TrentinoMese febbraio 2020

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

ANNO XXVIII N. 336

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FEBBRAIO 2020

Carnevale in arrivo: una pioggia di eventi Febbraio: il mese più colorato e pazzerello dell’anno. Tra tradizione e spensieratezza

FRANCESCO CASETTI “LA MIA AMERICA COME IN UN FILM” “ONE MORE JUMP” I DOCUMENTARI PLURIPREMIATI DI EMANUELE GEROSA

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/TN. Contiene i.p. In caso di mancato recapito inviare al CDM di TRENTO per la restituzione al mittente previo pagamento resi.

“IL CAFFÉ? NON MI RENDE NERVOSA...” LA BELLA INIZIATIVA IMPRENDITORIALE DI IRENE COSLOP OLD RUGBY TRENTO ETÀ MEDIA 50 ANNI, DOLORINI QUA E LÀ, MA TANTA PASSIONE “FELICE DI PRODURVI” ROBERTO CAVALLINI, PRODUTTORE EMERGENTE

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I MATRIMONI DEL MESE

PITTI IMMAGINE UOMO dal nostro inviato MARCO CONSOLI

IL VINO TRA LE PAGINE A VILLA MARGON C’È LA BIBLIOTECA “BRUNO LUNELLI” DON GIUSEPPE GRAZIOLI IL PRETE CONTADINO CHE GIRÒ IL MONDO PER...

TEATRO PORTLAND LA “MERAVIGLIA” DELLA CONOSCENZA

MAURO BORGOGNO “CON SEI CORDE SI PUÒ FARE TUTTO. O QUASI...” MARTIN ZANOTTI DANZANDO DANZANDO, DA NEW YORK A VIENNA


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6ª EDIZIONE

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Un evento unico organizzato da Trento Eventi Sport e dall’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi. Una splendida offerta per gli amanti dello sci nordico. Uno speciale weekend all’insegna del benessere e del divertimento. Sabato 22 si terrà la gara di sci nordico in tecnica classica e domenica 23 in tecnica libera, entrambi su percorsi accattivanti per scoprire l’ambiente incontaminato ai piedi delle Tre Cime del Monte Bondone, con le Dolomiti di Brenta sullo sfondo.

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RING di Denise Fasanelli

di Fabio Peterlongo

lost in glocal IL NOSTRO LESSICO FAMIGLIARE

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dò vat?”, le chiedeva ogni volta che la osservava preparare le valigie prima di ripartire. Era una domanda che ne racchiudeva altre decine, un’espressione che voleva dire molte cose: perché vai di nuovo via?, per quanto?, cosa cerchi?, non stai meglio qui?, quando pensi di tornare? mi devo preoccupare? Ed era “perchè?” la domanda che, anche lei, faceva a se stessa ogni volta che partiva, senza mai trovare una risposta esauriente, che potesse soddisfare o placare la sua irrequietezza. Era per la borsa di studio? Per imparare una lingua straniera? Per curiosità o voglia di indipendenza, di realizzarsi, di dimostrare qualcosa o mettersi alla prova? Fin da bambina era “un moto perpetuo” come diceva sua madre, un essere sempre in movimento, una persona bisognosa di continui cambiamenti. Persino ora, affacciandosi alla vita adulta, mentre le sembrava di vivere due vite parallele: una fatta di studio e mutamenti continui, a cui ben si adattava il suo modo d’essere, e quella di quando tornava a casa da sua madre, dove tutto sembrava rimanere fermo; non riusciva a fermarsi e le pareva di non essere cambiata. Ed era a quella domanda che cercava continuamente una risposta; pur trovandola in ogni situazione piacevole o stimolante in cui si imbatteva e che, ne era sicura, non le sarebbe capitata se fosse rimasta nel suo paesino tra le montagne, a casa. Era quel “‘Ndovat?” a renderla insicura della propria scelta, quell’alone nostalgico che si portava dietro. Forse, per questo, telefonava con cadenza e puntualità maniacali ogni fine settimana, cercando di capire se si era persa qualche cosa, un fatto, un momento irripetibile o più semplicemente cercando di accorciare le distanze da quella donna che ormai le stava divenendo estranea, quella madre dalla mente offuscata e i ricordi intaccati. “Ghè qualcos che non va? ‘Ndoset?” chiedeva subito sua madre, preoccupata di sentirla, incapace di tener conto dei giorni, dei cambiamenti. Bastavano quelle poche parole, una frase antica sentita e ripetuta infinite volte, a ricordarle l’ansia che la donna provava ogni volta che si allontanavano, a ricordarle tutto il vocabolario di cui era fatta la sua vita di figlia. A ricordarle che tutto ruotava intorno alla loro capacità di amarsi dandosi corda, spazi, distanze. Frasi dette e ridette durante la sua infanzia, un insieme di echi nella sua mente che cancellavano in un sol colpo ogni mutamento, riportandola vicina a casa. “‘Ndovat?” era una commovente e nostalgica poesia alle sue orecchie, una terza lingua, la loro lingua, un codice che rendeva immortale un tempo lontano che nè la demenza senile nè le migliaia di chilometri, erano riusciti a cancellare. 8

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blues di provincia “GUIDA IN STATO DI EBBREZZA”: IL TERRIBILE MONITO DI STEFAN

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uida in stato di ebbrezza”. Una sequenza di parole a cui siamo assuefatti. L’abbiamo sentita talmente tante volte che questa formula risuona sterile alle nostre orecchie. Eppure sono questi i termini che la legge riserva ad uno degli atti di criminale incoscienza a cui assistiamo o prendiamo parte con più frequenza. Che uno salga in macchina ubriaco non spaventa quanto un folle che imbraccia un’arma da fuoco. In fondo quella persona è un genitore, uno zio, una moglie, un nonno, un amico: la conosciamo bene e ne abbiamo infinita fiducia. Sono spesso grandi lavoratori, persone per bene. Magari affideremmo loro le nostre stesse vite. Eppure i dati anche in Trentino sono impietosi: nel 2019 sono state 832 le patenti ritirate per appunto - “guida in stato d’ebbrezza”. Pensiamoci: nel nostro piccolo Trentino, ogni giorno due persone sono “pizzicate” al volante ubriache. E il dato non mostra, ovviamente, tutti quelli che l’hanno fatta franca, tutti coloro che sono tornati a casa senza incontrare la temutissima “pattuglia”. Eppure tutti sono stati pronti a “condannare a morte” Stefan, il 27enne che ha strappato la vita di sette persone sfrecciando a velocità immane lungo le strade di Lutago in Valle Aurina. Il suo tasso alcolemico era di 1,97, quasi quattro volte il massimo consentito. È utile ripetere quanto la propria percezione della realtà sia stravolta nel corso di una simile ubriacatura: non si riesce a stare in piedi o a camminare, figurarsi a guidare un veicolo. Si perde la percezione della velocità e dello spazio. E anche la propria personalità non è più la stessa: si assumono atteggiamenti aggressivi e violenti. Ma questo non è Stefan, non necessariamente. Con buona probabilità, Stefan non è diverso da un qualunque figlio, fratello o amico che ciascuno di noi conosce e tiene caro. Stefan ha commesso l’errore criminale di mettersi alla guida in quelle condizioni. Ma nessuno è immune a quel contagio. Chiunque si metta alla guida della propria vettura da ubriaco, non è diverso da Stefan. Perché diventa come un folle con un’arma in mano. Può avere fortuna e rincasare sano e salvo. Ma è precisamente questo, questione di fortuna: e la fortuna rapidamente volta le spalle. Ogni volta che saliamo in macchina ubriachi, non dimentichiamo di guardare nello specchietto retrovisore. Vedremmo il volto di Stefan; ed ascolteremmo il suo terribile monito.


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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi LA SACRALITÀ DEL CIBO: DALLA SOCIETÀ DEI “MAGRI” A QUELLA DEGLI “OBESI”

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mman, Quraysh Street, la via principale, caotica, rumorosa, odorosa, saporosa. Sono le nove del mattino, il sole ha iniziato a riscaldare l’aria e le ombre tentano di nascondersi. Si ferma un taxi, giallo, e scende un giovane. Ha in mano un pezzo di pane, smozzicato durante il tragitto, lo getta per terra e se ne va frettolosamente. Jeans, giubbotto di pelle, taglio tattico dei capelli, cioè rasatura totale dalle parti e un grande ciuffo alla Johnny Hallyday che svolazza, scosso dal vento invernale che spazza l’altopiano giordano. Un anziano, con la dishdasha color caffelatte, barba bianca e capelli brizzolati, vede la scena: si avvicina al pezzo di pane, lo raccoglie, lo bacia, e lo depone delicatamente sul marciapiede. Un gesto che ha del sacro, il riconoscimento che quel pezzo di pane, da tempi incommensurabili, ha significato e significa placare il brontolio della pancia. Il pane, così come l’acqua, per la sua preziosità è considerato sacro da tutte le culture del mondo. È benedetto, come ci insegnano gli ebrei che prima di mangiarlo recitano: Benedetto sii Tu, Signore nostro, re del mondo, che Fai uscire il pane dalla terra. Quel tozzo di pane si erge a simbolo dell’incontro tra il sacro e un’economia povera e il gesto dell’uomo anziano mi ha ricordato immediatamente quello che avveniva a casa mia, durante i pasti. Non è una storiella quella che si prendeva uno scappellotto dal proprio padre se si spezzava il pane fuori dal piatto, facendo cadere le briciole sulla tavola o, peggio ancora, sul pavimento: il pane era prezioso, così come ogni altro alimento, e sprecarlo voleva dire guadagnarsi una sberla che ti faceva rimanere la guancia rossa per un bel po’, monito visivo per gli altri che ti chiedevano cosa ti fosse successo. L’alimentazione entrava perfino nel gioco, nel zugar de na volta, come dimostra questa “conta” valsuganotta, che si faceva per star sotto nel gioco del nascondino (sconderse, scondirola, scondilever) e per il gioco della dàrsela, il toccarsi con una mano e poi scappare per non farsi prendere: Pan un, pan doi, pan trei, pan quater, pan zinc, pan sei, pan set, pan ot, pan cot, ‘na bina de pan biscot, esco, badesco, tira fòra e méti dentro questo. Il continuo stato di precarietà alimentare è invece, insieme ad altri fattori, all’origine dell’emigrazione e il ricordo di quel dolore non poteva essere che un pezzo di pane: se l’pan dei servidori e dei famèi ‘l gà sete groste come che i ne dis

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RING quante ghe n’averàl par tuti quei che va via dal so paes con la valis? Con ‘na valis de legn e poche strace, i ga girà per mari e continenti, me par ancor de veder quele face partir e dal dolor stinger i denti. Dal sacro al profano, dalla ristrettezza all’abbondanza e alla ricchezza culinaria dello spreco. Una volta non si possedeva il bidone dell’organico per la raccolta differenziata, tutto veniva riciclato in casa: quel poco che avanzava o veniva bruciato nella fornasela o veniva dato alle galline o al maiale (el pastòn), mentre le bucce (scorze) arricchivano il pasto delle mucche (nel beoròn). Il resto si gettava sulla grassa, il letamaio che ogni famiglia aveva nei pressi della stalla. Fino a qualche anno fa, prima dell’educazione al riciclo, si assisteva alla dispersione di quintali di cibo che finivano inevitabilmente in discarica. Dalla società dei “magri” alla società degli “obesi”. Lo spreco, il residuo e lo scarto erano intesi, erroneamente, come il termometro del benessere di una società: più sulla tavola apparivano vivande, rigorosamente enumerate in aperitivo, antipasto, prima portata, seconda portata, contorno, dolce, amaro, ecc., e più il piatto diventava una sorta di status symbol, al pari dell’auto lucidata ogni sabato. Non sono lontani gli anni – in India ancor oggi è così – in cui l’obesità era segno di disponibilità alimentare, dove il surplus di grassi è assimilabile allo stato sociale-economico-finanziario dell’agiatezza, e in cui sul mercato dei matrimoni una persona con il suo bel girovita, da far invidia ad un salvagente del Titanic, era preda ambita e desiderata. Il gesto visto ad Amman è stato come un lampo a ciel sereno: ha confermato che le mie critiche verso chi a tavola avanza nel piatto un pezzo di pane – destinato ad essere gettato via – non sono del tutto infondate. Non sto diventando un vecio brontolon ma ritengo che a questo mondo esistano ancora delle cose che sono “sacre”.


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MUSICA NERA SU SFONDO BIANCO

Val di Fiemme 7 - 15 marzo 2020

Dove c’è neve c’è… musica, almeno quando si parla di Dolomiti Ski Jazz, festival che porta i suoi concerti nel paradiso degli sciatori: le piste da sci di tutta la Val di Fiemme, che dal 7 al 15 marzo si trasformeranno in teatri a cielo aperto per accogliere i ritmi ‘caldi’ della black music e la sera si continua con i concerti e le jam session. Concerti sulle piste gratuiti, serate con ingresso a pagamento, i biglietti sono acquistabili online su Primi alla Prima o presso gli sportelli delle Casse Rurali di tutto il Trentino. Il programma su www.visitfiemme.it

credits by Gaia Panozzo

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RING di Pino Loperfido

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IL TEMPO DELLA COMPRENSIONE EMOTIVA CI SALVERÀ. PERFINO DALL’ILLUSIONE DEL POSTO FISSO

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na frase che sento dire sempre più spesso è “I giovani che cominciano a lavorare adesso non vedranno mai la pensione”. Non potranno cioè farci conto per la loro vecchiaia. Sono frasi che mi sorprendono, ma non tanto per il loro significato intrinseco, quanto piuttosto per il concetto culturale che nascondono. Un concetto scaduto e fuori tempo massimo. L’idea che si possa fare lo stesso lavoro per tutta la vita e poi ci si possa ritirare per poter magari, tra le altre cose, portare i nipotini ai giardini pubblici, oltre a mettermi un po’ i brividi, mi riporta ad un’altra epoca, distante solo pochi anni in termini di tempo, ma anni luce in termini – appunto – culturali. Il mondo sta cambiando alla velocità della luce: merito (o colpa) soprattutto dei giganti della tecnologia che – oltre a creare aspettative inattendibili – ci stanno educando ai dogmi della velocità e dell’efficienza, il tutto calati in un ambiente di reperibilità perpetua e di amicizie virtuali che ci stanno illudendo di avere una visibilità ed un ruolo sociale. In realtà siamo più soli che mai. Come mai lo siamo stati nel corso della Storia. Più che all’epoca delle caverne, quando i nostri progenitori non disponevano nemmeno della parola per

trasmettere esigenze e intenzioni. Cosa c’entra tutto questo con la concezione moderna del lavoro? I due concetti non sono naturalmente disgiunti. Anzi. È come se il secondo stesse dettando l’agenda al primo. E perdippiù lo sta facendo senza aggiornare determinate dinamiche sociali relative alla vita lavorativa delle persone. Circa 20 anni fa Franco Battiato cantava: “E tu che fai di sabato in questa città, dove c’è gente che lavora per avere un mese all’anno di ferie…”. Abbiamo passato decenni a predicare ai giovani il sermone del posto fisso, dell’impiego sicuro, del miraggio della pensione. Adesso forse è arrivato il momento di cambiare disco. Ma non perché i conti dell’Inps sono devastati, ma perché non tutto il male viene per nuocere. Può essere davvero interessante cioè spiegare ai nostri figli e nipoti che: 1) Il lavoro non è per forza qualcosa che “si sceglie”, come un vestito in un catalogo. Il lavoro lo si può pure inventare. E vi garantisco che è molto meno difficile di quel che può sembrare ad un primo sguardo; 2) Il lavoro non è obbligatoriamente un’attività forzosa, compiuta solo per ottenere in cambio un salario e i canonici giorni di ferie; 3) Il lavoro “non è – come scrive Umberto Galimberti – l’unica condizione che giustifica la nostra esistenza”. E di qui giungiamo direttamente al quarto punto; 4) La vita di una donna o di un uomo è anche altro. Molto altro che con il lavoro può non avere nulla a che fare. Una varietà di sentimenti, relazioni, speranze, sogni, idee che nessuno schema psicoterapeutico – per quanto ingegnoso e geniale – potrà mai riuscire ad ingabbiare. Che fare allora? Si staranno chiedendo a questo punto i lettori, giovani e meno giovani, desiderosi di una consolatoria indicazione finale. Io dico semplicemente di mettersi in ascolto del proprio cuore. Può sembrare banale, addirittura sdolcinato, ma non è così. Alcuni psicoterapeuti lo chiamano “tempo della comprensione emotiva”. Il momento in cui ci si isola dal rumore di sottofondo, dalle notifiche e dalle chiacchiere del bar, si spengono device, telefoni e apparecchi di ogni tipo (tv e aspirapolvere compresi), e ci si domanda con serietà se la vita che si sta vivendo sia proprio quella che avremmo desiderato di vivere. La risposta conseguente potrà dare nuova linfa alle nostre giornate, dando loro un significato più vero. Ci farà capire ogni volta un aspetto di noi che non conoscevamo abbastanza. Ci renderà consapevoli delle coordinate esatte della nostra posizione nel mondo. E forse ci farà comprendere una volta per tutte che la pensione – anzidetta “quiescenza” – non può essere l’unico scopo del nostro misterioso, affascinante, duro, ma meraviglioso viaggio su questa Terra.

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RING

RING

di Tiziana Tomasini

a mali estremi LE DONNE NE HANNO IN MEDIA 19. UN OGGETTO DEL DESIDERIO CHIAMATO “BORSA”. ORSÙ, APRIAMO L’ARMADIO E CONTIAMO!

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i tratta di uno di quei fenomeni consumistici che lascia leggermente a bocca aperta. Banalmente definibile come “accessorio”, la borsa rappresenta per una donna quel microcosmo in cui trova spazio una moltitudine affastellata di oggetti fondamentali, tutti indubbiamente utili e paradossalmente inutili, di dubbia origine e spendibilità, di provenienze studiate e casuali, di procedimenti ragionati e irrazionali. Una borsa parla di lavoro e di tempo libero, di pause pranzo e di ritocco trucco, di hobby e di segreti: esplorare la borsa di una donna significa in pratica mettere ai raggi X la sua vita. Scopriamo così che esiste una sorta di psicologia della borsa, individuata già dal grande Freud e proseguita nel tempo lungo l’asse dello studio sulla personalità. Non è solo una futile questione di moda dunque; sotto sotto si nasconde molto di più. Certo l’involucro – se non fondamentale – riveste indubbiamente il suo spessore; per questo motivo, quasi seguendo l’istinto, è bene avere esperienza di ogni forma di borsa. Ormai ne abbiamo viste di tutti i colori e di tutte le fogge, ispirate anche dalle passerelle e dai diktat dell’influencer del momento. Qualche esempio dei classici da tenere sottobraccio o a tracolla? L’intramontabile secchiello (delizioso quanto scomodissimo e poco pratico in fase di chiusura e apertura), il bauletto da gomito (carino ma impossibile trovare qualcosa alla prima calata di mano), la trapuntata in pelle con catena (peccato che nelle misure standard ci stia a malapena il portafoglio), quella a postino molto squadrata (troppo ingombrante e poi quando la apri ti sembra proprio di sfogliare un catalogo). E vogliamo forse parlare di quelle recentissime in stile eco, ricavate da materiali di scarto aziendali come teloni di camion e cinture di sicurezza? Simpatiche, ma pesantissime già da vuote e piuttosto dure da maneggiare. E come non citare quelle dal guscio rigido, componibili e personalizzabili in toto, dal manico al tessuto interno. Belline, ma piuttosto ingombranti. Sfilano poi i modelli invernali con tanto di pelliccia intercambiabile e quelli estivi con motivi floreali e corde in spago, a ricordare le gomene. Se consideriamo poi che il peso medio risponde a circa 2,5 chilogrammi, non è semplice trovare quella giusta. La scelta quindi varia da quella stile Mary Poppins, in grado di contenere una casa in miniatura, a quella minimalista di indubbio gusto estetico ma decisamente poco funzionale. Non resta che possederne una vasta gamma, a seconda della stagione, dell’outfit,

delle destinazioni e degli abbinamenti cromatici. Le più costose hanno cifre da capogiro – parliamo di migliaia di euro, tanto per capirci – le più economiche giocano sulle imitazioni di quelle sopra. Ma attenzione: nel genere femminile spopola adesso quella categoria dichiaratamente in grado di individuare alla prima occhiata il falso dal vero, secondo un attento esame di particolari. Ad Amsterdam esiste un museo che espone un’infinità di borse, ripercorrendo la storia del costume; pare che ogni anno accolga migliaia di visitatori da tutto il mondo. E il genere maschile come la pensa? In tutta risposta, rispolvera e sfodera il classico borsello – icona trash degli anni Settanta – ma in versione griffata. Qualcuno indugia ancora sullo sportivo marsupio, ma sempre e soltanto portato rigorosamente a tracolla, mai in girovita come negli anni Ottanta. Anche per l’uomo è sempre più indispensabile avere tutto a portata di mano: telefonia, chiavi, set da barba/toilette, portafogli abbinato. Insomma, se l’intenzione è quella di regalare qualcosa a qualcuno a cui tenete tanto, pensateci bene. Un gioiello può costare di più. Ma una borsa implica una lettura molto personale e psicologica di chi avete di fronte. Può essere una cartina tornasole, una chiave interpretativa di un rapporto o una resa dei conti. Perché sentirsi dire “Hai per caso lo scontrino..?” potrebbe essere un segnale altamente significativo. Quello di una sconfitta in un campo minato. Cioè l’armadio delle borse. 13

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RING di Stefano Margheri

caninamente CIÒ CHE SI CONOSCE NON FA PAURA: AIUTIAMOLO A VIVERE BENE NEL MONDO

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abbiamo voluto e selezionato a nostra immagine e somiglianza. Non soltanto per svolgere le mansioni più disparate, ma anche e soprattutto allo scopo di averlo accanto come ideale compagno di vita. Ebbene, perché ciò accada risulterà fondamentale metterlo nelle migliori condizioni di conoscere ambienti e situazioni in cui si troverà a vivere, in modo da evitare qualsiasi stato di malessere e disagio. Questo obiettivo potrà essere raggiunto sottoponendo il nostro amico, prima possibile, ai molteplici stimoli “artificiali” dei nostri giorni, si tratti di soggetti animati, ovvero di immagini inanimate. Gli studi sul comportamento del cane hanno, infatti, dimostrato che vi sarà una finestra temporale, chiamata “periodo sensibile”, all’interno della quale questa conoscenza spontanea raggiungerà il massimo dell’efficacia. Partendo dallo sviluppo dei sensi, riferibile all’incirca alla terza settimana di vita, vi saranno più o meno altre nove settimane per consentire un’ottimale approccio al mondo reale. Presupponendo che il trasferimento presso la nostra famiglia avverrà attorno all’ottava settimana, ogni proprietario avrà a disposizione la media di un mese per ottenere il massimo profitto conoscitivo. Inoltre, complice il protocollo vaccinale terminabile proprio attorno al terzo mese di vita, questo processo di immersione dovrà avvenire con le dovute accortezze volte alla piena tutela della salute fisica. Partendo dalla nostra specie, sarà importante che il cucciolo conosca più persone possibile, non soltanto all’interno dell’abitazione, ma anche lungo le strade cittadine. Conoscere non vorrà dire interagire in via diretta, quanto piuttosto registrare nella mente la possibilità che la categoria “essere umano” possa presentare differenti variabili: di sesso, età, struttura fisica, colore della pelle, deambulazione e così via. Più variabili al tema “uomo” saranno impregnate nella sua mente, minori diverranno le possibilità di rimanere dubbioso dinanzi a qualcuno portatore di caratteristiche mai viste prima: persone con i cappelli, ombrelli, o impermeabili, bambini in bicicletta, signore con le borse della spesa, podisti e chi più ne ha, più ne metta. Ugualmente, il nostro cucciolo dovrà sapere che l’essere cane vorrà dire avere sembianze molto diverse, mettendolo così nelle condizioni di incontrare

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RING altri cuccioli, o soggetti adulti, di morfologia, altezza, lunghezza del pelo, struttura del muso differenti, sia in relazione alle numerose razze, che ai ceppi di appartenenza. Ma non sarà finita qui. Accanto a ciò che è “vivente”, vi saranno altri elementi che dovranno essere acquisiti nel tempo; elementi visivi, uditivi, tattili e olfattivi. Così, camminando per strada, il nostro amico potrà vivere le molteplicità di immagini che caratterizzano il nostro tempo, come le vetrine, i ristoranti, le macchine, le motociclette, i cassonetti delle immondizie, le panchine, i semafori e così via. Dovrà, poi, registrare i variegati rumori che echeggiano in città, dai clacson, alle campane, alle serrande, fino alle ruote dei trolley, senza dimenticare gli scoppi dei petardi, o i tuoni di un temporale. Sarà, poi, messo nelle condizioni di toccare con il muso quello che incuriosisce senza produrre pericolo, e potrà anche percepire i diversi effluvi provenienti da vie, vicoli e parchi. In questo modo, e con le regole della costanza, della progressione e della non imposizione, egli vivrà quel prezioso processo di “socializzazione e abituazione”, che rimarrà in memoria per l’intera vita. Nel periodo infantile, infatti, l’attività neuronale sarà alquanto produttiva, riuscendo le sinapsi a formare categorie e concetti in modo rapido ed efficace. Si parla, in gergo tecnico, di “modello di rappresentazione”, immaginando così il mondo come un insieme di finestrelle spalancate a dovere verso le infinite espressioni della vita. E che cosa dire dei cani adottati in età successiva all’infanzia, magari nel periodo giovanile o adulto? Certamente essi presenteranno una maggiore difficoltà ad accettare lo “sconosciuto”, a maggior ragione se nei tempi precedenti fossero stati collocati in ambienti privi di stimoli “urbani” e quindi, per ciò che ci interessa, “ipo stimolanti”. Tuttavia, la grande versatilità che caratterizza la specie canina permetterà ai nostri amici di ovviare a queste precedenti mancanze, sempre che le dovute conoscenze avvengano in modo graduale e non traumatico. Purtroppo, vi saranno casi in cui nemmeno la più buona volontà del proprietario riuscirà a ovviare ai deficit pregressi, ed ecco allora che potrà divenire utile l’impiego di tecniche volte ad associare il nuovo a qualcosa di piacevole, ovvero a consentire una desensibilizzazione a tempi medio lunghi. Ci vorrà, in altre parole, dedizione e pazienza, seppur sapendo che vi potranno essere situazioni ambientali che non potranno mai essere completamente accettate. Giocoforza, dovremo essere noi a venire incontro al nuovo ospite, accettando il fatto che determinati contesti saranno evitabili per tutelare il benessere psico fisico di chi avremo accanto. D’altra parte, se la passeggiata in un centro commerciale non gli cambierà la vita, certamente la corsa in mezzo a un prato, o lungo un sentiero montano, diverrà per lui stesso altamente gratificante! lamiaellie@gmail.com


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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma “BOCA SERADA, OCIO DAVÈRT!”

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oco fa ho sentito alla radio Bocca di rosa: bella quella canzone di De Andrè, intrecciata di sensualità, ironia e critica sociale. A pensarci la bocca è un foro del corpo da cui possono uscire le cose più dolci ma anche le più amare. Ed è sempre difficile decidere quando tacere, quando parlare…”. ”Boca serada, ocio davèrt! dis el proverbi”. “Sì ma quando star zitti e quando parlare? E per riuscire a dire cosa tra queste grida isteriche. Al contrario del proverbio, in questi tempi bui in cui siamo precipitati, nella fossa biologica dei social le bocche sono sempre più spalancate e gli occhi chiusi…”. “Che brào che l’è, professor: che ben che el parla. Mi averìa dit ’nté la busa dela grassa’ o ‘ntél bus del cesso…”. ”Non dirla pesante, se puoi dirla elegante è uno dei miei motti…”. “L’alo enventà élo professor?“ “ Esatto”. “’N ho enventà un anca mi: Prima che vegna not, daghe col manaròt!”. “L’importante è di fare qualcosa per cercare di contrastare la stupidità dilagante…”. “Far qualcoss per stropar le boche de chi che parla demò perché i g’ha la boca…”. “È un’impresa impossibile. Mi viene in mente De Gaulle durante una campagna elettorale quando gli si avvicinò un elettore dicendogli: presidente, eliminiamo gli imbecilli! E lui gli rispose: è un’impresa impossibile!” “L’è vera, l’è vera. Però no digo eliminar tuti i imbezili, ma almen arquanti, almen sfoltirli...”. “Non penso proprio che mi toccherà di avere questa soddisfazione…”.

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“Mi ghe spero: fin che gh’è denti en boca, non si sa quel che ne toca, dis el vecio poverbi. E se dovessa vegnir quel dì ghe beverìa sora en bocàl de vin, ghe magnerìa ensema na feta de boca de dama, che l’è en dolz tant delicà e meterìa ‘ntèn bocàl en mazzèt de boche de león, binade aposta. E farìa en brindisi: en boca al lupo!”. “Ghè el bocal del vin, el bocal del piss (atenti a no scambiarli!), gh’è el bocalón”. “Che cos’è, un boccale molto grande?” ”No, se dis de uno che l’è ancor pu sbocà”. “Ho capito: uno che dice apertamente battute salaci o addirittura oscene…”. “Sì batude che no se doverìa dir, che no se doverìa sentir: enveze i le le dis, i le scolta e i ride!” “Tale è, gente, l’animo umano: un misto di intelligenza e di volgarità, un impasto di eleganza e di oscenità…” “Che ben che ‘l parla, sior professor. Me piaserìa anca a mi saver parlar ‘sì ben, cossita en ponta de pirón. E enveze non son bon, parlo come en coión!” “Non ti angustiare. Sai, uno come me è fuori del tempo. Alla volgarità, alla stupidità ci si fa su la bocca e a uno come me magari i ghe fa le boche, gli sbadigliano in faccia. Quando non lo interrompono, non lo zittiscono…”. “Schèrzelo, professor?” “Mi a uno come élo ghe farìa su en monument!” “Allora tu mi auguri di morire: non è possibile erigere un monumento a uno che non sia morto”. ”Nò, nò: alor ghe destenderìa tapedi rossi…”. ”L’hai finita con le sviolinate? Guarda che un bicchiere di rosso te lo pago lo stesso, te lo stavo per offrire. Lo vuoi?” “Meio de uno, dói!” renzofrancescotti@libero.it


trentinoarte di ROBERTO PANCHERI

taccuino d’arte L’OMAGGIO DI FOZZER A UN ALPINISTA CADUTO Due inediti rilievi in gesso raffiguranti le sembianze di Adriano Dal Lago

Eraldo Fozzer, Trofeo Adriano Dal Lago, modello in gesso, 1946. Trento, SAT, Biblioteca della Montagna

A

driano Dal Lago fu un provetto scalatore. Era nato a Levico il 9 dicembre 1903. Nel 1933, in coppia con Marcello Friederichsen, sfidò il Campanil Basso raggiungendo la vetta dalla parete est. Faceva la guida alpina e fu premiato con la medaglia d’argento al valor civile per salvataggi in montagna. Era anche maestro di sci e nel 1937 fu nominato direttore della neonata Scuola Nazionale di Sci della Val Gardena. Il 24 luglio del 1938 Adriano precipitò dalla parete sud della Marmolada e morì con i compagni di cordata Antonio Botto e Carlo Cavallazzi. “Ancora la Morte – forse nel fragore del fulmine – che fa livida la parete tremenda. Ancora sangue – giù sul bianco ghiaione – fra il sorriso puro

dei ranuncoli e delle genziane”. La notizia della tragedia fu annunciata con queste parole sulle pagine della rivista della Legione Trentina, dove comparve anche un bel ritratto fotografico di Dal Lago, definito “anima bella in perfetto corpo d’atleta”. In sua memoria fu ribattezzato uno dei torrioni delle Dolomiti di Brenta e il suo nome venne assegnato anche a un capanno sulla Marmolada, oggi scomparso. Nel 1947 lo Sci Club della SAT istituì il Trofeo “Adriano Dallago”, una gara nazionale di discesa libera che si tenne sul Bondone quell’anno e nel 1948. Per l’occasione lo scultore trentino Eraldo Fozzer (1908-1995) creò un ritratto ad altorilievo che, fuso in bronzo, doveva fungere da premio per il vincitore. La

gara non fu più disputata negli anni seguenti e del trofeo si perse presto la memoria, finché il bibliotecario della SAT Riccardo Decarli non ne ritrovò il gesso preparatorio nella soffitta di Palazzo Pedrotti, insieme a un busto in gesso patinato raffigurante anch’esso le sembianze del giovane alpinista. Entrambi riportano la firma per esteso dello scultore, mentre il modello del trofeo reca incisa la data “1946”. Ora le due sculture sono esposte alla mostra “Alpicultura. La rappresentazione dell’identità alpina nell’arte trentina dalla fine dell’800 ai giorni nostri”, rassegna curata da Massimo Parolini, visitabile a Palazzo Trentini fino al 7 febbraio. Prima di essere esposti al pubblico i due gessi sono stati sottoposti a un intervento di pulitura e manutenzione che è stato eseguito dalla restauratrice Licia Tomasi presso il laboratorio di restauro della Soprintendenza. Nel 1947, sul-

Eraldo Fozzer, Ritratto di Adriano Dal Lago, gesso patinato. Trento, SAT, Biblioteca della Montagna

le pagine del “Bollettino della SAT”, Antonio Orben rievocava la figura di Adriano Dal Lago ricordando la stagione aurorale degli sport invernali e con essa l’atleta “che dai soleggiati campi sportivi passò, temprato nei muscoli e nella volontà, a quelli più rudi, più solitari e più belli della montagna invernale e della roccia che affascina”. Sono espressioni enfatiche ma appropriate alla commemorazione di un defunto, che si riflettono nello stile eroico delle due sculture di Fozzer.

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ULRIKE KINDL ALESSANDRO BACCIN FIORENZO DEGASPERI SIEGFRIED DE RACHEWILTZ

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IL CODICE BRANDIS (VOL. 2) E I CASTELLI DELLA VAL D’ADIGE, DELLA VAL DI NON E DELLA VAL DI SOLE Custodito per secoli in mani premurose, il Codice Brandis è una raccolta di disegni di castelli, città fortificate e residenze nobiliari presenti nella Contea principesca del Tirolo agli inizi del Seicento. Mirabilmente eseguiti da un esperto quanto sconosciuto artista su commissione del barone Jakob Andrä Brandis di Lana, i 105 disegni raccolgono centinaia di vedute suddivise per aree geografiche, ora pubblicate per la prima volta dall’associazione culturale Tangram di Merano. In questo volume vengono presentati 35 disegni con 114 vedute disseminate lungo la Val d’Adige, la Val di Non e la Val di Sole. Se le raffigurazioni possono ridare vita e splendore alle residenze nobiliari, le preziose informazioni fornite dai quattro saggi introduttivi consentono di contestualizzare il Codice Brandis in un periodo storico assai turbolento, caratterizzato dalla Guerra dei Trent’anni e dall’arrivo della peste, tra i drammatici cambiamenti climatici e il persistere di paure collettive ancora fortemente legate alla cultura medievale, tra l’apertura di grandi vie di commercio tra nord e sud Europa e sensazionali scoperte scientifiche.

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6 COMMENTI 14 IL DIALETTO INFORMA 15 TACCUINO D’ARTE

In redazione: Cristina Pocher Hanno collaborato a questo numero: Susanna Caldonazzi, Paolo Chiesa, Marco Consoli, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Denise Fasanelli, Renzo Francescotti, Claudio Marchesoni, Stefano Margheri, Roberto Pancheri, Fabio Peterlongo, Stefania Scartezzini, Tiziana Tomasini, Daniele Valersi, Giada Vicenzi

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Attualità 18

FRANCESCO CASETTI

22 UN CAFFÈ DA IRENE COSLOP 24

TEATRO PORTLAND

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“ANCORA UN SALTO” DANZARE APRE LA MENTE BIBLIOTECA BRUNO LUNELLI OLD RUGBY TRENTO MAURO BORGOGNO STORY “FELICE DI PRODURVI” VISIONI GERMANICHE SARDEGNA “CHIAMA” TRENTINO DAL NOSTRO INVIATO... GBR CONSULTING: IDEE E CONCRETEZZA

Panorama

64 IL TRENTINO DEI TEATRI 66 FABIO CONCATO 66 MIKA 68 “GREASE” 70 DANZA IN REGIONE 70 TEATRO IN REGIONE 72 TEATRO “ZANDONAI” 73 ANGELO DURO 74 I CONCERTI DELLA DOMENICA 76 ORCHESTRA “HAYDN” 77 EVVIVA IL CARNEVALE

Giorno per giorno

78 MOSTRE 82 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news 92 96 99 101

I MATRIMONI DEL MESE “SCUDERIA TRENTINA” FEDERAZIONE SCUOLE MATERNE IL PALINSESTO DI RAI REGIONE appuntamenti, incontri e attualità trentina

Rubriche

euro 3,00 www.trentinomese.it

ANNO XXVIII N. 336

FEBBRAIO 2020

Carnevale in arrivo: una pioggia di eventi

102 LIBRI E LIBRERIE 104 LA RICETTA DEL MESE 105 #TRENTINOMESE CONTEST info@trentinomese.it www.trentinomese.it

FRANCESCO CASETTI “LA MIA AMERICA COME IN UN FILM”

Febbraio: il mese più colorato e pazzerello dell’anno. Tra tradizione e spensieratezza

“ONE MORE JUMP” I DOCUMENTARI PLURIPREMIATI DI EMANUELE GEROSA

“IL CAFFÉ? NON MI RENDE NERVOSA...” L’AVVENTURA IMPRENDITORIALE DI IRENE COSLOP SOPRA IL MONDO Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/TN. Contiene i.p. In caso di mancato recapito inviare al CDM di TRENTO per la restituzione al mittente previo pagamento resi.

Direttore responsabile: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ]

SOMMARIO FEBBRAIO 2020

OLD RUGBY TRENTO ETÀ MEDIA 50 ANNI, DOLORINI QUA E LÀ, MA TANTA PASSIONE “FELICE DI PRODURVI” ROBERTO CAVALLINI, PRODUTTORE EMERGENTE

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I MATRIMONI DEL MESE

PITTI IMMAGINE UOMO dal nostro inviato MARCO CONSOLI

IL VINO TRA LE PAGINE A VILLA MARGON C’È LA BIBLIOTECA “BRUNO LUNELLI” DON GIUSEPPE GRAZIOLI IL PRETE CONTADINO CHE GIRÒ IL MONDO PER...

MAURO BORGOGNO “CON SEI CORDE SI PUÒ FARE TUTTO. O QUASI...”

TEATRO PORTLAND LA “MERAVIGLIA” DELLA CONOSCENZA

MARTIN ZANOTTI DANZANDO DANZANDO, DA NEW YORK A VIENNA

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TRENTINI NEL MONDO

di Stefania Scartezzini

FRANCESCO CASETTI “LA MIA AMERICA COME IN UN FILM” L’ACCADEMICO E SEMIOLOGO CINEMATOGRAFICO TRENTINO RIPERCORRE LA SUA CARRIERA: LO STUDIO DEL CINEMA COME DISCIPLINA, LA CATTEDRA “THOMAS E. DONNELLEY HUMANITIES AND FILM AND MEDIA STUDIES” ALL’UNIVERSITÀ DI YALE. A TRENTINOMESE, CASETTI PARLA DELLA FIORITURA CULTURALE DI TRENTO, DEL FUTURO DEL CINEMA E DELLE PIATTAFORME DIGITALI, GUARDANDO ANCHE ALLE NUOVE GENERAZIONI DI ACCADEMICI...

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non fare da cappello al discorso. Sono migliorato come insegnante”. Nel corso dell’intervista con Francesco Casetti, questo distacco culturale tra l’Italia e l’America emerge spesso. Anche perché il salto di carriera che lo ha portato alla prestigiosa cattedra ameri-

cana, è arrivato dopo ben trent’anni di insegnamento tra l’Università di Genova, l’Università di Trieste e la Cattolica di Milano. E sono stati anni, soprattutto i primi, tutt’altro che semplici. “Faccio parte della prima generazione che ha insegnato il cinema accademiCredits: Layla Pozzo

a dieci anni, l’indirizzo di lavoro di Francesco Casetti è 53 Wall Street, New Haven, Connecticut, Stati Uniti. Che non è solo un indirizzo cool, come tutto ciò che è americano; corrisponde al dipartimento di Film and Media Studies dell’Università di Yale. Proprio lei, Yale. L’università privata tra le più prestigiose al mondo. 250 anni di formazione delle più grandi menti e delle più importanti personalità culturali a livello mondiale. “Yale mi ha fatto un’offerta che non potevo rifiutare,” racconta Casetti, usando scherzosamente una citazione filmica, ma anche senza tanti giri di parole. Questo modo franco, affilato e diretto spicca immediatamente come un tratto caratteristico dello studioso di cinema e media, originario di Trento. Un tale pragmatismo sincero è certamente innato, ma, come conferma Casetti stesso, deve essersi rinforzato negli anni di frequentazione dell’ambiente americano. “Gli americani sono concreti, pragmatici. A Yale ho trovato le condizioni ottimali per fare il lavoro che amo, analizzare il modo in cui il cinema e i media rispondono ai nostri bisogni, e insieme modellano parte delle nostre vite. Ma ho anche dovuto aggiornare i miei metodi di insegnamento, proprio in virtù della diversità culturale che c’è rispetto all’Italia. Gli studenti mi vogliono concreto, preciso, ben organizzato, lezione per lezione. La teoria deve emergere da una analisi critica che va al cuore delle cose,


Credits: Ermes Beltrami

trentinoincontri camente. Il cinema non era considerato una disciplina di studio come la si intende oggi. Negli anni ‘70, le cattedre erano pochissime, e per chi cominciava gli stipendi erano da fame. I miei primi anni sono stati durissimi; sopravvivevo con qualche borsa di studio e avevo già una famiglia. Ci sono stati molti sacrifici, ma sono orgoglioso di poter dire di aver contribuito a costruire in Italia, insieme a Lino Miccichè, la comunità scientifica e la disciplina accademica del cinema.” Quindi, quando lei ha lasciato Trento per andare a Milano a studiare Lettere e a specializzarsi in “Teoria e linguaggio del cinema”, non si aspettava di trovarsi poi dall’altra parte della cattedra, a insegnare? Non aveva queste ambizioni professionali? “No, non avevo l’idea di fare l’accademico. Dopo la laurea, stavo andando in treno proprio a Trento, con il professor Bettetini, che è stato il mio relatore, per una sua conferenza, e mi chiese se volessi lavorare con lui. E io mi ricordo ancora adesso lo stupore, perché non mi aspettavo questa proposta. Anche se forse avrei dovuto, perché, e lo dico davvero con il massimo dell’ironia, io devo proprio avercela, la testa da professore. La gente mi chiama sempre professore, non usa nome e cognome. Anche negli Stati Uniti, dove ai professori si dà del tu e li si chiama per nome. Non so se sia una cosa buona, ma evidentemente devo avere una qualche inclinazione naturale per il ruolo. Ma tornando agli inizi della mia carriera, appena laureato mi trovai a fare molte cose: oltre a tanta ricerca scientifica, con degli amici distribuivo film musicali, scrivevo per qualche rivista, facevo consulenze di semiotica per la pubblicità.

Al contempo, nell’ambiente accademico, all’epoca davvero ristretto, come dicevo, mi stavo facendo un nome: avevo strette relazioni con la Francia e in particolare con il fondatore della semiotica del cinema, Christian Metz, frequentavo Eco, Corti, Segre, pubblicavo su riviste internazionali. Eppure, ancora non sapevo con certezza che sarebbe diventato questo il mio lavoro. Almeno non fino ai 30 anni. C’e’ un episodio che non ho mai raccontato: quando mi sono sposato – ero giovane, avevo 28 anni – papà venne a Milano per il mio matrimonio e, alla vigilia, volle parlare con mia moglie. Le disse: “Senti, ma sei proprio sicura di sposarlo? Perché io non ho ancora capito che mestiere farà nella vita”. Mio padre non sapeva che parlando di cinema e di media ci si potesse guadagnare da vivere; non era un mestiere convenzionale, quindi lui era molto diffidente.” Allora, forse viene da pensare che la passione per il cinema non gliel’abbia trasmessa suo padre… “No, però già da ragazzino amavo andare al cinema, anche una o più volte alla settimana. A Trento, negli anni ’50 non

Lucio Dalla, Con una sua classe di Yale. A destra, con universitario amico, qui in veste eccezionale di relatore

c’erano molte sale, ce n’erano forse tre. Stava nascendo il Festival della Montagna, forse c’era già qualche evento al Sociale. E poi c’era il cinema Dolomiti, che era proprietà della Diocesi, e al Dolomiti si proiettavano i film per ragazzi. Lì ho iniziato la mia storia di spettatore, intorno agli otto anni, e lì ho visto il primo film che mi ha fatto capire che il cinema era una cosa seria (era “La’ dove scende il fiume”, di Antony Mann). Al liceo – ho frequentato l’Arcivescovile, i Polentoni – un prete, constatando la mia passione, mi ha coinvolto nella fondazione di un cineforum, che era davvero molto frequentato. Al cineforum abbiamo proiettato anche film un po’ impegnativi e, talvolta, arditi. Ricordo ancora la straordinaria discussione al termine di “L’anno scorso a Marienbad”; una parte del pubblico reagì molto violentemente e qualcuno disse: “‘Sto film l’è en sogno dopo che t’hai fat endigestion de polenta”. Mi ricordo che risposi a tono. Non avevo neanche 18 anni e già il cinema era un campo di battaglia.” Aveva altre passioni da adolescente? “In effetti, io volevo fare lo scout, ma i capi mi avevano giudicato poco adatto. Credo che avesse a che fare anche con il fatto che avendo letto Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo, volevo dire la mia su un sacco di cose. Insomma, inadatto e presuntuoso. Ho ancora il senso dello scacco, quando ci penso. Per

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fortuna che la mia passione per il cinema non ha fatto la stessa fine!” Ecco, la sua passione per il cinema è ovvia e statuìta, ma la entusiasmano altrettanto anche le serie TV, dominatrici indiscusse del mercato audiovisivo odierno? “Le confesso subito che io sono uno di quelli che fa binge-watching. Ho visto tutto “Breaking Bad” (serie televisiva statunitense in 5 stagioni andata in onda, in US e in Italia, tra il 2008 e il 2013, nda) in appena tre settimane, e ho pure pianto all’ultima puntata. Dopotutto, la serialità contemporanea è assolutamente straordinaria.” E che mi dice delle nuove piattaforme digitali da Netflix a Amazon Prime Video, e in Italia RaiPlay e TimVision, che spostano i film sui “piccolissimi schermi” (cellulare, tablet)? “Io credo che la piattaforma conti fino a un certo punto. Contano le condizioni per costruire un certo tipo di esperienza. Se il film non si guarda al cinema bensì a casa, molto sta nel ricreare a casa le condizioni del cinema in sala. La sala ha modellato la nostra esperienza di cinema. La mia 22

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Credits: Ermes Beltrami

La famiglia Casetti al completo. Un giovanissimo Francesco, primo a destra, con madre, padre e fratelli. Sotto, Mamma orgogliosa. Francesco è sulla sinistra

concentrazione, e l’impatto delle immagini e del racconto, su un grande schermo sono fortissimi. Ma se io a casa accedo a Netflix, scelgo il film, poi abbasso le luci, mi metto un the da una parte, stacco il telefono, mi metto comodo, non mi alzo e sto attento, ricostruisco in buona parte le condizioni dell’esperienza della sala. Nel mio ultimo libro, “La Galassia Lumière” (Bompiani, 2015), ho provato a dare una risposta a questo cambiamento e all’avvento del film sul display. Qualcuno addirittura mi ha ringraziato perché con questo libro non si sentiva in colpa vedendo il film sullo schermo televisivo o di altri dispositivi.” A questo punto la domanda sorge necessaria; vista quest’offerta sempre maggiore di alternative e il trasferimento dei film sulle piattaforme digitali, qual è il futuro della sala cinematografica? “Sembra paradossale, ma le sale cinematografiche nel mondo aumentano! Anche se in Italia c’è un trend opposto e diminuiscono. Insomma, la sala non andrà a morire. Ci saranno due canali di consumo paralleli. È molto difficile pensare che una forma culturale o un mezzo muoiano. La mia idea è che i media non muoiono mai, ma migrano in un altro dispositivo. La sala cinematografica si è in parte spostata a casa. Il fax e la macchina fotografica sono ora inclusi nel telefonino. Il telefono si è riorganizzato come skype. L’album di famiglia ora sta in Facebook. I media si rilocano. L’effetto è che la geografia dei media oggi è diventata più complicata, con dispositivi diversi che performano qualche volta la stessa funzione, e qualche volta invece sviluppano nuove funzioni a partire dalle vecchie. A pensarci bene, questo è un processo che vale per molte altre cose. In fondo, questa è la cultura, no? L’uomo usa trasformare una cosa in qualcosa altro: traduce un movimento del corpo nell’azione di una macchina – e l’azione della macchina in un nuovo movimento. Traduce un pensiero in una scrittura, e una cosa in un’immagine – e viceversa. Traduce un linguaggio in un altro. E un pensiero in un altro pensiero. Il processo culturale, funziona in questa maniera.” Il nuovo libro, invece, è al momento in fase di sviluppo, e Casetti lo sta scrivendo insieme ad un giovane americano che insegna a Londra e che “ha quasi la metà dei miei anni, ed è bravissimo”. Quindi le giovani generazioni di accademici sono sul pezzo.

“Certamente. Anche se, ancora, tocca distanziare i giovani italiani ed europei dai giovani americani. I giovani americani sono estremamente professionali, stakanovisti, e competitivi; studiano e lavorano come muli, in vista della propria affermazione, secondo standard ben prefissati, e dentro un terreno che non concede vantaggi di posizione. Ma va sottolineato che in America si lavora meglio, più facilmente; una grandissima parte degli archivi sono digitalizzati, a differenza di quelli italiani che sono vergognosamente di difficilissimo accesso. In America c’è organizzazione e molta meno burocrazia che in Italia; è davvero più facile fare ricerca. Tornando ai giovani accademici, in Italia c’è una buona base di studiosi, che spesso si sono fatti aggregando in modo originale punti di riferimento diversi. Certe tematiche sono diventate materia di studio e di ricerca in tempi recenti proprio grazie a questi giovani. Penso, per esempio, ai videogiochi, alle narrazioni espanse, all’interesse per la biopolitica e la geopolitica, ad un ripensamento originale dei temi del lavoro intellettuale. In parte, è stato sulla spinta di questi giovani accademici che l’università italiana ha continuato, e in qualche caso cominciato, ad essere davvero internazionale.” Insomma, ci difendiamo bene! Le manca qualcosa in particolare dell’università italiana? “Forse un po’ il calore nelle relazioni interpersonali, anche se io, rispetto ai colleghi americani, in genere tendo a stringere rapporti più caldi e profondi con i miei studenti. Mi sa che ho porta-


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DOMANDE FISSE Il libro che sta leggendo? Un libro sulle nuove forme di narrazione in rete. Il suo numero preferito? Tutti i numeri sacri: 3, 7, 9. Il suo colore preferito? Faccio fatica a distinguere i colori. Il piatto che ama di più? Quello pieno, ovviamente. Il film del cuore? Ho una lista piuttosto lunga, che cambia abbastanza spesso La squadra di calcio che tifa? La Fiorentina: è una grandissima passione, ma la ragione per cui tifo è piuttosto patetica. Storie di infanzia... L’automobile preferita? È un oggetto che non amo. Il viaggio che non è ancora riuscito a fare? Ventimila leghe sotto i mari. Ha animali domestici? Abbiamo avuto due gatti. Cantante, compositore o gruppo preferito? È una domanda troppo intima. Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? Ogni tanto mi lamento che non so fare il formaggio. Questo sì che sarebbe un mestiere utile... La cosa che le fa più paura? Un sacco di cose. In ogni caso, quello che adesso sto studiando è come i media incanalano la paura e fanno spesso paura loro stessi. Il suo sogno ricorrente? Sogno tantissimo, ma ogni notte è un sogno diverso. to un po’ del mio spirito mediterraneomontanaro in Connecticut.” Quindi c’è la possibilità che lei torni a casa, in un prossimo futuro? “Non lo so con certezza. Innanzitutto, io mi sono trasferito in America con mia moglie, quindi sarà una decisione presa insieme, in base alle esigenze di entrambi.” Finalmente, professore; non riuscivo a trovare proprio nulla sulla sua vita privata… Sì, ho sempre preferito non esporre troppo il mio privato, ma le dico volentieri che ho una figlia, Marta Maria, che vive a Londra ormai da moltissimi anni. Ha studiato matematica ma lavora come traduttrice di fumetti, di cui è sempre stata appassionata.”

Sul set. Un Casetti venticinquenne insieme al regista, suo mentore e amico, Gianfranco Bettetini. “Stregone di Città”, film del ’73, rappresenta la sua unica prova da sceneggiatore

Ecco, ora possiamo tornare all’Italia e, in particolare, al Trentino… “Sì, non escludo che un giorno tornerò a casa. La vita è più dolce, in Italia. E in Trentino ho ancora pezzi di famiglia, e ci passo sempre volentieri. Ho avuto la fortuna di vedere Trento uscire dal suo “medioevo”. Erano gli anni ’70; io abitavo già a Milano, ma tornavo a salutare gli amici. All’epoca, mi occupavo anche di arte visiva: avevo scritto dei cataloghi per Luigi Senesi e di Aldo Schmid, con i quali avevo un rapporto di amicizia, e seguivo alcuni giovani esordienti, come Silvio Cattani o Domenico Ferrari. Insomma, tornavo spesso per salutarli e vedevo questa città che, usando una metafora, era come la bella addormentata che aveva finalmente ricevuto il bacio del principe. La borghesia aveva tirato fuori i soldi dal materasso e aveva cominciato a investirli sapientemente e in cose belle, a far emergere la bellezza del centro della città. Trento non era piu’ soltanto il Giro al Sas – dove si andava per incontrare la propria fidanzatina. Era anche gallerie, iniziative culturali, fermento politico, e un occhio al mondo.” E il Trentino oggi, come lo vede? “Innovativo, e molto attento alla qualità della vita. Mi colpisce il fatto che la politica turistica si traduce nell’offerta di una ricca gamma di esperienze, più che semplicemente di posti letto. Il marketing dell’esperienza oggi è uno dei motori dell’economia: vado o sto da qualche parte perché mi sento vivo. Nel contesto del Mart di Rovereto, dove con grande piace-

re siedo nel Consiglio Scientifico, con il direttore Gianfranco Maraniello abbiamo provato a sviluppare questo concetto di marketing dell’esperienza; il museo, da una parte, rimane un luogo didattico, che insegna cose, ma dall’altra è un luogo di esperienza, che mira a generare un vero godimento e a sviluppare una relazione con le opportunità offerte dal territorio. Il modello è quello dei grandi musei internazionali; non vai al Metropolitan solo per vedere dei quadri, ci vai per passare una giornata in cui interagisci con il contesto in modo più profondo e completo. Sarebbe bello che certe buone pratiche trentine si trasferissero nel Paese, oggi piuttosto depresso, sia economicamente che psicologicamente. Ma questo è un lungo discorso. Mi limito a dire che mi sento piuttosto orgoglioso del “mio” Trentino – una terra che non ho mai del tutto perso.” E una cosa possiamo dire che sia certa: ■ il Trentino ricambia. Insieme al noto regista, produttore e attore canadese Shawn Levy (“Una notte al museo”, “Stranger Things”, tra gli altri)

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trentinoprofessioni trentinoattualità di Fabio Peterlongo

Irene seleziona i chicchi di caffè prima di tostarli

IL CAFFÉ? NON MI RENDE PER NIENTE NERVOSA... DALLA LAUREA IN BENI CULTURALI ALLA TORREFAZIONE DEL CAFFÈ. L’IMPRESA DI IRENE COSLOP PER COMBATTERE LA PRECARIETÀ: «MI SENTO REALIZZATA ED IL MERCATO DEL CAFFÈ È IN CRESCITA»

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l percorso che ha portato la 28enne Irene Coslop a intraprendere l’avventura di imprenditrice del caffè, inaugurando nel 2018 la torrefazione “I Druper” a Zambana Vecchia, non si discosta da quello di molti suoi coetanei, la generazione che ha fatto i conti con la precarietà: «Ho frequentato il corso in Beni

culturali all’università. Poi anche io ho attraversato un periodo fatto di contratti a chiamata, sempre in attesa di un rinnovo, sempre con l’ansia per un futuro incerto», ha spiegato Irene. Poi è avvenuta la scoperta della cultura del caffè e dell’esistenza di una nicchia di mercato non sufficientemente coperta dall’offerta

tradizionale e delle grandi aziende: «Il 26 novembre 2018 ho acquistato una prima tostatrice per la torrefazione, che consente di lavorare un chilo e mezzo di caffè per moka. In seguito ai proventi dell’attività, che ha riscontrato un buon successo sul territorio, intercettando una clientela alla ricerca di un prodotto di fascia medio-alta, ho potuto acquistare una seconda tostatrice da sei chili». Un passo in avanti per aumentare le capacità produttive di questa attività individuale. «ECCO COME RIDÒ VITA ALLA BOTTEGA DELLA NONNA» La torrefazione si trova in località Zambana Vecchia, nell’edificio in cui la nonna di Irene gestiva la bottega del paese: «L’ho rimessa a nuovo, ma ho conservato tutte le caratteristiche che la rendevano un

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trentinoprofessioni

A sinistra, la tostatrice Giesen “strumento” dell’impresa di Irene. Sopra, le generazioni “passate” che le hanno “aperto la strada”

luogo nostalgico e speciale. Lo stesso fatto di condurre un’attività a Zambana Vecchia è un valore aggiunto. È una località nota per la vocazione gastronomica e la qualità dei suoi prodotti. Inoltre la mia è la prima attività imprenditoriale nuova da molto tempo e ha contribuito a ridare slancio al tessuto sociale del paese, altrimenti popolato soprattutto da anziani. In questi anni il paese sta tornando a vivere». «TROPPI LUOGHI COMUNI...» Nonostante la convinzione diffusa che il caffè italiano sia “il migliore del mondo”, Irene ha un’opinione diversa: «In Italia manca assolutamente la cultura del caffè, nonostante i luoghi comuni. Il tratto comune che hanno i caffè italiani è l’amarezza, ma questa non dovrebbe nemmeno esistere. Le caratteristiche di un buon caffè sono al contrario l’acidità elevata ed il sentore floreale. Il caffè diventa amaro quando è sovra-tostato, ovvero bruciato. La sovra-tostatura com-

promette l’aromaticità di un buon caffè». Secondo Irene in Italia mancherebbe questa consapevolezza: «Alcuni caffè di altissima gamma forse verrebbero considerati “schifosi” da molti consumatori, perché a livello sensoriale non rispettano i canoni di ciò a cui siamo abituati purtroppo». Eppure, grazie al passaparola, il “giro” della torrefazione di Irene sta crescendo: «Distribuiamo nella ristorazione il nostro caffè di qualità media, ma siamo diventati i fornitori ufficiali di un hotel 5 stelle luxury a Pinzolo. E sono tanti anche i clienti che decidono di sperimentare i nostri caffè in piccole quantità per un consumo casalingo». «CHICCHI IMPORTATI DA CONTADINI CERTIFICATI» La torrefazione di Irene ha una politica precisa quando si parla delle materie prime che adopera: «Importiamo il caffè crudo da importatori certificati o lo importiamo direttamente rivolgendoci ai farmer locali, come accade in Colom-

IERI

OGGI Passato e presente, il passaggio di consegne. A destra, Irene piccolissima con la nonna, di fronte alla storica bottega

bia. Sono i coltivatori di piccoli appezzamenti di terreno che vengono dedicati esclusivamente a questi caffè dal valore pregiato». Il caffè di qualità medio-alta viene importato in grossi sacchi di iuta che consentono di mantenerne gli aromi, ma le partite di caffè particolarmente pregiate viaggiano addirittura sottovuoto: «Sono modi per proteggere i chicchi dell’umidità. Poi procediamo con la tostatura». Tra i prodotti che distinguono l’offerta di questa torrefazione vi sono gli “specialty coffees”, i “caffè specialità” di gamma molto elevata: «Li tostiamo solo su prenotazione. Potremmo immaginare di acquistare questi caffè in un bar a 20 o 30 euro a tazza». «PRESTO UN’ACCADEMIA DEL CAFFÈ» Il prossimo obiettivo di Irene è trasformare la sua torrefazione in una “accademia” certificata per la cultura del caffè, attraverso l’accreditamento Sca. La Sca, Specialty Coffee Association, è l’organizzazione che fissa a livello mondiale gli standard riconosciuti per chi vuole intraprendere un percorso nel mondo del bar e del caffè. Le certificazioni di questa organizzazione, con sede a Londra e negli Stati Uniti, sono riconosciute in tutto il mondo. Un importante passaporto per chi vuole lavorare all’estero o punta all’eccellenza nel mondo del caffè. Per aumentare la visibilità dell’attività, la torrefazione di Irene prende parte da tre anni ai campionati italiani che mettono a confronto le caffetterie, gli esperti e le torrefazioni con le giurie qualificate Sca. Irene ha spiegato: «Siamo già soci Sca. In alcuni paesi come l’Australia senza l’accreditamento Sca non si può nemmeno lavorare in una caffetteria. Per questo vogliamo puntare sulla formazione degli operatori, fondando un’accademia per la cultura del caffè che in Trentino non ■ esiste». 25

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trentinoteatro

CHI È DI SCENA?

di Giada Vicenzi © Alessio Righi - Andrea Brunello

LA MERAVIGLIA DELLA CONOSCENZA IL “TEATRO-SCIENZA” PORTA SUL PALCO IL SAPERE SCIENTIFICO PER INFORMARE, EDUCARE, EMOZIONARE. A QUESTA NUOVA FORMA DI TEATRO CIVILE, SVILUPPATA TRA IL TEATRO PORTLAND E LA COMPAGNIA ARDITODESÌO, È DEDICATO IL FESTIVAL “TEATRO DELLA MERAVIGLIA”

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l progresso scientifico e tecnologico ha cambiato radicalmente le nostre vite. La scienza è in noi, attorno a noi, tra di noi: ci guarisce dalle malattie, ci permette di comunicare da un capo all’altro del mondo, di viaggiare verso pianeti lontani. Così infinita e pervasiva, la scienza offre anche idee meravigliose da esplorare (come i paradossi della meccanica quantistica), ci pone di fronte ai dilemmi etici della ricerca genetica e a questioni urgenti come i cambiamenti climatici. La scienza, insomma, tocca da vicino e nel profondo tutti noi, ma a comprenderla e a padroneggiarla è una ristretta cerchia di persone. Come fare per diffondere queste conoscenze, per renderle condivise e “popolari”? E come fare in modo che la divulgazione scientifica possa diventare un’esperienza, un’emozione in grado di 26

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toccare nel profondo l’animo umano? La risposta è… andando a teatro. Non a vedere uno spettacolo qualsiasi, ovviamente, ma uno spettacolo di “teatroscienza”, una rappresentazione, cioè, che porta sul palcoscenico il sapere scientifico allo scopo di informare, educare, scuotere le coscienze, ma soprattutto emozionare. Binomio solo all’apparenza antitetico, il

teatro e la scienza hanno in realtà molti punti in comune: proprio questa “affinità elettiva” è da anni il campo di studio e lavoro di Andrea Brunello – veneziano di origine e a un tempo fisico, drammaturgo, attore e regista teatrale –, che sviluppando intuizioni presenti già in Brecht e Calvino (il primo con “La vita di Galileo”, il secondo con “Le Cosmocomiche”), è stato tra i principali artefici di un percorso di studio, analisi e proposta di teatro che racconta la scienza e che va sotto il nome di “Teatro della Meraviglia”. Un progetto realizzato in collaborazione tra la Compagnia Arditodesìo e il Teatro Portland con l’Opera Universitaria e l’Università degli Studi di Trento, con il sostegno della Fondazione Cassa Risparmio di Trento e Rovereto, della Provincia autonoma di Trento, di IPRASE, del Comune di Trento e della Regione


trentinoteatro

Trentino Alto Adige, per la direzione artistica e scientifica di Andrea Brunello e Stefano Oss. Un progetto che a febbraio di quest’anno realizza la sua quarta edizione, ma che parte da lontano e affonda le radici nel rigoglioso sottobosco creativo che in questi anni è cresciuto tra la Compagnia Arditodesìo e il Teatro Portland, due realtà fra le più attive e indipendenti nel panorama teatrale non solo trentino. Due realtà diverse, dalle personalità distinte, autonome, ma profondamente intrecciate nella collaborazione. Il modo migliore per raccontarle – e per raccontare anche del teatro-scienza – è partire dal momento in cui tutto ha avuto inizio, ovvero dal momento in cui Andrea Brunello – fondatore e direttore di entrambe – decide di lasciare il laboratorio di fisica dove era ricercatore per seguire la sua grande passione: il teatro. “Già al liceo ne ero profondamente affascinato – racconta – e al momento di scegliere in quale direzione proseguire gli studi dopo la maturità ero davvero indeciso: la vita mi ha portato a scegliere la scienza, ma il teatro non l’ho mai abbandonato”. A 19 anni, infatti, Brunello vola a New York per studiare fisica e matematica: si laurea nel 1992 e nel 1997 consegue il dottorato in fisica teorica. Nel frattempo, però, inizia a studiare in maniera rigorosa recitazione e scrittura teatrale. Non smette nemmeno quando rientra in Italia, alla fine degli anni Novanta, per lavorare come ricercatore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Anzi, è proprio in Trentino che l’amore per il teatro sfocia in un bisogno di concretizzarsi, di assumere una forma, una progettualità. E allora Brunello fa una scelta: nel 2001 interrompe l’attività di

© MoniQue foto - Il pubblico della “Meraviglia” 2018

ricercatore per dedicarsi al teatro a tempo pieno e nel 2002 fonda la Compagnia Arditodesìo. A interessarlo è soprattutto il teatro civile, quel tipo di teatro, cioè, che indaga e racconta temi di attualità politica e sociale, che porta sul palco frammenti di storia collettiva e questioni irrisolte per riflettere nella direzione di una coscienza e di un impegno comuni. È in questo contesto che vede la luce, accanto agli altri, uno spettacolo come “Sloi Machine”, un grande successo replicato infinite volte dal 2005 anche fuori regione, che ripercorre la drammatica vicenda della fabbrica di Trento nord. Nel 2004 Brunello è tra i fondatori dell’associazione Teatri Possibili Trento, che propone corsi di teatro e recitazione e che nel 2008 cambia nome per diventare il Teatro Portland: una scuola, ma anche un teatro vero e proprio, visto che

Brunello ha l’opportunità di affittare un grande spazio inutilizzato proprio a fianco del complesso ex Italcementi in via Papiria a Piedicastello. “Il nome Teatro Portland viene da qui ed è un omaggio a un pezzo di storia del quartiere – spiega –. “Portland” era il nome commerciale del cemento che qui si produceva”. Poco alla volta, quegli spazi in disuso vengono sistemati, riadattati e attrezzati con gli arredi e le strumentazioni necessarie e l’accogliente teatro di Piedicastello diviene una piccola impresa culturale che dà lavoro a una decina di persone e un punto di riferimento molto conosciuto in città e fuori: per la scuola di teatro, che oggi conta circa 150 iscritti ai vari corsi (recitazione, drammaturgia, ma anche comunicazione e public speaking), per la programmazione originale, che porta a Trento compagnie e spettacoli fra i più in-

© Monique foto Scuola di teatro

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trentinoteatro © MoniQue foto - Stefano Oss Augmented Lecture. “L’ultima passeggiata sulla luna”

teressanti nel panorama del teatro emergente (grazie anche alla collaborazione con il circuito In-Box), per i laboratori e la rassegna dedicati ai bambini (PoPoPò, ovvero “porta i popi al Portland”), per gli spazi che possono essere presi in affitto da altre compagnie. Ma soprattutto per quella costante attenzione ai temi della contemporaneità, alla condivisione di idee, a quell’intreccio fra arte e socializzazione che è da sempre la cifra caratteristica di Brunello, del Teatro Portland e della Compagnia Arditodesìo. È in questo contesto profondamente “impegnato” che nel 2012 prende forma quel progetto di “teatro-scienza”, che se da un lato permette a Brunello di intrecciare le sue due anime – artistica e scientifica –, dall’altro diventa uno dei nuovi, inaspettati, traguardi del teatro civile. “L’impatto della scienza e delle tecnologie sulla realtà e sulle nostre vite è immenso –spiega -. Sempre più specializzata, la scienza però resta inaccessibile alla maggior parte delle persone. Ecco, divulgare la scienza è secondo me il nuovo teatro civile, perché andiamo a toccare tematiche che interessano tutti: parliamo della nostra © Monique foto Scuola di teatro

relazione con le intelligenze artificiali, del cambiamento climatico, di eugenetica, di vaccini, di energie rinnovabili. Con i nostri spettacoli diamo alle persone gli strumenti e la consapevolezza per capire, per non farsi manipolare, per scegliere a cosa credere”. È così che nel 2012 nasce Jet Propulsion Theatre, il progetto con cui Brunello – in collaborazione con Stefano Oss, direttore del Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche dell’Università di Trento - cerca di raccontare la scienza attraverso il teatro. “Era dai tempi dell’università che sognavo di farlo. Ci ho messo anni a capire come procedere per non cadere nel banale. Perché la divulgazione scientifica è un settore che ha già proposte valide e interessanti. L’aspetto originale l’ho trovato proprio nel teatro, che da un lato consente di approcciare gli argomenti in maniera obliqua, dall’altro fa leva sulle emozioni dello spettatore, sulla curiosità. È stimolando questo livello emotivo, suscitando stupore e meraviglia che riusciamo a comunicare i concetti scientifici e risvegliare il pensiero critico”. Jet Propulsion Theatre prende il via con una serie di produzioni teatrali (tra cui “Il principio dell’incertezza”, “Torno indietro e uccido il nonno” e “Pale Blue Dot”) che negli anni vengono portate anche all’estero e dal 2017 sfocia in un vero e proprio festival di Teatro e scienza, il “Teatro della Meraviglia”. L’edizione 2020 è in programma dal 19 al 29 febbraio al Teatro Sanbàpolis. “Oltre agli spettacoli in programma – racconta il direttore artistico –, questa edizione dedica molto spazio al mondo della ricerca dell’Università di Trento. Ci saranno ben sei “Augmented Lecture”, lezionispettacolo in cui sei professori e ricercatori dell’Università di Trento saranno sul

palco assieme a sei artisti professionisti attivi sul territorio. Abbiamo anche allargato il campo delle discipline coinvolte: si parlerà di fisica, ma anche di letteratura antica, future studies, biosfera, economia circolare, informatica e chimica”. Ma il racconto incentrato attorno alla ricerca scientifica non termina qui. Venerdì 28 febbraio il festival si sposterà al Teatro Portland per una serata dedicata ad altri ricercatori dell’Ateneo trentino. Con “Progetto Apollo”, alcuni giovani studenti universitari racconteranno aneddoti personali e i dietro le quinte di alcuni fra i ricercatori trentini più interessanti. Non solo scienza quindi, ma vita vissuta, motivazioni, fallimenti e successi. In piena continuità con le edizioni passate, infine, il Teatro della Meraviglia ospiterà anche quattro produzioni teatrali vere e proprie: “IncoScienza. Riflessioni scientifiche sull’Universo” (20 febbraio), “Qualcosa d’Invisibile - Concerto per theremin, pianoforte e parole” (22 febbraio), “Il Funambolo della Luce” (26 febbraio, sulla figura di Nikola Tesla) e a chiudere “Fly Me to the Moon” (29 febbraio), una produzione della Compagnia Arditodesìo dedicata al mondo delle missioni Apollo e della corsa verso la Luna. Tanta scienza, insomma, ma soprattutto tante questioni del mondo di oggi e degli esseri umani che lo abitano. “Credo che il teatro come puro intrattenimento abbia ormai perso la sua ragion d’essere – commenta Brunello –, perché siamo immersi in un intrattenimento costante. A teatro si va, invece, per condividere un’idea, per essere partecipi di un dialogo, di un atto collettivo, per sentire parole e concetti nuovi di cui c’è urgenza di discutere. Si va per crescere e per far crescere la società. Uno spettacolo teatrale non potrà cambiare il mondo, certo, ma può e deve stimolare un ragionamento. Questo è il primo passo per evolvere, per desiderare un’altra via d’uscita, per cambiare il corso delle ■ cose”.

© MoniQue foto - “Noi robot” 28

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trentinoattualità trentinoincontri di Denise Fasanelli

ONE MORE JUMP ANCORA UN SALTO EMANUELE GEROSA: ROVERETANO, CLASSE 1975, DOCUMENTARISTA PLURIPREMIATO IN ITALIA E ALL’ESTERO, DOPO “BETWEEN SISTERS”, HA PUNTATO LA MACCHINA DA PRESA SU DUE GIOVANI DEL GAZA PARKOUR TEAM, UN SALTO TRA MONDI E CULTURE, SOGNI E REALTÀ...

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opo la laurea in Storia Contemporanea presso l’Università di Bologna, Emanuele Gerosa si è trasferito dapprima in Spagna e poi a Milano lavorando a produzioni di pubblicità, documentari e serie TV. Emanuele, ma come sei arrivato al mondo dei documentari? Non avevo ancora ben chiaro cosa volessi fare, tutto è accaduto un po’ per caso: mi sono avvicinato al mondo del cinema durante la laurea, perché un mio amico mi chiese di aiutarlo sul set di un cortometraggio. Ma la svolta vera è avvenuta nel 2008, con l’idea di proporre alle ong qui in Trentino e nord Italia di mandare me e la mia mini-crew a seguire un loro progetto in qualche paese nel mondo, coprendo i costi, in cambio di un video professionale sulle loro attività per aiutarli nella ricerca di fondi. Molti non 30

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hanno risposto, altri hanno detto di no; finchè Giuliano Tasini, presidente della associazione Amici del sen. Giovanni Spagnolli di Rovereto, mi ha chiamato entusiasta del progetto: “Voglio investire in voi giovani, mi sembra una cosa bellissima, facciamolo! Andrete in Burundi”. Un’esperienza incredibile: catapultati in un paese dell’Africa nera, uscito da poco dalla guerra civile, immersi in un mondo completamente diverso. L’associazione è rimasta oltremodo soddisfatta, personalmente ricordo con emozione una serata in cui hanno proiettato la nostra produzione video sui loro progetti, uno di questi era un orfanotrofio, e a fine serata tutti i bambini avevano trovato un’adozione a distanza. Ho capito che avevo fatto qualcosa di importante. Mi sono innamorato così del genere documentario, della possibilità di racconta-

re storie vere e, magari, anche cambiarle. C’è un non so che di magico che emerge nel momento in cui applichi un tuo filtro su una situazione reale, visibile a tutti e che ognuno potrebbe raccontare in modo diverso. Da allora, in questi ultimi 10-12 anni, tutto ciò che ho fatto era mirato al cercare di portare avanti i miei progetti di film documentario. Nel 2010 hai portato a termine il tuo primo mediometraggio documentario Kamenge Northern Quarters raccontando proprio il Burundi. “Kamenge, Northern Quarters” parla di un paese che reclama libertà e giustizia, e lo fa attraverso la vita di Alexis Sinduhije, giornalista che sogna la democrazia e viene incarcerato per aver osato candidarsi, e con quella dei ragazzi che gravitano attorno al Centro Giovani Kamenge, tra “ricostruzione” e coesisten-


trentinoincontri

Andrea Fusaro con Osvaldo Maffei, al lavoro sulla chiesetta pugliese

za. Un giorno, facendo un’intervista, uno dei ragazzi ci raccontò della sua fuga da un attacco dell’etnia avversaria e mentre ci raccontava di cose molto cruente, gli ho fatto notare che non avevo mai visto una persona uccisa. Lui mi ha guardato: “Ma come, nemmeno sgozzata?” Una quotidianità completamente diversa dalla nostra ed è per questo che spero sempre di poter cambiare qualcosa grazie al mio lavoro. Deve essere stata una grande soddisfazione, vincere ben 3 premi internazionali, fra cui l’Amnesty International Audience Award in Canada, con il tuo primo lavoro. Sarebbe sciocco negarlo. Facendo un lavoro creativo, inevitabilmente metti tanto di te stesso e dai risultati positivi, trai un nutrimento per continuare. Succede, ad esempio quando si finisce un film

che emerga la soddisfazione ma anche la stanchezza, quel momento in cui dici: “Sarò in grado di fare un altro film?”. Vedendo i tanti riconoscimenti che hai collezionato negli anni, direi di sì. Da una parte, questa cosa mi ha motivato e fatto pensare che sono sulla strada giusta. Ma il riconoscimento più grande sono le reazioni delle persone: la gratitudine dei protagonisti per aver dato voce alla loro storia; e le osservazioni della gente che si è sentita parte di quella storia, riuscendo a comprendere se stessa identificandosi, oppure una porzione di mondo o, addirittura, si sono sentite spinte a fare qualcosa nella loro vita che non avrebbero mai fatto. E sicuramente Between Sisters, la tua opera prima, un progetto personale, una storia intima, un documentario sostenuto da Trentino Film Commission e prodotto da Oneworld DocuMakers in co-produzione con la casa belga Clin d’oeil Films e il Doha Film Institute del Qatar, ha suscitato reazioni importanti e ricevuto prestigiosi riconoscimenti anche a livello internazionale. Ma da dove nasce il desiderio di raccontare questa storia così particolare, per certi versi difficile? Erano anni che volevo filmare qualcosa della relazione tra mia zia, una persona estremamente eccentrica, fuori dal tempo, per la sua generazione direi all’avanguardia, e mia madre che ha un approccio opposto alla vita; un rapporto di enorme amore ma anche grandi conflitti. Quando nel 2011 ho sentito nominare la parola badante, ho compreso che non avrei avuto una seconda occasione. Le ho riprese per tre anni e, nel giro di pochi mesi, ho capito che sarebbe stato molto di più di un

ricordo familiare. La telecamera agiva per me come una lente attraverso cui le riconoscevo in maniera nuova e profonda, loro la accettavano perchè dietro c’ero io, figlio e nipote ma la utilizzavano per dire cose che non avrebbero detto nella normalità. L’occhio della telecamera è servito a rompere gli schematismi della stratificazione relazionale a cui tutti sono soggetti. Io vedevo che emergevano delle cose potentissime dalle riprese, mi sono trasferito da Milano a Rovereto proprio perché ho deciso di giocarmi tutto. Una rivelazione importante, un segreto svelato durante le riprese. Ci sono stati momenti in cui hai spento la telecamera? No, sapevo che eventualmente non avrei utilizzato quel girato. Il film dura 80 minuti, si tratta di una porzione microscopica delle 300 ore di girato. Il lavoro di taglio è stato lungo e delicatissimo. Quando mia madre mi ha dato un indizio riguardante un segreto che sua sorella aveva nascosto per tutta la vita, mi sono chiesto se fosse giusto parlarne. È stato un processo interno e interiore molto forte e molto duro. E tua madre e tua zia? Mia zia ormai faticava a capire, quindi ho cercato di rassicurare mia madre, spiegandole che mostrarsi per quello che si è ad un pubblico, mettere a nudo le proprie vulnerabilità, è qualcosa che denota un’estrema forza. Quando l’ho portata ad alcune proiezioni ha iniziato a dire “Capisco, non ci hai messo solo in ridicolo”. Quando stai dietro a videocamera il focus… Dipende moltissimo dal tipo di situazione: il film Between Sister l’ho fatto praticamente da solo e non sarebbe potuto essere altrimenti; nel nuovo film, One 31

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trentinoincontri more jump, le riprese le ha fatte Matteo Delbò (direttore fotografia e operatore), è importante che ci sia un tecnico ad occuparsene, in modo da non perdere lucidità sul contenuto. Tendenzialmente, in fase di ripresa, cerco sempre di avere chiare due cose: che cosa e perché stiamo filmando quella situazione, quelle persone, quel dialogo. Io e Matteo, con cui ho una pazzesca sintonia, siamo convinti che il filmaking ti costringa ad essere incessantemente pronto alla rielaborazione di ciò che hai pensato: mentre sei appiccicato alla realtà e in certi momenti cerchi anche di guidarla, devi stare attentissimo a cogliere, quando arriveranno, perché ne arrivano sempre, quei momenti magici, quelli che dopo il montaggio, sul grande schermo, hanno un impatto emotivo enorme. Perché si tratta della vita vera e tutti viviamo la vita vera. Cos’è dunque per te il documentario? Ne esistono tanti tipi, so di per certo che non è mai un esercizio stilistico o estetico, per quanto mi riguarda, si tratta soprattutto di mostrare le relazioni umane. Negli anni mi sono reso conto che non sai bene chi sei, cosa fai e come lo fai finchè, ad un certo punto, capita che siano gli altri a dirtelo. Alcune persone che hanno visto anche One more jump, mi hanno detto: “Non c’entra niente con Between Sister ma si vede che lo hai fatto tu”. Per me è un’osservazione bellissima, vuol dire che ho un mio stile di approccio, di costruzione. One more jump, l’ultimo tuo lavoro, presentato ad ottobre e in concorso alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, sta ricevendo ottime recensioni. Il documentario racconta le vite parallele di due ragazzi, Abdallah e Jehad, determinati a riscrivere il proprio futuro attraverso uno sport. Anche questa volta la base è il rapporto tra due persone, anche

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se non si incontrano mai. Tutto è nato nel 2015 da un minuto di reportage di The Guardian visto su un social network su di un gruppo di ragazzi della Striscia di Gaza che aveva dato vita al “Gaza Parkour Team”. Grazie alla giornalista e alla responsabile di una ong italiana che l’aveva fatta entrare a Gaza, ho iniziato a sentire i ragazzi ed effettivamente se mi guardo indietro, dico: “Caspita, da un video…” All’inizio la storia era diversa, l’idea era diversa, c’erano anche protagonisti diversi nel film: avevo parlato per quasi un anno con un ragazzo a Gaza che, a tre giorni dal nostro arrivo in loco per le riprese, ha ricevuto un visto ed è riuscito a scappare. Le riprese sono state particolari, ce le racconti? Per me era importante, per stabilire una relazione con i personaggi, con le persone, stare con loro. Era impensabile che noi, ad una determinata ora della notte o della sera, dicessimo: “Grazie, adesso andiamo in albergo”. E se in Italia siamo andati a vivere con Abdallah nella casa abbandonata senza elettricità, acqua calda o riscaldmento, a Gaza abbiamo vissuto a casa di Jehad lasciando le nostre cose in un ufficio delle Nazioni Unite. Parlaci di Gaza.

La striscia di Gaza è una prigione a cielo aperto, dove in qualsiasi momento può scoppiare un nuovo conflitto. È un luogo incredibile dalle infinite sfaccettature, la gente è di una generosità esagerata: per dire, io e Matteo siamo stati più di tre settimane a casa di Jehad che non ha nemmeno i soldi per comprarsi una giacca ma non ha voluto mai che pagassimo da mangiare, e proprio per questo, a fine riprese, siamo arrivati a casa della mamma di Jehad con l’impianto gas nuovo. One more jump ha debuttato in ottobre, e adesso? Ho sicuramente l’ambizione e la speranza che questo film abbia un lungo percorso. È uscito a Roma e Firenze, adesso bisogna aspettare l’uscita internazionale, il giro dei Festival e poi spero venga diffuso in vari altri ambiti. Sarà su Rai cinema, Rai Svizzera, su Al Jazeera ed è già un buonissimo risultato. A darmi fiducia il parere di un’amica, una produttrice palestinese di Ramallah, che mi ha detto: è un film duro da accettare però devo dirti che non ho mai visto un film così sulla striscia di Gaza. E questo per me è un complimento enorme, ho fatto qualcosa di diverso, un lavoro vero. Punti fermi del tuo lavoro? Il primo e più importante è il rispetto delle persone di cui tu stai raccontando, della situazione e della storia stessa: c’è un dovere etico enorme nei confronti della veridicità. Un film, anche un documentario, è comunque una manipolazione, una costruzione chiaramente drammacitizzata di quella che è la realtà, però c’è un confine: questa “ristrutturazione” deve essere sincera, altrimenti sarebbe meglio fare della finzione. Poi un altro punto fermo, almeno nelle intenzioni, è cercare di far sì che l’operazione stessa della realizzazione del film e il film riescano a modificare la realtà. Come credi si svilupperà nel futuro questo genere secondo te?


trentinoincontri Difficile dirlo, adesso c’è una spinta enorme ad andare verso la serialità anche nel documentario. Contemporaneamente, ci sono meno soldi da parte di tv e broadcaster tradizionali e più soldi da parte delle piattaforme, quindi una diffusione maggiore dei contenuti a fronte di una riduzione dei ricavi. Il rischio è che il format si vada omologando. Sicuro è che sempre più persone fanno documentari, anche da diverse parti del mondo e sempre più persone li guardano, in questo senso c’è un importante margine di crescita. Film o documentari che hai visto e consiglieresti? Un caso incredibile in cui il documentario è riuscito a modificare la realtà, mantenendo i riflettori puntati sull’incarceramento di tre ragazzi risultati poi essere innocenti, è quello di West of Memphis. Per il documentario italiano, tra i visti ultimamente citerei sicuramente: La Scomparsa di Mia Madre di Beniamino Barrese, Smokings di Michele Fornasero e Butterfly di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman. Se non avessi fatto questo mestiere… Gli amici direbbero il diplomatico. Scherzosamente, io dico la rock star perché penso sia più divertente. A parte questo non lo so, me lo sono chiesto, ma non ho una risposta, forse perché già non lo

sapevo prima di iniziare…questo è il mio salvacondotto nella vita. Chi è Emanuele fuori dal cinema? Una persona normalissima. È vero che con questo lavoro non stacchi mai: quando vedo una persona appassionata a quello che fa, non importa se si tratta di allevare farfalle o scindere l’atomo, divento curiosissimo. Sono raramente “fuori dal cinema”, però mi rendo conto che ci sono tantissime altre cose che mi piacciono: adoro fare sport e mi piace moltissimo il kitesurf, sono un appassionato di sport di scivolamento anche sulla neve. Vorrei iniziare a fare parapendio, queste cose che se non le fai a 20 anni non le fai a 40, giusto? E poi amo viaggiare e coltivare i rapporti con le persone a cui voglio bene. Tre aggettivi che ti descrivano. Parlare del mio lavoro è una cosa, parlare di me… Direi empatico. Idealista e tenace. Come ti vedi tra 20 anni? Spero vivo. Vorrei fare le stesse identiche cose che faccio e avere ancora la stessa voglia di imparare. La bellezza sta nelle nuove sfide, nel ripartire da zero ogni volta, con umiltà. Spero di riuscire a fare meglio e con lo stesso amore, la stessa voglia di fare. Progetti futuri? Non ho ancora trovato nulla di specifico e mi piacerebbe riuscire a portare

avanti più di un progetto, visto che ci metto anni. In Italia mi piacerebbe che fosse legato alla situazione politica che stiamo attraversando che è quella di un involuzione conservatrice in cui riemergono tutta una serie di aspetti come la differenziazione di genere, i movimenti fascisti e via dicendo. Mettendo però al centro sempre le persone, non il tema in sé. Invece in ambito più global mi stanno interessando queste sperimentazioni di social credit system, dove le possibilità di accesso al lavoro, di acquisto di una casa, una macchina, un biglietto siano influenzate dal tuo appeal sociale cioè dal tuo comportamento sociale che un po’ suona black mirror ma è reale. E sogni nel cassetto? Il sogno nel cassetto è quello di fare un ■ sacco di progetti futuri!

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trentinodanza

FOTO: SINDY MICHLER

di Lara Deflorian

DANZARE APRE LA MENTE CITTADINO DEL MONDO, MARTIN ZANOTTI È NATO A BOLZANO. DOPO I PRIMI INSEGNAMENTI ALLA SCUOLA DI DANZA E BALLO DI RENATE SPETZGER, SI È FORMATO COME DANZATORE A VIENNA PER POI CONCLUDERE GLI STUDI A PARIGI E A NEW YORK. OLTRE AD AVER INTERPRETATO I PRINCIPALI RUOLI DEL BALLETTO CLASSICO, IL SUO PERCORSO ARTISTICO LO HA VISTO PROTAGONISTA IN DIVERSI ALTRI AMBITI

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er Martin Zanotti la danza, da semplice attività fisica in cui riversare la sua iper-attività, si è trasformata in una professione che gli ha fatto raggiungere traguardi importanti, regalandogli grandi soddisfazioni. Dove e quando ha iniziato gli studi nella danza? Ho cominciato all’età di 7 anni alla scuola di Renate Spetzger, dove i miei genitori frequentavano i corsi di ballo. Io a casa ero molto vivace e ad un certo punto hanno deciso di farmi scaricare un po’ di energia portandomi con loro. All’epoca ero l’unico bambino maschio e per questo inizialmente alla scuola di danza non 34

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mi volevano accettare. Poi con il tempo mi hanno conosciuto e là ho potuto così studiare danza fino all’età di 14 anni. Quale è stato il periodo formativo più importante? Sicuramente un grande peso lo ha avuto la mia prima insegnante Renate Spetzger, che mi ha trasmesso la disciplina, una grande determinazione e l’amore per la danza. Poi, ovviamente, sono stati fondamentali i cinque anni di studio all’Accademia di danza all’Opera di Vienna, dove mi sono formato come professionista. Ho avuto anche una breve esperienza all’Opera di Parigi, ma avendo qualche difficoltà con la lingua, ho preferito torna-

re a Vienna, dove avevo gli amici e dove in quel momento vedevo il mio futuro. Nella danza, però, non si finisce mai di imparare e quindi tutt’ora sono grato per le correzioni tecniche e i consigli artistici che mi vengono dati. Per quale motivo ha scelto di competere, partecipando a concorsi? Inizialmente ho gareggiato solo per ottener delle borse di studio. Quando mi è stata offerta una borsa di studio per potermi diplomare a Vienna, ho continuato a partecipare ai concorsi, per confrontarmi con altri ballerini provenienti da tutto il mondo e per avere più possibilità professionali. Di questi concorsi ho ricordi


FOTO: SINDY MICHLER

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meravigliosi, poiché mi hanno fatto incontrare e conoscere altre persone che, come me, amavano la danza. Mi ricordo di una volta, durante il primo anno di studi a Vienna, che ho partecipato al concorso Città di Rieti: la mia storica insegnante in questa occasione mi avevo detto che, nel caso avessi vinto la competizione, da Bolzano sarebbe venuta a prendermi in macchina. E così è stato. Tornare a Bolzano con lei è un ricordo molto piacevole. Qual è stata l’esperienza professionale più stimolante? Sono molto fortunato, perché ho avuto molte esperienze stimolanti. Ma quelle che ricordo con più gioia sono il mio primo lavoro al London Festival Ballet (ora English National Ballet, ndr), dove fin da subito mi hanno affidato i primi ruoli del repertorio classico come Il Lago dei cigni, lo Schiaccianoci, la Bella addormentata, Coppelia. Avevo tanta voglia di danzare e mi ricordo che ero davvero emozionantissimo. Molto stimolante è stato anche quando coreografi hanno creato su di me, oppure quando ho danzato ai Gala con altri ballerini internazionali, o quando sono stato ospitato come protagonista in diversi teatri. Importante poi è aver potuto danzare con l’étoile Luciana Savignano, che ho conosciuto quando ero primo ballerino al Balletto di Milano. È stato molto emozionante. La Savignano ha una grande personalità, oltre ad essere una splendida artista è una bella persona, con una grande umanità e disciplina. Dopo il mio diploma a Vienna la perfezione della danza classica mi aveva un po’ stancato. Avevo voglia di cambiare e così a Roma ho partecipato alla selezione per il musical Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante, dove sono stato preso. Le coreografie di Martino Müller, coreografo del Balletto di Stoccarda, erano impegnative. Sono stato in tournee per sei mesi

circa, poi lo ho lasciato anche perché i ritmi erano davvero intensi e faticosi. Ho poi partecipato ad un grande evento organizzato a Roma allo Stadio dei Marmi con il Cirque du soleil. Questa è stata per me un’altra esperienza indimenticabile. Durante il percorso artistico quali sono state le maggiori difficoltà incontrate? Per me è stato difficile conoscermi e imparare ad accettarmi. L’essere un danzatore comporta un continuo lavoro su te stessi: nello stare davanti ad uno specchio per tutto il giorno, vedi continuamente i difetti fisici e gli errori tecnici. Questo mi ha messo in crisi, mi ha portato a sentire tanta pressione e spesso ho avuto attacchi di panico. Cosa le piace dell’essere danzatore? Amo tutto del mio lavoro, nel bene e nel male. La danza mi ha formato, mi ha insegnato a non arrendermi mai, ad andare e a vedere oltre. Mi ha aperto la mente, mi ha regalato tante soddisfazioni e mi ha portato a vedere tanti bei posti nel mondo. Dopo tanti anni di esperienza come

danzatore è arrivata anche la voglia di creare e realizzare coreografie sue? In passato ho fatto qualche coreografia. Ad esempio nel 2014 ho creato una spettacolo a Bolzano, per il circolo La Comune, titolato Il grande Gatsby. Mi ha dato soddisfazione, ma non credo che questo sarà il mio futuro. E l’insegnamento, invece, lo vede nel futuro? Insegnare mi piace molto e credo decisamente di essere più portato per questo. Quando ho lasciato il Balletto di Milano e sono tornato a Bolzano, mi sono fermato qua per un anno e ho insegnato con grande soddisfazione. Per quanto ancora continuerà a danzare? “Ancora per un anno, forse due al massimo. Poi penso di fermarmi e di riposare. Anche se ammetto che ora, all’età di 39 anni, sento di avere l’esperienza e la maturità per utilizzare il fisico e il mio corpo al meglio. Quali sono stati gli incontri che più hanno inciso sul suo percorso artistico? Ho incontrato tanti artisti, coreografi e insegnanti che mi hanno aiutato a diventare quello che sono oggi, ma le persone che sono state fondamentali e più vicine a me nel mio percorso sono state la mia famiglia. Al momento a cosa sta lavorando e quali sono i prossimi impegni? Attualmente ho appena debuttato come coniglio bianco, uno dei ruolo principali di Alice in Wonderland, creato da Michal Sedlacek. Questo è un balletto classico con elementi neo-classici. Ovviamente nel periodo natalizio ho danzato anche Lo Schiaccianoci, nella versione di Yuri Vamos e in questo mese inizio a lavorare ad una nuova creazione con un coreografo del Nederlands Danse Theater. ■ 35

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trentinoluoghi di Pino Loperfido

IL VINO (E LE BOLLICINE) TRA LE PAGINE UNA SEDE PRESTIGIOSA, VILLA MARGON, A RAVINA DI TRENTO; UN CURATORE D’ECCEZIONE, UN NOME CHE RICORDA UNO DEI PADRI DELLE CANTINE FERRARI. E UNA GENESI DAL PIGLIO ROMANZESCO. LA BBL – BIBLIOTECA BRUNO LUNELLI – RACCOGLIE OLTRE DUEMILA VOLUMI E OGGI FA PARTE DEL CATALOGO BIBLIOTECARIO TRENTINO

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na biblioteca sul vino. Detta così può sembrare banale, ma questa storia non è banale per niente. I motivi sono diversi. A cominciare dalla sede: il complesso di Villa Margon, come dire in una sede che più prestigiosa non si può. Perché Villa Margon è considerata tra le più belle residenze extra moenia di tutto l’arco alpino. Con cosa potremmo proseguire in questo racconto? Beh, certamente con “De salubri potu dissertatio” del medico fabrianese e monaco benedettino Francesco Scacchi. Anno del Signore 1622. Il preziosissimo libro che qualche anno fa Franco Lunelli acquista a Sotheby’s di Londra. È una delle cinque copie ancora esistenti al mondo. Il primo libro in cui si parla di vino “con

le bollicine”... Ma è anche la dimostrazione dell’innato amore che la famiglia nutre nei confronti dei libri. Quella della BBT – Biblioteca Bruno Lunelli – che deve il suo nome ad uno dei padri delle Cantine Ferrari, colui che negli anni Cinquanta del Novecento diede seguito all’intui-

Villa Margon 36

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zione di Giulio Ferrari, non è quindi una storia banale. Così come è avvincente la genesi di questa Biblioteca che pur essendo privata, non dimentichiamolo, oggi grazie alla convenzione con la biblioteca della Fondazione Edmund Mach fa parte del Sistema Bibliotecario Trentino, pertanto

i suoi volumi sono fruibili da chiunque. Una storia romanzesca quella che vede Italo Roncador – uno dei più grandi ricercatori nell’ultima storia della viticoltura italiana – lasciar scritto in una lettera che I volumi tecnici dell’Ottocento e del primo Novecento «vengano affidati a Marcello Lunelli delle Cantine Ferrari di Trento». Sarà sua figlia Nicole a rendere operativa questa volontà. L’anello di congiunzione tra Roncador e la famiglia Lunelli si chiama “Chardonnay”; Roncador è infatti lo scopritore dei due cloni più importanti del vitigno da cui nasce il Trentodoc Ferrari, apprezzato oramai in tutto il mondo. Si trattava di alcune centinaia di volumi, alcuni dei quali poi rivelativisi davvero preziosi,


trentinoluoghi Franco e Marcello Lunelli, rispettivamente figlio e nipote di Bruno Lunelli

che Marcello si è visto recapitare e che, su suggerimento di Guido Vigna, il curatore, sono andati a costituire il nucleo iniziale di quella raccolta che – in tre sale – oggi contiene più di duemila volumi. Il lavoro di catalogazione è avvenuto anche con i preziosi consigli e suggerimenti di Alessandra Lucianer, responsabile della Biblioteca di San Michele. Non si tratta solo di testi tecnici, ma anche di romanzi che hanno qualche legame con il vino. Uno su tutti? “Vino al vino” di Mario Soldati, in prima edizione. Oltre ad essere bibliofilo e bibliomane Guido Vigna è un giornalista che ha scritto sulle più importanti testate italiane, grande amico di famiglia e ispiratore di iniziative culturali come “Un Natale di Libri”a Bolzano e “Titolo e copertina dell’anno”, premio giornalistico ideato per la Ferrari di Trento. Encomiabile la scelta della famiglia Lunelli di mettere

a disposizione del pubblico, studiosi o semplici lettori, i titoli custoditi nella splendida cornice di Villa Margon. Vi sono anche tutte le guide enologiche, qui disponibili in tutte le annate. “L’Italia – dice Vigna – ha una rilevanza unica al mondo in materia di guide. Il primo fu Luigi Veronelli con il celebre Catalogo Bolaffi”. Ma al di là del lascito Roncador, ci può citare un testo particolarmente importante? “Senz’altro l’Atlante dei Vini Italiani pubblicato a cura dell’Unione Agricoltori nel 1887”. La sua importanza? Si deduce che i grandi nomi del mondo vitivinicolo di oggi, allora ancora non esistevano. Una biblioteca che è sostanzialmente ai nastri di partenza. L’intenzione di Franco Lunelli e di suo figlio Marcello è quella di dare sempre più corpo al catalogo, lavorando su donazioni e acquisizioni. Il vino e le bollicine tra le pagine, nella storia, per tramandare una ■ passione.

Guido Vigna, curatore della Biblioteca “Lunelli”

BRUNO LUNELLI

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runo Lunelli, al quale la Biblioteca è dedicata, non è soltanto il padre di Franco e il nonno di Marcello: è un nome che è vigorosamente scolpito nella grande storia del vino trentino, del metodo classico, in particolare. Perché se è vero che fu Giulio Ferrari a portare nel Trentino lo Chardonnay, è altrettanto vero che fu Bruno Lunelli a eccitarne la diffusione, gettando le basi per quella vocazione spumantistica che ha fatto la fortuna del Trentino. E, ancora, se è vero che fu Giulio Ferrari a fondare, nel 1902, la cantina che porta il suo nome, è altrettanto vero che fu Bruno Lunelli, acquistandola cinquant’anni dopo, e non era che un coriandolo di cantina, a cominciare a dipingerne un futuro che è, oggi, uno straordinario presente. Bruno Lunelli

“De salubri potu dissertatio” 37

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trentinoincontri

OLD RUGBY di Fabio Peterlongo

PASSIONE SENZA ETÀ

ETÀ MEDIA CINQUANT’ANNI, DOLORI ARTICOLARI, TANTI IMPEGNI FUORI DAL CAMPO TRA LAVORO E FAMIGLIA, PADRONANZA DELLA TECNICA “MIGLIORABILE”: QUESTO È L’IDENTIKIT DI “TOR-TRENTINO RUGBY TRENTO”, LA SQUADRA “OLD” DEL TRENTINO CHE POSSIEDE UN CUORE GIGANTESCO E UNA TENACIA SENZA EGUALI. E, OLTRE A IMPARTIRE UNA BELLA LEZIONE DI VITA, INIZIANO PURE A VINCERE CONTRO PARI ETÀ PIÙ TITOLATI

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er descrivere il gioco del rugby prendiamo a prestito le parole del grande attore bellunese Marco Paolini: «Il rugby è uno sport da gentiluomini. Prima di tirare la palla ovale, indietro, al tuo compagno, devi controllare che lui stia bene, che sia ben disposto, aperto, disponibile, ottimista. Non puoi tiragli un pallone vigliacco che gli arriva assieme a due energumeni che gli fanno del male». È questo, in estrema sintesi, lo spirito del rugby: sport nobile benché senza buone maniere, sport pulito benché si finisca coperti di terra o fango da capo a piedi. E se questo vale per i tornei dei campioni, vale a maggior ragione per un gruppo di cinquantenni spesso doloranti, quasi tutti senza precedenti esperienze rugbistiche, 38

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alle prese con le più svariate occupazioni professionali e situazioni personali, che si trovano due volte in settimana per allenarsi dando anima e, letteralmente, corpo al rugby e di conseguenza all’amicizia che ormai li cementa. Questa è la storia di TOR Trentino Old Rugby, la squadra degli “old”, ovvero degli “over 35”, che riunisce una ventina di appassionati di rugby accomunati dalla non più “verde” età: si pensi solo che il più “maturo” tra loro ha 63 anni. Portano una maglia a righe orizzontali bianche e “vinaccia” che rimanda ai colori del Trentino, perché hanno superato le divisioni societarie (fatto non scontato) convogliando le energie di Rugby Trento


trentinoincontri

LE ORIGINI: TRA MITO E REALTÀ

I

Anche i giocatori di “Tor” puntano sui social. Ma forse l’hanno presa un po’ troppo alla lettera!

e Lagaria Rovereto, con il sostegno di Sirena Oltrefersina Pergine, Rotaliana, Benacense, Rugby Cedroni Romeno, Black Bears Borgo. E sotto quelle maglie battono cuori da campioni, forse fuori età, ma non differenti da quelli degli atleti più celebrati. Li abbiamo incontrati durante un allenamento al campo in erba sintetica di via Fersina, che alternano a quello di Noriglio nei pressi di Rovereto. Nonostante il freddo che mordeva, hanno sostenuto un allenamento decisamente intenso agli ordini di “mister” Edoardo Benvenuti, con cospicua parte dedicata alla preparazione atletica. Terminata la fatica, fatta una doccia ristoratrice, arriva poi il momento più atteso: quello del famoso “terzo tempo”, ovvero la conviviale rimpatriata che si svolge nella saletta privata o “club house” del campo sportivo, condita da mezzo quintale di pastasciutta

(cifra approssimata, lo ammettiamo, per eccesso, ma non di molto), nonché birra in quantità. Sono accetti anche gli astemi pur con qualche ritrosia, ammettono, ma permane qualche dubbio sui vegani. In massima parte i giocatori del TOR erano semplici genitori che accompagnavano i figli alle partite e agli allenamenti delle giovanili. Poi, una chiacchiera tira l’altra e nasce nel 2016 l’idea di seguire le orme segnate da diversi esperimenti di squadre “old” in giro per l’Italia, in particolare in Veneto, dove il rugby è molto seguito e praticato: da allora la squadra si è ampliata fino a raccogliere anche diversi ex sportivi, un paio di ex rugbisti con esperienze in serie maggiori e persino un allenatore di kung-fu. Dal punto di vista delle professioni svolte, c’è grande varietà: c’è un agente di polizia, un operatore di una onlus che si occupa

l rugby nasce in mezzo alle nebbie del Lancashire nel nord dell’Inghilterra. Era l’anno 1823 quando nel bel mezzo di una partita di calcio il pastore anglicano William Webb Ellis afferrò la palla con le mani e la depositò nell’area della porta avversaria, dopo aver percorso tutto il campo di gioco. Ma di questa curiosa vicenda non si trovano conferme al di là di un consistente passaparola finito poi nei giornali locali dell’epoca. Una prima gustosa “fake-news” che posiziona la nascita del rugby a metà tra la cronaca e la leggenda. Ma perché la palla usata nel rugby ha la caratteristica forma ovale? Tutto nacque da un problema di natura tecnologica. Gli artigiani del pellame che nell’Ottocento si dedicavano alla realizzazione delle palle avevano considerevoli difficoltà a realizzarne di perfettamente sferiche. Utilizzavano vesciche di maiali attorno alle quali applicavano strisce di cuoio, materie prime povere che tendevano a sformarsi. Ben presto i giocatori si resero conto che quel pallone così bizzarro e schiacciato era però comodo sia da calciare che da passare con le mani.

di povertà, un magazziniere, un ricercatore universitario, e molto altro ancora. Fino alla stagione scorsa c’era pure un sacerdote, don Gabriele, che vestiva la fascia di capitano. Da quest’anno il capitano è Marcello Plotegher, che nella vita di tutti i giorni fa il grafico professionista e il vignettista per passione. Ci viene detto che è stato eletto capitano “per acclamazione”, ma lui spiega meglio: «C’era da trovare il capitano e tutti hanno indicato me per “sbolognare” l’incombenza. Ma ho scoperto di sentire profondamente questa responsabilità. Il capitano diventa un punto di riferimento. Il compagno di squadra viene da me anche per raccontare delle difficoltà personali». Significativa è anche la vicenda di Fabrizio Bettini, che coordina i progetti solidali dell’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” di Rovereto: «Sono stato obiettore di coscienza e rifiuto la violenza. Non mi sento in contraddizione quando pratico

Un momento conviviale tra avversari, è il cosiddetto “terzo tempo” 39

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trentinoincontri

Le ferite della battaglia si curano con un cerotto e un sorriso

uno sport rude come il rugby. Quando sono stato in Kosovo, non conoscevo ancora il rugby e oggi me ne dispiaccio, perché è un modo senza eguali di creare armonia e amicizia. Avrei proposto a serbi ed albanesi di cimentarsi in una partita di rugby, sarebbe stata un’occasione straordinaria di pace e “sfida” dentro le regole». Andrea Passerini è un ricercatore per Fbk, specializzato in sociologia, originario di Udine: «La sociologia del rugby è molto interessante, ma più di tutto questo sport rappresenta l’occasione per costruire solide amicizie. Conosco anche altri sport, ma altrove non ho mai visto uno spirito simile a quello che si vive nel rugby, fatto di autentica amicizia. Ci si aiuta anche nella vita di tutti i giorni. Quando dobbiamo fare un trasloco chiamiamo i compagni di squadra». Ma dietro a un grande uomo - in questo caso dietro a venti grandi uomini - c’è sempre una grande donna, dicono. Ed anche nel caso di TOR questo adagio si conferma affidabile: prima “tifosa”, organizzatrice e “mente” a tutto tondo è Stefania Sandre, consigliera del direttivo di Lagaria Rugby Rovereto. I giocatori la definiscono la loro “badante”: «Sono

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Tutti con la scritta “Gigi” sul braccio, il nome di un compagno infortunatosi in campo

un gruppo straordinario, - si schernisce Stefania - non mi perdo un loro allenamento e provvedo insieme alla squadra ad organizzare la partecipazione ai tornei con le squadre old del resto d’Italia. L’anno scorso abbiamo organizzato il primo torneo di categoria qui in Trentino, è stato un vero successo tra gli addetti ai lavori ed un’enorme soddisfazione, con le squadre avversarie che ci hanno fatto tanti complimenti per l’organizzazione. Parliamo di squadre venete con una grande tradizione, non era affatto scontato». L’allenatore Edoardo Benvenuti ha degli importanti trascorsi nel rugby agonistico e ha imposto alla squadra un “cambio di passo”, intensificando gli sforzi e gli allenamenti: «I giocatori dicono che sono cattivo? In effetti qualche volta sbrocco, ma è perché sono sanguigno e uso un linguaggio “da campo”. Di questa squadra rispetto profondamente l’impegno che mettono, è senza pari. Mettono nello sport ogni loro fibra di energia e questo

spesso non si trova nemmeno negli atleti giovani da cui ci si aspetterebbe il massimo». Insomma, se avete più di 35 anni (ma qualcuno sussurra che questo limite potrebbe essere interpretato in maniera “elastica”), se non avete paura di prendere qualche botta e se amate la prospettiva di riscoprire valori antichi e oggigiorno troppo spesso dimenticati, sperimentare un allenamento insieme a queste “assetate eppure prestanti cariatidi” (così si definiscono sui social) potrebbe fare al caso vostro. Perché, come dice Andrea Passerini: «Scendere in campo in una partita di rugby, ha un fascino arcano, quasi primordiale, riporta a una dimensione quasi “guerriera”». Ma in questa guerra che si combatte su un prato verde non ci sono nemici da sconfiggere, né dolore che non possa essere lenito con il balsamo dell’amicizia e della fratellanza. ■


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trentinoincontri Mauro e Catia Borgogno

di Paolo Chiesa

MAURO BORGOGNO: CON SEI CORDE SI PUÒ FARE TUTTO. O QUASI... HA INIZIATO A SUONARE IN PUBBLICO A 13 ANNI E DA ALLORA NON HA PIÙ SMESSO. NEGLI ANNI ’80 HA FONDATO I RISING POWER E HA COLLABORATO TRA GLI ALTRI CON IAN PAICE, BRANDUARDI, RUGGERI, I NOMADI E GATTO PANCERI. ORA SALE ANCORA SUL PALCO CON I MEDIEVAL GYPSIES, I SANTANA TRIBÙ, LA KOMBRICOLA E CON SUA FIGLIA NEL DUO MAURO E CATIA, MA USA LA SUA ESPERIENZA ANCHE COME FONICO E PRODUTTORE. “I TALENT SONO UN’ILLUSIONE”, DICE. “L’UNICA STRADA PERCORRIBILE È QUELLA DI FARE BENE IL PROPRIO LAVORO...”

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uando nel 1966 una zia gli regalò una chitarrina di plastica piena di caramelle per il suo terzo compleanno, Mauro Borgogno fece capire subito che aveva le idee chiare su quella che sarebbe stata la passione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: tolse le caramelle dalla chitarrina, se la mise al collo e cominciò a schitarrare. “Ero un bambino vivace”, racconta ora Mauro, “e per farmi stare tranquillo i miei genitori mi mettevano davanti alla radio o al giradischi e mi facevano ascoltare qualche canzone. Ed io rimanevo lì imbambolato da quei suoni”. Dai 6 ai 9 anni Mauro prese anche lezioni di pianoforte da una maestra di piano di Pergine e iniziò a mettere via i soldini che prendeva

come regalo per i compleanni perché il suo sogno era quello di comperarsi un organetto. Sogno che realizzò a 11 anni con 320 mila lire. Dopo le scuole medie Mauro frequentò per un anno le Magistrali ma poi smise per iniziare a lavorare prima come meccanico e poi come operaio in una fabbrica. “Avevo iniziato a suonare sul serio”, ricorda Mauro, “non avevo in mente altro che la musica e volevo guadagnare per poter acquistare gli strumenti e l’attrezzatura di cui avevo bisogno”. E non si può dire che gli mancasse l’intraprendenza visto che nel 1976 a soli 13 anni, con l’aiuto dei genitori affittò il Teatro don Bosco di Pergine dove si All’età di 3 anni...

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trentinoincontri I Rising Power in due diversi momenti della loro attività

esibì in concerto con un batterista che si chiamava Emanuele e con quello che sarebbe diventato uno dei migliori chitarristi italiani, il suo coetaneo Andrea Braido. “Ci chiamavamo Punto d’appoggio Band, facevamo dai Beatles ai Deep Purple e spaziavamo nei vari generi musicali dal Blues al Funky. Andrea Braido era già un fuoriclasse e suonare con lui per me fu una folgorazione”. In quel periodo Mauro iniziò a partecipare a vari concorsi musicali oltre a manifestazioni e programmi televisivi locali, sia da solo che con varie formazioni della zona, come quella storica dei Derivata Quarta che si esibiva nelle varie feste campestri della zona suonando sia il liscio che altri generi musicali. Nel 1982 Mauro fondò i “Rising Power”, uno dei gruppi rock più interessanti dell’epoca che ebbe subito un grande seguito come band d’attrazione in zona ma anche fuori provincia, diventando presto il gruppo più conosciuto del Trentino. In quel periodo Mauro iniziò anche a collaborare come chitarrista e polistrumentista presso uno studio discografico di Lavis, partecipando alle incisioni di varie formazioni musicali. Nel 1984 il sogno di Mauro di fare musica come professione si avverò quando iniziò a girare tutta l’Italia con l’orchestra spettacolo dei Neri di Romagna. “Facevamo un sacco di date”, dice Mauro, “ci capitava di fare anche tre servizi al giorno e magari di suonare la sera a Catanzaro e il pomeriggio del giorno dopo a Verona. Fu un bel periodo per me perché maturai una profonda esperienza di palco e con un orchestra di professionisti imparai cosa significa realmente lavorare con la musica. Fu davvero un’esperienza di vita notevole”.

musicali. Ma la voglia di musica gli dava sempre nuove idee e nel 1987 fondò l’Associazione culturale Rising Power con lo scopo di promuovere la diffusione della musica ed aiutare i gruppi musicali della zona, organizzando seminari e rassegne per band emergenti. Successivamente l’Associazione Rising Power diede vita all’Associazione Punto D’appoggio, con la quale riuscì ad ottenere due sale prova destinate ai gruppi emergenti locali. Nel 1989 i Rising Power, che avevano nel frattempo maturato una grande esperienza dal vivo, fecero uscire il loro primo LP in lingua inglese intitolato “The Rock Is Never Ending” che riscosse un notevole successo e fece conoscere ancora di più la band. Nel 1992 uscì il loro secondo lavoro che si rivelò molto più curato, grazie alla maturità espressiva raggiunta dal gruppo. L’album, che era cantato interamente in italiano, si intitolava “Troppo oro e argento” ed uscì in versione CD ed LP trovando spazio nelle classifiche di molte emittenti italiane. Lo spettacolo proposto in quegli anni dal gruppo comprendeva i pezzi dei loro album ma anche l’esecuzione di una vasta scelta di cover molto conosciute dei gruppi

storici del rock, come Bon Jovi, Deep Purple, Dire Straits, Europe, Genesis, Pink Floyd, Queen, Toto,Van Halen, Yes ed altri ancora. Nel 1994 Mauro fondò la “Scuola di Musica Moderna Rising Power” della quale è tuttora Presidente. La scuola ebbe da subito l’obiettivo di offrire un’alternativa per l’insegnamento musicale di quella parte di strumenti e generi musicali non trattati nei corsi proposti dalle Scuole Musicali tradizionali e più improntate su un sistema classico. I corsi della Scuola di Musica Moderna riguardavano chitarra acustica, chitarra e basso elettrico, tastiere, batteria, canto moderno e musica d’insieme. “ora come allora non abbiamo obbiettivi prefissati da raggiungere”, spiega Mauro, “impostiamo un metodo didattico a misura dell’allievo, cercando di farlo imparare divertendosi e creando aggregazione”. Nel 2001 Mauro vinse il premio della giuria come miglior musicista al concorso regionale Concentratissimo Rock. L’anno dopo uscì il terzo CD dei Rising Power intitolato “Live at the Lake”, autoprodotto e registrato dal vivo durante l’estate. Nel 2004 Mauro partecipò alla selezione per

Nel 1986 Mauro venne assunto in un negozio di strumenti musicali, dove si specializzò come fonico in amplificazioni per concerti, modifiche, riparazioni e personalizzazioni su tutti gli strumenti Catia e Mauro on stage 43

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IN LIBRERIA SILVIA VERNACCINI

CAMMINARE NELLA STORIA

Grandi personaggi alla scoperta del Trentino-Alto Adige Euro 18.00 www.curcugenovese.it

Ripercorrere i passi dei camminatori del passato, con la mente, con le emozioni, con il corpo, è l’obiettivo di questo libro. Attraverso il ricordo di personaggi famosi che nei secoli hanno camminato in Trentino e in Alto Adige, la guida vuole fornire al lettore/ escursionista la possibilità di conoscere il territorio com’era nei tempi addietro, pur restando nel presente. Trentasei personaggi, per altrettanti approfondimenti e itinerari, distribuiti nell’arco della storia e dei territori sono qui proposti in ordine cronologico. Si va da Ötzi a San Vigilio, dal cartografo Peter Anich al poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, dall’abate Antonio Stoppani allo scrittore Robert Musil, dall’archeologo Paolo Orsi al regista altoatesino Luis Trenker, dall’alpinista inglese Elisabeth Tuckett all’esploratrice e disegnatrice Johanna von Isser Großrubatscher..., personalità che consentono di avvicinarsi e di approfondire temi naturalistici, storici, artistici, ma anche scientifici, geografici e folcloristici. Un libro di letture che però non tralascia una sua identità escursionistica: ogni personaggio viene infatti delineato non solo in una semplice biografia, ma anche accompagnandolo lungo un tratto di itinerario, che lo ha visto coinvolto nel suo camminare e nel suo conoscere il territorio. Sono tutti itinerari adatti alle famiglie e godibili senza particolari difficoltà.


trentinoincontri il cast di Notre Dame de Paris, esibendosi davanti alla famosa istruttrice dei cantanti Paola Neri. Dal 2005 al 2008 collaborò come chitarrista acustico con il cantautore Gatto Panceri. E aggiungiamo che nel corso della sua carriera Mauro ha avuto modo di collaborare anche con Ian Paice dei Deep Purple, Angelo Branduardi, Enrico Ruggeri, Andrea Braido, Claudio “Gallo” Golinelli, Mal, il Banco del Mutuo Soccorso e i Nomadi. Dal 2009 Mauro si esibisce anche con la figlia Catia (che è diplomata in canto al Conservatorio) con un vasto repertorio italiano e internazionale che spazia dal Pianobar al Pop, dal Jazz al Rock, dal Liscio al Metal. Il duo è affiatato ed a proprio agio in ogni situazione, dal concerto nei locali alle feste campestri, dalle feste private ai matrimoni. È poi del 2010 il progetto Medieval Gypsies nato dall’incontro di alcuni noti e validi musicisti trentini. Si tratta di una band tributo ai Blackmore’s Night, il gruppo di musica rinascimentale fondato da Ritchie Blackmore, ex chitarrista dei Deep Purple e dei Rainbow. È un vero e proprio spettacolo teatrale musicale che vede una banda di menestrelli in costume medievale che, vagando tra i villaggi, narra alla gente di avventure, verità e storie bizzarre vissute nel loro continuo viaggio. Nel 2012, in occasione delle Feste Vigiliane di Trento, Mauro ha ricevuto il primo premio alla carriera “Città di Trento”. Ma lui non è tipo da dormire sugli allori. I suoi ultimi progetti in ordine di tempo sono quelli riguardanti due Cover Band che vedono Mauro suonare la musica di Carlos Santana con i Santana Tribù e riproporre le canzoni di Vasco Rossi nella KOMbricola Vasco tribute band. Una bella carriera, non c’è che dire. Ed a questo proposito sentiamo Mauro: “un

percorso emozionante davvero, anzi, approfitto di questa intervista per ringraziare tutti i musicisti e i soci che collaborano ed in passato hanno collaborato nei miei vari progetti”. Abbiamo approfittato dell’incontro con Mauro Borgogno per chiedergli com’è secondo lui lo stato di salute della musica odierna. “C’è una grande crisi musicale in tutto il mondo, non siamo più negli anni ’80 e’90 quando il mercato discografico era florido e gli artisti venivano rispettati e pagati in modo dignitoso. Ora si salvano solo i cantanti molto famosi e consolidati, per tutti gli altri è davvero difficile vivere di musica. Oggi viene scaricato tutto gratis dal web, i pochi studi di registrazione rimasti fanno fatica a sopravvivere. Anche i musicisti di livello sono costretti ad accettare dei compensi ridicoli, altrimenti vengono esclusi e rimpiazzati da qualcun altro. Nella mia esperienza ho visto anche validissimi artisti famosi costretti ad adattarsi a situazioni al limite della dignità pur di rimanere nel giro. Abbiamo anche chiesto a Mauro cosa ne pensa dei molti Talent ai quali partecipano i giovani cantanti. “I Talent e la televisione secondo me hanno un effetto negativo perché i giovani si illudono che per avere successo basta atteggiarsi e La prima chitarra

partecipare a questo tipo di show. La realtà è ben diversa: per apparire bisogna prima essere. Mettersi in gioco è sempre positivo ma con consapevolezza, senza illudersi, partendo dal basso, facendosi prima la gavetta necessaria imparando a comportarsi professionalmente. Solo così si possono costruire le basi per qualcosa destinato a durare nel tempo. E quindi cosa si può fare per coltivare la passione per la musica? “Anzitutto armarsi di tenacia e pazienza. Studiare e ascoltare musica di qualità a 360° per apprendere più linguaggi possibili e imparare dai migliori. Il mondo e le tendenze cambiano velocemente ed è necessario sapersi adattare. In tutti questi anni di esperienza anch’io ho dovuto imparare ad evolvermi. Per vivere svolgo necessariamente diverse attività: Faccio il fonico e mi occupo di service audio e luci, ho uno studio di registrazione, produco per altri artisti, ho un mio laboratorio di assistenza. E naturalmente suono all’interno di vari progetti. In ogni caso nella musica, come in ogni altro ambito, si deve studiare, saper fare più cose e saperle fare bene”. Chi vuole conoscere di più il mondo della musica di Mauro Borgogno, può farlo visitando il suo account Facebook dove troverà anche i link delle Pagine con i suoi vari progetti. ■ 45

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trentinostoria Don Giuseppe Grazioli ritratto da Eugenio Prati

C’ERA UNA VOLTA IN TRENTINO di Claudio Marchesoni

AVVENTURE DI UN PRETE AGRICOLTORE

GRAZIOLI DON GIUSEPPE GRAZIOLI NACQUE A LAVIS NEL 1808, MA TRASCORSE GRAN PARTE DELLA VITA DI SACERDOTE IN BASSA VALSUGANA. LA RICERCA DI SOLUZIONI ALLA MALATTIA DEI BACHI DA SETA LO PORTERÀ IN DALMAZIA, NEI PAESI DANUBIANI, IN ASIA MINORE E NEL CAUCASO E POI PER BEN CINQUE VOLTE IN GIAPPONE...

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l pomeriggio del 28 maggio 1871 il cortile della scuola di Villa Agnedo era gremito. Molte persone non erano riuscite ad entrare e furono costrette a rimanere in attesa lungo la strada. Arrivarono il capitano distrettuale di Borgo Rudolf Strele e il commissario barone Otto von Humbracht che entrarono nell’aula decorata con il ritratto dell’imperatore. La stanza era già piena di gente: tra la folla si distinguevano la rappresentanza comunale e il curato di Villa Agnedo, il decano di Strigno e altri rispettabili signori. Dopo un breve discorso il capitano Strele si 46

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avvicinò ad uno dei presenti e gli appuntò sul petto la croce di cavaliere dell’Ordine di Francesco Giuseppe. Seguirono tre evviva all’imperatore, mentre fuori scoppiavano i mortaretti. Il decorato non era un trentino qualsiasi: si trattava di un valsuganotto d’adozione, don Giuseppe Grazioli. Nato a Lavis nel 1808, aveva trascorso gran parte della vita di sacerdote in Bassa Valsugana, prima come cooperatore a Strigno e quindi come curato a Ivano Fracena. Dal 1869 si era ritirato dalla cura d’anime e viveva a Villa Agnedo in una vecchia casa che aveva acqui-

stato e sistemato. Accanto alla dimora si estendeva un brolo nel quale aveva piantato viti e alberi da frutto e costruito una serra a vetri. Nel circondario possedeva altri appezzamenti di terreno che sfruttava in maniera redditizia per dimostrare con l’esempio concreto che il riscatto economico dei contadini passava anche dalla cura attenta e razionale delle campagne e dal miglioramento delle pro-

Lettera del Circolo Sociale di Trento per gli ottant’anni di Don Grazioli (Trento, 26 dicembre 1881 – BCT1-2678)


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duzioni. A Don Grazioli fu conferita l’onorificenza di cavaliere, non tanto per lo spirito di servizio con il quale aveva svolto il compito di pastore d’anime e nemmeno per la fedeltà verso il sovrano: già nel 1848 aveva manifestato la sua simpatia per l’Italia e per questo si era fatto dieci giorni di carcere ad Innsbruck; negli anni successivi e fino alla morte non aveva smesso di manifestare a viso aperto il suo orientamento politico e di sostenere associazioni e iniziative che promuovevano l’italianità del Trentino. Il riconoscimento gli fu concesso per l’impegno nell’affrontare i problemi che angustiavano il mondo contadino trentino e per gli undici viaggi compiuti tra il 1858 e il 1868 alla ricerca di seme-bachi immune dalla pebrina. Le varie missioni svolte su incarico del Comitato Bacologico lo avevano portato dapprima in Dalmazia, nei paesi danubiani, in Asia Minore e nel Caucaso e poi per ben cinque volte in Giappone. Grazie al buon seme acquistato da don Grazioli a Yokohama le speranze dei bachicoltori trentini, almeno temporaneamente, si risollevarono. L’interesse di don Grazioli verso i problemi dei

contadini non si esaurì col ritorno dall’ultimo viaggio giapponese. L’agricoltura era diventata centrale nella sua vita: piantava, sorvegliava, sperimentava, produceva. I frutti prodotti nella sua campagna ottenevano premi e grandi apprezzamenti nelle esposizioni pomologiche. Di tanto in tanto arrivava gente a vedere di persona gli impianti e persino l’arciduca Alberto, nel corso della visita in Valsugana dell’ottobre 1871, si era recato a Villa Agnedo per fare la conoscenza del prete agricoltore. Poteva allora, anche per il suo ruolo di presidente onorario del Consorzio Agrario Trentino, esimersi dal partecipare alle riunioni dedicate al mondo agricolo come quelle organizzate in Valsugana nella primavera del 1874? A Borgo l’11 aprile di quell’anno la gente fu svegliata di buon mattino dall’immancabile fracasso dei mortaretti e dalla sfilata della banda per le vie del paese. Si celebrava la festa dell’agricoltura! Da Pergine erano arrivati il presidente del Consorzio Agrario Giacomo Giongo e il consigliere conte Simone Ciurletti. Nella chiesa di S. Anna, non più adibita a funzioni religiose dopo Catinaccio - Trentino Mese 2020.indd 1

area grafica.19 - Foto archivio APT Fassa - Federico Modica, Nicolò Miana, Patricia Ramirez • Archivio Catinaccio Spa - Imago Garage

Raccolta delle foglie di gelso per i bachi (da Die österreichisch-ungarische Monarchie in Wort und Bild - Tirol und Vorarlberg)

23/01/20 47 08:35

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IL LIBRO

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uesto articolo è tratto dal libro “Cronache dalla Valsugana dell’Ottocento” di Claudio Marchesoni (Curcu Genovese). Attingendo soprattutto alle cronache dei giornali questo libretto lancia sguardi curiosi dentro la Valsugana del XIX secolo. Riporta in vita incontri-scontri con aquile e orsi, stragi di uccelli, donne in marcia su sentieri malagevoli, andirivieni di carrozze, bei paesaggi e abitati trasandati, annegamenti, matrimoni, finte apparizioni di madonne. I grandi temi ottocenteschi (prosciugamento delle paludi, spedizione del generale Medici, alluvione dell’82, crisi economica, ferrovia) sono evocati di sfuggita. Le vicende qui proposte, marginali rispetto alla grande storia, sono state scelte tra le molte perché adatte a restituire atmosfere, luoghi e situazioni ed a recuperare lo spirito del tempo. Pag. 108 - Euro 14,00 www.curcugenovese.it il grande incendio del 1862 e ora appositamente addobbata per la cerimonia, vennero consegnate le medaglie e gli attestati del Ministero dell’agricoltura ad alcune persone meritevoli: la medaglia per la viticoltura andò al dottor Egidio Sartorelli e quella per la bachicoltura al dottor Achille Armellini; ottennero i diplomi per l’allevamento il dottor Edoardo Longo di Castelnuovo e Giuseppe de Bellat. La cerimonia si trasferì a Strigno dove, tra bòtti e musiche della banda, vennero premiati con la medaglia don Giuseppe Grazioli, per l’impegno nella coltivazione degli alberi da frutto e, con il diploma, don Antonio Caumo di Scurelle per l’allevamento delle api. Dopo Borgo e Strigno toccò a Levico ospitare un’altra assemblea agricola. Il 2 maggio 1874, nell’elegante salone dello stabilimento di cura erano convenuti da tutta la Valsugana e da Trento quaranta distinti personaggi membri del Consorzio Agrario Trentino per confrontarsi su temi inerenti la coltivazione 48

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delle campagne e scambiarsi esperienze. Per l’occasione la banda di Levico suonò i pezzi provati e riprovati durante l’inverno. Nel corso della mattinata l’eletta compagnia si recò anche nella vicina Barco a visitare i vasti frutteti della grande proprietà del signor Montel. Ritornati a Levico i convenuti dettero un’occhiata alla nuova chiesa ancora in costruzione e infine si sedettero a tavola. Il pranzo fu particolarmente animato e allegro: si intrecciavano le conversazioni, non mancarono i festosi brindisi, alcuni dei quali rivolti

a don Grazioli, l’ospite più illustre della tavolata, in segno di riconoscenza per l’impegno profuso nel corso degli anni a favore del miglioramento dell’agricoltura trentina. Contrastano con l’immagine dinamica, coraggiosa e ricca di iniziativa della maturità le condizioni degli ultimi anni della sua vita, vissuta tra gli acciacchi e la cecità. La Valsugana ed il Trentino continuarono tuttavia a fargli sentire l’affetto e la riconoscenza e quando morì nel 1891 tutti furono concordi nel considerarlo uno dei figli migliori delle nostre vallate. Attorno al 1880, lo scrittore e giornalista Carlo Gambillo risaliva la Valsugana in landau. Giunto nei pressi di Villa Agnedo, il postiglione gli indicò un vecchietto pulitamente vestito: era don Grazioli. Nel suo lavoro dal titolo Il Trentino – Appunti e impressioni di viaggio, uscito a Firenze nel 1880, Gambillo descrive così l’incontro: “Il postiglione m’andava mostrando qua e là i luoghi dove nel 1866 la divisione Medici avea sconfitti gli austriaci, quando vidi venire incontro a noi un vecchietto pulitamente vestito, il quale soffermatosi per vedere passare la carrozza col lungo e benevolo sorriso parea volesse invitarmi a sostare. Il postiglione, che gli avea fatto di cappello, si volse a me, e con quell’aria tutta

Lavori nella campagna tirolese (da Die österreichisch-ungarische Monarchie in Wort und Bild - Tirol und Vorarlberg)

Don Grazioli in tarda età (immagine pubblicata ne L’Illustrazione popolare del 1890, tratta da una fotografia di G.B. Unterveger)

piena di compiacenza colla quale si nominano le glorie paesane, mi disse: - Quello lì è don Giuseppe Grazioli. - Un prete? - Sissignore. - Ma se ha la barba? Sarà spretato. - Nossignore, dice messa come gli altri. - Ma…e la barba? - Ah quella lì l’ha messa su al Giappone e non ha voluto più levarsela. - Al Giappone? – chiesi io ancor più sorpreso. - Oh, è una storia lunga quella di don Giuseppe! Peccato ch’ella non abbia tempo di andarlo a trovare a Villa-Agnedo, paesello qui vicino; egli le racconterebbe di molte cose, le farebbe vedere i suoi pappagalli, le piante che coltiva nel suo giardino, e sarebbe un vero miracolo se non l’obbligasse a portarsi via qualche regalo.” Il bravo postiglione avea ragione, poiché poi a Trento mi fu raccontata la storia di quest’uomo singolare ed ammirabile, vero tipo da Plutarco, vero filosofo e insigne patriotta…


UN SORRISO IN 24H Caredent Dental Experts, gruppo di oltre 60 centri dentistici. Fiore all’occhiello della clinica, orientata soprattutto alla chirurgia e implantologia orale, è l’intervento a carico immediato realizzato dal Dott. Matteo Giorgi, che permette a pazienti con completa o parziale edentulia, la riabilitazione del sorriso in poche ore con una soluzione minimamente invasiva dal punto di vista chirurgico. “Quando viene perso un dente afferma il Dott. Giorgi - oppure quando è irrecuperabile o assente, è possibile inserire subito un impianto, cioè una vite endo-ossea che funge da radice artificiale. Su questa nuova radice viene costruito nell’arco di poche ore il nuovo dente, restituendo al paziente estetica e funzione in tempi rapidi e con un post operatorio poco doloroso”. Questo tipo di intervento è indicato sia nei casi di mancanza di singoli denti sia nel caso in cui vi sia necessità di riabilitare un’arcata completa: un’alternativa ideale alla protesi mobile che non comporta particolari controindicazioni di salute generale e permette di migliorare la qualità di vita dei pazienti risolvendo problemi estetici e masticatori. In ogni caso, il primo step è che il paziente venga visitato da un implantologo e che vengano fatti tutti gli accertamenti diagnostici che il medico reputerà necessari: panoramica e all’occorrenza un esame radiografico

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trentinoincontri di Susanna Caldonazzi

FELICE DI “PRODURVI”

U

n’occasione per capire cosa ha fatto finora. È così che Roberto Cavallini – fondatore e producer di Altrove Films, casa di produzione cinematografica nata a Pergine nel 2017 – intende il riconoscimento che gli è arrivato dal prestigioso programma Emerging Producers 2020, promosso dal Ji.hlava International Documentary Film Festival e che gli permette di rappresentare l’Italia tra i produttori emergenti europei selezionati attraverso un bando. Il programma, unico nel suo genere, è dedicato ai produttori di film documentari in Europa: annualmente vengono selezionati 18 produttori di talento a cui vengono offerti, per un anno, supporto, formazione, networking e promozione internazionale. Cavallini, sostenuto da Trentino Film Commission, ha quindi l’opportunità di partecipare alle due sessioni previste dal programma. La prima, lo scorso ottobre, a Jihlava in Repubblica Ceca, durante il festival che rappresenta una delle più importanti kermesse internazionali di film documentario in Europa. La seconda sessione è in programma invece per febbraio – tra il 17 e il 22 del mese – in occasione di uno dei più importanti appuntamenti cinematografici del mondo: il Festival Internazionale di Cinema di Berlino.

NATO IN VENETO, STUDIA E LAVORA PRIMA A VENEZIA, POI A LONDRA E IN TURCHIA. NEL 2017, ROBERTO CAVALLINI SCEGLIE PERGINE PER FONDARE LA SUA CASA DI PRODUZIONE E OGGI È IL RAPPRESENTANTE ITALIANO DEL PRESTIGIOSO PROGRAMMA EMERGING PRODUCERS 2020

MALDITOS, documentario di Elena Goatelli (regista trentina) & Angel Esteban 50

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trentinoincontri Una laurea in Storia dell’Arte ed Estetica all’Università Cà Foscari di Venezia, un dottorato al Goldsmiths, University of London, un’esperienza di quattro anni come Assistant Professor in Film and Visual Cultures alla Yasar University di Izmir in Turchia, diverse pubblicazioni in antologie e giornali accademici a livello internazionale e un impegno sempre attivo come produttore nello sviluppo creativo e finanziamento di progetti cross-media, culturali e cinematografici in Italia, India, Inghilterra, Siria, Turchia, Marocco, Spagna: questa, in breve, l’esperienza professionale di Roberto Cavallini che lo ha portato a vincere l’importante riconoscimento internazionale. Un premio che si traduce in relazioni professionali, formazione, occasione di partecipare ad eventi molto importanti per il tuo ambiente: cosa succede dentro i festival? I festival di cinema non sono solo vetrine per presentare i film o eventi alla moda. Spesso sono anche l’inizio di tante carriere, in alcuni casi perché si riesce a piazzare un’opera prima, in molti altri perché questo genere di eventi ha potenziato sempre più negli ultimi anni una “sezione industry”: sia durante i giorni di festival che in altri momenti dell’anno, le organizzazioni offrono sessioni di attività, di sviluppo, di formazione, di presentazione, di vero e proprio mercato dove è possibile instaurare rapporti, ini-

OUT OF FRAME (titolo italiano: “L’Incorreggibile”) di Manuel Coser (regista trentino)

ziare collaborazioni. Ogni festival lo fa in relazione al suo ambito di interesse e ai suoi obiettivi. Ji.Hlava documentary ha dato il via al suo programma Emerging Producer sette anni fa, per mappare i produttori a livello internazionale. Il documentario è al centro della tua vita professionale in questo momento: cosa ti piace di questo genere cinematografico? Nel 90% dei casi, quando si parla di documentario le persone pensano ai prodotti in stile “national geographic”. Non è questo il genere di lavoro che si intende per documentario. Esattamente

come non si intende il reportage di tipo giornalistico. Partiamo dal presupposto che il documentario è cinema, è una forma d’arte. C’è una parte autoriale e dei personaggi. Il fatto che siano storie e persone reali è solo una caratteristica ma non lo fa un prodotto minore rispetto alla fiction, al film a soggetto. Oggi, in termini di mercato, l’attenzione nei confronti di questo genere si è alzata tantissimo: più fondi, più qualità nei festival. E rappresenta un ottimo strumento di lancio sia per i registi che per i produttori: ha una struttura più snella e mobile, c’è molto più spazio per imparare anche

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trentinoincontri grazie al fatto che è un genere che più della fiction recepisce i cambiamenti tecnologici. Lo consiglierei come punto di partenza per chi vuole approcciare il mondo del cinema e iniziare a muoversi nell’ambiente. Qual è il valore aggiunto di incontrare produttori emergenti da tutta Europa? E da questo incontro cosa è emerso? Quali sono le urgenze che dei professionisti emergenti avvertono come tali? Certamente è un onore essere stato selezionato: significa che qualcuno si è reso conto di ciò che faccio e questo è il primo punto. Poi certamente stabilire relazioni è importante perché con la possibilità di ascoltare e presentare i nostri progetti ora abbiamo una serie di contatti europei per immaginare un lancio internazionale. Questo è uno degli obiettivi del programma: selezionare professionisti che sulla base delle esperienze pregresse possono essere pronti a superare i confini del proprio Paese. Inoltre è un’esperienza molto positiva dal punto di vista umano: ho incontrato un gruppo di colleghi con i quali si è instaurato subito un rapporto molto positivo. Non è semplice mettere insieme e far lavorare un gruppo di persone ma in questo caso gli organizzatori del programma ci sono riusciti molto bene. Grazie a questo lo scambio è stato molto fruttuoso e ci siamo resi conto che spesso i problemi e le urgenze sono molto simili. La prima è un’urgenza di tipo economico, quindi finanziare i film: in Europa se non hai sostegno pubblico e sei una realtà davvero indipendente la parte di funding è molto faticosa. In seconda battuta anche la dimensione di “solitudine professionale” non è da

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Roberto e Marco Zuin, nel Nord del Vietnam per HOA, storia di una guaritrice, film commissionato da Gruppo Trentino di Volontariato, Aprile 2018

sottovalutare. Stiamo parlando di una categoria di case di produzione nelle quali una persona arriva a seguire una decina di progetti di lungometraggio contemporaneamente, prendendo da sola il 90% delle decisioni sul progetto. Anche dal confronto nato durante le sessioni di formazione il “burn out” è stato riscontrato come un problema sentito. Concretamente cosa fa un producer? Riassumerei il mio lavoro degli ultimi anni dicendo che per lo più mi confronto con i registi durante le diverse fasi della produzione di un film. Un rapporto può iniziare in vari modi: mi interessa il lavoro di qualcuno e lo contatto oppure ricevo delle proposte o ancora attraverso conoscenze comuni ci si incontra e inizia un rapporto professionale alla base del quale però la relazione umana è fondamentale, la fiducia è alla base di tutto. Un po’ come un matrimonio: ci sono periodi alti e periodi bassi, momenti in cui va bene un finanziamento, momenti in cui i soldi mancano. Se alla base c’è una solida relazione umana si affrontano le varie fasi con serenità, altrimenti il rischio di fallimento è più alto. Ancora molti – inclusi molti registi – pensano che il produttore sia colui che paga ma non è così da molto tempo. Al lato pratico ricevo un progetto e lo analizzo da diversi punti di vista: il lato artistico e la relazione del regista con l’argomento, il suo curriculum e la sostenibilità economica del progetto. Poi preparo un piano finanziario e inizio a cercare i fondi per

realizzarlo. È un tempo lungo e questo non rende felici i registi, per questo serve che alla base ci sia convinzione da parte di tutti. Quanto può un produttore avere peso sui contenuti del film? Io mi permetto molto. Forse questo arriva dalla mia vita precedente: ero un accademico quindi per me è importantissimo che la fase di scrittura sia un cantiere dove si immagina il film insieme. Genericamente cerco e lancio stimoli di riflessione e il mio approccio al lavoro prevede certamente una relazione molto stretta. La decisione finale però rimane in capo all’autore. Parli di una “vita precedente” ma leggendo il tuo curriculum sembra avere tutto senso. Come si è evoluta la tua vita professionale negli ultimi anni? La modalità di lavoro è certamente cambiata tanto e forse anche gli obiettivi. Ho fatto un dottorato a Londra, quindi inizialmente pensavo a una vita accademica. Vengo dallo studio della storia dell’arte, un’educazione all’immagine forte, un imprintig importante per poi decidere di interessarsi di cinema. Insegnare poi ha sviluppato la mia capacità di mettermi in ascolto che oggi è alla base del mio modo di lavorare con i registi e già nel periodo che ho trascorso in Turchia all’università, il mio interesse era spostato verso l’ambito produttivo: l’interesse per il fare è da sempre una mia caratteristica. Anche quando vivevo a Londra ho


trentinoincontri HOA di Marco Zuin

seguito diversi progetti extra dottorato, quindi arrivare a prendere la decisione di lasciare la carriera accademica è stato in realtà naturale. Non era pianificato nei dettagli ma sono una persona che spesso si lascia guidare dall’intuito, del quale mi sono fidato nel 2017 quando ho deciso di fondare Altrove Films. Una decisione che è coincisa con la volontà di tornare in Italia. Oggi sono felice dei vari passi e credo anche io che tutto abbia un senso. Se penso alla mia vita professionale vedo una scala che sale. Quando hai capito la tua passione per il cinema? Il mio interesse per il cinema è qualcosa che è arrivato un po’ tardi e che essenzialmente ho assecondato a Londra: la mia tesi di dottorato è stata sul rapporto tra cinema e poesia in Pasolini ed è durante il dottorato che ho iniziato ad approfondire il mondo del cinema in modo accademico. Sempre a Londra, un po’ per caso, sono capitato sui set: un amico voleva girare un corto e mi ci sono trovato. Credo che la vita sia fatta di intuizioni: se ti fidi e puoi permetterti di seguirla è fatta. Io ho potuto farlo e mi sento fortunato per questo. Dopo aver visto il mondo, vissuto e lavorato in grandi città, vivi a Pergine: quali sono i lati positivi? Sono nato a Roncajette di Ponte San

Nicolò, un piccolissimo paese vicino a Padova, dove sono cresciuto e rimasto fino a 19 anni. Poi volevo scappare, come spesso accade a chi nasce in provincia, quindi ho fatto l’università a Venezia, una città molto particolare dove vivere e dove studiare storia dell’arte è perfetto. Dopo Londra, Izmir e le diverse parti di mondo che ho visto grazie alla possibilità di viaggiare e grazie ai progetti che ho seguito; a Pergine ho trovato qualità della vita e tempo per concentrarmi. Ho una pace mentale e un ambiente non nemico e questo mi dà la possibilità di lavorare con tranquillità. Credo che la città come organismo sociale non funzioni più, è al collasso per mille motivi e visto che per il mio lavoro sono sufficienti un computer e un telefono posso farlo ovunque e spostarmi se è necessario. Tra i molti motivi per i quali sono contento del riconoscimento Emerging Producer, c’è anche il messaggio che trasmette l’averlo assegnato a me: si possono

fare cose importanti da luoghi periferici. Cosa ti ha dato questo riconoscimento? E cosa ti aspetti da questo nuovo anno? Mi ha dato possibilità di capire cosa ho fatto finora. Nel 2017 mi ero prefissato degli obiettivi triennali, una sorta di tempo di test. È andato tutto oltre le aspettative. Gli step da fare nel futuro sono molti ma ancora una volta non ho un piano troppo preciso. Da giugno 2019 lavoro anche con la casa di produzione Albolina Film di Bolzano e mi occupo sia di produzione che di distribuzione. All’interno di Albolina si stanno aprendo nuove possibilità nel mondo della fiction, sia a livello di lungometraggi che di serialità. In particolare stiamo lavorando a una serie horror ambientata in regione. Il riconoscimento che arriva dal mondo del documentario è arrivato quindi in un momento preciso, a sancire ciò che ho fatto finora ma anche ad aprire un nuovo capitolo. ■

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Amici Artisti di Renzo Francescotti

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l 22 gennaio 1996 il Tribunale civile di Rovereto aggiudicava all’asta, per 675 milioni di lire, Palazzo Malfatti ad Ala di Trento, al pittore altoatesino Robert Scherer. Dalla sede dell’ex stazione ferroviaria dove abitava e aveva il suo studio (ha sempre amato risiedere in dimore singolari) Scherer si trasferì nella dimora trentina, uno dei tre Palazzi ad Ala della famiglia Malfatti, che si fecero una fortuna come fabbricanti di velluti e si comprarono il titolo nobiliare di baroni. Da 32 anni quindi Scherer abita in quel palazzo, dando fondo al suo patrimonio per i restauri e le manutenzioni. Questo artista tirolese, trentino di adozione, è nato in Val Venosta, a Corzes Kortsch, nel 1928, decimo figlio di Anna e Robert, capomastro che stava costruendo le caserme di Silandro. Ma l’anno dopo la nascita di Robert venne licenziato. Andò allora in Austria,

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VISIONI GERMANICHE UN PITTORE TIROLESE APPRODATO NELLA CITTÀ DEI VELLUTI. CENTINAIA SONO STATE LE ESPOSIZIONI DI ROBERT SCHERER. MOLTEPLICITÀ, ECLETTICITÀ E INAFFERRABILITÀ LE SUE CIFRE dove però gli optanti erano malvisti dai residenti. Robert studiò e si diplomò alla scuola commerciale. Verso la fine della guerra, a 17 anni, fu arruolato. Fatto prigioniero dagli

americani fuggì e ritornò nel paese natale. Fu accettato all’Accademia di Belle Arti di Vienna e concluse gli studi a trent’anni, con il diploma in pittura e grafica, realizzando una sterminata produzione con le tecniche più varie: disegni, acquerelli, tempere, acqueforti, xilografie, quadri a olio, acrilici, sculture in vetro, vetrate, silicati su cemento, pitture murali, affreschi... Centinaia sono state le sue esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero. Anche per il critico d’arte più attrezzato, riuscire a navigare senza perdere la bussola all’interno dell’enorme produzione di questo artista infaticabile, è un’impresa quasi disperata. Anche perché, purtroppo, manca una monografia che storicizzi tutta la sua opera. Scherer per radici, tradizioni, cultura è un artista molto legato alla sua terra, alle sue pitture sacre popolari, le Danze Macabre, i paesaggi rurali, le saghe montane. Ma detesta il folclore, i paesaggi di maniera, le scene di genere. A

Venezia (città che adora e a cui ha dedicato innumerevoli opere), come il grande Dürer è stato affascinato dai capolavori del passato. Era successo che il nostro artista avesse conosciuto Egidio Costantini, nel 1969, alla Galleria Goethe di Bolzano, che metteva in mostra una collezione di vetri realizzata nella sua “Fucina degli Angeli” di Venezia. Costantini invitò Robert a Venezia, a Murano, dove poté prende re visione di opere realizzate in vetro (tanto per fare alcuni nomi), di Pablo Picasso, George Braque, Marc Chagall, Max Ernst, Lucio Fontana. E anch’egli poté realizzare alcuni vetri, alle soglie dell’astratto ma non del tutto disancorati dal concreto. Opere che tenne imballate per anni, perché non gli parevano entrare nell’orbita della sua produzione, del suo stile, nonostante siano tra le più apprezzate dell’intera sua produzione. Di fatto questo artista, pur rimanendo sempre nella sfera del figurativo (come Picasso, tanto per buttare lì un nome…), nella sua ricchissi-


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ma produzione esibisce opere molto diverse: all’insegna dell’ecclettismo, del randagismo, della pittura come inesausta avventura. Andiamo a vedere ad esempio alcune sculture in vetro: opere tra le più apprezzate di questo artista sempre sorprendente, come quelle presentate alla Galleria Im Prielhof di Appiano, nel 1990, sotto il titolo Farbe & Glas - Colore e Vetro. Vi si avvertono suggestioni da Picasso, da Modigliani, dall’arte primitiva africana… Tuttavia tutto è metabolizzato nel segno riconoscibile, nel colore passionale, nei lampi di luce di questo artista onnivoro. Un pittore che può dipingere acquerelli come Afrodite, con un grup-

po di nudi femminili estesi sinuosamente in verticale , che sembrano intessuti d’aria, ma che sanno liberare un indubbio, raffinato erotismo. E, allo stesso tempo, mordere con le sue impattanti Holzschnizze (xilografie), con le sue Radirungen (acqueforti), che riprendono le Danze Macabre, così care da sempre all’immaginario germanico intriso di guerra e morte. Come nella grande mostra Tod und Verwandlung - Morte e Metamorfosi, tenuta tra i ruderi della Certosa di Val Senales nel 1988. Nel settore delle opere pubbliche, (o anche “in pubblico” come le pitture murali su case private) disseminate in tutto l’Alto Adige, Robert ha

creato le opere che più hanno contribuito alla sua fama. Per esempio un dipinto con la tecnica, rara, del silicato su cemento come la Pietà del cimitero di Appiano un dipinto di impianto gotico tenuto su registri cromatici grigio-azzurrini, in cui i corpi sono ridotti all’estrema sottigliezza, (confronta il lontano Grünewald ma anche Schiele o Giacometti), con un solo angelo scheletrico a partecipare alla Deposizione; su uno dei bracci della croce a sua volta una piccola croce a bracci uguali; sull’altra, addirittura, una menorah ebraica. Agli antipodi di questa drammatica ”consunzione” pittorica sta un grande affresco tripartito dal titolo Europa, con ai lati le Tre Grazie e al centro il ratto della ninfa che ha dato il nome al nostro continente. Ma non a un ratto mitologico si assiste: piuttosto alla fuga d’amore di due giovanissimi, in un tripudio pagano di elegantissime linee multicolori, botticelliane e Liberty, serpeggianti, avvolgenti, in una danza di corpi umani, animali, vegetali, minerali che si sciolgono nel viluppo delle energie evitali. Difficile immaginare due pitture più agli antipodi di queste due ultime. A conferma della molteplicità, dell’ecletticità dell’inafferrabilità di questo artista. E – con grande godimento (mi auguro) dei lettori e in ogni caso di chi scrive – se ci fosse spazio potremmo continuare a lungo…

Venendo ad abitare ad Ala, nel Palazzo Malfatti, Scherer conobbe l’architetto-pittore Roberto Codroico. Divennero grandi amici, facilitati dalla perfetta conoscenza del tedesco da parte dell’amico trentino – di nascita e di madre tedesca – in un’amicizia che dura da oltre trent’anni e che ha prodotto, tra il resto, cinque mostre a due in Italia e Germania. La sesta sarà prossimamente, in marzo, a Palazzo Trentini di Trento, organizzata da Lucia Zanetti Vinante, presidente dell’Inner Wheel Trento Castello e presentata da chi scrive. ■

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trentinoarte trentinoattualità di Fiorenzo Degasperi

Giuseppe Biasi, Sposalizio a Nule, 1914-1915

SARDEGNA CHIAMA TRENTINO IN MOSTRA A CAVALESE UN PATRIMONIO UNICO CHE ACCOGLIE, OLTRE ALLE OPERE, COSTUMI, GIOIELLI, CESTI, TESSUTI, APPARTENENTI ALLA PIÙ IMPORTANTE RACCOLTA D’ARTE SARDA DEL NOVECENTO

C

i sono buchi in Sardegna che sono case di fate, orti che sono colpa di donne vampiro, fumi sacri che curano i cattivi sogni e acque segrete dove la luna specchiandosi rivela il futuro e i suoi inganni. Ci sono statue di antichi guerrieri alti come nessun sardo è stato mai, truci culti di santi che i papi si sono scordati di canonizzare, porte di pietra che si aprono su mondi ormai scomparsi, e mari di grano lontani dal mare, costellati di menhir contro i quali le promesse spose strusciano impudicamente il ventre nel segreto della notte, vegliate da madri e nonne. Questa immagine è scritta da Michela Murgia, nel suo splendido Viaggio in Sardegna. La Sardegna è terra magica e questa magia, per millenni, si è impressa nei segni e nei gesti di artisti e anonimi ar-

tigiani che hanno scolpito, disegnato, ricamato, dipinto, simboli e forme che abbracciano la terra e il cielo. Rosette, ruote solari, spirali, labirinti, meandri, dedali, sono tutti elementi che sono entrati di prepotenza nell’immaginario sardo, depositandosi, silenziosamente o con clamore, nella vita quotidiana. Elementi simbolici che sono universali: attraversano mondi e saperi, luoghi e

miti. Forse per questa comunanza di intenti e di immaginari, Vittorio Sgarbi ha pensato bene di traslocare una mostra dalla Sardegna a Cavalese. È così che Il realismo magico nell’arte sarda, ovvero le opere della Collezione De Monti – una delle più importanti raccolte di arte sarda del ‘900 –, approda nelle arcaiche sale del Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme. È un universo di profonde suggestioni, dove tradizioni secolari rivivono attraverso espressioni artistiche differenti, accomunate dall’amore per una terra eternamente sospesa tra apertura al ‘continente’ e un folklore tenacemente custodito e coltivato, delucida in catalogo Beatrice Avanzi, curatrice Mart per questa mostra. Grazie a una sapiente politica di acquisizioni e prestiti e parallelamente a una

Costantino Sivola, La madre sarda e la speranza del figlio meraviglioso, 1986 56

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trentinoarte reputazione internazionale sempre più solida, al Mart sono confluiti significativi capolavori appartenenti ai maggiori momenti dell’arte italiana del XX secolo: dal Futurismo alla Metafisica, dal Realismo Magico al Novecento Italiano. Oggi le Collezioni museali trentine offrono percorsi espositivi fondamentali per conoscere e comprendere, a un secolo di distanza, la storia italiana ed europea. L’indagine sui “novecenti”, con radici che affondano in alcune significative anticipazioni nell’800, fa luce sulle ripercussioni che gli eventi bellici e i repentini mutamenti sociali di inizio secolo ebbero sulla percezione e sulla narrazione della realtà. Coerentemente con il riallestimento della Collezione permanente che dedica al “L’invenzione del moderno” un’intera Galleria museale, numerose mostre tra quelle organizzate negli ultimi anni hanno indagato il primo Novecento. Dalla grande retrospettiva dedicata a Boccioni nel centenario della scomparsa, prodotta in partnership con il Museo del Novecento di Milano, alla grande mostra sul Realismo Magico, organizzata nel quindicesimo anniversario dell’apertura del Mart e realizzata con l’Ateneum Art Museum di Helsinki e il Folkwang Museum di Essen, si arriva oggi alla mostra allestita nel palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme. Con la mostra “Il Realismo Magico nell’Arte Sarda” si completa un’indagine culturale ed estetica. Provenienti dalla Sardegna oggetti, manufatti, tessuti e gioielli vengono accostati con opere pittoriche che suggeriscono, come spiega la curatrice “un sentire comune, asso-

Sorelle Coroneo, Fanciulla con fiore nel paesaggio, anni Trenta

INFO E ORARI

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alazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, Cavalese, tel. 0462 340812, fino al 13 aprile 2020. Orari: 10-12; 15-18.30. Dal 10 gennaio fino al 13 aprile soltanto venerdì, sabato e domenica. nanze e dialoghi lontani, ma possibili, con quanto avvenne, nel primo Novecento, nel ‘continente’: suggestioni e spunti di riflessione che ci è sembrato giusto evocare in mostra”. A Cavalese la raccolta sarda del professor Stefano De Montis dialoga con alcune opere provenienti dalle Collezioni del Mart di Rovereto. Il dipinto I Naufraghi di Cagnaccio di San Pietro, del 1934, testimonia la ricerca di uno dei più importanti pittori del ’900, protagonista appunto della stagione del Realismo Magico. Come gli artisti sardi, Cagnaccio rimane sempre legato alla propria terra d’origine (San Pietro in Volta, una piccola isola di pescatori dell’estuario veneziano) e ne trasforma le suggestioni profonde e l’eredità culturale in immagini di valore universale. I celebri Martellatori in legno di Fortunato Depero danno vita a un colloquio con i pupazzi in legno e feltro del sassarese Eugenio Tavolara, tra i massimi esponenti dell’artigianato sardo del secolo scorso. Lontani, ma idealmente vicini, Tavolara e Depero sono accomunati dall’idea di un’arte senza confini, per cui gli oggetti e i manufatti realizzati nelle

rispettive Case d’arte assumono pieno valore e dignità artistica. Il Realismo Magico nell’Arte Sarda inaugura il progetto Galassia Mart, una nuova proposta di mostre e appuntamenti sul territorio per valorizzare il Trentino come sistema museale diffuso. In contemporanea all’inaugurazione di Cavalese apre a Palazzo delle Albere, a Trento, la mostra sull’artista Tullio Garbari, che testimonia la volontà del museo di riscoprire e dare rilievo a interpreti e luoghi fondamentali della cultura trentina. ■ Brocca della festa. Oristano, inizio secolo XX

Cagnaccio di San Pietro, I naufraghi, 1934 57

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PITTI IMMAGINE PITTI IMMAGINE UOMO UOMO dal nostro inviato MARCO CONSOLI

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FIRENZE

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itti Immagine Uomo, dal 7 al 10 gennaio 2020 ha portato a Firenze i player più importanti del menswear e del lifestyle contemporanei. Una pluralità di voci che hanno dato vita a momenti unici di scoperta e confronto. Un’esperienza sempre più sfaccettata, capace di svelare le tendenze della prossima stagione e al tempo stesso offrire input per capire, in anteprima, sfide e strategie del retail moda globale. L’edizione invernale del salone si colora di progetti speciali provenienti dalle scene fashion che si distinguono per creatività, rispetto della tradizione e sguardo rivolto al futuro. Le sue sezioni, sempre più precise, offrono una selezione di brand che risponde in maniera puntuale ai desideri del mercato. Mentre il programma di eventi e progetti speciali si arricchisce di protagonisti prestigiosi. In un mondo fluido e veloce, lo stile di Pitti Immagine si conferma la bussola indispensabile per orientare le scelte della fashion community globale.

97 . n O M O U I T PIT s a da Ba For tezz , e z n e 0 Fir 02 nnaio 2 7-10 ge

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Crediti fotografie AKAstudio - collective

eri: 5%), I N um de esteri (4 / A zien h Marc i chi di cui 540 tri ar ien 1203 m omi nuovi e r n a r t 5 6 2 ositiva icie esp Super f etri quadrati m 60.000 e uyer el salon itatori totale d ltre 8.30 0 i b is in v i / r r o t e o Bu y visita quali mo può 6.000 i mpratori dei Pitti Uo circa 3 o lo c o i s 0 i c he 1.40 circa 2 o, dimension r le e t d s n ’e mo ia dall i Pit ti a livello r tanti d e o r p a t n im a v iù ercati p gna, ei 20 m d a ic ito, Spa ia, if n s U s o la n c La Re g Ru s s landa, i Uniti, : O t a o , t e S m n , o o U pp lgio zia, nia, Gia era, Be r togallo, Sve Germa rancia, Svizz o ,P ,F , Grecia ng. Turchia Austria ina - Hong Ko , a in C , C a , e a r d o a C r so an arca, C il perco Danim r ticola a i s i u c tappe in i: 12 le omo: n io z e S au s, la mod p Store dentro , Pop U I Beauty o m o U - Pitti n At Work, H Uomo, h!, Altro c u Fashio o T , chile ro Mas o Out - Futu ventional, I G actory n o c a, My F n m U ra o n n Pa y, Urba - I Pla 59

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S E K N E M Y Z U S

Foto Roberto Mangione

Nota di Marco Consoli: Suzy Menkes mi ha fatto i complimenti per la mantella ALTA MODA ANNA GADDO. Io le ho detto che era un brand italiano e lei mi ha risposto: “lo immaginavo”.

IL BRAND

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TRUSSARDI

russardi riparte con le Beautiful Minds. Un percorso di collaborazioni a più livelli con alcuni selezionati talenti creativi che gravitano attorno al mondo della moda e del lifestyle. Menti artistiche, appassionate del prêt-à-vivre del marchio del levriero, fondono il proprio stile con il DNA di Trussardi. Il primo appuntamento è la presentazione della collezione Autunno-Inverno 2020 pensata e realizzata da Giorgio Di Salvo, direttore creativo del brand di culto United Standard.

Crediti fotografie AKAstudio - collective

PITTI PEOPLE

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Crediti fotografie Francesco Guazzelli

Suzy Peta Menkes, nata il 24 dicembre 1943 a Beaconsfield, Buckinghamshire, UK, è giornalista e grandissima critica e reporter di moda molto stimata e immancabile presenza su tutti i frontrow delle sfilate. Dopo una lunga carriera con il ruolo di fashion editor per l’International Herald Tribune, Suzy Menkes è oggi Fashion Editor di 25 edizioni internazionali online della prestigiosa rivista Vogue.


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PALAZZO FINLANDESE FISKARS BY MARIA KORKEILA

PALAZZO PUCCI - FIRENZE Crediti fotografie: Alisa Martynova

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er l’inverno 2020, Fiskars - l’iconico marchio di lifestyle finlandese famoso in tutto il mondo, noto per i suoi strumenti per la casa e il giardino di alta qualità - si unisce alla designer di moda e tessile Maria Korkeila per lanciare la sua prima collezione di abbigliamento e accessori progettata per il giardinaggio e la vita in città. Stile e funzionalità contemporanei vanno di pari passo con la nuova capsule collection Fiskars by Maria Korkeila, caratterizzata da moderni capi da giardino che affondano le radici nel patrimonio nordico di design di Fiskars. La collezione unisex di abbigliamento da lavoro incontra lo streetwear e presenta 11 articoli must-have che vanno dall’abbigliamento modulare a borse e accessori multifunzionali. I pezzi versatili includono una giacca con tasche a prova

di pugnalata, orlo, cappuccio e maniche staccabili e una cintura per attrezzi che può essere convertita in una moderna borsa a vita, dando un significato completamente nuovo all’abbigliamento da giardino urbano. Realizzata con materiali organici e riciclati e pelle vegana, la collezione mette in mostra stampe audaci e ispirate alla natura

in una combinazione di colori realistici. Tutti i pezzi sono stati realizzati nell’UE da fornitori socialmente responsabili, che hanno anche svolto un ruolo importante nel dare vita alla collezione. “Tutti i prodotti Fiskars sono in stile moderno, come le iconiche forbici Fiskars con manico arancione”, afferma la designer Maria Korkeila. “Questo è il DNA Design che volevo inserire anche nella capsule collection”. Fiskars Dal 1649, Fiskars è guidata da principi senza tempo di alta qualità, funzionalità e design sostenibile. Oggi è uno dei principali marchi di giardinaggio e pentole al mondo. Maria Korkeila L’emergente designer finlandese Maria Korkeila reinventa l’estetica punk artigianale e propone una visione in cui trame, stampe e colori ricchi incontrano originalità e sensibilità. Formatasi all’Università di Aalto, finalista al Festival Internazionale di Mode et de Photographie à Hyères e vincitrice del Premio Schiaparelli nel 2017, Korkeila ora lavora come designer di moda e tessile a Parigi e Helsinki. 61

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IL BRAND

ALTA MODA ANNA GADDO Crediti fotografie: Roberto Mangione

BY CRISTINA GADDO PRESENTA LA PRIMA PROPOSTA ALTA MODA UOMO

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l marchio di alta moda ANNA GADDO ha presentato a PITTI UOMO 97 la prima proposta di abbigliamento di ALTA MODA maschile. Un abito sartoriale a doppio petto dalle linee morbide ed essenziali ed una innovativa mantella bordata in nastro di seta con fascia di chiusura dello stesso tessuto per un uomo di classe e raffinato, consapevole della propria eleganza. L’abito creato da Cristina Gaddo si fonda sulla volontà di migliorare la qualità dello stile di vita del cliente quindi un abito su misura, portabile, comodo realizzato con tessuti di ottima qualità. L’attenzione ai particolari e la cura ad

nel calendario dell’Alta Moda a Roma a fianco, fra gli altri, di Gucci e Valentino. Nel 1985 Anna Gaddo è insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica italiana” dal presidente Cossiga. Nel 1986 sfila a Parigi in occasione dei festeggiamenti per il centenario della Camera di Commercio italiana a Parigi. Nel 2009 riceve l’onorificenza di Grande ufficiale della Repubblica Italiana dal presidente Napolitano. Le sue creazioni hanno fatto il giro del mondo. Hanno indossato i suoi abiti regine e star dello spettacolo e tante donne cha hanno creduto nel suo incredibile talento. Oggi il brand ANNA GADDO, che ha radici profonde nel glorioso passato, ha grande visione verso il futuro con la convinzione che l’eleganza e lo stile italiano proseguiranno per sempre anche con le nuove generazioni. Innovare senza tradire il passato. Testimonial per ALTA MODA ANNA GADDO il brand Ambassador Marco Consoli. Occhiali Roverottica. ogni singolo dettaglio rendono i capi realizzati da Cristina Gaddo unici ed esclusivi. Il marchio ANNA GADDO ha una storia lunga. Anna Maria Marconi, Anna Gaddo, nata a Barbaniga, una piccola frazione del comune trentino di Civezzano, inizia l’attività di artigiano sartoriale nel 1958. Dopo tanti premi vinti e riconoscimenti, nel 1977 il marchio ANNA GADDO entra ufficialmente

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FIORENZO DEGASPERI

Presepi nel Tirolo storico

Storia delle rappresentazioni natalizie e quaresimali in Trentino, Sudtirolo e Tirolo

IN LIBRERIA o presso i nostri uffici a Trento via Missioni Africane, 17 www.curcugenovese.it


trentinomese

La nuova Sede Veritas che sarà realizzata in PPP Leasing

IDEE CHIARE, IDEE CHIARE, E RISULTATI CONCRETEZZA

In foto Giorgio Malimpensa

QUESTI SONO SOLO ALCUNI ELEMENTI DELLA FILOSOFIA AZIENDALE DI GIORGIO MALIMPENSA, CHE RUOTA INTORNO AD UN CONCETTO: IL PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO

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a chi è Giorgio Malimpensa? Dirigente nell’ambito dei servizi, con un vasto curriculum alle spalle, ed oggi titolare ed amministratore di GBR Consulting – con sede a Trento, in via S. Francesco D’Assisi società con un concetto di azienda innovativa, ottimizzante e performante nell’ambito del partenariato pubblico privato, ma non solo. Ha al suo attivo fior di collaborazioni, gestioni e consulenze. Basti pensare al periodo in Agip Servizi Spa o al percorso in Blue Service, società fondata per la manutenzione di impianti di condizionamento. Seguono sette anni in Energy Service, azienda Trentina ricoprendo ruoli commerciali con le pubbliche amministrazioni, promuovendo e sviluppando gare d’appalto. Segue poi l’esperienza Cofely Italia multinazionale francese, brand dei servizi energetici di GDF SUEZ e di ben sei anni presso l’impresa Guerrato di Rovigo (società aggiudicataria del NOT). Successivamente presta la sua collaborazione per un’importante società di costruzioni, Sacaim, facente parte del Gruppo Rizzani De Eccher Spa di Udine, ricoprendo sempre il ruolo di Dirigente. Nella propria società di consulenza GBR consulting, forte delle esperienze maturate nel tempo, presta servizi sia per aziende private che per amministrazioni pubbliche che intendono sviluppare gare, tra le quali spicca quella del partenariato pubblico privato (abbrev. PPP). Si tratta, in sintesi, di una sorta di accompagnamento su un

determinato percorso, in maniera da far acquisire piena e consapevole coscienza dell’attività che ci si propone di realizzare. Il partenariato sta diventando la sua specializzazione: non solo svolge attività di consulenza e formazione, ma recentemente ha tenuto anche un corso di formazione per i dipendenti della Regione Veneto dal titolo “La valutazione finanziaria di proposte di partenariato pubblico privato” edizione 1, ha partecipato come relatore al convegno organizzato da Anci Veneto, relativo alla digitalizzazione d’acquisto delle PA, partenariato pubblico privato, inoltre è stato relatore al convegno “Il futuro è rinnovabile geotermia a bassa entalpia per il riscaldamento e raffrescamento” organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi con la collaborazione dell’Università di Ferrara e il patrocinio dell’European Federation of geologists Trento. Ma in concreto, in che cosa consiste il partenariato? Il Partenariato Pubblico-Privato può essere la soluzione ideale per la Pubblica Amministrazione e gli operatori privati del mercato, soprattutto in caso di esigenze complesse dei committenti pubblici: la Pubblica Amministrazione può beneficiare della rapidità e della flessibilità dell’imprenditoria privata ed esternalizzare rischi difficili da controllare, mentre le imprese possono contribuire costruttivamente con il proprio know-how costruendo relazioni di fiducia a lungo termine con la Pubblica Amministrazione.

A cura ufficio P.R. SETA S.p.a. - Concessionaria di pubblicità

CONCRETEZZA E RISULTATI


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In foto Giorgio Malimpensa

Visti i notevoli volumi di investimento e della lunga durata di tali progetti, è raccomandata un’adeguata consulenza per le parti pubbliche e private, quello che riesce a fornire Malimpensa. Accompagna sia le pubbliche amministrazioni che le imprese nella preparazione e valutazione delle proposte di PPP nel settore delle infrastrutture, costruzioni e dei servizi facendosi carico anche del coordinamento e del confronto con i rispettivi consulenti per le questioni tecniche ed economico-finanziarie. L’iniziativa in Leasing può essere di impulso pubblico oppure privato, nel primo caso i documenti di gara sono approvati dagli uffici competenti della pubblica amministrazione, eventualmente avvalendosi di supporti esterni tecnici e/o amministrativi, mentre nel secondo i documenti di gara sono approvati dall’ATI proponente (Banca-Impresa Progettisti) secondo le indicazioni previste dalle linee guida dal codice degli appalti. Si tratta di una branca - prevista dallo stesso codice degli appalti - che raggruppa il progetto che finanzia, il leasing in costruendo ed il contratto di disponibilità. Giorgio si sta focalizzando sul leasing in costruendo. Se viene a conoscenza che un’amministrazione ha la necessità di realizzare un’opera (che possono essere un polo scolastico, una piscina, un ospedale…), rilevate le esigenze individua le imprese - ed in un secondo step trova un istituto finanziatore/banca e dei progettisti che vadano a sviluppare l’iniziativa. Fatto questo, Malimpensa supporta il costituendo raggruppamento temporaneo d’imprese nel confezionamento di una proposta ad hoc, cioè si elabora una fattibilità tecnica, bozza di convenzione (quel documento che regola i rapporti con l’amministrazione) ed una matrice dei rischi (il documento che va a scandire in maniera precisa a chi spetta quel determinato rischio). Poi viene fatto un piano di ammortamento, in seguito asseverato da un istituto; ne derivano successivamente tutta una serie di altri

documenti quali fideiussioni ecc. (secondo le indicazioni dell’art. 185 comma 15/16 del D.Lgs 50/2016). Conclusa questa parte, il tutto viene presentato all’Amministrazione. L’Ente, dal momento in cui viene protocollata l’iniziativa, ha novanta giorni di tempo per valutarla e per chiedere integrazioni/modifiche. Fatto questo cosa succede? L’amministrazione ha due strade: una di dare il pubblico interesse; secondo di rifiutare l’iniziativa. Qualora dia il pubblico interesse, il proponente viene nominato promotore della medesima iniziativa. Questo non significa che inizia ad eseguire il lavoro, ma la sua proposta va in gara con una procedura ad evidenza pubblica, alla quale partecipa regolarmente. Qual è la variabile sostanziale di tutto questo? Il diritto di prelazione. Partecipando, ha due possibilità: di vincere o perdere. Se vince non ci sono dubbi, inizia il percorso per sviluppare il progetto, nel caso in cui dovesse perdere, avendo il diritto di prelazione potrebbe comunque realizzare il lavoro allineandosi ai valori economici del vincitore e riconoscendo a quest’ultimo un indennizzo, per altro già stabilito in fase di gara. Una volta affidato il lavoro all’ATI (associazione temporanea d’imprese), la consulenza di Malimpensa prosegue con il mantenimento dei rapporti con il cliente. Quindi lui individua l’iniziativa, trova le imprese, assiste le stesse nella presentazione della proposta, cura e gestisce la situazione fino al termine del progetto. Ma quali sono i benefici per l’Amministrazione? Si possono sintetizzare in dieci punti, quali: 1) Economia di procedura: unica procedura di gara per selezionare progettista, costruttore, gestore e finanziatore (ATI) 2) Migliore qualificazione del costruttore: preventiva garanzia di affidabilità del costruttore in ATI con società di leasing 3) Rispetto dei tempi: nell’interesse della società di leasing che inizierà ad incassare i canoni dopo la consegna del bene 4) Rispetto dei costi: nessuna perizia suppletiva e riserve 5) Inizio pagamenti dopo il collaudo: altra circostanza che riduce il rischio di ritardi

nell’esecuzione dei lavori 6) Minori procedure di ricorsi 7) Consegna dell’opera funzionante “chiavi in mano”, pareri e autorizzazioni comprese 8) Pagamento dell’appaltatore da parte della società di leasing senza ritardi e rischio interessi 9) Diversificazione dei rischi con la possibilità di realizzare opere fredde o tiepide 10) Rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Le difficoltà maggiori riscontrate nelle Amministrazioni pubbliche, sono quelle di reperire risorse a bilancio per investimenti. Questo strumento consente di realizzare un’opera e contabilizzarla in spesa corrente e non conto capitale, liberando così risorse per altri progetti. Ricapitolando i vantaggi per l’Amministrazione sono: nessuna riserva, inizio del pagamento dopo aver collaudato l’opera, liberando così risorse in conto capitale, e se l’impresa dovesse fallire, la banca è legittimata a sostituirla con un altro soggetto di pari caratteristiche. Quindi, nei confronti del committente, non cambia nulla. Attualmente Giorgio Malimpensa è anche consulente presso il Consorzio Stabile Pedron, una delle imprese che andrà a realizzare la nuova Sede aziendale di Veritas a Venezia, progetto acquisito con lo strumento del Leasing, per Prisma Engineering studio di progettazione (società facente parte del gruppo di progettazione che ha supportato l’impresa Guerrato nello sviluppo della gara del NOT) e progettato la parte impiantistica della protonterapia di Trento, ma anche per altre realtà italiane. Insomma, una macro storia professionale alle spalle per Malimpensa, basata sulla grande esperienza nel mondo dei servizi, delle costruzioni, con la voglia di mettersi in gioco e andare avanti sulla strada del progresso e dell’ottimizzazio■ ne.

GBR CONSULTING TRENTO Viale San Francesco D’Assisi 8/2 T. 393.6163957 info@gbrconsulting.it 65

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di Fabio Lucchi

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ltre cento spettacoli in cartellone nell’arco temporale compreso fra novembre ed aprile, con nomi di primo piano del panorama nazionale dello spettacolo. Non siamo né a Milano né a Roma; siamo in provincia di Trento, dove grazie al Coordinamento Teatrale Trentino è stato possibile trovare un momento di raccordo in termini progettuali e organizzativi fra tutti i Comuni che hanno scelto di proporre nei loro teatri una Stagione di Prosa. Ad oggi, sono ventiquattro le Amministrazioni locali che hanno scelto questa forma associativa per diffondere la cultura teatrale e per proporre sul proprio territorio anche eventi di carattere cinematografico e musicale. Il tutto all’insegna di una eccellente qualità artistica, che è stato possibile riscontrare anche negli spettacoli applauditi in

Lillo e Greg

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IL TRENTINO DEI TEATRI SONO 24 LE AMMINISTRAZIONI LOCALI CHE HANNO SCELTO DI ASSOCIARSI PER DIFFONDERE LA CULTURA TEATRALE E PER PROPORRE SUL TERRITORIO ANCHE EVENTI DI CARATTERE CINEMATOGRAFICO E MUSICALE questo primo scampolo di stagione e che hanno avuto per protagonisti (li citiamo “in ordine di apparizione”) personaggi del calibro di Massimo Lopez e Tullio Solenghi, Marisa Laurito e Fioretta Mari, Natalino Balasso, Gaia De Laurentiis, Corrado D’Elia, Riccardo Rossi, Elio, Flavio Insinna, Neri Marcorè, Moni Ovadia, Spiro Scimone e Francesco Sframeli, Corra-

do Accordino, Bebo Storti, Michele Serra, Debora Villa, Francesca Reggiani. Non è mancata l’attenzione nei confronti di produzioni che hanno coinvolto autori e artisti locali: Lauro Versari ha debuttato in prima nazionale con il suo nuovo spettacolo, “Sancho”; è tornato sulle scene, nell’interpretazione di Mario Cagol, il testo di Pino Loperfido sulla strage del Cermis e in occasione della Giornata della Memoria è stato programmato in una decina di teatri l’atto unico di Renzo Fracalossi “La casa di David”. Esaurita la programmazione del mese di febbraio, della quale riferiamo a parte più dettagliatamente, c’è attesa nel pubblico per una primavera ricca di stimolanti proposte che vedranno in scena, fra gli altri, Gioele Dix, Giobbe Covatta, Marina Massironi e Roberto Citran, Fiona May e Luisa Cattaneo, Simone Cristicchi. Ma i servizi offerti in Trentino dal Coordinamento Teatrale coinvolgono in realtà una platea ancora più vasta, in quanto si rivolgono ad oltre ottanta realtà comunali,

Simone Cristicchi

con le quali l’Associazione collabora fornendo anche consulenza tecnica, artistica e organizzativa per la realizzazione di progetti nei diversi settori dello spettacolo. Il tutto reso possibile da uno staff appassionato e competente, guidato dal Consiglio direttivo presieduto da Loreta Failoni e del quale fanno parte anche Paolo Oss Noser, Leonardo Cantelli, Renzo Fracalossi e Giovanni Garau, tutti personaggi in possesso di una lunga e qualificata esperienza nella promozione e nell’organizzazione dell’attività teatrale ed artistica. Particolarmente attento alle iniziative di promozione sociale, il Co-


trentinopanorama Oblivion Paolo Triestino e Nicola Pistoia

ordinamento Teatrale Trentino fa anche opera di sensibilizzazione con campagne mirate, come quella contro la violenza sulle donne, o promuovendo a scopo benefico spettacoli in favore di enti e associazioni. «Per la sua vocazione a “fare cultura”, che lo vede impegnato da ormai oltre trent’anni – spiega la

presidente Loreta Failoni – il Coordinamento ha sviluppato anche una marcata vocazione nei confronti dei ragazzi, organizzando una ricca stagione di spettacoli, promuovendo alcuni progetti condivisi con Istituti Scolastici di ogni ordine e grado e favorendo la progettazione e la realizzazione di percorsi di formazione

alle arti dello spettacolo». È stata recentemente affidata al Coordinamento la gestione del Teatro “Valle dei Laghi” di Vezzano, che ha potuto così riaprire finalmente i battenti, e va anche ricordato il ruolo svolto nel settore del cinema, che vede il Coordinamento impegnato nella gestione, in forma imprenditoriale, di sei

sale cinematografiche che ospitano nell’arco dell’intera annata film di qualità di recente uscita. L’Associazione ha inoltre all’attivo rassegne di teatro cabaret, di musica lirica, jazz, leggera e d’autore per un impegno complessivo che, nell’arco di un’intera annata, supera i 350 interventi. ■

FEBBRAIO: UN MESE IN PLATEA CON IL “COORDINAMENTO”

E

saurita la serie delle repliche dell’atto unico “La casa di David” programmate in occasione della Giornata della Memoria, il calendario di febbraio offre a Brentonico un doppio appuntamento musicale. Sabato 1 saranno in scena “I musici di Guccini” che proporranno in versione acustica le più belle canzoni del cantautore modenese; sabato 8 invece sarà la volta di “Goldoni in concerto”, spettacolo nel quale le armonie del ‘700 si sposano alle parole per ricostruire il ritratto di un’epoca. Sabato 8 il sipario si alzerà anche ad Aldeno con “Un alt(r)o Everest”, dove si vivono le emozioni più intime delle imprese alpinistiche, e a Darè nel comune di Porte di Rendena con Arianna Scommegna interprete di “La Molli”, spettacolo definito “divertimento alla spalle di Joyce”. Domenica 9 a Nago-Torbole sarà protagonista la storia con “Istria 1943. Un grido nel buio” mentre di tono completamente diverso si preannuncia “Il rompiballe”, divertente commedia di Francis Veber interpretata e diretta da Paolo Triestino e Nicola Pistoia che sarà in scena a Mezzolombardo (giovedì 13), Tione (venerdì 14), Brentonico (sabato 15) e Ledro (domenica 16). Divertimento assicurato anche venerdì 14 a Predazzo con “Uomo-donna. Istruzioni per l’uso” e sabato 15 a Tezze di Grigno dove Loredana Cont chiederà al pubblico “La sat la penultima?”. Di grande richiamo si preannuncia l’appuntamento in calendario domenica 16 a Lavis con Simone Cristicchi che farà rivivere una pagina dolorosa della nostra storia in “Esodo - racconto per voce, parole ed immagini”. Un grande classico, “Il Misantropo” di Molière, sarà in scena domenica 16 a Condino e il divertimento sarà assicurato anche a Mori con “Gagmen. I fantastici

Sketch” che vedrà la comicità di Lillo e Greg protagonista. Martedì 18 Luisa Cattaneo e l’ex campionessa Fiona May porteranno lo sport in palcoscenico a Riva del Garda con “Maratona di New York” e mercoledì 19 saranno a Pergine Valsugana gli Oblivion con “La Bibbia riveduta e scorretta”. Venerdì 28 il medico/musicista Gianni Pontarelli sarà a Nago-Torbole con il recital “Medicina e musica” e il Teatro “Valle dei Laghi” di Vezzano ospiterà i Punto Gezz con lo spettacolo di Gabriele Biancardi “Diversi da chi?”. Il 2020 - anno bisestile - potrà offrire agli appassionati di teatro una giornata di programmazione in più e così sabato 29 sarà in scena a Larido nel comune di Bleggio Superiore “Lo chiamavano Biancaneve” di e con Titino Carrara e ad Ala arriverà “Supermarket. A modern musical tragedy”. “Un alt(r)o Everest”

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trentinopanorama

di Fabio De Santi

“N

egli ultimi anni sto trovando tutta la mia soddisfazione nel live. Probabilmente ci sono dei motivi se non scrivo anche se, lo confesso, all’inizio mi creavo dei sensi di colpa soprattutto nei riguardi della gente che mi dimostra sempre un grande affetto. Ora ho meno sensi di colpa anche perché credo sia giunto il momento di pubblicare un album di canzoni inedite. Ci sono già diversi pezzi nel cassetto che prima o poi faranno parte di un nuovo album”. Da queste parole di Fabio Concato si comprende lo spirito di uno dei cantautori più sensibili ed amati in Italia. Un artista che non è mai sceso a compromessi creando un suo mondo fatto di canzoni giocate sempre su

FABIO CONCATO LA DATA DA SEGNARE È IL 22 FEBBRAIO, AUDITORIUM S. CHIARA. È IL CONCERTO CHE L’ARTISTA MILANESE PROPORRÀ NELL’AMBITO DEL SUO TOUR 2020 testi poetici ed insieme ricchi di ironia. Quelle canzoni che si ascolteranno anche il 22 febbraio, alle 21 all’Auditorium S. Chiara, nel concerto che l’artista milanese propor-

rà nell’ambito del suo tour 2020. Un live durante il quale ripercorrerà, attraverso sue canzoni più note, un percorso musicale lungo oltre quarant’anni, considerando che

il suo primo album è uscito nel 1977. In scaletta molti dei suoi classici, da “Domenica bestiale” e “Fiore di Maggio”, “Guido piano” a “Rosalina”, “051222525”,

2 FEBBRAIO: MIKA A BOLZANO CON IL “REVELATION TOUR”

È

Mika la prima star della musica internazionale pronta ad accendere l’entusiasmo del pubblico della nostra regione in questo nuovo anno. Il cantante inglese sarà infatti il 2 febbraio, alle 20.30, al Palaonda di Bolzano nell’ambito del suo “Revelation Tour” legato al nuovo album “My Name Is Michael Holbrook” uscito lo scorso 4 ottobre. Confermandosi come uno dei cantanti stranieri più apprezzati in Italia, l’ex giudice di X Factor Mika ha pensato per ad una scaletta studiata appositamente per il nostro Paese, con una serie di canzoni che infatti non sono state e non saranno eseguite nel corso delle altre date europee. Tra queste, ad esempio, Stardust, la canzone incisa da Mika in collaborazione con Chiara Galiazzo. La set list vedrà l’alternarsi delle canzoni estratte dal recente “My Name Is Michael Holbrook” e dei brani più conosciuti e amati del suo repertorio. L’inizio sarà proprio su una delle canzoni più recenti, “Ice Cream”, così come la conclusione, che sarà affidata alle note di “Stay High” e “Tiny Love” (quest’ultima troverà posto anche a metà della serata). Nel corso della serata troveranno poi posto anche brani celebri come “Relax (Take It Easy)”, “Big Girls (You Are Beautiful)” e “Lollipop”, oltre all’immancabile “Grace Kelly”. Il cd “My Name Is Michael Holbrook” anticipato da ben cinque singoli è il quinto album in studio di Michael Holbrook Penniman Jr, in arte Mika. L’album è frutto di una marcata maturazione artistica di Mika, attraverso drammi familiari e gioie personali che l’hanno portato ad aprirsi di

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più, a prendere rischi e voltare nettamente pagina rispetto al passato in termini di contenuto e di presentazione della propria immagine. Mika apre il proprio cuore e le porte sulla propria vita a chi ascolta la sua musica: “Mi sono detto: se la vita ti lancia una grossa sfida, alza la temperatura, offri il tuo cuore, scrivi melodie. Queste nuove canzoni hanno colori forti e un messaggio intimo, parlano di crescere, mantendndo i miei colori. Mi sono concentrato sull’idea di diventare un adulto senza perdere umanità, calore, il senso dei colori e dell’eccentricità”.


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BROADWAY CELEBRATION, DOMENICA 16 A TRENTO

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”Sexi tango”, “Gigi”, fino ai singoli dell’ultimo album uscito ormai nel 2012. Al suo fianco, in set che si annuncia dalle forme acustiche, Ornella D’Urbano (arrangiamenti, piano e tastiere), Stefano Casali (basso), Larry Tomassini (chitarre) e Gabriele Palazzi (batteria). Fabio Concato è uno dei pochi cantautori italiani che ha una “stretta familiarità” con il jazz, che ha mescolato sempre con un’elegante raffinatezza e gustosa ironia nei suoi pezzi. Proprio la ricerca della parola giusta, del verso mai banale è sempre stato centrale nell’ars cantautoriale di Concato che in occasione del suo ultimo spettacolo in Trentino, aveva raccontato ai lettori del quotidiano l’Adige: “Mi piacerebbe che la parola avesse ancora lo stesso peso di un tempo ma, ad esempio, il rap ha forme diverse di comunicazione con

la parola usata in altro modo. Non ce l’ho, sia chiaro, con i rapper che fanno anche pezzi intelligenti e gustosi, però la melodia, l’armonia, sono cose diverse. Anche sul fronte della musica d’autore la situazione non è rosea con melodie sempre più standard o arrangiamenti che sono più o meno sempre uguali. Tempo fa ho inciso delle canzoni del decennio 1950-1960 con Fabrizio Bosso e ci siamo accorti come queste siano ancora potentissime cinquant’anni dopo. Sarebbe bello che qualcuno fra cinquant’anni cantasse qualche artista rap di questi anni perché significherebbe che è rimasto qualcosa capace di resistere all’usura del tempo”. Concato, classe 1953, nel corso degli anni, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante per le sue canzoni, narrando in modo molto personale le piccole grandi storie della quotidianità. Nostalgie, ricordi, speranze, rivelazioni e confessioni appena delineate, lampi d’allegria contagiosa e momenti di grande tenerezza popolano il mondo delle sue canzoni, simili a foto, illustrazioni e annotazioni in un diario della memoria che è sempre riuscito a fare breccia sia nell’immaginario che nella sensibilità del pubblico”. ■

n scena per la prima volta all’Auditorium S. Chiara di Trento, domenica 16 febbraio alle ore 17.30, “Broadway Celebration” lo show che vuole condurre al pubblico in sala un viaggio indimenticabile tra i più grandi musical di Broadway. Uno spettacolo in cui una serie di importanti cantanti solisti del panorama musical italiano saranno accompagnati dalla musica suonata rigorosamente dal vivo e da un incredibile coro di sessanta voci. Sotto la direzione artistica di Alex Negro e Marco Caselle “Broadway Celebration” narra l’epopea del migliore musical americano, un viaggio nella storia del genere attraverso le trascinanti note di canzoni intramontabili che hanno fatto la storia del musical mondiale: The Rocky Horror Show, Jesus Christ Superstar, Rent, Mamma Mia, Sister Act, Les Misérable, Cats, A Chorus Line, Hairspray, Hair, Evita, The Phantom of the Opera, Wicked, e molte altre si susseguiranno in una scaletta di ritmo serrato. A condurre lo show l’eclettico Umberto Scida, il “re dell’operetta italiana”, che arricchirà

con aneddoti e curiosità il viaggio dello spettatore tra i musical più amati di tutti i tempi. Oltre che nei titoli in scaletta, lo spettacolo ha il suo punto forte nel cast, che unisce alcuni tra i maggiori solisti performer italiani (tra cui Noemi Garbo, Salvo Montalto, Marco Caselle, Maurizio Misceo, Elena Nieri) ad un coro di oltre quaranta elementi, che si esibiranno rigorosamente dal vivo in lingua originale con l’accompagnamento di un’orchestra. Quello che verrà proposto a Trento viene definito come un concerto-spettacolo unico nel suo genere, che riesce a mescolare entertainment, qualità artistica e musicale, storia del musical e divertimento, uno show che affascina e coinvolge nel suo ritmo trascinante un pubblico estremamente variegato. “Broadway Celebration” è infatti un progetto che propone un modello inedito di spettacolo, in cui due generi artistici si uniscono dando vita ad una sinergia perfetta. Fabio De Santi

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di Fabio De Santi

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cchi puntanti sul cantante e attore trentino Simone Sassudelli per il ritorno del musical “Grease” a Trento. Simone Sassudelli nei panni di Danny Zuko è infatti fra i principali protagonisti del doppio show che si terrà all’Auditorium S. Chiara di Trento lunedì 10 e martedì 11 febbraio. Simone Sassudelli, anche fratello di Federico, batterista della band Bastard Sons of Dioniso, è stato scelto dal team della Compagnia della Rancia per interpretare in scena un personaggio leggendario: Danny Zuko interpretato nel celebre film da John Travolta mentre la protagonista femminile, Sandy, è portata in scena da Francesca Ciavaglia. Una coppia

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SIMONE È DANNY ZUKO IL TRENTINO SIMONE SASSUDELLI SARÀ TRA I PROTAGONISTI DEL DOPPIO SHOW CHE SI TERRÀ A TRENTO LUNEDÌ 10 E MARTEDÌ 11 FEBBRAIO pronta a portare in scena una travolgente storia d’amore che nasce nelle “sere d’estate”, e poi tanto rock and roll, canzoni indimenticabili e coreografie travolgenti Una festa travol gente che dal 19 97 accende le platee italiane, e ha dato il via alla musicalmania trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume “pop”, un cult intergenerazionale. Una festa che dal 1997 accende le platee italiane, e ha dato il via alla musical-mania trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di co stume “pop”, un cult intergenerazionale. Un marchio quello di “Grease” rilanciato in Simone Sassudelli

grande stile nel 2018 quando si sono festeggiati i quarant’ anni dall’uscita del film con John Travolta e Olivia Newton-John. Simone Sassudelli, nato nel 1995, si è formato alla Scuola del Musical di Milano dove nel corso del biennio ha interpretato Ethan in “The Full Monty” con regia di Federico Bellone e coreografie di Chiara Vecchi. Nell’autunno 2016 è nei panni di Snowboy in “West Side Story” con coreografie originali di Jerome Robbins riprodotte da Gail Richardson sempre per la regia di Bellone. Poi la scelta di trasferirsi negli Stati Uniti per perfezionare i suoi studi all’American Musical and Dramatic Academy di Los Angeles dove si esibisce nel musical “La Ronde” nel ruolo di marito e nello spettacolo fra musica e danza “Celestial Bodies”, diretto da Nicole Berger. L’artista trentino si è fatto strada nel teatro americano in “Oliver!” a fianco di Davis Gaines, regia di Jamie Rocco e coreografie di Hector Guerrero mentre successivamente è in “Catch Me If You Can”. Simone Sassudelli entra quindi a far parte della

compagnia Moonlight Stage Productions di San Diego e partecipa a “The Producers “con regia e coreografie curate da Larry Raben e Karl Warden mentre poi è Big Deal in “West Side Story”. L’attore trentino, sempre negli States, interpreta anche Richard Di Bardo nel musical “VictorVictoria” diretto e coreografato da John Vaughan. “La forza di Grease – racconta Simone Sassudelli – si lega ad un’energia esplosiva. Ma dietro a costumi, luci e coreografie, vivere nei panni di Danny Zuko è forse la sfida più grande che mi sia mai capitata, ma anche la più stimolante e bella. Credo, tanti di noi abbiano conosciuto un Danny nella loro vita, o magari lo sono pure stati: una corazza di lacca e giacche di pelle, un leader del gruppo di cui deve guadagnarsi il rispetto, e una lotta interiore del bullo dal cuore buono che nascondendosi rischia di sacrificare tutta la sua autenticità. Quando però l’amore è alle porte non ci ferma nulla, ci si abbandona ad esso e la paura di mettersi in imbarazzo svanisce insieme a tutte le nostre maschere”. ■


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di Fabio De Santi

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ono due gli appuntamenti in cartellone a febbraio, entrambi al Teatro di Sanbàpolis a Trento, per la rassegna “Transiti” organizzata dal Centro S.Chiara e curati da Alberto Campo. Sabato 1 febbraio spazio al tradizionale appuntamento con la sonorizzazione originale di un film: nella circostanza la memoria di Carl Theodor Dreyer, rappresentato da un caposaldo della sua produzione: “Vampyr”, horror d’impronta surrealista realizzato dal regista danese nel 1932, subito dopo “La passione di Giovanna d’Arco”, e divenuto nel tempo oggetto di culto. A musicarlo dal vivo sono i quotati strumentisti torinesi Paolo Spaccamonti (chitarra e sintetizzatore) e Ramon Moro (tromba e flicorno), già in coppia nel 2016 per la co-

RICHARD DAWSON FRA ROBERT WYATT E SYD BARRETT, IL CANTAUTORE INGLESE SARÀ ON STAGE AL TEATRO DI SANBÀPOLIS A TRENTO IL 28 FEBBRAIO lonna sonora de “I cormorani” di Fabio Bobbio, insieme alla violoncellista canadese Julia Kent, anni fa nella formazione dei Johnsons che affiancava Antony Hegarty: artista abituata a sconfinare in ambito cinematografico (un suo brano figurava in “This

Must Be the Place” di Paolo Sorrentino), nonché verso la danza e il teatro. Venerdì 28 febbraio on stage Richard Dawson un artista del genere che noi chiameremmo cantautore, benché il suo stile tenda evidentemente altrove. Suonando la

PIERRE BASTIEN A “MUSICA MACCHINA”

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il compositore e polistrumentista francese Pierre Bastien con una performance dalle atmosfere sognanti e immaginifiche il protagonista del primo appuntamento, sabato 15 alle 21, per la rassegna Musica Macchina, ospitata all’Auditorium Melotti di Rovereto, organizzata dal Centro S. Chiara e dedicata all’incontro tra ricerca sonora, musica elettronica sperimentale e arti multimediali, con uno sguardo rivolto ai progetti e alle realtà più interessanti della scena internazionale. “Non è facile pensare a qualcuno che esprima lo spirito di “Musica Macchina” più letteralmente di Pierre Bastien – sottolinea Marco Segabinazzi direttore artistico della rassegna – il compositore e polistrumentista francese è infatti anche e soprattutto un costruttore di macchine sonore, veri e propri automi musicali creati con pezzi del meccano, ingranaggi, motori di vecchi giradischi e oggetti di varia natura in grado di rievocare il suono di strumenti tradizionali come il liuto cinese, il bendir marocchino, il saron giavanese, il koto giapponese e il sansa africano”. Definito dal Guardian “un mad scientist musicale”, dagli anni Ottanta a oggi Bastien ha dato corpo a una sorta di orchestra dada con cui ha reinterpretato in chiave fantastica la tradizione concreta e che lo ha portato a collaborare con artisti del calibro di Pascal Comelade, Robert Wyatt e Pierrick Sorin. Le performance di Bastien acquisiscono una dimensione ancora più ipnotica e onirica grazie alle frasi di tromba che il compositore esegue dal vivo sui pattern ritmici innescati dalle sue creazioni meccaniche e alle immagini di queste proiettate sullo schermo, in un suggestivo gioco di ombre cinesi.

chitarra in maniera bizzarra e articolando un timbro di voce lunatico, fra Robert Wyatt e Syd Barrett, anche se lui sostiene d’ispirarsi al canto devozionale sufi detto “qawwali” e al folk inglese d’antan, si è guadagnato nel novembre 2014 la copertina dell’autorevole mensile “The Wire” e il peana di “The Guardian” per l’album uscito nel 2017, “Peasant”: “Astruso eppure stranamente accessibile, di ricerca ma azzeccato, un vero successo”. Era il quinto atto in una serie avviata nel 2007, quando ancora lavorava da commesso in un negozio di dischi di Newcastle e strimpellava una sgangherata chitarra acustica dalle corde di nylon, con l’ultimo capitolo uscito lo scorso autunno. Un disco intitolato “2020” di cui il sito Sentireascoltare ha scritto: “Il barbuto cantautore ha lasciato da parte i viaggi nel passato del precedente disco, quando si immaginava a raccontare, menestrello folk-rock, le vicende della Britannia del 600 d.C.: oggi Dawson prende la questione molto più di petto, decidendo programmaticamente di effettuare un giro di ricognizione dello stato della nazione ai tempi della Brexit. ■ 71

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di Lara Deflorian

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rosegue in regione la stagione della danza con un’articolata e variegata proposta tutta “made in Italy” all’insegna del moderno e contemporaneo. Il 18 febbraio al teatro Comunale di Bolzano vedremo in scena il Nuovo Balletto di Toscana, la giovane compagnia che nel tempo ha saputo sempre rinnovarsi, diretta da Cristina Bozzolini. Da un paio d’anni collabora con il Maggio Musicale Fiorentino e l’ultima produzione, che ha iniziato a girare in tutt’Italia e che potremo vedere anche a Bolzano, ha debuttato a fine 2019. Parliamo della Cenerentola commissionata, rivisitata e firmata da Jiri Bubenicek, già primo ballerino al Balletto di Amburgo e all’Opera di Dresda, oggi coreografo richiesto conosciuto anche

CLASSICI RIVISITATI GERSHWIN SUITE, DI MICHELE MEROLA E CRISTINA SPELTI, SI ISPIRA ALLE ATMOSFERE DEI TEMPI DI GERSHWIN E ALLE SUGGESTIONI DI EDWARD HOPPER grazie alla sua partecipazione, assieme al fratello gemello, al Roberto Bolle & Friends. Pur mantenendo la nota partitura musicale di Sergej Prokof’ev del 1945, per questa nuova versione del balletto Bubenicek ha scelto di seguire la riscrittura del

racconto fatta nel 1800 dai Fratelli Grimm, sostituendo così gli elementi più classici della favola con elementi più simbolici e metaforici. Ha immaginato Cenerentola come una ragazza coraggiosa, forte e gentile, coi suoi sogni, memore degli insegnamenti

della madre ormai scomparsa che continua a proteggerla e sostenerla. “In fondo la mia Cenerentola crede talmente nel suo sogno da realizzarlo compiutamente”, ha spiegato Bubenicek. A Trento il 14 febbraio al teatro SanbàPolis, potremo

IN FEBBRAIO, TEATRO PER TUTTI I GUSTI E LE ETÀ

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l mese di febbraio del teatro del capoluogo inizia a Villazzano con il vincitore del premio Fantasio 2018, Michele Segreto, che torna sul palco della collina di Trento sabato 1 febbraio con servomutoTeatro e il suo Phoebuskartell, sul primo cartello economico globale, quello che ha dato vita al fenomeno dell’obsolescenza programmata: a Ginevra, nel 1924, i principali produttori di lampadine si riuniscono e decidono di iniziare a produrre lampadine peggiori per venderne di più. A Pergine il 5 febbraio arriva Visite, lo spettacolo della compagnia Teatro dei Gordi, vincitrice del Premio Hystrio-Iceberg 2019. Si tratta di un lavoro che indaga la metamorfosi come segno del tempo attraverso una storia comune in uno spazio intimo, quello della camera da letto, dove la visita diventa un atto di resistenza. Registro completamente diverso quello di Semi di Zucca in programma l’8 febbraio al Teatro di Meano, dove va in scena la stand up comedy di Marina Thovez con Mario Zucca. Dal 13 al 16 febbraio in scena sul palco del Teatro Sociale, Bella figura di Yasmina Reza con Anna Foglietta e Paolo Calabresi, una pièce sul tradimento caratterizzata da un crescendo di humor paradossale. Alla Bottega delle Arti, il 14 e il 15 febbraio Nevrotici sessuali di Raumtraum, una commedia brillante e sarcastica che mette a nudo ciò che nelle relazioni non si ha il coraggio di dire a voce alta. Lo stesso giorno al Teatro Portland Noi, Robot – Cosa vuol dire

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essere umano? di Arditodesìo, una riflessione sull’amore ai tempi dell’intelligenza artificiale. Il giorno dopo all’Auditorium Santa Chiara, Da vivo di Angelo Duro. Dal 20 al 23 febbraio, Libri da ardere al Teatro Sociale di Trento: unico testo teatrale della scrittrice Amélie Nothomb, lo spettacolo racconta di una città dell’Est Europa, schiacciata dalla morsa del freddo e della guerra, dove un professore

“Libri da ardere”


trentinopanorama assistere alla prima assoluta di Off Ballad, un progetto dell’Associazione Qanat Arte e Spettacolo e di blucinQue, collettivo stabile al Teatro Cafè Müller di Torino formato da musicisti, danzatori, attori e circensi, diretto da Caterina Mochi Sismondi. Vedremo protagonisti sette artisti sospesi in bilico tra due mondi, dentro e fuori lo spazio che li contiene, trasformato in una danza di contrapposizioni e scontri e in una coreografia di alleanze e sintonie. Duplice appuntamento il 7 febbraio a Rovereto che, alle ore 20 al Mart in occasione dell’aperitivo di InDanza, vedrà protagonisti Giacomo Todeschi, giovane danzatore di grande talento trentino, e Pablo Girolami, ideatore dello studio presentato ispirato ad alcune danze peculiari animali. A seguire, alle ore 21 all’Auditorium Melotti, la compagnia di Reggio Emilia diretta dal coreografo Michele Merola, MM Contemporary Dance Company, sarà

interprete di alcune pagine musicali di due grandi compositori del Novecento. Bloom, di Daniele Ninarello, riprenderà le dinamiche della fioritura in un gioco ripetitivo di progressiva espansione sulla musica minimalista di Steve Reich, mentre Gershwin Suite, di Michele Merola e Cristina Spelti, si ispira alle atmosfere e agli umori dei tempi di George Gershwin e alle suggestioni intime provenienti dalle opere pittoriche di Edward Hopper. La MM Contemporary Dance Company è una compagnia associata del Circuito InDanza del Trentino Alto Adige per il triennio 2018-20. Per questo la vedremo ancora protagonista il 20 febbraio al teatro Comunale di Pergine con due creazioni di Merola: Gershwin Suite e Schubert Frames, quest’ultima centrata sulle sonate di Franz Schubert, che ben sanno esprimere i sentimenti contrastanti d’amore, la tensione, la malinconia, il rimpianto, ma anche la speranza.

“A silly fox”

con il suo assistente e una giovane studentessa devono decidere se bruciare i libri per scaldarsi o se rispettare il simbolo della conoscenza. Il 27 febbraio al Teatro di Pergine torna invece in scena Sotterraneo con Overload, spettacolo vincitore del premio UBU 2018. Il 28 e 29 febbraio, infine, torna la rassegna alla Bottega delle Arti con Due Una storia d’amore uno spettacolo ironico sulla banalità dell’amore, di Rifiuti Speciali per la regia di Maura Pettorruso. Il mese di febbraio è anche ricco di proposte dedicate ai più piccoli. Sabato 1 febbraio il Teatro San Marco propone A silly fox, uno storia

E ancora il 21 febbraio al Cinema teatro di Cles, il 22 febbraio al teatro Sartori di Ala e il 29 febbraio al teatro Monte Baldo di Brentonico vedremo nuovamente in scena i sette danzatori della MM Contemporary Dance Company con tre nuove coreografie, tutte all’insegna del contemporaneo: Duetto inoffensivo di Mauro Bigonzetti, Brutal Love Poems di Thomas Noone e Vivaldi umane passioni di Michele Merola. Il 6 febbraio al teatro di Mezzolombardo e l’11 febbraio al Palazzo dei congressi di Riva del Garda il Balletto di Roma presenterà Male Variations, una serata caratterizzata da tre coreografie al maschile fir-

“Nevrotici sessuali” (Foto: Sara Santolini)

mate da Itamar Serussi Sahar e Andrea Costanzo Martini. Infine il 7 febbraio al Cinema teatro di Cles la compagnia sanremese Ariston Pro Ballet porterà in scena “Swan”, una creazione di Marcello Algeri ispirata al Lago dei cigni. Sul palcoscenico il cigno diventa il simbolo dell’evoluzione spirituale a cui tendere, raccogliendo in sé tutte le caratteristiche dei quattro elementi naturali: l’acqua, dove il cigno nuota; l’aria, dove vola; la terra, dove si posa; il fuoco del sole, da cui trae il suo potere per padroneggiare gli altri tre elementi. Oltre che di Caikovski, musiche di SaintSaens, Albinoni e Pergolesi. Info: 800 013952. ■

originale ambientata in una fattoria, dova una gallina astuta ha la meglio su una volpe sciocca. Lo spettacolo, completamente in lingua inglese, è parte della rassegna “Che pizza ‘sto teatro!” ed è dedicato a bambini e bambine dai 5 ai 10 anni. Domenica 2 invece la programmazione per i più piccoli (ma non solo) si sposta al Teatro di Pergine, dove va in scena Momo. Un eroe bambina, una produzione della Bottega Buffa Circovacanti, tratta dal romanzo di Micheal Ende. Sabato e domenica 8 e 9 febbraio al Teatro Cuminetti il progetto Trame su misura, di Giallo Mare Minimal Teatro, un lavoro che abbraccia una fascia di pubblico che parte dai piccolissimi e arriva agli adolescenti grazie alla trasposizione “su misura” sul palco di alcune delle favole più note attraverso illustrazioni video-animate e un laboratorio multimediale. Susanna Caldonazzi

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Leo Gullotta

di Susanna Caldonazzi

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Rovereto la stagione del Teatro Zandonai prosegue anche a febbraio con tre appuntamenti. Martedì 4 in scena sul palcoscenico roveretano Leo Gullotta con Pensaci Giacomino, di Luigi Pirandello con la regia di Fabio Grossi. Il testo nasce nel 1915 come novella e ha la sua prima edizione teatrale nel 1917. La storia, che racchiude molti dei temi pirandelliani, racconta di una giovane donna che, rimasta incinta del fidanzato altrettanto giovane, non sa come poter portare avanti la gravidanza. Si metterà a disposizione il Professor Toti, offrendosi di sposare la fanciulla, garantendole così l’utilizzo della sua pensione dopo la sua morte. Una scelta che verrà condannata dalla società civile e che porterà a un finale di “amara speranza”, tipico del Premio Nobel agrigentino. Il 12 e il 13 febbraio in programma invece lo spettacolo Scusa sono in riunione...Ti posso richiamare?, nel quale si ritrova la

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“PENSACI, GIACOMINO!” MARTEDÌ 4 FEBBRAIO, IN SCENA SUL PALCOSCENICO ROVERETANO LEO GULLOTTA CON LA CELEBRE COMMEDIA DI LUIGI PIRANDELLO. E POI... “Io non sono un gabbiano”

coppia Vanessa Incontrada – Gabriele Pignotta dopo il grande successo dello spettacolo Mi piaci perché sei così e del film Ti sposo ma non troppo. Il nuovo lavoro, scritto e diretto – oltre che interpretato – da Gabriele Pignotta è una commedia esilarante che parla a una generazione: ex ragazzi ed ex ragazze di 40 anni che senza rendersene conto sono diventati uomini e donne in lotta con se stessi tra ambizioni professionali e fallimenti sentimentali al ritmo frenetico di una vita ormai dipendente dalla tecnologia che mina dei sani rapporti interpersonali. Il mese di febbraio del Tetro Zandonai si chiude con un lavoro della compagnia che a Rovereto è di casa: il 25 febbraio in scena la compagnia Abbondanza/Bertoni in una pro du zione della Fondazio ne Stiftung Vanessa Incontrada

Haydn, Clown time. Nessuno vuole bene ad un clown a mezzanotte. All’Auditorium Melotti, il cartellone teatrale è dedicato, per lo più al ciclo Altre Tendenze del Centro Santa Chiara. Il 5 febbraio si potrà vedere The Night Writer. Giornale notturno, un lavoro di Jan Fabre, artista fiammingo protagonista della scena internazionale, al quale dà voce italiana Lino Musella, che fa strada al pubblico nel viaggio intimo alla scoperta della vita di Fabre e delle sue dissertazioni sull’esistenza e sull’amore. Io non sono un gabbiano della compagnia Oyes, diretto da Stefano Cor-

della è invece in programma – sempre al Melotti – il 27 febbraio. La compagnia, già vincitrice del premio Hystrio – Iceberg 2018 come compagnia emergente, torna ad avere a che fare con Anton Cechov, dopo il grande successo di Vanja. In questo caso Cordella si misura con Il Gabbiano, opera scritta dal grande drammaturgo russo nel 1895: grazie a una riscrittura collettiva, Cordella mette in scena le relazioni tra i personaggi caratterizzate da un amore pieno di bisogno di considerazione e nel suo lavoro tutto diventa performance, dalle dichiarazioni d’amore fino alla morte”. ■


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di Fabio De Santi

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hi vi dice che parlerò? Posso starmene pure quaranta minuti in silenzio. Chi me lo vieta?”. È questa la provocazione del comico palermitano Angelo Duro che dopo i sold out nei teatri migliori teatri d’Italia, Angelo Duro torna con il nuovo spettacolo “Da vivo” (anche se lui non lo chiama spettacolo ma “stile di vita”) che farà tappa anche al Teatro Cuminetti di Trento il 15 febbraio alle 21. Uno show fresco di lancio di cui il Messaggero ha scritto: “Dissacrante e dissacratorio, irriverente e derisorio, la ex Iena palermitana (su Italia 1 è stato “Nuccio-Vip”, “il Rissoso” e “I sogni di Angelo”) non ha risparmiato nessuno. Un monologo con lui solo in scena, “stile di vita” e one-man show di pungente umorismo

RIDERE CON ANGELO DURO IL COMICO TORNA CON IL NUOVO SPETTACOLO “DA VIVO”, CHE FARÀ TAPPA ANCHE AL TEATRO CUMINETTI DI TRENTO IL 15 FEBBRAIO che dal femminicidio ai gay, dalla sua Palermo ai disabili, dal razzismo all’omofobia, dalla disoccupazione alla scelta di libertà, dagli stereotipi al sesso, non ha dimenticato niente e nessuno. Nemmeno se stesso che beffeggia senza esclusioni colpi. Acido, an-

tipatico, a tratti indisponente, cattura il pubblico per la sua arguzia e le scelte di copione”. Angelo Duro, trentasette anni ad agosto, ha pubblicato anche il romanzo “Il piano B” per la Mondadori” che l’autore presenta a suo modo così: “Io, che credo che l’a-

“DON GIOVANNI”

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er la stagione “OPER.A 20.21” sabato 8 febbraio, al Teatro Sociale di Trento (ore 20), va in scena “Don Giovanni”, opera considerata tra i massimi e più compiuti esempi di teatro lirico, capolavoro complesso, grandioso e impressionante. Con “Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni” (1787), Mozart rappresenta il destino di un uomo figlio di un’epoca ormai al crepuscolo, la punta estrema di una concezione illuminista della vita che presto sarebbe stata travolta dalla Rivoluzione Francese e dal trionfo di una nuova morale borghese. Questa è certo l’opera che più coniuga commedia e tragedia, l’esaltazione dell’eros assurge infatti a simbolo di quell’eterna ricerca della felicità che agita da sempre gli uomini, in ogni epoca. Ricerca della felicità che proprio in Mozart assume una dimensione straordinariamente vera, emozionante e profonda, con quelle venature di malinconia e di pessimismo, con quell’amore per la fragilità umana in tutte le sue sfaccettature che caratterizza tutto il suo teatro. Il capolavoro mozartiano è realizzato in coproduzione dal Teatro di Pisa, dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, dal Teatro Goldoni di Livorno e dal Teatro del Giglio di Lucca; questa la compagnia di canto: Daniele Antonangeli (Don Giovanni), Paolo Pecchioli (Il Commendatore ), Sonia Ciani (Donna Anna), Diego Godoy (Don Ottavio), Raffaella Milanesi (Donna Elvira), Nicola Ziccardi (Leporello), Francesco Vultaggio (Masetto), Federica Livi (Zerlina); la regia è di Cristina Pezzoli, sul podio dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento è Francesco Pasqualetti, il Coro Ars Lyrica è preparato da Marco Bragagna, coreografia di Arianna Benedetti per il Nuovo Balletto di Toscana; scene e costumi di Giacomo Andrico, disegno luci di Valerio Alfieri. Daniele Valersi

nalfabetismo sia la soluzione per la spensieratezza. Io, che penso che essere antipatici sia un dono. Io, che odio le persone che criticano perché ti danno la forza di andare avanti per fargliela pagare, quando potresti startene sereno a casa. Io, che sono orgoglioso di non essere nato femmina, così non subisco i maschi. Io, che preferisco una società piena di gay, così ci sono più femmine per ogni etero che rimane. Io, ho scritto un libro dove potevo mostrare il peggio di me? Sì, l’ho fatto. Questo è il mio primo romanzo”. Angelo Duro in pochi anni è diventato una delle più influenti personalità sui social network, dove un esercito di oltre 1 milione e 600 mila followers lo segue con simpatia ed affetto senza dimenticare ai quali si aggiungono i quasi 100 mila su Instagram. Il suo nome è conosciuto ai più per la grande notorietà che ha ottenuto nel programma televisivo “Le Iene” su Italia 1. ■

Sonia Ciani 75

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di Daniele Valersi

Tullio Garbari

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a nutrita programmazione de “I concerti della domenica” dà appuntamento ogni domenica mattina a Trento, nella sala della Filarmonica (alle ore 10.30); per il 2 febbraio è previsto il concerto di “Bellanöva” (Stefano Valla piffero e voce, Daniele Scurati fisarmonica e voce, Marcello Fera violino e composizione, Nicola Segatta violoncello). Il titolo “Bellanöva”, letteralmente bella notizia, rimanda alle tradizioni popolari della zona appenninica delle “quattro province” (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza); il duo formato da Stefano Valla e Daniele Scurati è erede di un’importante tradizione musicale tramandatasi oralmente: nel cospicuo repertorio di balli e di canti domina l’inconfondibile suono del piffero, un oboe popolare tipico della zona. Valla e Scurati hanno appreso questo repertorio per trasmissione diretta, ancora bambini, in ambito familiare e Bellanöva

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CONCERTI DELLA DOMENICA IL 9 FEBBRAIO IL QUARTETTO DELL’ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA PROPONE PAGINE DI BEETHOVEN, SCHUBERT E ŠOSTAKOVIC ne hanno fatto la ragione della loro vita artistica, contribuendo in modo decisivo alla sua sopravvivenza e diffusione. “Bellanöva” è risultato dall’incontro tra il duo di tradizione popolare e due interpreti di formazione classica, il violoncellista e compositore Nicola Segatta e il violinista e compositore Marcello Fera. Il 9 febbraio il Quartetto dell’Orchestra da Camera di Mantova (Luca Braga, Pierantonio Cazzulani violini, Klaus Manfrini viola, Paolo Perrucchetti violoncello) propone pagine di Ludwig van Beethoven (Quartetto n. 16 op. 135), Franz Schubert (Quartetto n. 12 D. 703 “Quartettsatz”) e Dmitrij Šostakovic (Quartetto n. 7 op. 108). Nato dall’incontro di alcune prime parti dell’OCM, il Quartetto è regolarmente invitato in molte stagioni

Valentina Mattiussi

concertistiche ed è sempre presente al festival di Musica da camera “Trame Sonore” al Palazzo Ducale di Mantova. Un ospite d’eccezione intrattiene il pubblico trentino il 16 febbraio: Emanuil Ivanov, giovane pianista vincitore del prestigioso concorso internazionale “Ferruccio Busoni” (2019, 62^ edizione), sarà nella sala di via Verdi 30 grazie alla collaborazione con la Fondazione Carlo, Aldo, Alice e Maria Stella Tartarotti. Occasione bellissima per ascoltare una giovane stella emergente, futuro protagonista delle grandi sale internazionali; con significativa generosità il giovane virtuoso presenta un programma tecnicamente assai impegnativo, di sicuro effetto non solo emotivo sul pubblico.

A un doveroso omaggio a Beethoven nel 250° anniversario della sua nascita, con le Sei variazioni op. 34, seguono “Miroirs pour piano” di Maurice Ravel, partitura dotata di un’inedita forza descrittiva, tra le prime vicine per stile all’impressionismo pittorico del tempo; quindi uno dei capolavori assoluti della letteratura pianistica, i “Quadri di una esposizione” di Musorgskij. La quintessenza del romanticismo si materializza il 23 febbraio grazie al duo formato da Valentina Mattiussi al violino e Tullio Garbari al pianoforte: “Casa Schumann” è la loro proposta, una compilazione che include le Romanze op. 22 di Clara Schumann, la Sonata n. 1 op. 105 di Schumann e la Sonata n. 1 op. 78 di Brahms. Valentina Mattiussi è membro dell’Accademia del Teatro alla Scala. Tullio Garbari si è diplomato al Conservatorio di Trento in pianoforte con Fulvio Zanoni, in musica da camera con Giancarlo Guarino e ha proseguito gli studi con Imre Rohmann al Mozarteum di Salisburgo. È maestro collaboratore presso l’Università Mozarteum di Salisburgo. ■


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di Daniele Valersi

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Associazione Filarmonica di Rovereto ospita nella sua sala di Corso Rosmini il duo formato da Vashti Hunter al violoncello e Nicholas Rimmer al pianoforte (5 febbraio, ore 20.45), impegnato in pagine di Beethoven (Sonata op. 5 n. 1, Sonata op. 102 n. 2) e Britten (Sonata op. 65); si possono pertanto ascoltare le opere che marcano l’inizio e la fine del percorso beethoveniano che vede protagonisti violoncello e pianoforte. Nel giugno del 1796 Beethoven, ancora impegnato nella carriera concertistica, si recò a Berlino dove risiedeva Federico Guglielmo II di Prussia, che aveva al suo servizio Jean-Pierre Duport (uno dei migliori violoncellisti dell’epoca) e suonava lui stesso il violoncello. Beethoven suonò alla sua corte e dedicò al re le due sonate dell’opera 5, da lui stesso eseguite assieme a Duport. Le sonate dell’op. 102 inaugurano il “terzo stile” di Beethoven, in cui lo stile classico viene innervato dal principio barocco della compresenza di elementi indipendenti. Si tratta dello sviluppo di un interesse per la polifonia barocca che Beethoven aveva manifestato già da tempo, di una riconversione in senso creativo della tecnica contrappuntistica che faceva parte della preparazione accademica di ogni compositore. Il 10 febbraio, al Teatro Zandonai, tocca al poliedrico Gomalan Brass Quintet (Marco Braito e Marco Pierobon trombe, Nilo Caracristi corno, Gianluca Scipioni trombone, Stefano Ammannati tuba), che si propone di stupire con la musica dell’Aida di Verdi adattata per quintetto di ottoni. I cinque suonano, cantano, recitano, ballano

A TRENTO A TEATRO VASHTI HUNTER NELLA SUA SALA DI CORSO ROSMINI, L’ASSOCIAZIONE FILARMONICA DI ROVERETO OSPITA IL DUO FORMATO DA VASHTI HUNTER AL VIOLONCELLO E NICHOLAS RIMMER AL PIANOFORTE (5 FEBBRAIO, ORE 20.45) l’opera indossando gli abiti di scena; si trasformano nei personaggi cardine dell’opera in un susseguirsi parossistico di numeri. Se l’effetto è indubbiamente esilarante, l’intento dell’istrionico quintetto non è però irriguardoso nei confronti del capolavoro verdiano: questo viene abbordato semplicemente con mezzi non convenzionali, allo scopo di renderlo fruibile e comprensibile a chi non lo conosce e di renderlo godibile da un’ottica diversa per chi ne è esperto. “Clown time”, lo spettacolo del 25 febbraio (Teatro Zandonai, ore 20.30), vede protagonisti la Compagnia di Danza Abbondanza-Bertoni e l’ensemble dell’Orchestra Haydn, che daranno vita

Abbondanza-Bertoni

a coreografie su musiche di Arnold Schönberg. Opera visionaria e distopica, che fa incontrare le sperimentazioni di due giganti del XXI secolo (Schönberg e David Lynch), “Clown time” dà forma all’alienazione dell’uomo d’oggi; il progetto è risultato vincitore del concorso di teGomalan Brass Quintet

atro musicale “Fringe” della Fondazione Haydn. In un appartamento claustrofobico tre esseri mascherati dalle sembianze umane vivono una quotidianità ossessiva; senza comunicare, in una lingua priva di qualsiasi senso, si instaura un dialogo continuamente interrotto, con la Kammersymphonie n. 1 op. 9 di Schönberg quale “ground” sonoro. La partitura viene ripetuta e distorta fino a raggiungere lo stato di rumore bianco; attraverso il mezzo teatrale, quello musicale e la danza la messa in scena spettacolo sembra domandarsi (e domandarci) se davvero vogliamo essere ■ così. 77

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di Daniele Valersi

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uale unico appuntamento del mese, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento sarà all’auditorium del Centro Santa Chiara il 12 febbraio (ore 20.30) insieme al celebre Münchener Bach-Chor; sul podio Hansjörg Albrecht, quali voci soliste si ascolteranno Sophie Klußmann (soprano), Karen Olivia Vermeulen (mezzosoprano), Andreas Post (tenore), Yorck Felix Speer (basso); il programma comprende “Lux aurumque” di Eric Whitacre, la Sinfonia n. 0 in re minore di Anton Bruckner e il “Requiem” per soli, coro e orchestra K 626 di Mozart. Questo programma sarà eseguito anche a Monaco di Baviera (14 febbraio) presso l’Herculessaal. Direttore d’orchestra, organista e clavicembalista, Hansjörg Albrecht è direttore artistico del Münchner Bach- Chor u. Orchester; dirige regolarmente il BachCollegium München e il C. P. E. Bach-Chor Hamburg. Nato a Friburgo, ha iniziato

ORCHESTRA “HAYDN” ALL’AUDITORIUM DEL CENTRO SANTA CHIARA IL 12 FEBBRAIO, INSIEME AL CELEBRE MÜNCHENER BACH-CHOR, SUL PODIO HANSJÖRG ALBRECHT la sua formazione presso il Kreuzchor di Dresda; ha studiato direzione d’orchestra e organo ad Amburgo, Lione e Colonia. Parallelamente alla direzione d’orchestra si è costruito una carriera internazionale come organista e clavicembalista, esibendosi nelle maggiori sale da concerto mondiali. Ha collaborato con la Prager Philharmonie, la Bayerisches Staatsorchester, la Münchner Rundfunkorchester, la Hamburger und

Münchner Symphoniker, la Moskauer Barockorchester, il Bach Collegium Stuttgart e la Gächinger Kantorei; ha collaborato con solisti quali Arabella Steinbacher, Fazil Say, Annette Dasch, Vesselina Kasarova, Simone Kermes e Klaus Florian Vogt. Collabora, tra le altre, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli, Orchestra Regionale Toscana, Orchestra del Teatro Lirico

SOCIETÀ FILARMONICA DI TRENTO

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na stagione cameristica di tutto rispetto, quella della Società Filarmonica di Trento, che in questo mese ospita, nella sala di via Verdi 30, il pianista Benedetto Lupo (mercoledì 5 febbraio, ore 20.30), il giovane Quartetto Arod (11 febbraio) e l’ensemble barocco “Nevermind” (mercoledì 26). Considerato dalla critica internazionale uno dei talenti più interessanti e completi della sua generazione, Benedetto Lupo si è imposto all’attenzione del mondo musicale con l’affermazione nel 1989, primo italiano, al Concorso Internazionale Van Cliburn. Il suo programma comprende brani di Janácek (Sonata “Z Ulice”), Brahms (Sechs Klavierstücke op. 118 ) e Schumann (Tre romanze op. 28). Il Quartetto op. 76 n. 5 di Franz Joseph Haydn, il n. 4 di Béla Bartók e il n. 1 op. 59 di Ludwig van Beethoven (nel 250° dalla nascita) impegnano invece il Quartetto Arod (Jordan Victoria, Alexandre Vu, Tanguy Parisot e Samy Rachid). Fondato nel 2013, l’”Arod”ha richiamato l’attenzione del pubblico internazionale nel 2016 con la vittoria al Concorso Musicale Internazionale “ARD” di Monaco, arrivata dopo le affermazioni alle competizioni gemelle di Copenaghen (2015) e di Parigi (2014). Il quartetto è stato designato “BBC New Generation Artist” per le stagioni dal 2017 al 2019 e “Echo Rising Star”per la stagione 2018/19. Daniele Valersi

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di Cagliari, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Il Münchener Bach- Chor, fondato nel 1954 da Karl Richter, ha raggiunto presto fama internazionale in particolare per l’esecuzione delle opere di Bach, sia dal vivo durante le sue principali tournée internazionali sia con numerose registrazioni. Dopo la morte di Richter nel 1981 (il concerto commemorativo in suo onore è stato diretto da Leonard Bernstein) il testimone è passato a HannsMartin Schneidt (tra il 1984 e il 2001); in questo periodo il repertorio del coro cambia: Schneidt stabilisce nuove priorità e prosegue la ormai tradizionale attività itinerante. Gli anni seguenti vedono collaborazioni con svariati direttori ospiti, prevalentemente specialisti del repertorio barocco. Nel 2005 Hansjörg Albrecht viene nominato nuovo direttore musicale e con la sua leadership l’ensemble sviluppa un nuovo profilo artistico. Il coro continua a lavorare a stretto contatto con i suoi tradizionali partner artistici, (la Munich Bach Orchestra e il Bach Collegium München), ma anche con altre importanti orchestre europee. ■


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di Nicola Tomasi

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mpazza il carnevale in Trentino. Come ogni anno il territorio si anima con i colori delle maschere e della festa. Ne segnaliamo tre.

Il Biagio delle Castellare 23, 24, 25, 28, 29 febbraio e 1 marzo Il “Biagio delle Castellare” trae origine da un evento storico realmente accaduto nel 1365, quando si registrò la sconfitta del Conte Biagio delle Castellare, crudele vessatore di Valsugana e Tesino. Ancora oggi, solamente una volta ogni cinque anni, il Tesino rivive quei fatti inscenando la sommossa popolare ed il processo al tiranno. Questa kermesse costituisce uno dei più antichi carnevali del panorama italiano, ha resistito allo scorrere del tempo ed ai severi tentativi di soppressione dovuti a censure religiose e divieti. Gli appuntamenti principali di questa edizione del Biagio delle Castellare avranno luogo il 25 febbraio, con l’assalto al Castello di Ivano alla ricerca del Biagio, e l’1 marzo, con la grande sfilata da Castello a Pieve Tesino ed il “Processo al Conte Biagio del Tribunale Speciale di Pieve Tesino.” Di contorno agli eventi principali vi saranno balli, concerti, appuntamenti gastronomici,

A TRENTO A TEATRO EVVIVA IL CARNEVALE! GLI EVENTI PRINCIPALI PER IL CARNEVALE DELLE PRO LOCO TRENTINE: IL BIAGIO DELLE CASTELLARE, IL GRAN CARNEVALE DI STORO E QUELLO DI GRAUNO spettacoli col fuoco, storie e leggende. Gran Carnevale di Storo 20, 22, 23, 25, 29 febbraio Nato nel 1967, il Carnevale di Storo è oggi il Carnevale con i carri statici più grande d’Europa. I maestosi carri allegorici, preparati dai carristi locali con scrupolosa attenzione, competono per conquistare gli svariati trofei messi in palio dall’organizzazione. L’evento sarà inaugurato il 20 febbraio dal “carnevale dei bambini:” un pomeriggio di animazione e balli dedicato ai più piccoli. Durante il week-end sarà dato spazio alla musica con dj set di artisti locali e di fama

internazionale come Gabry Ponte. Il Carnevale entrerà poi nel vivo il 25 ed il 29, giornate in cui i carri sfileranno per le strade del paese. Sabato 29 la kermesse si concluderà con le attesissime premiazioni dei carri più originali e con la festa di chiusura. Per i più golosi, durante l’evento sarà sempre possibile assaporare una calda fetta di polenta carbonera, simbolo della tradizione culinaria di Storo. Carnevale di Grauno 21, 22, 23, 25 febbraio Un Carnevale pittoresco e caratteristico si celebra a Grauno in Valle di Cembra.

Il protagonista è “l’albero”, il cui significato simbolico e propiziatorio risale al periodo precristiano. Il martedì grasso un pino viene portato nella piazza principale di Grauno e battezzato dall’ultimo sposo dell’anno intingendo un rametto nel vino. Gli abitanti di Grauno lo trascinano poi fuori dal paese e lo piantano nella bùsa del carnevàl, dove viene “impagliato”. Al calar della sera l’ultimo sposo dell’anno gli dà fuoco e la serata prosegue poi con canti e danze attorno all’albero incandescente, mentre gli anziani formulano pronostici sull’annata osservando le scintille ■ emesse dal falò.

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IL ROMANTICO AMORE PER IL MONDO DI CIRILLO GROTT

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asciami dormire in un sonno/Profondo, al di là delle pietre / Scavate nell’ultimo uragano. / Già molte siepi / Si sono divelte, / nel vento della storia. La poesia si

intitola Preghiera, l’autore è Cirillo

Grott, scultore,

“ALPICULTURA” A PALAZZO TRENTINI

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a Presidenza del Consiglio Provinciale propone la mostra “Alpicultura” che sarà allestita nella Sala Mostre di Palazzo Trentini da venerdì 10 gennaio a venerdì 7 febbraio. “Alpicultura” mette in rassegna una serie di opere di alcuni autori nati o semplicemente vissuti in Trentino, taluni con fama nazionale ed internazionale, che hanno scelto il soggetto del paesaggio e della cultura alpina nel proprio percorso creativo. La mostra mette al centro proprio l’identità alpina con una ricerca attenta e puntuale di opere realizzate da fine Ottocento sino ai giorni nostri: ed a fianco di creste, cime, canaloni e specchi d’acqua della terra trentina troveranno collocazione anche i costumi degli abitanti dei luoghi alpini, le loro usanze, riti, credenze, lavori, oggetti tipici, forme e strutture edilizie specifiche.

poeta, artista, non chiuso in una torre d’avorio ma impegnato civilmente affinché il mondo possa ancora sorridere e non farsi catturare dalla malinconia e dell’odio. Cirillo Grott, nato a Folgaria il 18 dicembre 1937, si è spento il 27 febbraio 1990. Si è spento silenziosamente, come silenziosamente ha vissuto all’ombra del silenzio / ma eri solitario in quella sera, / le foglie degli ippocastani / grondavano di luce. / E l’esilio delle tue voci / era lontano. A distanza dalla grande mostra allestita nel 1999 a Trento, a Palazzo Trentini, per la curatela di Bruno Passamani con interventi di Giovanna Nicoletti e Renzo Francescotti, le opere materiche e poetiche dell’artista ritornano ad occupare le arcaiche sale settecentesche del palazzo cittadino. Nel 30° anniversario della scomparsa dello scultore-poeta di Guardia di Folgaria, la curatrice Tiziana Gazzini – nota nell’ambiente artistico per essere stata curatrice della Quadriennale romana e per le sue collaborazioni alla Rai – ha scelto un corpus di opere che ben rappresentano il solitario e silenzioso artista. La mostra si inaugura venerdì 14 febbraio alle 18 (chiude il 7 marzo) e giovedì 27 dello stesso mese, alla stessa ora, ci sarà un incontro pubblico sulla figura di Cirillo Grott con la curatrice e con Fiorenzo Degasperi, con la partecipazione degli estimatori e degli amici dell’artista. L’esser nato in un piccolo villaggio, assai isolato e dalle antiche origini cimbre, ha

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lasciato un’impronta indelebile nel suo carattere, forgiando il suo pessimismo nei confronti di un mondo che stava correndo verso un precipizio senza fine – molte delle sue opere hanno un forte impegno sociale –, pessimismo aggravato dal suo sentirsi “periferia”, lontano dai centri decisionali, in un periodo storico in cui l’arte nasceva e moriva nelle grandi città. Il carattere schivo, silenzioso e taciturno si rispecchia nelle sue poesie. Se non vi arrivavano la materia, la pittura e i disegni, erano le parole ad avere il compito di rappresentare il suo rapporto con il mondo. Ma il suo essere “separato” dalla “frenetica vita urbana” era il risultato del suo grande e romantico amore per il mondo, oserei dire per l’universo, per le persone, per gli animali, per tutto ciò che il Creato ha realizzato nel corso dei millenni. Amore per la giustizia, per l’eguaglianza, per la fratellanza. Mai come oggi, in tempi di razzismo, arroganza, antisemitismo montante, di urla e grida sparse al vento, le sue opere hanno assunto un profondo significato. La


trentinomostre loro presenza è forme, volumi e parole incisi nella vita quotidiana, esempi lungimiranti di una tanto desiderata e agognata pace, felicità di essere nel e con il mondo. Guardia, baluardo medioevale dei Beseno a controllo delle antiche vie che portavano nelle terre della Serenissima, è stata per Cirillo Grott e la sua famiglia – compreso l’erede dell’intaglio Florian – il villaggio culla-eremo-sfida. Dal suo studio-casa ricavato da una vecchia cappella, l’artista, figlio del Sole alla ricerca della Luce, ha fatto della figurazione l’elemento privilegiato per narrare gli accadimenti della quotidianità, di quella quotidianità feroce, anonima e senz’anima che stava corrodendo le persone. Una figurazione appresa in quella fucina vulcanica che è sempre stata la Scuola d’Arte di Ortisei, val Gardena, dove ha trovato dei compagni di viaggio davvero notevoli, a partire da Markus e Adolf Vallazza fino a Gino Conta. Lì ha conosciuto tutte le sfumature del legno, gli strumenti per lavorarlo, per trasformare le idee in materia e la materia in sogni ad occhi aperti. Ma non c’era solo il legno. L’artista ha voluto assaporare l’universo del fuoco, della metamorfosi vulcanica della materia, fondendo il bronzo, affidando al disegno il racconto dei personaggi diventati, come ha scritto Giovanna Nicoletti nel catalogo del 1999, reali, sofferti e incantati da un mistero che si rinnova ogni giorno: l’essere e il suo sentire. Le figure, i cristi, le maternità esprimono un rapporto privilegiato con lo spazio esterno che li attraversa e in parte li deforma, li perfora perché acquistino una suggestione concreta. Mi piace chiudere questo articolo con una riflessione di Cirillo Grott, che ben racchiude il suo pensiero di artista e di poeta: La mia forse è un’espressione povera, umana, sa di lamento in ogni questione grande e piccola. Guardo gli altri e forse sono tutti travagliati per un mio particolare modo di vedere. Questo travaglio, queste braccia tese, tra la gente e nel silenzio. Poveri esseri siamo, messi a disposizione di tutte le forze della natura, più grandi di noi. E qui, in questo passaggio sappiamo odiarci e tradirci, anche amarci e sentirci due in uno in un baleno, in un mondo (quale mondo) solo per noi destinati a cadere forse prima del tramonto, o dopo il tramonto, comunque fra le cose che tramontano. E siamo morti ora, crudeli amici del silenzio, per un silenzio che non ci pensiamo come silenzio umano.

ARCO Mostre RICORDARE, PER NON DIMENTICARE Apertura: fino a lunedì 10 febbraio. palazzo dei Panni. Opere di Gjergj Kola a memoria delle persecuzioni razziali. Informaizoni: cultura@ comune.arco.tn.it, www.comune.arco.tn.it.

BORGO VALSUGANA Mostre CORRADO MENEGUZZO: MINDSCAPES Apertura: fino a domenica 9 febbraio. Spazio Klien, Piazza Degasperi. Mostra a cura di Alessandra Menegotto. Fotografia e grafica Tito Meneguzzo. www.valsuganacultura.it/museodiffuso.

BRENTONICO Mostre IL VIAGGIO DI MONTE BALDO Apertura: da sabato 22 giugno 2019 a domenica 31 maggio 2020. Palazzo Eccheli Baisi. Esposizione a cura di Rodolfo Taiani e Anna Vittoria Ottaviani. Ingresso gratuito. Per informazioni su aperture e orari www.museostorico.it, www.comune.brentonico.tn.it, 0464 395059.

CAVALESE Mostre DOMUS MAGNA. IL PALAZZO DELLA MAGNIFICA COMUNITÀ DI FIEMME DAL MEDIOEVO A OGGI Apertura: fino a lunedì 13 aprile 2020. Piazza Cesare Battisti, 2. A sette anni dall’apertura al pubblico il palazzo si svela. Informazioni: 0462 340812, palazzo@mcfiemme.eu. Mostre IL REALISMO MAGICO NELL’ARTE SARDA. LA COLLEZIONE DE MONTIS Apertura: fino a lunedì 13 aprile 2020. Palazzo della Magnifica comunità di Fiemme - Cavalese. A cura di Beatrice Avanzi, Mart Rovereto. In collaborazione con Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, da un’idea di Vittorio Sgarbi. Informazioni: 0462 340812, www.mcfiemme.eu.

ISERA Mostre OLTRE OGNI SOGLIA - JOSEF KOSTNER Apertura: fino a sabato 22 febbraio 2020. Palazzo comunale. Sculture e disegni. Informazioni: 0464 433792, segreteria@comune.isera.tn.it, www.comune.isera.tn.it.

LEVICO TERME Mostre TEREZIN Apertura: da giovedì 16 gennaio a sabato 1 febbraio. Biblioteca pubblica comunale. Mostra di disegni e poesie realizzati dai bambini prigionieri nel ghetto di Terezin, il più grande campo di concentramento della Cecoslovacchia. A cura di Arci del Trentino. Informazioni: 0461 710206, levico@biblio.infotn.it.

LOCCA DI CONCEI Mostre LEDRO IN FESTA. MOSTRA FOTOGRAFICA Apertura: fino a domenica 1 marzo. Centro culturale. Mostra fotografica con l’esposizione di: Giorgio Ceriani, Alessandro de Guelmi, Morenza Donati, Remigio Fedrigotti, Carmen Ferrari, Mariù Festi, Paola Malcotti, Renzo Mazzola, Fabrizio Novali, Stefania Oradini, Marilyn Tiboni. La mostra sarà visibile in occasione dei concerti in programma. Informazioni: www. vallediledro.com.

PIEVE TESINO Mostre EMILIA FIETTA, L’ULTIMA DEI BADALAI Apertura: fino a martedì 31 marzo 2020. Per Via. Museo Tesino delle stampe e dell’ambulantato. La mostra racconta la storia di Emilia Fietta attraverso stampe e oggetti appartenuti o prodotti dalla famiglia Fietta Badalai. Informazioni: info@museopervia.it www.museopervia.it.

RIVA DEL GARDA Mostre FERMOIMMAGINE. L’EVOLUZIONE DELLA GARDESANA OCCIDENTALE DA 22 A 2 RUOTE Apertura: fino a domenica 19 aprile 2020. MAG Museo Alto Garda. La mostra intende documentare la storia della costruzione della SS 45 bis, per tutti la Gardesana Occidentale, mettendola a confronto con il suo status attuale. Informazioni: 0464 573869,info@museoaltogarda.it.

ROVERETO Mostre RICHARD ARTSCHWAGER Apertura: da venerdì 11 ottobre 2019 a domenica 2 febbraio 2020. Mart. Presenta la più ampia esposizione mai realizzata in Europa dedicata a Richard Artschwager (1923-2013). Un importante progetto internazionale affidato al curatore Germano Celant, in collaborazione con il Guggenheim di Bilbao che ospiterà la mostra la prossima primavera. Informazioni: 0464 438887 - 800 397760, info@ mart.trento.it.

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“OLTRE LA COSA”: ANNAMARIA TARGHER A PALAZZO LIBERA DI VILLA LAGARINA, FINO AL PRIMO MARZO

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on la mostra ospitata negli spazi al piano terra di Palazzo Libera di Villa Lagarina (fino al primo marzo), Annamaria Targher si concentra, ancora una volta, sul rapporto tra la pittura e le sue sorelle da sempre considerate minori: le arti applicate. Sempre ad interrogarsi circa la natura sufficiente ed esaustiva della pittura, l’artista finisce per porla a confronto con processi esecutivi più facili, più artigianali, meno paradigmatici: come in un gioco di leziosa sospensione che potrebbe abbassare la carica emotiva legata indissolubilmente ad un tipo di pittura che è da sempre, in Annamaria Targher, pittura esistenziale, identitaria, fortemente sismografica. La pittura, allora, si avvicina senza timore alla decorazione, proponendo tele che sono anche allegre ed ignare proposte di piastrellatura di un bagno e che non tolgono statuto all’arte maggiore, ma ne amplificano, piuttosto, le potenzialità: facendola ritrovare, a pieno titolo, immersa nella quotidianità con la quale, ora, intrattiene un rapporto vivo, reale, proponendo valide soluzioni. Un’altra tematica messa in campo con questa esposizione è la natura vista come elemento consono, innato e irrinunciabile per l’artista. Il suo rapporto ascritto con l’abbondanza di natura, rinvenibile già dietro casa e sin dentro casa. Un tutt’uno, vista anche la passione per la pratica e per la storia del giardino acquisite e strutturate con lo studio. Natura come nostalgia, ma anche natura come intervento artificioso dell’uomo in essa: come atto di protervia nel tentativo di replicarla nel piccolo hortus conclusus, per assaporarla come scrigno inviolabile, intimo e egoistico. Senza più magnificenza, piccola, addomesticata. Forse, rappresentano questa dualità, le piccole tele con orchidee e le grandi, spasmodiche boscaglie, rese con pennellata deflagrata in una composizione quasi congestionata, al limite del parossismo. Annamaria Targher vive tra San Sebastiano di Folgaria (Tn) e Vicenza. Si diploma con il massimo del punteggio e la lode in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti e si laurea sempre con il massimo del punteggio in Scienze dei Beni Culturali con una tesi in Botanica Generale.

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Mostre RICHARD ARTSCHWAGER Apertura: da sabato 12 ottobre 2019 a domenica 2 febbraio 2020. Mart. Affidata al curatore Germano Celant, arriva al Mart la più grande esposizione mai presentata in Europa sull’artista, pittore e scultore americano Richard Artschwager (1923-2013). Informazioni: 0464 438887, info@mart.trento.it, www. mart.trento.it.

Mostre MAI INDIFFERENTI Apertura: da mercoledì 15 gennaio a sabato 15 febbraio. Urban Center. Mostra sulle leggi razziali in Italia prodotta dalla sezione ANPI “Adele Bei” della CGIL di Roma. Informazioni: 0464 486116, urbancenter.rovereto@gmail.com.

Mostre DANZARE LA RIVOLUZIONE Apertura: da sabato 19 ottobre 2019 a domenica 1 marzo 2020. Mart. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia. Informazioni: 0464 438887 - 800 397760, info@mart. trento.it.

Mostre DAL CASSETTONE DELLA BISNONNA Apertura: fino a giovedì 30 aprile 2020. Museo degli usi e costumi della gente trentina. Tessuti e indumenti della collezione AIFo. Informazioni: 0461 650314, info@ museosanmichele.it.

Mostre TUUUMULTUM! Apertura: fino a domenica 29 marzo 2020. Casa d’Arte Futurista Depero. Esposizione a cura di Nicoletta Boschiero e Duccio Dogheria. L’esposizione indaga il rapporto tra arte e musica nel corso del Novecento, con particolare riguardo a precisi momenti storici posti a confronto. Informazioni: 0464 431813, info@mart.trento.it. Mostre GRAECIA CAPTA. DIARIO FOTOGRAFICO DI GIULIANO ZANDONATI Apertura: da mercoledì 20 novembre 2019 a domenica 23 febbraio 2020. Museo Storico Italiano della Guerra. Presenta una selezione di immagini realizzate nel corso della Seconda guerra mondiale sul fronte greco da Giuliano Zandonati, capitano d’artiglieria del 9° reggimento artiglieria della divisione Brennero. Informazioni: www. museodellaguerra.it. Mostre ARCHIVIO DI NUOVA SCRITTURA. LA COLLEZIONE DI PAOLO DELLA GRAZIA Apertura: da venerdì 22 novembre 2019 a domenica 1 marzo 2020. Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Esposizione a cura di Nicoletta Boschiero e Duccio Dogheria, una produzione Mart Rovereto e Museion Bolzano. Ingresso gratuito. Informazioni 0464 438887 - 800 397760, info@mart.trento.it. Mostre CI VUOLE UN FIORE Apertura: fino a domenica 23 agosto 2020. Fondazione museo civico di Rovereto. La flora del Trentino: ieri, oggi e domani. Mostra curata da Giulia Tomasi della sezione Botanica della Fondazione, con il coordinamento di Alessandra Cattoi e Alessio Bertolli e la supervisione scientifica di Filippo Prosser. Informaizoni: 0464 452800, museo@fondazioneMCR.it.

SAN MICHELE ALL’ADIGE

STENICO Mostre #PROUDTOSHARE - LA MOSTRA BIOSFERA, IL NOSTRO FUTURO Apertura: da sabato 14 dicembre 2019 a domenica 17 maggio 2020. Castello. La mostra è dedicata alla Riserva di Biosfera “Alpi Ledrensi e Judicaria”.Un “progetto strategico” - presente nel Piano di Gestione - con cui la Riserva di Biosfera vuole condividere con le comunità residenti e gli ospiti del territorio le straordinarie espressioni del secolare rapporto fra uomo e natura nelle Alpi Ledrensi e Judicaria. Informaizoni: 0465 771004, info@buonconsiglio.it.

TESERO Mostre PAGINE PER NON DIMENTICARE Apertura: da giovedì 23 gennaio a sabato 8 febbraio. Biblioteca pubblica comunale. Esposizione di libri e film per adulti e per ragazzi sul tema della Shoah. Informazioni: 0462 814806, tesero@ biblio.infotn.it.

TRENTO Mostre USAVAMO LA CINEPRESA: STORIE IN FORMATO RIDOTTO Apertura: fino a domenica 3 maggio 2020. Le Gallerie, Piazza di Piedicastello. Un viaggio nel passato attraverso gli sguardi della gente comune. Immagini, oggetti, suoni del cinema amatoriale accompagnano il visitatore lungo la storia del Novecento. Informazioni: www.museostorico.it. Mostre COSMO CARTOONS Apertura: da domenica 21 luglio 2019 a domenica 14 giugno 2020. MUSE, Corso del lavoro e della scienza. L’esplorazione dell’Universo tra scienza e cultura pop. Mostra originale che racconta


trentinomostre l’esplorazione spaziale e l’allunaggio, con rimandi all’arte e in particolar modo al fumetto. Info: tel. +39 0461 270311, www.muse.it.

Mostre DENIS RIVA Apertura: da giovedì 17 ottobre 2019 a sabato 29 febbraio 2020. Via San Martino 52 Cellar Contemporary. Avanzato stato di composizione. L’artista presenta una serie di lavori inediti su carta - la sua materia d’elezione -, su tela, e su tavola, frutto della sua ricerca presente, in cui la creatività accumulata “avanza” incessantemente per essere proiettata nel futuro. Informazioni 0461/1481271, info@cellarcontemporary.com.

del Buonconsiglio. Informazioni: 0461 233770- 0461 492811, info@buonconsiglio.it. Mostre C’ERA UNA VOLTA... L’OSPEDALINO DI TRENTO Apertura: da sabato 7 dicembre 2019 a martedì 25 febbraio 2020. Centro Servizi Culturali Santa Chiara, Sala Mostre, via Santa Croce, 67. Storie di bambini e di mamme, di cure, di speranze e di vita, 19192019. Inaugurazione 6 dicembre, ore 17. Info: www.neonatologiatrentina.it, info@neonatologiatrentina.it, 0461.917395.

Mostre IL CAOS E L’ORIGINE DEL MONDO Apertura: fino a giovedì 20 febbraio 2020. Grand Hotel. Esposizione di Lorenzo Nardelli. I due curatori della mostra, Pancheri e Perinelli, svelano che «la sua è una pittura stesa con la violenza graffita dell’Art Brut, con mezzi e messaggi non convenzionali nella ricerca di equilibri difficili. Mostre IL RITORNO DELLE PRINCIPESSE Apertura: fino a domenica 8 marzo 2020. Castello del Buonconsiglio. Esposizione, un dipinto di Jakob Seisenegger. Del pregevole insieme rimane oggi solo questa tavola, tornata, dopo un lungo restauro, curato dalla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, alla sua antica dimora, il Castello

Mostre A COLPI DI MATITA. LA GRANDE GUERRA NELLA CARICATURA Apertura: fino a domenica 16 febbraio 2020. Torre Vanga. Mostra. Ingresso libero. Informazioni: sopr. beniculturali@provincia.tn.it.

Mostre CHIARA LUBICH CITTÀ MONDO Apertura: fino a lunedì 7 dicembre 2020. Fondazione Museo storico del Trentino. Le Gallerie di Piedicastello. Una mostra dedicata ad una donna di cui è in corso la causa di beatificazione - riconosciuta come una delle figure più influenti del Novecento. Informazioni: 0461 230482, info@museostorico.it.

Mostre 100 MARCHI - BERLINO 2019 Apertura: da sabato 9 novembre 2019 a domenica 9 febbraio 2020. Le Gallerie, Piedicastello. Esposizione di Tommaso Bonaventura ed Elisa Del Prete. Ingresso libero. Informazioni: 0461.230482, www. museostorico.it. Mostre IL MONDO DI LEONARDO: CODICI INTERATTIVI, MACCHINE E DIPINTI Apertura: fino a domenica 23 febbraio 2020. Palazzo delle Albere. La mostra - un innovativo percorso alla scoperta della poliedrica figura di Leonardo da Vinci - è realizzata da Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo grazie al sostegno di Provincia autonoma di Trento, Comune di Trento e MUSE - Museo delle Scienze. Informazioni: 0461270311.

una selezione di opere di Tullio Garbari provenienti dalle raccolte provinciali e conservate nelle Collezioni museali. Informazioni: 0461 496914, serv.attcult@provincia.tn.it.

Mostre L’INVENZIONE DEL COLPEVOLE Apertura: da venerdì 13 dicembre 2019 a lunedì 13 aprile 2020. Museo Diocesano Tridentino. Mostra dedicata al ‘caso’ di Simonino da Trento, un bambino presunta vittima di omicidio rituale ebraico, venerato per secoli come ‘martire’ innocente. Informazioni: 0461 234419, info@museodiocesanotridentino.it. Mostre JAMES BROWN, A LONG STORY Apertura: da martedì 17 dicembre 2019 a martedì 31 marzo 2020. Studio d’Arte Raffaelli. Lo Studio d’Arte Raffaelli presenta una panoramica sul lavoro di uno degli artisti con cui collabora da più tempo, l’americano James Brown, che dagli anni Ottanta a oggi ha attraversato continue fasi di sperimentazione, dal graffitismo, all’arte primitiva, alla scultura totemica, all’astrazione. Informazioni: 0461 982595, infor@ studioraffaelli.com. Mostre TULLIO GARBARI - PRIMITIVISMO E MODERNITÀ Apertura: da sabato 21 dicembre 2019 a domenica 23 febbraio 2020. Palazzo delle Albere. Il Mart presenta a Palazzo delle Albere

Mostre ALPICULTURA Apertura: fino a venerdì 7 febbraio. Palazzo Trentini. Curatore della mostra dott. Massimo Parolini. L’esposizione mette in rassegna una serie di opere di alcuni autori nati o semplicemente vissuti in Trentino, taluni con fama nazionale ed internazionale, che hanno scelto il soggetto del paesaggio e della cultura alpina nel proprio percorso creativo. Informazioni: presidenza@consiglio.provincia.tn.it. Mostre LUCI E OMBRE DEL LEGNO Apertura: fino a giovedì 13 febbraio. Palazzo Roccabruna. Ventuno opere esposte che con note di forte intensità plastica raffigurano i temi culturali cari agli autori. Informazioni: 0461 887101, info@ palazzoroccabruna.it. Mostre “PROFILI” DI MARGHERITA PAOLETTI Apertura: fino a martedì 4 febbraio. Impact Hub, Via Sanseverino, 95. Mostra di ritratti di donne realizzata da Margherita Paoletti. Informazioni: https://trento.impacthub.net. Mostre IL TEATRO SOCIALE IN DUE SECOLI DI STORIA MEMORIE DI SCENA: LE OPERE, I BALLI, IL CINEMA Apertura: da venerdì 17 gennaio a domenica 2 febbraio. Sala Thun. L’esposizione si articola in due sezioni, che narrano i due secoli di vita del Teatro Sociale e la varietà di spettacoli che hanno animato il suo palcoscenico. Ingresso libero.

Per informazioni: ufficio Cultura e turismo (n. tel. tel. 0461884287) e Ufficio relazioni con il pubblico (numero verde 800017615). Mostre FABIO MAGNASCIUTTI MOSTRA PERSONALE Apertura: da lunedì 27 gennaio a venerdì 7 febbraio. Studio d’arte Andromeda, Via Malpaga. Anche quest’anno lo Studio d’Arte Andromeda dedica una mostra personale al primo premio per la sezione satira della XXVI Rassegna internazionale di Satira e Umorismo “Città di Trento” che si è tenuta nell’anno 2018 dal titolo: “DONNA: L’ALTRA META’ DEL CIELO”. http://studioandromeda.net.

Mostre CIÒ CHE VEDO. NUOVA FIGURAZIONE IN ITALIA Apertura: da sabato 15 febbraio a domenica 24 maggio. Galleria Civica, Via Belenzani, 44. Esposizione a cura di Alfredo Cramerotti e Margherita de Pilati. Informaizoni: http://www.mart.trento.it/ ciochevedo. Mostre ESTETICA DEL CODICE: PROGRAMMATORI DELL’ARTE Apertura: da mercoledì 19 a sabato 29 febbraio. Teatro Sanbapolis. Per la durata del Festival “Teatro della Meraviglia”,saranno esposte opere di Arte Procedurale. Opere create e curate dai programmatoriartisti dell’Istituto Tecnico “Guglielmo Marconi” di Verona seguiti dalla professoressa Nadia Dallago e l’imprenditore Diego Cecato. Apertura della mostra da un’ora prima dell’inizio degli eventi. In coincidenza con l’apertura della biglietteria. Informazioni: www.teatrodellameraviglia.it.

VILLA LAGARINA Mostre OLTRE LA COSA Apertura: da sabato 25 gennaio a domenica 1 marzo. Palazzo Libera. Das Ding, è quella cosa che si cerca e che non si smette mai di cercare. Oltre la cosa, è anche oltre la soglia: l’immersione e l’adagiarsi in quella pittura opalescente capace d’imporsi sull’oscurità. Mostra personale di Annamaria Targher. www.annamariatargher.it.

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trentinoappuntamenti

UN MESE DI FESTA, MUSICA E CARNEVALE

U

n artista – Fabio

Concato – che non è

mai sceso a compromessi creando un suo mondo fatto di canzoni giocate sempre su testi poetici ed

insieme ricchi di ironia. Quelle canzoni che si ascolteranno anche il 22 febbraio, alle 21 all’Auditorium S. Chiara, nel concerto che l’artista milanese proporrà nell’ambito del suo tour 2020. Un live durante il quale ripercorrerà, attraverso sue canzoni più note, un percorso musicale lungo oltre quarant’anni, considerando che il suo primo album è uscito nel 1977. Occhi puntanti sul cantante e attore trentino Simone

Sassudelli per il ritorno del musical “Grease” a Trento. Simone

Sassudelli nei panni di Danny

Zuko è infatti fra i principali protagonisti del doppio show

LEO GULLOTTA

C

aratterista comico e drammatico apprezzato da pubblico e critica, Leo Gullotta viene diretto, tra gli altri, da Nanni Loy in Café Express (1980), Testa o croce (1982), Mi manda Picone (1983), con cui vince il Nastro d’argento al migliore attore non protagonista, nel 1989 recita in Operazione pappagallo di Marco Di Tillo, e in Scugnizzi; da Giuseppe Tornatore nei film Il camorrista (1986), con cui ottiene il David di Donatello per il miglior attore non protagonista, Nuovo Cinema Paradiso (1989; premio Oscar al miglior film straniero), L’uomo delle stelle (1995), Baarìa (2009); da Maurizio Zaccaro in Il carniere (1997) e Un uomo perbene (1999), che gli valgono altri due David come miglior interprete non protagonista. Presente anche nei film di Ricky Tognazzi La scorta (1993) e Il padre e lo straniero (2010), nelle commedie Selvaggi (1995) e In questo mondo di ladri (2004) di Carlo Vanzina, e nel drammatico Vajont (2001), per la regia di Renzo Martinelli, per il quale vince il Ciak d’oro e il Nastro d’argento al migliore attore non protagonista e viene nuovamente candidato al David di Donatello.

che si terrà all’Auditorium S. Chiara di Trento lunedì 10 e martedì 11 febbraio. Simone Sassudelli, anche fratello di Federico, batterista della band Bastard Sons of Dioniso, è stato scelto dal team della Compagnia della Rancia per interpretare in scena un personaggio leggendario: Danny Zuko interpretato nel celebre film da John Travolta. La protagonista femminile, Sandy, è portata in scena da

Francesca Ciavaglia. A Rovereto la stagione del

15 febbraio alle 21. Uno show fresco di lancio di cui il Messaggero ha scritto: “Dissacrante e dissacratorio, irriverente e derisorio, la ex Iena palermitana (su Italia 1 è stato “Nuccio-Vip”, “il Rissoso” e “I sogni di Angelo”) non ha risparmiato nessuno.

La nutrita programmazione de “I

concerti

della domenica” dà appuntamento ogni

anche a febbraio con tre

domenica mattina a Trento, nella sala della Filarmonica

appuntamenti. Martedì 4 in

(alle ore 10.30); per il 2 febbraio è previsto il concerto

Leo Gullotta con

Pensaci Giacomino, di Luigi Pirandello con la regia di Fabio Grossi.

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che farà tappa anche al Teatro Cuminetti di Trento il

Teatro Zandonai prosegue

scena sul palcoscenico roveretano

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(anche se lui non lo chiama spettacolo ma “stile di vita”)

di “Bellanöva” (Stefano Valla piffero e voce, Daniele Scurati fisarmonica e voce, Marcello Fera violino e composizione, Nicola Segatta violoncello). Per la stagione “OPER.A 20.21” sabato 8 febbraio, al

Teatro Sociale di Trento (ore 20), va in scena “Don

Angelo Duro

Giovanni”, opera considerata tra i massimi e più

torna con il nuovo

compiuti esempi di teatro lirico, capolavoro complesso,

spettacolo “Da vivo”

grandioso e impressionante.

Francesca Ciavaglia


trentinoappuntamenti 1 SABATO Cultura VITE NEL KAOS: STORIE, VOCI, VOLTI AI TAVOLI DI UN BAR LevicoTerme. ore 17.30. La piccola libreria. Per il ciclo “Incontri con gli autori”,Loreta Failoni e Gabriele Biancardi presentano il libro. Informazioni: lisa@lapiccolalibreria.it. Musica JULIA KENT, RAMON MORO & PAOLO SPACCAMONTI VS VAMPYR Trento. Ore 21. Teatro Sanbapolis. Il tradizionale appuntamento con la sonorizzazione originale di un film onora nella circostanza la memoria di Carl Theodor Dreyer, rappresentato da un caposaldo della sua produzione: “Vampyr”. Informazioni: www.centrosantachiara.it. Musica I MUSICI DI GUCCINI Brentonico. Ore 21. Cinema Teatro Monte Baldo. Le chitarre e la voce di Juan Carlos “Flaco” Biondini, il pianoforte di Vince Tempera, il sax e le percussioni di Antonio Marangolo in questa inedita formazione. Evento speciale. Informazioni: 0464 392088, brentonico@biblio.infotn.it. Musica PETER PAN, SECONDA STELLA A DESTRA E POI DRITTO FINO AL MATTINO Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo musicale in due atti con le musiche di E. Bennato a cura di Paola Marches. Informazioni: www.cofas.it . Per i più piccoli A SILY FOX Trento. Ore 17.30. Teatro San Marco. Una storia originale in lingua inglese, rivolta a bambine e bambini dai 5 ai 10 anni. Informazioni: 0461 233522, info@teatrosanmarco.it. Teatro PHOEBUSKARTELL Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Dicembre 1924. Ginevra. I principali produttori di lampadine di mezzo mondo si riuniscono segretamente. Soggetto e regia Michele Segreto. Informazioni: 0461 - 913706, info@teatrodivillazzano.it. Teatro G’HO ‘NA FIOLA BELLISSIMA Cognola. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Valerio Di Piramo (traduzione in dialetto trentino e adattamento di Valerio Bombardelli). Informazioni: www.cofas.it. Teatro PIRATI DI MONTAGNA Castelnuovo. Ore 20.45. Teatro parrocchiale. Opera teatrale comica, scritta e diretta da Stefano Borile. Informazioni: www.cofas.it .

Teatro EL TESTAMENT DELA ZIA Segonzano. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Lorenzo Dalmonech. Filodrammatica di Verla. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL MALATO IMMAGINARIO Gardolo. Ore 20.30. Teatro. Gruppo Giovani Gardolo - GGG. Spettacolo di Moliere. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IMPOSSIBILE NAR D’ACCORDO Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TRE DONNE E UNA PANCHINA Preore. Ore 21. Teatro Casa Mondrone. Spettacolo di Michele Torresani. Gruppo Teatrale Giovanile di Roncegno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro NON DIRMI CHE NON SEI FELICE Povo. Ore 21. Teatro Concordia. Spettacolo di Menegoldo Perridini. Circolo Culturale Filodrammatico di Ischia. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TRE SULL’ALTALENA Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Luigi Lunari con la Filodrammatica “Amicizia” di Romeno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

2 DOMENICA Cabaret UN ANATROCCOLO IN CUCINA Bondone. Ore 17.30. Sala Consiliare Multiuso. Spettacolo comico senza parole / Liberamente ispirato a “Il brutto anatroccolo” di Hans Christian Andersen / Di e con Simone Lombardelli / Regia di Dadde Viscont. Informazioni e biglietti: www.comunitadellegiudicarie.it. Musica VOICE LANSCAPE Rovereto. ore 16.30. Mart. Concerto: Elisa Bonazzi voce, Stefano Malferrari pianoforte. Informazioni:

0464 438887 - 800 397760, info@ mart.trento.it. Musica BELLANÖVA Trento. ore 10.30. Sala Filarmonica. Concerto, Bellanöva, Stefano Valla, piffero, voce, Daniele Scurati, fisarmonica, voce, Marcello Fera, violino, composizione, Nicola Segatta, violoncello. Informazioni: 0461985244, info@filarmonicatrento.it. Musica MIKA Bolzano. Ore 20.30. Palaonda. Concerto nell’ambito del suo “Revelation Tour” legato al nuovo album “My Name Is Michael Holbrook” uscito lo scorso 4 ottobre. Biglietti e informazioni su: www.ticketone.it. Per i più piccoli MOMO. UN EROE BAMBINA Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro Comunale. Tratto dal romanzo di Michael Ende / Regia di Luciano Gottardi / In scena Laura Mirone, Veronica Risatti. Dalle ore 15 laboratori: Segnalibri di carta a forma di piuma. Informazioni: www.teatrodipergine.it. Per i più piccoli I VESTITI NUOVI DELL’IMPERATORE Nago. ore 16.30. Casa della Comunità. Teatro Glug (Arezzo). Età consigliata dai 6 anni. Info Biblioteca tel. 0464.505181, nago@biblio.infotn.it . Per i più piccoli MOZTRI Lavis. Ore 17. Auditorium comunale. Compagnia Luna e Gnac. spettacolo d’attore, disegno dal vivo, pupazzi e ombre. Informazioni: franchini@comunelavis.it. Teatro MOON AMOUR - L’AMORE E ALTRI DISASTRI Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro comunale. Dedicato a chi, nonostante tutto, continua a volersi bene. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodipergine.it. Teatro 7 MINUTI Trento. Ore 16. Teatro San Marco. Spettacolo di Stefano Massini “T.I.M. - Teatro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONESTI SE NASSE, FURBI SE DEVENTA Coredo. Ore 17. Teatro Dolomiti. Spettacolo di Loredana Cont Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro LA CASA DI DAVID Cembra Lisignago. Ore 20.30. Teatro. Atto unico di Renzo Fracalossi e Club Armonia Trento. Nel periodo storico 1935-1945 l’ebraismo italiano subì una spietata persecuzione culminata nella deportazione di migliaia di ebrei verso i campi di sterminio. Ingresso gratuito. Informazioni: 0461-683018. Teatro L’OSPITE INATTESO Gardolo. Ore 18. Teatro Gigi Cona. Atto unico di Luisa Pachera. Informazioni: www.cofas.it.

3 LUNEDÌ Musica ADRIANO DEL SAL Trento. Ore 10.30. Società filarmonica. Concerti della domenica. Informazioni: info@filarmonica-trento.it. Musica BELLANÖVA: BALLANDO DAGLI APPENNINI ALLE ALPI Trento. ore 09-11. Società filarmonica. Concerti. Informazioni: info@filarmonica-trento.it.

4 MARTEDÌ Per i più piccoli CAPPUCCETTO ROSSO Pergine Valsugana. ore 09 e ore 11.00. Teatro comunale. produzione Compagnia la luna nel letto / Associazione culturale Tra il dire e il fare con i danzatori della Compagnia EleinaD, drammaturgia, regia, scene e luci Michelangelo Campanale, coreografie Vito Cassano. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodipergine.it. Teatro PENSACI GIACOMINO Rovereto. Ore 20.30. Teatro Zandonai. Spettacolo di Luigi Pirandello / Con Leo Gullotta. Informazioni e biglietti: www.teatro-zandonai.it. Teatro LA CASA DI DAVID Vattaro. Ore 20.30. Teatro comunale. Atto unico di Renzo Fracalossi e Club Armonia Trento. Nel periodo storico 1935-1945 l’ebraismo italiano subì una spietata persecuzione culminata nella deportazione di migliaia di ebrei verso i campi di sterminio. Ingresso gratuito. Informazioni: 0461-683018.

5 MERCOLEDÌ Musica BENEDETTO LUPO Trento. Ore 20.30. Società filarmonica. Concerto per pianoforte. Informazioni: info@filarmonicatrento.it.

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Musica IL VIOLONCELLO DI BEETHOVEN Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Concerto: Vashti Hunter violoncello, Nicholas Rimmer, pianoforte. Informazioni: 0464 435255, associazionefilarmonica1@tin.it. Teatro VISITE Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Ideazione e regia Riccardo Pippa / Di e con Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Maria Vittoria Scarlattei, Matteo Vitanza. Informazioni: www.teatrodipergine.it. Teatro THE NIGHT WRITER. GIORNALE NOTTURNO Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti. Testo, scene e regia Jan Fabre / Drammaturgia Miet Martens, Sigrid Bousset. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it. Teatro UNO NESSUNO CENTOMILA Meano. Ore 21. Teatro. Spettacolo con Enrico Lo Verso / Dal romanzo di Luigi Pirandello / Adattamento e regia Alessandra Pizzi / Produzione ERGO SUM. Informaizoni: www. teatrodimeano.it.

6 GIOVEDÌ Cultura ESSERE LEONARDO DA VINCI Trento. Ore 18. Palazzo delle Albere. In “Essere Leonardo da Vinci”, lo spettacolo teatrale diretto e interpretato da Massimo Finazzer Flory, il genio poliedrico viene raccontato grazie a “un’intervista impossibile” con domande sulla sua infanzia, le attività in campo civile e militare, sul rapporto tra pittura e scienza. Ingresso gratuito. www.muse.it. Teatro MALE VARIATIONS Mezzolombardo. Ore 21. Teatro San Pietro. Il Balletto di Roma propone per l’occasione “Male Variations”, una serata caratterizzata da tre coreografie firmate da Itamar Serussi Sahar e Andrea Costanzo Martini. Informazioni: 0461 609315, info@comune.mezzolombardo.tn.it.

7 VENERDÌ Cultura CAMMINARE NELLA STORIA. GRANDI PERSONAGGI ALLA SCOPERTA DEL TRENTINOALTO ADIGE Levico Terme. ore 17.30. La piccola libreria. Per il ciclo “Incontri con gli autori”, Silvia Vernaccini in dialogo con Danilo Fenner. Informazioni: lisa@lapiccolalibreria.it.

Danza BLOOM E GERSHWIN SUITE Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti. Bloom di Daniele Ninarello / Gershwin Suite di Michele Merola e Cristina Spelti. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it. Danza MANBUSHA Rovereto. Ore 20. Mart. Aperitivo Indanza. Giacomo Todeschi, giovane danzatore di grande talento trentino, e Pablo Girolami, ideatore dello studio presentato ispirato ad alcune danze peculiari animali. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800-013952, info@centrosantachiara.it. Danza MM CONTEMPORARY DANCE COMPANY Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti. Spettacolo della compagnia di Reggio Emilia diretta dal coreografo Michele Merola. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it. Danza SWAN Cles. Ore 21. Cinema Teatro Parrocchiale. Ariston Proballet. COREOGRAFIA: MARCELLO ALGERI. Informazioni: 329 0213251, cineteatrocles@gmail.com. Teatro BERTOLDO Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Giulio Cesare Croce. Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

8 SABATO Musica DON GIOVANNI Trento. Ore 20. Teatro Sociale. Francesco Pasqualetti Direttore d’Orchestra. Corpo di Ballo: Nuovo Balletto di Toscana. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@centrosantachiara.it. Musica E’ NATA UNA STAR Trento. Ore 17.30. Sala Filarmonica. Uno spettacolo tutto da costruire. Voci, strumenti, acrobazie. Informazioni: 0461 985244, info@ filarmonica-trento.it. Musica GOLDONI IN CONCERTO - I POETI Brentonico. Ore 21. Cinema Teatro Monte Baldo. Spettacolo con Mara Benedetti, Fabio Chiaro, Arianna Grossi, Laura La Micela, Giacomo Postinghel e Maurizio Raffaelli. Musicisti della Accademia del Violino e il Maestro Denis Lombardi. Regia di Mariangela Nuvóli. Informazioni: 0464 392088, brentonico@biblio.infotn.it.

Per i più piccoli CASA DI PAGLIA, DI LEGNO, DI MATTONI E ALTRE STORIE Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. Spettacolo per i più piccoli. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800-013952, info@centrosantachiara.it. Per i più piccoli STORIA CAVALLERESCA + LABORATORIO “SIAMO A CAVALLO!” Trento. Ore 10. Teatro Portland. Teatro e laboratorio per piccoli spettatori speciali che hanno grande voglia di scoprire come la bellezza si nasconda nelle piccole cose. Informazioni: 0461 924470, info@teatroportland.it. Per i più piccoli UN NIDO COLOR FUCSIA Trento. Ore 17.30. Teatro San Marco. Una piccola cornacchia cade dal nido quando non è ancora capace di volare. A trovarla, per fortuna, sono un nonno e una bambina che decidono di prendersi cura di lei. Una nuova produzione de Il teatro delle quisquilie. Informazioni: 0461 233522, info@teatrosanmarco.it. Teatro ME TOCA NAR AL MAR... TIRIO Cembra-Lisignago. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo tratto da “L’Holte du bon respos” di Saint Garnier e Bonnieres - adattam. in dialetto di Giorgio Clementi. Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro 7 MINUTI Romallo. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Stefano Massini “T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro RUMORI FUORI SCENA Civezzano. Ore 20.45. Teatro Luigi Pirandello. Spettacolo di Georges Feydeau. Filodrammatica “Don Bosco” di Pergine. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro I CANEDERLI I È ‘NDAI AL BÉCO Verla di Giovo. Ore 20.45. Teatro parrocchiale. Spettacolo di e con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PIRATI DE MONTAGNA Gardolo. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Stefano Borile “Filolevico” di Levico Terme. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti Teatro CONOSCEREBBE SCOPO MATRIMONIO Giustino. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Roberto Franco - trad. dialettale di Tiziana Dolzani ed Ernesto Paternoster Filodrammatica “La Sortiva” di Denno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IMPOSSIBILE NAR D’ACCORDO Villazzano. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Villazzano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MEZZANOTTE E UN MINUTO Olle. Ore 20.45. Teatro S. Domenico Savio. Spettacolo di Sergio Marolla. “Piccolo Teatro Pineta” di pineta di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DO(N)NE Lavis. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di e con Loredana Cont. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro EL CAMP DEI FRATI Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro S. Gottardo. Spettacolo di Silvio Castelli con la Filodrammatica “I Simpatici” di Roverè della Luna. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro GLI ARISTOMATTI Ravina. Ore 20.45. Teatro Demattè. Spettacolo musical scritto da Michele Longo Filodrammatica “Lucio Deflorian” di Tesero. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE GALINE DEL SIOR GÜNTHER Povo. Ore 21. Teatro Concordia. Spettacolo da “Agenzia matrimoniale” di Stefano Palmucci. Compagnia “Aldebaran” di Ziano di Fiemme. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro OH... CHE BELLA GUERRA!” Coredo. Ore 21. Teatro Dolomiti. Spettacolo di Luigi Lunari con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IN VIAGGIO Malè. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo spettacolo musicale di e con Gruppo Giovanile “Strade Aperte” di Vermiglio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro SEMI DI ZUCCA Meano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo con Mario Zucca Stand up Comedy. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodimeano.it.

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Ufficio Registro imprese: CCIAA BZ,diNumero di iscrizione 02754960215 • Eintragung die Handelskammer Bozen, Eintragungsnummer 02754960215 02754960215 Ufficio Registro imprese: CCIAA BZ, Numero iscrizione 02754960215 • Eintragung in dieinHandelskammer Bozen, Eintragungsnummer Musica CF & P.IVA 01535160210 St.Nr. & MwSt.Nr. Banca Cassa di Risparmio di Bolzano QUARTETTO CF &Cap. P.IVA 01133050219 St.Nr. & MwSt.Nr. Banca Cassa Rurale di Bolzano Ag.3 soc. 100.000 € Ges. Kap. Bank Sparkasse Bozen Cap.Ufficio soc. 500.000 i.v. - v.e.CCIAA Ges. Kap. Raiffeisenkasse 3 DELL’ORCHESTRA DA Registro €imprese: BZ, Nr. d. iscr. 01535160210 BankIBAN IT 39 T 06045Bozen 11616Ag. 000000021000 Uff. reg. impr. C.C.I.A.A. BZ 01133050219 Eintr. HK BZ IBAN: IT 86 Y 08081 11603 000303000702 CAMERA DI MANTOVAA Trento. ore 10.30. Sala Filarmonica. Concerto. Informazioni: 0461985244, info@filarmonicatrento.it.

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Societa’ soggetta all’attivita’ direzione e BZ, coordinamento da parte di Gruppo•Santini Spainvia 4/a – 39100 Bolzano. Das Unternehmen unterUfficio Registro di imprese: CCIAA Numero di iscrizione 02754960215 Eintragung dieGiotto Handelskammer Bozen, Eintragungsnummer 02754960215 steht der Leitung und Koordination der Gruppe Santini AG • CF & P.IVA 02754960215 St.Nr. & MwSt.Nr. Cap. soc. 500.000 i.v - v.e. Gesellschaftskapital Ufficio Registro imprese: CCIAA BZ, Numero diCFiscrizione 02754960215 • Eintragung in die Handelskammer Bozen, Eintragungsnummer 02754960215 & P.IVA 01713030219 St.Nr. & MwSt.Nr. Banca Cassa Rurale di Bolzano


trentinoappuntamenti Musica DON GIOVANNI Trento. Ore 17. Teatro Sociale. Francesco Pasqualetti Direttore d’Orchestra. Corpo di Ballo: Nuovo Balletto di Toscana. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@centrosantachiara.it.

Teatro GIALLO MARE MINIMAL TEATRO: TRAME SU MISURA VOL. 1 Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. E’ un progetto multidisciplinare basato sulla proposizione di alcune storie originali per bmbini, ragazzi e giovani, pensate per essere declinati su vari piani. Informazioni: www.centrosantachiara.it.

Per i più piccoli CASA DI PAGLIA, DI LEGNO, DI MATTONI E ALTRE STORIE Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. Spettacolo per i più piccoli. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800-013952, info@centrosantachiara.it.

Musica TRIO KANON Trento. Ore 10.30. Società filarmonica. Concerti della domenica. Informazioni: info@filarmonica-trento.it.

Per i più piccoli PIRÙ E IL CAVALIERE DI MEZZOTACCO Lavis. Ore 17. Auditorium Comunale. Compagnia Walter Broggini. Spettacolo di burattini. Informazioni: franchini@comunelavis.it.

Musica GOMALAN BRASS QUINTET Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Concerto che si propone di stupire con la musica dell’Aida di Verdi adattata per quintetto di ottoni. Informazioni: 0464 435255, associazionefilarmonica1@tin.it.

Teatro MEIO MIGA CHE MASSA Trento. Ore 16. Teatro San Marco. Spettacolo di Fabio Valle Filodrammatica di Fondo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro GREASE - IL MUSICAL Trento. Ore 21. Teatro Cuminetti. Danny Zuko ha il volto di Simone Sassudelli e, al suo fianco, nel ruolo di Sandy, Francesca Ciavaglia. Informazioni: www.centrosantachiara.it.

Teatro LA PAZIENZA DEL SIGNOR PREVOSTO PergineValsugana. Ore 17.30. Teatro Zivignago. Spettacolo di Luigi Galli - trad. Alessandro Parisi. Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro RIDI E LASSA RIDER Bedollo. Ore 20.30. Teatro Nuovo. Spettacolo di e con Loredana Cont. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro DI QUA DI LÀ, STORIA DI UN MURO Arco. ore 16.30. Auditorium. Un piccolo muro attraversa la scena. Uno scoppiettio, come di fuochi d’artificio... e arriva Lei. Sembra caduta dal cielo. Forse è appena nata. Si guarda attorno smarrita... Informazioni: www.cultura. trentino.it. Teatro ISTRIA 1943. JOH MENE! UN GRIDO NEL BUIO Nago. Ore 21. Casa della Comunità. Gli ultimi sei giorni di vita di un maestro trentino infoibato. Testo e regia di Gloria Gabrielli con Gloria Gabrielli, Alberto Scerbo, Roberto Garniga voce solista, Gabriele Girardelli armonica cromatica. Informaizoni: 0464 505158, comune@ comune.nago-torbole.tn.it.

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10 LUNEDÌ

11 MARTEDÌ Musica QUARTETTO AROD Trento. Ore 20.30. Società filarmonica. Concerto Jordan Victoria, violino, Alexandre Vu, violino Tanguy Parisot, viola Samy Rachid, violoncello. Informazioni: info@ filarmonica-trento.it. Teatro GREASE - IL MUSICAL Trento. Ore 21. Auditorium Santa Chiara. Danny Zuko ha il volto di Simone Sassudelli e, al suo fianco, nel ruolo di Sandy, Francesca Ciavaglia. Informazioni: www.fiabamusic.it. Teatro MALE VARIATIONS Riva del Garda. Ore 21. Palacongressi di Riva del Garda. Il Balletto di Roma propone per l’occasione “Male Variations”, una serata caratterizzata da tre coreografie firmate da Itamar Serussi Sahar e Andrea Costanzo Martini. Informazioni: 0461 609315, info@comune.mezzolombardo.tn.it.

12 MERCOLEDÌ Cultura MANN IST MANN DI BERTOLT BRECHT Trento. Ore 17.30. Tridentum S.A.S.S. Piece, a cura di Luca Crescenzi docente di Letteratura tedesca all’Università di Trento. Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino a esaurimento posti.

Informazioni: www.centrosantachiara.it/spettacoli/rassegne/teatro-sotterraneo-azzurro. Cultura TÈ AL MUSEO - LA GUERRA PARALLELA Rovereto. Ore 16. Museo storico italiano della Guerra. Sei in quinta superiore?Ti piacerebbe affrontare la storia del Novecento in modo originale e coinvolgente? Ti aspettiamo al Museo della Guerra per quattro nuovi appuntamenti pensati apposta per te! Informazioni: 0464 438100, info@museodellaguerra.it. Musica ORCHESTRA HAYDN Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Direttore: Hansjörg Albrecht . Concerto dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it. Musica HANSJÖRG ALBRECHT BRUCKNER, MOZART Trento. Ore 20.30. Auditorium. Direttore: Hansjörg Albrecht, Sophie Klußmann soprano, Olivia Vermeulen mezzosoprano, Andreas Post tenore, Yorck Felix Speer basso, Münchener Bach-Chor Coro, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800-013952, info@ centrosantachiara.it. Teatro SCUSA SONO IN RIUNIONE....TI POSSO RICHIAMARE? Rovereto. Ore 20.30. Teatro Zandonai. Spettacolo con Vanessa Incontrada e Gabriele Pignotta. Informazioni: 0464 452159, cultura@ comune.rovereto.tn.it. Teatro MOON AMOUR - AMORE E ALTRI DISASTRI Vigolo Vattaro. ore 10.30. Teatro. Produzione AriaTeatro e Compagnia dei Somari di Klaus Saccardo. Soledad Rivas e Alessio Kogoj con Klaus Saccardo e Chiara Benedetti. Informazioni: www. cultura.trentino.it.

Teatro CASTAGNE MATTE Meano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo con Denis Fontanari sassofonista Emanuele Dalmaso. Lo spettacolo è una guida sragionata alla follia e alla storia dell’internamento e dei manicomi. un’indagine storica e oggettiva su come la follia veniva recepita dalla società e come la medicina cercasse di occuparsene. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@ teatrodimeano.it. Teatro IL ROMPIBALLE Mezzolombardo. Ore 21. Cinema Teatri San Pietro. Spettacolo ARTISTIASSOCIATI IN COLLABORAZIONE CON FIORE E GERMANO. Informazioni: 0461 609315, info@ comune.mezzolombardo.tn.it. Teatro ISTRIA 1943 - JOH MENE! UN GRIDO NEL BUIO Rovereto. ore 10.30. Teatro Istituto Tecnico ITT Marconi. ll dramma teatrale ripercorre la storia di una semplice famiglia italo-croata e, più in generale, dell’Istria italiana, attraverso la messa in scena dei dialoghi fra marito e moglie nel corso degli ultimi sei giorni di vita del protagonista. Informazioni: www.cofas.it.

14 VENERDÌ Cultura “IO, DISFATTISTA. STORIA DI UN RIFIUTO OSTINATO Levico Terme. ore 17.30. La piccola libreria. Per il ciclo “Incontri con gli autori”, Paolo Rella in dialogo con Rocco Cerone presenta il libro. Informazioni: lisa@lapiccolalibreria.it. Per i più piccoli NANNA AL MUSEO Trento. Ore 20. Muse. L’emozione di trascorrere un’intera notte tra avventure e spettacoli scientifici e infine coricarsi tra orsi, leoni, dinosauri e balene. Informazioni: 0461 270311, museinfo@muse.it.

Teatro SCUSA SONO IN RIUNIONE....TI POSSO RICHIAMARE? Rovereto. Ore 20.30. Teatro Zandonai. Spettacolo con Vanessa Incontrada e Gabriele Pignotta. Informazioni: 0464 452159, cultura@ comune.rovereto.tn.it.

Teatro OFF BALLAD Trento. ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Progetto dell’Associazione Qanat Arte e Spettacolo e di blucinQue, collettivo stabile al Teatro Cafè Müller di Torino formato da musicisti, danzatori, attori e circensi, diretto Caterina Mochi Sismondi. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800-013952, info@ centrosantachiara.it.

Teatro BELLA FIGURA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo di Yasmina Reza, traduzione Monica Capuani, regia Roberto Andò. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@centrosantachiara.it.

Teatro BELLA FIGURA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo di Yasmina Reza, traduzione Monica Capuani, regia Roberto Andò. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@centrosantachiara.it.

13 GIOVEDÌ


trentinoappuntamenti Teatro IL ROMPIBALLE Tione. Ore 21. Cinema Teatro. Spettacolo ARTISTIASSOCIATI IN COLLABORAZIONE CON FIORE E GERMANO. Informazioni: 0465 321735, info@comunetioneditrento.it. Teatro NOI, ROBOT - COSA VUOL DIRE ESSERE UMANO? Trento. Ore 21. Teatro Portland. Ispirato all’Uomo Bicentenario e altri lavori di Isaac Asimov. Informazioni: 0461 924470, info@teatroportland.it. Teatro CUCÙ Villazzano. Ore 21. Teatro. “L’amore è come un valzer: si deve ballare in piazza, finché l’orchestra non smette di suonare”. Scritto e diretto da Francesco Romengo, con Nicola Notaro e Gabriele Zummo. Informazioni: 0461 - 913706, info@teatrodivillazzano.it. Teatro MOON AMOUR - AMORE E ALTRI DISASTRI Pinè. Ore 10. Contro Congressi. Produzione AriaTeatro e Compagnia dei Somari di Klaus Saccardo. Soledad Rivas e Alessio Kogoj con Klaus Saccardo e Chiara Benedetti. Informazioni: 0461 557028, infopine@visitpinecembra.it. Teatro NEVROTICI SESSUALI Trento. Ore 21. Bottega delle Arti, Passaggio Teatro Osele. Spettacolo con Christian Renzicchi, Giulio Federico Janni, Silvia Marchetti, Alessio Dalla Costa, Gelsomina Bassetti / Aiuto regia Sara Santolini / Regia Giulio Federico Janni. Info e prenotazioni: tel. 391.3100779, prenotazioni@raumtraum.it.

15 SABATO Musica PIERRE BASTIEN Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti. Concerto all’interno dell’even-

to Musica Macchina. Il compositore e polistrumentista francese è infatti anche e soprattutto un costruttore di macchine sonore, veri e propri automi musicali creati con pezzi del meccano, ingranaggi, motori di vecchi giradischi e oggetti di varia natura. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it. Teatro ME TOCA NAR AL MAR... TIRIO Viarago. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo tratto da “L’Holtel du bon respos” di Saint Garnier e Bonnieres - adattam. in dialetto di Giorgio Clementi. Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI Segonzano. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont. Filodrammatica “Ce.Dro” di Dro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL CONVENTO DEL SANTO SPIRITO Valfloriana di Casatta. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di e con Filodrammatica di Telve. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ART Meano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Yasmina Resa. “T.I.M. - Teatro Instabile Meano”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONESTI SE NASSE FURBI SE DEVENTA Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Loredana Cont. Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

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po Culturale “Zivignago ‘87” di Pergine Valsugana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro AGENZIA MATRIMONIALE Malé. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Stefano Palmucci Filodrammatica “R.A.L.” di Rallo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BELLA FIGURA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo di Yasmina Reza, traduzione Monica Capuani, regia Roberto Andò. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@centrosantachiara.it. Teatro NON C’È MAI PACE TRA GLI ULIVI Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro comunale. Spettacolo di e con Antonio Ornano, monologo da stand up comedian sui piccoli e grandi meccanismi della nostra vita. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodipergine.it. Teatro LA SAT LA PENULTIMA? Tezze. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Apogeo Musica e Spettacolo di e con Loredana Cont. Informazioni: 0461 775111, comune@ comunegrigno.it. Teatro IL ROMPIBALLE Brentonico. Ore 21. Cinema Teatro. Spettacolo ARTISTIASSOCIATI IN COLLABORAZIONE CON FIORE E GERMANO. Informazioni: 0464 392088, brentonico@ biblio.infotn.it. Teatro LE ME TOCA TUTE Nago. Ore 21. Casa della Comunità. Commedia brillantissima in due atti di Loredana Cont. Informazioni: 0464 505158, comune@ comune.nago-torbole.tn.it.

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trentinoappuntamenti Teatro NEVROTICI SESSUALI Trento. Ore 21. Bottega delle Arti, Passaggio Teatro Osele. Spettacolo con Christian Renzicchi, Giulio Federico Janni, Silvia Marchetti, Alessio Dalla Costa, Gelsomina Bassetti / Aiuto regia Sara Santolini / Regia Giulio Federico Janni. Info e prenotazioni: tel. 391.3100779, prenotazioni@raumtraum.it.

16 DOMENICA Cultura ESODO Lavis. Ore 21. Auditorium Comunale. Racconto per voce, parole ed immagini, di e con Simone Cristicchi. Informazioni: franchini@comunelavis.it. Musica EMANUIL IVANOV Trento. ore 10.30. Sala Filarmonica. Concerto del giovane pianista vincitore del prestigioso concorso internazionale “Ferruccio Busoni”. Informazioni: 0461985244, info@ filarmonica-trento.it. Musica GAGMEN - I FANTASTICI SKETCH Mori. Ore 20.45. Teatro Sociale Gustavo Modena. Terry Chegia - Gestione e organizzazione spettacoli Teatro - Lillo e Greg Gagmen. Autori Claudio Gregori e Pasquale Petrolo. Informazioni: 0464 916229, cultura@comune. mori.tn.it. Musica ECHI DI ISADORA Rovereto. ore 11.00. Mart. Un itinerario sonoro condotto da una mediatrice dell’Area educazione del Mart e dal quartetto di clarinetti del Gruppo Strumentale Giovanile Lavis. Brani di Vivaldi, Haydn, Mozart, Donizetti, Paganini e Jacob. Informazioni: 0464 438887 - 800 397760, info@mart.trento.it. Musica IL SENTIMENTO NEL TEMPO INTEGRALE PIANISTICO DI MOZART 4° CONCERTO Rovereto. ore 11.00. Casa Mozart. Concerto, Gabriele De Feo - pianoforte. Informazioni: 0464.422719, infoami@mozartitalia.org. Per i più piccoli NEL MONDO DI ISADORA Rovereto. ore 15. Mart. Chi era Isadora Duncan? Qual è la differenza tra una ballerina e una danzatrice? Come hanno rappresentato la danza gli artisti più di un secolo fa? Un laboratorio che accompagna i bambini all’interno della mostra per scoprire un mondo affascinante fatto di movimento, colore e luce. Informazioni: 0464 438887 - 800 397760, info@mart.trento.it. Per i più piccoli A PROPOSITO DI PETER PAN Nago. ore 16.30. Casa della Comunità. Compagnia teatrale Stilema -Torino. Informazioni: 0464 90

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505158, comune@comune.nagotorbole.tn.it. Per i più piccoli POLLICINO NON HA PAURA DELL’ORCO Vezzano. Ore 17. Teatro Valle dei Laghi. Drammaturgia e regia Pino Costalunga, spettacolo con Pino Costalunga ed Enrico Ferrari. Informazioni: 0461 340158, info@ teatrovalledeilaghi.it. Teatro BROADWAY CELEBRATION Trento. ore 17.30 e 21. Teatro Cuminetti. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800-013952, info@ centrosantachiara.it. Teatro COLPA DEI CRAUTI E DELL’AMOR Trento. Ore 16. Teatro San Marco. Spettacolo di Loredana Cont Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro LA SIARPA DE LA SPOSA Coredo. Ore 17. Teatro Dolomiti. Spettacolo di Gabriella Scalfi Associazione Culturale “Libero Teatro” di Grumes. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BELLA FIGURA Trento. Ore 16. Teatro Sociale. Spettacolo di Yasmina Reza, traduzione Monica Capuani, regia Roberto Andò. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@centrosantachiara.it.

17 LUNEDÌ Musica TRIO FEDRA Trento. Ore 10.30. Società filarmonica. Concerti della domenica. Informazioni: info@filarmonica-trento.it.

18 MARTEDÌ Teatro MARATONA DI NEW YORK Riva del Garda. Ore 21. Palacongressi. Spettacolo di Edoardo Erba con Fiona May e Luisa Cattaneo regia di Andrea Bruno Savelli. Fondazione Accademia dei Perseveranti. Informazioni: 0464 520000, info@rivafc.it.

19 MERCOLEDÌ Cultura MERAVIGLIA, LUCREZIO E NOI Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Un viaggio da Lucrezio ai giorni nostri per capire come una mente brillante e curiosa può avvicinarsi al mondo e catturarne la bellezza, raccontandola attraverso il linguaggio della scienza ma anche la poesia e la musica. A seguire I FUTURI SONO NOSTRI

E CE LI COLTIVIAMO NOI! Di e con Rocco Scolozzi (Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale) e Giulio Federico Janni. www.teatrodellameraviglia.it. Teatro LA BIBBIA RIVEDUTA E SCORRETTA Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Un vero e proprio musical comico. Un nuovo irresistibile show “Oblivionescamente” dissacrante che lascerà il pubblico senza fiato. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodipergine.it. Teatro IN THE WEB Trento. Ore 10. Teatro Cuminetti. Tre ragazzi britannici iniziano una nuova vita scolastica entrando per la prima volta in una “Secondary School” inglese e allo stesso tempo raggiungono l’età per iscriversi a Facebook... Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it.

20 GIOVEDÌ Cultura INCOSCIENZA. RIFLESSIONI SCIENTIFICHE SULL’UNIVERSO Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Testo di Carlo Costantino, spettacolo con Ramiro Besa e Andrea Appi (I Papu). www.teatrodellameraviglia.it. Danza MM CONTEMPORARY DANCE COMPANY Pergine. Ore 21. Auditorium Melotti. Spettacolo della compagnia di Reggio Emilia diretta dal coreografo Michele Merola. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it. Danza GERSHWIN SUITE SCHUBERT FRAMES Pergine. Ore 20.45. Teatro Comunale. Un collage di celeberrimi brani di Schubert. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@ teatrodipergine.it. Teatro LIBRI DA ARDERE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo di Amélie Nothomb (c) Editions Albin Michel, traduzione Alessandro Grilli. Regia Cristina Crippa con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Carolina Cametti. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@ centrosantachiara.it.

21 VENERDÌ Cultura INCOSCIENZA. RIFLESSIONI SCIENTIFICHE SULL’UNIVERSO Trento. Ore 10. Teatro Sanbapolis. Spettacolo per le scuole. Testo di Carlo Costantino, spettacolo con Ramiro Besa e Andrea Appi (I Papu). www.teatrodellameraviglia.it. Cultura LA BIOSFERA, LA FAMIGLIA E L’ECONOMIA CIRCOLARE: STORIE DEL QUOTIDIANO, MA GUARDANDO PIÙ LONTANO Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Lecture di e con Luca Fiori (Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica) e con Giacomo Anderle. A seguire LA BELLEZZA COMPUTAZIONALE DELLA NATURA. Di e con Alberto Montresor (Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione) e con il supporto tecnologico di Tommaso Rosi e con Carlo La Manna. www.teatrodellameraviglia.it. Danza LOVE POEMS Cles. Ore 21. Cinema Teatro Parrocchiale. MM Contemporary Dance Company. Coreografie di Mauro BIGONZETTI, Michele MEROLA, Thomas NOONE MM Contemporary Dance Company. Informazioni: 329 0213251, cineteatrocles@gmail.com. Teatro PAREVA ‘NA BELA IDEA Noarna - Nogaredo. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di di Loredana Cont Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIBRI DA ARDERE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo di Amélie Nothomb (c) Editions Albin Michel, traduzione Alessandro Grilli. Regia Cristina Crippa con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Carolina Cametti. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@ centrosantachiara.it. Teatro L’UOMO PERFETTO Villazzano. Ore 20.45. Teatro. L’uomo ideale è realmente ciò che le donne cercano? Uno scorcio sui desideri dell’universo femminile. La Bilancia Produzioni / Mente Comica. Spettacolo di Mauro Graiani e Riccardo Irrea. Regia di Diego Ruiz con Milena Miconi, Nadia Rinaldi e Thomas Santu. Informazioni: 0461 - 913706, info@teatrodivillazzano.it.


trentinoappuntamenti Teatro MOON AMOUR - AMORE E ALTRI DISASTRI Cembra Lisignago. Ore 10.30. Cinema teatro. Produzione AriaTeatro e Compagnia dei Somari di Klaus Saccardo. Soledad Rivas e Alessio Kogoj con Klaus Saccardo e Chiara Benedetti. Informazioni: 0461-683018. Teatro STAND UP COMEDY WALKING DAD. NATO SOTTO IL SEGNO DEI GAMBERI Riva del Garda. Ore 21. Chiesetta del Pernone Varone. Spettacolo di e con Dario Benedetto. Cosa vuol dire diventare padri e in qualche modo sopravvivere. Informazioni: www.cultura.trentino.it.

22 SABATO Danza LOVE POEMS Ala. Ore 21. Cinema Teatro Parrocchiale. MM Contemporary Dance Company. Coreografie di Mauro BIGONZETTI, Michele MEROLA, Thomas NOONE MM Contemporary Dance Company. Informazioni: 0464 671633, cultura@comune.ala.tn.it. Musica FABIO CONCATO Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Concerto del famoso cantautore italiano. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it. Musica QUALCOSA D’INVISIBILE Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Concerto: Leo Virgili, Theremin / Giovanna Pezzetta, pianoforte / Giuliana Musso, parole. Due antenne che generano un campo elettromagnetico sensibile. Due mani che muovono l’invisibile. Una mano muove i toni, l’altra l’intensità. Non ci sono tasti, corde, chiavi, archi, pedali, solo mani sospese nel vuoto. Appese al suono. Una musica che nasce dall’invisibile.

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E che assomiglia alla voce umana. www.teatrodellameraviglia.it. Teatro UN MARITO IDEALE Romallo. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Oscar Wilde. Gruppo Teatrale Tuenno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NE VEDEM AL BAR Civezzano. Ore 20.45. Teatro Luigi Pirandello. Spettacolo di Massimo Lazzeri. Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA CENA DEI CRETINI Gardolo. Ore 20.45. Teatro Gigi Cona. Spettacolo di Francis Veber Filodrammatica di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PAZIENZA DEL SIGNOR PREVOSTO Olle. Ore 20.45. Teatro S. Domenico Savio. Spettacolo di Luigi Galli - trad. di Alessandro Parisi. Filodrammatica “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ME TOCA NAR AL MAR... TIRIO Lavis. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo tratto da “L’Holtel du bon respos” di Saint Garnier e Bonnieres - adattam. in dialetto di Giorgio Clementi. Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro DO PÈI ‘NTE NA SCARPA Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro S. Gottardo. Spettacolo di Antonia Dalpiaz Gruppo Filodrammatico “Coredano” di Coredo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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Teatro AGENZIA MATRIMONIALE Rumo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Stefano Palmucci Filodrammatica “R.A.L.” di Rallo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro FROTTOLE MONDIALI Avio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Roberto Giacomozzi Compagnia di Lizzana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ODIO SBIANCHEZAR Vallarsa. Ore 20.45. Teatro S. Anna. Spettacolo di Luciano Zendron Filodrammatica “ACS Punto 3” di Canale di Pergine. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NO NE RESTA CHE VIVER (... SE FEM EN PRESSIA) Castellano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Paolo Scottini. “Fomefilò” - Filodrammatica Ledrense di Molina di Ledro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI San Lorenzo in Banale. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont. Filodrammatica “Ce.Dro” di Dro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONORANZE FUNEBRI MALCONTENTI (WWW. SCAMPAMORTE.COM) Ravina. Ore 20.45. Teatro Demattè. Spettacolo di Italo Conti. Filodrammatica “Tra ‘na roba e l’altra” di Cavrasto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro SE FUS NAT EVA PRIMA DE ADAMO? Povo. Ore 21. Teatro Concordia. Spettacolo di e con Mariagrazia Ianeselli e Franco Kerschbaumer. Filodrammatica “S. Gottardo” di Mezzocorona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BERTOLDO Malé. Ore 21. Teatro Comunale. Spettacolo di Giulio Cesare Croce. Filodrammatica “S. Martino” di Fornace. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIBRI DA ARDERE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo di Amélie Nothomb (c) Editions Albin Michel, traduzione Alessandro Grilli. Regia Cristina Crippa con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Carolina Cametti. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@ centrosantachiara.it. Teatro L’UOMO PERFETTO Villazzano. Ore 20.45. Teatro. L’uomo ideale è realmente ciò che le donne cercano? Uno scorcio sui desideri dell’universo femminile. La Bilancia Produzioni / Mente Comica. Spettacolo di Mauro Graiani e Riccardo Irrea. Regia di Diego Ruiz con Milena Miconi, Nadia Rinaldi e Thomas Santu. Informazioni: 0461 - 913706, info@teatrodivillazzano.it.

23 DOMENICA Musica CASA SCHUMANN Trento. ore 10.30. Sala Filarmonica. Concerto del duo formato da Valentina Mattiussi al violino e Tullio Garbari al pianoforte. Informazioni: 0461985244, info@ filarmonica-trento.it.

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trentinoappuntamenti Musica MILES DAVIS, BITCHES BREW E LA NASCITA DEL JAZZ-ROCK Trento. Ore 18. Teatro Portland. Appuntamento di un’ora e un quarto dedicato ad appassionati, curiosi e amanti della musica. Informazioni: 0461 924470, info@ teatroportland.it. Per i più piccoli I TRE PORCELLINI DI PIAN DEL PORCO Meano. Ore 17. Teatro. Costruzione e animazione dei pupazzi Michela Cannoletta, musica dal vivo Serena Cercignano, produzione Teatro a Dondolo. Consigliato dai tre anni. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodimeano.it. Per i più piccoli SPAVENTATI PANETTIERI Carisolo. Ore 17.30. Auditorium Palazzetto dello sport. Collettivo Clown di e con il Duo Meroni Zamboni. www.cultura.trentino.it. Per i più piccoli DUE CLAVE E UNA CAVERNA Villazzano. Ore 16. Teatro. Una semplice storia di due cavernicoli che cominciano a capire di poter addomesticare ciò che sta attorno a loro per creare e inventare oggetti e utensili per la loro sopravvivenza. Consigliato dai 4 anni. Informazioni: 0461 - 913706, info@ teatrodivillazzano.it. Teatro IL MATRIMONIO ERA IERI Trento. Ore 16. Teatro San Marco. Spettacolo di Giuseppe Della Misericordia. Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro OH... CHE BELLA GUERRA!” Pergine. Ore 17.30. Teatro di Zivignago. Spettacolo di Luigi Lunari Compagnia “GAD - Città di Trento”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIBRI DA ARDERE Trento. Ore 16. Teatro Sociale. Spettacolo di Amélie Nothomb (c) Editions Albin Michel, traduzione Alessandro Grilli. Regia Cristina Crippa con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Carolina Cametti. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@ centrosantachiara.it.

24 LUNEDÌ Musica ALESSIO PIANELLI E MARIO MONTORE Trento. Ore 10.30. Società filarmonica. Concerti della domenica. Violoncello e pianoforte. Informazioni: info@filarmonica-trento.it.

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25 MARTEDÌ Musica CLOWN TIME Rovereto. Ore 20.30. Teatro Zandonai. La Compagnia di Danza Abbondanza-Bertoni e l’ensemble dell’Orchestra Haydn daranno vita a coreografie su musiche di Arnold Schönberg. Informazioni: 0464 435255, associazionefilarmonica1@tin.it.

26 MERCOLEDÌ Musica NEVERMIND ENSEMBLE Trento. Ore 20.30. Società filarmonica. Concerto. Informazioni: info@filarmonica-trento.it. Teatro IL FUNAMBOLO DELLA LUCE Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Uno spettacolo di Ciro Masella. Tesla è una icona della scienza moderna ma quando era in vita veniva considerato un pazzo da silenziare. Tesla ha anticipato i suoi tempi ed è la prova che uscire dagli schemi può essere molto pericoloso. Prima di lui Leonardo Da Vinci. E oggi? www.teatrodellameraviglia.it.

27 GIOVEDÌ Cultura CONTRONATURA. DALLA CENERE AL FUOCO Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Spettacolo di e con Paolo Tosi (Dipartimento di Fisica) e con Mario Cagol. Trasformare CO2 in combustibili e altri prodotti. Un contributo alla decarbonizzazione del sistema energetico. A seguire LUCIENNE, PERRECA E LE ONDE GRAVITAZIONALI. www.teatrodellameraviglia.it. Teatro IO NON SONO UN GABBIANO Rovereto. Ore 21. Auditorium Fausto Melotti. Ideazione e regia Stefano Cordella, drammaturgia collettiva, con Daniele Crasti, Francesco Meola, Dario Merlini, Camilla Pistorello, Dario Sansalone, Umberto Terruso, Camilla Violante Scheller, Fabio Zulli. Informazioni: cultura@comune.rovereto.tn.it. Teatro OVERLOAD Pergine. Ore 20.45. Teatro Comunale. L’attenzione è una forma d’alienazione: il punto è saper scegliere in cosa alienarsi. Informazioni: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodipergine.it.

28 VENERDÌ Cultura PROGETTO APOLLO “C’ERA UNA VOLTA IL RICERCATORE” Trento. Ore 20.30. Teatro Portland. Interventi vari. Programma

e informazioni: www.teatrodellameraviglia.it. Musica RICHARD DAWSON Trento. Ore 21. Teatro Sanbapolis. Concerto all’interno dell’evento Transiti. Richard Dawson è un artista del genere che noi chiameremmo cantautore, benché il suo stile tenda evidentemente altrove. Informazioni: 0461 217445, cultura@operauni.tn.it. Teatro IL SERVO DI SCENA Rovereto. Ore 20.45. Teatro Zandonai. Spettacolo di Ronald Harwood Compagnia Stabile del Leonardo di Treviso. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro NA SPERA DE SOL Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Franco Zaffanella trad. di Beniamino Sala. “Gruppo Amici del Teatro” di Serravalle. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MEDICINA E MUSICA Nago. Ore 21. Casa della Comunità. Testo, musiche e regia di Gianni Pontarelli. Informazioni: 0464 505158, comune@comune. nago-torbole.tn.it. Teatro DIVERSI DA CHI? Vezzano. Ore 20.45. Ecomuseo della Valle dei Laghi. Spettacolo teatrale-musicale scritto da Gabriele Biancardi, con Anna Dalla Fontana, Laurent Gjeci. Informazioni: 333 5360188, info@ecomuseovalledeilaghi.it. Teatro RIFIUTI SPECIALI Trento. Ore 21. Bottega delle Arti, Passaggio Teatro Osele. Spettacolo di Manuela Fischietti / Con Stefano Pietro Detassis e Manuela Fischietti / Regia Maura Pettorruso. Info e prenotazioni: tel. 391.3100779, prenotazioni@ raumtraum.it.

29 SABATO Danza LOVE POEMS Brentonico. Ore 21. Cinema Teatro. MM Contemporary Dance Company. Coreografie di Mauro BIGONZETTI, Michele MEROLA, Thomas NOONE MM Contemporary Dance Company. Informazioni: 0464 392088, brentonico@biblio.infotn.it. Danza LA DANZA DEL FUTURO Rovereto. ore 15.30 e 16.30. Mart. Interventi coreografici a cura dei docenti Gabriella Cavallaro, Nina Ejdziukiewicz, Laura Frangella e Laura Zago tratti dalla coreografia Sei stato selvaggio, un tem-

po. Non lasciarti addomesticare di Isadora Duncan. Informazioni: 0464 438887 - 800 397760, info@ mart.trento.it. Musica ALICE Trento. Ore 17. Teatro Sociale. Un’opera dedicata alla follia, dove Alice, una ragazzina dalle buone maniere, cerca l’evasione dalla vita di società e si ritrova in un mondo sottosopra, dove tutti hanno perso la ragione ma nessuno sembra saperlo! Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@ centrosantachiara.it. Teatro EL CONVENTO DEL SANTO SPIRITO Viarago. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di e con Filodrammatica di Telve. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NEÒ, SE TE SPOSES TE ROVINO Segonzano. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo di Luciano Lona. Filodrammatica “Nuova Ribalta” di Segonzano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro COLPA DEI CRAUTI E DELL’AMOR Cognola. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Loredana Cont. Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro RUMORI FUORI SCENA Castelnuovo. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Michael Frayn. Filodrammatica “Don Bosco” di Pergine. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL MARITO DI MIO FIGLIO Zambana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Daniele Falleri con la Filodrammatica di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro CIÀCERE, ZIGHI E RABLTÒN... TUTI MATI E GNANCA UNO DE BON!” Rumo. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Andrea Cortelletti. Compagnia “Follie d’Autore” di Cirè di Pergine. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ONESTI SE NASSE, FURBI SE DEVENTA Sabbionara d’Avio. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont. Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Info: Co.F.As. Tel.


trentinoappuntamenti 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro LA SIARPA DE LA SPOSA Trambileno. Ore 20.45. Auditorium Moscheri. Spettacolo di Gabriella Scalfi con l’Associazione Culturale “Libero Teatro” di Grumes. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro UOMINI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI Vallarsa. Ore 20.45. Teatro S. Anna. Spettacolo di Rosario Galli e Alessandro Capone. Accademia “Teamus” di Caprino Veronese. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TRE SORELLE E UN IMBRANATO Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Aldo Lo Castro. Compagnia Teatrale “Virtus in Arte” di Malè. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro LE GALINE DEL SIOR GÜNTHER Molveno. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo tratto da “Agenzia matrimoniale” di Stefano Palmucci. Compagnia “Aldebaran” di Ziano di Fiemme. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro MEZZANOTTE E UN MINUTO Coredo. Ore 21. Teatro Dolomiti. Spettacolo di Sergio Marolla. “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SU CO LE RECE Lavarone. Ore 21. Teatro Cinema Dolomiti. Spettacolo di e con Loredana Cont. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro SUPERMARKET Ala. Ore 21. Teatro Giacomo Sartori. Elsinor centro di produzione Teatrale. A MODERN MUSICAL TRAGEDY. Spettacolo di Gipo Gurrado e Livia Castiglioni. Informazioni: 0464 671633, cultura@ comune.ala.tn.it. Teatro RIFIUTI SPECIALI Trento. Ore 21. Bottega delle Arti, Passaggio Teatro Osele. Spettacolo di Manuela Fischietti / Con Stefano Pietro Detassis e Manuela Fischietti / Regia Maura Pettorruso. Info e prenotazioni: tel. 391.3100779, prenotazioni@ raumtraum.it. Teatro LO CHIAMAVANO BIANCANEVE Bleggio Superiore. Ore 21. Teatro Larido. Compagnia Pipa e Pece - Scuola di Musica Gershwin. Liberamente ispirato a “San Isidro Futbòl” / Di Pino Cacucci / Regia e drammaturgia di Titino Carrara / Con Titino Carrara e Giorgia Antonelli / Musicisti Maurizio Camardi e David Soto Chero. www.comunitadellegiudicarie.it. Teatro FLY ME TO THE MOON Trento. Ore 20.30. Teatro Sanbapolis. Testo di Andrea Brunello / Con Laura Anzani e Ettore Distasio / Regia e disegno luci di Fabrizio Visconti. www.teatrodellameraviglia.it.

GLI APPUNTAMENTI DI MARZO 1 DOMENICA Musica ALICE Trento. Ore 17. Teatro Sociale. Un’opera dedicata alla follia, dove Alice, una ragazzina dalle buone maniere, cerca l’evasione dalla vita di società e si ritrova in un mondo sottosopra, dove tutti hanno perso

la ragione ma nessuno sembra saperlo! Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800 013952, info@ centrosantachiara.it. Musica CONCERTO LIRICO OPERA CONTEST Villazzano. Ore 16. Teatro. Confronto e incontro tra cantanti lirici ancora non professionisti. Informazioni: 0461 - 913706, info@teatrodivillazzano.it. Musica DISTANT VOICES, STILL LIVES Rovereto. ore 16.30. Mart. Francesco Dillon violoncello, Emanuele Torquati pianoforte. Informazioni: 0464 438887 - 800 397760, info@ mart.trento.it. Musica DUO GIACOPUZZI - WEGHER 2 PIANOFORTI Trento. ore 10.30. Sala Filarmonica. Concerti della domenica. Informazioni: 0461985244, info@ filarmonica-trento.it.

2 LUNEDÌ Musica ROMANTICO Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Concerto Elena Faccani violino, viola, Achille Fait corno, Davide Cabassi pianoforte. Informazioni: 0464 435255, associazionefilarmonica1@tin.it.

3 MARTEDÌ Danza HUBBARD STREET DANCE CHICAGO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. A Picture of You Falling, Cloudline, Echad Excerpt from Decadance/ Chicago, Out of Your Mind. Compagnia di lunga tradizione fondata da Lou Conte nel 1977, l’Hubbard Street Dance Chicago è, nell’ambito della danza contemporanea, una compagnia esemplare e da imitare. Informazioni: www.centrosantachiara.it.

Musica STRAPPATEMPO: LA MIRABOLANTE AVVENTURA DELLA STORIA DELLA MUSICA Trento. ore 09.00 e 11.00. Sala Filarmonica. Pipa e Pece e Milano Saxophone Quartet. Informazioni: 0461985244, info@filarmonica-trento.it. Teatro THAT’S AMORE Mezzolombardo. Ore 21. Cinema Teatro. LA BILANCIA PRODUZIONI IN COLLABORAZIONE CON ESAGERA. Spettacolo di Marco Cavallaro con Marco Cavallaro, Claudia Ferri, Marco Maria Della Vecchia, regia di Marco Cavallaro. informazioni: 0461 609315, info@ comune.mezzolombardo.tn.it. Teatro HUMANA Rovereto. Ore 20.30. Teatro Zandonai. ElementareTeatro co-produzione Compagnia CampoverdeOttolini. Informazioni: 0464 452159, cultura@comune.rovereto.tn.it.

4 MERCOLEDÌ Musica FEDERICO MONDELCI ROTA, HONEGGER, IBERT, MILHAUD Trento. Ore 20.30. Auditorium. Direttore e solista:Federico Mondelci, Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Informazioni: 0461 213834 Numero verde 800013952, info@centrosantachiara.it. Teatro THAT’S AMORE Tesero. Ore 20.45. Cinema Teatro. LA BILANCIA PRODUZIONI IN COLLABORAZIONE CON ESAGERA. Spettacolo di Marco Cavallaro con Marco Cavallaro, Claudia Ferri, Marco Maria Della Vecchia, regia di Marco Cavallaro. informazioni: 0462 815040, comune@pec. comune.tesero.tn.it.

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo celebrazione: Celebrante: Banchetto: Invitati: Torta: Anelli: Allestimenti Floreali: Lista nozze: Viaggio di nozze: Andranno a vivere:

Civile 8 giugno 2019 Maso Speron d’Oro - Rovereto Cinzia Fonso Maso Speron d’Oro - Rovereto 80 Filippi & Gardumi - Trento Gioielleria S. Marco - Trento Cinzia Fonso Flowers Vallagarina Tour - Rovereto New York, Antigua, 14 giorni Villa Lagarina Servizio fotografico: Matteo De Stefano - Trento Organizzazione del Matrimonio: Wedding Planner Cinzia Fonso Weddings www.cinziafonso.it

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Lei

Lui

Nome: Antonella Anni: 47 Nata a: Trento Residente a: Villa Lagarina Vestito, scarpe: Atelier Emè - Pura Lopez Parrucchiere: Maria Grazia Acconciature - Rovereto Truccatore: Natalia Borda Testimoni: Giulia e Rossella Occupazione: Impiegata

Nome: Patrick Anni: 43 Nato a: Rovereto Residente a: Villa Lagarina Vestito: Baratto - Lavis Scarpe: Baratto - Lavis Testimoni: Nicola e Lorenzo Occupazione: Operaio

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ANNATA D’ORO ANCHE PER I NOSTRI PILOTI SEMPRE PIÙ “MITICA” SCUDERIA TRENTINA UN 2019 PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVO PER IL MOVIMENTO MOTORISTICO TRENTINO

Umberto Knycz e Fiorenzo Dalmeri con il Casco d’oro di Autosprint

NUOVO TITOLO EUROPEO PER MERLI

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a stagione 2019 non sarà ricordata solo per gli eventi che hanno offerto un palco internazionale alla Scuderia Trentina, ma anche per i risultati raccolti dai piloti di casa nostra. Primo fra tutti Christian Merli (Osella Fa 30), che ha conquistato per la seconda volta consecutiva il Campionato Europeo, questa volta dividendo il trofeo con Simone Faggioli. Il pilota di Fiavé, nella categoria 2, si è messo dietro tutti nella classifica assoluta in Francia, Austria, Portogallo, Spagna e Repubblica Ceca, mentre quella riservata al gruppo E2 SS lo ha visto dominatore in tutte 12 le gare, così come ha fatto Faggioli nel gruppo E2 SC. Il pilota trentino si è quindi laureato campione continentale per due stagioni consecutive e probabilmente è stato anche per dargli la possibilità di ricevere l’ambito trofeo a due passi da casa, che la FIA ha assegnato alla Scuderia Trentina l’onore e l’onere di organizzare la cerimonia finale di premiazione. Va ricordato, nella stessa categoria 2, il quarto posto di un altro trentino, Diego Degasperi (Osella Fa 30), alla seconda stagione in questa competizione e alla guida di questa vettura. E non finisce qui, perché nella categoria 1 ha trovato gloria anche Antonino Migliuolo (Mitsubishi Lancer Evo), secondo nell’assoluta dietro al ceco

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n una provincia che si è fatta conoscere ormai da molti anni in virtù della sua vocazione per il grande sport, veicolato da squadre o da atleti locali di valore nazionale e talora mondiale nonché da manifestazioni che portano in Trentino campioni di tutto il mondo nelle discipline più disparate, uno spazio importante se lo è ritagliato da tempo anche il mondo dei motori. Il nostro territorio, come noto, non dispone di circuiti prestigiosi o di campioni impegnati in Formula Uno o nel Motomondiale, ma ha saputo valorizzare al massimo ciò che le geologia gli ha regalato, ovvero le montagne e le salite. Proprio qui, nel lontano 1925, è nata la prima e più importante cronoscalata automobilistica italiana, la «Trento Bondone», che ancora oggi viene considerata la più affascinante fra le competizioni mondiali insieme alla mitica «Pikes Peak» e proprio qui sono cresciuti campioni di caratura europea, che in salita ogni anno si giocano titoli italiani e continentali. Il 2019 è stato un anno particolarmente significativo per il movimento motoristico trentino, sia grazie agli eventi ospitati sia grazie ai successi dei suoi piloti. Per quanto concerne le manifestazioni, come in tutti gli anni solari dispari, la «Trento Bondone» è stata inserita nel calendario del Campionato Europeo della Montagna (Cem) ed ha quindi accolto i migliori driver continentali. Si è trattato di un’edizione particolare, perché poco prima dello start dei più veloci si è scatenato un nubifragio, che ha interrotto le partenze per oltre un’ora. Un contrattempo che, per ironia della sorte, ha condizionato solo la parte più competitiva dei concorrenti, una variazione sul tema, che non ha impedito a Simone Faggioli, con la Norma M20 Fc di vincere per la 98

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Giuseppe Ghezzi, Christian Merli, Antonino Migliuolo e Diego Degasperi con i trofei 2019

Lukas Vojacek, ma primo fra le vetture di produzione. Detto del Campionato Europeo, nel 2019 tanti altri piloti trentini si sono distinti in salita, nei rally o in pista. Fra essi va senza dubbio menzionato Giuseppe Ghezzi, che con la propria Porsche Cayman 718 ha vinto il Campionato Italiano Endurance nella categoria GT4 e per questo anche lui, insieme a Merli e alla Scuderia Trentina, il 14 dicembre ha ricevuto il casco d’oro di Autosprint. Ciliegina sulla torta della sua indimenticabile stagione il terzo posto assoluto alla «Trento Bondone» alle spalle dei soli Faggioli e Dondi, un podio assoluto che ricorderà per sempre.


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NEL 2020 TRE GARE TOP FRA GIUGNO E AGOSTO IL 5 LUGLIO LA TRENTO BONDONE

A n l’Osella FA 30 Christian Merli co

nto Bondone

Zytek LRM alla Tre

decima volta la competizione trentina, ma che ha rallentato tutti gli altri big, Christian Merli compreso, che alla fine ha dovuto fare i conti anche con un problema meccanico. Sul secondo e terzo gradino sono così saliti due driver che, in condizioni normali, mai avrebbero potuto osare tanto, il bolognese Manuel Dondi (Fiat X 1/9) e il trentino Giuseppe Ghezzi (Porsche 997 Gt3), capaci comunque di staccare tempi prodigiosi in relazione alle proprie vetture. Anche questa 69ª edizione della «Trento Bondone», con i suoi colpi di scena, entrerà dunque nella lunghissima storia della competizione e della Scuderia Trentina. Una storia che ha poi trovato la propria consacrazione attraverso altri due importanti momenti del 2019, quali la cerimonia di premiazione del Campionato Europeo, la cui organizzazione è stata affidata proprio allo staff guidato da Fiorenzo Dalmeri, e l’attribuzione del Casco d’oro alla cronoscalata trentina da parte della rivista «Autosprint». La cerimonia FIA ha avuto luogo sabato 16 novembre nella grande sala del Palazzo della Regione. Si è trattato della seconda occasione, nove anni dopo la prima assoluta, in cui la città di Trento ha fatto da sfondo ad un appuntamento di questo tipo. I massimi dirigenti internazionali hanno consegnato i trofei ai piloti che si sono imposti nel Campionato Europeo della Montagna (European Hill Climb Championship) e nella Coppa (International Hill Climb Cup), sorella minore del circus più titolato, fra i quali vi erano anche, ciliegina sulla torta, tre trentini, il campione dell’Europeo Christian Merli, Diego Degasperi (quarto assoluto nella categoria 2) e Antonino Migliuolo (secondo nell’assoluta nella categoria 1). Solo un mese dopo, sabato 14 dicembre, Fiorenzo

nche il 2020 sarà un anno ricco di appuntamenti per la Scuderia Trentina, impegnata come di consueto su tre fronti. Il primo, in ordine cronologico, sarà quello rappresentato dalla «Stella Alpina», gara di regolarità

Giuseppe Ghezzi con la Porsche 997 Gt3 R alla Trento Bondone

che per tre giorni, da venerdì 26 a domenica 28 giugno porterà le vetture d’epoca nelle più belle valli dolomitiche del Trentino Orientale a contendersi, sul filo delle penalità, il successo nella 34ª edizione di una manifestazione nata nel 1984 per rievocare i fasti dell’omonima gara di velocità che venne organizzata dal 1947 al 1955. Nel fine settimana successivo sarà la volta della 70ª «Trento Bondone», valida per il Campionato Italiano e per la Coppa FIA, con il consueto programma che prevede le verifiche venerdì 3 luglio in Piazza Dante, le due sessioni di prova sabato 4 e la competizione domenica 5. Per seguire le prove e la gara dal vivo sarà necessario acquistare il biglietto. L’ultimo appuntamento organizzato dal sodalizio di via Rienza sarà lo «Slalom 7 Tornanti», giunto all’8ª edizione, in programma domenica 2 agosto su uno dei tratti più affascinanti della stessa «Trento Bondone», quello compreso fra Sardagna e Candriai. Sarà valido per il Trofeo Centro Nord, per la Coppa di prima Zona e per il Trofeo Veneto Trentino. Dalmeri è stato invitato a Milano alla cerimonia di consegna dei Caschi d’Oro e dei Volanti ACI, organizzata in maniera congiunta dal settimanale «Autosprint» e dall’Automobile Club Italia, per ricevere il premio riservato alle competizioni, assegnato proprio alla «Trento Bondone». Un riconoscimento di grande valore per il mondo dei motori, che ormai da molti anni viene consegnato ai piloti meritevoli, ma mai prima d’ora alle singole gare. Un particolare che aumenta ulteriormente il prestigio dell’alloro ricevuto dalla Scuderia Trentina, dato che nell’albo d’oro, al primo posto, rimarrà per sempre la cronoscalata di casa nostra. Simone Faggioli, Christian Merli, Christoph Lampert e Dan Michl premiati dalla FIA a Trento

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UN NUOVO DIRETTORE PER GARDA TRENTINO LA GRANDE IDEA DI CANTINE FERRARI

È OSKAR SCHWAZER, 31ENNE MANAGER DI VIPITENO

FIRMATO L’ACCORDO CON PROVINCIA E COMUNE DI TRENTO, PER UN PROGETTO DI RILEVANZA INTERNAZIONALE

T Da sx, l’Ass. Tonina, il Presidente Fugatti, Matteo Lunelli, il Sindaco Andreatta e Alessandro Lunelli

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na nuova iconica struttura di accoglienza, “Ferrari Incontri”, a firma di Michele De Lucchi, che si configuri come uno spazio polifunzionale; l’ampliamento della superficie produttiva in un’unica area; la valorizzazione del territorio, sia dal punto di vista urbanistico che paesaggistico: questi gli elementi del progetto di sviluppo delle Cantine Ferrari che porterà significativi benefici al territorio in termini economici, occupazionali, di indotto, di immagine e ambientali. Per questo Provincia Autonoma di Trento e Comune di Trento hanno identificato un rilevante interesse pubblico nell’iniziativa, tradottosi nella firma il 7 gennaio scorso dell’accordo urbanistico tra pubblico e privato che propone una variante al PRG. L’accordo dà attuazione agli obiettivi prefigurati nell’ambito del processo di variante generale al PRG e di “sostenere l’attrattività della città e del territorio innovando il sistema urbano”. È stato firmato dal Presidente della PAT Maurizio Fugatti, dal Sindaco di Trento Alessandro Andreatta e dal Presidente delle Cantine Ferrari Matteo Lunelli, alla presenza dell’assessore provinciale Mario Tonina e del responsabile di progetto per le Cantine Ferrari, Alessandro Lunelli. Provincia e Comune sono concordi sul fatto che il nuovo progetto permetterà all’azienda del Gruppo Lunelli di continuare il proprio percorso di crescita con ricadute positive sul territorio e sul sistema economico, sociale e culturale locale. Il nuovo “Ferrari Incontri” si candida a diventare un luogo simbolo per il Trentodoc, un punto di attrazione per l’enoturismo, in stretta sinergia e complementarietà con l’offerta turistico-culturale della città di Trento e del 100

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rentunenne di Vipiteno, il nuovo direttore di Garda Trentino SpA. Il dirigente altoatesino prenderà il posto di Roberta Maraschin, in pensione dopo dodici intensi anni, nei quali ha accompagnato il crescente successo internazionale della destinazione. «Il Consiglio di amministrazione – ha spiegato il presidente Marco Benedetti – al termine di un accurato processo di selezione ha compiuto una scelta innovativa: Oskar è molto giovane ma ha già al suo attivo una serie di esperienze importanti, che ci aiuteranno a proseguire il nostro cammino con rinnovato entusiasmo e spirito di gruppo». Laureato in management del turismo all’Università di Bolzano, Oskar Schwazer ha lavorato per tre anni a IDM-Südtirol, occupandosi di PR su importanti mercati esteri, quindi nel 2017 è passato al Comune di Brunico nel settore del marketing turistico, dando vita nel frattempo a un’esperienza imprenditoriale in proprio con Dolomighty Communications, società specializzata in strategie turistiche, di cui è cofondatore e managing partner.

resto della provincia. L’impatto del progetto è inoltre stato valutato positivamente sull’intera filiera, a partire dalla rete di conferenti di uva oltre che di crescita occupazionale, e di ricadute sul sistema economico nel suo complesso. Ulteriore elemento è la valorizzazione della zona derivante dal progetto, sia dal punto di vista urbanistico che paesaggistico. Risulterà migliorata la sicurezza della viabilità nell’area circostante le Cantine, a Ravina, grazie alla creazione di una rotatoria e di un tratto ciclopedonale immerso nel verde. La realizzazione di un ampliamento produttivo completamente ipogeo, al di sopra del quale sarà ripristinato il vigneto, permetterà inoltre di ottenere benefici ambientali, in particolare in termini di risparmio energetico. “Questo progetto” commenta Matteo Lunelli, “consolida una volta di più l’indissolubile legame fra le Cantine Ferrari e il Trentino, in un circolo virtuoso che porterà a uno sviluppo aziendale organico con significative ricadute sul territorio in termini di indotto e di immagine e con una forte attenzione alla sostenibilità economica, sociale e ambientale”.


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ABC IRIFOR TRENTINO: NUOVO PRESIDENTE IMPEGNO PER L’INFANZIA, CON LE FAMIGLIE L’ASSEMBLEA ANNUALE DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE SCUOLE MATERNE DI TRENTO

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ualificare l’investimento per l’Infanzia. 70 anni da capitalizzare”. È questo il tema attorno al quale si sono sviluppate le riflessioni al centro della Relazione del Presidente Giuliano Baldessari in occasione dell’Assemblea annuale che si è svolta il 19 gennaio alla Sala Convegni delle Cantine Ferrari a Ravina di Trento. Molti i temi affrontati in questo importante e partecipato appuntamento che ha visto ben 123 scuole rappresentate su 134. Il primo riferimento va all’anniversario della nostra associazione. Un anno significativo il 2020 che si apre col desiderio di immaginare ancora una volta il futuro e di rilanciare prospettive di ricerca e di innovazione. Con lo sguardo al 19, 20 e 21 novembre prossimi – date nelle quali prenderanno vita le iniziative specifiche legate ai settanta anni di istituzione della Federazione – molte le storie, i percorsi, le domande, le sfide, i progetti da condividere per continuare a curare attenzione, cultura, progettualità nelle politiche per l’infanzia in alleanza con le famiglie e le comunità. La formazione: cuore di un Sistema in ricerca. Dedicata a insegnanti e ausiliari e a quanti – volontari e genitori – sono impegnati nella gestione delle scuole, la formazione rappresenta una delle azioni distintive e rilevanti dell’impegno verso le scuole per promuovere sempre più qualità. Una formazione articolata e inserita in un disegno complessivo coerente e integrato. Una formazione in dialogo attento con la contemporaneità, che nel dare

LORENZO ANDREATTA, CONSIGLIERE DELLA COOPERATIVA DAL 2014

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bC IRIFOR del Trentino, orfana dello storico presidente Fernando Cioffi, mancato all’inizio di dicembre, è già tornata a rimboccarsi le maniche per continuare il cammino avviato da Cioffi stesso, che tanto ha fatto per la nascita e la crescita di questo soggetto che funge da polo di riferimento per la disabilità sensoriale in Trentino, offrendo servizi a ciechi, ipovedenti e sordi. È Lorenzo Andreatta, consigliere della Cooperativa dal 2014, che, eletto all’unanimità dal consiglio di amministrazione del 17 dicembre, prenderà le redini della Cooperativa, sulle orme anche del pluridecennale rapporto di amicizia e stima reciproca che l’ha unito a Fernando Cioffi. Continuerà dunque un cammino di apertura alla società, consapevole che oltre ai servizi per i disabili sensoriali vadano forniti gli strumenti alla popolazione per accogliere e includere in un’ottica di reciproco arricchimento. Buon lavoro, dunque, al nuovo presidente di AbC IRIFOR.

ascolto anche a bisogni specifici vuole andare oltre la frammentarietà e dispersività delle proposte, provando a essere occasione per costruire linguaggi e pensieri comuni. Questo con l’attenzione a mantenere vitali e contemporanei modi, tempi e linguaggi del fare formazione e continuando a investire nella progettazione di scuola e nelle metodologie didattiche perché la riflessione comune si faccia esperienza concreta. Il lavoro con piccoli gruppi di bambini, le pratiche inclusive e interculturali, la progettazione degli spazi e dei tempi della giornata a scuola, il lavorare in modo “scientifico” sul mondo fisico e naturale, l’approccio alla matematica e alla lingua scritta, le esperienze creative e artistiche, la danza e la drammatizzazione, i linguaggi e le tecnologie, il progetto di accostamento alle lingue straniere (con 120 scuole coinvolte) sono alcuni dei temi affrontati e oggetto di progettualità. Identità delle scuole tra educazione religiosa e spiritualità. Un ambito importante, intenso e delicato. Non sempre facile da affrontare. Creare le condizioni per un interessante confronto dialettico e plurale continua a essere un’attenzione educativa distintiva. 101

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“EL TRAVAI” SPECCHIO D’ALTRI TEMPI BAGNO DI FOLLA PER MATTARELLA A TRENTO

ANTICHI ATTREZZI: TRAVI E CINGHIE PER TENER FERME LE BESTIE

A MARIAPOLI PER LE CELEBRAZIONI IN ONORE DI CHIARA LUBICH

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l presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato in Trentino sabato 25 gennaio. Ha fatto visita alla mostra dedicata a Alcide De Gasperi a Palazzo Thun, dopo la cerimonia per il centenario dalla nascita della fondatrice del Movimento dei focolari Chiara Lubich. L’arrivo di Mattarella a Trento è stato salutato dal lungo applauso delle tante persone assiepate lungo via Belenzani. Un bagno di folla per il presidente che, all’uscita, ha voluto salutare i tanti cittadini presenti che lo hanno ringraziato urlando “evviva il presidente”. Il corteo ha lasciato la città alle 18. All’interno di Palazzo Thun, sede del Consiglio comunale di Trento, il presidente è stata ricevuto dal presidente del Consiglio comunale di Trento Salvatore Panetta, dal sindaco Alessandro Andreatta, dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, dal Commissario del Governo per la Provincia di Trento Sandro Lombardi e da Maria Romana De Gasperi.

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ravaglio, cioè tribolazione: tale deve essere stata per la bestia sottoposta a ferratura da parte del maniscalco se “quell’ attrezzatura per il contenimento degli animali onde poterli ferrare” fin dai tempi remoti ha assunto questo nome. Il “travai” dunque un apparato di travi e cinghie per tener ferme le bestie quando devono essere ferrate, oppure anche subire una operazione. “I buei can che se li fera, se i met ent’el travai che i stagia fermi” Oggi di travai in giro ce ne sono ben pochi; l’era del consumismo, dell’uomo che distrugge per costruire, delle meccanizzazioni e dei moderni travai, non concede spazio a questi specchi di autentica vita di tempi che furono: e così questi veri e propri monumenti dell’arte dei nostri antenati dalla vita laboriosa, rimangono qua e là se tenuti con cura e conservati dagli eredi di coloro che li hanno realizzati e poi usati, forse per due o tre generazioni, come a dire “tramandati di padre in figlio”. Un ”travai “autentico resiste ancora a Ronzone, costruito e usato dalla famiglia Daz: fu Bernardo intorno alla metà dell’ 800 ad iniziare l’attività di maniscalco fabbro ferraio, attività continuata poi dal figlio Candido fino agli anni Settanta. Un secolo dunque abbondante di continua attività di questa attrezzatura che Candido Daz, ultimo fabbro maniscalco di Ronzone, ha lasciato in eredità ai figli per raccontare la storia lunghissima di lavoro e di “travai” di ogni genere. Candido svolse nel 1910 l’apprendistato a Caldaro, a soli 14 anni: ritornava a casa il sabato sera. Fece il servizio militare per ben cinque anni, in guerra, attorno ai muli e cavalli da ferrare, e ce n’era bisogno: Ritornato a casa continuò il lavoro del padre, come dicevamo, fino agli anni Settanta, cioè fino a quando c’erano bestie da ferrare. Il travai di Ronzone della famiglia Daz è ricco ancora dei piantoni originali mentre il tetto è stato rifatto una trentina di anni fa. Carlo Recla

Nella foto in alto, il travai con il caratteristico portone di accesso alla casa nel centro storico Il Presidente Mattarella con le autorità del Governo provinciale e di Trento 102

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IN COMPAGNIA DELLA “GENTE DELLA LANA” SUL PALINSESTO RAI REGIONE SI PARLA DI COME RIVALORIZZARE UN BENE PREZIOSO DELLA VALLE DEL FERSINA

“TAPIS ROULANT” in onda domenica 02 febbraio 2019 ad ore 9.45 circa su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle ore 22.30 prevede: “ALLA SCOPERTA DEL TRENTINO: LUOGHI E SIMBOLI DEL TERRITORIO”. “La forza dell’acqua tra passato e presente”, è il titolo della quarta puntata della serie televisiva, che ci porta all’antico mulino Zeni, alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Brentonico e alla centrale idroelettrica di Riva del Garda. “BIANCO & NERO”. La quinta puntata del ciclo dedicato alla divulgazione di tematiche relative agli sport invernali nella provincia di Trento ci porta a scoprire Passo Brocon – Marande, una skiarea giovane e immersa nell’incantevole gruppo montuoso del Lagorai. Ampio spazio a quanto è successo negli ultimi giorni sulle piste trentine, a cominciare dalla Marcialonga, passando per lo Skiri Trophy e per le Selezioni nazionali dell’Alpe Cimbra Fis Children Cup. Spazio poi ad un talento emergente, il giovane biathleta del Primiero Tommaso Giacomel, e alle ultime novità della Lagorai Cima d’Asta, storica gara di sci alpinismo. “TESORI SVELATI: CASTELLI APERTI AL PUBBLICO IN VAL DI NON” Famiglie che ancora li abitano, altri nobili casati vivono all’estero, ci sono poi eredi che con piacere sono disposti a una fruizione pubblica e turistica delle loro proprietà: parliamo dei castelli della Val di Non, un patrimonio ricchissimo e ancora poco conosciuto. A fare da apripista è stato Castel Thun, di proprietà pubblica, ma tanti altri , solo ingiustamente o per comodità definiti «minori», stanno

iniziando a svelare le proprie stanze private ai visitatori più curiosi, per immergerli in atmosfere e ambienti del tempo che fu. “TAPIS ROULANT” in onda domenica 16 febbraio 2020 ad ore 9.45 circa su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle ore 22.30 prevede: ”BOLLAIT – GENTE DELLA LANA”. Bollait, che in tedesco mocheno vuol dire gente della lana, prende le sue mosse nel 2017 da un gruppo di signore intenzionate a rivalorizzare un bene prezioso della Valle del Fersina: la lana. Tutta la zona, ricca di greggi di pecore produce infatti molta lana che da parecchi anni è stata solo oggetto di smaltimento dagli alti costi in quanto rifiuto speciale. Il comitato Bollait, nasce con lo scopo di promuovere la filiera corta della lana, incentivando così anche la pastorizia e la produzione di un elemento fondamentale delle valli alpine del passato. Ogni anno in Val del Fersina vengono prodotti sui 5000 Kg. di lana che ha ritrovato quindi una sua utilità. Le persone del comitato Bollait contattano i pastori della valle, che concedono gratuitamente la lana. Questa, viene inviata in Austria per essere sterilizzata , e al rientro in valle viene cardata, filata e lavorata all’interno di numerosi masi. “BIANCO & NERO” nuova puntata del rotocalco dedicato alla neve ed alle discipline che ruotano interno ad essa che approda in Paganella. ”CHIESETTE DELLA VALLAGARINA”. Terra da sempre punto di contatto tra mondo tedesco e cultura italiana, la Vallagarina è custode di un ricco patrimonio architettonico anche in campo religioso. Il sacro ha dato i suoi frutti migliori soprattutto nei contesti più defilati. Dalla chiesetta medievale di San Pietro in Bosco, nei dintorni di Ala, al pre-rinascimento veneto di San Rocco a Volano, fino al sorprendente barocco figurativo di Santa Maria a Brancolino. Un viaggio quindi tra i tesori dell’architettura, della fede e della devozione lagarine.

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IL LIBRO DEL MESE

APERTA L’ISCRIZIONE AL 22° CORSO DI POESIA A VILLA S. IGNAZIO, LASTE DI TRENTO

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ulla collina delle Laste a Trento, a Villa S. Ignazio si sono aperte le iscrizioni al 22° Corso di Poesia. Conduttore, come da sempre il prof. Renzo Francescotti, critico letterario e poeta con un bagaglio di 23 libri di poesia pubblicati, 4 dei quali tradotti all’estero. In questi 22 anni i corsi di poesia - unici in Italia quanto meno con la loro – particolare formula – sono cresciuti in notorietà e prestigio. Due gli obbiettivi principali perseguiti da questi corsi, che mettono sullo stesso piano la lingua nazionale e i dialetti: imparare a riconoscere la poesia autentica, penetrarla, metabolizzarla, amarla. E, qualora si possegga un nucleo di creatività, imparare a scriverla, affinarla e svilupparla. È cosi accaduto che molti corsisti in questi anni abbiano scritto poesie, partecipato a concorsi, vinto premi anche importanti, pubblicato il loro primo libro di versi in lingua o in dialetto, proseguendo a pubblicarne altri. Sei anche quest’anno i poeti “invitati” (come amano dire i corsisti), di vari Paesi ed epoche. Autori del passato come il cinese Li Shangyin, poeta della dinastia Tang; il poeta romantico provenzale Federico Mistral; il poeta in dialetto lucano Albino Pierro. E tre autori viventi: il poeta arabo siriano Adonis; l’olandese Cees Notenboom e la poetessa italiana Vivian Lamarque. Va detto che i corsi sono gratuiti (fatto molto raro di questi tempi) ma con un numero chiuso di venti posti. Inizieranno lunedì, 3 febbraio alle ore 20.30, a Villa S. Ignazio e proseguiranno per altri 15 incontri ogni lunedì. Info: fernanda@beozzo.it

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IN TRENTINO-ALTO ADIGE CRESCONO CIRCA 2600 SPECIE VEGETALI. ANTONIO SARZO CI OFFRE UN VOLUME TUTTO DA SCOPRIRE. ALL’INSEGNA DELLA BELLEZZA E DELLA NATURA

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uesto libro è dedicato ai fiori più “vanitosi” del TrentinoAlto Adige: per intenderci, quei fiori che – durante passeggiate o escursioni più o meno impegnative – si presentano improvvisamente davanti ai nostri occhi e ci attraggono irresistibilmente, quasi obbligandoci a trascorrere un po’ del nostro tempo accanto a loro per poterli ammirare in santa pace. La percezione di bellezza può essere suscitata sia dalle caratteristiche del singolo fiore (il colore, la combinazione di colori, le forme, le dimensioni, il profumo) sia da spettacolari fioriture di massa, spesso incorniciate da scenari ambientali e paesaggistici di grande suggestione. Ovviamente, la scelta dei fiori ha richiesto una “dolorosissima” operazione di selezione, sia perché in Trentino-Alto Adige crescono circa 2600 specie vegetali sia perché ci vuole molto “coraggio” per definire “brutto” un fiore. Premesso questo, sono state privilegiate le specie più appariscenti e con una distribuzione diffusa sul territorio, senza tuttavia trascurare alcuni fantastici esempi di specie rare o con un areale di crescita molto ristretto. Le specie scelte sono rappresentative di


trentinolibreria A cura di Emanuele Curzel e Francesco Frizzera Gino Onestinghel, Diario 1915-1918, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche Il trentino Gino Onestinghel (18801919) – professore di liceo, direttore dell’associazione “Pro Cultura”, fervente irredentista – nel 1914 non venne arruolato per motivi di salute e trascorse gli anni del primo conflitto mondiale nelle retrovie, in condizioni di relativa libertà, nonostante agli occhi delle autorità asburgiche egli fosse politicamente sospetto. Scrisse tra il giugno 1915 e i primi mesi del 1918 un diario nel quale riportò notizie, impressioni, commenti e aneddoti tratti dalla vita che si svolgeva attorno a lui, prima a Bolzano e poi in val di Non, relativamente lontano dalla guerra che dilaniava l’Europa e che egli sperava avrebbe permesso all’Italia la conquista delle valli atesine. A cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale e dalla nascita della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche – di cui Onestinghel prefigurò la fondazione – si pubblica l’edizione di tale Diario.

Franco Rella Territori dell’umano Jaca Book

Gloria Canestrini Isolaverde : tre misteri in laguna Disegnograve Edizioni

Le tecnoscienze dominano la nostra vita. Si parla sempre più di un superamento dell’umano, del mito del superamento delle malattie e persino della morte. Siamo ormai prossimi, è stato scritto, al postumano: al momento in cui uno deciderà come, quando e addirittura se morire. Il libro discute questa mitologia, confrontandola con i territori in cui l’umano si manifesta nella complessità del quotidiano, faccia a faccia con il mondo e con i problemi che investono uomini e donne In questo libro/ nella profondità intervista, in della loro esistenza, nella profondità del loro cui per la prima volta con ricordi biografici si rapporto con il dolore, la morte e con intrecciano con riflessioni sull’esistenza una diversa consapevolezza di sé. L’operaesi sul presente delmisterioso mo chiude nel luogo dell’infanzia in cui i bambini disegnano la mappa di un altro territorio: il territorio spesso ignorato di un altro umano con cui confrontarci.

Sono illustrazioni con incisioni acquerellate. Gloria Canestrini propone tre leggende legate alla laguna di Chioggia raccontano la magia di un territorio ancora poco conosciuto. Questa è una delle magie che le parole sanno fare e, mentre Alvise raccontava, vedevo affiorare quelle immagini come tante zolle di palude al ritirarsi della marea. Alcune erano storie di vite stentate, di fatiche immani, di pescatori sfortunati, di omicidi efferati, di creature bizzarre, di commerci sventurati e di circostanze avverse, in altre i segreti turbamenti degli uomini si mescolavano agli elementi naturali: in ogni caso erano tutte storie popolari, quelle che corrispondono da sempre al bisogno dell’uomo di narrare, di addentrarsi nelle pieghe più segrete dell’esistenza.

una grande varietà di habitat, dagli orti montani ai muretti a secco, dai prati ai pascoli, dai boschi alle praterie in quota, dalle pietraie alle rupi. Le specie sono state raggruppate secondo un criterio cromatico, cioè in base al colore del fiore o al colore dominante. Per ogni specie – o gruppo di specie simili – viene fornita una scheda illustrativa con notizie riguardanti le caratteristiche botaniche più interessanti, l’ambiente di vita, l’areale di diffusione, l’etimologia del nome e molte altre curiosità, legate alle tante storie belle che ogni fiore può “raccontare”. Per una conoscenza accurata e aggiornata degli areali di distribuzione delle specie vegetali in Trentino-Alto Adige si può fare affidamento alle banche-dati floristiche del Museo Civico di Rovereto (per il Trentino) e del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige (per l’Alto Adige). A fine volume vi è un piccolo glossario con i significati dei termini botanici utilizzati. Allo stato attuale delle conoscenze, sull’intero arco alpino crescono circa 4500 specie vegetali diverse, includendo Pteridofite (felci) e piante vascolari a seme (Gimnosperme e Angiosperme). Di queste, in Trentino-Alto Adige ne sono presenti circa 2600, quindi ben oltre la metà. Prendendo come riferimento l’Italia, il Trentino-Alto Adige ospita circa il 35% della flora italiana, su una superficie che è solo il 4,5% di quella nazionale.

Distinguendo a livello provinciale, il Trentino e l’Alto Adige mostrano una ricchezza floristica quasi equivalente, con una predominanza del Trentino – alcune decine di specie in più – dovuta principalmente ad una maggiore rappresentanza di specie termofile ad areale meridionale rispetto all’Alto Adige. Questa grande biodiversità vegetale può essere spiegata con la straordinaria varietà di situazioni ambientali ed ecologiche presenti in Trentino-Alto Adige. Bisogna innanzitutto considerare la generale montuosità del territorio e – conseguentemente – la diffusa condizione di naturalità o semi-naturalità degli ambienti presenti. Il territorio trentino si estende per 6207 kmq (pari al 2,1% della superficie nazionale) ed è compreso entro un intervallo altitudinale che va da 65 m s.l.m. (Lago di Garda) a 3766 m s.l.m. (vetta del Cevedale). Il 70% del Trentino si colloca al di sopra di 1000 m di quota, mentre solo l’8% è sotto i 500 m. L’Alto Adige, con una superficie di 7398 kmq (pari al 2,4% di quella nazionale) che è compresa tra i 210 m s.l.m. della Stretta di Salorno e i 3905 m s.l.m. della cima dell’Ortles, presenta una montuosità ancora più accentuata, con circa il 70% del territorio al di sopra di 1500 m di quota.

Antonio Sarzo

I fiori più belli del Trentino Alto Adige Curcu Genovese pag. 252 - Euro 29,00

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trentinocucina

Il RISOTTO CON ZUCCHINE E BASILICO con filettino di salmerino alpino arrostito

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Ingredienti per 4 persone Per il risotto gr 50 olio di oliva del Garda gr 30 scalogno gr 5 aglio gr 240 riso Carnaroli gr 200 filetto di salmerino gr 1400 brodo vegetale sale e pepe

Per mantecare gr 50 burro di panna gr 30 Trentingrana Per le zucchine e basilico gr 200 zucchine solo la parte verde e polposa gr 5 basilico gr 50 olio di oliva poco brodo vegetale

Procedimento per la cottura del riso Soffriggere in olio del Garda lo scalogno e l’aglio, far brillare il riso, bagnare con il vino aromatico e continuare la cottura aggiungendo il brodo man mano che lo richieda. Dopo 10 minuti circa aggiungere il filetto di salmerino sminuzzato ed arrostito e la crema di zucchine. A cottura ultimata mantecare con burro di panna e Trentingrana. Aggiustare con sale e pepe.

Per guarnire gr 240 tranci di salmerino 4 fiori di zucchina olio per friggere

Procedimento per le zucchine Scottare a vapore per 1 minuto le zucchine tagliate finemente, mettere nel frullatore assieme al basilico mixandole per pochi minuti aggiungendo l’olio di oliva ed il brodo caldo. Aggiustare con sale. Procedimento per guarnire Aprire i fiori di zucchina, bagnare con l’acqua minerale infarinare leggermente e friggere in olio di oliva. Arrostire i tranci di salmerino. Presentazione Sistemare nei piatti singoli il risotto, guarnire con il fiore di zucchina fritto e un trancio di salmerino arrostito.

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IL REGOLAMENTO DEL NOSTRO CONCORSO

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pubblicate sulla nostra pagina Instagram @trentinomese potranno partecipare al concorso; per esser selezionati vi ricordiamo di utilizzare il nostro hashtag; ricordatevi di segnalare il luogo o localizzare la foto, saranno valide solamente le foto scattate in Trentino Alto Adige. Grazie a tutti anticipatamente!

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