitario ed elettrico sono stati sostituiti anche nell’ottica di un risparmio energetico. All’interno una nuova sala giochi a piano terra e una nuova palestra integrano l’offerta dedicata allo svago con campo da tennis – calcio a 5 e ampio parco di proprietà. Nel 2014 viene installato un innovativo generatore di calore a biomassa per utilizzare fonti di energia rinnovabili, segno di una profonda attenzione alla sostenibilità ambientale. Nel 2016, si mette in

atto un ulteriore ampliamento per la realizzazione di camere, garage interrato, sala conferenze e un moderno centro benessere con piscina interna e esterna. Le camere oggi sono cinquantasei. IL BONDONE: UN TEMA CHE APPASSIONA I TRENTINI Si sa, il Monte Bondone è da molto tempo oggetto di discussioni, polemiche, progetti e sogni tra i più variegati. Sul Bondone vertono spesso dibattiti accesi, le opinioni più contrastanti si alternano a commentare l’attuale situazione che vede contrapporsi contesti virtuosi come quelle del Hotel Monte Bondone ad altri meno brillanti, quando non ci si trova davanti a casi di vero e proprio abbandono e trascuratezza. È un tema che appassiona i trentini, ma

Anni Sessanta 27

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trentinoincontri trentinoattualità

Ampi spazi e tanto legno all'interno dell'Hotel Monte Bondone

anche gli amanti della montagna provenienti da fuori. Forse Paolo Torboli, discendente di una famiglia che alla montagna di Trento ha dedicato risorse, tempo e passione, può aiutarci a capire le ragioni di una realtà turistica che non riesce ad esprimersi appieno. Sulle ragioni che hanno portato alla situazione attuale ci sarebbe da scrivere molto; scelte urbanistiche e politiche alquanto discutibili. La costruzione di una strada fino alla cima che ha portato ad una sorta di sfilacciamento del tessuto abitativo, impedendo di fatto il formarsi di un vero centro abitato “paese”, una comunità che avrebbe comportato una certa “stabilità urbana“ con annessi servizi. Cosa che purtroppo non è mai avvenuta. Quali sarebbero le cose fondamentali da

1950, visita di Alcide De Gasperi 28

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fare per il Bondone, per quello che a volte, abusando un po’ la parola, qualcuno chiama “rilancio”, con delle prospettive serie? Il tanto decantato grande impianto darebbe una boccata d’ossigeno enorme, potremmo tornare ad essere favoriti rispetto a tante altre località per ragioni di viabilità. A quel punto sarebbe la stessa città ad avere un grosso vantaggio: pensiamo a musei, bar e ristoranti. Ci sarebbe un turismo “di ritorno” molto importante. Guardando a quello che c’è nei dintorni del suo hotel, ai segni della trascuratezza che si vedono su molti edifici, Paolo Torboli afferma che si tratta di una situazione imbarazzante, quanto meno dal punto di vista strettamente imprenditoriale. Anche dal lato umano un po’ di tristezza e di voglia di recriminare ci

Lo sliton del Graffer, nel 1934

sarebbe pure. Anzi. E a dirla tuta, essere nel deserto – dice – sarebbe meglio. Non ci sarebbero tutti quei ruderi… Altro tasto dolente sono i collegamenti urbani. Sono pochi e in orari che mal si coniugano con le esigenze del turista medio. Manca un collegamento diretto con Vason. Il turista andrebbe volentieri su, senza dover per forza prendere l’automobile, ammesso che poi si riesca a trovare parcheggio una volta arivati in cima… Come è possibile, che in tutti questi anni, non si sia ricostruito un impianto da Vaneze a Vason? Da quel che vedo – dice Torboli – le politiche di Trento Funivie paiono improntate sulla riduzione dei costi e delle spese di gestione e quindi del numero degli impianti. Altrimenti non si spiega perché sia stato eliminato il raddoppio del Palon, e


trentinoincontri

La piscina del grande centro benessere

non sia mai stata realizzata la stazione intermedia delle Rocce Rosse. Gli operatori del Bondone vengono coinvolti dall’Apt nella scelta e nell’organizzazione degli eventi come la Moserissima o la Charly Gaul? “Noi veniamo invitati alla conferenza stampa di presentazione. A me non è stato mai chiesto né un parere né una consulenza”. “Ci sono tante manifestazioni – con-

tinua – che quasi ci danneggiano. Ad esempio quelle di un solo giorno, che spesso ci costringono a rinunciare a prenotazioni di due o tre giorni… Ci vorrebbero manifestazioni turistiche o sportive di più giorni e magari collocate nel periodo infrasettimanale o fuori stagione. Chiaro comunque che l’Apt di Trento svolge un’azione importante e determinante per il Monte Bondone”. E la Pro Loco Monte Bondone?

“La Pro Loco si è fatta carico di organizzare eventi che forse non competono direttamente all’Apt che svolge – o dovrebbe svolgere – il suo ruolo di promozione turistica diretta”. Insomma, la discussione sulla montagna più amata dai trentini di Trento rimane aperta. Con una novità... e se sul Bondone si andasse in ascensore?! Ne parliamo ampiamente nell'articolo che segue... ■

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trentinoattualità

UN ASCENSORE PER IL BONDONE

VASON VANEZE CANDRIAI SARDAGNA

DA DECENNI, PARLIAMO INUTILMENTE, DI COSTRUIRE UNA FUNIVIA TRENTO-VASON. ORA UN PROGETTO AVVENIRISTICO PROPONE UN’ALTRA SOLUZIONE

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trentinoattualità Il brevetto MULTI

L

a telefonata mi raggiunge mentre sto scendendo a Trento da Candriai, a fine luglio. L’interlocutore, l’ingegner Andrea Eccher, mi chiede se posso essere presente il giorno dopo alla sala della Circoscrizione di Sopramonte per la presentazione di “un progetto che riguarda un impianto di trasporto veloce, innovativo a levitazione magnetica nel sottosuolo”. “Come ha detto, scusi?” “Sì, e guardi che riguarda il Monte Bondone, e anche Candriai.” “Mi ripete l’ora? Alle dieci? Perfetto, ci vediamo lì”. All’appuntamento siamo in pochissimi: il vicesindaco Paolo Biasioli, il presidente della Pro Loco Sergio Costa e tre operatori della montagna. Davanti allo schermo, l’ing. Eccher, il geom. Walther Nardelli e l’ing. Daniele Magni, Commercial Development Manager di Thyssenkrupp, illustrano quello che, nella prima slide, viene presentato come Smart City Trento Monte Bondone MULTILIFT Proposta progettuale

un interesse attento e motivato che scatena una raffica di dubbi, di commenti, di considerazioni e richieste di chiarimenti, puntualmente soddisfatti dai progettisti. Di cosa stiamo parlando, dunque?

Parliamo nientemeno di un ascensore che, partendo da Piedicastello, arriva fino a Vason, con possibili fermate a Sardagna, a Candriai e a Vaneze. Possibili, perché parliamo appunto di un ascensore, in questo caso una cabina a 6-8 posti, e come tale a chiamata, anche individuale. Ma a Vason come ci arriva? In galleria, in un tunnel del diametro di 6 metri, in cui le due cabine di andata e ritorno scorrono senza attrito su due rotaie, mosse dall’energia magnetica in modo autonomo, sia in senso orizzontale che verticale. In pratica, su ogni cabina è montato un motore lineare magnetico che produce la forza necessaria per lo spostamento della cabina stessa e del relativo carico (portata utile 2000 kg). (Rilassatevi, non è fantascienza: l’uomo è andato sulla Luna con un’astronave 50 anni fa e possiamo dunque anche pensare di andare in ascensore fino a Vason, e oltre…). Il sistema Multi (https://www. thyssenkrupp-elevator.com/it/press/ press-releases/press-release-67968. html#) è un brevetto della Thyssenkrupp, leader mondiale del settore, ed è il primo sistema di ascensori senza funi che si muove sia in orizzontale che in verticale. Ma spieghiamo meglio: le cabine, in parte trasparenti, che scorrono su ro-

PIEDICASTELLO SOPRAMONTE

SARDAGNA CANDRIAI

VANEZE

VASON

Le slide si susseguono, il progetto è illustrato con chiarezza, supportato da dati, rilievi ed immagini. Fra i presenti, allo sconcerto iniziale, si sostituisce subito 31

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trentinoattualità VASON VANEZE

SOPRAMONTE

CANDRIAI SARDAGNA

PIEDICASTELLO FIG. 1. Il team dei tecnici trentini è composto dagli ingegneri Andrea Eccher, Ciro Leonardelli e dal geometra Walther Nardelli

taia in un ampio spazio illuminato, con adeguate vie di fuga (in nessun caso la cabina si bloccherà in posizione casuale inaccessibile bensì con posizionamento controllato al piano, permettendo quindi l’uscita dei viaggiatori in sicurezza in un ambiente protetto e attrezzato per l’esodo a piedi verso l’esterno), non viaggiano a distanza prefissata ma saranno inserite nel circuito in base alla richiesta del momento, saranno guidate da un software che, rispettando criteri di economicità ed efficienza, in base alle richieste (salita-discesa), gestirà la posizione delle stesse nei vari anelli in modo da consentire un’ottimale distribuzione delle cabine in discesa rispetto alle cabine in salita, in relazione appunto all’effettiva richiesta degli utilizzatori in attesa. Viaggeranno alla velocità verticale massima di 7 m/s e orizzontale di 20 m/s, arredate e dotate di monitor, tv e rete wireless con collegamento internet e telefonico. Il tempo di percorrenza massimo e diretto Trento-Vason sarà di 12 minuti circa, mentre quello per le stazioni intermedie sarà ovviamente inferiore, proporzionalmente alla minor distanza percorsa. (54 cabine di 6-8 posti a sedere con partenza a intervalli fissi di 20 secondi possono garantire una portata orari di circa 10001500 persone ora). La sezione trasversale del percorso Trento-Vason con le fermate intermedie rende meglio l’idea (vedi Fig.1). Quindi, immaginate di essere a Piedicastello, praticamente dove ora sono le ciminiere (ma potreste essere anche a Sardagna, a Candriai, a Vaneze, a Vason…), a qualsiasi ora, con qualsiasi tempo, e siete davanti alla partenza di quella che può essere paragonata a una metropolitana, ma si presenta come un ascensore. Prenotate la vostra destinazione (Sardagna, Candriai, Vaneze, Vason, dipende dove siete e dove volete 32

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andare), salite, da soli o con altri 6-8 passeggeri. In base alle prenotazioni, come appunto un ascensore, il sistema programmerà le fermate. Se partite da Trento, la cabina effettuerà la partenza in verticale, per mantenersi a opportuna distanza dalle esistenti gallerie dell’autostrada (vedi Fig.2), per poi viaggiare nella galleria orizzontale per il tratto 5, quindi nuovamente in verticale per ritornare in orizzontale sotto Sardagna con il tratto 4, dove è prevista l’uscita in centro Paese; a seguire le tratte 3 e 2 con rispettivamente le uscite per Candriai e Vaneze. Infine il tratto 1 con l’arrivo a Vason. I tunnel Gli scavi orizzontali possono essere realizzati con vari sistemi, gli scavi delle risalite nei pozzi verticali, dove comunque è prevista una scala protetta e ac-

FIG. 2

cessibile come via di esodo, sarebbero invece realizzate con la tecnologia “Raise Borer”, che garantisce risultati ottimali per precisione e sicurezza (fig. 3); partendo con gli scavi dall’area di cantiere ex Italcementi tutto il materiale di risulta progressivamente scavato verrebbe trattato per la successiva riutilizzazione all’interno del cantiere stesso senza alcuna necessità di trasporto su strada lungo la viabilità del Monte Bondone. Nessun impatto ambientale, dunque. Solo le stazioni intermedie di entrata e uscita saranno visibili, paragonabili per misura e ingombro esattamente alle entrate e uscite, per esempio, degli ascensori a servizio del parcheggio di piazza Fiera a Trento, o di qualsiasi altro parcheggio sotterraneo. Nessun problema meteorologico, ovviamente: può piovere, nevicare, ghiacciare, ma il sistema funzionerà sempre.


trentinoattualità I costi Una determinazione di costo attendibile può essere fatta a fronte di un progetto preliminare sufficientemente dettagliato, con misure di distanze e quote altimetriche reali; al momento i tecnici coordinati dalla ThyssenKrupp stanno cercando di quantificare un costo anche se si potrebbe ipotizzare in massimo 40 milioni di Euro, divisi quasi a metà fra scavi e realizzazione degli impianti. L’energia necessaria al funzionamento dell’impianto è di circa 150 KW, tutto l’impianto è video controllato e, ai sensi della normativa vigente sugli ascensori, non necessita di operatori fissi, con consistenti risparmi sui costi fissi di gestione.

FIG. 3. SCAVO DI RISALITA REALIZZATO CON IL SISTEMA “RAISE BORER”.

Sviluppi possibili ll sistema progettato è aperto e quindi si può ipotizzare il futuro collegamento anche da Sopramonte a Vaneze, così come da Vason alle Viote (con intermedia alle Rocce Rosse...), per collegare anche le piste di fondo. Parimenti a Trento, dal nodo di Piedicastello, la linea potrebbe essere collegata con un nuovo ramo sotterraneo al centro città, o al Muse. Un sistema, quindi, non solo di eccezionale importanza turistica, ma anche di indubbia valenza per la mobilità urbana (e come tale finanziabile), che potrebbe collegare quasi tutti i centri abitati del Bondone, fra di loro e con il capoluogo.

Un progetto che andrebbe velocemente, seriamente e opportunamente valutato, almeno per un primo giudizio di effettiva possibilità di realizzazione, senza supponenti e mortificanti preclusioni aprioristiche, magari ridotte a ridicole lettere sulla stampa locale dove, senza alcuna conoscenza e cognizione di causa, si prospettano altrettanto ridicole e inesistenti problematiche. E anche per questo Trentino Mese pubblica una prima ipotesi di progetto, ma già più che sufficiente a renderne le potenzialità. Un progetto sicuramente avveniristico, affascinante e coinvolgente, fondato su fatti e ipotesi concrete, promosso da un leader mondiale del settore, talmente innovativo e spettacolare da essere esso stesso un enorme richiamo turistico per il Monte Bondone, così come per Trento e il Trentino. Un progetto che, dopo averlo visto, ha entusiasmato non solo chi è direttamente interessato al futuro del Monte Bondone. ■ Ora lo avete visto anche voi.

BALCONE PANORAMICO LUNGO IL PROFILO NATURALE DEL TERRENO, NEI PUNTI DOVE IL TUNNEL ORIZZONTALE INTERSECA IL POZZO VERTICALE, POSSONO ESSERE REALIZZATI LOCALI ESPOSTI IN POSIZIONE PARTICOLARMENTE PANORAMICA PER I VIAGGIATORI CHE VOLESSERO STAZIONARVI, SIA PER AMMIRARE IL PANORAMA SIA PER POSSIBILI PROBLEMI DI ADATTAMENTO ALL’ALTITUDINE.

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trentinostoria

CINQUANT’ANNI E UN MESE CONTINUA QUESTO MESE IL “RACCONTO” A PUNTATE DI UN ANNO SPECIALE

LA “LIBERAZIONE“ DI TRENTO DA SEMPRE, E NEI DUE SENSI DI MARCIA, TUTTO IL TRAFFICO PASSAVA ATTRAVERSO TRENTO, SUPERANDO IL PONTE DEI CAVALLEGGERI, ARRIVANDO A PIAZZA DI FIERA E DIVIDENDOSI POI A PORT'AQUILA LUNGO VIA VENEZIA O LUNGO VIA DEI VENTUNO E POI VIA BRENNERO. CON LA CRESCITA DELLA MOTORIZZAZIONE, LA SITUAZIONE DIVENNE SEMPRE PIÙ INVIVIBILE, FINCHÉ FURONO APERTI TRATTI DI CIRCONVALLAZIONE. LA SVOLTA ARRIVÒ IL 10 OTTOBRE 1968, QUANDO L'ANAS APPROVÒ IL GRANDE “RONDÒ” SOPRAELEVATO, NELL'ATTUALE ZONA DEL BREN CENTER. QUEL GIORNO SI CAPÌ CHE LA TANGENZIALE STAVA ARRIVANDO...

C’

è da essere certi che, quando fu letta su l’Adige del 10 ottobre di cinquanta anni fa, la notizia fece tirare un sospiro di sollievo a tanti, ma tanti cittadini di Trento e non solo. Il giornale scrisse che a Roma l’Anas aveva approvato il progetto dello svincolo a due piani che, superando via Brennero, mette in collegamento la viabilità tra sud e nord, tra est e ovest. In so34

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stanza è il grande “rondò” sopraelevato della circonvallazione aperto ad una parte di traffico dal settembre 1971. Succedeva, che in quella zona, vi era un semplice incrocio a raso con semaforo che regolava il traffico verso nord e sud e verso la Valsugana: code e pericoli erano all’ordine del giorno. In più, il collegamento con Piedicastello e verso il Garda ancora non esisteva. La circonvalla-


trentinostoria

zione da sud un po’ alla volta avanzava, ma, finché Roma non si fosse espressa, restava l’incertezza sul dove, come e quando vi sarebbe stato il grande “rondò” che avrebbe unito tutta la tangenziale.

Alla base di tutto vi era la circostanza che Trento era ingabbiata nel traffico anche se, pur da solo un anno, ossia dal dicembre del 1967, era stata aperta quella che ora si chiama circonvallazione di Martignano: collegava il fondovalle con la Valsugana portando via dalla città tutto il traffico che scorreva da e per il porto di Marghera e tutto il Veneto. Detto in breve, va ricordato che, prima della circonvallazione, tutti i veicoli in transito passavano per la città formando una massa crescente di auto e di camion che percorreva nei due sensi il “canale viario” costituito da viale Verona, corso Tre novembre, via Santa Croce, piazza Fiera, via San Francesco, piazza Venezia e da qui via Valsugana e Ponte Alto per dirigersi verso la Valsugana, oppure via dei Ventuno, via Clesio, via Manzoni, via Brennero e Gardolo per dirigersi verso nord. Il traffico da e per il Bus di Vela, Valle dei Laghi e Garda passava solo attraverso Piedicastello ed il sovrappasso di San Lorenzo. Vi era quindi assoluta necessità che la circonvallazione avanzasse, ma soprattutto venisse finanziato e approvato lo svincolo di Gardolo progettato dall’architetto Fer-

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trentinostoria

LA VARIANTE DI GARDOLO “STRADA DELLA MORTE”

L

a vecchia strada che percorre il centro di Gardolo “da sempre” è stata il percorso per chi a piedi, a cavallo, o in carrozza, arrivava a Trento da nord, oppure per chi, lasciata la città, si dirigeva a nord. Quella medesima strada, percorsa da 10.500 veicoli al giorno compresi i camion (fonte Anas), rappresentava un “inferno” per abitanti e per automobilisti. Ed ecco che il 29 giugno 1960 fu inaugurata la “variante di Gardolo”, ossia l’attuale via Bolzano, liberando così il borgo da tutto il traffico. Nel medesimo giorno si inaugurò anche la variante di Levico “liberando” anche questa città dal “progresso automobilistico”. La “variante di Gardolo” si rivelò ben presto una trappola mortale: era infatti a tre corsie, il che favoriva gli scontri frontali di auto impegnate nel sorpasso degli autotreni. Un anno dopo l’apertura, il 5 agosto 1961, il giornale Alto Adige titolò che “sulla terza corsia di Gardolo è in agguato costante la morte” ed elencò gli incidenti degli ultimi mesi. Per arrivare alla realizzazione della quarta corsia si dovette attendere l’autunno del 1964. Fu poi collocato il guard rail centrale e la strada assunse l’attuale fisionomia di via Bolzano, con la differenza che allora l’asfalto correva non tra case, ma tra campagne.

ruccio Less e dall’ingegner Enrico Azzali. Il via libera da Roma finanziava solo un primo lotto di lavori, ma ormai i cantieri potevano iniziare in quello che era il tratto cruciale di tutta l’arteria. Ma come fu che nacque la circonvallazione di Trento? La madre fu la assoluta

Lo svincolo di Martignano 36

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necessità di liberare la città dal traffico, i padri invece furono quattro. Un padre fu la Provincia autonoma che nel Piano Urbanistico del 1967 delineò il tracciato della tangenziale e poi concretamente finanziò il tratto dall’aeroporto di Mattarello a Piedicastello, “ciambella” (1974) compre-


trentinostoria Lo svincolo di Piedicastello

sa. Altro padre fu l’Autobrennero che costruì (inizio 1970) i tunnel sotto il Doss Trento e il tratto di collegamento con quello che era il casello di Trento Centro. Con il ruolo di padre il Comune si impegnò nel percorso tra la zona del casello e lo snodo di via Maccani, ponte sull’Adige com-

preso. Infine il quarto padre fu lo Stato che, operando attraverso l’Anas, realizzò il tratto dallo snodo di via Maccani fino a Canova, svincolo su due piani compreso (1971). In più l’Anas aveva costruito (1963 – 1967) il tratto sulla collina di Martignano, primo lotto di quella che è

diventata la Superstrada della Valsugana. Tutto bene quindi? Sì ed anche no. Ben presto emersero dei punti critici, a cui solo nel corso degli anni si pose rimedio. Il punto più pericoloso di tutta la circonvallazione fu subito evidente, ossia l’incrocio a

raso che allora esisteva tra la variante e la strada che saliva a Martignano. Dopo molti incidenti e molte vittime, nel marzo del 1980 si pose il semaforo, mentre si dovette attendere l’ottobre 1997 per realizzare, a spese del Comune, l’attuale sovrappasso. Il punto critico, sotto l'aspetto urbanistico, emerse subito a Piedicastello quando, a partire dal 1974, fu aperta la cosiddetta “ciambella”, ossia la rotatoria sopraelevata e fu aperto il tratto stradale verso sud fino all’aeroporto. In più, nel novembre 1979 fu percorribile il tratto nelle gallerie sotto il Doss Trento e il proseguimento fino a Canova. La “ciambella” e i suoi collegamenti spezzarono la continuità del borgo isolando la basilica di S. Apollinare. A ciò si aggiunse la circostanza che fino al 1984, anno in cui fu aperto il viadotto Montevideo, il traffico da e per il Bus de Vela continuò a passare per il centro del rione. La ricucitura di Piedicastello è iniziata dal novembre 2007 con l’apertura della prima canna delle nuove gallerie sotto il Bondone, così che, dall’anno successivo, le gallerie sotto il Doss Trento diventarono spazio del Museo storico. Gli altri lavori di sistemazione e superamento della “ciambella”, sono tutt’ora in ■ corso.

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trentinoricordo trentinoattualità

IL MAESTRO HA SPICCATO IL VOLO di Sandro Zanghellini

UNA MENTE CURIOSA, UN’INTELLIGENZA BRILLANTE, UNA MANUALITÀ FUORI DEL COMUNE, UNA SANA TESTARDAGGINE: QUESTE ERANO LE ARMI CHE HANNO RESO ARTURO ROSSI UN "FUORICLASSE" DELLA FOTOGRAFIA NATURALISTICA

“N

atura, amore per la vita” è uno dei tanti volumi fotografici per i quali Arturo aveva concesso gratuitamente le sue meravigliose immagini di animali e natura. Era per uno scopo benefico, sostenere economicamente bambini con gravi disabilità, e come al solito Arturo non ci aveva pensato un attimo, mettendo subito a disposizione il suo straordinario archivio. Il titolo del libro ritorna in mente come un’eco malinconica in questi giorni di dolore e tristezza, perché in cinque parole racchiude meglio di ogni altra definizione lo spirito che ha improntato la vita di Arturo. “Natura, amore per la vita” …. Vita da amare come bene inestimabile, da vivere 38

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in pieno senza sprecarne una goccia. Mettendosi in gioco ogni volta con passione ed entusiasmo, accettando nuove sfide, grandi e piccole, travolgendo gli ostacoli. Questo spirito realisticamente battagliero, questa voglia di fare, ha ispirato Arturo prima di tutto nella sua vita professionale, consentendogli pur tra le ovvie difficoltà di far evolvere continuamente la sua officina meccanica, mantenendola al passo con le nuove sfide del lavoro e proiettandola, con il figlio Fausto, verso applicazioni un tempo impensabili. Una mente curiosa, un’intelligenza brillante, una manualità fuori del comune e una sana testardaggine erano le armi con cui Arturo affrontava qualsiasi problema costruttivo sul quale


trentinoricordo

Arturo. Mitico Arturo. Sgomento e dolore nel cuore; ma come possiamo credere a quello che è successo? Eppure ti abbiamo visto: poiana dalle ali spezzate e un ultimo lembo di cielo intristito. Come pensare che te ne sia andato per davvero? Adesso, nei giorni che ancora regalano luce fin tardi? Adesso, che ancora la forza era quella del tempo migliore? Noi ti vogliamo ricordare così. In cammino sui sentieri che portano al fiume, tra ciottoli e sterpi, e rami di salice chini alla corrente, e riflessi d’argento sull’acqua. E un coro nel bosco che aspetta, concerto di palpiti e canti e schiocchi improvvisi, frullii misteriosi. E un monte che attende, con gli occhi di mille creature nascoste, celate tra erbe lucenti e rami trafitti dal sole. E nuove avventure di scatti rapiti e nuove risate con i vecchi amici. (S.Z.)

stato possibile senza un profondissimo “amore per la vita”, un desiderio irresistibile di contatto con le creature viventi e di partecipazione alla loro esistenza: aquile, pernici bianche, scoiattoli, martin pescatori, ciuffolotti e mille altre. I suoi incredibili scatti hanno avuto autorevoli riconoscimenti, ma non c’è mai stata una volta in cui Arturo se ne sia vantato. Anzi, la sua modestia e la composta ritrosia al palcoscenico lo facevano sembrare quasi spaesato, di fronte alla gente, nelle occasioni di incontri pubblici. Mentre molti fotografi conservano gelosamente chiuso il loro archivio, Arturo gioiva nel farne partecipi gli altri, assolutamente convinto che anche il migliore degli scatti sarebbe stato da buttare se non fosse stato condiviso. Così il suo laboratorio, stipato all’inverosimile di materiali e apparecchiature,

era per molti un “nascondiglio” amico, dove il tempo volava veloce tra splendide immagini, chiacchiere e battute scherzose. E ogni volta che qualcuno ne aveva bisogno, ad ogni occasione di beneficenza, Arturo era il primo ad offrire le proprie immagini, che oggi compaiono su dozzine di libri, volumi, calendari, poster, audiovisivi. La stessa disponibilità che Arturo metteva in campo ogni volta che c’era da collaborare alle feste di paese, all’organizzazione del Carnevale e ad altri momenti della vita della comunità. Amore per la vita, sì, anche quella degli altri. Arturo è stato un grande, soprattutto per questo: avere sempre obbedito al suo cuore buono e generoso, aver sempre messo tutto in secondo piano rispetto all’amore per la vita e all’aiuto verso il prossimo. Anche per questo il vuoto che ha lasciato sarà incolmabile. ■

altri si sarebbero subito arenati, ed era bellissimo osservarlo al lavoro mentre seguiva il filo invisibile di un progetto che si sarebbe concretizzato con soluzioni sempre originali ed efficaci. Arturo ha trasferito le grandi capacità e la inesauribile passione nei suoi hobby, raggiungendo risultati assolutamente straordinari nella fotografia naturalistica. Pioniere del digitale, esploratore di tecniche fotografiche nuove, inventore di dispositivi elettromeccanici, ha spostato l’asticella della caccia fotografica ad altezze inebrianti. Ha reso vecchie le immagini di animali “in posa classica”, sorprendendo tutti con attimi rubati, ritratti espressivi, movimenti plastici, frammenti di vita. Le sue fotografie hanno valicato di gran lunga i confini locali, lasciando increduli gli appassionati. Questo non sarebbe 39

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trentinostoria trentinoattualità di Francesca Mazzalai

LE LEGGI RAZZIALI IN TRENTINO 1938. PER GLI EBREI RESIDENTI IN ITALIA QUESTA DATA RAPPRESENTA L’INIZIO DELL’INCUBO. LE LEGGI RAZZIALI EMANATE QUELL’ANNO PORTERANNO ALLA DEPORTAZIONE DI 8566 EBREI ITALIANI NEI LAGER DEL TERZO REICH. NE MORIRANNO 7557. DI QUESTI, 1541 ERANO BAMBINI E RAGAZZI: 508 AVEVANO FRA I 3 E I 10 ANNI. MA 115 ERANO NATI SOLO DA POCHI MESI O ADDIRITTURA GIORNI. ALCUNI DI LORO ERANO TRENTINI...

T

rento, 2 settembre 1938. È ancora piuttosto caldo in quei giorni in Trentino, anche se il sole sta cominciando a tramontare sempre prima. Che l’estate è quasi agli sgoccioli si capisce proprio da quello: dalla luce che entra dalle finestre mentre si sta seduti a tavola, a cenare, magari dopo una giornata di intenso lavoro. A volte così intenso da non aver avuto nemmeno il tempo di fermarsi e buttare un occhio al giornale, anche solo alla prima pagina. Basterebbe quella per capire che sta succedendo qualcosa. Parliamo di un “qualcosa” destinato a cambiare molte cose. In Italia. In Trentino. E i primi ad accorgersene saranno ovviamente i diretti interessati: gli ebrei. Sulla prima pagina del Gazzettino infatti, quel fatidico venerdì 2 settembre, si 40

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Frontespizio del primo numero della rivista “La difesa della razza” del 5 agosto 1938

legge un titolo a caratteri cubitali: “Il Consiglio dei Ministri per la difesa della razza ed il potenziamento demografico dell’Impero”. Che cos’è il “potenziamento demografico dell’Impero”? Che cosa significa esattamente? Significa che il giorno prima, il primo settembre, il Consiglio dei Ministri “si è riunito a Palazzo Viminale, sotto la Presidenza del Duce, ed ha approvato i seguenti provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri stabilitisi in Italia, in Libia o nei possedimenti dell’Egeo, dal primo gennaio 1919, ivi compresi quelli che nel frattempo avevano conseguito la cittadinanza italiana.” Il Gazzettino prosegue elencando le nuove regole in vigore, che prevedono (a partire dalla data di pubblicazione, ovvero quel giorno stesso) il divieto di


trentinostoria “Qualunque cosa si scriva su quel periodo che finisce con fascisti e nazisti collaboranti nell’inviare milioni di Ebrei nei campi di eliminazione (e ci sono tra le vittime mio padre e mia madre), un’affermazione va ripetuta. Questa strage immane non sarebbe mai avvenuta se in Italia, Francia e Germania (per non andare oltre) non ci fosse stata indifferenza, maturata nei secoli, per i connazionali ebrei”. (Arnaldo Momigliano, storico)

fissare stabile dimora nel Regno e l’obbligo di andarsene entro sei mesi. Il mattino successivo, i trentini che aprono il Gazzettino scoprono anche quali sono i provvedimenti che riguardano “la difesa della scuola fascista”. “Gli insegnanti – si legge in prima pagina – e gli alunni giudei esclusi dalle scuole del Regno di qualsiasi ordine e grado. Presidi, direttori, professori, liberi docenti, aiuto assistenti e maestri elementari di razza giudaica saranno sospesi dal servizio a datare dal 16 ottobre 1938”. Il 16 ottobre. Praticamente subito. Le reazioni sono immediate in tutta Europa, e sul Gazzettino – con un’affermazione mirabilmente sospesa fra verità e menzogna – viene riportato che “la stampa del mondo riconosce che il Regime opera sul serio sulla via

La prima pagina del “Corriere della Sera“ dell'11 novembre 1938

preannunciata e che molti all’estero ne dubitavano”. In che senso? Cosa pensano? Sono favorevoli, contrari? Non è dato saperlo. O meglio, gli elogi si, quelli sono pubblicati e ripubblicati in bella vista, in una sorta di retweet ante litteram. “Grandissima eco in Polonia per un’altra grande potenza, l’Italia, decisa a difendersi dall’invadenza distruttrice degli ebrei”. In Grecia “quasi tutti i giornali commentano i provvedimenti e ne mettono in evidenza l’opportunità.” Curioso, non si trova neanche un’ombra di dissenso nella stampa straniera. Tuttalpiù viene laconicamente dichiarato che “i provvedimenti italiani verso gli ebrei continuano ad essere seguiti con grande attenzione negli ambienti portoghesi”.

Ma, commenti a parte, cosa significherà nella pratica espellere tutti gli ebrei dalle scuole e dalle università italiane? Sui giornali nazionali è un rincorrersi di cifre. Su una cosa non sembrano esserci dubbi, almeno per il Gazzettino. Indipendentemente da quanti disagi potrà creare la sostituzione dei professori ebrei, “il problema della razza doveva essere prontamente e soprattutto integralmente risolto. La formazione spirituale delle nuove generazioni italiane non potrebbe tollerare l’inevitabile influenza di elementi che la discriminazione razziale deve tener lontani dalla vita nazionale” (c’è qualcosa di curioso nel leggere i giornali dell’epoca e vedere come sostantivi quali “discriminazione” e “razzismo” possano essere intesi così diversamente da quanto si faccia oggi.

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trentinostoria trentinoattualità

COSÌ ERNESTA SCRIVEVA AL DUCE

“N

on so quanti rappresentanti del popolo italiano che voi schiaffeggiate col vostro disprezzo, non so quanti e come abbiano misurato il fallimento e lo schianto. Ma ebbero un brivido sotto terra i costruttori di questa Italia, pensatori, martiri e soldati di un secolo intero… Alla storia non si dettano leggi; ma essa Vi ha scelto espressione di un terribile destino: quello di reggere, di sorreggere forse l’Italia incatenandola ed umiliando il suo spirito vitale! Dove ci avviamo? O, meglio, dove ci conducete?” Ernesta Bittanti, 1923 Cesare Battisti e sua moglie Ernesta Bittanti

In quegli anni faceva un visibile sfoggio d’orgoglio nel proclamarsi “razzisti”, nel voler mantenere “pura” la “razza”. Oggi, tralasciando rari casi estremi, forse nessuno - politici inclusi - si vanterebbe di essere favorevole alla “discriminazione razziale”. Quantomeno pubblicamente). Due giorni più tardi, il 6 settembre, i trentini che non ne fossero a conoscenza vengono informati che “la netta presa di posizione del Fascismo di fronte al problema delle razze è stata seguita e compresa in tutto il suo alto valore anche nella nostra città. A Trento, a dir il vero, un problema ebraico particolare non esiste. Esisteva un tempo, e noi abbiamo appunto cominciato ad illustrarlo in alcuni articoli ai quali ne seguiranno altri, ma più per richiamare al ricordo dei lettori i tempi poco fausti in cui i giudei avevano soggiorno e libertà di movimento nella nostra città, che per porre sul tappeto una questione attuale

Mussolini passa in rassegna alcune truppe 42

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di carattere locale. Epperciò Trento è, fra le città italiane, una delle poche che già da parecchio tempo può dirsi libera da infiltrazioni ebraiche vere e proprie e anche, si può affermare con certezza, da emulsioni più o meno accidentali fra italiani ed ebrei.” Insomma, Trento sembra in qualche modo chiamarsi fuori da quest’ondata di razzismo. E poi, tutto sommato, quasi nessuno crede – almeno all’inizio – che il Duce voglia fare sul serio. Questo improvviso atteggiamento di ostilità nei confronti degli ebrei sembra più che altro il frutto dell’alleanza con la Germania. Gli ebrei che vivono in Italia possono fare a meno di preoccuparsi, si dice. Sarà, ma il 16 ottobre tutti gli insegnanti ebrei impiegati presso le scuole e le università italiane si accorgono concretamente che le leggi razziali appena emanate sono ormai in vigore. Per loro i cancelli restano chiusi. A Trento, la scrittrice e giornalista Ernesta Bittanti (vedova di Cesare Battisti) annota sul suo diario personale: “In Autunno l’apparire dei decreti anti-ebraici in Italia. La grande massa ne è sbalordita. Non comprende. La stampa, che è tutta statale, e vuole avere uno spirito antiebraico, dà uno spettacolo pietoso e ributtante di incongruenze, contraddizioni, spropositi storici, nefandezze da sciacalli (approva, per esempio, con enfasi, la soppressione di una casa editrice, soppressione che ha condotto l’onesto editore ebreo al suicidio (Angelo Fortunato Formiggini, che il 29 novembre del

1938 si lancerà dalla più alta torre di Modena). Ci ributtano indietro di parecchi secoli. La legge è un reagente, che fa riaffiorare negli ariani i più bassi istinti e mette in evidenza deficienze, ignoranze e resuscita gli odi superstiziosi. In alcune facoltà universitarie italiane i rettori e i presidi, come segno di coraggio, ebbero a dire parole di saluto e “di rispetto” ai colleghi insigni “uscenti” (ma realmente cacciati dal decreto). Un mio tentativo di organizzare una protesta fra i professori non ha fatto un sol passo.” La gente ha paura. Teme le ritorsioni. Lo Stato si è mutato in dittatura. Non dev’essere facile ritrovarsi in bilico: da una parte ciò che si ritiene giusto fare; dall’altra ciò che è invece più prudente. Divisi tra il senso di ingiustizia per quello che ci accade intorno e la paura di essere i prossimi bersagli del regime. Nessuno può dirsi al sicuro ormai. Ma quando era iniziata questa deriva razzista nella penisola? E come era stato possibile che in Italia venissero approvate delle norme addirittura più persecutorie di quelle in vigore nella Germania di Adolf Hitler? Una delle tappe più basse di questo viaggio nelle bassezze dell’uomo verso l’uomo è rappresentata dal Manifesto degli scienziati razzisti, il decalogo ideologico che istituiva le basi teoriche per il razzismo di Stato. Firmato il 13 luglio del 1938, questo documento – espressamente richiesto da Mussolini e compilato da Guido Landra


trentinostoria Lo scempio di un negozio gestito da ebrei

con la vigile supervisione del MinCulPop (il Ministero per la cultura popolare) – annunciava al mondo nientemeno che l’esistenza delle “razza italiana”. Razza pura (ça va sans dire). Naturalmente – secondo i dieci scienziati universitari firmatari del Manifesto, a mettere in pericolo proprio la purezza della suddetta razza erano prima di tutto gli ebrei. “È tempo che gli italiani – vi si legge – si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il regime in Italia, è in fondo, del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nelle parole del Capo (leggi Mussolini) il richiamo di razza.” È così che il 6 ottobre dello stesso anno, esattamente ottant’anni fa, veniva approvata dal Gran Consiglio la Dichiarazione sulla razza, in cui si definiva nel dettaglio la “razza ebraica” e si annunciavano i progetti di legislazione futura. Si arriverà così all’accertamento dell’appartenenza alla razza ebraica secondo precisi criteri biologici (origini dei genitori), culturali (credo religioso) al divieto dei matrimoni misti, alle espulsioni, all divieto di svolgere attività imprenditoriali, professionali, artistiche, di svolgere la propria professione nelle pubbliche amministrazioni, nelle imprese e aziende a rilevanza pubblica, nelle banche, nelle imprese private di assicurazioni e – come abbiamo visto – nell’insegnamento, all’interdizione dall’attività notarile e giornalistica, di possedere terre con estimo superiore a 5000 lire, o case con oltre 20000 lire di imponibile, di avere persone di servizio ariane. Una sola scappatoia. Essere ebrei “non discriminati”. Cioè? Bella domanda. Impossibile stabilirlo. La normativa attribuiva semplicemente a Mussolini la facoltà di “arianizzare” qualsiasi appartenente

alla razza ebraica. A sua esclusiva e totale discrezione. Questo metteva gli ebrei in una condizione di assoluta mancanza di diritti, assoggettando il loro destino all’arbitrio del Duce. Tra i pochissimi a reagire pubblicamente a tutto questo troviamo proprio Ernesta Bittanti. Telesio Interlandi (direttore dal 1938 al 1943 della Difesa della razza) la definirà una “pecora matta”, per il suo comportamento non servile e non conformista nei confronti del regime fascista. Questo atteggiamento della scrittrice porterà all’irrigidirsi di Mussolini anche nei confronti del ricordo del suo vecchio direttore, Cesare Battisti (che nel 1909 a Trento l’aveva nominato redattore-capo del suo giornale, il “Popolo”), esibito dal Duce come esempio di eroe nazionale o meno, a seconda di come gli conveniva al momento. Inizialmente Mussolini, riconoscendo evidentemente l’importanza di portare la vedova Battisti dalla sua, aveva tentato in ogni modo di avvicinarla al fascismo. Ma Ernesta Bittanti non si recherà mai in visita dal Duce a Roma, e al biglietto di auguri natalizio fattole recapitare da Benito, lei risponderà così duramente da interrompere la loro corrispondenza per sempre. Quando Trento – alla fine degli anni ‘30 – non è più una città sicura per gli antifascisti, Ernesta Bittanti si rifugia a Milano, dove continua a scrivere contro il regime. Trento è ormai troppo in vista. Da lì transitano coloro che si oppongono al regime e che tentano di valicare il confine delle Alpi. Lei stessa ne aveva aiutati tanti a scappare, soprattutto dopo che

il regime aveva cominciato a mostrare il suo volto più nero, all’indomani dell’omicidio di Giacomo Matteotti. Dopo l’apparizione del Manifesto degli scienziati razzisti, a Trento la situazione peggiora ancora più rapidamente. Per ordine della Prefettura cittadina dovranno essere subito censiti tutti gli ebrei residenti nel territorio (per essere segnalati basta che anche solo uno dei membri della famiglia sia ebreo). In Trentino si accerta così che la maggior parte dei cinquantuno residenti in questione (ai quali si aggiungeranno numerosi ebrei fuggiti verso sud da Merano) si trova a Riva del Garda, Arco, Trento, Moena. Quattordici di loro saranno arrestati e deportati nei campi di concentramento. Si salveranno solo in due: Mario Castelnuovo (buttandosi dal treno) e Lew Zelikowski (sfuggendo alla fucilazione un attimo prima che il campo di Auschwitz venga liberato dai russi). Per gli altri non ci sarà modo di salvarsi. Finiranno tra i sei milioni di ebrei vittime della Shoah. ■ Ma questa è un’altra storia.

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L’ALTOATESINO FRANCESCO RESCH BALLERÀ A SAN PIETROBURGO.

NEL TEMPIO DELLA DANZA di Lara Deflorian

LA DANZA È LA SUA VITA E FINO AD ORA HA LAVORATO DURAMENTE PER VIVERLA APPIENO CON PROFESSIONALITÀ. HA INIZIATO GLI STUDI A BOLZANO E SI È DIPLOMATO A VIENNA, ALLA BALLETTAKADEMIE WIENER STAATSOPER. DA QUESTO MESE FRANCESCO RESCH AVRÀ L’OCCASIONE DI ESIBIRSI NELLA PRESTIGIOSA COMPAGNIA RUSSA DELL’EIFMAN BALLET

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trentinodanza

È

nato a Brescia 18 anni fa, ma è cresciuto a Bolzano Francesco Resch, un giovane ragazzo dalla corporatura possente e dal temperamento deciso, fortemente motivato a vivere fino in fondo la sua passione per la danza. Dopo aver iniziato a studiare l’arte nel capoluogo altoatesino con Chiara Tanesini, Renate Kokot e Martin Zanotti, si è trasferito all’Accademia di Vienna, dove in maggio si è brillantemente diplomato. Ora Francesco si è trasferito a San Pietroburgo per iniziare finalmente a danzare nella compagnia di Boris Eifman. Lo abbiamo incontrato per conoscere il percorso da lui intrapreso nel difficile mondo della danza che si annuncia decisamente promettente. Come ha iniziato a studiare danza e quando ha capito che questa sarebbe stata la sua strada? “Mi sono avvicinato alla danza per caso, accompagnando un giorno le mie due cugine a lezione da Chiara Tanesini (ex danzatrice, coreografa e insegnante di danza, ndr). Avevo sette anni e subito sono rimasto affascinato e colpito dai movimenti. Quando mia mamma è venuta a prenderci, al termine della lezione, mi ha trovato alla sbarra intento a emulare tali movimenti. All’età di nove anni ho frequentato uno stage con il Maitre de Ballet Victor Litvinov e proprio in quel momento ho iniziato a pensare a una vita in questo mondo. In seguito ho avuto

anche una breve esperienza alla Scala di Milano, ma ero troppo piccolo e nell’ambiente non mi sono trovato molto bene. Ho quindi deciso di proseguire lo studio della danza a Bolzano fino alla fine delle scuole medie, dopodiché sono partito per Vienna, dove mi sono diplomato a fine maggio.” Come ha vissuto l’esperienza all’Accademia di Ballo della Wiener Stadtsoper? “Questa per me è stata, innanzitutto, un’occasione di crescita, sial dal punto di vista tecnico che psicologico ed

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emotivo. Ho condiviso con altri coetanei i ritmi di vita serrati dell’Accademia e ho sperimentato l’indipendenza, anche domestica. Ci svegliavamo all’alba e poco dopo le 7 dovevamo esser pronti in sala prove, dove facevamo lezione di danza fino alle 13. Dopo la pausa pranzo, spesso consistente in una zuppa calda, dalle 14 alle 18.30 eravamo a scuola. In questi anni ho avuto la fortuna di lavorare con Lucian Necsea, un insegnante che mi ha aiutato a crescere e a maturare come studente e come persona. Negli ultimi due anni mi sono poi formato con Rafael

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trentinodanza trentinoattualità

Avnikjan, il quale è riuscito a costruire e a definire soprattutto il mio lato artistico. È stato il mio mentore, ma anche un padre severo che mi ha sempre spronato e incoraggiato. All’Accademia ho poi avuto la grande fortuna d’incontrare buoni amici.” Inizierà presto a danzare nella compagnia a San Pietroburgo di Boris Eifman, come ci è riuscito? “Il primo ballerino del Balletto dell’Opera di Vienna aveva dei contatti con la compagnia di Boris Eifman e un giorno, dopo aver seguito la lezione, mi ha suggerito di inviare il curriculum e un mio breve video alla compagnia russa, perché stavano cercando nuovi danzatori. Non avevo molte aspettative poiché so che, a causa del loro forte nazionalismo, difficilmente in questa compagnia riescono a entrare europei o americani. Dopo aver superato con grande emozione un primo provino con un assistente di Eifman, sono andato a San Pietroburgo accompagnato da mio papà. Mi avevano detto che Eifman è molto esigente con i danzatori. Lui mi ha accolto con un sorriso e io ho cercato di dare il massimo, anche perché per questo momento mi ero preparato quasi un anno. Alla fine Eifman mi ha stretto la mano e, congratulandosi, mi ha riferito che gli avrebbe fatto piacere avermi nella sua compagnia. E quindi eccomi qua, pronto a iniziare questa nuova avventura.” Qual è il suo sogno in quest’ambito e quale obiettivo concreto vuole raggiungere? “Il mio sogno è il mio obiettivo! Vorrei diventare al più presto primo ballerino all’interno di una compagnia importante. Vorrei danzare ruoli solistici nella compagnia di Eifman, ma anche i grandi ruoli del balletto classico, molto diversi tra loro. In particolare sono attratto dal 46

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personaggio di Spartacus (lo schiavo che nell’omonimo balletto si rivolta agli oppressori nell’antica Roma, ndr) e per la mia fisicità questo stesso soprannome mi è stato attribuito in Accademia a Vienna. Mi piace variare e per la danza sono disposto a sacrificare molto. Questa ormai è la mia strada.” C’è stato un momento in cui ha pensato di cambiare? “Un momento difficile è stato quando ho subito alcuni infortuni che mi hanno scoraggiato parecchio. Sono andato in crisi, perché in seguito ad un primo infortunio ho ripreso a danzare prematuramente, anche se il mio fisico non era ancora pronto. Mi sono intestardito a forzare la mano e questo mi ha portato a subire altri infortuni. Ero molto stressato, avevo il timore di sembrare pigro e non riuscivo a capire come mi dovevo comportare. Da questa dura esperienza ho capito che è necessario dosare l’energia in relazione al proprio stato di salute. Ero in difficoltà e non riuscivo ad ascoltare gli altri.” Qual è stato il momento di maggior soddisfazione che le ha dato conferma che il mondo della danza è il suo? “Quest’anno, in occasione dello spettacolo presentato dall’Accademia, è stata allestita una coreografia per il bicentenario della nascita di Marius Petipa. Avevo appena ripreso a danzare dopo gli infortuni e, nonostante ciò, sono stato scelto per il ruolo di protagonista. Questa per me è stata una grande soddisfazione. Il balletto è andato in scena in maggio e tutta la mia famiglia, compresa mia nonna, da Bolzano è venuta a Vienna a vedermi. È stato un bel momento in cui ho dato soddisfazione anche alla mia famiglia.” Ci sono, secondo lei, dei miti da sfatare nell’ambito della danza?

“Ci sono delle convinzioni sbagliate, come ad esempio che i danzatori sono tutti omosessuali, che danzare è facile, che tutti i ballerini indossano il tutù e danzano in punta. Questo è un problema culturale, soprattutto nei giovani che poco s’interessano alla danza e al teatro in generale. Ad esempio in Russia la cultura è diversa. Là i danzatori sono venerati come i calciatori in Italia.” Che genere di danza preferisce? “Io mi sono formato in tecnica classica, secondo il metodo Vaganova (tecnica di insegnamento della danza classica elaborata all’inizio del Novecento in Unione Sovietica da Agrippina Jakovlevna Vaganova, ndr). Amo quindi la danza classica, ma mi piace anche il genere neoclassico. Adoro lo stile di Boris Eifman, che comprende un mix di generi e stili in cui, oltre alla danza classica, si trovano danza moderna e contemporanea, movimenti acrobatici, storia e quindi anche aspetti culturali. Per me lui è un genio poiché riesce a trasformare in coreografia i libri di Tolstoj. Non vedo l’ora d’iniziare a danzare nella sua compagnia e a immergermi in questo suo mondo!” Cosa pensa la sua famiglia di questa sua scelta artistica? “Ho la fortuna di avere una famiglia che ha saputo sostenermi e incoraggiarmi. Mia mamma ha studiato danza e le sarebbe piaciuto lavorare in quest’ambito. Mi hanno sempre accompagnato e seguito in Europa quando ho partecipato ai concorsi di danza. So cosa significa dover essere autonomo, anche nei lavori domestici, e anche per questo apprezzo il valore della famiglia a cui sono molto ■ legato e riconoscente.”


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trentinoattualità trentinostoria di Luisa Gretter Adamoli

Ospiti illustri all’Acquaviva OSPITI ILLUSTRI A VILLA BORTOLAZZI ALL’ACQUAVIVA. IN QUESTA SIGNORILE VILLA, CHE SI ERGE POCO PIÙ A SUD DI MATTARELLO, SONO PASSATI IMPERATORI, SCRITTORI, MUSICISTI E ALTRI IMPORTANTI NOMI DI ’800 E ’900. IL TUTTO DOCUMENTATO SU UN PREZIOSO LIBRO FIRMA DEGLI OSPITI. L’ULTIMO A LASCIARE IL SUO NOME FU NAPOLEONE GASPAROTTO, CHE RINGRAZIAVA PER L’OSPITALITÀ (FORZATA?). ERA IL 28 OTTOBRE DEL 1940 E INIZIAVA LA SECONDA GUERRA MONDIALE...

“O

Site agréable séjour charman, c’est ici que j’ai passé 15 des plus beaux jours de ma vie avec mon aimable Jeanny.” “Oh, luogo incantevole, soggiorno splendido, qui ho trascorso i 15 giorni più belli della mia vita con la mia amabile Jeanny.” Così riportava una scritta sul muro di una stanza della villa Bortolazzi all’Acquaviva, purtroppo poi cancellata, di cui però è rimasta la memoria. La scritta si concludeva con l’aggiunta di una data e di una firma: 15 septembre 1793 - Mademoiselle Baraguey d’Hilliers. Non si sa di preciso chi fosse questa Mademoiselle ospite in quel periodo nella villa che si erge poco più a sud di Mattarello. Con molta probabilità era 48

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L’imperatore Carlo I d’Asburgo-Lorena

una parente del generale Louis Baraguey d’Hilliers, che combatté proprio in quell’anno nella battaglia di Rivoli nell’esercito napoleonico. L’amabile Jeanny era invece la contessina Giovanna, la figlia ribelle del conte Lodovico Bortolazzi il quale, all’epoca, possedeva l’immobile. Era quella ragazza che scandalizzava la Trento bene d’allora, vestendosi da uomo dopo le rappresentazioni teatrali cui assisteva in città, per poi cavalcare, nelle notti estive, armata di pistole, alla volta di un’altra villa che i Bortolazzi possedevano a Vattaro. La cosa più importante, però, è che la Baraguey d’Hilliers fu la prima persona a lasciare la testimonianza del suo soggiorno nella già allora affascinante dimora.


trentinostoria

Antonio Fogazzaro, scrittore e poeta. (1842-1911)

Amalia di Oldenburg (1818-1875), regina di Grecia

Libro firma degli ospiti della villa dell’Acquaviva, con una lirica inedita di Antonio Fogazzaro

Dopo la Beraguey d’Hilliers, un’altra donna, molto più importante, trovò nella villa accoglienza e riposo: la duchessa Amalia di Oldenburg, che nel 1837 vi si fermò per diversi giorni prima di riprendere il suo viaggio che la portava dalla Germania del nord verso la Grecia, dove l’attendeva il marito, re Ottone I. Adelaide Bortolazzi, figlia di Bartolomeo a cui Lodovico aveva lasciato in eredità l’immobile, allora ragazzina, ne serbò sempre il ricordo come di una dama incantevole, bellissima. Quasi cinquant’anni dopo, nel maggio 1885, Antonio Fogazzaro, il poeta e scrittore forse più famoso in quel periodo, scrisse una poesia autografata sulla prima pagina di un prezioso libro-firma degli ospiti della casa. Egli era nipote di Adelaide Bortolazzi, sposata a Giovan Battista Fogazzaro, e alla quale la villa era passata in eredità. La lirica, rimasta inedita, è formata da cinque quartine a rima alternata di cui la prima recita: ”Come un

deserto di neve/È il libro intatto a veder,/ Dove nel bianco gel greve/Dormono i fior del pensier:” testo tipicamente ottocentesco, ma dal ritmo vivace e gradevole nell’insieme. Anna Fogazzaro, una delle figlie di Adelaide, trasformò successivamente la villa in un luogo, oltre che di ricreazione e di incontri con amici, anche di arte e cultura per molti anni, soprattutto nelle stagioni estive ed autunnali, dal 1910 fino al 1938, quando era ormai più che ottantenne. Infatti, in un secondo libro, si leggono le firme di molti altri personaggi illustri, ospiti alla villa. Nelle pagine relative ai mesi di settembre del 1910 e 1911 vi si trova, ad esempio, il nome di Luigi Sette, il notaio di Lavis, ricercatore e studioso di storia, assieme a quello di don Vincenzo Casagrande, che sempre si premurò della protezione e della cura dei beni storico artistici dell’episcopio, della cattedrale e della diocesi

di Trento. Il sogno di don Casagrande fu quello di creare un Museo diocesano in città. Nel 1925, per i suoi meriti, venne nominato Regio Ispettore Onorario degli oggetti d’arte del circondario di Trento. Sempre in quegli anni, fu ospite di Anna pure Vincenzo Gianferrari, noto musicista, direttore d’orchestra, compositore e direttore dal 1889 del liceo musicale e della Filarmonica di Trento come anche della Scuola musicale di Rovereto. Tra i suoi allievi ci fu un giovanissimo Riccardo Zandonai. Il Gianferrari, su due pagine del libro, disegnò accanto al suo autografo anche due brevi pentagrammi con alcune note. Egli era accompagnato all’Acquaviva dalla figlia Luisa, che a soli 21 anni si era già laureata in medicina all’Università di Innsbruck con 110 e lode e che divenne docente presso l’Università di Roma e quella di Milano, dove fondò il Centro Studi di genetica umana, venendo così considerata la pio-

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Bicchiere dell’imperatore Carlo I d’Asburgo-Lorena con lo stemma imperiale.

niera della medicina genetica preventiva in Italia. Nei tre anni seguenti 1912, 1913, 1914, il libro delle firme attesta la presenza dello storico e studioso d’arte don Simone Weber, di Anna, Amelia ed Enrica de Pretis, dei conti Tito ed Enrichetta Ciani Bassetti e del pittore mantovano Agostino Aldi. Quest’ultimo ebbe l’incarico di dipingere lo stemma Bortolazzi sulla volta del salone a piano terra, l’interno della sorba nel giardino e di iniziare i lavori di restauro della facciata nord della villa. Purtroppo, l’inizio della prima guerra mondiale pose fine ai lavori che rimasero interrotti, ed anche il libro delle firme venne chiuso, pur se custodito gelosamente dalla proprietaria fino alla fine della guerra, mentre si temeva che la stessa villa potesse essere abbattuta. Fortunatamente non fu così perché fu adibita all’acquartieramento di truppe austriache, tanto che nel maggio del 1917 ospitò per qualche giorno il nuovo imperatore Carlo d’Asburgo. A ricordo del suo soggiorno si conserva ancora oggi il bicchiere che egli dimenticò in una stanza della casa. Con la fine della guerra, anche in Trentino, si ripresero a poco a poco le antiche abitudini e così la villa riebbe la sua funzione di centro di ritrovo di studiosi, artisti, oltre che di parenti e amici molto cari alla famiglia Fogazzaro, i quali lasciarono i loro autografi nella pagine del libro nuovamente aperto. All’Acquaviva ritornò Vincenzo Gianferrari con la moglie Teresa e la figlia Luisa; vi furono graditi ospiti i parenti vicentini Fogazzaro Roi, la contessa Maria de Mersi, le contesse Silvia ed Amelia Ancillotto, gli amici di famiglia Prevost Rusca, de Probìzer e Zandonati, don Giulio Delugan, i conti Valmarana, gli Alberti Poja e Giuseppe 50

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Gerola. Persona di vasta cultura e ricercatore di grande esperienza in campo storico e artistico, egli fu dirigente dal 1920 dell’Ufficio regionale per i Monumenti, le Belle Arti e le Antichità e poi Sovrintendente dell’Arte medioevale e moderna di Trento, con sede al castello del Buonconsiglio, ma esteso anche al territorio dell’Alto Adige. Un moto di tenerezza suscitano, in una pagina del libro relativa al 1924, le firme ancora un po’ incerte delle future, ultime eredi dei beni dell’importante famiglia Bortolazzi: Irene, Marina e Renata Larcher Fogazzaro, all’epoca sorelline di otto, sei e tre anni. La piccolissima Renata,

nello scrivere il suo nome, fu sicuramente aiutata da un adulto. Molto probabilmente dalla madre Maria Masotti poiché si ritrova anche la sua firma accanto a quella delle piccole figlie, a quella del marito Giandomenico Larcher Fogazzaro e del suocero, l’ingegner Francesco Larcher di ottantotto anni. L’ultimo a lasciare il suo nome e cognome sul libro delle firme della villa fu Napoleone Gasparotto, che ringraziava per l’ospitalità (forzata?) offerta dalla signora della villa ai militi della 452esima Coorte, Prima Centuria. Era il 28 ottobre del 1940 ed era purtroppo iniziata la Seconda guerra mondiale anche per l’Italia. Dopo quella data, il libro delle firme degli ospiti della villa Bortolazzi all’Acquaviva non venne più usato e il resto delle sue pagine rimase desolatamente bianco. In una di esse, nella prima parte del volume, però, si può ancora leggere ciò che scrisse, nel settembre del 1923, uno degli ospiti più assidui e famosi: lo scrittore e storico ferrarese Alfonso Lazzari: …Anche la vita agitata e febbrile del nostro secolo, che è rappresentata dallo strepito turbinoso delle automobili e dall’ansare ritmico delle locomotive, sfiora ma non turba la quiete solenne di queste sale affrescate, che conservano tutto il fascino del Settecento. Parto sempre dall’Acquaviva con un senso di nostalgia e col vivo desiderio di ritornarvi. ■


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La Fondazione Cassa Rurale di Trento istituisce 3 borse di studio del valore di 12.000 euro ciascuna, destinate a giovani laureati, residenti nel comune di Trento La domanda di partecipazione è gratuita Il bando scade il 31 ottobre 2018

e comuni limitrofi, per progetti di studio o perfezionamento di alto livello presso Università o Istituzioni italiane o estere. Il bando prevede l’assegnazione di una borsa per ciascuna area tematica: economico-giuridica, tecnico-scientifica, umanistico-artistica.

Info e modalità di partecipazione Fondazione Cassa Rurale di Trento 38122 Trento, Via Belenzani 12 Tel 0461 278127 | 278907 www.fondazionecrtrento.it

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Il gusto senza tempo “Impara a cucinare, prova nuove ricette, impara dai tuoi errori, non avere paura, ma soprattutto divertiti” JULIA CHILD

Torna, in una versione rivisitata il grande classico “La cucina nelle Dolomiti”. Pubblicato per la prima volta nel 1984 é stato il primo libro illustrato dedicato alla cucina delle Dolomiti. In questa nuova versione l’autrice ha rialaborato le migliori ricette dei suoi due best seller “La cucina nelle Dolomiti” e “I dolci” e le ha fotografate nel suggestivo ambiente degli “idyllic places” in Alto Adige. Annelise Kompatscher é nata a Fié allo Sciliar, ma vive in Baviera da ormai 40 anni dove lavora come fotografa freelance. Il suo lavoro la porta spesso anche in Alto Adige. I suoi libri di cucina sono diventati dei veri e propri best seller. Quali sono gli elementi che utilizzerebbe per descrivere l’Alto Adige attraverso i cinque sensi? Per quanto riguarda l’udito non ho dubbi: quando sento parlare qualcuno in dialetto altoatesino fuori dall’Alto Adige, entro subito in connessione con la mia terra natia. In questo dialetto sento qualcosa di familiare. Per la vista mi viene in mente il Peterbühl, la collina che si trova a Fié e ció che si vede da lí: il paese con

incastonato l’imponente campanile della Chiesa con la caratteristica cipolla verde e alle sue spalle sorge lo Sciliar in tutta la sua maestositá e bellezza. Questo panorama mi fa sentire serena e a casa. Il profumo che mi fa pensare all’Alto Adige é quello intenso e aromatico del fieno, mi ricorda l’infanzia. Fié é famosa da oltre 100 anni per i bagni di fieno. Il fieno che veniva raccolto sull’Alpe di Siusi aveva un profumo cosí intenso da attraversare tutta la casa. Il sapore é quello degli Schlutzkrapfen fatti in casa secondo la ricetta che trovate nel mio libro. Impasto di farina di frumento e di segale, ripieni di spinaci e conditi con il burro fuso rosolato. Il gusto dell’Alto Adige. Il tatto lo associo al legno, in tutte le sue forme. Mi piace maneggiare e toccare gli oggetti in legno. Che siano vecchi tavoli, i pannelli a muro nelle stubi, cassapanche intagliate oppure tavole di recinti e tetti, secondo me il legno rappresenta la storia di questo posto.


In dispensa… Patate – ingrediente presente in molti dei piatti tipici della cucina delle Dolomiti, la patata si coltiva principalmente in Val Pusteria. Tra le ricette piú golose e apprezzate troviamo sicuramente l’insalata di patate, il Rösti e le patate saltate con speck e uova. Barbabietola rossa – ricca di ferro e di molte altre sostanze nutritive, ha un sapore dolciastro che si accompagna perfettamente alle insalate e come contorno per stufati e arrosti. Tra le ricette piú famose troviamo i canederli.

Secondo lei é possibile una convivenza fra tradizione e modernitá in cucina? A mio parere sí, molti cuochi lo dimostrano ogni giorno nel settore della ristorazione, ma anche tutte le persone che a casa sperimentano e si destreggiano con confidenza tra piatti della tradizione altoatesina e piatti originari da tutto il mondo. Qual é il suo piatto preferito della tradizione e perché? Sicuramente i Völser Kirchtagskrapfen, i krapfen di Fié allo Sciliar perché sono semplicemente divini. Piccoli palloncini fritti con un ripieno delizioso di marmellata di albicocche e grani di anice allo zucchero. Sono veramente ottimi, specialmente se gustati ancora caldi. Che emozioni si provano a sapere che molte nonne e mamme utilizzano le sue ricette per insegnare a cucinare a figlie e nipoti? Sono davvero onorata di questo! Alcune di loro

mi mostrano il loro libro consumato a furia di sfogliarlo. Tutto ció mi riempie il cuore di gioia e orgoglio. Pensate che addirittura mio padre, all’etá di 80 anni ha provato a cucinare i canederli, per la prima volta nella sua vita, seguendo la ricetta del mio libro. “La cucina nelle Dolomiti” é il regalo perfetto per? Per le nuove generazioni. É probabile che piaccia ai giovani che dimostrano di apprezzare sempre di piú le montagne, le escursioni, il cibo della tradizione, buono e semplice. La cucina nelle Dolomiti 192 pagine, cartonato 19,5 x 26 cm ISBN 978-88-6839-325-0

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Mirtilli rossi – utilizzati per le preparazioni dolci e salate, il loro gusto amarognolo li rende l’accompagnamento ideale per la selvaggina e la cotoletta alla milanese. Le ricette piú conosciute sono sicuramente il Kaiserschmarrn, la torta Linzer e al grano saraceno. Erba cipollina – erba aromaticA impiegata spesso in preparazioni a base di uova (Salsa bolzanina) dona una nota leggermente piccante alle insalate fresche, alle salse a base di panna acida e come condimento per quark ricotta o burro. Tra i piatti tipici non va dimenticata l’insalata di patate. Grano saraceno – nonostante non sia un cereale, dal grano saraceno si ricava un’ottima farina che viene utilizzata per preparare pasta fresca, dolci e, soprattutto in Alto Adige, i canederli. Ha tante proprietá nutritive ed é adatto anche ai celiaci poiché non contiene glutine. Cavolo e crauti – il cavolo é un ortaggio molto utilizzato nella cucina della Dolomiti. Che sia fresco condito con cumino e speck saltato in padella oppure trasformato in deliziosi crauti, il cavolo é ricco di vitamina C. Anche il cavolo rosso é molto apprezzato nella cucina altoatesina. Semi di papavero, cumino, ginepro – i semi di papavero vengono impiegati nella preparazione di pietanze dolci. Il sapore tenue e aromatico si adatta perfettamente a ricette come lo strudel, krapfen e torte. Il cumino, con il suo gusto lievemente picante e amarognolo é uno degli ingredienti principali dello Schüttelbrot. Nella cucina delle Dolomiti le bacche di ginepro sono utilizzate nelle preparazioni a basa di selvaggina oppure per affumicare lo speck.


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CON L’ARCO “NUDO” SUL TETTO DEL MONDO di Paolo Chiesa

CI SONO DISCIPLINE CHE NON HANNO LA NOTORIETÀ DEL CALCIO O DI ALTRI SPORT MA CHE, ANCHE IN TRENTINO, VEDONO ATLETI RAPPRESENTARE LA NAZIONALE ED OTTENERE OTTIMI RISULTATI. ELEONORA STROBBE, 26 ANNI, DI PERGINE VALSUGANA PUÒ VANTARE UN MONDIALE, 6 EUROPEI E 32 TITOLI NAZIONALI NELLA SPECIALITÀ DELL’ARCO NUDO. UNA PASSIONE CHE CONDIVIDE CON IL COMPAGNO MORENO E PER LA QUALE DEVE RITAGLIARSI IL TEMPO DOPO IL LAVORO E, IN ALCUNE OCCASIONI, ANCHE PRIMA DI ANDARE IN UFFICIO; MA COME DICE LEI: “SI FA FATICA, MA SI CONTINUA SEMPRE”

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leonora Strobbe di Pergine Valsugana, lavora come impiegata presso l’Ufficio Informazioni di Levico Terme dell’Azienda di Promozione Turistica Valsugana. Ma Eleonora è anche un’atleta importante in una disciplina come quella dell’Arco Nudo Specialità Tiro di Campagna (e nel Tiro 3D) disciplina che non ha al momento una grande visibilità. Per capirci, l’arco nudo non è quello che si vede alle Olimpiadi ma ha una sua federazione ed i suoi atleti partecipano alle varie manifestazioni sportive dedicate alla specialità. Eleonora da piccola ha praticato pallavolo come una delle sue so54

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relle (l’altra ha fatto anche equitazione...) e pattinaggio artistico. Solo nel 2005, insieme ad un’amica che aveva uno zio che costruiva archi artigianali, ha iniziato a scoccare frecce per divertimento. GLI ARCIERI DI PINÈ La cosa le è piaciuta sempre di più è così ha iniziato a praticare questo particolare sport con la Compagnia Arcieri Altopiano di Piné, dove ha trovato un ambiente stimolante e un allenatore, Aldo Maccarinelli (che è uno dei soci fondatori della Società) che l’ha preparata in maniera talmente adeguata da farla diventare un'agonista. È davvero

una bella Società questa di Piné, che conta più di 50 tesserati e può vantare 230 titoli italiani, oltre a molti mondiali ed europei. E non ultima cosa, è proprio qui che Eleonora ha conosciuto il suo compagno Moreno Agostini, anche lui arciere. Una menzione particolare meritano anche altri due componenti della squadra che, come Eleonora, fanno parte della Nazionale: Jessica Tomasi ed Alvise Bertolini, che a 72 anni è uno degli arcieri più titolati d’Italia. ALLENAMENTO E RICONOSCIMENTI È davvero una grande passione quella che Eleonora ha per il tiro con l’arco.


trentinosport i piazzamenti ottenuti da Eleonora, sia in Italia che in campo internazionale. 32 titoli nazionali tra quelli all’aperto e quelli Indoor ai quali si aggiungono tre medaglie di bronzo. 6 titoli Europei di specialità Tiro di Campagna con in più tre medaglie d’argento e una di bronzo. Ai Mondiali una medaglia d’oro nel 2009 a Kaoshung alla quale si aggiungono tre argenti e due bronzi nelle altre edizioni. Inoltre una medaglia d’oro e una di bronzo in due edizioni dei World Games e 6 medaglie d’oro in altre Gare Internazionali.

Infatti si allena tutti i giorni dopo il lavoro e qualche volta anche prima di andare in ufficio. “Ogni tanto ci si scoraggia”, dice Eleonora, “perché è impegnativo e faticoso ma la passione è tanta e si continua sempre.” Oltre a tirare con l’arco, per Eleonora non è previsto un allenamento fisico specifico se non piscina per le spalle e degli esercizi con gli elastici. Anche se fa parte della Nazionale la preparazione viene svolta con la Compagnia Arcieri di Piné e solo una volta l’anno ci sono dei raduni con gli altri Azzurri. A proposito di Nazionale, come detto, l’Arco nudo non ha solo meno visibilità rispetto a quello Olimpico: sono diversi anche i riconoscimenti (compresi quelli economici). In Italia vengono pagate le trasferte e con la Nazionale c’è un gettone di presenza oltre al vitto e l’iscrizione all’evento e un premio in caso di vittoria.

caratteristica di queste gare è che per arrivare alle varie piazzole si cammina ed anche tanto. “Ad esempio”, racconta Eleonora, “ai mondiali di Cortina di inizio settembre si doveva salire il pendio della pista da sci. Non si tratta solo di scoccare le frecce, in questa specialità si fa anche parecchio movimento.” RISULTATI IMPORTANTI Il primo titolo italiano giovanile è arrivato proprio nel 2005, all’Abetone. E dal 2008, viste le sue capacità, ha iniziato a gareggiare con la categoria Senior anche se era ancora un’Allieva. Da allora sono state molte le vittorie e

LA SPECIALITÀ TIRO DI CAMPAGNA Senza addentrarci in particolari troppo tecnici, abbiamo chiesto ad Eleonora di parlarci della sua Specialità: quella del Tiro di Campagna. “Viene usato un arco nudo cioè senza mirino né stabilizzazione. Il mirino è la punta della freccia ed il riferimento è sulla guancia e non sotto. Si chiama Tiro di Campagna perché le gare si svolgono in zone collinari e montuose e vengono utilizzati quattro tipi di bersaglio neri, con il centro giallo, su diverse piazzole poste a distanze conosciute e non conosciute.” Un’altra

ANEDDOTI E COSE DIVERTENTI Abbiamo chiesto ad Eleonora di raccontarci un aneddoto e un episodio divertente vissuti nella sua carriera sportiva. “Una cosa che mi ricordo molto bene è quella che ci è successa in Galles, ai Mondiali di Llwynpia del 2008 quando il maltempo aveva provocato allagamenti ed alluvioni. Ma visto che le gare di tiro con l’arco si fanno con ogni tempo (a parte i temporali che possono essere pericolosi per via dei fulmini), si gareggiava lo stesso. Per andare al campo di gara abbiamo visto una mucca da sola in cima a una collina circondata dall’acqua ed abbiamo gareggiato sotto la pioggia e anche la grandine in un fango incredibile. Questo però non ci ha impedito di vincere la medaglia d’argento a squadre.” E qualche episodio divertente? “Diciamo che con gli Arcieri di Piné il clima è sempre disteso e allegro”, dice Eleonora, “ed il merito è anche del nostro allenatore Aldo Maccarinelli che oltre ad essere uno degli elementi trainanti della Società, è anche una persona molto allegra e spiritosa. È stato uno dei primi ad usare il pulmino per le trasferte. Quando arriva a prenderci ha i finestrini abbassati da dove esce la musica dello zecchino d’oro: è veramente uno spasso.” IL LAVORO OLTRE LO SPORT Come detto, Eleonora lavora all’APT di Levico dove, grazie alla sua Laurea in Lingue Moderne, riesce a fornire indicazioni chiare anche ai turisti stranieri che passano le vacanze in Trentino. “Le lingue mi sono sempre piaciute”, dice Eleonora, “il mio lavoro mi piace molto perché ho un rapporto diretto con le persone ed ho la possibilità di parlare altre lingue. Per lo stesso motivo mi piacerebbe anche riuscire a fare qualche viaggio all’estero ma con il discorso degli allenamenti è un po’ difficoltoso”. ■

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Amici Artisti di Renzo Francescotti

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i sono pittori dei quali si potrebbe dire che tutta la vita hanno dipinto lo stesso soggetto: come Morandi che non si stancava mai di ruotare le sue bottiglie sopra un tavolo dipingendole, ogni volta rifacendo quello che sembrava lo stesso quadro. Ma così non era, perché scoprivi che c’erano nuove inquadrature, altre varianti, particolari diversi: bisognava coglierli, bastava osservarli, occorreva calarsi nel quadro. Sì, ma perché sempre bottiglie, con tutti gli infiniti soggetti che esistono nel mondo? Il soggetto non conta, potrebbe essere un qualsiasi altro. Diciamo che il pittore aveva ragioni sue per sentirsi attratto da quel soggetto: magari quelle bottiglie le aveva viste da piccolo, in casa di sua nonna e gli erano piaciute, se ne sentiva attirato, aveva imparato ad amarle come amava sua nonna. E in quelle bottiglie coglieva un senso di solitudine e perciò le raggruppava, perché si facessero compagnia. E gli fa-

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STAGNI E FUOCHI NELLE BRUGHIERE COME MORANDI, ANCHE IL RIVANO ENRICO MENEGHELLI DIPINGE DA UNA VITA SOSTANZIALMENTE LO STESSO SOGGETTO. MA È PURE UN TESTARDO SPERIMENTATORE DI MATERIALI E DI TECNICHE cessero compagnia. E poi sua nonna era morta e lui, cresciuto, continuava a dipingere quelle bottiglie metafisiche perché ci sentiva la vita ma anche la solitudine e i destini di morte degli esseri umani e delle cose di cui diventavano metafore. E continuava a di-

pingerle per indagarvi il senso della vita, i rapporti tra noi e le cose, il rapporto che le cose hanno con noi: ovvero il senso, la verità della vita. Anche il rivano Enrico Meneghelli, pur essendo nato a Riva sulle rive blu del più bel lago d’Italia, dipinge da una vita sostanzialmente lo stesso soggetto: gli stagni e le brughiere. Singolare artista, per questo, ma anche perché è arrivato alla pittura abbastanza tardi, da autodidatta, dopo aver frequentato per lunghi anni, fuori regione, le mostre estemporanee cui l’amico Franco Chiarani di Arco partecipava, vincendone molte. Enrico si limitava a guardare, a fare domande, pur (coscientemente o non) rubando il mestiere. Finché – vincendo la sua fisiologica timidezza – partecipa anche lui, viene premiato, diventa così bravo da vincere concorsi per opere pubbliche anche in campo nazionale. A cinquant’anni tiene la sua prima personale in Veneto, a Eraclea. Ha molti anni di svantaggio sui suoi colle-

ghi artisti che hanno cominciato ad esporre magari una trentina d’anni prima di lui; ma in cambio non mostra le acerbità tipiche dell’esordiente: è un pittore maturo, non solo d’anni. Ed è un testardo sperimentatore di materiali e di tecniche: ”Non ho mai usato l’acrilico – dice col suo mezzo sorriso timido. Lo considero un materiale freddo a livello epidermico, non attraente. Utilizzo ossidi in polvere, colori ad acqua lavabili mescolati con il classico olio di lino cotto, ma anche con


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smalti sintetici. Uso anche la vernice bituminosa, la polvere di titanio al posto del classico bianco al titanio, gli stucchi, le colle mescolate con colori a olio, la vernice sintetica per smalti…” E le sue tele raffigurano paludi, acquitrini, stagni, brughiere, che Enrico dipinge utilizzando tinte bruciate, cromie spente, prediligendo i grigi, gli ocra, i marrone, moltiplicando gli intrichi vegetali, in cui i verdi non compaiono praticamente mai, solo i gialli delle secchezze: sgranando le immagini, dissolvendo i contorni, tagliando le forme. Nei primi anni Duemila, Meneghelli aveva prodotto i suoi canneti e stagni ben definiti in opere di notevole ampiezza (cm 200x300), dipingendoli su lexan (una specie di plexiglas, ma infrangibile) esponendoli con notevole successo in manifestazioni pubbliche ad Arco e Trento. Potrebbe gratificarsi di questo successo, vendere molto facilmente le sue opere. Ma è une eterno scontento, vuole cercare altre strade, altre atmosfere. Progressivamente la sua pittura si fa sempre più franta, più rarefatta, viaggia verso l’astratto. Sotto l’ala dell’espressionismo, figurativo o astratto, in cui si situa tutta la sua produzione artistica, sono lavori ad olio o a tecnica mista, tirati a spatola, immagini sgranate, calcinate, materiche, informali, che non cercano la piacevolezza ma l’introspezione. Sono talvolta

angosciosi paesaggi dell’anima. Ma quest’anno il nostro Enrico, preparando una serie di nuovi lavori per la mostra alla Galleria Civica ”Craffonara” di Riva del Garda, prevista tra l’agosto e il settembre, ha riservato una sorpresa: a me come critico d’arte, ai suoi estimatori, a sua moglie Maria (che in tutti questi anni ha sempre seguito e appoggiato la sua attività pittorica): colori squillanti erano apparsi nelle sue tele! Il rosso, assieme ai verdi e ai gialli, è addirittura esploso. È anche successo, che certe tele realizzate all’inizio del nuovo millennio, siano state riprese introducendo il

colore tenuto nelle precedenti cromie volutamente spente. E l’osservatore viene avvisato perché questi quadri – come ad esempio Il grande nano (2003-2018) o Giocando con Franco, due lavori le cui dimensioni quadrate si aggirano attorno a un metro per lato, portano appunto due date. Ma perché queste intrusioni dei colori, specialmente del rosso scarlatto, oltre che dei gialli e della gamma dei verdi? Difficile dirlo: nemmeno l’artista lo saprebbe, molto probabilmente, spiegare. Probabilmente c’è il desiderio del nuovo, ma anche, sicuramente, un modo diverso di co-

gliere la vita. Nel presentare la mostra alla “Craffonara”, nello scritto in catalogo come anche a voce, ho fatto l’ipotesi che questi rossi siano da interpretare metaforicamente, come “incendi nella brughiera”. Ma le letture potrebbero essere anche altre. Perché la pittura di Enrico Meneghelli è difficile da penetrare, da metabolizzare. Ma se fai questo sforzo senti che le sue sono tele che non ti stancano mai: ogni volta ci scopri cose nuove, significati, allusioni, metafore nuove. Che non sono solo nelle tele ma avverti che sono anche in te. ■

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A TRENTO ARRIVA IL FESTIVAL DELLO SPORT

di Silvia Tarter

4 GIORNI DI EVENTI, INCONTRI E SPETTACOLI, TUTTI DEDICATI AL GRANDE MONDO DELLO SPORT. TEMA CENTRALE SARÀ IL RECORD, LA SUA STORIA, LA SUA COSTRUZIONE, IL SUO VALORE SIMBOLICO PER SQUADRE ED ATLETI

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all’11 al 14 ottobre Trento si tingerà letteralmente di rosa; ovunque compariranno loghi con il simbolo di un globo rosa e di una farfalla blu. Le sue strade e i suoi palazzi si riempiranno di atleti, sportivi, esperti e visitatori curiosi, che per quattro giorni animeranno la città, uniti dalla stessa grande passione. Le piazze si trasformeranno in luoghi dove poter assistere a incontri straordinari, scalare palestre di roccia, tirare di scherma o di fioretto; alcune vie invece verranno chiuse al traffico per diventare piste da skiroll. Insomma, per un lungo fine settimana il capoluogo trentino si tramuterà in una vera e propria capitale dello sport, come mai era accaduto prima d’oggi. In città, infatti, già si respira grande attesa per ospitare la prima edizione del nuovo “Il Festival dello sport”, un evento di portata nazionale ed internazionale organizzato dalla Gazzetta dello Sport, primo quotidiano sportivo italiano, e dal Trentino, con il sostegno del Coni – Comitato Olimpico Nazionale Italiano e del CIP - Comitato Italiano Paralimpico. Il nostro territorio ben si presta ad ospitare un evento di simile portata: il Trentino è infatti la regione più sportiva d’Italia per numero di praticanti, come ha affermato l’amministratore unico di Trentino Marketing Maurizio Rossini, tanto che ben 6 turisti su 10 lo scelgono

per praticare sport. Tutto pronto quindi per una quattro giorni davvero ricchissima di appuntamenti ed incontri dove respirare, vivere, e perché no, anche praticare, lo sport a 360 gradi. Ecco dunque i numeri della manifestazione: ci saranno oltre 100 eventi, tutti gratuiti e condotti da 50 giornalisti della Gazzetta dello Sport, che avranno luogo in 15 differenti location della città, tra le quali ci si potrà spostare tranquillamente a piedi, e vedranno come protagonisti ben 150 ospiti del mondo dello sport, atleti, ma anche tecnici, coach, medici, profili istituzionali, dirigenti, appassionati di sport provenienti dal mondo dei media, della 59

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cultura e dell’arte. Il fil rouge di questa prima edizione del festival sarà poi il record, da sempre sogno e ambizione di ogni atleta e di ogni squadra di qualunque epoca, appartenente a qualunque disciplina sportiva. Parecchi incontri, dialoghi e confronti che animeranno queste giornate ottobrine ruoteranno dunque attorno a questo limite massimo fortemente simbolico per l’epica dello sport, per riflettere su come costruire un record, come raggiungerlo e come difenderlo. Conquistare un record significa infatti oltrepassare una barriera ed entrare nella storia, ritagliarsi un posto tra i grandi, ottenere fama e diventare indelebile. Come Giacomo Agostini o Reinhold Messner, personaggi tra i tanti, ospiti al festival, che per i loro risultati sportivi sono entrati nel novero dei mostri sacri. Ma entrare non è affatto facile. Dietro al traguardo di un record si celano storie di ansia, tensione psicologica, sofferenza e fatica. Naturalmente, il focus sui record sarà anche l’occasione per raccontare e lasciarsi emozionare da grandi storie di imprese sportive di atleti ed atlete, campioni e campionesse, campioni paralimpici e squadre, tutti accomunati da uno stesso sogno. Ricordi e testimonianze verranno narrati nei diversi momenti previsti dal festival: i faccia a faccia, ovvero le interviste uno contro uno che si terranno tutti i giorni al Teatro Sociale e all’audi-

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torium Santa Chiara; le conversazioni, in Sala Depero con personaggi che hanno fatto la storia dello sport, campioni, ma anche dirigenti, tecnici e appassionati, e le tribune, dibattiti a più voci tra campioni e campionesse di oggi e di ieri, per ascoltare storie vere e svelare anche qualche retroscena, che si svolgeranno

ogni giorno all’auditorium Santa Chiara e al Teatro Sociale fino ad esaurimento posti in sala. Inoltre, sarà possibile per i visitatori partecipare anche a workshop (a numero chiuso, a Palazzo Geremia), laboratori dove imparare dai grandi professionisti strategie e segreti per apprendere come raggiungere e consolidare un risultato sportivo, discutendo anche di tematiche correlate quali l’importanza di una corretta nutrizione e aspetti di medicina sportiva. Il cinema Vittoria proporrà poi per tutta la durata del festival una ricca rassegna di film dedicati allo sport e ai record, in collaborazione con il Trento

Film Festival, mentre in Piazza Duomo verrà adibito uno spazio speciale dedicato ai libri, il bookstore, dove avranno luogo presentazioni di libri e incontri con autori. In piazza Battisti verrà predisposta una location dedicata invece alla scienza e alla tecnologia, all’innovazione e alla ricerca: il Tech Dome, in collaborazione con Trentino Sviluppo e Fondazione Bruno Kessler. Anche il Muse non sarà da meno e per l’occasione offrirà un programma speciale, mentre Palazzo delle Albere ospiterà la mostra “Tutti i colori del motomondiale”, con l’esposizione di caschi creati dal noto designer romagnolo Aldo Drudi. E poiché la voglia di sport è contagiosa e parlarne solamente non basta, in molte piazze della città saranno allestiti degli spazi, i camp, dove potersi cimentare con diverse pratiche sportive: campi da gioco, palestre, pedane per la scherma e il fioretto, circuiti..., per divertirsi e allenarsi, guidati anche da coach professionisti, in collaborazione con le federazioni e associazioni locali dei vari sport: Basket, con Aquila Basket - Albatros Basket; Volley, con Trentino Volley; Scherma, con Fis - Club Scherma Trento; Arrampicata, con Fasi - Guide Alpine; Ciclismo e Mountain bike, con Fci - U.S. Aurora - C.C. Forti E Veloci; Atletica e running, con Fidal - Atletica Trento; Skiroll, con Fisi - Asd Charly Gaul. Ma chi saranno i protagonisti, le star di questa prima, densissima edizione? Qui di seguito, riportiamo il programma nel dettaglio:


trentinoattualità Giovedì 11 ottobre h. 16.00 Drudi Performance, Livree da corsa, ospiti Aldo Drudi, Gigi Soldano e Mario Meregalli, Palazzo delle Albere h. 16.30 Con il piede giusto, ospite Vikash Dhorasoo, Piazza Duomo h. 17.30 Giro del mondo in una coppa di Stefano Bizzotto, ospite Stefano Bizzotto, Piazza Duomo h. 18.00 Inaugurazione del Festival dello Sport,Teatro Sociale, h. 18.30 Ride, Supercinema Vittoria h. 21.00 Play, Teatro Sociale Venerdì 12 ottobre I CAMP Basket e Volley: Piazza Fiera Ciclismo, Mountain Bike, Running e Atletica: Piazza Dante Scherma: Piazza Duomo Arrampicata: Piazza Santa Maria Maggiore h. 10.00 Trento – Bondone, 56 anni dopo, ospite Giacomo Agostini, Piazza Duomo h. 10.00 Drudi Performance, Livree da corsa, ospiti Aldo Drudi, Palazzo delle Albere

h. 14.30 “Scherma, schermo” di Davide Ferrario, ospite Davide Ferrario, Piazza Duomo h. 15.00 Ondra, il limite è un’illusione? ospite Adam Ondra, Piazza Santa Maria Maggiore

h. 15.00 Contador e la tripla corona, ospite Alberto Contador, Palazzo Geremia h. 15.30, Io per vincere Mangio così, ospiti Elisa di Francisca, Paolo Venturini e Antonio Paoli, Palazzo Geremia h. 16.00 Sport Mega Trends, ospiti Elisa Memmi e Javier Tebas, Piazza Cesare Battisti h. 16.30 “Tipi che corrono” di Fulvio Massini, “Le salite più belle d’Italia” con Davide Cassani, ospiti Davide Cassani e Fulvio Massini, Piazza Duomo h. 17.30 Luna Rossa, la sfida continua, ospiti Patrizio Bertelli, Max Sirena e James Spithill, Teatro Sociale h. 17.30 L’Inter del triplete, ospiti Massimo Moratti, Javier Zanetti e Marco Tronchetti Provera, Auditorium Santa Chiara

h. 10.00 Drudi Performance, Livree da corsa, Palazzo delle Albere h. 10.00 Tre come loro: il grande sport femminile paralimpico, ospiti Martina Caironi, Bebe Vio e Francesca Porcellato, Auditorium Santa Chiara h. 10.00 Performance Tech, ospiti Andrea Tomat, Giovanni Corbetta e Fausto Pinarello, Mario Isola, Piazza Cesare Battisti h. 10.30 Il cacciatore di 8000, di Marco Confortola, ospite Marco Confortola, Piazza Duomo h. 11.00 Nash, il re degli assist nella NBA, ospite Steve Nash, Teatro Sociale h. 11.00 Il successo è un affare di famiglia, ospiti Federica Brignone e Maria Rosa Quario, Palazzo Geremia

h. 11.00 Il grande volley italiano, ospiti Gianlorenzo Blengini e Simone Giannelli, Sala Depero

h. 11.30 Il giornalismo sportivo digitale al tempo dei social Network, ospiti Emmanuel Alix, Emilio Contreras, Kike Levy, Luca Gelmini, Antonio Di Cianni, Piazza Cesare Battisti

h. 10.00 Baldini, da “Dio della maratona” a coach: un uomo sempre al comando, ospite Stefano Baldini, Palazzo Geremia

h. 15.00 La bellezza della F.1, ospiti Jean Alesi e Ross Brawn, Sala Depero

h. 10.30 Il respiro contro lo stress nello sport, ospiti Mike Maric, Igor Cassina, Palazzo Geremia

h. 11.00 “La montagna scintillante”, di Walter Bonatti, ospite Herves Barmasse, Piazza Duomo

Arrampicata: Piazza Santa Maria Maggiore

h. 11.00 Lo spettacolo del basket in carrozzina, ospiti Basket Albatros, UnipolSai e Briantea84 Cantù, Piazza Fiera h. 18.00 Moto, la rossa che emoziona, ospiti Gigi dall’Igna e Michele Pirro, Palazzo Geremia h. 18.00 Fuoricampo, Supercinema Vittoria h. 18.30 Billy Jean King, Muse

h. 12.00 Da Moser a Wiggins: la storia del record dell’ora, ospiti Francesco Moser e Bradley Wiggins, Auditorium Santa Chiara

h. 18.30 Antidoping contro doping: la sfida infinita, ospiti Andy Miah, Sébastien Gillot, Francesco Botrè, Leonardo Gallitelli e Guido Rispoli, Palazzo Geremia

h. 14.30 Il calcio, lo sport record nel mondo, ospiti Zvonimir Boban, Aleksander Ceferin, Gianni Infantino, Andrea Agnelli e Urbano Cairo, Teatro Sociale

h. 21.00 John Mcenroe – in the realm of perfection, Supercinema Vittoria

h. 11.30 Eterna Piccinini, ospite Francesca Piccinini, Sala Depero h. 11.30 “Più forte del buio” di Oney Tapia, ospite Oney Tapia, Piazza Duomo h. 12.30 Maldini, il calcio, il Milan: una storia infinita, ospite Paolo Maldini, Auditorium Santa Chiara h. 14.00 Medicina&Sport: la rottura del “crociato” , ospiti Rudy Tavana e Pier Paolo Mariani, Palazzo Geremia

h. 21.00 Il Giro d’Italia, ospite Gianfelice Facchetti, Piazza del Duomo h. 21.00 Storie da record, Teatro Sociale Sabato 13 ottobre I CAMP Basket e Volley: Piazza Fiera Ciclismo, Mountain Bike, Running e Atletica: Piazza Dante Scherma: Piazza Duomo

h. 14.30 Oltre i cyborg, la tecnologia e lo sport paralimpico, ospiti Giusy Versace, Markus Rehm, Cristophe Lecomte e Luca Pancalli, Sala Depero

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trentinoattualità h. 15.00 Cairoli e il sogno della stella, ospite Antonio Cairoli, Palazzo Geremia h. 15.00 Ultra, Supercinema Vittoria h. 15.00 Eravamo Immortali, ospite Manolo, Piazza Santa Maria Maggiore

h. 19.00 Goggia&Michielin: un live mai visto, ospiti Sofia Goggia e Francesca Michielin, Auditorium Santa Chiara h. 19.30 Eravamo quasi in cielo, ospite Gianfelice Facchetti, Muse h. 21.00 A night in Kinshasa, Teatro Sociale

h. 15.00 Tonya, Supercinema Vittoria

Domenica 14 ottobre

h. 16.00 Al Var dello sport, ospite Pierluigi Collina, Luigi Lamonica, Fabrizio Paquali, Nicola Rizzoli e Fabrizio Rossini, Piazza Cesare Battisti

Basket e Volley: Piazza Fiera Ciclismo, Mountain Bike, Running e Atletica: Piazza Dante Scherma: Piazza Duomo

h. 15.30 Le cipolline, il calcio giovanile e il Gasp, ospiti Gian Piero Gasperini e Luigi Garlando, Piazza del Duomo h. 15.00 Mangiare bene per vincere meglio, ospiti Luca Gatteschi, Elisabetta Orsi, Elena Vallortigara e Andrea Segrè, Palazzo Geremia h. 15.30 Il fioretto femminile padrone del mondo, ospiti Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali e Alice Volpi, Teatro Sociale

h. 15.00 Donne verticali, ospiti Angelika Rainer e Angela Eiter, Piazza Fiera

h. 21.00 Le grand bleu, ospite Luca Genoni, Supercinema Vittoria

I CAMP

h. 15.00 Lo sport, la tv e i new media: storia di una svolta, riflettori sul futuro, ospiti Alessandro Araimo, Veronica Diquattro, Marco Giordani e Andrea Zappia, Piazza Cesare Battisti

h. 15.00 La bellezza del calcio raccontato dai maestri, ospiti Carlo Ancelotti, Josep Guardiola e Arrigo Sacchi, Auditorium Santa Chiara

Arrampicata: Piazza Santa Maria Maggiore h. 10.00 Mental coach: miti e realtà, ospiti Giovanni Gabrielli, Josefa Idem e Giuseppe Vercelli, Palazzo Geremia h. 10.00 E-sports quando lo sport è tecnologia, ospiti Salvatore De Angelis, Mattia Guarracino, Amir Hajar, Edoardo Revello, Daniel Schmidhofer e Julian Tan, Piazza Cesare Battisti h. 10.00 Drudi Performance, Livree da corsa, Palazzo delle Albere

h. 15.30 Max Biaggi, spettacolo in pista e fuori, ospite Max Biaggi, Palazzo Geremia

h. 16.00 Le ragazze d’oro del tennis, ospite Francesca Schiavone e Roberta Vinci, Teatro Sociale h. 16.30 “Ho fatto centro” di Oscar De Pellegrin, ospite Oscar De Pellegrin, Piazza Duomo h. 16.30 Nel cuore del record, ospiti Antonio Dello Russo e Paolo Zeppilli, Palazzo Geremia h. 17.30 Il mito Mennea vive ancora: sarà Tortu il suo erede? Ospite Pierfrancesco Pavoni, Donald O’Riley Quarrie, Carlo Simonato, Stefano Tilli, Filippo Tortu, Manuela Olivieri Mennea e Salvino Tortu, Sala Depero

h. 11.00 La regina del nuoto, ospite Federica Pellegrini, Auditorium Santa Chiara

h. 16.00 Messner e la sua impresa più famosa, ospite Reinhold Messner, Auditorium Santa Chiara h. 16.30 “A bocce ferme” di Marco Malvaldi, “L’ombra del campione” di Luca Crovi, ospiti Luca Crovi e Marco Malvaldi, Piazza Duomo h. 17.00 Sport e sostenibilità, niente può essere come prima, ospiti Alessandro Benetton, Riccardo Bonadeo, Gian Paolo Montali, Fabrizio Longo e Kristian Ghedina, Palazzo Geremia h. 17.00 E-bike, la rivoluzione silenziosa, ospiti Marco Aurelio Fontana, Livio Suppo e Fabrizio Scalzotto, Piazza Cesare Battisti h. 18.00 Io e i miei oceani, ospite Giovanni Soldini, Teatro Sociale h. 18.00 Varenne, la leggenda senza fine, ospiti Roberto Brischetto, Enzo Giordano, Giampaolo Minnucci e Varenne, Muse h. 18.00 Diamantino, Supercinema Vittoria h. 18.30 “La fatica più bella” di Gastone Breccia, ospite Gastone Breccia, Piazza Duomo 62

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h. 11.00 “Tu che sei di me la miglior parte” di Enrico Brizzi, ospite Enrico Brizzi, Piazza Duomo

h. 18.00 L’uomo del gelo, ospiti Tamara Lunger e Simone Moro, Auditorium Santa Chiara

h. 11.30 Abbagnale, la famiglia dell’Olimpiade, ospiti Giuseppe Di Capua, Abbagnale Giuseppe, Carmine e Agostino, Palazzo Geremia

h. 18.00 Just Charlie, Supercinema Vittoria

h. 11.30 Oldani e Moser, a tavola con i campioni, ospiti Francesco Moser e Davide Oldani, Teatro Sociale h. 11.30 La cantera del Barça, un gioiello nel mondo del calcio, ospiti Carles Folguera e Guillermo Amor, Sala Depero h. 14.30 Basket, il roster dei record, ospiti Bob McAdoo, Dino Menghin, Dan Peterson, Riccardo Pittis e Roberto Premier, Sala Depero h. 14.30 “Radio Gol” di Riccardo Cucchi, ospite Riccardo Cucchi, Piazza Duomo

h. 18.30 L’epopea infinita dei tuffi: Giorgio e Tania Cagnotto, ospiti Giorgio e Tania Cagnotto, Teatro Sociale h. 19.00 “Pietro Mennea” di Tommy Dibari, ospiti Manuela Olivieri Mennea e Tommy Dibari, Piazza Duomo

Infine, per non lasciarsi scappare nessuno dei numerosissimi appuntamenti, in Piazza Duomo si potranno seguire in diretta gli incontri principali del palinsesto da un maxischermo, così come sul sito dell’evento www.ilfestivaldellosport.it


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JUST MARRIED, OGGI SPOSI E TUTTO QUELLO CHE RIGUARDA IL MATRIMONIO, MEGLIO SE DA FAVOLA… LA SCELTA DELL’ABITO, GLI ADDOBBI FLOREALI, LA LOCATION, LE BOMBONIERE DEL MOMENTO, IL TRUCCO ED IL MITICO VIAGGIO. TANTE IDEE E CONSIGLI PER LE NOZZE PERFETTE

L’

abito da sposa si veste di nuovo. Sempre diverso e sempre così eternamente romantico, il vestito più importante nella vita di una donna si riscopre più colorato rispetto ai dettami della tradizione. La moda sceglie toni più freschi e frizzanti del solito bianco candido, per donne

che vogliono sorprendere e distinguersi anche nel giorno del loro matrimonio. Vincenti le nuance dell’oro e dell’argento, le stoffe rosate, i seducenti toni del rosso e il colore lilla. Altro grande protagonista delle passerelle è il pizzo in tutte le sue varianti. Dagli intrecci arabeggianti del pizzo macramè, all’impalpabile trasparenza e leg-

gerezza di quello chantilly. Torna il volume nelle gonne, ampie e vaporose, che si contrappongono a stretti bustier. I tessuti sono il tulle o il taffettà e prediligono tagli che lasciano scoperta la schiena con profonde scollature sulle spalle o giochi di trasparenze creati da incantevoli intrecci di pizzo. Torna a calcare le passerel-

le l’abito corto, tra proposte sbarazzine al ginocchio e tagli asimmetrici che lasciano scoperte le caviglie e si allungano nella parte posteriore. Si tratta di abiti da sposa più difficili da portare, adatti solo a determinate corporature, esili ma non troppo, con ginocchia snelle e polpacci definiti. Il vestito da sposa corto sarà protagonista delle passerelle

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trentinospecialesposi anche per il prossimo inverno, risposta alla voglia di novità che anche l’abito più tradizionale richiede con sempre crescente insistenza. Tra bustier che terminano a punta e minigonne ampie stile impero, vengono proposte anche mini a palloncino, a tubino e modelli dalle linee morbide e sinuose. Tra i dettagli, tornano ad ornare le spose i fiocchi: dai più piccoli, che incorniciano la scollatura, a quelli maxi, da annodare alla nuca o per segnare la vita o il seno negli abiti stile impero. Già di moda lo scorso anno, sono un must di questa stagione i cristalli Swarovski, perfetti per illuminare viso e decolleté e disegnare giochi di luce sui tessuti più preziosi.

Una t radizione preziosa La fede nuziale è il gioiello prescelto dalla tradizione come simbolo del vincolo d’amore e fedeltà che il matrimonio costituisce per gli

sposi. Il momento del loro scambio è il più emozionante della cerimonia proprio perché suggella l’unione degli sposi e accompagna le promesse di amore e fedeltà eterni. Si tratta di un gioiello importante che va scelto con grande cura anche perché, se tutto va bene, è destinato a restare al dito per tutta la vita. I modelli classici sono: la “francesina”, “regina delle fedi”, molto sottile e leggermente bombata; la fede piatta; la “fede incrociata”, a più cerchi, dal desing moderno; la “fede classica”, estremamente semplice, ma comunque molto raffinata, a fascia, con i bordi smussati; la fede con brillante; quella della sposa potrà essere modificata nel tempo per accogliere altri diamanti, simbolo dei tanti anni trascorsi insieme. Tra le possibili varianti, citiamo il recupero di un anello d’epoca prezioso e antico o, un’opzione adatta solo a sposi molto alternativi, la fede tatuata direttamente sulla pelle.

Per quanto riguarda il metallo, oltre a tutte le varianti dell’oro, sempre più richiesto è il platino, puro, prezioso, raro e resistente. Importante in tal caso è affidarsi ad un gioielliere di fiducia che possa garantire l’autenticità del marchio originale (Pt 950). All’interno delle fedi è ammessa l’incisione dei nome degli sposi e la data del matrimonio, in ossequio ad un’antica usanza che risale al Settecento. La grammatura deve essere compresa tra i 3 ed i 16 grammi per non oltrepassare i limiti del buon gusto e non esagerare nel prezzo; la fede infatti, se non è griffata e presenta una lavorazione semplice, viene venduta secondo il prezzo del peso dell’oro impiegato.

Fiori, sempre protagonist i Delicati e profumati, colorati e coreografici. Questo, e molto altro ancora, rappre-

sentano i fiori nell’ambito del matrimonio. Presenti ovunque, in ognuno dei singoli momenti che costituiscono la cerimonia, vanno scelti con cura e minuziosa dovizia, per renderli visibili ma al tempo stesso discreta presenza dai toni dolci e tematici. La passione per l’arte floreale si traduce nei gusti e nelle interpretazioni personali, ma anche in questo campo si fanno sentire le tendenze più recenti e decisamente molto accattivanti, dagli effetti stupefacenti. Il trend al momento parla di stile retrò, definito vintage style, un raffinato intreccio di sobrietà ed eleganza. Sfilano quindi le rose antiche, le peonie, le ortensie, le dalie; campagnoli e genuini i ranuncoli, accompagnanti da foglie di contorno che riportano alla stagione. I colori sono quelli delicati, assolutamente vincenti: il rosa antico, il violetto della lavanda e tutte le sfumature del beige accesi intenzionalmente – ma solo a tratti ben delineati – dai toni accesi e vibranti del

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trentinospecialesposi porpora, del corallo, del blu e del viola. Il bouquet della sposa, che sintetizza il filo conduttore floreale, riscopre l’abbinamento semplicità e raffinata eleganza e si traduce in un armonico insieme di calle e rose, delle tante versioni delle peonie e dei fiori più rappresentano l’evento. Al fiore si aggiunge il particolare, che da dettaglio diventa protagonista: il glitter, l’inserto oro o argento, i cristalli scintillanti e l’inserto agreste con foglie di campo per un effetto country estremamente gradevole.

Mat rimonio all’italiana Il matrimonio d’inverno sembra incontrare sempre più i desideri degli sposi italiani. L’impossibilità di stare all’aperto a lungo e la necessità di procurarsi abiti adeguati, di solito più costosi rispetto ai modelli estivi, sono gli unici svantaggi per chi sceglie di sposarsi nei mesi freddi.

Organizzare la festa del dopo cerimonia al chiuso non è infatti un problema: castelli, masi, alberghi, ristoranti, ville, sono tutte ottime alternative, anche se le location più suggestive rimangono senz’altro il castello o il casale rustico. Entrambi infatti, soprattutto se incorniciati dal manto bianco della neve, permettono di creare ambienti accoglienti e caldi per un matrimonio davvero da favola. Il castello sarà cosparso di fiaccole e candele che segnano il percorso di sposi e invitati; i tavoli saranno apparecchiati con tovaglie damascate color panna o avorio, posate d’argento e piatti di porcellana. La stoffa in tinta verrà fermata alle sedie con romantici fiocchi, mentre le decorazioni floreali saranno classiche ed eleganti sui toni del bianco, magari con qualche inserto di colore acceso. Nel caso del casale è bene cercarne uno circondato da un bel paesaggio e, se possibile, dotato di una sala con caminetto: terrete le luci soffuse e, con l’aiuto

di composizioni di candele di varie altezze, potrete creare un’atmosfera davvero unica. Per chi ama lo sfarzo è perfetta la villa d’epoca, una delle location più eleganti, adatta ai matrimoni celebrati in cattedrale o in basilica, con la sposa in abito lungo. Questi luoghi consentono di utilizzare diversi ambienti: il banchetto si svolgerà in inverno nelle sale più grandi, ricche di affreschi e arredi preziosi, nel parco invece nei mesi più caldi. Si potranno allestire alcuni angoli riservati per consentire agli ospiti di chiacchierare tra loro in tutta tranquillità e disporre di una sala da ballo per il dopo cena; il parco e i giardini permettono inoltre di poter passeggiare e scattare bellissime fotografie, oltre che di ambientarvi l’aperitivo e il brindisi di chiusura. Chi non vuole rinunciare allo sfarzo e al fascino del passato ma nemmeno allontanarsi dal centro della città, può scegliere il palazzo d’epoca, perfetto per i matrimoni che si svolgono nei mesi invernali,

quando è più scomodo muoversi con le automobili e la presenza di giardini e verde non è indispensabile. Se il palazzo è ubicato nei pressi della chiesa prescelta o del municipio, si potrà raggiungere il banchetto a piedi, in corteo. Il matrimonio nei mesi caldi prevede di solito il pranzo all’aperto, magari nel giardino di un castello, di una villa, ma anche di un maso più spartano; in questo caso conta moltissimo la bellezza del paesaggio circostante. Il casale rustico può essere la soluzione ideale, soprattutto se gli sposi preferiscono un matrimonio meno formale e a contatto con la natura. Il classico ristornate rimane senz’altro la soluzione che più di ogni altra privilegia il pranzo “in senso stretto” e, anche per questo, si presta meglio ai festeggiamenti familiari. Anche se oggi, soprattutto alle coppie più giovani, può apparire una scelta obsoleta, si tratta di un’alternativa che offre molteplici possibilità. Potrete scegliere

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trentinospecialesposi ristoranti lussuosi, posti in zone di pregio con meravigliosi panorami e organizzare un banchetto ricco e sfarzoso, oppure prenotare in un ristorante più “alla mano” e risparmiare un po’. Imprescindibile però scegliere un luogo ove sia garantita la bontà del pasto! A questa soluzione può essere abbinato anche un altro momento, magari in una diversa location, ad esempio una festa serale per gli invitati più giovani presso una discoteca o un club.

Capelli, ovvero hairstyle Sciolti o raccolti che siano, i capelli rappresentano e completano interamente lo stile dell’abito, interpretando appieno la lettura stilistica dell’evento. Le parole chiave in fatto di capelli sembrano essere tutte le diverse sfumature delle onde. Ravvivare l’acconciatura con morbidi ed ondulati stili, caratterizza il lato romantico del matrimonio e dona quell’effetto anni ’20 e ’50, tanto caro alle spose di oggi. Lungo o corto che sia il taglio, largo spazio al mosso ordinato. Messi al bando chignon troppo stretti e pieghe troppo tirate, è ora il momento dei capelli sciol-

ti, disposti in onde vintage o trecce decorate con fiori, meglio se freschi e di immediato richiamo agli addobbi ed al bouquet. Per quante portano i capelli lunghi, si può scegliere di lasciarli cadere naturali sulle spalle o raccoglierli in maniera parziale, sempre però in modo naturale. Sì anche alla coda di cavallo, preferibilmente chiusa, bassa o laterale, che cade morbida sulla spalla. Il tocco glam è costituito dal pizzo tra i capelli e il ritorno della veletta, accessorio che sostiene la tendenza vintage e dona un tocco di eleganza e di mistero. Sempre indispensabile la prova acconciatura corredata con l’abito indossato, per un riscontro immediato e completo del look sposa pensato.

Tra pizzi e confet t i I confetti hanno alle loro spalle una lunga tradizione che si ricollega all’antica usanza romana di ricoprire noci, pinoli o nocciole con il miele in occasione di nascite o matrimoni. Il nome “confetto” – dal latino ‘confectum’, participio passato di conficere, ossia preparato, confezionato - nel Medioevo indicava infatti la frutta secca ricoperta di miele. La prima traccia scritta riguardante i

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confetti veri e propri risale alla fine del ‘400 e testimonia come la storia di questo dolce affondi le radici nella tradizione del nostro Paese e sia da sempre collegata ad una funzione di buon augurio. L’Italia ancora oggi è fra i primi produttori di confetti al mondo (soprattutto in Abruzzo e Campania) anche se i maggiori consumatori sono il Portogallo e la Spagna. Famosi sono in particolare i confetti di Sulmona, realizzati con le mandorle di Avola (le più pregiate). La tradizione vuole che il confetto da matrimonio sia bianco, ad indicare la purezza dell’unione coniugale. Il rito del lancio dei confetti all’uscita del corteo dalla chiesa - in passato chiamato sciarra, ossia rissa, baccano, in riferimento ai bambini che correvano poi a raccogliere i dolci creando confusione è una tradizione che ha origini pagane, ricollegandosi direttamente agli antichi riti d’invocazione di prosperità e fecondità. Anche oggi, del resto, i confetti sono simbolo di augurio per un matrimonio prospero e ricco di frutti e vanno sempre inseriti in numero dispari nelle bomboniere. Le bomboniere sono un omaggio degli sposi agli invitati e in generale a tutti

coloro che hanno fatto loro un regalo di nozze, anche se non invitati come ringraziamento per aver condiviso insieme l’emozione di questo importante evento. La tradizione della bomboniera si ricollega a quella dei confetti; in passato, infatti, gli sposi avevano l’abitudine di donare agli ospiti un dolcetto in segno di ringraziamento che poi, con il tempo, venne confezionato utilizzando un piccolo contenitore; all’interno di questo, che assunse forme sempre più variegate, si continuarono a racchiudere piccole prelibatezze, come noci e mandorle che, con la diffusione dello zucchero, cominciarono ad essere glassati (confetti). Gli oggetti più adatti a fungere da bomboniera sono quelli di piccole dimensioni, dalla statuetta in ceramica o cristallo, alla cornice in argento, alla scatola in vetro, l’importante è scegliere con gusto evitando oggetti troppo kitsch. Ad ogni oggetto va unito un sacchettino contenente i confetti e un piccolo biglietto con il nome della sposa, a sinistra, e quello dello sposo, a destra. Se il materiale lo permette, si possono far incidere o ricamare le iniziali degli sposi e la data delle nozze direttamente sulla bomboniera. Sarà comunque sufficiente donare a


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trentinospecialesposi tutti gli invitati un semplice porta-confetti, ossia un sacchettino decorato, mentre si può riservare la bomboniera vera e propria, più costosa, agli ospiti di riguardo, come i testimoni e i parenti stretti. Le bomboniere vanno ordinate almeno due mesi prima della cerimonia e verranno consegnate dalla sposa agli invitati (una per ogni nucleo familiare) al termine del ricevimento, prima dei saluti. A chi non è stato invitato o non è presente alle nozze ma ha fatto un regalo, verranno consegnate al ritorno dalla luna di miele, senza far passare troppo tempo. Non è detto che, per chi vuole uscire dagli schemi della tradizione, la bomboniera non possa essere sostituita da un altro pensiero, più originale.

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Il servizio fotografico è indispensabile mezzo per immortalare questa importante giornata. Vi sconsigliamo di affidarvi esclusivamente ad amici e parenti, a meno che non abbiate in famiglia qualcuno di provata capacità e bravura. Preferite piuttosto un professionista del settore anche se la scelta non è sempre così facile. Vi suggeriamo di cercarlo con un certo anticipo (circa tre mesi prima delle nozze), visitando gli studi di diversi fotografi e visionando i loro precedenti lavori. Potrete così sincerarvi che il loro stile sia di vostro gradimento così come dell’abilità del professionista in questione. Procedete allora a definire i dettagli del servizio che richiedete: fate un elenco delle foto che assolutamente non devono mancare, informatevi su cosa è compreso nel prezzo e se i negativi rimarranno a voi oppure no. Chiedete di essere immortalati non solo

nelle classiche fotografie in posa ma anche mentre vivete con naturalezza i vari momenti della giornata: le fotografie “rubate” sono quasi sempre le più belle. Il consueto album fotografico che privilegia immagini curate e studiate infatti, viene oggi di solito sostituito con uno più moderno che sappia cogliere sorrisi, abbracci, espressioni di sposi e invitati senza “disturbare”, in modo che risultino più spontanei possibili. Quando finalmente avrete in mano le stampe, scegliete le migliori e le più significative; potete quindi comporre voi stessi l’album di nozze, decidendo insieme come disporre le immagini e scrivendo a penna i vostri pensieri accanto alle foto, o affidare anche questo compito al vostro fotografo che senz’altro, grazie alle moderne tecniche di sviluppo e rielaborazione delle immagini, farà delle vostre fotografie un bellissimo libro di ricordi. Potete anche ingaggiare qualcuno perché giri un filmato o affidare questo compito ad un amico o un parente fidato: vi resterà così un ulteriore ricordo della giornata più importante della vostra storia d’amore. I punti da tenere a mente sono questi: pianificare con il fotografo tutti i costi (a forfait, a stampa, ad ore), compresi i probabili extra; informarlo sulla data precisa di celebrazione del matrimonio; concordare i vari luoghi in cui sarà eseguito il servizio (casa della sposa, casa dello sposo, chiesa, luogo del ricevimento, ecc…); indicare gli scatti che non possono mancare; farsi dare il nome di un possibile sostituto del fotografo qualora subentrino “contrattempi dell’ultimo minuto”; stabilire l’orario preciso in cui è prevista la presenza del fotografo; stabilire il tipo di album che si intende realizzare nonché i tempi di consegna; stabilire le modalità dell’anticipo e della forma


trentinospecialesposi di pagamento; qualora si desideri avere anche i negativi, bisogna preventivamente richiederli in quanto, ai sensi della Legge sui Diritti d’autore, questi appartengono a chi fa le fotografie.

La locat ion I luoghi perfetti per la cerimonia ed il rinfresco non vanno idealizzati, ma creati e pensati su misura per gli sposi. La giusta soluzione deve essere un posto che trasmetta emozioni, che si colleghi ai vissuti dei protagonisti e che costituisca soprattutto un imperdibile scenario per fissare i momenti più belli ed intensi. Premesso questo, la tendenza attuale è quella del matrimonio green, in montagna, tra i vigneti, nelle fattorie. Molto gettonati anche i musei – che spesso mettono a disposizione sale e spazi adeguati – le baite alpine ed i vecchi fienili. Essenziale il raccordo con la vita dei protagonisti; i luoghi possono essere ispirati ad un particolare momento di vita, ad un ricordo d’infanzia, ad un’esperienza vissuta. Sempre nella lista dei favoriti le ville e i castelli, che regalano attimi indimenticabili. Vastissima la scelta, a seconda del numero degli invitati e del filo conduttore dell’evento.

L’abito di lei L’abito rappresenta le nozze, è il primo pensiero della sposa e del suo sogno. Esiste quello perfetto? Certamente, basta scegliere quello che risponda ai criteri necessari per il matrimonio: sensualità, raffinatezza ed eleganza. Per quante optano ad indossare un unico vestito per la celebrazione ed il rinfresco, la parola chiave deve anche essere una comodità quantomeno accettabile e sem-

plice da indossare. Il colore, manco a dirlo, è il bianco in tutte le sue sfumature. Ma c’è chi osa anche con il colore – e le star americane ne sanno qualcosa – specie nelle gamme del rosa e dell’azzurro. Colori a parte, la sposa deve essere bella e seducente ma senza strafare; la tendenza del momento richiama a forme morbide che esaltano la femminilità, impreziosita e messa in risalto anche da scollature profonde, soprattutto sulla schiena. E se favola dev’essere, via ai tessuti da favola: inserti di pizzo, cristalli dappertutto, nuvole di velo e di tulle. L’abito del momento è quello a sirena, avente come punto forte la scollatura sulla schiena e la coda dell’abito che ricade in morbide forme; per un effetto scenico, il corpetto è scolpito e quasi intagliato, con giochi di trasparenze retrò. Per le super romantiche, la gonna ampia a balze, il monospalla, e lo strascico, anche appena accennato. Fondamentale esaltare il punto vita con preziose cinture o trasparenze sensuali. Sempre apprezzato anche il taglio dritto con mini strascico, per un abito all’insegna della sobrietà e del gusto classico e intramontabile.

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Scarpa e tacchi, binomio vincente La sposa deve risplendere in ogni minimo particolare, dalla testa ai piedi, senza tralasciare nulla di curatissimo e prezioso. Elemento importantissimo la scarpa, possibilmente scintillante, preziosa e raffinata. Le calzature giocano un ruolo fondamentale e vanno scelte seguendo lo stile del matrimonio, l’interpretazione dell’evento e naturalmente il look definito dall’abito. Di gran voga il tacco alto – che

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trentinospecialesposi garantiscono un effetto dimagrimento immediato, di anche due taglie in meno. I colori saranno strettamente coordinati all’abito, con la preferenza verso il bianco, il perla e l’avorio; apprezzabili e di gran moda anche i toni delicati delle tinte pastello. Le calze saranno trasparenti o bianche, meglio autoreggenti per un tocco ancora più sensuale. Per la prima notte di nozze, largo ai babydoll trasparenti, ai corsetti con un pizzico di audacia ed alle raffinate sottovesti di seta o di pizzo.

L’abito di lui slancia e valorizza ogni figura – arricchito da un ampio plateau, sempre indicato per mettere in luce la siluette. Dettaglio perfetto è l’intaglio in pizzo o ricamato, impreziosito da cristalli. Sulla cresta dell’onda la scarpa in raso, quella tempestata di gioielli, il sandalo altissimo con tacco a spillo.

L’int imo perfet to Tutti i grandi marchi che firmano l’intimo femminile hanno uno spazio per la wedding collection, pensata per la donna esigente ed attenta alla propria femmi-

nilità. Sotto il vestito, che rappresenta l’essenza più visibile della sposa, la cura per i dettagli deve essere ai massimi livelli: dalla sottoveste alla giarrettiera, dal babydoll al body modellante. Indispensabile provare sempre l’intimo scelto sotto l’abito da sposa per scongiurare la fuoriuscita di spalline o altri spiacevoli inconvenienti, come cuciture troppo vistose o tagli che segnano i fianchi. La scelta del reggiseno deve tener conto del risalto necessario alla scollatura: non troppo modesto ma nemmeno esplosivo. Per chi ne avesse bisogno, via libera ai capi intimi modellanti, che

Come la sposa, anche lo sposo diventa protagonista delle nozze, a cominciare dall’abito. Attualmente esiste un vero e proprio vademecum tutto pensato per lui e per il suo look, che deve tener conto di alcuni elementi fondamentali. Innanzitutto è d’obbligo il tre pezzi, con un richiamo stretto al vestito della sposa. Per gli amanti del classico, largo spazio ai modelli che prevedono il tight in lana, con gilet a cinque bottoni o al gettonatissimo doppiopetto. La camicia di tendenza è rigorosamente bianca, con polsi doppi. La cravatta si alterna al papillon o al plastron di seta, secondo

l’inclinazione e l’impostazione dell’intera cerimonia. Ai dettagli classici, caratterizzati da uno stile sobrio e raffinato, si affiancano le innovazioni e le trovate più ardite, come gli inserti scintillanti sulla giacca da abbinare a qualche richiamo trendy sui polsini e sulla camicia. La scelta tra tradizionale e moderno è esclusivamente personale e personalizzabile; il colore del momento è l’azzurro, ma incontra moltissimi favori anche il classico impreziosito da dettagli nuovissimi e all’ultima moda, come i glitter che richiamano l’abito della sposa. Non trascurabili gli accessori, come l’orologio da polso e le bretelle, che danno un tocco di ricercatezza e di originalità, senza dimenticare il classico stile dello sposo. Largo spa-

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trentinospecialesposi zio anche ai tessuti raffinati, proposti in tinte pastello. Per stupire e riconoscersi unici.

Nail art Mani e piedi devono essere ben curati nel giorno più bello. Contrariamente a quanto si può pensare, questi sono i punti dove si concentra l’attenzione di tutti: dello sposo in primis, ma anche degli invitati, che vorranno ammirare la fede. Per avere unghie bellissime, deve essere realizzata la manicure basic, con un’accurata pulizia dell’unghia e relativa rimozione delle cuticole. Una volta stesa la base la base trasparente ed applicato in seguito uno smalto perlato bianco, si può scatenare la fantasia, decorando l’unghia con motivi pizzo, strass e glitter, sempre in stretta connessione con l’abito. Anche nel caso di queste fondamentali e molto visibili parti del corpo, la parola d’ordine è eleganza: no a nail troppo impegnative ed esteticamente pesanti, no ad unghie troppo lunghe o dalle forme insolite per non sottrarre attenzione al contesto generale della cerimonia.

Il t rucco del giorno più bello Il trucco c’è e si deve vedere. Ma va studiato nei minimi particolari, calibrato al look complessivo della sposa e realizzato con prodotti di alta qualità. Resterà un ricordo indelebile, che la protagonista delle nozze rivedrà per sempre nei filmati e nelle foto. Oltre all’effetto visivo, deve essere anche a prova di lacrime, di stress e di flash. La pelle deve essere preparata almeno una settimana prima con un peeling e salvaguardata dai raggi solari. Indispensabile la scelta di una truccatrice,

che vedrà preventivamente l’abito scelto, coglierà lo stile del matrimonio ed agirà di conseguenza. Labbra e occhi devono essere ben bilanciati tra di loro: chi ha occhi profondi e importanti, andrà ad alleggerire il trucco delle labbra; chi invece punta a mettere in risalto proprio queste ultime, alleggerirà gli occhi con tonalità chiari e naturali. Esistono anche alcuni semplici strategie per un trucco efficace e resistente. Largo ai toni di fondo del giallo, che meglio resistono agli scatti dei fotografi; attenzione a coordinare matita e rossetto per le labbra; tenere sottomano cipria e gloss.

La musica Elemento imprescindibile, la musica non può mancare neanche nella più semplice delle cerimonie, a partire dalla chiesa fino al momento del ballo. Le note valorizzano i momenti clou, li fissano nella memoria ed esaltano le emozioni. Ma come scegliere la colonna sonora delle nozze? Indubbiamente esistono tracce che più si addicono a seconda della tipologia del matrimonio. Per il rito civile, le più richieste sono le canzoni d’amore, che magari hanno segnato indissolubilmente il legame tra i due innamorati. Per la cerimonia religiosa, è sempre attualissima la classica marcia nuziale di Mendelssohn per l’ingresso della sposa e quella di Wagner all’uscita degli sposi; all’offertorio, la struggente Ave Maria di Schubert. Durante il ricevimento, via libera ai generi preferiti ed ai ritmi più vivaci, avendo l’accortezza di non eccedere con il volume, per non penalizzare le conversazioni tra invitati. Vanno sempre fortissimo le compilation vintage dagli anni ’60 in poi, per la gioia di tutti gli invitati, anche i più datati.

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A sentire chi ci ha governato in questi ultimi lunghi anni, sembra che i valori dell’autonomia siano salvaguardati solo da una parte politica, che crea allarmismi nell’ottica di un cambiamento alla guida della Provincia. Ma chi ha detto che è così? Forse è meglio fare un po’ di chiarezza. Per quanto mi riguarda la nostra autonomia è la mia passione da sempre, tanto che quando mi sono laureata, quindi ormai diciotto anni fa, la mia tesi verteva su uno studio politologico del passaggio dal primo al secondo Statuto di autonomia. Quello di cui faccio parte è un partito nazionalista, certamente, che crede però nelle situazioni locali di eccellenza. Ogni territorio deve esprimere e gestire in autonomia le proprie specificità perché il quadro di insieme sia solido. Il nostro Paese è come un puzzle, in cui ogni pezzo è fondamentale con le sue forme e i suoi colori. Per questo anche per noi di FDI la salvaguardia della nostra autonomia è fondamentale, perché queste forme e questi colori siano preservati, e proprio per questo facciamo costantemente sul territorio un lavoro di ascolto concreto. Crediamo fortemente che la nostra “Autonomia Positiva” debba essere esportata come modello alle altre realtà regionali, e per questo, per essere più forte anche nel dialogo con Roma, il Trentino deve essere considerato nella sua interezza, dando importanza alle istanze del capoluogo tanto quanto a quelle delle valli. Oggi però non è ieri. I presupposti grazie ai quali abbiamo ottenuto allora l’autonomia non ci sono più, e oggi dobbiamo continuare a meritare questa “opportunità” che tutti ci invidiano. Il compito della politica provinciale è quello di continuare a mettere in campo valide politiche per un continuo rilancio del Trentino, che ne dimostrino senza sosta la sua virtuosità. E questo è proprio ciò che Fratelli d’Italia vuole fare.

VOTA FRANCESCA GEROSA

#facciamoripartireiltrentino #nevogliamoparlare

FRANCESCA GEROSA 42 anni, già consigliere comunale di Trento dal 2009 al 2015, imprenditrice e madre di due figli di 8 e 11 anni, è tornata dopo qualche anno sullo scenario della politica trentina.

Per conoscere il mio programma, seguitemi

ELEZIONI PROVINCIALI

21 OTTOBRE 2018

Messaggio politico elettorale. Propaganda elettorale a pagamento. Committente Francesca Gerosa.

IDENTITÀ E AUTONOMIA PER LO SVILUPPO DEL NOSTRO TRENTINO


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trentinomesebeauty L’effetto di questo trattamento lo si avverte già dalle prime sedute, la cui durata va dai 3 minuti per un baffino ai 40 minuti per entrambe le gambe: i peli sono mano a mano più radi e sottili. Il percorso necessario per ottenere un risultato soddisfacente è di 10/12 sedute con cadenza mensile. Radicati in Trentino e presenti in una ventina di centri estetici, il metodo e le apparecchiature Epilrose offrono notevoli vantaggi sia per i clienti finali che per i titolari dei saloni. I clienti hanno la garanzia di rivolgersi alla consulenza e alla professionalità di personale specializzato e competente. Gli operatori dei centri estetici, invece, hanno l’opportunità di offrire tecnologie di ultima generazione con macchinari sempre e perfettamente funzionanti grazie alla formula del noleggio operativo offerta appunto da Epilrose, che comprende oltre al percorso formativo un supporto pubblicitario. «La nostra formula di noleggio operativo – spiega ancora Marco Coin – si sviluppa su più giornate, dove questa apparecchiatura non rientra in carico nei cespiti del centro estetico ma dà la possibilità di detrarre fiscalmente tutto il costo, essendo questo considerato un servizio. Epilrose è responsabile della totale manutenzione delle consegne e ritiri presso i centri affiliati.

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trentinospecialevino

TRA VIGNE E CANTINE

di Giada Vicenzi

VALLAGARINA, UNO SCRIGNO DI TESORI PAESAGGI DISEGNATI DAL LAVORO DELL’UOMO, CITTÀ D’ARTE E ANTICHI CASTELLI: LA VALLAGARINA, ALLE PORTE DEL TRENTINO, È PERÒ SOPRATTUTTO UNA TERRA DI GRANDI VINI, COME IL MARZEMINO, E DI GRAPPE VELLUTATE. UNA RICCHEZZA TUTTA DA SCOPRIRE

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l tratto di valle solcato dall’Adige che va dal confine veronese fino alle porte di Trento prende il nome di Vallagarina, lontana etimologia tedesca per “la valle dei campi coltivati”. Nel raggio di pochi chilometri lo sguardo spazia dalle vette del Baldo trentino, a Rovereto, città d’arte e cultura, dalla Val di Gresta, nascosta e immersa nei ritmi della vita rurale, alla Vallarsa e alle Piccole Dolomiti, percorse dai sentieri della Grande Guerra, per fermarsi, infine, nel fondovalle, costellato di antichi castelli e coperto da un’ordinata geometria di vigneti. Un paesaggio incantevole, che resta impresso nella memoria proprio per il contrasto tra la natura superba e aspra

delle montagne e le distese di campi coltivati a vite: il lavoro dell’uomo, che con minuzia e pazienza cesella il paesaggio e si fa portatore di storia e di tradizione. La viticoltura, negli ultimi anni, è diventata una delle chiavi principali di valorizzazione del territorio lagarino, sia at-

traverso il recupero di varietà autoctone dalle potenzialità straordinarie che erano cadute un po’ in disuso, sia attraverso l’innovazione, ma sempre con un occhio di riguardo alla tradizione secolare che in queste terre la vite porta con sé e che si concretizzano in vini dai profili organoletti-

ci straordinari e in grappe, ricche di aromi complessi, che inducono alla riflessione. Sulle colline di Isera, antico borgo che fa parte della rete nazionale delle Città del Vino, dimora il vino simbolo di questa zona: il Marzemino. Pur non essendo un vitigno

Esterni della Cantina d’Isera 80

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trentinospecialevino

Massimo Tarter, direttore della Cantina d’Isera

autoctono (pare che le prime barbatelle furono portate in Trentino dalle truppe della Serenissima durante la dominazione veneziana del XVI secolo), il Marzemino è certo il vino più tipico della Vallagarina, dove ha trovato l'habitat ideale nel territorio attorno a Rovereto, tra Nomi, Volano e Isera – grazie alla presenza di un terreno assai adatto alla sua produzione. Questa, infatti, è divenuta nel tempo la zona per eccellenza della denominazione Marzemino Trentino Doc e il disciplinare prevede che le uve siano coltivate esclusivamente in questo areale. La massima espressione qualitativa viene raggiunta proprio nella zona di Isera, grazie agli scuri terreni basaltici che conferiscono alle uve, e quindi al vino, una struttura e un bouquet eccezionali. Proprio qui na-

sce il Trentino Doc Superiore Marzemino, che risponde a standard qualitativi ancora più elevati rispetto a quelli del Trentino Doc ed è la punta di diamante della Cantina Sociale di Isera. Cantina dalla tradizione centenaria, ma capace di rinnovarsi con intelligenza, è stata fondata nel 1907 per volontà dei viticoltori della zona: conta oggi 150 soci, che ad ogni vendemmia conferiscono mediamente 20.000 quintali di uve scelte e pregiate, e una superficie di 200 ettari di vigneto, collocato per l’85% sulle colline basaltiche e ben drenate di Isera. Il Marzemino è declinato in diverse tipologie: l'Etichetta Verde, vino bandiera della Cantina d'Isera, identifica il vino derivato dalla vendemmia selezionata e dall’accurata vinificazione dei

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trentinospecialevino Le botti in cui viene affinata la grappa Marzadro

migliori vigneti coltivati su queste colline soleggiate. E se è vero che il Marzemino è oggi uno dei prodotti locali più apprezzati e conosciuti, è altrettanto vero che a fargli compagnia ci sono altri vini pregiati: Müller, Chardonnay, Sauvignon, Cabernet, Metodo classico Trento doc e Moscato Giallo solo per citare alcuni fra i prodotti di punta di questa cantina centenaria. “Il buon vino nasce in campagna” è una massima a cui la Cantina d’Isera e il suo direttore Massimo Tarter si attengono fermamente. Dalla scelta dei nuovi impianti sino al controllo sistematico dell’intero ciclo vegetativo, tutto è seguito e controllato rigorosamente, al fine di ottenere una produzione viticola di alta qualità, bilanciando sapientemente le nuove tecnologie con le antiche tradizioni. Poco distante da Isera e sempre in Destra Adige, nel comune di Nogaredo, c’è un’altra testimonianza di tradizione e sapienza: la Distilleria Marzadro. Il pro-

dotto finale è diverso, in questo caso parliamo di grappa, ma la materia prima proviene sempre dalla vitis vinifera. La distillazione regala, anzi, una nuova ulteriore vita alle vinacce, residuo della lavorazione dell’uva da vino, ancora ricche di sostanze aromatiche, che confluiscono poi nella grappa. Un’arte che in casa Marzadro si porta avanti dal 1949, anno di fondazione dell’azienda per opera di Attilio Marzadro e, che ha raggiunto oggi con i fratelli Stefano, Andrea, Anna e Fabiola livelli di vera eccellenza. Una professionalità e un impegno che si sono evoluti nell’ottica di un’innovazione costante. Nel caso di Marzadro l’innovazione è stata sia di tipo produttivo/qualitativo che culturale: da prodotto rude e tipicamente maschile, la grappa Marzadro è oggi un prodotto di grande complessità, raffinato e morbido, apprezzato anche dalle donne e dai giovani. Il tutto a partire da vinacce freschissime, appena svinate e ricche di mosto, che arrivano dalle cantine della zona. Se il prodotto

emblematico di casa Marzadro è indubbiamente Diciotto Lune, grappa stravecchia di alta qualità prodotta con le migliori vinacce trentine e lasciata affinare per diciotto mesi in botti di legni pregiati, la novità dell’ultimo anno è però rappresentata da Riserva Botte Porto. Edizione speciale delle Diciotto Lune, Riserva Botte Porto nasce da un periodo di invecchiamento aggiuntivo di 18 mesi, in botti utilizzate in precedenza per l’affinamento del vino Porto. Una sperimentazione che ha dato risultati eccezionali dal punto di vista qualitativo: l’ulteriore affinamento evidenzia un contrasto grappa-legno più netto, mentre il profumo delicato e il sapore pieno, elegante e con retrogusto fruttato, richiamano molto quello del Porto già contenuto in queste botti.

Mauro Baldessari, direttore di Vivallis 82

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Poche decine di metri separano Marzadro da un’altra grande espressione territoriale lagarina, la Cantina Vivallis, che ha raccolto l’eredità della vecchia Società Agricoltori Vallagarina (Sav) e ha le radici ben salde nella tradizione enologica della valle, ma al tempo stesso è proiettata verso il futuro, in accordo con la spiccata vivacità culturale che la contraddistingue. Caratteristiche che oggi Vivallis incarna molto bene, raccogliendo e trasformando le uve provenienti da oltre 900 ettari di vigneti, posti in zone altamente vocate – da Besenello a Chizzola di Ala – fino a 700 metri di altitudine e coltivati da ben 800 soci. L’obiettivo a cui il direttore Mauro Baldessari e i soci lavorano è ambizioso: produrre vini di qualità, che siano sintesi di tradizione e, attraverso l’uso di tecnologie avanzate, modernità, per continuare ad essere espressione coerente ma dinamica del territorio della Vallagarina. Per questo motivo la Cantina Vivallis, accanto allo sfuso, ha puntato con decisione sui prodotti classici della Vallagarina, quali il Marzemino, nella versione Superiore “dei Ziresi” e “di Isera”, e il Moscato Giallo Castel Beseno, un’altra forte manifestazione del cosiddetto “terroir viticole”, coltivato nell'areale attorno



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alla collina di Castel Beseno. Per Vivallis il 2018 è un anno di grandi traguardi e non solo nella produzione vinicola: vedono infatti la luce i lavori di ristrutturazione della cantina, che al posto della vecchia struttura propongono spazi completamente rinnovati per la vendita, per i locali tecnici e per l’accoglienza dei vi-

Presso la Tensostruttura del Centro Sportivo di Via A. Berteotti, Avio (Tn)

sitatori. Il punto vendita si sviluppa su una superficie di 400 metri quadrati, mentre la nuovissima sala polifunzionale può ospitare 220 persone. Al piano interrato, la barricaia e gli spazi di affinamento. L’arredamento e l’allestimento sono un omaggio alla creatività multiforme di un lagarino d’eccezione:

Fortunato Depero. Grazie a una partnership con il Mart e Casa Depero di Rovereto, gli spazi di Vivallis accoglieranno riproduzioni degli studi pubblicitari del geniale futurista roveretano, autore dello storico marchio Sav, e una linea di etichette sarà ispirata alle sue opere più note. La nuova cantina

è pronta quindi a diventare un punto d’incontro legato a doppio filo col territorio e con i soggetti che lo vivono ogni giorno. Sempre con il 2018 a Vivallis hanno preso forma due anni di intense sperimentazioni spumantistiche, che ruotano attorno a quello che è generalmente conosciuto come il primo spumante del Trentino, o addirittura come “lo champagne di Cesare Battisti”. Creato da Arminio Valentini con le uve della zona, lo “Champagne Valentini di Calliano” era pubblicizzato sulla Strenna dell’Alto Adige del 1899. La delicata manchette indicava anche il nome del distributore trentino dello spumante, un certo Cesare Battisti: che si trattasse del famoso irredentista o solo di un omonimo è tuttora oggetto di discussione. Proprietaria per decenni della Cantina Valentini di Calliano, Vivallis ha deciso di omaggiare questo pioniere trentino del metodo classico dedicandogli il suo spumante Trento Doc, che porta infatti il nome Valentini di Weinfeld. Ottenuto con uve Chardonnay (85%) e Pinot Nero (15%) raccolte sulle alte colline della Vallagarina e fermentato per oltre 30 mesi, il Valentini di Vivallis è sicuramente una bottiglia da stappare per assaporare non solo il gusto, ma anche la storia (spesso sconosciuta) di un territorio. ■



di Fabio Peterlongo

“LATTE IN FESTA“ RAPPRESENTA L'OCCASIONE PER RISCOPRIRE I PRODOTTI CASEARI DEL TRENTINO. IN VAL DI RABBI, IL PROTAGONISTA È STATO IL CASOLÉT, SIMBOLO DELLA PRODUZIONE LOCALE. IN MIGLIAIA HANNO VISTO LE MUCCHE SFILARE NEL LORO RITORNO DALL'ALPEGGIO: È LA "DESMALGHJADA"

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i è conclusa nella giornata di domenica 23 settembre con l’afflusso record di tremila persone la tappa rabbiese di “Latte In Festa 2018”, svoltasi in località Plan. La “due-giorni” dedicata alla produzione lattiero-casearia di Val di Sole, Val di Rabbi e Peio ha avuto come protagonista d’eccezione uno dei formaggi più apprezzati della produzione locale: il “Casolét”, uno dei simboli gastronomici della Val di Sole e del Trentino, presidio "Slow Food" nella sua variante a latte crudo. L’evento d’eccezione che ha attirato l’attenzione delle migliaia di visitatori è stata la celebre “Desmalghjada”, che segna il ritorno delle mucche dall’alpeggio: la sfilata finale delle decine di bovine è stata salutata con simpatia da

Foto Dario Andreis Archivio Apt Val di Sole

parte del pubblico assiepato lungo il percorso. La giornata è stata poi cadenzata dagli eventi di show-cooking, che coniugano cucina e intrattenimento, con la direzione degli chef Davide Zambelli, Franco Aliberti e Vinicio Tenni; al termine delle sessioni di “cucina-spettacolo” i visitatori hanno potuto assaggiare le pietanze create, tutte contrassegnate dall’uso dei prodotti lattiero-caseari tipici della zona. Con il concorso “Malga In... Forma”, gli ospiti di Latte In Festa hanno potuto assaggiare i formaggi di malga delle valli di Sole, Rabbi e Peio, dando poi un voto ai prodotti migliori: a vincere la targa per il migliore Casolét è stata la Malga Cercen, mentre a conquistare il titolo per il migliore formaggio nostrano è stata la Malga Fratte. L’at-


trentinoattualità

STEFANO ALBASINI “IL VIAGGIO DEL CASOLÉT”

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Lo chef Franco Aliberti, specializzato in pasticceria con prodotti di montagna

mosfera è stata allietata dalle danze tradizionali in costume tipico del gruppo “I Quater Sauti Rabiesi”. Al contempo, i bambini hanno potuto conoscere la montagna e sperimentare le proprie capacità attraverso i laboratori didattici e ricreativi proposti da associazioni del territorio. LA DESMALGHJADA Sono state 62 le mucche che hanno attraversato al piccolo trotto la località Plan segnando così la fine dell’alpeggio. Il passaggio delle mucche è stato accolto con simpatia e tenerezza da parte del pubblico assiepato lungo il rettilineo finale, mentre nell’aria risuonavano il suono dei campanacci e lo schioccare delle

“fruste” cerimoniali utilizzate dai malgari. Giancarlo, un turista proveniente da Verona, ha commentato lo spettacolo offerto dalla sfilata delle bovine: «Fino a qualche decennio fa anche nel Veronese c’erano simili manifestazioni, poi gli allevamenti sono stati chiusi in maniera massiccia. Vediamo come in Trentino al contrario si stia attenti a tenere vive queste tradizioni, che rappresentano una ricchezza per l’ambiente alpino». Il sindaco di Rabbi Lorenzo Cicolini ha messo in evidenza l’evoluzione della manifestazione: «La “Desmalghjada” ha 14 anni, ma fino a qualche anno fa era organizzata più artigianalmente. Ora grazie al supporto di Trentino Mar-

l “Casolét” rappresenta la punta di diamante dei formaggi della Val di Sole: fresco, leggero, ha il sapore del latte appena munto. Il Casolét di latte crudo è presidio “Slow Food”». Con queste parole Stefano Albasini, presidente del Caseificio Cercen di Terzolas, descrive il Casolét, uno dei formaggi più apprezzati nella produzione solandra, facendone intuire i sapori delicati: «È un formaggio dolce e morbido, quasi spalmabile, fresco e delicato. Può accompagnare qualsiasi pasto ed è particolarmente indicato per l'alimentazione dei bambini, che possono non gradire i sapori forti. Conserva tuttavia la fragranza del latte appena munto e delle erbe di montagna». Albasini racconta la storia e il presente del Caseificio Comprensoriale Cercen: «È nato nel 1976 ed attualmente raccoglie in forma di cooperativa 61 soci. Lavoriamo ogni anno 65mila quintali di latte, che all'80% diventano Trentingrana, mentre il restante 20% viene trasformato nei formaggi tipici locali, come il Casolét e il Nostrano di malga». Il Casolét viene ottenuto dal latte ricco e profumato delle bovine di montagna: «Le nostre mucche sono principalmente di razza bruna alpina, ma ce ne sono anche di “pezzate rosse”, “Rendena” e Stefano Albasini “frisone”. Durante l'estate le aziende del consorzio portano le mucche all'alpeggio e non prevediamo in nessun modo l'utilizzo di OGM: alimentiamo le nostre mucche secondo i metodi della tradizione». La raccolta del latte avviene due volte al giorno attraverso una mungitura Diego Fezzi mattutina e una serale, spiega Albasini: «Il Casolét prevede una lavorazione veloce: al latte viene aggiunto il caglio; successivamente, la cagliata privata del siero viene posta negli stampi. Il giorno successivo si provvede alla salatura per circa sei ore». La produzione del Casolét avviene attraverso due linee distinte: «Una prima linea di latte termizzato va a coprire la produzione di formaggelle di 7 o 8 etti destinate alla grande distribuzione. La seconda linea invece trasforma il latte crudo e realizza le forme di formaggio da 2 chili, destinate al presidio “Slow Food”». A questo punto, per il Casolét è giunto il momento di mettersi in viaggio: «Attraverso la rete commerciale del gruppo “Formaggi del Trentino” arriva nei punti vendita in tutto il territorio e ci stiamo attrezzando, tramite tecniche di sottovuoto, per permetterne l'esportazione verso aree più lontane». Insomma, così si conclude il viaggio del Casolét: su una tavola imbandita, pronto a essere consumato e assaporato, svelando così tutti i profumi e la dolcezza della Val di Sole.

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IL CASOLÉT

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l “Casolét Val di Sole” è un tipico cacio di montagna a pasta cruda, tenera e a latte intero. Prodotto tradizionale della Val di Rabbi e della Val di Sole, il suo nome ha un’origine latina: deriva da “caseolus”, piccolo formaggio. Un tempo si produceva solo in autunno, quando le mandrie erano già scese dagli alpeggi, le vacche erano in asciutta e le mungiture giornaliere erano scarse: era dunque il formaggio di casa per eccellenza, quello di cui fare scorta per consumarlo nei mesi invernali. Si consuma generalmente fresco o semi-stagionato, ha una consistenza morbida, pasta bianca o leggermente paglierina, occhiatura assente o leggera. Il Casolét Val di Sole nella versione a latte crudo è un presidio “Slow Food”, uno dei protagonisti all’ultima edizione di “Terra Madre - Salone del Gusto di Torino”

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keting e dell’Apt, è diventata il cuore di un grande evento, in un territorio come il nostro che è il simbolo della zootecnia e del settore lattiero-caseario. Aggiungo che non c’è niente di coreografato o costruito: queste mucche stanno realmente scendendo dall’alpeggio». “MALGA IN... FORMA” Il concorso per il migliore formaggio Casolét e per i migliori formaggi nostrani di malga ha quest’anno sorriso rispettivamente alla Malga Cercen e alla Malga Fratte: così ha decretato la giuria tecnica assieme al voto popolare. A conferire le onorificenze è stato il presidente della Provincia Ugo Rossi, che ha elogiato l’iniziativa di Latte In Festa: «È un modo per coniugare al meglio tutte le caratteristiche peculiari del nostro Trentino: l’offerta gastronomica, quella paesaggistica e naturale e quella turistica. Sono eventi come questo a costruire l’immagine di una terra genuina ed attenta

alle proprie tradizioni. Qui non c’è niente di plastica, è tutto vero e naturale». L’assessore all’agricoltura del Comune di Rabbi Matteo Mengon racconta come il concorso sia mutato: «Ormai è il decimo anno che premiamo le malghe migliori, grazie ad un


trentinoattualità Val di Sole, ha sottolineato il ruolo del volontariato locale nell’organizzazione dell’evento: «Nella Val di Rabbi c’è un tessuto di associazioni straordinario, che ci permette di veicolare al meglio la promozione del territorio. I risultati sono evidenti, non avevo mai visto tanti visitatori».

voto composto al 50% da quanto stabilito da una giuria di esperti e al 50% dalle indicazioni dei visitatori. Ci fa piacere che la giuria tecnica abbia riscontrato un costante miglioramento qualitativo nei formaggi che proponiamo». Luciano Rizzi, presidente Apt

SHOW COOKING «DALLE STALLE ALLE... STELLE» Non può mancare in una manifestazione come Latte In Festa il momento dedicato allo show-cooking, ovvero alla “cucina-spettacolo” in cui cuochi e chef carismatici intrattengono il pubblico da dietro ai fornelli, andando a creare una piacevole atmosfera di convivialità e facendo poi assaporare deliziosi assaggi. Nella mattinata di domenica si è “esibito” il giovane chef Davide Zambelli che, essendo solandro di origine, non ha nascosto l’emozione regalata dal contatto con il pubblico di casa, nonostante sia reduce da un’esperienza televisiva a “La prova del cuoco”: «Sono grato di essere qui, mi piace intrattenere le persone con semplicità e facendo magari scappare qualche frase in dialetto. Mi piace stare davanti alle telecamere, ma il contatto diretto con le persone dà un’emozione incredibile». Nel pomeriggio si sono cimentati dietro ai fornelli gli chef Franco Aliberti e Vinicio Tenni, chef stellato del ristorante “Vecchia canonica” di Malè. Aliberti, specializzato nella pasticceria con prodotti lattiero-caseari di montagna, ha fatto i complimenti alla crescita gastronomica del Trentino: «Questo territorio riesce a valorizzare i prodotti che possiede puntando sugli alpeggi, grazie anche al sostegno delle istituzioni. Queste pratiche tradizionali rappresentano dei tesori, ti rendi conto della loro importanza solo quando li hai persi, come purtroppo è successo spesso altrove». ■

DIEGO FEZZI: “SONO TUTTI PRODOTTI IN CUI CREDIAMO”

«P

er realizzare i nostri formaggi osserviamo le regole della tradizione: nessun OGM, solo latte, caglio e sale. Il risultato sono formaggi straordinari sia per chi ama i sapori delicati sia per chi apprezza quelli più intensi tipici dei formaggi nostrani». È un rispettoso tributo alla sapienza tradizionale dei casari di Diego Fezzi montagna, quello espresso da Diego Fezzi, presidente del Caseificio Presanella di Mezzana, che ne tratteggia la storia e la “geografia”: «Il caseificio viene fondato nel 1979. Raccogliamo il latte dell'Alta Val di Sole, attorno a Dimaro e al Tonale, fino a Peio. I soci sono 40 ed abbiamo nuove richieste di adesione». La scelta del Caseificio Presanella è quella di valorizzare i prodotti nostrani, spiega Fezzi: «Realizziamo 15 prodotti caseari, dei quali la parte preponderante è rappresentata dal classici Trentingrana e Casolét, prodotti di eccezionale qualità e successo, nei quali crediamo profondamente. Al contempo, abbiamo specializzato parte della nostra produzione nei prodotti di malga: il Trentingrana di malga, di cui siamo stati i precursori, e i Nostrani di malga, tra cui il Montano di malga e lo Stravecchio soprannominato “Nonno Franz”. Sono prodotti “di nicchia” che si trovano nei nostri spacci». Fezzi descrive la trasformazione del mercato del formaggio: «Fino a quindici anni fa era difficile proporre alla grande distribuzione i formaggi nostrani a “pasta gialla”: nei supermercati si tendeva all'omogeneizzazione dei prodotti esposti e la “pasta bianca” era la regola. Successivamente, il pubblico ha iniziato ad avere un approccio più “salutistico” verso l'alimentazione e i formaggi a pasta gialla, più ricchi di beta-carotene e di acido linoleico dalle proprietà anti-colesterolo, hanno trovato un rilancio». Il mercato lattiero-caseario è dunque in continua evoluzione e bisogna saperlo ascoltare, sottolinea Fezzi: «Continuiamo a sostenere i nostri prodotti di stalla, come il Trentingrana, il Casolét e il “Val di Sole Dolce”: quest'ultimo è una novità degli ultimi anni destinato alla grande distribuzione; è un formaggio molto appetibile, dal sapore di latte. La fascia più grande di consumatori, soprattutto quella giovanile, preferisce i sapori delicati e freschi». Fezzi sottolinea il procedimento rigoroso che i prodotti di stalla destinati alla grande distribuzione devono seguire: «Il consorzio Trentingrana fornisce delle regole che fanno da modello: nessun OGM e solo ingredienti naturali di qualità». In conclusione, il Caseificio Presanella fa della naturalità degli ingredienti un elemento cardine ed invita a far visita ai suoi punti vendita, dove si potranno assaggiare i risultati di questo sapiente lavoro.

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te al chirurgo di inserire gli impianti esattamente come progettato al computer. In questo modo non solo si garantiscono interventi a regola d’arte ma si semplifica anche l’operazione chirurgica complessiva. A questo punto, se le condizioni cliniche lo consentono, si procede al carico immediato e vengono applicati i denti fissi. In prati-

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di Fabio De Santi

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i aprirà il 27 ottobre al Teatro SanbàPolis di Trento, con un doppio set all’insegna di due musicisti come Yussef Dayes e Simon Green, alias Bonobo, la nuova stagione di Jazz’About, proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Giunta alla quarta edizione, la rassegna Jazz’About - curata anche quest’anno da Denis Longhi - sta ponendo Trento e Rovereto al centro del discorso contemporaneo sulle “nuove” vibrazioni della musica black, dove il jazz è un’attitudine più ancora che un suono specifico. I primi nomi dell’edizione di quest’anno parlano già di una ricognizione a trecentosessanta gradi. Come detto sopra, dunque, il via il giorno 27 con un doppio appuntamento di grande livello al Teatro SanbàPolis: Nel mese di novembre, invece, l’Auditorium “Melotti” di Rovereto ospiterà i chiaroscuri elegantissimi e retrofuturisti degli americani Knowr, duo di musica elettronica di stanza

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JAZZ’ABOUT LA NUOVA STAGIONE PARTE IL 27 OTTOBRE AL TEATRO SANBÀPOLIS DI TRENTO CON UN DOPPIO SET ALL’INSEGNA DI DUE MUSICISTI COME YUSSEF DAYES E SIMON GREEN, ALIAS BONOBO a Los Angeles formato dal batterista Louis Cole e dalla cantante Genevieve Artadi, mentre venerdì 30 novembre, sul palco del Teatro Auditorium, salirà un “grande vecchio” del jazz tradizionale come Archie Shepp, autentico gigante del genere, ancora oggi carismatico e tagliente. Proporrà un infuocato dj set invece Bonobo dominatore mondiale di quella scena di grande fascino che incrocia house, soul, jazz ed elegan-

ze astratte. L’ultimo disco di Bonobo “Migration“ è stato pubblicato nel 2017, a quattro anni di distanza da The North Borders su Ninja Tunes, etichetta con la quale collabora dal 2003, dopo la pubblicazione di Dial ‘M’ For Monkey e album grazie al quale Bonobo pianta per la prima volta le basi nella comunità dei giganti della trip-hop music e della downtempo. Il musicista inglese dal 2001 è legato proprio alla Ninja Tune, stori-

ca label elettronica (nata nei primi ’90), con sede a Londra che ha un ufficio satellite a Los Angeles. ondata da Matt Black e Jonathan More, meglio conosciuto con la sigla di Coldcut. Sulle sue influenze il sito Clubconfession.com rivela: “ Le influenze musicali di Bonobo sono classiche: si passa da Ennio Morricone a Bernard Herman, per questo la sua musica e la sue vibrazioni sonore hanno elementi di particolare levatura stilistica e peculiarità di produzione in studio”. Il suo sesto album, “Migration” per la critica è un disco che cementa il suo posto ai più alti livelli della musica elettronica e non solo. Di volta in volta lussureggiante, maniacale, malinconica, gioiosa e ricca. Anche il cd “The North Borders” è diventato Top 30 nel Regno Unito ed è stato il numero 1 nelle classifiche elettroniche negli Stati Uniti e in Inghilterra. Numeri che fanno comprendere la statura di questo musicista, che si propone on stage sia con una formazione, solitamente molto numerosa nei suoi elementi, sia, come accadrà a Trento, nelle vesti di ■ poliedrico dj.


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Ensemble “Il pomo d’oro”

di Daniele Valersi

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a stagione della Società Filarmonica di Trento riparte il 12 ottobre, alle 20.30, dopo la pausa estiva: l’ensemble “Il pomo d’oro” (guidato da Enrico Onofri) col soprano Francesca Aspromonte offre un programma di vari autori del XVII e XVIII secolo, alternando brani vocali e strumentali di Monteverdi, Ferrari, Caccini, Cavalli, Scarlatti, Rossi, Cesti, Stradella, Castello. Formazione di qualità che combina conoscenza stilistica, tecnica ed entusiasmo artistico, attiva dal 2012, il suo nome si rifà al titolo di un’opera di Pietro Antonio Cesti del 1666. Si dedica alla riscoperta e alla registrazione dei capolavori musicali del periodo barocco, classico e belcantistico, collaborando con cantanti affermati sulla scena internazionale e con celebri direttori

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SOCIETÀ FILARMONICA DUE GLI APPUNTAMENTI PER LA RIPRESA DELLA STAGIONE: ENSEMBLE “IL POMO D'ORO” CON IL SOPRANO ASPROMONTE E IL QUARTETTO ARMIDA quali Enrico Onofri, Stefano Montanari, Francesco Corti. L’ensemble ha al suo attivo numerose registrazioni di musica strumentale e vocale che hanno fruttato diversi premi, dal “Diapason d’or” al “Grammophone Award”; si è esibito in sale tra le più prestigiose. Allieva di Maria Pia Piscitelli, Francesca Aspromonte si è diplomata al Mozarteum di Salisburgo e successivamente all’Opera Studio di Renata Scotto presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; ha ottenuto lusinghieri successi nelle migliori sale europee. Nativo di Ravenna, Enrico Onofri, invece, ha diretto diversi gruppi tra i più prestigiosi per il repertorio barocco; ha collaborato con artisti quali Cecilia Bartoli, Nikolaus Harnoncourt, Gustav Leonhardt. Ancora studente, è stato scelto

da Jordi Savall quale primo violino della Capilla Reial; successivamente è stato maestro concertatore e solista con “Il giardino armonico”. Lunedì 22 la sala di via Verdi ospita il Quartetto Armida (Martin Funda, Johanna Staemmler, Teresa Schwamm, Peter Philipp Staemmler) per un programma che comprende Beethoven (Quartetto op. 18 n. 4), Prokof’ev (Quartetto n. 2 op. 92) e Schubert (Quartetto n. 15 D.887). Fondato a Berlino nel 2006, il quartetto d’archi “Armida” prende nome dall’omonima opera di Haydn; dopo l’affermazione al Concorso Internazionale Ard di Monaco del 2012, dove si è aggiudicato il primo premio oltre a quello del pubblico e a sei menzioni speciali, per i quattro giovani musicisti si è aperta la strada di una carriera internazionale di prestigio. Altri premi si aggiungono all’”Ard”, il quartetto è entrato inoltre nella lista dei “Bbc New Generation Artists” (2014-2016) ed è stato selezionato dalla European Concert Hall Organisation quale artista “Rising Star”, il che ha portato un fitto calendario di concerti nelle migliori sale europee. Il Quartetto Armida si presenta sul mercato

Francesca Aspromonte

discografico, con tre importanti registrazioni dedicate sia a Bartók, Ligeti e Kurtág sia ai grandi classici. Ultimo appuntamento del mese quello col duo pianistico Alexander Lonquich - Cristina Barbuti (mercoledì 30), che propone brani per due pianoforti e per pianoforte a quattro mani di Igor Stravinskij (Le sacre du printemps), Claude Debussy (En blanc et noir), Maurice Ravel (La valse). Compagni di vita, Barbuti e Lonquich coltivano la comune passione per il teatro e, dal 1999, collaborano anche sul piano artistico. Fondatori, con altri artisti, del “Villon Ensemble”, i due pianisti praticano un repertorio a quattro mani e per due pianoforti quantomai vasto, partendo dal classicismo per arrivare a Bartók, Ligeti e Berio, con l’opera di Schubert quale riferimento centrale. Sono invitati nelle migliori stagioni concertistiche in Italia, Svizzera, Austria, Norvegia, Stati Uniti e Germania; si sono esibiti in festival cameristici tra i più prestigiosi. Hanno collaborato con numerose orchestre, tra cui Stuttgarter Kammerorchester, Orchestra da camera di Mantova e Camerata Academica Salzburg. ■


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di Lara Deflorian

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n termini numerici parliamo di oltre 20 performance, di cui 12 spettacoli veri e propri, previsti dal 17 al 20 ottobre in occasione della terza edizione di Y (che sta per “young” e “youth”) Generation Festival, la kermesse di danza e di teatro-danza per le nuove generazioni, promossa dal C.S.C. Santa Chiara. Quest’anno le produzioni e gli studi di spettacoli proposti di carattere internazionale spazieranno dal Belgio all’Olanda, dall’Austria ai Balcani e dalla Spagna all’Italia. “Nello specifico cerchiamo di valorizzare il linguaggio delle nuove generazioni, quello della danza dei e per i ragazzi – è stato sottolineato nel corso della presentazione – dove questo, in nord Europa, è un linguaggio considerato al pari della prosa e delle altre forme espressive”. Nella nuova edizione del Festival, gli elementi di novità sono

Y GENERATION FESTIVAL LA KERMESSE DI DANZA E DI TEATRO-DANZA PER LE NUOVE GENERAZIONI: 20 PERFORMANCE PREVISTE DAL 17 AL 20 OTTOBRE l’introduzione della sezione CollaborAction KIDS, una rete per offrire attenzione e visibilità alla produzione italiana di danza rivolta al pubblico giovane (dai 3 ai 14 anni) e la collaborazione con il MUSE - Museo delle Scienze, che ospiterà (20 ottobre con repliche il 21) la performance Genoma Scenico di Nicola Galli, la quale

unisce danza e scienza nel segno della genomica e della relazione interattiva con gli spettatori. “Se negli anni scorsi i termini chiave sono stati dialogo e condivisione – ha spiegato la direttrice artistica di Y Generation Festival, Giovanna Palmieri – in questa nuova edizione l’obiettivo è di far comunicare e incontrare

ancora di più il mondo della danza e del teatro, attraverso l’intreccio di diverse combinazioni, in cui le proposte formative non sono mai slegate da quelle performative.” Per questo motivo, anche quest’anno, proseguono la collaborazione e il coinvolgimento delle scuole di danza trentine attive in più momenti come, ad esempio,

LA “FEBBRE DEL SABATO SERA” ALL’AUDITORUM S. CHIARA

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e si parla di “La febbre del sabato sera” che nel suo titolo originale faceva “Saturday Night Fever“ si finisce dritti dritti nella mitologia del cinema legato alla musica. Anche se sono passati più di quart’anni, questa pellicola è ancora considerata un vero e proprio must del genere. Un film quello diretto dal regista John Badham, che divenne il simbolo di una generazione e fu il trampolino di lancio per un attore come Joh Travolta, nei panni del ballerino Tony Manero, grazie anche ad una colonna sonora in cui emergevano i brani dei Bee Gees. A quel film si lega il musical “La febbre del sabato sera”, che dopo aver registrato una serie di sold out in tutta Italia, verrà proposto il 21 ottobre alle 21 all’Auditorum S. Chiara nella serata organizzata da Fiabamusic in collaborazione con il Centro Servizi Culturali S.Chiara. Il musical è un vero e proprio omaggio alla disco music e a quell’estetica glam dominante degli anni ’70. Uno spettacolare juke box musical in cui rivivere ed immergersi nei successi disco in voga all’epoca tra cui spiccano le canzoni originali dei Bee Gees come Stayin’ Alive, How Deep Is Your Love, Night Fever, You Should Be Dancing e tante altre assai note anche oggi quali Symphonie No 5, More than a woman e la celeberrima

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Disco Inferno. Nei panni che furono di John Travolta, alias Tony Manero, in questo musical frutto di una produzione tricolore, troviamo Francesco Italiani: un ruolo che vuole regalare a tutto il pubblico italiano le forti emozioni che solo l’attore americano seppe suscitare in tutti gli spettatori della celebre pellicola grazie al concept cinematografico che il regista Claudio Insegno ha voluto imprimere a questo nuovo allestimento.


trentinopanorama la preparazione del Flash mob The Nelken Line (17 ottobre, ore 18), la “camminata” aperta a tutti, giovani e non, che sta facendo il giro del mondo, ideata dalla Pina Bausch Foundation al fine di rendere omaggio all’indimenticata icona del teatro-danza. A precedere questo momento, in apertura del Festival vedremo la compagnia friulana Arearea (17 ottobre, ore 16), impegnata in una performance “ciclistica” che attraverserà le strade del centro ripercorrendo alcuni momenti salienti della Prima Guerra Mondiale. Tra le diverse proposte del ricco carnet di Y Generation Festival segnaliamo la presenza al teatro Sanbàpolis della compagnia olandese Arch8 (18 ottobre, ore 11), nota per saper portare la danza in strada grazie all’intreccio di parkoure e atletismo. In questa occasione proporrà Tetris, una performance estremamente fisica che esplora la possibilità di connessione tra i corpi, ispirata all’omonimo videogioco in cui tutti gli spettatori saranno invitati a partecipare e a entrare nel gioco. Un’altra produzione che segnaliamo vedrà protagonisti, al teatro Sociale, i giovani performer e freestyler austriaci Hun-

gry Sharks (18 ottobre, ore 20.30), nello spettacolo #Fomo – the fear of missing out (ovvero la paura di sentirsi esclusi), che pone il serio interrogativo sul ruolo della tecnologia nella nostra vita, mixando i diversi stili dell’hip hop. Dal Belgio i giovanissimi Kabinet K (19 ottobre, ore 19) al teatro Sociale proporranno lo spettacolo Horses, per un pubblico dagli 8 anni in su, in cui cinque bambini e cinque adulti condividono un percorso tra musica eseguita dal vivo e danza, per raccontare di fiducia totale e incondizionata, poiché “la cosa più importante nella vita è imparare a cadere”. Oltre agli spettacoli mattutini, proposti soprattutto alle scuole, pomeridiani e in primissima serata, sono previste performance urbane nel centro storico e, per la sezione Step by Step, un programma formativo e informativo creerà occasioni d’incontro, studio e dialogo tra artisti, organizzatori, formatori e il pubblico di giovani e adulti. Nello specifico sono previsti tre tavoli di lavoro (19 ottobre) per confrontare le diverse pratiche e le progettualità destinate al pubblico giovane, un convegno (20 ottobre) sui progetti, le reti e le produzioni sviluppate in Europa negli ultimi 10 anni e workshop per giovani e adulti tenuti dagli artisti invitati. Le scuole di danza trentine saranno protagoniste anche in chiusura del Festival, in occasione della Festa del Teatro (20 ottobre), quando i diversi spazi del teatro Sociale ospiteranno brevi performance ispirate alle atmosfere di Cappuccetto rosso, accompagnando il pubblico alla visione dell’omonimo spettacolo della compagnia barese La Luna nel Letto, che ripropone la fiaba in chiave contemporanea nella sua ultima omonima produzione. Per info: www.yfestival.it. ■ 97

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Alessandra Soumm

di Daniele Valersi

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n ottobre prende l’avvio la stagione sinfonica 20182019 dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, che offre un ricco cartellone sviluppato attraverso tre secoli di musica: artisti di fama internazionale, programmi che offrono tanti opportuni accostamenti tra gli autori che hanno fatto la storia della musica quanto arditi contrasti e prime esecuzioni assolute di compositori contemporanei. Dopo i due appuntamenti previsti per il mese di ottobre, ospiti d’onore della stagione saranno alcune grandi “bacchette”: in novembre Michele Mariotti (direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna) proporrà musiche di Alban Berg (tre pezzi dalla “Suite Lirica”), Franz Joseph Haydn (il Concerto per violoncello n. 2 con la giovane Miriam Prandi quale solista) e L. van Beethoven (Quinta Sinfonia);

ORCHESTRA HAYDN LA NUOVA STAGIONE SINFONICA 2018-2019 OFFRE UN RICCO CARTELLONE SVILUPPATO ATTRAVERSO TRE SECOLI DI MUSICA Mariotti raddoppierà quindi in maggio: la Sinfonia n. 4 di Bruckner e il Concerto per pianoforte n. 4 op. di Beethoven, col pianista Roberto Cominati. Ancora in novembre il russo Stanislav Kochanovsky (al suo debutto con la Haydn,

così come Hansjörg Albrecht, Min Chung e Kolja Blacher) abbinerà a Bartók e a Johann Sebastian Bach (nell’orchestrazione di Anton Webern) la Suite dal “Borghese gentiluomo” di Richard Strauss; in dicembre sarà quindi la volta

di Yves Abel, che proporrà “Le Tombeau de Couperin” di Ravel, la Serenata di Britten e la Sinfonia n. 40 di Mozart. A sentire il direttore artistico Daniele Spini, “uno dei momenti clou della stagione è il concerto del Bach-Chor

QUESTI I PRIMI DUE CONCERTI DI OTTOBRE...

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er il concerto inaugurale della stagione 2018-2019 (a Bolzano il 16 ottobre, a Trento il 17) l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, col suo direttore principale Arvo Volmer, eseguirà l’Ouverture dal “Flauto magico” e, sempre di Mozart, il Concerto n. 5 KV 219 “Türkisch” per violino e orchestra; conclude la serata la Sinfonia in mi maggiore di Hans Rott, compositore austriaco contemporaneo di Gustav Mahler, assieme al quale frequentò la classe di

Jean-Efflam Bavouzet 98

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composizione al conservatorio di Vienna. Solista al violino è la giovane Alexandra Soumm, che ha al suo attivo successi di rilievo con orchestre di tutto il mondo. Violinista francese (ma nata a Mosca), Alexandra Soumm coltiva tanto il repertorio cameristico quanto quello solistico; con alcuni amici ha fondato l’organizzazione non-profit “Esperanz’Arts”, il cui scopo è rendere accessibile l’arte (in tutte le sue forme) nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri e nei ricoveri per i senzatetto. Quale secondo appuntamento (il 23 ottobre a Bolzano, il 24 a Trento) vi sarà un programma interamente beethoveniano, con Arvo Volmer sul podio e Jean-Efflam Bavouzet al pianoforte, impegnati nel Terzo Concerto op. 37 e nella Terza Sinfonia op. 55 “Eroica”. La sinfonia fu inizialmente scritta per Napoleone Bonaparte: il compositore vedeva nel progresso del giovane generale la realizzazione delle aspirazioni della Rivoluzione Francese, di modo che la partitura concentra una grande tensione epica. Dopo l’incoronazione a imperatore, Beethoven disconoscerà la dedica strappando con sdegno il frontespizio dell’opera. Il Terzo Concerto occupa una posizione centrale tra i concerti beethoveniani: rispetto ai primi due concerti per pianoforte e orchestra, questo si distingue per un linguaggio più serrato e per un uso della tastiera più personale. (D.V.)


trentinopanorama Arvo Volmer

di Monaco, diretto da Hansjörg Albrecht, interprete di due capolavori della musica sacra: la cantata “Heilig” di Carl Philipp Emanuel Bach e l’oratorio “Die Schöpfung” di Haydn. Nel prossimo marzo prima assoluta per il “Grand Guignol” per fagotto e orchestra del veronese Andrea Battistoni, considerato oggi uno degli astri nascenti della musica classica, che in questa occasione dirigerà pagine di Aaron Copland (“Music for Movies”), Igor Stravinskij (Suite n. 1 e n. 2) e Manuel de Falla (Suite da “El amor brujo”), oltre alla sua partitura, che vede Paolo Carlini quale solista al fagotto. In dicembre si avrà Ian Bostridge, celebre tenore inglese, che con Andrea Cesari al corno interpreterà la “Serenata” di Britten. Sarà uno dei numerosi e prestigiosi artisti che ritroveremo nella prossima stagione, come Roberto Cominati, vincitore del premio Busoni nel 1993 (interprete del Quar-

to Concerto di Beethoven), o come Ivan Krpan (premio Busoni 2017) che eseguirà il Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 di Mozart. Di particolare rilievo, la presenza nel cartellone, anche di alcune prime parti della “Haydn”, come il primo clarinetto Stefano Ricci e Andrea Cesari, fino a pochi mesi fa primo corno dell’orchestra, oltre a giovani solisti come la violinista Alessandra Soumm e la violoncellista Miriam Prandi. Da segnalare l’appuntamento con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, diretta da Niklas Benjamin Hoffmann e col pianista Dmitry Shishkin quale solista, che saranno in regione a marzo nell’ambito di un progetto di scambio, con un programma monografico dedicato a F. J. Haydn che comprende il Concerto per pianoforte Hob. XVIII:11”. L’anno scorso la Fondazione Haydn ha inaugurato il progetto “Artist in residence”, che propone esempi significativi dell’espressività contemporanea con la presenza di artisti attivi in vari ambiti, messi a contatto con la realtà del nostro territorio. Il primo “artist in residence” è stato Johannes Maria Staud; nel corso della stagione corrente (febbraio 2019) si ascolterà “Bletterbach” di Roberto David Rusconi, artista svizzero nato nel 1976 e residente a Londra. ■

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opo un filotto di sold out, ottenuto negli ultimi quattro anni, Angelo Pintus ritorna a Trento con il suo nuovo show “Destinati all'Estinzione” che verrà proposto anche all’Auditorium S. Chiara sabato 27 ottobre, alle 21, e domenica 27 in fascia pomeridiana alle 17. Un vero e proprio fenomeno di costume, quello che si lega al comico triestino lanciato da piccolo schermo ma capace di conquistare i teatri, grazie ad una comicità che diverte, per il suo slang, giovani e ragazzini ma fa sorridere anche gli adulti. Come da sua

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IRRESISTIBILE, TAGLIENTE PINTUS PINTUS RITORNA A TRENTO, SABATO 27 OTTOBRE, CON IL SUO NUOVO SHOW “DESTINATI ALL'ESTINZIONE” abitudine anche in questa occasione Pintus punterà l’obiettivo sui luoghi comuni e le abitudini che caratterizzano gli italiani, fastidiose e quasi incorreggibili, talmente incorreggibili da essere “destinati all'estinzione”. Nelle note che accompagnano lo spettacolo l’artista spiega: “C’è chi parla con il cane e lo fa mentre lo veste, c’è chi guida mentre manda messaggi con il telefono e c’è chi vuole fare la rivoluzione ma la fa solo su Facebook, c’è chi parcheggia la macchina nel posto riservato ai disabili “Tanto sono 5 minuti”. C’è chi festeggia il complemese, chi dice ciaone e chi fa l’apericena ma soprattutto c’è chi crede che la terra... Sono questi i piccoli segnali che fanno presagire un ritorno… quello dei dinosauri. Chiaro dedurne, amici miei, che ci piaccia o no, siamo destinati all’estinzione”. Pintus è un bravo imitatore e fa ridere con le sue vocine da bimbetto birichino ma anche con quelle delle telecronache del leggendario cronista Rai Bruno Pizzul o del mago Gandalf, del Signore degli

Anelli, senza dimenticare alla José Murinho e Belen Rodriguez. In occasione di uno dei suoi ultimi spettacoli, a Trento, Pintus aveva raccontato al giornale l’Adige, lui che è un classe 1975, quale fosse il suo segreto nell’arrivare a conquistare i ragazzi di questo terzo millennio: “Non sono più un ragazzino ma mi piace essere sempre aggiornato ad esempio su quello che ascoltano i giovani di oggi. Quindi ascolto la musica che sentiva mia madre ma anche gli One Direction, per capire quello che c’è in giro. Il mio linguaggio spesso è il loro e non è facile colpirli con le battute, anche perché, nonostante quello che si pensa, i ragazzi di oggi non sono certo dei decerebrati con la testa solo nel cellulare. Così i ragazzi mi seguono come se avessi vent’anni, direi quasi come se fossi una boy band”. Nato a Trieste, ma di origini metà sarde metà liguri, Angelo Pintus, fin da ragazzino, era attratto dal mondo della comicità e del cabaret. Dopo un inizio come animatore per i villaggi turistici, un incon-

tro con Peppe Quintale lo porterà sulla strada giusta per iniziare la sua carriera nel mondo del cabaret. Nel 2000 nasce il duo Angelo&Max con Max Vitale, ospiti di numerosi programmi televisivi, si dividono nel 2007. Due anni dopo, Angelo entra nel cast di Colorado con imitazioni di personaggi dello sport, facendosi conoscere ed apprezzare dal pubblico. Gira l’Italia con i suoi tour che, quasi sempre, sono sold out. Il 2014 segna il debutto, di Pintus, come attore con i film Tutto molto bello e Ma tu di che segno 6? A dicembre, è la volta del Forum di Assago con un grandissimo successo sia dal vivo che televisivo che lo porta, nel 2015, a salire sul palco dell’Ariston come ospite del Festival di Sanremo. Nel suo percorso di comico ha partecipato a programmi quali Colorado, Bring the Noise, Zelig e Stasera tutto è possibile mentre negli ultimi anni ha conquistato i teatri fino a salire anche su un palco unico e suggestivo come quello dell’Arena di Verona. ■


trentinopanorama

www.fabioconcato.it

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abio Concato ritorna in Trentino con il concerto in programma martedì 16 ottobre alle 20.45 al Teatro Comunale di Pergine. Un omaggio alla grande musica italiana d’autore con un cantautore che guiderà il pubblico in un viaggio carico di ricordi tra i suoi successi, attraverso atmosfere musicali inedite, tutte da scoprire, dalle prime canzoni come Fiore di Maggio, Guido Piano, Rosalina fino ai brani più recenti. Ad accompagnarlo, in questa occasione, Ornella D’Urbano arrangiamenti, piano e tastiere insieme a Larry Tommasini chitarre. Milanese, classe 1953, Concato pubblica il suo primo album “Storie di sempre" nel 1977: un lavoro che contiene "A Dean Martin", scherzosa presa in giro del cantante americano che si fa apprezzare per la sua vena ironica e originale. L'anno successivo è la volta di "Svendita totale", secondo album che prelude ad un cambio di etichetta – dalla Saar alla Philips – con cui nel 1979, Concato pubblica "Zio Tom". Trascorrono tre anni prima che il cantautore decida di ripresentarsi al pubblico con un disco intitolato semplicemente "Fabio Concato". È un successo e il brano "Domenica bestiale" conquista e seduce il grande pubblico, diventando così la prima pietra miliare nella produzione musicale dell'artista. È l'avvio di una fase artistica molto fortunata, che prosegue nel 1984 con "Fabio Concato", album che conquista il doppio disco di platino e rende popolari canzoni come "Guido piano", "Rosalina", "Sexy Tango", "Ti ricordo ancora" e "Fiore di maggio", veri punti di riferimento nella musica d'au-

FABIO CONCATO IL CONCERTO DEL GRANDE CANTAUTORE MILANESE IN PROGRAMMA, MARTEDÌ 16 OTTOBRE, ALLE 20.45, AL TEATRO COMUNALE DI PERGINE

tore italiana. Nel 1986 ecco "Senza avvisare “disco d'oro già in prenotazione, che lo conferma tra i migliori della nostra musica d'autore. Nel 1988 Concato pubblica il singolo "051/222525", un pezzo drammatico di straordinaria forza, i cui proventi, destinati a favore di “Telefono Azzur-

ro”, servono a mantenere in vita il servizio, allora minacciato di chiusura. Nel 1990 esce un nuovo album, "Giannutri", che Concato registra a Parigi sotto la guida di Phil Ramone (famoso produttore americano delle più grandi rockstar, da Paul McCartney a Billy Joel ed Elton John): un

disco di caratura internazionale, ispirato alla bellissima isola del Tirreno. Ancora un grande successo sospinto da piccoli grandi capolavori come "Speriamo che piova" e "Gigi". Lo stesso anno si cimenta con le canzoni dedicate ai bambini, scrivendo "L'Ocona sgangherona", terza classificata alla 33° edizione dello Zecchino d'Oro. Nel 2007, partecipa per la seconda volta al "Festival di Sanremo" con "Oltre il giardino", uno straordinario esempio di perfetto equilibrio tra la denuncia (la piaga sociale dell'espulsione dal mondo del lavoro dei cinquantenni) e la rabbia poetica per una prospettiva futura di speranza e ancora degna di esser vissuta. Fra i progetti più recenti quello del 2016 quando Concato, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello pubblicano “Non smetto di ascoltarti”: la voce inconfondibile di Concato, insieme all'eleganza della tromba di Bosso e all'energia dei tasti di Mazzariello, sono messe al servizio delle parole e delle melodie di grandi autori italiani. Dalla, Endrigo, Mogol, De Gregori e Concato stesso. ■ 101

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di Fabio De Santi

CIÒ CHE NON E R I D Ò U P I S

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ra il 3 febbraio 1998, vent’anni fa venti, quando un aereo Prowler della base militare U.S.A. di Aviano (Pordenone) tranciava di netto i cavi della funivia del Cermis, in Trentino, facendo precipitare nel vuoto e causando la morte di tutte le venti persone che vi erano a bordo. Si lega a quell’immane tragedia l’opera teatrale “Ciò che non si può dire” tratta dal libro "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" dello scrittore trentino Pino Loperfido, che debutta il 12 ottobre al Teatro di Villazzano, per poi essere proposta in diversi luoghi del Trentino nei prossimi mesi e anche nel 2019. La produzione di TeatroE/EstroTeatro è affidata alla regia di Mirko Corradini, con il ruolo di protagonista affidato a Mario Cagol e accompagnato da Alessio Zeni, uno dei musicisti più

TORNA IN SCENA IL MONOLOGO CHE RIPERCORRE E RACCONTA LA TRAGEDIA, AVVENUTA IL 3 FEBBRAIO 1998 IN VAL DI FIEMME. INTERPRETE: MARIO CAGOL noti della scena trentina, che ha scritto le musiche originali dello spettacolo. La voce che si sente in due momenti della narrazione è del giornalista Massimo Mazzalai. In questo monologo il racconto è affidato ad un protagonista, il manovratore del vagoncino che nel giorno dell’incidente

saliva verso la stazione intermedia del Cermis, che restò appeso nel vuoto per un tempo indefinito, prima che un elicottero riuscisse a portarlo a terra. Il Cermis è ormai sinonimo di strage, ma è anche il paradigma della tenace volontà della gente di Cavalese di non restare

schiacciata sotto un vagoncino, giallo o rosso che sia, né di essere appesa a quel cavo, tranciato un pomeriggio d’inverno, da chi giocava a fare la guerra come davanti ad un videogame. Il protagonista, Francesco, è in una posizione “privilegiata”; spettatore unico, un inviato speciale

IL “MACBETH” SECONDO SERENA SINIGAGLIA

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un nuovo allestimento di un grande classico shakespeariano, come Macbeth messo in scena dalla Compagnia Regionale e proposto in prima nazionale, ad aprire la stagione della Grande Prosa organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Lo spettacolo sarà in scena dal 30 ottobre all’11 novembre al Teatro Cuminetti in una serie di appuntamenti che avranno inizio alle 20.30 fatta eccezione per quello dell’11, in fascia pomeridiana alle 16. Una rappresentazione che nasce dal grande amore per il drammaturgo inglese e dal desiderio della regista, Serena Sinigaglia, di confrontarsi con il dramma più “oscuro” del Bardo, interpretato da una compagnia di ben quattordici elementi, tra i quali Fausto Russo Alesi, Arianna Scommegna e Mattia Fabris. Ad essi si affiancano otto attori selezionati nell’ambito della terza edizione della Compagnia Regionale, iniziativa promossa dal Teatro Stabile di Bolzano, dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento e dal Coordinamento Teatrale Trentino volta a valorizzare e perfezionare le risorse artistiche del Trentino-Alto Adige, attraverso il confronto con registi di prestigio nazionale: Giovanni Battaglia, Gianluca Bazzoli, Paolo Grossi, Sebastiano Kiniger, Federica Quartana, Sara Rosa Losilla, Maria Giulia Scarcella e Federico Vivaldi. Com-

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pletano la rosa degli interpreti, Noemi Grasso, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana ed Elvira Scorza, quattro attori della Scuola del Teatro Stabile di Torino. La drammaturgia è frutto di uno studio attento del testo e Serena Sinigaglia


trentinopanorama sulla scena del disastro che improvvisa una telecronaca in diretta. Quest’uomo solo, nella cabina vuota, con la morte che gli passa così vicino, diventa il paradigma della solitudine umana, di una certa incomunicabilità. Le persone pensano talmente poco al loro destino e quando lo fanno è perché sentono di esserci arrivati di fronte, di averci sbattuto il naso. A quel punto, non c’è più tempo per fare né dire niente. Fra gli spunti più interessanti che accompagnano “Ciò che non si può dire” vi è la presenza di Mario Cagol, mattatore della comicità made in Trentino, che in questo caso si cala in un ruolo assai lontano dai suoi canoni abituali. Una scelta che Cagol racconta così a Trentinomese: “Sono parecchi anni che interpreto ruoli drammatici in sceneggiati e letture interpretative per Radio Rai e quindi in realtà non è per me un mondo così sconosciuto. Lo è certamente per il palcoscenico, dove mi sono quasi sempre esibito finora in qualità di comico. Avevo da

sempre la volontà di trasmettere altri tipi di emozioni al pubblico, volevo esprimere la mia passione per questo mestiere comunicando su altri livelli. Sai, si dice che chi per lavoro debba far ridere gli altri, poi nella vita privata abbia ampi momenti malinconici: in effetti è proprio così. Chi mi sta a fianco ha molta pazienza (grazie, Lory...)“. Se gli si chiede cosa rappresenta per lui, al di là di questo ruolo, la tragedia del Cermis, l’attore risponde deciso: “Non conoscevo nei dettagli la storia; ne avevo sentito parlare e mi aveva scosso per l'assurdità dei fatti accaduti e di come erano stati gestiti. Poi, interpretando l'anno scorso la versione radiofonica per Radio Uno ero entrato più nel dettaglio e ne ero rimasto molto colpito. Questa storia rappresenta tutte quelle storie che purtroppo si ripetono, nonostante numerose avvisaglie, segnalazioni, appelli di gente preoccupata, ne sentiamo ogni giorno di storie così... come dico nel testo: “In Italia finché non succede niente...

delle singole parole, operato dalla regista insieme a Letizia Russo, nell’intento di sfatare i pregiudizi costruiti intorno alla tragedia, secondo cui, Macbeth e Lady Macbeth non sanno gestire la propria ambizione e le conseguenze delle proprie azioni. Restituendo la concretezza, il passionale attaccamento all’azione e i toni popolari alla lingua di Shakespeare, la nuova traduzione della tragedia restituisce un’immagine molto più “terrestre” di Macbeth e Lady Macbeth: due protagonisti che vogliono ardentemente possedere lo scettro del potere, ma semplicemente «non sono capaci, sono inetti, sono tragicomici buffoni, si agitano sul palcoscenico del potere per pochi istanti e poi svaniscono, inghiottiti con facilità da gente più abile di loro». Questa inettitudine dei due protagonisti, questa goffa scimmiottatura del male, non li rende certamente più gradevoli, ma decisamente più umani ed aiuta a sentirli vicini, concreti, possibili. L’amore per Shakespeare è stata la scintilla che ha portato la regista a un folgorante successo, consolidatosi nel corso della sua intensa carriera.

nulla può succedere...”. Ecco perché è importante non dimenticare cercando magari di imparare dagli errori”. Per calarsi in questo ruolo Cagol ha cercato di immagazzinare più informazioni possibili: “Assieme al regista Mirko Corradini, con il quale mi sono trovato subito in sintonia, e al musicista di scena Alessio Zeni, abbiamo incontrato il parroco che nel 1998 era a Cavalese, abbiamo parlato con chi era Sindaco in quel periodo, discusso a lungo con il comandante dei vigili del fuoco dell’epoca, per assorbire le loro emozioni. Sono stati tutti molto disponibili, nonostante ripercorrere quei momenti rimanga difficile e doloroso. È stato molto emozionante vedere il prato dove è caduta la funivia, le piccole lapidi e i fiori portati dai parenti delle vittime”. Per il regista trentino Mirko Corradini si tratta della prima collaborazione con Cagol e anche lui è rimasto sorpreso della nuova strada intrapresa da SuperMario: “Non avevo mai collaborato con lui – racconta il regista – e così, quando Cagol mi ha chiamato, proponendomi di fare una regia con lui, ho subito pensato

ad uno spettacolo comico... Ma ogni dubbio è stato subito spazzato via quando ci siamo messi al lavoro ed ho capito che Mario ha delle capacità interpretative davvero eccellenti nel toccare anche, come in questo caso, corde drammatica ed emotivamente profonde”. Mirko Corradini ha puntato su una regia legata al teatro di narrazione: “Ho voluto valorizzare le qualità di Mario Cagol e la logica di un testo così potente nella sua drammaticità come quello di Pino Lopertido. Importante è il ruolo di Alessio Zeni, che non è solo un chitarrista, ma un vero e proprio attore in scena, una spalla importante per Cagol”. Dopo la prima a Villazzano “Ciò che non si può dire”, sarà in cena il 7 novembre a Borgo (e l'8 una matinée con le scuole), il 17 novembre ad Aldeno, il 30 novembre al Cuminetti di Trento, il 15 dicembre al Molin de Portegnach (in versione off). Il 2019 si aprirà invece il 22 gennaio a Riva del Garda per proseguire il 2 febbraio a Cavalese, il 3 – anniversario della tragedia – a Meano e il 30 marzo a Levico Terme. ■ 103

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di Lara Deflorian

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a stagione di InDanza, proposta dal C.S.C. Santa Chiara, sotto la nuova direzione artistica di Emanuele Masi, prenderà il via il 27 ottobre a Trento con cinque titoli in scena al teatro Sociale di Trento, per proseguire con altrettante rappresentazioni in programma, al teatro Comunale di Bolzano, fino a estendersi a Rovereto con uno spettacolo al teatro Zandonai e tre all’Auditorium Melotti. In apertura, potremo ritrovare l’artista natia di Johannesburg in Sudafrica Dada Masilo che, dopo averci piacevolmente stupito nel 2014 con la sua coraggiosa versione de Il Lago dei cigni, ritorna a Trento con un altro titolo noto al grande pubblico, Giselle. Ma anche questa volta niente tutù e niente abito bianco né danza in punta di piedi. L’artista di colore ha una fisicità androgina e la testa rasata; il nome “Dada” non a caso ricorda il movimento culturale d’inizio Novecento che rifiutava gli standard artistici e ricercava la libertà creativa utilizzando tutti i materiali e le forme disponibili, propone

DADA MASILO LA CELEBRE ARTISTA SUDAFRICANA APRIRÀ LA NUOVA STAGIONE DELLA DANZA, IL 27 OTTOBRE A TRENTO, TEATRO SOCIALE una sua rielaborazione poetica e narrativa. Attraverso una rilettura dei classici del balletto, Dada Masilo parla del mondo d’oggi e, nel caso di Giselle, 11 danzatori scalzi sono gli interpreti di una storia d’inganno e sofferenza ambientata, tra violenza e passione, in una fattoria vinicola sudafricana, terra di vendemmia com’era quella della Germania dell’originale. Gli spiriti notturni delle Villi, in questa rivisitazione, Silvia Gribaudi R.OSA ph. Laila Pozzo

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sono uomini e donne vestiti di rosso, come il colore del sangue, e la conosciuta partitura di Charles Adam è sostituita dalla musica originale percussiva e africana di Philip Miller. “La mia contemporaneità è legata alla terra, quasi un controcanto alla leggerezza della danza classica con le sue piume e i suoi tutù - ha raccontato in un’intervista lo scorso anno Dada Masilo. Me ne sono resa conto giovanissima. Il mondo è molto più complicato, più violento, più crudele. Non è quello delle fiabe del balletto romantico. Ma confesso di aver conservato tutti i miei tutù di bambina.” Questa Giselle, dal finale a sorpresa, nel 2017 ha vinto il premio Danza&Danza e sempre il 27 ottobre al teatro Sociale, al termine dello spettacolo, è previsto un incontro aperto al pubblico con la stessa artista. A Trento, la stagione prosegue il 27 novembre con la danzatrice e coreografa spagnola, pop e surreale, Blanca Li, autrice di una

danza che incrocia contemporaneo, flamenco, hip hop, danza classica e barocca. Conosciuta anche per le sue incursioni pubblicitarie e cinematografiche, al fianco di Pedro Almodovar, qui presenta Elektrik, uno spettacolo in cui l’artista catalana utilizza l’électro, un genere di danza urbana inventato negli anni Duemila nella regione di Parigi. Il 22 gennaio protagonista in scena è la danza italiana firmata dal coreografo Mauro Bigonzetti autore di Mediterranea, titolo evocativo di qualche decennio fa, entrato anche nel repertorio del Teatro alla Scala di Milano, più che mai attuale poiché simboleggia l’unione tra le diverse culture che animano questo Mare Nostrum. Dagli Stati Uniti, il 14 marzo, un altro atteso ritorno è quello di Stephen Petronio, primo performer uomo della Trisha Brown Company, che con l’energia viscerale della sua compagnia presenta quattro coreografie tra cui la sua ultima creazione, Hardness 10. Anche in quest’occasio-


trentinopanorama MK - Robinson

ne, al termine della serata, è previsto un momento di confronto aperto al pubblico con gli artisti, alla presenza del coreografo. La stagione di Trento termina il 10 aprile con uno spettacolo ispirato alla Carmen, altro titolo noto al grande pubblico. In questo caso, la danzatrice e coreografa andalusa Marìa Pagés, con Yo, Carmen presenta una sua versione flamenca, liberata dai molteplici stereotipi che da sempre hanno caratterizzato l’opera originaria. I titoli in programma a Rovereto vedono, il 23 novembre all’Auditorium Melotti, il coreografo e danzatore britannico di origini asiatiche Aakash Odedra, fautore di un suo stile che mixa le danze tradizionali indiane al movimento contemporaneo, interprete

di Rising, trittico di tre soli firmati da illustri coreografi quali Akram Khan, Russell Maliphant, Sidi Larbi Cherkaoui. Il 18 gennaio la compagnia italiana MK è interprete di Robinson, un lavoro sulla metamorfosi dell’individuo firmato da Michele Di Stefano, lungamente presente quest’estate a Bolzano Danza come curatore della nuova sezione “outdoor”. Vincitrice nel 2017 del “Premio Ubu”, il 22 marzo la coreografa e autrice torinese Silvia Gribaudi presenta R.osa, il suo solo ironico e profondo sul ruolo del corpo femminile nella società contemporanea. L’ultimo spettacolo in programma a Rovereto, questa volta al teatro Zandonai, vede il 3 maggio la presenza della coreografa toscana Cristina Kristal Rizzo con dieci danzatori interpreti di VN

Serenade, una produzione sul rapporto tra danza e musica, sulle note della Notte trasfigurata di Schönberg e la Serenata in do maggiore per archi di Tchaikovsky, ese-

guite dal vivo dall’Orchestra Filarmonica Settenovecento. Per informazioni e abbonamenti: numero verde 800 013952 - www.centrosantachiara.it. ■

JESUS CHRIST SUPERSTAR, A TRENTO IL 6 E IL 7 OTTOBRE

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uattro differenti edizioni, undici anni consecutivi in cartellone nei teatri italiani dal 1995 al 2006, oltre 1.200.000 spettatori, più di 120 artisti che si sono alternati nel cast, e più di 1.300 rappresentazioni. Sono questi alcuni dei numeri che marcano il successo di Jesus Christ Superstar, che nella versione italiana in lingua originale, firmata da Massimo Romeo Piparo, ha compiuto da tempo i vent’anni e vanta ormai numerosi record. Proprio

il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, uno dei musical più famosi e amati di tutti i tempi, torna in scena il 6 e il 7 ottobre al Teatro Auditorium Santa Chiara, dopo aver fatto registrare ben due sold out nel 2017 nella stessa location. Si tratta di un musical di livello internazionale messo in scena, con uno spettacolo tutto cantato e suonato rigorosamente dal vivo, che racchiude nella sua storia una colonna sonora, conosciuta da tre generazioni, e vede nel ruolo principale quel Ted Neeley che diede un'impronta mitica e indelebile al ruolo di Gesù, nello storico film di Norman Jewison uscito nel 1973. Lo scorso anno la platea dell’Auditorium andò in visibilio proprio per l’interpretazione di Teed Neeley ormai immerso completamente nel ruolo che volente o nolente ha segnato la sua vita d’artista. Proprio l'attore americano in un’intervista aveva raccontato: “Per me la magia, il senso profondo di questo musical risiedono nella musica e nei testi di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Loro hanno avuto il coraggio di raccontare gli ultimi sette giorni di vita di questo uomo leggendario, chiamato Gesù di Nazareth, attraverso uno spettacolo segnato da musiche meravigliose capaci di essere ricordate nel tempo”. Sui ricordi del film girato nel 1973 da Norman Jewison invece Neeley ha sottolineato: “Se avessi abbastanza spazio, potrei riempire un’enciclopedia con i miei racconti. Norman Jewison adattò l'idea di Andrew e Tim in una sceneggiatura che lui stesso produsse e diresse nel film originale dell'opera. Senza la sua regia, per tutti noi coinvolti, non sarebbe potuto mai succedere quello che è stato”.

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NEL CENTRO STORICO DI CLES LA FESTA PER LA REGINA DELLE MELE

POMARIA 2018 SEMPRE PIÙ INTERATTIVA!

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el corso degli anni Pomaria ha scritto bellissime pagine su come in Val di Non l’agricoltura sia intimamente legata al territorio, alle sue evoluzioni e alle sue espressioni più gustose. Nel viaggio itinerante che la vede cambiare sede ogni edizione, il 2018 porta in scena la manifestazione lungo le vie del capoluogo della Val di Non. Il 13 e il 14 ottobre sarà infatti Cles ad ospitare l’evento dedicato alla raccolta delle mele D.O.P. e alle eccellenze enogastronomiche della Val di Non e del Trentino. Interattività sarà la parola chiave, con un pubblico ancora più protagonista. Il centro storico del paese si trasformerà in un divertente laboratorio a cielo aperto, dove assaporare, esplorare, scoprire, prendere parte ad interessanti attività, mettere

le mani in pasta, imparare l’arte della raccolta delle mele. Tra le novità più interessanti del 2018 ci sono i percorsi sensoriali in cuffia, creati proprio per Pomaria dal collettivo artistico “Miscele d’aria Factory”, specializzato nell’ideazione di esperienze immersive: guidati da voci, musiche registrate dal vivo, rumori, suoni e suggestioni, i partecipanti potranno esplorare le vie e i quartieri del borgo. Quest’anno ci sarà anche la possibilità di partecipare ad un trekking urbano legato al mondo delle filande e della bachicoltura e nelle sale affrescate del quattrocentesco Palazzo Assessorile di Cles sarà allestita una mostra incentra-

ta sulla storica manifattura serica Viesi. Gli ospiti potranno inoltre visitare la straordinaria mostra dell’artista ligure Paola Nizzoli Desiderato, famosa in tutto il mondo per le sue creazioni iperrealiste in cera di frutta e verdura. La mela sarà comunque la protagonista dell’evento: dalle visite guidate al fiabesco frutteto storico di Cles, nato per custodire la memoria della frutticoltura in Val di Non, alle esposizioni pomologiche di frutta antica e alle degustazioni a “tema mela”. Non mancheranno i grandi classici, come la tradizionale raccolta nel campo messo a disposizione dei visitatori, resa quest’anno ancora più

gioiosa grazie alla presenza della compagnia teatrale Koinè. Anche nel 2018 verrà dato grande spazio alla mostra-mercato dei prodotti a km 0, agli show cooking proposti da alcuni chef della valle, alle degustazioni organizzate con la condotta di Slow Food. E come sempre, anche i più piccoli avranno la loro Pomaria, con un fitto programma di iniziative dedicate unicamente ai bambini, organizzate con la preziosa collaborazione di esperti educatori. Per tutte le informazioni ed il programma dettagliato vi invitiamo a consultare il sito ufficiale dell’evento: www.pomaria.org ■

LA FESTA DELL'ARMONICA

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iunto alla sua seconda edizione, il Festival Internazionale dell’Armonica a Bocca, ideato, organizzato e promosso dall’Associazione Amici dell’Armonica a bocca, si compone di tredici concerti. Inaugurato a fine settembre, con uno dei musicisti di eccellenza, Willi Burger, il Festival prosegue per tutto il mese di ottobre, concludendosi poi il 20 novembre: i concerti abbracciano repertori differenti ed ospitano artisti di rilievo nel panorama musicale europeo. Le location che ospiteranno gli eventi sono varie, si va dalla Sala concerti di Casa Raphael a Roncegno Terme, alla Sala Fondazione Caritro di Trento, la Sala concerto di Associazione Rosmini, Sala Fondazione Caritro di Rovereto e Sala Rossa e Auditorium presso la Comunità Valsugana e Tesino a Borgo Valsugana.

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Ad ottobre, il Festival prosegue con il quartetto olandese Fata Morgana, atteso alle ore 21, al Palace Hotel di Roncegno Terme. L’Harmonica Quartet Fata Morgana è così composto: Ronald Kamminga all’armonica basso, Rob Janssen ad harmonietta e armonica cromatica, Antal van Acquoy all’armonica accordo e Paul Cornalissen all’armonica cromatica. Il concerto è organizzato in collaborazione con l’Associazione Ars Modi; la serata permetterà di scoprire la possibilità orchestrale di tale strumento che, nel caso dell’ensemble olandese, è stato progettato proprio per suonare in gruppo. Giovedì 11 ottobre, presso l’Associazione Rosmini a Trento e il giorno successivo, venerdì 12 ottobre in Sala Rossa a Borgo Valsugana, ore 21, sarà la volta del Duo Arparmonica.


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di Fabio De Santi

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d un passo dal decennale, che sarà festeggiato nel 2019, VarTalent, il Festival canoro d’Italia, punta quest’anno su un doppio show finale al Teatro Sociale di Trento venerdì 5 e sabato 6 ottobre. Il concorso canoro ideato dal “patron” Marco Consoli, affiancato da sempre da Luiz Henrique Belmiro, vivrà la sua fase finale in due serate di grande spettacolo e che avrà per protagonisti 16 talenti (più due riserve) che hanno superato le prime fasi del percorso selettivo e formativo. Sedici i protagonisti delle due serate fra cui Alice Cascitelli, Debora Anzilli, Federica Morosati e Mariya Ermolaeva. La “Prima Serata” dedicata alle donne, in calendario venerdì 5 ottobre, e la “Serata Finale” di sabato 6 ottobre, saranno un vero e proprio spettacolo live da grande show televisivo, con presentatori e assistenti, scenografie, sfilata di moda, ospiti e un importante impianto scenografico, audio e luci. A condurre la serata, Luiz Henrique Belmiro, volto storico di VarTalent, reduce dalla sua par-

VARTALENT ’18 UN DOPPIO SHOW FINALE AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO, VENERDÌ 5 E SABATO 6 OTTOBRE. IL CONCORSO CANORO IDEATO DA MARCO CONSOLI, AFFIANCATO SEMPRE DA LUIZ HENRIQUE BELMIRO tecipazione al reality show “Da qui a un anno” di Real Time, affiancato da Nicole Andreolli, Terry Balaara, Filomena Cibellis e Emily Eccel. Tornano sul palco della nona edizione tre vincitori delle edizioni precedenti. Si tratta di Sara Prestia, vincitrice VarTalent ’12, Andrea Verde, vincitore della scorsa edizione e di Giulia Pellegrini, vincitrice di VarTalent ’16; si esibiranno sul palco e saranno proprio loro a commentare entrambe le serate del Festival, durante la diretta radiofonica sulle onde web di Radio Music Trenti assieme alla voce di Vito Nomade, speaker della web radio.

A cogliere tutta l’emozione del BackStage ci sarà Matteo Coco. I contenuti saranno inseriti nel programma Tv “VarTalent 18 – Festival Canoro d’Italia” che andrà in onda su Trentino TV e Alto Adige TV. Il team di ripresa sarà capitanato da Max Bendinelli – Mec Video. Ancora non si conosce il nome del terzo giudice di questa edizione; confermati invece quelli di Marco Consoli, presidente di Giuria e patron di VarTalent, e della cantante lirica Sabrina Modena. Anche quest’anno la scenografia sarà firmata da Federico Seppi, artista molto apprezzato e innovativo nel panorama artistico nazionale e internazionale. L’ar tista colla borerà con la famiglia Nadalini – di Floricultura Nadalini – per comporre la scenografia di quest’edizione. La serata del venerdì sarà un omaggio alle

donne; aprirà lo show il progetto “Scarpette rosse”, curato dalla stilista Cristina Senter. Il progetto tocca un tema attuale e, purtroppo, ancora presente nella nostra società: il femminicidio. Protagonista sarà l’attrice Maria Zini Corradini che reciterà un monologo emozionante. La poetessa Mariavittoria Keller scriverà appositamente dei testi brevi che saranno un’altra grande sorpresa della serata. La moda, elemento sempre presente a VarTalent, sarà rappresentata da una sfilata del marchio Anna Gaddo e da Cristina Senter, stilista roveretana che vestirà le quattro co-conduttrici. La novità dell’edizione 2018 è la divisione dei cantanti, durante la prima serata, in squadre. Ogni squadra porterà il nome di un grande personaggio della musica Italiana scomparso: i nomi selezionati dopo un sondaggio on-line sono quelli di Mia Martini, Pino Daniele, Alex Baroni e Lucio Dalla. Sedici talenti saranno ammessi alla prima serata del 5 ottobre, ma soltanto 12 di loro avranno la possibilità di conquistare la vittoria esibendosi durante la finalissima il 6 ottobre. ■

Il cast di Vartalent ’18 da sx, Terry Balaara, Luiz Henrique Belmiro, Joey Bertolani, Marco Consoli, Nicole Andreolli e Matteo Coco 107

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trentinomostre

J. WATSON: I VIAGGI, I SOGNI, LA SUA VITA

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l viaggio, il camminare, è un continuo pensare mentre si è trascinati di qua e di là. Camminare significa aprirsi al mondo. E Jenny

Watson, australiana, nata

a Melbourne nel 1951, residente a Brisbane, del cammino, e del fare arte camminando, ha fatto il centro della propria

“UN POPOLO DI VOLTI”: LOME AD ALGHERO

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naugura domenica 1 ottobre l’esposizione personale dell’artista Lome (Lorenzo Meguzzato) intitolata “Un Popolo di Volti”, nell'ambito del Alguer Family Festival. Negli suggestivi spazi di Torre di Sulis ad Alghero, saranno esposti dipinti di grande dimensione e sculture. La mostra si inserisce non a caso tra gli eventi dell’Alguer Family Festival dal 30 settembre al 7 ottobre. Titolo della mostra è “Un Popolo di Volti” ciclo pittorico e di scultore a cui da anni l’artista lavora. In questa esposizione molti gli inediti dove la folla il popolo, la gente è il soggetto protagonista in una continua volontà di relazione. La stessa relazione che lo porterà mercoledì 3 ottobre a ore 19 a eseguire una performance sempre negli spazi di Torre Sulis con il Maestro flautista e compositore Mauro Uselli. Un grande dipinto eseguito in diretta dove il suono dei gabbiani, del flauto e dei colori scandiranno quel “Valore Primario”di libertà e leggerezza e condivisione che troppo spesso abbiamo perso e che la famiglia ci insegna.

attenzione e della propria produzione artistica. Con il titolo “Jenny

around the World” l’artista

presenta, nelle sale dello Studio d’Arte Raffaelli di Trento, una ventina di carte e una decina di tele appartenenti a diverse fasi della sua carriera artistica, oltre a una serie di lavori inediti realizzati appositamente per la mostra. Le sue opere, disincantate, immediate e apparentemente semplici, documentano i suoi viaggi, i sogni, la sua vita, attraverso elementi facenti parte del suo microcosmo: amici, animali domestici (possiede cinque cavalli), ballerine, segni onirici, figure floreali, ecc. Le disposizioni questi “segni” non sono casuali ma sono in stretta relazione – connessi si direbbe oggi –, come varianti di uno stesso

inserite in una cornice pittorica e concettuale precisa. Il

percorso, della sua stessa vita. Relazioni profonde, altre

suo tocco ha il sapore delle pitture espressioniste, capace

volte fugaci, altre volte ancora frammentarie, ma tutte

di investire immagini e testo con vitalità psicobiografica. Inoltre la relazione tra testo e immagine è fondamentale per il suo lavoro, che spesso include un piccolo riquadro di testo dipinto a mano che si trova accanto ad un’immagine più grande, che ne compromette o ne modifica il significato. Dai primi lavori degli anni Settanta, in cui si muoveva all’interno di uno schema minimalista in una cornice più ampia sicuramente concettuale, è approdata, attraverso i collages, ad una sorta di riflessioni intimista e personalizzata su quello che abbiamo identificato come “microcosmo”. L’idea di microcosmo ricorre con sorprendente logicità in tutti i suoi lavori, inserendo di diritto l’artista in un quel più ampio sistema di culture superiori universali che

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trentinomostre ricapitolano l’universo, concentrandolo, in un’immagine che diventa archetipa. Non si vedono, ma tra l’opera e l’universo si intrecciano tutta una serie di fili di cui ogni esistente è composto e questi fili formano, verticalmente, l’intera gerarchia dell’essere che regge il cosmo. E in questa gerarchia entra, appunto, di diritto – un diritto riconosciuto da tutte le religioni e filosofie del mondo – ogni regno di vita. Pur presentando un’iconografia dai forti tratti di riconoscibilità, le sue opere vanno al di là dello spazio e del tempo e partecipano simbolicamente di una ritualità mitica. Camminando l’artista dà un senso alla realtà, perché camminare consente di percepire la realtà con tutti i sensi, di farne pienamente esperienza lasciando all’uomo l’iniziativa. Camminare è un modo tranquillo per reinventare il tempo e lo spazio. Jenny Watson cammina sognando, confondendo e mescolando volutamente immaginario e realtà (come dovrebbe essere ogni viaggio che vuol chiamarsi tale, cioè formazione, informazione, divertimento, rapporto con tutti i nostri sensi). A partire da ispirazioni punk e femministe – “ero decisa a fuggire dalla più tenera età” –, l’artista ricrea un intimo diario in cui figure e parole s’intrecciano a comporre brevi narrazioni quotidiane. Ha abbracciato gli swing degli anni Sessanta e il pop britannico dai Beatles a Twiggy, per poi deviare verso la scena punk. I supporti delle sue opere provengono da luoghi lontani, sono carte e tessuti preziosi di cui l’artista sceglie accuratamente i pattern e le texture: “ho una teoria secondo cui i tessuti che sono popolari in un certo posto esprimono qualcosa in quel luogo. Ad esempio, il cotone bello e raffinato in India per i sari ha a che fare con il calore e sono cromaticamente belli”. La personale iconografia che ne esce, resa con freschissime pennellate, lascia molto spazio all’immaginazione. Lì, lo spettatore, può a sua volta riimmaginare i propri viaggi. Le sue opere sono spesso accompagnate da piccole tele colorate che riportano poetiche descrizioni del suo lavoro, rendendo immediato il processo di immedesimazione dello spettatore. E se non sono le immagini, è la scrittura stessa che l’artista mette in campo. Una sinergia che combina lo scrivere con il dipingere. Scrittura e immagine, testo e visione: è questo il perno su cui ruota tutta la sua produzione e per cui è conosciuta in tutto il mondo. Infatti ha esposto le sue opere a livello internazionale in paesi come Belgio, Austria, Stati Uniti, Giappone, Canada, Regno Unito, Vietnam, Germani, Italia, Nuova Zelanda, India e nel 1933 ha rappresentato l’Australia alla 45esima Biennale di Venezia. La mostra chiude il 30 novembre.

LEVICO TERME Mostre BRUNO LUCCHI - PAROLE SCAVATE Apertura: da venerdì 6 aprile a domenica 4 novembre. Nella ricorrenza del Centenario della Grande Guerra, il progetto espositivo di Bruno Lucchi intende proporre una ampia e articolata riflessione sul tema tramite il connubio tra installazioni scultoree e gli spazi così fortemente connotati del Forte delle Benne. Info: www. brunolucchi.it; Tel. 0461.707159 329.8632737. Mostre FIERA MINERALI FOSSILI E BIGIOTTERIA Apertura: da sabato 13 a domenica 14 ottobre. Palalevico Viale Lido. Progetti Laboratori per ragazzi/e. Orario: sabato ore 9-19; domenica ore 9-18. Ingresso adulti € 3,00; pensionati e studenti € 2,00. Omaggio ragazzi fino ai 15 anni. Info: Gruppo Mineralogico Paleontologico di Trento www. fieramineralilevico.org.

LUSERNA Mostre NÅ IN TRITT VON BOLF - IL RITORNO DEL LUPO - DIE RÜCKKEHR DES WOLFES Apertura: fino a domenica 4 novembre. Centro Documentazione Lusérn. Si tratta di un percorso espositivo attraverso il quale si vuole presentare, in modo obiettivo, la vera natura di un canide che, soprattutto negli ultimi anni, sta facendo un lento ma graduale ritorno anche nei territori degli Altipiani Cimbri. La mostra, documentando in termini scientifici “la specie” attraverso una conoscenza razionale della vita quotidiana, del carattere e delle qualità del lupo, presenta l’impatto che, sotto vari aspetti, questo ritorno ha sulla nostra società. La mostra vuole quindi essere un contributo a quello che sarà sicuramente un lungo e impegnativo percorso che, si auspica, possa portare ad una razionale e serena convivenza con il canide. Il percorso espositivo, costituito da pannelli esplicativi ed exhibit a tema, è arricchito da un grande diorama introduttivo, una mostra fotografica messa a disposizione dal biologo Matteo Luciani, nonché da una serie di filmati e interviste. Orario: 1012.30/14-18. Nel mese di agosto con orario: 9.30-12.30/14-18.30. Info: Centro Documentazione Luserna Tel. 0464.789638; info@ lusern.it; www.lusern.it .

PERGINE VALSUGANA Mostre MAURIZIO TAIOLI Apertura: da venerdì 14 settembre a domenica 4 novembre. Vernissage e riflessione giuridica. L’inaugurazione dell’esposizione sarà accompagnata da una breve riflessione da parte di diversi giuristi e da performances fra musica e poesia, sempre deliziate dall’aperitivo preparato dallo chef del Castello Daniele Tomasi. Info: www.castelpergine.it.

RIVA DEL GARDA Mostre KRIEGSMALER | I FRATELLI STOLZ. PITTORI DAL FRONTE DI RIVA DEL GARDA 19151916 Apertura: fino a lunedì 1 ottobre. Museo Riva del Garda, piazza Cesare Battisti 3/a. In collaborazione con Museo Rudolf Stolz, Sesto (BZ). La sezione del MAG dedicata alla Storia si arricchisce di un ciclo di disegni e dipinti provenienti dal Museo Rudolf Stolz di Sesto (BZ), realizzati dai fratelli pittori Albert e Rudolf Stolz nell’area del fronte austriaco dell’Alto Garda durante la Prima guerra mondiale. Orario: dal 17 marzo al 4 novembre 2018 ore 10-18(lunedì chiuso). Settembre 2018 aperto tutti i giorni ore 10-18. Info: www. museoaltogarda.it. Mostre NO WAR NO PEACE Apertura: fino a domenica 4 novembre. Museo Riva del Garda, piazza Cesare Battisti 3/a. La mostra No War No Peace intende fermare il pensiero sulle tracce di una guerra che è stata, ponendo in relazione i confini ridisegnati allora con le ferite rimaste aperte nel corso del Novecento e con gli stati di “non pace” dell’oggi. Progetto di Raffaele Crocco. A cura di Andrea Tomasi, Claudia Gelmi. Fotografie di Fabio Bucciarelli. Orario: dal 17 marzo al 4 novembre 2018 ore 1018 (lunedì chiuso). Giugno, luglio, agosto e settembre 2018 aperto tutti i giorni ore 10-18. Info: www. museoaltogarda.it.

ROVERETO Mostre MARGHERITA SARFATTI. IL NOVECENTO ITALIANO NEL MONDO Apertura: finoa a febbraio 2019. Mart - Corso Bettini, 43. Il Mart di Rovereto inaugura la grande mostra dedicata a Margherita Sarfatti, che rappresenta l’esito di anni di ricerche e approfondimenti e completa il ciclo di esposizioni realizzate nell'ultimo biennio. Il progetto comprende anche un'esposizione a Milano, organizzata dal Museo del Novecento e dalla casa editrice Electa. Ancora una volta, il museo di Rovereto collabo109

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trentinomostre ra con le maggiori istituzioni della scena nazionale e internazionale, rinnovando l'impegno culturale per il quale è stato fondato. Info e prenotazioni: 800.397760; info@mart.tn.it; www.mart.tn.it/ viaggiointaliaTRENTO Mercati FA’ LA COSA GIUSTA 2018 Apertura: da venerdì 26 a domenica 28 ottobre. Trento Fiere. Mostra mercato che ogni anno porta nelle strutture di Trento Fiere più di 230 tra agricoltori biologici, botteghe del commercio equo, associazioni, cooperative sociali, e aziende che propongono prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente. Un’occasione per incontrare e quindi conoscere da vicino aziende, progetti e buone prassi amministrative, che sul territorio locale, ma non solo, stanno costruendo un’economia più attenta alle persone e all’ambiente. Ingresso adulti € 3, minorenni € 1. Fino a 4 anni ingresso gratuito. Oradio di apertura: venerdì dalle 14.30 alle 18.30; sabato e domenica dalle 9.00 alle 19.00. Info: Trento Fiere Tel. 0461.230264; www. trentofiere.com; www.trentinoarcobaleno.it. Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione. museostorico.it. Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione. museostorico.it. Mostre L’ULTIMO ANNO. 1917-1918 Apertura: fino a domenica 4 novembre 2018. Gallerie Piedicastello. Nella Galleria Nera, 300 metri di installazioni, scenografie, approfondimenti, filmati e documentari originali dell’epoca ripercorrono l’ultimo anno della Grande Guerra. Orario: da martedì a domenica, dalle 9.00 alle 18.00. Chiuso lunedì. Ingresso libero. Info: www.museostorico. it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it.

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Mostre GENOMA UMANO QUELLO CHE CI RENDE UNICI Apertura: da venerdì 23 febbraio 2018 a domenica 6 gennaio 2019. Muse - Museo delle Scienze. La mostra Genoma umano affronta interrogativi importanti per tutti e sui quali, oggi, si concentra un settore importante e promettente della ricerca in campo biologico. È un viaggio tra le nuove sfide offerte dalla genomica, sui rischi e le opportunità generati dall’applicazione delle nuove conoscenze ad ambiti sensibili come quello della salute. Grazie a un percorso interattivo e immersivo, attraverso video e multi-proiezioni e con l’aiuto di altri linguaggi come quello artistico, si affrontano tre questioni fondamentali: quanto conta il DNA, quali altri fattori intervengono nella sua definizione (ad esempio ambiente e stili di vita), come e quanto possiamo intervenire per modificarlo. Info: www.muse.it. Mostre FERRO, FUOCO, SANGUE! Apertura: fino a domenica 6 gennaio 2019. Gallerie Piedicastello, piazza di Piedicastello. Dopo l’allestimento a Palazzo Chiericati di Vicenza, arriva ora alle Gallerie una mostra di emozioni, di verità, che fanno realmente “vivere la Grande Guerra”, trasformando una “epopea,” conosciuta dai più solo attraverso i libri di storia, in quello che la guerra in realtà fu: “Ferro, fuoco e sangue”. Attraverso le fotografie di Giuliano Francesconi la mostra ci parla di paura, di fango, di fame, di sete, di freddo, degli orrori vissuti da milioni di uomini scaraventati in prima linea a scoprire un mondo severo e ignoto. Orario: da martedì a domenica 9.00-18.00. Ingresso libero. Info: www.museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre GENERAZIONE ‘68 Apertura: fino a sabato 15 dicembre. Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale - via Verdi 26. Il ‘68, l’anno di una generazione. Un racconto tra il contesto trentino e quello internazionale, tra il movimento studentesco e l’immaginario culturale. Orario: da lunedì a sabato 7.40 - 20.45. Domenica e festivi chiuso. Ingresso libero. Info: www.museostorico.it.

Mostre MADONNA IN BLU. UNA SCULTURA VERONESE DEL TRECENTO Apertura: da venerdì 22 giugno a venerdì 26 ottobre. Castello del Buonconsiglio. Esposizione a cura di Luciana Giacomelli. Info: www. buonconsiglio.it. Mostre NOSTALGHIA. VIAGGIO TRA I CRISTIANI D’ORIENTE Apertura: fino a domenica 7 ottobre. Museo Diocesano tridentino, piazza Duomo 18. La mostra, curata da Annalisa D’Angelo, si compone di trentadue stampe ai sali d’argento e testimonia quasi tre anni di viaggio della fotografa Linda Dorigo e del giornalista Andrea Milluzzi tra le comunità cristiane di nove Paesi del Medio Oriente (Iraq, Iran, Libano, Egitto, Israele, Palestina, Giordania, Siria e Turchia). Orario: 10-13 e 1418. Ingresso gratuito. Info: www. museodiocesanotridentino.it; Tel. 0461.234419; info@museodiocesanotridentino.it. Mostre STORIE SENZA STORIA. TRACCE DI UOMINI IN GUERRA (1914-1918) Apertura: fino a domenica 4 novembre. Cappella Vantini di Palazzo Thun, Via delle Orne, 1. Nel centenario della conclusione della Prima guerra mondiale sono esposti al pubblico i materiali messi in luce tra il 2012 e il 2017 negli interventi di recupero di resti di soldati della Grande Guerra effettuati a 3000 metri sul ghiacciaio del Presena e alle pendici occidentali del Corno di Cavento nel Gruppo dell’Adamello. Orario: da martedì a domenica ore 930-13/14-18. Chiuso il lunedì. Info: uff.beniarcheologici@ provincia.tn.it. Mostre GHIACCIAI Apertura: fino a sabato 23 marzo 2019. Muse - Corso del Lavoro e della Scienza 3. La mostra offre una fotografia dei ghiacciai che ricoprono il nostro pianeta da quattro prospettive: l’ambiente naturale glaciale e le dinamiche che lo mantengono in equilibrio; le attività scientifiche e i rilievi che permettono di quantificare lo stato di salute dei ghiacciai e di studiare i cambiamenti climatici degli ultimi secoli; le avventurose esplorazioni sui sentieri glaciologici; le vicende storiche e i miti legati ai luoghi più inospitali dell’ambiente montano. Il visitatore ha la possibilità di scoprire diverse realtà dell’attività glaciologica grazie a contenuti multimediali inseriti in strutture lignee, dalle linee essenziali e curiose. Orario: dal martedì al venerdì 10-18 sabato, domenica e festivi: 10-19. Chiuso il lunedì

e il 25 dicembre. Biglietto entrata € 10,00; ridotto € 8,00. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre VICINO. NON QUI Apertura: fino a domenica 14 ottobre. La Galleria Civica presenta le ricerche culturali di chi si trova ad abitare - idealmente e fisicamente - in un altrove non solo geografico. Una mostra che accorcia le distanze, un viaggio tra gli eterogenei linguaggi della cultura contemporanea, dalle arti visive alla letteratura, dal cinema alla musica, dall’architettura al design.

Il progetto è curato dall’artista trentino Luca Coser, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, con i curatori della Galleria Civica. Orario: da martedì a domenica 10-13 e 14-18. Chiuso il lunedì. Apertura straordinaria 15 agosto 2018. Ingresso € 2,00. Info: www. mart.tn.it; Tel. 0461.985511; civica@mart.tn.it. Mostre DA COSA, NASCE COSA Apertura: da sabato 29 settembre a domenica 7 ottobre. Cantine di Torre MIrana, Via Belenzani 3. Luciano Gottardi, Lucia Santorsola, Andrea Coppi, Michela Cannoletta, Luca Molinari, Federica Rigon, Rosalia Capitanio, Nadezhda Simeonova: otto artisti che lavorano da anni nell’ambito teatrale, sul territorio regionale e nazionale e, in questa mostra, presentano alcuni progetti teatrali a cui hanno partecipato, attraverso i loro disegni, personaggi e oggetti scenici. Orario: ore 10-12 e 15-19. Entrata libera. Info: 347.0994034.

VILLA LAGARINA Mostre RI-FLESSIONI Apertura: da sabato 22 settembre a domenica 28 ottobre. Palazzo Libera - Via Garibaldi, 12. Mostra personale di Claudia Mangeli a cura di Serena Giordani. Orario: mercoledì, giovedì, venerdì 14-18; sabato, domenica e festivi 10-18. L’ingresso è libero e gratuito. Info: info@comune.villalagarina.tn.it.


W W W . H A Y D N . I T

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trentinoappuntamenti

CANZONI DI CONCATO, COMICITÀ DI PINTUS

S

i aprirà il 27 ottobre al Teatro SanbàPolis di Trento, con un doppio set all’insegna di due musicisti come Yussef Dayes e Simon Green, alias Bonobo, la

nuova stagione di Jazz’About, proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara.

La stagione della Società

Filarmonica di

Trento riparte il 12 ottobre, alle 20.30, dopo la pausa

estiva: l’ensemble “Il pomo d’oro” (guidato da Enrico Onofri) col soprano Francesca Aspromonte offre un programma di vari autori del XVII e XVIII secolo. In termini numerici parliamo di oltre 20 performance, di cui 12 spettacoli veri e propri, previsti dal 17 al 20 ottobre in

occasione della terza edizione di Y (che sta per “young” e “youth”) Generation

Festival, la kermesse di

danza e di teatro-danza per le nuove generazioni, promossa dal C.S.C. Santa Chiara.

ARVO VOLMER

E

stone, nato nel 1962 a Tallinn, Arvo Volmer ha studiato direzione d’orchestra dal 1980 al 1985 con Olev Oja e Roman Matsov al Conservatorio Statale Estone della sua città natale, passando successivamente al Conservatorio “Rimskij-Korsakov” di Leningrado, dove si è diplomato con Ravil Martynov nel 1990; si è perfezionato con Helmuth Rilling negli Stati Uniti. Nel 1989 ha vinto il premio speciale e il quarto premio al Concorso “Nikolai Malko” di Copenaghen. Volmer ha debuttato nel 1985 al Teatro d’Opera Nazionale Estone di Tallinn, un’istituzione cui è sempre rimasto legato e di cui dal 2004 è il direttore musicale. Dal 1987 ha lavorato anche con l’Orchestra Nazionale Estone, divenendone direttore stabile nel 1993 (rimanendovi fino al 2001). Dal 1994 al 2005 Volmer è stato direttore artistico e musicale dell’Orchestra Sinfonica di Oulu in Finlandia e dal 2004 al 2013 principal conductor e music director dell’Adelaide Symphony Orchestra in Australia. Volmer è apparso come direttore ospite della Australian Youth Orchestra, della State Opera South Australia (con Salome di Strauss), della West Australian Symphony, della BBC Philharmonic Orchestra, della Komische Oper di Berlino, della Konzerthaus-Orchester e della Radio-Sinfonieorchester di Berlino, della City of Birmingham Symphony Orchestra...

Per il concerto inaugurale della stagione 2018-2019 (a Bolzano il 16 ottobre, a Trento il 17) l’Orchestra

Haydn di Bolzano e Trento, col suo direttore principale Arvo Volmer, eseguirà l’Ouverture dal “Flauto magico” e, sempre di Mozart, il Concerto n. 5 KV 219 “Türkisch” per violino e orchestra. Dopo un filotto di sold out, ottenuto

negli ultimi quattro anni, Angelo

Pintus ritorna a Trento con il suo nuovo show “Destinati

all'Estinzione” che verrà proposto anche all’Auditorium S. Chiara sabato 27 ottobre, alle 21, e domenica 27 in fascia pomeridiana alle 17.

tmottobre

tratta dal libro "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" dello scrittore e giornalista trentino Pino Loperfido, che debutta il 12 ottobre al Teatro di Villazzano, per poi essere proposta in diversi luoghi del Trentino nei prossimi mesi e anche nel 2019. La produzione di TeatroE/EstroTeatro è affidata alla regia di Mirko Corradini, con il ruolo di protagonista affidato a Mario

accompagnato da Alessio

Cagol e Zeni, uno dei musicisti più

noti della scena trentina, che ha scritto le musiche originali dello spettacolo. È un nuovo allestimento di un grande classico

shakespeariano, come Macbeth messo in scena dalla

Fabio Concato ritorna in

Compagnia Regionale e proposto in prima nazionale, ad

Trentino con il concerto in programma

aprire la stagione della Grande Prosa organizzata dal Centro

martedì 16 ottobre alle 20.45 al

Servizi Culturali S. Chiara. Lo spettacolo sarà in scena dal 30

Teatro Comunale di Pergine. 112

Torna in scena l’opera teatrale “Ciò che non si può dire”

ottobre all’11 novembre al Teatro Cuminetti.


trentinoappuntamenti 1 LUNEDÌ Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it. Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da cornice all’Oktoberfest Trentina. Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it.

2 MARTEDÌ

Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it. Cultura L'ALTRA METÀ DELLA MUSICA VIGOLO VATTARO: conferenza sulle donne compositrici, dalla preistoria ai giorni nostri. Organizza Associazione Chaminade. Relatrice la prof.ssa Monique Cìola. Biblioteca, ore 20.30 (ingresso gratuito).

4 GIOVEDÌ Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com.

Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it.

Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it.

Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da cornice all’Oktoberfest Trentina. Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it.

Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da cornice all’Oktoberfest Trentina. Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it.

Musica LE ARMONICHE “ORCHESTRA” DEI FATA MORGANA Roncegno. Ore 21. Casa Raphael. Palace Hotel, P.zza de Giovanni 4. Concerto del Harmonica Quartet Fata Morgana con: Ronald Kamminga, armonica basso; Rob Janssen, harmonietta e armonica cromatica; Antal van Acquoy, armonica accordo; Paul Cornalissen, armonica cromatica (Nederland Olanda). Nell’ambito del “Festival Internazionale dell’Armonica a bocca”. Ingresso gratuito con offerta libera. Info: www.arsmodi.it/casa-raphael-2018/.

Enogastronomia LA PIAZZA DI SAPORI Trento. Piazza Fiera. “La Piazza dei Sapori” è un evento tutto dedicato al mondo del cibo e della nutrizione. Stand gastronomici con prodotti biologici e non, vegani, Trentini e di tutta Italia, proposti anche nell’area ristoro. Ingresso libero alla piazza. Per programma completo consultate il sito www. lepiazzedeisapori.it. Info: Keeptop Fiere S.r.l. Tel. 0464.461919; info@ keeptop.it.

3 MERCOLEDÌ Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it. Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da cornice all’Oktoberfest Trentina.

Teatro SPARKLESHARK Povo. Ore 20.45. Teatro Concordia. Ambientato interamente sul terrazzo di un grattacielo, “Sparkleshark” di Philip Ridley racconta la singolare avventura di un gruppo di ragazzi e ragazze alle prese con i dilemmi della loro età. Un fenomeno di bullismo e di mancata accettazione di un “ragazzo poeta” diventa la molla per guardarsi negli occhi, scoprirsi differenti e vincere i pregiudizi che ostacolano lo stare insieme.

5 VENERDÌ Cultura INCONTRI IN VALSUGANA CHRIS BANGLE Pergine Valsugana. Ore 17.30. Teatro Comunale. Ospite del se-

condo incontro sarà l’americano Chris Bangle, uno dei più noti car designer. Modera: Giorgia Cardini, Giornalista L’Adige. Info: www. cr-altavalsugana.net. Cultura ALLA SCOPERTA DI TRIDENTUM, LA CITTÀ SOTTERRANEA Trento. Ore 15.30. Ritrovo presso lo spazio archeologico del S.A.S.S, Piazza Cesare Battisti. Itinerario archeologico nel centro di Trento, dal S.A.S.S. alla Basilica Paleocristiana. Biglietto entrata € 4,00. Info dettagliate: Tel. 0461.492161; uff. beniarcheologici@provincia.tn.it. Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com. Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it. Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da cornice all’Oktoberfest Trentina. Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it. Enogastronomia LA PIAZZA DI SAPORI Trento. Piazza Fiera. “La Piazza dei Sapori” è un evento tutto dedicato al mondo del cibo e della nutrizione. Stand gastronomici con prodotti biologici e non, vegani, Trentini e di tutta Italia, proposti anche nell’area ristoro. Ingresso libero alla piazza. Per programma completo consultate il sito www. lepiazzedeisapori.it. Info: Keeptop

Fiere S.r.l. Tel. 0464.461919; info@ keeptop.it. Folklore FESTA DELLA ZUCCA Lasino. Madruzzo. Gli avvolti del centro storico per l’occasione sono stati trasformati e impreziosisti da addobbi artigianali e da arnesi del vissuto contadino riportando in vita ricordi del tempo passato. Verranno preparati e distribuiti piatti tipici confezionati a base di zucca (spätzle, sedanini, minestrone d’orzo), con secondi piatti (bollito misto, polenta con salsiccia), dolci tipici (frittelle, torte, mezzelune) a base di zucca. Info: Pro Loco Lasino - Lagolo Tel. 347.7732567. Teatro TATAMI Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Compagnia teatrale la Burrasca e Associazione culturale Lavisana / Ideazione artistica Maria Vittoria Barrella / Attrici/danzatrici Silvia Dezulian e Maria Vittoria Barrella / Comparse/lottatori Alessio Rimella, Giulia Decarli, Chiara Solinas / Tecnico luci Emanuele Cavazzana / Coreografie/costumi Silvia Dezulian / Con la consulenza artistica della Bottega Buffa CircoVacanti / Organizzatori Andrea Casna con l’assistenza di Valeria Ciurletti. www.teatrodivillazzano.it.

6 SABATO Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com. Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it.

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trentinoappuntamenti Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da cornice all’Oktoberfest Trentina. Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it. Enogastronomia LA PIAZZA DI SAPORI Trento. Piazza Fiera. “La Piazza dei Sapori” è un evento tutto dedicato al mondo del cibo e della nutrizione. Stand gastronomici con prodotti biologici e non, vegani, Trentini e di tutta Italia, proposti anche nell’area ristoro. Ingresso libero alla piazza. Per programma completo consultate il sito www. lepiazzedeisapori.it. Info: Keeptop Fiere S.r.l. Tel. 0464.461919; info@ keeptop.it. Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Folklore FESTA DELLA ZUCCA Lasino. Madruzzo. Gli avvolti del centro storico per l’occasione sono stati trasformati e impreziosisti da addobbi artigianali e da arnesi del vissuto contadino riportando in vita ricordi del tempo passato. Verranno preparati e distribuiti piatti tipici confezionati a base di zucca (spätzle, sedanini, minestrone d’orzo), con secondi piatti (bollito misto, polenta con salsiccia), dolci tipici (frittelle, torte, mezzelune) a base di zucca. Info: Pro Loco Lasino - Lagolo Tel. 347.7732567. Musica XXVIII RASSEGNA ANTICHI ORGANI E STRUMENTI DELLA VALSUGANA: ORGANO BONATTI Civezzano. Ore 21. Chiesa di S. Maria Assunta. Concerto all’interno della rassegna a cura dell’Ensemble Frescobaldi, concerto di Francesco Scarcella, organo, e dell’orchestra Orchestrando. Info: Tel. 0461.858516. Musical JESUS CHRIST SUPERSTAR Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara. Ad impreziosire quello che si annuncia fin d’ora come uno degli eventi del prossimo anno a Trento quelTed Neeley chè è anche l’attore/cantante originale del film Jesus Christ Superstar. ProprioTed Neeley ha portato in tutto il mondo il musical che ha fatto innamorare

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milioni di persone ed ora è in scena con uno spettacolo cantato e suonato rigorosamente dal vivo. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro IL CAPPELLO DI CARTA Riva del Garda. Ore 20.45. Teatro della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro. Spettacolo di Gianni Clementi con la Compagnia “La Barcaccia” di Verona. Nell’ambito della 23ª edizione di “Ottobre a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONESTI SE NASSE, FURBI SE DEVENTA Villa Lagarina. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Tradizione 5° FESTIVAL DEL GUSTO Predazzo. Dalle ore 8.30. Il paese si affolla di casette e gazebi enogastronomici, con un minifestival della Birra Artigianale, laboratori per piccoli casari, incontri, show-cooking, un angolo dedicato ai cereali e il Treno del Gusto per un viaggio gastronomico lungo le vie del centro. In mattinata si potrà assistere all’arrivo a Predazzo del Tour di mezzi d’epoca, auto, pullman e camion partiti da Ora alle 8.30: una manifestazione per ricordare la vecchia Ferrovia Ora-Auer-Predazzo, organizzata in collaborazione con Transdolomites. Info e programma dettagliato su www.visitfiemme.it.

7 DOMENICA Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com. Enogastronomia AUTUNNO IN TAVOLA Val di Fiemme. 10 giorni per assaporare il gusto dell’autunno in Val di Fiemme con prodotti e ricette di stagione aspettando la Desmontega de le Vache di Predazzo. Info www.visitfiemme.it. Enogastronomia CENA ROSSINIANA PergineValsugana. Cena in onore del compositore. Info: Info: Castel Pergine - Via Al Castello 10, 38057 Pergine Valsugana Tel. 0461.531158; info@castelpergine.it. Enogastronomia TRENTO E LA BAVIERA 2018 Trento. Via Innsbruck. Gruppi folkloristici e band d’intrattenimento, specialità tipiche gastronomiche, birra Hofbräuhaus Traunstein, cultura e spettacolo faranno da

cornice all’Oktoberfest Trentina. Info e dettagli su www.trentoelabaviera.it. Enogastronomia LA PIAZZA DI SAPORI Trento. Piazza Fiera. “La Piazza dei Sapori” è un evento tutto dedicato al mondo del cibo e della nutrizione. Stand gastronomici con prodotti biologici e non, vegani, Trentini e di tutta Italia, proposti anche nell’area ristoro. Ingresso libero alla piazza. Per programma completo consultate il sito www. lepiazzedeisapori.it. Info: Keeptop Fiere S.r.l. Tel. 0464.461919; info@ keeptop.it. Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Folklore FESTA DELLA ZUCCA Lasino. Madruzzo. Gli avvolti del centro storico per l’occasione sono stati trasformati e impreziosisti da addobbi artigianali e da arnesi del vissuto contadino riportando in vita ricordi del tempo passato. Verranno preparati e distribuiti piatti tipici confezionati a base di zucca (spätzle, sedanini, minestrone d’orzo), con secondi piatti (bollito misto, polenta con salsiccia), dolci tipici (frittelle, torte, mezzelune) a base di zucca. Info: Pro Loco Lasino - Lagolo Tel. 347.7732567. Musica DOMENICASTELLO: ENSEMBLE MOSAICI SONORI Pergine Valsugana. Ore 17.30. Sala del trono, Castel Pergine, Via al Castello 10. Omaggio a Rossini. Concerto con: Matteo Salerno, flauto; Luigi Lidonnici, oboe; Beatrice Donati, violino; Elisa Nanni, viola; Piergiorgio Anzelmo, violoncello. Ingresso € 10 con aperitivo incluso. Ragazzi sotto 16 anni gratis. Non è richiesta la prenotazione. Info: www.castelpergine.it. Musica CONCERTO DEL CORO ENROSADIRA Moena, Passo San Pellegrino. Ore 14. Rifugio Fuciade. La locale corale si esibisce, nella suggestiva location di Fuciade, in un potpourri di canti di montagnam per “I Rifugi del Gusto”. Info: APT Val di Fassa - Ufficio turistico Moena Tel. 0462.609770; infomoena@fassa.com; www.fassa.com.

Musical JESUS CHRIST SUPERSTAR Trento. Ore 17. Auditorium S. Chiara. Ad impreziosire quello che si annuncia fin d’ora come uno degli eventi del prossimo anno a Trento quel Ted Neeley chè è anche l’attore/cantante originale del film Jesus Christ Superstar. Proprio Ted Neeley ha portato in tutto il mondo il musical che ha fatto innamorare milioni di persone ed ora è in scena con uno spettacolo cantato e suonato rigorosamente dal vivo. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro 400 MILLISECONDI Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Regia e drammaturgia Lucas Joaquin Da Tos Villalba / Con Giorgia Boscolo Sassariolo, Gianluca Bozzale, Lucas Joaquin Da Tos Villalba, Davide Falbo, Diletta La Rosa, Cristiano Parolin, Norman Quaglierini, Sonia Soro. www.teatrodivillazzano.it. Tradizione DESMONTEGADA DE LE VACHE Predazzo. Dalle ore 9.00. Alle 11.00 il corteo riempie il paese di scampanellate e muggiti. Oltre alle mucche, attraversano il paese pastori, carri di fieno, cavalli, conigli, galline, lama, gruppi folk e musicali. Quindi, si festeggia con un pranzo tipico, aperitivi e degustazioni. Info e programma dettagliato su www.visitfiemme.it. Tradizione FESTA DEL RADICCHIO DI BIENO Bieno Valsugana. A partire dalle ore 10.30. Un evento dedicato alla cucina locale, ai sapori genuini e gustosi di una tradizione culinaria antichissima. Protagonista d’eccellenza della giornata sarà il radicchio. 13^ edizione della tradizionale festa di Bieno con stand enogastronomici, degustazioni di piatti a base di radicchio, mercatino di prodotti locali, giochi ed intrattenimento per bambini, musica e divertimento. Novità 2018 sarà la location, in quanto tutto verrà realizzato all’interno del meraviglioso Parco fluviale di Bieno. Info e programma dettagliato su www. visitvalsugana.it; Comune di Bieno Tel. 0461.596166 . Tradizione FESTA DELLA MELA E DEI SAPORI D’AUTUNNO Caldonazzo. Dalle ore 8.30 alle 17. Torna a Caldonazzo l’appuntamento con la Festa della Mela e dei Sapori d’Autunno, rassegna che porta in passerella tanti golosi prodotti da assaggiare, ma anche un ricco calendario di intrattenimenti per riscoprire i gusti e i costumi della tradizione. Durante la manifestazione sarà possibile passeggiare tra le bancarelle del mercatino che vendono piante e fiori, oggetti di artigianato, prodotti biologici e della gastronomia locale.Vendita


trentinoappuntamenti prodotti florvivaistici e di artigianato. Per maggiori informazioni: Pro Loco Caldonazzo prolocolagocaldonzzo@gmail.com.

8 LUNEDÌ Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com.

9 MARTEDÌ Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com. Musica ANTONIO DI CRISTOFANO Roncegno. Ore 21. Casa Raphael. Palace Hotel, P.zza de Giovanni 4. Concerto con Antonio Di Cristofano al pianoforte su musiche di Beethoven, Chopin, Brahms, Scriabin. Ingresso gratuito con offerta libera. Info: www.arsmodi.it/casa-raphael-2018/. Teatro TRE QUARTI Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Veronique Ensemble / Di e con Luca Salata, Tommaso Brunelli e Davide Salata / Regia Giacomo Costantini / Coproduzione Compagnia Samovar e Scuola di circo Bolla di sapone.. www.teatrodivillazzano.it.

10 MERCOLEDÌ Cultura RELIGION TODAY FILMFESTIVAL Trento. Festival internazionale di cinema, religioni e società. Per programma dettagliato visitate il sito www.religionfilm.com. Cultura L'ALTRA METÀ DELLA MUSICA Arco: conferenza sulle donne compositrici, dalla preistoria ai giorni nostri. Organizza Associazione Chaminade. Relatrice la prof. ssa Monique Cìola. Biblioteca, ore 20.30 (ingresso gratuito). Teatro APENA, LA PIÙ GIOVANE DELLE PARCHE Villazzano. Ore 20.30. Teatro. In occasione della Terza Giornata Nazionale della Psicologia l’Ordine degli Psicologi della Provincia di Trento organizza un evento aperto alla cittadinanza. Testo Verdiana Vono / Regia Stefania Tagliaferri / Con Alice Corni, Elisa Zanotto, Maria Chiara Caneparo / Campionature Carolina Grosa, Elena Sorrentino / Con il sostegno della Regione autonoma Valle d’Aosta, della Cit-

tadella d.ei Giovani di Aosta e del Comune di Courmayeur... www. teatrodivillazzano.it.

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trentinoappuntamenti 12 VENERDÌ Musica 2° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ARMONICA A BOCCA Borgo Valsugana. Ore 21. Sala Rossa. Concerto con il duo “Arparmonica”.Info: associazione@armonicaamica.it; Tell. 0461.916010 - 340.5026235; www.armonicaamica.it. Sport FESTIVAL DELLO SPORT Trento. Un grande festival nazionale e internazionale dedicato al mondo dello sport per portare i grandi campioni a contatto con il pubblico degli appassionati. 4 GIORNI e 60 EVENTI dedicati ai protagonisti e ai grandi temi dello sport nella cornice avvolgente e avvincente di Trento. Interviste, Tribune, Conversazioni, Workshop, Camp e Bookstore con personaggi che hanno fatto o stanno facendo la storia dello sport. La città di Trento ospiterà il Festival nella sua suggestiva atmosfera. Programma completo su: www. ilfestivaldellosport.it. Musica ORCHESTRA IL POMO D’ORO Trento. Ore 20.30. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Enrico Onofri, violino e direttore. Francesca Aspromonte, soprano. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Teatro CIÒ CHE NON SI PUÒ DIRE Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Tratto da “Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis” di Pino Loperfido / Regia di Mirko Corradini / Musiche originali in scena Alessio Zeni / Con Mario Cagol. www.teatrodivillazzano.it. Tradizione FESTA DELLA ZUCCA E FESTA D’AUTUNNO Pergine Valsugana. Vie del centro storico e Parco 3 Castagni. Zucche, zucche e ancora zucche di tutti i tipi: lunghe, strette, rotonde, variopinte, grandi, piccole, lisce o rugose, costolute o bitorzolute. Stiamo parlando di una famiglia quella delle cucurbitacee - molto allargata, di cui si contano 90 generi e 900 specie. In programma laboratori creativi rivolti a bambini e adulti, mostre a tema, dimostrazione di antichi mestieri, artigianato, momenti musicali e un angolo dedicato alla gastronomia. Info: www.prolocoperginevalsugana. it; Apt Valsugana uff. di Pergine Tel. 0461.727760.

13 SABATO Enogastronomia SIMPOSIO TOP WINE 2950 Canazei, Passo Pordoi. Dalle ore 10 alle ore 17. Nell’affascinante cornice del Pordoi il simposio, tra le manifestazioni enogastronomi-

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che a quota più elevata in Italia, promuove non solo l’eccellenza del vino trentino e altoatesino, quest’anno accompagnato da alcuni prodotti d’eccellenza veneti e francesi, ma anche alcuni pregiati alimenti della terra fassana. Info e maggiori dettagli su www. valdifassalift.it; Tel. 0462.608811; info@valdifassalift.it. Sport FESTIVAL DELLO SPORT Trento. Un grande festival nazionale e internazionale dedicato al mondo dello sport per portare i grandi campioni a contatto con il pubblico degli appassionati. 4 GIORNI e 60 EVENTI dedicati ai protagonisti e ai grandi temi dello sport nella cornice avvolgente e avvincente di Trento. Interviste, Tribune, Conversazioni, Workshop, Camp e Bookstore con personaggi che hanno fatto o stanno facendo la storia dello sport. La città di Trento ospiterà il Festival nella sua suggestiva atmosfera. Programma completo su: www. ilfestivaldellosport.it. Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Enogastronomia POMARIA 2018 Casez. La grande festa della mela e del raccolto della Val di Non torna a Casez per la sua tredicesima edizione! Nel centro storico di Casez... Pomaria, la festa della mela della Val di Non. Info: APT Val di Non tel. 0463.830133 info@visitvaldinon.it; www.pomaria.org. Famiglia UNA NOTTE AL PARCO Paneveggio. Centro visitatori. Esplorare, gustare, sperimentare... una notte, e due giorni, immersi nella magia del Parco Naturale di Paneveggio - Pale di San Martino alla scoperta della natura, degli animali che lo abitano, dei sapori della Strada dei formaggi delle Dolomiti e delle gustose mele trentine. Info: www.sanmartino.com. Teatro COLPA DEI CRAUTI E DEL AMOR Riva del Garda. Ore 20.45. Teatro della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Nell’ambito della 23ª edizione di “Ottobre a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro SU CO LE RECE Sarche. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con Loredana Cont. Nell’ambito della 26ª rassegna “Amici del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PERICOLO DI COPPIA Meano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Marco Cavallaro con l’Associazione Culturale “Le Voci di Dentro” di Mezzolombardo. Nell’ambito della Rassegna teatrale “Tam Tam”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SORELLE! DIO VEDE E PROVVEDE Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Musical di Roberto Marafante con le musiche originali di Ariele Manfrini con la Compagnia di Lizzana. Nell’ambito della 27ª edizione di “Il piacere a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MEGLIO SOLE CHE MALE ACCOMPAGNATE Telve Valsugana. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUEI DE MOLINA Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE GALINE DEL SIOR GÜNTHER Roncegno. Ore 21. Teatro. Commedia tratta da “Agenzia Matrimoniale” di Stefano Palmucci con la Compagnia Teatrale “Aldebaran” di Ziano di Fiemme. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PERICOLO DI COPPIA Meano. Ore 20.45. Teatro, via delle Sugarine, 22. Uno spettacolo dedicato a tutte quelle coppie che “non vanno d’accordo”. Con un susseguirsi di eventi e comportamenti, a volte comici e a volte drammatici, verremo portati nell’universo di una o più coppie alle prese con una coesistenza tra alti e bassi, piena di rimpianti, d’occasioni mancate e di gelosie inventate. Riuscirà l’amore a far si che la coppia non sia in...pericolo? Spettacolo con Lamberto Aroli, Sarah Bortolotti, Antonio Devigili, Lorena Devigli, Sara Panico, Nicola Tavonatti, Mara Vida, Danilo Viola, regia Stefano Mae-

strelli. Info: Tel. 0461.511332; info@ teatrodimeano.it. Tradizione CANEVE APERTE Cembra Lisignago. Ore 16-24. Centro storico di Cembra. Percorso gastronomico, animato dai canti della tradizione, nelle tipiche “caneve” del centro storico di Cembra alla scoperta dei sapori del territorio e dei vini, grappe e spumanti di Cembrani D.O.C. Partendo dalla chiesa di Santa Maria Assunta la cena itinerante vi porterà in nove “caneve”, per gustare, dall’aperitivo al dolce, i prodotti tipici del territorio, accompagnati da vino, grappa, birra e spumante artigianale. Negli avvolti vi accoglieranno i Cembrani D.O.C., che vi accompagneranno in questa esperienza sensoriale. Il tutto sarà accompagnamento da musica folk, rock e jazz. Info: Tel. 393.5503104; info@ cembranidoc.it. Tradizione FESTA DELLA ZUCCA E FESTA D’AUTUNNO Pergine Valsugana. Vie del centro storico e Parco 3 Castagni. Zucche, zucche e ancora zucche di tutti i tipi: lunghe, strette, rotonde, variopinte, grandi, piccole, lisce o rugose, costolute o bitorzolute. Stiamo parlando di una famiglia quella delle cucurbitacee - molto allargata, di cui si contano 90 generi e 900 specie. In programma laboratori creativi rivolti a bambini e adulti, mostre a tema, dimostrazione di antichi mestieri, artigianato, momenti musicali e un angolo dedicato alla gastronomia. Info: www.prolocoperginevalsugana. it; Apt Valsugana uff. di Pergine Tel. 0461.727760.

14 DOMENICA Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Enogastronomia POMARIA 2018 Casez. La grande festa della mela e del raccolto della Val di Non torna a Casez per la sua tredicesima edizione! Nel centro storico di Casez... Pomaria, la festa della mela della Val di Non. Info: APT Val di Non tel. 0463.830133 info@visitvaldinon.it; www.pomaria.org. Famiglia UNA NOTTE AL PARCO Paneveggio. Centro visitatori. Esplorare, gustare, sperimentare... una notte, e due giorni, immer-


trentinoappuntamenti si nella magia del Parco Naturale di Paneveggio - Pale di San Martino alla scoperta della natura, degli animali che lo abitano, dei sapori della Strada dei formaggi delle Dolomiti e delle gustose mele trentine. Info: www.sanmartino.com. Sport FESTIVAL DELLO SPORT Trento. Un grande festival nazionale e internazionale dedicato al mondo dello sport per portare i grandi campioni a contatto con il pubblico degli appassionati. 4 GIORNI e 60 EVENTI dedicati ai protagonisti e ai grandi temi dello sport nella cornice avvolgente e avvincente di Trento. Interviste, Tribune, Conversazioni, Workshop, Camp e Bookstore con personaggi che hanno fatto o stanno facendo la storia dello sport. La città di Trento ospiterà il Festival nella sua suggestiva atmosfera. Programma completo su: www. ilfestivaldellosport.it. Musica XXI° EDIZIONE INCONTRI MUSICA DI MEZZA ESTATE 2018 - CONCERTO “PER NON DIMENTICARE” Caldonazzo. Ore 20. Corte Trapp. Concerto “per non dimenticare”. La Civica Società Musicale, in collaborazione con il Coro la Tor e la Corale Polifonica di Calceranica nel giorno della memoria e in omaggio a tutti i caduti e a tutte le popolazioni che hanno sofferto a causa della Grande Guerra. Info: Apt Valsugana Tel. 0461.727700. Tradizione 12^ ESPOSIZIONE DI CAPRA PEZZATA MÒCHENA E FIERA DEGLI ANIMALI Bedollo. Dalle ore 08.00. Centro Polifunzionale di Centrale. Fiera degli animali con esposizione delle capre pezzate, punto ristoro, animazione e mercatino di prodotti tipici locali. Durante tutta la giornata mercato del bestiame, dove i contadini potranno vendere i loro animali, mercatino dei prodotti locali, musica e animazione per tutti. Info: Tel. 0461.557028. Tradizione FESTA DELLA ZUCCA E FESTA D’AUTUNNO Pergine Valsugana. Vie del centro storico e Parco 3 Castagni. Zucche, zucche e ancora zucche di tutti i tipi: lunghe, strette, rotonde, variopinte, grandi, piccole, lisce o rugose, costolute o bitorzolute. Stiamo parlando di una famiglia quella delle cucurbitacee - molto allargata, di cui si contano 90 generi e 900 specie. In programma laboratori creativi rivolti a bambini e adulti, mostre a tema, dimostrazione di antichi mestieri, artigianato, momenti musicali e un angolo dedicato alla gastronomia. Info: www.prolocoperginevalsugana.

it; Apt Valsugana uff. di Pergine Tel. 0461.727760.

16 MARTEDÌ Musica LA MAGICA DIATONICA DI CHRISTELLE BERTHON Roncegno. Ore 21. Casa Raphael. Palace Hotel, P.zza de Giovanni 4. Dalla Francia la “Regina della diatonica” Christelle Berthon in concerto. Nell’ambito del “Festival Internazionale dell’Armonica a bocca”. Ingresso gratuito con offerta libera. Info: www.arsmodi. it/casa-raphael-2018/. Musica 2° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ARMONICA A BOCCA Roncegno. Ore 21. Palace Hotel - Piazza de Giovanni. La magica Diatonica di Christelle Berthon - Francia. Info: associazione@armonicaamica.it; Tell. 0461.916010 - 340.5026235; www.armonicaamica.it. Musica FABIO CONCATO IN CONCERTO Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Un omaggio alla grande musica italiana d’autore con un cantautore che guiderà il pubblico in un viaggio carico di ricordi tra i suoi successi, attraverso atmosfere musicali inedite, tutte da scoprire. Info: tel. 0461-706101.

17 MERCOLEDÌ Musica 2° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ARMONICA A BOCCA Rovereto. Ore 21. Sala Fondazione Caritro - Piazza Rosmini, 5. La miagida Diatonica di Christelle Berthon - Francia. Info: associazione@armonicaamica.it; Tell. 0461.916010 - 340.5026235; www.armonicaamica.it. Musica «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Ore 20.30. Auditorium. Concerto con Arvo Volmer, direttore; Alexandra Soumm, violino. Musiche: WOLFGANG AMADEUS MOZART, Il flauto magico, K 620: Ouverture Concerto per violino e orchestra n. 5 in la maggiore, K 219. HANS ROTT, Sinfonia in mi maggiore. Info: www.haydn.it.

19 VENERDÌ Cultura ALLA SCOPERTA DI TRIDENTUM, LA CITTÀ SOTTERRANEA Trento. Ore 15.30. Ritrovo presso lo spazio archeologico del S.A.S.S , Piazza Cesare Battisti. Itinerario archeologico nel centro di Trento, dal S.A.S.S. alla Basilica Paleocristiana. Partecipazione previa pre-

notazione telefonica entro le ore 12.00 del giorno dell’iniziativa (max 30 persone). Entrata € 4,00. Info: Tel. 0461.492161; uff.beniarcheologici@provincia.tn.it. Teatro L’HO FATTO PER IL MIO PAESE Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Di Francesco Freyrie, Andrea Zalone, Antonio Cornacchione / Regia di Daniele Sala / Con Antonio Cornacchione e Ippolita Baldini. www.teatrodivillazzano.it. Tradizione CASTAGNADA BIANA Albiano. Tendone. Festa autunnale dedicata ad uno dei prodotti caratteristici della Valle di Cembra: il marrone di Albiano, coltivato da tempo immemorabile e impiegato con grande versatilità nella cucina locale. La manifestazione ricorda i tempi lontani in cui le donne di Albiano intrecciavano lunghe ghirlande, infilzando le castagne con l’ausilio di una cordicella e scendevano a Trento per venderle in occasioni particolari. Per tutte e tre le giornate presso il teatro tenda riscaldato, in centro al paese, degustazioni e vendita di specialità gastronomiche a base di castagne e farina di castagne e ricca offerta gastronomica con caldarroste, castagnaccio, tronchetto di castagne, castagne con il rhum e cioccolato, moretti di castagne e marmellata di castagne preparati secondo le ricette tradizionali dalle Donne di Albiano, cucina tipica, musica, ballo e animazione per grandi e piccini. Info: Tel. 0461.683110.

20 SABATO Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Famiglia LA FIERA DEL TRENTINO DEI BAMBINI Trento . Dalle ore 9.30 alle 18.30. Trento Fiere - Via di Briamasco, 2. La quinta edizione della Fiera del Trentino dei bambino aspetta tutte le famiglie per far vivere vere esperienze e divertimento per i bambini e far scoprire anche ai genitori le realtà e le risorse che offre il nostro splendido territorio. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; www.discovertrento.it; www.iltrentinodeibambini.it/.

Teatro COMPAGNIA AMATORIALE (E SE FUSSA LA FIN DE LA LEGGE MERLIN?) Riva del Garda. Ore 20.45. Teatro della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro. Spettacolo di Italo Conti - trad. dialettale e adattamento di Federico Gozzer con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Nell’ambito della 23ª edizione di “Ottobre a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro I CANEDERLI I È ‘NDAI AL BECO Telve. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di e con la Filodrammatica di Telve. Nell’ambito della 12ª rassegna di Teatro Amatoriale dialettale “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro COLPA DEI CRAUTI E DELL’AMOR Rovereto. Ore 20.30. Teatro “S. Maria”. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MEGLIO SOLE CHE MALE ACCOMPAGNATE Ala. Ore 21. Teatro “Sartori”. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro L’HO FATTO PER IL MIO PAESE Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Di Francesco Freyrie, Andrea Zalone, Antonio Cornacchione / Regia di Daniele Sala / Con Antonio Cornacchione e Ippolita Baldini. www.teatrodivillazzano.it. Tradizione CASTAGNADA BIANA Albiano. Tendone. Festa autunnale dedicata ad uno dei prodotti caratteristici della Valle di Cembra: il marrone di Albiano, coltivato da tempo immemorabile e impiegato con grande versatilità nella cucina locale. La manifestazione ricorda i tempi lontani in cui le donne di Albiano intrecciavano lunghe ghirlande, infilzando le castagne con l’ausilio di una cordicella e scendevano a Trento per venderle in occasioni particolari. Per tutte e tre le giornate presso il teatro tenda riscaldato, in centro al paese, degustazioni e vendita di specialità gastronomiche a base di castagne e farina di castagne e ricca offerta gastronomica preparati secondo le ricette tradizionali dalle Donne di Albiano, cucina tipica, musica, ballo e animazione per grandi e piccini. Info: Tel. 0461.683110.

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trentinoappuntamenti 21 DOMENICA Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Famiglia LA FIERA DEL TRENTINO DEI BAMBINI Trento . Dalle ore 9.30 alle 18.30. Trento Fiere - Via di Briamasco, 2. La quinta edizione della Fiera del Trentino dei bambino aspetta tutte le famiglie per far vivere vere esperienze e divertimento per i bambini e far scoprire anche ai genitori le realtà e le risorse che offre il nostro splendido territorio. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; www.discovertrento.it; www.iltrentinodeibambini.it/. Musica CORO LE PICCOLE COLONNE Albiano. Ore 20.30. Concerto spettacolo con il Coro Le Piccole Colonne, che interpreterà le canzoni del Festival della Canzone Europea per Bambini, intervallate a sketch, battute e animazione. Info: www.piccolecolonne.it. Musical LA FEBBRE DEL SABATO SERA Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara. Il musical tratto da una delle pellicole più celebri ed importanti nella storia del cinema, è un omaggio alla disco music ed al glam dominante degli anni’70. Uno spettacolare juke box musical in cui rivivere i successi disco in voga all’epoca tra cui spiccano le canzoni originali dei Bee Gees. Info: www.centrosantachiara.it. Tradizione CASTAGNADA BIANA Albiano. Tendone. Festa autunnale dedicata ad uno dei prodotti caratteristici della Valle di Cembra: il marrone di Albiano, coltivato da tempo immemorabile e impiegato con grande versatilità nella cucina locale. La manifestazione ricorda i tempi lontani in cui le donne di Albiano intrecciavano lunghe ghirlande, infilzando le castagne con l’ausilio di una cordicella e scendevano a Trento per venderle in occasioni particolari. Per tutte e tre le giornate presso il teatro tenda riscaldato, in centro al paese, degustazioni e vendita di specialità gastronomiche a base di castagne e farina di castagne e ricca offerta gastronomica con caldarroste, castagnaccio, tronchetto di castagne, castagne con il rhum e cioccolato,

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moretti di castagne e marmellata di castagne preparati secondo le ricette tradizionali dalle Donne di Albiano, cucina tipica, musica, ballo e animazione per grandi e piccini. Info: Tel. 0461.683110.

22 LUNEDÌ Musica QUARTETTO ARMIDA Trento. Ore 20.30. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Martin Funda, violino; Johanna Staemmler, violino; Teresa Schwamm, viola; Peter Philipp Staemmler, violoncello. Programma: Beethoven: Quartetto in do minore op.18 n.4; Prokofiev: Quartetto n.2 in fa maggiore op.92; Schubert: Quartetto n.15 in sol maggiore D887 Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it.

23 MARTEDÌ Musica I CONCERTI DI CASA RAPHAEL - QUELLI ERAN GIORNI RoncegnoTerme. Ore 21. Palace Hotel Casa Raphael. Le nostalgie musicali rilette in chiave klezmer, attraversando i Balcani, in cammino verso altre destinazioni; Giordano Angeli: sax soprano; Corrado Bungaro: violino; Luca Degani: fisarmonica; Paolo Longo: basso tuba; Gianni Morelli: chitarra; Paolo Trettel: tromba. Ingresso libero. Info: Palace Hotel Casa Raphael Tel. 0461.772000.

24 MERCOLEDÌ Musica «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Ore 20.30. Auditorium. Concerto con Arvo Volmer, direttore; ean-Efflam Bavouzet, pianoforte. Musiche: LUDWIG VAN BEETHOVEN, Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do minore, op. 37; Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica”. Info: www.haydn.it.

25 GIOVEDÌ Musica 2° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ARMONICA A BOCCA Trento. Ore 17. Associazione Culturale Rosmini - Via Dordi, 8. “L’armoica e la grane guerra” Santo Albertini: diatonica. Presenta Mario Costa. Info: associazione@armonicaamica. it; Tell. 0461.916010 - 340.5026235; www.armonicaamica.it.

26 VENERDÌ Cultura INCONTRI IN VALSUGANA ROBERTO NICASTRO Borgo Valsugana. Ore 17.30. Teatro Polo Scolastico A. Degasperi. Il terzo incontro è incentrato sul tema dell’evoluzione della finanza, con particolare riferimento all’impatto che le nuove tecnologie

hanno e avranno sulla finanza. Gli argomenti al centro del dibattito non saranno le grandi dinamiche dei mercati finanziari e delle grandi operazioni, ma ci si concentrerà sul mercato dei piccoli risparmiatori, delle piccole imprese e, in definitiva, con quel settore del mercato che caratterizza la nostra vita di tutti i giorni. Modera: Marika Terraneo, Giornalista RTTR. Info: www.cr-altavalsugana.net. Musica 2° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ARMONICA A BOCCA Borgo Valsugana. Ore 21. Sala Rossa. “L’armoica e la grane guerra” Santo Albertini: diatonica. Presenta Mario Costa. Info: associazione@armonicaamica.it; Tell. 0461.916010 - 340.5026235; www.armonicaamica.it. Opera lirica MADAMA BUTTERFLY Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Opera originale di Giacomo Puccini / Regia Mirko Corradini / Direttore - Maestro concertatore Claudio Vadagnini / Maestro collaboratore Luca Schinai / Cori Lirico G.Verdi Bolzano, EstroLirica / Orchestra Aurona / Con Victoria Burneo Sanchez, Elena Serra, Pinuccia Mangano, Nester Martorell Perez, Walter Franceschini, Robert Lomax, Filippo Nardin. www.teatrodivillazzano.it. Tradizione FA’ LA COSA GIUSTA 2018 Trento. Dalle ore 14.30 alle 18.30. Trento Fiere. Mostra mercato che ogni anno porta nelle strutture di Trento Fiere più di 230 tra agricoltori biologici, botteghe del commercio equo, associazioni, cooperative sociali, e aziende che propongono prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente. Un’occasione per incontrare e quindi conoscere da vicino aziende, progetti e buone prassi amministrative, che sul territorio locale, ma non solo, stanno costruendo un’economia più attenta alle persone e all’ambiente. Ingresso adulti € 3, minorenni € 1. Fino a 4 anni ingresso gratuito. Info: Trento Fiere Tel. 0461.230264; www.trentofiere. com; www.trentinoarcobaleno.it.

27 SABATO Danza DADA MASILO | GISELLE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Coreografia Dada Masilo. Musica Philip Miller. Disegni William Kentridge. Assistente alla regia David April. Info: www.centrosantachiara.it.

Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Musica BONOBO DJ SET + YUSSEF DAYES LIVE Trento. Ore 21. Teatro Sanbapolis. Jazz’About Opening 2018. Ripartire in grande, grandissimo stile: Jazz’About apre la sua nuova stagione con un doppio appuntamento d’eccezione. Da un lato la nuova avventura di Yussef Dayes, in Trio: un concerto in grado di spingere ancora più in là le frontiere del funk-jazz contemporaneo. Dall’altro, il dj set di Simon Green alias Bonobo: uno degli artisti più prestigiosi al mondo per quel terreno che ha fatto da incrocio e lingua comune tra house, jazz e soul, rivoluzionando le grammatiche della club culture - e rendendola matura, adulta e sofisticata come non mai. Info: www.centrosantachiara.it. Opera lirica MADAMA BUTTERFLY Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Opera originale di Giacomo Puccini / Regia Mirko Corradini / Direttore - Maestro concertatore Claudio Vadagnini / Maestro collaboratore Luca Schinai / Cori Lirico G.Verdi Bolzano, EstroLirica / Orchestra Aurona / Con Victoria Burneo Sanchez, Elena Serra, Pinuccia Mangano, Nester Martorell Perez, Walter Franceschini, Robert Lomax, Filippo Nardin. www.teatrodivillazzano.it. Teatro ANIMA TRENTINA - CERCASI TRENTINO S’CET Riva del Garda. Ore 20.45. Teatro della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con la “Filobastia” di Preore. Nell’ambito della 23ª edizione di “Ottobre a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BERTOLDO Sarche. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Giulio Cesare Croce - traduzione in dialetto trentino di Camillo Caresia con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Nell’ambito della 26ª rassegna “Amici del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti Teatro MASSA VECIO PER ME FIOLA Telve. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Nell’ambito della 12ª rassegna di Teatro Amatoriale dialettale “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TOVARISC - MILIARDARI SENZA UN SOLDO Trento. Ore 20.45. Teatro “S. Marco”. Spettacolo di Jacques Deval con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Nell’ambito della 22ª edizione di “Palcoscenico Trentino Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUEI DE MOLINA Bedollo. Ore 20.45. Teatro Nuovo a Centrale. Spettacolo di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TANTI SALUTI Meano. Ore 20.45. Teatro di Meano, via delle Sugarine 22. Uno spettacolo che porta in scena tre clown e a loro consegna il non dicibile: il racconto delle nostre paure, degli smarrimenti e delle soluzioni paradossali che mettiamo in atto di fronte alla morte. Regia Massimo Somaglino e Giuliana Musso. Info: Tel. 0461.511332; info@teatrodimeano.it. Tradizione 39^ FESTA DELLA CASTAGNA Roncegno Terme. Dalle ore 10 alle 19. Vie del centro. E inoltre per i più piccoli: animazione con trampolieri, truccabimbi, magia, zucchero filato e palloncini, laboratori, passeggiate con i pony, animali della fattoria,... E molto altro ancora...! La tradizione della coltivazione della castagna a Roncegno Terme è antichissima, al punto che si pensa che la varietà del marrone coltivato in questa zona sia stata portata dai romani. Per ulteriori informazioni: Comune di RoncegnoTermeTel. 0461.764061; APT Valsugana ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700. Tradizione FA’ LA COSA GIUSTA 2018 Trento. Dalle ore 9.00 alle 19.00. Trento Fiere. Mostra mercato che ogni anno porta nelle strutture di Trento Fiere più di 230 tra agricoltori biologici, botteghe del commercio equo, associazioni, cooperative sociali, e aziende che propongono prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente. Un’occasione per incontrare e quindi conoscere da vicino aziende, progetti e buone prassi amministrative, che sul ter-

ritorio locale, ma non solo, stanno costruendo un’economia più attenta alle persone e all’ambiente. Ingresso adulti € 3, minorenni € 1. Fino a 4 anni ingresso gratuito. Info: Trento Fiere Tel. 0461.230264; www.trentofiere.com; www.trentinoarcobaleno.it. Comicità ANGELO PINTUS: “DESTINATI ALL'ESTINZIONE” Trento, Auditorium S. Chiara. Ore 21. C’è chi parla con il cane e lo fa mentre lo veste, c’è chi guida mentre manda messaggi con il cellulare e c’è chi vuole fare la rivoluzione ma la fa solo su Facebook, c’è chi parcheggia la macchina nel posto riservati ai disabili “tanto sono 5 solo minuti”. C’è chi festeggia il complemese, chi dice ciaone e chi fa l’Apericena. Ma soprattutto c’è chi crede che la terra sia piatta e probabilmente si è anche convinto che la colpa sia di Silvio. Sono questi i piccoli segnali che fanno presagire un ritorno… quello dei Dinosauri. Amici miei, che ci piaccia o no, siamo “DESTINATI ALL’ESTINZIONE”.

28 DOMENICA Enogastronomia DIVIN OTTOBRE Kermesse di eventi e iniziative lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Ricco calendario di appuntamenti, in programma in tutti i weekend del mese di ottobre in varie località del territorio. Un ‘occasione per scoprire i paesaggi più suggestivi attraverso un viaggio di gusto che coinvolge cantine, aziende agricole, ristoranti ed agriturismi. Info: www.tasteoftrentino.it/divinottobre. Musica XXI° EDIZIONE INCONTRI MUSICA DI MEZZA ESTATE 2018 - HERBST MUSICAUX RECITAL Caldonazzo. Ore 20.30. Corte Trapp. Due pianoforti: Olaf John Laneri e Margherita Santi. Info: APT Valsugana Tel. 0461.727700. Opera lirica MADAMA BUTTERFLY Villazzano. Ore 16. Teatro. Opera originale di Giacomo Puccini / Regia Mirko Corradini / Direttore - Maestro concertatore Claudio Vadagnini / Maestro collaboratore Luca Schinai / Cori Lirico G.Verdi Bolzano, EstroLirica / Orchestra Aurona / Con Victoria Burneo Sanchez, Elena Serra, Pinuccia Mangano, Nester Martorell Perez, Walter Franceschini, Robert Lomax, Filippo Nardin. www.teatrodivillazzano.it. Tradizione 39^ FESTA DELLA CASTAGNA Roncegno Terme. Dalle ore 10 alle 19. Vie del centro. E inoltre per i più piccoli: animazione con trampolieri, truccabimbi, magia,

zucchero filato e palloncini, laboratori, passeggiate con i pony, animali della fattoria,... E molto altro ancora...! La tradizione della coltivazione della castagna a Roncegno Terme è antichissima, al punto che si pensa che la varietà del marrone coltivato in questa zona sia stata portata dai romani. Per ulteriori informazioni: Comune di RoncegnoTermeTel. 0461.764061; APT Valsugana ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700. Tradizione L’ORA CHE NON C’È Pergine Valsugana. Ore 02.00. A Castel Pergine per vivere un’ora magica tra musica, parole e performance in collaborazione con AriaTeatro Compagnia Teatrale. Evento per il cambio dell’ora in collaborazione con AriaTeatro. Al termine degli spettacoli zuppa offerta da Castel Pergine. Ingresso € 15,00. Per info e prenotazioni: Castel Pergine Tel. 0461.531158. Comicità ANGELO PINTUS: “DESTINATI ALL'ESTINZIONE” Trento, Auditorium S. Chiara. Ore 21. C’è chi parla con il cane e lo fa mentre lo veste, c’è chi guida mentre manda messaggi con il cellulare e c’è chi vuole fare la rivoluzione ma la fa solo su Facebook, c’è chi parcheggia la macchina nel posto riservati ai disabili “tanto sono 5 solo minuti”. C’è chi festeggia il complemese, chi dice ciaone e chi fa l’Apericena. Ma soprattutto c’è chi crede che la terra sia piatta e probabilmente si è anche convinto che la colpa sia di Silvio. Sono questi i piccoli segnali che fanno presagire un ritorno… quello dei Dinosauri. Amici miei, che ci piaccia o no, siamo “DESTINATI ALL’ESTINZIONE”. Tradizione FA’ LA COSA GIUSTA 2018 Trento. Dalle ore 9.00 alle 19.00. Trento Fiere. Mostra mercato che ogni anno porta nelle strutture di Trento Fiere più di 230 tra agricoltori biologici, botteghe del commercio equo, associazioni, cooperative sociali, e aziende che propongono prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente. Un’occasione per incontrare e quindi conoscere da vicino aziende, progetti e buone prassi amministrative, che sul territorio locale, ma non solo, stanno costruendo un’economia più attenta alle persone e all’ambiente. Ingresso adulti € 3, minorenni € 1. Fino a 4 anni ingresso gratuito. Info: Trento Fiere Tel. 0461.230264; www.trentofiere. com; www.trentinoarcobaleno.it.

30 MARTEDÌ Musica I CONCERTI DI CASA RAPHAEL - MUSICA PER INCORAGGIARE I SOGNI RoncegnoTerme. Ore 21. Palace Hotel Casa Raphael. Maria Vittoria Jedlovski: voce e chitarra. Ingresso libero. Info: Palace Hotel Casa Raphael Tel. 0461.772000. Musica DUO ALEXANDER LONQUIC CRISTINA BARBUTI Trento. Ore 20.30. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Programma: “Invocations”, I. Stravinsky: Le sacre du printemps (pianoforte a quattro mani); O. Messiaen: Visions de l’Amen (due pianoforti) Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Teatro MACBETH Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti. Dramma di William Shakespeare, traduzione e adattamento Letizia Russo; con Fausto Russo Alesi, Arianna Scommegna, Mattia Fabris e con Giovanni Battaglia, Gianluca Bazzoli, Noemi Grasso, Paolo Grossi, Sebastiano Kiniger, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Sara Rosa Losilla, Maria Giulia Scarcella, Elvira Scorza e Federico Vivaldi. Regia Serena Sinigaglia. Info: www.centrosantachiara.it.

31 MERCOLEDÌ Danza AVIDA DOLLARS Villazzano. Ore 20.45. Teatro. A volte sembra che lo spirito aspetti Di e con Silvia Dezulian/ Avida Dollars: Idea e direzione Alessio Maria Romano / Creato in collaborazione con l’interprete Filippo Porro. www.teatrodivillazzano.it. Enogastronomia HALLOWEEN: CENA CON DELITTO Pergine Valsugana. Castello. La compagnia teatrale “Gli Ammazzacaffè” presenterà uno spettacolo accompagnato da una cena di 4 portate. Info: Castel Pergine Tel. 0461.531158; info@castelpergine.it. Teatro MACBETH Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti. Dramma di William Shakespeare, traduzione e adattamento Letizia Russo; con Fausto Russo Alesi, Arianna Scommegna, Mattia Fabris e con Giovanni Battaglia, Gianluca Bazzoli, Noemi Grasso, Paolo Grossi, Sebastiano Kiniger, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Sara Rosa Losilla, Maria Giulia Scarcella, Elvira Scorza e Federico Vivaldi. Regia Serena Sinigaglia. Info: www.centrosantachiara.it.

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trentinomatrimoni SOLO PER I NOSTRI LETTORI, QUESTO MESE LE IMMAGINI DELLE NOZZE DI VERONICA CON GIOVANNI E DI MELINDA CON DIEGO

I MATRIMONI DEL MESE Lei Nome: Veronica Anni: 25 Nato a: Trento Residente a: Trento Vestito: Fashion Gallery - Trento Scarpe: 2 Leoni - Trento Parrucchiere: Lisa Hair Stylist - Cognola Truccatrice: Estetica Eufrasia - Vattaro Occupazione: Commessa

Lui Nome: Giovanni Anni: 27 Nato a: Trento Residente a: Trenyo Vestito: Jack & Jones Scarpe: Calzature Fronza - Martignano Barbiere: Lisa Hair Stylist - Cognola Occupazione: Magazziniere

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trentinomatrimoni Servizio fotografico: Roberta Pisoni www.robertapisoni.it

Matrimonio: Data: Luogo: Anelli: Banchetto: Numero invitati: Torta: Bomboniere: Viaggio di nozze: Agenzia viaggi: Vivranno a:

Religioso 1 settembre 2018 Cognola di Trento Creazioni di Faggian Romina Ristorante Italia - Baselga di Pinè 80 Pasticceria Pinetana Filippi - Trento / Il Bonbon - Trento Rodi, Grecia, 10 giorni Bolgia - Trento Villamontagna

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trentinomatrimoni Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com Regia e wedding planner: Cinzia Fonso Eventi

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Matrimonio: Data: Luogo: Fiori e bouquet: Anelli: Banchetto: Catering: Torta: Invitati: Bomboniere: Intrattenimenti: Curiosità: Vivranno a:

Civile 1 giugno 2018 Maso Speron D'Oro Marco di Rovereto Cinzia Fonso Wedding Planner Gioielleria Pocher - Trento Maso Speron D'Oro Prime Rose Pasticceria Bologna - Mori 50 Whittard of Chelsea Musica a cura di Gisella Matrimonio a tema: “Alice in Wonderland” Rovereto


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Lei

Lui

Nome: Melinda Anni: 25 Nato a: Trento Residente a: Trento Scarpe: Bata - Trento Parrucchiere: Naturalmente Glamour - Trento Truccatrice: Naturalmente Glamour - Trento

Nome: Diego Anni: 34 Nato a: Trento Residente a: Rovereto Barbiere: Salone Nerooro - Trento Occupazione: Operaio

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“DIVANO DIVINO“ DA TRAMONTIN TUTTA LA RADIO DA ASCOLTARE IN TRENTINO

ORIGINALE EVENTO DOMENICA 7 OTTOBRE, TUTTO DA SCOPRIRE...

ALLA SCOPERTA DEL PALINSESTO RADIOFONICO DI RADIORAI

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a programmazione radiofonica a diffusione regionale su Radio1 della Struttura di Programmi della Sede RAI di Trento, che prende il via dal 2 ottobre e si protrarrà fino alla fine di dicembre, prevede: il martedì, alle 12.25: “Smarrendo la strada di casa”, adattamento radiofonico dal romanzo “L’ombra dell’apocalisse” dell’autore trentino Massimiliano Unterrichter con letture affidate a Mario Cagol. Segue, alle 12.45: “Killer dessert”, sceneggiato radiofonico che vede protagonista l’avvocato Vanda Piffer, appassionata di indagini su crimini e delitti, che in un momento di noia, decide di frequentare un corso di un famoso pasticcere. Alle 13.20 va in onda: “Star bene in Trentino. Occasioni di benessere”, tredici puntate per parlare di movimento, relax, alimentazione e cura del corpo. Il martedì si conclude (inizio ad ore 13.40) con: “Safari letterario: estensioni graduali del libro”. La parola “safari” in lingua swahili vuol dire viaggio, ma è anche una metafora della vita. Il safari letterario esplora le estensioni graduali del libro e gli autori alla ricerca di aneddoti, episodi e ispirazioni che hanno determinato le opere. Il mercoledì si apre, alle 12.25, con: “A piedi nudi sul palco. Dilatazione progressiva dello spettacolo”. Prosegue l’appuntamento con il calendario 2018 degli spettacoli provinciali-regionali e gli incontri con autori, artisti e protagonisti dello spettacolo in genere. Alle 12.45 si propone: “VivinTrentino”. Tredici puntate dedicate alle tematiche di pubblico interesse relative alla realtà provinciale. Alle 13.20: “Indie per cui rock”. La

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i intitola prosaicamente “Divino Divano” l'evento proposto domenica 7 ottobre da Tramontin Arredamenti (orario 10-18, a Lavis) in occasione della presentazione del nuovissimo reparto salotti che si sviluppa su più di 800 mq con 50 modelli esposti. Saranno presenti alcune cantine della Vallagarina che faranno degustare i loro migliori vini in collaborazione con La Casa Del Vino di Isera. Non occorre invito, tutto a ingresso libero. Tramontin è presente in Trentino da oltre sessant’anni. musica indipendente trentina: le band, i protagonisti, le loro ispirazioni, sono la miscela per queste tredici puntate dove si esplora un territorio ricco di grandi interpreti, di nuovi e vecchi stilemi musicali. Alle 13.40: “Odissea di un austriaco che parlava italiano. Ovvero un diario immaginario della Grande Guerra”. Ispirato alle vicende del dopoguerra, narra le varie vicissitudini di un soldato austriaco, di lingua italiana in quanto trentino, nel periodo della Grande Guerra. Il venerdì, alle 12.25, si propone: “Luogo di confini. Incroci di sovrapposizioni culturali”. Il Trentino si contraddistingue per i suoi confini: confini di zone coltivabili ad alta quota, confini di vallate e ambienti dissimili, ma specialmente un vitale luogo di incontro di spazi culturali. Tredici puntate per raccontare la storia del Trentino e le sue vicende. Alle 12.40: “Trentino Europa. Tracce di un legame”. Un programma in tredici puntate che cerca di capire come si è sviluppata negli anni la relazione fra territorio, economia, società Trentina e il Parlamento Europeo, dove ogni giorno vengono prese decisioni importanti per la nostra vita. Alle 13.20: “Il sommario”, spazio dedicato alla comicità dove ospiti surreali, guidati da Mario Cagol, propongono idee innovative. Il venerdì si chiude (inizio ad ore 13.45) con: “Enrosadira: i colori delle dolomiti”, programma che si occupa di cultura, sport, ed ambiente alpino. Silvia Gadotti conduce “Star bene in Trentino. Occasioni di benessere”


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IL PRIMO DECENNALE DEI GIOVANI SOCI RITORNANO “LE RIMANIE” A SOPRAMONTE, IL 27 E 28 OTTOBRE, LA RIEVOCAZIONE MEDIOEVALE CON COSTUMI D’EPOCA

SERATA AL MUSE, PER I PRIMI DIECI ANNI DEL GRUPPO GIOVANI SOCI CASSA RURALE DI TRENTO

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’Associazione Giovani Soci della Cassa Rurale di Trento ha compiuto dieci anni. Ha festeggiato questa ricorrenza al Muse. “L’Associazione – è stato ricordato – promuove e organizza attività culturali, formative e aggregative rivolte ai soci e figli di soci, di età compresa tra i 18 e i 35 anni”. Non una semplice “festa di compleanno”. L’obiettivo della serata era di cogliere l’occasione del decennale per organizzare un dibattito su un tema particolarmente interessante per i giovani. “Stiamo festeggiando il compleanno di una associazione che, oltre ad attività aggregative, organizza serate culturali e formative – ha osservato il presidente Carlo Girardi – Celebrare la ricorrenza solo con una semplice festa sarebbe stato riduttivo e in contrasto con la natura e l’operato della nostra associazione.” Il dibattito, possibile grazie alla collaborazione della Fondazione Cassa Rurale di Trento, è stato dedicato al tema “Professione Coach: comunicazione efficace in campo in rete”.

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l 27 e 28 ottobre ritornano, dopo quattro anni, “I giorni delle Rimanie”. Grazie all’impegno dei volontari dell’associazione “Giulia Turcati”, per due giorni Sopramonte si apre al pubblico delle grandi occasioni. Negli angoli più nascosti e sconosciuti del centro storico, lungo le stradicciole e i viottoli che attraversano il paese, vengono riproposte antiche scene di vita quotidiana. Nei vecchi portici e negli avvolti privati vengono riprodotti i luoghi del lavoro e della fatica. Ci sono figuranti che indossano costumi d’epoca e si immedesimano in popolani, contadini, pastori, artigiani, ma anche in fabbri, panettieri e locandieri. Viene messa in scena, così, un’atmosfera che riporta al tempo del Medioevo, ai giorni, appunto, delle “Rimanie”. Ma che cos’erano queste Rimanie e che cosa rappresentavano? La storia e la tradizione ci rimandano all’inizio del dodicesimo secolo, quando il sobborgo di Trento di nome faceva Oveno, perché Sopramonte, anzi Supramonte, comprendeva pure gli abitati di Cadine, Vigolo e Baselga. Nel mese di ottobre, dopo il raccolto, proveniva da Trento il Gastaldo, un fiduciario del Principe Vescovo con il compito di riscuotere le imposte. Imposte che, in verità, assumevano più spesso la forma delle Rimanie: si trattava di prodotti in natura che venivano consegnati al Gastaldo in sostituzione del denaro, sempre scarso se non del tutto assente. Venivano consegnati beni caseari, frutti della terra, a volta carne macellata o legname. I tempi erano però davvero grami e difficili: si faticava a metter via il necessario per vivere. D’altronde incombevano sempre un’annata funesta, una disgrazia, una pestilenza,

o una carestia. Per evitare sanzioni o peggio il carcere, chi era impossibilitato a consegnare le Rimanie si recava a Trento, nel palazzo del Vescovo, e prestava la propria opera lavorativa all’interno delle proprietà della curia. Sarà dunque questo lo scenario – antico e dimenticato – che verrà riproposto nei “Giorni delle Rimanie”. Sopramonte si trasformerà e riprenderà ancora una volta le fattezze (e le forme) di un antico borgo medioevale. Introdotto in un ambiente suggestivo, lo spettatore si farà protagonista, specie nelle ore serali, quando le luci delle torce e delle candele sostituiranno quelle elettriche. Passeggiando qua e là per le vie e le viuzze del sobborgo, si sarà dirottati, inevitabilmente e come d’incanto, indietro nel tempo. Sarà possibile ammirare gli antichi mestieri artigiani, assaporare i sapori delle vecchie taverne, annusare i profumi e capire i costumi; le scene di vita quotidiana. Sono aspetti che aiuteranno a immaginarsi (e a immedesimarsi) in un contesto tutt’altro che facile. E però affascinante e suggestivo. (Alberto Ianes) 125

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AGLI ATLETI TRENTINI IL “CONTEST TEM” PIÙ QUALITÀ DELLA VITA CON LA CULTURA RIPARTONO LE ATTIVITÀ DELL’UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ E DEL TEMPO DISPONIBILE

SUCCESSO PER IL TRENTINO NELLA SPECIALE CLASSIFICA COMBINATA

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lessia Mabboni (Arco Climbing), Daniele Galvagni (A.S.D. Atletica Alto Garda Ledro), Matteo Cova, Lorenzo Scottini, Aurora Manica, Michelle Iseppi (A.S.D. Isera), Angelica Sinisgalli (A.S.D. Tennis Club Tione), Michele Valentinotti (U.S. San Rocco), Sofia Renna, Alex Demurtas (A.S.D. Fraglia Vela). Sono questi i giovani atleti trentini – classi 2004, 2005 e 2006 –, vincitori della seconda edizione del “Contest TEM” svoltasi in occasione della finale nazionale del Trofeo CONI Kinder+Sport 2018, andata in scena in quel di Rimini dal 20 al 23 settembre. Grazie a questo primato, la delegazione provinciale, ha ricevuto in premio un viaggio a Buenos Aires, dal 4 al 10 ottobre, messo a disposizione da Kinder+Sport per assistere agli Youth Olympic Games 2018 (YOG), rassegna sportiva multidisciplinare patrocinata dal Comitato Olimpico Internazionale, che vede protagonisti i ragazzi tra i 15 e i 18 anni. La delegazione trentina volerà quindi in Argentina accompagnata da due rappresentanti del Comitato Provinciale e verrà accolta dal presidente Giovanni Malagò.

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a lunedì 1 a venerdì 12 ottobre presso la sede della Fondazione Franco Demarchi in piazza S.M. Maggiore, 7 a Trento, sarà possibile iscriversi ai corsi e ai laboratori dell’Università della terza età e del tempo disponibile di Trento, che vanta ormai un’esperienza di 39 anni. Per le iscrizioni alle attività, che si svolgeranno nei 78 comuni in cui sono istituiti i corsi Utetd, sarà possibile rivolgersi alle rispettive amministrazioni comunali. Lo scorso anno gli iscritti all’Utetd sono stati complessivamente 6506: 1542 a Trento e 4964 nelle sedi locali. Si sono svolti circa 700 corsi culturali, oltre 30 laboratori e 170 corsi di educazione motoria frequentati da 400 persone a Trento e 1700 nelle sedi locali. I quasi 40 anni di vita hanno consentito all’Utetd di crescere sempre più con la consapevolezza che la conoscenza è uno strumento che permette di migliorare la qualità della vita. La proposta culturale punta ad un rinnovamento costante per far fronte alla dinamicità dei contesti in cui viviamo, fornendo strumenti di elaborazione per la costruzione di un pensiero critico ed autonomo. Attraverso lezioni, laboratori, esperienze socio-culturali, i partecipanti possono così conoscere cose nuove, confrontarsi e dialogare con gli altri, maturare come persone nel modo di porsi di fronte alla realtà, sviluppare delle competenze e crescere nella partecipazione per essere cittadini protagonisti. Accanto ai corsi, annuali, semestrali o monografici, l’offerta formativa viene arricchita da nuovi laboratori di approfondimento per incoraggiare la elaborazione di pensiero in piccoli gruppi che consentono di utilizzare metodologie dinamiche. Ai percorsi tradizionali negli ultimi anni si è aggiunta l’area “laboratori di interdisciplinarità”, che raccoglie le tematiche trasversali ai percorsi con il fine di sviluppare 126

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argomenti che toccano diverse tipologie formative. Per rispondere alle specifiche esigenze delle sedi dislocate sul territorio provinciale, ogni anno viene elaborato un “progetto di sede” in cui la scelta dei contenuti viene effettuata attraverso una programmazione personalizzata, coerente con la domanda formativa raccolta in ogni singola realtà territoriale. Da quest’anno i piani didattici sono scaricabili dal sito internet (www.fdemarchi.it). L’Università della terza età e del tempo disponibile è un’opportunità che si rivolge a tutti gli adulti che hanno compiuto 35 anni di età, interessati a mantenere giovane il corpo e la mente, a conoscere la realtà che ci circonda e a compiere scelte consapevoli, dando valore al proprio tempo. In tutte le sedi le attività si svolgono nell’arco della settimana dal lunedì al venerdì al mattino e al pomeriggio, la frequenza è libera e il linguaggio utilizzato dai docenti mira alla semplicità per stimolare l’attenzione e il coinvolgimento dei partecipanti.


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LE ACCONCIATURE NEI MUSEI DI RONZONE MIGLIORARE LE CAPACITÀ PER UNO SPAZIO ALPINO

A CURA DI MARISA MALAGOLI, PARRUCCHIERA EMILIANA

È PARTITO IL CONCORSO SUL TEMA DELL’ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI RIVOLTO AI GIOVANI

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erminerà il prossimo anno il progetto europeo PlurAlps, di cui la Fondazione Demarchi è partner accanto ad organizzazioni operanti in Austria, Germania, Francia, Italia, Slovenia e Svizzera, finalizzato a sviluppare e promuovere la cultura dell’accoglienza e a incrementare l’attrattività territoriale e la coesione sociale nelle zone alpine, attraverso servizi e pratiche innovative d’integrazione dei migranti. Per raggiungere gli obiettivi prefissati la Fondazione sta lavorando in questi mesi attraverso alcune azioni attuate nelle Comunità di due vallate trentine, la Val di Non e la Val di Sole, zone-studio individuate in quanto la consapevolezza dei residenti sull’importanza dell’integrazione delle persone straniere è ritenuta più bassa rispetto alle grandi zone urbane e dove è presente un potenziale attrattivo del territorio non sempre valorizzato. L’approccio metodologico utilizzato per la realizzazione delle attività mira, soprattutto, ad incentivare la partecipazione attiva delle persone nella progettazione e nell’implementazione del cambiamento sociale. Tra le diverse iniziative proposte, sono in fase di svolgimento, la realizzazione di tre video professionali, il workshop CantiereCinema e l’attività di ricerca antropologica sul campo. Si è invece conclusa nei mesi scorsi, in collaborazione con l’Associazione Provinciale Problemi Minori, il percorso formativo con visite laboratoriali presso alcune imprese artigianali della Val di Sole, con il coinvolgimento di gruppi di giovani locali e giovani migranti anche di seconda generazione, finalizzati all’apprendimento dei rudimenti di attività lavorative tradizionali e caratterizzanti il territorio. I video partecipanti potranno essere votati dal pubblico sulla pagina facebook del concorso #PlurAlps e, a seguire, una giuria di esperti selezionerà i primi tre classificati ai quali sarà consegnato il premio nel corso di un evento finale, previsto in dicembre. Tutte le informazioni e il regolamento si possono trovare tra le news del sito www.fdemarchi.it.

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no degli appuntamenti più originali ed interessanti delle proposte dei Musei di Ronzone in questo ultimo scorcio della stagione turistica già in esaurimento è senza dubbio una raccolta di modelli di acconciature nel tempo. Si tratta di un itinerario nel passato raccontato dai “capelli”, stili e tecniche di acconciature che spaziano in epoche diverse, e che rivelano lo status sociale a partire dall’antica Grecia fino ad arrivare agli anni Settanta. Questa raccolta, del tutto inedita per i Musei di Ronzone, è frutto della passione per un mestiere che oltre ad essere realizzato con le mani, è fortemente spinto dal cuore. Marisa Malagoli, parrucchiera emiliana, nel corso della propria attività lavorativa, si è dedicata consultando testi storici, a come si è evoluto il modo di acconciarsi i capelli nei secoli, scoprendo così che ogni periodo storico offriva creazioni che distinguevano i vari ceti sociali cercando comunque la bellezza. La raccolta, in atto nei Musei di Ronzone fino al 7 ottobre propone acconciature dal tempo degli Assiri fino agli anni Settanta ed è stata concessa gentilmente dall’Istituto Professionale “Sandro Pertini” di Trento nella persona del dirigente dott. Matteo Dalla Torre, alla cui scuola l’autrice ha regalato l’intera collezione, dopo un viaggio itinerante sia in Italia che all’estero in occasione di importanti mostre internazionali. La mostra rappresenta anche un ulteriore e singolare proposta di interesse e di visita nell’ambito della due giorni della tradizionale “Festa della patata” in programma nei giorni 6 e 7 ottobre. (Carlo Recla)

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trentinolibreria

IL LIBRO DEL MESE

38 RITRATTI PER FESTEGGIARE 80 ANNI

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egli spazi gremiti dello Studio d’Arte “Andromeda” e nella sede della Sosat ha avuto un buon successo la manifestazione per il compleanno delle 80 primavere di Renzo Francescotti. La manifestazione prevedeva quattro momenti: l’apertura della mostra “38 ritratti per un poeta amico”, (allestita da Umberto Rigotti, uno degli autori dei ritratti, rimarrà aperta sino al 6 ottobre); la presentazione del catalogo; la donazione di tutte le 38 opere di pittura e scultura alla Fondazione Cassa Rurale di Trento; e infine, col trasferimento nella sala della Sosat, che è accanto alla sede dell’Andromeda, il concerto del coro “Bella Ciao”. Ha condotto la serata Arrigo Dalfovo, presidente della Pro Cultura, la storica Associazione che assieme all’Andromeda ha organizzato la manifestazione. Hanno preso poi la parola Lucia Maestri, consigliere provinciale nonché presidente del Coro “Bella Ciao”; Matteo Robol, assessore comunale alla Cultura e Giorgio Fracalossi, presidente della Cassa Rurale di Trento. Tutti hanno sottolineato il grande apporto alla cultura trentina che ha dato Renzo Francescotti che, scherzoso e allo stesso tempo commosso, ha ringraziato tutti, ammettendo che nel collezionare 38 ritratti da parte di artisti amici, ci possa essere un venti per cento di narcisismo (ma il narcisismo – ha aggiunto – è l’endorfina degli artisti). Ma il restante 80% riguarda l’amicizia, la collaborazione, i progetti realizzati assieme agli artisti di ogni valle del Trentino. Una pagina di cultura e arte quindi profondamente umane, spinta avanti per un trentennio. Anita Anibaldi, una degli autori dei ritratti, ha recitato una scherzosa poesia ispirandosi alle famose attraversate lacustri di Renzo nei suoi compleanni. Infine il Coro “Bella Ciao”, diretto dal maestro Battisti, si è prodotto in un concerto in cui erano incluse quattro canzoni su testo di Francescotti, che sono da anni nel repertorio dei concerti del Coro. 128

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IL NUOVO LAVORO RDITORIALE DI CLAUDIO MARCHESONI CI PERMETTE DI “SBIRCIARE“ NELLA VALSUGANA DEL XIX SECOLO

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l flusso del tempo produce un numero infinito di vicende, gran parte delle quali scompare lasciando labile o nessuna traccia. Qualcuna trova momentanea ospitalità nella cronaca di un giornale e in questo modo le viene graziosamente concesso un supplemento di vita. Nel corso dell’Ottocento e fino alla prima guerra mondiale la gente della Valsugana si giocava la sua quotidiana esistenza all’ombra dell’aquila imperial-regia: dentro l’intelaiatura dell’amministrazione austriaca e lungo le rive della Brenta si intrecciavano relazioni, si rinnovavano consuetudini, si affrontavano fatiche, si soffriva, ci si scontrava e qualche volta ci si divertiva; di tanto in tanto passava la Storia con la S maiuscola e con il volto arcigno. Soprattutto da Borgo, da Levico e da Pergine i corrispondenti raccoglievano i fatti salienti che capitavano nella valle e ne spedivano le cronache ai giornali di lingua italiana o tedesca. Per la durata delle edizioni, proseguite lungo l’arco di un secolo, e per la capacità di dar conto con continuità dei più importanti avvenimenti politici, economici e di costume della Valsugana si distinse su tutti il tirolese e filogovernativo Bote für Tirol und Vorarlberg. Soprattutto dagli spunti del Bote, finora scarsamente utilizzati forse per l’uso


trentinolibreria Massimo Parolini #(non)piove LietoColle

Antonella Bragagna Storie d’amore e di Paesi Publistampa

Il poemetto mette in scena un dialogo serrato tra d'Annunzio e Duse, ritornati – o semplicemente riapparsi- sulla terra ai giorni nostri, per un permesso di ventiquattrore – una sorta di libertà vigilata con obbligo di rientro serale-. I due sono di fronte alla pineta versiliana ma l'incantesimo della pioggia non avviene e quindi la pineta resta chiusa, senza metamorfosi, senza purificazione panica degli amanti. Nel tempo in cui aumenta progressivamente l'arsura – climatica, etica, civile e spirituale –, a dispetto della categoria ormai stereotipata della società liquida coniata da Bauman, il Vate e la Musa sono testimoni di una progressiva diminuzione di liquidità nelle vene e nei tessuti degli eventi mondani e storici attuali. D'Annunzio e Duse citano sé stessi e molti altri autori: Leopardi, Baudelaire e i simbolisti francesi, Carducci e Valery, Gozzano e altri crepuscolari, Marinetti e altri futuristi, Apollinaire, Ungaretti, Rebora, Montale, Pasolini...

Le vite diventano Storia in questo libro, e la Storia – narrata citando e reinterpretando autentiche documentazioni epistolari, e racconti familiari tramandati – diventa letteratura, tornando alle parole emozionate, alla commozione delle gioie e dei dolori della vita quotidiana. Partendo da due raccolte di lettere fortunosamente conservate dalla sua famiglia e dalla famiglia di una vicina – lettere che hanno attraversato l’Europa da Est ad Ovest, ed i secoli centrali del Novecento, due guerre mondiali e una guerra fredda – l’autrice narra la storia contrastata di due coppie miste dell’epoca della Grande Guerra ’14 -18: di una ragazza trentina sfollata in Moravia, che si fidanza con in uncui maestro In questo libro/intervista, per la locale subito arruolato e mandato al primapoi volta ricordi biografici si intrecciano fronte (proprio insull’esistenza Trentino), e dieun con riflessioni sulprigioniero trentino in Russia, presente del mo che si sposa con una ragazza russa trovata nella tenuta agraria dove è stato mandato a lavorare. Sono storie che allungano il proprio respiro fin agli ultimi decenni del secolo, fra rimpianti per epici destini di separazione, adattamenti e disadattamenti, rassegnazione...

della lingua tedesca, nascono le pagine di questo libretto. Gli articoli del giornale risultano quasi sempre scritti a ridosso dei fatti e perciò dettati dall’urgenza di informare. Per questo sono stati qui integrati con fonti più distaccate in modo da delineare e rendere comprensibili i contesti. Sono così scaturiti dei “fermo immagine” su momenti e persone o, se si preferisce, sono state compiute delle incursioni in temi a volte marginali che però lasciano intravedere il clima dei tempi e lo spirito dei luoghi. In poco più di cento pagine non è certamente possibile dar conto delle innumerevoli cronache, né tanto meno delineare le vicende di un intero secolo. Qui ci basta aver raccolto, scelto e organizzato un po’ di materiale per permettere una sbirciata nella Valsugana del XIX secolo. Anzi venti sbirciate! COMINCIA COSÌ “Avanti quarant’anni circa si rideva in Pergine sentendosi raccomandare la coltivazione delle patate: erano neglette e spregiate. Ora che ne dite? Le trovate voi utili? Guai se mancassero.” Le parole pronunciate dal decano don Francesco Tecini nel discorso di apertura del Comizio Agrario tenutosi a Pergine il 28 giugno 1846 riassumono la cronologia e i cambiamenti che accompagnarono la marcia vincente della nuova pianta tra i contadini della Valsugana nella prima metà dell’Ottocento: se il Settecento fu il secolo dell’affermazione del granoturco, l’Ottocento può dirsi il secolo delle patate o pomi di terra.

Flavio Maria Tarolli Destinazione Eroica Pedalando tra le meraviglie del Trentino Reverdito L’incontro casuale di un cinquantenne con una vecchia bicicletta trasforma la vita quotidiana in una fantastica avventura fatta di molte biciclette diventate protagoniste. Un’irrefrenabile passione attraversata da cartoni animati, astronavi che vibrano nel cielo, il Sole e la Luna, le stelle ed i pianeti del firmamento, fate turchine e pericolosi incontri ravvicinati avvengono nelle più belle vallate del Trentino. Le città di Trento, Bolzano, Rovereto, Padova, Verona, Vienna, Berlino, le palafitte dei primi uomini della Valle di Ledro e le fantastiche Dolomiti, la scalata del mitico Monte Bondone compiuta dal grande Charly Gaul, Ötzi la mummia del ghiacciaio del Similaun, il Becco dell’Aquila, il Sentiero del Ponale a picco sul Lago del Garda sono alcune ambientazioni di avventure narrate in questa fiaba che si mescola con i luoghi virtuali di ricerca, scambio ed innovazione di Internet e del web.

Il merito dell’introduzione precoce del tubero nelle nostre zone e del suo uso come alimento per le persone va ascritto ai Tesini che pare l’avessero importato dai Paesi Bassi già attorno al 1760. Ce lo ricorda il Montebello quando nel 1793 scrive che “Da circa trent’anni a questa parte s’introdusse il seminarvi delle pattate, che molto fruttificano, e del cui frutto se ne fa molto uso” e lo ribadisce il Di Pauli aggiungendo che nel 1807 la coltivazione della pianta era già fiorente nella conca. Sappiamo anche come preparavano le patate i Tesini in quel periodo: “ … le mondano, e poste sopra il fuoco in un tegame le inzuppano di butirro cotto, cui aggiungono una proporzionata quantità di sale e senape polverizzato, e poi quasi bollenti, le portano in tavola.” Nel corso del XVIII secolo i venditori tesini di stampe già sciamavano per l’Europa e non saranno mancate loro le occasioni di osservare l’uso che delle patate facevano alcune popolazioni dell’Europa centrale e settentrionale; tornando nella loro piccola patria avranno portato con sé alcuni tuberi assieme alle informazioni sull’impiego degli stessi.

Claudio Marchesoni

Cronache dalla Valsugana dell'Ottocento La gente, le vicende, il rumore dei giorni tra Lavarone, Caldonazzo, Levico Terme e Borgo Curcu Genovese (Euro 14,00)

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trentinoscoop&news

SCONFINAMENTI: JULIA BORNEFELD & MICHAEL FLIRI AL FORTE DI FORTEZZA I CONFINI E L’ESPERIENZA DEI CONFINI: QUESTI I TEMI AL CENTRO DELLA MOSTRA DI JULIA BORNEFELD E MICHAEL FLIRI AL FORTE DI FORTEZZA, INAUGURATA LO SCORSO MESE.

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on la mostra “Sconfinamenti: Julia Bornefeld & Michael Fliri”, il Forte di Fortezza prosegue sul filo rosso dell’arte contemporanea e propone al tempo stesso un nuovo formato. I due artisti infatti intraprendono un dialogo con gli spazi carichi di storia del Forte, confrontandosi con alcuni dei temi portanti della futura nuova mostra permanente: i confini e l’esperienza dei confini. La mostra combina tele, fotografie, videoinstallazioni e sculture, poste in dialogo fra loro e con gli ambienti della fortezza asburgica. Stanziati in parte in Alto Adige ma noti anche ben oltre i suoi confini, Bornefeld e Fliri affrontano questa sfida creativa in maniera diversa. Julia Bornefeld nell’autunno 2017 e nella primavera 2018 ha installato per diversi mesi il proprio atelier nel Forte, traendone ispirazione diretta. Mesi durante i quali la fortezza, per molti inavvicinabile e impenetrabile, è divenuta per Bornefeld un’alleata. “Era un posto a metà tra galera e chiesa, col fascino di quei capannoni espositivi nati a Berlino nelle ex fabbriche dopo la caduta del muro”, lo definisce la stessa artista. In questo lasso di tempo sono nati diversi cicli di opere dal titolo “morphic fields”, che con la loro monocromia si allineano all’atmosfera del Forte in inverno. Il richiamo è alla teoria dei campi morfici (o morfogenetici) del biologo Rupert Sheldrake, secondo la quale gli organismi s’influenzano reciprocamente per effetto della loro mera presenza.

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Julia Bornefeld nel suo atelier del Forte

Chi ha seguito la carriera artistica di Michael Fliri fino a oggi lo conosce prevalentemente per le sue performance e sa che la definizione di artista che “sconfina” (tra luoghi, generi e scelte artistiche) gli calza a pennello. Sconfinamenti però Fliri ne compie non solo tra le forme artistiche, scandagliando i confini tra film, fotografia, scultura e suono, ma soprattutto all’interno della sua opera. Da un bisogno Michael Fliri sembra quasi ossessionato: quello di rendere sempre nuovamente sperimentabile e visibile lo spazio intermedio, l’intercapedine. Ad esempio come alito vitale nella serie fotografica “My private fog II”. La mostra, curata dalla coordinatrice del Forte di Fortezza Esther Erlacher, si può visitare fino al 3 giugno 2019. Il biglietto d’entrata (intero: 7 euro; ridotto: 5 euro, biglietto famiglia: 14 euro) vale per tutto l’areale della fortezza. Info: Forte di Fortezza, Fortezza (BZ) Tel. 0472.057218. www.fortezza.info

Michael Fliri, My private fog II

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# trentinomese

#TRENTINOMESE CONTEST: ANTERMOIA BIS! OGNI MESE, LE TRE FOTOGRAFIE PIÙ VOTATE VERRANNO PUBBLICATE QUI. PARTECIPA ANCHE TU AL CHALLENGE DEL NOSTRO MAGAZINE

@axelbertolini Al 2° posto: Tre Cime di Lavaredo, Val Pusteria

@andreastamanini Al primo posto: Lago di Antermoia, Catinaccio, Val di Fassa

@rifugio_rodadivael Al terzo posto: Rifugio Roda di Vaèl, Catinaccio

IL REGOLAMENTO DEL NOSTRO CONCORSO

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eguire la pagina @trentinomese su Instagram; la foto vincitrice sarà pubblicata sulla nostra rivista cartacea il mese seguente alla pubblicazione online; per decretare la foto vincitrice si terrà conto dei “mi piace” ricevuti, dal primo del mese al venti del mese (per esigenze di stampa); solo le foto che saranno selezionate da noi e

pubblicate sulla nostra pagina Instagram @trentinomese potranno partecipare al concorso; per esser selezionati vi ricordiamo di utilizzare il nostro hashtag; ricordatevi di segnalare il luogo o localizzare la foto, saranno valide solamente le foto scattate in Trentino Alto Adige. Grazie a tutti anticipatamente!

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