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Il collettivo Stramonium presenta
Triple ••• Moon Triple Moon è un incontro ricorrente che si propone di sperimentare diversi metodi di ricerca iniziatica, attraverso la diffusione di pamphlet, riflessioni, musica ed immagini, lasciando al singolo la libertà di scegliere il proprio percorso spirituale, bandendo una volta per tutte elitarismo e specialismi. Non la banalizzazione di ciò che rimane nascosto ai più, ma un semplice invito a guardare tra le righe della realtà.
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All’ombra della foresta Il ruolo della foresta nella vita terrena e spirituale nel medioevo “ Foresta: dal latino forestis / foris - fuori ”
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L’Impero Romano era ormai caduto da molti anni, la razza umana stava attraversando un periodo decisamente buio; guerre, carestie ed una fortissima crisi delle nascite avevano dimezzato la popolazione; mentre la natura, rigogliosa e selvaggia, ricopriva la maggior parte delle terre europee. Si poteva viaggiare dall’Italia alla Svezia senza mai uscire dalla foresta, le radure ed i villaggi apparivano come delle piccole isole in mezzo ad un misterioso, oscuro e fitto oceano verde. Rispetto all’ordine sociale medioevale, che si stava riorganizzando sulla base di nuove istituzioni feudali e religiose, le foreste erano foris, cioè “al di fuori” del sistema. Esse erano popolate da bestie feroci, reietti, folli, amanti, briganti, eremiti, santi, lebbrosi, fuggitivi e perseguitati; furono inoltre la culla delle leggende e dei miti che, giunti fino ai giorni nostri, hanno contribuito a rendere così affascinante questo importante periodo storico.
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Nel Medioevo la libertà individuale era abbastanza limitata, tutto faceva riferimento a precise regole e rientrava in un ordine che sembrava stabilito direttamente da Dio. Tutto ciò che esulava dall’ambito delle sicurezze quotidiane suscitava inquietudine. Le foreste, nelle quali a regnare non erano le leggi dell’uomo, erano ritenute il luogo delle forze maligne, il simbolo di un universo dalle leggi sconosciute. Nella mitologia cristiana le foreste venivano associate alla bestialità, alla depravazione e quindi al peccato. In termini teologici infatti le foreste rappresentavano l’anarchia della materia e, in quanto rovescio del mondo ordinato, costituivano per la Chiesa le ultime roccaforti del mondo pagano. Tale atteggiamento della Chiesa si spiega soprattutto col fatto che il processo di evangelizzazione delle zone rurali europee trovava forte opposizione da parte dei culti pagani della natura, da sempre diffusi nella cultura contadina e nelle popolazioni che abitavano le foreste. L'etimologia della parola pagano infatti indica che il termine deriva dal latino pagus, cioè villaggio. I pagani nell’antichità erano, dunque, coloro che abitavano i villaggi. Solo in epoca cristiana, il termine acquisì un'accezione negativa in quanto fu utilizzato come sinonimo di idolatra, poichè gli abitanti degli antichi villaggi rurali, erano particolarmente restii a convertirsi al cristianesimo e continuavano a praticare il culto degli dei. Nelle foreste celtiche ad esempio regnavano i druidi; in Germania invece si trovavano i boschi sacri in cui i barbari partecipavano a rituali pagani; nelle campagne si celebravano riti dendrici, che vedevano adorati alberi-idolo. Tuttavia, anche se la cultura ufficiale ne
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aborrì l’immagine, la selva continuò ad esercitare il suo fascino nell’uomo medievale come ai giorni nostri. Le foreste e le paludi rimanevano elementi familiari ai quali l’uomo si sentiva legato in maniera ancestrale, nel Medioevo l’economia silvo-pastorale era inoltre alla base della condizione contadina. Più di una volta l’istituzione religiosa dovette abbandonare il suo consueto atteggiamento di ostilità, tentando di dare una propria interpretazione - cioè in senso cristiano - a miti e credenze pagane. Se l’atteggiamento cristiano verso le foreste fu generalmente ostile, l’agiografia racconta di molti devoti che scelsero di vivere come eremiti in luoghi selvaggi, lontano dalla corruzione umana insita nelle città. Lì, nel rifugio offerto dalla selva, essi vissero in comunione con il divino. Il loro pio smarrimento li aiutava a purificare l’anima dal peccato e a santificarla. Ne è chiaro esempio la storia di San Francesco, che lasciò la sua vita agiata e tutti i suoi averi per vivere nella selva. Tutti gli ordini monastici nati in quel periodo (francescani, cistercensi, benedettini, camaldolesi…) individuavano nei territori boscati i luoghi ideali per dedicarsi alla preghiera ed al lavoro, scelta che la Chiesa guardò spesso con distacco e diffidenza. La legge dell’identità e il principio di non-contraddizione, vengono stravolti nelle foreste: “il profano diventa improvvisamente sacro, il fuorilegge diventa il custode di una giustizia superiore ma un cavaliere virtuoso può anche trasformarsi in un selvaggio. La linea retta diventa un cerchio, che si tratti di legge religiosa, politica o psicologica, le foreste ne minano la stabilità essendo esse “all’ombra” della legge, in un luogo al di là delle regole che come un’ombra dissolve la sostanza di un corpo. La foresta non si contrappone alla legge, ma l’accompagna come un alter ego o come la sua coscienza sporca.
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“Quando il cavaliere si allontanava dalla corte, era come se andasse alla scoperta del proprio inconscio, seguendo il processo iniziatico secondo la cultura della natura”. (Franco Cardini)
Proprio questa esperienza permetteva al cavaliere di riallinearsi agli ideali della vita cavalleresca e di ritrovarsi fortificato, in grado di dirigere il suo impegno contro le forze che sovvertivano l’ordine sociale. Si riscontra ad esempio questo tipo di processo nel romanzo Ivano di Chrétien de Troyes, nel quale lo stesso cavaliere Ivano, protagonista, va in cerca d’avventura nella foresta. Qui sperimenta la vita selvaggia, la follia d’amore e infine la redenzione, avuta dopo l’incontro con un eremita, tornando così ad abbracciare gli ideali di corte dai quali si era allontanato. I fuorilegge tradizionalmente abitavano i boschi, al pari degli eremiti e dei pazzi, però non erano semplici criminali o nemici della giustizia. “Nelle leggende - dice Harrison - essi appaiono come ribelli che sfidano una legge che ha commesso delle ingiustizie ai loro danni, e quindi non come nemici della legge, ma della sua degenerazione, ponendosi al di fuori di una legge corrotta, essi appaiono infatti come i veri difensori della giustizia naturale, ed è questa volta la legge istituzionale ad essere relegata a mera ombra del suo ideale.
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Triple ••• Moon
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Robin Hood, forse il più conosciuto tra i fuorilegge, non è un rivoluzionario che vuole rovesciare l’ordine rappresentato dagli eroi cavallereschi, ma un difensore della legge e dell’ordine ideali. Il suo essere al di fuori della istituzioni della società significa il fallimento della legge, e la sua leggenda ruota attorno al paradosso secondo cui l’ingiustizia appartiene allo spazio del diritto, mentre la causa giusta non ha altra scelta che cercare la protezione della foresta. Nei versi iniziali della Divina Commedia, Dante si perde in una “selva oscura”. Questa volta l’ombra della legge rappresentata dalla foresta si pone come lato oscuro della morale di Dio. La “selva oscura” è dunque un’allegoria della colpa cristiana e anche Dante, come i cavalieri, deve compiere questo percorso iniziatico di redenzione attraverso le oscurità del bosco per giungere alla luce. Nel Purgatorio il poeta giunge ad un’altra foresta che non definisce più “selva oscura” ma “selva antica”, la “divina foresta” del paradiso terrestre. Tale foresta non incute più paura, ma al contrario affascina e rappresenta la salvezza, raggiunta solamente dopo immani fatiche. Avvicinandosi il Medioevo all’Umanesimo (1300-1400 d.C.) si andò associando alla natura più l’introspezione che la paura delle belve e dei banditi. Infatti i paesaggi naturali della letteratura tardo-medievale sono spesso teatro di riflessione intima, meditazione, a volte nostalgia. Petrarca ad esempio trasforma le foreste in luoghi di nostalgia lirica; egli spesso ricerca la solitudine il luoghi selvatici, e nei boschi ha modo di riflettere dell’amore e delle sofferenze terrene. Petrarca non cerca la foresta per scoprire l’avventura, ma piuttosto come rifugio per un uomo vittima delle tensioni generate da troppa civiltà. Nel suo bosco non è rimasto nulla di selvaggio, né vi sono mostri o pericoli. Nel tardo Medioevo dunque, la visione della foresta inizia a cambiare, la selva divina di Dante e quella intima di Petrarca sono i decisivi passi verso la svolta. Da simbolo dell’ignoto, della perdizione, della tenebra e dell’insidia si passa alla luce di una nuova libertà, che suscita nostalgia di tempi e paradisi ormai perduti.
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Intervista all'accampamento A'ASH ORDO TEMPLI ORIENTIS
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"DO WHAT THOU WILT, SHALL BE THE WHOLE OF THE LAW"
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(Liber AL vel Legis)
Partiamo da un dato di fatto: è indubbio che l'insegnamento che scaturisce da Liber Legis e più in generale da tutta l'opera di Aleister Crowley sia uno dei contributi più innovativi nella storia delle dottrine magiche. Malgrado questo, in un epoca di superficialità
Triple ••• Moon
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reazionaria (ovvero la paura del nuovo diviene banalizzazione di esso stesso), riteniamo che troppo spesso questo percorso venga relegato nel puro folklore, lasciando solo agli “iniziati” la possibilità di avvicinarsi a questo mondo tanto complesso quanto importante. Non avendo i mezzi per poter aprire un discorso meramente teorico, abbiamo deciso di prendere contatto con la sezione bolognese dell' Ordo Templi Orientis, il corpo iniziatico che ha come scopo il promuovere e insegnare le dottrine e le pratiche del Thelema. Ciò che ne è venuto fuori è un'esperienza illuminante, che ci ha permesso di entrare in contatto con una realtà piena di sfaccettature e di spunti. Questo è un breve sunto dei principali argomenti di cui abbiam parlato, per un' ascolto completo del dialogo che abbiamo avuto invitiamo ad ascoltare la registrazione sul sito........ Ci teniamo a specificare per correttezza che tutte le opinioni espresse tanto in questo scritto quanto nella registrazione sono frutto di discorsi fra individualità, e non riflettono per forza la posizione ufficiale dell'OTO.
! Triple Moon: Parliamo dell' OTO italiano... !
Accampamento A'ash: La sezione italiana dell' Ordo Templi Orientis nasce all'incirca negli anni '80 come una realtà piccola, composta da ragazzi di una ventina d'anni, le cui le produzioni sono andate a evolversi nel tempo fino a una crescita e a una strutturazione che portato a un ufficializzazione del Tempio. Al momento infatti l' OTO è riconosciuto come associazione.. Personalmente ho avuto l'opportunità di vedere un po' l'ultima fase dell' OTO “clandestino” (per modo di dire) e ho un bellissimo ricordo della creatività che c'era in giro, però insieme alla creatività c'era anche tanta anarchia. Al momento invece non abbiamo paura di avere comunque un nostro volto pubblico, anche se non abbiamo particolare interesse a sfoggiarlo. Serve solo per essere disponibili per domande e curiosità.
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T.M.: Entrando più nello specifico: l'accampamento A'ash di Bologna come è strutturato? Di cosa vi occupate?
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Accampamento A'ash: Nell' accampamento A'ash ci occupiamo delle attività ufficiali, ovvero da una parte ci sono le iniziazioni, che è il nostro modo di diffondere il Thelema, dando quindi un approccio diretto e non meramente teorico, e poi c'è l'aspetto pubblico che è quello dell' ecclesia gnostica e la messa gnostica. La messa è il nostro rituale principale, sia privato che pubblico, ove si prendono tutti i simbolismi principali dell' OTO e vengono messi a disposizione di chiunque attraverso un rituale drammatico. Quindi la messa gnostica è un rituale attraverso cui chiunque, al di là del grado, può arrivare a comprendere l'OTO nella sua interezza. Il concetto di messa gnostica è un termine ottocentesco, e nasce come aspirazione universale post-illuminista di creare una religione universale, oltre le differenze culturali, un'idea di divinità che supera le frontiere, per riformulare- anzi, riformare- il rituale cristiano superando i suoi dogmi.
Triple ••• Moon
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Crowley perfeziona il rituale durante il suo soggiorno a Cefalù, esprimendo la finalità di dare battaglia al passato. Riprende quindi le precedenti esperienze di messa gnostica e ne stravolge la simbologia e i significati alla luce del Thelema, e in essa ci sono letteralmente i segreti dei gradi iniziatici. Potrebbe essere prosaicamente letto anche come biglietto da visita, poiché opera sul potere del simbolo di penetrare il subconscio. La messa gnostica è stata pensata come un rituale di iniziazione collettivo, essa sembra creata ad hoc per andare a scardinare dall'interno quelle che erano le formule del vecchio eone, il termine “messa” ad esempio ci richiama a un archetipo cristiano, ed effettivamente il rituale gioca molto su questa ambivalenza, e paradossalmente quasi sembrerebbe essere stato pensato per quella parte di umanità cresciuta in quel bacino culturale che è stato il cristianesimo, andando però a scardinare i simboli portanti, per cui sono state introdotte all'interno tutta una serie di simbologie che l'anno stravolta. C'è un ricordo di ciò che era : c'è la messa, un' eucarestia finale,c'è la figura sacerdotale, c'è il velo che si può ancora vedere nel rituale cristiano-ortodosso, ma sono stati aggiunti molti altri elementi, ad esempio l'elemento femminile, con l'officio della sacerdotessa, che s'innestano nel rituale producendo un effetto sovversivo. E' quindi un tentativo di riportare alla luce le fondamenta archetipiche della natura per mezzo di quella che è la poesia delle parole, dei profumi e degli atti, che producono nell'astante uno stato quasi onirico che lo porta a sovrascrivere una memoria quasi scolpita nella pietra. Le cose si possono combattere voltandole le spalle oppure digerendole e facendole brillare alla luce di una consapevolezza diversa. Del resto, è quello che han fatto anche i cristiani a suo tempo, come prendere il santuario di Iside e farla diventare la chiesa di S. Stefano. Non ignorare ciò che non ci piace, ma trasformarlo. Parlando dei vari gradi : in ogni Tempio c'è un maestro, che pertanto deve aver raggiunto almeno il terzo grado iniziatico, ma la crescita di grado in grado conta e non conta allo stesso tempo, uno dei nostri motti è "il governo è servizio", e da un certo grado in poi viene vissuto proprio così. Per quanto riguarda le attività non ufficiali, ogni corpo ufficiale ha le sue, noi ad esempio ci siamo molto occupati di astrologia, grazie anche alla partecipazione di persone molto ferrate su questo argomento. Insomma, ognuno porta i suoi interessi e le sue conoscenze, e in tal caso più che porci come ordine ci poniamo come laboratorio per sperimentare, non a caso un altro dei nostri motti è "lo scopo della religione, il metodo della scienza".
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Triple ••• Moon
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T.M: L'OTO nasce prima che a Crowley venga dettato il "Liber" come confraternita massonica, come si innesta la figura di Crowley in questa esperienza? Nascono delle divergenze in seno all'OTO?
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Accampamento A'ash: In origine l'O.T.O, la cui nascita va fatta risalire alla fine dell'ottocento. era destinata ad essere modellata e associata, con tre gradi iniziatici successivi, ai sei gradi iniziatici della massoneria, e si rifaceva alla confraternita della luce e ad altri ordini ermetici. La figura di Crowley fu assolutamente dirompente e riformatrice, tanto che al momento tutto l'OTO riconosce il Thelema. Una branca dell'OTO tedesco, non accettando la Legge, si riformò invece nell'ordine della Fraternitas Saturni, cominciando un percorso differente e assolutamente scisso da quello dell'Ordo Templi Orientis.
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T.M.: Voi prima parlavate di un "volto pubblico", eppure a differenza di tante altre esperienze mistiche non vi interessa fare proselitismo. Secondo il Liber Legis, però, l'umanità è entrata dalla sua rivelazione a Crowley già nel 1904 nell'eone di Horus, ove c'è una consapevolezza differente dell'esistente rispetto agli eoni precedenti. Come mai gli iniziati non hanno avuto interesse a diffondere la Legge al mondo? Non è settarismo elitario?
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Accampamento A'ash: Prima di tutto va fatta una distinzione fra Thelema e OTO. Il Thelema è per tutti, e già negli anni 60 i testi di Crowley sono stati diffusi anche in ambienti non specifici. Si può essere tranquillamente Thelemiti senza appartenere all'Ordo Templi Orientis, anzi, si può essere addirittura thelemiti senza conoscere la Legge. L'OTO è invece un percorso strutturato in cui c'è invece il discorso del segreto, simile a quello della massoneria. Nel Liber stesso c'è scritto che la Legge è per tutti, i rituali no. Il metodo dell' OTO funziona grazie al segreto e al silenzio, non per il desiderio di celare qualche dottrina, ma come metodo stesso, ovvero tramandare il Thelema tramite l'iniziazione che si esplica nel rituale, che è il seme che va a impiantare la Legge nell' interiorità del confratello. La parola è il veicolo della magia per eccellenza, infatti la parola è collegata a Mercurio e all'essenza di qualunque rituale magico. Perché abbia efficacia però va nutrita con la Volontà e quando è pronunciata in un luogo circoscritto acquisisce un potere completamente differente rispetto, ad esempio, a pronunciare la stessa in una pubblica piazza. E' la differenza fra sacro e profano che permane nell'eone di Horus, non per un sentimento elitario degli iniziati verso i profani, ma per quella cura che dai alla parola e al suo significato. La sacralità è quella di costruirsi interiormente una sorta di sancta sanctorum.
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Triple ••• Moon
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Nell'esperienza dell' OTO questa sacralità, questo mistero, è un percorso condiviso tra fratelli che dichiarano "ufficialmente" la propria appartenenza al Thelema e la propria battaglia contro il conformismo. .Il segreto vuol dire quindi avere cura di ciò che ci è caro, proprio come i sacerdoti ebraici pronunciavano una sola volta all'anno il nome di Dio, in completa solitudine.
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T.M.: E i fratelli neri? Quelle che potremmo chiamare le "eresia di Thelema" come il culto di Zos Kia e la Chaos Magick, che entrambe propongono la possibilità di usare la magia come meccanismo in grado di mutare la realtà per mezzo della Volontà ma rifiutano in toto gli approcci tradizionali , come le vedete?
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Accampamento A'ash: Non c'è nessun pregiudizio a riguardo, non sono infatti loro a essere i fratelli neri, che sono coloro che arrivati a un certo punto del loro percorso iniziatico in cui devono liberarsi del proprio ego e mischiare il loro sangue nella coppa di Babalon con il sangue universale, si oppongono. Il Frater nigrum è quindi l'adepto che si oppone al cambiamento. Per i caoti o i seguaci di Spare il discorso è diverso. A titolo personale riteniamo che la Chaos Magick sia stato un metodo magico utilissimo a togliere molti pregiudizi riguardo alle pratiche rituali. I caoti si sono "messi alle spalle" la Tradizione e questo a volte può essere necessario, poichè essa a volte potrebbe essere un freno alle nostre possibilità. La Chaos magick vuol dire operare sul simbolo trovando nuove connessioni, dando loro valenza e potere, quindi vuol dire nutrire un simbolo con la propria capacità individuale. Chi si appella alla Tradizione come noi ha il vantaggio di utilizzare simboli che sono stati consacrato nei secoli, e nei rituali spesso ci ritroviamo a ripetere atti e parole che hanno trasceso le vie del tempo. Allo stesso tempo il nostro lavoro di ricerca è costante e spesso in sintonia con la Chaos Magick. Il fulcro dell'OTO sono le energie di steli individuali che entrano in contatto tra di loro, perché poi la formula finale dell' OTO è quella di superare la razionale antinomia tra l'indiviuale e l'universale. Hadith e Nuit sono infatti due poli opposti di un unico universo.
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Triple ••• Moon
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Quando stiamo per compiere un rituale nel tempio ci spogliamo di tutte le vesti e le abitudini e, scevri da ogni sovrastruttura ci rendiamo conto che è molto facile entrare in contatto e armonizzarsi con altre Volontà. E' fondamentalmente questo il nostro ambito di ricerca, il resto si aggiunge : filosofia, meditazione, pratica magica, ma il tutto nella relazione. Per quanto riguarda Spare, dal nostro punto di vista non si può considerare un'iniziato nel senso che intendiamo noi, poiché non si riallaccia a una tradizione iniziatica, ma usa la creatività del Chaos, eppure il metodo di Spare dei sigilli viene insegnato dall'OTO, e lui è molto apprezzato sia come artista che come mago. Il suo pensiero ha una cosa fondamentale in comune con il Thelema e il nuovo eone : il confronto con la propria omba e i propri demoni. Crowley e Spare si sono entrambi lanciati nei propri abissi, ma quest'ultimo, malgrado le cose meravigliose che ha tirato fuori, ne è rimasto più scottato. I punti in comune sono comunque tanti, ma il thelemita è tale nel momento in cui accetta il libro della Legge. T.M.: Il Liber Legis porta con se' la memoria di Tradizioni differenti. Come vi rapportate con le dottrine della Tradizione, con coloro che auspicano un ritorno dell'eone di Iside, ovvero delle antiche tradizioni per riformare una civiltà vista come nel pieno del Kali-Yuga, come Guenon o Evola?
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Accampamento A'ash: A titolo personale, riteniamo che malgrado la straordinaria cultura di alcuni di questi personaggi , e il loro fondamentale apporto nel trovare il trait d'union fra Occidente e Oriente, essi siano legati a un periodo storico molto preciso, in cui si va a recuperare le origini ancestrali di una civiltà attraverso il simbolo del sangue e della terra. Simboli fortissimi, certo, però scaduti in una limitazione un po' forte di pensiero, che ha impedito loro di cogliere i cambiamenti che stavano avvenendo nella loro epoca, per cui si sono assoggettati a un sentimento di paura che li ha portati a rifugiarsi a un passato ancestrale che non hanno mai vissuto. Perdi la realtà che hai davanti agli occhi, guardandoti continuamente indietro, guardando a una passato mitico, e comunque se ciò di cui parli non è attuabile perde di senso, almeno come fatto esperienziale. Vale anche per il neopaganesimo, molto interessante, ma riprendere in toto l'eone di Iside risulta essere troppo antinomico rispetto al nostro contesto esistenziale. Anche noi usiamo il mito, ad esempio la stele di Ankh-ef-en-Khonsu, la stele della Rivelazione come l'ha definita Crowley dopo averla vista in seguito alla dettature del Liber Legis, ma lo facciamo per sfruttare ciò che ci ha preceduto sotto una luce nuova, il cui significato è ancora da decodificare. Siamo ancora in un periodo di transizione fra il vecchio eone e quello nuovo, abbiamo ancora duemila anni da scoprire che cosa sia in effetti l'eone di Horus, e speriamo che intanto si faccia pulizia di tanti pregiudizi. Il Thelema non è una filosofia, poichè questa implica un costrutto ben precisa, o un dogma, la Legge è un punto su un enorme foglio bianco.
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Triple ••• Moon
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Il Thelema è esperienza e non concetto, è quindi una tautologia e non una filosofia, ciò ci permette di non cadere nella trappola del fideismo.
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T.M.: L'approccio Thelemita, rifiutando il dogma e accettando il mistero come parte fondante della Legge, si esplica anche negli scritti di Crowley. Dopo ripetute letture del “Liber Legis” personalmente continuo a ritenerlo assolutamente criptico e indecifrabile....
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Accampamento A'ash : Spesso nell'uomo ricorre la tendenza di rinchiudere il pensiero all'interno di una bolla concettuale, di decodificare completamente i concetti, per così sentirsene possessori . Nel Liber c'è l'invito a perdere il senso del possesso, a distaccare dal proprio approccio egoico quella che è una rivelazione e che pertanto deve fluire, non essere recepita. E' fortunatamente criptico, per impedire il fanatismo, poiché ti pone in un aspetto dialettico costante con un qualcosa di misterioso, la cui chiave non è per forza da decodificare - anche se in teoria sarebbe il nostro compito principale-o quantomeno non arrivare a una decodifica definitiva. La cosa più complessa è capire quanto il messaggio possa essere rivolto al Se', malgrado non sia di facile comprensione, ebbene nel Liber Legis il lavoro di decodifica è individuale, poiché la parola è fissa ma la sua lettura è adogmatica. A differenza del fanatismo religioso, per cui l'interpretazione è univoca, noi dell' OTO stiamo sempre e costantemente in una zona che non possiamo mai definire, pur condividendo questo percorso in una dinamica strutturata e con delle formule condivise, come la sopracitata messa gnostica che è un rituale, quindi un canone. Siamo tirati fra l'abisso del tutto è indefinibile e l'armonia universale. Aiuta a mantenere elastica la mente poiché la principale battaglia del Thelemita è contro se' stessi e il proprio conformismo, le proprie sovrastrutture. Per quanto riguarda la cripticità del Liber Legis potremmo tacciare un parallelo ad esempio con le scritture di John Dee, altrettanto incomprensibili, questo perchè sia Crowley con sua moglie Rose sia Dee con Kelly han colto questi messaggi in stati di trance, per cui ovviamente la struttura semantica e sintattica sono completamente stravolti. Nel caso di Dee il messaggio era rivolto principlmente a lui, invece il libro della Legge nasce come messaggio rivolto all'umanità, e infatti più si legge più si riescono a trovare punti in comuni con il Se'. La gran parte dei punti oscuri del Liber fan parte di quella tensione nei confronti del mistero che deve sempre accompagnare l'uomo.
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Triple ••• Moon
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Un libro della legge, chiaro, definitivo e lampante probabilmente esaurirebbe la sua carica nell'arco di una generazione. Noi dell' OTO professiamo di difenderlo, di studiarlo, di promulgarlo, ma se ci chiedi "In cosa credi?", noi potremmo tirarti fuori i concetti di base "Fa ciò che vuoi" ecc, ma la risposta non può essere chiara perchè gli strati di significati nel libro, anche in chiave cabalistica, penetrano nell'interiorità creando innumerevoli strati di ricezione. Il Liber Legis ha innumerevoli letture, è un vero e proprio grimorio, pertanto si può leggere in chiave filosofica, ma per tentare di avere altre chiavi devi per forza di cose utilizzare alcuni strumenti che si possono esplicare all'interno di un determinato percorso. All'interno dell'OTO delle chiavi ci vengono fornite, ma questo addirittura invece che dipanare tutte le ombre ti può dar l'idea dellla complessità del Thelema.
! T.M.: Per concludere, vorrei che ci parlaste un po' dell'A.A. ... !
Accampamento A'ash: L'A.A per Crowley è l'ordine che non ha nome.è un ordine antichissimo che ha attraversato gli eoni giungendo fino a noi. L'OTO è anche un ordine temporale che agisce sul piano materiale delle cose, l'A.A. è un ordine prettamente spirituale. Il percorso A.A. è completamente individuale, in cui un maestro segue un solo discepolo e lo istruisce ai vari gradi, che sono meno schematici rispetto all' OTO. L'OTO invece è un ordine collettivo, pertanto oltre al percorso individuale che comunque porta avanti (il Thelema stesso del resto lo è) fa sì che l'iniziato interagisca con il mondo, cercando di utilizzare i simboli del mondo ricontestualizzandoli nel Thelema. L'A.A. non si guarda attorno nel mondo, poichè è il singolo che deve scalare le sephiroth dell'albero della vita per la propria realizzazione personale. Sono due percorsi complementari ma invertiti, poiché nell' OTO c'è la possibilità di acquisire dei simboli e delle formule fin da subito,ma per acquisirne la piena consapevolezza devi percorrere una via individuale, con come unico metro di paragone il cerchio, i tuoi fratelli. Ci confrontiamo spesso con i fratelli dell'A.A., e soprattutto nelle sfere alte c'è grande collaborazione, ma rimane per noi un mistero. Al di là del ruolo specifico dei due ordini, tutti i testi sacri sono proprietà dell' OTO.
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Intervista condotta da: Luca Andalou Registrazione audio (disponibile su meastramonium.blogspot.it): Mirko Void Documentazione fotografica della stele: Kuro Silvia
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Triple ••• Moon
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Figli di Abele Una mistica del nomadismo Parte seconda
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La volontà comune di questo scritto non è di idealizzare i vari fenomeni nomadi a tutt'oggi ancora esistenti, del resto ormai residuali, ma piuttosto analizzare questi percorsi di "civiltà originarie" in antitesi con lo spirito stanziale dell'esistente contemporaneo. Ogni società nasce come nomade, e per diverse ragioni di natura perlopiù ambientale si è stanziata in un dato luogo dando origine alla società sedentaria, che Renè Guenon ne "Il Regno Della Quantità e Il Segno Dei Tempi" indica come dominatrice dello spazio, e inglobante man mano le civiltà nomadi, che con lo spazio vengono a patti di volta in volta, da spostamento a spostamento, da viaggio a viaggio. Nella millenaria età sedentaria il processo di omologazione del vivere diviene sempre più chiaro, poiché la società che ha più mezzi per dominare lo spazio ingloba quella che ne ha meno, così da contribuire all'eterno ritorno della biblica torre di Babele. Questo processo porta con sé la sconfitta di esso stesso nel momento in cui consideriamo che ogni singolo racchiude in sè la memoria ancestrale delle realtà sociali che hanno coperto l'intero arco di tempo precedente alla sua nascita: il cittadino timorato di Dio conserva nella sua interiorità la memoria dell'infanzia collettiva da cui è partita la società in cui è nato.
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ְב ִּריאָה
Contemplare Dio, vederne l'assenza onnipresente, vederne l'onnipresenza, il tutto nel nulla. Accompagnare il bestiame, per le valli infinite, come infinito è il nostro stesso essere, spostarsi di paese in paese, di città in città, rimanendo sempre a casa, poiché ogni luogo è casa, ogni luogo è JHWH. Vuoto. Contemplare Dio, sulle strade verso la Siria, il Padre dei Molti come guida, eroe della fede, sui pascoli spruzzati dal sole, ogni passo è sacro e sacralizzato, ogni atto è JHWH, il suo volere, la sua presenza, la sua assenza. Spazio. Dai campi devastati dalla carestia, e li conduce verso l'Egitto, lui, dai monti di Moria alla corte di Abimelech, lui, nomade sulla terra come nell'esistenza, baciato da Dio, e ad ogni sua morte seguiva la sua nascita, e il Cielo e la Terra, il sole e la luna, le stelle e gli astri si beano nella gioia. Vivere Dio, il suo volere, e riderne. E suo figlio Israele li porterà in Egitto, il suo popolo e la sua prole, poiché chi lotta con Dio ama Dio e ama l'uomo, e sotto un sole rovente, continua a condurre i pascoli sorridendo, sotto gli occhi severi del faraone. Trionfo.
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Triple ••• Moon
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Torneranno alla loro terra, sotto la guida di un padre nella Torah, e costruiranno un regno, e in questo vedranno tutti i giorni a loro destinati, sapendo che, fino alla fine dei giorni, resteranno sempre in piedi, e in movimento, dappertutto e da nessuno parte, come il loro Creatore. Questo popolo di pastori, questo popolo eletto.
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ִירה ָ יְצ
Per quanto assolutamente sparsa ed errabonda, l'essenza dell'ebraismo è rimasta intatta e fortemente attaccata al suo es rizomatico, in mezzo ad ogni nazione e a ogni epoca storica, quindi viaggiando fra lo spazio (nazione) e il tempo (Storia), senza venirne intaccata. Come mai lo spirito nomade dell'ebraismo non è mai scemato, o la loro tradizione non si è mai fatta inglobare dalle culture stanziali a dispetto dello spirito nomade? Probabilmente perché il nomadismo è una tendenza caratteristica e fondante dell'ebraismo, una parte del loro spirito individuale e di massa. Del resto, se il nomadismo fosse stata una condizione transitoria, i popoli semiti avrebbero fatto come altre civiltà e avrebbero poco a poco perso questa caratteristica, optando per una più comoda stanzialità. Nella storia delle popolazione ebraiche si può facilmente scorgere la tendenza a rifiutare il concetto di “spazio”, o meglio la sua valorizzazione, che si traduce in una concezione del tempo refrattaria allo spazio e alla ritualizzazione rigida che qualche ignorante ritiene, nel mondo presente, “anacronistica” o “elitaria”, senza capire che ogni stabilità del rituale e chiusura di esso è il modo per farlo camminare nel tempo senza contaminazioni. A livello sociale questo rifiuto della valorizzazione del tempo si esplica per l'appunto con la scelta di un'esistenza nomade, quindi di azione e non di costruzione di fatti spazialmente apposti. Ripugnanza del suolo natio, impossibilità giuridica di possedere la terra, sono al tempo stesso cause e conseguenze del loro spirito nomade. In ultimo, in ambito teologale, la compresenza del Divino nel popolo stesso fa sì che ovunque ci sia un ente ci sia al tempo stesso una prova dell'emanazione di Dio, e il suddetto popolo si sente accompagnato dalla divinità, rendendo quindi inutile la sedimentazione su uno spazio in costruzione. In tal senso il sionismo va visto come un movimento prettamente politico, spogliato da qualsivoglia tendenza socio-religiosa, anche se alcuni passi della storia dello Stato di Israele non sono del tutto antinomici con lo spirito nomade : seppur eticamente discutibili (a parere dell'autore addirittura criminali NDA) le colonie a Gaza e la tendenza generale ad allargare i propri confini rispetto a quelli delimitati dall'ONU nel 1948 sono la prova che il popolo ebraico non può sostare perennemente su un territorio, ma che sente il bisogno di muoversi in continuazione. עולם עשיה
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POSTILLA: ANTISEMITISMO COME INVIDIA DI STELLE
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L'odio per le popolazioni ebraiche è una delle lunghe scie bavose che la Storia ha trascinato dietro di se'. Quest'odio si è esplicato in maniera multiforme, dalla contrapposizione religiosa al razzismo biologico fino ad arrivare a fallaci tesi cospirative (il famoso falso dei “protocolli dei savi di Sion). In ambito esoterico studiosi come Julius Evola hanno proposto un antisemitismo spirituale, tentando di dimostrare che la “razza” ebraica fosse portatrice infetta di decadimento morale. È utile constatare il determinismo di fondo su cui Evola basa il suo antisemitismo - in questo, erede diretta del razzismo ottocentesco - quando considera irredimibile l'ebraismo: «nemmeno il battesimo e la crocefissione cambia la natura ebraica». Eppure il paradosso antisemita si esplica nel fatto che spesso agli ebrei vengono imputate colpe che per i popoli discendenti da Iperborea sarebbero delle virtù : la refrattarietà ad omologarsi alle culture massificate, la chiusura verso il mondo, la percezione di se' come aristoi e come “eletti”. Questo spiega in poche parole la bassezza culturale dell'antisemitismo, fondato sull'invidia di non poter essere un popolo simile a quello ebraico che di conseguenza viene odiato. Questi razzisti, antisemiti, sostenitori della purezza e del vigore “ariano”, dovrebbero perlomeno ripartire dalle loro vere e proprie radici, e riconoscere che la costruzione dell'Imperium è la prova di forza che contiene debolezza innata. Dove lo spazio ti domina, il tempo ti mangia. Il nomadismo, forse, è la risposta per un possibile tiqqun di ogni popolo.
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Lettura consigliata: Georg Groddeck - Satanarium
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Questa fanzine è prodotta e finanziata dal collettivo artistico Stramonium e si pone come mezzo di comunicazione per racchiudere incontri mensili, progetti musicali ed artistici che verranno di volta in volta presentati ad un pubblico sensibile verso gli argomenti trattati. La versioni digitali della rivista sono scaricabili gratuitamente in pdf da: • http://meastramonium.blogspot.it
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