Case rurali, mulini e musei etnografici

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ITINERARI D’ARTE NEL NOVARESE

Alla scoperta delle case rurali e mulini del Medio Novarese Musei etnografici della civiltà contadina


ITINERARI D’ARTE NEL NOVARESE

Alla scoperta delle case rurali e mulini del Medio Novarese Musei etnografici della civiltà contadina

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Si ringraziano per la preziosa collaborazione l’Ente di Gestione Parco Naturale Valle del Ticino, il Museo della Civiltà Agricola Locale “Come eravamo” di Borgomanero, Daniele Godio, Angelo Valsesia, Fiorenza Valloggia, Gabriele Caione, il Comune e la Biblioteca di Briga Novarese, il Museo della Cultura Materiale di Briga Novarese, Franco Dessilani, il Comune di Carpignano Sesia, il Museo Etnografico dell’Attrezzo Agricolo‘L ÇIVEL di Casalbeltrame, la Fondazione Artis Pagus, il Comune di Cavaglio d’Agogna, Alessia Tosi, l’Ente di Gestione Parco Naturale Monte Fenera, il Comune di Cressa, i Creativi Associati, la Cooperativa Vedogiovane, il Comune di Fara Novarese, Pierfranco Lorenzetti, la S.O.M.S. di Fara Novarese, i Mugnai Agazzini e Antonioli, il Comune di Landiona, la Famiglia Cavagnino, il Comune di Oleggio, il Museo Civico Etnografico “C. G. Fanchini”, Jacopo Colombo, il Comune di Prato Sesia, La Granda s.r.l, il Comune di Romagnano Sesia, il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia di Romagnano Sesia, Carlo Brugo, lo Studio ’79, il Comune di Suno, l’Albergo Il Motto, il Comune di Tornaco, Marco Negri, Fabrizio Francato, Giuliano Baricchi. © 2010 Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale della Provincia di Novara Tutti i diritti sono riservati E’ vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa.

on questa pubblicazione si intende far conoscere e valorizzare il patrimonio architettonico rurale del Medio Novarese e i musei etnografici legati alla civiltà contadina della provincia di Novara. Non è sicuramente un censimento il nostro ma una sorta di ricognizione di luoghi significativi, ancora ben conservati e visitabili, legati al mondo rurale di un tempo che richiamano le nostre tradizioni, la nostra storia, i nostri costumi e i nostri valori artistici. Case coloniche, mulini, casotti della vigna, torchi per la spremitura di vino e semi oltre alle raccolte di attrezzi agricoli sono qui descritti in modo esaustivo e ciò permette al visitatore di poter conoscere ed apprezzare autonomamente il grande patrimonio legato alla cultura contadina nella quale affondano le nostre radici. Un richiamo particolare va ai musei etnografici sorti, nella maggior parte dei casi, per volontà di cultori di storia locale. Con il loro impegno hanno saputo valorizzare ciò che è stato il passato per mantenerlo oggi ancora vivo attraverso raccolte di oggetti di uso quotidiano contadino e testimonianze documentarie. Ne sono un esempio il Museo della Civiltà Agricola di Santa Cristina a Borgomanero, il Museo di Cultura Materiale di Briga Novarese, il Museo Etnografico ‘L Çivel di Casalbeltrame, il nuovo Museo del Baco da Seta di Cressa, il Museo Civico Etnografico di Oleggio, il Museo della Bassa Valsesia di Romagnano Sesia, il Museo degli Attrezzi Agricoli di Suno ed il Museo Etnografico della Bassa Novarese di Tornaco. Sono testimonianze di cultura materiale e immateriale di grande valore, che, grazie alla loro valenza anche didattica, sanno accogliere ed interessare visitatori e studenti. Tutti meritano almeno una visita: la nuova figura del turista culturale, che sempre più prende piede sul nostro territorio, non può farseli sfuggire.


SOMMARIO 1

Bellinzago Novarese - Badia di Dulzago

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Bellinzago Novarese - Mulino Vecchio

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Borgomanero - Museo della Civiltà Agricola Locale “Come eravamo”

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Borgomanero - Mulino di San Marco

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Borgomanero - Torre di Caristo

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Briga Novarese - Museo di Cultura Materiale

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Carpignano Sesia - Torchio Antico

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Casalbeltrame - Museo Etnografico dell’Attrezzo Agricolo ‘L Çivel

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Cavaglio d’Agogna - Mulino

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Cavallirio - Casotti della Vigna

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Cressa - Museo Didattico del Baco da Seta

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12 Fara Novaraese - Mulino di Piazza

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Gattico - Mulino di Maggiate Superiore

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Landiona - Mulini

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Oleggio - Museo Civico Etnografico “C.G. Fanchini”

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Prato Sesia - Cascina La Granda

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Romagnano Sesia - Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia

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Suno - Mini Museo degli Attrezzi Agricoli

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Tornaco - Museo Etnografico della Bassa Novarese

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filetto grigio e riquadro con piantina nord ovest

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CARTINA: LEGENDA SRL


BELLINZAGO NOVARESE Badia di Dulzago

abbaziale e la parte più integra è la zona absidale esterna, con pregevoli archetti pensili che poggiano su mensoline in cotto. Nel corso dei secoli numerosi interventi ne hanno modificato e ampliato la struttura. Venne inoltre innalzato un piano ai fabbricati che delimitavano i lati est e nord della Corte di Pozzo, mentre nel ‘700 venne ampliata ulte-

abitavano il complesso, bonificarono in breve tempo la zona circostante rendendo i terreni agricoli tutt’intorno molto produttivi. Strutturalmente la Badia era organizzata come un vero e proprio complesso residenziale: vi era la chiesa, l’abitazione dell’abate e dei canonici, le case dei coloni e il cimitero. La chiesa dedicata a San Giulio è coeva al nucleo

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denominata anticamente Dulcis Aquae. L’insediamento di Dulzago risale al XII secolo e non fu soltanto un luogo di culto, ovvero sede di una canonica regolare, ma anche un importante centro agricolo dove i monaci e i coloni che

’importante complesso agricolo di Dulzago sorge a sud-ovest di Bellinzago, sulle colline moreniche della vallata del fiume Terdoppio, in prossimità di alcuni fontanili e, forse per questo particolare morfologico, veniva 6

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BELLINZAGO NOVARESE Mulino Vecchio

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ne del II secolo dopo Cristo, che funge da abbeveratoio. Sebbene abbia subito un’importante frazionamento nel corso del ‘900, mantiene ancora oggi il fascino del passato, grazie anche alla conservazione e valorizzazione degli edifici da parte dei proprietari. Ogni anno a fine gennaio, a ricordo delle antiche tradizioni, si rinnova la fagiolata di San Giulio, richiamo di molti visitatori.

riormente la zona della Corte dei Pigionati, denominata Abissinia, tanto da formare una seconda corte. Successivamente un nuovo blocco di case coloniche costituirono la corte detta la Piazzetta. L’agglomerato di Dulzago aveva tutto quanto necessario ad una comunità produttiva e fiorente: la ghiacciaia, il mulino, l’essiccatoio, il forno, il pozzo, il caseificio. Nella corte d’accesso, dal lato sud del complesso, è visibile un sarcofago romano in granito ghiando-

INFO: BADIA DI DULZAGO badiadidulzago@inwind.it www.badiadidulzago.it

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l Mulino Vecchio di Bellinzago è uno dei tanti mulini ad acqua che sono stati costruiti nella valle del Ticino; oggi è l’unico funzionante e in buono stato di conservazione. Nel 1985 è stato acquistato dal Parco del Ticino che ha colto l’occasione per recuperare una struttura unica nel suo genere e che offre molte possibilità di fruizione. Con il contributo della Regione Piemonte il Mulino è diventato un Centro Regionale di Educazione Ambientale riacquisendo una propria funzione sociale di grande importanza. Il Parco del Ticino ha avviato da tempo un’intensa attività di collaborazione con il mondo della scuola. La proposta e gli strumenti utilizzati sono di supporto ai programmi didattici che sviluppano i temi dell’educazione ambientale. L’obiettivo del Parco è di creare, attraverso questi interventi, una maggiore sensibilizzazione verso la natura che si

traduca concretamente in una più corretta gestione del territorio e in un miglioramento del rapporto uomo-ambiente. Nell’ambito delle varie proposte la struttura didattica del Mulino Vecchio ha un’importanza particolare. Presso il Mulino è possibile utilizzare diverse opportunità didattiche aumentando di fatto le possibilità di apprendimento anche attraverso il contatto 9


diretto con una realtà che ci riporta indietro nel tempo. Il centro didattico del Mulino è composto da locali destinati all’esposizione di cartografie, di documentazione storica, di oggetti legati all’attività agricola e dalla sala delle macine dove sono conservati gli impianti e i macchinari del Mulino. Lo spazio espositivo occupa il primo piano dell’edificio ed è stato allestito principalmente per illustrare gli aspetti storici del territorio legati all’utilizzo dei mulini ad acqua che rappresentavano delle entità produttive essenziali per l’economia agricola della valle del Ticino.

I documenti e le cartografie esposte sono il frutto di una approfondita ricerca negli archivi storici dei Comuni del Parco; gli oggetti relativi al lavoro del Mulino e alle tecniche agricole utilizzate nei secoli scorsi provengono invece dal Museo Civico Etnografico di Oleggio. La sala macine è la parte più significativa dell’intero complesso. L’attrezzatura per la macinazione delle granaglie è tuttora funzionante e in buono stato di conservazione: è possibile con l’acqua della roggia Molinara azionare la ruota che attraverso una serie di ingranaggi trasmette il movimento

alle grandi macine di pietra che producono la farina. Accanto alla sala delle macine è possibile osservare il forno per il pane utilizzato dal mugnaio fino a pochi anni fa. Al piano terra è stata ricavata nella vecchia stalla una sala per proiezioni, laboratori e mostre. Lo spazio esterno consente al visitatore la possibilità di sosta 10

e di ristoro. La struttura didattica è completata da un percorso guidato attraverso il quale si osservano gli ambienti naturali più tipici del Parco.

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INFO: MULINO VECCHIO Ente Parco Naturale Valle del Ticino Piemontese Cameri (NO) - Villa Picchetta Tel. 0321.517706 info@parcodelticino.pmn.it www.parcodelticino.pmn.it


BORGOMANERO - Santa Cristina Museo della Civiltà Agricola Locale “Come eravamo”

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stituito nel 1992, il Museo si articola in una galleria, cinque sale espositive, una cantina ed una piccola biblioteca con testi della cultura locale. Il visitatore oltre a conoscere gli attrezzi agricoli, potrà visitare vere ricostruzioni di ambienti contadini. Una grande sala è riservata agli attrezzi degli antichi mestieri; una galleria raccoglie una collezione di foto d’epoca e in una saletta è presente una preziosa raccolta di immagini sacre. Sono state ricostruite anche una cucina, una camera da letto e un’aula scolastica di fine ’800.

Al piano terra si trova una cantina che funge anche da spazio polifunzionale in cui si proiettano filmati e si organizzano incontri. Si realizzano laboratori didattici per le scolaresche: scrittura col pennino, inchiostro e calamaio, panificazione ed esercizi di manualità.

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INFO: MUSEO DELLA CIVILTA’ AGRICOLA LOCALE “COME ERAVAMO” Piazzale della Chiesa - Frazione Santa Cristina di Borgomanero Tel. 0322.804216 - Valsesia Angelo 338.4750929 museo@santacristinanostra.it - www.santacristinanostra.it Apertura: 1a domenica del mese 14.30 - 18.00 . Su prenotazione altri giorni

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BORGOMANERO Mulino di San Marco

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ulino “storico” alimentato dalle acque del torrente Agogna che giungono alle ruote grazie ad un canale artificiale, la roggia Molinara. Situato nel centro della frazione San Marco di Borgomanero, è di proprietà dei fratelli Antonioli che lo acquistarono nel 1919 dai fratelli Giromini di Vergano, ma era dal 1540 che la famiglia lo aveva in affitto. È un impianto di notevole valore architettonico ancora attivabile ma, dal 1996, non più giornalmente in funzione. Disponeva originariamente di

quattro ruote “a secchi”, una delle quali però è andata distrutta. L’ultimo mugnaio vivente della famiglia Antonioli mantiene in ottimo stato tutti i meccanismi di funzionamento e ha cura della roggia Molinara in cui scorre acqua limpida e molti pesciolini vi nuotano. È inoltre disponibile, in accordo con i volontari che si occupano del Museo della Civiltà Contadina di Santa Cristina, ad accogliere gruppi e scolaresche per visitare il mulino, previa prenotazione.

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INFO: MUSEO DELLA CIVILTA’ AGRICOLA LOCALE “COME ERAVAMO” Piazzale della Chiesa - Frazione Santa Cristina di Borgomanero Comune di Bogomanero, tel. 0322.837711 - Museo, tel. 0322.804216 museo@santacristinanostra.it - www.santacristinanostra.it

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BORGOMANERO Torre di Caristo

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a Torre di Caristo, “la Tor” in vernacolo locale, è una realtà che domina la valle del torrente Lirone all’estremo confine sud di Borgomanero con Cressa. E’ situata sulla cima di un colle che permette, in giornate limpide, di perdere lo sguardo fino alla cupola dell’Antonelli a Novara. La Torre di Caristo conserva al suo interno tutte le caratteristiche della cascina a corte chiusa: autosufficiente con un pozzo al centro dei caseggiati e una bellissima chiesetta le cui origini risalirebbero a pochi anni dopo il Mille; il complesso ha in sé

una particolarità: il forno per la cottura del pane. Restaurato nell’autunno del 2004, il forno, che si trova ai piedi della salita che porta nel casale, ancora oggi in maniera saltuaria ed occasionale e solo per le grandi feste, produce “pagnotte” fragranti e deliziose alla vista e al palato. La chiesetta, custodita gelosamente dagli abitanti, ora pochi ma che nel ‘700 raggiungevano le cento unità, è dedicata alla Beatissima Vergine, conosciuta come “la Madonna di Caristo”. Al centro, accanto alla sacrestia realizzata nella seconda metà del 1700, troviamo

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l’affresco della Beata Vergine in Trono, con un Bambino benedicente che regge un globo sormontato dalla Croce. Un libro delle Sacre Scritture è collocato a lato. L’affresco risale alla metà del XV secolo. A lato due dipinti realizzati qualche anno dopo: il primo rappresenta San Francesco d’Assisi con le stigmate e i tre nodi al cordone che reggono il saio; il secondo rappresenterebbe San Bartolomeo, patrono di Borgomanero. Qualche studioso identifica invece in San Bernardo da Chiaravalle, il compagno del “Poverello”, per un motivo molto semplice: porta una “cocolla”, una sopraveste bianca, simbolo della devozione alla Madonna, con un libro e una penna, emblema dei Santi Dottori della Chiesa. All’interno della struttura si trova anche un medaglione che adorna la figura di Dio Padre e nel quale si legge “posuerun me in custodem vineis” dal Libro dei Cantici (1.6) neis “mi posero come custode delle vigne”

a significare il carattere prettamente legato alla terra della chiesetta e degli abitanti del luogo. La nascita di “Caristo” secondo gli storici, risalirebbe al primo Medioevo quando la zona sottostante la collina, denominata San Michele e abitata dai tempi dei longobardi, fu soggetta ad alluvioni e terremoti. I sopravvissuti si spostarono all’ombra di questa torre di guardia, frequentata già dai romani, che regalò alla fine dell’Ottocento una lapide con un frammento di iscrizione “Callistus L” (Callisto liberto). Ad oggi il complesso è ancora abitato da poche persone dedite all’agricoltura. Il 15 agosto si festeggia l’Assunta con un grande banchetto che raccoglie le persone originarie del luogo.

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BRIGA NOVARESE Museo di Cultura Materiale

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l Museo di Cultura Materiale di Briga Novarese è stato istituito il 6 febbraio del 1995 con delibera di Consiglio per ricordare le radici locali e per salvare “in extremis” la storia di Briga. In questa raccolta che si è arricchita soprattutto negli ultimi anni, si può ritrovare quasi tutto l’universo brighese e si possono rivivere le vicende degli abitanti locali di altri tempi, dei quali non rimane più niente se non gli oggetti che questi si erano fabbricati. Sono oggetti di una civiltà contadina di sussistenza, che raccontano la vita quotidiana e

i principali mestieri: il contadino, il calzolaio, il mugnaio, la sarta e il falegname.

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INFO: MUSEO DI CULTURA MATERIALE Piazza Unità d’Italia 2 - Tel. 0322.955731 biblioteca@comune.briga-novarese.no.it www.comune.briga-novarese.no.it Apertura: 1a domenica del mese 10.00 - 12.00

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CARPIGNANO SESIA Torchio Antico

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ll’interno del complesso medievale, in via Castello, si trova la cantina che ospita in un ampio locale il monumentale torchio in legno, detto alla “latina”, che reca la data 1575 incisa sul tronco. L’interesse per quest’opera è motivato dalla rustica bellezza dell’insieme del macchinario e dall’ambiente che lo circonda, o meglio che lo ingloba; l’imponente torchio, come ricordato, è della seconda metà del Cinquecento, ma l’ambiente architettonico del complesso edilizio che lo contiene è quello tipico del XIV-XV secolo: il grande fascino è dovuto al

miracoloso conservarsi della maggior parte delle strutture e degli elementi medioevali. L’edificio che contiene il torchio è una tipica fusione di diverse cellule del ricetto, originariamente a due piani che sono state accorpate in tempi successivi: la parte bassa e interna è più antica e da riferire alla fine del XIV secolo mentre la parte alta, evidentemente sovrapposta in un secondo tempo è probabilmente più recente, come i corpi aggiunti verso est e verso ovest, databili alla metà del secolo XV. Quando nel 1575 si inserì il torchio all’interno dell’edificio si

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demolì il muro a ovest della sua facciata e lo si ricostruì dopo la collocazione della macchina: il padiglione del torchio presenta numerose tracce di questo intervento come l’occlusione di porte e finestre, la demolizione di un solaio e la tecnica muraria del muro ricostruito, in spina di pesce, assai rozza. Il torchio, anche se non costituisce una rarità, è singolare per la sua dimensione - 12 metri di lunghezza complessiva - per la sua purezza costruttiva e per la data di costruzione che lo porta a essere il più antico della provincia di Novara, Verbano e Ossola. Fin dal Medioevo questo strumento era diffusissimo tanto che ogni paese ne contava diversi, allestiti preferibilmente nei ricetti, nei monasteri e a volte anche nei castelli o palazzi signorili.

In genere i torchi di montagna erano bene comune della popolazione del borgo, ma in pianura erano quasi sempre di proprietà privata a volte costruiti da semplici, anche se benestanti, proprietari terrieri: nel castello di Carpignano, nel 1723, vi erano ben sei torchi

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“da olio e da vino” dei quali quattro situati nelle rustiche cantine poste dietro le absidi del San Pietro e probabilmente di proprietà del Priorato. Un torchio di proprietà del monastero di San Pietro viene descritto nella “visita pastorale” del 1618: di questi quattro torchi si è persa ogni traccia. Dei due torchi esistenti nella

parte di ricetto comunitario è rimasto solo quello che oggi si può ammirare negli edifici recentemente acquistati dal Comune: questa grande macchina costituita da una enorme trave orizzontale di olmo sospesa su di un’incastellatura di rovere fu fatta costruire, quasi certamente, da messer Bernardino Ferrari, ricco possidente carpignanese.

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In una copia di un atto notarile, datato 9 settembre 1624, si legge che il torchio e l’immobile che lo conteneva fu donato (non viene precisato l’anno) da Bernardino Ferrari al canonico e dottore in teologia don Gio. Francesco Pinzio. Di Bernardino Ferrari si hanno notizie proprio nell’anno 1575 in quanto risulta essere consi-

gliere ordinario della Credenza: non è azzardato ipotizzare che fu proprio Bernardo Ferrari, in quello stesso anno, a far costruire il gigantesco torchio nella sua cantina in castello. INFO: TORCHIO ANTICO Via Castello Comune di Carpignano Sesia: tel. 0321.824401 amicidelsanpietro@gmail.com amicidelsanpietro.wordpress.com

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CASALBELTRAME Museo Etnografico dell’Attrezzo Agricolo 'L Çivel

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naugurato l’11 novembre 2006, il Museo è composto da un allestimento interattivo di cinque sale nell’antico fienile e da un allestimento scientifico nello spazio dell’erbaia. Il museo interattivo, grazie al racconto del Caminant,, segue le attività durante l’anno contadino: l’inverno, la primavera, l’estate, le marcite, la festa del raccolto, il giorno del San Martino.. L’erbaia, diversamente, mostra l’evoluzione tecnica di alcuni attrezzi (aratro ed erpice) e ospita la sezione dei carri. Tutto è allestito nel Cascinale dei Nobili in uno scenario architettonico magnifico. Per le scuole si organizzano attività didattiche che variano a seconda del grado scolare del bambino. Ogni laboratorio è complemento della visita al Museo e ha la durata di circa un’ora, un’ora e mezza. Sono sviluppati temi legati alla realtà contadina: i carri, lo spaventapasseri, le favole ed i giochi nella cascina. Sono possibili

anche approfondimenti teorici per le scuole secondarie legati allo slow-food e alle cittaslow oppure all’arte ed alla letteratura. Inoltre è stato programmato un nuovo laboratorio sugli aquiloni (con introduzione etnografica).

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Accanto ai laboratori una serie di percorsi per adulti e bambini: “La scienza contadina” (in collaborazione con l’Associazione Ovest Sesia sui percorsi del canale Cavour), “La storia, la preghiera, la tradizione” (in collaborazione con il Comune di San Nazzaro Sesia sulla storia artistica e spirituale nel passato) e “Tra storia e natura” (in collaborazione con il Comune di Landiona sugli aspetti ambientali e le vie d’acqua). Il Museo, inoltre, propone percor-

si integrati con l’Oasi Palude di Casalbeltrame (Parco Naturale Lame del Sesia, tel. 0161.73112, infoparc@lamedelsesia.vc.it) e con la Galleria privata d’arte contemporanea Materima (www.materima.it).

Particolare attenzione è data alla famiglia con i laboratori “Domenica in famiglia”: “Manipolando” (dedicato alla scoperta dei prodotti agricoli attraverso la manipolazione), “La favola nella cascina” (immaginazione e creatività per riscoprire la vita nella campagna), “Il gioco dell’oca” (un vecchio gioco per ridare voce ai saperi di una volta), “C’era una volta il carro” (alla riscoperta di antichi mestieri), laboratori per grandi e piccini. INFO: MUSEO ETNOGRAFICO DELL’ATTREZZO AGRICOLO ‘L ÇIVEL Via Cavour, 4 - Tel. 0321.838375 museo@casalbeltrameonline.it - www.casalbeltrameonline.it Apertura: settembre - aprile sabato - domenica 15.00 - 18.00 maggio - luglio sabato - domenica 15.00 - 19.00

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CAVAGLIO D’AGOGNA Mulino

CAVALLIRIO Casotti della Vigna

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l Mulino di Cavaglio d’Agogna, situato in via Martiri lungo la roggia Molinara di fronte al Municipio, è attribuibile al secolo XVI, infatti il documento più antico in cui è menzionato è un istrumento del 1592, secondo del mese di luglio, in cui si regolano i diritti di acque scolaticce e provenienti dalle parti superiori e dalla roggia del Molino di Cavaglio che era proprietà dei Casella. Nel 1640 i Padri della Compagnia di Gesù di Novara divennero proprietari avendolo in donazione dai fratelli sac. Marco e Francesco Casella fu Filippo, che non avevano eredi, come si evince dall’istrumento del 21 dicembre 1640 rog. Barbuglia. Il Mulino divenne poi

proprietà dei conti Arese. Nel 1928 vennero effettuati dei lavori di ristrutturazione. Il Mulino, alimentato dalla roggia Molinara, è rimasto in funzione fino ad alcuni decenni or sono e veniva utilizzato per la macina del grano della biada e del mais. Attualmente non è più in funzione ed è visibile solo dall’esterno.

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Nel corso dell’ Ottocento cominciarono ad essere edificati quelli che vengono comunemente definiti “cascinotti”, strutture di modeste dimensioni a pianta quadrata o rettangolare, con uno o due locali divisi su due piani. Sorgono generalmente sulla sommità della collina coltivata o addossati al terreno con un ingresso in facciata ed uno retrostante per il piano superiore.

Disseminati ovunque sul territorio collinare, vennero inizialmente utilizzati come ricoveri per gli attrezzi e il fieno, solo successivamente anche come seconda dimora per i contadini che, durante la stagione calda, erano costretti a trascorrere la maggior parte

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della giornata al lavoro nei campi. Una caratteristica importante era il nome che serviva ad indicarne l’appartenenza familiare, il nome del proprietario, il possesso dei vigneti e dei relativi boschi per la paleria e la legna da ardere; in alcuni casi il nome ne indicava una particolare caratteristica come il colore (casin róss) o un simbolo (la mezzaluna o la bottiglia) con valenza magico-religiosa, legata al buon augurio e all’abbondanza dei raccolti. Alcuni casotti erano forniti di una “colombaia”, ne troviamo una a Cavallirio, conosciuta con il nome di passrèra. Vi nidificavano colombacci e rondoni fornendo un prezioso so-

stentamento alla popolazione. A Cavallirio, lungo la strada che conduce alla Torre è possibile incontrare le tre Madonnine e la corona di casòtt: cól dal Perinciòli sormontato da una pietra a forma di palla sul tetto, il casin róss che si stagliava, proprio per il suo colore, sul verde della vegetazione; il casòtt dla butèglia con una grossa bottiglia di granito sul tetto e quello dla stèlla o dla mèzalün-a, contraddistinto da una mezzaluna con la stella centrale in ferro battuto. A Boca, invece, le cà dla vigna erano caratterizzate per la maggior parte dal nome del proprietario: cà dal Zanetta, cà ‘d Cia e così via, mentre esistono ancora i ruderi di quella dei cento scalini (in realtà 253) e cà dal lüv.

INFO: CASOTTI DELLA VIGNA Ente Parco Naturale del Monte Fenera - Frazione Fenera Annunziata di Borgosesia (VC) Tel. 0163.209356 parco.fenera@reteunitaria.piemonte.it - www.parks.it/parco.monte.fenera

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CRESSA Museo Didattico del Baco da Seta

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perto nel 2010, dopo un lavoro di ricerca cominciato due anni prima che ha coinvolto la comunità locale, il Museo è allestito nella vecchia cantina dell’ex municipio. Lo spazio è stato ristrutturato recuperando le volte di mattoni e l’antico pavimento. Ora è allestito un percorso storico-culturale a pannelli esplicativi sulla storia della bachicoltura locale ed un video con le testimonianze ed i racconti della memoria cressese su questa attività. Il Museo è sede di laboratori didattici, rivolti a bambini delle scuole dell’infanzia e delle scuole elementari, organizzati sia

durante l’anno scolastico che durante i centri estivi comunali. La bachicoltura, ovvero l’allevamento domestico del baco da seta (“bigàt”), si diffuse a Cressa sin dalla fine dell’800, tanto da coinvolgere quasi tutte le famiglie del luogo. In località San Giovanni sorgeva un antico punto di raccolta, fulcro della produzione locale destinata ad essere trasportata nel lecchese e nel comasco, per poi essere trasformata in pregiati manufatti di seta. Una storia che ha impresso le proprie tracce nel gonfalone comunale di Cressa (raffigurante l’albero del gelso, delle cui

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FARA NOVARESE Mulino di Piazza

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foglie si ciba proprio il baco), così come nel cinquecentesco stemma del Vescovo di Novara Giovanni Gerolamo Mo-

rone che rappresenta un gelso (significativamente chiamato “Muron” nel dialetto locale, cui rimanda il cognome Morone).

INFO: MUSEO DIDATTICO DEL BACO DA SETA Piazza Matteotti Comune di Cressa: tel. 0322.863610. Visite e Prenotazioni: tel. 0322.836449 www.comune.cressa.no.it - www.vedogiovane.it Apertura: 1a domenica del mese. Su prenotazione visite guidate e laboratori didattici.

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l Mulino di Piazza, così denominato perché posto sulla piazza principale del paese, è un luogo caro ai faresi; esso infatti, insieme all’antico mulino dei Prati, metteva a disposizione le mole per la macinazione del grano che forniva farina per il pane e la polenta o per l’alimentazione degli animali. Una mola da olio invece serviva per estrarre l’olio di colza, di ravizzone, di vinaccioli o di noci, oli che venivano usati sia come condimento, sia per alimentare le lampade, i Lümèt dl’öli. Vi erano poi delle peste da canapa che servivano alla lavorazione appunto della canapa coltivata a quel tempo nel territorio di Fara. Diversi proprietari si sono succeduti nel tempo alla proprietà del Mulino di Piazza e, grazie ad una Relazione di Stima fatta il giorno 31 dicembre 1877, sappiamo che allora risultava così composto: vi era il locale contenente tre macine a modello antico e pista per brillare il riso, una cucina e due stalle, tre camere superiori,

il locale della molazza (apparecchio fatto di due mole ad asse orizzontale, rotolanti entro una vasca per macinare) e un casso da terra unito. Nel Novecento l’antico Mulino ha visto una serie di interventi, alcuni demolitivi, altri ristrutturativi, fino a che nel 1997 il Comune di Fara Novarese procedette al suo acquisto e nel 2004 lo ha concesso in uso alla Società Operaia-Agricola di Mutuo Soccorso (S.O.M.S.) Dopo essere stato recentemente restaurato, è divenuto una vetrina dei prodotti tipici locali ed un punto di informazioni turistiche per la promozione del paese e del territorio. INFO: MULINO DI PIAZZA Via Cesare Battisti, 2 Comune di Fara Novarese, tel. 0321.829261 segreteria@comune.faranovarese.no.it S.O.M.S., tel. 339.4448115 - somsfara@libero.it

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GATTICO

LANDIONA

Mulino di Maggiate Superiore

Mulini

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ituato in via Molinetto, in un tranquillo angolo di campagna raggiungibile percorrendo un breve tratto di strada sterrata, il Mulino risale al XVII secolo ed è di proprietà della famiglia Agazzini fin dagli ultimi decenni dell’Ottocento. Venne acquistato dal nonno dell’attuale proprietario, signor Agostino, un “giovanotto” di 88 anni; egli, con competenza e passione, lo mantiene in atti-

vità anche se solo per qualche giorno alla settimana. La struttura è ben conservata e dispone attualmente di una ruota in ferro risalente al 1906 che viene fatta girare dalle acque del torrente Geola. Fino ai primi del Novecento vi era una seconda ruota. Il Mulino è visitabile contattando direttamente il signor Agazzini.

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INFO: MULINO DI MAGGIATE SUPERIORE Sig. Agazzini, tel. 0322.838783

ggi a Landiona esistono ancora due mulini di cui uno ben conservato grazie ad una azione di recupero ambientale e di valorizzazione architettonica inserita in un progetto agrituristico; è sulla roggia Molinara ed è denominato il Mulino della Villa. Il secondo fa parte di un complesso aggregato alla Cascina Baraggiola; è visibile esternamente l’antica ruo-

ta ma non è più funzionante. Il primo è sicuramente un edificio che testimonia la presenza di questo centro abitato in tempi remoti e posto a pochi metri dalla sponda est del fiume Sesia. Oggi il Mulino conserva ancora il “nervile” e i “radiggi” originali, tutta la struttura tecnica di supporto alle macine che oltre ad essere perfettamente visibile è anche funzionante. All’esterno si presenta con due

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OLEGGIO Museo Civico Etnografico “C.G. Fanchini”

ruote in ferro perfettamente funzionanti, una, la più grossa è decisamente la più imponente della provincia di Novara. Impressionante è lo spostamento d’acqua durante il movimento; la sera lo spettacolo è anche maggiore: le luci ed il gioco d’acqua creano una condizione di intesa bellissima. All’interno gli ingranaggi in ferro supportati dal bronzo e dai denti in legno bagnati dal rigagnolo interno per evitare il surriscaldamento, fanno da supporto alle piastre molitorie un tempo usate per macinare il grano ed il mais, ed oggi ancora funzionanti. In una pergamena del 26 giugno 1420 si parla specificatamente del Mulino e della roggia Molinara che presumibilmente risale al 1280, periodo in cui si ha certezza della presenza

della roggia della Biandrina. È possibile visitare anche la sala didattica nel corpo centrale dell’agriturismo, dove sono esposte le mappe storiche del paese, della roggia Molinara e gli statini che riportarono il tipo di attività agricola presente a Landiona dal 1800 alla metà del 1900. Su prenotazione possono essere accolti nuclei familiari e scolaresche, è possibile, inoltre, organizzare manifestazioni ed eventi e fare delle escursioni guidate nei boschi del fiume Sesia.

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INFO: MULINI DI LANDIONA Tel. 0321.828123; 340.3844705

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l Museo Civico Archeologico Etnografico “C. G. Fanchini” ospitato nel prestigioso palazzo dell’Ex Asilo Infantile e già convento dei Frati Minori Riformati di San Rocco, istituito nel 1974 e dedicato al suo fondatore, si articola in due sezioni: quella etnografica e quella archeologica. La sezione etnografica suddivisa in più di quaranta sale, presenta una vasta collezione che attraverso la rassegna dei mestieri (la bottega del Carradore, la sala dell’Artigianato, il salone dell’Abbigliamento e altre sale espositive) ripercorre gli aspetti salienti della vita di

fine XIX – inizio XX secolo. Completano il percorso le ricostruzioni degli ambienti domestici (la cucina contadina, la camera da letto, il salotto buono, l’aula scolastica ecc.) che permettono al visitatore di vivere un affascinante viaggio nel tempo. I ritratti dei benefattori degli enti di carità oleggesi costituiscono un importante nucleo della quadreria. La sezione archeologica ospita i reperti rinvenuti a Pombia e ad Oleggio. Fra i reperti risalenti all’età golasecchiana (VIIV secolo a.C.) e provenienti da Pombia si possono ammirare, tra gli altri, il bicchiere della birra

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PRATO SESIA Cascina La Granda

e una preziosa collana in ambra. La necropoli di Oleggio-Loreto con reperti databili dal II secolo a.C. al IV sec. d. C., documenta la presenza dei Vertamocori, un nucleo di origine celtica e la ro-

manizzazione del territorio, con i preziosi corredi dei guerrieri. Numerose le pubblicazioni, i laboratori didattici e i percorsi di visite guidate previsti a supporto dei visitatori e delle scolaresche.

INFO: MUSEO CIVICO ETNOGRAFICO “C.G.FANCHINI” Vicolo Chiesa 1 - Tel. 0321.91429 museocivico@comune.oleggio.no.it - www.comune.oleggio.no.it Apertura: lunedi - venerdì 9.00 - 12.00 / sabato 15.30 - 18.30 (tranne ultimo sabato del mese) Ultima domenica del mese 15.30 - 18.30

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ituata sul confine tra il comune di Prato Sesia ed il comune di Grignasco, in prossimità della strada che da Novara conduce in Valsesia, la cascina è un complesso rurale a corte chiusa di antiche origini, già segnalata in un documento del 1671 insieme ad altre cascine pratesi. Negli anni Ottanta del secolo scorso la cascina venne abbandonata e lasciata decadere, essendo venuto a mancare l’interesse economico legato alle attività agricole. Oggi la Granda ha però ripreso vita grazie ad un attento lavoro di conservazione e restauro e, pur avendo subito nel corso

degli anni alcune modifiche strutturali, se ne è preservato l’aspetto originario sia nei volumi che negli spazi che nei colori, mantenendo intatta la fisionomia di cascina rurale. Sono quindi ancora leggibili gli ambienti di un tempo che oggi ospitano una vasta esposizione di arredi antichi e ben si integrano con l’antica stalla, i fienili, la casa colonica con gli originali pavimenti in cotto, i camini, le volte a botte e a cassettoni. INFO: CASCINA LA GRANDA Via Valsesia, 10 - Tel. e fax 0163.852756 info@lagranda.biz - www.lagranda.biz Apertura: martedì - sabato 10.00 - 19.00 Domenica su appuntamento

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ROMAGNANO SESIA Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia

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l Museo Storico Etnografico è stato fondato nel 1973, con un primo allestimento in uno stabile di via Torre, per iniziativa di Maria Adriana Prolo, già fondatrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino, di Fernanda Renolfi, Carlo Dionisotti e di un gruppo di studiosi appassionati delle tradizioni, costumi e cultura locale e del territorio. L’iniziativa ha preso origine dall’opportunità di raccogliere, conservare ed esporre testimonianze della cultura materiale legate alla vita rurale, alle relazioni sociali, alle attività artigianali e manifatturiere, e rappresenta per Romagnano Sesia e il territorio una risorsa fondamentale nell’ambito della tutela dei beni culturali,

divenendo il luogo di conservazione della “cultura materiale”. Il Museo merita considerazione e un’approfondita visita, per la ricchezza degli oggetti esposti, la dovizia di particolarità e la cura con la quale è stato allestito; ed anche per le caratteristiche dell’attuale sede, stabilita nell’anno 2006: l’ala orientale di Villa Caccia. Il complesso di Villa Caccia è stato edificato negli anni 1842-1848 dall’architetto Alessandro Antonelli, ed è già adibito all’attività vitivinicola e alla “Premiata Fattoria Vinicola dei conti Caccia”. Percorrere le vaste sale del Museo è affascinante, per la qualità degli oggetti esposti e per l’insegnamento che da essi deriva con

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testimonianze che si riallacciano alla civiltà contadina. Si inizia dalla sezione vitivinicola a ricordare l’antichissima vocazione di Romagnano e del territorio collinare, attraverso anfore del II secolo d.C., l’imponente torchio “a leva pressante” per la spremitura dell’uva e l’olio di noci e moltissimi attrezzi utilizzati per secoli. Altri pezzi unici delle collezioni esposte sono l’orologio meccanico del Seicento, tuttora funzionante, dell’antica torre campanaria dell’Abbaziale di San Silano e una interessante macchina idraulica del 1842 dei pompieri del Borgo di Romagnano. Nella cantina dei conti è allestito un percorso sulla produzione e sulla maturazione del vino, elemento portante dell’economia agricola delle colline novaresi: sgrappolatrici, botti, tini e tappatrici di bottiglie. Di particolare in-

teresse una bottiglia del 1866 con vino prodotto proprio in Villa Caccia, a sottolineare il legame tra l’edificio e le sue funzioni per la civiltà contadina, oltre ad attrezzature varie comprese quelle per la produzione della grappa. Proseguendo nella visita si trovano le botteghe e le attrezzature di artigiani, ambientazioni tipiche della vita quotidiana, sociale e familiare: dall’osteria alla cucina, dalla camera da letto alla scuola; sezioni dedicate ai lavori femminili, al cucito e al ricamo; un telaio a mano per tessere lana e canapa, abiti sia contadini che borghesi di fine Ottocento - primi Novecento. Altre sezioni si riferiscono ai primi insediamenti industriali di Romagnano (carta e lana), antiche istituzioni tuttora presenti. Al piano superiore si accede alle sezioni dedicate ai fondatori che

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propongono una lettura della storia del Museo attraverso un innovativo sistema multimediale. Quindi un’ampia sezione dedicata ai giocattoli d’epoca è proposta in un contesto nuovo e stimolante, che consente l’incontro con l’attività ludica dei primi decenni del secolo scorso. Contribuiscono, alla descrizione e alla valorizzazione degli oggetti esposti, sfondi fotografici illustrativi, quadri d’ambiente ed un innovativo sistema di illuminazione. Un Museo al centro di una operazione dinamica, tesa a valorizzare le risorse ambientali e culturali del territorio, anche in un’ottica di sviluppo del settore turistico e dell’impresa culturale.

SUNO Mini Museo degli Attrezzi Agricoli

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INFO: MUSEO STORICO ETNOGRAFICO DELLA BASSA VALSESIA Villa Caccia, viale Antonelli, 3 - Tel. e fax 0163.827237 info@museostoricoromagnano.it - www.museostoricoromagnano.it Apertura: sabato e domenica 14.30 - 18.30 . Gli altri giorni su prenotazione

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vendo in progetto il mantenimento e la conservazione di tutti gli attrezzi del Mini Museo, chiedo che codesta Amministrazione, nell’approvare il bilancio di previsione per l’anno 1982, preveda un congruo contributo per detto progetto in quanto questa opera è rivolta a favore di tutta la popolazione di Suno nell’intento di salvare e conservare per le future generazioni un patrimonio che purtroppo è in via d’estinzione. Così Maurizio Andorno si rivolgeva nel 1981 all’Amministrazione di Suno, in uno dei documenti d’archivio conservati presso il “Mini Museo degli Attrezzi Agricoli”. Il merito dell’attività di ricerca e raccolta di attrezzi agricoli o, comunque, appartenuti alla vecchia Suno è di

Maurizio Andorno che, con abilità da certosino, ha raccolto negli anni, assieme a volontari e alla moglie, numerosissimi pezzi d’antiquariato alcuni dei quali veramente meritevoli d’attenzione tant’è che, dopo pochi anni dall’inaugurazione avvenuta ufficialmente il 20 settembre 1981, la collezione, di circa 850 pezzi, si è arricchita notevolmente arrivando a sfiorare attualmente le 2000 unità. Il Mini Museo è ospitato in un padiglione a fianco del ristorante, luogo di raccolta e conservazione della cultura materiale locale: gli attrezzi agricoli, gli strumenti del cantiniere, del cestaio e del fabbro, le suppellettili, i poveri arredi e molti altri, tutti elementi destinati a finire nel dimenticatoio.

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Al 1° luglio 1984 risale l’inaugurazione del Monumento al Contadino posizionato in adiacenza del Museo: una statua in rame, opera di Francesco Barbaglia di Borgomanero che rappresenta un contadino nell’atto di affilare la falce fienaia. Il Mini Museo degli attrezzi agricoli, recentemente sottoposto ad opera

di riallestimento e catalogazione, è oggetto di visite da parte di turisti che, attraverso questa realtà, possono comprendere l’evoluzione storica di un piccolo centro agricolo come Suno ma, soprattutto, il Museo vuole valorizzare l’antico mestiere del contadino che, oggi, si è modificato radicalmente.

TORNACO Museo Etnografico della Bassa Novarese

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INFO: MINI MUSEO DEGLI ATTREZZI AGRICOLI Via Mottoscarone, 55 - Tel. 0322.85356 info@albergoilmotto.it - www.albergoilmotto.it Comune di Suno: tel. 0322.885511 Apertura: visitabile su prenotazione o liberamente

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stituito nel mese di settembre dell’anno 2005, il Museo ha sede nella storica Villa Marzoni che già dai primi anni Novanta ha ospitato rassegne culturali. Ha un’esposizione permanente nel portico del cortile di accesso alla Villa e si sviluppa in otto sale, dove sono esposti oggetti e fotografie che raccontano il mondo della civiltà contadina e i valori che l’hanno contraddistinta. Entrare nel Museo è come tuffarsi in quel mondo che il film “Riso amaro” ha così bene raccontato. Infatti la risaia e il suo ambiente hanno contraddistinto nei secoli l’identità di

questo territorio. Si ritrova la durezza e la fatica del lavoro, soprattutto quello femminile che nelle mondariso ha raggiunto l’acme; si valorizza il focolare domestico e la religiosità popolare che lo sosteneva. L’evoluzione del Museo sta suggerendo di ampliare i temi trattati aprendo una nuova sezione che racconti i terribili anni della seconda guerra mondiale. La generazione che ha vissuto quegli eventi ha la possibilità di far memoria e tramandare alle nuove generazioni quel periodo storico tanto difficile quanto drammatico. Il Museo è l’asse portante di

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un’importante manifestazione culturale a carattere nazionale denominata “Cantieri d’arte” che si propone di sviluppare negli anni l’idea di una cultura che incontri le persone per coinvolgerle nei sentimenti e nei valori, dove ciascuno possa apprezzare la capacità dell’uomo ma anche riflettere

sul creato e le creature e sui rapporti che vi intercorrono. Il recente trasferimento della Biblioteca Comunale nella Villa consentirà di organizzare corsi, laboratori e attività didattiche che coinvolgeranno l’intero territorio con uno sguardo attento alle nuove generazioni e alla sinergia con le scuole.

INFO: MUSEO ETNOGRAFICO DELLA BASSA NOVARESE Villa Marzoni, via San Carlo, 14 - Tel. 0321.846118 tornaco@ruparpiemonte.it - www.comune.tornaco.no.it Apertura: orario invernale - martedì, giovedì e sabato 15.00 - 17.00 orario estivo - martedì e giovedì 9.00 - 12.00 Tutti gli altri giorni su richiesta

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Per informazioni: Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale della Provincia di Novara Tel. 0321.394059 Fax 0321.631063 e-mail: info@turismonovara.it - www.turismonovara.it

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