TrentinoMese Marzo

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ANNO XXIII N. 277

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MARZO 2015 9 771724 550805

ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

PRONTO SOCCORSO IL POSTO DOVE LE LUCI NON SI SPENGONO MAI ARMANDO FRANCESCHINI LA MUSICA: UN AMORE COSÌ GRANDE

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Curcu&Genovese Associati S.r.l. - Südtiroler Studio S.r.l. - Riproduzione vietata

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RING di Pino Loperfido

di Tiziana Tomasini

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APPARIZIONI E ONNIPRESENZA DI SAMANTHA, LA PRIMA ASTRONAUTA PREZZEMOLINA

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opo la strage a Charlie Hebdo, ha dedicato carinamente un pensiero alle vittime, alla morte di Pino Daniele ha voluto debitamente ricordarlo, in seguito alle dimissioni di Giorgio Napolitano non ha perso tempo nel ringraziare devotamente il proprio Presidente. In televisione, poi, è più presente di Antonella Clerici e di Bruno Vespa messi assieme: dalle dirette alla Bar Sport con Fabio Fazio, alla recente (e fintissima) diretta con il festival di Sanremo. Insomma, in questo mondo in cui ogni accadimento, triste o gioioso, viene divulgato travestito da reality, anche la Spedizione ISS 42/43 (per gli amici “Futura”), cui prende parte la bravissima-chedio-la-benedica Samantha Cristoforetti, da Malè, Val di Sole, si è trasformata in un piccolo show. Sia chiara una cosa, siamo molto orgogliosi – da italiani e da trentini – che la dottoressa Cristoforetti faccia parte dell’equipaggio. Eppure siamo animati da un dubbio che ci rode e non ci lascia per niente tranquilli. Dubbio che si è notevolmente accresciuto a partire dal 2 febbraio, quando è partita la decima edizione de L’isola dei famosi. Lo confessiamo: la concomitanza tra il reality tropicale e la missione spaziale ci sta portando – chissà perché – a confondere i due eventi, assimilandoli per genere. Come se la costosissima missione della Nasa fosse davvero un nuovo, originale e spassoso reality internazionale, trasmesso in diretta dall’orbita terrestre: l’Astronave dei Famosi. Sull’Isola i concorrenti si sfidano in strane competizioni simil-tribali, lassù si ci mette alla prova in piena assenza di gravità, divertendo gli spettatori con corpi, matite, mele e numerosi altri oggetti galleggianti nel vuoto. Le normali impellenze della vita quotidiana (lavarsi i denti, dormire, camminare, fare pipì, ecc.) lassù assumono una valenza di intrattenimento e val la pena diffonderne la conoscenza. Sono passati anni luce dalle seriose e segretessime missioni spaziali del Novecento, quando solo al termine, dopo il ritorno sulla Terra, venivano diramati scarnissimi comunicati stampa che non dicevano nulla se non che degli astronauti erano partiti e poi, dopo un tot di orbite, erano ritornati (se non tornavano, ahiloro, non veniva detto proprio un bel niente...) È vero. Siamo negli anni della sovraesposizione mediatica, del sempre-connessi, in quest’epoca affollata da opinionisti, tuttologi e forzati del cazzeggio, ma un pochino più di discrezione (e di serietà) da parte della nostra amatissima-il-cielo-la-protegga Samantha e dei suoi colleghi di certo non guasterebbe. Ci renderebbe ancora più orgogliosi di quanto non lo siamo già. 6

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a mali estremi PICCOLE GRANDI CALAMITÀ PER IL CITTADINO MODERNO: LA RACCOMANDATA

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raticamente impossibile – o comunque evento raro – riceverla “brevi manu” dal postino, che generalmente consegna in mattinata, quando la quasi totalità della popolazione è impegnata fuori casa. Ed allora accade che quella striscia di carta bianca con stampato l’invito a ritirare all’ufficio postale quanto a noi destinato lasci presagire una lunga agonia nei palazzi della corrispondenza. Nel tempio della posta la prenotazione è elettronica, ma evidentemente la tecnologia non ha agevolato lo snellimento delle procedure. Non conta l’ordine di arrivo della persona fisica: si procede per categoria. Se ne deduce logicamente che, se siamo in tanti ad avere la lettera, la permanenza potrà occupare una considerevole fetta di vita. In questo microcosmo di attesa, è interessante rilevare le diverse reazioni del pubblico presente. C’è il cittadino, apparentemente calmo e ben organizzato, che si accomoda sulle sedie a disposizione leggendo un libro e sbirciando solo di tanto in tanto – con nonchalance – il display; c’è chi si muove incessantemente, percorrendo l’ampia sala una moltitudine di volte, nella speranza forse di accelerare e rendere più dinamiche le operazioni. C’è chi si astrae completamente dal contesto e, infilati gli auricolari, si collega con il mondo. C’è chi parte rilassato e via via, numero dopo numero, comincia ad inalberarsi, contagiando i vicini ed instillando i germi di una rivolta popolare. C’è anche chi ne approfitta per avvicinare qualche bella signora presente, sfoderando le armi della galanteria. Immancabile l’incazzato cronico, che controlla febbrilmente la successione numerica e che dopo soli trenta minuti di attesa aggredisce verbalmente gli impiegati e richiede un colloquio con il direttore. A complicare la situazione, si aggirano addetti alla vendita della telefonia per promuovere i prodotti postali; alcuni rispondono in malo modo, inferociti dall’attesa, altri – forse per ingannare il tempo – si lasciano ammaliare dalle nuove proposte. Succede quasi il finimondo quando una mamma con in braccio un neonato viene fatta passare avanti, dopo aver implorato i presenti della sua lettera di riferimento. Si creano in tempo reale due schieramenti: il partito dei cavalieri (“Passi pure”) e quello dei giustizieri (“Si deve rispettare la regola, senza eccezioni”). In tutto questo pasticcio, suona la prossima chiamata, è il mio numero. Euforica, mi lancio allo sportello e ritiro fiera la mia raccomandata. La apro subito: multa per sosta vietata, con allegato bollettino postale.


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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi LEPRI AL CIMITERO: MA CHE FASTIDIO VI DANNO?

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ome i loro amici nati dalla fantasia cinematografica di George Romero, a volte ritornano. Sì, proprio loro, stiamo parlando dei conigli che si divertono, nonostante trappole, rincorse, attacchi a sorpresa e incursioni, a villeggiare nel cimitero di Trento. Come gli anarchici della nota canzone “Addio Lugano bella”, scacciati dai loro territori lungo l’Adige da speculazioni edilizie e sperimentazioni architettoniche, hanno ben pensato di rifugiarsi lì dove, iconograficamente, sono sempre stati: il cimitero. Probabilmente chi protesta, chi innalza barriere contro ogni cosa, chi non ha altro da fare che cercare di “far fuori” i conigli cimiteriali usandoli come capri espiatori, non sa che il connubio conigliocimitero è antico come il mondo stesso. Soltanto che in passato tale relazione cadeva sotto l’egida del sacro, termine che vuol dire sancire, a riguardo di leggi e accordi, e quindi la presenza dei leporidi testimonia un’alterità, un essere “altro” e “diverso” rispetto all’ordinario. Ben sappiamo come parte delle persone disdegni, nonostante tutto, ciò che è diverso, altro, nella società, che si tratti di colore, razza, presenze che alterano riti e ritmi quotidiani e le concezioni edulcorate e disneyane della natura (vedi l’orso, adesso i lupi e domani chissà quale animale). Un “altro”, quello dei conigli, che non disturbava affatto i defunti. Se Plinio il Vecchio ce l’aveva con questi leporidi, cuniculosa Celtiberia (la Celtiberia feconda di conigli), era perché erano dotati di un’inesauribile fecondità e perché provocavano carestie nelle isole Baleari in quanto devastavano le messi. Che messi distruggono i conigli del cimitero di Trento? Qualche fiore destinato già di per sé, dopo il tragico taglio, alla morte per marcescenza? Per rinverdire i fasti della memoria del rapporto tra l’uomo e il coniglio non serve scomodare Osiride, dio egizio che assumeva spesso le sembianze della lepre. E nemmeno la religione coranica dove questo animale è tenuto in altissima considerazione perché è la reincarnazione di Alì, genero del Profeta. Basta andare a Verona, a visitare – ne vale la pena per chi non lo conosce – il più antico museo lapidario d’Europa, quello Maffeiano (adiacente Piazza Bra), dove sono raccolte più di 500 epigrafi in lingua latina, etrusca, greca e di provenienza orientale e paleocristiana. 8

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RING Ebbene, su di un monumento funerario tripartito d’epoca romana, nella parte centrale, sopra il timpano che protegge tre putti alati, si stagliano, ai lati, due bei conigli, splendidi Bugs Bunny con le orecchie lunghe, accovacciati mentre s’ingozzano di buonissimi frutti che decorano la struttura architettonica. I sarcofagi erano il sepolcro ideale per tutti coloro che ambivano a dimostrare il proprio rango anche nell’occasione della morte. Più i rilievi proliferavano, più si saliva sulla scala sociale. Così i cimiteri sono diventati, nel corso dei secoli – ma questo ce lo avevano insegnato già i fenici-punici con i loro tofet (o toppe), sorta di santuari mortuari a cielo aperto –, delle vere e proprie città dei morti. E in queste città si aggiravano, di pietra o in carne ed ossa, le lepri-conigli. Perché su questi animali, come su tanti altri – leoni, tigri, elefanti, rinoceronti, leopardi, aquile, ecc. –, il defunto investiva denaro ed attraverso essi esprimeva la propria idea della vita nella tomba, ritenuta “casa”, arrivando fino ad equiparare la propria dimora funebre al palazzo di Ade, nel quale pensava di stabilirsi come coinquilino. Il lepride è un animale essenzialmente lunare ed è sempre visto come un attributo delle divinità lunari, alle quali fa da messaggero. Per i greci e i romani era un attributo di Afrodite e di Eros, e spesso i cupidi erano rappresentati insieme alle lepri. Come messaggero è sempre associato a Ermes/Mercurio. Quindi la lepre ben si addiceva alle tombe, ai cimiteri, alle città dei morti. Ma oggi, da dove viene questo odio per questo essere agile, curioso, pacifista? Forse perché dal tardo medioevo è considerato uno dei “familiari” delle streghe e quest’ultime potevano assumerne la forma? La stessa Vergine è ritratta, talvolta eroicamente, con i piedi che schiacciano, oltre che il misero serpente, la lepre, ad indicare il trionfo sulle passioni. Oppure l’odio è incarnato nell’“uomo ebraico o cristiano” perché nella Bibbia il coniglio è considerato un animale impuro, secondo la prescrizione del Deuteronomio, e non poteva essere mangiata? Stessa contrarietà la incontriamo nella Lettera di Barnaba (X, 6-8) nella quale l’astensione dalla carne della lepre, della donnola e del coniglio, diventa, secondo l’interpretazione allegorica, simbolo di astensione da comportamenti sessuali condannati. Allora le grida che s’innalzano nervose, esagitate, preoccupate e impellenti di chi vorrebbe tutti i conigli al rogo escono da gole che temono, ripudiano e respingono comportamenti sessuali che potrebbero spalancargli le porte e le finestre della libertà?


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RING di Gianfranco Gramola

di Astrid Mazzola

diario rotaliano AFORISMI PER RIFLETTERE

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i piace molto scrivere, tracciare un ritratto del nostro Paese stralunato, raccontando cose buffe, con leggerezza e con quella disinvoltura umoristica che rappresenta il punto di riferimento del mio modo di vedere le cose. Scrivo per divertirmi e con la piccola ambizione di divertire chi mi legge. Amo anche leggere, soprattutto articoli che tirano su il morale, perché una buona dose di spirito e di ottimismo, di questi tempi, non può che fare bene. Negli ultimi tempi, consigliato da un amico, mi sono “buttato” sugli aforismi. Cosa sono gli aforismi? “L’aforisma – come spiega lo scrittore Federico Roncaroni – è una parente molto stretta della massima, della sentenza, dell’adagio, del motto e, per certi rami, anche del popolare proverbio”. Roberto Gervaso, re degli aforismi (ne ha scritti 15 mila) spiega che “L’aforisma è uno starnuto liberatorio dello spirito”. Armato di carta e penna, ho preso un po’ di appunti. Ve li trascrivo, sperando di farvi riflettere, ma soprattutto di farvi sorridere. Sulle donne Volete conoscere una donna? Guardatela, studiatela, ma non interrogatela. Se una donna vi dà più di quanto le chiedete, prima o poi vi chiederà più di quello che siete disposti a darle. In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All’occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie. (Ennio Flaiano) Sulla Fede Dio è nudo. Può permetterselo… nessuno lo vede. L’ateo nega Dio perché non sa rassegnarsi all’idea di non poterlo conoscere. Per trovare Dio bisogna smarrirsi. La Fede è il salvagente che Dio getta all’uomo dopo averlo scaraventato nel vortice della vita. Ogni volta che faccio il mio dovere, sento l’applauso di Dio. Sul matrimonio Chi si sposa per la seconda volta, passa dagli arresti domiciliari ai lavori forzati. Il matrimonio è un sogno finché non diventa un incubo. I lunghi matrimoni trasformano i galli in capponi. Il celibato ti fa desiderare il matrimonio. Il matrimonio ti fa desiderare il celibato. Commercio La pubblicità è l’anima del commercio. Il fatturato, il corpo. L’abito non fa il monaco, ma chi lo vende fa il fatturato. E per finire... Amiamo la pace, ma quella eterna è troppa. Ai posteri dirò:”Ah, se mi aveste conosciuto da vivo”. La vita è la più monotona delle avventure: finisce sempre allo stesso modo.

il midollo della vita MA L’AGRICOLTURA È VERAMENTE “PACIFICA” E RISPETTOSA?

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el nostro moderno immaginario, la figura del contadino è avvolta un alone romantico. Nelle pubblicità è un eroe bucolico dal cuore tenero, che ama la terra e vive col solo scopo di portare sulla nostra tavola prodotti di qualità, curati in ogni fase di produzione. Si contrappone a figure aggressive e “combattenti”, dal soldato al manager di successo, che la fiction e la narrativa giornalistica di largo consumo spesso ci mostrano desiderose di abbandonare il loro “sporco” mestiere per dedicarsi alla cura di un campo. Se combattere significa uccidere e morire, fare il contadino significa far crescere, e mettere radici: creare un piccolo Eden in cui i propri discendenti vivano in abbondanza ed armonia, al riparo dalle brutture. Ma davvero quello del contadino è un mestiere pacifico? Me lo chiedo ogni volta che pianto la mia vangaforca nella terra disseminata di giovani piante dai delicati fiorellini, sapendo che l’atto successivo sarà sradicarle per far posto ad altre piante. Le prime sono per me le “infestanti”; le seconde sono le “buone”, le prescelte, i coloni che andranno a occupare le terre liberate. Ahimè, la maggior parte di loro non raggiungerà la vecchiaia: al culmine della maturità, molte saranno parimenti sradicate per essere trasportate trionfalmente sulla mia tavola; un destino migliore sarà riservato a quelle, come i pomodori e le leguminose, di cui mi limiterò a portar via i frutti. Per non parlare delle creature che, in un modo o nell’altro, sono minacciate dalla mia attività. Ricordo con orrore quando, affondando la vanga in un mucchio di letame, falciai un povero orbettino che si era fatto il nido. Ma pensiamo più in grande. Ad esempio, ai danni che l’agricoltura può causare all’ambiente: è notizia recente l’uso massiccio, nelle nostre campagne, di fitofarmaci, che inquinano aria, acqua, terra e viventi. Un’agricoltura veramente rispettosa dovrebbe restituire un ambiente fertile, se non migliorato; invece tra gli effetti dell’agricoltura convenzionale, a tutt’oggi la più diffusa, c’è l’impoverimento dei terreni e degli ecosistemi. Per me, che mi sono accostata all’agricoltura per prendere le distanze dall’invadenza delle attività umane, ogni nuova stagione di semina è occasione di riflessioni. Mi chiedo se riuscirò mai a rispettare veramente ciò che mi sta intorno. Sono giunta alle conclusioni che l’esistenza, in ogni sua forma, contiene una certa percentuale “fisiologica” di sopraffazione; che, tuttavia, c’è molta differenza tra il comportarsi da arroganti conquistatori e il procurarsi da vivere evitando le sopraffazioni inutili. Che di tutte le attività umane, l’agricoltura potrebbe essere una delle più pacifiche. Se solo l’uomo che la pratica fosse altrettanto pacifico... 9

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festival nazionale di teatro amatoriale Comunità della Vallagarina

ROVERETO

LIZZANA

TEATRO ZANDONAI

TEATRO SAN FLORIANO

27/02/VENERDÌ L’AMLETO CO LA PEARÀ

28 /02/SABATO

La Barcaccia

6 /03/VENERDÌ

IL BERRETTO A SONAGLI

Compagnia dell’Eclissi

13 /03/VENERDÌ

LA DODICESIMA NOTTE

Accademia Teatrale Campogalliani

20 /03/VENERDÌ THE SISTERS

Associazione Stella

27/03/VENERDÌ

SERATA DELLE PREMIAZIONI FUORI CONCORSO PETER PAN

UN MUSICAL FANTASTICO

Compagnia di Lizzana

ROBIN HOOD

UNA LEGGENDA VENEZIANA

Teatroimmagine

7/03/SABATO MOLTO PIACERE

Teatro Impiria

14 /03/SABATO L’ULTIMA VITTORIA

I Cattivi di Cuore

21/03/SABATO

L’ANATRA ALL’ARANCIA

Gad Città di Trento

Informazioni e prenotazioni La segreteria del Sipario d’Oro in Corso Bettini 64 è aperta tutti i giorni esclusa la domenica dalle ore 15 alle 18 dal 2 febbraio al 27 marzo. Nello stesso orario si può telefonare al numero 0464 480686 o inviare una email a teatro@compagniadilizzana.it Info anche sul sito www.sipariodoro.it


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di Carlo Martinelli

alla carlona LO STRANO DESTINO DELLE BIBLIOTECHE IN QUEL DI TRENTO

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urioso. Nella terra che dell’eccellenza bibliotecaria ha fatto vanto (e a ragione), succede che la città capoluogo proprio attorno a due biblioteche dia spettacolo non proprio edificante. E poiché una biblioteca è di gran lunga più importante – e almeno così dovrebbe essere – di un centro

commerciale, di una banca, di un’assicurazione, di un supermercato, ci si lasci dire. Si parla della (bellissima) biblioteca comunale di via Roma, si parla della futura biblioteca dell’Università di Trento. La prima costringe centinaia di utenti – studenti e non – a tutt’altro che simpatiche coabitazioni con le decine di disperati senzatetto che ogni giorno specie nei mesi freddi e in mancanza di luoghi acconci dove riparare - scelgono stanze e divanetti (e wc) della struttura quale comodo e caldo rifugio. Francamente pare incredibile che non si possa trovare adeguata e ragionevole soluzione. Proteste e lamentele si susseguono da mesi e mesi. Una amministrazione al passo con i tempi deve risolvere la cosa, punto e basta. Dal punto di vista degli utenti, dal punto di vista dei disperati senza tetto. È davvero così difficile? Quanto alla futura biblioteca di ateneo – quella che doveva sorgere in piazzale Sanseverino e che è poi stata dirottata al nuovo (e per ora sempre clamorosamente deserto) quartiere delle Albere – siamo nel regno dell’incredibile. Ci si chiede: si era deciso, con una certa logica, di pensare ad una biblioteca collocata nel cuore di quello che, pur con limiti evidenti (ad esempio una situazione del traffico che grida vendetta), è il quartiere universitario della città. La decisione di spostarla nel quartiere desertificato appare ai più come una sorta di favore nel tentativo di riempire almeno una casella di un puzzle che, giorno dopo giorno, appare di sempre più difficile soluzione. Giacché, inutile girarci attorno, il fatto che alle Albere non ci vada nessuno ad abitare – si parla di privati – fa sì che ogni giorno appaia sempre più concreta la scelta di piazzarci strutture pubbliche o parapubbliche. Ci si chiede: ma sono così poco importanti gli studenti e i loro docenti? Evidentemente sì. Al punto che senza battere ciglio una struttura prima pensata per essere collocata tra le facoltà, ora finisce in un luogo che di universitario non ha nulla. Ma forse siamo noi che non capiamo un acca. Così come non abbiamo capito, ad esempio, che tutto lo sviluppo urbanistico a Trento nord è un lungimirante esempio di caos organizzato, non abbiamo compreso che la biblioteca di ateneo alle Albere è il primo passo di un grande progetto di riqualificazione ulteriore. Che dire se gli appartamenti vuoti venissero destinati agli studenti? L’università cresce, che diamine. Uno studentato dalle parti del Muse, con vista su cimitero, conigli e ferrovia. Perché no? 11

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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto informa ME SA CHE…” (E LA PIANTA DE FORMÉNT)

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on so voi, ma io l’ho sempre trovata molto utile, felicemente risolvente l’espressione dialettale me sa che… “’Sa vot dir?” Voglio dire, per esempio che se ti chiamo ensemenì, tu ti offendi: se invece ti dico: me sa che te sei ensemenì, la cosa cambia e tu non dovresti offenderti. Sai quanti momenti di incertezza, di preoccupazione per la possibile reazione risentita, offesa, rabbiosa del tuo interlocutore ti può risparmiare questo modo di dire di sole tre sillabe? A uno o una che comincia di buon mattino a rompere le scatole, a farte nar zo le azze, puoi dire: me sa che t’hai dormì col cul descoèrt! E quel tale non si offende. E forse apprezza la saggezza tradizionale di chi sconsigliava in questo modo di dormire col fondoschiena nudo, così come di sedere (tanto più col didietro nudo) su le prede, le sia calde le sia frede. Oh gran saggezza dei trentini antichi, dove mai sei finita con tutti questi che si fanno il selfie, inviando e postando in tutto il mondo telematico le loro facce da idioti! A pro-

posito di “postare” bisogna dire che il verbo postar, nel significato di collocare, è da sempre presente nei dialetti trentini, con tutti i suoi derivati: postarse, far la posta, postìz, postéra… Postarse sta per collocarsi, appostarsi, far la posta (c’è un’espressione analoga anche in italiano). Postarse per far la posta: a chi? Dipende per esempio: fare la posta a uno che ti deve soldi, sperando di riaverli (povero illuso…). Oppure: far la posta a ‘n om o a na dona (della serie: el mas’cio el va a parissòle, la femina la va a merli: le parissòle (un nome forse di origine celtica) sono le cinciallegre. Postìz significa posticcio, precario, fittizio. Tu hai un posto? “Sì, postìz”: e me digo fortunà…” “Figliolo, siamo tutti posticci nelle vita, tutti precari al mondo. Anch’io…” “Anca lu, cossa?” “Anch’io sono un precario esistenziale…” “Va ben: mi fago cambi col so stipendio, col so vitalizio e ’po en parlén!” “Quanto a postéra…” “El vorà dir ‘costéra’? “No, voglio dire proprio ‘postéra” (anche se in effetti si tratta di due sinonimi quasi simili, che indicano un pendio esposto al sole, dove allignano i migliori vini.) “Anca lu l’è un che s’è postà en postéra: me spiéghélo come l’ha fat?” “Vedi, bisogna avere una concezione della vita che non sia egoistica ma altruistica. Bisogna sentire la vita come una missione, come un dovere di fare del bene agli altri, devi sentirti una persona a servizio degli altri…” “Ma en quanti sé?” “In quanti siamo per che cosa?” “En quanti sé de ‘sta fauna speciale, de ‘sta razza diversa che vive per méterse al servizio de la razza umana: èlo en sant o en premio Nobel de la Pace?” “Non sono un santo. E non saprei in quanti siamo, non li ho mai contati…” “Ma lu el se sente un de quei?” “Di quelli, cosa?” “De quei che conta…” “Mi sento come una pianta di frumento cresciuta per divenire il pane degli altri, uno di quelli che contano di essere al servizio degli altri!” “Me sa che lu l’è uno che el conta perché el la sa contar…” renzofrancescotti@libero.it

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trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT

SIAMO LA COPPIA PIÙ BELLA DEL MONDO...

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ccoci qua, nella terra di mezzo: non è più inverno e non è ancora primavera. È passato carnevale, sempre più breve, sempre più sottotono, sempre più mesto: causa crisi quest’anno non c’è stato il giovedì grasso ma il giovedì leggermente sovrappeso... E chissà quali tristezze ci riserveranno i prossimi mesi. Ma pensiamo alle feste! E’ in arrivo la festa della donna con i suoi mazzi di mimose e tanta ipocrisia (in Italia viene ammazzata una donna ogni due giorni)... Se n’è appena andata la festa degli innamorati il giorno di San Valentino... Questa è una festa che mi piace perchè non è ipocrita: il regalo, il mazzo di fiori o i Baci Perugina, se lo fanno solo gli innamorati, non è come a Natale che “magari giusto en pensier ma bisogna farlo”. E a proposito di innamorati, non occorre aspettare San Valentino per stanarli! Gli innamorati si vedono subito perchè si comportano in modo strano: stralunati, distratti, impulsivi. Ho letto che le analisi del sangue di una persona veramente innamorata

hanno dei valori alterati come dopo un’ubriacatura. E in fondo gli innamorati sembrano davvero en po’ bevùi e sono belli proprio per questo. Vi suggerisco un test. La prima volta che andate in pizzeria, magari con il vostro coniuge, mentre aspettate di essere serviti osservate bene le coppie ai tavoli. C’è la coppia, generalmente giovane, con lui e lei che si guardano negli occhi, e capisci che sono innamorati perchè ridono, ridono di tutto. Lui dice “Domani vado dal gommista” e lei ride, perchè da sempre andare dal gommista fa spanciare dalle risate. Poi lei dice “io invece vado a farmi le unghie” ed è lui a ridere perchè andare a farsi le unghie è veramente da rotolarsi per terra dalle risate. Ridono di tutto, anche della pizza bruciacchiata che arriva dopo un’ora di attesa, perchè quello che conta sono solo loro, tutto il resto è un optional. Ora guardate al tavolo di là... c’è la coppia, non proprio giovanissima, che aspettando la pizza addenta svogliatamente il grissino, ogni tanto parla di argomenti improvvisati, del fatto che una volta le pizzerie erano sempre piene, che nel menù c’è anche la versione integrale, un accenno ai figli... non si fanno grandi sorrisi ma quantomeno parlano. Poi, ecco la coppia, pure non giovanissima, di due che parlano, ridono, si guardano e magari guardano anche intorno con fare circospetto: questa à una coppia di amanti, o di due che hanno appena lasciato i rispettivi compagni e i se embarca in una nuova emozionante avventura (ma ‘n do vat?). Ed ecco là, all’altro tavolo, marito e moglie in silenzio, giocano con le briciole fatte con i grissini, leggono all’infinito il menù, non si sforzano neanche di parlare, sono lì solo perchè lei non aveva voglia di preparare la cena e lui di lavare i piatti. Se a lui scappa di dire “domani vado dal gommista” lei risponde con astio “no set bom de tirartele zo ti le rode” e se lei dicesse vado a farmi le unghie lui risponderebbe “Ma no le gat zà le onge?”. Ormai vivono su due mondi diversi. È uno strazio vederli. Ma, per fortuna, ecco un tavolo con due anziani, veramente anziani, che probabilmente sono qui perchè hanno appena fatto la revisione della dentiera e quindi almeno per oggi possono permettersi di masticare una pizza. Sono queste le coppie che ci danno speranza! Sono queste le coppie che ci fanno capire che, nonostante tutto, in tarda età si torna a guardarsi in un certo modo, con l’occhio languido. Grazie alla catarratta. Vogliatevi bene!!!

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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Monique Ciola, Loredana Cont, Antonia Dalpiaz, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Carlo Martinelli, Astrid Mazzola, Francesca Negri, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini

SOMMARIO MARZO2015 Ring

4 COMMENTI 10 IL DIALETTO INFORMA 12 DA DONNA A DONNA

Attualità 16 18 24 28

Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. TRENTO Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 studiotn@trentinomese.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese BOLZANO Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 bazarbz@bazar.it Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 4 aprile 1987

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(un anno, 12 numeri a Euro 20,00) BOLLETTINO POSTALE c/c N. 11492386 Curcu & Genovese Associati TM Via Ghiaie, 15 38122 TRENTO BONIFICO BANCARIO CASSA RURALE DI TRENTO IBAN IT15 E083 0401 8040 0000 3080 485 CARTA DI CREDITO Telefonando allo 0461.362122 DIRETTAMENTE PRESSO L’UFFICIO ABBONAMENTI Via Ghiaie 15 Trento Tel. 0461.362107 ufficioabbonamenti@trentinomese.it I Suoi dati saranno trattati per dar corso al suo abbonamento; il conferimento dei dati è necessario per perseguire la finalità del trattamento; i Suoi dati saranno trattati con modalità manuali, informatiche e/o telematiche e non saranno diffusi. Lei potrà rivolgersi (anche telefonicamente) al Servizio Privacy presso il titolare del trattamento per esercitare i diritti previsti dall’art. 7 del D.lgs 196/03. Titolare del trattamento dei dati è la CURCU & GENOVESE ASSOCIATI S.r.l., Via Ghiaie, 15 – 38122 Trento Tel 0461.362122 AVVISO AI LETTORI La scelta degli appuntamenti è a cura della redazione. La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti delle programmazioni annunciate.

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MILA: LA STORIA SIAMO NOI DOVE LE LUCI NON SI SPENGONO MAI ARMANDO FRANCESCHINI CONSERVATORIO BONPORTI

UN POPOLO DUE PATRIE

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PIAZZALE D’AVIAZIONE NATHAN VA VELOCE DAO: L’UNIONE FA IL RISPARMIO BOTTEGHE STORICHE C’È DEL MARCIO IN VALSUGANA IVAN PASSAMANI SPECIALE GIARDINAGGIO

Panorama 69 70 72 73 74 76 79 82

PREMIATA FORNERIA MARCONI ROSARIO FIORELLO FERITE A MORTE DOLOMITI SKI JAZZ NOGRAVITY DANCE COMPANY GODANO & ONORATO STAGIONE FILARMONICA GIANLUCA GRIGNANI

Giorno per giorno

84 MOSTRE 88 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news 100 103 105 106 109

IL MATRIMONIO DEL MESE DÜRER SU VETRO TRENTO SPOSA ALGHERO EXPORIVA CACCIA E PESCA “TRA NORMALITÀ E ORRORE”

Rubriche 110 112 113 114

LIBRI E LIBRERIE VOLTI NELLA STORIA IL RISTORANTE LA VIGNETTA

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trentinocopertina di Pino Loperfido

LA STORIA SIAMO NOI HA LAVORATO PER SPIELBERG. C’È LA SUA MANO IN CAPOLAVORI COME “BALTO” E “CATTIVISSIMO ME”. MA ORA, CINZIA ANGELINI, UNA DELLE PIÙ APPREZZATE PROFESSIONISTE NEL CAMPO DELL’ANIMAZIONE, È PRONTA PER LA SUA PRIMA AVVENTURA PERSONALE: UN CORTO IN 3D INTITOLATO “MILA”, AMBIENTATO NELLA TRENTO DEL 1943. A DARE UNA MANO A CINZIA, OLTRE 200 ARTISTI DI 25 PAESI DI TUTTO IL MONDO...

“A

rtisti di tutto il mondo, unitevi…” Questo il grido di battaglia che si alza idealmente quando si parla di “Mila”, il progetto di Cinzia Angelini: un corto di animazione ambientato nella Trento della Seconda guerra mondiale. Sono infatti oltre duecento i disegnatori, video makers e altro che in oltre venticinque Paesi del mondo ci stanno lavorando. Un progetto imponente per poco più di otto minuti di film che vedrà luce presumibilmente l’anno prossimo. Abbiamo raggiunto telefonicamente Cinzia Angelini nella sua casa di Los Angeles, dove abita e lavora dal 1997. Avete presente film come “Cattivissimo me”, “Balto” e “Minions Movie”? Beh, Cinzia vi ha lavorato, mettendo a disposizione della produzione i suoi vent’anni di esperienza nel campo dell’animazione elettronica e computerizzata. Ma le chiediamo di partire subito da “Mila”. “Mila racconta la storia di una bambina che sopravvive ad un bombardamento della seconda guerra mondiale grazie 18

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all’aiuto di una giovane donna colpita come lei dalla perdita della propria famiglia.” Una storia che si svolge soprattutto fra Piazza Duomo e il rione di Piedicastello, ed è nata anche grazie ai racconti della mamma, Giovanna Eghenter, pittrice, che da piccola ha vissuto appunto i bombardamenti degli Alleati. Parole mu-

Cinzia Angelini

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tate in disegni, tratti e colori. E occhi, quelli grandi ed espressivi dei protagonisti di “Mila” che danno veramente la sensazione di trasportarci per qualche momento in quegli anni terribili. Le tinte autunnali e smorte dei colori fanno il paio con la tristezza e l’angoscia provate da chi si trova, improvvisamente, al centro di un conflitto. La donna che salverà la protagonista poi, Luisa, è una diretta emanazione della nonna di Cinzia, rinomata sarta della città, che nel corto dà il proprio nome anche ad una bellissima macchina da cucire. Altri collaboratori del progetto – che è sostenuto anche dalla Trentino Film Commission – sono Luca Severi, managing director di Ibiscus Media, e Valerio Oss, supervisore di Mila Visual Effects. LA PASSIONE PER I “CARTONI“ CHE NON È MAI TERMINATA Ma come è arrivata Cinzia Angelini alla corte delle più importanti major cinematografiche degli States? Ripercorriamo


trentinocopertina un po’ la sua carriera, che è avvincente proprio come le trame dei film di cui ha collaborato alla realizzazione. Lo facciamo raccontare a lei stessa, dal momento in cui da bambina si è accorta di non accontentarsi della mera e semplice fruizione dei cartoni animati. Lei voleva andare “oltre”. “Volevo capirne la storia. Scoprire come nascono i personaggi. Dare vita, dalla carta, ad un movimento. Un mistero che mi ha affascinato sin da bambina e che mi ha portato a scegliere la mia carriera da adulta”. Ma le circostanze della vita seguono percorsi misteriosi e inintelligibili. Che si svelano lentamente, a mano a mano che passano gli anni. “Nasco a Milano, da una famiglia originaria di Trento. Dopo il liceo e la scuola di grafica arriva l’opportunità di partecipare ad un corso di animazione, della durata di tre anni, del comune di Milano. È così che faccio un passo in più verso questa arte. Ed è così che la mia idea di far parte del mondo della pubblicità, come grafica o art director, lascia il posto a quella che è ormai diventata la mia vera Nonna Luisa passione. L’animazione.” DA STEVEN SPIELBERG ALLE BOMBE SU TRENTO Dopo alcune esperienze in studi italiani, nel 1994 arriva per Cinzia la possibilità di iniziare una collaborazione con la Amblimation di Steven Spielberg. Parte subito per Londra. Il progetto è ambizioso. Si tratta di lavorare al lungometraggio “Balto”. Il salto di qualità è tale che diventa impossibile per lei considerare di tornare in Italia. Capisce che la vera meta è Hollywood, o meglio Los Angeles, Mecca degli animatori di tutto il mondo.

“Ci arrivo nel 1997 per collaborare al primo film d’animazione di Dreamworks, Il Principe d’Egitto. Quello è stato il mio trampolino di lancio per l’esperienza americana. Mi ha, infatti, permesso di lavorare sia come animatrice tradizionale – cioè utilizzando solo carta e matita – che con tecniche al computer, partecipando così alla produzione di lungometraggi firmati dai più prestigiosi studi del mondo.” Ma a furia di lavorare con le storie di altri, immersa in una cultura lontana mille miglia da quella d’origine, italiana e trentina, Cinzia sente ad un certo punto la necessità quasi fisica di dedicarsi a qualcosa di suo, personale, che plachi la necessità emotiva di scrivere delle proprie origini. Nasce così, nel 2007, l’idea di “Mila”, questa storia di una bambina

intrappolata, a Trento, durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il team che ci lavora è internazionale. Formato da professionisti che lavorano da tre continenti: Los Angeles, Milano, Trento, Londra e Brisbane (Australia). Le moderne tecnologie “cancellano” le migliaia di chilometri che ci separano e rendono possibili collaborazioni che, solo fino a qualche anno fa, sarebbe stato impossibile immaginare. Un passo avanti che permetterà, in un futuro prossimo, agli animatori italiani di collaborare con i grandi studi internazionali, senza essere obbligati a lasciare il proprio Paese. Che dire, in chiusura, che dello sguardo furbetto e un po’ impaurito di quella bimba trentina ci siamo già innamorati? ■ Beh, in fondo è proprio così.

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trentinoattualità di Silvia Tarter

IL POSTO DOVE LE LUCI NON SI SPENGONO MAI ...NÉ DI GIORNO NÉ DI NOTTE, E DOVE LE PORTE NON SI CHIUDONO MAI, DI FRONTE A NESSUNO, MA OGNI ORA, OGNI GIORNO, TUTTO L’ANNO, AL PRONTO SOCCORSO DI TRENTO SI LASCIANO ENTRARE EMERGENZE, DISAGI, DOLORI, TIMORI, LACRIME E SPERANZE, PERSONE GRAVI E MENO GRAVI CHE AFFOLLANO LE CORSIE, DOVE MEDICI, INFERMIERI E SORVEGLIANTI SI DANNO DA FARE PER GESTIRE QUESTA MACCHINA CHE SALVA LE VITE

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ella nostra provincia in tutto sono sette le postazioni di Pronto Soccorso: si trovano ad Arco, a Borgo Valsugana, Cavalese, Cles, Rovereto, Tione e Trento. Ogni giorno, al Pronto Soccorso di Trento presso l’ospedale Santa Chiara, arrivano dai 250 ai 300 pazienti, direttamente (da soli o trasportati con mezzi di soccorso), oppure provenienti da altri ospedali. Il pronto soccorso del Santa Chiara infatti, trauma center provinciale, tratta tutti i casi traumatologici più seri, ed in quanto ospedale cittadino provinciale è il più attrezzato per gestire le emergenze. Ma com’è la giornata tipo al Pronto Soccorso? Abbiamo provato a fare un salto un pomeriggio di martedì, dopo le cinque. Quasi tutte le sedie della sala 20

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d’attesa destinata ad ospitare i codici bianchi e i codici verdi, la prima che si incontra andando a sinistra dopo essere passati all’accettazione (ce n’è un’altra riservata ai codici rossi e gialli e una riservata alle cure pediatriche), sono occupate: ci sono una cinquantina di persone in tutto, tra cui, chiaramente, siedono anche alcuni accompagnatori. Sembra che questo numero sia nella norma, anzi, oggi la giornata è piuttosto tranquilla, confermano gli infermieri. Tra i pazienti in attesa i casi sono i più disparati, qualcuno ha avuto un incidente sul lavoro e si è storto un polso, qualcun altro ha problemi di udito, c’è chi accusa lancinanti dolori addominali. Tutti aspettano, immobili, senza fare nulla, parlando poco, fissando il pannello con i codici

Dice il Primario, dr. Claudio Ramponi: ”I pazienti spesso non si rendono conto di quanto si stia lavorando per loro, e di quanto eccellente sia il servizio di cui godono”.


trentinoattualità in attesa di sentir pronunciare il proprio nome e veder comparire qualcuno in divisa. C’è chi è qui da quaranta minuti, e ancora risponde sorridendo e scrollando le spalle, c’è chi è già stato convocato per una visita e attende la seconda, chi invece siede da un’ora o due senza avere ancora visto nessuno, dice, ed ha l’aria piuttosto scocciata. Alcuni sono soddisfatti della prestazione ricevuta finora, altri meno, trovano che tutto funzioni male, siano tutti lenti, manchi persino dove parcheggiare. Insomma, il solito campionario umano assortito che è lo stesso in ogni situazione, dove c’è sempre qualcuno che si agita e chi invece attende con pazienza, pensando che in fondo le persone che aspetta stanno facendo il proprio lavoro; chi si presenta ai primi segnali di malessere e chi solo quando ormai è ridotto davvero male. Ma obbiettivamente, come stanno le cose? «I nostri tempi di attesa sono eccellenti» afferma il coordinatore degli infermieri Nicola Ricci, «è molto raro che qualcuno attenda oltre le 4 ore, anche per un codice bianco». I dati che misurano le medie dei tempi di attesa mostrano infatti che il 40% dei pazienti, il 40,7% per l’esattezza, viene visitato nell’arco di 10 minuti (dato riferito alla media 2014). «Il punto è che i pazienti tendono a confondere il tempo di attesa con il tempo di permanenza» aggiunge subito. «Se dal momento in cui un paziente entra in Pronto Soccorso al momento in cui esce passano 6 ore ad esempio, riterrà che al Pronto Soccorso ha aspettato 6 ore. Invece è passato all’accettazione, al triage, ha atteso in sala d’aspetto ed è stato chiamato in ambulatorio dal medico. Ma dal momento in cui entra a farsi visitare dal medico quella non è più da considerare attesa!» Sembra poi che i pazienti siano piuttosto impazienti di andarsene. Dall’istante in cui vengono convocati dal medico per essere visitati, il personale del Pronto Soccorso è tenuto, per protocollo, a svolgere dei controlli, sottoporlo ad esami, assicurarsi in tutti i modi che stia bene, prima di dimetterlo. «Se ad un paziente è venuta una sincope ad esempio, lo facciamo sedere, valutiamo se cammina in equilibrio, ma accade che molti pazienti, e i loro stessi parenti che li accompagnano, dopo aver accertato tramite gli esami che non ci sono grossi problemi, abbiano fretta di andarsene».

Dopo essere passati dall’accettazione, nella sala d’attesa si affollano codici bianchi e codici verdi. Il tempo pare non passare mai...

IL TRIAGE I 300 pazienti che varcano questa soglia, ogni giorno, hanno tutti effettivamente bisogno del pronto soccorso? Il triage, ovvero il sistema di assegnazione di codici di differente colore (bianco, verde, giallo e rosso) che determinano la priorità di accesso agli ambulatori, a seconda della gravità e della maggiore o minore urgenza dello stato del paziente al momento dell’ingresso in Pronto Soccorso, prevede uno standard giornaliero che si aggira attorno a queste percentuali: un 15% di codici bianchi, 60% di verdi, 20% di gialli e il rimanente 5% di codici rossi, standard da rispettare per garantire una situazione equilibrata e gestibile. Non è affatto semplice per l’infermiere in pochi frangenti e sulla base di pochi elementi a disposizione, quali la misura della pressione, l’intervista al paziente, il suo aspetto, il proprio personale istinto e la capacità empatica anche, attribuire un codice di priorità ad una persona. Servono lucidità, velocità e competenza tecnica per formulare una sorta di prima diagnosi, ma anche un buon intuito per valutare correttamente eventuali casi vis-

suti dal paziente con particolare ansia, e dipinti pertanto in maniera più fosca di quanto non siano in realtà; questo è davvero un momento cruciale, poiché va a determinare il tempo di attesa che dovrà toccare a quel paziente. È chiaro che se si verificano troppi casi anomali, ad esempio se capita più di uno svenimento tra i pazienti cui è stato assegnato un codice verde, occorre fare una valutazione in merito alle scelte effettuate e alla capacità dell’infermiere/a in questione di attribuire correttamente un codice. Il sistema del triage prevede infatti un costante monitoraggio dell’operato di ogni addetto, che viene periodicamente esaminato per verificare che rientri nelle percentuali standard, altrimenti, l’intera gestione del soccorso viene ad essere sbilanciata. È comunque un sistema che funziona bene, assicura Ricci. Per alcuni pazienti anche tra i codici meno gravi naturalmente si ha un occhio di riguardo, spiega Ricci. Sono i disabili, gli anziani solitamente costretti a letto e quindi non in grado di deambulare da soli, le persone psichicamente fragili o con problematiche psico sociali. Queste 21

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trentinoattualità persone ricevono un codice particolare per segnalare un’allerta in più rispetto alle altre, ovvero il codice argento, argento verde o argento bianco, che sta ad indicare come questi abbiano la priorità assoluta rispetto a tutti gli altri pazienti del loro stesso colore di codice. Naturalmente, un anziano con codice verde argento non potrà comunque venir visitato prima di un codice giallo. Il problema però nel gestire questo equilibrio è che ci sono troppi codici bianchi. I dati relativi al numero annuale degli accessi, mostrano infatti rispetto a due anni fa un generale incremento del totale di persone che richiedono di essere visitate: 217.335 nel 2014, contro le 210.434 nel 2012, e le 212.295 nel 2013. E, per l’appunto, un grossa fetta dell’aumento, per quanto riguarda Trento, è rappresentata dai codici bianchi: dai 6.254 del 2012 per gli adulti, salgono a 7.317 nel 2013 fino agli 8.634 dell’anno scorso, il che significa 4 persone in più al giorno che richiedono prestazioni mediche per problemi non urgenti. Decisamente troppe. Come si spiega? «Il Pronto Soccorso, lo dice la parola stessa, dovrebbe riferirsi ai casi in cui intervenire “prontamente”» afferma Nicola Ricci, «è un servizio cui spetta gestire le emergenze, eseguire quindi interventi emergenti, che emergono rispetto agli altri per priorità». Già, il Pronto Soccorso deve salvare vite. È questo il suo compito e la sua vocazione. Se i pazienti potessero vedere che cosa succede mentre loro aspettano, magari ritenendo di stare aspettando troppo, capirebbero. Capirebbero che quei minuti così lunghi, per qualcuno sono invece troppo brevi. In Inghilterra lo stesso servizio è stato

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Addirittura, confessa il primario, si lamenta chi varca la soglia del Pronto Soccorso perché, in stato di ebbrezza ha dovuto pagarsi il viaggio in ambulanza (il ticket previsto da una delibera di Giunta per il trasporto in ambulanza per chi ha un tasso di alcolemia superiore a 1,5 ammonta a 200 euro).

infatti ribattezzato ER, Emergency Room, e all’ingresso dei grandi cartelli a forma di croce rossa ribadiscono come sia scopo primario intervenire per curare i casi d’emergenza, di pericolo di vita per un paziente. Chi non è grave, ha un problema da codice bianco insomma, non viene nemmeno considerato, ma rimandato a casa. Questo è il punto. In Italia non ce ne rendiamo conto ma il servizio, per lo meno per quanto riguarda l’Italia del Nord, sostiene Ricci, è eccellente. E soprattutto, in Italia, cosa affatto scontata negli altri paesi europei, al Pronto Soccorso si fanno entrare e si accolgono tutti, sempre e comunque, per lo meno finché non cambiano le leggi. UN OSSERVATORIO SULLA SOCIETÀ «Al Pronto Soccorso non facciamo triage out, facciamo entrare tutti, anche chi non

è venuto qui per farsi visitare». E diversi sono infatti anche i casi sociali che si presentano sotto gli occhi di infermieri e operatori socio sanitari, in tutto 140 persone, che lavorano affrettandosi per questi lunghi corridoi. Padri separati, alcolizzati, senzatetto, donne maltrattate o violentate, immigrati… di tutto e di più. Il Pronto Soccorso è un osservatorio privilegiato dove si vedono transitare tutte le tipologie di persone che vivono situazioni sociali problematiche, e che qui, unico luogo in tutta la città, possono trovare rifugio a qualsiasi ora. La luce qui rimane sempre accesa, l’ambiente è riscaldato, ci sono i distributori automatici. Talvolta entrano senzatetto che non sanno dove altro andare, perché anche le stazioni a una certa ora chiudono, così come i dormitori e i centri di accoglienza. A volte però capita che siano persone vestite normalmente, all’apparenza dignitose, stranieri, ma anche trentini, più spesso uomini, che bypassano lo sportello dell’accettazione e si dirigono direttamente in sala d’attesa. Stanno lì, guardano la tv, bevono qualcosa e scambiano due parole con i pazienti in attesa, e così si passano la serata, forse anche la notte. E purtroppo, questo fenomeno sembra essere aumentato, o meglio, accade in maniera più costante che gli infermieri notino che qualche persona faccia ingresso al pronto soccorso in cerca di accoglienza e compagnia, più che per l’assistenza in sé. Il presentarsi di simili casi comporta delle scelte, quotidiane, non semplici, che rendono questo lavoro ancora più impegnativo e complicato. «Dobbiamo relazionarci con i centri di accoglienza, intessere una rete di supporto


trentinoattualità

IL LAVORO DEL POSTO DI POLIZIA

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n altro ingranaggio del Pronto Soccorso dell’ospedale Santa Chiara è la sede del posto di polizia provinciale. Il posto di polizia ha l’obbligo di rilasciare i referti ai pazienti che presentano delle situazioni di vario tipo, di cui occorre verificare la natura e lo svolgimento per assicurarsi del loro carattere accidentale, piuttosto che colposo. Rispetto a qualche anno fa, fortunatamente sono diminuiti gli incidenti stradali, tragicamente noti come stragi del sabato sera; i casi più frequenti che si presentano all’ufficio sono i traumi, traumi domestico, ancora gli incidenti stradali, ma capitano anche incidenti sul lavoro, liti, percosse e violenze sessuali, nonché casi di violazioni della legge che si verificano proprio all’interno dell’ospedale. In simili casi, una volta passato all’accettazione il paziente indirizzato viene al posto di polizia, che è l’unico per tutta la provincia. Si può ben immaginare quindi quale sia ogni giorno la mole di lavoro che devono affrontare gli ufficiali, poiché tutti i casi di incidenti che avvengono in provincia devono passare per quest’ufficio per un primo accertamento, prima di essere, eventualmente, rimandati ad altri uffici di competenza, in base alla singola situazione. Al Posto di polizia ci lavorano quattro persone, praticamente sempre, a turno, e si avvalgono della collaborazione della sorveglianza interna e di una cooperativa: entrambe si occupano di gestire la situazione interna al Pronto Soccorso, che talvolta, per via delle ore di attesa che possono risultare snervanti, diventa un tantino agitata. Dal 1 gennaio 2015 ad oggi (dato riferito al 26 gennaio) al Posto di Polizia sono stati emessi 2500 referti. La maggior parte fino ad ora riguarda gli incidenti stradali, che contano per circa la metà; un buon 30% è rappresentato purtroppo dagli infortuni sul lavoro e un altro 30% da casi di violenze contro altre persone; invece un altro 4-5% a episodi legati alla criminalità. Molti sono i casi di violenza sulle donne, certamente più di un tempo, si osserva, anche perché dopo la nuova legge sulla violenza sulle donne si è stabilito che è sufficiente che si verifichi un primo episodio di violenza ai danni della donna, perché questa possa decidere di rivolgersi alla polizia.

sociale a tutto campo, continua Ricci. A volte capita che venga portato al Pronto Soccorso un senzatetto, che viene raccolto per strada, lo visitiamo, gli diamo qualcosa di caldo, ma poi ci chiediamo, cosa facciamo ora? Lo ospitiamo qui? Ma se diamo alloggio a lui, quel posto letto sarà occupato e mancherà per una persona malata… non è facile prendere decisioni simili, tutti i giorni». L’assistenza che si riceve qui dentro insomma non è solamente medica, ma è prima di tutto un’assistenza umana. «Per ora funziona così, per ora il principio del Pronto Soccorso è questo, non respingere nessuno, mai, per nessuna ragione, e va salvaguardato».

«Staccare, è l’unica cosa che si vorrebbe essere capaci di fare, una volta rientrati a casa, per non venire contagiati troppo da tanta sofferenza...»

E per quanto riguarda i casi di violenza sulle donne? Dato l’allarmante aumento degli episodi di violenza, maltrattamenti e violenza sessuale, il personale ha ricevuto un’attenta sensibilizzazione e una puntuale formazione in merito alla gestione di questi casi, spiega Ricci, soprattutto dopo l’entrata in vigore del decreto legge contro la violenza sulle donne, una formazione necessaria che permette anche di saperli riconoscere. Spesso infatti le donne che si presentano al Pronto Soccorso rimangono piuttosto vaghe sulla causa della loro ferita o frattura, sono ancora restie ad ammettere di aver subito una violenza e preferiscono raccontare di essere cadute, di avere sbattuto da qualche parte, anche se la stessa persona si presenta più volte. Tante volte è il medico ad intuire la reale natura dell’incidente, e in questo caso cerca di indirizzare la donna verso tutti i luoghi dove può trovare aiuto ed assistenza, centri antiviolenza e gruppi di auto mutuo aiuto, anche se non è detto che la donna una volta lasciate alle spalle le porte dell’ospedale decida di seguire i suoi consigli.

UN LAVORO SEMPRE IN PRIMA LINEA Si può ben immaginare quanto sia intensa la giornata di un medico, o di un’infermiera, che passano le ore della propria giornata tra queste corsie affollate di storie. Piena, faticosa, toccante anche a livello emotivo e personale. «Quando arrivo a casa cerco di rilassarmi con un bagno caldo e di non pensare al lavoro» confessa un’infermiera. Qualcun’altra invece si tiene occupata con gli hobby creativi. Staccare, è l’unica cosa che si vorrebbe essere capaci di fare, una volta rientrati a casa, per non venire contagiati troppo da tanta sofferenza che ogni giorno scorre davanti agli occhi. I turni per gli infermieri durano 7 ore, 10 per il turno di notte, che comincia dalle 21 e termina alle 7 del mattino, dodici o più ore è invece l’orario di lavoro per i medici. Il personale viene fatto partecipare a dei corsi per la gestione dello stress emotivo e a fine giornata ci si ritrova per rielaborare quanto si è vissuto durante il giorno, condividendo le proprie emozioni come cercando di esprimere la propria soddisfazione per una vita salvata o ammettendo le situazioni che hanno creato qualche problema operativo o emotivo. «Se qualcuno sente che anche gli altri hanno le stesse difficoltà capisce di non essere più vulnerabile di loro», asserisce Ricci. È normale cadere in momenti di fragilità in questo lavoro, l’importante è essere in grado di “buttare fuori” ciò che può turbare il proprio stato d’animo, anche se poi, certi disagi si ripresentano sempre. «Non credo che nessuno, o pochissimi, 23

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«Il 90% dei pazienti del Pronto Soccorso potrebbero fare a meno di andarci»

tra le persone che lavorano qui lascerebbero tutto se gli venisse offerto un altro lavoro con meno responsabilità» afferma convinto Nicola Ricci, «Salvare le vite è gratificante, e proprio le situazioni dove il livello di stress è maggiore e occorre ad esempio prendere decisioni in fretta oppure confortare qualche familiare, sono quelle che regalano più soddisfazione, perché ci fanno sentire più utili, quelle in cui portiamo il nostro contributo. Noi qui siamo con un piede dentro e un piede fuori, sulla strada, che facciamo da primo filtro per tutti quelli che entrano in ospedale. A volte non è facile, ma dobbiamo essere sempre in prima linea.» QUANDO IL PRIMO MEDICO È QUELLO DEL PRONTO SOCCORSO «Il picco di accessi finora registrati al Pronto Soccorso (riferito ai primi 26 giorni di quest’anno), lo si è avuto il 5 gennaio, la vigilia dell’Epifania, con un numero di 364 pazienti, che va ben oltre la media giornaliera di 300», spiega il primario responsabile del Pronto Soccorso, il dr. Claudio Ramponi. «Ovviamente, in questi mesi si presentano molti casi

che sono dovuti alle traumatologie da incidenti occorsi praticando sport invernali, afferma, e le grosse traumatologie vengono trattate per lo più a Trento». In realtà, con questo non si può dire che siano i fine settimana sulle piste il periodo dove gli infortuni sportivi sono più numerosi: gli sportivi imprudenti o sfortunati sono costanti per tutto l’anno, poiché dopo la stagione sciistica, già in primavera subentra quella motociclistica e dunque ogni week end, puntualmente è segnato purtroppo dall’ingresso di qualche centauro ferito. Certo molto dipende anche dal meteo e dall’andamento delle stagioni, continua il dottore. È chiaro come ad esempio possa diminuire il numero degli escursionisti feriti in una stagione estiva piovosa come l’ultima. Bisogna poi considerare, come già detto, che all’ospedale provinciale Santa Chiara vengono trattate tutte le grosse traumatologie, e inoltre, anche da quando l’ospedale ha messo a disposizione il servizio di elicottero 24 ore su 24, attivo da circa un anno e mezzo, gli ingressi sono cresciuti. Nel 2014 si sono infatti registrati 1.420 casi di persone tra-

POSTO POLIZIA OSPEDALE S. CHIARA - TRENTO Dati relativi al numero di incidenti del 2014, per tipologia. Trauma - lesione accidentale 14.846 Incidente domestico 4.658 Incidente sul lavoro 2.590 Incidente stradale 2.012 Incidente sportivo 1.644 Incidente sciistico 1.188 Trauma - violenza altrui 762 Incidente scolastico 556 Incidente causato da animali 458 Incidente stradale con INAIL 428 Incidente scolastico con INAIL 402 Intossicazione 135 Autolesionismo 127 24

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sportate in elicottero con trasporto primario, ovvero direttamente dal luogo dove è avvenuto l’incidente all’ospedale, e non piuttosto da un altro ospedale. I pazienti possono contare quindi ora anche su questo servizio di grande efficacia e sempre attivo. Anche il dottor Ramponi ammette però che i pazienti spesso non si rendono conto di quanto si stia lavorando per loro, e di quanto eccellente sia il servizio di cui godono. Come abbiamo visto dai dati che registrano il numero di accessi, il 60% dei codici è verde, il 15% bianco. Il 75% dei casi che si presentano dunque, fortunatamente occorre dire, non riguardano una vera e propria urgenza. Ma visto che se di tanti codici verdi e bianchi si tratta, come mai allora molte persone vengono al Pronto Soccorso, spesso anche da fuori città, anziché recarsi dal proprio medico di base, per cui di certo li attenderebbe una fila per l’attesa più ridotta, e per di più sarebbero esentati dal pagamento del ticket? Anche per i codici bianchi, infatti, dal 2011 si pagano 25 euro (se limitatamente alla prestazione medica di visita di Pronto Soccorso, senza ulteriori esami diagnostici di approfondimento) una tassa che, ignorando che per i problemi che rientrano in un simile codice le strutture a cui rivolgersi sarebbero altre, è motivo di lamentela. Addirittura, confessa il primario, si lamenta chi varca la soglia del Pronto Soccorso perché, in stato di ebbrezza ha dovuto pagarsi il viaggio in ambulanza (il ticket previsto da una delibera di Giunta per il trasporto in ambulanza per chi ha un tasso di alcolemia superiore a 1,5 ammonta a 200 euro). «La gente non si rende conto di cos’è realmente il Pronto Soccorso» afferma Ramponi, «Nonostante i dati sugli accessi, i nostri tempi di attesa, comunque, secondo i codici RAO (metodo dei Raggruppamenti di Attesa Omogenei, dove ad ogni codice corrisponde un tempo massimo di attesa) sono tra i primi d’Italia. Bisogna anche chiedersi poi perché il numero degli accessi non è costante durante l’anno, ma in certi momenti ci sono molti ingressi, e in altri meno. Dal 1° gennaio ad esempio ci sono state 5.561 persone (dato riferito al 20 gennaio) che


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si sono rivolte a noi, ma un simile dato, normalmente, non è costante per tutti i mesi dell’anno. Se confrontiamo infatti il dato del gennaio dello scorso anno, 8.031 accessi (al 31 gennaio) con quello di altri mesi dell’anno, quali i mesi autunnali, quando molti trentini sono impegnati con la vendemmia o la raccolta delle mele, si nota la differenza: a settembre-ottobre gli accessi scendono a 7.900». Insomma, significa che i trentini, quando urge raccogliere la frutta si dimenticano persino di stare male? Oppure, forse, hanno meno tempo per badare a ogni piccola anormalità nel loro stato di salute? Certo, se meno persone con problematiche di lieve entità si rivolgessero direttamente al Pronto Soccorso, come del resto è scritto sul cartello appeso in sala d’attesa alla voce “codice bianco”, meno questo sarebbe intasato, e circolereb-

bero meno lamentele per i lunghi tempi di attesa. Ma siamo sicuri che siano abbastanza efficaci le figure alternative disponibili sul territorio? L’infermiere di territorio e la guardia medica il sabato e la domenica non si trovano, quindi se a qualcuno malauguratamente capitasse qualcosa nel week end, gli toccherebbe per forza di cose precipitarsi al Pronto Soccorso. Però c’è sempre il medico di guardia, reperibile dopo le 8 anche nei giorni feriali. E durante la settimana ci si può recare dal proprio medico di base, il medico di famiglia. Chiedendo ai pazienti in sala d’attesa perché non siano passati prima dal proprio medico di base, alcuni rispondono però che è stato proprio lui a mandarli al Pronto Soccorso, per accertare la natura di alcuni sintomi solo con visite specifiche. Altri invece dicono che dal medico non ci sono neppure andati, perché, «tanto mi manda comunque al Pronto Soccorso», questa la risposta, oppure perché «qui almeno prima o poi chiamano» e «dal medico bisogna prenotare», cosa quest’ultima non sempre vera, poiché sta alla discrezione del singolo medico decidere se essere reperibile su appuntamento oppure no. È evidente però, sentendo i pareri comuni della gente, che quella del medico di base viene avvertita in molti casi come una figura carente, o addirittura poco competente, a cui ricorrere solamente per questioni più comuni, come la semplice influenza che compare ogni anno o “burocratiche”, quali il rilascio del

«...sentendo i pareri comuni della gente, che quella del medico di base viene avvertita in molti casi come una figura carente, a cui ricorrere solamente per questioni più comuni...»

certificato di malattia per giustificare l’assenza dal lavoro, oppure la prescrizione di ricette per potersi sottoporre a visite o controlli. Ma cosa dicono i diretti interessati, i medici condotti? Abbiamo parlato con un medico di base, il dottor Brescia, che ha il suo ambulatorio a Lavis. «Il 90% dei pazienti del Pronto Soccorso potrebbe fare a meno di andarci», esordisce serio. Secondo il suo parere, infatti, gran parte della gente preferisce infatti eludere l’appuntamento dal medico di base e recarsi direttamente al pronto soccorso, confidando che prima o poi si venga visitati. «Al Pronto Soccorso vigono poi dei protocolli, che impediscono di rimandare a casa un paziente senza aver prima effettuato degli esami più approfonditi. Ad esempio nel caso degli anziani: se si presenta un 85 enne con febbre e raffreddore occorre sottoporlo a una lastra del torace prima di rimandarlo a casa, e questo, naturalmente contribuisce ad allungare i tempi». Il pronto soccorso insomma dovrebbe essere tale, sottolinea il medico, un luogo a cui ricorrere in casi di reale bisogno di soccorso, e non andrebbe scambiato con un ambulatorio medico, nonostante il ticket, che forse, anzi, per dissuadere qualcuno dall’andarci troppo spesso, dovrebbe essere ancora più alto. Ma il motivo di tanti ingressi secondo lui è anche un altro. Si approfitta del servizio, già che lo si paga appunto, per sottoporsi ad una visita completa. Appare chiaro che la sanità abbia dei problemi, ammette il dottor Brescia, ma anche i pazienti dimostrano di vivere la propria condizione di salute con troppa ansia, cosa questa che contribuiscono ad alimentare anche i media, vedi ad esempio quanto succede ogni anno con l’annunciata influenza. ■ 25

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di Pino Loperfido Si ringrazia Sandra Tafner per la gentile collaborazione

UN CAFFÈ A CASA DI...

ARMANDO FRANCESCHINI: UN AMORE COSÌ GRANDE È QUELLO CHE IL MAESTRO FRANCESCHINI NUTRE PER LA MUSICA. PARTITO DA ALDENO, ARRIVATO ALLA CORTE DELLE GRANDI CASE DISCOGRAFICHE. A METÀ DEL NOVECENTO HA LAVORATO PER DALLA, BINDI, RON, LEALI E TANTISSIMI ALTRI. LA SUA VITA SEMBRA PROPRIO UNA GRANDE SINFONIA, A CUI MANCANO PERÒ DIVERSI MOVIMENTI. ANCORA TUTTI DA SCRIVERE...

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l talento è una forza misteriosa, il flebile canto di una sirena che piano piano trascina il malcapitato in una sorta di vortice. Una forza inarrestabile di cui si nutrono il corpo e l’anima e sottrarsene equivarrebbe a farsi violenza. Tutte cose che Armando Franceschini conosce bene, avendole vissute sulla propria pelle d’artista vero, che non è necessariamente quello che riempie i salotti televisivi o pontifica sui social network. Il mondo della musica è ambivalente: mentre “le pedane sono piene di scemi che si muovono”, come profetizzava Franco Battiato nel 1980, nella penombra della sala macchine, dietro ai tasti del pianoforte e alle righe del pentagramma, ci stanno quelli come Franceschini. Uomini che dal nulla inventano, partoriscono melodie e idee musicali strappandole al limbo in cui si trovano prima di essere suonate. “Maestro, dove va a finire la musica quando finisce”, domandò una volta un bambino al grande Nino Rota. Il Maestro non seppe dare una risposta. Non sappiamo dove va, ma sappiamo da dove viene: dal genio di uomini come Armando Franceschini. 26

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PERCHÉ OGNI VOLTA “SANREMO È SANREMO” Incontrare un musicista durante il Festival di Sanremo è come andare a trovare la nonna dopo un’operazione: c’è un argomento che proprio non possiamo evitare. “Ho apprezzato i brani di Malika Ayane e di Chiara. La prima serata mi è piaciuta di più. Sai, nella seconda uno se n’è uscito con un rap...” ride Armando, che spiega argutamente che “la canzone è un esercizio molto complicato per un musicista. O riesci in mezza a pagina a tradurre una storia o non dici proprio un bel niente. Per certi versi è

molto più facile comporre una sinfonia”. Sì, un po’ come raccontare la carriera di questo musicista trentino. Forse non ci basterebbe nemmeno una sinfonia, ma una tetralogia wagneriana che facciamo partire da un’ambientazione e da un decennio ben preciso: Aldeno, Trentino, anni Cinquanta del Novecento. Quel flebile canto delle sirene, anzi della Musa Euterpe, riecheggia nelle canne dell’organo di don Marco Giuliani, che intuisce che quel discolaccio si porta un fuoco dentro, un fuoco creativo. Lo fa sedere all’organo e gli insegna i primi rudimenti. Armando impara velocemen-


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HO PAURA DELLA STUPIDITÀ Il libro sul comodino? Attualmente sto leggendo un interessante libro scritto da Lilli Gruber: “Tempesta”. Il racconto segue un lavoro precedente della giornalista altoatesina (“Eredità”) e ripercorre gli anni difficili del secondo conflitto bellico attraverso diversi ricordi e testimonianze familiari.

Il film preferito? “Come eravamo”, con Barbra Streisand e Robert Redford. E invece a proposito di musica, quale predilige? Frank Sinatra, Igor Stravinskji e i Beatles. Qual è il suo piatto preferito? Spaghetti aglio, olio e peperoncino. Il sogno ricorrente? Il sogno che ricorre di più (ed è un po’ egoistico) è quello di rimanere sempre assieme a mia moglie Cristina. Se non avesse fatto il musicista, cosa le sarebbe piaciuto fare? Avrei voluto fare il medico. La sua paura più grande? La malattia e la morte (e la stupidità delle persone).

Con papà Italo

Armando con la mamma Armida nel 1960 dietro il bancone del negozio di alimentari

te, dimostra di avere una memoria portentosa. D’altra parte la madre di tutte le Muse non è proprio Mnemosine, personificazione della memoria stessa? Dalle lezioni con Giuseppe Oss, maestro di fisarmonica di Trento, Armando arriva a comporre il suo primo pezzo in assoluto: una Ninna nanna dedicata alla cuginetta Milva. La strada pareva tracciata. Le porte del conservatorio di Milano stavano per aprirsi, ma un brutto giorno, Armando trova papà Italo riverso sulle scale, fulminato da un infarto. La vita presenta il conto.

mamma Armida. Almeno fino al 1962, quando inizia a prendere lezioni di pianoforte. Musica e lavoro. E pochissimo sonno. “C’era un signore che faceva il turno di notte all’Enel, di fronte a casa mia. Arrivava alla sera e finiva al mattino, e vedeva sempre la luce della mia camera accesa. Un giorno ha fermato mio fratello domandando spiegazioni...” L’anno dopo, il fratello iscrive Armando a sua insaputa al concorso “Voci nuove” del Clan di Celentano. Armando vince. Da allora per tutti diventa “il Celentano del Trentino”. Lo chiamano ad esibirsi un po’ dappertutto. In Trentino, sono anni di grande fermento musicale; i gruppi nascono come funghi e portano musica e gioia di vivere. Nel 1964, alla “Stella della Bontà”, Armando canta “Pregherò” e conosce Franco Sebastiani e Sergio Moser, con i quali

DORMIRE MAI, SUONARE SEMPRE La tastiera lascia il posto al bancone del negozio di alimentari di famiglia, dove Armando – accantonati momentaneamente tutti i sogni musicali – affianca

Nel 1965 prepara le serate di piano bar

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Sergio Bardotti al matrimonio di Armando

mette in piedi i “Delfini”, un sodalizio che promette bene. In Armando continuano a convivere, andando d’amore e d’accordo le due anime musicali: il pop e la classicità. Bach e Elvis, Beethoven e Celentano. “LA CREATIVITÀ? È COME UNA FEBBRE...” Il Maestro racconta la sua vita piena di incontri e di cose belle che ruotano attorno allo spirito creativo. A proposito, cos’è la creazione? “È come una febbre alta. È incoscienza. E tu ti domandi perché. Certo la tecnica ti viene incontro, ma il mistero resta...” Sciolti i “Delfini”, seguono altre esperienze positive, in gruppi con i soliti improbabili nomi di quei tempi (“Devils”, “Derelitti”, ecc.). Quindi a Milano arrivano i primi contatti con i grandi nomi della discografia nazionale: Renato Carosone, Giorgio Gaber... Incoraggiamenti, promesse, pacche sulle spalle, ma niente di più. Finché una sera, durante un pianobar

Con Fausto Leali nel 2002 in sala di registrazione

al dancing “Barancio” di Predazzo, gli si avvicina un signore romano, che gli domanda conto di alcuni pezzi originali eseguiti: “Non li conosco” gli dice. “Strano perché lavoro alla Rca... Non li avrai mica scritti tu?” La risposta è affermativa. Il tizio si chiama Sergio Bardotti ed è questo l’incontro che cambierà la vita professionale di Armando Franceschini. Non subito, però, perché dopo un fugace incontro con Teddy Reno, il servizio militare congela il talento del giovane trentino. SOLO DALLE DELUSIONI SI PUÒ IMPARARE TUTTO I Dollari, gli Orpheon e poi di nuovo Roma, dove è in lista di attesa alla Rca. Un giorno in un bar lì vicino incontra il giovane Lucio Dalla che lo invita ad

andare proprio a casa di Bardotti. Di lì a “Occhi di ragazza” (scritta con Gianfranco Baldazzi) il passo è davvero breve. Si deve andare a Sanremo, è cosa praticamente fatta, ma poi una serie di malintesi allontanano il brano dalla città dei fiori... Armando e Lucio si ritrovano davanti ad una bottiglia di vino, senza dire nemmeno una parola. Mandato giù l’ultimo sorso, Dalla dice: “Le cose veramente importanti sono le delusioni. È da lì che puoi imparare le cose”. Fu il primo dei rapporti conflittuali di Armando Franceschini con il Festival dei Fiori. Il secondo, nel 2002, quando arrangia il brano “Ora che ho bisogno di te”, cantato da Fausto Leali e Luisa

IL LIBRO Un filo che Armando Franceschini ha preso in mano per attraversare gli ultimi cinquant’anni del suo mondo che è fatto di note, di incontri, di personaggi, di aneddoti, di iniziative, passando dal pop al jazz alla musica antica, dalle composizioni all’insegnamento, dalle colonne sonore alla direzione del Conservatorio. Sandra Tafner Sogni di note

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Armando e la signora Cristina

Corna. È destinato a dirigere il pezzo sul palco, in diretta televisiva, ma all’ultimo momento arriva una telefonata: “Lei è troppo vecchio...” gli viene detto. Peccato che Fausto Leali avesse ben quattro anni più di lui... SERGIO BARDOTTI: AMICO, MENTORE, COLLEGA, TUTTO Tanti, troppi i nomi di cantanti, produttori, musicisti, attori, e i titoli di canzoni che attraversano la vita di Armando. Troppo esiguo lo spazio di un articolo come questo. Meglio un libro, che Sandra Tafner ha pensato bene di scrivere (“Sogni di Note”, Curcu & Genovese). La figura di Bardotti è fondamentale. È grazie a lui che impara tutto del mestiere di musicista, conosce gente come Ron ed Ennio Morricone, con il quale

nel 1971 lavora a “C’era una volta il West”. Dopo il diploma al Conservatorio, Armando comincia ad insegnare: Mantova, Parma e poi Trento. Un percorso esemplare culminato con la nomina a Direttore del Conservatorio Bonporti, alla fine degli anni Ottanta. Innumerevoli le tappe della sua attività accademica. Una data tra le tante, però diventa per lui un crocevia: 11 aprile 2007. A sessantotto anni muore Sergio Bardotti. Per Franceschini il colpo è davvero forte. Perde l’amico e con lui se ne va anche la sua anima pop. DUEMILAQUINDICI: LA MUSICA NON È FINITA Nel 2011, Armando viene messo duramente alla prova dalla malattia. La

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riabilitazione è lunga. Alla fine, ne esce. “Quando ero nel letto ho cominciato a pensare alla fragilità umana. Non si può contrabbandare la salute come fosse un merito. La salute è una grazia. Tutto ci è dato in prestito”. Adesso che dal balcone della sua nuova casa, assieme alla moglie Cristina, Franceschini guarda il lago sottostante, piano piano ha ripreso a sentire il canto di quelle dolci, irraggiungibili Muse. La musica non è ancora finita. “Sogno di guarire e di rimettere all’opera la fantasia”. Ma c’è il tempo per un’ultima domanda: Qualche rimpianto, Maestro? “I rimpianti non servono proprio a niente. Aveva ragione Lucio. Il segreto sta tutto nel saper sempre voltare pagina, ogni ■ volta. E guardare avanti”.

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trentinoattualità di Monique Ciola

L’ECCELLENZA DEL “BONPORTI” UN CONSERVATORIO, UN’ISTITUZIONE CHE RACCOGLIE I FRUTTI DI UN IMPEGNO SERIO E COSTANTE NELLA DIDATTICA E NELLA PRODUZIONE ARTISTICA, PRESENTANDOSI OGGI COME UN ESEMPIO IMPORTANTE NEL PANORAMA NAZIONALE

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he l’eccellenza del Conservatorio Statale di Musica intitolato a Francesco Antonio Bonporti fosse ormai consolidata lo si sapeva da tempo, a Trento e in provincia. E questo non solo per il centinaio di appuntamenti che ogni anno l’istituzione, dedita all’alta formazione musicale, realizza sul nostro territorio tra concerti, conferenze e festival (ad oggi ben tre: Mondi Sonori per la musica moderna, Mondi Corali per la vocalità e il festival chitarristico Sei Corde per Trento), ma anche per l’impegno, concreto e lungimirante, nella didattica che ha portato numerosi talenti trentini agli onori di cronaca. L’idea della qualità 30

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Il Presidente Danilo Curti durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico

del “Bonporti” ce l’eravamo fatta, dunque. Ma lo scorso febbraio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, ne abbiamo avuto la conferma dalla voce dei rappresentanti nazionali del settore AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) presenti all’evento ufficiale. «Ne vedo molte di orchestre e di conservatori – ha dichiarato la sera del 3 febbraio dal palco dell’Auditorium S. Chiara il M° Paolo Troncon, presidente della Conferenza dei Direttori dei Conservatori di Musica italiani - questa è sicuramente un’eccellenza dal punto di vista dell’impegno, della qualità e del servizio didattico e artistico». Bisogna ammettere che molta strada è stata fatta da quel 1980, anno in cui l’allora scuola comunale divenne Conservatorio Statale di Musica – e di cui quest’anno ricorre il 35° anniversario - e ancora di più da quella riforma dei conservatori italiani che, ormai quindici anni or sono, ha riconosciuto il livello universitario agli studi musicali. «Non veniamo dal nulla – spiega Danilo Curti, presidente dal 2010, al suo secondo mandato – alle nostre spalle c’è un passato ricco di suggestive tradizioni musicali proprie di una terra di confine,


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IL DIRETTORE

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ponte tra culture e patria di nascita o di elezione, di eccellenti compositori ed esecutori». Oggi il “Bonporti” di Trento e Riva del Garda presenta una ricca e diversificata offerta di insegnamenti che vanno dalla musica classica alla musica jazz, da quella elettronica alla pop music senza dimenticare la musica antica, contemplando discipline, accanto a quelle tradizionali, che spaziano dalla Didattica della Musica alla Composizione sino alle Nuove Tecnologie: più di cento docenti che seguono gli 888 iscritti nelle due sedi di Trento e di Riva del Garda. A richiamare un numero sempre maggiore di studenti, anche dall’estero, sono soprattutto i Corsi di Direzione di Coro, Sassofono, Pianoforte, Canto lirico, Canto rinascimentale e barocco; e soprattutto le Nuove Tecnologie con la musica Jazz e la musica Pop. «A Trento i dati mostrano che vi è un Conservatorio molto attivo e vivace – spiega Simonetta Bungaro, direttore del “Bonporti” dal 2011, il cui secondo mandato è stato appena rinnovato – un Conservatorio che è stato capace in

imonetta Bungaro ha studiato pianoforte, composizione, direzione d’orchestra e sociologia. Dal 1982 studia direzione d’orchestra presso il “Royal College of Music” a Londra inserendosi nel contesto musicale più vivo della musica di quel periodo e consolidando così il suo interesse per la contemporaneità che la porta a collaborare con Luciano Berio, per il quale realizza la riduzione pianistica dell’azione musicale “Un re in ascolto” pubblicata dalla Casa Editrice Universal di Vienna (Festival di Salisburgo). Nel 1986 vince una borsa di studio che le consente di dirigere l’Istituzione Sinfonica Abruzzese in una serie di concerti pubblici. E’ autrice di musiche per la scena e tra il 1987 e il 1995 collabora con l’attore M. Pardi e l’artista visivo L. Quartana alla produzione degli spettacoli I piedi per terra e Parole Note, ispirati al Diario di Nijinsky. Musica da vedere, luce da ascoltare è uno degli ultimi progetti che prendono vita dall’incontro con F.Rossé, allievo di Messiaen, pianista e improvvisatore francese, determinante per la sua vita artistica. Collabora con la Compagnia di teatro danza Abbondanza-Bertoni dal 2008. Dal 2011 è Direttore del Conservatorio di Trento. questi anni di formare musicisti riconosciuti a livello nazionale e internazionale, che è luogo di docenza di molti professori, artisti apprezzati e impegnati in Italia e nel mondo, singole persone che costituiscono una rete importante e una grande ricchezza per il territorio trentino. Solo la libertà dell’insegnamento e l’autonomia della ricerca garantiscono il conseguimento di questi obiettivi. Sono stati anni di grandi cambiamenti e di rinnovo pressoché totale di molti punti di riferimento istituzionali, sia esterni sia interni – prosegue Bungaro – anni nei quali, grazie soprattutto a un efficace lavoro di squadra, sono stati raggiunti traguardi importanti che daranno sicurezza e stabilità alla nostra istituzione e ai nostri progetti, quasi in controten-

denza rispetto alla fase congiunturale ed economica di evidente precarietà che la nostra società sta vivendo. Siamo, ad esempio, nella nuova sede, un traguardo importante per noi e per la città, che consentirà di lavorare in spazi adeguati all’alta formazione in senso europeo e di valorizzare ulteriormente l’esperienza di Conservatorio attivo e partecipativo, luogo di scambi e incroci a più voci». Dal mese di gennaio 2015 il Conservatorio si è finalmente trasferito nel rinnovato palazzo delle ex- Scuole Crispi, una sede tanto desiderata quanto necessaria, cui sarà data ufficiale inaugurazione nei prossimi mesi quando saranno ultimati i lavori per il nuovo Auditorium annesso, luogo imprescindibile per la formazione professionale curata dal “Bonporti”. Il

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LE SEDI Qui Trento

Il Conservatorio di Trento è nato nel 1980, ma le sue origini risalgono agli inizi dell’Ottocento, cioè agli anni in cui si costituirono la Società Filarmonica (1795) e la Scuola Filarmonica (1815) cittadine. Nel 1905 l’allora Liceo Musicale, diretto da Vincenzo Gianferrari e ospitato nella sede di via Verdi, era ancora una sezione della Società Filarmonica; ma durante la seconda guerra mondiale (1943) il Comune ne assumeva gradualmente la gestione, sancita nel 1951. Veniva istituita la Scuola media annessa (1970) e per esigenze di spazio l’Istituto si trasferiva nella nuova sede di via S. Maria Maddalena (1974). Il 1° ottobre 1980 il Liceo Musicale Comunale pareggiato è divenuto Conservatorio Statale di Musica intitolato a Gianferrari, acquisendo pure la Sezione staccata di Riva del Garda. In seguito ha assunto il nome di “Francesco Antonio Bonporti”, compositore del primo Settecento, tra i più insigni musicisti trentini. Nel 1987 è stato avviato l’allora Liceo quinquennale sperimentale ad indirizzo musicale. A tutt’oggi il Conservatorio di Trento è convenzionato con una Scuola Secondaria di I Grado e con il Liceo Musicale, uno degli indirizzi del Liceo delle Arti “Vittoria”. Nel 2015 il Conservatorio di Trento si è trasferito nella nuova sede di via S. Giovanni Bosco, nel palazzo delle ex-Crispi, trovando finalmente gli spazi adeguati per la sua attività didattica e di produzione artistica.

Qui Riva del Garda

Inizialmente istituito come sezione staccata del Conservatorio “C. Monteverdi” di Bolzano, nel 1975 è passato alle dipendenze del Conservatorio “G.Verdi” di Milano, per divenire infine, nel 1980, sezione staccata del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. L’istituto ha sede vicino alla seicentesca Chiesa dell’Inviolata ed è dotato di un Auditorium, inaugurato nel 1987. Alla storica convenzione con la Scuola Secondaria di I Grado, si aggiungerà a partire dal prossimo anno scolastico la nuova sezione del Liceo Musicale presso il Liceo “Maffei” di Riva. Nei suoi oltre trent’anni di attività ha gradualmente ampliato il numero dei Corsi principali e complementari, accogliendo allievi provenienti anche dalle altre province che si affacciano sul Garda. febbraio, dai novanta orchestrali ai due bravissimi solisti, il pianista Antonio Maria Fracchetti e il clarinettista Sebastián Cañas: un grande successo con i capolavori della musica romantica per una serata in grande stile che ha accolto gli applausi entusiasti del numeroso pubblico presente, viva testimonianza delle potenzialità del conservatorio trentino. Per loro e assieme a loro continueranno le collaborazioni con il Centro Servizi Cul-

Presidente della PAT Ugo Rossi, in visita lo scorso 10 febbraio, ha sottolineato come il conservatorio «oggi, nei nuovi spazi che ha a disposizione, può ambire a qualificarsi come un istituto musicale di assoluto livello europeo». Il tutto sempre con un’unica missione: la formazione dei nostri ragazzi. Perchè al centro del Conservatorio “Bonporti” ci sono loro, gli studenti, i giovani talenti di domani. Quegli stessi che sono stati protagonisti del concerto inaugurale di 32

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turali S. Chiara e con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, con il Muse e con il Castello del Buonconsiglio, le relazioni internazionali del programma Erasmus+ e del progetto La Via dei Concerti 2015, l’intesa con la Fondazione Coro della SAT per la nuova edizione del Premio Fratelli Pedrotti e le tavole rotonde del Centro Studi Musica/Architettura. Con i suoi studenti il Conservatorio trentino sarà presente a Milano a Expo 2015 e continuerà ad essere attivo rispetto a varie iniziative promosse dal MIUR, come il Premio Nazionale delle Arti, l’Orchestra Nazionale dei Conservatori, l’Orchestra Nazionale Talenti del Jazz e l’Ambasciata di Francia in Italia. «Il Conservatorio di Musica – conclude Curti – oltre ad essere un Centro di promozione, creazione e diffusione di cultura musicale nonché di ricerca e conservazione del patrimonio musicale, è oggi un’Accademia in grado di offrire una molteplicità di sbocchi professionali in qualità di esecutori, compositori, docenti, animatori, ricercatori, conservatori, critici, divulgatori… La nostra ambizione è che il “Bonporti” possa diventare, per il nostro territorio, la Casa della Musica ovvero un punto di riferimento delle eccellenze professionalizzanti, un luogo di incontro, un vero laboratorio di idee e ■ di linguaggi».

INFO CONSERVATORIO DI MUSICA “F.A.BONPORTI” di Trento e Riva del Garda via S. Giovanni Bosco, 4 38122 Trento segreteria@conservatorio.tn.it www.conservatorio.tn.it 0461.261673 0461.231097


Marzo

il mese della donna

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trentinolagrandeguerra 1914-1918 UN POPOLO, DUE PATRIE – QUINDICESIMA PUNTATA di Alberto Folgheraiter

NEI GIORNI DEL “REBALTÓN” LA RESA “SENZA CONDIZIONI” LE TRATTATIVE PER L’ARMISTIZIO FRA AUSTRIA E ITALIA COMINCIARONO ALLE 5 DI MATTINA DEL 29 OTTOBRE 1918 CON DUE UFFICIALI AUSTRIACI E UNA BANDIERA BIANCA, A SERRAVALLE DI ALA – DUE TRENTINI INTERPRETI A VILLA GIUSTI: IL CAPITANO CAMILLO RUGGERA PER L’AUSTRIA E IL TENENTE GIOVANNI BATTISTA TRENER PER L’ITALIA – L’INGRESSO A TRENTO DELLE TRUPPE ITALIANE NEL POMERIGGIO DEL 3 NOVEMBRE, PRECEDUTE, IN MATTINATA, DA DUE UFFICIALI DELL’UFFICIO PROPAGANDA E INFORMAZIONI DELL’ESERCITO ITALIANO – LA TIEPIDA ACCOGLIENZA DA PARTE DEI TRENTINI “REDENTI”

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l Trentino fu “redento” nel pomeriggio del 3 novembre 1918. Al ponte sulla Fersina, nella campagna della Bolghera, arrivò da Mattarello un drappello di Cavalleggeri di Alessandria comandati dal colonnello Ernesto Tarditi. Furono accolti dai rappresentanti della municipalità, così com’era stato convenuto per attribuire la dovuta solennità all’ingresso degli Italiani a Trento. In verità gli Italiani sarebbero stati preceduti da una staffetta britannica se questa non fosse stata bloccata ad Aldeno, poiché sarebbe stato poco decoroso far “redimere” una città austriaca di lingua italiana da soldati che parlavano inglese. Peraltro, già nella mattinata del 3 novembre erano entrati in città, ancora affollata da militari austriaci, il capitano dell’Esercito italiano Pietro Calamandrei (1889-1956), giurista, scrittore e professore universitario, quel giorno nelle vesti di capo dell’ufficio propaganda del XXIX Corpo d’Armata, e il tenente Ciarlantini dell’Ufficio informazioni. Avevano il compito di predisporre l’accoglienza trionfale dei fanti italiani. “Vien data la voce di trovarsi alle 13 in Municipio. Difatti un buon numero di cittadini si radunò a quell’ora nel cortile del Municipio ed in via Belenzani, e fra un delirio d’applausi, il dr. Faes [era 34

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l’assessore comunale] salito su di un tavolo, diede il benvenuto ai due ufficiali con vibranti parole, consegnando loro una scatola di sigarette che gli era stata data in mattinata da un ufficiale czeco delle truppe in ritirata perché le offrisse al primo ufficiale italiano che fosse giunto in città. Rispose il capitano Calamandrei con alate parole e concludendo: “Ora andiamo incontro ai nostri fanti”. Tutta la folla si mise in moto verso Borgo Nuovo,

con alla testa i due ufficiali che uomini e donne abbracciavano come simbolo vivo della Patria” (Studi Trentini, 1919). La retorica nazionalista ha tenuto per buono e amplificato per vero ciò che pubblicarono il 4 novembre 1918 i giornali, quelli almeno che poterono uscire perché scarseggiava la carta. In verità, i soldati italiani furono attesi con un misto di curiosità e di sospetto.

I Cavalleggeri di Alessandria in piazza Duomo a Trento nel pomeriggio di domenica 3 novembre 1918


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La testata del “Risveglio Austriaco”, il giornale della “Fortezza di Trento” Il numero unico de “L’Attesa” annuncia che “L’armistizio è firmato” “Il grido dei Redenti”, già “Grido degli oppressi”, usciva a Milano il giovedì. Era pubblicato da sei mesi per iniziativa dei fuoriusciti “irredenti” nel Regno d’Italia

“L’immagine dell’esercito italiano liberatore accolto festosamente dalla popolazione “redenta”, diffusa dalla propaganda prima, dalla storiografia nazionalista poi, nascondeva una realtà ben più complessa. Ci fu una reazione in generale fredda, animata da sentimenti di curiosità e preoccupazione. Più rare furono le manifestazioni di aperta ostilità, come gli sberleffi delle contadine di Tezze nei confronti dei soldati italiani che stavano avanzando verso la Valsugana”. (N. Fontana, M. Saltori, 2013) Nella tarda mattinata del 3 novembre, a Trento fu diffuso un nuovo giornale, fresco di stampa, che aveva per testata “L’attesa”. Sostituiva il “Risveglio austriaco”, ma restò un numero unico. Il titolo a piena pagina annunciava: “L’armistizio è firmato”. Il giorno precedente, sabato 2 novembre, era stato formato un “Comitato provvisorio per il Governo della città di Trento” il quale, rivolgendosi ai cittadini, invocava “da voi appoggio, raccomandando la massima calma e la completa astensione da ogni atto singolo o collettivo di dimostrazione”. Il 3 novembre fu edito il “Bollettino del Governo provvisorio della città” con un appello “a tutti gli ufficiali e soldati Trentini o di nazionalità italiana a mettersi a disposizione del Governo provvisorio per provvedere alla sicurezza della città”. Poiché si temevano sommosse popolari era stata proibita la vendita di vino e liquori. Inoltre, “fino a nuovo ordine” sarebbero dovute restar chiuse le osterie. Il Comitato provvisorio aveva pure ordinato che fossero tolte dalle vie della città “tutte le tabelle con la dizione tedesca”.

Il giornale “L’Attesa” annunciava una distribuzione straordinaria di petrolio “nel pericolo che la città rimanga all’oscuro” e pubblicava un “Avviso ai genitori” per sollecitarli a “non lasciar vagare per la città i loro figlioletti, cui sovrastano tanti pericoli, compreso il contagio del mal esempio nei momenti di saccheggio”. La mattina del 2 novembre, il capo della polizia Muck aveva lasciato in tutta fretta la città ed era partito in treno per Innsbruck. Se n’erano andati anche i pompieri militari; erano fuggiti pure gli ufficiali dell’Armata austriaca che alloggiavano all’Hotel Trento, nel palazzo che oggi è la sede della Provincia Autonoma di Trento. Nella notte fra il 2 e il 3 novembre furono saccheggiati i depositi militari, qualche caserma e i magazzini del Sindacato. “Si vedevano donne, uomini, ragazzi, anche di agiata condizione, portanti sacchi di farina ed oggetti di vestiario, altri che trascinavano carretti pieni di bottino. A nessuno pareva vero, dopo tanta fame patita, di poter possedere un sacco di farina, fosse pur fatta, come si diceva, di castagne selvatiche”. Nella corsa all’accaparramento di generi più vari, vi furono anche due vittime: una donna restò schiacciata dalla calca “sulla porta della chiesa di S. Trinità, dove la gente accorreva a rubare grucce, apparecchi per gessature, garze e altro stranissimo bottino da un magazzino di materiale sanitario”. I treni diretti verso Bolzano partivano stracarichi di umanità con la divisa grigioazzurra. Tutte le vie erano ingombre di carri che tentavano “ostinatamente di procedere verso nord”. In quel “rebaltón”, come fu chiamato dai

Trentini il caotico cambio di nazionalità, faceva bella mostra tra gli “Avvisi economici”, pubblicati dal giornale “L’Attesa”, la vendita da parte di Armando Enrici di Ceola di “diversi gomitoli di gavetta per legare lucaniche”. Tale Neuberger, abitante al quarto piano di uno stabile in via S. Vigilio n. 5 a Trento, offriva, invece, “due letti, due tavoli, alcune sedie e diversi altri mobili causa partenza, da vendersi subito a buonissime condizioni”. Visto il cognome, aveva pensato bene di fare fagotto. Alle 19 del 3 novembre, dal Comando Supremo dell’Esercito Italiano presso l’albergo Trieste, a Abano Terme, il generale Diaz aveva diramato il seguente comunicato: “Le nostre truppe hanno occupato Trento e sono sbarcate a Trieste. Il tricolore italiano sventola sul Castello del Buon Consiglio e sulla Torre di San Giusto. Punte di cavalleria sono entrate a Udine”. Un precedente “Bollettino”, diffuso nel pomeriggio della domenica, diceva: “La VIIa Armata, infranti gli sbarramenti avversari a Sella del Tonale procede in Val Vermiglio. Truppe della Ia Armata hanno occupato Rovereto e Mattarello in Val Lagarina, hanno forzato la Vallarsa e preso il Colsanto a nord del Pasubio. Sugli altipiani di Tonezza e di Asiago, in Val Sugana, nella Valle del Cismon, nel Cordevole, nel Piave e nella pianura l’avanzata delle altre Armate continua irresistibile”. Il comunicato n. 1268 del Comando Supremo, divenuto il “Bollettino della Vittoria”, fu diramato a mezzogiorno del 4 novembre: “La guerra contro l’Austria-Ungheria [durata] 41 mesi, è vinta. La gigantesca 35

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Ufficiali austriaci assieme all’imperatore Carlo I, davanti all’Hotel Trento sede del Comando di Fortezza

battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco slovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. […] I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”. Il testo integrale del “Bollettino della Vittoria”, fuso nel bronzo dei cannoni abbandonati sui campi di battaglia, sarebbe stato esposto in tutti i municipi della Penisola. Scritto a Villa Scalfo di Monterosso dal generale Domenico Siciliani, capo dell’Ufficio stampa del Comando Supremo, il “Bollettino” concludeva: “firmato Diaz”. Gli Italiani, molti dei quali semianalfabeti, pensarono che “firmato” fosse il nome di battesimo del generale Diaz. Sull’onda dell’euforia per la vittoriosa conclusione della Grande Guerra, tra la fine del 1918 e la primavera del 1919, centinaia di neonati italiani furono registrati all’anagrafe con il nome “Firmato”. In Trentino nessuno ebbe per nome “Firmato”. Per contro, 31 neonati furono chiamati “Redento” e 43 bambine “Redenta”. Un “Redento Vittorio Emanuele” fu battezzato in S. Maria a Trento nel mese di dicembre del 1918; un bambino fu chiamato “Italo Trentino Redento” a Riva del Garda nel 1919. A L’arrivo del generale Pecori-Giraldi a Trento, il 3 novembre 1918 nominato governatore militare della città e della regione 36

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molte delle 43 neonate fu imposto il doppio nome “Italia Redenta”, o “Itala Redenta”. “Redenta Elena Italia” fu chiamata una bambina nata nel 1919. Le trattative per l’armistizio fra Austria e Italia avevano preso il via il 29 ottobre 1918 quando, alle 5 di mattina e dopo una notte insonne, il capitano austroungarico Camillo Ruggera aveva oltrepassato le linee austriache a Marco sotto Rovereto, per avvicinarsi ai reticolati delle linee italiane, a Serravalle di Ala. Per ordine del generale d’Armata Victor Weber von Webenau, il capitano Ruggera era latore di un documento con il quale gli Austriaci intendevano negoziare immediatamente un armistizio con l’Italia. Da cinque giorni era in corso l’offensiva italiana sul Piave che avrebbe preso il nome di “battaglia di Vittorio Veneto”.

Il fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici continuava a mietere vittime nelle fila di entrambi gli eserciti, sul monte Grappa, sull’Asolone e sul Pertica. La battaglia del Piave, senza vincitori né vinti, avrebbe accelerato il collasso dell’esercito austro-ungarico. Alle sette e un quarto di martedì 29 ottobre 1918, alcuni squilli di tromba allertarono i soldati italiani del 35° Reggimento di fanteria, Brigata “Pistoia”, che era schierato fra Ala e Rovereto. Di là dalla ferrovia, la valle dell’Adige era sbarrata da grovigli di filo spinato. Improvvisamente, lungo la massicciata si profilarono due militari austriaci, disarmati, che sventolavano drappi bianchi. Partirono colpi di mitragliatrice e uno dei due “parlamentari” restò ferito. Gli squilli di tromba continuarono, lo sbandieramento pure. Fu contattato il capitano Franchini che era nel proprio alloggio, in una casa abbandonata di Serravalle. A sua volta, questi parlò col generale Battiston, comandante della XXVI Divisione, che si trovava ad Avio, il quale diede ordine di prendere contatto, sia pure con cautela, con i due “parlamentari” austriaci. Superata una trincea, Franchini si avvicinò ai due nemici. Rievocò, anni dopo: “I due militari che sventolavano le bandiere bianche erano un capitano di Stato Maggiore, elegantemente vestito [Ruggera] e un caporal maggiore. Il primo agitava una bandiera bianca regolamentare, il secondo la propria camicia legata a un palo. Il capitano austriaco, evidentemente commosso, mi disse, in tono concitato, che i miei avevano sparato sui parlamentari e ferito il portabandiera. Ag-


trentinolagrandeguerra di una compagnia di mitraglieri. Gli fu offerta una tazza di caffè, che rifiutò dicendo “prima debbo fare il mio dovere”. Più tardi, al comando del Battaglione, in attesa di incontrare il generale Battiston, Ruggera domandò una limonata. Questa la versione dell’abboccamento con gli Italiani da parte del capitano Ruggera:

giunse che aveva ordine di far recapitare, al più presto possibile, i documenti che aveva in consegna. A mia richiesta, mi esibì la lettera credenziale di presentazione nonché il documento da consegnare al nostro Comando Supremo”.

“Tosto, dopo che mi bendarono gli occhi, venni accompagnato in carrozza fino ad Avio nella villa del conte Pellegrini Malfatti, presso il comandante della 26.ma Divisione Generale Battiston. Il trattamento fatto alla mia persona fu leale e franco. Inoltre testifico che il trombettiere ferito, del cui stato ebbi più volte ad informarmi, ebbe immediatamente le cure mediche, sicché più tardi poté guarire completamente. Gli ufficiali superiori italiani si scusarono se fui preso di mira nella veste di parlamentare. Ancora il giorno 29, alle ore 21, il Comando Italiano mi comunicò apertamente che non poteva iniziare nessuna trattativa perché i documenti inviati non presentavano, per il Generale Weber, la procura necessaria da parte dell’ I.R. Comando d’Armata”.

Scritto in italiano e tedesco, il documento chiedeva di intavolare subito trattative per un armistizio. Il capitano Ruggera fu bendato e accompagnato nel comando

Da parte italiana la trattativa fu tirata per le lunghe. Si frapposero cavilli procedurali, anche perché la “battaglia di Vittorio Veneto” si stava dimostrando favorevole

Camillo Ruggera bendato in viaggio verso Avio

Rara immagine del trentino Camillo Ruggera, qui in uniforme da generale della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca del Terzo Reich. In qualità di capitano dell’esercito austriaco, nel 1918, fece da interprete a Villa Giusti (Padova) per le trattative e la firma dell’armistizio con l’Italia

all’Esercito italiano, al quale - “fatto non molto riconosciuto dagli storici italiani” (Tompson, 2014) - stavano dando un aiuto decisivo le divisioni britanniche della Decima Armata. Il 30 ottobre, all’inviato di Vienna fu comunicato “che il Comando italiano non poteva accettare l’intervento del solo Capitano di Stato Maggiore, Ruggera”. Un po’ risentito “per queste formalità”, Camillo Ruggera tornò dietro le linee austriache.

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Villa Giusti vicino a Padova dove alle 15.20 di domenica 3 novembre fu firmato l’armistizio che sarebbe entrato in vigore alle 15 del giorno seguente

Rammentò anni dopo: “Così ancora il giorno 30 ottobre alle ore 17 e mezzo giunsero in Avio il Generale d’Armata von Weber, il Colonnello von Schneller e il Ten. Col. Seiler. Io stesso seguii poi il giorno 31 ottobre, alle 7 del mattino, l’intera Commissione, che doveva dirigersi a Villa Giusti. La via del ritorno da villa Giusti si effettuò in mezzo alla truppa italiana composta di Alpini, Cavalleria e poi anche dalla Fanteria, tutte truppe avanzate verso Volano e proprio a sud di Volano la nostra macchina fu presa dagli spari e bucata”. Al fronte si continuava a morire.

Gli Austriaci avevano una grande premura di finire la guerra. Per contro, gli Italiani cercavano di evitare in tutti i modi che la loro avanzata fosse fermata dall’armistizio. Intendevano arrivare ai “confini naturali” dell’Italia, allo spartiacque alpino, così com’era stato stabilito con il patto di Londra del 1915. A Villa Giusti del Giardino, una brutta costruzione in località “la Mandria” tra Padova e Abano Terme, le due delegazioni si incontrarono per trattare la resa giovedì 31 ottobre. I plenipotenziari erano sette per parte. Gli italiani erano guidati dal generale Pietro Badoglio. Tra di loro, con funzioni di interprete, c’era il tenente Giovanni Battista Trener (1877-1954), geologo, cognato di Cesare Battisti. Nel 1915 si era arruolato volontario nell’Esercito italiano. Dopo la Grande guerra rifondò la “Società del Museo civico di storia naturale” di Trento, del quale fu a lungo direttore. Tra i plenipotenziari austroungarici, guidati dal generale Victor Weber von Webenau, con funzioni di interprete figurava il capitano Camillo Ruggera (1885-1947). Era nato a Predazzo, dove il papà Giovanni, di Segonzano, svolgeva servizio quale Imperial Regio Capoposto di Gendarmeria. Camillo Luigi Maria era il quinto di sette figli avuti da Maria Pruner di Trento. Camillo Ruggera, mandato a studiare a Vienna, fece carriera nell’esercito austriaco dal quale si congedò, nel 1934, con il grado di colonnello. Quattro anni dopo, in seguito all’Anschluss, l’annessione dell’Austria da parte del Terzo Reich di Hitler, il colonnello Ruggera riprese servizio militare nell’esercito germanico. Fu nominato Maggiore Generale della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca. Si ritirò dall’esercito nel 1942. Morì cinque anni dopo in Baviera Avuta via libera dagli Alleati, riuniti a Parigi, il generale Badoglio presentò al generale von Weber le condizioni “non negoziabili” dell’Italia per l’armistizio con l’Austria. Contemplavano: la cessazione immediata delle ostilità da parte degli Austro-Ungarici; l’esercito di Vienna, ridotto a sole venti Divisioni, avrebbe dovuto consegnare metà

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della propria artiglieria; tutti i territori occupati andavano evacuati; le truppe tedesche avrebbero dovuto lasciare l’impero d’Austria entro due settimane. Tutti i prigionieri di guerra dovevano essere immediatamente liberati. La “resa senza condizioni” significava pure la riconquista dei territori perduti l’anno prima con la rotta di Caporetto; il diritto ad avanzare verso il Brennero e il consenso agli Alleati di invadere la Germania da sud attraverso l’Austria. Tale richiesta e le clausole per l’armistizio furono comunicate all’imperatore Carlo I. Titubanze e ripensamenti, a Vienna, fecero ritardare l’accettazione all’una di notte del 3 novembre, quando il generale von Weber tornò da Badoglio: “Tutte le condizioni dell’armistizio, se non si può ottenere una loro immediata mitigazione, sono accettate senza pregiudizio per la pace”. L’armistizio, dato per certo fin dal 2 novembre, fu firmato alle 15.20 di domenica 3 novembre. Per volontà di Badoglio sarebbe entrato in vigore alle 15 del giorno seguente, lunedì 4 novembre. Quelle ulteriori ventiquattro ore di guerra-non guerra sarebbero costate centinaia di morti e, agli Austriaci, 350 mila prigionieri, compresi settemila “di lingua italiana”. Taluni storici ipotizzano che, in quelle ore, molti soldati di Carlo I si siano dati prigionieri per disperazione: “Meglio la prigionia in Italia che la fame in patria”. Trento e Trieste erano già state occupate nel pomeriggio e la sera di domenica 3 novembre. Le due città, lo ricordiamo per chi ha qualche debito scolastico con la geografia, erano e sono ancor oggi lontane 185 chilometri in linea retta, 326 chilometri per autostrada; soprattutto, non sono unite da alcun ponte leggendario. Se per la firma dell’armistizio gli Austriaci avevano fretta e gli Italiani no, quando si trattò di occupare le terre “irredente” la situazione si capovolse. Alle 15 del 4 novembre l’esercito di Armando Diaz avrebbe voluto essere già al Brennero, ma a quell’ora aveva appena raggiunto Salorno. Gli alpini della 75a Divisione arrivarono al Brennero soltanto il 7 novembre; il 10, fu issata la bandiera italiana sul pennone in prossimità del valico di quello che sarebbe diventato il nuovo confine con l’Austria. Nei “Bollettini” seguiti alla vittoria, il comandante supremo dell’Esercito, generale Diaz, si guardò bene dal citare la città di Bolzano, pure raggiunta, al pari di Trento, dai suoi soldati. Se nel patto di


trentinolagrandeguerra Londra del 1915 si era stabilito il passo del Brennero come confine della nuova Italia che sarebbe stata completata con la guerra, nei 14 punti per la pace del presidente americano Wilson era contemplato il principio dell’autodeterminazione dei popoli e il rispetto delle nazionalità. Bolzano e l’Alto Adige erano tutto fuorché territorio di lingua italiana. “Non per niente l’idealizzazione della “guerra del ‘15” nomina sempre la liberazione di Trento e Trieste e tace pudicamente l’occupazione di quella terza e pur non minore città”. (M. Isnenghi, 2014) Lungo la valle dell’Isarco, i soldati di Vittorio Emanuele III avevano incontrato lunghe file di prigionieri italiani, felici e piangenti, che tornavano verso casa. Erano inconsapevoli che, in Patria, sarebbero stati accolti con una doccia fredda, internati per alcune settimane, sottoposti a interrogatori sulle ragioni e le cause della loro prigionia. Stessa sorte sarebbe capitata, nei giorni seguenti, a quei Trentini, austriaci di lingua italiana, i quali, tornati a casa dalla guerra, sarebbero stati avviati in campi di prigionia, da Isernia a Castellammare Adriatico, nel sud dell’Italia “redentrice”. Anche “potenziali spioni, soggetti politicamente ostili o che, comunque, avevano manifestato scarso entusiasmo patriottico, furono destinati all’internamento nell’Italia centrale e meridionale, in campi improvvisati e dalle precarie condizioni igienico-sanitarie. Il severo provvedimento colpì in particolare i sacerdoti, considerati perfidi strumenti del Governo asburgico avversi a ogni princi-

pio di identità nazionale. L’arbitrarietà con la quale si dava seguito agli internamenti ebbe l’effetto di suscitare sfiducia e malumore tra la popolazione redenta”. (N. Fontana, M. Saltori, 2013) “Il provvedimento forse più clamoroso è quello che colpisce 498 ex soldati austriaci, trentini, abitanti nel distretto di Primiero, che il 17 novembre 1918 vengono prelevati dalle loro case, dove erano giunti da pochi giorni, e condotti ad Isernia, nel Molise, rinchiusi in un vecchio convento disabitato e in tre chiese dove trovano altri 1.200 irredenti (altri trentini, triestini, friulani). La detenzione, che a tutti sembra oltremodo punitiva, solleva le proteste delle autorità politiche trentine, della Legione dei volontari, del vescovo Endrici. Due mesi dopo, il 22 gennaio 1919, vengono liberati ed inizia il ritorno a casa”. (Q. Antonelli, 2009) Tuttavia, prima di essere definitivamente liberi, i prigionieri trentini dovettero transitare per un campo allestito a Gardolo. Gli Italiani non avevano ancora issato la bandiera italiana sul pennone del castello del Buonconsiglio e non si era ancora asciugato l’inchiostro della firma dell’armistizio, che il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, Armando Diaz, aveva già nominato “governatore della città di Trento” il comandante della Ia Armata, il generale Guglielmo Pecori-Giraldi. Oltre alla città doveva sovrintendere a tutta la regione, compreso l’Ampezzano. Il giorno seguente, Pecori-Giraldi si rivolse con un proclama alle “popolazioni del Trentino”: “A voi Fratelli porto il primo saluto della

Via Belenzani a Trento, pomeriggio del 3 novembre, sfilata dei soldati italiani. Su palazzo Thun sventola la bandiera del Regno d’Italia

Patria italiana che tutta è percorsa da un fremito di gioia per avervi a sé ricongiunti […] Dalle vostre civiche istituzioni, da quanti abitano questa cara Terra attendo alla mia opera fraterno efficace concorso”. Il 16 novembre, sulla scorta di un proclama del Consiglio Nazionale Tirolese di Innsbruck, un’assemblea di notabili di lingua tedesca di Bolzano, aveva dichiarato l’Alto Adige “Repubblica del Tirolo meridionale”. A Innsbruck si paventava l’insurrezione, pertanto il Comando Supremo ordinò a Pecori-Giraldi di occupare la città tirolese. Le truppe italiane vi arrivarono il 23 novembre. Due giorni prima, il Governatore militare aveva ricostituito il consiglio comunale di Trento che era stato sciolto il 20 maggio 1915. La prima seduta si tenne il 5 dicembre 1918. Mancavano alcuni consiglieri non ancora rimpatriati. Era presente invece il sindaco, Vittorio Zippel, “tornato dalla terra d’esilio” il quale, allo scoppio della guerra, era stato condannato a otto anni di carcere per “alto tradimento”. Nei primi giorni di occupazione della regione, il Governatore militare aveva rivolto un proclama, bilingue, alle popolazioni dell’Alto Adige: “Lo Stato italiano […] saprà trattare con equità e con amore i cittadini suoi d’altro idioma che vi dimorano. L’Italia è aliena da ogni spirito di sopraffazione verso cittadini di altra razza o lingua, coi quali, invece, intende stabilire rapporti di fratellanza. Gli Italiani della Val d’Adige e dell’Isarco, di Gardena, di Badia e di Marebbe, gli Italiani in qualunque comune si trovino, avranno le proprie scuole, per cura dei comuni, con quell’assistenza del governo che sarà per essere riconosciuta conveniente all’uopo”. Era assicurato il mantenimento della lingua tedesca, l’insegnamento nella madrelingua, purché programmi e testi non fossero “in contrasto colla dignità e coi diritti dell’Italia”. Dopo aver ricordato che l’Austria, monarchia plurinazionale, aveva “violentato e oppresso in queste valli il popolo italiano, negandogli ogni diritto”, il generale Pecori-Giraldi ribadiva che “l’Italia, grande Nazione unica e unita, nella quale è piena la libertà del pensiero e della parola, intende consentire ai cittadini d’altro idioma il mantenimento delle proprie scuole, dei propri istituti ed associazioni”. Saggi propositi. Il Fascismo era appena ■ dietro l’angolo. (15. CONTINUA)

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trentinolagrandeguerra di Alberto Folgheraiter

IL “IL PIAZZALE D’AVIAZIONE” FRA MATTARELLO E ROMAGNANO IL PICCOLO AEROPORTO NELLA CAMPAGNA TRA LA FERROVIA E L’ADIGE ERA FORMATO DA UNA PISTA DI TERRA BATTUTA, DUE HANGAR E QUATTRO AEROPLANI DA CACCIA – ERA LA BASE OPERATIVA DELL’ASSO DELL’AVIAZIONE FRITZ NAVRATIL – LE RICERCHE E LA MEMORIA STORICA DI LUCIANO DUCATI, 84 ANNI – IL DIARIO DI SISINIO PERINI (1924) GIÀ SINDACO DI MATTARELLO

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urante la Grande Guerra (vedi Trentinomese, gennaio 2015) in Trentino furono realizzati alcuni “piazzali d’aviazione” con piste di terra battuta: a Gardolo, Ciré di Pergine, Campo Lomaso, Ossana e Mattarello. Quest’ultimo aeroporto, lungo il corso dell’Adige, fu ricavato nella campagna fra Mattarello e Romagnano. Gran parte della popolazione era stata evacuata dal 28 maggio 1915. In pochi giorni 1.320 persone erano state avviate verso il distretto di Wischau, in Moravia, e distribuite in cinquantacinque villaggi. Con loro, oltre agli insegnanti della scuola elementare, erano partiti il cappellano, Benedetto Pedrotti (1887-1950) e un vecchio prete, don Davide Cappelletti (1837-1925). A

Mattarello erano rimaste 476 persone. Luciano Ducati, 84 anni, ricercatore e memoria storica di Mattarello, spiega che l’aeroporto era chiamato “piazzale d’aviazione”. “Trecento metri di pista, in terra battuta. Era provvisto di due hangar: uno di tela, l’altro di metallo. Era fornito di quattro velivoli “Fokker” che furono sostituiti dagli Albatros D3”. Nel corso della prima Guerra mondiale, Mattarello fu un’importante piazzaforte dell’esercito austriaco, tant’è vero che la stazione ferroviaria fu ampliata con cinque binari, fu allestito un ospedale militare poi trasferito nel complesso della Torre Franca. Fu necessario reperire pure il terreno per un cimitero poiché quattro teleferiche tra Mattarello e la Vigolana, fra Mattarello e le Viote, trasferivano a valle i soldati morti e alle Viote del Bon-

done i feriti convalescenti. “A Mattarello facevano capo quattro teleferiche utilizzate dai militari per il trasporto di munizioni, viveri, soldati e feriti da Carbonare, Vezzena e Asiago. La quarta portava sul monte Bondone e serviva per i militari di riserva”. Scrisse (1924) Sisinio Perini, già sindaco di Mattarello: “La stazione ferroviaria, inaugurata nel 1867 nell’area bonificata dell’antico Palù, fu occupata dai militari che la trasformarono in centro di rifornimento e di smistamento delle truppe che si recavano al fronte o che tornavano in riserva. La stazione venne enormemente allargata, con la posa di centinaia e centinaia di metri di binari. Nei pochi giorni di attesa per le diverse destinazioni, i militari

I quattro velivoli e i due hangar dell’aeroporto di Mattarello-Romagnano nella fotografia della biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto

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Il tenente Fritz Navratil da Sarajevo, divenuto asso dell’aviazione dopo aver abbattuto almeno cinque aerei nemici. Nel corso del 1918 vi furono numerosi duelli aerei nel cielo di Mattarello con sei piloti italiani e inglesi precipitati e morti. Furono sepolti a Mattarello e Romagnano. (Archivio di Luciano Ducati)

facevano man bassa di tutto quello che trovavano nelle campagne o nelle case abbandonate. Furono costruiti recinti per cavalli e per gli animali da macello, depositi per il foraggio, il combustibile e per le munizioni, baracche per prigionieri. Nelle adiacenze fu realizzato un piccolo campo di aviazione”. Per far posto a tutto questo furono requisiti sessanta ettari di terreno, furono tagliati vigneti, gelsi, piante da frutto. Furono demolite pure 27 case di abitazione. Ancora Sisinio Perini: “Nell’anno 1917 pochi aeroplani Alleati volarono sopra il paese ed anche quelli venivano di giorno in perlustrazione. Nel detto anno gettarono sopra l’estimo di Mattarello circa settanta bombe soltanto”. Nel 1918 le incursioni aeree sulla Valle dell’Adige si intensificarono, soprattutto di notte. Da marzo a settembre furono sganciate circa 350 bombe. Avrebbero dovuto colpire la stazione ferroviaria di Mattarello, le installazioni militari limitrofe e le teleferiche. Erano proiettili di oltre un metro di lunghezza, compresa l’elica, e del peso di circa settanta chilogrammi. Sisinio Perini ricordò che “nelle notti in cui gli aerei volavano sopra Mattarello, pareva il finimondo. La gente cercava rifugio nelle cantine e nei sotterranei, mentre i prigionieri russi e serbi, per nulla spaventati dagli attacchi, si davano al saccheggio dei magazzini dei viveri, degli orti e delle campagne. Gli Austriaci rispondevano con il fuoco delle artiglierie dislocate sul-

le montagne della conca di Trento, con le mitragliatrici dei forti e con scariche continue di fucileria dal fondovalle”. Il 19 marzo 1918, due bombe colpirono l’orfanotrofio. La notte del 4 aprile, un aereo italiano lanciò una bomba che finì, senza esplodere, nel Palù. Altre bombe caddero nel recinto dell’ospedale militare, uccisero quattro soldati e ferirono sedici degli oltre duecento militari che erano degenti. “L’ospedale fu subito evacuato e gli ammalati furono sistemati nelle stalle e nei rifugi che erano stati predisposti dal militare. Dopo alcuni giorni, per concessione del conte Martini, l’ospedale fu trasferito all’interno del castello, in un posto sicuro e confortevole”. È ancora visibile la grande croce rossa che fu dipinta da un infermiere sulla parete esterna della Torre Franca. Nell’estate del 1918, nel cielo di Mattarello e di Romagnano furono ingaggiate numerose battaglie aeree nel corso delle quali furono costretti ad atterrare o furono incendiati sei velivoli italiani, inglesi, francesi e americani. L’asso dell’aviazione austro-ungarica era il tenente Fritz Navratil da Sarajevo. La mattina del 12 luglio, un “Bristol F.2B” britannico fu abbattuto e i due piloti restarono uccisi. Furono sepolti a Mattarello. Scrisse Sisinio Perini: “I due aviatori che trovansi nel cimitero di Mattarello furono circondati da tre

Luciano Ducati, 84 anni, già direttore della banda musicale di Mattarello. Collezionista di francobolli e di cartoline ha raccolto più di 165 album di immagini, memorie, ritagli di stampa a partire dalla fine del XIX secolo. Tutto con riferimento a Mattarello, la sua comunità dove il papà, Primo, ha fatto il ferroviere. Per 35 anni ha lavorato nel settore della sanità pubblica addetto al personale. Dalla moglie, Ines Azzetti, ha avuto tre figli. Ha pubblicato tre libri sulla storia di Mattarello, della “Famiglia Cooperativa” e della Banda sociale. Sta preparando per il prossimo anno una mostra sulla prima Guerra mondiale e sull’esodo della popolazione in Moravia. (foto G. Zotta)

aeroplani austriaci, i quali li costringevano ad atterrare vicino al paese. Ma gli stessi, quando furono a circa cento metri d’altezza dal suolo, con un’abile manovra cercarono di sfuggire al nemico, ma questo, intuendo la manovra scaricò la sua mitragliatrice sui poveri infelici incendiando l’aeroplano”. Il pilota morì all’istante mentre l’osservatore si lanciò nel vuoto a cinquanta metri da terra poiché l’aereo era avvolto dalle fiamme. Finì sui fili del telegrafo e si spezzò l’osso del collo. Ai due piloti “nemici” furono resi gli onori militari. Altri due piloti italiani, morti il 5 agosto, furono seppelliti a Romagnano. Il 16 agosto, i bombardieri Caproni della Xa squadriglia aerea, partiti da Villaverla (Thiene) furono agganciati da quattro caccia austriaci decollati da Mattarello. Nel corso della battaglia aerea, un velivolo inglese fu colpito e precipitò vicino a Cognola. Pure in questo caso i due piloti furono sepolti a ■ Romagnano. 41

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trentinoincontri Nathan Seganti qualche anno fa...

NATHAN VA VELOCE

di Tiziana Tomasini

ALLA “VENERANDA” ETÀ DI OTTO ANNI, IL GIOVANISSIMO RIVANO NATHAN SEGANTI VANTA GIÀ UN PALMARES DA RECORD. A BORDO DEL SUO KART COLLEZIONA VITTORIE, MA SOPRATTUTTO SI DIVERTE, SPECIALMENTE – DICE – SUL BAGNATO. E IN CASO DI DUBBI… ACCELERA!

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n bel viso angelico incorniciato da lunghi capelli biondi ed una grinta niente male. Due caratteristiche in apparenza contraddittorie prendono forma e si plasmano perfettamente in Nathan Seganti, giovanissimo campione di kart e futura promessa del settore automobilistico di massimo livello. In

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un pomeriggio uggioso di febbraio, lo incontriamo con i genitori per sapere tutto di lui e della sua passione. E se ci aspettavamo di vederlo comparire all’orizzonte con il casco sottobraccio, arriva clamorosa la smentita. Nathan sopraggiunge indossando la tuta da gara sciistica, reduce da uno slalom purtroppo

annullato per maltempo in nota località montana del Trentino. Insomma lo sport nel sangue, come confermano papà e mamma, che praticano rispettivamente la vela e lo sci. Ma da dove è nata l’inclinazione per i motori? La mamma racconta di averlo portato in tenera età sulla neve (ventidue mesi, per la precisione)


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e di aver notato – oltre ad una buona propensione per questa disciplina e per la velocità (“Si lanciava senza paura in discesa libera”) – un profondo interesse del figlio non tanto verso il silenzio e la quiete dei boschi, quanto piuttosto un costante e palese apprezzamento per ogni rombo di motore. Questa propensione ha trovato conferma in tutto il periodo infantile, quando Nathan scappava di mano per infilarsi sotto le macchine e visionare la marmitta. Un messaggio chiaro ed istintivo, che ha portato i genitori – non appena possibile, all’età di tre anni e mezzo – a fargli conoscere tutto

quanto ruota intorno al mondo dei motori. E da quel giorno Nathan non ha più smesso. La fortuna arride agli audaci, recita un celeberrimo adagio popolare; ed all’età di quattro anni Babbo Natale ha fatto in modo che Nathan trovasse sotto l’albero un vero kart completo di roll-bar, cinture di sicurezza e targa. E salito su questo kart – veicolo basso e veloce che sfila sui circuiti e che pare proprio un bolide di Formula Uno in miniatura – non è più sceso e tuttora pare non averne alcuna intenzione. A confermarlo, i successi senza pari: unico pilota kart agonista trentino di Gare Kart Ufficiali nella categoria Baby – Gruppo Esordienti, categoria dei giovanissimi piloti da otto a dieci anni. E già questo

la dice lunga sulla tempra del soggetto in questione. E con la scuola? Riesce il biondissimo pilota a conciliare gli impegni sportivi con le materie di studio? Ebbene sì, Nathan ottiene ottimi risultati anche su questo fronte, dimostrando di essere veramente tosto e determinato, pur con la spensieratezza dei suoi otto anni. I compagni di classe gli dicono “Bravo!” E le ragazze? Per ora il nostro pilota non ci bada, ma siamo sicuri che il biondo rivano incline a schiacciare il pedale dell’acceleratore, deve aver già spezzato qualche cuore… Certo non ha molto tempo per la vita sedentaria e per i cartoni animati: le sue giornate sono intense, come peraltro i

Lagorai

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I SUOI TROFEI

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l nostro pilota, che da grande vuole guidare un noto marchio di automobile da Formula Uno, ha cominciato a schiacciare il pedale dell’acceleratore di un kart nella prima infanzia. A cinque anni si è diplomato in Veneto ed ha progressivamente frequentato stage tematici ed eventi kartistici di rilievo nazionale ed internazionale. In possesso di licenza ufficiale rilasciata dalla CSAI (Commissione Automobilistica Italiana di Roma), dall’anno 2014 è pilota di livello agonistico. In questo ruolo ha collezionato grandi risultati, guadagnandosi il podio per ben 11 volte. Rilevanti i riconoscimenti ufficiali, tra i quali vanno menzionati i più recenti, come “Premiazione Sportivi” presso Cantine Rotari di Mezzocorona e Motor Circus Automobilismo di Verona.

suoi fine settimana, sempre alla guida del suo velocissimo veicolo. La sua passione lo porta in giro per l’Italia sui vari circuiti, a collezionare primi posti, trofei e vittorie, con tanto di preparatore sportivo al suo fianco. Dal Piemonte al Lazio, dal Veneto alla Lombardia, dall’Emilia Romagna fino alle Marche. I genitori lo seguono fino a bordo pista con il camper, con tanta emozione e talvolta con un pizzico di paura, specialmente quando – inevitabilmente – accade qualche incidente di percorso. Lo stesso Nathan racconta di quando si

è capottato la prima volta, uscendone praticamente illeso. ”Anzi no”, spiega con un sorrisetto sornione, “con un pollice dolorante…” E come dimenticare l’ultimo scontro frontale, quando dietro una curva il piccolo fenomeno si è trovato davanti un avversario con il veicolo fermo. Impossibile evitare l’impatto: kart distrutti (casco incluso) ma bambini incolumi. Nathan piangeva non per il dolore, ma l’inevitabile fine anticipata della gara. “Ero arrabbiato!” Ammette con tutta la spontaneità della sua giovane età. Certo possiamo intuire l’apprensione dei genitori in quelle circostanze; d’istinto la prima reazione è stata quella di dirgli BASTA, abbiamo vissuto una straordinaria esperienza ma è meglio lasciar perdere. Tuttavia, con l’ormai maturata e ragionata consapevolezza di come va il mondo, mamma e papà riferiscono che questi drammatici eventi fortunatamente sono piuttosto rari e che comunque l’attrezzatura particolare per viaggiare a quelle velocità – si parla di 90/100 km all’ora – consente di intraprendere questa adrenalinica attività con una certa sicurezza: casco, tuta ignifuga e protezioni lungo tutto il corpo. Essere l’unico campione trentino è una bella conquista per questo ottenne plurimedagliato - ormai dedito all’attività agonistica - anche se va sottolineato che l’unica pista per allenarsi è quella di Ala e che stage, corsi e perfezionamenti sono frequentati da Nathan fuori regione, anche molto lontano. Ma questo non sembra scalfire la sua passione per i motori e con disarmante disinvoltura racconta dei suoi incontri con i miti dei bolidi, come ad esempio Massa ed Alonso. E mentre di Alonso il ricordo è quello di un tipo molto grintoso e determinato, riemerge la naturale simpatia e la spontanea quanto morbida inclinazione del pilota spagnolo verso i più piccoli. Racconta di essere molto forte sul bagnato e di avere una sua filosofia di vita, che corrisponde al motto che recita amichevolmente con il padre:”In caso di dubbi? Accelero!” Al momento dei saluti, giunto il tempo per la famiglia Seganti, di rientrare a Riva del Garda, ci sorge spontanea una domanda: “Ma adesso guidi tu?” “No no!” - rispondono convinti i genitori - anche se pare che la macchina della mamma il piccolo grande Nathan l’abbia già collaudata, naturalmente su fondo scivoloso e con qualche vigorosa sgommata… ■

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LA FESTA DI PRIMAVERA DEI TRENTINI 69 ^

MOSTRA DELL’AGRI COLTURA T R E N T O

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DOMO E D I L I Z I A RISPARMIO ENERGETICO NUOVE TECNOLOGIE

il 21 e 22 marzo 2015 nei padiglioni di Trento Fiere 8.00 - 19.00

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PREMIATA DITTA

di Pino Loperfido

L’UNIONE FA IL RISPARMIO TUTTO COMINCIA NEL 1958, QUANDO NOVE NEGOZIANTI DI TRENTO SI SIEDONO ATTORNO AD UN TAVOLO E DECIDONO DI CREARE UNA SORTA DI GRUPPO D’ACQUISTO. NASCE COSÌ “DAO”, IL GRUPPO CHE OGGI CONTA OLTRE 130 SOCI E 300 PUNTI VENDITA IN TRENTINO ALTO ADIGE, VENETO E LOMBARDIA

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uando nel 19 5 8, nove negozianti di Trento si mettono attorno a un tavolo e cominciano a studiare un modo per unire le forze, di certo non possono immaginare cosa diventerà quell’unione una cinquantina di anni dopo. Ripercorriamo la storia di questa straordinaria avventura imprenditoriale tutta trentina con l’aiuto di Ivan Odorizzi, presidente del Gruppo Dao. Siamo all’inizio del decennio più florido dell’economia italiana, eppure per chi vende 46

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prodotti alimentari al dettaglio non è così semplice contenere i costi: la distribuzione è ai primordi, i magazzini sono piccoli e i prodotti molto più deperibili di oggi. Gli ordini sono proporzionati alla modesta domanda e modesti sono gli sconti che i fornitori sono disposti a praticare per quantità tanto piccole. L’idea dei nove – Bertotti, Boni, Campregher, Facchinelli, Dalla Valle, Cortelletti e i tre Demattè – è semplice. Acquistare a turno grandi quantità di merce per tutti e nove. Idea semplice, ma dalla complicatissima

Ivan Odorizzi, Presidente del Gruppo Dao


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LE SOCIETÀ DEL GRUPPO NED La NED (Nord-Est Distribuzione) nasce dall’unione del Gruppo DAO e Nordiconad - un’importante centrale d’acquisto del gruppo Conad - per sviluppare la rete di vendita sul territorio in risposta alle esigenze dei Consumatori, affidando in gestione i punti vendita a propri o nuovi soci imprenditori. C.A.M. s.r.l. Realizza, gestisce e/o affida in locazione spazi commerciali ai Soci del gruppo. CONOTTER S.p.A. È la società immobiliare del gruppo. S.I.A.D. soc. coop. (Servizi Integrati Associati DAO) È una cooperativa che affianca i Soci per una corretta gestione dell’impresa. I servizi forniti sono personalizzati e riguardano: contabilità, elaborazione paghe, convenzioni con Enti, banche e assicurazioni, consulenze legali, fiscali, sindacali e notarili. EUROSPIN È la prima catena di discount italiana. DAO ne è azionista e socio fondatore. Il gruppo Eurospin Italia conta oltre mille punti vendita. gestione. Anche considerando il fatto, non irrilevante, che essendo negli anni Sessanta il personal computer lo devono ancora inventare. Certo i nove vanno di comune accordo. C’è grande fiducia e voglia di fare. E i risultati dei primi anni sono molto incoraggianti, al punto che nel 1962 si capisce che c’è bisogno di dare una forma a questa virtuosa collaborazione. Una forma societaria, innanzitutto.

L’UNIONE FA LA FORZA. E PERMETTE DI “COMPRARE MEGLIO” Ecco che il gruppo d’acquisto ante litteram si ritrova davanti ad un notaio e prende le sembianze di una cooperativa dal nome vagamente orientale: Dao, acronimo che sta per Dettaglianti Alimentari Organizzati. E sul fatto che gli associati (che nel frattempo sono diventati diciannove) siano organizzati non ci piove. In via

Giusti, a Trento, ci si dota di un magazzino della bellezza di cento metri quadri, più o meno le dimensioni della sala d’attesa dell’azienda attuale. Le economia di scala cominciano a fare il loro lavoro proprio mentre la modernità comincia a bussare alle porte dei consumatori. Sono gli anni della vendita a peso, come ricorda lo stesso Odorizzi (“la cioccolata di Ferrero veniva venduta in surrogato, in pezzi cento o duecento grammi...”), la gente tende a prepararsi i prodotti in casa, ad esempio la candeggina, il sapone, il dentifricio, ecc. Il rito della spesa del sabato sera non viene ancora celebrato con l’assiduità e la massificazione di oggi. Insomma, la vendita degli alimentari è

ancora legata ad un concetto di necessità, più che di gusto. Ecco che inaspettatamente il lavoro messo in campo dalla Dao scopre di avere anche una sorta di valenza educativa. L’unione fa la forza e acquistare in quarantacinque ti permette non solo di spuntare prezzi migliori, ma soprattutto di comprare meglio anche in termini di qualità e, quindi, di ricerca di prodotti nuovi e più genuini. DALLO SCETTICISMO NELLE VALLI ALLA COMPETITIVITÀ Ivan Odorizzi arriva in azienda nel 1979, come direttore generale. Da qualche anno,

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LE INSEGNE CONAD I punti vendita ad insegna Conad sono supermercati di dimensione compresa tra i 600 e i 1500 mq. Qualità, risparmio, assortimento, la cura nell’individuazione logistica dei punti vendita e l’efficienza organizzativa sono i requisiti che fanno dei supermercati Conad, una catena solida e competitiva, capace di fronteggiare la forte concorrenza del settore. CONAD CITY È l’insegna del supermercato di vicinato, presente con una superficie dai 250 ai 600 mq nelle principali aree urbane del Trentino Alto Adige. Con un assortimento ampio e diversificato in grado di rispondere alle molteplici esigenze di acquisto del cliente e una posizione strategica di prossimità, Conad City offre l’opportunità di una spesa completa e conveniente vicino a casa. MARGHERITA I punti vendita Margherita sono negozi di prossimità, di piccole e medie dimensioni, presenti in modo capillare sul territorio. Essendo spesso l’unica realtà commerciale nei piccoli centri si porgono al servizio della comunità e di fatto sviluppano un servizio sociale con un’elevata fidelizzazione del Cliente. Sono “negozi amici”, caratterizzati da un’atmosfera familiare fatta di cortesia, cordialità, attenzione al cliente e alla qualità dei prodotti proposti. MAXÌ L’insegna storica del Gruppo è presente nelle province limitrofe al Trentino Alto Adige. I punti vendita Maxì sono di medie dimensioni e propongono un’offerta varia e completa di salumi, formaggi, prodotti tipici, ortofrutta e prodotti confezionati. Maxì continua la tradizione di qualità, risparmio e cortesia che contraddistingue i nostri supermercati attenti ad appagare il gusto e le richieste dei Clienti.

Dao è entrato a far parte del gruppo Sigma, un mastodonte del settore, una mega cooperativa di cooperative che si pensa possa portare ulteriori benefici all’attività. “Per vari motivi, lasciamo Sigma nel 1985 e passiamo ad una realtà ancora più strutturata, che in quel momento meglio si adatta alle nostre necessità: il gruppo Crai”. Dao trova una sua dimensione ideale e può cominciare a penetrare commercialmente nelle valli trentine. E altoatesine. “In quegli anni – ricorda Odorizzi – la difficoltà maggiore consisteva nel superare una certa diffidenza dei commercianti di valle. Erano comprensibilmente legati a tradizioni ed 48

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abitudini molto radicate. In Alto Adige, poi, c’era anche un problema di lingua e di politica”. Insomma, l’impresa comporta una vasta spesa, soprattutto di energie umane e fine diplomazia. I tempi stavano cambiando e l’offerta commerciale dove adeguarsi se non voleva rischiare di rimanere al palo: questo il messaggio che Odorizzi e i suoi collaboratori cercano di trasmettere ai potenziali nuovi soci. Ed evidentemente riescono ad essere molto convincenti, considerato che la famiglia Dao si allarga ancora. Nel 1986, si viene a sapere che a Lavis affittano un capannone di cinquemila metri quadrati. Ai più

quella dimensione sembra eccessiva. “Dicevano che eravamo matti a prendere tutti quei metri quadri”. Ma la lungimiranza di Odorizzi viene premiata perché pochi anni dopo si rivelano praticamente insufficienti e bisogna già cominciare a pensare a come ricavare nuovi spazi. Ma negli anni Ottanta la novità è un’altra. Il mercato comincia a dividersi. In che senso? “Nel senso che i grossisti, a un certo punto, cominciarono a creare dei propri punti vendita, pur continuando a rifornire i dettaglianti”. Un paradossale caso di concorrenza nei confronti di se stessi. Alla Dao

non se ne restano certo con le mani in mano. Nel 1999, assieme ad altri quattro gruppi, la cooperativa trentina esce da Crai per andare a formare “La Centrale”, che poi confluirà l’anno dopo in Interdis. Tappa finale di questi movimenti commerciali, nel 2004, l’alleanza con Conad, consorzio con il quale Dao condivide fin da subito valori cooperativi e obbiettivi. A quel punto, il Gruppo Dao raggiunge una competitività di altezze mai viste prima. Il gruppo Dao fonda – assieme ad altri quattro soci – anche Eurospin, il più grande gruppo discount italiano, che


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Pranzo di Pasqua attualmente ha oltre mille punti vendita in Italia e in Slovenia. Qual è la filosofia del discount? “Quella di differenziare l’offerta, lavorando in maniera quasi maniacale sull’abbattimento dei costi”. E la qualità? “Esiste l’errata convinzione che la qualità dei discount sia inferiore a quella dei supermercati tradizionali. Sono altri i fattori sui quali lavoriamo”. L’ATTENZIONE AI PRODOTTI LOCALI Oggi i soci sono centotrenta, per un fatturato che l’anno scorso ha raggiunto quasi i 170 milioni di Euro. Trecento i punti vendita, tra Trentino, Alto Adige, Veneto e Lombardia. Certo l’attenzione alla specificità del territorio resta una delle priorità. “Ai grandi marchi vengono regolarmente affiancati prodotti del territorio, ai quali naturalmente riserviamo sempre un occhio particolare”. Certo la lotta con le multinazionali è impari per l’artigianato gastronomi-

co che dal canto suo può difendersi solo mantenendo le nicchie protette di lavorazioni e metodi altamente specifici, la cui produzione non potrebbe essere sostenuta dai colossi del settore. I NEGOZI RESTINO CHIUSI ALLA DOMENICA Ci resta il tempo per domandare a Ivan Odorizzi una battuta su un tema che regolarmente, ogni anno, si riaffaccia alle cronache trentine: l’apertura domenicale degli esercizi. “Personalmente sono molto contrario alle aperture di domenica. In un momento di crisi occorre fare economia, non creare ulteriori costi che alla fine ricadono comunque e sempre sui consumatori. L’unico risultato di una politica del genere è che la gente prima faceva la spesa in sei giorni e oggi la stessa spesa la fa in sette giorni.” E la domenica, si sa, è fatta per il riposo. Soprattutto “dopo” tutto il lavoro che abbiamo raccontato. Una storia fatta di lavoro, di sano impegno e di intelligenza commerciale. Il lavoro di centinaia di persone che ha portato alla creazione di ricchezza e di posti di lavoro. Un esempio che porta il Trentino Alto Adige tra le elite del cooperativismo e dell’imprenditoria, da sempre uno dei principali campo da gioco della genialità umana. ■

5 aprile 2015

Auguri! e prossimamente... anche gli asparagi!!

INFO E PRENOTAZIONI: TRENTO - Corso Alpini, 14 Tel. 0461 825300 • info@hoteleverest.it DOMENICA APERTO

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BOTTEGHE STORICHE

Nancy Berti con Andrea Bocelli

di Stefano Voltolini e Claudio a “Ballando con leRensi stelle”

CONTINUA LA RUBRICA DEDICATA ALLE BOTTEGHE STORICHE DI TRENTO, RACCOLTE NEL LIBRO EDITO DA CURCU & GENOVESE

UN PO’ FOTOGRAFI, UN PO’ ERBORISTI OGGI NESSUNO, ENTRANDO DA FOTO CINE LA ROTONDA, TONDA COME IL TORRIONE CHE LA OSPITAVA, TRASFERITASI IN VIA SAN VIGILIO, VIENE IN MENTE DI FARE UN SIMILE ACCOSTAMENTO. EPPURE, È PROPRIO COSÌ...

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os’hanno in comune l’erboristeria e la fotografia? Semplice: un pezzo di storia interseca i rispettivi percorsi delle due discipline, per il resto ampiamente distanti. Il discorso è certamente valido a Trento dove – in un’epoca che oggi, nel tempo dominato dalla tecnica digitale, appare lontanissima – gli acidi per lo sviluppo della pellicola foto e cinematografica venivano preparati proprio nel negozio tenuto da un erborista. Questo il “link” che ha portato la famiglia Zorzini, di origine friulana, arrivata in Trentino nella prima parte del secolo scorso, ad avviare uno “spin off” (di nuovo pardon) in seno alla rivendita e laboratorio erboristico allora al piano terra del Torrione di piazza Fiera. Dentro il mondo di piante medicinali, officinali, aromi e spezie si fanno strada i primi apparecchi fotografici. Da lì in avanti è un crescendo. Da attività collaterale, poi seconda gamba del negozio,

la fotografia diventa sempre più centrale, fino a proseguire laddove si interrompe la storia dell’erboristeria, trasformatasi in profumeria e poi chiusa per sopraggiunta saturazione del mercato. Tanto che oggi nessuno, entrando nella rivendita Foto Cine La Rotonda, tonda come il Torrione che la ospitava, trasferitasi nel

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frattempo nell’ancor più centrale via San Vigilio, viene in mente di accostare la bottega storica ad un’erboristeria. Eppure, è proprio così. “L’avvio dell’attività si deve al mio bisnonno, Fortunato Zorzini, che di professione era appunto erborista” racconta Marco, giovane rappresentante della quarta generazione, mentre serve dietro al bancone dell’ampio locale di via San Vigilio. La famiglia ha lontane origini friulane: da Gonars, vicino a Gorizia, per la precisione. Fortunato vive nel Torrione di piazza Fiera, l’edificio circolare, caratteristico della zona poco fuori le mura a sud della città storica. All’epoca – siamo nella prima parte del Novecento – i piani alti ospitano le abitazioni. Il piano terra invece, affacciato alla strada, è riservato all’uso commerciale. I Zorzini tengono l’erboristeria nella quale è possibile trovare gli acidi per lo sviluppo delle pellicole fotografiche e cinematografiche. L’apertura porta la data del 1935. I preparati servono per le immagini realizzate dalle prime macchine a lastra di grande formato. “Abbiamo ancora i vecchi ricettari utilizzati dal bisnonno – prosegue Marco –. Con scritti i componenti e le quantità delle sostanze, principalmente aluminati d’argento”. A


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IL LIBRO Scritto dal giornalista Stefano Voltolini e corredato dalle splendide immagini di Claudio Rensi, il volume “Le Botteghe Storiche di Trento” è stato pubblicato nel 2014 da Curcu & Genovese. pag. 184 Euro 15,00 www.curcuegenovese.it

dimostrazione di tale periodo rimane l’apparecchio conservato in vetrina. Una Schneider-Kreuznach degli anni Venti, di provenienza tedesca. Il tipo degli apparecchi che si vedono nei film, in cui l’operatore mette la testa sotto un telo e scatta attraverso un interruttore attaccato a un filo. È ancora funzionante. Dentro ha una lastra in vetro di mezzo centimetro. All’atto dello scatto viene rimossa la protezione dell’ottica, si aziona l’otturatore e la luce colpisce i nitrati d’argento della pellicola. Poi la lastra viene rimossa e sviluppata in positivo attraverso una macchina ingranditrice. La lente proietta l’immagine dalla lastra in negativo alla carta, che viene messa a bagno negli acidi di fissaggio e appesa a asciugare. Sono i fondamenti della fotografia, nella sua tecnica originaria soppiantata in epoca recente dall’avvento del digitale. “Pensare – nota – che ci sono professionisti, soprattutto negli Stati Uniti, che usano ancora queste macchine. Per foto artistiche, di moda e in bianco e nero. Danno una definizione che secondo alcuni è inarrivabile con gli altri apparecchi”. Il giudizio di merito sta sicuramente agli esperti. Tracciando la storia della bottega si possono solo annotare le tappe della trasformazione della fotografia. È il 1940 l’anno in cui Fortunato Zorzini parte volontario come infermiere nelle forze armate italiane, impegnate in quella che si rivelerà la tragica partecipazione dell’Italia al secondo conflitto mondiale. Un’avventura da cui uscirà indenne (per lui una lunga vita interrotta

solo nel 1985, all’età di 95 anni). Dietro il bancone rimane Luciano, il figlio, nonno di Marco. A solo 16 anni si trova a gestire il negozio che allora inizia a essere un ibrido: metà erboristeria e metà punto vendita inerente alla fotografia. Nel dopoguerra vengono separate le entrate: due ingressi, ognuno per un negozio diverso. L’unico punto di contatto è sul retro. Negli anni Ottanta entra Giorgio, che segue il reparto fotografia, mentre la sorella Alberta gestisce la profumeria. Quest’ultimo negozio sopravvive fino al 1994, quando viene chiuso. “È stata una decisione necessaria”, spiega Marco. L’offerta si era ampliata tanto da rendere difficile il mantenimento di una piccola bottega. “I prodotti si potevano trovare in qualsiasi supermercato. Così si è deciso di chiuderla e convertire tutto lo spazio per la fotografia”. Giorgio inizia, a partire dal suo ingresso nel 1980,

ad apportare una lenta ma inesorabile trasformazione del comparto fotografico. Dapprima attraverso l’inserimento dell’attività di fotografo professionista, con all’attivo centinaia di servizi fotografici di matrimoni, comunioni e cerimonie di vario genere, successivamente con l’innesto delle prime attrezzature fotografiche digitali, che gli hanno consentito di gettare le basi della trasformazione che il mondo della fotografia stava subendo. L’ultimo ingresso arriva nel 2000: Marco, classe 1979, viene a dare una mano al padre aiutandolo con la sua giovane età e le innate doti tecniche e commerciali che negli anni hanno potuto consolidarsi. Sei anni dopo il trasloco, che si rivelerà poi fortunato, nella sede di via San Vigilio. Il motivo è lo sfratto indetto dalla Fondazione Crosina Sartori, che d’intesa con il Comune voleva trasformare il Torrione in un hotel, senza però centrare

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l’obiettivo. Il giovane esercente ha visto da vicino la rivoluzione portata nella fotografia dallo sviluppo della tecnica digitale. “È iniziato tutto alla fine degli anni Novanta. I primi esemplari in assoluto sono stati i Casio che catturavano immagini in file da 300.000 pixel. Non si parlava di mega ancora. Il costo era alto: circa 1,8 milioni di lire. Poi c’è la Mavica della Sony, con i dati salvati su floppy disk. Parliamo in entrambi i casi di foto di bassissimo livello. Naturalmente, si trattava delle prime esperienze”. Una maggiore qualità si poteva raggiungere con le reflex digitali. “Avevamo la Kodak da 12-15 milioni di lire” continua Marco Zorzini. “Per insegnare agli utenti a usarla l’azienda organizzava un corso di 3-4 giorni a Milano”. Sono praticamente i prototipi. “Da lì in avanti il mercato digitale cresce in maniera esponenziale, come ha fatto fino al 2012 in cui in Italia sono stati venduti tre milioni di pezzi di compatte in un anno”. Ci hanno pensato gli smartphone, i cellulari computer con la fotocamera inclusa, a far arrestare la diffusione delle semplici e piccole macchine per le immagini. Ora il mercato si sta specializzando. Le compatte stanno calando visibilmente. “Ce lo aspettavamo – nota l’esercente –. Il mercato si è saturato. Ognuno di noi ha a casa una piccola macchina digitale, c’è chi ne ha anche di più. Il telefono ha portato via una fetta dell’utenza”. Gli operatori del settore puntano su fasce di consumatori più ristrette, che però spendono di

Foto storica, incendio negli anni ’70

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più. “Le case tendono a tagliare la prima fascia di compatte, quelle da cento euro, completamente soppiantate dagli smartphone. Le vendite delle reflex sono invece in crescita. In generale, rimane il prodotto destinato a chi vuole prestazioni di un certo tipo”. Zorzini non è certo un nostalgico delle tecniche passate. “Con il digitale la fotografia ha avuto una diffusione enorme, che non aveva mai avuto”. L’epoca dei selfie, dell’ansia da visibilità. “Ora si torna alla qualità, a una fotografia in cui si cerca il risultato”. Il digitale, o meglio il cambiamento delle abitudini dettate dalla trasformazione virtuale, reca con sè tuttavia un elemento di debolezza: “Manca ancora la stampa – si sofferma Marco –. Una volta con l’analogico i papà portavano le foto della gita della domenica e poi a casa le famiglie le conservavano negli album”. Chi non ne ha a casa. Tesori preziosi, ora che è tutto sul pc. Gli archivi sono infiniti, ma fragili e meno durevoli. “Si è perso il piacere di toccare con mano l’immagine, di averla lì, come oggetto. Una scelta che pagheremo in futuro”. Teoricamente, ciascuno in ogni momento può mandare a far stampare le proprie foto. Tramite La Rotonda, ad esempio, che si appoggia a un grande laboratorio in provincia di Pordenone. I centri stampa trentini stanno sparendo, per via dei costi fissi troppo alti. È uno dei processi di un mercato in cui gli ultimi decenni hanno portato una selezione durissima. A Trento La Rotonda è l’unico fornitore dei fotografi professionisti, che non sono molti dato che mancano il settore industriale (le commissioni delle aziende) e della moda. Alle differenti categorie di merce in vendita (binocoli, videocamere, action-cam, le lomo e i gadget che

richiamano alla Polaroid) il core business è dato dagli apparecchi di un certo livello. “Le case intendono restringere sempre di più l’elenco dei venditori che offrono al dettaglio i propri prodotti. Un lavoro di iperspecializzazione. Da qualche anno siamo Nikon pro, tra gli otto negozi in Italia con tutti gli apparecchi professionali di Nikon. Per Canon siamo tra i 25 che offrono la gamma più alta”. Un bel risultato, da mantenere e consolidare. Chi però non ha mai smesso di amare una vecchia macchina analogica, non tema. “Sì, vendiamo ancora i rullini”, conclude Zorzini. Lo sviluppo poi non costa così tanto, non molto in più rispetto al digitale. ■

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trentinoattualità

di Paolo Chiesa

L

o ha detto chiaro e tondo Luca Mercalli, il metereologo più famoso d’Italia, intervenendo a Borgo Valsugana l’autunno scorso. Nell’ultimo secolo il riscaldamento globale è aumentato di un grado e si prevede che se non si prenderanno provvedimenti seri, alla fine di quello attuale, la temperatura sarà cinque gradi più alta di adesso. I giorni di gelo degli inverni attuali non superano la decina mentre ai tempi dei nostri nonni erano più di 60 e questo porterà i ghiacciai, che si sono ridotti del 50% rispetto a cento anni fa, ad essere a fine secolo solo il 10% di quelli attuali. Il “Madre” livello degli oceani sale di tre millimetri l’anno e nel secolo scorso l’aumento è stato di 19 centimetri. Può bastare vero? Ma queste sono cose che si sanno, perché sono anni che esperti, scienziati e premi Nobel lo dicono. Avete presente il Protocollo di Kyoto? Peccato però che i continui appelli della comunità scientifica su questo argomento siano regolarmente ignorati, lasciando le prime pagine dei giornali al PIL, allo Spread e alle beghe politiche, cioè ad argomenti che Mercalli ha definito “una fuffa che al confronto di quello che ci aspetta non vale niente”. Che si può fare, allora? Si può solo dare ragione al metereologo piemontese. Lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità di certe parti del pianeta, le alluvioni sempre più frequenti, sono il primo evidente sintomo che qualcosa non va. Ma qualcosa di concreto si può fare? L’Unione Europea ha varato una serie di provvedimenti denominati “Pacchetto Clima Energia” i cui obiettivi dovranno essere raggiunti entro il 2020. L’intento è quello di contenere le emissioni di gas serra e di 54

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C’È DEL MARCIO IN VALSUGANA? UNA VALLE ORMAI LASCIATA A SE STESSA DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE E ABBANDONATA DALLA POLITICA? GUARDANDO A QUANTO SUCCESSO NEGLI ULTIMI DECENNI SEMBREREBBE DI SÌ. MA FORSE NON TUTTO È PERDUTO... arrivare alla progressiva “decarbonizzazione” dell’Unione. Il primo importante traguardo di questo percorso sarà il raggiungimento degli obiettivi “20-20-20” al 2020, cioè ridurre le emissioni di gas serra del 20%, alzare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e portare al 20% il risparmio energetico, il tutto entro il 2020. Tra l’altro, a livello comunitario, si è stimato che l’obiettivo del 20% sulle energie rinnovabili potrebbe

creare 417.000 nuovi posti di lavoro, mentre il target relativo all’aumento dell’efficienza energetica ne potrebbe produrre circa 400.000. E in pratica? La Commissione Europea ha voluto dare vita al “Patto dei Sindaci”: un accordo tra primi cittadini che serve per garantire e sostenere le iniziative delle amministrazioni locali nell’attuazione delle politiche nel campo dell’energia sostenibile. Per tradurre il loro

Il Vicesindaco di Borgo Valsugana, Gianfranco Schraffl

impegno politico in misure e progetti concreti, i firmatari del Patto si impegnano a preparare un Inventario di Base delle Emissioni e a presentare, entro l’anno successivo alla firma, un PAES “Piano di Azione per l’Energia Sostenibile” in cui sono delineate le azioni principali che le amministrazioni vogliono avviare. Oltre al risparmio energetico, ci possono essere molti altri risultati delle azioni dei firmatari: prima di tutto un ambiente e una qualità della vita più sani, ma anche, come abbiamo visto, la creazione di posti di lavoro stabili e qualificati e una più alta competitività economica e una maggiore indipendenza energetica. In soldoni, i Sindaci delle città che sottoscrivono il Patto, si impegnano a migliorare la qualità della vita dei loro cittadini, con una serie di misure di efficienza energetica e investimenti in energie rinnovabili, il cui obiettivo è di ridurre le emissioni di CO2 sul proprio territorio di almeno il 20% entro il 2020.


trentinoattualità La situazione ambientale in Valsugana. Luca Mercalli, in Valsugana ne ha trovato di materiale per la sua conferenza. I danni ambientali causati dall’ex discarica di Monte Zaccon a Marter di Roncegno, i vari sversamenti di materiale tossico alle pendici di Sella, le emissioni dell’acciaieria, gli odori nauseabondi del biocompostaggio di Campiello di Levico, sono infatti nella memoria di tutti. E non sembra sia finita perché, l’intenzione di costruire a Novaledo un bruciatore a biomassa a servizio dell’azienda Menz&Gasser, sta intimorendo parecchio gli abitanti della zona. Il tutto nell’indifferenza della politica e con l’unica logica del profitto da parte di molte aziende. Mercalli, nella sua giornata a Borgo, ha incontrato di persona i sindaci della Bassa Valsugana, che hanno aderito al “Patto dei Sindaci”, per sensibilizzarli sulla questione ambientale della Valle. Sono 16 su 21 i Consigli Comunali che hanno aderito all’iniziativa della Comunità Europea, con l’eccezione dei tre Comuni del Tesino, di Castelnuovo e di Novaledo. Alcuni esempi di PAES. Per entrare nello specifico di quello che si può fare, abbiamo incontrato Gianfranco Schraffl, vicesindaco e assessore all’ambiente del Comune di Borgo Valsugana, il capoluogo della Bassa Valsugana. Schraffl è orgoglioso del fatto che Mercalli, invitato da lui personalmente, abbia incontrato un gran numero di amministratori comunali interessati alle iniziative del “Patto dei Sindaci”. La Valsugana stanca di subire sfregi ambientali e Borgo capofila quindi di un’inversione di tendenza? Potrebbe essere, visto che nel capoluogo valsuganotto c’è ad esempio l’unico Centro di Formazione Professionale italiano ad avere un prototipo di impianto di Fuel Cell, le pile a combusti-

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bile che permettono di ottenere elettricità direttamente da idrogeno e ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica. E secondo Schraffl sono proprio le scuole che devono diventare il punto di partenza dove bambini e ragazzi possano interiorizzare il valore dell’ambiente e il suo rispetto per diventare cittadini responsabili. Ma oltre alla sensibilizzazione verso gli studenti, che sembra essere una prerogativa di tutti i PAES, ci sono altre iniziative che hanno tutte la stessa particolarità: non ci sono purtroppo più soldi pubblici in quantità per realizzarle. E quindi i Comuni si industriano a progettare e realizzare cose utili sì per l’ambiente ma a basso costo. Ecco allora in Valsugana le centraline idroelettriche che sfruttano

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la pressione dell’acqua dei torrenti e degli acquedotti già esistenti, la sostituzione dei punti luce dell’illuminazione pubblica con sorgenti meno dispersive, la coibentazione degli edifici, l’installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici comunali e privati, la promozione di dispositivi che permettono di monitorare il consumo energetico familiare, le valvole termostatiche da applicare ai caloriferi domestici pubblici e privati, la sostituzione progressiva dei corpi illuminanti, degli elettrodomestici ad alto consumo, degli infissi che disperdono calore. La sostituzione di caldaie a metano a bassa efficienza. Tanta voglia di fare e pochi soldi per realizzare i progetti, quindi. La discutibile scelta degli impianti a biomassa. In alcuni di questi progetti

valsuganotti c’è purtroppo la discutibile idea di realizzare impianti a biomassa che vorrebbero bruciare il cippato locale (che la Provincia ha dichiarato insufficiente anche solo per gli impianti già esistenti) per riscaldare gli edifici pubblici. Una modalità di produrre energia che se aveva un senso anni fa con poche centrali ad alta quota e in zone ventose, non ce l’ha in una Valsugana chiusa e con un’inversione termica quasi perenne. Una valle che davvero ha già dato fin troppo in termini di problemi ambientali e dove l’intenzione di un’azienda privata come la Menz&Gasser di Novaledo di costruire un impianto a biomassa per produrre energia ma soprattutto per rivenderla allo Stato ha provocato una presa di posizione contraria di buona parte degli abitanti della Valle. La scienza ha infatti appurato da tempo che le polveri ultra fini emesse da impianti di questo tipo sono dannose per la salute di chi le respira. Il futuro dell’ambiente in Valsugana. E allora che succederà in Valsugana? La gente è stufa di abusi ambientali. E i politici ne dovranno tener conto. E tra le cose positive c’è il “Patto dei Sindaci”. Un accordo che come dice Schraffl: “in Valsugana, come nel resto d’Europa, non è colorato politicamente ma ha solo il colore del PAES e prevede dei buoni comportamenti che miglioreranno il mondo di chi ci seguirà su questa terra”. Un bel lavoro aspetta i sindaci che hanno aderito al Patto perché, come dice Luca Mercalli, rivolgendosi ai Sindaci europei: “come per un grave malanno, c’è un tempo nel quale la prevenzione ha ancora un senso, prima che i sintomi divengano incurabili. Sei proprio tu, Sindaco, e solo tu quello che può ancora fare qualcosa. Adesso. Dopo sarà troppo tardi”. ■ 55

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trentinobottegad’artista

di Renzo Francescotti

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enna è un bel paesino sulla collina omonima, una sorta di penisola tra i due laghi di Caldonazzo e Levico: un villaggio in espansione, perché in molti, negli ultimi anni, vi ci si sono trasferiti. Una delle tre frazioni dell’abitato si chiama Passamani. Lì i Passamani si sprecano. Tra essi quell’eccezionale storico dell’arte che era Bruno Passamani, rimpianto amico troppo presto scomparso. E lì è nato e cresciuto il nostro Ivan Passamani, da qualche anno trasferito poco lontano, a Caldonazzo, scendendo dalla collina alla riva del lago. Di famiglia contadina, con altri due fratelli maschi, Ivano si leggeva – come molti di noi da ragazzi – gli album di “Tex”, il più celebre fumetto italiano creato nel 1948 da Gian Luigi Bonelli (nei testi) e da Aurelio Galeppini (nei disegni). Ivano era in prima media quando ebbe quello che si rivelerà poi un colpo di fortuna. Galeppini, ovvero “Galep”, (che amava il Trentino trovando nei suoi paesaggi spunti di ispirazione per le sue ambientazioni delle storie di Tex Willer) arrivò a Levico Terme, invitato a presentare una sua mostra di tavole originali negli spazi della Piscina Comunale. ”Me le magnavo coi oci”, ha raccontato Ivan.

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LE DELIZIE DEL Gotico IVAN PASSAMANI; GIOVANE FUMETTISTA TRENTINO DI INDUBBIO TALENTO SI SITUA TRA IL NOIR E IL SOPRANNATURALE. MOLTE LE AFFINITÀ COL CINEMA Alla fine poté fare all’autore alcune domande: come si parte da un storia per arrivare al fumetto? Come si sviluppa la storia nei disegni? Che parte vi ha l’ispirazione?” Negli anni seguenti, Passamani frequentò le Medie e poi l’Istituto Tecnico Industriale a Trento, diplomandosi perito elettrotecnico. Si iscrisse anche a Ingegneria facendo qualche esame, ma abbandonandola dopo che aveva capito che non era la sua strada. Nel frattempo, leggeva altri fumetti come quelli di Dylan Dog e, soprattutto, continuava a disegnare appassionatamente. Sentì

anche il bisogno di seguire corsi di disegno e fumetto, il bisogno di confrontarsi. Così approdò a Trento allo Studio d’Arte “Andromeda”, dove ebbe come maestri Toti Buratti, Umberto Rigotti e Luigi Penasa: “Toti mi fece capire la base del fumetto; Umberto la gestione del tratto e della linea; Luigi l’uso del colore, in particolare dell’acrilico, da me il più usato”. Oltre che lo Studio d’Arte Andromeda, Ivan Passamani frequentava le principali Fiere di Fumetto, come “Lucca Comics”, “Mantova Comics”, conoscendovi i maestri del genere in Italia: Simone

Bianchi, Gabriele dell’Otto, Alberto Ponticelli e soprattutto Giancarlo Alessandrini, che Ivano considera tuttora il suo maestro. Intanto aveva cominciato a lavorare facendo molti mestieri: lavapiatti, sorvegliante dei ragazzi nelle mense scolastiche, magazziniere… Quando fu licenziato da quest’ultimo lavoro, causa la crisi, ebbe un periodo di sconforto. Rischiò la depressione. Poi un colpo di fortuna (dopo quello di tanti anni prima, quando aveva potuto conoscere Galep. Aveva messo su Internet alcuni disegni inediti: li vide Marco Torti, ventiduenne sceneg-


trentinobottegad’artista

giatore di fumetti milanese che contattò il nostro Ivano, complimentandosi, dandogli fiducia in un periodo si sconforto: ”Decisi di buttarmi nel mondo dei fumetti cercando di farne la mia professione. Dopo alcuni mesi di lavoro in tandem con Marco (per la realizzazione di un fumetto di questo genere ci vogliono almeno tre mesi...), lo scorso settembre abbiamo pubblicato il “graphic novel” (ovvero una storia unica a fumetti) “Love Sabbath” (“Amore satanico”), che ha avuto un buon successo. Nei prossimi mesi ne seguiranno altri. In marzo è previsto “Il trono insanguinato”, (sceneggiatore Federico Iannil), seguito da altri con Torti entro l’anno…” Insomma le cose sembrano andare bene per questo giovane fumettista trentino di indubbio talento. Per anni ha disegnato le sue tavole servendosi di matite, penne e pennini per le chine, ma che da cinque anni utilizza il più rapido computer. Le “graphic novel”, ovvero fumetti non a puntate ma che narrano storie uniche, non sono una novità in assoluto: sono, se vogliamo, frutto della crisi. Di volta in volta si punta tutto su una sola storia. Su iniziativa di giovani sono così nate piccole

case editrici indipendenti, tarate sugli attuali interessi dei giovani. La “E F Edizioni” con cui pubblica Ivano è appunto una di queste, nata una decina di anni fa. Il genere di fumetti in cui opera Passamani si iscrive in generale nell’Horror e si situa tra il “Noir” e il “Soprannaturale”. La tecnica usata al nostro autore-artista presenta molte affinità col cinema: il primo piano, il piano americano, la figura intera, il primo piano particolare ecc. Farsi strada tra gli innumerevoli creatori di fumetti, in Italia e nel mondo, vuol dire navigare tra Scilla e Cariddi, ovvero le esigenze dello standard e quelle dell’originalità personale. Il che è molto difficile. Passamani cerca di farlo e mi pare che ci stia riuscendo in modo efficace: ha un suo stile che si ispira alla verticalità del gotico, alla teatralità manieristica, con le figure stirate in verticale (verrebbe da dire “alla El Greco”, pittore filtrato in famosi maestri del disegno a fumetti che Ivan ben conosce). Sono figure fiammeggianti dai lunghi capelli ondeggianti (sia al femminile che al maschile), dalle espressioni enfatizzate, in un bianco e nero in cui i chiari si oppongono agli scuri in una perenne battaglia che contrappone il bene al male, tipica nel genere “Fantasy”. Benché Ivano Passamani sia un giovane artista del fumetto praticamente agli inizi, ho voluto lo stesso dedicargli questo profilo benaugurante per tre ragioni: perché penso che i giovani – più che mai in questo tempo che sembra privarli di prospettive – vadano incoraggiati: perché gli autori trentini di fumetto sono estremamente rari: e, infine, perché Ivan Passamani mi sembra che possegga un talento autentico. Chissà che Ivan non consideri questo profilo biografico-artistico di TrentinoMese il suo terzo e decisivo colpo di fortuna… ■ 57

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trentinomese

di Nicola Tomasi

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

C’

è la crisi. È vero. Si risparmia su tutto il possibile, si beve vino di scarsa qualità, si saltano le vacanze, ma alla casa di proprietà si rinuncia molto difficilmente. Anche in Trentino, in questi mesi, il mercato immobiliare pare dare i primi, timidi, segni positivi. Per avere un quadro più chiaro, siamo andati a sentire chi ha il polso della situazione. Ovvero una delle agenzie immobiliari più attive della provincia: l’agenzia Francesco Coretti dove incontriamo Samanta, Alessandro e Francesco. Allora, com’è la situazione qui da noi? I recenti bandi provinciali hanno sicuramente incentivato le vendite. La casa sembra mantenere il suo valore di bene-rifugio. Specie in anni come questi, tanto incerti dal punto di vista economico, sociale e politico. Si fa un gran parlare di servizi web nazionali dedicati alle compravendite: quanto sono affidabili? La nostra impressione è che la gente continui a preferire il contatto umano, anche per poter verificare in prima persona l’attendibilità e l’efficacia del servizio stesso. Cosa chiedono i clienti trentini quando vi chiedono di cercargli la tanto agognata casa? L’acquisto della prima casa è l’investimento più importante nella vita di una persona, pertanto va sempre coordinato e indirizzato con la massima cura. Anche per questo ha una grande importanza la fase consulenziale della trattativa. Non c’è niente di più sbagliato che mirare subito al minimo costo o al massimo ricavo. Qui entra in gioco la professionalità dell’agente immobiliare. Il tutto condito da una grande e gratuita cortesia.

TOH... IL MATTONE RIPARTE! ANCHE IN TRENTINO, IL MERCATO IMMOBILIARE DÀ TIMIDI SEGNALI POSITIVI. PER AVERE UN QUADRO PIÙ CHIARO, SIAMO ANDATI A SENTIRE CHI HA IL POLSO DELLA SITUAZIONE. OVVERO UNA DELLE AGENZIE PIÙ ATTIVE: FRANCESCO CORETTI IMMOBILIARE Eppure, anche in città, assistiamo a casi di appartamenti invenduti. Come spiegate questo fenomeno? In quei casi si è trattato di errori generali, commessi sulla totalità dell’operazione immobiliare. Progetti faraonici, abbinati ad un’offerta discutibile, che ben presto hanno mostrato i propri limiti. Quasi sempre non si pensa al potenziale acquirente di certi appartamenti, ad esempio valutando le dimensioni e il numero delle stanze, oppure la sostenibilità sociale dei dintorni. Voi vi siete appena trasferiti in un ufficio più grande a Trento, ne state aprendo un secondo in Valsugana. Se è vero che l’edilizia è in crisi, voi siete un po’ in controtendenza... L’agente immobiliare non è

Francesco Coretti

un semplice intermediario che combina l’appuntamento tra compratore e venditore e poi, dopo essersi preso la sua percentuale, sparisce dalla circolazione. È uno stereotipo molto diffuso di questo mestiere. In realtà i compiti di questa figura sono molteplici e notevolmente complessi. Potreste farci qualche esempio? Cosa importantissima: aiutare il venditore a fissare un prezzo di vendita realistico e ragionevole. Sparare alto quasi sempre può rivelarsi controproducente, sia per il proprietario che per l’agenzia. In che senso? Nel senso che, ove non si vendesse subito, si potrebbe assistere ad una caduta incontrollabile della quotazione. Questo perché il prezzo iniziale poco attendibile va a minare l’attendibilità complessiva dell’operazione e quindi la fiducia dei potenziali clienti. Oltre a ciò, perché chi cerca casa dovrebbe rivolgersi ad un’agenzia? Perché pochi lo dicono, ma un bravo agente immobiliare fa risparmiare il cliente, ovvero ottimizza il costo della compravendita mettendo in

campo le conoscenze su procedure, aspetti fiscali, ecc. Un bravo agente è sempre aggiornatissimo, ad esempio, sugli aspetti legislativi legati alla compravendita degli immobili. Insomma, se il mercato del mattone riparte un po’ è anche merito delle agenzie che lavorano come quella di Francesco Coretti, Samanta Dotti Malavasi e Alessandro Vitali. Come hanno giustamente ricordato in una delle risposte, l’acquisto della prima casa è l’investimento più importante nella vita di una persona. Proprio per questo non va assolutamente affidata al caso, ma a dei professionisti che sanno bene cosa è giusto fare in momenti delicati e unici come può essere, appunto, l’acquisto della casa in cui si trascorrerà l’intera esistenza. ■

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È FINALMENTE PRIMAVERA

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L

a bella stagione sta lentamente avanzando, lasciandosi alle spalle il lungo inverno. Nelle giornate di marzo, caratterizzate da un clima decisamente meno rigido e dal sole che scalda con maggior intensità , nasce spontaneo ripensare alla ciclica rinascita del verde ed alla conseguente organizzazione degli angoli di natura di cui disponiamo. Per quanti non possano godere di ampi spazi da dedicare alle coltivazioni di fiori e frutti, consigliamo di curare balconi e davanzali con le tipiche fioriture stagionali; quanti invece hanno la fortuna di avere un giardino od un orto possono pianificare gli interventi per questa nuova primavera, anche alla luce di attuali tendenze, di piacevoli fragranze e di ritrovate combinazioni. Partendo dal presupposto che circondarsi di verde contribuisce in larga parte al nostro benessere, è

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certo che prendersi cura di piante ed affini è un’attività sana e gratificante per il corpo e soprattutto per lo spirito: è un ottimo e rilassante impegno per alleggerire i carichi importanti dei consueti doveri lavorativi; inoltre i risultati risultano essere altamente appaganti e soddisfacenti. Chi non ammira estasiato questo o quel davanzale piacevolmente decorato di macchie fiorite dai mille colori? Quanto cambia una terrazza arredata di verde, con rampicanti e piante ornamentali? Come si riesce a trasformare un giardino in un’ordinata esplosione di fiori e piante? Le possibilità di creare qualcosa di unico e speciale esistono concretamente: ogni realtà può venire gradevolmente trasformata in una piccola oasi di natura, con semplici accorgimenti e costanza nella manutenzione. Prendersi cura del verde, quindi, non ha nessuna controindicazione e nessun effetto indesiderato, anche per i più piccoli. Avvicinare bambini e ragazzi alle sane attività di giardinaggio contribuisce ad arricchire il patrimonio delle conoscenze e contemporaneamente ad educare al rispetto dell’ambiente. COLTIVARE L’ORTO: UNA PASSIONE VERDE È giunto il momento di risvegliare l’orto, assecondando i primi tepori primaverili. È ar-

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rivata l’ora di gettare le basi per avere produzioni sane e abbondanti. Il primo metodo di intervento è senza dubbio la pulizia delle aree destinate a nuova semina, per disporre il terreno nelle condizioni ottimali di lavorazione. Conviene quindi procedere con la rimozione dei detriti vegetali ancora presenti, andando ad eliminare non solo le parti superficiali ma anche gli apparati radicali. Per l’eliminazione dei materiali, è possibile provvedere a due fondamentali tipi di destinazione: la combustione (sempre con i dovuti accorgimenti, possibilmente su una lamiera sollevata dal terreno precedentemente ben irrigato) ed il compostaggio (solo se residui sani e non marci). Dopo questa prima ed importante operazione, in attesa di intervenire a semina, si deve aver cura di ripristinare il sistema di scolo, per consentire all’acqua piovana di non stagnare in ruscellamenti nocivi. Tali primari interventi sono da compiere per ogni tipo di orto, dal più grande al più piccolo, dall’ampia metratura al cosiddetto “fazzoletto” casalingo. Spinaci, melanzane, pomodori, zucchine, fagioli, carote, piselli, patate e cavolfiori sono forse gli ortaggi più coltivati. Verificata la fertilità del terreno, si può procedere a semina, facendo attenzione alle fasi lunari: esistono calendari precisi e dettagliati


trentinoorti&giardini su cosa seminare ed in quale momento, risalenti alle solide tradizioni contadine. Generalmente le potature si effettuano in fase di luna calante, le semine in fase di luna crescente. Nell’ambito dello spazio dedicato alla coltivazione, va senz’altro ritagliato un angolo per l’eliminazione dell’organico, nonché un limitrofo vano per riporre gli attrezzi da lavoro e quanto necessario per l’irrigazione, manuale o programmata. Nella scelta delle varietà da porre a semina, non vanno dimenticate le piante aromatiche – per arricchire i sapori della cucina – e quelle ornamentali; la gamma è infinita, si possono selezionare le varietà che più si prediligono e che ben si intonano al contesto ambientale, per risultati gradevoli alla vista e di sicuro effetto ornamentale. PIANTE E FIORI: ISTRUZIONI PER IL RISVEGLIO DELLA BELLA STAGIONE Le primule sono piccole piantine perenni della famiglia delle Primulacee, dai fiori

molto colorati; sono tra le prime specie a sbocciare e rappresentano simbolicamente l’atteso passaggio dalla stagione invernale alla stagione primaverile. Sono piante molto resistenti e si distinguono per dare una nota decisa di colore ai nostri balconi già sul finire del freddo. Posizionate in modo adeguato e con poche cure di manutenzione, queste simpatiche piantine restano fiorite fino a primavera inoltrata. Le primule, che ormai è possibile acquistare un po’ ovunque, necessitano di adeguato trapianto non appena giungono nelle nostre abitazioni, a garanzia di una sicura sopravvivenza. Ma come si fa? Qual è il metodo più efficace d’intervento? Al momento della messa a dimora, si deve scegliere una cassetta con larghezza e profondità di almeno venticinque centimetri. I fori di drenaggio vanno accuratamente coperti utilizzando cocci ridotti a piccoli pezzi; sul fondo va steso uno strato di argilla, con la funzione di isolante. La cassetta va riempita fino a tre centimetri dal bordo con ter-

riccio composto da un mix di torba terriccio universale e sabbia, in proporzioni equilibrate. Con una paletta si procede quindi alle sistemazione delle piantine all’interno della cassetta, facendo attenzione a comprimere il composto intorno alle radici e innaffiando abbondantemente. Naturalmente l’annaffiatura deve essere regolare e continua, in modo che il terriccio sia sempre umido; periodicamente si deve aggiungere del concime liquido specifico, sciolto nell’acqua. Vanno

tolte le foglie morte o ingiallite, nonché i fiori appassiti. In estate le piantine di primula vanno conservate in luogo fresco, (ad una temperatura compresa tra 10° - 16°C), in posizione luminosa ma protetta dai raggi diretti del sole. In autunno si può ricominciare a concimare. GIARDINI SPECIALI La voglia crescente di avere a disposizione uno spazio verde è testimoniata dai numeri elevati di partecipazione alle fiere ed alle mostre temati-

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che. Pare che il desiderio italiano ed europeo di disporre di angoli verdi sia un’istintiva risposta ai tempi di crisi: una vita più sana, più genuina e vissuta all’aria aperta, contribuisca a far ritrovare ed apprezzare i valori essenziali della vita. I saloni del gardening offrono attualmente una panoramica vastissima ed articolata, per tutte le esigenze e le metrature. Si presentano agli appassionati del genere nuove tendenze e produzioni: si va dai mobili da esterno di alta qualità alle ultimissime soluzioni per il giardinaggio

tradizionale e l’orticoltura; dalle tecniche avanzate ai macchinari dell’immediato futuro. La novità rilevante consiste nel fatto che tutti – ma proprio tutti – possono avere un giardino personale: ogni spazio domestico può essere considerato idoneo alla creazione di un angolo verde. Questo desiderio si traduce in realtà e si esprime ottimamente anche su un terrazzo, su un balcone, nell’angolo del soggiorno; non solo: le soluzioni più originali sfruttano tutti gli spazi e si realizzano in nuove fantasie che si svi-

luppano in senso orizzontale, in verticale, persino pensile e ciondolante. Lo spazio fisico non è più un problema; ogni appassionato di natura può arricchire con il verde quanto ha a disposizione. Luogo di benessere e relax, il giardino è anche interpretabile come luogo di meditazione e di pace, secondo i principi delle filosofie orientali. Un angolo di verde rappresenta una via di fuga dalla realtà quotidiana e diventa, in taluni casi, una sorta di terapia. Il giardino su misura, definito dagli esperti del settore “urban farm”, è interpretabile in mille modi diversi: nel green di casa si riesce a ritrovare il tempo di leggere un libro, si ritrova la piacevole sensazione di assaporare attimi di tranquillità, si possono ospitare gli amici e trascorrere momenti conviviali in un luogo di tendenza. Curiosando tra le recentissime linee guida del settore, scopriamo che la scelta esotica è decisamente “out”, a favore di piante e fiori autoctoni, nel più ampio rispetto dell’habitat e del contesto di

vita. In definitiva, è sempre più condivisa la volontà di assecondare climi e terreni del nostro ambiente naturale. Da non dimenticare una delle risorse primarie per la crescita del verde casalingo, l’acqua. Quello che viene considerato il più grande patrimonio dell’umanità, va gestito con parsimonia ed oculatezza, attraverso una progettazione attenta a sfruttare e calibrare al meglio l’utilizzo di strumenti per l’irrigazione. DITELO CON I FIORI Uno dei grandi sogni degli amanti del verde è quello di riuscire a realizzare splendidi mazzi di fiori recisi. Pare che oggi, con la dovuta pratica e con una minima spesa, si possa riuscire a realizzare proprio questa importante ambizione, coltivando direttamente la materia prima. Del resto, a ben considerare, nelle nostre vite non mancano le occasioni per donare o ricevere fiori: compleanni, ricorrenze, festività, eventi pubblici e momenti intimi; in queste circostanze, i fiori rappresentano i sentimenti e creano relazioni

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positive. Un tempo, le residenze signorili destinavano ampie parti del giardino alla coltivazioni di fiori, per poi abbellire gli ambienti interni; attualmente, chi possiede un giardino, può – in egual maniera – stabilire una zona precisa destinata alle piante da taglio. Anche in spazi di verde ridotti, con attenta progettazione, si possono mescolare piante adatte per i mazzi; per evitare l’antiestetico effetto creato da vuoti, si consiglia la scelta di varietà con fioritura che si protrae per diversi mesi. Il luogo giusto per tale progetto verde deve innanzitutto ricevere pieno sole; parallelamente va considerato il terreno, preparato all’uso e ben drenato. Nel momento in cui le piante si trovano a pochi centimetri di altezza, si provvede a distribuire in modo uniforme uno strato di paglia specifica o foglie, per evitare la crescita di erbacce indesiderate e per mantenere la giusta umidità del suolo. In fase di piena produzione, occorre somministrare dosi regolari di concime, per arricchire l’alimentazione dei vegetali. Non da ultimo, è indispensabile controllare la presenza di ospiti indesiderati (come ad esempio gli afidi) ed eventualmente provvedere rapidamente all’eliminazione con metodi biologici o con antiparassitari chimici. La scelta di quali varietà piantare è naturalmente illimitata; certo bisogna fare attenzione al ritmo delle stagioni; per i

mazzi di primavera/estate gli esperti del settore consigliano anemone giapponese, garofano, limonio, margherita, rosa, viburno e nigella. TUTTO L’OCCORRENTE PER IL GIARDINO PERFETTO La potatura non può e non deve essere un problema: basta acquistare le cesoie potatrici di ultima generazione, che permettono di distribuire la forza esercitata dalle dita in maniera uniforme. Esistono cesoie per ogni specifico utilizzo, dalla semplice pulitura dei fiori fino alle più complesse potature per arbusti e piccoli alberi. Una delle ultimissime del settore giardinaggio è la serra gonfiabile, che si gonfia (e naturalmente si sgonfia) come un canotto. Collocabile ovunque, trova spazio dal salotto al balcone e si rivela essere una pratica soluzione per non rinunciare alla gioia di circondarsi di piante, anche in situazioni di superfici abitative estremamente ridotte e limitate. Riporre gli attrezzi per il giardinaggio può costituire davvero un problema; tuttavia esistono sul mercato funzionali strutture a baule, in grado di contenere quanto necessario e riparando dal freddo e dall’umidità quanto occorre per il garden. I bauli e le cassapanche idonee all’uso sono costruite in resina, plastica e vetroresina, per una conservazione ottimale del materiale.


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IL FIORE PER ANTONOMASIA: L’ORTENSIA Sotto il termine di ortensia si racchiudono circa ottanta specie tra arbusti e rampican-

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ti, originarie dalla Cina. La varietà più coltivata (Hydrangea macrophilla) è quella che tutti conosciamo ed amiamo, caratterizzata da grosse infiorescenze a forma di globo e dai colori diversi che sfumano dal bianco al rosa, dal rosso all’azzurro. Considerato il loro sviluppo, queste piante sono idonee alla coltivazione in vaso come a quella in piena terra. Per una crescita regolare ed ordinata, la specie va potata secondo precisi criteri ed a seconda della tipica specificità: potature sbagliate possono seriamente compromettere la fioritura. La varietà sopra menzionata deve essere potata in questo periodo dell’anno, seguendo precisi passaggi operativi. I rami più vecchi vanno eliminati alla base per dare vigore al cespuglio; tali rami sono facilmente riconoscibili per il loro colore molto scuro, quasi nero. Si procede quindi alla rimozione dei fiori secchi, avendo cura di tagliare sopra l’ultima coppia di gemme, quelle che poi saranno i fiori della stagione successiva. Quanti possiedono nel loro

giardino questa bella pianta ornamentale, devono provvedere – qualora siano coltivate da oltre dieci anni – ad una potatura ancor più radicale, eliminando i fusti più vecchi fino al livello del suolo. La motivazione è duplice e facilmente intuibile: ne deriva il ringiovanimento della pianta e l’illuminazione delle parti più interne. UNA SERRA, MOLTE PIANTE Anche le piccole strutture da terrazza richiedono costante impegno e puntuale manu-

tenzione, in modo che tutto funzioni secondo quanto progettato. Esistono regole dalle quali non si può prescindere, sia per mantenere un ambiente interno sano e idoneo alla vita delle piante, sia per assicurare crescita e integrità delle specie vegetali. Una delle prime attenzioni riguarda l’esposizione: la serra deve essere collocata in pieno sole per questione di temperature e di illuminazione. Per fare in modo che la luce solare venga sfruttata al massimo, la superficie della serra deve essere pulita e di-

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In ambito di irrigazione, il mercato offre oggi ampia ed articolata disponibilità di strutture e modelli, che tengono naturalmente conto delle reali necessità di innaffiatura, con molto riguardo anche al risparmio di risorse ed al rispetto ambientale. Secondo questa logica, molteplici sono i sistemi dotati di timer e regolazioni programmate, per una resa interpretabile nell’ottica dell’ottimizzazione dei risultati. Anche il compostaggio oggi non è più un problema: alle più datate strutture molto ingombranti, pesanti ed invasive, si vanno attualmente ad utilizzare contenitori di facile montaggio e smontaggio, anche senza attrezzi. Le operazioni di riempimento sono rese sempre più snelle ed agevoli grazie ad aperture parziali e facilitate, che evitano anche la spiacevole fuoriuscita di cattivi odori.

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sinfettata periodicamente, sia all’interno che all’esterno. Ne deriva che è buona consuetudine evitare di appoggiare alle pareti arredi ed oggetti di vario genere, per non compromettere i risultati di crescita. Ogni quindici giorni si deve inoltre provvedere alla rotazione dei vasi di un quarto di giro, per favorire un’esposizione completa e uniforme delle piante. Attenzione al rischio di sovraffollamento: nelle serre, specialmente in quelle più piccole, si tende a riempire ogni minimo spazio. Se troppo ravvicinate, il rischio è che la vegetazione sia compromessa e sovrapposta; il contatto con il vetro poi può essere deleterio, perché il contatto con le superfici causa con facilità ustioni, ingiallimenti e necrosi. Esiste inoltre una precisa gerarchia di collocazione: a livello del terreno vanno posizionati i vasi più grandi; quelli di dimensioni ridotte si sistemano preferibilmente su scale o mensole regolabili in altezza; al centro si posano i vasi con le piante ad alberello, con la chioma slanciata verso l’alto. La serra deve essere dotata anche di un termostato, per verificarne la temperatura; se posizionata in luogo molto soleggiato, non si rende necessario un riscaldamento supplementare rispetto a quello solare; se le condizioni esterne sono particolarmente rigide, conviene far uso di candele a lunga durata, avendo cura di isolare l’ambiente con materiale plastico. PICCOLI ANGOLI DI VERDE: LE SERRE Sottolineato che è questo il periodo ottimale per scegliere le varietà preferite ed effettuare le semine, si può progettare la crescita di molte qualità floreali, incluse quelle di difficile reperibilità. La struttura portante dell’aiuola modello – sia essa annuale o perenne – prevede la collocazione di arbusti piace-

volmente colorati, come ad esempio l’eucalipto: le sue foglie azzurrine ben si intonano al viburno, che in primavera fiorisce regalando grosse e voluminose infiorescenze ed in autunno si trasformano piacevolmente in bacche di color rosso vivo. Per la bordura, conviene puntare sul classico: la rosa a cespuglio e le sue varie declinazioni, per risultati di sicuro effetto e di lunga durata. Analizzando l’intero e complesso panorama della floricoltura, si possono individuare specie ideali per un progetto annuale – come calendula, campanula, cosmos, nicotiana, viola del pensiero, petunia, girasole – e varietà perfette per obiettivi più a lungo termine, come achillea, campanula, coreopsis, delphinium, digitale, echinacea, heuchera, lupino, papavero, salvia sclarea, veronica. Per fornire qualche caratteristica specifica, si può aggiungere che la rosa sboccia ininterrottamente durante tutta la bella stagione; fiore robusto, può avere diverse dimensioni; le varietà più piccole sono facili da coltivare e si rendono ideali per formare siepi e bordure, con effetti ottici strepitosi. Altro immancabile elemento decorativo risulta essere l’edera: pianta molto comune, cresce ovunque in zone non troppo soleggiate; resiste al freddo e le sue note foglie verde scuro con venature di color argento,


trentinoorti&giardini arricchiscono in maniera rilevante a decorare aiuole e giardini. Il viburno è una pianta estremamente ornamentale, che in primavera si presenta con fiori bianchi e profumati – dalla caratteristica crescita a ombrello – ed in autunno si rinnova con frutti carnosi a grappolo, che riescono a resistere anche alla stagione invernale. COLTIVARE FIORI E PIANTE: UN TREND CRESCENTE PER IL BENESSERE “Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Con queste parole Peppino Impastato, grande eroe dell’antimafia contemporanea, indicava la strada, per contrapporre al brutto e all’orrore del crimine, e del degrado, un modello reale di riscatto. L’Associazione Asproflor associa molti dei produttori florovivaisti italiani. Il suo obiettivo è quello di promuovere la cultura della floricoltura italiana, ma anche il turismo del verde e dell’ecosostenibilità, con al centro il fiore e la sua immensa suggestione che tanti poeti ha ispirato. Proprio così: provate ad immaginare i nostri comuni, i nostri borghi e – perchè no? – i nostri centri urbani delle grandi città colorati di vasi pieni di fiori. In ogni angolo, su ogni davanzale, in ogni anfratto di piazza e di via. Quasi un sogno, al quale molti comuni italiani hanno voluto partecipare, con il concorso “Comuni fioriti” organizzato da Asproflor. Un evento al quale aderiscono, ogni anno, città e paesi di tutta la nostra bellissima penisola. “Comuni fioriti” diventa sempre più un appuntamento unico, capace di declinare il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente, con uno sviluppo armonioso e sostenibile. In tutta Europa, progetti

analoghi sono proposti da decenni. Turismo e commercio trovano, in una città più bella da vedersi e da viversi, il terreno sul quale “germogliare”. Sono all’incirca 25.000 le città e i villaggi che partecipano in Europa a concorsi analoghi. Il ritorno in termini economici è evidente, con un incremento del turismo e delle presenze sul posto e un aumento dei livelli di produttività delle attività commerciali. C’è anche, tuttavia, un aspetto pedagogico e quindi culturale. Una cittadinanza educata all’attenzione, alla ricerca del bello, alla valorizzazione del proprio habitat diventa più forte, più protagonista. Spesso, non sempre, la ricerca del profitto ha messo in subordine l’estetica e la qualità della vita. I risultati che si ottengono migliorano le relazione umane, tutte. Si crea anche una sana competizione. A livello europeo, per esempio, il concorso “Entente Florale” mette in concorrenza i comuni più fioriti di 11 distinti paesi. Anche Asproflor ha voluto essere protagonista e, dal 2006, sono stati diversi i riconoscimenti ottenuti dai borghi italiani. I VANTAGGI La floricultura contribuisce al miglioramento del quadro di vita e dell’ambiente urbano. Una sorta di brouchure verso i turisti, verso chi sta scegliendo dove acquistare o costruire casa, verso anche le imprese che stanno vagliando dove aprire un nuovo ufficio o un’unità produttiva. Del resto quante volte avete sentito “Fiorire è accogliere”? Se sommiamo tutti questi effetti virtuosi e positivi, assistiamo anche alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ogni anno, abbiamo voluto, con una pubblicazione, raccontare i tanti progetti dei comuni partecipanti. Stiamo sviluppando, con attenzione, anche la comunicazione web e social, ormai sempre più importanti. ■

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di Fabio De Santi

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uando si fa il nome di un gruppo come la Premiata Forneria Marconi si materializzano i contorni di una delle formazioni più importanti di sempre del rock tricolore e uno dei pochi esempi di musica d’esportazione made in Italy. La Pfm incarna infatti, anche grazie ad un brano come Impressioni di settembre, il verbo del progressive rock italiano capace dagli inizi degli anni ’70 di dare una svolta creativa insieme a gruppi come gli Area di Demetrio Stratos, al Banco, New Trolls e Orme. Da non perdere quindi l’opportunità di assistere al concerto della Pfm, l’unica band nazionale ad avere scalato la classifica Billboard negli Stati Uniti, che domenica 29 marzo porterà il set del suo “All the best live” all’Auditorium S. Chiara di Trento per la Stagione di Musica d’Autore. La Pfm, con una storia artistica più che quarantennale alle spalle e con i suoi grandi successi nazionali e internazionali, in questo live offrirà l’occasione di ascoltare dal vivo tutti i suoi maggiori successi, dagli anni ’70 fino a oggi, i brani che l’hanno resa la rock band italiana più famosa a livello internazionale. Molti sono sta-

PREMIATA FORNERIA MARCONI DOMENICA 29 MARZO, IL GRUPPO GUIDATO DA FRANZ DI CIOCCIO PORTERÀ IL SET DEL SUO “ALL THE BEST LIVE” ALL’AUDITORIUM S. CHIARA ti i musicisti che, negli anni, hanno composto l’organico della Pfm, ma gli unici che, tra i fondatori, ancora oggi fanno parte della band sono Franz di Cioccio (batteria e voce) e Franco Mussida (voce e chitarre). Gli altri membri attuali sono Patrick Djvas (basso); Lucio Fabbri (violino, seconde tastiere e seconda chitarra); Alessandro Scaglione (tastiere, piano hammond, minimoog) e Roberto Gualdi (seconda batteria quando Franz canta). L’ultimo loro disco, Pfm In Classic, ha entusiasmato la critica e il pubblico per la creatività degli arrangiamenti e la scrittura di brani inediti in simbiosi con i temi dei grandi compositori di musica classica. Un triplo cd che spazia da Mozart a Celebration con una reinterpretazione di

classici del repertorio della musica considerata convenzionalmente colta e di brani celebri del repertorio contemporaneo. “Il progetto vuole lanciare un ponte tra culture musicali distinte e solo apparentemente distanti – hanno spiegato i musicisti della band – e per noi avvicinarle è una sfida e suonare perché ciò accada è la passione che ha alimentato la nostra creatività. Pensiamo che ascoltare la musica classica, da un punto di vista diverso, possa aprire un grandangolo emotivo nella sensibilità degli ascoltatori. Vogliamo stimolare il pubblico ad essere curioso verso un’azione che sappia abbracciare il suono corposo dell’orchestra, interprete del respiro artistico dei compositori classici, e il suo-

no elettrico, interprete dei linguaggi della musica contemporanea. Non una esecuzione ad effetto ma l’effetto di una esecuzione multi sensoriale”. Questo è solo l’ultimo capitolo di una splendida avventura musicale iniziata nel 1970 e siglata l’anno successivo da un ’45 diventato leggenda con due canzoni come “Impressioni di settembre” e “La carrozza di Hans”. Lo stesso anno esce “Storia di un minuto”: per la prima volta in Italia, l’album di un gruppo arriva in testa alla classifica degli LP. Sempre nello stesso anno esce il secondo disco “Per un amico” più maturo e ricco di sorprendenti arrangiamenti. La Pfm con questi due dischi è già diventata un punto di riferimento e punta ■ anche all’estero.

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di Fabio De Santi

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mmettiamolo, un titolo come “L’Ora del Rosario” è semplicemente geniale perché da una parte evoca un momento significativo dal punto di vista di spiritualità religiosa e dall’altra il nome del vero e proprio mattatore che ne è protagonista. Lui è Rosario Fiorello che, dopo la cancellazione delle due date del tour Fuori Programma, che erano state previste nel marzo dello scorso anno lo sarà a Trento per due performance che si terranno giovedì 12 e venerdì 13 marzo all’Auditorium S.Chiara. La sigla del nuovo spettacolo dello showman siciliano è appunto quella di “L’Ora del Rosario” e porta la firma nei testi del team formato da Francesco Bozzi, Claudio Fois, Piero Guerrera, Pierluigi Montebelli e Federico Taddia mentre la regia è affidata a Giampiero Solari. Rosario Fiorello torna sul palco, in una dimensione teatrale, con un nuovo show che, come lui stesso ha dichiarato, «Sarà analogico e fatto di puro intrattenimento». Aneddoti, racconti, gag e buona musica sono gli ingredienti di questo show, che, in perfetto stile Fiorello, darà ampio spazio anche a quelle travolgenti improvvisazioni che sono il

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IL “RITORNO” DI FIORELLO LO SHOWMAN SICILIANO SARÀ A TRENTO PER DUE PERFORMANCE CHE SI TERRANNO IL 12 E 13 MARZO ALL’AUDITORIUM S. CHIARA

punto di forza dell’artista. Sul palco ad accompagnare Fiorello ci sarà la band diretta dal maestro Enrico Cremonesi ed un trio vocale scoperto durante Fuori Programma, la sua trasmissione radiofonica in onda sulle frequenze di Radio Uno senza dimenticare i personaggi lanciati dall’EdicolaFiore, la striscia quotidiana sul web diventata un vero e proprio fenomeno di culto negli ultimi anni. Fiorello era stato costretto a cancellare il tour del 2014 a causa di un incidente in scooter e il conseguente ricovero ospedaliero in codice rosso. Un’esperienza che ha segnato l’artista, anche per il coinvolgimento di un’altra persona rimasta ferita in quell’episodio, ma dalla quale si è ripreso con la sua consueta vitalità e voglia di mettersi in gioco attraverso il

suo rapporto con il pubblico. Ora la dimensione teatrale gli permetterà di giocare alla sua maniera con i tanti personaggi, frutto delle sue imitazioni sfruttando appunto la sua capacità di improvvisare le varie voci di politici, volti noti del mondo dello spettacolo senza dimenticare le sue doti di cantante, con le quali si cimenta in gustosissime interpretazioni. Nel lanciare il tour poi cancellato ma che sicuramente aveva nelle intenzioni del mattatore lo stesso spirito di questo «L’ora del Rosario», Fiorello in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni aveva raccontato: «Voglio provare le cose sul campo. È come nel calcio: un allenatore può ideare mille schemi, ma è solo durante le partite che si capisce se un giocatore sulla fascia corre come una scheggia. Tre o quattro cose

saranno preparate, tutto il resto sarà improvvisato. Cambierò ogni sera. E il punto di partenza sarà lo show della sera prima. Il pubblico farà da autore aggiunto: se una cosa funziona, la riproporrò nella data successiva, anche arricchita. Se invece non va, la cancello». Un’occasione per scoprire tutte le qualità live di un artista che nelle sue note biografiche viene presentato come: “Animatore nei villaggi, speaker radiofonico, imitatore, cantante, attore e one man show”. Un percorso, il suo, iniziato alla fine degli ’80 quando Antonio Germinario lo presenta Claudio Cecchetto, che poco tempo dopo gli affida un programma su Radio Deejay e proprio dai microfoni del network milanese Rosario inizia a condurre la trasmissione Viva Radio Deejay. Le sue sperimentazioni artistiche conquistano tutti i media, dalla televisione alla radio, fino al web e tra i record catodici c’è quello legato a “Il più grande spettacolo dopo il Weekend” che aveva il 50 per cento di share. E questa è solo una delle tante soddisfazioni che Fiorello si è preso negli ultimi vent’anni diventando uno dei personaggi del mondo dello spettacolo più amati dal pubblico italiano. ■


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e stato un tempo in cui si cucinava solo per necessità, poi è venuta un’epoca in cui era la mamma la regina della cucina e guai a chi provava a metterci il becco. Oggi la cucina è diventata qualcos’altro, si è evoluta, strutturata, mondializzata e si è fatta quasi una mania positiva che, attraverso i media, sta contagiando un po’ tutti. Un hobby che meglio di tanti altri rilassa, alimenta l’autostima, ma

L’IDEA È DI ANTONELLA IANNONE. UN LUOGO D’INCONTRO IN CUI POSSONO TROVARE POSTO TUTTI GLI AMANTI DELL’ARTE CULINARIA, PRINCIPIANTI E NON soprattutto permette alla gente di rallentare, o meglio riscoprire il piacere della lentezza e delle cose fatte con amore. Ce lo racconta Antonella Iannone, mamma trentina, papà salernitano, ideatrice di Passione Cucina, più che un’associazione un luogo d’incontro in cui possono trovare posto tutti i buongustai e gli amanti dell’arte culinaria, principianti e non. Qual è l’intento, Antonella? A Passione Cucina vogliamo trasmettere conoscenze, ma anche scambiarle, con la consapevolezza che c’è sempre da imparare dagli altri. Ai nostri corsi partecipa sempre gente entusiasta che vuole approfondire ciò che magari conosce già per sommi capi. La cucina di pesce, quella vegetariana, l’American Bakery sono solo alcune tematiche tra quelle che proponiamo. Chi tiene i corsi?

Ci sono io, naturalmente, che a breve riceverò il brevetto di cuoca professionista, ma i veri protagonisti sono importanti chef che, di volta in volta, invitiamo da ogni parte d’Italia. Qualche nome? Fabio Potenzano, Cristina Lunardini e molti altri. Dove si svolgono i corsi? Nella sede dell’associazione, ad Arco. Li mettiamo a disposizione dei partecipanti ogni tipo di macchine e attrezzature professionali, delle quali naturalmente insegniamo l’uso corretto. Un esempio è l’abbattitore domestico, uno strumento sempre più presente nelle case, ma che richiede una certa destrezza nell’uso. Il corsista tipo? Vi prendono parte un po’ tutte le tipologie umane: abbiamo il commerciante, l’impiegata, la casalinga... Ma non è un po’ un paradosso che in questi anni di velocità la gente tenda a cercare queste isole di svago quasi atemporali? A mio parere è tornata la voglia di cucinare e di prendersi tutto il tempo che serve a farlo. Cucinare per se stessi, per la propria famiglia, per far piacere al proprio partner. È un

nuovo veicolo della socialità. Oltre ai corsi, Passione Cucina cosa propone? Il nostro blog e la nostra pagina Facebook sono un vulcano di proposte, suggerimenti e iniziative. Da lì spesso partono idee per eventi di home restaurant o cene a tema che altre associazioni o gruppi propongono ai propri affiliati. Insomma, l’invito di Antonella Iannone è quello di concedersi del tempo per imparare qualcosa di bello e di utile in cucina, luogo dove oggi è bello anche rilassarsi e imparare a stare con gli altri. All’insegna del buon cibo preparato ■ a regola d’arte. 73

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di Antonia Dalpiaz

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i apre con una “Sinfonia d’autunno” il mese di marzo teatrale per la Stagione di prosa di Trento, dal 6 all’8 presso l’Auditorium. È una produzione Teatro Stabile dell’Umbria con Anna Maria Guarnieri e la regia di Gabriele Lavia. Tratto dall’opera di Ingrid Bergman, l’allestimento ruota intorno alla figura di una pianista colpita dal dolore di veder vacillare la sua grandezza di artista. Per il pianoforte Charlotte ha rovinato la sua vita e quella di coloro che le sono stati vicino. Il 6 marzo, mentre al teatro Portland, la compagnia Maniaci d’amore propone “Morsi a vuoto”, la storia di Simona affetta da ironia cronica che incontrerà un uomo con cui scoprirà emozioni nuove. Sabato 7 marzo al Teatro Cuminetti è di scena, in prima assoluta, il nuovo lavoro del Club Armonia, “Le sorele de me mama” di Renzo Fracalossi in dialetto trentino. Le vicende, realmente accadute, si riferiscono al periodo di emigrazione fra l’800 ed il 900 negli Stati Uniti d’America e sono ambientate in una casa di tolleranza a Silverston nel Colorado. Una storia di donne unite da un profondo senso di solidarietà.

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FERITE A MORTE IL 16 MARZO, A ROVERETO, LELLA COSTA È LA PROTAGONISTA DEL TEATRO CIVILE. QUATTRO DONNE PRESTANO LA VOCE A CHI NON L’HA PIÙ... Il 10 e l’11 marzo allo Zandonai di Rovereto sarà di scena il lavoro “Una pura formalità”. Ne è autore e regista Glauco Mauri, in palcoscenico assieme a Roberto Sturno. “Una pura formalità” è ciò che avviene in una lunga e misteriosa notte quando un uomo aiuta un altro uomo a cercare di capire quel viaggio splendido e allo stesso tempo terribile che è la vita. Sempre il 10 marzo, al Sanbapòlis per la Stagione Tendenze Off viene presentato lo spettacolo “West”, una produzione Fanny & Alexander con la regia di Luigi De Angelis che racconta la metafora dell’immaginario contemporaneo dove lo spettatore diventa consumatore, schiavo di una persuasione

occulta perpetrata dalle tecniche della comunicazione massmediatica. Il 13 marzo al Portland è la volta di “Diss(è)nten” scritto da Gabriele Paolocà, testo pluripremiato che si presenta come una favola di tre cessi, luoghi oscuri che raccontano storie. Il 16 marzo allo Zandonai di Rovereto Lella Costa è la protagonista di “Ferite a morte” nell’ambito del teatro civile. Quattro donne prestano la voce a chi non l’ha più, a chi è ed è stata vittima di soprusi e di violenze. Uno spettacolo reportage di grande forza. Dal 19 al 22 marzo al Teatro Sociale Paolo Rossi è il protagonista di “L’importante è non cadere dal palco”.

L’attore racconta sé stesso partendo dalle prime esperienze nel cabaret per passare al suo Mistero Buffo in versione pop. Un excursus che offre ”lezioni di teatro in pillole per giovani artisti”. Il 20 marzo al Portland è di scena “Cantare all’amore” di e con Nicola Di Chio. È una tristallegra storia dei giorni nostri che intreccia tre vite incapaci di confrontarsi con l’amore. Il 21 marzo allo Zandonai di Rovereto Daria De Florian è l’autrice e l’interprete di “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”. Un testo forte tratto dalle pagine iniziali del romanzo “L’esattore” dello scrittore greco Petros Markaris del 2011. Nella preoccupante cornice della crisi economica greca, viene delineato il ritrovamento di tre salme. Per la Stagione Tendenze Prosa di Trento, il 27 ed il 28 marzo, al Teatro Sociale Antonio Latella, firma la regia di “Francamente me ne infischio”, tre movimenti liberamente ispirati a “Via col vento” di Margaret Mitchell. La pièce racconta l’America attraverso un personaggio icona come Rossella O’Hara ed esplora il mondo del teatro nella varietà dei suoi linguaggi. ■


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di Daniele Cecchini Foto © orlerimages.com

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o snowboard ai piedi e il jazz e il funk nelle orecchie: il Dolomiti Ski Jazz è l’inimitabile festival che trasporta la musica ‘nera’ nel bel mezzo dei panorami bianchi delle Dolomiti innevate. Dal 7 al 14 marzo salendo in alta quota nel comprensorio della Val di Fiemme con gli sci o lo snowboard ai piedi si potrà assistere ai concerti della diciottesima edizione del Dolomiti Ski Jazz, festival in cui la musica in programma si lega profondamente al paesaggio alpino e agli sport invernali. Gli spettacoli diurni si svolgono infatti nei più noti rifugi posti lungo le celebri piste da sci della zona, dove la musica live di qualità, con i suoi ritmi estroversi, farà da colonna sonora all’après-ski. La sera invece la musica scende a fondo valle, con concerti sia nei teatri, con i nomi di maggior richiamo del programma (tra gli altri Wayne Escoffery, Jack Walrath & Gary Smulyan, Marcello Tonolo con Chris Cheek), che in vari locali. Particolarmente brillante sarà quest’anno la programmazione dei suggestivi concerti nei rifugi in alta quota. Si partirà dal Rifugio Fuciade, al Passo San Pellegrino, col suo impareggiabile colpo d’occhio da anfiteatro di neve: qui l’8 marzo suonerà il quartetto del chitarrista Randy Johnston, celebre membro della band di Lou Donaldson. Un altro punto di ritrovo che svetta su un panorama mozzafiato è il Ciamp de le Strie: il 10 marzo accoglierà il concerto della cantante Kicca, spalleggiata dai Licaones, una band che annovera due dei più celebri solisti del jazz italiano, il trombonista Mauro Ottolini e il sassofonista Francesco Bearzatti. L’avvincente groove di Kicca &

DOLOMITI SKI JAZZ DAL 7 AL 14 MARZO, SALENDO IN ALTA QUOTA IN VAL DI FIEMME SI POTRÀ ASSISTERE AI CONCERTI DELLA DICIOTTESIMA EDIZIONE DELLA KERMESSE The Licaones potrà essere ascoltato anche l’11 al Rifugio Zischgalm. L’appuntamento allo Chalet Valbona sarà il 12 marzo con l’originale ed elettrico sound del quartetto Blu Job. Il 13 marzo il festival farà tappa al Rifugio Passo Feudo con la ricerca sonora e l’atipica strumentazione dei Three Spirits. L’ultima tappa in alta quota del Dolomiti Ski Jazz 2015 sarà il 14 marzo al Rifugio Doss dei Laresi, con un quartetto nel quale spicca la voce di Sara Picone. Il 7 marzo, inoltre, al Ciamp de le Strie, il Dolomiti Ski Jazz si unirà alla manifestazione “Happy Cheese”: la musica dei Majazztic sarà Wayne Escoffery

nell’aria mentre si potranno degustare i formaggi genuini della Val di Fiemme e altri prodotti del territorio abbinati allo spumeggiante Trentodoc della Val di Cembra o alla caratteristica birra di Fiemme. Ma Dolomiti Ski Jazz 2015 riserva piacevoli sorprese anche a chi è interessato ad ascolti musicali nella più classica ambientazione teatrale. La sera infatti la musica scenderà dalle vette alpine sino al centro dei paesi della valle con proposte di respiro internazionale, a partire da sabato 7 marzo, quando il quartetto del sassofonista afro-americano Wayne Escoffery salirà sul palco

del Palazzo dei Congressi di Cavalese. Oltre ai caratteristici concerti in alta quota e a quelli nei teatri, il Dolomiti Ski Jazz offre numerose altre occasioni di ascolto, piacevoli e informali. È il caso delle jam session serali (il 10 marzo al Club La Grenz di Moena e il 13 al Wine Bar dell’Hotel Bellavista a Cavalese), della Conversazione in Jazz con Alessandro Garofalo, personaggio creativo sui generis i cui interventi saranno accompagnati dal Walkin’ Jazz Quartet (il 9 a Cavalese, nel Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme), nonché dell’esibizione pomeridiana in duo della vocalist Sara Picone al Bar Birreria Il Vicoletto di Cavalese (il 13). Il festival entrerà anche nelle scuole, portando il messaggio del jazz ai giovani studenti, con la performance del sestetto Chaotix nell’Aula Magna del Polo Scolastico di Moena (il 12). Dolomiti Ski Jazz è organizzato dall’Azienda per il Turismo della Val di Fiemme, in collaborazione con Trentino Sviluppo, il Consorzio Impianti a Fune Val di Fiemme Obereggen, i comuni di Cavalese, Predazzo, Tesero e Ziano di Fiemme. ■ 75

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di Lara Deflorian

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a sempre, nel corso della sua esistenza, l’uomo ha cercato di sfidare e di vincere la forza di gravità per potersi alzare libero in volo. Tale illusione, in ambito artistico e agli occhi degli spettatori, a volte si concretizza e sembra potersi trasformare in realtà, come nel caso della NoGravity Dance Company, che potremo vedere in azione il prossimo 24 marzo al teatro Sociale di Trento, nell’ambito della stagione InDanza organizzata dal CSC S. Chiara. Creatore e leader di questo ensemble è Emiliano Pellisari, artista eclettico nato come autore teatrale e scrittore, ha maturato una solida esperienza nel cinema come organizzatore, regista e sceneggiatore, mentre attualmente è scenografo, costumista, illusionista, regista teatrale, coreografo e produttore di se stesso. Il suo stile combina in primis la danza con l’arte scenica e la fantasia e le sue creazioni nascono in uno studio, uno spazio teatrale e un atelier con il fondamentale apporto degli studi sulle macchinerie sceniche antiche e delle ricerche tecnologiche dei giorni nostri. Nei lavori di Emiliano Pellisari il rapporto uomo-macchina trasforma lo spazio sensoriale imponendo originali tecniche coreografiche, che oggi rappresentano il segno distintivo artistico della sua compagnia. Da un punto di vista estetico il processo creativo, anche per quanto concerne la danza, trae ispirazione dall’arte rinascimentale il cui mondo pragmatico è fatto di bellezza e armonia. “I nostri spettacoli - ha spiegato in un’intervista Emiliano Pellisari - hanno due livelli di comunicazione: uno intellettuale... l’altro immaginifico, 76

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NOGRAVITY DANCE COMPANY POTREMO VEDERE IN AZIONE IL PROSSIMO 24 MARZO AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO. CREATORE E LEADER DI QUESTO ENSEMBLE È EMILIANO PELLISARI legato alla meraviglia, dove basta guardare per essere colti dalla bellezza … Si tratta di emozioni pure e queste appartengono a tutti gli uomini senza eccezioni.” Un’altra importante caratteristica della NoGravity DC si coglie nella tipologia variegata di pubblico, anche in termini di età, a cui si rivolge con i suoi spettacoli. A Trento sarà rappresentato Comix, una sorta di trasposizione del mondo dei fumetti fatta di movimenti atletici e umoristici, interpretati da sei danzatori/ acrobati, accompagnati in scena dal giovanissimo vio-

linista Alessandro Vece. Tra equilibrismo, nouveau cirque e danza contemporanea, Comix è un viaggio nella “scatola magica” del palcoscenico: un mondo sottosopra di effetti visivi che sfidano le leggi di gravità e utilizzano pupazzi e personaggi del cinema muto per creare gag e in cui, dal surrealismo di Magritte e Chagall, si passa a Charlot, al grafismo di Keith Haring e persino alla Pantera Rosa. A tal proposito Pellisari ha detto: “Comix è qualcosa di completamente diverso dai nostri spettacoli precedenti, è uno spettacolo circense,

dove le acrobazie e gli effetti speciali sono fatti per farci sorridere con la leggerezza e la poesia che solo i fumetti possiedono. Comix sarà una sorpresa per tutti, fatta di vitalità e gioia di vivere”. Un altro imperdibile spettacolo, cui potremo assistere, è proposto nell’ambito del circuito regionale della danza e vedrà protagonista in scena il 3 marzo al teatro comunale di Bolzano, la storica compagnia statunitense David Parsons Dance Company. Creatore di 70 titoli in 30 anni di lavoro come coreografo e danzatore, David Parsons ha fondato la celebre compagnia nel 1985 e, anche attraverso il virtuosismo dei suoi danzatori, uno dei suoi grandi meriti è di riuscire a dare anima e intensità alla tecnica. In questa prima apparizione bolzanina potremo assistere all’immancabile capolavoro stroboscopico Caught, assolo dello stesso Parsons nato nel 1982 ora interpretato da Steven Vaughn, al recente brano su musiche di Allen Toussaint Whirlaway, eseguito per la prima volta in Europa. Seguono poi Trains, Introduction e lo storico The Envelope, un pezzo ironico di “critica sociale” in cui il gruppo si passa di mano in mano una busta che non trova il suo destinatario. ■


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uello di cui vogliamo parlare in questo articolo è la grossa opportunità fornita dalla nuova proposta assicurativa di Axa assicurazioni: la polizza-protezione sorriso. Finalmente una nuova interessante possibilità alla portata di tutti, sia per i contenuti sia per il prezzo. Rivolta verso il paziente singolo, ma interessantissima anche per le famiglie, per i piccoli pazienti sino ai dieci anni. In sostanza, in caso di trauma o di sinistro vi è una copertura sino a cinquemila euro: si può così richiedere all’assicurazione il rimborso per i danni subiti e per i costi delle cure eseguite. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione di sensibilità verso i più piccoli e per le loro famiglie. Come spiegato ampiamente negli scorsi numeri di TrentinoMese, il Dr. Baiardo confida nelle convenzioni per vincere le sperequazioni sociali non certo risolte, ma addirittura peggiorate con leggi provinciali che sulla carta dovevano dare respiro e aiuto sociale alla gente trentina e al territorio. Nei fatti, tali leggi si sono dimostrate assolutamente poco rispettose della nostra trentinità, relegando in secondo piano proprio noi trentini. Come? Ad esempio, proponendo percentuali ridicole per chi poteva ricorrere agli aiuti provinciali. Così, visti gli scarsi risultati, l’intraprendenza dei privati ha dovuto sopperire a queste gravi mancanze con i progetti dell’associazione Industriali di Trento, dell’associazione artigiani e piccole imprese e il mondo cooperativo trentino. Tali progetti hanno fatto da volano, incentivando il lavoro, dando grande aiuto e solidarietà. Logicamente nei limiti stabiliti dalle convenzioni. Un’iniziativa lungimirante e socialmente innovativa, im-

CURE DENTALI EFFICACI E ACCESSIBILI A TUTTI TORNA L’APPUNTAMENTO CON I CONSIGLI E LE NEWS IN CAMPO ODONTOIATRICO DEL DOTTOR BAIARDO, DELL’OMONIMO STUDIO ODONTOIATRICO DI TRENTO portante per arginare le sperequazioni, e al tempo stesso fare educazione sulla salute e sulle forme basilari di prevenzione nelle cure dentarie; iniziativa rivolta a tutti per investire nel futuro della nostra popolazione. La polizza Axa per il dentale, viene incontro alle carenze legislative e ai bisogni della popolazione, soprattutto trentina. Teniamo presente che per chi non lavora ci sono pochissime opportunità di accedere alle convenzioni, notoriamente legate al mondo del lavoro. Questa opportunità, invece, è anche rivolta a chi non lavora più, come anziani e pensionati trentini. In accordo con il Comune di Trento, il Dr. Baiardo ha tenuto alcuni incontri con la popolazione, in special modo con i circoli degli anziani. Allo Studio Baiardo lo avevano promesso: si sarebbero dati da fare per creare una polizza su misura per la terza età, per aiutare i pensionati e gli anziani... Promessa mantenuta! Il costo della polizza è alla portata di tutti. Le visite e i

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controlli sono gratuiti. La pulizia dentale è a costi garantiti e il servizio è usufruibile tutto l’anno. Il prezzario convenzionato è perfettamente in linea con i maggiori network italiani e apre nuove possibilità al cittadino di curarsi in maniera adeguata con un menu dai prezzi calmierati. Una delle possibilità offerte dalla polizza è stata già adottata dallo Studio Baiardo: la possibilità di avere la doppia fatturazione per le cure odontoiatriche, con la divisione tra cure odontoiatriche e cure protesiche (protesi mobili, la famosa dentiera, i ponti, la corona o la capsula, ecc.) Tutti questi manufatti odontoiatrici, che su prescrizione e controllo del medico odontoiatra vanno ordinati ed eseguiti da un laboratorio odontotecnico – verranno fatturati a parte, come costi del laboratorio. Logicamente dando tutte le specifiche sul

tipo di prodotto fabbricato, il materiale usato, i passaggi eseguiti e – cosa più importante – chi lo ha costruito. Nel caso dello Studio Baiardo, la filiera è solo trentina, a chilometro zero. Per quello che riguarda le cure odontoiatriche verranno fatturati i costi dello specialista, le ore impiegate, i costi in percentuale della struttura, i materiali adoperati, la preparazione, la progettazione e i controlli. Tutto questo per formare il preventivo e la fattura finale. Come si può facilmente desumere, si tratta di una piccola rivoluzione, perché il più delle volte era molto difficile per una persona non del mestiere avere una specifica dei costi delle varie voci. Infine, qualsiasi prestazione eseguita e fatturata regolarmente per legge verrà garantita per cinque anni. Axa assicurazioni incentiva e favorisce il lavoro negli studi odontoiatrici della regione e al relativo indotto. ■

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di Fabio De Santi

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ian Carlo Onorato, anima degli Underground Life gruppo storico della scena new wave italiana e Cristiano Godano, che con i Marlene Kuntz ha scritto pagine fondamentali del rock tricolore dell’ultimo ventennio, hanno stretto negli ultimi anni uno stretto sodalizio artistico. Una collaborazione che ha portato i due artisti e cantanti a proporsi on stage in due forme differenti: “EX live” e “La ricerca della bellezza” due diverse espressioni del percorso comune che Onorato e Godano hanno intrapreso da ormai quasi due anni, in seguito alla pubblicazione da parte di Onorato dello splendido romanzo-saggio “Ex. Semi di musica vivifica”. Proprio “EX live” è lo spettacolo che Onorato e Godano proporranno il 25 marzo all’Auditorium Sanbapolis di Trento, nell’ambito della rassegna SuoniOff organizzata dall’Opera Universitaria e curata, dal punto di vista artistico, da Roberto Keller. “EX live” è un concerto vero e proprio con al centro

ACUSTICI OTTANTA È IL SOUND DI TRENT’ANNI FA QUELLO CHE CRISTIANO GODANO E GIANCARLO ONORATO PORTERANNO A TRENTO IL 25 MARZO la musica, nel quale Onorato e Godano ripropongono in veste acustica, accompagnati da una band creata per l’occasione, alcuni dei brani dei loro rispettivi repertori (“Androide Mirna”, “Acqua di valium”, “La canzone che scrivo per te”, “Musa”) insieme ad una manciata di grandi canzoni di The Velvet Underground, Lou Reed, Nick Cave, Neil Young e Beck, fra cui la splendida rilettura di “Perfect Day”, che è stato il primo singolo fortunato disco dal vivo “EX live”, intensa fotografia di un concerto di Onorato - Godano. “La ricerca della bellezza”, per inciso, è invece un dialogo incentrato soprattutto

sulla Parola, in cui Onorato e Godano, sollecitati dal critico musicale Luca Barachetti di Macramè – Trame comunicative, incrociano le loro idee, esperienze e sensibilità sulla musica e lo scrivere canzoni inframezzandole a qualche rilettura in acustico dei loro brani. Entrambi gli spettacoli sono modi diversi per conoscere più da vicino, e in vesti quasi del tutto inedite, due dei più importanti songwriter della musica del nostro Paese degli ultimi trent’anni. Personaggi dalle provenienze e dalle espressività differenti, ma accomunati da quella tensione feconda di chi ha deciso di votare la propria vita alla

CONCERTI DELLA DOMENICA

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on gli ultimi due appuntamenti, marzo segna la conclusione dell’edizione 2015 dei Concerti della Domenica, una rassegna che ha dimostrato l’attenzione del pubblico e la qualità della proposta. Domenica 1 i suoni saranno quelli dell’ensemble La Douceur et l’Espirit formata da Veronika Egger, violino e viola da gamba, Nadia Prousch, flauto dolce, Anika Dobreff, oboe e Marianna Bisacchi, cembalo. Il programma di sala, in questa occasione, prevede l’esecuzione di composizioni dal repertorio di G.Ph. Telemann, A. Corelli, J. Morel, J.D. Hardt, J.Ch. Pepusch e J. F. Fasch. L’Ensemble La Douceur et l’Espirit nasce dall’incontro di quattro musiciste desiderose di condividere le proprie competenze ed esperienze artistiche nell’ambito dell’esecuzione del repertorio barocco su strumenti antichi. L’Ensemble pone al centro della sua attività l’interpretazione della musica del XVIII secolo. Il sipario sui Concerti della Domenica calerà l’8 marzo con il concerto del Trio arTre formato da Marcello Defant, violino, Sebastiano Severi, violoncello e Giacomo Battarino, pianoforte. Il Trio arTre è un ensemble italiano, oltre che anagraficamente, anche per il fatto di far “trasparire nelle sue esecuzioni – con le parole del musicologo Giacomo Fornari – le caratteristiche più spiccatamente legate alla maniera italiana del fare musica: individualità, fantasia, semplicità”.

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bellezza e alla forza generatrice della musica. Di EX Live Ondarock ha scritto: “Questo concerto è il resoconto su disco di questo tour intimo e a tratti molto sensuale, lontano dai clamori di tanto rock urlato e inutilmente fracassone. Qui i protagonisti vogliono raccontarsi e raccontare, vogliono farsi capire, senza correre il rischio di lasciarsi fraintendere, scandendo bene ogni singola parola, donandosi completamente al proprio pubblico, senza schermi protettivi”. Parole incisive per evidenziare, se ce ne fosse stato bisogno, la forza interpretativa dei due protagonisti. ■


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ono tre e tutti di grande interesse i concerti proposti in questo mese di marzo dalla Società Filarmonica di Trento, a partire da quello di lunedì 9 marzo con il Trio formato da Reto Bieri, clarinetto, Nicolas Altstaedt, violoncello e Herbert Schuch, pianoforte. La tradizione della “musica da camera” – un salottiero ritrovo con connotazioni ora sofisticate ora frivole – ha permesso la nascita di capolavori straordinari coinvolgendo strumenti a volte poco valorizzati come il clarinetto, la tromba o il flauto. Ha permesso, e permette ancora oggi, l’incontro fra artisti lontani per formazione o locazione vitale, regalando al pubblico occasioni d’ascolto affascinanti. Martedì 24 spazio al duo formato da Hilary Hahn, violino e Cory Smythe, pianoforte con musiche di R. Schumann: Sonata n. 1 in la min. op. 105; C. Debussy: Sonata in sol min; J.S. Bach: Partita n. 3 in Mi magg. BWV 1006; In 27 Pieces: The Hilary Hahn Encores (selezione). La presenza a Trento della violinista Hilary Hahn è davvero un’occasione festosa per la città e la Società Fi-

STAGIONE FILARMONICA LUNEDÌ 9 MARZO SI PARTE CON IL TRIO FORMATO DA RETO BIERI, CLARINETTO, NICOLAS ALTSTAEDT, VIOLONCELLO E HERBERT SCHUCH, PIANOFORTE

larmonica che la ospita. Difficile immaginare una carriera più intensa e straordinaria di quella realizzata fino ad oggi dalla violinista americana. Ad accompagnarla il pianista Cory Smythe con il quale in questi ultimi anni ha percorso più volte gli Stati Uniti, Asia ed Europa. É pianista curioso e singolare Cory Smythe, fornito di solida formazione

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classica, particolarmente affascinato dall’improvvisazione, dal jazz e dalla musica contemporanea, legato in modo speciale al celebre Festival internazionale di Nuova Musica di Darmstadt. Saranno i musicisti dell’Estonian Philharmonic Chamber Choir guidati da Kaspars Putnioš i protagonisti del concerto del 30 marzo fra Arvo Pärt e S.

Rachmaninov. Una sala educata a ospitare la piccola e grande letteratura cameristica capace di deliziare i sensi o accendere il cervello, per una sera si apre alla profonda meditazione spirituale accogliendo una delle opere più intense dell’altrimenti noto Sergej Rachmaninov. A interpretare i Vespri è stato chiamato l’Estonian Philharmonic Chamber Choir uno dei più celebri gruppi musicali estoni. Il Coro è stato fondato nel 1981 da Tõnu Kaljuste. Dal 2001 al 2007 il musicista inglese Paul Hillier prese il suo posto, cedendo successivamente la bacchetta a Daniel Reuss. Il repertorio del Coro spazia dal Canto gregoriano fino alla musica del ventunesimo secolo. ■

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di Lara Deflorian

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a questo mese il circuito provinciale della danza, che vede protagoniste compagnie italiane diversificate nel genere performativo, si allarga al territorio altoatesino e si trasforma in un circuito regionale. In marzo la proposta dei teatri decentrati trentini vedrà coinvolti gli spazi teatrali di Riva del Garda, Mezzolombardo, Vezzano e Pergine Valsugana. Nello specifico il 14 marzo al Palacongressi di Riva la compagnia veneta Fabula Saltica sarà protagonista di Ballades, una coreografia di Claudio Ronda ispirata al lungometraggio Ballando Ballando di Ettore Scola e quindi alle atmosfere festaiole del sabato sera nelle balere. Gli umori, le passioni e gli amori vissuti saranno accompagnati dalla musica di tradizione arricchita da sonorità moderne, eseguita dal vivo. La compagnia Fabula Saltica sarà nuovamente in scena il 26 marzo al teatro San Pietro di Mezzolombardo con le avventure di Pinocchio, sulle musiche di

BALLADES IL 14 MARZO A RIVA, LA COMPAGNIA FABULA SALTICA SARÀ PROTAGONISTA DI UNA COREOGRAFIA ISPIRATA A BALLANDO BALLANDO DI ETTORE SCOLA Edoardo Bennato e le coreografie di Claudio Ronda, il tutto vivacizzato dai costumi di Ivan Stefanutti, ispirati alle illustrazioni di Benito Jacovitti. Ritroveremo il 27 marzo, al teatro Valle dei Laghi di Vezzano, la compagnia Naturalis Labor, nuovamente interprete di Passiontango, una creazione su musica dal vivo di Luciano Padovani, centrata sul potere seduttivo e passionale del tango, inteso come “metafora della vita e dell’amore”. Infine il 29 marzo al teatro Comunale di

Pergine potremo assistere a Bruno, un lavoro rivolto a un pubblico dai 10 anni in su, diretto e interpretato da Federico Dimitri ed Elisa Canessa. Lo spettacolo trae spunto dalla vita di Bruno Schulz, scrittore e pittore nato in Galizia da una famiglia di ebrei, che ha condotto una vita “come sospeso nel tempo, “prigioniero” nella sua camera d’infanzia,.. Bruno fruscia leggero, piccolo topo immortale, incidendo memorie in questo luogo che di volta in volta rivive nelle parole, nei

ANDREA PUCCI

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opo lo show di Teo Teocoli di fine febbraio è il comico Andrea Pucci il protagonista del secondo appuntamento con la rassegna “Cabarettiamo”, proposto da Fiabamusic il 14 marzo all’Auditorium S.Chiara di Trento (ore 21). Andrea Baccan (in arte Pucci) milanese classe 1965, proporrà il suo nuovo show “C’è solo da ridere”. Pucci è un cabarettista, monologhista nonché presentatore ed animatore delle notti milanesi, attento osservatore della quotidianità, ama dialogare e scontrarsi con il pubblico improvvisando situazioni grottesche. Un cabarettista che è considerato come l’attore comico italiano con i ritmi più incalzanti e un’energia a “ciclo continuo”. La comicità di Andrea Pucci è semplice e diretta, per questo piace ai più giovani ma anche ai nonni e in questo spettacolo si diverte e diverte il pubblico nel raccontare alcuni passaggi della vita. “C’è solo da ridere” è la raccolta delle sue migliori proposte elaborate espressamente per esibizioni teatrali. Lo spettacolo, in atto unico, per un’ora e mezza di puro divertimento senza pensieri, è concettualmente divisibile in tre parti come sottolinea Pucci: “La società in cui viviamo, Noi ed Io”.

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gesti, nelle danze che un tempo lo abitarono”. La partenza del circuito della danza in Alto - Adige inizierà in questo mese e prenderà il via al teatro Cristallo di Bolzano con due interessanti titoli. L’11 marzo la compagnia Artemis di Monica Casadei presenterà La Doppia Notte, un lavoro ispirato al connubio Verdi - Wagner nelle eroine di Aida e Tristano. Attraverso la rielaborazione musicale di Claudio Scannavini, viene messo in scena un unico atto per una doppia notte, ovvero due drammi, quelli dei protagonisti, opposti e contrapposti eppure congiunti da un destino tanto intimo e profondo, quanto universale, legato all’amore e alla morte. Il 25 marzo infine, sarà la volta del Balletto di Milano protagonista di Passione Mozart, una creazione di Federico Veratti con la regia di Marco Daverio che cerca anche questa un punto d’incontro tra due elementi importanti nella storia dell’umanità: la musica di Mozart e la figura di Gesù Cristo. Ciò conduce alla riscoperta della sacra rappresentazione, un genere artistico che ha rivestito una particolare importanza nel corso dei secoli. ■


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è più gente al mondo che subisce, di quella che decide. Mi sento parte di questa moltitudine ma sono anche un individuo con la mia personalità, diversa per ciascuno di noi: ecco, io lo scrivo nelle mie canzoni, di come un essere umano si può sentire, nel bene e nel male, shakerato in una società che, spesso, non è quella che ci aspettavamo o che vorremmo. Scrivo le vostre e le mie storie e spero, da giullare quale sono, che possano farvi piangere, ridere, pensare, ma soprattutto sognare, magari qualcosa che ritenete impossibile. Tutto questo per me è condividere e illudermi che qualcuno mi ascolti. Intanto vi ringrazio dal punto più profondo del mio cuore che, come quello di molti, a volte esagera”. Sono queste le parole che Gianluca Grignani ha usato per tratteggiare il suo nuovo album “A volte esagero”, pubblicato lo scorso 9 settembre, e che sarà al centro del live che il cantautore terrà il 21 marzo sul Presena, un ghiacciaio del Gruppo della Presanella a sud del Passo del Tonale, a tremila metri. Grignani torna in Trentino nell’ambito del tour che segue la sua partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo e questa sarà proprio la prima tappa del suo live. “Il mio obiettivo è cantare in tutta Italia, ho una grande voglia di suonare dal vivo”. Ha raccontato il musicista proprio durante la kermesse sanremese dove ha proposto la ballata sociale “Sogni infranti”, inclusa nell’edizione speciale dell’album A Volte Esagero, pubblicata dopo l’apparizione all’Ariston. Una riedizione arricchita anche da un altro 84

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GIANLUCA GRIGNANI IL NUOVO ALBUM “A VOLTE ESAGERO”, SARÀ AL CENTRO DEL LIVE CHE IL CANTAUTORE TERRÀ IL 21 MARZO SUL PRESENA, A SUD DEL TONALE inedito (“Preghiera moderna”); dal duetto con il rapper Emis Killa, in “Fuori dai guai” e da una toccante versione acustica di “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco, anche questa ascoltata a Sanremo nella serata dedicata alle cover. Un lavoro che ha richiesto una lunga gestazione, servita a non lasciare nulla al caso, con un Gianluca finalmente soddisfatto: “Tra rock e brani appassionati: così racconto me stesso e la realtà che ci circonda”. Nel disco “A volte esagero”, decimo capitolo della sua carriera, l’artista si

presenta con un linguaggio più “diretto”, racconta alcuni scenari della sua sfera più privata e l’amore declinato in più categorie, con la consueta naturalezza, le difficoltà del vivere e la sua idea di “rivoluzione serena”. Un lavoro prepotentemente contemporaneo, con il suono del migliore pop-rock, 10 brani che vanno dritti al cuore. Nel disco l’intensa dichiarazione d’amore per la sua donna e i suoi figli (il “divertissement” in “L’Amore che non sai” e la denuncia contro ogni forma di dipendenza in “Il Mostro”

con l’assolo di un’altra grande chitarra, quella di Alberto Radius). Un brano come “Fuori dai guai” è un profondo “viaggio al centro di se stessi, mentre c’è il presente fatto di incanto e disillusione nell’anarchica “L’uomo di sabbia” ma anche la malinconia e poesia nella bellissima ballata “Come un tramonto”. Quello che ha voluto creare il cantautore milanese, classe 1972, è un album di assenze e ricordi, di momenti di vita, ricco della leggerezza dell’amore declinato in ogni sua nuance. Tutta l’energia pura di Grignani e un mondo (il suo) pieno di emozioni e colori, che conosciamo bene, concentrati in un unico disco: un grande rientro discografico, nei contenuti e nelle idee. Grignani è sempre stato rock e passione: il suo mantra è “stai fuori dai guai!”, ha superato da poco i (fatidici) 40 anni e ha un “popolo” numerosissimo di fan. La sua vita è coerente con la sua carriera musicale: “Destinazione Paradiso”, “La mia storia tra le dita” (citata nel nuovo album), “Cammina nel sole”, sono solo alcuni successi che hanno fatto la fortuna di un cantautore rimasto sempre indiviso con la sua arte e il suo talento di ■ compositore.


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di Fabio De Santi

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el suo viaggio sonoro fra Trento e Rovereto la Stagione Jazz del Centro Servizi Culturali S. Chiara apre il suo 2015 con il concerto del Mark Turner Quartet che sarà al Teatro Zandonai mercoledì 18 marzo (ore 21). Quella di Mark Turner, originario dell’Ohio e che sarà accompagnato nel teatro roveretano da Ambrose Akinmusire (tromba), Joe Martin (basso) e Justin Brown (batteria), oggi alle soglie dei cinquant’anni, è una delle voci più originali tra i tenorsassofonisti di oggi. Lontano da mode e da una certa immagine “muscolare” dello strumento, quale la tradizione spesso ci suggerisce, il suo è uno stile intimo e arioso, obliquamente elegante, che lascia intravedere tracce vellutate della lezione del suo maestro, quel Warne Marsh che fu compagno di avventure di Lennie Tristano

MAGIA JAZZ LA STAGIONE JAZZ DEL S. CHIARA APRE IL SUO 2015 CON IL CONCERTO DEL MARK TURNER QUARTET CHE SARÀ AL TEATRO ZANDONAI MERCOLEDÌ 18 MARZO e Lee Konitz. Musicista molto richiesto (lo ricordiamo accanto a Kurt Rosenwinkel o nei recenti gruppi di Billy Hart e Stefano Bollani), uno dei vertici del trio Fly, Turner ha appena pubblicato il suo primo disco in quartetto per la Ecm, “Lathe Of Heaven”, che presenta a Rovereto assieme a Joe Martin (contrabbasso) e Justin Brown (batteria), ma soprattutto a un trombettista eccellente come Ambrose Akinmusi-

re, altro astro nascente del jazz di questi anni. In questo assetto senza strumento armonico, i due fiati si assumono la responsabilità di negoziare spazi di libertà e respiri che disegnano traiettorie di grande bellezza. Recensendo l’ultimo lavoro del Mark Turner Quartet ovvero “Lathe of Heaven” Elfio Nicolosi sul sito Traccedijazz ha scritto: “Mark Turner è uno dei sassofonisti più amati ed ammirati della sua

generazione, famoso per la sua intima espressività su tutta la gamma del tenore”. Ad aprile, ci sarà l’esibizione di Dee Dee Bridgewater, a sostituire l’atteso concerto di Jack Dejohnette che a causa dell’annullamento dell’intera tournèe non potrà essere al Teatro Zandonai ad aprile. La vocalist ritorna in scena per regalare al pubblico nuove emozioni: ma ne riparleremo nel prossimo numero. ■

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RICORDANDO I SEI ARTISTI E L’ASTRAZIONE OGGETTIVA

L’

alba degli anni Settanta vede l’arte contemporanea attorcigliarsi attorno ad idee che sovvertono i percorsi tradizionali. Si parla di concettualità,

di progettualità, di idea (seguendo le tracce lasciate da Erwin Panofsky), di autonomia del colore, del segno, del gesto, dal contesto in cui questo viene esercitato. Qualche artista arriverà fino al grado zero dell’arte, materializzando l’immagine di un Marcel Duchamp seduto in un appartamento di New York mentre gioca a scacchi. Qualcun altro getterà il colore nelle profondità marine lasciandolo vegetare e giocando sulle variabili di leggere sfumature (Yves Klein). Insomma un vero e proprio cataclisma sconvolge il mondo dell’arte e da diversi epicentri si allarga ad ondate coinvolgendo e mescolando periferie con centri, bordi con nuclei, indizi con rivelazioni. In questo fiume impetuoso e tumultuoso si ritrovano anche alcuni artisti

NUOVI INCONTRI

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n incontro/confronto è sempre un momento artistico positivo, la mostra Nuovi Incontri presso la sala Comunale Baldessari a Rovereto sarà un interessante incontro creativo contemporaneo, dal 7 al 19 marzo. Quattro percorsi artistici si incontrano in personali flash, tre pittori e uno scultore/ pittore. I pittori Broll. con la sua figurazione espressiva ,Ober con le sue forme fantastiche e Serra con la sua pittura archeologia artistica e Cavalieri con la sua pitto-scultura, amici da molto tempo hanno deciso di mettersi assieme. Il colore unisce la loro espressività. percorsi artisti maturi. Contemporanei, solidi con un curriculum espositivo importante.,anche in ambito nazionale ed estero. Quatto creatività molto coinvolgenti e stimolanti, una espressività esplosiva del,panorama artistico trentino si uniscono in un momento artistico a più voci, un orchestra di segni-forme e colori.

trentini. Improvvisamente il loro operare, nato all’interno di studi-mondo privati, si trova al centro di un ampio discorso che travalica il biancore delle pareti e il limitar delle montagne. La corrente corre, travolge, si insinua ovunque. Mille stimoli, centinaia di idee, confronti quotidiani spazzano le strade del mondo. Inaspettatamente, grazie anche ai prodigi delle tecniche e tecnologie comunicative, la costa

orientale americana (il segno orientale) si trova a dialogare con l’irruenza gestuale di esuli russi (espressionismo astratto), l’impressionistico colore diventa bestia vorace impossessandosi della tela, portando agli estremi la tradizione pittorica moderna europea, le lattiginose periferie del segno e del colore si liberano di ogni referente naturalistico per assurgere sull’altare di “ci sono e quindi esisto”. Succede così che nel 1976 cinque artisti, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Aldo Schmid, Luigi Senesi e, fugacemente, Giuseppe Wenter Marini, si ritrovano e sottoscrivono il “Manifesto di Astrazione oggettiva”, dando vita al maggior – e per adesso unico – movimento artistico trentino del secondo dopoguerra. Voce innovativa e in sintonia con il dibattito internazionale del tempo, focalizzato sulla pittura spogliata da ogni sensazione naturalistica e soggezione realistica, il Manifesto dialoga con le avanguardie, con l’astrattismo e il Bauhaus,

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trentinomostre ma anche con le geometrie del movimento concretista le cui radici si trovano nell’industriale metropoli milanese e con le ricerche ottico-percettive degli anni Settanta, arrivando fino al minimalismo degli anni Ottanta. I tentacoli dell’arte mondiale sfiorano la città del Tridente, complice il supporto di una galleria d’arte come l’Argentario diretta da Ines Fedrizzi e Gualtiero Giovannoni, in stretto contatto con il Cavallino di Venezia e il Naviglio di Milano (dove nasce il Movimento dello Spazialismo di Lucio Fontana). Oggi, dopo molti anni dal passaggio di questa meteora artistica, la Galleria Civica ha allestito una mostra omaggio

dal titolo Astrazione oggettiva. Oltre la teoria, il colore, curata da Giovanna Nicoletti. La curatrice si era già occupata in passato, in maniera circostanziata, delle storie e delle cronache di questo gruppo di artisti che hanno tentato le strade di un’autonomia totale della pittura da ogni contesto referenziale. Oggi, con questa mostra, ha riportato alla luce – affinché il mondo dell’arte odierna non dimentichi – un’esperienza ricca e stimolante seppur limitata nel tempo. Alcune morti precoci, come quelle di Aldo Schmid e Luigi Senesi nel 1978, e l’abbandono dell’arte di Giuseppe Wenter Marini, hanno a suo tempo precluso possibili sviluppi e percorsi da parte del gruppo. Al contempo la scomparsa del gruppo ha liberato le originalità di artisti come Mauro Cappelletti e Gianni Pellegrini, consolidando altresì il manierismo e il decorativismo autoironico di un’altra celebre e recente scomparsa, quella di Diego Mazzonelli. Forse poca attenzione è stata posta tra la teorizzazione di questo gruppo è le ben più lontane, ma solo apparentemente, correnti artistiche segniche e pittoriche americane, soprattutto californiane, nate dalla contaminazione di quest’ultime con le scuole zen

CAVALESE Mostre SENTIERI DELLO STILE LIVIO CONTA - MARIANO VASSELAI Apertura: da sabato 28 marzo a domenica 5 aprile. Centro Arte Contemporanea Cavalese - Piazzetta Rizzoli, 1. Orario: aperto tutti i giorni tranne il lunedì. Il restante periodo aperto il sabato e la domenica, dalle ore 15.30 alle 19.30. Info: Tel. 0462.235416; info@artecavalese.it; www.artecavalese.it.

PIEDICASTELLO Mostre LA GRANDE GUERRA SUL GRANDE SCHERMO Apertura: da lunedì 28 luglio 2014 a domenica 14 giugno 2015. Le Gallerie. Due gallerie, una bianca e una nera, due tunnel stradali in disuso. Una superficie di oltre 6.000 metri quadrati diventata sede espositiva originale e suggestiva gestita dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Info: www.museostorico.it.

ROVERETO Mostre LA GUERRA CHE VERRÀ NON È LA PRIMA. GRANDE GUERRA 1914-2014 Apertura: da sabato 4 ottobre 2014 a domenica 20 settembre 2015. Mart. Commemorazione del centenario della Prima guerra mondiale, in collaborazione con importanti istituzioni culturali nazionali, costituisce la colonna portante di un grande progetto Mart/Grande guerra 1914-2014 che si sviluppa nelle tre sedi del Museo e si completa con un programma collaterale di eventi, incontri, convegni, appuntamenti. Info: Mart Rovereto www.mart.trento.it/guerra.

giapponesi. Il senso di una pittura che deve essere il frutto della vita interiore del colore stesso e non inculcato da referenti esterni, trova qui le sue ricche e calde radici, oltre la freddezza e la geometrizzazione piatta delle esperienze europee della Bauhaus. D’altronde non bisogna dimenticare il grande impatto che hanno avuto a Trento gli artisti giapponesi transitati nella galleria l’Argentario (grazie alla Galleria Il Cavallino di Venezia e il Naviglio di Milano di Carlo e Paolo Cardazzo) e soprattutto il Gruppo 0 (Zero) con Abe Nobuya (Illumination) in primis. Più che i freddi e succinti aforismi di Ludwig Wittgenstein, scelto a posteriori come guida ideale del gruppo Astrazione Oggettiva, per vocazione tardodadaista snob e autoreferenziale di alcuni componenti del gruppo, meglio si addice l’orientale frase sii tu stesso la tua lampada. Trento, Galleria Civica, fino al 17 maggio. A cura di Giovanna Nicoletti.

Mostre CALPESTARE LA GUERRA Apertura: da sabato 11 ottobre 2014 a domenica 1 marzo 2015. Casa Depero. Inserito nell’ampio programma culturale Mart/Grande guerra 1914-2014 ideato per il Centenario della prima guerra mondiale, il progetto espositivo è a cura di Nicoletta Boschiero e Edoardo Marino e presenta parte di una delle maggiori collezioni d’Europa di tappeti di guerra. Info: Mart Rovereto www.mart.trento. it/calpestarelaguerra.

Mostre GABRIEL LALATTA GIOCHI NELL’ARIA Apertura: fino a domenica 15 marzo 2015. Mart. A cura di Federico Zanoner, curatore e archivista del Mart, con la collaborazione di Carlo Tamanini, responsabile dell’Area educazione, la mostra mette in luce la funzione didattica delle creazioni di Lalatta. Il visitatore è così invitato a scoprire la varietà di forme e significati della realtà, al mutare dei punti di osservazione, e a ritrovare nei frammenti di oggetti gli elementi per la creazione di personali invenzioni poetiche, latenti in ognuno di noi. Info: www.mart.trento.it/gabriellalatta

TRENTO Fiere IDEE BENESSERE Apertura: da venerdì 6 a domenica 8 marzo. Trento Fiere, via Briamasco. “Idee Benessere” è una fiera che vuol far vivere al visitatore tre giorni all’insegna del Benessere. Lasciati coinvolgere in stage nell’area Motion,conferenze e corsi nell’area Meeting, degustazioni e trattamenti individuali nell’Expo Shop dove puoi acquistare quello che ti piace e proporti per le opportunità lavorative. Orario: 1019. Info: www.ideebenessere.eu.

Fiere IL FESTIVAL DELLE DONNE Apertura: da venerdì 6 a domenica 8 marzo. Trento Fiere, via Briamasco. All’interno di Idee BenEssere, un salone dedicato alle Donne e alle loro attività. Info: www. trentino.networkdonna.net; tel. 0464.720273 Fiere FIERA DI SAN GIUSEPPE 22 domenica. Torna in città la tradizionale fiera di S. Giuseppe e come ogni anno si prevede un consistente afflusso di persone provenienti anche da fuori provincia per l’evento che dalle 7 alle 19 di domenica 22 marzo 2015 animerà le vie del centro cittadino. Info: www.comune.trento.it; Tel. 0461.884453; comurp@comune. trento.it. Fiere LA FESTA DEL CIOCCOLATO Apertura: da venerdì 27 a domenica 29 marzo. Piazza Fiera. Orario: dalle 9 alle 22.

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trentinomostre Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre NEL SEGNO DEL CAVALLINO RAMPANTE - FRANCESCO BARACCA TRA MITO E STORIA Apertura: da sabato 25 ottobre 2014 a domenica 12 aprile 2015. Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni, via Lidorno 3. Una mostra per raccontare la figura del maggiore Asso della caccia italiana durante la Prima guerra mondiale e la storia del cavallino rampante, recentemente riconosciuto come il simbolo italiano più famoso al mondo. Orario: dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18; sabato, domenica e festivi 10-18. Info: www.museocaproni.it; Tel. 0461.944888; museo.caproni@muse.it. Mostre OLTRE IL LIMITE. VIAGGIO AI CONFINI DELLA CONOSCENZA Apertura: fino a domenica 14 giugno 2015. Muse. Corso del lavoro e della scienza. Mostra dedicata al tema del limite. Grazie ad exhibit interattivi, allestimenti, video ed esperienze multimediali i visitatori potranno avventurarsi alla scoperta dell’universo e dei suoi misteri. Tra i temi trattati, il big bang, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, le relazioni tra energia e materia, l’antimateria, i limiti della mente e della tecnologia scientifica e la natura del tempo. Info: www.muse.it.

Mostre DONI PREZIOSI OPERE E IMMAGINI DALLE COLLEZIONI MUSEALI Apertura: da sabato 13 dicembre 2014 a domenica 22 marzo 2015. Castello del Buonconsiglio. L’esposizione presenterà un’articolata selezione di preziose opere d’arte provenienti dalle collezioni museali del Castello del Buonconsiglio, accomunate da un comune filo conduttore: il dono nell’arte. In questa mostra, allestita nelle sale del Castello del Buonconsiglio, il dono viene visto come chiave di lettura della società che ne ha fatto espressione di affetti privati o strumento dei più delicati rapporti diplomatici. Orario 9.30-17, chiuso il lunedì, il 15 dicembre 2014 e l’1 gennaio 2015. Info: www.buonconsiglio.it.

Mostre TEMPO DI LUPI - LA STORIA DI UN RITORNO Apertura: da sabato 20 dicembre 2014 a domenica 1 marzo 2015. MUSE, Museo delle Scienze, Corso del Lavoro e della Scienza 3. Orario: da martedì a venerdì 10-18, sabato, domenica e festivi 10-19. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre ARTE CUCINA SOLIDARIETA Apertura: da giovedì 1 gennaio a martedì 31 marzo. c/o Ristorante San Marco - Parco S. Marco. Mostra dell’Artista Annamaria Rossi Zen. Mostre ALPEN UNTER STROM L’ENERGIA DELLE ALPI Apertura: fino a mercoledì 13 maggio. Una mostra itinerante della sezione Archivi della Comunità di Lavoro delle Regioni Alpine (ARGE ALP) sul tema produzine di energia ed elettrificazione nelle Alpi. Info: www.alpen-unter-strom.eu.

Mostre RED MOUNTAIN - MINJUNG KIM Apertura: da giovedì 11 dicembre 2014 a domenica 1 marzo 2015. Mostra personale dell’artista coreana Minjung Kim. Info: Studio d’Arte Raffaelli - Palazzo Wolkenstein Tel. T. 0461.982595; studioraffaelli@tin.it, www.studioraffaelli.com.

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PARAPONZIPONZIPOP: MARIANNA MERLER & FRIENDS

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uattro artisti emergenti italiani, quattro amici virtuali che tramite la passione irrefrenabile per l’arte, carichi di entusiasmo come non mai, hanno deciso di unire le proprie idee e di realizzare una collettiva “unica”. Dallo stile POP e dai colori forti, Marianna Merler, Christian Molin (in arte “IOSPAZIO”), Daniele Fortuna e Luca De March, vorrebbero proporre un percorso dove l’osservatore rimarrà sicuramente stupito; dalla realtà alla fantasia, dall’ironico all’autoironico, dal sogno al concreto, tutte le sfaccettature dell’arte concettuale postmoderna attuale italiana si potranno osservare nelle opere di questi quattro “creatori” di opere d’arte. Tutti gli artisti hanno un ottimo curriculum, con mostre nazionali ed internazionali spesso prestigiose e con riconoscimenti. Verrà creato un reportage fotografico dell’evento dalla fotografa Veronica Saracino. Si va dalle sculture assemblate con sezioni di materiale incollati a installazioni di sorprese dell’ovetto Kinder assemblate su un cavallo a dondolo, da pitture su acrilico che rileggono in chiave dark i cartoni animati e le fiabe ai lavori di Marianna Merler che vogliono esprimere il suo mondo e la sua percezione interiore. L’idea parte da Marianna, grazie a uno strano sogno ricorrente che faceva durante la passata estate. Amici virtuali sul social Premio Celeste di cui ammirava le opere. Torino, Piacenza e Belluno il sogno era proprio quello premonitore di questa mostra. Marianna è diventata una sorta di preveggente, con una tale intensità da spingerla a contattare gli altri ragazzi e il Comune anche nella vita reale. Li accomuna lo stile Pop, una p ar ti colare concezione del colore, dei materiali uniti in una componente giocosa, anche se magari trattanti temi non proprio così divertenti (la guerra, la fame nel mondo, ecc.. La mostra si potrà ammirare alle Cantine di Torre Mirana (Palazzo Thun) in via Belenzani 3, a Trento, fino al 7 marzo. Orari mostra: 9-30/1215.30/19. Ingresso libero. Info: Tel. 347.9480776 www.mariannamerler.com (P.L.)


trentinomostre Mostre FOR ME, ABSTRACTION IS REAL! Apertura: da sabato 17 gennaio a martedì 31 marzo. Boccanera Gallery. Mostra a cura di Katarzyna Ko odziej, Magdalena Komornicka. Artisti coinvolti: Tomasz Baran, Alicja Bielawska, Justyna Kisielewska, Tomasz Kowalski, Piotr akomy, Cezary Poniatowski,Katarzyna Przezwa ska. Info: www.arteboccanera.com. Mostre MARIANO FRACALOSSI (1923-2004) UN’AVVENTURA NEL MONDO DELL’ARTE Apertura: da venerdì 23 gennaio a sabato 7 marzo. Palazzo Trentini. Mostra omaggio a Mariano Fracalossi. Orario: dal lunedì al venerdì ore 10-18; sabato ore 912, festivi chiuso. Mostre TRA NORMALITÀ E ORRORE Apertura: fino a domenica 1 marzo. Sala Conferenze Fondazione Caritro, via Garibaldi 33. Artisti plastici ebrei di Oradea e il dramma dell’Olocausto. Collezione del Museo “ arii Cri urilor” di Oradea”. Orario: da lunedì a venerdì 15-20, sabato e domenica 10-18. Ingresso libero. Info: www.fondazionecaritro. it; Tel. 0461.232050; info@www. fondazionecaritro.it. Mostre ALLA STESSA MENSA, TRA RITO E QUOTIDIANITÀ. PERCORSI DI RIFLESSIONE ATTRAVERSO L’ARTE Apertura: fino a lunedì 6 aprile. La piccola mostra si collega idealmente ad Expo 2015 e presenta una serie di opere incentrate sul tema della mensa e della cucina. Partendo dalle raffigurazioni dell’Ultima cena e passando attraverso altri episodi sacri e profani, l’esposizione mira a far riflettere anche su aspetti quali la convivialità, la famiglia e la condivisione. Info: Tel. 0461.234419; www.museodiocesanotridentino.it.

Mostre ELECTRIC PULP - GIORGIO DOBROTA Apertura: da sabato 21 febbraio a venerdì 6 marzo. Studio d’arte Andromeda - Via Malpaga, 17. Orario: 17.30-19.30 (domenica chiuso). Entrata libera.

Mostre L’ARTE PER LA VITA Apertura: da venerdì 27 febbraio a domenica 12 aprile. Palazzo Roccabruna. 24 opere scultoree di Ermete Bonapace, curata da Mario Cossali e Katia Fortarel. Orario: martedì e mercoledì ore 9-12/15-17. Giovedì e venerdì ore 9-12/15-20; sabato ore 17-20. Domenica e lunedì chiuso. Info: Fondazione Museo storico del Trentino Tel. 0461.230482; info@ museostorico.it.

Mostre PARAPONZIPONZIPOP Apertura: da domenica 1 a sabato 7 marzo. C/o Cantine di torre Mirana (Palazzo Thun) - Via Belenzani, 3. Mostra d’arte contemporanea. Artisti: Daniele Fortuna, Marianna Merler, Christian Molin (iospazio), Luca de March. Orario: 9.30-12/15.30-19. Reportage fotografico a cura di Veronica Saracino.

Mostre ASTRAZIONE OGGETTIVA OLTRE LA TEORIA, IL COLORE Apertura: da sabato 14 febbraio a domenica 17 maggio. Galleria Civica - Via Belenzani, 44. Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Aldo Schmid, Luigi Senesi, Giuseppe Wenter Marini. Mostra a cura di Giovanna Nicoletta. Info: www.mart.trento.it. Mostre VIA ANTONIO PILATI 6 Apertura: da mercoledì 18 febbraio a martedì 2 giugno. Le Gallerie, Piedicastello. Mostra fotografica. Il carcere di Trento in 50 scatti di Nicola Eccher. Ingresso libero. Orario: 9-18. Info: fondazione.museostorico.it; Tel. 0461.230482; info@ museostorico.it.

Mostre ROSANNA PRESACCO SENZA VELI Apertura: da martedì 3 a lunedì 9 marzo. Sala Thun di Torre Mirana, via Belenzani . Non più paesaggi o nature morte, ma il corpo umano “senza veli. Orario: 10-12/16-19.

“SENZA VELI” DI ROSANNA PRESACCO

L’

Associazione “Il Fogolar Furlan” di Trento, formata da un gruppo di friulani residenti nel capoluogo ed in molti centri vicini, ha presentato due anni fa le opere della pittrice Rosanna Presacco, di origine trentina, ma residente ad Udine, nella mostra Friuli: solchi di memoria. Visto il successo ottenuto, “Il Fogolar Furlan” ripropone, dopo due anni, Rosanna Presacco: nella stessa sala Thun della Torre Mirana (fino al 9 marzo, orario 10-12; 16-19. Inaugurazione martedì 3 marzo, ore 18) pressappoco nel medesimo periodo, marzo, però con un tema completamente diverso. Non più paesaggi o nature morte, ma il corpo umano “senza veli”. Il pittore, nonché critico d’arte Giampaolo Borgogno scrive: “Questa mostra vuole svelare un’inedita Rosanna Presacco. La pittrice espone quadri e molti disegni. I quadri sono un tocco di luce nel quale i personaggi, elaborati con una tecnica sensibile e molto accurata, prendono vita e coinvolgono il fruitore nel loro mondo o meglio nel mondo che Rosanna Presacco, ci vuole far vivere. La serie di disegni rende evidente la sua appartenenza al rinascimento tedesco mescolato con l’armonia veneta. Questo modo di disegnare, questo stupore nel fare i corpi, questo rappresentare anche un’adolescenza inquieta, cela una profonda malinconia. La ragione della malinconia, che sempre accompagna la riflessione, è un’esperienza autentica che segna il limite di un orizzonte perduto o mai vissuto, dell’inseguire l’attimo eterno della grazia. Quest’abbandono sensuale, mesto ma musicale, è tutto un rifuggire dalla realtà o meglio un celare la realtà di Rosanna. L’arte per lei diventa un rito, un culto che lei tributa a una divinità occulta affinché riveli un’immagine che abbia una sua musica, una sua luce. I corpi sono come trascinati involontariamente nella traiettoria di un gesto e ne rappresentano lo sviluppo. Donne che con i loro gesti spiccano di personalità. Figure attraenti, cariche di simbologie che fanno risaltare le forme voluttuose. Ma questa è l’apparenza della bellezza femminile come la possiamo apprezzare nella vita quotidiana; quasi un trucco, uno specchio per le allodole da parte dell’artista. Perché oltre quelle forme c’è altro. L’immagine racchiude, per chi sa vederlo, un frammento dell’anima di Rosanna Presacco, non dimentichiamo che il disegno e la pittura sono come il diario per uno scrittore, il modo di rivelare il suo io nei caratteri più segreti ed essenziali”.

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trentinoappuntamenti

A PRIMAVERA TANTA MUSICA DI QUALITÀ

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artiamo con la musica. Grande quella proposta domenica 29 marzo, la Premiata

Forneria Marconi, il gruppo guidato da

Franz di Cioccio porterà il set del suo “All the best live” all’Auditorium S. Chiara.

Rosario Fiorello che, dopo la cancellazione

delle due date del tour Fuori Programma, che erano state previste nel marzo dello scorso anno, sarà a Trento per due performance che si terranno giovedì 12 e venerdì 13 marzo all’Auditorium S.Chiara. La sigla del nuovo spettacolo dello showman siciliano è appunto quella di “L’Ora del Rosario”. Per il teatro, il 16 marzo allo Zandonai di Rovereto Lella

Costa è la protagonista di “Ferite a morte” nell’ambito del teatro

civile. Quattro donne prestano la voce

PAOLO ROSSI

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aolo Rossi nasce a Monfalcone, in provincia di Gorizia, il 22 giugno 1953. Milanese d’adozione, spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo. Il proprio stile è caratterizzato dall’immergersi appieno nelle tematiche dell’attualità e dalla rappresentazione dei classici antichi e moderni: da Shakespeare a Molière a Bertolt Brecht, all’amatissima commedia dell’Arte. Ha raccontato di aver prestato servizio militare nei pressi di Torino in un battaglione di carristi e di essersi congedato da sergente. I commilitoni lo chiamavamo “caporale Biancaneve”. Era al comando di un carro armato. Il vasto pubblico delle platee televisive ha occasione di conoscerlo grazie alla sua prima “avventura” sul piccolo schermo, quel Su la testa! su Rai 3 nel 1992, riscuote subito un buon successo. Affiancato da Lucia Vasini (compagna di vita per molti anni e partner dei suoi primi spettacoli teatrali) e Cochi, ha il merito di proporre al grande pubblico nella sua trasmissione, tra gli altri, personaggi come Aldo, Giovanni & Giacomo, Antonio Albanese, Maurizio Milani e Antonio Cornacchione, che vedono proprio da allora nascere la loro popolarità.

a chi non l’ha più, a chi è ed è stata vittima di soprusi e di violenze. Uno spettacolo reportage di grande forza. Dal 19 al 22 marzo al Teatro Sociale

Paolo Rossi è il protagonista di “L’importante è non cadere dal palco”. L’attore racconta sé stesso partendo dalle prime esperienze nel cabaret per passare al suo Mistero Buffo in versione pop. Un excursus che offre ”lezioni di teatro in pillole per giovani artisti”.

vedere in azione il prossimo 24 marzo al teatro Sociale di Trento, nell’ambito della stagione InDanza organizzata dal CSC S. Chiara.

“EX live” è lo spettacolo che Gian Carlo Onorato e Cristiano Godano proporranno il 25 marzo all’Auditorium Sanbapolis di Trento, nell’ambito

Lo snowboard ai piedi e il jazz e il funk nelle orecchie: il

della rassegna SuoniOff organizzata dall’Opera Universitaria.

trasporta la musica ‘nera’ nel bel mezzo dei panorami

Andrea Pucci il protagonista del secondo

Dolomiti Ski Jazz è l’inimitabile festival che

bianchi delle Dolomiti innevate. Dal 7 al 14 marzo salendo in alta quota nel comprensorio della Val di Fiemme.

Dopo lo show di Teo Teocoli di fine febbraio è il comico appuntamento con la rassegna “Cabarettiamo”, proposto da Fiabamusic il 14 marzo all’Auditorium S.Chiara di Trento.

Per la danza, l’illusione del volo, in ambito artistico e agli

Gianluca Grignani e il suo nuovo album, “A

occhi degli spettatori, a volte si concretizza e sembra

volte esagero”, saranno al centro del live che il cantautore

potersi trasformare in realtà, come nel caso della

terrà il 21 marzo sul Presena, un ghiacciaio del Gruppo della

NoGravity Dance Company, che potremo 90

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Presanella a sud del Passo del Tonale, a tremila metri...


trentinoappuntamenti 1 DOMENICA Escursionismo 38° MEETING DEL LAGORAI Pieve Tesino. Malga Val Cion m. 1973. Raduno di scialpinismo e ciaspole nel cuore del Lagorai, ritrovo a Malga Val Cion ore 11.00. Manifestazione a carattere non competitivo. Un momento sportivo alternativo, in un ambiente che ha mantenuto la sua bellezza originaria perché lontano dai grandi flussi turistici. Info: APT Valsugana - ufficio di Castello Tesino, tel. 0461.593322, castellotesino@visitvalsugana.it. Musica ENSEMBLE LA DOUCEUR ET L’ESPIRIT IN CONCERTO Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, via Verdi 30. La Douceur et l’Espirit: Veronika Egger, violino e viola da gamba; Nadia Prousch, flauto dolce; Anika Dobreff, oboe; Marianna Bisacchi, cembalo su musiche di G.Ph. Telemann (1681-1767): Trio in re min. per flauto dolce, oboe e b.c.; A. Corelli (1653-1713): “Sonata da chiesa a trè” in Fa magg. per oboe, violino e b.c.; J. Morel (1700-1749): Ciaccona in Trio per flauto dolce, viola da gamba e b.c.; J.D. Hardt (1696-1763): Sonata in la min. per viola da gamba e b.c.; J.Ch. Pepusch (1667-1752): Sonata in sol min. per flauto dolce, oboe e b.c.; J. F. Fasch (1688-1758): Sonata in Si bem. magg. per flauto dolce, oboe e b.c. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Teatro LA GELOSIA NO LA GA ETÀ Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Commedia di e con la Filodrammatica “S. Ermete” di Calceranica per la “Vetrina del Teatro Co.f.As. 2015” Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro T’EN CONTO UNA... ANZI DOE Verla di Giovo. Ore 16.30. Teatro Parrocchiale. Commedia di e con Loredana Cont con la Filodrammatica “I Dialettanti” di Rovereto. Per l’8a rassegna teatrale De Pellicano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PETER PAN - UN MUSICAL FANTASTICO Taio. Ore 17. Teatro Cinema Culturale. Spettacolo con la Compagnia di Lizzana. Per la rassegna teatrale “Amici del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro RISCOPRIRE LA POESIA Gardolo. Ore 20.45. Teatro Comunale “Gigi Cona”.Spettacolo di Vito Basiliana con la Compagnia Teatrale “Appunti & Scarabocchi” di Gar-

dolo. Per la rassegna di primavera. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi FAGIOLINO E IL MAGICO LIBRO DEI DESTINI Fiera di Primiero. Ore 17. Teatro di Pieve. Testo e regia Franco Simoni con Franco Simoni e Romana Simoni. Con Città di Ferrara (Ferrara). Info: www.labottegadellarte.eu.

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3 MARTEDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Lavis. Ore 20.30. Biblioteca comunale. Presentazione libro: “Una storia bella”, un romanzo di Carla Casetti Bregantini, Casa Editrice Curcu & Genovese, sezione Fronteretro 2014. Presenta Annalisa Pinamonti con letture di Rosi Capitanio e Carla Casetti. Info: www. curcuegenovese.it.

TRENTO – Loc. Mattarello – T. 0461.944545 www.adigehotel.it

del Suffragio, 55 - Trento o telefonando allo 0461.235965 - Cell. 348.9524223. Cultura PAESAGGI RINASCIMENTALI Trento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Marangonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Laura Dal Prà: “Aspetti ed elementi iconografici tra sacro e profano nel Rinascimento”. Partecipazione gratuita. Info: www.buonconsiglio. it; Tel. 0461.492811; education@ buonconsiglio.it.

6 VENERDÌ 4 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: mimosa.2009@live.it. Musica CONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE ANDREA BATTISTONI Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Andrea Battistoni; Stefan Milenkovich violino; Arthur Honegger: Pastorale d’été; Pëtr Il’iC Cajkovskij: Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 35; Edward Elgar: Serenata per archi in mi minore, op. 20; Sergej Prokof’ev: Sinfonia n. 1 in re maggiore, op. 25 “Classica”.Info: www.haydn.it.

5 GIOVEDÌ Cultura CENA CON....SALOTTO LETTERARIO CON GIUSEPPE PAMBIERI E LIA TANZI Trento. Ore 20. Grand Hotel Trento - Piazza Dante, 20. Una serata in compagnia di una delle coppie più famose dello spettacolo. Per prenotare si prega di rivolgersi alla Presidente Associazione Mafalda Donne Trento: Carolina Marangoni presso Boutique Carol, Via

Cultura CONFERENZA Trento. Ore 17. Sala della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. “Un’ora perfetta” poesia di Nadia Scappini, nota critica di Giorgio Bàrberi Squarotti. Presentazione a cura di Paolo Ghezzi, giornalista; Gianfranco Lauretano, poeta e critico letterario. Info: Tel. 0461.239994; info@assrosmini.it; www.associazrosminitrento.it. Teatro MORSI A VUOTO Trento. Ore 21. Teatro Portland, via Papiria 8, Piedicastello. Un testo di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci. Regia di Filippo Renda. Info: www.teatroportland.it; Tel. 0461.924470; info@ teatroportland.it. Teatro SINFONIA D’AUTUNNO Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Con il Teatro Stabile dell’Umbria - Fondazione Brunello Cucinelli. Tratto dall’opera di Ingmar Bergman con Anna Maria Guarnieri, e con Valeria Milillo, Danilo Nigrelli, Silvia Salvatori. Regia Gabriele Lavia. Info: www.centrosantachiara.it; Tel. 800.013952; info@centrosantachiara.it.

Teatro MORSI A VUOTO Trento. Ore 21. Teatro Portland. Commedia di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci con la Compagnia “Maniaci d’Amore”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL BERRETTO A SONAGLI Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Riccardo Zandonai”. Spettacolo di Luigi Pirandello con la Compagnia l’Eclissi di Salerno. Per il concorso “Sipario d’oro 2015”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ATTENTO ALLA CIOCCOLATA, CALLAGHAN Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Quattrocchi e Cattivelli con il Gruppo Teatrale Tuenno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro NEMICI COME PRIMA Brentonico. Ore 20.45. Teatro “Monte Baldo”. Spettacolo di Gianni Clementi con la Compagnia “La Barcaccia”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PILLOLE, AMORE E FRENESIA Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium Comunale. Tratto da “Mio suocero in rodaggio” di Arnaldo Boscolo - trad. dial. di Stefano Giacomini con la Filodrammatica “Bastia” di Preore. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

7 SABATO Cabaret RISO IN ROSA: LUCIO GARDIN Baselga di Piné. Ore 20.45. Centro Congressi Piné 1000. all’interno della rassegna di cabaret femminile Riso in Rosa spettacolo con

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trentinoappuntamenti Lucio Gardin. Durante la serata finger food con la chef della Locanda 2 Camini Franca Merz. Ingresso: € 10,00. Per chi desidera cenare prima dello spettacolo dalle 19 cena con piatto vegano e calice di vino trentino ad € 15,00 presso la Locanda 2 Camini. Info: A.p.T. Tel. 0461.557028. Cabaret MARIO CAGOL CABARET Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Imperdibile appuntamento con la comicità di Mario Cagol e i suoi fidati compagni di viaggio Nicola “pippo” Degasperi per la parte tecnica e la presenza sul palco di Andrea Lelli con la sua musica e non solo. Info: Sorgente ‘90 info@sorgente90.org, www.sorgente90.org. Cultura PAESAGGI ALPINI. INCONTRO CON VITTORIO SGARBI Segonzano. Ore 20.30. Teatro Comunale. All’interno del convegno internazionale “Dürerweg: artisti in viaggio tra Germania e Italia. Da Dürer a Canova” evento speciale con la conferenza di Vittorio Sgarbi, storico dell’arte, direttore coordinatore assegnato alla Soprintendenza ai beni artistici e storici di Venezia, saggista

e conduttore televisivo. Ingresso libero. Info: A.p.T. 0461 683110. Musica CONCERTO DI CANTI GOSPEL E SPIRITUALS Trento. Ore 20.45. c/o Chiesa di San Pietro in via Brennero. Concerto del Freedom gospel choir di Trento, diretto da Angelo Bassetti, a due anni di distanza dal concerto del debutto proprio nella stessa chiesa. Entrata libera. Tutta la cittadinanza è invitata. Info: angelo-bassetti@virgilio.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 12. Ciamp de le Strie, Bellamente: “Happy Cheese”- Majazztic: Damiana Dellantonio (voce), Riccardo Dellantonio (tastiere), Enrico Desilvestro (batteria), special guest Marco Mattia (tastiere). Ore 21. Palazzo dei Congressi, Cavalese. Wayne Escoffery Quartet: Wayne Escoffery (sax), David Kikoski (pianoforte), Darryl Hall (contrabbasso), Ralph Peterson (batteria). Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

Teatro SINFONIA D’AUTUNNO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Con il Teatro Stabile dell’Umbria - Fondazione Brunello Cucinelli. Tratto dall’opera di Ingmar Bergman con Anna Maria Guarnieri, e con Valeria Milillo, Danilo Nigrelli, Silvia Salvatori. Regia Gabriele Lavia. Info: www.centrosantachiara.it; Tel. 800.013952; info@centrosantachiara.it. Teatro EN CASO DISPERÀ Trento. Ore 20.45. Sala polivalente Claudio Demattè, via per Belvedere 4. Spettacolo comico in dialetto trentino con la Filodrammatica di Cavrasto. Di Maria Pellegri Beber. Info: www. ravina.tn.it; Tel. 0461.1860935; info@ravina.tn.it. Teatro LIBERE STORIE Civezzano. Ore 20.45. Teatro “Luigi Pirandello”. Commedia di e con Andrea Castelli. Per la 21a edizione di “Bruno Palaoro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUELLO... BUONANIMA Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di Ugo Palmerini con la Compagnia “Ar-

gento Vivo” di Cognola. Per la rassegna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE DONNE CURIOSE Borgo Valsugana. Ore 20.45. Auditorium del Polo scolastico. Commedia di Carlo Goldoni con la Compagnia “Il gruppo del Lelio” di Bassano del Grappa (VI). Per la Rassegna teatrale dialettale 2015. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro N’AVOCATO DEL FORO Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Lina Lisciotto con la Compagnia “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Per “Insieme a teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro CASALINGUE Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale. Commedia di e con Loredana Cont con la Filodrammatica “I Dialettanti” di Rovereto. Per la 10a rassegna teatrale “Ricordando Nicola”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00

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BOLZANO – Via Bari 15 Tel. 0471 930993 – bazarbz@bazar.it

Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30

ANDREA PUCCI

TERESA MANNINO

IRENE GRANDI

FRANCESCO TESEI

La comicità di Andrea Pucci è semplice e diretta, per questo piace ai più giovani ma anche ai nonni. C’E’ SOLO DA RIDERE… è la raccolta delle sue migliori proposte elaborate espressamente per esibizioni teatrali. Lo spettacolo, in atto unico, è concettualmente divisibili in tre parti: LA SOCIETÀ IN CUI VIVIAMO; VOI; IO. Oltre un’ora e mezza di puro divertimento senza pensieri, per una serata “leggera”.

Pensa sempre a quello che dice e dice sempre quello che pensa. Si potrebbe sintetizzare in questo modo il carattere che contraddistingue Teresa Mannino che, in questo suo nuovo lavoro teatrale, attraversa strade e temi diversi ed istintivi: l’amore, la vita, il tradimento, gli uomini e le donne, la passione per la conoscenza e per la propria terra. E con la stessa passione racconterà i tormenti di Penelope e quelli della vicina di casa.

Una canzone scritta da lei per Sanremo, un tour teatrale che la vede protagonista assoluta e un nuovo contratto discografico: tante le novità che riguardano Irene Grandi in questo 2015 ancora sulla soglia, ma soprattutto tanti i suoi progetti che svelano una donna nuova, più ricca e complessa artisticamente, più consapevole.

La certezza di avere una privacy da difendere può risultare superflua, quasi ridicola se il nostro interlocutore è... un mentalista, uno che ti legge il pensiero. Un interlocutore davvero interessante, che sa cosa vuoi dire... prima ancora che tu l’abbia pensata: Francesco Tesei torna in teatro con “Mind Juggler”, una serie di giochi, esperimenti volti a farci stupire della potenza e potenzialità della comunicazione subliminale... per scoprire in leggerezza quanto sia importante stare all’erta e lontani dal rischio di essere manipolati.

TRENTO Auditorium S. Chiara 14 marzo 2015 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 21 aprile 2015 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 24 maggio 2015 ore 21

TRENTO Auditorium S. Chiara 10 ottobre 2015 ore 21

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trentinoappuntamenti Teatro PRIMA DE ‘NRABIARTE... CONTA! Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia tratta da “Un Natale al basilico” di Valerio di Piramo - trad. dialett. e adattamento di Valerio Bombardelli. Per l’8a rassegna teatrale di primavera “Nino Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PER QUEL TEMPORAL SUL BRENTA Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di autore anonimo – adattamento e trad. dial. di Riccardo Gottardi con la Filodrammatica “Doss Caslir” di Cembra. Per la rassegna teatrale “Zambana a Teatro 2015”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro ‘L SAGRESTAN DE DON ALBINO Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Luciano Zendron tratto da un lavoro di Dino Belmondo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL VENTAGLIO Avio. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Carlo Goldoni con la Compagnia “La Barcaccia”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NOT DE LE STRIE Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Aldo Cirri con la Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Per la 13a edizione di “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro MOLTO PIACERE Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”. Spettacolo di Andrea Castelli con la Compagnia “Teatro Impiria”. Per il concorso “Sipario d’oro 2015”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro HAPPY FAMILY Gardolo. Ore 20.45. Teatro Comunale “Gigi Cona”. Spettacolo di Alessandro Genovesi con il Gruppo “TNT - Teatro Nossa Trent” di Trento. Per la rassegna di primavera. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro TUTI ‘N TERAPIA Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Gloria Gabrielli con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro A TUT G’HÈ RIMEDIO Panchià. Ore 20.30. Teatro. Tratto da “La panacea di tutti i mali” di Antonella Zucchini - trad. e adattam. dialettale di Giusy Zanvettor Compagnia “El Mesedò” di Panchià. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

Teatro COPPIA APERTA, QUASI SPALANCATA Mori. Ore 20.45. Teatro “Sociale”. Spettacolo di Dario Fo e Franca Rame con la Filodrammatica “Bastia” di Preore. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro VACANZE FORZATE (STESSA CASA... STESSO MARE) Cavedine. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Antonella Zucchini con la Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro I PROBLEMI DELA COIDURA Tuenno. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Ernesto Paternoster con il Gruppo Teatrale Rumo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ANATRA ALL’ARANCIA Trento. Ore 17. Teatro Sanbàpolis. Spettacolo di W.D. Homes e M.A. Sauvajon con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

8 DOMENICA Corsi SEMINARIO DI DANZA Baselga del Bondone. Ore 14.3018.30. Sala Circososcrizionale. Incontro danzante con la musica di DJ Svado, Gianni Parrini. Info e iscrizioni: natalina.susat@libero.it; Cell. 339.4602596. Cultura VOLI NELL’ANIMA Riva del Garda. Ore 16. Vivaio Frizzi, Loc. Pasina. “Adornare l’esterno è uno strumneto per divenire tutt’uno con l’anima” Aristo-

tele - Nives Chiari - Make-Up Artist, Jafra a conclusione Tea Party. Organizza Associazione AnDROmeda. Info: www.associazioneandromeda.com. Escursionismo 25^ SCIALPINISTICA LAGORAI CIMA D’ASTA Pieve Tesino. Valmelene Cima D’Asta. Si rinnova l’atteso appuntamento in Tesino con la gara di scialpinismo, che per le difficoltà tecniche e il percorso impegnativo che la caratterizzano è molto apprezzata tra gli sportivi di questa disciplina di tutto l’arco alpino. Info: APT Valsugana - ufficio di Castello Tesino, tel. 0461.593322 - www. cimadastaskialp.it. Musica TRIO ARTRE IN CONCERTO Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica, via Verdi 30. Trio arTre: Marcello Defant, violino; Sebastiano Severi, violoncello; Giacomo Battarino, pianoforte su musiche di F. Kiel (1821-1885) Trio op. 3 in Re magg.; M. Anzoletti (18671929): Trio in La magg.; R. Lazzari (1845-1924): Trio in Fa magg.; R. Schumann (1810-1856): Trio in Fa magg. op. 80. Info: www.filarmo-

Passeggiare in Trentino-Alto Adige

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SEMPLICI ITINERARI PER GRANDI E PICCOLI

Dopo il grande successo di pubblico del libro-guida dedicato ad “Andar per malghe in Trentino”, l’autore ritorna ad occuparsi dell’escursionismo nella nostra regione.

IN L S IB w w UL RER w. NO IA cu ST O r c u R PP eg O S UR en IT E ov O ese .i t

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trentinoappuntamenti

COMUNICATO PREVENTIVO PER LA DIFFUSIONE DI MESSAGGI POLITICI ELETTORALI PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE COMUNALI INDETTE IL GIORNO 10 MAGGIO 2015 ED EVENTUALI BALLOTAGGI Ai sensi della Legge 515 dd 10.12.1993, della Legge 81 dd 25.03.1993 e della Legge n. 28 dd 22.02.2000 e successive modifiche, e per gli effetti della Delibera n. 666/12/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 302 del 29/12/2012

LA SOCIETÀ EDITRICE ASSOCIATI S.R.L. Dichiara di aver depositato un documento analitico, a disposizione di chiunque abbia interesse a prenderne visione, presso gli uffici della propria redazione siti in TRENTO – Via Ghiaie 15 Tel. 0461.362122

e presso gli uffici della Concessionaria di pubblicità

TRENTO - Via Ghiaie, 15 – Tel. 0461.934494 BOLZANO - Via Bari, 15 – Tel. 0471.914776

per l’accesso agli spazi di propaganda

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Tutti i messaggi politici elettorali, dovranno recare l’indicazione del committente e la dicitura “messaggio politico elettorale”. Saranno pubblicati tutti gli annunci pervenuti nei termini indicati e nel rispetto delle condizioni stabilite nel documento analitico.

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nica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 14. Rifugio Fuciade, Passo San Pellegrino. Randy Johnston Italian Organ Quartet: Randy Johnston (chitarra), Humberto Amesquita (trombone), Roberto Gorgazzini (organo Hammond), Valerio Abeni (batteria). Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Teatro SINFONIA D’AUTUNNO Trento. Ore 16. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Con il Teatro Stabile dell’Umbria - Fondazione Brunello Cucinelli. Tratto dall’opera di Ingmar Bergman con Anna Maria Guarnieri, e con Valeria Milillo, Danilo Nigrelli, Silvia Salvatori. Regia Gabriele Lavia. Info: www.centrosantachiara.it; Tel. 800.013952; info@centrosantachiara.it. Teatro BASTA PARLAR MALE DE LE DONE Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Commedia di Claudio Pasquini con la Filolevico di Levico Terme. Per la “Vetrina del Teatro Co.f.As. 2015” Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Zivignago. Ore 17.30. Teatro. Spettacolo di Ray Coonery - trad. di Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Per la rassegna teatrale “Zivignago sera in... prosa”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ANATRA ALL’ARANCIA Preore. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di W.D. Homes e M.A. Savaujon con la Compagnia “GAD Città di Trento”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro A TUT G’HÈ RIMEDIO Panchià. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo tratto da “La panacea di tutti i mali” di Antonella Zucchini - trad. e adattam. dialettale di Giusy Zanvettor con la Compagnia “El Mesedò” di Panchià. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

9 LUNEDÌ Musica RETO BIERI, NICOLAS ALTSTAEDT E HERBERT SCHUCH IN CONCERTO Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Reto Bieri, clarinetto; Nicolas Altstaedt, violoncello; Herbert Schuch, pianoforte su musiche di L. v. Beethoven: Trio „Gassenhauer”in Si bem.

magg. op. 11; R. Schumann: Sei studi in forma ; canonica, op. 56 (arr. di T. Kirchner); J. Widmann: Nachtstück; J. Brahms: Trio in la min. op. 114. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 18.30. Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, Cavalese. “Fiemme piace”. Conversazione in Jazz con Alessandro Garofalo “Walkin’ Jazz Quartet”: Walter Civettini (tromba e flicorno), Stefano Raffaelli (pianoforte), Flavio Zanon (contrabbasso), Enrico Tommasini (batteria). Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

10 MARTEDÌ Musica ORFEO & L’ANGELO Trento. Ore 20.30. Aula Magna Liceo “A. Rosmini”, via Malfatti 2. Le sonorità Barocche ci coinvolgono e ci riportano ad atmosfere di altri tempi grazie alla magia degli strumenti antichi e della voce. Soprano Joanna Klisowska; Liuto Pietro Prosser; Viola da Gamba Giuliano Eccher. Ingresso libero. Info: www.rosmini.tn.it; Tel. 338.2919656; nadiacarlimis@ gmail.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 12. Ciamp de le Strie, Bellamonte. Kicca & The Licaones: Kicca (voce), Oscar Marchioni (organo), Mauro Ottolini (trombone), Francesco Bearzatti (sax), Paolo Mappa (batteria). Ore 21.30. Club La Grenz, Moena: Jam Session. Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@ visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz.com; info@ dolomitiskijazz.com. Teatro WEST Trento. Ore 21. Teatro Sanbàpolis, via della Malpensada 82-88. Produzione Fanny & Alexander, Festival delle Colline Torinesi. Ideazione Luigi De Angelis e Chiara Lagani regia, spazio scenico Luigi De Angelis; dj-set Mirto Baliani. Info: www.centrosantachiara.it; Tel. 800.013952; info@centrosantachiara.it. Teatro FUORI MISURA Trento. Ore 10. Teatro Cuminetti, via Santa Croce 67. Il Leopardi come non ve l’ha mai raccontato nessuno di Valeria Cavalli in collaborazione con Claudio Intropido con Andrea Robbiano. Regia Valeria Cavalli, Claudio Intropido. Info: www.centrosantachiara.it; Tel. 800.013952; info@centrosantachiara.it.


trentinoappuntamenti

Cultura VOLI NELL’ANIMA Dro. Ore 20.30. Centro Culturale Via Cesare Battisti 14. “La cicatrice, un segno nel corpo e nell’anima” con Carlo Alberto Baciga Cicatrici sul piano fisico, mentale, emozionale. Percorsi per poter risolvere. Organizza Associazione AnDROmeda. Info: www.associazioneandromeda.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 12. Rifugio Zischgalm, Pampeago. Kicca & The Licaones: Kicca (voce), Oscar Marchioni (organo), Mauro Ottolini (trombone), Francesco Bearzatti (sax), Paolo Mappa (batteria). Ore 21. Teatro, Ziano di Fiemme: Jack Walrath & Gary Smulyan. Play the music of Mulligan/Baker pianoless quartet. Jack Walrath (tromba), Gary Smulyan (sax baritono), Ray Drummond (contrabbasso), Billy Drummond (batteria). Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

12 GIOVEDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Mattarello. Ore 20.30. Biblioteca comunale. Presentazione libro: “Una storia bella”, un romanzo di Carla Casetti Bregantini, Casa Editrice Curcu & Genovese, sezione Fronteretro 2014. Presenta il prof. Paolo Toniolatti con interventi scenici di Paul Sark. Info: www.curcuegenovese.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 10. Aula Magna, Polo Scolastico Moena: Chaotix: Sofia Carlone (voce, sax alto), Elias Bernardi (sax alto), Theo Knappe (sax tenore), Leo Ambach (tromba), Valentin Ambach (batteria), Viktoria Winkler (basso). Ore 12. Chalet Valbona, Alpe Lusia (Moena). Blu Job: Davide Garattoni (voce e basso elettrico), Massimiliano Canneto (violino), Giancarlo Bianchetti (chitarra elettrica), Marco Frattini (batteria). Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@ visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz.com; info@ dolomitiskijazz.com.

13 VENERDÌ Cultura CONFERENZA Rovereto. Ore 21. Sala Filarmonica - C.so Rosmini. Momento di riflessione e formazione per genitori, nonni e educatori dal titolo: “Cercasi eroi disperatamente” - Storie (e tecniche) educative per farcela nella vita” - Relatore Alberto Garniga. Ingresso libero. Info: www.associazionefloria.org.

Cultura DELITTO A CASTEL PIETRA Calliano. Ore 20. Castel Pietra. Salone Cresseri von Breitenstein. Da commensale dovrai risolvere un appassionante giallo. Tanti indizi ma un solo colpevole del Delitto a Castel Pietra. Frizzante, comica ed intrigante... una serata da ricordare! Info: www.castelpietra.info.

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14 SABATO Cabaret RISO IN ROSA: LAURA MAGNI E MARIA ROSSI Baselga di Piné. Ore 20.45. Centro Congressi Piné 1000. All’interno della rassegna di cabaret femminile Riso in Rosa spettacolo con Laura Magni di Colorado e Maria Rossi di Zelig. Durante la serata finger food con la chef della Locanda 2 Camini Franca Merz. Ingresso: € 10,00. Per chi desidera cenare prima dello spettacolo dalle 19 cena con piatto vegano e calice di vino trentino ad € 15,00 presso la Locanda 2 Camini. Info: A.p.T. 0461 557028. Cultura VOLI NELL’ANIMA Dro. Ore 20.30. Centro Culturale Via Cesare Battisti 14. Quando l’anima si fa pensiero e parola “Anima, emozioni e sentimenti di Gianna Santoni presenta Loredana Bettonte a seguire incontro con Gruppo Scrittura Mc Spazio Arte, presenta Emilia d’Avossa, letture a cura di Paolo Leoni, Atelier Stabile di scrittura Punto e virgola. Organizza Associazione AnDROmeda. Info: www.associazioneandromeda.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2015 Ore 12. Rifugio Doss dei Laresi, Alpe Cermis (Cavalese)

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Picone -Testa - Corini - Pisetta. Sara Picone (voce), Franco Testa (chitarra), Giulio Corini (contrabbasso), Stefano Pisetta (batteria). Ore 21. Sala Comunale, Predazzo. Marcello Tonolo Quartet featuring Chris Cheek: Marcello Tonolo (pianoforte), Chris Cheek (sax tenore), Marco Privato (contrabbasso), Jimmy Weinstein (batteria). Info: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.241111; monica.deflorian@visitfiemme.it; Dolomiti Ski Jazz www.dolomitiskijazz. com; info@dolomitiskijazz.com. Teatro NO’L ME PIASS Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Per “Insieme a teatro sull’Argentario”.Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ULTIMA VITTORIA Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”. Spettacolo di Luigi Lunari con la Compagnia “I Cattivi di cuore”. Per il concorso “Sipario d’oro 2015”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro I PROBLEMI DELA COIDURA Trambileno. Ore 20.45. Auditorium Comunale “Moscheri”. Spettacolo di Ernesto Paternoster con il Gruppo Teatrale Rumo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro GHE FOME POSTO... O FOME’L PESTO? Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratto da “Natale al basilico” di Valerio Di Piramo - trad. e adattam. di Claudio Rosa con la Filodrammatica “El Grotel” di Condino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REPARTO PATERNITÀ Mori. Ore 20.45. Teatro “Sociale”. Spettacolo di Ray Cooney - trad. di Maria Teresa Petruzzi con la Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro HOTEL BUON RIPOSO Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Elaborazione di Piergiorgio Lunelli - traduz. di Ernesto Paternoster con la Filodrammatica “La Sortiva” di Denno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BARUFE IN FAMEGIA Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Giacinto Gallina con la Compagnia di Lizzana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTA PARLAR MALE DE LE DONE Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Claudio Pasquini con la Filolevico

di Levico Terme. Per la 13a edizione di “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL NASO Gardolo. Ore 20.45. Teatro Comunale “Gigi Cona”. Spettacolo di Nicolaj Gogol con la Filodrammatica “Italo Varner” di Lavis. Per la rassegna di primavera. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CINA DEI TARTANOC Preore. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Francis Veber con la Compagnia “El Filò dala Val Rendena” di Pinzolo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ERA EN DÌ DE PRIMAVERA Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con la Compagnia “Virtus in Arte” di Malè e il gruppo di danza “Dancing Soul”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro FUM ‘N TEI OCI Casatta diValfloriana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Sposito R. e Romano C. - trad. e adattam. dialettale di Carlo Giacomoni con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti Teatro VILLA ARTEMISIA Molveno. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Velise Bonfante con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MISSION DAL PARADIS Castello Tesino. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Antonella Zucchini con la Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REGISTI ON THE ROAD Trento. Tutto il giorno. Teatro Portland, via Papiria 8, Piedicastello. Un evento al Portland per parlare assieme sullo stato della regia in Italia e in Trentino. Verranno invitate le compagnie locali a mostrare brevi estratti del loro lavoro. Info: www.teatroportland.it.

15 DOMENICA Teatro ATTENTO ALLA CIOCCOLATA, CALLAGHAN! Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Commedia di Quattrocchi e Cattivelli con il Gruppo Teatrale Tuenno. Per la “Vetrina del Teatro Co.f.As. 2015” Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA TV DEI TONI MARCI Zivignago. Ore 17.30. Teatro. Spettacolo di e con “I Toni Marci” di Trento. Per la rassegna teatrale “Zivignago sera in... prosa”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

18 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: mimosa.2009@live.it.

19 GIOVEDÌ Cultura PAESAGGI RINASCIMENTALI Trento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Marangonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Francesca De Gramatica “Un autoritratto in forma di palazzo: il Magno Palazzo di Bernardo Cles”. Partecipazione gratuita. Info: www.buonconsiglio.it; Tel. 0461.492811; education@buonconsiglio.it. Musica DARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMA Trento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Concerti al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione

(0461.1959596 o irene.matassoni@irifor.it). Info: www.irifor.it. Teatro L’IMPORTANTE È NON CADERE DAL PALCO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lezioni di teatro con Paolo Rossi e con Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800013952; info@centrosantachiara.it.

20 VENERDÌ Teatro CANTARE ALL’AMORE Trento. Ore 21. Teatro Portland. Commedia di e con Nicola DI Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno con la Compagnia “La Ballata dei Lenna”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro THE SISTERS Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Riccardo Zandonai”. Musical tratto da “Sister Act” con l’Associazione Stella. Per il concorso “Sipario d’oro 2015”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PÙ BUSIE CHE POESIE Trambileno. Ore 20.45. Auditorium Comunale “Moscheri”. Spettacolo di e con Loredana Cont. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PER NO NAR EN MALORA Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”.Spettacolo di Alberto Maria Betta con la Compagnia Teatrale “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro “I PÙ BEI REGAI NO I È ENCARTAI Brentonico. Ore 20.45. Teatro “Monte Baldo”. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “I Rusteghi” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL MARITO DI MIO FIGLIO Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium Comunale. Spettacolo di Daniele Falleri con la Filodrammatica di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’IMPORTANTE È NON CADERE DAL PALCO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lezioni di teatro con Paolo Rossi e con Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800013952; info@centrosantachiara.it.

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trentinoappuntamenti 21 SABATO Cabaret RISO IN ROSA: FEDERICA FERRERO E VIVIANA PORRO Baselga di Piné. Ore 20.45. Centro Congressi Piné 1000. All’interno della rassegna di cabaret femminile Riso in Rosa spettacolo con Laura Federica Ferrero e Viviana Porro di Zelig. Durante la serata finger food con la chef della Locanda 2 Camini Franca Merz. Ingresso: € 10,00. Per chi desidera cenare prima dello spettacolo dalle 19 cena con piatto vegano e calice di vino trentino ad € 15,00 presso la Locanda 2 Camini. Info: A.p.T. 0461 557028. Corsi COSTELLAZIONI FAMILIARI Zambana vecchia. Ore 15-18. c/o sede Associazione “Mana”. Metodo Bert Hellinger con Julijana Osti. Info: julijana.osti@libero. it - 320.0790075. Corsi SEMINARIO DI DANZA Condino. Ore 14.30-17.30. Con cena in agritur, danziamo e celebriamo l’arrivo della primavera a Casa Essenia www.casaessenia. it. Info e iscrizioni: natalina.susat@ libero.it; Cell. 339.4602596. Teatro IL NONNO ARABO Civezzano. Ore 20.45. Teatro “Luigi Pirandello”. Commedia di Nuncio Cocivera con la Filodrammatica di Civezzano. Per la 21a edizione di “Bruno Palaoro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NÙ VI CAPISSÙ PÙ Giustino. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Loredana Cont con la Filodrammatica di Giustino. Per la 17a rassegna teatrale “’nsema a far filò”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro VILLA ARTEMISIA Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di Velise Bonfante con l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Per la rassegna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

corso “Sipario d’oro 2015”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro PARCHEGGIO A PAGAMENTO OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro “San D. Savio”. Commedia di Italo Conti - trad. dialettale e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Per la Rassegna teatrale dialettale 2015. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro L’OSELO DEL MARESCIALO Mori. Ore 20.45. Teatro “Sociale”. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Piovene Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro IL BEL GASTONE Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia molto liberamente tratta da “Le allegre comari di Windsor” di Shakespeare con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per “Insieme a teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro GABERBAND Dro. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di teatro-canzone su Giorgio Gaber con T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Per l’8a rassegna teatrale di primavera “Nino Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Ce. Dro” di Dro. Per la rassegna teatrale “Zambana aTeatro 2015”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ANATRA ALL’ARANCIA Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”.Spettacolo di W.D. Homes e M.A. Sauvajon con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Per il con-

Teatro NO SE VIVE SOL DE VIN Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Mario Bertagnolli con la Filodrammatica “El Filò” di Taio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro CHIERELO MAI STI BITOLS Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. Commedia con la Filodrammatica di Brancolino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro VITA DA CAGNI Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Renzo Francescotti con “Le vecchie glorie” della Filolevico. Per la 13a edizione di “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SCUOLA DELLE MOGLI Gardolo. Ore 20.45. Teatro Comunale “Gigi Cona”. Spettacolo di Moliere con il Gruppo A.R.R.T. Per la rassegna di primavera. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUANDO L’AMORE C’È... LA GAMBA TIRA ‘L PÈ Marcena di Rumo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Franco Roggero con la Filodrammatica di Dimaro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro A TUT G’HÈ RIMEDIO Tesero. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo tratto da “La panacea di

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tutti i mali” di Antonella Zucchini - trad. e adattam. dialettale di Giusy Zanvettor con la Compagnia “El Mesedò” di Panchià. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIBERE STORIE: INCONTRO CON ANDREA CASTELLI Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Una serata speciale con Andrea Castelli per quello che non è uno spettacolo, ma una lunga chiacchierata. Non c’è un copione, forse solo una scaletta. Un pacato ritorno alla parola attraverso le storie, che raccontano il bagaglio personale, il vissuto di una persona. Info: Sorgente ‘90 info@sorgente90.org, www.sorgente90.org. Teatro COUS COUS CLAN Trento. Ore 20.45. Sala polivalente Claudio Demattè, via per Belvedere 4, Ravina. Commedia brillante di Marco Mirandola con il Teatro Estravagario di Verona. Info: www. ravina.tn.it; Tel. 389.6465371; info@ravina.tn.it. Teatro L’IMPORTANTE È NON CADERE DAL PALCO Trento. Ore 21. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lezioni di teatro con Paolo Rossi e con Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800013952; info@centrosantachiara.it.

22 DOMENICA Teatro VACANZE FORZATE (STESSA CASA... STESSO MARE) Trento. Ore 16. Teatro S. Marco. Commedia di Antonella Zucchini tradotta in dialetto trentino con la Filodrammatica di Viarago. Per la “Vetrina del Teatro Co.f.As. 2015” Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti Teatro NÙ VI CAPISSÙ PÙ Giustino. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Loredana Cont con la Filodrammatica di Giustino. Per la 17a rassegna teatrale “’nsema a far filò”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’IMPORTANTE È NON CADERE DAL PALCO Trento. Ore 16. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Lezioni di teatro con Paolo Rossi e con Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800013952; info@centrosantachiara.it. Teatro VOLI NELL’ANIMA Dro. Ore 17. Teatro Oratorio Dro - Via Cesare Battisti. Spettacolo teatrale “I Cavalli di frisia” Storie trentine della Grande Guerra. Regia di Enrico Tavernini. Organizza Associazione AnDROmeda con le classi quinte dell’Istituto Comprensivo di Dro. Info e prenotazioni posti spettacolo 349.5224292 - 342.5583812. Info: www.associazioneandromeda.com. Tradizione FIERA DI SAN GIUSEPPE Trento. Torna in città la tradizionale fiera di S. Giuseppe e come ogni anno si prevede un consistente afflusso di persone provenienti anche da fuori provincia per l’evento che dalle 7 alle 19 di domenica 22 marzo 2015 animerà le vie del centro cittadino. Info: www.comune.trento.it; Tel. 0461.884453; comurp@comune.trento.it.

24 MARTEDÌ RITAGLI Trento. Ore 9 (primo ciclo scuole primarie); Ore 11 (scuola dell’infanzia). Foyer Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia teatrale Piccoli Principi, di e con Alessandro Libertini; regia Alessandro Libertini e Véronique Nah. Info: www.centrosantachiara.it; info@centrosantachiara.it. Danza COMIX Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Con NoGravity Dance Company, una creazione di Emiliano Pellisari; coreografie Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu. Info: www. centrosantachiara.it. Musica L’INVISIBILE PRESENTE Trento. Ore 20.30. Aula Magna Liceo “A. Rosmini”, via Malfatti 2. Conservatorio “F.A.Bonporti” di Trento. Testi di Emanuela Rossini. Musiche di Fabio Conti, Laura Crescini, Massimo Priori, Paolo Ugoletti. Direttore Giovanni Giannini. Ingresso libero. Info: www. rosmini.tn.it; Tel. 338.2919656; nadiacarlimis@gmail.com.

Musica HILARY HAHN E CORY SMYTHE IN CONCERTO Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Hilary Hahn, violino Cory Smythe, pianoforte su musiche di R. Schumann: Sonata n. 1 in la min. op. 105; C. Debussy: Sonata in sol min.; J.S. Bach: Partita n. 3 in Mi magg. BWV 1006; In 27 Pieces: The Hilary Hahn Encores (selezione). Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it.

25 MERCOLEDÌ Cabaret RISO IN ROSA: ROSSANA CARRETTO E GIUSI ZENERE Baselga di Piné. Ore 20.45. Centro Congressi Piné 1000. All’interno della rassegna di cabaret femminile Riso in Rosa spettacolo con Rossana Carretto e Giusi Zenere di Colorado. Durante la serata finger food con la chef della Locanda 2 Camini Franca Merz. Ingresso: € 10,00. Per chi desidera cenare prima dello spettacolo dalle 19 cena con piatto vegano e calice di vino trentino ad € 15,00 presso la Locanda 2 Camini. Info: A.p.T. 0461 557028. Cultura VIAGGI@NDO. 140.000 PASSI SUL HIELO CONTINENTAL IN PATAGONIA Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Serata di racconti con Roberto Leonardi, gestore del Rifugio Poztmauer di Grumes. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 info@sorgente90.org, www. sorgente90.org.

26 GIOVEDÌ Cultura PAESAGGI RINASCIMENTALI Trento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Marangonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Lia Camerlengo “Gli dei nel palazzo del principe. Temi mitologici tra architettura e pittura nel Castello di Bernardo Cles”. Partecipazione gratuita. Info: www.buonconsiglio. it; Tel. 0461.492811; education@ buonconsiglio.it.

27 VENERDÌ Teatro UNA TAZZA DI MARE IN TEMPESTA Trento. Ore 21. Teatro Portland. Spettacolo tratto da Moby Dick di Herman Melville con Roberto Abbiati. (5 repliche: 18.45, 19.30, 20.15, 21.00, 21.45). Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PETER PAN - UN MUSICAL FANTASTICO Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Riccardo Zandonai”. Serata Finale e delle premiazioni. Con la Com-

pagnia di Lizzana. Per il concorso “Sipario d’oro 2015”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro FRANCAMENTE ME NE INFISCHIO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Produzione stabilemobile - compagnia Antonio Latella - La Corte Ospitale, 3 movimenti liberamente ispirati a a «Via col vento» di Margaret Mitchell; regia Antonio Latella; drammaturgia Federico Bellini, Linda Dalisi, Antonio Latella con Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca. Info: www.centrosantachiara. it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

28 SABATO Teatro MASSA VECIO PER ME FIOLA Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Per “Insieme a teatro sull’Argentario”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VACANZE FORZATE (STESSA CASA... STESSO MARE) Lavarone. Ore 20.30. Teatro-Cinema “Dolomiti”.Commedia di Antonella Zucchini con la Filodrammatica di Viarago. Per la 3a edizione di “Lavarone a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro I PROBLEMI DE LA COIDURA Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Ernesto Paternoster con il Gruppo Teatrale Rumo. Per la rassegna teatrale “Zambana a Teatro 2015”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SPETTACOLO DI LUCIO GARDIN Levico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Per la 13a edizione di “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro UNA SERATA AL ... CAMPANILE Gardolo. Ore 20.45. Teatro Comunale “Gigi Cona”. Spettacolo di Achille Campanile con la Compagnia Teatrale “Appunti & Scarabocchi di Gardolo. Per la rassegna di primavera. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NO’L ME PIASS Preore. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di e con l’Associazione Culturale “La Baraca” di Martignano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Predazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettacolo tratto da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare - adattamento di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro FRANCAMENTE ME NE INFISCHIO Trento. Ore 21. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Produzione stabilemobile - compagnia Antonio Latella - La Corte Ospitale, 3 movimenti liberamente ispirati a a «Via col vento» di Margaret Mitchell; regia Antonio Latella; drammaturgia Federico Bellini, Linda Dalisi, Antonio Latella con Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; info@centrosantachiara.it.

30 LUNEDÌ Musica ESTONIAN PHILHARMONIC CHAMBER CHOIR IN CONCERTO Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Estonian Philharmonic Chamber Choir; Kaspars Putni , direttore; A. Pärt: Dopo la vittoria S. Rachmaninov: Vespri. Info: www.filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it.

GLI APPUNTAMENTI DI APRILE 1 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: mimosa.2009@live.it. Musica CONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE ARVO VOLMER Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Arvo Volmer, direttore; Ludwig van Beethoven, Leonora, op. 72: Ouverture n. 2; Igor Stravinskij, Jeu de cartes; Robert Schumann, Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore, op. 38 “La primavera”. Info: www. haydn.it; n. verde 800.013952; info@haydn.it.

2 GIOVEDÌ Musica DARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMA Trento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Concerti al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o irene.matassoni@irifor.it). Info: www.irifor.it.

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FRONTIERE-GRENZEN, IL PREMIO LETTERARIO DELLE ALPI LA PREMIAZIONE È IN PROGRAMMA SABATO 14 NOVEMBRE A PRIMIERO. TERMINE PER LA PRESENTAZIONE DEI RACCONTI, LUNEDÌ 15 GIUGNO

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empre più “grande”. Frontiere-Grenzen, il premio letterario delle Alpi, alla sua ottava edizione, ancora una volta contrassegnata da significative novità. Il regolamento ribadisce che si tratta di un premio letterario a tema libero per racconti brevi, aperto a tutti i generi della narrativa contemporanea, dal racconto tradizionale a nuove sperimentazioni linguistiche, dal thriller al fantastico, dall’horror alla fantascienza, dall’epistolario al racconto rosa, al testo teatrale. Altrettanto importante il patrocinio e la collaborazione della Convenzione delle Alpi che ha permesso un ulteriore allargamento del bacino d’utenza: a Frontiere-Grenzen, infatti, possono partecipare i nati prima del 2001 compreso, purché residenti nei territori della Convenzione. E dunque tutte le regioni alpine di Italia (più la provincia di Trieste), Austria, Francia, Svizzera, Germania e Slovenia nonché Liechtenstein e Monaco. Il premio resta bilingue – italiano e tedesco – ma è possibile partecipare anche con racconti scritti nelle altre lingue usate nei territori della Convenzione purché accompagnati da traduzione o in italiano o in tedesco. Due

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UNIVERSITÀ TRENTO: PAOLO COLLINI È IL NUOVO RETTORE ELETTO IL 24 FEBBRAIO SCORSO

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a comunità accademica dell’Ateneo trentino ha eletto il nuovo Rettore. Si tratta del professor Paolo Collini, ordinario di economia aziendale, che prende il posto della professoressa Daria de Pretis nominata ad ottobre 2014 giudice della Corte Costituzionale. Appresa la notizia, il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, a nome della Giunta e dell’assessora all’Università Sara Ferrari, esprime al professor Collini le proprie congratulazioni, unite all’augurio di buon lavoro. “Con la professoressa de Pretis - ha detto il presidente Rossi - abbiamo iniziato un importante e proficuo percorso per la costruzione di un Ateneo sempre più moderno e aperto all’Europa, che, ne siamo sicuri, proseguirà con il nuovo Rettore”. “L’Università rappresenta indubbiamente un pilastro fondamentale su cui poggia l’Autonomia”. “Offriamo al professor Collini la nostra totale collaborazione, nel rispetto delle reciproche competenze, per affrontare le tante sfide che abbiamo di fronte, a cominciare dalla valorizzazione del capitale umano, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo strategico dell’Università come motore di sviluppo del Trentino”. (fm) le sezioni previste: quella per racconti editi che vede raddoppiare il montepremi per il vincitore, adesso fissato a 3.000 euro, mentre ai vincitori della categoria racconti inediti andranno 1.500 euro primo, 750 secondo e 500 al terzo classificato. Il termine per la presentazione dei racconti è fissato a lunedì 15 giugno 2015, mentre la premiazione è in programma sabato 14 novembre a Primiero. In giuria Pietro De Marchi, Lisa Ginzburg, Carlo Martinelli (presidente), Peter Oberdorfer e Joseph Zoderer. Ad organizzare il concorso l’Associazione culturale “La Bottega dell’Arte” in collaborazione con le biblioteche trentine di Primiero e Canal San Bovo e l’ Associazione Scrittori Sudtirolesi e la partecipazione finanziaria di molte realtà. Tutte le informazioni e il bando di concorso sul sito www.frontieregrenzen.com


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PRIMERANO NUOVO PRESIDENTE DELL’AMEI ALBRECHT DÜRER RIPRODOTTO SU VETRO DA SANDRO TOMANIN

ASSOCIAZIONE DEI MUSEI ECCLESIASTICI ITALIANI

UN CICLO PRESENTATO ALLO SPAZIO EMPTY DI ROVERETO

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a sua è una piccola grande azienda. Piccola perché interamente a gestione familiare. Grande perchè sa confrontarsi con la storia dell’arte e maneggiare un materiale antico e ancora misterioso con tecniche che prevedono l’uso di smalti, grisaglie in ossido di piombo, pigmenti sciolti in acqua e aceto, attente cotture, ritagli e composizioni: tutto rigorosamente a mano, pezzo per pezzo. Sandro Tomanin, l’artigiano-artista di San Bellino (Rovigo) che per la sua bravura a maneggiare il vetro ha avuto il complesso compito di restaurare un antico rosone della Cappella degli Eremitani a Padova, ha presentato presso EMPTY di Rovereto un ciclo dedicato ad Albrecht Dürer. Si tratta di una serie di nove riproduzioni – realizzate interamente a mano – di antiche stampe dell’artista cinquecentesco, disegnate su formella di vetro e quindi incastonate su cornici realizzate con tasselli di vetro soffiato, anch’essi decorati a mano e legati a piombo. Nella città trentina è esposta anche un’intensa riproduzione su vetro del celebre “autoritratto con pelliccia”, che il genio artistico di Norimberga dipinse nel 1500 al culmine del proprio successo. Fondatore e titolare della Vetreria che gestisce insieme ai fratelli, Tomanin ha un lungo percorso di studi artistici alle spalle: maestro d’arte diplomato all’Istituto Dosso Dossi di Ferrara, raggiunta la maturità artistica si è trasferito a Firenze per frequentare i corsi di arte e restauro di Palazzo Spinelli. EMPTY – precisano i titolari – non è una galleria d’arte e nemmeno un negozio, ma vuole porsi come il negozio di tutti, specialmente di coloro che non hanno negozio, ovvero quegli artigiani che spesso hanno tempo solo per lavorare anzichè di promuovere le opere del loro ingegno. Empty via Bezzi 34, Rovereto emptyarticolo1@gmail.com

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onsignor Giancarlo Santi, dopo aver guidato per cinque anni l’AMEI - Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani, ha lasciato l’incarico per fine mandato. I rappresentati degli oltre 200 Musei “Ecclesiastici”, ovvero dei Musei Diocesani, di Cattedrali, Chiese, Confraternite disseminati lungo l’intera Penisola, riuniti al Diocesano di Milano hanno proceduto alla elezione del nuovo Presidente e del nuovo Consiglio di Amministrazione. A succedergli è stata eletta Domenica Primerano, Direttore del Diocesano di Trento, e già componente del Consiglio Direttivo negli anni di presidenza di Monsignor Santi. La dottoressa Primerano è il primo laico, nonché la prima donna, a ricoprire quest’importante carica dal 1996, anno di fondazione dell’AMEI. “Attualmente AMEI – sottolinea la Presidente – riunisce e coordina l’attività di oltre duecento Musei Ecclesiastici diffusi su tutto il territorio nazionale, isole comprese. Si tratta di enti ricchissimi per patrimonio e per attività, ospitati in luoghi e monumenti tra i più belli delle città italiane: un immenso tesoro di arte, architettura e storia che ai più è del tutto ignoto, scarsamente segnalato dalle guide turistiche delle città, snobbato da un certo ambiente culturale, soffocato da un’immagine di polverosità e noia che è assolutamente lontana dalla realtà di queste istituzioni”. “Il museo – continua la Presidente – è sempre stata la mia passione, tanto è vero che mi sono laureata in architettura con una tesi di museografia. Ho cominciato a collaborare nel 1986 con il Museo Diocesano Tridentino, del quale nel 1995 sono diventata vice direttore. Tra il 1989 e il 1995 ho coordinato l’intervento di restauro e riallestimento della sede museale e ideato il nuovo percorso espositivo, operazione davvero complessa ma sicuramente stimolante. Ho poi dato avvio all’attività dei Servizi educativi e curato l’ideazione e organizzazione delle molte iniziative che il museo ha proposto in questi anni”.

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IL COORDINAMENTO DÀ LA MANO A BOLZANO LA SALUTE MENTALE VISTA DA OCCHI DIVERSI

ACCORDO TRA TEATRO STABILE DI BOLZANO E COORDINAMENTO TEATRALE TRENTINO

UNA SERIE DI INTERESSANTI APPUNTAMENTI FINO AL 27 MAGGIO

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pregiudizi verso chi soffre di disturbi psichici sono ancora forti. Per questo il Servizio di salute mentale di Trento – in collaborazione con Associazione Ama e La Panchina – ha pensato di organizzare una serie di appuntamenti aperti alla cittadinanza per sensibilizzare sul tema del disagio mentale. L’originalità dell’iniziativa è che a parlare, davanti alla platea, ci saranno proprio loro: utenti del Servizio, persone che stanno vivendo o hanno vissuto sulla loro pelle il disagio mentale. Al loro fianco ci saranno anche familiari di pazienti, operatori e medici. Voci che possono aiutare a comprendere meglio un mondo ancora avvolto da stereotipi negativi. E affrontare questioni sempre più attuali: dalla depressione agli attacchi di panico, dagli psico-farmaci ai comportamenti a rischio per il nostro benessere. Raccontando la loro esperienza diretta, queste persone possono dimostrare come la “recovery” – ovvero quel percorso di guarigione personale che può portare ad un cambiamento positivo in chi soffre di determinate patologie – non sia solamente un concetto astratto, ma un obiettivo concreto da raggiungere. Per questi motivi il Servizio di salute mentale di Trento ha dato vita al progetto “FARe – Formarsi Assieme Responsabilmente” che, dopo una fase creativa e organizzativa che ha coinvolto utenti, operatori, familiari e cittadini suddivisi in gruppi tematici, sfocerà in una serie di iniziative formative rivolte alla cittadinanza. Il primo appuntamento è fissato per mercoledì 18 febbraio (dalle 17 alle 19, presso la Sala Anita del Servizio di salute mentale di Trento) quando si parlerà di prima accoglienza e presa in carico di chi soffre

Siglato il 29 gennaio a Bolzano un protocollo di intesa tra Teatro Stabile di Bolzano e Coordinamento Teatrale Trentino, con l’obbiettivo di rafforzare la collaborazione già in atto tra i due organismi teatrali per la diffusione e la circuitazione degli spettacoli di prosa in ambito regionale. Ieri pomeriggio a Bolzano, nella sede del Teatro Stabile, i presidenti delle due istituzioni culturali Giovanni Salghetti Drioli e Loreta Failoni hanno formalmente sancito, con la firma di una convenzione per il triennio 2015/2017, l’intento di proseguire e intensificare la positiva sinergia tra le due realtà teatrali, in linea con la vocazione alla diffusione capillare della cultura teatrale sul territorio delle province di Bolzano e di Trento. Questo nuovo passo verso collaborazioni sempre più proficue è coerente sia con il dettato dello statuto del Coordinamento, “collaborare particolarmente con il Teatro Stabile di Bolzano quale maggiore organismo produttore di spettacoli teatrali in regione”, sia con le nuove norme contenute nel decreto del Ministero, che prevedono una maggiore territorialità per i Teatri di Rilevante Interesse Culturale, la nuova categoria alla quale appartiene dall’1 gennaio 2015 anche il Teatro Stabile di Bolzano. Il nuovo accordo si muove nell’ambito del rinnovato interesse per la costruzione di reti. Basti pensare al protocollo “pilota” firmato nel 2011 da Centro S. Chiara di Trento e Teatro Stabile di Bolzano, rinnovato nello scorso dicembre anche per il triennio 2015/2017. di disagio. Il 25 febbraio si affronterà un altro tema delicato: come e dove affrontare i momenti di crisi. Quindi, il 3 marzo (presso la Fondazione Caritro) sarà la volta dell’appuntamento dal titolo “Che cos’è il disagio mentale”, mentre il 10 marzo – solo per citare i primi quattro eventi in calendario – si parlerà di ansia e attacchi di panico. Come anticipato, il tutto avverrà sempre attraverso voci e punti di vista differenti, che potranno dare un quadro completo su argomenti di stretta attualità. Info: www.fareassieme.it

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TRENTO E ALGHERO: “GEMELLI” DA GUSTARE TURISMO ED ENOGASTRONOMIA: UN BINOMIO CULTURALE

Da sx, Danilo Moresco, Marinella Argentieri e Domenico Giorico

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a promozione turistica passa anche attraverso i buoni sapori della tavola, questo uno dei presupposti della serata dedicata nei giorni scorsi al gemellaggio enogastronomico Trento – Alghero, presso il ristorante Da Pino di San Michele all’Adige. L’incontro tra gli chef e gli operatori della ricettività, per lo scambio delle rispettive esperienze, e l’altro scopo dell’iniziativa organizzata dalla segreteria di Ristoranti Regionali – Cucina DOC www.ristorantiregionali.it che, dai primi anni settanta, promuove la conoscenza dell’enogastronomia regionale, intesa come espressione di cultura ed elemento essenziale alla proposta turistica del territorio. Applausi alle ricette preparate dallo chef Mauricio Marra del ristorante Del Emperador del Carlos V Hotel di Alghero , al pari di quelli riservati ai piatti della tradizione trentina, elaborati dallo chef Giuseppe Prencipe del ristorante Da Pino di San Michele all’Adige. La cena si è aperta con la degustazione di Trentingrana DOP abbinato al Brut Arlecchino, metodo Martinotti-Charmat, dell’Azienda Agricola Zeni, produttore di nicchia che, nel corso della cena, ha presentato i suoi vini abbinati al menù. Molto apprezzati dal pubblico trentino: Aragosta e I Papiri proposti dalla Cantina Santa Maria la Palma,

che hanno accompagnato i piatti algheresi. Sapori di mare e di terra, in rappresentanza delle due regioni si sono succeduti in armonioso crescendo: la Fantasia di ricci di mare, bottarga di muggine e carciofi è stata servita all’antipasto, poi i Cannelloni di dentice con vellutata di crostacei, quindi la Lombata di cervo cotta in bassa temperatura in salsa di Teroldego e tartufo nero del Baldo, completata da piccolo tortel di patate e sformatino di verza e, dulcis in fundo, la Trilogia di dessert tipici trentini: strudel di mele su salsa alla vaniglia, rosada speziata e gelato alla grappa. Insieme ad albergatori e ristoratori sono intervenuti ospiti illustri: il sindaco di San Michele all’Adige Signora Clelia Sandri, l’assessore al Turismo della Provincia di Trento Michele Dallapiccola, il Presidente della Camera di Commercio e dell’Unione Turismo e Commercio Giovanni Bort. I proprietari dei due ristoranti gemellati: Danilo Moresco e Domenico Giorico si sono scambiati due volumi di ricette: La cucina delle nostre valli e I sapori del mare, in ricordo dell’incontro . A tutti i protagonisti dell’evento, Marinella Argentieri, responsabile di Ristoranti Regionali - Cucina DOC, ha consegnato un attestato di partecipazione. Gli ospiti algheresi, durante il loro soggiorno, hanno conosciuto la signorile ospitalità delle Cantine Ferrari, icona dell’eccellenza vinicola italiana: hanno visitato la città di Trento e il Muse, il nuovo multimediale museo delle scienze, progettato dall’architetto Renzo Piano. Mauricio Marra e Giuseppe Prencipe

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10A EXPORIVA CACCIA PESCA AMBIENTE COLONIA ESTIVA DIURNA “INCONTRO”

10° COMPLEANNO DAL 27 AL 29 MARZO AL QUARTIERE FIERISTICO DI RIVA

PROPOSTA DALL’ASSOCIAZIONE DHARMA DI CADINE

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nche quest’anno l’Associazione Dharma di Cadine propone la colonia estiva diurna “Incontro”, rivolta ai bambini della scuola materna ed elementare che si svolge in un ambiente immerso nel verde a pochi chilometri da Trento. Punto di forza è il numero ridotto di posti disponibili, che consente agli educatori di seguire da vicino i bambini, dare loro attenzione, coglierne i bisogni e di proporre un ritmo rilassato di vacanza durante la giornata. Gli organizzatori credono nell’importanza dell’alimentazione e cercano che sia equilibrata e, dove possibile, biologica. Vengono trasmessi e praticati valori quali la gentilezza e il rispetto verso se stessi e gli altri, il rispetto e la cura della natura, la gestione corretta dell’acqua e delle risorse, il riciclo dei materiali. Durante le giornate viene dato spazio al gioco, anche libero, come momento di espressione e di libertà, si cantano canzoncine anche in lingua straniera. Le attività proposte mirano a stimolare curiosità, creatività, dialogo con l’altro e conoscenza di sè. La colonia si svolge a Cadine nelle seguenti tre settimane: 1° TURNO dal 29 giugno al 3 luglio; 2° TURNO dal 6 luglio al 10 luglio; 3° TURNO dal 13 luglio al 17 luglio. È previsto il servizio di accompagnamento in autobus di linea con partenza e rientro da Piazza Dante e possibilità di salita e arrivo anche alla fermata di Piedicastello. Per i bambini della scuola materna è possibile iniziare il 1° luglio, con sconto sulla quota. L’Associazione è accreditata presso la Provincia per i Buoni di Servizio. Venerdì 20 marzo, alle 20.30, alla sala circoscrizionale di Cadine, in via dell’Androna, 1 al 3° piano si terrà un incontro con i genitori per presentare le attività. Per informazioni e iscrizioni: Mattedi Wilma cell. 3355411420 wilmamattedi1@virgilio.it Lodi Antonella cell. 3293308555 – dalle 14,00 alle 16,00 antonella_lodi@virgilio.it

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a mostra mercato di Riva del Garda, in questi anni, ha saputo consolidarsi e crescere costantemente in termini di espositori, spazi e pubblico: 228 aziende presenti lo scorso anno, 18.000 m2 lordi occupati e 14.125 visitatori (+13% sul 2013). Un successo che l’ha resa un appuntamento ormai imperdibile in particolare per gli appassionati di caccia alpina e caccia di selezione di tutta Italia e per gli amanti della pesca soprattutto a mosca e spinning. Le novità di questa edizione sono molte e significative. Innanzitutto un giorno in più nel calendario dell’evento, che aprirà i battenti già il venerdì pomeriggio alle ore 14.30. Per quanto riguarda il mondo della caccia oltre alle tante proposte commerciali, i visitatori potranno contare su di un incredibile ventaglio di esperienze ed emozioni. Fra le novità di questa edizione, il raduno dei Gruppi Conduttori Cani da traccia che vedrà la presenza anche di gruppi provenienti da Austria e Slovenia. Per la prima volta verrà organizzato un Concorso internazionale di pittura su Scheiben (i tradizionali bersagli in legno dipinto). Anche quest’anno ci sarà una ricca rassegna di Gruppi di Suonatori di Corni da caccia che, con le loro inconfondibili note, accompagneranno tutti i momenti della fiera. L’appuntamento con la cucina trentina sarà presso il tradizionale “Biergarden”, con musica e intrattenimento per tutti. Tutti i bambini e gli appassionati cinofili non dovranno perdere, sabato e domenica, due partecipatissime Esposizioni NaIN BREVE Data: 27 – 29 marzo 2015 zionali canine. I piccoli visitatori Orari: venerdì 14.30-18.30 potranno anche divertirsi e vedesabato e domenica 08.30-18.30 Biglietto ingresso: € 10,00 re in fiera gli animali della fattoria (biglietto ridotto € 7,00 ritagliabile didattica. Numerose le iniziative dalla rivista Trentino Mese) Info: Tel. 0464.570133 anche per il mondo della pesca. info@exporivacacciapescambiente.it Sabato 28 marzo verrà organizzawww.exporivacacciapescambiente.it ta per la prima volta una gara di Responsabile Comunicazione Area Fiere: Laura Grippa lancio in vasca esterna (45 meTel. 0464.570121; l.grippa@rivafc.it tri di lunghezza!) mentre domenica 29 si terrà la gara di costruzione mosche artificiali. È confermata la 7a edizione dell’ormai immancabile Trofeo “Dolomiti Energia”, gara di pesca trota torrente e spinning. Per tutti gli amanti della pesca da non perdere la seconda edizione di “Tell Me Fishing” il video contest pensato esclusivamente per videoamatori che premia il miglior video di pesca di 3 minuti. La novità di questa 10a edizione, per gli amanti della cucina è: “Salmerino in Tavola”, minicorsi con degustazione tenuti da appassionati chef che spiegheranno e faranno assaggiare originali ricette di pesce.


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TRENTO CITTÀ FORTEZZA, ACCADDE IERI SU “TAPIS ROULANT”, IL CONTENITORE CULTURALE PROPOSTO DALLA RAI

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ediamo cosa offre la programmazione di “Tapis Roulant”, il contenitore culturale proposto dalla Rai regionale. Si parte domenica 8 marzo (ore 9.45 circa su RAI3), con “l’Europa in Trentino”, un ciclo di sei puntate, in onda a partire da domenica 8 marzo, che offre allo spettatore risposte chiare a queste ed altre domande. Realizzato dalla Rai in collaborazione con il Centro europeo d’eccellenza Jean Monnet dell’Università di Trento, il programma affronta, con puntate monografiche, argomenti di interesse collettivo, con l’obiettivo di trasmettere al grande pubblico conoscenze aggiornate sull’Europa, i suoi sviluppi e gli obiettivi futuri. Con l’intervento di esperti europeisti, con visite mirate e interviste sul territorio sarà possibile conoscere presente e prossimo futuro d’Europa in materia di trasporti, ambiente, ricerca, giovani, economia e immigrazione. “l’Europa in Trentino”, è un programma a cura di Flavio Pedrotti, condotto da Elisabetta Curzel. Continua l’appuntamento con gli chef del territorio, che interpretano antiche ricette trentine con gusto e diletto personale, abbinando i vini più adatti per degustare al meglio la leccornia. Questa settimana la gara coinvolge lo chef Alfredo Chiocchetti che propone: “Lombo d’agnello in crosta di sale con spugna di barbabietola e verdure della Val di Gresta”. Domenica 22 marzo, prosegue il ciclo sulla Grande guerra in Trentino realizzato dalla Struttura di Programmazione della Sede Rai di Trento, con la regia di Ugo Slomp. La decima puntata avrà come tema: “Trento/Città Fortezza”, quindi l’esperienza dei trentini civili e militarizzati nelle retrovie del fronte.

POESIA DELL’ACQUERELLO RENDEZ VOUS A MALOSCO UN SEMINARIO PER ARTISTI PRINCIPIANTI E PER PROGREDITI

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orna per l’ennesima edizione al “Belsoggiorno” di Malosco in Valle di Non una manifestazione che abbina felicemente l’arte al turismo grazie ad un’organizzazione ormai ampiamente collaudata con risultati in continuo crescendo. È un seminario adatto sia agli artisti principianti che ai progrediti e prevede lezioni teoriche e pratiche di disegno, acquerello e tecniche combinate di pittura, lavori all’aperto e in atelier tenuti anche quest’anno da Tina Stremlau che vive in Carinzia – Austria, insegnante dotata particolarmente nella difficile arte dell’acquerello con un continuo ampliamento dei propri orizzonti con esperienze di viaggi studio in Italia, Slovenia, Croazia, Egitto, Cipro e Turchia. Affianca la “Maestra” Tina Stremlau l’insegnate Heidi Reil formatasi all’Accademia parigina ABC con all’attivo partecipazione a grandi progetti artistici in scuole austriache e tedesche. Il suo campo specialistico è la tematica natura e fiori nella nuova tecnica dell’acrilico “bagnato su bagnato” da lei stessa sviluppata. Ambedue i corsi (nella foto le insegnanti) si svolgeranno nel prossimo mese di giugno con spazi di una settimana ma le iscrizioni già sono aperte dal momento che i posti a disposizione sono relativi ad un certo numero di partecipanti. info@h-belsoggiorno.com Tel. 0463.831205. (c.r.) Avvalendosi della consulenza scientifica di due giovani studiosi: Elena Tonezzer e Nicola Fontana, verrà analizzato il progressivo processo d’impoverimento della popolazione, il controllo poliziesco, il clima di sospetto e gli internamenti coatti, sino alla rottura dell’assedio, avvenuta il 3 novembre 1918, dai primi reparti dell’esercito italiano. Continua l’appuntamento con gli chef del territorio, questa settimana la gara coinvolge lo chef Daniele Tomasi che propone: “Tortelli alla ricotta di capra con asparagi e speck croccante”. Le telecamere della Struttura Programmi seguiranno Dal 7 al 14 marzo il Dolomiti Ski Jazz. Rifugi, baite, teatri e locali notturni delle valli di Fiemme e di Fassa si animeranno per una settimana, con eventi musicali live in mezzo alla neve. Interpreti internazionali prenderanno parte agli spettacoli lungo le piste da sci e nei paesi dove arriverà “una valanga” di concerti di musica jazz, rock e blues. 109

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MICHELE FERRARI È LO “CHEF SENZA FRONTIERE” FESTA A TEMA: TACCO ALTO OBBLIGATORIO...

LO STUDENTE DELL’ISTITUTO IFPA DI RIVA DEL GARDA PARTECIPERÀ ALLA FINALE DEL 13 APRILE

GIUSEPPINA SI DEDICA ALLE SCARPE... E POI INCONTRA ALESSANDRO HABER

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d una conferenza stampa di un evento di alta moda, dove era presente Giuseppina, si magnificava la bellezza del tacco alto, spiegando che ad ogni centimetro in più si esalta una maggiore silhouette dando una sensazione di evidente magrezza. Giuseppina ha colto il suggerimento traendo lo spunto per una festicciola a tema... Obbligatorio il tacco, con un minimo di 12 cm ed un massimo di 18 cm, gioiosamente tutte le partecipanti asserivano di sentirsi più magre. Curiosità: la famosa modella Eva Riccobono in una sfilata di Dior ha indossato un tacco 25... Altro momento magico, per Giusy, l’incontro a teatro con il bravo attore Alessandro Haber.

Dall’alto, Ester, Annamaria, Emanuela, Alessandro Haber e Giuseppina. Roberto e Mara. Roberta e Giuseppina. 110

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on la sua Mousse di trota affumicata e mela Granny Smith con crostone di pane al burro d’Olio extravergine di oliva, Michele Ferrari dell’Istituto IFPA di Riva del Garda si aggiudica l’accesso alla finale nazionale del 13 aprile battendo gli altri tre semifinalisti in gara: Samuele Bebber dell’IFPA di Rovereto, che si è classificato secondo con il suo Il Confit; Simone Taddei dell’Enaip di Ossana e Simone Pedrolli dell’IFPA di Levico Terme. Loriana Abbruzzetti, presidente Pandolea e presidente di giuria, ha dichiarato che “Il giovane è stato premiato per aver dimostrato grande capacità e tecnica rispettando perfettamente la centralità del tema proposto, ovvero la valorizzazione dell’Olio extravergine di oliva DOP Garda Trentino”. Un riconoscimento che ha trovato d’accordo gli altri membri – Giorgio Planchenstainer, Presidente dell’Agraria Riva del Garda, Francesco Antoniolli, Presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, Stefano Goller, Presidente dell’Associazione Cuochi del Trentino, e Alfio Ghezzi, chef stellato della Locanda Margon – chiamati a valutare tecnica impiegata, utilizzo delle materie prime, bontà organolettica del piatto, originalità della ricetta proposta, esecuzione e presentazione. “È stata dura sfidarsi con i miei colleghi trentini poiché erano davvero tutti molto competenti. Sono onorato - ha dichiarato il giovane vincitore - di aver la possibilità di concorrere per il titolo di ‘Miglior Allievo 2015’ ed andare a misurarmi con i vincitori delle altre competizioni regionali. Ringrazio l’Associazione Pandolea, l’Agraria di Riva del Garda, la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino e l’ITAS di avermi dato questa grande opportunità”.

Loredana, Debby, Giuseppina, Barbara. Dietro, Michelangelo e Sandro


trentinoscoop&news

POETI PER LA LIBERTÀ ALLA ”PRO CULTURA” PRESENTATA A TRENTO LA MOSTRA “TRA NORMALITÀ E ORRORE”

TRA I SUOI SOCI OLTRE VENTI COMPOSITORI IN VERSI

GIORNATA DELLA MEMORIA ALLA FONDAZIONE CARITRO

L

I

l 27 gennaio scorso, Giornata della Memoria, nella Sala della Fondazione Caritro nel Palazzo Calepini di Trento, davanti a un numeroso pubblico è stata presentata la Mostra “Tra normalità e orrore”, visitabile sino al primo marzo. Sono intervenuti il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta, il Presidente della Fondazione Caritro Michele Iori, il direttore della stessa fondazione, Mariano Marroni, il curatore delle Mostra e Direttore del Museo Tarii Crisurilor di Oradea Aurel Chiriac, il Console Generale della Romania in Italia George Bolagan e il Console Generale di Romania per il Trentino-Alto Adige Maurizio Passerotti. Su quest’ultimo è gravato il maggior peso della complessa e onerosa organizzazione che comporta un’esposizione importata dall’estero. Il curatore della mostra e del catalogo Aurel Chiriac, ha scritto nell’introduzione al catalogo: “Questa mostra vuole parlare di orrore all’interno della normalità, delle grandi vertigini della storia, della luce e delle tenebre nei destini individuali e collettivi , quando le degenerazioni ideologiche, sociali o religiose hanno il potere di metterti nella categoria di chi non deve esistere”. L’eccezionale esposizione fa conoscere anche in Italia gli artisti di origine della Transilvania, molti dei quali furono deportati e sei di loro – tra gli artisti esposti – morirono nei Lager nazisti: furono Baràt Móric, Tibor Ernõ, Jàndi Dàvid, Jósef Klein, Leon Axel, Ernö Gronbaum. Ma nella mostra, come scrive il curatore “sono rappresentati anche artisti che hanno intuito, nella calma che li circondava, il male invisibile, la cancrena sempre più estesa – anche se ben nascosta per un po’ – della società e della normalità”.

a “Pro Cultura” di Trento, un della più antiche e prestigiose Associazioni culturali del Trentino (è stata fondata da Cesare Battisti nell’anno 1900) arrivata al suo 115° anno di vita ha aperto la nuova annata con un recital, di versi di impegno civile. La “Pro Cultura” può vantarsi di annoverare tra i suoi soci oltre venti poeti, di Trento, Rovereto e altri centri abitati: vale a dire almeno l’ottanta per cento dei più importanti poeti trentini, maschi e femmine, autori in italiano e dialetto, alcuni dei quali con oltre dieci raccolte di poesie nel loro bagaglio. Dieci di loro sono stati protagonisti della recita di “Poesie par la libertà”. In una serata condotta dal vicepresidente della “Pro Cultura”, lo psicologo Renzo Luca Carrozzini, davanti a un numeroso pubblico hanno recitato due testi ciascuno: Italo Bonassi, Antonella Bragagna, Annamaria Cielo, Antonia Dalpiaz, Renzo Francescotti, Luisa Gretter Adamoli, Giovanna Sartori Devigili, Aberto Sighele, Lilia Slomp Ferrari, Corrado Zanol. Il tema della libertà inteso nel senso più ampio, è stato declinato da varie angolazioni in versi anche roventi, sia nel linguaggio nazionale che in quello dialettale. A dimostrazione che i poeti non vivono in torri d’avorio né evadono la drammatica realtà odierna. ll pubblico ha sottolineo con caldi applausi l’impegnativa serata.

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trentinolibreria

IL LIBRO DEL MESE

LA STAMPE TESINE AL CASTELLO SFORZESCO Colporteurs

Tavolette e libri per putti, incisione ad acquaforte colorata, Roma, 1646, da disegno di Annibale Carracci, incisione di Simon Guillain

I venditori QUEST’ESTATE SARANNO ESPOSTE NEGLI SPAZI DEL MUSEO DELLE STAMPE di stampe e libri “PER VIA” DI PIEVE TESINOe il loro pubblico

È

stata inaugurata martedì 24 febbraio alle 18

MILANO, CASTELLO nel Castello SFORZESCO Sforzesco di Milano la mostra Sala conferenze della Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”

“Colporteurs 25 febbraio - 29 marzo 2015 –

I venditori di stampe e libri e il loro pubblico” che quest’estate sarà allestita negli spazi del Museo “Per Via” di Pieve Tesino. IdeataTESINO, da Alberto Milano, la mostra ricostruisce, PIEVE MUSEO “PER VIA” Sala Mostre Temporanee attraverso le stampe dal XVI al XIX secolo, quella che 13era giugno - 30 agosto 2015 l’immagine dei venditori ambulanti di libri popolari, di stampe sacre e profane, di avvisi, giornali, ventole, ma anche di coloro che vendevano altri oggetti quali busti in gesso e proponevano spettacoli di vedute ottiche e lanterna magica. Dal 25 febbraio al 29 marzo la mostra sarà allestita nella Sala conferenze della Raccolta Bertarelli in Castello Sforzesco, mentre dal 13 giugno al 30 agosto sarà visitabile nella sala esposizioni temporanee del Museo delle Stampe e dell’Ambulantato “Per Via” di Pieve Tesino. La rassegna è organizzata dal Comune di Milano, (Direzione Cultura – Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici) e dalla Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” in collaborazione con la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi (che gestisce il Museo “Per Via” di Pieve Tesino). La raffigurazione di coloro che scelsero il mestiere di venditore ambulante ci è stata tramandata in numerose versioni, ma, qualsiasi fosse la merce scambiata, tutti i commercianti erano accomunati dai lunghi spostamenti percorsi a piedi, per raggiungere il pubblico nelle località più lontane ed isolate.

ingresso libero l orario: dal lunedì al venerdì 9,00-15,00 sabato 9,00-13,00 (con visita guidata gratuita dalle 10,30 alle 12,00) l domenica 29 marzo 9,00-13,00

ingresso: intero € 4; ridotto € 2 l orario: martedì, mercoledì, giovedì 14,30-18,30 venerdì, sabato, domenica 10,00-13,00 e 14,30-18,30 l lunedì chiuso

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Partner istituzionale del Castello Sforzesco

catalogo medusa

LUNGO E COMPLESSO FU IL RAPPORTO TRA BENITO MUSSOLINI E L’ALTO ADIGE. DALL’APPROCCIO TUMULTUOSO CON LE RIVOLTE OPERAIE D’INIZIO SECOLO, ALLE PRIME ANALISI SULLA QUESTIONE NAZIONALE, AL GRANDE RIVOLGIMENTO DEGLI ANNI DI GUERRA. MAURIZIO FERRANDI LO HA ANALIZZATO NEL SUO ULTIMO LIBRO

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iacevoli alla lettura, le pagine di Maurizio Ferrandi corrono veloci, come i molti treni che le attraversano: da quello che nel 1909 porta a Trento un giovane agitatore romagnolo ai convogli “imperiali” che, anni dopo, trasportano l’ormai Duce dell’Italia fascista agli incontri con l’altro dittatore dell’Asse RomaBerlino. Come in un film o in un romanzo, il racconto si apre e si chiude sulla stessa sequenza. I cineasti lo chiamano flashforward, i letterati struttura ad anello, prolessi o con altri nomi complicati. È una scelta narrativa azzeccata visto che il protagonista di questa storia è destinato a trasformarsi in un “fantasma” e quindi ad apparire e scomparire in una dimensione che fugge il tempo lineare. Il protagonista, si è capito, è Benito Mussolini e la


trentinolibreria Roat Francesco Desiderare invano. Il mito di Faust in Goethe e altrove Moretti & Vitali

Maria Cristina Biella Impasti orientalizzanti con decorazioni incise in Agro Falisco Tangram

La leggenda del patto tra Faust e il demonio può essere letta come un mito: ovvero come una narrazione primordiale, grazie alla quale interrogarci sulla natura dell’essere umano e finanche sulla sua essenza. È quanto fa Francesco Roat in “Desiderare invano”, seguendo passo per passo la vicenda narrata da Goethe, ma senza dimenticare – in frequenti, vertiginosi excursus – le tante altre opere letterarie, teatrali o musicali ispirate alla figura dello studioso che sottoscrive il più celebre dei patti stipulati tra l’essere umano e il diavolo. E lucidissima, a questo proposito, la riflessione che l’autore mette in campo intorno alle forme del desiderio e ai suoi aspetti irrisolti e paradossali. Il desiderio di conoscere ogni cosa e di carpire tutti i misteri del mondo è un’ambizione che eccede l’umano e si traduce, come osserva Roat, “non già in un anelito sovrumano quanto disumano”!

Tra le produzioni ceramiche di età orientalizzante la classe dell’impasto merita un’attenzione particolare. In questo periodo, infatti, la cultura materiale di ampi settori territoriali della penisola italiana è basata prevalentemente su queste manifestazioni artigianali. Esse sono da un lato fortemente ancorate alle tradizioni locali e dall’altro strettamente connesse anche a complesse testimonianze figurate, spie dei multiformi contatti culturali con l’ambito mediterraneo. Il presente volume, dedicato allo studio delle produzioni di area falisca, è incentrato sull’analisi dettagliata di oltre 650 vasi d’impasto, provenienti da Falerii, Narce, Nepi, Corchiano, Gallese e Vignanello e caratterizzati da superfici ornate con decorazioni ottenute a incisione, spesso riempite con paste colorate. All’analisi formale dei fittili si affianca uno studio dettagliato del repertorio decorativo e un primo inquadramento dei contesti di provenienza.

scena è quella del tragico epilogo della sua carriera di trionfi e catastrofi nonché della sua stessa vita. In mezzo, per raccontarla, l’autore ha adottato una prospettiva particolare: Mussolini e l’Alto Adige, ovvero il rapporto tra la sua biografia, psicologia, ideologia e prassi politica e questa piccola, contesa terra di confine. Su di essa, è noto, sono passati quasi tutti i principali rivolgimenti della prima metà del XX secolo: lotte nazionali, annessioni, dittature, trasferimenti di massa e così via. Gli snodi principali delle vicende raccontate sono certo conosciuti dai cultori e dai semplici appassionati della storia di questo lembo di confine. Pur fondato su una solida letteratura scientifica, il libro non mira ai canoni di un’opera storiografica. La narrazione attraversa tutta una serie di importanti questioni, molte delle quali hanno generato una messe sterminata di studi e controversie; ma le attraversa per seguire il suo fil rouge, libera di catturare indizi e suggestioni là dove nemmeno la ricerca storiografica può illuminare più di tanto. L’incipit è la breve esperienza trentina del sindacalista rivoluzionario, da cui ricaverà il pamphlet “Il Trentino visto da un socialista”, secondo molti la miglior prova giornalistica del giovane Mussolini. Quanto l’incontro con la questione nazionale trentina abbia influito sull’elaborazione ideologica del fondatore del fascismo è questione molto complessa. Il contributo di Ferrandi mi pare consistere nell’importante sottolineatura del rapporto che precocemente si instaura tra Mussolini ed Ettore Tolomei.

Flavio Girardelli Io ritorno domani Youcanprint Un gruppo di amici scanzonati, l’incontro, la famiglia e il mistero e una storia ambientata prevalentemente fra le montagne del Trentino per passare da Padova, Reggio Calabria, Trieste. Un incrociarsi di emozioni, di sguardi, qualche risata, aspettative e delusioni, un pizzico di passione e situazioni dove emergeranno le fragilità e debolezze dei protagonisti. Nella prima parte del romanzo il lettore è portato all’interno della vita di una famiglia, dei luoghi dove sono in vacanza. Descrizioni piacevolmente accattivanti, sia dei personaggi che dei luoghi, rendendo la lettura molto gradevole. I dialoghi nella prima parte risultano semplici ma in linea con le dinamiche della storia. Non si potrebbe immaginare conversazione diversa fra delle bambine e i genitori. Come detto nella prima parte perché nella seconda si cambia ritmo, si perdono i riferimenti temporali, i dialoghi diventano più incisivi e si arriva alla fine rimanendo piacevolmente sorpresi.

Tra i diversi personaggi comprimari di questa narrazione spicca infatti il Roveretano, a cui Ferrandi dedicò un bel libro già nel lontano 1986. È proprio a Tolomei e non al “compagno” Cesare Battisti che Mussolini preferisce affidare il compito di visionare le pagine del suo lavoro prima della pubblicazione, almeno del capitolo più importante, quello sulle società pangermaniste. Sono due personaggi a un primo sguardo assai diversi sotto il profilo generazionale, culturale e politico. Eppure entrambi si avvantaggeranno di questo rapporto, peraltro sempre distaccato, mai intimo, spesso conflittuale (“la suocera” sarà l’appellativo con cui il Duce indicherà il Senatore). Grazie a Mussolini, Tolomei avrà l’occasione di mettere in pratica le sue teorie snazionalizzatrici, pur con limitazioni e contrasti. Dal canto suo Mussolini utilizzerà i “materiali” preparati dal Roveretano nella sua instancabile attività di “inventore dell’Alto Adige” e soprattutto ne mutuerà la mitologia dei “sacri confini” e specificamente del Brennero quale spartiacque di civiltà: insomma tutto quell’apparato ideologico e retorico che userà lungo il Ventennio. Carlo Romeo

Maurizio Ferrandi

Fantasmi e stelle alpine. Mussolini e l’Alto Adige

Curcu & Genovese (Euro 16,00)

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trentinolosapevate trentinoscoop&news

Volti nella Storia

la frase

Per saperne di più:

“Se io e mio figlio non usciamo vivi dalle pene, tutto il mondo saprà la verità” (3 agosto 1929)

Bibliografia: La moglie di Mussolini, Marco Zeni, Trento, Edizioni Effe e Erre, 2005. Il figlio segreto del Duce. La storia di Benito Albino Mussolini e di sua madre Ida Dalser, Milano, Garzanti, 2006. Filmografia: Il segreto di Mussolini, documentario di Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli, 2005. Vincere di Marco Bellocchio, 2009.

IDA IRENE DALSER (1880 -1937) ETÀ

Ida Dalser nasce a Sopramonte il 25 agosto del 1880, in quel Trentino allora propaggine dell’Impero austro ungarico. Primogenita in una famiglia piuttosto benestante, è figlia del proprietario terriero e sindaco di Sopramonte Albino Dalser e di Caterina Corradini.

IL SOSTEGNO AL DUCE

Scoppiata la prima guerra mondiale, una sera di novembre del 1914 per le sue posizioni interventiste Mussolini viene espulso dal partito socialista. In quell’occasione Ida gli dimostra il suo appoggio, intervenendo a suon di schiaffi contro chi lo critica in mezzo alla platea.

IN MANICOMIO

Per affermare la sua verità, Ida cerca ossessivamente di contattare il Duce, tenta di incontrarlo a Roma, scrive lettere al papa Pio XI e al Re Vittorio Emanuele. Divenuta troppo scomoda, il 19 giugno 1926 finisce internata nel manicomio di Pergine, poi a Venezia e di nuovo a Pergine, senza poter rivedere il figlio. Dai medici le viene diagnosticata la pazzia; lei continua a scrivere lettere, cariche di lucida disperazione. Giovanna Mezzogiorno in “Vincere”

AMORE E DEVOZIONE

Dopo l’abbandono de “L’Avanti”, prima di fondare il “Il Popolo d’Italia”, Mussolini si trova in un momento di difficoltà economica, Ida lo ospita a casa sua a Milano, arrivando a vendere persino il suo salone di bellezza per aiutarlo a reperire fondi per il nuovo giornale.

ALBINO BENITO GLI STUDI E IL LAVORO

Dopo aver ottenuto un diploma come infermiera a Innsbruck, lavora a Milano in una ricca famiglia, dove riesce a conquistarsi la fiducia dell’anziana padrona che le lascia la cospicua eredità di un milione di lire. Appena ventenne può così andare a studiare a Parigi e diplomarsi in una scuola di ortopedia e massaggi. Rientrata a Milano, la trentina dall’accento francese apre una sua bottega: il “Salone Orientale d’igiene e bellezza di Madamoiselle Ida”, che sembra promettere buoni affari.

MUSSOLINI GIORNALISTA

Diviene docente di religione a Trento, prima al Collegio Arcivescovile, poi all’Istituto per ragionieri e geometri “Tambosi”. Queste esperienze gli permettono di avvicinarsi al mondo giovanile in anni attraversati da forti fermenti sociali e politici. 114

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L’11 novembre 1915 Ida Dalser dà alla luce il figlio di Mussolini, Albino Benito. L’anno dopo viene riconosciuto dal padre, che è costretto dal tribunale, per mancata promessa di matrimonio, a corrispondere di lì in poi 200 lire mensili alla sua famiglia segreta. Ma Ida vuole di più, rivendicando di essere lei la moglie di Mussolini.

LA FINE

Il 1 dicembre 1937 Ida Dalser muore stremata nel manicomio di San Clemente a Venezia, per emorragia celebrale. Una sorte migliore non toccherà al figlio Benito. Rimpatriato dopo un periodo in marina militare, viene fatto rinchiudere in manicomio a Monbello, vicino Milano, costretto a mutare il suo cognome in Bernardi. Tra le mura dell’istituto gli vengono somministrate dosi di insulina che gli provocano il coma per nove volte. Il 26 agosto del 1942, all’età di 27 anni, muore per un marasma.

hanno detto di lei “Una gran rompiballe, ma molto intelligente, senza paura di nulla e di nessuno. Talvolta imbrogliava le carte per dare più forza ai suoi argomenti, ma sapeva quel che faceva. Aveva un’idea molto elevata di sé, ma non avrebbe potuto nuotare controcorrente in una società maschilista per anni, se non avesse avuto una forte carica nevrotica” (Neera Fallaci, giornalista. Sorella di Oriana)


trentinoristorante

Il ristorante

IN OGNI NUMERO trentinomese VI PROPONE UN RISTORANTE PROVATO PER VOI Il ristorante presentato in questa rubrica è una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.

Segnalazioni e commenti: info@trentinomese.it

AI MOLINI TORTEL, VINO BUONO E TANTA SIMPATIA La specialità più apprezzata dell’agriturismo Ai Molini di Faedo è sicuramente il tortel de patate. Lo fanno bello spesso, croccantissimo fuori e morbido all’interno come nelle migliori tradizioni (e passi se aggiungono all’impasto anche un po’ di farina), e lo accompagnano a carne salada con i fagioli, a salumi e formaggi locali, al classico cavolo cappuccio tagliato fino fino. Un piatto così basterebbe per dirsi sazi, ma naturalmente io ho voluto provare tutto quello che sfornava la cucina quel giorno (non sempre ci sono le stesse cose). L’orzotto alla trentina è un altro piatto tipico che qui sanno fare molto bene e non è da meno nemmeno la pasta fatta in casa con ragù di selvaggina. A seconda dei giorni e di quello che offre il mercato potete trovare anche canederli, strangolapreti, crauti con salsicce, fumanti polente con stinco, spezzatino, formaggio fuso, coniglio. Poi c’è il capitolo dolci, dove sicuramente la torta di carote è il cavallo di battaglia (io ho assaggiato anche la crema catalana con gli amaretti, ma non era allo stesso livello), ma

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potete appagare la vostra golosità anche con strudel, creme caramel, gelato con frutti di bosco caldi. Piccola cantina con etichette selezionate e buon vino sfuso della casa. La struttura dispone anche di cinque stanze ricavate in mansarda, tutte dotate di bagno, con tradizionali travi a vista e arredamento rustico ma elegante. Le colazioni sono semplici e gustose, e offrono prodotti di produzione casalinga, dalle confetture ai dolci. Dall’ampia vetrata della sala da pranzo si può godere di una splendida vista panoramica sulla Piana Rotaliana. A pranzo o a cena non troverete una carta di pietanze sterminata, ma poche cose fatte con cura, e spenderete circa 20 euro a testa, tornando a casa sazi e felici. Bonus: servizio cordialissimo e grande disponibilità. AGRITURISMO AI MOLINI Via Molini, 8 38010 Faedo TN Tel. 0461/650817 Chiuso lunedì e martedì Dal mercoledì al venerdì aperto solo la sera Sabato e domenica, aperto a pranzo e a cena

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Le lune di Kako / di Flora Graiff

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n Papa così non s’era mai visto. Alcune sue battute, come quella in cui si è detto pronto a dare un pugno a chi si fosse azzardato ad offendere sua mamma, sono sembrati colpi di piccone contro l’edificio millenario della Chiesa. Altre uscite choc: “Chi sono io per giudicare i gay…”, “Avere cura dei poveri non è comunismo ma Vangelo…”, “I cattolici non devono fare figli come conigli…”, ecc. Si rifletta: Bergoglio non parla da parroco né tantomeno da teologo. Parla da Papa-gesuita, un soldato di Gesù lucidamente impegnato a disinnescare le bombe del nostro tempo: le tensioni con l’Islam, le diseguaglianze sociali, il sovraffollamento della Terra. Ed è in ciò che va vista la vera grandezza di Francesco, il Papa “venuto dalla fine del mondo”.

FLORA GRAIFF

C

artoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica,

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ha al suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che hanno scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.


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