TrentinoMese aprile 2015

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ANNO XXIII N. 278

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APRILE 2015 9 771724 550805

ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

FRANCO MOSCON MEDICO E ATTORE PER HOBBY, IN 100 FILM LA DUSE A RONCEGNO QUANDO LA GRANDE ATTRICE SOGGIORNÒ IN TRENTINO

Speciale moda primavera estate maxi, pratica s e molto se ventie

IL LIBRO DEL MESE ARRIVA IN LIBRERIA IL NUOVO VOLUME DI ALBERTO FOLGHERAITER

IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO “COVA”: DAL XVII SECOLO ALL’IPER-TECNOLOGIA LORENZO POLI L’UOMO CHE IMMORTALA IL GIORNO PIÙ BELLO


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RING

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RING di Pino Loperfido

di Tiziana Tomasini

perfidie

QUEL PESTIFERO GIROTONDO DAVANTI ALL’OSPEDALE

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vete presente la tipica silhouette di un ospedale? Questo enorme blocco di cemento con un milione di finestre che se ne sta lì ad ospitare i malcapitati e i loro parenti, piantato nel mezzo di non si sa quale deserto metropolitano, proprio al centro di un’enorme distesa di auto: sì, il parcheggio. Perché, voglio dire, se uno deve andare in quel posto – maternità a parte – non lo fa quasi mai volentieri. E il più delle volte vi arriva trafelato, impreparato psicologicamente, o peggio di notte con le braghe del pigiama sotto ai pantaloni, in tutta fretta, non vi è certo il tempo di pensare al parcheggio dell’auto. Ecco perché la maggioranza degli ospedali italiani ha questi immensi reticoli pieni di stalli, bianchi perdippiù, perché, dice, che fai, gli fai pagare pure il parcheggio a quegli sfigati che devono correre in corsia? No, è ovvio. No, perché, se ti capita di vivere a Trento, nella città più vivibile d’Italia, ti può capitare di scoprire intanto che l’ospedale cittadino non solo non è piantato in nessun deserto metropolitano, bensì nel cuore di uno dei più urbanisticamente incasinati rioni della città; e poi che sarà pure dotato di macchinari all’avanguardia, di luminari eccellenti, ma non dispone di un vero parcheggio. O meglio, il posto dove lasciare l’auto, prima di correre dal nonno infartuato o dal chirurgo per farti togliere l’appendice, te lo devi rimediare in una delle stradine antistanti. Questo imperativo si traduce nella scena a cui si è costretti ad assistere quotidianamente davanti al nosocomio. Un girotondo continuo di automobili che passa e ripassa davanti all’ingresso, guidatori dallo sguardo vitreo che pregano, ansimano, bestemmiano, offrono al cielo la giaculatoria più amata dagli automobilisti (“San Pancrazio fammi spazio...”) E gira che ti rigira, sono state viste auto passare decine di volte. Si narra di una Panda rossa che qualche anno fa ha girato per cinquantaquattro volte prima di beccare un posto libero, a tre isolati di distanza. Una nube di smog si alza e ristagna perenne, lambendo pericolosamente le stanze di degenza, le sale operatorie, conferendo al quartiere della Bolghera le sembianze di uno slum di Bombay o di un rione di Pechino. E peccato che trovare posto non voglia dire aver risolto i propri problemi. Tocca pagare. Trentino Riscossioni esige 50 centesimi all’ora da questa truppa di sfigati che prima deve andare a caccia di spiccioli, poi deve immaginare quanto tempo potrà occorrere per la visita, l’operazione, il consulto e, quindi, intraprendere un mini trekking urbano alla ricerca della colonnina del pedaggio, anzidetto “ticket”. Solo allora, se sarà sopravvissuto allo stress e al monossido, potrà concedersi la “gioia” di entrare in quel crispio di ospedale e dare inizio all’angoscioso offizio che l’ha spinto fin lì.

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a mali estremi GLI ADOLESCENTI DI OGGI: E NOI COME ERAVAMO?

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primi dati inconfutabili sono estremamente concreti: le misure. Il quattordicenne primogenito è lievitato verso l’alto ed ha raggiunto la mamma (senza tacchi), il quasi undicenne porta con spavalderia il quaranta di scarpe e l’ottenne – otto e mezzo, ci tiene a precisare in ogni occasione – veste ormai taglie preadolescenziali. Il grande mi chiede un deodorante maschile “delicato”, il medio non esce senza essersi sistemato il ciuffo di capelli con la spazzola rotante, il piccolo recita tutte le canzoni rap in classifica. Insomma, ci siamo. La svolta dall’infanzia all’età della giovinezza sta prendendo poderosamente forma in gesti, parole, atteggiamenti. In casa si gira con il cappuccio della felpa calato sulla testa, ci si dirige al bagno con mani in tasca e andatura dinoccolata, si maneggiano cellulari con fare navigato. Si parla di motorini e di patente, si scoprono i primi messaggi d’amore – “S. ti amo” in un angolo del libro di storia – si argomenta vivacemente sul tiro slap effettuato con la mazza da hockey. Da genitore richiamo, brontolo, correggo, raddrizzo. Insomma, come dicono loro, rompo. Ma noi come eravamo alla loro età? Sfoglio curiosa l’album delle foto e vedo una tredicenne con i capelli biondi arruffati, maglione lungo buttato sopra i jeans strettissimi, giubbotto in pelle e immancabili scarponcini alti con i lacci, secondo la moda del momento. Ma oltre all’abbigliamento in linea con il gusto giovanile del tempo, mi colpisce lo sguardo. Universalmente corrucciato, segnale inequivocabile di una presa di posizione contro tutto e contro tutti. A prescindere. Nessun adolescente o preadolescente attraversa un periodo facile: ogni percorso appare intriso di difficoltà più o meno rilevanti che attraversano la sfera delle affettività e delle relazioni personali. I primi innamoramenti e l’adeguamento alle richieste del mondo adulto; le ribellioni verso le imposizioni e lo sguardo spavaldo ma – sotto sotto – timoroso, incontro al futuro. Ci siamo passati tutti ma talvolta lo dimentichiamo, inseriti nei nostri ruoli di educatori e lanciati a mettere in atto tutte quelle funzioni correttive per il bene dei nostri figli. Ogni tanto fa bene fermarsi e voltarsi indietro. A osservare e ripensare a come eravamo. Per capire meglio anche quel “Mamma, come butta oggi?”


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RING

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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi BOOKCROSSING: A DISPETTO DEI TABLET, I LIBRI SI RIPRENDONO LE CITTÀ. E I LETTORI

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n questi ultimi anni li hanno dati per spacciati, in via di estinzione senza possibilità di ritorno e la loro presenza sarebbe dovuta diventare soltanto un ricordo relegato in un angolo della memoria. Per toccarli, annusarli, sfiorarli e accarezzarli ci si sarebbe dovuti sprofondare nelle voragini architettoniche di antiche biblioteche, laggiù, nelle umide cantine dove, allineati come tanti soldatini in fila, alternandosi nello spessore, soggiacciono all’inevitabile oblio della memoria, sostituiti da fosforescenti schermi piatti, senza odore, senza sapore, senza spessore, con la grande capacità di racchiudere in uno spazio infinitesimale migliaia e migliaia di testi. Parliamo ovviamente dei libri, di quei supporti su cui la scrittura, dal geroglifico alla lettera, dalla calligrafia cufica ai segni e simboli del mondo, ha trovato il proprio habitat ideale. Chissà cosa direbbe Pisistrato, tiranno d’Atene, colui che per primo – almeno si racconta –, fondò una biblioteca, ampliata dagli Ateniesi, trasferita poi in Persia da Serse e in seguito portata nuovamente in Grecia da Seleuco Nicanore. A partire da allora – e Alessandro Magno ne fu un solerte e zelante prosecutore –, tutti si dedicarono alla fondazione di biblioteche universali. I monaci poi si dilettarono ad arricchire con segni e colori ogni pagina scritta, creando mondi paralleli in cui la fantasia trovava la possibilità di Lungo il canale Brandis Lana

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In Via S. Pio X a Trento

volare alto. E su tutto aleggia il sapore della pergamena, della carta, del foglio di papiro. Si tocca, si strofina, ci si allieta godendo del tatto, dell’olfatto e della vista. È vero, girare per il mondo con un tablet che contiene centinaia di libri è sicuramente funzionale, comodo, pratico. A questo proposito ricordo, nei miei innumerevoli viaggi, il peso dello zaino e l’inevitabile fatica nel portarlo – quelli di un tempo ti tagliavano le spalle e rigavano la schiena, facendoti sudare e patire come se stessi compiendo un viaggio nell’Inferno –, occupato più dai libri, per giunta con copertina rigida, che non dalla biancheria. Però lo spietato e asettico tablet non può ripagare il piacere dello scorrere della punta della matita tesa a sottolineare frasi importanti o significative, la delizia dell’annusare le pagine aperte, cogliendo la fragranza di ogni odore, diverso da libro a libro, perfino da annata ad annata, da casa editrice a casa editrice, l’appagamento del tatto facendo scorrere le dita sulla rugosità della carta, vista come una pelle viva e in continuo mutamento, disdegnando, per certi libri, quella patinata. Sarà una dura lotta tra il bene e il male, tra l’umano e l’artificiale, tra il diritto all’“inutile”, al peso, all’occupazione di uno spazio, alla polvere e al solitario ragnetto, nei confronti della ormai onnipresente e fredda “funzionalità” e trasportabilità, anche se noi tifiamo per una semplice e spontanea coesistenza. Di sicuro il libro cartaceo può fare cose che la memoria diventata mega e giga non può fare: la guerriglia. Una guerriglia che è iniziata qualche anno fa, di soppiatto, senza far scalpore. Alcuni anni fa camminando lungo il waalweg (canale d’acqua) di Brandis, a Lana, presso Merano, mi sono imbattuto in un grande monolito ligneo. Da lontano mi sembrava una scultura, un’installazione ma, avvicinandomi, mi sono accorto che aveva un’apertura, uno spazio vuoto riempito di libri. Qualcuno li aveva lasciati lì in attesa che qualcun altro li


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RING prendesse impossessandosi del contenuto. E a sua volta ne avrebbe lasciati altri. Una tradizione questa assai nota nei paesi nordici, istituita già da molti anni ma che in Italia ha preso piede soltanto da qualche anno. Alcuni giorni fa, passeggiando per via San Pio X a Trento, ho notato, sul marciapiede, una specie di armadietto (ma amici mi dicono che di questi “armadietti” ce ne sono diversi a Trento, così come a Rovereto, ecc.). La curiosità mi ha portato ad aprirne le ante e, con piacere, ho notato all’interno decine di libri, dai generi più svariati: fumetti, narrativa, cataloghi d’arte, di lingue diverse, ecc. A fianco una scritta: Piovono libri. I libri, silenziosamente, stanno occupando il nostro mondo, hanno scelto di uscire dalle biblioteche, dalle cantine, dalle soffitte per disperdersi tra di noi, sorprendendoci. Non c’è tablet che tenga di fronte a queste incursioni cartacee nel nostro mondo. A dir il vero il sottoscritto, nella sua perversione, non potrebbe mai leggere un libro preso per strada: amo troppo la verginità del volume, l’aprirlo per primo e sentire il rumore di sottofondo che fa il dorso mentre si apre alla mia voracità e soprattutto amo il possesso, l’averlo lì sempre a mia disposizione, di giorno e di notte, pronto ad accettare la mia avida invasione e il mio bisogno di manipolazione. Però non posso che compiacermi di questi luoghi abitati dai libri. È inevitabile il mio accostarmi, curiosare, carpirne l’odore. Così come è inevitabile il mio depositare quelli che per un motivo o per l’altro mi ritrovo doppi, oppure che non rientrano più nella mia attuale sfera di interesse (pur nella consapevolezza che, tra qualche anno, piangerò la loro assenza). Più che armadietti sono piccole biblioteche sociali, di strada, forme di relazione e snodi d’incontri tra cose tangibili, toccabili, mutabili nel tempo e nello spazio, complice umidità, secchezza, uso e consumo. Ciò che il tablet non potrà mai essere.

di Astrid Mazzola

il midollo della vita LA SCELTA DI VIVERE A PIEDI NUDI SULLA TERRA

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all’alto della scala, mentre poto un pero, mi soffermo a osservare la piccola Viviana. In Val di Sella la primavera si è appena annunciata, con qualche folata di aria tiepida, ma lei è già pronta per l’estate: appena si trova sulla coperta che abbiamo steso sul prato si toglie meticolosamente giacca, berretto, stivali, calzini e inizia a camminare a piedi nudi nell’erba, zampettare nella terra appena vangata e cercare di fare la doccia con la gomma dell’acqua. C’è qualcosa di selvatico in un bambino lasciato libero di scoprire la natura: la sua sintonia con l’ambiente è immediata, spontanea e gioiosa. Ogni tanto capita che qualcuno mi dica: “Pensa ai tuoi bambini. Vivranno in un posto fuori dal mondo, si sentiranno esclusi, diversi”. Ammetto di essermi posta io stessa questo problema, e di farlo ancora. So quanto la nostra vita possa sembrare, a chi vive immerso nel caotico mondo contemporaneo, frugale, ruvida, essenziale; so per certo che influenzerà la vita di nostra figlia e mi chiedo se sarà in grado di cavarsela in questa società. A un certo punto, però, ho compreso una verità semplicissima: la vita di ognuno è costruita su delle scelte. Tendiamo a pensare che solo chi imbocca strade devianti dalla norma scelga; invece non è così: molte delle nostre scelte sono implicite. La persona che resta a vivere in città, perché neppure le passa per la testa di poter fare una vita diversa, in realtà fa una scelta. E, ovviamente, ogni figlio è influenzato dalle scelte dei suoi genitori. Ad esempio, i bambini di città non potranno svegliarsi col canto del fringuello, arrampicarsi sugli alberi, raccogliere le carote fresche nell’orto, risciacquarle e mangiarle ancora tiepide di terra. Preferisco aver fatto una scelta di cui potermi prendere la responsabilità. Così, se un giorno mia figlia mi chiedesse: “Mamma, per quale dannatissimo motivo viviamo in mezzo al nulla?”, potrò dirle con serenità che si è trattato di una scelta consapevole. “Vedi, l’ho fatto per via della terra appena vangata”. Così avrà almeno una ragione precisa per mandarmi a quel paese. L’altro giorno, in treno, Viviana e io guardavamo la campagna fuori dal finestrino: gli alberi, le mucche, gli orti, ogni volta nuovi com’è nuova ogni cosa che cresce. Vicino a noi, una mamma parlava con il suo bimbo. Gli diceva: “Ora metti la tua mucca nella stalla”. Ho sbirciato. Fissavano lo schermo di un piccolo videogioco – e mettevano mucche digitali in una stalla digitale, seduti davanti al finestrino in cui esplodeva la luce della campagna primaverile. Chi può dire del futuro? Chi vivrà meglio in questo mondo bizzarro, che crea altri mondi digitali perché non trova più passione e vita nelle proprie pieghe? Sarà quel che sarà. Io, intanto, continuo a credere nella terra appena vangata. 9

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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma ENSEMENÌ COME NA ZÓRLA

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e séi propi ensemenì come na zórla!” Per capire questo modo trentino di dire, definendo uno che appare un po’ scimunito, bisogna conoscere molti aspetti del maggiolino. Alcuni li conoscevo: ma per saperne di più sono ricorso come altre volte all’amico Sergio Abram. Nei dialetti tentini il maggiolino viene chiamato in vari modi: zórla, zurla, sórla, pampògna, scarpànza, zacaròla… È un insetto lungo 2 o 3 cm. che presenta elitre rosso-bruno e prototorace bruno. Gli adulti vivono da 5 a 7 settimane nutrendosi di sera e di notte di foglie e parti tenere delle piante. Si accoppiano dopo quindici giorni dallo sfarfallamento e depongono le uova a 20 centimetri di profondità. Nascono le larve e iniziano subito a mangiare le radici più tenere, andando in letargo d’inverno. Vanno avanti così per tre anni: sinché si trasformano nell’adulto maggiolino che noi vediamo e il ciclo ricomincia.

Anni fa i maggiolini erano estremamente diffusi sulle piante in primavera. Mi ricordo da ragazzo quando andavamo a scuotere le piante su cui apparivano endormenzàdi. Gli insetti cadevano a terra e venivano schiacciati. Infatti erano molto dannosi, sia da adulti quando attaccavano la parte aerea delle piante, sia da larve quando attaccavano le radici. “Ma adèss endó èi? Mi no ‘n vedo mai: gnanca da fàrghen veder quachedun ai me boci…” Sono stati combattuti a lungo con gli antiparassitari e ora sono pressoché scomparsi. Ho chiesto a Sergio come mai si parlava delle zórle in termini di insetti addormentati, ma anche di insetti molto vivaci (nar come na zórla, si dice di chi è incapace di star fermo). Mi ha spiegato che i maggiolini sono sostanzialmente insetti attivi di sera e di notte; e quindi durante il giorno sono disturbati dalla luce e “dormono”, preferendo le penombre. Ma se raggiungono una certa temperatura appaiono molto vivaci. Ci sono altri modi di dire legati alle zórle: avèrghe entorno na zórla significa avere una sbornia (che ti rende stupido). Aver fat en brò de zórle richiede una spiegazione un po’ più complessa. A chi piace il brodo di maggiolino? A nessuno che si sappia. Fare il brodo di maggiolino significa fare qualcosa che è assolutamente malriuscita, ovvero na caliarada. Infine di uno strambo o un po’ fuori di testa si dice – o si diceva – “mat come na zórla”. Un modo di dire forse inventato da un appassionato studioso locale della vita dei maggiolini, particolarmente attento o strano, che doveva aver osservato nei maggiolini particolari comportamenti, proiettandoli sull’uomo o viceversa. Non ci è purtroppo pervenuto il nome di questo eccezionale entomologo: e se fosse stato un po’ matto anche lui non lo sapremo mai. Comunque: De mati come le zórle me sa che en gira anca massa!” renzofrancescotti@libero.it

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trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT

APRILE DOLCE DORMIRE, OGNI GOCCIA UN BARILE, E MEIO SE NO TE TE CAVI FORA...

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ccoci ad aprile il quale, in quanto a proverbi, nati dalla secolare esperienza dell’uomo, non si è fatto mancare niente. Quando inizia mi sembra di sentire mia nonna: “aprile non ti scoprire” e per lei già arrotolarsi le maniche per non bagnarsi i polsini lavando i piatti equivaleva a scoprirsi. Il senso invece è quello di non affrettarsi a togliere il vestito pesante, chè non c’è da fidarsi del caldo di aprile. La nonna, che evidentemente desiderava che noi ragazze fossimo costumate, ci redarguiva dicendo anche “D’aprile non ti scoprire, di maggio non ti fidare e a giugno fa quel che ti pare....” Evidentemente con il caldo di giugno potevamo arrotolare le maniche....

Aprile è sempre stato osservato dal punto di vista meteorologico, perché sembra che da questi trenta giorni dipenda il destino dei mesi futuri. Altro che il colonnello Giuliacci, altro che meteo.it, altro che il meteo cipolla di Cunevo.... Tre aprilanti quaranta de somiglianti.... Se piove il venerdì santo piove maggio tutto quanto.... Aprile piovoso maggio grazioso... Aprile ogni goccia un barile, per dire quanto è preziosa la pioggia di aprile per le vigne... Ma il proverbio per eccellenza di questo mese è APRILE DOLCE DORMIRE. Io mi chiedo chi lo ha inventato. A voi risulta che in aprile si abbia la possibilità di dormire di più? Vi risulta che sul posto di lavoro vi consentano di arrivare un’ora dopo per non smentire la saggezza popolare? Vi guardano forse male se arrivate in orario? E perché proprio in aprile? A me sembra che, se si potesse, tutti i mesi sarebbero “dolce dormire” perché di riposo ne abbiamo bisogno tutti. Qualsiasi persona che io incontro, alla domanda “come stai” mi risponde “Bene” e poi aggiunge “Oh Dio, straca come sempre...”. Il fatto è che siamo tutti più o meno stressati, e più sei stressato più senti la necessità di fermarti e di riposare. Ma se sei stressato non dormi, è una legge di natura!! E alla natura non puoi comandare, alla natura puoi soltanto obbedire. Stai lì, sveglio, nel buio, con gli occhi rivolti al soffitto. Anch’io a volte ho dei periodi di insonnia. Di notte mi giro, mi rigiro, me cuerzo, me descuerzo, penso, leggo, mi alzo per andare in bagno... diciamo che ho un’intensa attività notturna. Però il non dormire annoia e rende nervosi, o meglio zidiosi. Non voglio prendere farmaci che “i te ensemeniss” e il giorno dopo vai in giro come uno zombi. E allora come comportarsi in quei periodi di insonnia? Donne e uomini attenti a me che ho trovato un sistema efficace. Prima di andare a dormire prendo venti gocce di guttalax. No, non è che dorma con quelle! Ma almeno durante la notte ho qualcosa da fare! Buon aprile a tutti (e òcio al meteo) Vogliatevi bene!!!

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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Loredana Cont, Antonia Dalpiaz, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Francesca Mazzalai, Astrid Mazzola, Francesca Negri, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini, Giada Vicenzi

SOMMARIO APRILE2015 Ring

4 COMMENTI 8 IL DIALETTO INFORMA 10 DA DONNA A DONNA

Attualità 14 18 24 26 30

Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. TRENTO Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 studiotn@trentinomese.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese BOLZANO Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 bazarbz@bazar.it Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 4 aprile 1987

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FRANCO MOSCON UN POPOLO, DUE PATRIE STORIA DI UNA GAVETTA LA “DIVINA” ALLE TERME BUONA PASQUA CON CISA

COVA, IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO

38 NICOLA SORDO: IL CANTATTORE 40 FLORA GRAIFF 42 SPECIALE MODA PRIMAVERA-ESTATE

Panorama

47 SOCIETÀ FILARMONICA 48 FIORELLA MANNOIA 50 GIOVANNI ALLEVI 52 PINTUS E LA MANNINO 56 QUOV.IT 58 IL MERCATINO DELLA CONTRADA 60 DANZA A TRENTO 63 NINA ZILLI 64 TRENTO FILMFESTIVAL

Giorno per giorno

66 MOSTRE 70 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news 78 80 82 83 84

IL FOTOGRAFO DEI MATRIMONI MATTEO FRANCESCHINI DUE BORSE DI STUDIO DAL MARCANTE ALLE ALBERE VIA CRUCIS TRENTINA

Rubriche 86 88 89 90

LIBRI E LIBRERIE VOLTI NELLA STORIA IL RISTORANTE LA VIGNETTA

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FRANCO MOSCON

di Gianfranco Gramola

MEDICO DI PROFESSIONE, ATTORE PER HOBBY, VANTA AD OGGI QUASI 100 FILM: HA INIZIATO DA RAGAZZINO, PER CASO, LAVORANDO PER ANTONIONI, WERTMÜLLER, TORNATORE, BELLOCCHIO, AL FIANCO DI MOSTRI SACRI COME SORDI, MANFREDI, GASSMAN… LO ABBIAMO VISTO IN “A UN PASSO DAL CIELO” E NELLA SERIE TV DE “L’ISPETTORE DERRICK”. UNA PASSIONE CHE DURA DA QUASI 50 ANNI

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a mia qualifica – spiega Franco Moscon di Lavis, cittadina dove è nato e risiede – è quella di Ricercatore Biomedico e mi occupo di medicina diagnostica nel campo delle Neuroscienze (Alzheimer e Parkinson in modo particolare) e il mio lavoro si svolge in stretta collaborazione con diversi istituti di ricerca, sia italiani che stranieri, come il Paul Scherrer Istitute di Villingen vicino a Zurigo, il Max Planck Istitute di Düsseldorf in Germania e l’Università di Cambridge in Inghilterra; per quanto riguarda l’otreoceano, ultimamente collaboro anche con la Columbia University di New York”. Figlio di un muratore e di una sarta, Moscon ha una grande passione per il cinema, nata quando aveva 16

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15 anni. “Era l’estate del 1966 ed ero in visita da parenti – racconta Moscon – stavamo facendo una scampagnata a Manziana, sul lago di Bracciano, vicino a Roma. Mio cugino conosceva di vista il regista Giorgio Simonelli. Eravamo in un bar per un aperitivo e Simonelli rivolgendosi a me disse: Ti andrebbe dopo pranzo di venire da me a fare una comparsata?. Io ho guardato mio cugino cercando di capire, perché non ero pratico di film e di comparse. Accettai quasi per gioco e il regista mi diede l’indirizzo dove recarmi e mi raccomandò di essere lì nel primo pomeriggio. Mio cugino mi accompagnò sul set e il costumista mi mise addosso una specie di poncho a righe bianche e nere. Mi vestì da peone messicano e mi


trentinoincontri mise un cappello di paglia per coprire i capelli biondi, mi sporcò la faccia con un po’ di terra e all’improvviso mi ritrovai sul set. Che emozione. Il film era “I 2 figli di Ringo” con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Che ricordi ha di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia? Due personaggi fantastici. Io li conoscevo attraverso i film che avevo visto all’oratorio di Lavis e andare lì, sul set, e con timore reverenziale, conoscerli dal vivo è stata una emozione indescrivibile. Per me era come se fossero di famiglia, come degli zii. Ti dirò di più… Ciccio Ingrassia, che sembrava scontroso, un po’ distaccato, era più bonaccione di Franco Franchi. Però tutti e due erano persone molto umili e semplici. Dopo I figli di Ringo ha proseguito con il cinema? Dopo questa “avventura”, un’agenzia di casting mi ha fatto un paio di foto e ha preso i nomi delle comparse. Allora le agenzie di casting non avevano i database come oggi. L’anno dopo mi chiesero

se volevo andare a Roma a fare un’altra volta il peone, a vendere la verdura sulla strada nel film di Anton Giulio Maiano “La freccia nera” con Loretta Goggi. Ho accettato, chiaramente. Dopo questo lavoro mi hanno iscritto in un’altra agenzia di casting. Nel ’69 mi chiamarono da Roma per dirmi se volevo fare il ruolo di rivoluzionario, sulle barricate, nel film di Gigi Magni “Nell’anno del Signore”. Ha un aneddoto che riguarda il film? Ce n’è uno molto simpatico tra me e Vittorio Gassman. “Oggi me va de fumà de fino – mi disse Gassman – me vai a prendere le Peer dalla Sora Amelia?”. Vado a prendere le sigarette, le porto all’attore che apre subito il pacchetto e Alberto Sordi, che era lì vicino, gli scrocca una sigaretta e se ne va via. Gassman ne accende una e mentre se la gusta seduto sulla poltrona, gli dico: “Signor Vittorio, lei che è un grande maestro, non è che potrebbe insegnarmi qualche trucco su come stare sul set?”. “A Frà – rispose il maestro – come prima lezione te vojo dì ‘na cosa. Tu quando arrivi sul set, che sia mattina, mezzogiorno o sera, guardate attorno e cercate una poltrona comoda”. Lì per lì rimasi un pochino deluso per questo consiglio un po’ leggero. Ma con il tempo questo consiglio mi è tornato utile. Non più tardi di 15 giorni fa eravamo nella chiesa di Collalbo, sul Renon, a girare una scena

del film che si chiama “Fraulein”, con Christian De Sica (il quinto film che giro con lui) dove durante la Messa al prete suona il cellulare, i chierichetti ridono e altre cose strane, ecc… All’improvviso il cielo diventa grigio e inizia a fare freddo. Erano due gradi sotto zero. Siamo entrati con il sole, abbiamo girato tre ore e per finire nevicava. Ho detto a mia moglie: “Vieni che andiamo a cercare una poltrona comoda, da riposare le gambe!”. Ha mai pensato ad un nome d’arte? Ho pensato al nomignolo di Frankie, come mi chiamano ogni tanto gli amici quando ci troviamo sul set. Ma non è mai stata una cosa seria. Quali erano i suoi miti, i suoi idoli da ragazzo? Totò, Fernandel, Gino Cervi, il tenente Sheridan, ecc… C’è una parte che le piacerebbe recitare? Ho sempre sognato di fare la parte dello

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Nel film “Lacrime delle Dolomiti”

sceriffo in un film western. Mi vengono in mente i film di Sergio Leone, un regista che mi ha sempre affascinato: “Per un pugno di dollari – Il buono, il brutto e il cattivo – C’era una volta il West ”. Il mondo del cinema l’ha sempre affascinato o l’ha anche deluso? Ci sono stati e ci sono – anche momenti di delusione. Tu vai a fare un casting per una parte e dopo non te la danno o te ne danno un’altra, lì per lì ci rimani un po’ male, però pur di rimanere nel giro, accetti ugualmente. Bisogna avere uno spirito di adattamento enorme. Ho avuto delusioni, ma tantissime soddisfazioni e per questo ringrazio Dio. Da questa passione mi si sono aperte le porte del cinema e dopo 49 anni sono ancora qui. Nel luglio del 2016 faccio le nozze d’oro con il cinema. Una soddisfazione enorme è stata quella di fare dieci puntate con l’ispettore Derrick (Horst Tappert, ndr.), che io ho definito il mio secondo padre, un signore sul set, un signore nella vita. L’ha frequentato anche fuori dal set? Si, siamo diventati molto amici! Quando nel 2008 è morto, sono andato a Monaco e ho pianto più di quando sono morti i miei genitori. Amavo moltissimo i miei, mamma in particolare, ma “Derrick” era una persona speciale per me. Quando veniva a fare le terme a Merano, al Palace, ci trovavamo su insieme a Lucio Dalla. Poi, a fine settimana della Traubenkur (settimana della cura dell’uva), mi invitava in un agritur sopra Marlengo e lì, insieme al suo aiutante Frits, si mangiava e beveva, tanto che poi dovevamo portare in hotel sia lui che Frits, perché non 18

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ce la facevano a guidare la macchina. Lei ha lavorato in film diretti da Antonioni, Magni, Tornatore, Wertmueller, Bellocchio. Con chi si è trovato meglio? Mi sono trovato bene con tantissimi. Uno è Massimo Campiotti con cui ho lavorato nel film “La guerra sulle montagne”. Massimo l’ho trovato veramente professionale e soprattutto un amico. Dopo mi sono trovato meravigliosamente bene con Anton Giulio Maiano. Gigi Magni, gran conoscitore di cose romane, era una persona straordinaria e molto intelligente. Ho un bel ricordo anche di qualche regista russo di “Derrick”. Una regista simpaticissima e schietta, anche se diceva spesso parolacce, era Lina Wertmüller, che era una che amava stare in compagnia. Come attori invece mi viene in mente Monica Vitti , quando ho fatto “Il mistero di Oberwald”, dove facevo la parte di maestro di caccia, una simpaticona. Poi ho trovato stupenda Claudia Cardinale. Ci siamo trovati tre anni fa a girare “La montagna silenziosa” e abbiamo ricordato i tempi in cui abbiamo lavorato insieme. Un attore con cui ho lavorato recentemente e che ho trovato simpaticissimo è Alessandro Siani nel film “Il principe abusivo” che mi chiamava sempre papà e mia moglie la chiamava mamma. Con quale attore le piacerebbe lavorare? A parte ancora con Siani, mi piacerebbe lavorare con Claudio Bisio. Mi avrebbe fatto piacere incrociare il mitico Marcello Mastroianni. Come mi piacerebbe lavorare con la trentina Francesca Neri, se ho la grazia di essere scelto. Di tutti gli attori con cui ha lavorato, qual è il più umile? Come donna sicuramente Monica Vitti,

Franco Moscon con la moglie e Terence Hill

Con Paola Coltellesi

una persona semplice, alla mano. Anche Loretta Gogg,i con cui ho recitato ne “La freccia nera”, è una ragazza umile. Daniele Pecci con cui ho fatto tre film, è un gran simpaticone. Il più bravo? A parte i mostri sacri come Alberto Sordi, Vittorio Gassman, ecc… devo dire Giancarlo Giannini che recita molto bene ed ha un grande carisma. Mi piacerebbe lavorare ancora con lui, come mi piacerebbe recitare con Lando Buzzanca. Per la simpatia? Per simpatia e disinvoltura direi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sono quelli che mi hanno colpito di più e che mi hanno stimolato ad andare avanti con questo hobby, perché per me fare la comparsa nei film è un hobby. Molti mi chiedono se ho mai pensato di farne una professione. Ho risposto loro che c’ho fatto un pensierino, solo che quando l’ho fatto avevo quasi 50 anni. Dovevo pensarci prima e allora diventava una cosa più seria. Altro attore simpatico era Ugo Tognazzi, come lo era l’attore toscano Renzo Montagnani. Lui era molto simpatico sul set, dove


trentinoincontri faceva tutte le zingarate di “Amici miei”. Ho avuto modo di incontrarlo due volte in aereo e l’ho trovato invece una persona scontrosa. Economicamente si può vivere facendo la comparsa? Assolutamente no. La comparsa prende 85 euro lordi al giorno e non è che lavori tutti i giorni. Ogni tanto ti passano le spese di viaggio, la benzina per spostarsi. Se invece fai una figurazione speciale puoi arrivare a 120 euro netti al giorno. Per gli attori i prezzi sono tutt’altro. Ha un sassolino nelle scarpe che vorrebbe togliersi? Una cosa che mi sta sullo stomaco, e non parlo solo per me, ma a tutta la platea delle comparse e degli attori minori, è che non siamo tutelati da un sindacato. Noi comparse all’inizio facevamo 9 ore al giorno, ossia 8 di lavoro e un’ora di pausa pranzo. Da anni e anni le ore sono diventate minimo 10, certe volte si sfora e si va anche sul notturno dopo le 20 che ci dovrebbe essere lo straordinario, che non c’è o meglio nessuno te lo contempla. Sono una volta ci hanno pagato gli straordinari e difatti ci siamo meravigliati tutti, ed è stato l’anno scorso durante il film “Elser es muss sein” del regista Oliver Hirschbiegel. È venuto e ha detto alle comparse del cast: “Tutti quelli che si sono fermati dopo la cena prenderanno la differenza, ossia gli straordinari”.

Qual è la differenza fra figurante e comparsa? Io ho sempre pensato che il figurante è quello che va in televisione, mentre la comparsa è presente nei film. È giusto? Sì, però spesso sul set chiamano figurante anche la comparsa. La parola comparsa sembra una parola di una volta, mentre figurante sembra più moderna. Ma il significato è sempre quello. Una volta c’era lo spazzino, ora c’è l’operatore ecologico, ecc… Dopo c’è la parola figurazione speciale. Praticamente tu sei un personaggio, vestito in un certo modo, che però viene inquadrato in una certa maniera e quindi sei una figurazione speciale. A volte capita che ti prendano come comparsa e all’ultimo minuto il regista ti cambia il ruolo e in quel caso vieni pagato di più. E qui torniamo al discorso di prima, cioè del sindacato, perché percepisci di più se hanno l’onestà di riconoscere che avevi firmato da comparsa, ma per esigenze di copione, ti trovi come figurante speciale. Però, nonostante abbiano al seguito tutte le segretarie di produzione, la ragioniera, quelli che guardano i conti e le presenze, ecc… si dimenticano, non si sa come, di pagarti per il ruolo che interpreti. Quali sono le sue ambizioni? Pur rendendomi conto che i vent’anni se ne sono andati da un bel pezzo, innanzitutto poter stare in salute e spero che

vengano ancora produzioni in Trentino Alto Adige, visto che a Bolzano c’è la BLS, Business Location Südtirol, patrocinata dalla Camera di Commercio, ma anche a Trento c’è la nostra Provincia, per poter fare qualche bel film in zona. In Alto Adige mi hanno dato la possibilità di conoscere delle case di produzione austriache, tedesche e anche svedesi e ogni tanto mi chiamano. Ho notato una cosa, come in tante altre storie della vita, cioè che se uno sa comportarsi bene, sta con i piedi per terra, ha voglia di lavorare quando c’è l’opportunità ed è disponibile a spostarsi, è facile che venga preso in considerazione. A chi vorrebbe dire “Grazie”? Un grazie speciale lo vorrei dire a mia moglie Franca perché mi ha sempre incoraggiato. Lei è più una donna da televisione, ha partecipato a tantissime trasmissioni come opinionista, ossia da Paola Perego, da Maria de Filippi, da Barbara D’Urso, ecc… Però, per curiosità,, anche lei si è avvicinata al cinema e nel suo curriculum ha partecipato a ben 30 film. Io, a fine marzo, ho fatto il mio 91esimo. Poi apprezzo e ringrazio molto la disponibilità dove lavoravo, all’I.R.S.T. (Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica con sede a Povo di Trento) perché sono sempre stati di manica larga con me, concedendomi dei permessi per andare a lavorare sui set. ■

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trentinolagrandeguerra 1914-1918 UN POPOLO, DUE PATRIE – SEDICESIMA PUNTATA di Alberto Folgheraiter

L’ITALIA LATITANTE TRA LE ROVINE “REDENTE” IL RITORNO DEI PROFUGHI RALLENTATO DAI DANNI E DALLA BUROCRAZIA - GLI STESSI IRREDENTISTI COSTRETTI AD AMMETTERE I RITARDI NELLA RICOSTRUZIONE DEI PAESI DEVASTATI DALLA GUERRA – PER MESI IL TRENTINO FU UNA PROVINCIA “OCCUPATA” DAI MILITARI ITALIANI – SUL PIANO DELL’EFFICIENZA AMMINISTRATIVA PIÙ CHE ESSERE REDENTO, “IL TRENTINO AVREBBE DOVUTO REDIMERE L’ITALIA”

C

on l’armistizio del 3 novembre 1918, per più della metà degli oltre due milioni di militari italiani vi fu il “rompete le righe”. Entro la fine del 1918 sarebbero stati congedati un milione e 400mila soldati. Riposte le armi, l’esercito fu subito impegnato nel soccorso e nella ricostruzione delle terre “redente”, mentre a Parigi, il 18 gennaio 1919, si apriva la Conferenza di pace. Poiché l’Austria si era dissolta e il grande impero danubiano si era rimpicciolito in una Repubblica di appena sei milioni di abitanti, la responsabilità di aver scatenato l’Armageddon e il pagamento degli ingentissimi danni di guerra furono caricati sulle spalle della Germania con la quale la Francia vantava un vecchio credito. La sconfitta di Sedan, nella guerra Franco-Prussiana del 1870, bruciava ancora. L’Alsazia e la Lorena, cedute mezzo secolo prima, tornarono a Parigi. Per quanto ci riguarda, fino al trattato di Saint-Germain (10 settembre 1919), che regolava la ripartizione degli ex territori della corona di Vienna, il Trentino-Alto Adige sarebbe rimasto una regione “occupata” dal Regio esercito e non “annessa” al Regno d’Italia. Per tale ragione e per quasi un anno la regione ebbe un governatore militare (Pecori-Giraldi). Per prima cosa, gli occupanti furono im20

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pegnati a ricostruire i ponti fatti saltare e le strade interrotte dalle frane. Poi, nei villaggi e nei centri devastati dalla guerra si cominciò a predisporre le baracche per gli sfollati che tornavano a casa. La Grande Guerra era costata all’Italia un’ingente somma di denaro: 148 miliardi di lire, pari al doppio delle spese Albaredo di Vallarsa: un mucchio di rovine

sostenute dai governi italiani dal 1861 al 1913. Poiché l’Italia era stata l’unico Paese belligerante a non aver aumentato la pressione fiscale durante la guerra, questa scelta aveva portato a un enorme deficit nel bilancio pubblico. Dal 1916 al 1919, il debito con l’estero era cresciuto di otto volte, mentre la spesa pubblica


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Terragnolo

Marco di Rovereto

era lievitata al passo con l’inflazione. È anche questa una delle ragioni, non l’unica, della lentezza dei finanziamenti per la ricostruzione delle province “redente”. In Trentino, l’attesa delusa si trasformò in rabbia. Difatti, nell’estate del 1919, otto mesi dopo l’occupazione italiana del Sudtirolo, il Trentino era, per larga parte, “ancora in condizioni molto penose”. Nelle valli, soprattutto. A giudizio di Ottone Brentari (1852-1921), giornalista e uomo di cultura, irredentista e tra i propugnatori dell’intervento contro l’Austria, quello stato pietoso della regione andava attribuito alla “lunghezza interminabile della Conferenza di Parigi”. A causa delle lungaggini diplomatiche, in Trentino tutto era provvisorio. “Non si può fare di più sino a che non sia venuto il giorno della definitiva annessione”. Poiché in Italia “il pubblico è distratto e trascura di pensare a tanti fratelli che vivono nel dolore”, Ottone Brentari stampò un dossier, il condensato di un’inchiesta, nelle città e nelle valli del Trentino, compiuta nella primavera del 1919 per conto della Lega Nazionale Italiana di Milano. La definì una “missione di patriottica pietà” per “convincere [gli italiani] che il Trentino dalla guerra è stato massacrato molto di più che l’Italia non sappia e non creda, e voglio anche dimostrare che il Governo ed il popolo [italiano] per il Trentino hanno fatto troppo poco, e quel poco non è stato fatto molto bene”. L’interventista Ottone Brentari dichiarò che voleva astenersi dal fare “un processo alla guerra ed al modo in cui essa fu condotta”. Si limitò a rilevare i danni immensi e a spiegare “che cosa era il Trentino prima del 1915, come fu

ridotto in quattro anni di guerra, e che cosa si è fatto o non fatto per avviarlo verso il suo Risorgimento, e quali i doveri del popolo italiano verso quella povera terra redenta ma in gran parte rovinata, e che somiglia a un uomo liberato dalla schiavitù, ma lasciato a terra colle braccia paralizzate e colle gambe fratturate”. Pur ammettendo che non tutte le colpe erano ascrivibili al Governo italiano, Ottone Brentari spiegava: “Il Trentino non è “una provincia invasa e devastata”; perché il Trentino non è “provincia italiana”, ma semplicemente un “terreno occupato”; e perciò il Trentino non ha neppure il conforto delle promesse che si vanno facendo al Veneto. Fino a quando?” Sulla stessa lunghezza d’onda pure un altro fuoriuscito, il roveretano Mariano Vittori, il quale pubblicò alcuni articoli per denunciare il totale abbandono della sua città di origine. Nel 1919 diede alle stampe un testo dal titolo “Il martirio di Rovereto e dei suoi distretti”, a cura del Circolo Trentino [di Verona] e dei Profughi Roveretani [in Italia]. Con quell’opuscolo, Vittori intendeva sollecitare il Governo italiano a provvedere con rapidità per alleviare i disagi di una popolazione stremata dopo quattro anni di guerra. Gli Irredentisti, riparati in Italia prima dello scoppio del conflitto con l’AustriaUngheria, chiedevano, inascoltati, “che i migliori patrioti trentini fossero richiamati nella regione e che ad essi fosse affidata l’ardua mansione di ricostruire”. Dalle pagine di Mariano Vittori traspariva una cocente delusione: “Attualmente [febbraio 1919] nel Trenti-

no è rimasta solo quella parte della popolazione la quale non poté nemmeno, di fronte ad una violenta persecuzione, abbandonare la propria casa. Questo residuo è composto in massima parte di poveri contadini suggestionati dai preti, ultra austriacanti, creature del Seminario Tridentino, e in più esigua quantità da piccoli borghesi, vecchi, donne, fanciulli, atterriti da un regime spaventoso, orbati dei mariti e dei padri, morti o morituri nelle trincee galiziane, lì dove gli Asburgo hanno scavato la fossa dell’italianità irredenta. […] Si arrestarono e internarono tutti quei cittadini su cui gravasse il più tenue sospetto di italianità; si incarcerarono e si deportarono vecchi e vecchie più che ottantenni; si sparsero notizie al fine di oscurare vendette e rappresaglie”. Poiché il 25 gennaio 1919, quaranta giorni dopo l’occupazione del Trentino da parte delle truppe italiane, nulla era stato ancora fatto, Mariano Vittori suggeriva al Governo di Roma i provvedimenti da prendere immediatamente, per non incorrere “in una catastrofe materiale e politica”. L’articolista-irredentista proponeva, tra l’altro, “l’affidamento delle nuove terre [redente] all’amministrazione civile poiché, dal 4 novembre 1918, Trento e Trieste erano sotto la gestione di un Governatorato militare”. Inoltre, era urgente “chiamar nel Trentino i trentini realmente affermativi e a loro affidare le mansioni più delicate”. Si imponeva poi una “sollecita e decisa” epurazione del personale [già operante sotto l’Austria] nelle amministrazioni dello Stato “specialmente nella magistratura e 21

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trentinolagrandeguerra a Condino, a Strigno, a Mori, cioè proprio nelle località dove più sarebbero necessari. Così, privi di mezzi, i proprietari di terreni non possono rianimare i loro campi e gli industriali devono lasciare nell’inerte rovina le loro officine”. Pure Oreste Ferrari, intellettuale liberale, nato nel 1890 a Locca in Val di Ledro, dedicò vari articoli ai problemi del primo dopoguerra nel Trentino “redento”. Fervente interventista, era espatriato clandestinamente il 2 dicembre 1914. A Milano (gennaio 1915) fu tra i fondatori del giornale “L’Italia irredenta”. Volontario di guerra, rimase ferito al fronte. Tornato a Milano, si impegnò quale redattore della “Libertà”, settimanale dei Trentini fuoriusciti, fondato nel mese di febbraio del 1917. Con l’occupazione del Trentino da parte degli Italiani, “La Libertà” divenne il quotidiano liberale di Trento. I venti resoconti di Oreste Ferrari furono pubblicati sul giornale a cominciare da metà maggio del 1919. Scriveva:

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nell’insegnamento”. Inoltre, il Governo avrebbe dovuto “accordare ai rimpatriati un anticipo [di denaro] che potrà esser rivalso sul risarcimento finale dei danni di guerra”. In tal modo si sarebbe messa “la cittadinanza delle regioni devastate e saccheggiate nella condizione di iniziare l’opera di ricostruzione; ciò con enorme vantaggio anche dello Stato”. Prima della guerra, Rovereto aveva 11.618 abitanti e 854 case. Scriveva ancora Vittori: “Oggi [dopo tre mesi dopo l’armistizio] sono quasi tutte almeno lesionate e tutte, compresi gli stabilimenti industriali, interamente spogliate di attrezzi, di mobili, di metalli, perfino di porte e finestre. Il saccheggio ha lasciato all’elegante cittadina solo que’ muri che non furono percossi dalle cannonate. […] Nessuna città del Trentino, e ben poche del Veneto, sofferse la decima parte di quello che ha sofferto e soffre Rovereto; e finora per Rovereto e per i suoi Distretti non si è fatto nulla”. In una prima corrispondenza del 25 gennaio 1919, Mariano Vittori aveva scritto: “Rovereto è schiantata anche più di quanto può apparire alla rapida visione e i suoi dodicimila abitanti e i ben quarantamila dei suoi distretti, rientrano, pallidi di sofferenza e fidenti di rinascita, in un flusso continuo. Oggi sono settemila i 22

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rimpatriati, domani saranno di più. Vengono dal Regno [d’Italia] o dalle nebbiose nostalgie di Katzenau, di Braunau, di Mitterndorf […] Nulla rimane di Rovereto, nulla, eccetto i muri crollati: questo deve sapere il paese e il Governo”. Un governo che “non manda né denari né acconti; i sussidi non vengono, i soccorsi mancano e i profughi (e chi non si agiterebbe) protestano”. Parole di un irredentista convinto. Dello stesso tenore, sia pure con altro stile, gli interventi di Ottone Brentari sulla stampa milanese: “I decreti Luogotenenziali 16 dicembre 1918 e 3 gennaio 1919 sui risarcimenti dei danni furono dichiarati applicabili anche alle terre redente. Ma con tante clausole, riserve e complicazioni da far perdere la testa e la pazienza anche al più calmo dei pacificissimi trentini. L’accertamento avrebbe dovuto esser fatto direttamente dal Governo, e su tale accertamento si sarebbe dovuto dare un anticipo, per rendere possibile la rianimazione della vita civile. Col solito pretesto che si tratta non di terreno [territorio] annesso, ma semplicemente di terreno occupato, non si fece una cosa né l’altra [...] Si deve poi anche osservare che la domanda per l’accertamento dei danni deve venire diretta al Giudice distrettuale, e che i Giudizi distrettuali (perché non furono riattate le loro sedi) non funzionano ancora a Pieve di Ledro,

“Se almeno per ogni paese si fosse, fin dal primo ritorno dei profughi, nominati dei fiduciari o delle persone investite di una funzione analoga, molti inconvenienti si sarebbero evitati. Soltanto persone del luogo potevano illuminare e indirizzare circa certi bisogni e certe opportunità più urgenti e stringenti. Nessuno è stato chiamato a dire il suo parere”. Nella primavera del 1919, con l’aiuto di quaranta ingegneri civili, il Consiglio Provinciale dell’Agricoltura di Trento compì una ricognizione generale per quantificare i danni di guerra in Trentino e nell’Ampezzano. Dei 373 comuni del Trentino, quelli danneggiati risultarono 92, “e poiché molti di essi, specialmente nelle valli del Leno e sugli altipiani, sono formati di vari paeselli, così si può affermare che i paesi danneggiati in tutto o in parte sono non meno di 150”. Il danno subito dai comuni non evacuati fu calcolato in 531 milioni di lire. Nei paesi del Trentino meridionale e nelle Giudicarie (distretti di Rovereto, Borgo Valsugana, Riva e Tione), compresi nella “zona nera”, i danni ammontavano a 995 milioni di lire; quelli dell’Ampezzano a 45 milioni di lire, per un totale di 1 miliardo e 531 milioni di lire. “Come può risorgere un Paese così dissanguato e massacrato se non si verrà largamente e prestamente in suo soccorso?”, si chiedeva Ottone Brentari.


trentinolagrandeguerra “Da ben sette mesi si attende la pace, e intanto il Trentino geme dovendo sopportare tutti i danni della guerra”. Il cambio delle corone in lire italiane fu una beffa ulteriore poiché la corona austriaca, denaro corrente anche in Trentino, fu valutata appena 40 centesimi contro la lira. Con una simile svalutazione gli “occupanti” italiani impoverirono il già misero Trentino. Da qui l’amara constatazione: “Trento, redento al 40 per cento”. Non tutti, in verità, restarono poveri. Coloro i quali, appena arrivati gli Italiani, cambiarono alla pari le corone in lire si trovarono in tasca un discreto gruzzolo. L’ordinanza del Comando Supremo sul cambio corona-lira fu adottata solo il 15 novembre 1918. In tal modo, scriveva Brentari “gli ingrassatisi durante la guerra, ebbero tutto il tempo di trasformare le corone in lire”. Gli unici svelti di mano e di ingegno furono gli esercenti i quali, appena arrivati gli Italiani “si affrettarono a far pagare cinque corone l’oggetto che fino allora ne valeva due”. Un po’ come sarebbe accaduto ottant’anni dopo, il 1° gennaio 2002, in Italia, con il cambio della lira in Euro. Il giorno seguente, un caffè, del valore di 800 lire, al bar sarebbe stato pagato a 80 centesimi di euro, un prezzo più che doppio di quanto costava fino la sera prima. In verità, fin dal 6 novembre 1918, il capo

di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Diaz, aveva diramato un ordine: “Nei territori del Regno dichiarato in stato di guerra e nei territori occupati oltre confine è vietata l’incetta della valuta austro-ungarica, nonché qualsiasi forma di commercio della valuta italiana con valuta austro-ungarica”. I trasgressori sarebbero stati puniti “col carcere militare”. A tale proposito, può essere interessante un raffronto fra i prezzi praticati a Trento prima e dopo la Grande Guerra: il pane, che nel 1914 costava 8 centesimi di corona, nel 1918 passò a 30 centesimi; il manzo da 2 a 15 corone al chilo; il vitello da 1,60 a 18 corone al chilo; il capretto da 0,80 a 16 corone; la legna da 2 a 20 corone al quintale; l’insalata da 7 centesimi a 2 corone al chilo; il sapone da 20 centesimi a 5 corone il pezzo; un pennino da calamaio passò da 2 a 20 centesimi; un paio di scarpe da 25 a 100 corone; gli zolfanelli passarono da 14 centesimi per dieci scatole a 25 centesimi la scatola. Il rincaro fu dettato dall’inflazione e pure “dall’esosità degli esercenti che perdettero ogni senso della misura”. Inoltre, Ottone Brentari faceva notare che “quando il Trentino passerà dalla condizione di occupato a quella di annesso, sarà chiamato a dare il proprio contributo al pagamento delle immense spese della guerra italiana. E non è giusto che

esso, dopo tanti danni subiti nelle sue sostanze durante la lunga guerra, abbia a portare da solo il grave peso del deprezzamento della corona e le conseguenze della disfatta dell’Austria stessa”. La protesta fu corale e lo scoramento fu palpabile perfino tra gli Irredentisti. Non potendo chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati, l’autorità militare di occupazione strinse ulteriormente le maglie della censura. I due giornali che si stampavano a Trento, Libertà e Nuovo Trentino, furono costretti a togliere o cestinare tutte le lettere di critica da parte dei lettori. Il disagio e la disapprovazione furono incanalati dal “Fascio per la rinascita di Rovereto e dei paesi evacuati del Distretto”. Tale istituzione convocò a Trento i rappresentanti di tutti i comuni del Tirolo italiano, i quali, con voto unanime, decisero l’invio a Roma di una delegazione per “illustrare il danno che deriva al Paese dalla disposizione governativa e la responsabilità che assumerebbe il Governo se non avesse perlomeno decretato la parificazione fra corona e lira per tutti rapporti di credito anteriori allo scoppio della guerra”. Intanto, liberati migliaia di prigionieri austro-ungarici, dal 15 novembre 1918 prese il via il rientro in Trentino dei profughi “internati nelle province austriache

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trentinolagrandeguerra Poiché nei paesi devastati mancava tutto, dal vestiario alla biancheria, dagli utensili domestici alle attrezzature contadine, l’appello sollecitava gli Italiani a inviare qualsiasi oggetto: “Un cucchiaio, una camicia, un lenzuolo, un martello valgono per il momento più di dieci opuscoli di propaganda o di venti discorsi”. Servivano, infatti, coperte e lenzuola, camicie e mutande, calze e calzature, corredi per neonati; pentole, paioli, forchette, coltelli, secchi e cucchiai. Mancavano pure: scuri, roncole, martelli e tenaglie. A Trento fu formato un “Comitato di assistenza civile” con lo scopo di gestire e distribuire le offerte che arrivavano dall’Italia, soprattutto fra le popolazioni del Trentino meridionale. Per prima cosa il Comitato si rivolse agli stessi Trentini:

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e degli abitanti di comuni vicini alla zona di operazione che, per ragioni militari, erano stati evacuati”. Alla fine di marzo del 1919, ma il dato va preso con le molle perché appare gonfiato rispetto a successive verifiche, erano rimpatriate in Trentino – lo scriveva Ottone Brentari – 126.300 delle 148.710 persone evacuate. Prima della guerra, la popolazione del Tirolo italiano era di 386.438 unità. Coloro che tornavano a casa erano concentrati a Trento, in attesa di “smistamento nelle zone abitabili” poiché “era impossibile far proseguire subito i profughi per i loro paesi, visto che molti mancavano assolutamente di locali abitabili”. Numerosi furono ospitati per alcuni mesi nelle colonie di Trento, Rovereto, Sacco, Riva, Tione, Borgo. Nel frattempo erano assistiti dal “Comitato Provvisorio dei Profughi Trentini”. Nella caserma Perini, a Trento, fu dato alloggio temporaneo a oltre tremila profughi, la maggior parte di Marco, Mori e Brentonico. Altri collegi-convitto erano stati individuati nell’asilo Zanella, nell’ex istituto dei Cappuccini (uomini e donne delle Case di Ricovero, orfanotrofio per 131 fra maschi e femmine, una casa per le partorienti). I profughi della Val di Ledro furono trattenuti nella Colonia di Riva del Garda. Cucine economiche, con la distribuzio24

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ne di centinaia di pasti giornalieri, furono allestite a Trento, Rovereto, Borgo e Riva del Garda, Arco e Mori. Per la maggior parte erano gestite dall’Opera Bonomelli, un’associazione di soccorso religioso-sociale, inizialmente destinata agli emigranti, fondata nel 1900 dal vescovo di Cremona Geremia Bonomelli (1831-1914). Nell’estate del 1919, la maggior parte della popolazione deportata in Austria, Moravia e Boemia era rientrata nei paesi d’origine. In quei mesi tornarono a casa, alla spicciolata, anche i profughi dispersi in 264 comuni italiani. Gli uni e gli altri, alcuni perfino di una stessa famiglia, divisi dalla guerra, trovarono abitazioni distrutte, stalle sbrecciate, campagne minate o trasformate in mille cimiteri improvvisati. Con l’appello “Italiani, soccorrete il Trentino”! Ottone Brentari ammoniva: “Non dimentichiamo che il Trentino, per venire liberato, ha dovuto anche venire in gran parte massacrato; e ad alleviare quel massacro dobbiamo esser specialmente noi che abbiamo voluto la guerra, e che mai ci pentiremo di averla voluta, anche se essa, non certamente per colpa nostra, ci è stata causa di così gravi delusioni, ed è risultata, per colpa dei falsi mercanti di umanitarismo, non lotta di alte idee ma gara di bassi interessi”.

“Migliaia dei nostri conterranei tornano alle loro case dal confinamento, dall’internamento, dal carcere di cui fu prodigo il Governo austriaco con chi aveva cuore e anima italiana, e trovano le sole rovine delle loro case; e chi trova l’abitazione non trova né mobili, né suppellettili, né panni. Occorrono aiuti: chi più presto li dà è come desse il doppio. Ora è il momento anche per voi, Trentini, di dimostrare l’amore alla vostra terra ed alla patria comune. Aiutate, date, affinché il vostro obolo si aggiunga a quello generosamente elargito da parecchie città consorelle e, magnanimamente, dalla Nazione”. Di fronte ai disagi, allo scoramento per una gestione dell’emergenza impastoiata dalla burocrazia e da lentezze più borboniche che sabaude, i fuoriusciti nel Regno paventavano il pericolo di una rivolta della popolazione trentina nei confronti dei “conquistatori” italiani. Ottone Brentari ne era ben consapevole. A più riprese sollecitò un cambio di rotta alle autorità di occupazione. Scriveva: “Si deve ricordare che l’Austria, se nel campo politico era tutto quello di esecrando che si possa figurare, e il suo maledetto dominio del tutto intollerabile, nel campo amministrativo poteva, in moltissimi casi, servire da modello, e sotto tale aspetto sarebbe bene non annettere il Trentino all’Italia, ma annettere l’Italia al Trentino, perché se l’Italia ha politicamente redento il Trentino, il Trentino potrebbe, sotto molti altri aspetti, redimere l’Italia”. ■ (16. CONTINUA)


Foto di Antonio Iannibelli

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di Alberto Folgheraiter

LA VITA DI UN UOMO UN “FILO D’ERBA” DENTRO UNA GAVETTA IL 25 APRILE RICORRONO SETTANT’ANNI DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. PER L’OCCASIONE, “TRENTINOMESE” HA RECUPERATO UN FRAMMENTO DI GUERRA, UNA STORIA MINIMA DI CHI NON HA STORIA. DA UNA GAVETTA MILITARE TROVATA PER CASO A SEGONZANO (VAL DI CEMBRA) SIAMO RISALITI AL MILITARE ITALIANO, UN MURATORE DI BOVES (PIEMONTE) CHE LA USÒ NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO IN GERMANIA, DOVE FU PRIGIONIERO PER DUE ANNI. RESTANO L’INTERROGATIVO E LE IPOTESI SULL’ABBANDONO DI QUELLA GAVETTA IN VAL DI CEMBRA. IL CIMELIO SARÀ DONATO AL MUSEO ITALIANO DELLA GUERRA A ROVERETO

L

a gavetta di alluminio, un cimelio della seconda guerra mondiale, era lì, abbandonato, tra la ferraglia levata da una cantina, a Stedro di Segonzano. La raccolta fu compiuta da un gruppo di volontari per la “Stella Bianca”. Vent’anni fa usava ancora vendere ferro, carta straccia o altro per scopi benefici e per finanziare microprogetti nei Paesi del Terzo mondo. Danilo Petri con la gavetta

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Danilo Petri, che a Segonzano è un personaggio di mille associazioni, e la cui generosità è apprezzata ben oltre i confini della Val di Cembra, oggi non ricorda esattamente quando e dove fu trovata quella gavetta militare. In verità non sapeva nemmeno se fosse stata usata da un soldato nella prima o nella seconda guerra mondiale. Tuttavia, con il papà, Severino, reduce da un campo di lavoro nazista, in Germania, anche quel reperto poteva servire a mantenere viva la memoria. Del resto, nell’alluminio della gavetta era pur stato inciso un nome: “Giordanengo Giovanni fu Prosp(e)ro di Boves”. Un giorno o l’altro, s’era detto il Danilo, verrò a capo del titolare di questa gavetta. Girata e rigirata tra le mani, decise di portarla nella sua “caverna di Alì Babà”, un ripostiglio di cianfrusaglie da far invidia a un rigattiere. Una collezione privata di tutto rispetto perché il nostro coltiva la collezione di frammenti storici in condominio con la passione per l’arte. Quest’ultima è un “male” di famiglia: suo fratello, Egidio, è un celebre scultore; mentre sua sorella, Cristina, con gli acquarelli si è incamminata sui sentieri valligiani del Dürer. La gavetta, pertanto, finì tra altri mille pezzi finché una mattina, un amico giornalista andato a fargli visita la notò che

La gavetta ritrovata

penzolava da un chiodo. “Se trovassi qualche erede del titolare di questa gavetta sarei felice di restituirla” chiosò il Danilo in risposta allo sguardo interrogativo dell’amico. Insomma, un invito e una sfida. Non restava che rivolgersi all’anagrafe del comune piemontese di Boves, poco meno di diecimila abitanti, in provincia di Cuneo. Tra l’altro un nome tristemente noto nella geografia delle città martiri delle rappresaglie naziste: 149 morti (86 civili, 58 partigiani, 6 fascisti). Infatti, Boves fu la prima borgata italiana, il 19 settembre 1943, a subire una rappresaglia


trentinoattualità

Severino Petri

La gavetta che c’è a Boves

delle SS tedesche: 24 morti e 350 case date alle fiamme. Un secondo rastrellamento di partigiani, tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio del 1944, causò 59 vittime. Per sopra mercato, i nazisti bruciarono nuovamente la borgata. Settant’anni dopo, una gavetta faceva riaffiorare quegli episodi. Restavano alcuni interrogativi: chi era Giovanni Giordanengo fu Prospero e com’era finita a Segonzano quella gavetta militare? La signora Marina Dutto, dell’Ufficio anagrafe del comune di Boves alla quale “Trentinomese” si è rivolto, ha risposto con una e-mail fornendo i dati del figlio del signor Giordanengo, Gianmaria, residente a Cuneo. A quel punto è stato come affondare il coltello nel burro. Una telefonata a Gianmaria Giordanengo ha rivelato che suo padre, Giovanni, emigrato in Francia a 17 anni per fare il muratore, nel 1944 fu arrestato dalla Gestapo e inviato in un

campo di concentramento in Germania. Quale? Gianmaria non era in grado di dirlo perché suo padre, morto nel 2004 all’età di ottant’anni, non aveva mai voluto raccontare qualche episodio della sua vita di prigioniero di guerra. A casa, disse il figlio, abbiamo un’altra gavetta simile a quella da voi trovata in Trentino e alcune lettere “conservate dalla nonna, analfabeta, che si faceva leggere in attesa di riabbracciare l’unico scopo della sua vita”. Per esempio, il 7 maggio del 1944, dal Kriegsgefangenlager (Campo di prigionieri di guerra), Giovanni Giordanengo aveva scritto: “Carissima mamma scrivendovi un’altra cartolina dicendovi che di salute sto bene come spero di voi essendo un mese che non ricevo più posta da voi, cara mamma non state con mal pensieri per me oramai sapete dove sono e quasi tutto sapete di me. Addio mamma cara. Ritornerò”. Mantenne la promessa. Giovanni, infatti,

tornò a Boves nell’estate del 1945 ma, ricorda il figlio, impiegò più di tre mesi dalla liberazione, a fine aprile, ad arrivare in Piemonte. Trovò ospitalità per qualche giorno a Segonzano? L’ipotesi non pare del tutto peregrina perché pure il papà di Danilo Petri, Severino, classe 1917, militare in Francia, fu internato in un campo di lavoro a Hannover dove fece il tornitore. Tornò a casa nel luglio del 1945. E la gavetta? “Avrei piacere che fosse donata a un museo della guerra, magari a quello di Rovereto che so essere un punto di riferimento importante”, disse il figlio del titolare. “Trentinomese” si è fatto garante di questa consegna e ha preso accordi in tal senso con Camillo Zadra, il direttore del Museo Italiano della Guerra, a Rovereto. Quel contenitore di alluminio “racconterà” l’odissea di un giovane muratore italiano emigrato in Francia, prigioniero in Germania, e del suo viaggio di ritorno verso casa. Un frammento di vita. Un filo d’erba nelle praterie, spesso anonime, della storia. ■

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PASSAGGIO IN TRENTINO

di Francesca Mazzalai

“LA DIVINA” ALLE TERME 1888, ALLE TERME DI RONCEGNO ARRIVA UNA STAR: ELEONORA DUSE. SOFFRIVA DI UNA MALATTIA MOLTO GRAVE E PER CURARSI SOGGIORNÒ ALLE TERME DI RONCEGNO. BAGNI, PASSEGGIATE E LUNGHE LETTERE ALL’AMANTE. COSÌ LA STAR TRASCORSE LA SUA ESTATE TRENTINA

L

uglio 1888. È una calda giornata di sole a Roncegno. La temperatura è rapidamente salita fin dalle prime ore del mattino, e già dopo le undici bisogna cercare riparo all’ombra delle case. Nel frattempo, in un parco rigoglioso a due passi dal centro, le Terme fremono di vita. I numerosi ospiti passeggiano sotto gli alberi, oziando nell’attesa del pranzo imminente. Sono gli anni d’oro per la prestigiosa stazione termale. L’attività è iniziata quasi trent’anni prima, all’indomani della scoperta della preziosa fonte d’acqua color oro. Col passare del tempo Roncegno si è abituata al continuo via vai e in paese nessuno si stu-

pisce più di sentir nominare personaggi illustri in arrivo o in partenza. Eppure, in quel lontano luglio del 1888, a Roncegno si parla di una cosa sola: alla casa di cura è appena giunta un’ospite del tutto eccezionale, la stella dei teatri d’Italia e d’Europa, un’attrice nota anche in America e che passerà alla storia come La Divina: Eleonora Duse. Ma cosa ci fa la Duse a Roncegno? E cosa l’ha resa così famosa? Per rispondere a queste domande facciamo un passo indietro, e torniamo là dove tutto è cominciato, il 3 ottobre del 1858. Eleonora Duse nasce in una stanza d’albergo, di domenica. È letteralmente una figlia

d’arte. I suoi genitori, così come il nonno paterno, sono attori di teatro in una compagnia itinerante. Sera dopo sera girano il nord Italia, alla continua ricerca di nuovi spet-

Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse 28

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tatori. Soprattutto nelle fiere e nei giorni in cui si tiene il mercato, quando i mercanti e gli abitanti del paese di turno si ritrovano nelle tasche qualche soldo da spendere per


trentinostoria vedere i comici di turno. Gli attori dormono solitamente tutti insieme in un carrozzone, ma quella sera di inizio ottobre, in vista del parto imminente, i genitori di Eleonora pernottano in una locanda a Vigevano, alle porte di Milano, dove la compagnia recita in quei giorni. La piccola Eleonora viene al mondo a notte fonda, alle due del mattino, e somiglia in tutto alla madre: folti capelli scuri e grandi occhi neri. La sua infanzia è diversa da quella degli altri bambini. Poca scuola, niente amici. Appena impara a camminare viene messa sul palco insieme agli adulti e a quattro anni già interpreta la parte di Cosetta in un adattamento teatrale de i Miserabili di Victor Hugo. Il padre la tiene per mano sul palcoscenico e le suggerisce via via le parole. Ma la prima sera, quando arriva il momento in cui secondo il copione dovrebbe piangere, la bimba intimidita rimane immobile, in silenzio, finché uno degli attori la colpisce così forte ad una gamba da farla finalmente scoppiare in un pianto a dirotto. Quella sera, la madre, a cui Eleonora è legatissima, la consola impartendole le prime regole del teatro. “Eleonora non avere paura. Il teatro è solo una finzione”. Questa è infatti la concezione dell’epoca riguardo alla recitazione. Pura finzione, semplice arte declamatoria. Gli attori si alternano in scena enfatizzando parole e gestualità. Senza immaginare che oltre allo stile adottato da loro, ne possa esistere uno diverso. Perché dovrebbero preoccuparsene? Al pubblico è sempre andata bene così. E sono ben altri i problemi da risolvere. Quello dell’attore, nell’Italia di metà 800, è infatti un mestiere ingrato, che costringe ad esibirsi sotto tendoni improvvisati, a spostarsi su strade fangose e pullulanti di ladri e qualche volta anche a patire la fame e a mendicare qual-

che soldo. Anche la piccola Eleonora impara a chiedere la carità. E magra com’è, data misera dieta a base di poca polenta arrostita o pane, non fatica a suscitare la pietà nei passanti. Oltre a mendicare la bambina impara anche a recitare bene. La madre, sempre al suo fianco e premurosa nel guidarne la crescita, sprona l’immaginazione e l’intelligenza della figlia. Eleonora è estremamente sensibile, sembra percepire la vita in tutto ciò che la circonda, comprese sedie e tavoli. Parla ore e ore con tutti gli oggetti che trova in casa. Come se loro a sua volta questi dovessero risponderle. Nel frattempo la bambina cresce e le vengono affidate parti sempre più impegnative. La sua prima grande prova come attrice la attende a maggio del 1873, quando a quattordici anni debutta all’Arena di Verona nel ruolo di Giulietta Capuleti. È un pomeriggio assolato, e la giovane Duse cammina veloce lungo le vie del centro, muovendo il fisico snello e agile avanti e indietro mentre ripassa la parte. L’idea di impersonare una ragazza giovane come lei, protagonista di una simile tragedia, la riempie d’emozioni contrastanti. Ma una volta sul palco come per magia Eleonora si immedesima completamente nel personaggio e sperimenta per la prima volta una sorta di stato di grazia. Da quel momento il suo stile recitativo subisce una trasformazione. Sul palcoscenico Eleonora si libera delle maschere della commedia dell’arte ed esprime semplicemente se stessa, senza cerone, senza artifici, attraverso uno stile personalissimo e realistico che la porterà a rivoluzionare il mondo del teatro e a dar vita alla recitazione moderna. Eleonora Duse catalizza l’attenzione di critica e pubblico e diventa presto una celebrità. Ma altrettanto presto impara

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Arrigo Boito

a tenersi alla larga dai giornalisti, avidi di dettagli sulla sua vita privata. Non si tratta solo di una strategia per alimentare la curiosità e l’interesse. La Duse ha molto da proteggere. Soprattutto il dramma che l’ha colpita nel giugno del 1880, dopo aver dato alla luce il bambino frutto della relazione segreta con Martino Cafiero. Martino, direttore del “Corriere del mattino” di Napoli, è un uomo di oltre vent’anni più grande di lei, stempiato, con le sopracciglia folte, il naso appuntito, un paio di baffi radi e lunghi. E soprattutto scapolo incallito. Quando Eleonora scopre di essere incinta lo comunica immediatamente a Martino, che terrorizzato si volatilizza, condannando il nascituro all’orfanotrofio. L’usanza italiana del tempo non permette infatti che una ragazza madre allevi da sola il proprio figlio. La Duse disperata affida il piccolo ad una balia, ma ancor prima che si aprano le porte dell’istituto, il neonato muore. Eleonora non si dà pace. Soprattutto perché a poche migliaia di chilometri, nella più libera società francese, un’altra grandissima attrice ha potuto tenere con sé il proprio figlio illegittimo ed allevarlo. Si tratta di Sarah Bernhardt, attrice francese di 14 anni più grande di Eleonora e destinata a diventare la sua principale antagonista sulle scene. Sarah, in netto contrasto con la Duse, si adorna di gioielli e in30

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dossa abiti sontuosi curando ogni aspetto della propria vita, dalle dichiarazioni alla stampa alla produzione teatrale. Soprannominata la “regina della postura”, l’attrice francese basa la sua recitazione sull’eleganza dei movimenti, la bellezza, il calore della voce e la plasticità delle pose. Le due attrici non potrebbero essere più diverse. Eppure hanno una cosa in comune: l’amore per il loro lavoro, che costringe entrambe a una vita di continui spostamenti. Gli anni che passano prima dell’arrivo a Roncegno, Eleonora Duse li trascorre infatti viaggiando costantemente, tanto che ad un giornalista che le chiede dove si senta più a casa, lei risponde “In traversata”. Ed è proprio al termine di una traversata oceanica, di ritorno da una turnée in Sudamerica che la Duse decide di separarsi dall’uomo che ha sposato nel 1881, Tebaldo Checci, anche lui attore, da cui ha avuto una bambina, Enrichetta. Un’unione infelice quasi da subito, che Eleonora ha voluto soprattutto per proteggere se stessa dalle ossessive attenzioni degli altri uomini e conquistare quella rispettabilità sociale che non ha mai avuto e che sarà il suo cruccio per tutta la vita. Separatasi dunque dal marito, per Eleonora si susseguono gli estenuanti tour nei teatri di tutto il mondo. Finché la sua salute traballante, sem-

pre più trascurata a causa del lavoro, la riporta alla realtà. Eleonora sa di essere malata di tubercolosi. La prima crisi l’ha avuta già quattro anni prima. Ma ora il dottore che la segue le impone una pausa immediata, a base di riposo assoluto e aria di montagna. E le suggerisce caldamente le Terme di Roncegno. La Duse segue il consiglio ed eccola raggiungere la Valsugana il primo luglio del 1888. Il soggiorno previsto è di quasi tre settimane e per tutto il periodo l’attrice, annoiata e inquieta, intrattiene una fitta corrispondenza con l’uomo di cui è innamorata da quasi un anno. Si tratta di Arrigo Boito, il celebre scrittore incontrato un anno prima al teatro Manzoni di Milano, in compagnia di Giuseppe Verdi. Eleonora in quei giorni porta in scena un commedia di Goldoni e una sera i due uomini si presentano alla porta del suo camerino per complimentarsi con lei per la straordinaria interpretazione. Poche settimane più tardi Eleonora e Arrigo diventano amanti. Ora che lei è a Roncegno le lettere sono il loro unico mezzo di comunicazione. Eleonora inganna il tempo descrivendo il paesaggio circostante, la montagna che le sta di fronte, che nelle giornate di brutto tempo le appare quasi accovacciata sotto la pioggia, e le case, così unite, come ammucchiate l’una sull’altra. Arrigo Boito le risponde da

Torino, lamentando la sua assenza e ricordandole i dettagli del viaggio di ritorno. La partenza della Duse è fissata per mercoledì 18 luglio. Da Roncegno a Trento in carrozza, e poi in treno fino a Verona. Da lì il giorno successivo di nuovo in treno fino a Milano, dove lui la attende per raggiungere Ivrea. Ma la loro storia non è destinata a un lieto fine. Di lì a poco Eleonora incontrerà un altro uomo, Gabriele d’Annunzio, di cui sarà per anni la musa ispiratrice e soprattutto, per i più maliziosi, la solida finanziatrice dei visionari progetti teatrali del poeta. Nel frattempo la malattia della Duse continua inesorabile il suo corso. A fine ‘800 la tubercolosi è una malattia enormemente diffusa, tanto da essere soprannominata il male del secolo, o male di vivere. Una malattia quasi idealizzata dagli intellettuali dell’epoca, e descritta in numerosi romanzi, tra cui La signora delle camelie, dove la protagonista, la bella Margherita, soffre di tisi proprio come Eleonora. Ma è anche una malattia che a quel tempo difficilmente lascia scampo. E infatti il destino si compie anche per la divina Eleonora Duse, che termina la propria vita come aveva sempre voluto, recitando su un palcoscenico. È il 21 aprile 1924. La notizia della sua morte si diffonde all’istante e a Pittsburgh, dove l’attrice si trovava in tournée, giungono montagne di fiori. Sopra tutti spiccano un mazzo di gigli e rose bianche legato da nastro color porpora, omaggio del re Vittorio Emanuele, e uno con la dedica “Alla prima figlia d’Italia”, inviato da Benito Mussolini. Come Eleonora Duse, lo stesso Mussolini aveva frequentato il Trentino. A partire dal 1909 il futuro Duce si era infatti trasferito a dirigere il suo primo quotidiano. Ma questa ■ è un’altra storia.



trentinoattualità

Da sinistra, la signora Pia Marsili, fondatrice, Giancarlo Cipriani e Emanuela Corradini

BUONA PASQUA CON CISA QUELLA DELLA CISA 2054, STORICA FABBRICA DEL CIOCCOLATO TRENTINO, È UNA REALTÀ UNICA IN TUTTA LA REGIONE, CHE DA PIÙ DI SESSANT’ANNI SI È SPECIALIZZATA NELLA PRODUZIONE ARTIGIANALE DI CIOCCOLATO

L’

aria tiepida sa già di primavera quando vado alla Cisa di Rovereto e le decine e decine di uova di cioccolato che mi accolgono nello store aziendale allestito all’ingresso dello stabilimento mi ricordano che,

in effetti, con la primavera si avvicina anche la Pasqua. E quando Giancarlo Cipriani, nuovo amministratore delegato dell’azienda, mi fa accomodare nella sala riunioni dove al centro del tavolo troneggia un assortimento di

di Giada Vicenzi cioccolato di tutti i tipi e formati, non posso fare a meno di pensare che qui alla Cisa abbiano una certa sensibilità nel comprendere i gusti delle persone, che permette loro di conquistare anche i palati più esigenti. Quella della Cisa, storica fabbrica del cioccolato trentino, è una realtà unica in tutta la regione, che da più di sessant’anni si è specializzata nella produzione artigianale di cioccolato, utilizzando ingredienti di qualità e materie prime selezionate con cura. Quella stessa cura e dedizione con cui, nel lontano 1954, i coniugi Claudio SalIl punto vendita aziendale

Il negozio di Rovereto

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trentinoattualità

vetti e Pia Marsilli, nelle stanze di un piccolo laboratorio in via Benacense a Rovereto, iniziarono a sperimentare la tecnica del temperaggio del cioccolato. «Il segreto è tutto lì – racconta Giancarlo Cipriani – e allora era molto complesso, non c’erano i macchinari di oggi». Iniziò così, con i primi ovetti, la piccola produzione cioccolatiera dei coniugi Salvetti. La necessità di spazi più grandi li portò pochi anni dopo nello stabilimento di via Bezzi, sempre nel centro di Rovereto, dove fondarono il primo laboratorio aziendale con i primi dipendenti e misero a punto la ricetta che, gelosamente custodita e tramandata negli anni, è in uso ancora oggi, quella che ha dato vita al marchio Cisa, ovvero un mix di diverse tipologie di cacao di diverse provenienze che danno al cioccolato Cisa un sapore intenso, rotondo, pieno e, soprattutto, persistente al palato. Negli anni, l’azienda artigiana crebbe considerevolmente e, con il trasferimento nell’attuale stabile di via dell’Artigiano 81, si trasformò in una realtà sempre più strutturata, diventando alla fine degli anni Novanta leader nazionale

Il confezionamento delle uova artigianali viene compiuto esclusivamente a mano

nella produzione di uova di cioccolato. Le uova di Pasqua della Cisa rappresentavano il miglior prodotto per rapporto qualità-prezzo sul mercato italiano. Ad una ricetta irresistibile si aggiungeva poi anche la vena artistica della signora Pia, che realizzava uova di cioccolato su misura per i clienti, confezionate in carte e stoffe di tutte le fogge e i colori. Ma erano anche anni in cui le leggi di un mercato sempre più massificato presentavano i conti e, per restare a galla, esigevano grandi numeri. Il destino di questa vivace e apprezzata realtà imprenditoriale roveretana, che aveva fatto della qualità il suo fiore all’occhiello e non era certo disposta a rinunciarvi, dipendeva tutto dalla capacità di differenziare la produzione. Così, grazie all’ingresso in società di un team di persone giovani e intraprendenti, che

affiancano tuttora la signora Pia, ad ottobre 2014, proprio in occasione del sessantesimo anniversario dello storico marchio roveretano, è nata Cisa 2054, società composta da Giancarlo Cipriani e Emanuela Corradini, imprenditori locali, e da Pia Marsilli, Franco e Mauro Salvetti, proprietari storici. Dal primo ottobre 2014 la produzione del cioccolato è ripresa a pieno ritmo. La loro mission è stata da subito quella di portare avanti una tradizione radicata nel territorio, ma di lanciarsi al contempo in una moderna strategia di produzione, che guarda al mercato nazionale e internazionale. Lo spirito e i valori di qualità e tradizione sono rimasti quelli di un tempo, ma ora vanno a braccetto con una visione molto dinamica e moderna. E così, accanto alle uova di cioccolato, alla Cisa hanno fatto la loro comparsa

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nuovi prodotti e nuovi progetti: già in occasione dello scorso Natale sono usciti con le sfere natalizie di cioccolato e tutta una serie di delizie confezionate a mano, realizzate artigianalmente. Tra le novità più simpatiche e apprezzate ci sono i «Cisotti», petali di cioccolato che diventano irresistibili cioccolatini da gustare uno dopo l’altro, anche due alla volta. Passato il Natale e fino alla metà di marzo, ci si è concentrati, com’è naturale, sulle uova di Pasqua, con una produzione di circa 130mila pezzi. Ora comincia la vera avventura, che vede la Cisa puntare su linee innovative che, spiega Giancarlo Cipriani, «fondono il cioccolato con le altre eccellenze del nostro territorio. In particolare, vogliamo puntare sulla frutta: le mele della Val di Non, i piccoli frutti della Valsugana, le noci del Bleggio, le susine di Dro… Per questo abbiamo verificato e stiamo riscontrando la disponibilità dei produttori del nostro territorio, un

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incontro fra cioccolato e autentica ruralità. Una strada che già avevamo praticato con le esperienze, tutte positive, di partnership anche internazionali con 100-one e Intimissimi». L’idea è quella di dare vita a prodotti utili anche a chi fa sport: che sia di montagna o di lago, estivo o invernale, ciclisti, sciatori o montanari, arriva sempre il momento di fare uno spuntino energetico e saporito. Meglio ancora se genuino e anche senza glutine, per le persone celiache. Ma alla Cisa, nel frattempo, sono già realtà le nuove linee «I fondatori» e «I love Dolomiti», vere novità del cioccolato in tavoletta, dal packaging colorato e divertente, con un gusto vagamente retrò che guarda alle cartoline pubblicitarie degli anni 50, gli anni in cui il cioccolato Cisa vedeva la luce. «Con questi prodotti – racconta Cipriani – vorremmo raggiungere anche quei mercati di nicchia fatti di piccoli negozi tipici, bar, alberghi e ristoranti, puntando a un con-

INFO STORE AZIENDALE: Via dell’Artigiano 81 Rovereto (TN) Tel. 0464.434492 TEMPORARY SHOP: (Aperto fino a 30 aprile) Piazza Nettuno, 13 Rovereto (TN) info@cisa2054.com www.cisa2054.com sumatore attento alla qualità e al gusto». Adesso, quindi, per il nuovo gruppo che guida Cisa 2054 è il momento di rimboccarsi e le maniche e sperimentare, inventare. Una sfida vera e propria, che però non li spaventa: «Siamo convinti e pieni di idee – commenta Cipriani – e siamo anche orgogliosi, perché in questo nostro nuovo progetto siamo riusciti ad avere con noi il personale storico dell’azienda, che possiede competenze preziose». Anche i macchinari sono quelli di un tempo e lo stesso principio vale per il cacao, materia prima insostituibile e importantissima, per la quale Cisa si rivolge ancora alla stessa azienda italiana che da oltre quarant’anni la rifornisce di pregiati cacao dell’Africa e del Centro America. Sono cose che la dicono lunga sull’attaccamento alla tradizione e al territorio e che non fanno che confermare quello che è diventato il nuovo slogan dell’azienda: «Di nuovo, il piacere di produrre». Se questi sono i presupposti, non possiamo che aspettarci grandi cose. Ma soprattutto, un grande cioccolato. ■


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PREMIATA DITTA

di Pino Loperfido

Da sinistra, i fratelli Rodolfo, Tarcisio e Vittorio Cova in falegnameria nel 1954

IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO A DENNO, IN VALLE DI NON, DA COVA CUCINE L’ANIMA DELL’ANTICO FALEGNAME È RIMASTA ANCHE NEL CONTESTO ULTRA MODERNO DI OGGI. TUTTO HA INIZIO SUL FINIRE DEL XVIII SECOLO, QUANDO IL SIGNOR GIUSEPPE COVA SI DISTINGUE NELL’ALLORA PIONIERISTICA ATTIVITÀ DI FALEGNAMERIA. OGGI, CON WALTER, PAOLO E ALBERTO SIAMO ALLA SESTA, IPERTECNOLOGICA, GENERAZIONE

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avoro e passione: due elementi che difficilmente si incontrano, ma quando lo fanno danno vita ad una sorta di prodigio che a sua volta, col tempo, genera imprese solide, pronte a sfidare gli anni e il futuro. E di solito sono storie, queste, che hanno una radice famigliare. Partono, non si sa come né perché, in qualche sperduto angolo del pianeta, in un momento storico qualsiasi, e poi crescono, come sottili arbusti che si fanno solidissimi tronchi. Una di queste storie comincia 36

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all’incirca sul finire del 1700, a Campodenno, in Valle di Non, quando – come testimonia il premio rilasciato alla “Cova F.lli” dalla Camera di Commercio di Trento nel 1961 – il signor Giuseppe Cova si distingue nell’allora pionieristica attività di falegnameria. Sono le uniche notizie che abbiamo, assieme al fatto che parte proprio da lì la lunghissima storia di Cova Cucine. A Giuseppe succede il figlio Battista (1837-1886), a Battista succede Enrico (18771933): sembra una citazione

La grande sede di Cova Cucina a Denno. Si noti l’imponente impianto fotovoltaico che copre circa il 75% del fabbisogno energetico dell’azienda nonesa


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IMPRESA STORICA D’ITALIA

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el 2012, Unioncamere attribuisce a Cova Cucine l’ambita qualifica di “Impresa storica d’Italia”. La passione nel fare, l’impegno e la dedizione che hanno da sempre contraddistinto l’attività sono sfociate in questo importante riconoscimento. La cerimonia di consegna degli attestati avviene in pompa magna il 12 dicembre nella Sala Depero del Palazzo della Provincia autonoma di Trento. Segue, poco dopo, l’iscrizione dell’azienda nel “Registro nazionale delle imprese storiche” in qualità di azienda operante dal 1821. Il Registro è istituito presso Unioncamere e raccoglie tutte quelle aziende che vantano almeno 100 anni di storia d’impresa. Insomma, a certificazione di una storia partita da lontano, che ancora molto ha da dire, grazie alla passione delle ultime generazioni che non è certo inferiore a quella di chi è venuto prima di loro.

biblica, e invece è il resoconto iniziale di un progetto ultrasecolare intriso di tanta voglia di fare, sacrifici di padri e madri lungimiranti che pur senza capirne il senso già vedevano cosa sarebbe stato di quella piccola bottega duecento anni più tardi, nell’era dei computer, delle apparecchiature più robotizzate e intelligenti; già capivano – Giuseppe, Battista, Enrico – che anche se il mondo avrebbe più volte provato a mandare tutto all’aria con le guerre e le distruzioni, a loro spettava il compito di costruire il futuro, continuamente, come fanno le formiche quando provi a distruggere il formicaio: se ne fregano se la tua pedata ne ha buttato giù una buona metà. Ricominciano da capo, come se nulla fosse accaduto. E pure quello che i Cova costruiscono da allora rimane legato indissolubilmente alla terra, alla loro terra e alla Terra intesa come ambiente circostante: con il legno si assemblano i mobili, le sedie, i tavoli, le cucine. Gli attrezzi che accompagnano e fanno da scenario lungo tutta una vita.

ENRICO, UOMO TUTTO D’UN PEZZO, SOLIDO COME UN MOBILE Ce lo confermano i titolari attuali, la cucina è il cuore di una casa, il luogo dove da sempre va in scena lo spettacolo dell’esistenza famigliare, dove accadono i fatti più rilevanti, dove vengono pronunciate le parole

1928. Enrico Cova e Maria Parolari posano con i loro dieci figli. Il più piccolo, tra le braccia della mamma, è Vittorio Cova.

più intense e decisive. E un cuore campeggia anche nel logo dell’azienda. Lo stesso cuore che batte forte in petto ad Enrico quando si affaccia per la prima volta nella bottega ebanista del maestro falegname Eligio Frenez, di Mezzolombardo, il 3 aprile 1894. Oppure quando, nel marzo del 1923, partecipa alla “Esposizione permanente d’arte industriale” di Firenze e si vede riconosciuto un diploma di medaglia d’oro “per speciali lavori di ebanisteria presentati e per il valido contributo recato all’opera nostra per il miglio-

ramento Artistico Industriale Nazionale”. Non si risparmia sul lavoro, Enrico, e nemmeno come padre. Sono dieci i figli che gli dà sua moglie, Maria Parolari. Li vediamo tutti in una splendida fotografia scattata nel 1928, nero seppia, tutti composti e seri, come se anziché davanti ad un fotografo fossero davanti ad un plotone d’esecuzione. Una serietà forse presaga di quanto avverrà pochi anni dopo, quando Enrico scompare prematuramente per i postumi mai sanati di una ferita di guerra. Un uomo tutto d’un pezzo, Enrico, solido come i

Da sinistra, Walter, Paolo e Alberto Cova. Sono la sesta generazione a lavorare in azienda. 37

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trentinoincontri Alcune fasi della lavorazione nello stabilimento Cova

mobili che abilmente fabbricava. Si era rifiutato di prendere la tessera fascista e per ritorsione il Governo gli aveva tolto la pensione bellica. QUELL’IRRESISTIBILE, ANCESTRALE RICHIAMO DEL LEGNO Dieci figli sono una piccola scuola materna. Tantissimi, un problema mantenerli. Il lavoro li abbranca giovanissimi. Battista, il maggiore, emigra in Francia e apre là – manco a dirlo – una sua falegnameria. Si sposerà lì e tornerà soltanto per qualche visita alla famiglia. Mario farà il restauratore di mobili antichi a Denno. Stefania, Teresa, Agnese, seppure in anni diversi, vanno a Roma a prestare servizio in case di nobili, signorotti e capetti in camicia nera. Nemmeno Rodolfo e Virginio resistono al richiamo ancestrale del legno, della

TRA TRADIZIONE E RICERCA

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endere accessibile il design e la funzionalità di una cucina di qualità, nel rispetto dell’ambiente. Questo è ciò che si propone quotidianamente l’azienda Cova Cucine, che da cinquant’anni porta nelle case dei propri clienti standard qualitativi non abituali, per un consumatore attento alla funzionalità ed ai dettagli. Cova Cucine, con lo stesso impegno e passione dei maestri falegnami che hanno fatto la storia della famiglia e del territorio trentino, produce sapienza, ingegno, originalità e peculiarità traendo dalle forme naturali e dal paesaggio grandi ispirazioni. L’azienda ha sede in un luogo di grande dotazione naturale, con uno speciale DNA che lega il percorso aziendale ad un costante e attento dialogo e rispetto per il territorio e le sue variegate forme. Infatti, l’itinerario seguito, tra spinta al futuro e sguardi senza nostalgia al passato, porta al ritorno delle cose semplici, naturali, belle, alla sostenibilità reale e non percepita e imposta. L’azienda, con tecnologie e impianti all’avanguardia, esperienza e progettazione accurata, realizza cucine di design, eleganti e moderne, soddisfando le richieste dei propri clienti anche con realizzazioni personalizzate. Infatti, grazie alla flessibilità produttiva frutto di un’attenta pianificazione produttiva, l’azienda riesce a soddisfare le esigenze di ogni cliente garantendo standard qualitativi sempre altissimi. Il cliente è accompagnato nella propria scelta a 360 gradi da personale attento e qualificato durante l’acquisto, nella consegna puntuale, nell’installazione e nell’assistenza post-vendita. Tutte le cucine Cova sono accompagnate da

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un certificato di garanzia totale di cinque anni che assicura all’utente la massima tranquillità, concreta dimostrazione dell’alta qualità dei prodotti Cova. Cova Cucine, inoltre, lavora nel rispetto del prezioso territorio circostante, utilizzando materiali e lavorazioni che, con grande innovazione tecnologica, hanno un basso impatto ambientale. Cento per Cento ecologico non è solo uno slogan, ma è la realtà dei pannelli marchiati Cova Cucine, che infatti utilizzano solo materiale proveniente da legno recuperato e reciclato, ottenendo così la certificazione FSC “100% Recycled” e la certificazione UNI EN ISO 9001. La stessa attenzione è rivolta a tutti i componenti della cucina ed alle finiture, realizzate con materiali biocompatibili, con la consapevolezza che costruire cucine vuol dire impegnarsi in modo concreto per creare non solo un valore estetico, ma anche un prodotto durevole e sostenibile. Per raggiungere questi risultati Cova Cucine si dimostra un’azienda entusiasta che si propone per sperimentazioni, coinvolgendo professionisti, aziende locali e giovani intraprendenti. Con i progettisti della società GreenTrenDesign Factory, è stata creata NO-NE-SA, un prototipo volto a rielaborare ed inserire nella cucina, con qualità e design, elementi della tradizione e della contemporaneità. Si tratta di una cucina MADE IN TRENTINO, nata come occasione per una gestione interna del prodotto, finalizzata alla riduzione degli sprechi: un prodotto a km zero, per avere identità culturale e riconoscibilità del contesto locale e globale, usando gli “ingredienti” dei luoghi eccellenti del Trentino.


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DA DENNO A MIAMI

Vittorio Cova, oggi pensionato, ha rilevato l’azienda nel 1974

Il Diploma di Merito ottenuto da Enrico Cova nel 1923

colla e del profumo di segatura. Prendono in affitto una falegnameria a Denno. A loro si aggiungono a breve Tarcisio e Vittorio, il più piccolo dei fratelli. Virginio, però, preferirà emigrare a Trento per fare il carpentiere in ditte edili; dunque, al comando resterà un terzetto. La svolta è del 1974 quando Vittorio rimane unico titolare della ditta che si è già specializzata da alcuni anni

Battista Cova, nato nel 1837, succede al fondatore Giuseppe.

nella costruzione di cucine componibili. È proprio Vittorio il neonato che la mamma mostra con malcelato orgoglio nella foto del 1928, ed è lui l’arzillo signore che oggi si gode meritatamente la pensione, non rinunciando però a girare per lo stabilimento, tra computer, architetti, designer, macchine robotizzate e i tre figli, avuti dalla moglie, Bruna Dalpiaz: Walter, Paolo e Alberto. Non basta un documento dell’Inps, infatti, a recidere il cordone ombelicale che lo lega indissolubilmente all’azienda. Sono cose difficili da spiegare, legami che può comprendere appieno solo chi li vive sulla propria pelle, anzi nel segreto del proprio cuore. LA GLOBALIZZAZIONE SI BATTE CON QUALITÀ E PASSIONE La sesta generazione dei Cova deve affrontare altre sfide. Non stiamo parlando della guerra, d’accordo, ma la globalizzazione e la concorrenza di paesi emergenti e della grande distribuzione può essere altrettanto spietata, cinica e distruttiva per la sopravvivenza dell’azienda. Le intuizioni di Walter (Direttore Generale), Paolo (Direttore del Marketing) e Alberto (Responsabile della Produzione) sono decisive. Capiscono, cioè, che se si

Questi alcuni dei progetti realizzati da Cova Cucine in questi ultimi anni: VIENNA: casa di riposo – 230 cucine MIAMI: condominio – 80 cucine SARDEGNA: residence Il Castello di Gallura – 70 appartamenti completi MERANO (BZ): IPES – 44 appartamenti completi TRENTO: nuovo distretto sanitario – 700 armadiature a progetto per uffici TRENTO: Fondazione MACH – cucine convitto studentesco e appartamenti foresteria TRENTO: nuovo carcere – 44 cucine + stanze guardie carcerarie TOSCANA: 2013 – villaggio turistico Paradù – 380 appartamenti completi LAGOS: 2014 – BOX design LTD – sede Mobil – Exxon – 54 appartamenti – cucine + armadiature e bagni AUSTRIA: 2014 – Project Line – 24 cucine per residence vuole sopravvivere e dare nuovo slancio a Cova Cucine bisogna innovare e farlo di brutto. L’idea è quella del contract, ovvero dell’estrema personalizzazione delle commesse. Cucine su misura con costi contenuti. Un’equazione che è possibile realizzare grazie alle impressionanti apparecchiature attualmente in dotazione all’azienda. Nastri, ruote dentate, ventose, compressori: si inserisce un disegno e ne escono pezzi da montare. Una roba a metà tra lo scatolone fabbricone dell’Albero Azzurro e il prodigioso marsupio di Doraemon. Una tecnologia e una versatilità produttiva che proietta Cova Cucine nel resto d’Italia e nel mondo. Le commesse piovono perfino dall’Africa, dalla singola cucina alla mega fornitura di camere e living room per villaggi turistici e alloggi.

gusto, design e funzionalità. Dal cuore pulsante di Denno, si sviluppano idee a contatto con istituti e scuole di design del territorio, avvalendosi della collaborazione del designer Stefano Semprebon. L’ispirazione e la creatività dell’Italian Design si rispecchia nelle cucine Cova. La lungimirante laboriosità e la dedizione degli avi hanno portato laddove forse era impensabile prevedere di arrivare. Il sogno di Giuseppe, Battista, Enrico e Vittorio è diventato finalmente una tangibile realtà. ■

LE IDEE, IL DESIGN, LA CUCINA Nell’attuale azienda, si attinge dunque dalla tradizione, ma si guarda all’innovazione. Si mette l’esperienza al servizio delle idee del cliente, con l’obiettivo di soddisfare le diverse esigenze abitative contemporanee, in termini di 39

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di Paolo Chiesa

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osa spinge un giovane di trent’anni nato e vissuto a Milano a venire a vivere a Castello Tesino, un paese di montagna dal quale (e qui aggiungiamo purtroppo), i giovani tendono invece ad andare via per cercare lavoro e opportunità? Le radici, certamente, visto che il nonno di Nicola Sordo era originario del maggiore dei tre Comuni del Tesino. Ma anche il bisogno di trovare un luogo diverso da una città che, nonostante le possibilità e le occasioni, alla fine non era adatta alla sua personalità e al suo sentire. E certamente la sua laurea in Agraria, conseguita dopo il Liceo Clas“Madre” sico, era più adatta a questi posti, anche se l’intendersi di terreni e coltivazioni gli è servito in un modo per così dire, non tradizionale. “A Milano, dove durante l’università avevo fatto anche dei corsi di teatro comico e di clown, la qualità della vita è ormai compromessa”, dice Nicola “e non trovandomi a mio agio non potevo fare altro che tentare di venirne via”. Dopo avere girato un po’ per l’Umbria, c’è stato l’approdo a Castello Tesino dove Nicola aveva trascorso ogni estate e ne conosceva la gente, il territorio e anche il dialetto. E come è andata? “Ho iniziato a lavorare come consulente della Rete trentina di educazione ambientale dell’APPA a Trento e in Primiero”. Ed è in quell’ambito che il direttore Paolo Fedel gli chiese di inventarsi un personaggio che potesse parlare ai bambini del tema dei rifiuti. E lì è nato il professor Scatoloni, che ha girato per scuole materne, elementari e medie trentine con 40 spettacoli sulla raccolta differenziata e altro. E la nascita di Scatoloni ha fatto capire a questo milanese del Tesino che alla 40

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IL CANTATTORE SENSIBILE ASCOLTATORE DELLE STORIE DEGLI ANZIANI DI CASTELLO TESINO. NICOLA SORDO CERCA DI FARE LA SUA PARTE NELL’ARRICCHIRE LA SUA TERRA DI IDEE PER AIUTARE AD IMPEDIRNE LO SPOPOLAMENTO fine gli piaceva di più il teatro che la consulenza ambientale. E ora, che di anni ne ha 42, Nicola fa quello che più gli piace: progetta attività relative al territorio e all’ambiente, scrive e interpreta testi teatrali, suona e canta. Ecco, la definizione che gli piace di più dare di se stesso è quella di Cantastorie. Perché davvero sono le storie che gli piacciono. Quelle inventate per fare ridere la gente ma soprattutto quelle vere che sempre la gente ha voglia di raccontare. La passione di Nicola per le storie è tutta nel libro “Un mondo dove tutto torna” che ha pubblicato nel 2014 e che racchiude il lavoro di dieci anni di interviste agli

anziani del Tesino per fissarne i ricordi e le conoscenze. “Perché le nostre storie locali, raccontate dagli anziani che raccontano del nostro posto e delle nostre vite, del nostro paesaggio, dei nostri perché e dei nostri percome, sono importanti?”, si chiede Nicola. E la risposta è che le loro voci, riportate in un libro, sono una quantità enorme di informazioni che per quantità, qualità e dettaglio, lasciano impressionati. Ma le storie, Nicola le racconta anche, con il suo spettacolo “Pollo Libero”, scritto insieme al grande attore e mimo Paolo Nani, uno dei suoi maestri insieme a Jango Edwards. Uno show dove canta e recita e

dove, tramite canzoni originali e personaggi demenziali si parla di vita e di libertà. Un bel personaggio, Nicola, che in val di Fiemme ricordano nei panni di Nikolaus Drake, il “dragologo” più comico del pianeta. Un personaggio che ha in sé la voglia di recitare e divertire ma anche la sensibilità e l’affetto per quella che adesso è la sua terra, il Tesino, dove il fenomeno dello spopolamento, la mancanza di opportunità di lavoro, l’allontanamento delle persone dal territorio e la perdita progressiva della cultura locale sono cose che secondo lui si devono contrastare. COME FIAMMIFERI CHE SI ACCENDONO L’UN L’ALTRO Quello dei “fuminanti”, come si chiamavano i fiammiferi una volta, è un gruppo informale di Castello Tesino dove Nicola e altri amici trovano il modo di creare iniziative e appuntamenti per coinvolgere la gente del posto. Si va dalla passeggiata a lume di lanterna “c’era una volta il volto” per le vie, per far rivivere i volti e le stalle del paese, al recupero di un melo bicentenario insieme ad alcuni esperti e ad


trentinoincontri altre associazioni, alla creazione di un erbario fotografico con i nomi scientifici e quelli in dialetto delle erbe “mangerecce” della zona, al corso di potatura delle piante da frutto per recuperare le vecchie varietà del territorio. Per finire con la “Festa delle Erbe” che si terrà in aprile e vedrà la raccolta delle erbe commestibili insieme agli anziani del paese, che si prepareranno e si mangeranno al ristorante. L’OSPITE SAGGIO Nicola ha ideato anche il progetto Wise-Guest, cioè l’ospite saggio. “Quando mi capitava di incontrare in giro per l’Italia e l’Europa delle persone e degli artisti che mi piacevano, subito mi veniva il desiderio di farli venire in Tesino a condividere le loro capacità con la mia gente”. E qui nasceva il problema. Come fare a coprire i costi? Ed ecco l’intuizione: perché non coinvolgere la comunità per dare all’ospite saggio qualcosa che compensi il suo lavoro? “Quello che in Tesino possiamo offrire in cambio è l’ospitalità, in cui più persone si impegnano a fornire all’ospite 10 giorni di vacanza dove potrà avere tutto il meglio, dal cibo, al riposo, alla cultura locale, alla convivialità. Ma anche la conoscenza del territorio attraverso passeggiate, escursioni in montagna e visite guidate. Ma anche la possibilità di poter fare pratica della lingua italiana, di riposare e di godere della natura dei nostri posti”. L’artista dormirà a casa di Nicola e mangerà a turno a casa dei suoi amici, ma imparerà anche a fare i canederli a casa di una delle sue vicine di casa e potrà camminare in montagna accompagnato dai giovani del paese. Dal 10 al 19 aprile saranno presenti a Castello Tesino i primi due “ospiti saggi”: Ilia Kitup, incisore, pittore e artista russo che vive a Berlino e Margarita Novikova, una videomaker e artista di Mosca.

UNA SFIDA PER FAR DEL BENE AL PAESE “Quando si chiede alle persone: di cosa c’è bisogno in paese?”, dice Nicola, “la risposta di solito è: di finanziamenti, per rilanciare lo sviluppo. Ma più di questo noi crediamo che serva un’altra cosa, ancora più importante, senza la quale nessun finanziamento può essere davvero utile: serve investire in cultura, in formazione continua, nella crescita e nell’arricchimento culturale della comunità”. E davvero è così, anche perché di soldi per queste cose ce ne sono sempre meno e chi ha buone idee e voglia di metterle in pratica deve davvero trovare strade alternative, come nel caso del Wise-Guest. Giovani con le idee, saggi anziani del luogo e personaggi saggi che vengono da fuori. Tutti uniti, aggiunge Nicola: “per produrre conoscenza, coscienza, comprensione, capacità di analisi, di scelta, idee, e dunque consentire una progettazione efficace nel presente e per il futuro, fortemente radicata nel territorio e nella cultura locale, ma che sa attingere alle opportunità e alle esperienze del globale”. Ma c’è dell’altro. Perché dare ospitalità significa anche avere l’occasione di incontrare altre persone, altre culture, mettere le basi per creare connessioni tra le piccole comunità come lo è Castello Tesino e gli altri luoghi e le comunità nel mondo, per aprire vie e opportunità per il presente e per il futuro. Ci preme ricordare che Nicola è prozio di don Narciso Sordo, il prete che giudicato “pericoloso” dai nazisti venne deportato nel campo di Mauthausen dove morì il 13 marzo del 1945. E Nicola, che è molto legato alla figura di don Narciso e del quale sta studiando la vita, dice: “se vivesse oggi, anche lui sarebbe con noi ad accogliere chi viene da fuori e a raccogliere le erbe per la nostra festa. ■

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di Renzo Francescotti

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ado a trovare Flora Graiff nella sua “bottega d’artista”, nell’abitazione trentina che si affaccia sulla chiesa di San Pietro. Flora ha un cognome di origine tedesca (anche se radicato in Val di Non) e viene da Merano, ove è nata e cresciuta, dove risiede nei periodi in cui non abita a Trento. Nel 1987, a 28 anni, ha sposato Lillo Gullo, giornalista della Rai Tv e poeta. Gullo è di origini siciliane: il loro è un matrimonio che ha coniugato la concretezza, lo spirito di organizzazione delle donne del Nord con la fantasia, la passionalità degli uomini del Sud. Lillo e Flora hanno fatto tante cose assieme: tra l’altro una “plaquette” di poesia e pittura come “Beati – on the road in the room”, un volumetto di “aforismi” (io direi meglio di “haiku”) di lui e di “fotopastelli” (ovvero di foto ritoccate a pastello) di lei. Ad autenticare la riuscita del loro matrimonio la grande Alda Merini, nel 2002 ha scritto per loro una poesia: (“Beati coloro che hanno / due fedi al dito / una quella degli sponsali / e l’altra quella dell’arte. / Beati coloro che si baceranno / sempre al di là delle labbra / varcando dei gemiti / il confine del piacere / per cibarsi dei sogni”.) La poesia fu pubbli-

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DA “LINUS” ALLA LUCE ASSOLUTA DEL COSMO FLORA GRAIFF VINCE UN CONCORSO IN CUI “LINUS” CERCA NUOVI AUTORI. NASCE COSÌ KAKO, IL BAMBINO TENERO E IRONICO CHE DICE SEMPRE LA SUA. POI ARRIVANO ALTRE, SENSUALI OPERE D’ARTE cata la prima volta nel 2002 nelle edizioni Pulcinoelefante e ripubblicata diverse volte in raccolte successive della Merini. Flora collaborerà dal 1998 a queste edizioni speciali che tirano poche decine di copie, realizzando pastelli che accompagnano poesie di Quasimodo, Pound, Bellezza, della Cvetaeva e della Merini. Il nonno di Flora, Rodolfo, era un noneso di Romeno trasferitosi a Merano. Lì fece il fotografo, il restauratore, il creatore di oggetti artistici con legni pregiati, madreperla e altri materiali. Oggetti tutti dispersi, tranne qualcuno che, con pazienza e amore, Flora è riuscita a rintracciare. In una grande famiglia in cui

la nostra tirolese-trentina ha cugini di lingua italiana, cugini di lingua tedesca, cugini in Austria, questo nonno anaune è l’unico parente da cui abbia ereditato una vena artistica. Guarda caso, dopo la maturità, sua nipote va a Firenze dove in quattro anni si diploma in restauro di dipinti. Per anni lavora come restauratrice a Trento assieme a due colleghe trentine. Poi ha un colpo di fortuna, congiunto alla bravura: vince un concorso su migliaia concorrenti il cui la famosa rivista di fumetti “Linus” cerca nuovi autori. La vince con il suo personaggio Kako, che da allora accompagnerà la sua vita. Lei oltre che disegnare il fumetto scrive anche i testi. E ha sempre rifiutato che glieli scrivano altri. Kako è il bambino tenero e ironico, con

un caschetto di capelli rossi (si sa che i rossi di pelo sono peperini, el pu bon dei rossi l’ha copà só pare..), che dice la sua sulle minchiate degli adulti. Nel suo atteggiamento critico verso il Sistema è affiancato dall’amica Milla e dal cagnetto Dado. Dopo un anno, Flora “trasloca” a Snoopy: è brava, tutti l’apprezzano, ma per “Linus” che è un fumetto “di sinistra”, Kako non è abbastanza “cattivo”. Su Snoopy pubblicano strip l’immenso Charles M. Schulz, Calvine Hobbes, Bill Watterson. E c’è la squadra storica delle disegnatrici come le italiane Grazia Nidasio (che ora pubblica sul “Corriere delle Sera”), Silvia Ziche, Ellekappa e la francese Claire Bretécher. Con loro, la nostra autrice continuerà a essere amica e a collaborare anche


trentinobottegad’artista

Cerevisia. Festival delle Birre Artigianali. Seconda Edizione 22.23.24maggio2015 Fondo(Tn)_Palanaunia

val.c esti i si af www.cerev om

quando, dopo un anno, non disegnerà più su Snoopy, partecipando a mostre, incontri coi ragazzi nelle scuole… Le avevano detto che a Snoopy di cani ce n’era era già uno, famosissimo, Snoopy, appunto, il cane di Charlie Brown, e non c’era posto per un altro. Ma la nostra multiforme artista non si lascia smontare: Kako riprenderà in altre rubriche e pubblicazioni e, da due anni a questa parte, su “TrentinoMese”. Dopo avere creato altri personaggi di fumetto come Froggy, mascotte degli operatori ecologici della Provincia autonoma di Trento, e Mariarosa, la formica risparmiosa, nell’89, vogliosa di imparare

com’è, la nostra Flora va da Remo Wolf, incisore di fama internazionale, per imparare la tecnica della xilografia, inventata com’è noto dai cinesi. Ci andrà per due anni, con un occhio anche ai maestri giapponesi delle incisioni su legno. Nascono così le immagini vegetali, i suoi uccellini vitalistici dalle cromie che bucano il quadro; e anche certe figure umane (molto rare nella sua produzione) di notevole forza espressiva, inusuale e sorprendente nel suo stile che è all’insegna della levità, della misura, della riservatezza. Evidentemente la nostra Flora, non possiede solo il tocco morbido ma anche l’unghiata: ci vuole anche quella al momento giusto… Nella morbidezza dei pastelli di piccola dimensione Flora ci dona probabilmente le sue cose più preziose. Ne scrive Enrico Crispolti, uno dei più noti critici italiani, nella presentazione a un catalogo del 2002, parlando dell’orizzonte di questi pastelli che si configura come “un evento luminoso, la cui centralità diviene subito irrefutabile.” Personalmente, oltre che come orizzonte, io leggo la fascia centrale di questi pastelli (vigilati dalla grazia delle luminescenze, delle trasparenze, delle dissolvenze, segnati in alto e in basso dalla presenza del colore), come itinerari di approdo alla luce assoluta del cosmo. Flora ha esposto questi suoi pastelli, nel 2002 negli USA a Bloomington. E i suoi fotopastelli nel 2008, ai Parallel events to Manifesta, nella cappella di Sant’Antonio a Castel Toblino, con la presentazione di un prestigioso critico come Luca Beatrice. Flora Graiff: disegnatrice, pittrice, autrice di radiodrammi e programmi Rai, editrice di libri di pregio come quelli de La Corda Pazza, fumettista creatrice di Kako. Un personaggio polivalente, ma soprattutto affascinante. ■

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SPECIALE MODA PRIMAVERA ESTATE MAXI, PRATICA E MOLTO SEVENTIES LA PRIMAVERA È ARRIVATA E INSIEME A LEI ANCHE UNA VENTATA DI NUOVE IDEE CHE CI RAGGIUNGONO DALL’ALTO DELLE PASSERELLE DI TUTTO IL MONDO. COME CI VESTIREMO ALLORA NEI PROSSIMI MESI? GLI STILISTI QUEST’ANNO PROPONGONO FIORI E RIGHE, RIGHE IN TUTTE LE VERSIONI, E TUTTE LE TONALITÀ DI COLORE DEL MARRONE, MA SARÀ IL MARSALA IL VERO COLORE MUST DELLA STAGIONE. QUESTA PRIMAVERA VEDRÀ IL GRANDE RITORNO DEI PANTALONI A ZAMPA DI ELEFANTE NEL SEGNO NOSTALGICO DEGLI ANNI ’70, CON UNA PREDILEZIONE IN GENERALE PER I TAGLI OVERSIZE ANCHE PER MAGLIE, GONNE E CAMICIE, E I TESSUTI EXTRA MORBIDI E ORIENTALEGGIANTI. ABITI COMODI, MA SENZA MAI RINUNCIARE ALLA FEMMINILITÀ: LA PAROLA D’ORDINE DI QUESTA STAGIONE È INFATTI IL CONNUBIO TRA PRATICITÀ ED ELEGANZA


trentinoattualità A TUTTO COLORE… CON ELEGANZA Con l’arrivo della bella stagione si ha voglia di cambiare un po’, iniziando prima di tutto dal guardaroba, per scacciare via i grigiori dell’inverno e ottenere un beneficio così anche sul proprio umore. Bando però ai colori troppo sfacciati. Se l’estate scorsa infatti ha visto il trionfare delle gonne plissettate a panneggio dai colori fluo, quest’anno la tonalità del colore viene dosata, scegliendo toni più sobri e neutri, per trasmettere una garbata eleganza. Ecco che anche i gialli intensi e gli arancioni si trasformano in ocra, terra di siena, colori in grado di dare un maggiore risalto alla figura che li indossa. Benissimo anche tutta la gamma dei marroni, come cuoio, terracotta, caramello, dark chocolate, tonalità calde e sempre di classe, nei morbidi materiali della pelle e del cuoio. Il colore da portare assolutamente per essere davvero aggiornate è però il marsala. A metà tra il rosso e il bordeaux si rivela una tonalità davvero fascinosa che sta bene a tutte, bionde, brune e perfino le rosse. Provare per credere! PRIMAVERA UGUALE FANTASIA DI RIGHE Ma la primavera è anche, ovviamente, il risveglio della fantasia. I fiori piacciono sempre, a dispetto di quanto affermava Miranda Preston ne il Diavolo veste Prada, definendoli ironicamente “avanguardia pura”. Meglio però se sono maxi e un tantino vintage, da portare su ampie gonne lunghe e vestiti. La vera novità nelle fantasie sono però le righe: verticali, orizzontali, oblique, per creare divertenti geometrie con il colore, e allora, è il caso di dire, mettiamoci tutte in riga! Alle più romantiche piaceranno certamente i quadrettini

vichy, nelle tonalità del lilla o del rosa confetto, ma anche il classico black and white. Infine ritorna, quasi a segnare la tensione del tempo che stiamo vivendo, anche lo stile militare, rigido e lineare, da indossare con trench dal taglio liscio e camice maschili tinte di verde oliva e militare. SPECIALI PONCHO E MITICI TRENCH Da capo tendenzialmente autunnale il poncho mostra tutta la sua versatilità anche per la primavera. Gli stilisti lo propongono in tantissime versioni, facendolo diventare un vero e proprio evergreen. Con le frange o senza, adornato da fantasie floreali, modello impermeabile oppure sporty chic felpato, insomma il poncho è davvero una rivelazione, e piace molto naturalmente anche per la sua praticità. Non preoccupatevi però, l’intramontabile trench, certamente più elegante, non vi farà apparire troppo retrò quest’anno, anzi. Si riconferma infatti come componente immancabile del guardaroba di stagione, dal classico modello beige alla Audrey Hepburn, a modelli color confetto, plissettai e lucidi, oppure in denim, fino a qualche più audace versione animalier. FELPE, MAGLIE E CAMICIE E sotto al trench si indossa la cara felpa in cotone. Anche per le fan delle felpe la scelta sarà ampia quest’anno. Continua la tendenza delle maxi felpe, praticissime, a righe o dalle stampe simpatiche e un po’ college, che coesiste con i modelli mini, da portare magari con una canottiera lunga per creare uno stile a più strati super trendy. Bene anche le maglie oversize, così come il cardigan, ottimo passepartout nelle giornate nuvolose

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e più freddine. Sì anche alle camicie, oltre a quelle militari, la moda per loro detta linee ampie, ampissime e tessuti morbidi e setosi, che rimandano all’eleganza avvolgente e misteriosa dei kimono d’Oriente. GONNE SUPER Ritornano, coi primi tepori, naturalmente, le gonne. Lunghe, corte, sopra, sotto il ginocchio, a sfiorare la caviglia. Le vere protagoniste saranno però le gonne a ruota, dal panneggio importante e la vita un po’ alta, superfemminili, dove dare sfogo alla propria fantasia, con righe, e maxi fiori, lucidamente plissettate a ricordare un po’ l’Oriente, oppure decorate con motivi originali come la frutta tropicale. PANTALONI Rimasta nascosta negli armadi per un po’, la zampa di elefante può tornare ad esibirsi con disinvoltura. La voglia di freschezza e di leggerezza che la fine dell’inverno porta con sé, oltre che la seriosità del periodo eco-

nomico che stiamo vivendo cerca, nostalgica, di riportare un po’ agli anni Settanta. Per ricordare tante icone che hanno fatto sognare, le passerelle si popolano allora di pantaloni rigati dalla zampa super ampia e la vita alta, vestitini dalle fantasie psichedeliche e geometriche, camicette annodate all’ombelico, occhialini da sole dalle lenti fascinosamente arrotondate. Ma via libera anche a tutto ciò che è oversize e quindi pratico, fino a sembrare largo e svogliato come un pi-

giama, oppure far sognare un po’ meraviglie di paesi lontani, proposti in tessuti morbidi e avvolgenti che lasciano spazio per il movimento, dalle fantasie orientali, o equatoriali. E i colori? Sempre ottimo il denim, così come il black and white e il verde militare. Oltre alla zampa però, per le amanti dell’attillato il pantalone aderente non scompare affatto, ma diventa un ultra attillato di suede, nei toni dolciastri del caramello, tanto aderente da creare quasi una seconda pelle che

accompagna fedelmente i movimenti. TACCO DI MEZZO Il grande ritorno di un piccolo tacco. Sempre all’insegna della maggior comodità, sono bandite per la primavera le zeppe e gli stiletti, che tanto ci piacciono, ma tanto ci costano, per il più pratico e dal gusto un tantino retrò del mezzo tacco, o per essere ancora più terra terra, del mocassino un po’ maschile. Niente paura quindi di sembrare delle donne noiosette, seriose o troppo

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trentinoattualità calde degli anni Settanta, marroni, ocra, giallo, rosso. Nel nome della praticità durante il giorno si può usare anche una borsa sacco o un comodissimo zainetto, ma di sera la borsa è d’obbligo, il più possibile minuscola, meglio se impreziosita di metalli o piume.

mature indossando la tranquilla via di mezzo, perché è invece garanzia di classe ed eleganza, e si sa che con l’eleganza non si sbaglia mai. Benissimo poi per le più giovani le sneakers ultra colorate, sempre facilmente abbinabili a jeans e felpine, originali con una gonna lunga a vita alta. E per la voce sandali anch’essi quest’anno sono da portare bassi. Vanno benissimo il nero o i toni neutri del marrone e piacciono ancora i lunghi,

lunghissimi legacci che risalgono la caviglia, modello alla schiava, rispolverati dalle matrone modaiole dell’antica Roma. BORSE Le borse riducono un po’ il loro volume, fino a diventare mini e squadrate, più maneggevoli. Per essere davvero di tendenza l’ideale è scegliere una borsa color marsala, da abbinare alle scarpe. Altrimenti, vanno benissimo le tonalità

COSTUMI Per l’estate che verrà gli stilisti scelgono le geometrie vintage effetto optical, e i tagli retrò, ma per chi ama farsi notare in spiaggia ci sarà l’imbarazzo di scegliere anche tra stampe tropicali, fiori esotici e fantasie animalier. Rimangono, anche per il 2015 le laminature, che creano un effetto hight tech, così come lo stile sporty, che non sbaglia mai. Sempre più attenzione agli abiti da bordo piscina, come copricostume, caftani, poncho, tuniche e prendisole, da non trascurare. Le proposte su questo fronte sono elegantissime, per essere sempre al top anche nei beach party e agli aperitivi nei chiringuiti sulla spiaggia, ma anche molto pratiche: sono infatti pensati per essere anche a prova di cloro e acqua marina. CAPELLI La moda non si vede soltanto nei vestiti ma anche nel look dei capelli. Quali sono

allora le acconciature più in per questa stagione? Uno sguardo al passato, ancora una volta ai mitici 70ies, suggerisce look un po’ punk un po’ rock, con sfilature, tagli sfrangiati e asimmetrici che incorniciano il viso in maniera decisa, piena di carattere, coprendolo in alcuni punti. Per le chiome corte vanno forte il bob e il pixie cut, più romantici invece i capelli lunghi dove sfilano capelli mossi, leggeri e intensamente vaporosi. MODA PER LUI E lui come si vestirà in primavera e in estate? Gli stilisti per l’uomo del 2015 puntano su uno stile creativo, sornione, grafico, un po’ alla Andy Wharol. Completi a quadretti, tante righe, camicie maxi, camicie dalle grafiche fantasiose, motivi fumettosi carichi d’ironia a spezzare la monotonia dell’ufficio. A sostituire il gilet, anche per lui torna il versatile cardigan e per i più eleganti uno stile intellettuale un po’ dandy, nei tessuti raffinati della seta pajama, a contrasto con i chiodi grintosi per i tipi più rock, ispirati agli anni Settanta. I colori? Vanno forte il total white e i pastello rosa e lilla, oltre ai marroni e, sempre in auge, naturalmente il denim, perfetto anche per tutte le tipologie di camicie. ■

Nuovi arrivi primavera-estate

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Christian Poltéra

di Fabio De Santi

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ul palco ci saranno i due solisti Matthias B u c hho l z, viola e Christian Poltéra, violoncello insieme al Quartetto Auryn formato da Matthias Lingenfelder, violino, Jens Oppermann, violino Stewart Eaton, viola e Andreas Arndt, violoncello. Il programma di sala di questo evento prevede l’esecuzione di composizioni di J. Brahms: Sestetto in Sol magg. op. 36; E.W. Korngold: Sestetto in Re magg. op. 10 e R. Strauss: Sestetto dall’opera “Capriccio”. Da oltre vent’anni Auryn, l’amuleto della “Storia Infinita“ di Michael Ende, è il simbolo di uno fra i più celebri quartetti d’archi oggi in attività. Nel corso della sua carriera, il Quartetto Auryn si è esibito nei centri nodali della vita musicale internazionale, ai Festival di Lockenaus, Lucerna, Kuhmo, Berlino. I quattro musicisti che ancor oggi lo compongono, posero le basi della loro evoluzione artistica studiando con il Quartetto Amadeus a Colonia e con il Quartetto Guarneri negli Stati Uniti. Nel 1982, un anno dopo la fondazione, l’Auryn si vede assegnare il primo premio ai concorsi dell’A.R.D. di Monaco e a Portsmouth in

STAGIONE FILARMONICA SI CHIUDE CON IL CONCERTO DEL 14 APRILE LA PRIMA PARTE DELLA STAGIONE 2015 PROPOSTA DALLA SOCIETÀ FILARMONICA DI TRENTO

Quartetto Auryn

Inghilterra e nel 1987 quello delle Radio Europee. Questo illustre complesso viene chiamato a Trento per l’esecuzione di due tra le pagine cameristiche più raffinate e difficili da leggere segnate dall’emozionante cultura della Vienna a cavallo fra Otto

e Novecento. Accanto a loro una prima esecuzione del compositore trentino Antonio Casagrande. Per questo progetto, all’Auryn si uniscono due altri insigni cameristi, uno dei quali, Matthias Buchholz, è considerato uno dei più versatili musicisti del panorama musicale internazionale. Nato ad Amburgo ha continuato gli studi a Cincinnati e Filadelfia e dal 1990 è professore di viola alla Hochschule für Musik di Colonia. Ama unirsi ai grandi quartetti (Auryn, Petersen, Fine Arts, Vermeer) per le esecuzioni di quintetti e sestetti, ospite fisso in tournée in Europa, Stati Uniti ed Estremo Oriente in festival quali Avignone, Berliner Festwochen, Salzburg Festspiele, Marlboro Festival. L’altro grande musicista

è Christian Poltéra, nato a Zurigo nel 1977 e dal 1995 ha studiato con Heinrich Schiff a Salisburgo e Vienna. Ha quindi suonato nella Gewandhausorchester Leipzig, nella Los Angeles Philharmonic e nell’Orchestra di Santa Cecilia a Roma. Nel campo della musica da camera suona con artisti come Mitsuko Uchida, Thomas Zehetmair, Frank Peter Zimmermann, Gidon Kremer e Janine Jansen con la quale è già stato ospite della Filarmonica di Trento nell’ottobre del 2004. Ricordiamo che la Stagione della Filarmonica riprenderà il 9 ottobre con il concerto della The Rodney Mack Philadelphia Big Brass con un programma di sala “Dal rinascimento al ‘900, dal jazz al ■ popular”.

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di Fabio De Santi

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na festa dedicata a tutti coloro che da anni seguono un’artista che attraverso la musica fa sognare, emozionare, riflettere. Un abbraccio con tutto il suo pubblico attraverso le canzoni della sua carriera da “Sally” a “Come si cambia”, da “L’amore con l’amore si paga” al coinvolgente singolo inedito “Le parole perdute”, attualmente in tutte le radio. Una festa per ballare, cantare e pensare. Tutto questo vuole essere Fiorella Live, lo spettacolo che Fiorella Mannoia presenterà a Trento il 14 aprile all’Auditorium S. Chiara per la Stagione di Musica d’Autore organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara (ore 21). Cuore di questo concerto saranno le

canzoni del suo nuovo album “Fiorella” uscito alla fine dello scorso anno e balzato subito in testa alle classifiche di vendita digitali e non. Ancora una volta l’interprete romana saprà incantare il pubblico trentino con le mille sfumature della sua voce e canzoni senza tempo, scritte per lei dai più grandi autori italiani. «Vorrei che il tour fosse una festa – ha spiegato la Mannoia ma non un’autocelebrazione. Vorrei che lo spettacolo fosse strutturato in 4 parti, che ripercorrano 50

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FIORELLA LIVE BALLARE, CANTARE E PENSARE. TUTTO QUESTO VUOLE ESSERE LO SPETTACOLO CHE FIORELLA MANNOIA PRESENTERÀ A TRENTO IL 14 APRILE ALL’AUDITORIUM la mia carriera – mi sto perfino facendo rifare gli stessi abiti! Il mio palco è aperto, ma non posso pensare oggi a chi potrebbe venire, chissà, magari una festa finale a fine tournée. Il doppio album “Fiorella” è l’attesissima antologia musicale della Mannoia ricca di collaborazioni straordinarie. 18 prestigiosi duetti con i più grandi nomi della musica italiana. Amici e colleghi di Fiorella, che hanno voluto dare il loro contributo a un progetto che celebra in modo speciale i primi sessant’anni dell’artista e i suoi 46 anni di carriera. Un album importante che nella sua prima parte raccoglie il meglio del suo repertorio da “Caffè nero bollente” a “Io non ho paura”, passando per “Sally”, “Come si cambia”, “L’amore con l’amore si paga”, per citarne alcuni. Nuove registrazioni arricchite dal primo coinvolgente singolo inedito “Le parole perdute”. Coinvolge il duetto con Laura Pausini nell’inedita versione de “Quello che le donne non dicono”. Seguono le magistrali interpretazioni ne “La Giostra della memoria” insieme a Enrico Ruggeri, “Il Cielo d’Irlanda” con Massimo Bubola e l’intensa “Il Fiume e la Nebbia” in duetto con Daniele Silvestri. Nella

seconda parte dell’album la Mannoia reinterpreta celebri brani della musica italiana e duetta con altri eccellenti protagonisti della scena musicale nazionale. Apre la tracklist una collaborazione d’eccezione: “Un bimbo sul leone” con Adriano Celentano ma le soprese continuano con artisti quali Claudio Baglioni (“Amore Bello”), Franco Battiato (“La stagione dell’amore”), Frankie HI-NRG, Dori Ghezzi, Tiziano Ferro, il compianto Pino Daniele (“Senza ‘e te”), Ivano Fossati (“C’è tempo”) e Niccolò Fabi. A concludere questo lavoro, non poteva mancare un pezzo del grande Lucio Dalla (“Il parco della luna”), artista a cui Fiorella

era legata da un rapporto profondo di stima e affetto reciproci cosi come con Pino Daniele. Proprio sulla sua dimensione attuale di artista che ha varcato la soglia dei ’60 in un’intervista a Vanity Fair, la Mannoia ha raccontato: “Sono molto più leggera, do diverse priorità alla vita, la prima è la salute. Poi, per esempio sorrido quando sento di qualcuno che si innervosisce perché il vino in camerino non è fresco o cose così. Le ho avute anche io, ma adesso non più. Sono una donna fortunata, ho avuto molto di più di quanto avrei immaginato ai tempi di Caffè nero bollente o ancora prima, quando cantavo Un bimbo sul leone. Ho avuto la soddisfazione più grande, ho cantato con tutti quelli che ammiro». Sul ricordo a Dalla invece: “Lucio non poteva mancare nel mio omaggio, ovviamente non è un duetto, ma era giusto che lo inserissi nell’antologia. Ho scelto “Il parco della luna” perché è una delle canzoni che amo di più, ma c’è anche un altro motivo: era rimasta fuori da A te, poi è stata inserita nella ristampa. Così ho pensato fosse giusto inserirla qui, per rispetto di tutti quelli che avevano acquistato A te e non l’avevano trovata”. ■


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ta per iniziare la stagione termale in quel di Levico, dove il termalismo vanta una solida e antica tradizione che affonda le radici nella storia e nella leggenda: da oltre 150 anni infatti, ci prendiamo cura della vostra salute e del vostro benessere. I mesi primaverili sono particolarmente adatti ad effettuare un ciclo di cure termali per riprendersi dai rigori dell’inverno e prepararsi ad affrontare al meglio la bella stagione. L’acqua solfato arsenicale ferruginosa, nota con il nome di “Acqua Forte”, grazie alle sue proprietà benefiche rappresenta un valido aiuto. Dalle molteplici qualità terapeutiche e curative, l’acqua termale viene utilizzata da oltre cent’anni per trattare: patologie artroreumatiche, malattie delle vie respiratorie, molto comuni nei bambini, malattie dermatologiche, come eczemi e psoriasi, e affezioni ginecologiche. Le Terme di Levico e Vetriolo

UNA TRADIZIONE DI SALUTE ANCHE QUEST’ANNO COME DA TRADIZIONE IL 27 APRILE RIAPRONO LE TERME DI LEVICO

sono convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale e consentono l’accesso ai trattamenti con ricetta medica, pagando esclusivamente il ticket. A pagamento è possibile inoltre effettuare terapie complementari che aiutano a migliorare l’equilibrio psi-

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abato 9 maggio si terrà l’”OPEN DAY BAMBINI ALLE TERME”, uno speciale Porte Aperte al palazzo delle Terme, che permetterà ai più piccoli e alle loro famiglie di conoscere da vicino le proposte salute loro dedicate. Un programma di animazione per avvicinare i più piccoli al concetto di acqua termale, attraverso giochi, favole e tanto divertimento.

co-fisico: fisioterapia, kinesiterapia, massoterapia, riabilitazione motoria, massaggi e trattamenti beauty. NOVITÀ 2015 PREMIO FEDELTÀ: Vieni a fare il secondo ciclo di cure, conviene! Chi effettuerà un ciclo di cure termali entro il

30 giugno, potrà usufruire, in autunno, di uno sconto del 75% sulle cure inalatorie e del 20% su fanghi, bagni e massaggi! IL POLIAMBULATORIO Il crescente ruolo delle Terme di Levico e Vetriolo nella cura e nella prevenzione sarà assicurato nel 2015 dall’inaugurazione di un Poliambulatorio con l’attivazione dei servizi specialistici di otorinolaringoiatria, cardiologia, angiologia, dermatologia, psicoterapia, ginecologia e medicina fisica e della riabilitazione. ■

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di Antonia Dalpiaz

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l titolo dello spettacolo è “456” ed è inserito nella rassegna Tendenze prosa” di Trento in scena al Teatro Cuminetti martedì 14 e mercoledì 15 aprile con la Compagnia Marche Teatro. Il testo è scritto e diretto da Mattia Torre, una delle voci più interessanti del panorama nazionale contemporaneo, conosciuto dal pubblico televisivo per essere stato tra gli autori del programma “Parla con me” di Serena Dandini che proprio in linea con “456” ha realizzato l’omonimo sequel televisivo andato in onda su La7 all’interno del programma “The show must go off”. Lo spettacolo nasce dall’idea che l’Italia non è un Paese, ma una convenzione o più precisamente una struttura dove gli individui sono gli uni contro gli altri a causa di mancanza di comuni aspirazioni e di assenza d’unità culturale, morale e politica. “456” è una commedia che racconta come all’interno della famiglia possano nascere i

QUATTRO CINQUE SEI IL TESTO È SCRITTO E DIRETTO DA MATTIA TORRE, UNA DELLE VOCI PIÙ INTERESSANTI DEL PANORAMA CONTEMPORANEO. A TRENTO DAL 14 APRILE germi di un conflitto che vede un padre, una madre ed un figlio lanciarsi accuse e litigare in continuazione. Ma sta per arrivare un ospite inatteso che può cambiare il loro futuro ed occorre una tregua che purtroppo non durerà. Da venerdì 24 a domenica 25 aprile all’Auditorium di Trento Luca De Filippo è l’interprete di “Sogno di una notte di mezza sbornia”, testo tratto dal lavoro di Eduardo de Filippo e dalla commedia “La fortuna si diverte”

che Athos Setti scrisse nel 1933 per la scena toscana. Firma la regia Armando Pugliese. Nulla a che vedere con l’opera di Shakespeare, visto che il lavoro non parla di magici incontri al chiaro di luna, bensì di Pasquale, un povero facchino al quale, in una notte di sbornia appare in sogno Dante Alighieri che gli suggerisce quattro numeri da giocare al lotto, specificando però che essi rappresentano anche la data e l’ora della sua morte. La quaterna esce con

conseguente vincita di una forte somma di denaro, ma per Pasquale inizia un periodo di disperazione al pensiero della sua imminente dipartita. Un colpo di scena, proprio quando il pericolo sembra scongiurato, riaprirà i giochi. Commedia esilarante ma al tempo stesso amara in quanto mette in evidenza l’egoistico interesse personale che muove familiari, amici e parenti, stretti per finta compassione, attorno al malcapitato. ■

IL 18 APRILE, IL RITORNO DI GIOVANNI ALLEVI

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on ha certo scelto un titolo complesso, leggasi “Love”, Giovanni Allevi per siglare il suo nuovo album, quasi a voler esplicare nella parola “amore” la semplicità profonda del suo essere artista. Un disco che Allevi presenterà nel concerto per pianoforte solo il 18 aprile all’Auditorium S. Chiara di Trento per la stagione di Musica d’Autore (ore 21). A quattro anni dal Disco di Platino Alien e dopo l’esperienza sinfonica dell’album Sunrise, contenente il Concerto per Violino e Orchestra in Fa minore, Giovanni Allevi torna al pianoforte solo con un nuovo progetto e un titolo che è una vera e propria affermazione d’amore nei confronti dell’esistenza: “Love”, un viaggio nell’anima per tornare ad amare il mondo. Anticipato dai

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singoli My family e Loving You, il nono album di studio dell’artista, è uscito lo scorso 20 gennaio su etichetta Bizart/ Sony Music, ed è l’ultima tappa di un percorso di crescita artistica e umana del compositore, pianista e direttore d’orchestra, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti nella sua ventennale carriera. Registrato al SAE Institute di Milano, polo universitario all’avanguardia per la produzione audio-video in Europa, l’album rappresenta uno stato dell’arte per la registrazione del pianoforte, grazie ad un bilanciamento di massimo equilibrio tra la componente dell’acustica della stanza, la preparazione del pianoforte e la studiata dislocazione dello stesso ai fini di una ripresa microfonica naturale. “Un suono morbido eppure potente, mai aspro e con una ricca estensione in bassa frequenza, per un’esperienza d’ascolto estremamente appagante” – afferma Ian Jones, ingegnere del suono agli Abbey Road Studios di Londra, dove è stato masterizzato il disco. “Love” contiene tredici tracce, tredici pagine di un diario musicale autentico, sincero e fortemente emotivo, che raccontano l’amore nelle sue molteplici forme.


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www.bsifiere.com

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a macchina organizzativa di BSI Fiere sta lavorando a pieno ritmo per la prossima edizione di “Expo Valsugana Laghi Lagorai”, che si terrà dall’1 al 3 maggio 2015 e che conta ormai ogni anno 25 mila affezionati visitatori. Tante le novità che caratterizzeranno l’Expo 2015, importante vetrina per il territorio ed il tessuto economico locale, a partire dalla conferma della location sulle rive del lago di Levico. Sarà il Palalevico, il vero cuore della manifestazione, e il lungo lago che ospiterà le tensostrutture per un’area complessiva con i suoi 20 mila metri quadrati di superficie, di cui 3.000 coperti. Già oltre un centinaio, invece, gli espositori iscritti all’Expo, che troveranno collocazione anche sotto le tensostrutture e nelle casette in legno all’esterno del Palalevico. Molte le aziende che hanno confermato la loro presenza a Expo Valsugana Laghi Lagorai e molte le new entry dell’Alta Valsugana che hanno sposato questo nuovo progetto. Al lavoro anche gli amici Artigiani di Levico Terme che hanno confermato ed ampliato l’area a loro destinata e che ospiterà una ventina di associati. Al primo piano del palalevico sarà ospitata la mostra “Ciclismo in mostra”, fatica sudore e grasso di catena. In mostra fotografie, biciclette e molto altro,la mostra è curata e allestita dall’ENAIP Trentino e da Trentino Track Team. Sabato 2 maggio alle ore 17,30 al primo piano del Palalevico, sarà organizzato un seminario a cura del Bim del Brenta sul tema: “Quale paesaggio per il trentino?”. In occasione dell’uscita del volume di Alessandro Fran-

VETRINA DEL TERRITORIO AL PALALEVICO “EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI” VENTI MILA METRI DI SUPERFICIE PER LA “TRE GIORNI” DI MAGGIO

ceschini e Paolo Sandri “Nel paesaggio” il Bim del Brenta organizza un momento di confronto e di discussione sul tema dello sviluppo del paesaggio nella provincia di Trento. Si è soliti immaginare il Trentino come un luogo fatto di montagne innevate, di boschi rigogliosi,

di pascoli intonsi e di corsi d’acqua generosi. In realtà, come dimostra l’indagine fotografica contenuta nel libro, la varietà dei paesaggi e molto più ampia e lascia spazio anche ad alcune contraddizioni. È questo il caso dei fondovalle, a volte caratterizzati da una forte pressione antropica, oppure delle aree produttive, non sempre all’altezza dello scenario entro il quale sono inserite. L’incontro intende discutere di questi temi, con particolare attenzione alla realtà della Valsugana. Oltre al centro congressi, che ospiterà l’area dedicata all’artigianato trentino, si somma infatti la zona verde del lungolago: cornice di gran effetto per la “Fiera cavalli Trentino”, la rassegna delle razze equine che proporrà anche competizioni ad osta-

coli, spettacoli ed esibizioni. Proprio lì sarà realizzata una scenografica arena di 1.500 metri quadrati, un centinaio di box a disposizione dei cavalli in mostra ed una tribuna con 600 posti a sedere. Domenica 3 maggio alle ore 11.30 grande sfilata con 400 cavalli provenienti dal 14° raduno nazionale di Natura a cavallo. Oltre ai settori fieristici tradizionali presenti (serramenti, mobili, scale, complementi d’arredo, pavimenti, rivestimenti, elettronica, macchine operatrici, autovetture, artigianato, servizi, sicurezza ed impiantistica), sarà dato ampio spazio al tema della bioedilizia e del risparmio energetico: dalle fonti rinnovabili ai materiali naturali isolanti, dai sistemi costruttivi rispettosi dell’ambiente ai componenti biocompatibili. “Sentiamo molto fermento attorno a questo evento, oltre che un appoggio importante del territorio: le Casse Rurali dell’Alta Valsugana saranno infatti il main sponsor e ci sosterranno anche il Consorzio B.I.M. Brenta e le Comunità di Valle sia dell’Alta che della Bassa Valsugana”. In riva al lago anche la zona ristoro con i prodotti del territorio, per un evento a 360 gradi che soddisferà le esigenze di tutti. ■ 53

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trentinopanorama BIGLIETTI, CONCERTI, SPETTACOLO, SPORT & CULTURA

RIVENDITE AUTORIZZATE

di Fabio De Santi

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ono quelli con Angelo Pintus, mito della risata per i giovani italiani, sul palco il 12 aprile e Teresa Mannino, uno dei volti più celebri della comicità tricolore in rosa, il 21, i due appuntamenti di aprile per la rassegna “Cabarettiamo” proposta da Fiabamusic in collaborazione con l’associazione Piattaforma all’Auditorium S. Chiara di Trento. Pintus torna a Trento con il suo spettacolo “50 sfumature di Pintus” che aveva già fatto registrare ben tre sold out di fila fra la fine del 2013, con lo show del 6 dicembre, e del 2014 con quelli del 29 e 30 marzo. Attenzione però: anche se il nome dello show è sempre quello di “50 sfumature di Pintus” si tratta di uno spettacolo in gran parte rinnovato rispetto a quelli che avevano conquistato il pubblico trentino. Classe 1975, triestino ma di radici sarde, Angelo Pintus si è formato, come molti altri protagonisti della scena cabarettistica, nei villaggi turistici e ha debuttato sulle scene teatrali e televisive esibendosi in coppia con Max Vitale. Dal 2009 è una presenza fissa sulle reti Mediaset in programmi di successo quali Guida al campionato e Colorado. Sue le divertenti imitazioni di personaggi famosi del mondo dello sport e dello spettacolo quali Bruno Pizzul, Josè Mourinho, Valentino Rossi, Marco Mengoni, Max Pezzali. È attualmente in tournée con lo spettacolo “Cinquanta sfumature di Pintus” dove ci aiuta a capire che fare il comico è, in realtà, molto più facile di quanto si voglia far credere, perché la comicità è dappertutto: «nei politici che litigano, in alcune storie assurde di alcuni programmi televisivi, nella pubblicità. Basti pensare che Banderas parla con una gallina che si chiama 54

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PINTUS E TERESA MANNINO LA GIOVANE STAR DELLA RISATA, SUL PALCO IL 12 APRILE. COMICITÀ IN ROSA IL SUCCESSIVO 21 APRILE Rosita!». La comica siciliana Teresa Mannino, presenterà lo show “Sono nata il ventitré”. Pensa sempre a quello che dice e dice sempre quello che pensa. Si potrebbe sintetizzare in questo modo il carattere che contraddistingue Teresa Mannino che, in questo suo nuovo lavoro teatrale, attraversa strade e temi diversi ed istintivi: l’amore, la vita, il tradimento, gli uomini e le donne,

la passione per la conoscenza e per la propria terra. E con la stessa passione racconterà i tormenti di Penelope e quelli della vicina di casa. Si rifarà alle donne, eroine e non, dei classici, per dare consigli e consolare, soprattutto, le amiche con problemi di cuore. Filosofa su carta e nello spirito, non vuole smettere mai di conoscere e sapere, raccontare e raccontarsi purché

i fatti siano epici oppure siano sempre (più o meno) reali o realmente accaduti e questa volta, più che mai, lo farà senza rete e senza filtri. Padrona, con zelo costante, della scena, la Mannino non mancherà di coinvolgere il pubblico a tal punto che il suo monologo diventerà, quasi, un dialogo, un incontro, uno scambio singolare ed autentico di battute ■ e verità.

DEE DEE BRIDGEWATER A ROVERETO

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arà una stella della musica nera come la cantante Dee Dee Bridgewater la protagonista del concerto del 17 aprile al Teatro Zandonai di Rovereto per la rassegna di musica jazz proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Dee Dee Bridgewater è chiamata a sostituire il concerto del quintetto “Made In Chicago” del batterista Jack DeJohnette, non si svolgerà a causa dell’annullamento del tour europeo primaverile. Sul palco il sestetto Bridgewater, che comprende China Moses alla voce, Theo Croker alla tromba, Irwin Hall ai sassofoni, Eric Wheeler al basso elettrico e acustico, Michael King al pianoforte e Kassa Overall alla batteria. Dee Dee Bridgewater, originaria di Memphis, è stata definita dal settimanale newyorchese Village Voice “la più bella voce che una generazione può esprimere”. Si tratta senza dubbio di una delle interpreti di punta della scena attuale, sostenuta non solo da un’ampia espressività vocale, ma anche da un’istintiva presenza scenica. La sua carriera, iniziata nei club del Michigan, si è imposta all’attenzione dopo il 1970 e il trasferimento a New York. Innumerevoli fin dall’inizio le sue collaborazioni con artisti di primissimo piano della storia del jazz, come Max Roach, Sonny Rollins, Dexter Gordon. Celebre il suo duetto con Ray Charles nell’album “Victim of Love”. La sua interpretazione si innesta nella grande tradizione del canto afroamericano, facendo riferimento a Billie Holiday, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Il suo album “Live in Paris”, del 1986, fu premiato con il Billie Holiday Award, mentre “Keeping Tradition” ottenne nel 1994 il prestigioso Django d’Or. E non mancano i Grammy Awards, ottenuti nel 1998 con “Dear Ella” e nel 2011 con “To Billie with love from Dee Dee Bridgewater” (ma quasi tutti i suoi album hanno guadagnato la nomination). Il suo attuale sestetto, che comprende talenti giovanissimi come il trombettista Theo Croker e il sassofonista Irwin Hall, si è esibito lo scorso gennaio al Blue Note di Milano.




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www.antico-pozzo.it Foto Lucio Tonina

AMORE PER IL CIBO

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a frase è di George Bernard Shaw e la si può leggere appena entrati, volgendo lo sguardo a sinistra, proprio sopra il pozzo. Sul muro della cucina, in bella calligrafia, vi è scritto: “Non c’è amore più sincero di quello per il cibo”. Un detto che riassume in una riga tutta la filosofia professionale di Ferruccio Santoni, 35 anni di esperienza nella ristorazione, già patron del Ristorante Pizzeria Doc di Via Milano e ora anima dell’Antico Pozzo, uno dei luoghi più coreografici della ristorazione trentina. Sito in Via Manci 45, incrocio Vicolo della Sat, nel cuore del centro storico della città di Trento, l’Antico Pozzo trova posto, infatti, in un palazzo molto antico che del passato ha conservato integro tutto il suo fascino senza tempo.

SCENARIO D’ALTRI TEMPI, CUCINA SEMPLICE, CURATA E STAGIONALE, PIZZE ESTREMAMENTE DIGERIBILI: ALL’ANTICO POZZO NON MANCA NULLA... Ma naturalmente, il punto di forza del nuovo ristorante pizzeria di Ferruccio Santoni sta tutto nella cucina, luogo dove quell’amore per il cibo di cui parla Shaw trova piena realizzazione. Ma da dove cominciare per raccontare il menu dell’Antico Pozzo? Certamente da due imprescindibili parole d’ordine: “semplicità” e “stagionalità”. Un binomio che, abbinato allo splendido scenario, permette al cliente di vivere una sublime esperienza gastronomica. Perché ricercare complicati mix o esotiche combinazioni di sapori, servendosi di prodotti fuori stagione, quando la genuinità è a portata di mano? Poche portate, ben ricercate e preparate con prodot-

ti freschi possono fare di un ristorante, un “grande” ristorante. Citiamo, ad esempio, la carne salada di produzione propria con valeriana, spressa di Pinzolo e mele golden, oppure l’orata al forno con erbe aromatiche e Trentodoc. O ancora, il risotto Carnaroli mantecato con crema di rapa rossa e gorgonzola… Non possiamo certo negarlo: solo i nomi dei piatti sono tutto un programma e ci hanno fatto venire l’acquolina in bocca. Il bravissimo chef, Clodian Lika, è anche un esperto di cucina salutista, pertanto è attentissimo ai dosaggi e ai condimenti, oltre che alla provenienza degli ingredienti. Ma se non bastasse, c’è anche la grande novità della pizzeria. Un valore aggiunto che Santoni si è portato dietro dall’entusiasmante esperienza del Doc, locale unanimemente apprezzato dai trentini e dai turisti. Anche qui troviamo un’attenzione particolare. Questa volta alla digeribilità dell’impasto che, grazie ad una lievitazione molto lunga, permette la preparazione di pizze estremamente leggere, oltre che gustose. “La farina ha bisogno dei suoi tempi”, ama ricordare Ferruccio che su questo punto non transi-

ge e, in più, propone farine selezionatissime e impasti particolari: bioleggeri, di kamut, amaranto, miglio, ecc. Insomma, a quanto pare l’Antico Pozzo ha tutte le carte in tavola per stupire. E su quella tavola godere le gioie della buona cucina in un am■ biente d’altri tempi.

INFO TRENTO Via Manci, 45 incrocio Vicolo della Sat Tel. e Fax 0461.262943 www.antico-pozzo.it Aperto tutti i giorni ore 12-15/18-24

Ferruccio Santoni

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trentinopanorama trentinoweb

di Nicola Tomasi

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ui non succede mai nulla, non si organizza niente. A Verona e nelle altre regioni, là sì che c’è vita…” Quante volte siamo stati costretti ad ascoltare simili lamentazioni in Trentino? Ma tali asseriti corrispondono dunque alla realtà? È così vero che non c’è nulla da fare dalle nostre parti? Secondo Jessica Pellegrino, fondatrice dell’omonimo studio giornalistico, la risposta è no. È anche per questo che quattro anni fa ha ideato Quov.it, un portale contenitore – affiancato da una frequentata versione facebook – che raccoglie, giorno per giorno, gli eventi organizzati sul territorio trentino. In duplice versione, italiano ed inglese, si tratta di un servizio molto utile, reso molto bene graficamente, che può essere consultato comodamente anche dal proprio tablet o smartphone. Secondo la Pellegrino ad essere carente da noi è proprio la comunicazione e sta proprio qui la sfida di Quov.it, un nome di testata che si ispira dichiaratamente al “Quo Vadis?” che, secondo la tradizione, un redivivo Gesù domandò a San Pietro sulla Via Appia. “Dove vai?” è la domanda che il portale di Jessica Pellegrino pone a tutti i trentini in cerca di cose da fare, di luoghi dove Jessica Pellegrino

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QUO VADIS IN TRENTINO? QUOV.IT È UN ARTICOLATO PORTALE CONTENITORE CHE RACCOGLIE, GIORNO PER GIORNO, GLI EVENTI OFFERTI DAL TERRITORIO TRENTINO spendere il proprio tempo libero. Una raccolta di eventi che punta a coprire tutto il territorio. La particolarità di Quov.it è che non ti dice quello che devi fare, come fanno molti altri siti simili che tentano di indirizzare (anche a scopo pubblicitario) verso questo piuttosto

che verso un altro evento. Si tratta bensì di uno spazio “democratico” in cui ogni appuntamento ha la stessa dignità. Lo scopo è quello di fornire una vetrina alla cultura trentina, dai libri al teatro, dalla musica al folklore, con un’attenzione particolare a quel tipo di

manifestazioni che fatica a trovare spazio promozionale, magari perché circoscritti a realtà molto piccole. In preparazione per i prossimi mesi altre novità, nuovi servizi per i navigatori. Nuove accattivanti sezioni, come quella riservata alle band trentine o quella dedicata alla gastronomia tipica. Ma chi c’è dietro Quov.it? “Il gruppo attualmente è composto da 10 referenti di zona che, pur essendo caratterizzati da percorsi professionali diversi (in particolare nell’ambito del giornalismo e della grafica), sono accomunati da una grande passione per la comunicazione”. Questi i loro nomi: Giada Vicenzi, Andrea Casna, Stefania Povolo, Morena Marsigliante, Flavio Broch, Domenico Pellegrino, Barbara Spagnolli, Iris Mosca, Valentino Donvito e Beatrice Antolini. Un lavoro certosino, fatto con passione, per essere sempre al servizio di chi è alla ricerca del modo migliore per passare una serata o un weekend senza allontanarsi troppo da casa. ■


NUOVA

GESTIONE

Foto @ Lucio Tonina Curcu&Genovese Associati s.r.l. - Südtiroler Studio s.r.l. - Riproduzione vietata

TRENTO - Via Manci, 45 incrocio Vicolo della Sat, 6 Tel. e Fax 0461.262943 Aperto tutti i giorni ore 12-15/18-24 www.antico-pozzo.it

Dall’esperienza e la professionalità del ristorante-pizzeria DOC, riapre completamente rinnovato il ristorante-pizzeria Antico Pozzo di Trento. Cucina semplice e curata, sfiziosi piatti tradizionali e stagionali. Gustose pizze con impasto classico, integrale, bioleggero con lunga lievitazione a garanzia di alta digeribilità.


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www.amicitta.com

S

abato 21 marzo, nello stretto vicolo di Santa Maria Maddalena, un gruppo di hobbysti ha aggiunto un po’ di colore al primo weekend di primavera, catturando l’attenzione dei passanti nell’indolenza del sabato mattina. C’erano in tutto 25 bancarelle nella via, in gran parte gestite da donne, ad esporre tanti e diversi oggetti e manufatti, frutto della loro creatività e abilità manuale. Si tratta del primo appuntamento con il “Mercatino del riuso e della creatività in Contrada”, un’iniziativa voluta dall’Associazione “Amici della Città”, l’associazione culturale nata a metà degli anni Novanta e che ha sede in via Marchetti. Questa prima edizione del mercatino riunisce gli esercenti di Vicolo Santa Maria Maddalena e i contradaioli dell’omonima contrada, che comprende via Marchetti, via Santa Maria Maddalena, Via Dietro le Mura, via Ferruccio e Vicolo Santa Maria Maddalena. Lo scopo principale di questa manifestazione, che si riproporrà ogni terzo sabato del mese fino a dicembre, non è tanto quello di creare

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IL MERCATINO DELLA CONTRADA IN VICOLO SANTA MARIA MADDALENA A TRENTO È ARRIVATO IL PRIMO MERCATINO DEGLI HOBBYSTI A CURA DELL’ASSOCIAZIONE “AMICI DELLA CITTÀ” Stefano Grassi

un piccolo mercato mensile del riuso, quanto piuttosto di promuovere la creatività delle persone, anche di chi si trova in un momento di difficoltà lavorativa. “È un mercatino che vuole essere un momento importante di socialità per il territorio, per questa zona della città, ma anche un’iniziativa “di auto mutuo aiuto”, perché alcuni di questi hobbysti sono senza lavoro e hanno potuto così attivarsi e mettere in mostra le proprie capacità”, spiega il presidente dell’associazione Stefano Grassi. Prendendo parte al mercatino infatti, persone

sole, disoccupate, o comunque in difficoltà, che hanno avuto modo di reinventarsi attraverso un’attività creativa, possono guadagnare qualcosa, ma soprattutto avere visibilità e vedere apprezzata la propria manualità. Questa prima giornata è andata molto bene, aggiunge il presidente, soddisfatto per la partecipazione: “Tra gli hobbysti c’era un falegname e c’erano soprattutto molte donne, l’ottanta per cento degli aderenti, con i loro lavori di ricamo, tovaglie e capi di biancheria per la casa. Sono davvero molto creative. È andato talmente bene che ho già

INFO Associazione culturale Amici della Città Via Marchetti 6, 38122 Trento amicitta@tin.it Presidente Stefano Grassi 333 1738 849 Vice presidente Daniele Ferrari www.amicitta.com

ricevuto quaranta richieste per il mese prossimo”. Per il prossimo appuntamento, che cadrà il 18 di aprile, anticipa, l’idea è quella di realizzare anche un angolo dedicato al riuso, quindi esclusivamente allo scambio di oggetti destinati ai bambini, in modo da coinvolgere anche le famiglie e creare un momento di socialità per l’intera comunità. Il fine che l’Associazione persegue da anni, è infatti quello di rendere più vivibile la città per i residenti e per chi viene da fuori, segnalandone criticità e problemi, anche alle istituzioni, e organizzando attività ed eventi culturali. Come il famoso Palio delle Contrade Città di Trento, la rivisitazione storica che ogni anno, a settembre, per tre giornate riporta Trento al suo passato medievale, dove i migliori arcieri delle otto contrade della città si sfidano in diverse prove di abilità. Il mercatino del riuso e della creatività in Contrada si svolgerà ogni terzo sabato del mese, dalle 10 alle 19, nelle seguenti date: 18 aprile, 16 maggio, 20 giugno, 18 luglio, 19 settembre, 17 ottobre, 21 novembre, 19 dicembre. ■


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di Nicola Tomasi

N

ovità della stagione del Teatro Valle dei Laghi sono i Salotti musicali: quattro concerti in programma da aprile a maggio organizzati in collaborazione con l’Associazione Giardino delle Arti e Orchestra Haydn. Apre la rassegna (11 aprile, ore 21.00) la Tiger Dixie Band, una delle poche band a livello internazionale, che si dedica sistematicamente al recupero del Jazz degli “anni ruggenti”, proponendolo con un approccio interpretativo originale ed attuale. Sarà un viaggio musicale attraverso i tempi e i luoghi del Jazz tradizionale, passando per le atmosfere tipiche del New Orleans e del Chicago Style, del Charleston e del Ragtime. Si rivivrà l’atmosfera della Belle Epoquè il 18 aprile, ore 18.00, grazie al Salotto lirico romantico dell’Ensamble vocale femminile, un concer-

SALOTTI MUSICALI QUATTRO CONCERTI TRA JAZZ E MUSICA CLASSICA CON LA LA TIGER DIXIE BAND, UNA DELLE POCHE BAND A LIVELLO INTERNAZIONALE DEL “SETTORE” to che vedrà protagoniste le cantanti dell’Ensemble vocale femminile Giardino delle Arti che proporranno brani solistici e corali nel pieno stile del salotto di origine romantica e del cafè chantant della Belle Epoquè. .Più austero invece il Sogno Russo trio violino, soprano e pianoforte del 9 maggio.

Chiude il 21 maggio l’Orchestra Haydn con opere di Gluck, Beethoven e Mozart. Durante gli eventi sarà aperto il The Staff, il bar del Teatro Valle dei Laghi gestito da alcuni ragazzi afferenti al progetto Diversamente a teatro. È possibile cenare tutte le sere di spettacolo a partire dalle ore 19.00. La stagione

Una primavera di eventi

è organizzata da Fondazione Aida in collaborazione con la Comunità della Valle dei Laghi e il supporto della Cassa Rurale della Valle dei Laghi. Teatro Valle dei Laghi, via Stoppani, loc. Lusan Vezzano (TN) - Tel 0461/ 340158 - www.teatrovalledeilaghi. it - www.facebook.com/teatrovalledeilaghi ■

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MEDIA PARTNER

© Copyright foto: Angela Ventin, Servizio C.N.V.A P.A.T, Storytravelers

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di Lara Deflorian

A

t teso in par ticolar modo dal pubblico del gentil sesso, l’ultimo spettacolo in programma nell’ambito della stagione di InDanza, si caratterizza per una certa natura innovativa e un’elevata caratura artistica e stilistica. Si tratta della compagnia anglosassone tutta al maschile degli intrepidi BalletBoyz, che sarà in scena il prossimo 16 aprile al teatro Sociale di Trento con i suoi 10 danzatori protagonisti di The Talent. Costituita da Michael Nunn e William Trevitt nel 2001 dopo aver lasciato il Royal Ballet, la compagnia dei BalletBoyz attraverso una ricetta molto “british”, fonda ironia a talento e bravura e fa man bassa di riconoscimenti e nomination internazionali come l’Olivier Award, due nomination al South Bank Show Award, British National Dance Award, la Rose d’Or, l’International Emmy e il Golden Prague Grand Prix per i documentari televisivi. Quello dei BalletBoyz è un modo anticonformista e pionieristico per rendere la danza popolare e accessibile al grande pubblico e, a breve distanza dal loro esordio, diventano la compagnia che a Londra “bisogna aver visto”. Dopo dieci anni i due fondatori Nunn e Trevitt, rispetto al loro essere interpreti anche in scena, inaspettatamente decidono di cedere il passo a nuovi danzatori. Le menti pensanti continuano a essere loro, ma in scena arrivano giovani ragazzi, protagonisti di The Talent, uno spettacolo capace di valorizzare la tecnica e il talento dei suoi componenti. Nel 2013 il nuovo programma era stato affidato a Russell Maliphant e Liam Scarlett, mentre lo scorso anno per The Talent arrivano due diversi autori: Christopher Wheeldon, già 62

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BALLETBOYZ LA COMPAGNIA SARÀ IN SCENA IL PROSSIMO 16 APRILE AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO CON I SUOI 10 DANZATORI PROTAGONISTI DI “THE TALENT” Passiontango

coreografo residente del New York City Ballet e oggi artista associato al Royal Ballet di Londra, e Alexander Whitley, nuova leva della coreografia british che il Sadler’s Wells si è già accaparrato insieme alla Rambert. Questo nuovissimo programma si costituisce di Mesmerics, il cui titolo promette sorprese, dato il rimando alle forze magnetiche della teoria settecentesca di Franz Anton Mesmer e di The Murmering, un pezzo dall’elegante classicismo dissolto in forme contemporanee. Nell’ambito del circuito della danza, che da provinciale è entrato ad essere a pieno regime regionale, sotto l’atten-

ta regia del C.S.C. S. Chiara di Trento, ritroveremo il 10 aprile al teatro Sartori di Ala la compagnia trentina Abbondanza-Bertoni, protagonista di Romanzo d’infanzia, uno dei suoi più noti marchi di fabbrica. In scena da oltre 18 anni, la forza di questo spettacolo per un pubblico di tutte le età, sta nell’intensità poetica di un commovente messaggio d’amore tra genitori e figli. Un altro evergreen sarà poi lo spettacolo in programma il 12 aprile al teatro Cristallo di Bolzano, dove la compagnia fiorentina Kaos Ballet interpreterà la sua versione ispirata al celebre romanzo Il mago di Oz. Attraverso scenografie con forme geometriche sulle quali si realizzano proiezioni in videomapping, effetti in 3D in grado di coinvolgere completamente lo spettatore, Roberto Sartori fa interagire i suoi danzatori sospesi nel tempo con la scena.

Ai Migranti

Gli ultimi due appuntamenti del mese d’aprile si svolgeranno ancora al teatro Sartori di Ala e in particolar modo, dopo che il 18 aprile la compagnia Naturalis Labor sarà interprete di Passiontango, una creazione su musica dal vivo di Luciano Padovani centrata sul potere seduttivo e passionale del tango, inteso come “metafora della vita e dell’amore”, per il 30 aprile saremo curiosi di vedere in scena i Sosta Palmizi, gruppo che ha incorporato nel 2009 il collettivo 320 Chili nato dall’incontro di cinque giovanissimi artisti di circo contemporaneo. Al confine tra gesto, danza e circo contemporaneo, lo spettacolo al teatro di Ala sarà Ai migranti, un racconto, ideato e coreografato da Piergiorgio Milano, sulla condizione del migrante di ieri e di oggi e vincitore del Premio Equilibrio 2010 dedicato alla Nuova Danza Italiana. ■


trentinopanorama

di Lara Deflorian

L

e proposte della danza nella nostra realtà provinciale si arricchiscono con l’organizzazione di una nuova manifestazione che vede la collaborazione tra il C.S.C. S. Chiara di Trento, la rassegna Trentino Danza Estate (TDE), il teatro Oscar di Milano e la Deha Ballet, il marchio della nota linea di abbigliamento per la danza. All’Auditorium di Trento, dal pomeriggio alla sera del 19 aprile, si svolgerà la terza tappa di selezione per accedere alla finale del concorso di danza della prima edizione di Deha Ballet Competition. In questa occasione saranno scelti i danzatori che potranno accedere alla serata finale e al Gran Galà Deha Ballet, che si svolgeranno a Tesero nell’ambito di Trentino Danza Estate il prossimo 26 e 27 agosto. A seguire sarà organizzata una serata di Gala anche a Milano. Un’occasione importante per la rassegna sulla formazione estiva, organizzata dal 23 al 29 agosto 2015 a Tesero in Valle di Fiemme. Rispetto ai numerosi concorsi di danza organizzati in tutto il territorio nazionale, questa nuova proposta si caratterizza per l’accesso gratuito alle selezioni, per il suo percorso a tappe in diverse città italiane e per la possibilità di assegnare ai vincitori, oltre a borse di studio, premi in denaro, coppe e abbigliamento tecnico, anche nuove opportunità di lavoro in compagnie nazionali e internazionali. La prima edizione di Deha Ballet Competition si articola in diverse fasi: la prima selezione si è tenuta a Milano nel contesto del Salone Internazionale della danza - Milano Danza Expò; la seconda si è svolta a Firenze a Danza in Fiera.

DEHA BALLET COMPETITION ALL’AUDITORIUM DI TRENTO, DAL POMERIGGIO ALLA SERA DEL 19 APRILE, SI SVOLGERÀ LA TERZA TAPPA DI SELEZIONE PER ACCEDERE ALLA FINALE DEL CONCORSO DI DANZA La giuria del concorso, composta da prestigiosi nomi della danza internazionale, sarà presieduta da Anna Maria Prina, direttrice della scuola di danza del Teatro alla Scala di Milano. Il suo coinvolgimento, se sarà possibile, avverrà anche per la conduzione di un workshop nell’ambito della rassegna a Tesero. Per le selezioni di Trento le richieste per la partecipazione dovranno essere inviate entro il 5 aprile tramite email a eventi@deha.tv. L’obiettivo di questa compe-

tizione – spiega Camillo Di Pompo, direttore creativo di Deha Ballet e ideatore della prima edizione del concorso – è di dare anche al danzatore non professionista la possibilità di sperimentarsi su cosa vuol dire stare su di un palcoscenico, anche nell’ambito di un Gala importante, oltre ad offrire sbocchi professionali e la possibilità di svolgere un tirocinio presso importanti realtà come, ad esempio, il Balletto di Milano e il Ballet du Rhin. Fino ad ora i partecipanti e le richieste di selezione sono numerose anche

se, per questioni organizzative, ci siamo posti il limite di portare a Tesero non più di 110 coreografie. Dai primi dati raccolti ci aspettiamo in occasione della serata finale circa 700 partecipanti che comunque avranno l’opportunità di studiare e provare per un’intera settimana nelle strutture di Trentino Danza Estate. Nella tappa a Trento, che gestiremo direttamente noi, nel corso della competizione creeremo un’atmosfera teatrale”. A tal proposito, nel corso della serata del 19 aprile, tra le diverse sessioni della selezione, si esibiranno sul palcoscenico dell’Auditorium di Trento i due primi ballerini del Teatro alla Scala, Claudio Coviello e Nicoletta Manni, testimonial di Deha Ballet, e una coppia di danzatori del Balletto di Milano diretto da Carlo Pesta e Agnese Omodei Salè. Il pubblico potrà accedere il 19 aprile alla selezione-spettacolo, con ingresso programmato tra le ore 15 e le ore 21.30 circa, previo acquisto di un biglietto. Info: www.trentinodanzaestate.it ■ 63

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www.educaonline.it

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esiderio e Conflitto” è il tema scelto per la VI edizione della manifestazione promossa dalla Provincia autonoma di Trento, l’Università degli Studi di Trento e il Comune di Rovereto e organizzata da Con.Solida. Il Festival è accompagnato quest’anno dalla campagna di sensibilizzazione “L’educazione mi sta a cuore”. Desiderare e contrapporsi sono pulsioni naturali, umane, sulle quali ognuno è chiamato individualmente e collettivamente a far leva perché si trasformino in tensioni a crescere, a migliorare, a costruire, evitando la degenerazione del desiderio in omologazione e del sano contrapporsi in prevaricazione. IL PROGRAMMA Ad aprire il programma sabato sarà il pedagogista Daniele Novara con la sua esortazione: “litigare fa bene!”, cui sarà dedicato anche un laboratorio per genitori. La

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EDUCA: IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE IL 18 E 19 APRILE A ROVERETO TORNA EDUCA, CON PIÙ DI 40 APPUNTAMENTI TRA SEMINARI, PRESENTAZIONI DI LIBRI E RICERCHE, LABORATORI, GIOCHI, SPETTACOLI E MOSTRE CON OSPITI DI FAMA NAZIONALE E INTERNAZIONALE DEDICATI A TUTTI COLORO CHE HANNO PASSIONE PER IL FUTURO tori per tutte le età a partire dai più piccoli, ad esempio, con “Che rabbia! Te la Racconto”, “Urli di mamma”, “Le storie dell’arte” e la lettura animata “La zuppa di sasso”. Tra le proposte per gli adolescenti: “Conto anch’io” e “Che scatole!”. Tra i temi dei laboratori per adulti: litigio, diritto al rischio e mediazione.

Backstage del nuovo video di Educa

scrittrice Cristina De Stefano presenterà la prima biografia autorizzata di Oriana Fallaci, la giornalista italiana più celebre del Novecento. Il teologo Vito Mancuso e il filosofo Giulio Giorello parleranno invece di scienza e religione nella prospettiva di un mondo plurale, mentre con l’economista Andrea Segrè si discuterà di diritto al cibo e di “media food” a partire dal suo ultimo libro “L’oro nel piatto”. Domenica si parlerà di paternità e maternità, ma anche di scuola con i pedagogisti Gustavo Pietropolli Charmet e l’esperto di politiche educative Marco Rossi Doria; di maestri di vita con

il filosofo Marcello Farina e il pedagogista Piergiorgio Reggio. Non mancherà il tema del lavoro con Massimo Cirri, il noto conduttore della trasmissione radiofonica Caterpillar. Oltre ai seminari il programma proporrà laboraMarco Baliani

© foto Enrico Febbo

SPETTACOLI Diversificati per età anche gli spettacoli: per bambini “Verso la luna” del Teatro Telaio di Brescia a “Amori scrivimi” per ragazzi. Sabato sera sarà in scena l’attore e regista teatrale Marco Baliani con “Tracce”, ispirato all’omonima opera del filosofo Ernst Bloch. Domenica pomeriggio sarà invece la volta di “Un giorno da pecora live show!” di e con Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro che portano in piazza lo spettacolo ispirato alla loro trasmissione culto di Radio2. Sarà l’arte a raccontare la guerra nella mostra “Confini e conflitti. Border and Battles”. Il programma completo su www.educaonline.it. e Educa è anche su facebook e twitter. ■


trentinopanorama

di Fabio De Santi

C

on il suo ultimo video Nina Zilli ha fatto centro. Eh si perché le immagini che accompagnano le note di “Sola”, celebrazione dell’autoerotismo al femminile cantata sul palco dell’Ariston di Sanremo, hanno fatto scandalo e, siccome di questi tempi l’importante è parlarne, hanno fatto da veicolo pubblicitario anche al lancio del nuovo disco della bravissima cantante emiliana. Girato in bianco e nero dal regista Alex Infascelli il video mostra la cantante impegnata appunto a darsi piacere fra sospiri e carezze che non lasciano indifferenti: “Sola – ha raccontato proprio lei – è una canzone dedicata a chi ha la forza di affrontare la propria solitudine. Quando ho letto lo script del video mi sono detta: questa è l’idea giusta! Ma non lo farò mai”. Questo sarà anche uno dei brani che Nina Zilli proporrà il 28 aprile all’Auditorium S. Chiara di Trento nel concerto che si accompagna al lancio del suo nuovo disco “Frasi&Fumo”. Una Nina Zilli che appare in un momento di grazia, dopo la convincente partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo e che ora fra una

NINA ZILLI IL 28 APRILE ALL’AUDITORIUM S. CHIARA DI TRENTO NEL CONCERTO CHE SI ACCOMPAGNA AL LANCIO DEL SUO NUOVO DISCO “FRASI&FUMO”. data del tour e l’altra si propone anche come giudice ad Italia’s Got Talent in onda su Sky. Il vulcanico talento di Nina Zilli arriva nei teatri con il tour che prenderà il via proprio a Trento sull’onda del successo ottenuto con il suo terzo cd “Frasi&Fumo”, pubblicato per Universal Music: il disco è prodotto da uno dei più grandi musicisti e produttori italiani, Mauro Pagani e dalla stessa Nina Zilli. La vocalista piacentina torna alla dimensione live, quella che più la appassiona e le è congeniale come lei stessa ammette: «Sono una cantante, amo ogni posto dove si possa cantare! Che sia un teatro o un club, con quell’energia sudata e fumosa, con la caldazza e l’umanità che

ti avvolge a ogni nota». Con la sua verve e raffinatezza indiscusse, il suo stile ibrido capace di spaziare dal soul al blues, dal pop-rock al reggae, Nina Zilli è pronta a conquistare il pubblico dei concerti con le canzoni del nuovo disco e i suoi successi più amati, insieme a brani in cui si incontrano gli amori e i riferimenti musicali dell’artista: dal soul targato Atlantic e Motown, al blues, al jazz, fino all’incanto di Nina Simone e di Etta James. Nina Zilli è un tornado, un vulcano, un’innamorata della musica che t’inchioda con le sue passioni e fantasie prima ancora che tu abbia il tempo di ascoltare una sola delle sue canzoni. Nina (Maria Chiara Fraschetta all’anagrafe)

viene da un paesino della Val Trebbia che ha lasciato presto per l’Irlanda, gli Stati Uniti, dovunque la spingevano i sogni e le fantasie. Nina che è partita dalla musica anni Settanta per arrivare alla mia musica perfetta: la Motown, l’R&B della Stax, il soul, il pop rock dei primi ‘60, incrociato con amori italiani di Mina e Celentano giovani e con la Giamaica, che le fa battere forte il cuore con reggae, rock steady e ska. ■

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trentinopanorama CLORO: Il primo film della rassegna Avvicinamenti

63. TRENTO FILM FESTIVAL

«L’

immagine ufficiale scelta per rappresent are l’edizione 2015 – spiega la direttrice della manifestazione, Luana Bisesti – è stata realizzata dall’artista portoghese Bernardo Carvalho, considerato oggi uno degli illustratori più interessanti ed emergenti del panorama europeo. Gli argomenti prediletti da Carvalho nelle sue opere sono la natura, gli animali, l’esplorazione, il paesaggio,

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ANTEPRIME, DOCUMENTARI E L’EVEREST PROTAGONISTA ASSOLUTO ALLA 62ESIMA EDIZIONE DEL TRENTO FILM FESTIVAL, CHE PARTE IL 30 APRILE il Passiontango cielo, la roccia, che l’artista rappresenta attraverso un linguaggio emozionale ricco di colori e un tratto semplice e per questo immediato, intenso, coinvolgente. Il suo modo di esprimersi, capace di “catturare” l’attenzione e l’immaginazione dello spettatore di qualsiasi età, si sposa perfettamente con la filosofia del Festival, diventato

sempre più un luogo dove, attraverso il racconto con i film, i libri e le testimonianze dei protagonisti, tutti possono vivere le straordinarie sensazioni che regalano la montagna, l’esplorazione, l’avventura. Il manifesto ufficiale della 63. edizione del Trento Film Festival, invita proprio a scoprire queste sensazioni su una montagna

immaginaria, dove il bosco e le pareti di roccia custodiscono storie che attendono solo di essere raccontate». DESTINAZIONE… INDIA Dopo la Finlandia, la Russia, la Turchia, il Messico, per la sezione “Destinazione…”, il Paese “ospite” del 63. Trento Film Festival sarà l’India, in particolare i suoi territori


trentinopanorama MACISTE ALPINO: Film di apertura

interni, rurali e remoti e le comunità di culture, lingue e religioni diverse che li abitano, lontane dalle grandi metropoli e capitali.

Giochi olimpici invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956, presentata in collaborazione con il Cio (Comitato internazionale olimpico).

LA NUOVA RASSEGNA “AVVICINAMENTI” «Quest’anno – riferisce il responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival, Sergio Fant – per la prima volta anticiperemo il Festival con una rassegna di proiezioni pensate soprattutto per i giovani, in particolare gli universitari. Abbiamo chiamato il progetto “Avvicinamenti” perché di questo si tratterà: una sorta di conto alla rovescia e percorso verso la 63. edizione, che proporrà alcune anteprime insieme a una selezione di film premiati e applauditi nelle ultime edizioni e anticipazioni in esclusiva dal programma della prossima. La rassegna, che si svolgerà ogni mercoledì sera dal 4 marzo al 22 aprile, è realizzata in collaborazione con il Cinema Astra, il Dipartimento di Sociologia dell’Università, l’Opera Universitaria e il CFSI

GLI INCONTRI ALPINISTICI, MOSTRE, SPETTACOLI La manifestazione proporrà, oltre alla programmazione cinematografica, incontri alpinistici, mostre, spettacoli, la rassegna internazionale dell’editoria di montagna “MontagnaLibri”, il “Parco dei mestieri” per le famiglie e i ragazzi, un ricco calendario di incontri con gli autori e di convegni a 360° sul mondo della montagna, dell’avventura e del viaggio. Tra gli appuntamenti di richiamo, l’8 maggio, ci sarà una serata speciale con Reinhold Messner e Hervé Barmasse, con la collaborazione del giornalista Sandro Filippini, dal titolo “150-100-50-0- Storie di alpinisti fra il Cervino e la Guerra”, pensato in occasione della coincidenza di alcuni anniversari che ricorrono proprio quest’anno, primo fra tutti i 150 anni dalla prima salita del Cervino». ■

(Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale) e sarà itinerante in questi spazi per intercettare spettatori e interessi diversi, spaziando dal documentario e cortometraggio d’autore ai temi sociali, dall’alpinismo all’attualità. In apertura mercoledì 4 marzo, direttamente dal Sundance 2015 e dal Festival di Berlino, l’anteprima italiana del lungometraggio Cloro, alla presenza del regista Lamberto Sanfelice. Ulteriore novità la possibilità, nel periodo della rassegna, di prenotare, con uno sconto di 10 euro, l’abbonamento alle proiezioni del Festival, in occasione delle serate e presso i negozi

Alpstation Montura della provincia di Trento». I FILM DI APERTURA E CHIUSURA Il programma cinematografico di quest’anno prevede una serata di apertura e di chiusura con due opere da riscoprire in nuove versioni restaurate: venerdì 1 maggio, all’Auditorium Santa Chiara, il film muto Maciste alpino, accompagnato dal jazzista Raffaele Casarano con il suo quartetto “Locomotive”, sabato 9 maggio, al Supercinema Vittoria, la prima del restauro del film Vertigine bianca di Giorgio Ferroni, documentario ufficiale dei

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trentinomostre

TRE SCULTORI: DIMENSIONE PER TRE REGIONI

È

sempre più difficile nel panorama artistico trentino vedere artisti che s’impegnano nella faticosa lavorazione della pietra o nella progettazione di

opere che, mutazione dopo mutazione, abbisognano di una continua supervisione, destreggiandosi tra fuoco, fusione, cera persa. Uno di questi, forse il più attento e il più proiettato in una dimensione europea, è Simone Turra, figlio di quella terra piovosa che è il Primiero. Le sue apparizioni pubbliche sono distillate nel tempo ma ognuna di esse forma un tassello verso la pienezza dell’essere all’interno del fluire del tempo e dello spazio. Simone Turra opera con il legno, il marmo, il ferro che trasforma in figure, in foreste, in opere silenziose, che si offrono in un linguaggio fatto di luce, colore e ombre. I suoi lavori sono stati scelti da Elisabeth Maireth assieme a quelli del gardenese Josef Kostner (Ortisei, Sudtirolo) e

LORENZA BUCCELLA

D

all’11 al 18 aprile la pittrice Lorenza Buccella esporrà la sua mostra “La Natura e i suoi colori” presso Centro Polifunzionale via S. Giovanni 49 a Besenello. Di lei Renzo Francescotti ha scritto che ”l’abilità tecni  ca, il mestiere, non manchino alla pittrice Lorenza Buccella chiunque mastichi un po’ d’arte figurativa può accertarlo. Nello scenario dell’arte contemporanea, che utilizza bulimicamente tutti i materiali e le  rimane  tecniche concepibili, la nostra Lorenza fedele alla più classica delle tecniche pittoriche, la pittura ad  acrilici,       quelli olio. Aveva cominciato con i colori ma sono ad olio – più difficili e faticosi da usare – che   lei  sente   più congegnali scoprendo piano piano i segreti delle con il patrocinio del Comune di Besenello velature. La Buccella è un’artista “in ascolto” che ritrae i suoi soggetti con leggerezza, levità, luminosità, cifre della sua pittura che pur così “naturalistica”, vive in effetti in un mondo ideale, distaccato non profanato dagli uomini, di norma fuori dal suo obiettivo. Semmai ritrae l’animale, come nella tela “In ascolto”, in cui sulla sinistra si focalizza una cerbiatta che sbuca dalle nebbie invernali. Chissà che in quella solitaria cerbiatta Lorenza non abbia anche inconsciamente voluto raffigurare se stessa, “in ascolto”.

 

del tirolese Magnus Pöhacker (della splendida cittadina di Hall, a pochi chilometri da Innsbruck) per partecipare alla

mostra “3-dimensionale” che si aprirà

sabato 18 aprile alle ore 17 presso il suggestivo castello di Castelbello, in val Venosta. Già di per sé il castello vale la pena di un viaggio e di una visita, annidato su di un promontorio a picco sul fiume Adige, costruito per controllare quella che anticamente era la via Claudia Augusta Altinate,

ai piedi degli assolati e stepposi Sonnenberg, i Monti del Sole. Nelle sale che si dilungano all’interno dell’arcaica struttura, trasformata nel tempo in museo, le opere dei tre artisti sono state sapientemente collocate affinché dialoghino tra di loro. Come dice la curatrice, l’idea di questa mostra è di trovare nella scelta dei protagonisti dei rappresentanti significativi delle tre regioni, la cui filosofia dell’arte si rivolge a un interesse comune – con ciò si intende il confronto con lo studio della figura umana. La scelta degli artisti soddisfa pienamente le aspettative, si mostrano cioè all’osservatore interessato dei lavori personali completamente indipendenti l’uno dall’altro e ciò da un lato è dovuto al passaggio generazionale, all’influsso di tradizioni regionali e dall’altro all’avvicinamento ai modelli e ai dettami accademici. Così vediamo le opere di Josef Kostner che, attraverso le sue sculture ottenute con materiali diversi quali il bronzo, il cemento e il gesso, cerca di estrarre e proiettare nello

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Opera di Josef Kostner


trentinomostre spazio l’anima stessa delle persone che raffigura. Artista polivalente è alla continua ricerca di forme innovative e al contempo di mantenere la ricca tradizione artigianale e di bottega, ricca di valori umani, da cui proviene. Magnus Pöhacker, figlio d’arte, sviluppa un interesse chiaro e inequivocabile per il corpo umano e le sue strutture. Nelle sue opere si muove tra la complessità plastica, che si ritrova soprattutto nei lavori in pietra, e le diverse posizioni, che egli ad esempio intitola “In piedi” o “In cammino”. E’ un artista attento all’aspetto formale, a come la materia si pone e dialoga all’interno dello spazio, ritagliandosi una propria aurea. Simone Turra coniuga con intelligenza le forme figurative e quelle spontanee e informali mantenendo per ogni elemento utilizzato la sua personalità: nella fusione bronzea ritrova le venature vive che nascono dalla terra e si prolungano verso il cielo sommità. Nella pietra osserva le incrinature e le fratture che segnano il trascorrere del tempo. Nella terracotta e nella ceramica si serve del Opera di Simone Turra

legno-fuoco per modificare la materia e trasformarla

in forme e volumi. Su tutto questo incede il pensiero dell’artista sul mondo della materia che si può riassumere in la forma plastica è semplificata in luce, colore, ombre. L’esposizione è il frutto degli sforzi e delle iniziative del Curatorio del Castello di Castelbello, presieduto con competenza da Georg Wielander, teso ad affiancarsi agli sforzi e alle iniziative in corso dei rappresentanti politici finalizzati a rafforzare i rapporti d’amicizia tra il Trentino, il Sudtirolo e il Tirolo del Nord, e in particolare a sostenere gli scambi culturali transfrontalieri, nella consapevolezza che per l’arte e la cultura in generale questa è una strada da percorrere per rispettare il desiderio attuale di apertura e dialogo in forma più ampia e inusuale. La mostra rimarrà aperta fino al 7 giugno. Orario: martedìsabato dalle 14 alle 18, domenica e festivi dalle 11 alle 18 (info www.schloss-kastelbell.com).

CALDONAZZO Fiere 14° RADUNO NAZIONALE NATURA A CAVALLO Apertura: da giovedì 30 aprile a domenica 3 maggio. Vie del centro. Info: Natura a Cavallo Trento - Gianfranco Cecco 348.8889899.

CAVALESE Mostre SENTIERI DELLO STILE LIVIO CONTA - MARIANO VASSELAI Apertura: da sabato 28 marzo a domenica 5 aprile. Centro Arte Contemporanea Cavalese - Piazzetta Rizzoli, 1. Orario: aperto tutti i giorni tranne il lunedì. Il restante periodo aperto il sabato e la domenica, dalle ore 15.30 alle 19.30. Info: Tel. 0462.235416; info@artecavalese.it; www.artecavalese.it.

CLES Mostre IL SOGNO RUBATO FRANCESCO TOMAZZOLLI 1878-1933 - STORIA DI UN INGEGNERE CLESIANO NEL VORTICE DEL PROGRESSO Apertura: da domenica 15 marzo a lunedì 6 aprile. Palazzo Assessorile. Orario: ore 10-12 / 15-18. Chiuso il lunedì. Aperto lunedì 6 aprile. info: www.visitvaldinon.it.

LEVICO TERME Mercati ORTINPARCO 2015 “ORTI DI LUCE” Apertura: da venerdì 24 a domenica 26 aprile. Parco delle Terme. Ortinparco: l’Orto, la cultura di uno spazio verde coltivato che perdura nei tempi. Dodicesima edizione della festa dedicata a tutto quanto fa orto e alle tematiche legate ad esso. Tema dell’edizione di quest’anno sarà “Orti di Luce”: le Nazioni Unite hanno proclamato il 2015 come l’Anno Internazionale della Luce - International Year of Light and Light-based Technologies (IYL 2015), un’iniziativa globale per sensibilizzare tutti gli abitanti della terra sull’importanza della luce e delle tecnologie ad essa applicate. La luce è patrimonio di tutti e riveste un ruolo fondamentale nelle attività umane, nella cultura e nelle scienze. Info: Parco di Levico Tel. 0461.706824 - 0461.496123; parco.levico@provincia.tn.it; www.naturambiente.provincia.tn.it.

ritura dei meleti della Val di Non con una vivace vetrina dei prodotti locali, puntando su frutticulura, enogastronomia, cultura locale, artigianato, associazionismo, sport e innovazione. Una manifestazione per residenti e turisti, con tante proposte per la famiglia! Un modo unico di scoprire la Val di Non e le sue peculiarità ambientali e culturali, andando alla scoperta dei sapori, dell’ospitalità, dell’artigianato che distingue la gente anaune. Info: www.visitvaldinon. it; www.fiorinda.it.

PERGINE VALSUGANA Mercati PASQUISSIMA MERCATINI E TRADIZIONI Apertura: da sabato 4 a lunedì 6 aprile. Parco Tre Castagni. Apre le porte alla primavera la nuova edizione di Pasquissima 2015. Nello splendido contesto del Parco Tre Castagni si celebra l’apertura del calendario degli eventi di Pergine mantenendo l’ormai consueto e atteso appuntamento con il mercatino, l’artigianato e le tradizioni contadine, la trattoria dei sapori, la piccola fattoria, gli spettacoli ....tutto da scoprire! Info: APT Valsugana ufficio di Pergine Tel. 0461.727760. Mostre GRAVITÀ SOSPESA Apertura: da sabato 18 aprile a domenica 8 novembre. Castello. Mostra di sculture di Robert Schad. Più di venti grandi opere in ferro massiccio sono esposte lungo il percorso tra le due cinta murarie e prima del parcheggio grande. Altre sono collocate nella Sala d’entrata, nella Cantina Rosa e nella Prigione della Goccia. Inoltre alcuni grandi quadri si trovano nelle Sala d’entrata. Mostra a cura di Theo Schneider e Verena Neff, coordinatore Riccardo Cordero. Entrata libera. Orario: da martedì a domenica ore 10.30-22.00. Lunedì ore 17-22. Info: Castel Pergine Tel. 0461.531158; verena@castelpergine.it; www.castelpergine.it.

MOLLARO Fiere FIORINDA Apertura: da sabato 18 a domenica 19 aprile. “Fiorinda” è la manifestazione che celebra la fioritura dei meli della Val di Non! Essa propone, nel borgo di Mollaro (Comune di Taio), di valorizzare lo straordinario spettacolo della fio-

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trentinomostre PIEDICASTELLO Mostre LA GRANDE GUERRA SUL GRANDE SCHERMO Apertura: da lunedì 28 luglio 2014 a domenica 14 giugno 2015. Le Gallerie. Due gallerie, una bianca e una nera, due tunnel stradali in disuso. Una superficie di oltre 6.000 metri quadrati diventata sede espositiva originale e suggestiva gestita dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Info: www.museostorico.it.

ROVERETO Mostre LA GUERRA CHE VERRÀ NON È LA PRIMA. GRANDE GUERRA 1914-2014 Apertura: da sabato 4 ottobre 2014 a domenica 20 settembre 2015. Mart. Commemorazione del centenario della Prima guerra mondiale, in collaborazione con importanti istituzioni culturali nazionali, costituisce la colonna portante di un grande progetto Mart/Grande guerra 1914-2014 che si sviluppa nelle tre sedi del Museo e si completa con un programma collaterale di eventi, incontri, convegni, appuntamenti. Info: Mart Rovereto www.mart.trento.it/guerra.

Mostre MORIRE PER TRENTO Apertura: da domenica 22 marzo 2015 a domenica 31 gennaio 2016. Museo Storico Italiano della Guerra - Castello di Rovereto. Soldati Italiani ed austro-ungarici sul fronte trentino della Prima guerra mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 10-18. Info: Museo Storico Italiano della Guerra - Via Castelbarco,. 7 Tel. 0464.438100; www.museodellaguerra.it.

TRENTO Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario:

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da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre NEL SEGNO DEL CAVALLINO RAMPANTE - FRANCESCO BARACCA TRA MITO E STORIA Apertura: da sabato 25 ottobre 2014 a domenica 12 aprile 2015. Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni, via Lidorno 3. Una mostra per raccontare la figura del maggiore Asso della caccia italiana durante la Prima guerra mondiale e la storia del cavallino rampante, recentemente riconosciuto come il simbolo italiano più famoso al mondo. Orario: dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18; sabato, domenica e festivi 10-18. Info: www.museocaproni.it; Tel. 0461.944888; museo.caproni@muse.it.

Mostre OLTRE IL LIMITE. VIAGGIO AI CONFINI DELLA CONOSCENZA Apertura: fino a domenica 14 giugno 2015. Muse. Corso del lavoro e della scienza. Mostra dedicata al tema del limite. Grazie ad exhibit interattivi, allestimenti, video ed esperienze multimediali i visitatori potranno avventurarsi alla scoperta dell’universo e dei suoi misteri. Tra i temi trattati, il big bang, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, le relazioni tra energia e materia, l’antimateria, i limiti della mente e della tecnologia scientifica e la natura del tempo. Info: www.muse.it. Mostre ALPEN UNTER STROM L’ENERGIA DELLE ALPI Apertura: fino a mercoledì 13 maggio. Una mostra itinerante della sezione Archivi della Comunità di Lavoro delle Regioni Alpine (ARGE ALP) sul tema produzine di energia ed elettrificazione nelle Alpi. Info: www. alpen-unter-strom.eu. Mostre AUDACIA E BELLEZZA Apertura: fino a domenica 12 aprile. Museo dell’aeronautica Gianni Caproni, Via Lidorno 3.

Mostra pittorica grazie alla quale sette importanti artisti contemporanei italiani rendono omaggio al coraggio, alla vita, agli ideali, agli eventi che hanno scritto molte pagine di storia. Omaggio alla figura di Francesco Baracca. Orario: dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18 sabato, domenica e festivi orario 10-18. Info: www.muse.it; Tel. 0461.944888; museo.caproni@muse.it. Mostre ALLA STESSA MENSA, TRA RITO E QUOTIDIANITÀ. PERCORSI DI RIFLESSIONE ATTRAVERSO L’ARTE Apertura: fino a lunedì 6 aprile. La piccola mostra si collega idealmente ad Expo 2015 e presenta una serie di opere incentrate sul tema della mensa e della cucina. Partendo dalle raffigurazioni dell’Ultima cena e passando attraverso altri episodi sacri e profani, l’esposizione mira a far riflettere anche su aspetti quali la convivialità, la famiglia e la condivisione. Info: Tel. 0461.234419; www.museodiocesanotridentino.it. Mostre ASTRAZIONE OGGETTIVA OLTRE LA TEORIA, IL COLORE Apertura: da sabato 14 febbraio a domenica 17 maggio. Galleria Civica - Via Belenzani, 44. Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Aldo Schmid, Luigi Senesi, Giuseppe Wenter Marini. Mostra a cura di Giovanna Nicoletta. Info: www.mart. trento.it. Mostre VIA ANTONIO PILATI 6 Apertura: da mercoledì 18 febbraio a martedì 2 giugno. Le Gallerie, Piedicastello. Mostra fotografica. Il carcere di Trento in 50 scatti di Nicola Eccher. Ingresso libero. Orario: 9-18. Info: fondazione.museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@ museostorico.it. Mostre CROCE E GLORIA Apertura: fino a lunedì 6 aprile. Piazza Duomo. Nel Duomo di Trento vengono 14 opere in vetrofusione rappresentanti la Via Crucis, donate dall’Unione Cattolica Artisti Italiani - Sezione di Trento e Solidea Onlus, Fondo di solidarietà per l’autosviluppo c/o Cooperazione Trentina a Rovereto sulla Secchia, colpito dal terremoto nel 2012. Info: www.cattedralesanvigilio.it; Tel. 328.8694741; ucai.trento@gmail.com. Mostre L’ARTE PER LA VITA Apertura: da venerdì 27 febbraio a domenica 12 aprile. Palazzo Roccabruna. 24 opere scultoree di Ermete Bonapace, curata da Mario Cossali e Katia Fortarel. Orario: martedì e mercoledì ore 9-12/15-17. Giovedì e venerdì ore 9-12/15-20; sabato ore 17-20.

Domenica e lunedì chiuso. Info: Fondazione Museo storico del Trentino Tel. 0461.230482; info@ museostorico.it. Mostre PALCOSCENICO DI ALCHEMICHE TRAME Apertura: da sabato 21 marzo a venerdì 3 aprile. Studio d’Arte Andromeda - Via Malpaga, 17. Connubi danzanti tra mito e spirito. Daniela Vito - Sculture. Orario: 17.30-19.30 - domenica chiuso. Entrata libera.

Mostre DIVINNOSIOLA - QUANDO IL VINO SI FA SANTO Apertura: da venerdì 27 marzo a giovedì 23 aprile. Palazzo Roccabruna. Mostra del Vino Nosiola Trentino, del Trentino D.O.C. Vino Santo, delle grappe di Nosiola e di vinaccia di Trentino D.O.C. Vino Samto. Esposizione orafa - quando il vino si fa arte. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; info@discovervalledeilaghi.it; www.discoervalledeilaghi.it. Mostre ARTISTI A STATUTO SPECIALE Apertura: da sabato 4 a domenica 19 aprile. Cantine di Torre Mirana Palazzo Thun - Via Belenzani. Artisti sardi: Giuseppe Bosich, Silvano Caria, Antonio Ledda, Marco Pili, Ivo Putzolu, Alberto Scalas, Franca Tronci. Artisti trentini: Claudio Cavalieri, Piermario Dorigatti, Gaia Gianardi, LOME, Riccardo Resta, Antonello Serra, Paolo Vivian. Orario: Dal lunedì al venerdì ore 1012.30/15-19; sabato e festivi ore 10-12.30/14-19. Mostre AFFIDARSI AL CIELO. ARTE E DEVOZIONE A MONTAGNAGA DI PINÉ. GLI EX VOTO Apertura: da venerdì 24 aprile a lunedì 7 settembre. Museo Diocesano Tridentino. Info: www.museodiocesanotridentino.it. Mostre FRANCO MURER Ritrovo degli Artisti, Viale Olivetti 16, Complesso “Le Albere”. A 50 m. dal Muse. Mostra personale. Orario: 10-12/15-19. Info: tel. 334.1028483.


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trentinoappuntamenti

TANTI EVENTI ANDANDO INCONTRO ALL’ESTATE

A

priamo questo piccolo sunto del meglio degli eventi di aprile, puntando i riflettori sul concerto del 2 aprile a Rovereto. L’ Associazione Mozart

Italia (sede nazionale di Rovereto) in collaborazione

con il Comune di Rovereto organizza il Concerto

straordinario di Pasqua, con l’Akademisches Orchester Berlin. Sarà una stella della musica nera come la cantante Dee Dee Bridgewater la protagonista del concerto del 17 aprile al Teatro Zandonai di Rovereto per la rassegna di musica jazz. Non ha certo scelto un titolo complesso, leggasi “Love”,

Giovanni Allevi per siglare il suo nuovo album,

quasi a voler esplicare nella parola “amore” la semplicità profonda del suo essere artista. Un disco che Allevi presenterà nel concerto per pianoforte solo il 18 aprile a Trento. Una festa per ballare, cantare e pensare. Tutto questo

vuole essere Fiorella Live, lo spettacolo che Fiorella Mannoia presenterà a Trento il 14 aprile. Il 28 aprile, sempre nel capoluogo, ecco arrivare una

Nina Zilli che appare in un momento di grazia,

dopo la convincente partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo e che ora fra una data del tour e l’altra si propone

CONCERTO DI PASQUA

L’

Associazione Mozart Italia (sede nazionale di Rovereto) in collaborazione con il Comune di Rovereto organizza il Concerto straordinario di Pasqua (Rovereto, Teatro Zandonai, giovedì 2 aprile, ore 20.45), con l’Akademisches Orchester Berlin, con il direttore, Peter Aderhold; Violino solista, Suyeon Kang. Fondata nel 1908, l’Akademisches Orchester Berlin ha una nobile storia e tiene viva una grande tradizione. Dal 1968 si esibisce regolarmente presso la Philharmonie di Berlino ed è protagonista di tournée all’estero (Giappone, Italia, Polonia, Provenza), grazie all’ampia rete di rapporti internazionali con altre orchestre e numerosi cori. Il suo repertorio dal Classicismo arriva fino al periodo contemporaneo. Ha studiato all’Accademia di Musica Hanns Eisler di Berlino, specializzandosi in direzione d’orchestra (Forster, Koch, Rögner) e in composizione (Kochan). Peter Aderhold ha debuttato come direttore d’orchestra al Festival DDR-Musiktage di Berlino nel 1990 con l’Orchestra Sinfonica di Berlino. Dal 2003 è direttore stabile dell’Akademisches Orchester Berlin. Suyeon Kang è una violinista coreano/ australiana, Ha conseguito il diploma con il massimo dei voti presso l’Accademia di Musica di Norimberga, dove è stata anche assistente del prof. Gaede.

anche come giudice ad Italia’s Got Talent in onda su Sky Per la comicità. Sono quelli con Angelo

Pintus,

mito della risata per i giovani italiani, sul palco il 12 aprile e

Teresa Mannino, uno dei volti più celebri della

l’ultimo spettacolo in programma nell’ambito della stagione di InDanza, si caratterizza per una certa natura innovativa

comicità tricolore in rosa, il 21, i due appuntamenti di aprile

e un’elevata caratura artistica e stilistica. Si tratta della

per la rassegna “Cabarettiamo” proposta da Fiabamusic

compagnia anglosassone, tutta al maschile, degli intrepidi

in collaborazione con l’associazione Piattaforma

BalletBoyz, che sarà in scena il prossimo 16 aprile

all’Auditorium S. Chiara di Trento.

al teatro Sociale di Trento.

Anteprime, documentari e l’Everest protagonista assoluto alla 62esima edizione del Trento

Film Festival,

Novità della stagione del Teatro Valle dei Laghi sono i

Salotti musicali: quattro concerti in programma

che parte il 30 aprile.

da aprile a maggio organizzati in collaborazione con

Atteso in particolar modo dal pubblico del gentil sesso,

l’Associazione Giardino delle Arti e Orchestra Haydn.

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trentinoappuntamenti 1 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: mimosa.2009@live.it. Musica CONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE ARVO VOLMER Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Arvo Volmer, direttore; Ludwig van Beethoven, Leonora, op. 72: Ouverture n. 2; Igor Stravinskij, Jeu de cartes; Robert Schumann, Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore, op. 38 “La primavera”. Info: www. haydn.it; n. verde 800.013952; info@haydn.it.

2 GIOVEDÌ Musica DARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMA Trento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Concerti al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o irene.matassoni@irifor.it). Info: www.irifor.it. Musica CONCERTO DI PASQUA CON L’ORCHESTRA ACCADEMICA DI BERLINO Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Direttore, Peter Aderhold; Violino solista, Suyeon Kang. Info: Associazione Mozart Italia - Palazzo Diamanti, Via della Terra 48, Rovereto (TN) - Tel. e fax 0464.422719; infoami@mozartitalia.org.

5 DOMENICA Cultura PASQUA CON DIVINNOSIOLA S. Massenza. Spettacoli teatrali itineranti e radioguidati, a cura della compagnia Koinè, all’interno della Centrale idroelettrica progetto Hydrotour (su prenotazione). Percorso suggestivo che include ingresso, spettacolo, visita alla Centrale e degustazioni di Vino Nosiola Trentino e Trentino D.O.C. Vino Santo. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; info@discovervalledeilaghi.it; www.discoervalledeilaghi.it. Teatro GIALLO CHIARO Romeno. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con il Gruppo Giovani della Filodrammatica “Amicizia” di Romeno. Per la rassegna “A teatro in amicizia”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

8 MERCOLEDÌ Cultura IL MAL DI SCHIENA, CONOSCERE PER PREVENIRE Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Serata con il fisioterapista Filippo Alario sulle cause e i sintomi del mal di schiena, per poterlo riconoscere e mantenere la nostra schiena in buona salute. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 info@sorgente90.org, www. sorgente90.org.

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9 GIOVEDÌ Danza SPETTACOLO INAUGURALE Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti. Manuel De Falla a ritmo di flamenco. Info: www.euritmus.com.

10 VENERDÌ Cultura UNICORNI ARROSTO E AQUILE SQUARTATE. QUATTRO PASSI NEL MUSEO ALLA SCOPERTA DELL’ARALDICA Trento. Ore 16. Museo Diocesano Tridentino. Con la guida esperta di Luciano Borrelli e attraverso la lettura degli stemmi presenti nelle opere del Museo Diocesano Tridentino, i partecipanti potranno compiere un affascinante viaggio nel mondo dell’araldica. L’incontro non richiede conoscenze specifiche nell’ambito dell’araldica.Prenotazione obbligatoria entro le ore 12 del giorno precedente all’incontro (tel. 0461 234419). Info: www.museodiocesanotridentino.it. Cultura GUIDA ALL’ASCOLTO SUL BARBIERE DI SIVIGLIA Rovereto. Ore 17. Sala Caritro. Un’opera, per quanto famosa e stupenda, resta pur sempre uno spettacolo molto complesso ed articolato. Una guida all’ascolto che ne preceda la recita si può essere perciò utile per comprendere i retroscena che hanno dato origine allo spettacolo lirico. Ingresso libero. Info: www.euritmus.com. Musica ANTARES SEXTET Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Atsuko Oba pianoforte; Gabriele Bertolini flauto; Masako Kozuki oboe; Zsigmond Kara clarinetto; Peter Loreck corno; Benedikt Seel fagotto su musiche di F. J. Haydn, F. Schubert,L. v. Beethoven, J. Françaix, F. Poulenc. Info: www.filarmonicarovereto.it.

11 SABATO Cultura SCOPRIRE LA ROVERETO BAROCCA Rovereto. Ore 11. Centro Storico. Info: www.euritmus.com.

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Danza ESIBIZIONE DI FLAMENCO Rovereto. Ore 17. Piazza Loreto, Centro Storico. Il flamenco è uno stile musicale, una tecnica di pittura e una danza tipica dell’Andalusia. Fortemente influenzato dai gitani, il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei e fa ormai parte della cultura e della tradizione musicale spagnola. Evento in collaborazione con l’Associazione “La Pena Andaluza” di Rovereto. Info: www.euritmus.com. Laboratorio IMMAGINARTI Zambana vecchia. Dalle 15 alle 18. Presso Associazione “Mana”. Laboratorio esperienziale che unisce la Visualizzazione Creativa all’uso di alcune tecniche artistiche di base per individuare i propri desideri e tracciare un possibile percorso per realizzarli. Info e iscrizioni: Ongaro Nadia Cell. 333.2902558; info@nadiaongaro. it; www.nadiaongaro.it. Musica ORIGINAL DIXIELAND SONGBOOK CON TIGER DIXIE BAND Vezzano. Ore 21. Teatro Valle dei Laghi. Una delle poche band a livello internazionale, che si dedica sistematicamente al recupero del Jazz degli “anni ruggenti”, proponendolo con un approccio interpretativo originale ed attuale. Sarà un viaggio musicale attraverso i tempi e i luoghi del Jazz tradizionale passando attraverso le atmosfere tipiche del New Orleans e del Chicago Style, del Charleston e del Ragtime. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Teatro SI PUÒ Grumes. Ore 20.30. Teatro Le Fontanelle. Spettacolo teatrale su Giorgio Gaber, liberamente tratto dal teatro-canzone di Giorgio Gaber e Sandro Lupini presentato dal T.I.M. - Teatro Instabile di Meano. Ingresso: € 10,00. Info: Sorgente

‘90 info@sorgente90.org, www. sorgente90.org. Teatro NO’L ME PIASS Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Per la rassegna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUELLO ... BUONANIMA Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di Ugo Palmerini con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la rassegna teatrale “Nino Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PETER & WENDY UN’AVVENTURA INFINITA Levico Terme. Ore 20. Teatro “Mons. Caproni”. Liberamente ispirato a “Peter Pan” di J.M. Barrie - adattam. di Stefano Borile con la Filolevico di Levico Terme. Per la 13a edizione di “Franco&Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTI ‘N TERAPIA Preore. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Gloria Gabrielli con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Per la 10a edizione di Preore a Teatro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ALTRA CENERENTOLA Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo di Toni e Gianluca Cucchiara con il Gruppo “Speranza Giovane” di Cles. Per la 18a edizione di “Chi è in scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro EN CASO DISPERÀ Condino. Ore 21. Palazzetto Polifunzionale. Spettacolo di Maria Pellegri Beber con la Filodrammatica “Tra ‘na roba e l’altra” di Cavrasto. Per la 2a edizione “Bonenti fiore”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO Arco. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Italo Conti - trad. dialettale e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro I TONI MARCI E LUCIO GARDIN Tezze di Grigno. Ore 20.45. Teatro. Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VILLA ARTEMISIA Fiavè. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Velise Bonfante con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LIBERE STORIE Ledro. Ore 21. Centro Culturale di Locca di Concei. Incontro con Andrea Castelli. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro IL BARBIERE DI SIVIGLIA Rovereto. Ore 21. Teatro Zandonai. Inaugurazione lirica del Teatro Zandonai. Messa in scena integrale a cura dell’Associazione Euritmus. Info: www.euritmus.com. Tradizione LA CREATIVITÀ FEMMINILE IN MOSTRA Trento. Piazza Duomo. La mostra-mercato di prodotti artigianali creati dalle donne nel tempo libero.

12 DOMENICA Cultura SUONI ARMONICI CON I CRISTALLI PER LA RICONNESSIONE DELL’ANIMA Zambana vecchia. Ore 10-12.30. c/o Associazione Mana. Con Loredana Cassan. Info: Mary Loner 346.0230844; maryloner@ libero.it.

Musica IL BAROCCO SPAGNOLO Rovereto. Ore 21. Chiesa di San Marco. Musiche alla corte di Spagna. Questo concerto propone la musica che accompagnò la vita della corte di Madrid in quei due secoli tra Rinascimento, Barocco e Roccocò. Una serata con grandi autori tutti legati direttamente o indirettamente alla Spagna degli Asburgo. Barbara Broz, Giada Broz, violini; Alberto Salomon, viola; Klaus Broz, Margherita Franceschini, violoncelli. Info: www.euritmus.com.

13 LUNEDÌ Teatro IL BARBIERE DI SIVIGLIA REPLICA Rovereto. Ore 21. Teatro Zandonai. Messa in scena integrale a cura dell’Associazione Euritmus. Info: www.euritmus.com.

14 MARTEDÌ Musica MATTHIAS BUCHHOLZ, CHRISTIAN POLTÉRA E IL QUARTETTO AURYN IN CONCERTO Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Matthias Bu-

chholz, viola; Christian Poltéra, violoncello; Quartetto Auryn Matthias Lingenfelder, violino; Jens Oppermann, violino; Stewart Eaton, viola; Andreas Arndt, violoncello su musiche di J. Brahms: Sestetto in Sol magg. op. 36; E.W. Korngold: Sestetto in Re magg. op. 10; R. Strauss: Sestetto dall’opera “Capriccio”. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Teatro 456 Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino e con Michele Nani. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

15 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: mimosa.2009@live.it. Cultura CONFERENZA Trento. Ore 20.45. Sala della Cooperazione, via Segantini. “Cattedra del confronto 2015 - Le tre tenta-

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TRENTO – Via Ghiaie 15 Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it

Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00

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BOLZANO – Via Bari 15 Tel. 0471 930993 – bazarbz@bazar.it

Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30

TERESA MANNINO

NINA ZILLI

IRENE GRANDI

FRANCESCO TESEI

Pensa sempre a quello che dice e dice sempre quello che pensa. Si potrebbe sintetizzare in questo modo il carattere che contraddistingue Teresa Mannino che, in questo suo nuovo lavoro teatrale, attraversa strade e temi diversi ed istintivi: l’amore, la vita, il tradimento, gli uomini e le donne, la passione per la conoscenza e per la propria terra. E con la stessa passione racconterà i tormenti di Penelope e quelli della vicina di casa.

Dopo il successo alla 65esima edizione del Festival di Sanremo con il brano Sola, primo singolo estratto dal nuovo disco “Frasi&Fumo” pubblicato il 12 febbraio per Universal Music, Nina Zilli torna alla dimensione live, quella che più la appassiona e le è congeniale come lei stessa ammette: “Sono una cantante, amo ogni posto dove si possa cantare! Che sia un teatro o un club, con quell’energia sudata e fumosa, con la ‘caldazza’ e l’umanità che ti avvolge a ogni nota”.

Una canzone scritta da lei per Sanremo, un tour teatrale che la vede protagonista assoluta e un nuovo contratto discografico: tante le novità che riguardano Irene Grandi in questo 2015 ancora sulla soglia, ma soprattutto tanti i suoi progetti che svelano una donna nuova, più ricca e complessa artisticamente, più consapevole.

La certezza di avere una privacy da difendere può risultare superflua, quasi ridicola se il nostro interlocutore è... un mentalista, uno che ti legge il pensiero. Un interlocutore davvero interessante, che sa cosa vuoi dire... prima ancora che tu l’abbia pensata: Francesco Tesei torna in teatro con “Mind Juggler”, una serie di giochi, esperimenti volti a farci stupire della potenza e potenzialità della comunicazione subliminale... per scoprire in leggerezza quanto sia importante stare all’erta e lontani dal rischio di essere manipolati.

TRENTO Auditorium S. Chiara 21 aprile 2015 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 28 aprile 2015 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 24 maggio 2015 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 10 ottobre 2015 ore 21

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trentinoappuntamenti Teatro 456 Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino e con Michele Nani. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

zioni”. Percorsi di riflessione per suscitare il dibattito su questioni cruciali. “La vertigine del limite” con Paolo Nesponi, astronauta e Armando Matteo, teologo. Info: www.webdiocesi.chiesacattolica. it/triveneto/trento/00025978_Cattedra_del_Confronto.html. Musica POSSIBILITÀ DI DIALOGO. OMAGGIO A JAN VANKMEJER Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Serata di musica, luci, parole per un omaggio all’artista surrealista Jan vankmajer con la musica di Fancesco Petri e Alessandro Petri. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 info@sorgente90.org, www. sorgente90.org.

16 GIOVEDÌ Cultura PAESAGGI RINASCIMENTALI Trento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Marangonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Francesca Jurman “Trento in epoca rinascimentale: il rinnovamento urbano in epoca clesiana + visita alla città a cura dei Servizi Educativi del museo”.Partecipazione gratuita. Info: www.buonconsiglio.it; Tel. 0461.492811; education@buonconsiglio.it.

Musica CONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE JOHN AXELROD Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. John Axelrod, direttore; Gustav Mahler, Blumine; Maurice Ravel, Le tombeau de Couperin; Charles Ives, The Unanswered Question; Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia n. 38 in re maggiore, K 504 “Praga”. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952; info@haydn.it.

Danza THE TALENT Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo con i BalletBoyz. Direzione Artistica Michael Nunn & William Trevitt. Info: www.centrosantachiara.it.

Il Coro Altreterre e il Corpo Bandistico Vigo Cortesano a supporto del FPS Fondo Progetti Solidarietà di Mattarello organizzano

Un viaggio nel cuore della musica nera dalle origini a oggi

SABATO 18 APRILE 2015 ore 20.45 RAVINA (TN) Teatro Dematté

Via per Belvedere, 4 Info: www.bandavigocortesano.it www.coroaltreterre.it

INGRESSO LIBERO

Musica DARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMA Trento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Concerti al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o irene.matassoni@irifor.it). Info: www.irifor.it.

17 VENERDÌ Cultura UNICORNI ARROSTO E AQUILE SQUARTATE. QUATTRO PASSI NEL MUSEO ALLA SCOPERTA DELL’ARALDICA Trento. Ore 16. Museo Diocesano Tridentino. Con la guida esperta di Luciano Borrelli e attraverso la lettura degli stemmi presenti nelle opere del Museo Diocesano Tridentino, i partecipanti potranno compiere un affascinante viaggio nel mondo dell’araldica. L’incontro non richiede conoscenze specifiche nell’ambito dell’araldica.Prenotazione obbligatoria entro le ore 12 del giorno precedente all’incontro (tel. 0461 234419). Info: www.museodiocesanotridentino.it. Musica DEE DEE BRIDGEWATER IN CONCERTO Rovereto. Ore 21. Teatro Zandonai. Info: www.centrosantachiara.it. Musica LA SONATA A KREUTZER Trento. Ore 20.45. Teatro Sociale. Ludwig Van Beethoven - Lev Tolstoj. Concerto con Giancarlo Zanetti - al violino Simone Miceli, al pianoforte Chiara Zago, regia di Giancarlo Zanetti.

18 SABATO FESTIVAL DELL’ASPARAGO DI ZAMBANA Trento. Dalle 13 alle 18. Via Oss Mazzurana, davanti a Palazzo Tabarelli. Info: www.prolocozambana. com; info@prolocozambana.com.

Corsi COSTELLAZIONI FAMILIARI Zambana vecchia. Ore 15-18. c/o sede Associazione “Mana”. Metodo Bert Hellinger con Julijana Osti. Info: julijana.osti@libero. it - 320.0790075. Cultura EDUCA 2015 DESIDERIO E CONFLITTO Rovereto. Incontro nazionale sull’educazione. Manifestazione nazionale sull’educazione: seminari, dialoghi con autori ed esperti, incontri formativi, laboratori educativi ed animativi, spettacoli. Info: www.educaonline.it; info@ educaonline.it. Cultura INAUGURAZIONE MOSTRA GRAVITÀ SOSPESA PergineValsugana. Ore 17. Castel Pergine. Mostra di Robert Schad con buffet e concerto di Jan Galega Brönnimann, clarinetto basso & Issa Kouyaté, kora. Info: www. castelpergine.it. Esposizione MERCATINO DEL RIUSO E DELLA CREATIVITÀ Trento. Dalle ore 10 alle 19. Contrada Santa Maria Maddalena. (Via L. Marchetti - Via santa Maria Maddalena - Via Dietro Le Mura B - Via F. Ferruccio - Vicolo santa Maria Maddalena). Mercatino riservato ai privati con l’oggetto principale di promuovere le arti, la creatività e l’artigianato domestico che non svolgono attività con carattere di impresa e che intendono esporre o vendere oggetti usati e da collezione, prodotti di artigianato hobbistico ed opere d’arte da loro realizzate. I partecipanti non potranno essere commercianti, né titolari di partita iva nell’ambito del commercio, né ambulanti, né antiquari. Info: www.amicitta.com. Musica GIOVANNI ALLEVI IN CONCERTO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Torna a Trento

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trentinoappuntamenti

COMUNICATO PREVENTIVO PER LA DIFFUSIONE DI MESSAGGI POLITICI ELETTORALI PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE COMUNALI INDETTE IL GIORNO 10 MAGGIO 2015 ED EVENTUALI BALLOTAGGI Ai sensi della Legge 515 dd 10.12.1993, della Legge 81 dd 25.03.1993 e della Legge n. 28 dd 22.02.2000 e successive modifiche, e per gli effetti della Delibera n. 666/12/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 302 del 29/12/2012

LA SOCIETÀ EDITRICE ASSOCIATI S.R.L. Dichiara di aver depositato un documento analitico, a disposizione di chiunque abbia interesse a prenderne visione, presso gli uffici della propria redazione siti in TRENTO – Via Ghiaie 15 Tel. 0461.362122

e presso gli uffici della Concessionaria di pubblicità

TRENTO - Via Ghiaie, 15 – Tel. 0461.934494 BOLZANO - Via Bari, 15 – Tel. 0471.914776

per l’accesso agli spazi di propaganda

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Tutti i messaggi politici elettorali, dovranno recare l’indicazione del committente e la dicitura “messaggio politico elettorale”. Saranno pubblicati tutti gli annunci pervenuti nei termini indicati e nel rispetto delle condizioni stabilite nel documento analitico.

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Giovanni Allevi, uno dei maggiori compositori puri e incontaminati dell’attuale panorama internazionale. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@ centrosantachiara.it. Prevendita biglietti presso la redazione di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento. Musica TRIO ZUKERMAN - FORSYTH - CHENG Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Pinchas Zukerman violino; Amanda Forsyth violoncello; Angela Cheng pianoforte su musiche di L. v. Beethoven, M. De Falla, C. Franck, F. Mendelssohn Bartholdy. Info: www.filarmonicarovereto.it. Musica SALOTTO LIRICO ROMANTICO Vezzano. Ore 18. Teatro Valle dei Laghi. Concerto che vedrà protagoniste le cantanti dell’Ensemble vocale femminile Giardino delle Arti che proporranno brani solistici e corali nel pieno stile del salotto di origine romantica e del cafè chantant della Belle Epoquè. Musiche di Verdi, Bellini, Tosti, Puccini, Rossini, Donizetti, Delibes, Schumann. Info: www.teatrovalledeilaghi.it. Teatro LA TV DEI TORNI MARCI Lavarone. Ore 20.45. Teatro-Cinema “Dolomiti”. Spettacolo di e con “I Toni Marci” di Trento. Per la 3a edizione di “Lavarone a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro SANTA VITTORIOSA PALACE HOTEL Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Luisa Pachera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VILLA ARTEMISIA Lardaro. Ore 20.45. Sala Pluriuso. Spettacolo di Velise Bonfante cob l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PAUTASSO ANTONIO ESPERTO DI MATRIMONIO Aldeno. Ore 20.45. Teatro Comunale. Due atti comici in dialetto trentino di M. Amendola e B. Corbucci con Mauro Bandera, Ausilia Pullara, Claudia Frizzera, Diego Cont, Alberto Maistri, Paola Davi, Alessio Beozzo, Elisabetta Baldo, Marika Fronza e Simone Bernardi, per la regia di Mauro Bandera. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro MAMA AFRICA Ravina. Ore 20.45. Teatro Dematté - Via per Belvedere, 4. Un viaggio nel cuore della musica nera dalle origini a oggi. Ingresso libero. Info: www.bandavigocortesano.it; www.coroaltreterre.it.

Teatro IL SETTIMO GIORNO RIPOSÒ Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Camillo Vittici con la Filolevico di Levico Terme. Per la 13a edizione di “Franco&Daniela”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NÉ AL CIELO NÉ ALL’INFERMO, NÉ AL LUPO MANNARO Preore. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo da “Don Giovanni” di Molière - trad. di Luigi Lunari con la Compagnia delle Arti di Trento. Per la 10a edizione di Preore a Teatro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

19 DOMENICA

Teatro LA LUPA Valforiana di Casatta. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Giovanni Verga con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Corsi SEMINARIO DI DANZA Baselga del Bondone. Ore 14.3018.30. Sala circoscrizionale. Danza e meditazione con Prem Nurya, Carlo Pallaoro. Info e iscrizioni: natalina.susat@libero.it; Cell. 339.4602596.

Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO Arco. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Italo Conti - trad. dialettale e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel.

Cultura EDUCA 2015 DESIDERIO E CONFLITTO Rovereto. Incontro nazionale sull’educazione. Manifestazione nazionale sull’educazione: seminari, dialoghi con autori ed esperti,


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Musica CANTO GREGORIANO: L’ANTICO CAPACE DI STUPIRE Trento. Ore 20.45. Chiesa di Santa Maria Maggiore. Esecutori - Gruppo Vociale Feininger - Coro Gianferrari, all’organo Paolo Delama. Programma: Canto Gregoriano, Requiem di Duruflé, Requiem di Pizzetti. Teatro L’ERA EN DÌ DE PRIMAVERA Vermiglio. Ore 21. Teatro del Polo Culturale. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con la Compagnia “Virtus in Arte” di Malè e il Gruppo di Danza “Dancing Soul”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

20 LUNEDÌ Cultura CONFERENZA Trento. Ore 17.30. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo. “Nel pane e nel vino. Il cenacolo di Leonardo da Vinci” con Luca Frigerio. Un viaggio all’interno di uno dei più straordinari capolavori dell’arte di tutti i tempi, alla scoperta di citazioni bibliche e complesse simbologie, fra teologia e tradizioni.

21 MARTEDÌ Musica ORCHESTRA A QUATTRO MANI Trento. Ore 20.30. Aula Magna Liceo “A. Rosmini”, via Malfatti 2. Evento artistico importante con “Orchestra a quattro mani” dove il pianoforte a quattro mani la fa da padrone e ci conduce in affascinanti situazioni della fine ‘800 fino ai giorni nostri. Pianoforte Monique Ciola, Edoardo Bruni. Ingresso libero. Info: www.rosmini.tn.it; Tel. 338.2919656; nadiacarlimis@ gmail.com.

22 MERCOLEDÌ Musica CONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE CLEMENS SCHULDT Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Clemens Schuldt, direttore; Polina Pasztircsák, soprano; Stefan Johannes Hanke Vom Wind prima esecuzione assoluta*; Gustav Mahler Sinfonia n. 4 in sol maggiore. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952; info@haydn.it.

23 GIOVEDÌ Cultura PAESAGGI RINASCIMENTALI Trento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Marangonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Francesca Jurman “Il fenomeno delle ville suburbane + visita a Palazzo delle Albere e a Villa Margon a cura dei Servizi Educativi del museo”. Partecipazione gratuita. Info: www.buonconsiglio.it; Tel. 0461.492811; education@buonconsiglio.it.

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24 VENERDÌ Teatro SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Tratta dal lavoro di Eduardo De Filippo e liberamente tratta dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti con Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto e Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Carmen Annibale,Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

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25 SABATO Musica HUMUS Faver. Ore 21.30. Molin de Portegnach. Serata di musica dal vivo con la band trentina degli Humus. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 info@sorgente90.org, www. sorgente90.org. Teatro CARAMBA CHE PARENTI Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di Loredana Cont con”Fomefilò” Filodrammatica Ledrense di Molina di Ledro. Per la rassegna teatrale “Nino Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VITA DA CAGNI Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Renzo Francescotti con “Le vecchie glorie” della Filolevico. Per la 13a edizione di “Franco&Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ‘L CAMP DEL RICOVERO Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo da Peppino De Filippo - adattamento Donato Dellagiacoma Filodrammatica “Romano Dellagiacoma” di Predazzo. Per la 18a edizione di “Chi è in scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro EN VEDOF ALEGRO Condino. Ore 21. Palazzetto Polifunzionale. Spettacolo di Moreno Burattini con la Filodrammatica “Toblino” di Sarche. Per la 2a edizione “Bonenti fiore”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Tratta dal lavoro di Eduardo De Filippo e liberamente tratta dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti con Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto e Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Carmen Annibale,Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it. Teatro LIBERO NEL PAESE DELLA RESISTENZA Ala. Ore 21. Teatro G. Sartori. Spettacolo con la Compagnia Arditodesìo, di e con Andrea Brunello per la regia di Christian Di Domenico. Info: www.trentinospettacoli.it.

26 DOMENICA Teatro SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA Trento. Ore 16. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Tratta dal lavoro di Eduardo De Filippo e liberamente tratta dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti con Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto e Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Carmen Annibale,Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

28 MARTEDÌ Musica NINA ZILLI “FRASI E FUMO” Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Con la sua verve e raffinatezza indiscusse, il suo stile ibrido capace di spaziare da soul al blues, dal pop-rock al reggae, Nina Zilli è pronta a conquistare il pubblico dei concerti con le canzoni del nuovo disco e i suoi successi più amati, insieme a brani in cui si incontrano gli amori e i riferimenti musicali dell’artista: dal soul targato Atlantic e Motown, al blues, al jazz, fino all’incanto di Nina Simone e di Etta James. Info: www.centrosantachiara.it. Prevendita biglietti presso la redazione di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.

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29 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: mimosa.2009@live.it.

30 GIOVEDÌ Musica DARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMA Trento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Concerti al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o irene.matassoni@irifor.it). Info: www.irifor.it.

GLI APPUNTAMENTI DI MAGGIO 1 VENERDÌ Cultura FUMETTI IN VALLE DI LEDRO Valle di Ledro. Un fine settimana dedicato al fumetto per scoprire la Valle di Ledro in formato cartoon! Durante l’intero weekend i cosplayer animano il paese di Pieve mentre i fumettisti creano le loro tavole nei negozi, bar e ristoranti aderenti. Presso l’Oratorio di San Giuseppe di Pieve mostra delle tavole dei fumetti e mercatino dei prodotti agricoli nella Piazza di Pieve. Presentazione del fumetto

DOMENICA 3 MAGGIO ore 11

Sulle tracce della Grande Guerra

Itinerari escursionistici tra cime, trincee, caverne e postazioni nelle valli di Fiemme e Fassa, Primiero, Vanoi

di Maurizio Capobussi presenta Carlo Martinelli Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Trento Via Garibaldi, 33

MARTEDÌ 5 MAGGIO ore 17 Trentino Outdoor

Il Trentino dalle Dolomiti al lago di Garda Vallate, colline, montagne, flora e fauna

di Alessio Bertolli con Giulia Tomasi Salotto Letterario Spazio espositivo MontagnaLibri Trento Piazza Fiera

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“Una vacanza magica in Valle di Ledro” nel centro storico di Pieve. Alle ore 20.30 presso il Centro Culturale di Locca proiezione del film “Big Hero 6”, entrata gratuita. Info: Consorzio Per il Turismo Valle di Ledro - Tel. 0464.591222; booking@vallediledro.com; www. vallediledro.com/weekendcartoon.

Tradizione EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI E TRENTINO CAVALLI LevicoTerme. Palalevico. Ore 1020. Tradizionale appuntamento con la mostra mercato nata per valorizzare il territorio della Valsugana e del Trentino Orientale con l’area del biologico ed espositori dell’artigianato, industria, commercio, sevizi e nuove tecnologie. Inoltre, in concomitanza, Trentino Cavalli, la rassegna di allevamenti locali con gare, spettacoli, convegni, animazione e concerti. Info: APT Valsugana, ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700.


trentinoappuntamenti 2 SABATO Musica FUMETTI IN VALLE DI LEDRO Valle di Ledro. Un fine settimana dedicato al fumetto per scoprire la Valle di Ledro in formato cartoon! Concerto di Giorgio Vanni che canterà le sigle più famose dei cartoni animati nel Centro Culturale di Locca, biglietto d’ingresso € 5,00. Info: Consorzio Per il Turismo Valle di Ledro - Tel. 0464.591222; booking@vallediledro.com; www.vallediledro.com/weekendcartoon . Tradizione EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI E TRENTINO CAVALLI LevicoTerme. Palalevico. Ore 1020. Info: APT Valsugana, ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700.

3 DOMENICA Cultura 63° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Ore 11. Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto - Via Garibaldi, 33. Presentazione del libro: “Sulle tracce della Grande Guerra - Itinerari escursionistici tra cime, trincee, caverne e postazioni nelle valli di Fiemme e Fassa, Primiero, Vanoi” di Maurizio Capobussi. Ed. Curcu&Genovese. Presenta Carlo Martinelli. Info: www. curcuegenovese.it Tradizione FIERA DI SANTA CROCE 2015 Trento. Dalle 7 alle 19. Centro storico. Ritorna in centro città, la tradizionale Fiera di Santa Croce, meglio conosciuta, nel tempo e nei secoli, come “Fiera delle scale”. Info: www.comune.trento.it; Tel. 0461.884453; comurp@ comune.trento.it. Tradizione EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI E TRENTINO CAVALLI LevicoTerme. Palalevico. Ore 1020. Tradizionale appuntamento con la mostra mercato nata per valorizzare il territorio della Valsugana e del Trentino Orientale con l’area del biologico ed espositori dell’artigianato, industria, commercio, sevizi e nuove tecnologie. Inoltre, in concomitanza, Trentino Cavalli, la rassegna di allevamenti locali con gare, spettacoli, convegni, animazione e concerti. Info: APT Valsugana, ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700.

5 MARTEDÌ Cultura 63° TRENTO FILM FESTIVAL Trento. Ore 17. Salotto Letterario - Spazio Espositivo MontagnaLibri - Piazza Fiera. Presentazione del libro: “Trentino Outdoor - Il Trentino dalle Dolomiti al lago di Garda Vallate, colline, montagne, flora e fauna” di Alessio Bertolli con Giulia Tomasi. Ed. Curcu&Genovese. Info: www.curcuegenovese.it

Musica FUNAMBOLISMI Trento. Ore 20.30. Aula Magna Liceo “A. Rosmini”,via Malfatti 2. Violini Nadia Carli, Marica Anderle; Viola Desy Rossi; Violoncello Giovanna Trentini; Voce recitante Chiara Turrini. Ingresso libero. Info: www. rosmini.tn.it; Tel. 338.2919656; nadiacarlimis@gmail.com. Teatro WAR NOW! Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Lo spettacolo, prodotto da Centrale Fies all’interno del quadro tematico delineato dal progetto internazionale SharedSpace, nasce dall’incontro fra il regista lettone Valters S lis e il Collettivo Teatro Sotterraneo, sollecitati dal centenario dello scoppio della Grande Guerra. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

6 MERCOLEDÌ Musica CONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE STEFANO RANZANI Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Stefano Ranzani, direttore; Stefano Ferrario, violino su musiche di Ludwig van Beethoven - Egmont: Ouverture, op. 84; Antonín Dvorák - Concerto per violino e orchestra in la minore, op. 53; Franz Schubert - Sinfonia n. 4 in do minore, D 417 “Tragica”. Info: www. haydn.it; n. verde 800.013952; info@haydn.it. Teatro WAR NOW! Trento. Ore 20.30. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

8 VENERDÌ Musica CONCERTO Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Lorenza Baldo violoncello; Yevheniya Lysohor pianoforte su musiche di F. Busoni, J. Brahms, N. Mjaskovskij, D. ostakovi . Info: www.filarmonicarovereto.it.

9 SABATO Musica SOGNO RUSSO TRIO Vezzano. Ore 18. Teatro Valle dei Laghi. Un appuntamento con il più classico dei connubi musicali ovvero il duo violino e pianoforte delle sorelle Oksana ed Helena Tverdokhlebova che assieme al soprano Maria Letizia Grosselli presenteranno un programma tutto incentrato sulla musica russa di fine ‘800- inizio ‘900. Info: www. teatrovalledeilaghi.it.

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trentinomatrimoni

FIONA E RONAN

NATHALIE E MANUEL

MARISA E NIKLAS

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CARLOTTA E LORENZO

FRANCESCA E CARLO


trentinoscoop&news trentinomatrimoni

www.lorenzophotography.it

F

orse i più non lo sanno, ma esiste un’Associazione anche per i Fotografi cosiddetti “matrimonialisti”, ovvero quei professionisti che si dedicano soprattutto a ritrarre gli sposi nel corso del loro “giorno più bello”: l’ANFM. All’ultimo concorso nazionale, al quarto posto, è arrivato un fotografo trentino, Lorenzo Poli. È oramai il terzo anno che uno dei suoi album viene selezionato tra i migliori dieci. Il bello è che fino ai suoi vent’anni Lorenzo non aveva idea di voler diventare un fotografo, la fotografia è entrata per caso nella sua vita; ora è un lavoro, ma rimane sempre la più grande passione. Da che formazione scolastica proviene? La mia formazione è stata grafica e informatica, ho frequentato gli Artigianelli di Trento e successivamente l’università di Informatica a Povo. Questi due percorsi sono stati essenziali per la mia attività, mi hanno permesso di gestire il mio sito web autonomamente e al contempo gestire la grafica della mia attività. Quando è nata la sua passione per la fotografia? Mi sono avvicinato alla fotografia per puro caso nel 2009, quando come a molte persone munite di reflex all’inizio della mia carriera mi è stato chiesto di fotografare un matrimonio… ovviamente non mi sentivo adeguatamente pronto, pensavo (e penso) che il possedere una reflex non significasse essere un fotografo e saper fotografare. Da quel momento in poi ho passato circa un anno davanti a internet a documentarmi per capire cosa fosse la fotografia di matrimonio. Iniziai così a comprendere l’enorme bellezza di questo settore fotografico; davanti

L’UOMO CHE IMMORTALA IL GIORNO PIÙ BELLO LORENZO POLI È UNO DEI PIÙ PREMIATI FOTOGRAFI “MATRIMONIALISTI” D’ITALIA. HA COMINCIATO PER CASO E ORA NE HA FATTO UN LAVORO

a me si è aperto un mondo che prima non conoscevo, ho capito che la fotografia di matrimonio non è un genere fotografico di serie B, anzi è un genere di fotografia molto entusiasmante e complesso allo stesso tempo. Perché ha scelto proprio i matrimoni? Cosa vuol dire per un fotografo immortalare questo giorno? Sono timido, ma sono sempre stato affascinato dalle interazioni tra le persone, dalle loro emozioni... ho sempre

voluto sapere più di quello che si vede! La fotografia di matrimonio mi permette di fotografare la genuinità delle persone. È un genere fotografico molto istintivo, naturale e immediato! bisogna essere pronti! Non ci si può permettere il lusso di pensare alle impostazioni fotografiche migliori, deve essere tutto totalmente interiorizzato! Se ci pensate bene, in un matrimonio ci sono così tanti momenti stupendi, così tante persone felici, così tanti sorrisi, dettagli, situazioni da fotografare, che si ha veramente l’imbarazzo della scelta. Mi rendo conto che non è un genere per tutti! C’è chi preferisce fotografare con tranquillità nel proprio studio! Ma questo non fa per me. Ci spiega la filosofia del “Real Wedding”? In parole semplici si tratta di un servizio fotografico di matrimonio eseguito da due fotografi. Due modi di vedere, che raccontano insieme un momento emozionante da punti di vista differenti (lo scambio degli anelli e allo stesso tempo l’emozione dei genitori). Fotografare in due ci

consente di documentare in modo ancora più spontaneo e naturale il matrimonio, seguendo entrambi i preparativi degli sposi! Mentre un fotografo è impegnato con le foto di rito, il secondo si può dedicare alla ricerca della foto più naturale, più artistica e particolare. Ne risulta sicuramente un servizio fotografico più ricercato e spontaneo… con anche molte più fotografie. Tra i progetti professionali futuri ce n’è uno che le sta particolarmente a cuore? Ho diversi progetti interessanti per il futuro, quelli che mi stanno più a cuore sono forse i più semplici! Sto studiando e sperimentando per ottenere uno stile fotografico sempre più intimo e personale, che sia in grado di cogliere al meglio il modo di essere della coppia… sembra scontato ma non è semplice; è una ricerca fotografica continua… il fotografo racconta la giornata in base alla sua sensibilità, in base al suo modo di vivere quel giorno, quindi conoscere bene la coppia e la loro storia mi aiuta moltissimo nel capire come ■ fotografarli. 81

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ENRICO ZOBELE NOMINATO PRESIDENTE MATTEO FRANCESCHINI PRESENTA FORÈST

RINNOVATO IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA SCUDERIA TRENTINA STORICA DI TRENTO

PRIMA RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA A BOLZANO DAL 16 AL 19 APRILE

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a giovedì 16 a domenica 19 aprile, in prima assoluta, va in scena al Teatro Comunale di Bolzano Forèst di Matteo Franceschini, compositore innovativo alla base della cui riflessione creativa ci sono il teatro musicale, la vocalità, le relazioni tra le diverse espressioni artistiche e le tradizioni culturali, in particolare della sua regione d’origine, il Trentino-Alto Adige. Inoltre, Franceschini nutre un forte interesse per l’arte culinaria, specialmente se svolta con fantasia. Ed è da qui che è nata l’idea di mettere in scena un’opera, o meglio una Food Opera, che avesse come punto focale la cucina e l’enologia. Forèst è un lavoro unico nel suo genere e si preannuncia come uno spettacolo multisensoriale, dove cioè sono coinvolti tutti i sensi, in stretta interazione fra loro. Il pubblico – 50 spettatori per ogni rappresentazione – sarà invitato a prendere posto al centro di un’installazione scenografica allestita sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bolzano. Ogni spettatore avrà “in dotazione” un kit contenente cibi ideati appositamente da Alessandro Gilmozzi, uno dei migliori chef italiani, specialista di piatti che prendono forma e gusto dai sapori del bosco. Completerà l’aspetto gastronomico il Lagrein Riserva del Podere Provinciale Cantina Laimburg. Il libretto e la regia di Forèst sono firmati da Volodia Serre. Il cast sarà costituito da due cantanti (Laura Catrani, soprano, e Nicholas Isherwood, basso baritono), un attore (Clément Bresson), e due musicisti (Pierre Cussac, fisarmonica, e Leo Morello, violoncello). Lo stesso Matteo Franceschini si occuperà di elaborazioni elettroniche dal vivo. Scene e costumi di Mathias Baudry. Luci di Kévin Briard e visual design di Luca e Andrea Franceschini. Il libretto multilingue (italiano, tedesco, inglese, francese, dialetto trentino) traccia una vicenda ideale che si snoda lungo l’arco delle quattro stagioni, attraverso immagini, memorie, citazioni letterarie e associazioni culinarie ispirate alla tradizione delle Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO. Forèst è una produzione di Fondazione 82

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empo di elezioni e di rinnovo per il Consiglio Direttivo della Scuderia Trentina Storica di Trento che rimarrà in carica per il triennio 2015-2017. Nel corso dell’affollata assemblea generale, tenutasi nella sede sociale di via Vannetti a Trento, dopo la relazione sullo stato di salute del sodalizio da parte del presidente uscente, Enzo Siligardi, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali come previsto dallo statuto del Club nato nel 1997 come emanazione, dedicata alle auto e moto d’epoca, della Scuderia Trentina. Dallo scrutinio delle schede presentate sono risultati eletti i nuovi componenti del Consiglio Direttivo che per il prossimo triennio sarà composto da Enrico Zobele, Carmelo Coniglione, Alessandro Garofalo, Giuseppe Gorfer, Sandro Martini, Remo Trinco e Filippo Trotter. In qualità di revisori dei conti sono risultati eletti Fabrizio Borga e Giorgio De Grandi. Nel corso della prima riunione il nuovo Consiglio Direttivo ha nominato all’unanimità Enzo Siligardi, consigliere nazionale dell’Automotoclub Storico Italiano, socio e presidente onorario della Scuderia Trentina Storica per l’operato profuso fin dalla nascita del sodalizio. Il Consiglio Direttivo ha poi nominato all’unanimità Enrico Zobele, presidente del Gruppo Zobele ed in passato già al vertice della Scuderia Trentina organizzatrice della Trento-Bondone, nuovo Presidente della Scuderia Trentina Storica per il prossimo triennio mentre Remo Trinco è stato nominato vice Presidente. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, progettata e realizzata in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano, in coproduzione con Neue Oper Wien e Festival Paris quartier d’été, in collaborazione con ArcalParis. Info: Tel. 0471.053800 www.teatrocomunale.bolzano.it Matteo Franceschini


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BORSA DEMATTÉ: VINCE SARA TONINI LOREDANA ROSSETTO A PODIO SULLE NEVI DI CASA

25 MILA EURO PER IL SUO PROGETTO. RICONOSCIMENTO ANCHE PER ENRICO FIORENTINI

PORSCHE SCI CLUB ITALIA, AVVINCENTE WEEK END SULLE NEVI DI ANDALO. SI È CONCLUSO IL TERZO APPUNTAMENTO DELL’ANNO PER GLI APPASSIONATI DELLO SCI E DEI MOTORI PORSCHE Gamper e Rossetto

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i è tenuto ad Andalo il 3° appuntamento della 13a stagione del Porsche Sci Club Italia. Sulle vette dolomitiche si sono svolte le sfide dei tanti porschisti appassionati di sci che ogni anno prendono parte ad una delle più importati iniziative Porsche Italia dedicate ai possessori di vetture Porsche, senza distinzione di anno e modello. Il week end è stato ricco di appuntamenti: il sabato i soci sono stati impegnati, al mattino, nella gara di Slalom Gigante sulla pista Traliccio con un tracciato disegnato da Peter Runggaldier, Campione del mondo e direttore tecnico del Club, e nel pomeriggio nella prova di guida su neve preparata dalla Porsche Sport Driving School, presso il piazzale in località Priori-Cadavego. Sul podio, con il terzo posto nella gara sci femminile, Loredana Rossetto di Trento che commenta la sua performance sulle nevi di casa: “Quest’anno per me era iniziato un po’ in salita e sono davvero felice di questo podio molto sudato viste le condizioni piuttosto difficili di visibilità e tracciato. Spero che nella prossima tappa di Cortina si confermi questo progresso e di fare bella figura anche perché per la prima volta nella storia del Porsche Sci Club abbiamo organizzato una bellissima partecipazione con la WinteRace, la gara di regolarità per auto storiche che sarà concomitante con il nostro week end e con cui faremo una speciale combinata auto/sci“. Sul podio della classifica sci maschile: Giovanni Berti (VI), Giulio Taucer (TS) e Claudio Berti (VI); sci femminile: Roberta Gamper (BZ), Luisa Bombieri (VE), Loredana Rossetto (TN). Nella classifica della prova auto: Bicciato Renato (PD), Stefano Ducci (AR) e Agostini Rodolfo (VE). La stagione

È Sara Tonini la vincitrice della borsa di studio intitolata al professor Claudio Dematté, istituita per iniziativa del Comitato Amici di Claudio Demattè, in collaborazione con Università di Trento e Fondazione Trentino Università e giunta alla nona edizione. Laurea magistrale in Economics and Finance alla Luiss di Roma e dottoranda in Local Development and Global Dynamics all’Università di Trento (nell’ambito della Scuola in Scienze sociali), la trentenne si è aggiudicata un finanziamento di 25 mila euro per il suo progetto sulla trasmissione della fiducia tra generazioni di migranti e la costruzione della coesione sociale (“Building social cohesion: the transmission of trust through migrant generations”). Come destinazione per lavorare alla sua ricerca ha scelto l’Institute for the Study of Labor (IZA) di Bonn per le competenze presenti in tema di immigrazione e per una conoscenza profonda degli strumenti d’indagine socio-economica necessari per sviluppare il suo progetto. Questa volta poi la commissione di selezione del premio Dematté ha deciso di dare un riconoscimento anche a un altro candidato. Il riconoscimento, che consiste in un prestito sulla fiducia in fase di definizione e con garanzia della Fondazione Trentino Università, va a Enrico Fiorentini per la validità del suo progetto “Breaking the impasse in global governance: towards experimentalist security governance?”, che si concentra sulle problematiche derivanti da rischio nucleare nel mondo. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo a Trento venerdì 20 marzo. è continuata con la tappa di Cortina d’Ampezzo dal 6 all’8 Marzo, in concomitanza con la WinteRace, manifestazione per auto storiche organizzata in collaborazione con il Centro Porsche Padova, e con l’ultimo appuntamento di Corvara dal 27 al 29 marzo. Il binomio sci-motori che caratterizza il Porsche Sci Club Italia, è arricchito, per questa stagione, dalla collaborazione con Porsche Italia, Porsche Financial Services, il brand Cober, Vita in Linea, Pico Maccario, e, per il primo anno, VIST. È possibile aderire, anche solo per una tappa, al Porsche Sci Club Italia e la procedura di iscrizione è molto semplice. L’unico requisito necessario è quello di essere possessori Porsche. Info: www.porsche.it/sciclub. 83

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GLI AZZURRI DELLO SLEDGEHOCKEY BORSA DI STUDIO PER IOVENE E DEMOZZI

AI MONDIALI DI BUFFALO, ANCHE GRAZIE ALLA NONESA U.S. RONZONE SPORTINSIEME

BORSE DI STUDIO DELLA FONDAZIONE CASSA RURALE DI TRENTO. SONO STATE ASSEGNATE A DUE GIOVANI IMPEGNATI A PROSEGUIRE IL PROPRIO PERCORSO FORMATIVO DI ALTO LIVELLO

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ue borse di studio post-laurea, del valore di 12mila euro l’una, per la ricerca. Le ha assegnate il 2 marzo la Fondazione Cassa Rurale di Trento che ha “premiato” i progetti di due giovani trentini che proseguiranno con altrettanti dottorati di ricerca il loro percorso di internazionalizzazione. “Vogliamo guardare al futuro con ottimismo – ha affermato la presidente della Fondazione Rossana Gramegna – il mondo è nelle mani dei giovani, è giusto sostenere chi si impegna in percorsi di eccellenza che contribuiscano al benessere di tutti”. Al comitato scientifico che ha selezionato i candidati sono arrivate più di venti domande, ma una borsa sulle tre previste dal bando – nell’area economico giuridica – non è stata assegnata. La consegna è avvenuta nella sede del municipio di Trento in via Belenzani, alla presenza dei consigli di amministrazione della Fondazione e della Cassa Rurale, del comitato scientifico rappresentato da Elisabetta Curzel e Franco Marzatico e dell’assessore Paolo Condini in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Nel dettaglio: si tratta di borse di studio, ognuna del valore di dodicimila euro indirizzate a giovani laureati che “intendano iniziare o proseguire un progetto di studio o di perfezionamento presso Università o istituzioni italiane o straniere, pubbliche o private”. Per l’area tematica tecnico-scientifica, si è distinto 84

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è molta attesa tra gli “azzurri” dello sledgehockey per l’ormai imminente impegno agonistico che li vedrà scendere sul ghiaccio a Buffalo negli Stati Uniti dove sono in programma i campionati mondiali della disciplina invernale. I ragazzi del trainer Massimo Darin si confronteranno con le compagini attualmente più quotate in campo mondiale con la seria intenzione di ben figurare e ribadire, anche in questa prestigiosa occasione, il costante progresso tecnico ed agonistico maturato in questi ultimi anni. È ormai lontano il debutto ufficiale di Torino in occasione delle “paralimpiadi” e da allora di strada ne hanno fatta questi stupendi ragazzi che, proprio attraverso lo sport ribadiscono il loro diritto alla normalità. Lo sledgehockey per gli atleti diversamente abili, costituisce una tra le più difficili ed impegnative discipline cui si dedicano tutti coloro che si aprono alla vita con determinazione ed entusiasmo. Recentemente la nazionale azzurra, che ha concluso a Trento nei giorni scorsi un periodo di allenamento, si è imposta in una quadrangolare in terra tedesca vincendo contro formazioni come la Repubblica Ceca, la Germania e la Svezia mettendo in risalto l’ottima forma di giocatori regionali come Florian Planker e Gianluigi Rosa, autentici fuoriclasse della squadra che vedremo impegnata a Buffalo dal 26 aprile al 3 maggio. A tutti i ragazzi l’U.S. Ronzone Sportinsieme, particolarmente vicina da anni a questo sport, invia un grosso “in bocca al lupo” per un torneo mondiale che chiede conferme.

Michele Demozzi, 23 anni, laureato in Scienze e tecnologie biomolecolari, con un progetto che esplora “nuove prospettive per la cura della sindrome di WolfHirschhorn”, in svolgimento presso Centre for Integrative Biology (CIBIO) dell’Università degli Studi di Trento. Per l’area tematica umanistico-artistica, Maddalena Iovene, 27 anni, laureata in Architettura, ha vinto con un progetto di costruzione partecipata per progetti di sviluppo sostenibile, che svolgerà in Perù con la Strathclyde University, Glasgow. Scotland – UK.


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GIOVANI TALENTI DELLE SETTE NOTE DAL MARCANTE: TEMPIO DELLE ECCELLENZE

CONCERTO DUO MILENKOVIC-IORIO PER PREMIO ANDREIS

VENERDÌ 27 FEBBRAIO HA INAUGURATO IL NUOVO PUNTO VENDITA DEL TIPICO, A TRENTO, AL QUARTIERE “LE ALBERE”

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naugurazione ufficiale venerdì 27 febbraio a Trento, presso il quartiere Le Albere, a pochi metri dal MUSE, dello storico punto vendita del tipico “Dal Marcante”, presente ad Andalo dal 1758. Il progetto, condiviso sin dall’inizio con la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, è volto a portare la tipicità dei prodotti locali a disposizione dei visitatori del MUSE e della città di Trento, rinsaldando i rapporti coi produttori del territorio per incrementare la conoscenza delle eccellenze trentine, in una azione di co-marketing che amplifica l’offerta in modo innovativo, coinvolgendo tutti gli attori locali. Oltre ai due fratelli imprenditori, Miriam e Paolo Melchiori, è intervenuto un folto parterre di ospiti con un saluto ed un brindisi: Alessandro Andreatta Sindaco di Trento, Michele Lanzinger Direttore del MUSE Museo delle

ssegnato al giovane talento del violino Teofil Milenkovic (già affermato esecutore, ora quindicenne) il Premio intitolato a Norma Andreis di Rovereto, compianta e stimata socia AMI, docente di tedesco, scrittrice. Alla premiazione ha fatto seguito un apprezzato concerto, di Teofil in duo con il pianista Gabriele Iorio, che ha allietato la mattinata tutta mozartiana, di una classe delle medie Chiesa. Il programma, vario e intrigante, prevedeva brani di Sarasate, Vitali, Paganini, Beethoven, J.Williams (Schindler’s List Theme!), eseguito con grande sicurezza tecnica dai due giovani strumentisti, decisamente affiatati e a loro agio di fronte alla giovane platea interessata. Una premiazione decisamente diversa e ricca di emozioni. Scienze di Trento, Francesco Antoniolli, Presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, Paolo Manfrini Amministratore Unico di Trentino Marketing, Elda Verones, Direttrice Apt di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, Filippo Tealdi, Investment Manager della Castello SGR. Ha chiuso l’informale cerimonia Michele Dallapiccola, Assessore all’agricoltura, foreste, turismo, promozione, caccia e pesca. Graditi ospiti saranno anche Hansi Baumgartner, pluripremiato affinatore di formaggi altoatesino ed Heinrich Poeder, premiato dal Gambero Rosso per l’eccellente speck. Nel corso nella giornata si sono alternati numerosi produttori: Sant’Orsola, Macelleria Dagostin, Birra Maria Lucia Melchiori, Cisa 2054, Distilleria Pisoni, Cantine Ferrari, Villa Corniole, Troticoltura Armanini, Crucolo, Cantina Endrizzi, Distilleria Marzadro, Panificio Sosi, Cantina di Isera, Trentingrana, Cantina Roveré della Luna, Birrificio Rethia. Per informazioni: Oficina d’impresa srl - Emanuela Corradini - Cell 348 7399016 emanuela@oficina-dimpresa.com 85

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ENOTOUR: ANDIAMO ALLA SCOPERTA DEL VINO VIA CRUCIS TRENTINA PER I TERREMOTATI

ALL’AZIENDA AGRICOLA BORGO DEI POSSERI DI ALA

QUATTORDICI ARTISTI TRENTINI

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er la comunità di Rovereto sulla Secchia, popolosa frazione del comune di Novi di Modena, la via crucis cominciò la sera del 20 maggio del 2012. Il terremoto che colpì l’Emilia fece crollare il 30% degli edifici. Nove giorni dopo, alle 9 del mattino, una seconda scossa fece crollare l’abside della chiesa intitolata a Santa Caterina d’Alessandria. In quel momento il parroco, Ivan Martini, assieme ai pompieri stava recuperando una statua di Madonna all’interno della chiesa. Nel crollo restò ucciso il prete. L’anno seguente fu allestita una chiesa provvisoria. Per quel nuovo fabbricato, quattordici pittori trentini aderenti all’UCAI (Unione cattolica Artisti Italiani) hanno realizzato un dipinto. Con tecniche varie, ognuno ha proposto un quadro della Via Crucis. Ogni pittura è stata poi riprodotta in vetrofusione (70x40 cm) da un’azienda di Bolzano (il Laboratorio Vetroricerca & Glass). Il sorprendente risultato è in mostra fino al 6 aprile, nell’Aula di San Giovanni, sotto la sagrestia del Duomo a Trento. Entro il 29 maggio, anniversario della morte di don Martini ma pure ricorrenza del martirio dei tre missionari inviati da San Vigilio in Val di Non (trucidati dai pagani il 29 maggio del 397), i 14 pezzi unici di fusione nel vetro, saranno consegnati al parroco di Rovereto sulla Secchia, don Andrea Zuarri. Gli artisti che hanno aderito al progetto “Croce e Gloria, una via Crucis per Rovereto sulla Secchia”, sono: Carla Caldonazzi, Luigi Bevilacqua, Carlo Adolfo Fia, Bruno Gasperi, Mirta de Simoni Lasta, Settimo Tamanini (Mastro7), Sylvia Lippitz, Rita Cench, Maurizio Frisinghelli, Marco Morelli, Paul de Döss Moroder, Rita Cench e Marco Arman. I quadri sigleranno un gemellaggio non soltanto culturale fra il Trentino e la comunità roveretana dell’Emilia che, oltre al terremoto del 2012, il 7 agosto 1944 subì una “strage di intellettuali”, nove persone fucilate da una banda di Repubblichini. Nella fotografia: Marco Arman, uno dei 14 artisti trentini che hanno aderito alla proposta “Una Via Crucis per Rovereto sulla Secchia”. 86

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osa può esserci di più emozionante che sorseggiare un vino direttamente tra le radure, i boschi e il maso che lo vedono nascere? All’azienda agricola Borgo dei Posseri di Ala, la novità è che ti offrono un calice e una cartina, grazie alla quale è possibile seguire un percorso “multisensoriale” che porterà all’interno di spazi organizzati chiamate “Isole”. Ogni isola è posizionata vicina alla vigna che ha dato vita a quel particolare vino. Un’iniziativa veramente unica, che narra di un ciclo in equilibrio che inizia dalla terra, si trasforma in cantina e termina con questa degustazione ed il ricordo che se ne serberà. Un tragitto che aiuta ad apprezzare al meglio le varie tipologie di vino prodotte da Borgo dei Posseri. L’azienda agricola Borgo dei Posseri si estende per 230 ettari su un soleggiato altipiano tra la storica cittadina di Ala e le piccole Dolomiti. I vigneti, collocati tra i 550 ed i 720 metri d’altezza, si trovano perlopiù nelle zone pianeggianti, esposti prevalentemente ad ovest, nord-ovest. La costante presenza di venti provenienti da sud e da nord, rendono questa zone un habitat ideale per la coltivazione della vite in un contesto non intensivo. Lungo la strada che attraversa l’azienda, si trovano masi e residenze estive, che un tempo appartenevano alla nobile famiglia Taddei di Ala. Fino all’inizio del secolo scorso, il podere era abitato da una quindicina di famiglie di mezzadri. Dopo anni di abbandono, una coincidenza fortuita ha portato alla riscoperta di questo posto magico. Per nulla spaventati dallo stato di incuria del podere, degli edifici diroccati e dei campi ormai invasi dal bosco e dai rovi, caparbiamente è stato intrapreso un temerario ed ambizioso progetto: riportare all’antico splendore questo angolo di Trentino, circondato dalle montagne e con una incredibile vista sulla Val d’Adige, riuscendo a produrre un vino che ne rispecchiasse l’unicità. Info: www.borgodeiposseri.com


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A TRENTO, UNA MOSTRA SULLA RESISTENZA VALORI IN CORSO: VIAGGIO NEL VOLONTARIATO

SONO STATI 49 GLI ARTISTI CHE HANNO RACCOLTO L’INVITO

QUESTO ED ALTRO SUL PALINSESTO RADIOFONICO DI RADIOTRE

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a programmazione radiofonica a diffusione regionale su Radio2 della Struttura di Programmi della Sede RAI di Trento, che prende il via dal primo aprile e si protrarrà fino alla fine di giugno, prevede: il martedì pomeriggio, alle 15, “La vita meravigliosa: ecologia e biodiversità in Trentino”: lo spazio radiofonico di un quarto d’ora, a cura di Stefano Uccia, racconta la biodiversità alpina come bene prezioso da tutelare a livello scientifico, sociale e culturale. Alle 15.15 va in onda “Valori in corso”, un viaggio a cura di Flavio Pedrotti nel volontariato locale. Segue “Trentino in giallo”: trame e suspense con la cronaca nera, nei testi elaborati da Francesca Mazzalai, tratti dal libro di Luigi Sardi: “Delitti e misteri, dalla strage di Vetriolo all’omicidio di Terlago”. Le 13 puntate sono curate da Daniele Torresan. Alle 15.45 si propone, a cura di Giorgio Balducci, “Tra sponde diverse. Traghettamenti”. il programma si prefigge lo scopo di indagare le diverse realtà delle persone e della società quando si trovano ad affrontare delle crisi, dei fatti imprevisti o situazioni di confusione. Il martedì si conclude con “Amore mio uccidi Garibaldi”, riduzione radiofonica a cura di Flavio Pedrotti del libro dell’autrice trentina Isabella Bossi Fedrigotti. Il mercoledì si apre con “Rodo-dentro” a cura di Flavio Pedrotti, dove Mario Cagol, autore e attore versatile, affronta i piccoli temi quotidiani ricavandone spunti di rara ilarità. Alle 15.30 si propone “A piedi nudi sul palco”, programma d’informazione, attualità e cultura teatrale curato da Flavio Pedrotti. Conclude le tramissioni del mercoledì “Pianeta trentino della musica rock”, a cura di Daniele Torresan. La vita musicale trentina dei generi “leggeri” è raccontata con le storie dei gruppi musicali e dei singoli artisti: i compositori, gli interpreti e gli

elle sale di Torre Mirana di Palazzo Thun a Trento, organizzata dall’Anpi del Trentino, nel 70° della Liberazione, dal 13 al 29 marzo si è aperta un’ampia mostra dal titolo “Artèresistenza”. A supportare l’apertura culturale dell’Anpi verso l’arte e la cultura va rilevato il fatto che i due storici dell’arte Mario Cossali e Renzo Francescotti, curatori della Mostra, siano alla stesso tempo i due vice-presidenti trentini dell’Associazione partigiani. Sono stati 49 gli artisti che hanno raccolto l’invito degli organizzatori; tra di essi alcuni dei più importanti artisti trentini, pittori e scultori: come Verdini, Berlanda, Lucchi, Cattani, Cappelletti, Perghem Gelmi, Rossi Zen. I due curatori hanno spiegato come è composto il panorama dell’Esposizione, che presenta un vasto ventaglio di tendenze artistiche: nuovi realisti, neo-astratti, espressionisti, Action Painting, primitivisti, Pop Art, concettuali: anziani, maturi e giovani. Tutti ad esprimere in arte lo spirito della Resistenza. Ci sono anche alcuni artisti partigiani come il marchigiano Vladimiro Tulli e il trentino Remo Callone. Ci sono dieci donne (una su cinque) e artisti di altre regioni comi marchigiani Giorgio Antinori e Leonardo Nobili. C’è l’opera di uno straniero come il bosniaco Irfan Hozo. Ma l’opera più prestigiosa della Mostra è sicuramente un grande quadro del 1962, di Aldo Schmid, dal titolo “Romancero delle Resistenza spagnola, una straordinaria e inedita opera giovanile che documenta una fase quasi sconosciuta di questo artista, morto tragicamente assieme a Senesi, che fu tra i maggiori della seconda parte del ‘900 trentino. esecutori. Il venerdì pomeriggio, a cura di Stefano Uccia, prosegue “Attenti a noi due”, programma comico-satirico scritto e interpretato da Lucio Gardin e Loredana Cont. I “due”, in particolare, propongono gags e “siparietti” di tipica espressione trentina. Alle 15.30 “35 anni endrio” programma, curato da Ugo Slomp, che ripropone i fatti accaduti a Trento e provincia della stessa settimana di 35 anni prima. Il venerdì si chiude con “Enrosadira: i colori delle Dolomiti” programma, curato da Giorgio Balducci, che si occupa di cultura, sport ed ambiente di montagna. 87

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IL LIBRO DEL MESE

MARANIELLO NUOVO DIRETTORE DEL MART NOMINATO IL 26 FEBBRAIO SCORSO DAL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE DEL MUSEO ROVERETANO

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l 26 febbraio scorso, il CdA del Mart, composto da Ilaria Vescovi, Presidente, Matteo Lunelli, Vicepresidente, Stefano Andreis e Maria Concetta Mattei, ha annunciato la nomina del nuovo direttore del Mart. Alla presenza di Tiziano Mellarini, Assessore alla Cultura della Provincia autonoma di Trento e di Andrea Miorandi, Sindaco di Rovereto, sottolineando la grande soddisfazione e il lungo lavoro che negli ultimi mesi ha impegnato la Commissione esaminatrice (composta da Ilaria Vescovi, Matteo Lunelli e Pietro Monti) e la GEA S.p.A, la Presidente del Mart ha comunicato alla stampa il nome del direttore del Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto: Gianfranco Maraniello. Il profilo di Maraniello è stato ritenuto il più adatto tra 128 curricula esaminati. La Presidente Ilaria Vescovi ha spiegato: “Sono pervenuti 128 curricula italiani, europei ed extraeuropei; diversi tra loro e di eccellente livello. Abbiamo incontrato decine di candidati con i quali è stato costruito un dialogo stimolante, una mappatura interessante per vedere il Mart attraverso gli occhi di qualificati professionisti del settore. È stato un lavoro interessantissimo”. La scelta non è stata semplice, ma l’esito è il frutto di una decisione presa con autonomia, serietà e trasparenza e approvata all’unanimità da un CdA coeso e soddisfatto. “Abbiamo scelto un professionista le cui competenze sono indiscusse sia sul fronte manageriale sia sul fronte scientifico – ha aggiunto il Vicepresidente Matteo Lunelli – Gianfranco Maraniello è una figura completa, solida e collaborativa che con entusiasmo ha accettato di accogliere le sfide del Mart e di aiutarci a costruirne il futuro. 88

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ARRIVA IN LIBRERIA IL VOLUME DI ALBERTO FOLGHERAITER CHE RACCONTA LA GRANDE GUERRA DEI TRENTINI “TROPPO AUSTRIACI PER ESSERE ITALIANI, TROPPO ITALIANI PER ESSERE AUSTRIACI”

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l racconto a puntate della “Guerra tra parenti (costata dieci milioni di morti)” che Trentinomese ha cominciato a pubblicare nel numero di gennaio del 2014, esce ora in volume dal titolo “Un popolo, due patrie” (il Trentino nel vortice della Grande Guerra). Alberto Folgheraiter, il giornalista autore di una dozzina di titoli (dalla “Terra dei padri” ai “Villaggi dei camini spenti”, tanto per citare), ha rimodulato i testi, aggiunto schede, ampliato l’orizzonte, condensando tutto in un volume di 240 pagine che l’editore Curcu&Genovese manda in libreria nel mese di aprile. “Un popolo, due patrie” si avvale di un ricco apparato iconografico e Folgheraiter lo ha dedicato a suo nonno Bepi, Kaiserjäger “mugnaio del Prà, che fu mandato ai confini del mondo, vide l’orrore, sopravvisse e tornò, inseguito dal tramonto dell’Impero”. La sintesi del libro è pubblicata nel risvolto di copertina: Cent’anni e se ne parla ancora. Quella Guerra che fu definita “grande” e che papa Benedetto XV (1917) bollò come “inutile


trentinolibreria Giorgio Ragucci Brugger Fuga da Babilonia Bertelli

Rolando Pizzini Civiltà e foreste Edizioni31

Alessandro Anderle Il lago quasi mare Publistampa

Giorgio Ragucci Brugger si è sempre contraddistinto per aver donato i suoi lavori letterari a fini di solidarietà cercando di favorire gli scopi umanitari di numerose associazioni. In questa occasione, l’ultima sua fatica letteraria “Lontano da Babilonia”– uno specchio della realtà attuale – l’ha voluta regalare ad Athena Onlus, associazione trentina handicap e normalità a confronto. «In questo libro ho voluto raccontare le sfide, anche esistenziali, che ciascuno di noi incontra nella vita quotidiana – spiega Brugger, scrittore giunto ormai alla sua ottava opera letteraria. E ho deciso di donare il libro a un’associazione del nostro territorio che con impegno si occupa di un tema importante: confrontarsi con la diversità, senza avere paura della vita, mai”.

L’incrocio interessante che l’Autore realizza tra il resoconto di soprusi usuali in civiltà cosiddette nobili quali quella greca e romana ed il racconto delle minacce che incombono sull’ecosistema Amazzonia, rende quanto mai vero il detto secondo cui “La storia è un’ottima maestra ma ha dei pessimi discepoli.” [...] Il lavoro che ci viene presentato tratteggia con rapide pennellate tutt’altro che pesanti molte delle problematiche che insistono sul continente latinoamericano. E ci porta ad interrogarci sul nostro modo di essere, sulla nostra cosiddetta “civiltà” e sulla nostra smania di consumare tutto e tutti. L’ambiente è sacro ed è un sacrario affidato all’uomo, che ne deve essere promotore e tutore, e non invece predatore ed assassino. Saper ascoltare la foresta è una metafora che vuole rimandare all’ascolto di noi stessi, sincero e disposto alla conversione se intende produrre un cambiamento in meglio. (d. Paul Renner)

La vita di uno scrittore, quella di un rabbino e di una prostituta si intrecciano in modo unico, inscindibile, a formare un racconto che si disvela al lettore pagina dopo pagina. Questi tre personaggi, uniti nell’unico intento di salvare quella parte spirituale della nostra umanità che troppo spesso il materialismo quotidiano relega all’ultimo atto della giornata, prima di assopirsi, faranno i conti con una realtà che non risulta mai essere quella che appare. Una linea sottilissima a distinguere ciò che è reale e ciò che non lo è, perché nulla può mai essere dato per scontato. Un libro che vuol far riflettere sui valori e sul dono, perché tutto ciò che ha un valore reale si riceve sotto la forma di regalo gratuito. Sulle sponde di un lago che sembra quasi un mare, vasto come la mente umana, però, la realtà in fondo non esiste.

strage”, dal 2014 è al centro di convegni di studio, rievocazioni, seminari e manifestazioni. Soprattutto in Trentino-Alto Adige e nella Venezia Giulia, dove la guerra cominciò un anno prima rispetto all’Italia. Di solito, la storia è scritta dai vincitori, ma quella guerra l’hanno fatta anche i nostri nonni, mandati al fronte come vittime predestinate nell’estate del 1914 e finiti dalla parte dei vinti. Invischiati e coinvolti, loro malgrado, in una “guerra tra parenti” quale fu il primo conflitto mondiale. Metà delle teste coronate d’Europa, infatti, era imparentata direttamente; l’altra metà per via dei matrimoni combinati tra le Cancellerie più che per l’iniziativa dei nubendi. Quella sterminata carneficina si sarebbe potuta e dovuta evitare. Così non fu. Nelle Valli del Trentino, quando arrivò l’ordine della mobilitazione generale, i nostri nonni dovettero lasciare la zappa nel campo, la falce sul prato, la vacca nella stalla, la famiglia in lacrime. Non ne capivano la ragione ma furono costretti a obbedire. Di sessantamila chiamati alle armi per difendere gli interessi della corona di Vienna, quasi dodicimila finirono sepolti nei cimiteri improvvisati della Polonia e dell’Ucraina, in Galizia. “Italiani sbagliati” ai quali, per decenni, fu negato dall’Italia perfino l’onore della memoria. Erano morti da “nemici” anche se figli di una terra che si voleva a tutti i costi “redenta”. Per contro, ai poco meno di mille che, allo scoppio delle ostilità, passati dall’altra parte, si arruolarono come volontari con la divisa dell’Esercito italiano, fu riservato un posto d’onore nei libri di storia e furono alzati monumenti celebrativi a quegli “irredenti” morti da Italiani, pertanto da eroi.

Un anno dopo l’inizio della guerra europea, quando pure l’Italia entrò nel conflitto, settantacinquemila Trentini furono mandati oltre Brennero, deportati o profughi nelle “città di legno” dell’Austria-Ungheria; altri trentacinquemila finirono dispersi in 264 comuni italiani, in una lacerazione che smembrò Comunità e singole famiglie. Quella guerra cambiò i confini d’Europa; trasformò in territorio italiano una terra dove i dotti parlavano la lingua di Dante, la stragrande maggioranza della popolazione la comprendeva, ma per otto secoli era stata legata all’area tedesca dell’Impero germanico e della Contea principesca del Tirolo. Con un incredibile effetto domino, la guerra del 1914-1918 coinvolse 28 Nazioni, tutta l’Europa, gli Stati Uniti (dal 1917) e perfino l’Estremo Oriente. Fu definita “Grande” perché coloro che la subirono o furono costretti a combatterla videro scorrere fiumi di sangue e crescere sterminate foreste di croci. Chiamato alle armi con un avviso dal pulpito o dalla cartolina-precetto, nell’estate del 1914 un popolo di contadini-soldati si ammassò sui fronti degli Imperi centrali. Partirono giovani. A chi fu risparmiata la vita tornò a casa che era già vecchio. Dopo quattro anni di guerra, i Trentini si ritrovarono cittadini italiani. Ma a che prezzo…

Alberto Fogheraiter

Un popolo, due patrie

Curcu & Genovese (Euro 18,00)

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Volti nella Storia

la frase

Per saperne di più: Bibliografia: Ennio Lappi, Giovanni Battista Sicheri, biografia documentata del poeta di Stenico con le precedenti vicende della sua famiglia, Trento, 2012 Graziano Riccadonna, Giovanni Battista Sicheri Magia Rivoluzione Poesia del Garibaldino di Stenico, Trento, edizioni “Libreria Paideia” 1983

“Fulgido esempio di quanto una limpida intelligenza possa far donare corpo ed anima alla patria” (Ennio Lappi)

GIOVANNI BATTISTA SICHERI (1825-1879) ETÀ

Giovanni Battista Pietro nacque il 27 marzo 1825 a Stenico, allora Contea di Tirolo, terzogenito di Domenico Sicheri e Marianna Francescotti. Il poeta è noto anche come “Cangio”, appellativo che deriva dal soprannome della sua famiglia, “I Cangi”, mugnai per tradizione.

INSURREZIONE E FUGA

Allo stesso tempo, a Milano riprese a coltivare la sua indole letteraria, frequentando corsi di studi filologici all’università e scrivendo drammi. Una sua opera venne presentata anche al Teatro la Scala, ma visto il suo contenuto patriottico fu presa a modello dai cospiratori per organizzare un’insurrezione, il 6 febbraio 1853. Per sfuggire alla risposta immediata degli austriaci, Sicheri fu costretto a scappare in Svizzera.

IN SVIZZERA

SICHERI GARIBALDINO

Rientrato in Trentino, quando Garibaldi nel 1866 arrivò in Val di Ledro, Giovanni fu coinvolto nei tentativi garibaldini per contrastare gli austriaci. Dopo la ritirata di Garibaldi, però, decise di isolarsi e andare a vivere alla Credata, in un fortino in Val d’Algone costruito da sé, in attesa del ritorno delle truppe italiane. Val d’Algone Forte Credata, costruito nel 1866 da G.B. Sicheri

Nella tranquillità del Canton Ticino Giovanni trovò lavoro come insegnante. Fu qui che conobbe una maestra, l’istriana Giuseppina Stanovich, che sposò andando a vivere a Locarno, dove nacquero i primi due figli, Domenico e Tebano.

LE OPERE INIZI DA FRANCESCANO

Terminato il liceo, frequentato in maniera irregolare per via dei debiti della sua famiglia con i Bleggi, Giovanni decise di intraprendere la carriera ecclesiastica iscrivendosi all’Ordine dei Francescani riformati. Si trasferì così al Convento di Santa Maria delle Grazie di Arco, prendendo il nome di frate Leone. Fu qui che compose, a metà dell’800, la sua prima opera letteraria: la Lorenziade, un poemetto di quattro canti in cui celebrava il confratello Lorenzo Bailoni. Ben presto però, il poeta in erba si accorse che l’essenzialità monastica non faceva per lui, così abbandonò l’abito francescano e ritornò a Stenico.

IL FERVORE MAZZINIANO A MILANO

Anche la Stenico all’ombra degli Asburgo era troppo piccola per un giovane dal temperamento tanto ardente, in cui si erano radicati gli ideali irredentistici. Si trasferì allora a Milano dove prese a frequentare i circoli mazziniani.

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SULLA MADDALENA

Il periodo svizzero fu il più prolifico per la sua produzione letteraria. Nel 1853 compose “L a caccia sull’Alpe del contadino del Menzo”, cui seguirono “Igiene”, poema ironico dove si denota la sua cultura classica, e le tre commedie “La garibaldina”, “Tribunali giudicariesi” e “L’Usurajo” del 1860, ispirate alle vicende della sua famiglia a Stenico.

Arrivato ad indebitarsi per la costruzione della casa alla Credata, Giovanni e la sua famiglia, sempre tenuti d’occhio dalla polizia austriaca, furono costretti a trasferirsi, stavolta definitivamente. Si recarono sull’isola della Maddalena, in Sardegna, dove il poeta aprì una scuola privata.

LA FINE

Il Cangio morì il 23 novembre 1879 in Sardegna, per cause sconosciute, lasciando cinque figli, due in tenera età. Fu sepolto nel cimitero accanto alla figlia e alla moglie, ma a causa dei lavori di bonifica e restauro dell’area, i loro resti finirono con l’andar perduti.

hanno detto di lui “Ingegno discreto, fantasia matta, pochi studi e moltissima persuasione del proprio valore, mazziniano incorreggibile, e spiritista all’apparenza convinto, recò molto guasto nel proprio paese” (Fra Girolamo Sala, condiscepolo di fra Leone Sicheri)


trentinoristorante

Il ristorante

IN OGNI NUMERO trentinomese VI PROPONE UN RISTORANTE PROVATO PER VOI Il ristorante presentato in questa rubrica è una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.

Segnalazioni e commenti: info@trentinomese.it

RIFUGIO BINDESI NUOVA APERTURA COL PASSO GIUSTO Ha aperto i primi di marzo già con il passo giusto. Sto parlando di uno dei locali più amati dai trentini, il Rifugio Bindesi. A prendere in mano le redini del ristorante sono quattro giovani pieni di entusiasmo: Fabio Bortolotti, 33 anni, figlio dell’ex capo della Protezione civile Claudio, maestro di sci e accompagnatore di territorio; sua moglie Ilaria Valenti Bort, 30, interprete e traduttrice, docente all’Isit e alle elementari di Aldeno, ma esperta anche nel servizio di sala (è stata al lago Santo quest’estate e in passato in tanti altri locali, come il Circolino, le 4 Stagioni e in ristoranti di Irlanda e Austria); Federico Weber, 32 anni, giovane cuoco (attualmente impegnato al gastropub “Angolo del 33” alla Vela) con esperienze anche a Londra; e suo padre Paolo, ex funzionario provinciale, colonna della Sat di Trento e appassionato di cucina da sempre. La società è risultata vincitrice da una selezione fra 32 candidati (alcuni anche del Bresciano e del Veronese) effettuata dalla commissione rifugi della Sat, proprietaria dei Bindesi e di altre 34 strutture analoghe. I Bindesi sono un posto che mi è sempre stato nel cuore e quindi, appena riaperti i battenti, ecco che ho bussato

TE EDIZRI ZA ONE

immediatamente alla porta del Rifugio. Lo dico subito, l’esperienza è stata positiva. Dopo un antipasto di composto da bruschetta alle sarde en saor e pomodoro e tagliere di affettati misti dove spiccava una sorprendente pancetta stufata con paprika, abbiamo proseguito con risotto al Teroldego, radicchio e formaggio Verde di capra e con dei golosi. Tra i secondi abbiamo scelto il salmerino con verdure (che non mi ha convinto) e lo strudel di cavolo cappuccio e fonduta ai formaggi, ottimo. Discreta la torta cioccolato e pere. Mezzo litro di Teroldego della casa, acqua e caffè, 65 euro per una cucina tradizionale con forti note agrodolci. Carta dei vini da ampliare un po’. Il servizio è molto cortese. RIFUGIO BINDESI Strada Dei Bindesi Villazzano. Tn Tel. 340.6045490 Aperto tutti i giorni dalle 10.30 alle 23. Chiuso il lunedì e il martedì pomeriggio.

CIBO ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ AMBIENTE ♥ ♥ ♥ ♥ PREZZO ♥ ♥ ♥ ♥ ♥

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Le lune di Kako / di Flora Graiff

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on l’Italicum, la legge elettorale al suo ultimo passaggio alla Camera, prima vengono eletti i capilista voluti dai segretari di partito e solo dopo i candidati votati dagli elettori. Ne consegue che le formazioni più piccole, che difficilmente avranno più di un eletto per collegio, manderanno in Parlamento solo “nominati”. Certo, meglio sarebbe dare più peso alle preferenze, ma anche in tal caso nessuno potrà mai impedire ai parlamentari di cambiare casacca: ieri Razzi e Scilipoti, oggi un quinto di onorevoli e senatori. Allora: con tutti i voltagabbana che girano, la battaglia per le preferenze ha ancora senso?

FLORA GRAIFF

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artoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica,

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ha al suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che hanno scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.


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