TuttoBallo20- September 2020 - EnjoyArt

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TuttoBallo20 september 2020

LIUDMILA KONOVALOVA Wiener Staatsoper

FREEPRESS ON LINE non registrata DIRETTA DA FABRIZIO SILVESTRI - SEGRETERIA DI REDAZIONE PINA DELLE SITE - TUTTOBALLO20@GMAIL.COM - edizione "Stefano Francia EnjoyArt"


TuttoBallo20 - August 2020 In copertina :Liudmila Konovalova - Étoile Winer Staatsoper

TuttoBallo20 - September 2020. Editore "Stefano Francia" EnjoyArt Direttore - Fabrizio Silvestri Vice direttore - Eugenia Galimi Segretaria di redazione - Pina delle Site Redazione - Marina Fabriani Querzè hanno collaborato: Ernesto Biagetti, Maria Luisa Bossone, Elena Botti, Marco Calogero, Antonio Desiderio Artist Management, Giovanni Fenu, Mauri Menga, Gianluca Nardulli Walter Garibaldi, Giovanni Battista Gangemi, Lara Gatto, Danilo Piccini. Foto: Danilo Piccini, Luca Bartolo, NYC DANCE PROJECT, Gennaro Guida., Veronica Napoleoni. Foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine sociale dei protagonisti. Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941.

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Contro Copertina La contro copertina di Settembre dedicata a due giovani artisti.

è

Veronica Napoleoni, fotografa, che ha realizzato lo scatto della contro copertina. (www.veronicanapoleoni.com). Saverio Santangelo, (ritratto nella foto) Giovane ventenne siciliano, danzatore, attore di musical.

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TUTTOBALLO20|SEPTEMBER20

EDITORIALE Fabrizio Silvestri direttore responsabile

Settembre è un mese dove tutto si rimette in moto. E’ il mese dei progetti e dei buoni propositi. L’importante, però, è che i buoni propositi si trasformino in azioni. Agli obiettivi fissati in vacanza, devono seguire le azioni, altrimenti restano sogni. Allora qual è il modo giusto di affrontare questo mese? Questo è il mese delle sfide con se stessi. Settembre è il mese delle nuove opportunità… Tu sei pronto a guidare la macchina della vita per raggiungere i tuoi obiettivi? La cosa migliore della fine di qualcosa (come la fine dell'estate), è un nuovo inizio. Fare tabula rasa, ricominciare, cambiare stagione e ruolo fa bene a tutti. E settembre potrebbe essere il mese dell'opportunità per migliorare se stessi e fare qualcosa per gli altri. Per raggiungere gli obiettivi bisogna rispettare alcune regole: Pensa positivo e sarai più felice I pensieri positivi sono una garanzia di felicità. Tutto ciò che pensi quasi sempre accade. Il cervello è un trasmettitore di emozioni. Il pensiero positivo produce endorfine, trasmettitori di energia vitale, da cui dipende il nostro umore, il sentirci bene o male. Attivando le endorfine riusciamo a ridurre stati emotivi negativi, producendo sensazioni di sollievo e benessere. Come svilupparle? Con il pensiero positivo, con la respirazione giusta, yoga e meditazione. Quindi, trovando il lato positivo in tutto quello che facciamo o sta per accadere, ritorna il buon umore. Un trucco per stare bene e cambiare modulazione del pensiero? Pensa a cosa divertenti, anche se ridi da solo, chi se ne frega… Guarda un film comico, oppure pensa che a breve potrai indossare di nuovo gli stivali che ti piacciono tanto. Sii sinceramente felice che torna settembre e trasmetti questa allegria a tutti… Non ti lamentare! Sapevi che ci lamentiamo in media 20 volte al giorno? (E generalmente senza motivi gravi...) Lamentarsi è come stare sulla sedia a dondolo, ti muovi ma non ti porta da nessuna parte. Più ti lamenti più darai importanza alla cosa che ti dà fastidio. Relativizza l'importanza delle cose facendoti la grande domanda: è davvero così grave da dargli tanta importanza? I cinesi dicono: Hai un problema e puoi risolverlo?… Perché ti preoccupi. Hai un problema e non puoi risolverlo?... Perché ti preoccupi. Saluta la pigrizia E’ finito il tempo della siesta. Togli il sombrero e inizia a muoverti. Sveglia presto la mattina, abbandona il malumore, programma la giornata con il sorriso. Piccolo trucchetto per superare la pigrizia. Tecnica del countdown spaziale … Quante volte in tv hai visto la partenza di un shuttle? Cosa fanno prima di lanciarlo nello spazio? Contano a rovescio 5, 4, 3, 2, 1, vai..alla fine del count down la navetta viene lanciata nello spazio … Ora, immagina anche tu di essere uno shuttle da lanciare ogni volta che devi fare qualcosa … Non rimandare più. Per ogni cosa che devi fare conta da 5 a zero e vedrai che al cervello darai la spinta giusta per fare quella cosa. Come alzarsi dal letto e non spegnere per 10 volte la sveglia … A proposito della sveglia, mettila distante dal letto, vedrai che quando suona sei obbligato ad alzarti … Io l’ho messa in bagno. E sai perché? Perché quando metti i piedi fuori dal letto, il corpo si sveglia automaticamente … Programma le tue giornate Rientrare a lavoro dopo un periodo di riposto, equivale a stressarsi ancora: leggere le e-mail, smaltire il lavoro accumulato, rimettere in ordine la casa, affrontare i problemi quotidiani e così via.. Per superare tutto in maniera allegra e brillante, prendi un quaderno, agenda o taccuino e scrivi le cose da fare nella giornata suddividendole in: cose da fare immediatamente, cose da fare in un secondo momento, cosa superflue, e cose che puoi delegare … Una volta stabilita la priorità delle cose da fare, inizi con una visione completa della giornata e sei anche contenta di fare le cose che hai stabilito tu e che nessuno ti ha imposto di fare … Fare Pulizie È dimostrato che pulire i luoghi in cui passiamo molto tempo ha effetti benefici per la salute mentale, quindi fai il primo passo mettendo a posto le tue cose in camera, in casa e in ufficio … Ascolta una bella playlist ballabile … balla mentre ascolti la musica, fai diventare il tuo cervello distributore automatico di endorfine e vedrai che il buon umore arriva …


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ATTUALITÁ BALLO

FISCO E BALLO

Anthony Mmesoma Madu La storia di un ballerino nigeriano Dopo una esibizione in mezzo al fango il giovane ballerino nigeriano ottiene una borsa di studio con l'American Ballet Theatre negli Stati Uniti. Dimostrando alla sua comunità che tutto è possibile.

di Giovanni Fenu

In questo periodo storico che stiamo vivendo, fatto di giornate concitate, di allarmi quotidiani sulla pandemia che minano le nostre fragili certezze quotidiane che inamovibili ritenevamo fino a qualche mese fa, la storia che proviene dalla Nigeria è come un raggio di luce nel buio tunnel che stiamo attraversando. Una goccia di speranza nel mare, agitato, del vivere quotidiano, un appiglio a cui aggrapparsi per tentare di risollevarsi fino quasi a toccare il cielo; tutto questo grazie alla fanciullesca leggiadria di un giovane ballerino nigeriano, Anthony Mmesoma che, con la sua performance ballerina sotto la pioggia, a piedi nudi nel fango, ripresa in un video che ha ben presto spopolato su YouTube, non solo ha commosso milioni di utenti nel mondo, ma ci ricorda anche come l’arte tersicorea può, con la sua leggerezza, esprimere al meglio il concetto di “sogno”. Il dodicenne Mmesoma, allievo della sede nigeriana “Leap of Dance Academy”, la quale intende raggiungere il miglioramento personale soprattutto attraverso il ballo, con la sua danza naturale, a piedi nudi nel fango con sullo sfondo le povere capanne del suo villaggio, ci ricorda – per citare Trilussa – che “tutto sommato la felicità è una piccola cosa”, anche – e soprattutto – una spontanea danza sotto la pioggia, in un povero, ricco villaggio della Nigeria. Il gesto di Mmesoma, che a me, spero di non essere impertinente, ricorda, per la sua spontaneità e leggiadria, la celebre danza sotto la pioggia di Gene Kelly in Singin’ in the Rain (1952), non è passato inosservato e ha destato l’attenzione di diversi “addetti ai lavori”. In particolare quella dell’ex ballerina nigeriana Fade Ogunro che, impressionata dalla grazia e dal talento di Anthony, non ha esitato a contattare la scuola di danza dove si allena il giovane, per garantire a lui e ad altri talenti nigeriani dell’arte tersicorea una borsa di studio che consentirà loro di studiare seriamente la danza classica almeno fino al compimento della maggiore età. Il genuino gesto di Anthony, a noi occidentali, soprattutto in questo momento così incerto e nebuloso, deve servire da sprone, da monito a non arrendersi, ad andare avanti con rinnovata speranza e fiducia. In fin dei conti tutti noi, così come il giovane danzatore africano, abbiamo quotidianamente il nostro “fango” sotto i piedi – chiamatelo come volete, che siano problemi economici, personali, esistenziali e quant’altro – che tenta di trattenerci a terra; e proprio in questi momenti, come ci insegna Anthony, che bisogna riscoprire tutta la nostra forza, la nostra fanciullesca leggiadria per librarci, come tanti ballerini, verso quel cielo che, se oggi è plumbeo, domani vedrà risplendere un meraviglioso arcobaleno. Parafrasando una celebre frase presente ne L’Idiota di Fiodor Dostoevskij, possiamo affermare che: “la bellezza (e la danza, nda) salverà il mondo”.


C BALLO F IOSMCP OE L EA NBN AI LEL O

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La "Regina della danza" Carla Fracci il 20 agosto è stata festaggiata per i suoi 84 anni a Nepi, al Festival Internazionale della Danza e delle Danze diventando cittadina onoraria. Nella foto e tra le braccia dei ballerini: Giuseppe Picone Maurizio Nardi, Marlon Dino, Friedman Vogel, Oscar Chacon , Alexander Diablo, Ioaquin de la Luz. Fotografia storica e unica scattata nel 2013 dal maestro fotografo Alessio Buccafusca. Auguri!!!

Il 25 agosto la "Fatina della Tv" Maria Giovanna Elmi ha festeggiato nella sua Tarvisio i suoi primi 80 anni. Annunciatrice, cantante di canzoni per bambini, conduttrice, Maria Giovanna Elmi è considerata il volto solare ed elegante di una televisione garbata. foto di Danilo Piccini. Auguri!


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ESPEN SALBERG

IL GURU DELLA DANZA SI RACCONTA EspenSalberg (Oslo 28/3/1952, Ariete), già campione di latin dance, icona della danza internazionale, è diventato il coach di ballo più ricercato nel settore danza di coppia e non solo. Attualmente è uno stilista di moda affermato nel 2004 crea l’abito viola di Paulina (Jennifer Lopez) protagonista del film “ShallWe Dance”. Tra un impegno e l’altro, mentre gira il mondo, siamo riusciti a fargli qualche domanda su danza e moda… di Pina Delle Site


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TuttoBallo20 Ciao Espen, dopo aver vissuto in ogni angolo della terra, attualmente, dove vivi? Io e il mio compagno Issy viviamo a Tokio. Quattro anni fa ci siamo trasferiti da Bali, Indonesia. Tu hai iniziato a ballare quando avevi 10 anni, come ti sei avvicinato alla danza? A 8 anni ho visto in televisione in Norvegia un team match di 10 balli tra Scandinavia e Inghilterra, e durante la pausa ci fu una gara di Team Macht Junior, quando ho visto ballare quei bambini mi sono innamorato immediatamente della danza. Dopo un pò ho iniziato a studiare danze di coppia in una scuola locale e da quel momento non ho più smesso… Tu hai ballato, Standard, Latino Americani, 10 Balli (titolato mondiale amatore e professionista). Cosa ti portò a scegliere definitivamente le Danze Latino Americane? Ho iniziato a ballare 10 balli perché quando si è bambini ti insegnano tutti e due, giustamente. A 10 anni ho iniziato a fare le gare vincendo vari titoli, europei, Mondiali. Quando ballavo con Kirsten il migliore risultato era sempre nei latino americani, così abbiamo scelto definitivamente quello stile, anche perché sono stato sempre attratto da dalle musiche latine. In rapporto ad oggi cosa ti manca della danza degli anni 70/80? In quegli anni, tutto sembrava più semplice. Avevamo un solo maestro, oggi le coppie ne hanno 8, 10. Io mi sentivo guidato, protetto dal mio insegnante. Abbiamo vissuto un ballo sano dove si pensava solo a ballare, migliorarsi e avere personalità. Oggi un ruolo importante lo gioca anche la “politica”. Il ballo di oggi qualitativamente è altissimo, quello che noto nelle coppie moderne è la mancanza di identità. I ballerini oggi sembrano tutti uguali, pochi danzano il proprio stile. Mancano di personalità. Tu oggi sei il modello al quale molti ballerini si ispirarono per diventare una star nella danza. E Espen Salber a chi si è ispirato? Quali erano i tuoi modelli quando ballavi? Ti ringrazio, mi fa piacere sapere che sono un modello, una guida per loro. Quando ballavo io, i modelli erano i campioni come Peter Eggleton e Brand Winslade, i pluricampioni Bille Bobbie Irvine. Nomi che non pronunciano i giovani di oggi, eppure sono loro che hanno fatto la storia del ballo. Tu oggi sei un coach, coreografo affermato. La tue coreografie si distinguono da quelle dei tuoi colleghi soprattutto per la contaminazione tra i generi che tu hai introdotto. Come si crea una coreografia? Io provo sempre a essere me stesso. Anche quando avevo 16, 17 anni curavo io le mie coreografie. Quando ero competitore, io creavo le nostre coreografie, cercavo sempre di essere originale, e non avevo mai paura di non essere in linea con gli altri, anzi, volevo proprio creare il mio trend, il mio stile. Forse, questo è stato il modo migliore per cercare ispirazione. Quando crei una coreografia nel ballo, si cercano le giuste atmosfere; ascolto la musica latino americana e mi lascio trasportare dal ritmo, cercando di immaginare come i corpi dell’uomo e della donna possano ballare insieme, quale emozione sentano e quale debbano trasmettere al pubblico. Il corpo deve seguire il ritmo, mettere in gioco il carattere di quel ballo. Tutto questo produce ispirazione. Non esiste una ricetta giusta per fare una bella coreografia. Io ascolto la musica che scelgo o la coppia ha scelto, poi chiedo o mi domando perché l’ho scelta, e quale messaggio voglio veicolare. Poi studio la coppia, i protagonisti, le loro capacità, il loro potenziale. Entro nel loro territorio per capire se sono a loro agio e sono disposti ad imparare nuovi passi. C’è differenza tra coreografie da gara e quelle per uno show. Nel primo caso si guarda prima la tecnica, la personalità e poi si inizia a studiare i passi da eseguire in gare. Mentre nello show prediligo più lo spettacolo, la contaminazione di generi e stili. Ogni coreografia deve avere un forte appeal, che emozioni e catturi l’attenzione del pubblico. Mi piace coreografare, mi piace lavorare in team. La danza è arte e business, per questo bisogna sempre offrire una performance di alta qualità. Musica e mood sono assolutamente, per me, elementi importanti per creare una coreografia avvincente.

Espen Salberg e suo marito Issy nel giorno delle nozze, celebrate nel 2018 in Italia.


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PERSONAGGI

E BALLO

FISCO E BALLO

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Quando tu ballavi, c’era una sola federazione che organizzava i campionati, il vincitore era l’unico campione al mondo. Oggi, invece, con le varie federazioni che organizzano gare, campionati, ci sono due o tre campioni del mondo che rivendicano il titolo. Secondo te, tutto questo sta svalutando la danza? Il mondo del ballo si è sviluppato molto, rispetto a quando ballavo, oggi ci sono molte più coppie e credo per questo sia giusto offrire una scelta più ampia. D’altro canto, però bisogna anche dire che ogni federazione ha il proprio campione. E in giro per il mondo ci sono due, tre campioni del mondo. Questo, a mio avviso, abbassa il valore dei titoli vinti. Un titolo di oggi ha meno appeal per lo showbiz danza, rispetto a ieri, quando una sola coppia all’anno era campione. Secondo me, una coppia si può definire tale quando riesce a conquistare tutto il mondo per la sua bravura e poco importa a quale federazione appartiene. In teoria la tecnica, il carisma, l’appeal fanno di una coppia i campioni. Dico questo perché molte federazioni pensano che per diventare campione bisogna avere altre caratteristiche, penalizzando così un pò la tecnica. Se le federazioni promuovono ballerini che hanno tecnica scadente, tale concezione svaluta la danza… Dopo qualche anno dal tuo debutto, avvenuto nel 1973, tu lasci la Norvegia, per diventare cittadino del mondo. In tutti i traslochi che hai fatto (Londra, Roma, Bhali, Tokyo), Espen cosa cercava? Sono diventato cittadino del mondo perché volevo crescere, imparare da chi ne sapeva più di me… Nel 1973, io e Kirsten, ci siamo trasferititi a Londra perché volevamo entrare a pieno titolo nel circuito internazionale della danza, dal momento che nessun norvegese prima di noi era diventato campione mondiale. Noi ci siamo riusciti… Abbiamo vinto il titolo nazionale inglese e poi il titolo mondiale amatori Latini; quando siamo tornati in Norvegia abbiamo aperto la scuola di ballo. Poi siamo tornati in Inghilterra, nel 1979, abbiamo ballato come professionisti Latini fino al 1985, anno in cui abbiamo vinto proprio il Campionato Professionisti Latini. Da lì abbiamo iniziato a girare il mondo con lo show Latin Fantasy con Alan e Hazel Fletcher. In quello show ho imparato tanto, come coreografo e come stilista di abiti da ballo. Quando, nel 1993 ho deciso di smettere di ballare per dedicarmi di più sul mio sogno di diventare stilista, mi trasferisco a Roma dove inizio a studiare moda, poi nel 2007 mi trasferisco a Bali...

Oxana Lebedew e Espen Salberg

Ci racconti come ti sei avvicinato alla moda e come mai hai deciso di venire a vivere a Roma? Avevo 40 anni, come ti raccontavo prima, decisi di smettere di ballare per realizzare il mio sogno, quello di studiare moda… Mi trasferii a Roma per farlo. Mi iscrissi all’Accademia Europea di Moda di Franco Reale. Li è iniziato tutto. Mi ricordo che andavo tre giorni a settimana a scuola a San Lorenzo in Lucina, il resto dei giorni li passavo a studiare e insegnare. Una volta terminata la scuola, ho aperto il primo atelier di moda con Daniele Leonardi di Terni, come me, amico di Stefano Francia, poi con De Paolis e con varie ditte di produzione italiane fino al 2007, anno in cui sono andato a vivere a Bali anche per una situazione di salute, dovevo prendermi cura di me e prendermi un po' di pausa. Bali, invece, mi ha dato una forte opportunità, creando il mio brand “Firmato EspenSalberg”. Quando crei una collezione a cosa ti ispiri? L’ispirazione può arrivare da un profumo, da un colore, da un tessuto, da una donna stessa. Per me è importante rendere la donna, elegante e sensuale. Inizio sempre dalla visione di una silhouette e poi arriva il tema della collezione. Come l’ultima collezione, Profumo di Donna. Donna elegante, e sensuale, ricoperta di pizzo nero trasparente. Il tuo colore preferito? Il mio colore preferito è il nero. Ricordo che quando facevo il parrucchiere lessi in qualche rivista che i colori fondamentali della mo sono Nero, Bianco e Rosso. Quei colori li usavo anche per le clienti che ballavano e dovevano decidere il colore dei capelli; all’epoca, anche se azzardato, era importante farsi notare in pista, sono colori che in pista fanno ancora effetto. Oltre a questi tre colori base mi piace color champagne, color nudo nel tono giusto, verde smeraldo, pinkcerries, viola.

Carolyn Smith

Coco Chanel diceva: “Se una donna è malvestita si nota l’abito. Se è vestita impeccabilmente si nota la donna”, cosa rende unica una donna per “Firmato EspenSalberg”? La donna “Firmato EspenSalberg” è una donna unica, sensuale, elegante, fuori dagli schemi convenzionali. Amo molto curare la silhouette. Per il 95% lavoro su tessuti elasticizzati, perché è molto importante che l’abito sia comodo e questo rende la donna felice. Quali consigli puoi dare alle giovani ballerine per creare e tenere alto il loro personal brand, la loro immagine? Quando si parla di Personal brand è difficile dare consigli, soprattutto ai giovani di oggi che sono cresciuti con internet, e vanno alla ricerca del proprio stile copiando a destra e a sinistra, guardando su youtube i loro idoli. Per aiutarli veramente, bisogna assecondare la loro indole, cercando di tirare fuori la loro personalità, solo così possiamo guidarli. Bisogna rendere conto dell’inclinazione della coppia e lavorarci sodo. Poi, se si raggiunge l’obiettivo la soddisfazione è per tutti. I sogni del giovane Espen, si sono realizzati tutti? Espen ha realizzato tutti i sogni che aveva da bambino. Ora ci sono quelli da adulto, che non dirò mai a nessuno, li custodisco dentro di me e lavoro duro per realizzarli. Sono abituato a farcela da solo, qualora non ci riuscissi non mi vergogno a chiedere aiuto…

Firmato Espen Salberg


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"Fin "Fin da da bambina bambina mi mi è è sempre sempre piaciuto piaciuto ballare" ballare"


PERSONAGGI E BALLO

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Liudmila Konovalova è nata a Mosca (Russia). Si è diplomata alla Moscow Bolshoi Ballet Academy ed è entrata a far parte del Russian State Ballet nel 2002. Nel 2004 è stata nominata prima solista e ha ballato i ruoli principali in "Giselle", "Don Chisciotte", "Schwanensee", "Dornröschen", "Der Nussknacker", "Danza delle ore" e "Paquita". Nel 2007 è entrata a far parte dello Staatsballett Berlin ed è stata nominata Solista nel 2009. A Berlino ha interpretato i ruoli principali in "Dornröschen" di Vladimir Malakhov, "Schwanensee" di Patrice Bart e "Der Nussknacker", "Scheherezade" (Fokin) e Pierre Lacotte. "La Vivandière" e "Concerto per violino" di Clark Tippet (Max Bruch Nr. 1), nonché altri ruoli principali in "Giselle" e "Das flammende Herz" di Patrice Bart, "Cenerentola" e "La Péri" di Vladimir Malakhov, "Paquita" "(Petipa), "Festa dei fiori a Genzano" (Bournonville) e "Sylvia" di Frederick Ashton. Nel 2010 è entrata a far parte della Wiener Staatsballett come solista ed è stata ì promossa a First Solist nel 2011. Premi e riconoscimenti: 3 ° posto al concorso "Young Russian Ballet" a Krasnodar (2004), Premio speciale dal Serge Lifar Ballet Competition a Kiev (2006), 2 ° posto al Concorso internazionale di balletto KIBC a Seoul, 1 ° posto all'ÖTR -Concorso a Vienna e nel Concorso di danza classica "Premio Roma" nel 2007, Premio Capri Danza International (2018). Nel giugno 2019 liudmila Konovalova è stata onorata dall'Ambasciata russa a Vienna per i suoi meriti del rapporto culturale tra Russia e Austria. I Tuoi esordi fino all'arrivo al Teatro dell'Opera di Vienna. Fin da bambina mi è sempre piaciuto ballare, quando ascoltavo la musica, in particolare la musica classica (Lo Schiaccianoci era mio preferito a quel tempo, 3-4 anni. In seguito, mi hanno iscirtto alla scuola di danza, dapprima privata, poi in quella professionale dell'Accademia Bolshoi. Il mio processo educativo non è stato facile ... Sono riuscita a malapena ad entrare in accademia, ma solo nella classe per "alunni poco talentuosi" e più tardi (2a classe dell'Accademia) sono stata buttata fuori dall'Accademia. Mia Madre ha dovuto scrivere una lettera per supplicare di tenermi in accademia e fortunatamente sono riuscita a finire tutto i corsi accademici. Il modo per diventare Ballerina e' stato molto arduo, pieno di ostacoli, ma credo proprio che questo mi abbia reso la Ballerina e la Persona che oggi sono. Ho imparato a superare qualsiasi difficoltà e a continuare sulla strada verso il mio sogno, il mio obiettivo! Uno dei momenti molto importanti della mia vita e soprattutto della mia carriera è successo in Italia a Roma! Ho vinto il Premio Roma Competition, dove il presidente della giuria era Maya Plisetskaya! E questo, e soprattutto Lei, mi ha aperto molte porte e ha fatto sì che le persone sentissero parlare di me, mi invitassero. È stato l'inizio della mia carriera internazionale. Più tardi, quando ero già prima ballerina della Wiener Staatsoper, sono stata invitata a ballare per il giubileo di M. Plisetskaya 85 a Parigi ... Ma la nostra grande, anche straordinaria relazione stava iniziando in Italia, a Roma. A Roma ho incontrato per la prima volta anche Giuseppe Picone (Direttore del Balletto San Carlo) in occasione del mio Debutto al Lago dei cigni con il Teatro Dell'Opera di Roma, invitata dal manager Antonio Desiderio. E da quel momento abbiamo iniziato la nostra grande amicizia e collaborazione sul palco!


PERSONAGGI E BALLO Cosa è importante per una ballerina? Molte cose… Ovviamente parto dalle mie esperienze. Il talento ovviamente è la base ma occorre anche un duro lavoro! Questa la grande combinazione. Se manca uno dei due,non si può avere successo. Inoltre, credere fortemente in cio che fai ed amare la tua professione! Un pizzico di fortuna serve sempre, ma devi essere pronto a cogliere quelle possibilità, e non puoi sederti, non fare nulla ad aspettare, quella fortuna ricadrà su di te come una Mela di Newton.

Qual è il tuo ruolo preferito? Di sicuro Odette/Odile del Lago dei Cigni! L'ho ballato moltissime volte, ed è stato un ruolo importantissimo per la mia carriera, quindi sicuramento questo! Il mio debutto è avvenuto al Teatro La Fenice di Venezia. Era il mio sogno ballare lì! Ovviamente in parte perché Maria Callas cantava lì... .E io sono un grande fan di Maria Callas ... Un anno prima del mio debutto, ho visitato Venezia e in particolare La Fenice come turista, e quando sono entrato ho espresso un desiderio: “una volta nella mia vita, vorrei salire su questo palco e ballare qui”. Solo un anno dopo ero lì a ballare, invitata da Daniele Cipriani. Tornerai a Dicembre al Teatro San Carlo... Sarà la mia terza collaborazione con il Teatro San Carlo! E devo dire che mi sembra di tornare a casa. Ne sono enormemente felice! Quando sono entrato in questo teatro per la prima volta è stato un'emozione unica! Adoro gni angolo lì! È emplicemente incredibilmente bello e stimolante! Quando vai a scaldarti nella Sala Renata Tebaldi,e poi vedi gli omaggi impressi nel teatro a G.Rossini e G.Donizetti .....! Sono senza parole! E guardare dal palco il pubblico, con tutta questa bellezza, avere un pubblico italiano così caloroso, mi riempi il cuore di gioia! Cosa è la danza per te e quali sono i tuoi progetti futuri? Beh, è difficile descriverlo con le parole ... Penso che la danza sia la mia vita. Perché quando sono sul palco e mi esibisco, mi apro e porto dentro le mie esperienze di vita, porto tutto cio che è dentro di me, a volte anche qualcosa che non posso mostrare nella vita reale. Penso che il ballo, mi permetta di essere la vera me. Tra i prossimi progetti l'inizio della nuova stagione con il nostro nuovo direttore d'opera Bogdan Roščić e il nuovo direttore di balletto e coreografo Martin Schläpfer! Sono molto felice ed emozionato per questo nuovo capitolo della mia carriera! È stato uno dei miei grandi sogni lavorare con lui, per poter imparare e creare qualcosa di nuovo! Penso che niente possa essere più meraviglioso che essere un testimone o parte di un processo creativo quando sta per nascere qualcosa di bello!

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PERSONAGGI E BALLO

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Massimo & Alessia 20 anni di passioni, danza e amore di Fabrizio Silvestri


PERSONAGGI E BALLO Massimo e Alessia hanno avuto successo da oltre 20 anni. Insieme hanno ottenuto 8 titoli mondiali, sono diventati campioni d'Europa e 18 volte campioni italiani, dilettanti e professionisti, oltre che 6 volte campioni del mondo del Classi Show Dance. Il loro successo è basato su calore, musicalità ed espressione. La loro missione è creare una comunità che implichi un alto livello di insegnamento, attraverso studi di danza, materiali di coltivazione online ed eventi dal vivo, dando ai ballerini di tutto il mondo la possibilità di vivere un'esperienza straordinaria. L’obiettivo di Massimo e Alessia è quello di far evolvere il concetto di studio di danza, puntando sullo sviluppo personale. Nel millennio della comunicazione la coppia, sposata da 22 anni, ha elaborato un proprio modello, adattando gli insegnamenti della crescita personale alla danza, creando un “meta-dance” che si pone il fine di aiutare i danzatori ad esprimere le proprie potenzialità, la propria autenticità, utilizzando la danza come mezzo di crescita personale sulle tre intelligenze: mentale, fisica ed emotiva. Massimo e Alessia, cosa vi manca dei 20 anni di agonismo? non ci manca la gara; abbiamo fatto agonismo per molti anni ed ad alto livello. Quando abbiamo deciso di smettere, nel 2004, sentivamo che era il momento giusto, e da allora non abbiamo mai sentito la mancanza, certamente ballare e fare allenamento a volte ci crea nostalgia…. Tutto ha un tempo…un inizio ed una fine. Certamente sono stati anni di sacrifici , divertimento, fatica, crescita e soddisfazioni, ma crescendo i bisogni cambiano e gli obiettivi pure. La sensazione della preparazione e della performance è l’aspetto che ci manca maggiormente. Voi avete iniziato a ballare giovanissimi, siete rimasti sempre insieme, poi è arrivato il matrimonio e tre bellissimi figli. Qual è il segreto della vostra unione? Pazienza, perseveranza, complicità, rispetto e tanta voglia di mettersi in gioco per potersi migliorare, in modo da soddisfare il bisogno altrui e non solo il proprio. Massimo, Alessia: Come si gestiscono, famiglia, impegni personali e lavoro? I ballerini fin da giovani imparano a pianificare la propria vita….

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Ora è tutto amplificato e non sempre semplice, avendo 3 figli molto impegnati nelle loro attività, i nostri impegni lavorativi e personali, il Franchising di scuole di ballo che gestiamo… Abbiamo capito che è importante una buona organizzazione; solo in questo modo si riescono a gestire più cose. Come vi siete accorti che la vita professionale doveva correre su un binario parallelo con la crescita personale? Tutto è iniziato grazie al ballo; abbiamo sempre creduto che l’aspetto umano fosse importante quanto il gesto tecnico. Il ballo è stato un mezzo per farci crescere come ballerini e come persone: da qui nasce l’unione fra il ballerino e l’essere umano; se non cresci come persona è difficile comprendere certi aspetti che il ballo richiede. Siamo entrambi appassionati di crescita personale, e abbiamo in piedi, da anni, un master in coaching personale. Molti dei libri che leggevamo già da amatori, erano quasi sempre incentrati su questa tematica, quindi il pensiero di poter esprimere se stessi al meglio, è ciò che da sempre ci ha appassionato. Nel corso della vostra carriera professionale avete sempre raggiunto tutti gli obiettivi? Massimo: la mia priorità nel ballo era quella di migliorarmi sempre, essendo un perfezionista, quindi difficilmente mi accontentavo di ciò che facevo e raggiungevo; appena raggiunto un obiettivo, ne formulavo altri. In realtà dopo aver smesso di competere ho realizzato che il vero scopo del ballo per me non erano i risultati anche se importanti, ma trasmettere delle sensazioni a chi ci guardava. Alessia: Penso che nella nostra carriera siamo stati, nonostante alcune difficoltà, caparbi nel credere in noi stessi a discapito dell’ambiente di allora che, nella maggior parte dei casi , apprezzava solo ballerini con una certa statura ed una tecnica classica. Noi abbiamo raggiunto l’obiettivo di sfatare queste credenze ,sviluppando uno stile unico, innovativo e caloroso. Credo, quindi, che abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, esprimendo cio’ che desideravamo .


PERSONAGGI E BALLO

TuttoBallo20 Massimo tu sei un life coach, artist coach; hai scritto libri e creato corsi di formazione per ballerini e insegnanti di danza. Come hai scoperto la programmazione neuro linguistica? Quando ero ancora competitore lessi un libro sulla linguistica e, da qui è nata la curiosità di conoscere di più, non solo nella PNL ma anche di altre filosofie che hanno lo scopo di ampliare la conoscenza di se stessi e degli altri. Ho conseguito il master di PNL all’estero, master conseguito anche da Alessia. Dagli studi fatti e che continuiamo a fare abbiamo creato il modello Meta-Dance ( modello di eccellenza per ballerini); tale modello raggruppa le tecniche che negli anni abbiamo sperimentato, e che sono pensate unicamente per ballerini. Devo confessarti, comunque, che scrivere è attualmente una delle attività che faccio con più passione. Sto ultimando, infatti, un libro sulla comunicazione non verbale che sarà pubblicato a breve. Sia io che Alessia siamo appassionati di crescita personale, argomento che studiamo costantemente. Abbiamo comunque, come accennato, un master in PNL entrambi , acquisito circa 10 anni fa in Inghilterra . Massimo, come definiresti la PNL ad un ballerino che non l’ha mai sentita nominare? Come dicevo mi piacerebbe che i ballerini focalizzassero la loro attenzione sulla crescita personale. La PNL è una piccola parte di essa che si occupa di linguistica. Vorrei aggiungere che spesso molti usano in maniera non appropriata questo temine che va molto di moda, ma credo che solo chi abbia vissuto una propria esperienza, possa trasmettere autenticamente quello di cui necessita il ballerino-persona. Quali sono gli strumenti che deve avere nella propria borsa un ballerino? Puoi farci qualche esempio sui metodi che tu stesso hai usato e che un lettore di “TuttoBallo20” può applicare da subito. Ecco gli strumenti che abbiamo portato in borsa e che hanno fatto parte del nostro cammino: un libro, un asciugamano per il sudore, Pazienza, Ambizione, Credenza, Fanatismo, una spalla cui appoggiarsi nei momenti difficili, conoscenza dell’arte, pensieri sinceri, gratitudine ed un pizzico di stupore. Alessia, voi avete tre figli, sono ballerini anche loro? I nostri figli sono interessati al gioco del calcio, che io, da perfetta profana ed estranea all’’ambiente, sto imparando a conoscere ed ad amare per amore loro. Tutti e tre, inoltre, suonano uno strumento , questo per avvicinarli al mondo dell’arte Massimo, il Covid19, ha bloccato l’intera economia compreso la danza, molte scuole non riapriranno, altre riapriranno con difficoltà. Secondo te da dove bisognerebbe ripartire? Le scuole di ballo, a mio avviso, sono un potenziale enorme per soddisfare i bisogni dell’essere umano. Bisogna proiettare la propria attenzione su cosa è possibile fare nella situazione in cui ci troviamo; non possiamo cambiare il Covid , ma possiamo cambiare le nostre strategie a riguardo. Lamentarsi non aiuta, bisogna e ripeto bisogna, trovare strategie innovative. Il covid, a mio avviso, nella sua negatività sta dando l’opportunità di miglioramento, ci sta stimolando e, pur essendo un periodo incerto, oltre che difficile, bisogna diventare più creativi. Molte scuole hanno avuto problemi perché fanno attività di gruppo ; noi della Danceasfire, abbiamo una metodologia che focalizza la propria attenzione sull’individuo, e questo ci è stato di aiuto in quanto evitiamo gli assembramenti; inoltre abbiamo dato ai nostri allievi la possibilità di continuare il loro percorso facendo anche lezioni online. Come organizzatori voi avete rimandato la data dell’evento “Dance AsFireChampionships” che si terrà fine ottobre inizio novembre a Roma. Cosa ci puoi dire di più? In effetti il nostro evento "Danceasfire Championship" è stato rimandato al 16-17-18 di aprile 2021; l’edizione 2020 era stata rinviata ad ottobre 2020, ma il manger dell’Hilton dei Cavalieri di Roma , ci ha palesato le sue perplessità a riguardo, vista la possibilità di aggregazione di più persone, e tenuto conto che nell’ultima edizione eravamo al completo sia in sala che negli spazi esterni. Contiamo, nell’edizione di aprile 2021, di avere la stessa qualità e servizio del 2019, con musica dal vivo, giudici internazionali, ed una partecipazione a livello mondiale. Avevamo, nel 2019, 15 nazioni partecipanti ed anche molti Italiani che ringraziamo per il supporto. Contiamo , pandemia permettendo , di organizzare al meglio la terza edizione ! Massimo e Alessia, quali sono i vostri obiettivi a breve, medio e lungo termine… Abbiamo molto progetti che stiamo passo dopo passo attuando e che, per scaramanzia, non vorremmo svelare ! A breve ci sarà la pubblicazione on line di Libri e materiale didattico disponibile sul sito danceasfire; il nuovo libro di Massimo su comunicazione e movimento sarà pubblicato a breve e stiamo lavorando per rendere il progetto studi Danceasfire, più conosciuto in Italia e all’estero Massimo come si fa a rimanere fedele ai propri obiettivi? Per prima cosa assicurarsi che si sappia cosa si vuole e non cosa non si vuole. Il cervello non comprende le negazioni; se, per esempio ti dico non pensare ad un elefante, la tua mente ti ha dato in questo momento l’immagine dell’elefante, ecco perché quando si formula un obiettivo bisogna formularlo proiettandolo su cosa si vuole raggiungere. Dopo aver compreso cosa si vuole, capire quali sono i piccoli passi da seguire dando loro una scadenza, deve essere misurabile, altrimenti diventa difficile. Una volta pianificato questo, bisogna darsi da fare, senza lasciare spazio alle abitudini che potrebbero ostacolare i programmi concepiti. I piccoli passi raggiunti danno energia, e questo crea una sensazione vincente nelle persona che è, quindi, motivata a fare il secondo passo. Quando lavoro con ballerini e persone “ comuni“, mi assicuro che essi, dopo aver raggiunto il mini obiettivo, si facciano un regalo, segnale importante dello scopo raggiunto. Volevamo ringraziare TuttoBallo20 e Fabrizio Silvestri per averci dato l’ opportunità di condividere un pò della nostra vita, sperando che la nostra esperienza sia di aiuto e motivazione al percorso di vita altrui. Buona vita a tutti, e come diciamo sempre...con la fiamma accesa.


PCEORMS POANGANGIGE I EE BBAALLLLOO

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Matteo Sedda

IL "GUERRIERO DELLA DANZA" CHE METTE IN SCENA TUTTO SE STESSO . di Giovanni Battista Gangemi


PERSONAGGI E BALLO

TuttoBallo20 Questo progetto mi ha reso sicuramente più forte sul mio status e di conseguenza su chi sono. Sapere che questo spettacolo ha una valore non solo artistico ma anche politico mi rende fiero e mi fa venire voglia di continuare a creare. Hai avuto paura di diventare una persona vittima di scherno o di discriminazione? In verità no. Per fortuna ho sempre avuto, fin da piccolo, un carattere abbastanza forte. Durante l’adolescenza sono stato vittima di piccoli atti di bullismo, ma non mi hanno mai abbattuto, anzi sono riuscito a rispondere con determinazione. Un paio di anni fa mi è successo che alcune persone di mia conoscenza abbiano usato differenti luoghi comuni, non sapendo della mia sieropositività. Ma questo mi ha fatto capire che è la mancanza di informazione e la paura che ti porta all’errore.

Una conversazione tra amici, inizia così l’intervista al danzatore Matteo Sedda, un giovane danzatore cagliaritano, residente in Belgio. Mi piace definirlo un “Guerriero della danza”, un danzatore che mette in scena tutto se stesso, facendo diventare la sua storia fatta di resistenza, resilienza e coraggio, una vera espressione poetica, utilizzando il suo corpo. Un ragazzo, semplice, vivo, alla ricerca della coscienza, delle emozioni, lui con i suoi modi di fare non parla alle persone, ma parla ai cuori, perché, in fondo, chiudersi in se stessi rende più fragili. Dire di se stessi e raccontare, come ha fatto Matteo, ci fa capire che non si è mai soli. Come è stato portare in scena se stessi e la propria esperienza di vita sul palcoscenico? Devo dire che è stata un’esperienza bellissima che mi ha fatto capire tanto. Ma più che il portare in scena lo spettacolo, quello che mi ha fatto crescere a livello artistico e umano è stato il processo creativo. Dover trasformare le tue insicurezze in qualcosa di costruttivo artisticamente è stata una bella sfida. Sapere che queste tue ferite sarebbero diventate oggetto di giudizio mi hanno fatto alle volte tentennare. Ho dovuto capire che per vincere sulle mie insicurezze le avrei dovute accettare e portare la mia vita personale in scena. Ho deciso di prendere il motto di Carol Hanish “Il personale è politico” e farlo mio, rendendolo pubblico attraverso le arti performative. Per fortuna lavoro con due ragazzi meravigliosi, Alessandra Ferreri e Joshua Vanhaverbeke, con cui abbiamo creato un collettivo chiamato Vitamina. Insieme siamo riusciti a portare e trasformare le mie paure in un prodotto artisticamente e politicamente valido e siamo molto contenti del risultato.

Tu svolgi il tuo lavoro per lo più fuori dai territorio Italiano. Come è vivere la tua professione di danzatore all'estero e da ragazzo con Hiv? E come la vedresti la tua vita sul territorio Italiano? Vivo a Bruxelles e devo dire che mi trovo benissimo. Ogni anno ci sono tantissimi eventi culturali e festival di ogni genere che ti permettono di restare al passo con i tempi, per quanto riguarda, per esempio, il teatro. Hai la possibilità di incontrare tantissime persone di culture differenti e questo per un artista è importantissimo. Dialogare scambiandosi le idee sono la base per un ragazzo che vuole far parte cdel mondo dell’arte. E poi ormai si puòc dire che Bruxelles è la Mecca del mondo della danza contemporanea. Nel mondo del teatro non ho mai avuto problemi per la mia sieropositività, le persone sono molto aperte riguardo a questa tematica, ma questo non vuol dire che bisogna abbassare la guardia e che non ci sia un lavoro sociale e politico da fare. Anzi! Sto cercando di creare dei collegamenti con il territorio italiano ma non è semplice. Ci sono dei gusti che prediligo con il mio gruppo che non rispecchiano la scena italiana. Ma sono contento di aver trovato delle persone che credono nel nostro percorso. Come la Dancehaus più di Milano, Centro Nazionale di produzione della Danza e Moreno Solinas e Igor Urzelai della compagnia Igor and Moreno che hanno uno spazio meraviglioso a Sassari chiamato S’ALA / spazio per artist+.


PERSONAGGI E BALLO

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Da quest’anno abbiamo iniziato una collaborazione insieme, inaugurata con “POZ!” per il festivalDANZA SassariDANZA. Sono molto contento di averli conosciuti e sono sicuro che sarà un percorso costruttivo per la mia crescita da performer e artista. Penso che sia difficile soprattutto al giorno d’oggi contare solo sulle proprie forze, bisogna saper farsi aiutare. Il concetto dell’artista autonomo, poliedrico e intoccabile degli anni passati sta finendo. Si sta tornando al concetto di collettività e aiuto reciproco. Un messaggio veramente importante per i giorni bui che stiamo affrontando. Secondo te ci sono tutte le dovute informazioni per quanto riguarda Hiv? Purtroppo no. Bisognerebbe inserire nelle scuole l’educazione sessuale e iniziare a non pensare più al sesso come un tabù ma come un elemento da affrontare in tranquillità e sicurezza. Sono convinto che molti problemi sociali di oggigiorno nascono perché ci sono dei grandi divieti sulla sessualità e di conseguenza il tema HIV/AIDS ne risente. Non parliamo poi di nazioni con una forte cultura religiosa, come l’Italia. Saper che i ragazzi d’oggi non usano o addirittura non sanno cosa sia il preservativo è veramente una piaga da debellare. E parlo soprattutto della comunità eterosessuale. La comunità LGBTQI+ è molto più informata su questo aspetto, abbiamo imparato dal passato per fortuna. Portando in scena "POZ!" quale è stato il messaggio che hai voluto trasmettere al tuo pubblico e cosa vorresti dire ai nostri lettori? Di essere liberi di poter dire ed essere ciò che si è. Da quando ho dichiarato al mondo la mia sieropositività mi sono levato un macigno dalle spalle. E devo dire che è una sensazione fantastica. HIV non vuol dire più morte, anzi... io sto bene e conduco una vita sana senza aver la paura di dover trasmettere il virus. I terribili anni 80 e 90 sono finiti. Siamo nel 2000 e la scienza grazie a Dio ha fatto dei passi da gigante. Quello che invece è rimasto indietro sono la stupidità e l’ignoranza umana che devo dire, guardandomi in giro sembra che stia aumentando a dismisura. C’è ancora tantissimo lavoro da fare a livello sociale e magari in futuro riusciremmo a debellare questo virus, ma saremmo veramente pronti ad avere un mondo senza pregiudizio? Pensando al nuovo virus Covid-19, che sta cambiando il mondo, sembra che la risposta sia ancora negativa.

"Poz" photo © Paolo Ferri


INTERVISTA PERSONAGGI E BALLO

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DOPPIAÂ

DI GIOVANNI BATTISTA GANGEMI


PERSONAGGI E BALLO

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La danza è vita, unione, talento ed emozione. Due ballerini della Compagnia "Semperor Ballet "of Dresden , a confronto. Una vita per la danza e un amore in palcoscenico.

Susanna Santoro

Jon Vallejo

Quando hai iniziato a studiare danza? Ho iniziato danza all’età di 3 anni , ovviamente per gioco ma già da così piccola sentivo sempre il bisogno di muovermi e avevo una connessione molto forte con la musica, presso il Centro Studio Danza di Gabriella Cutrupi a Reggio di Calabria . Ho iniziato il mio percorso professionale all’età di 12 anni studiando prima all’Accademia Nazionale di Danza a Roma per un anno, in seguito alla scuola del Teatro dell’Opera di Roma ed infine, all’età di 14 anni, ho continuato il mio percorso all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano dove ho conseguito il diploma nel 2011.

Quando hai iniziato a studiare danza? Ho iniziato a studiare danza intorno ai 3 anni. Mia mamma è sempre stata molto affezionata al mondo della danza ed è stata lei a introdurmi in questo mondo..

Entrambi siete di Nazionalità diversa. E’ più facile fare carriera all’estero o nella propria Nazione? Premetto che dovunque si lavori, per fare carriera deve esserci un grande talento e tanta dedizione, a prescindere dal Paese. Detto questo, direi che la scelta del posto in cui si vorrebbe lavorare dipende anche da ciò che si desidera ballare. In Italia i Teatri che ti permettono di vivere facendo questo lavoro sono pochi e hanno basi per lo più classiche; all’estero, invece, il panorama della danza è più ampio e ti permette di spaziare di più e scoprire stili diversi.

Entrambi siete di Nazionalità diversa. E’ più facile fare carriera all’estero o nella propria Nazione? Il talento che si trova tanto in Spagna quanto in Italia è di un valore incalcolabile; sfortunatamente non si può sempre sviluppare una carriera in tanti settori artistici come invece si può fare all’estero.

Come affronti la vita professionale con la vita sentimentale? Bene! Nonostante lavoriamo nello stesso teatro, abbiamo sempre orari diversi e raramente siamo nello stesso studio per una prova. Siamo entrambe persone a cui piace staccare la spina una volta usciti da Teatro, perciò quando torniamo a casa cerchiamo,per quanto possibile, di non parlare di lavoro e di goderci un po’ di relax.

Come affronti la vita professionale con la vita sentimentale? Specialmente nel nostro mestiere, emozionalmente altalenante, è necessario, almeno per me, avere una stabilità a livello personale. A prescindere dal mestiere, la vita privata è fondamentale per sostenere ciò che si vuole diventare.

Come vedi la danza e la sua formazione della tua Nazione? L’Italia offre una qualità di insegnamento altissima invidiata da molti Paesi. Penso che se il nostro lavoro fosse valorizzato nello stesso modo in cui viene fatto all’estero, sarebbe un incentivo in più per spingere tanti nuovi talenti ad iniziare questo percorso e vedere un futuro aperto a nuove opportunità. Il tuo prossimo spettacolo? Il mio prossimo spettacolo è intitolato “We Will Dance”, si terrà al Semperoper Ballet Theatre e la premiere sarà il 18 Settembre. È insieme di Soli, passi a due e quartetti, tutti estratti da balletti diversi e scelti in modo da poter rispettare le regole e le misure sull’emergenza Corona Virus: massimo 10 persone contemporaneamente sul palco e minimo un metro di distanziamento . Un ottimo compromesso che permette di rimettere in moto il nostro lavoro e l’arte in generale.

Come vedi la danza e la sua formazione della tua Nazione? Siamo molto lontani da un livello abbastanza alto di formazione. Molti talenti, poche opportunità .

Cosa consigli ai ragazzi o alle ragazze che iniziano un percorso coreutico? Lavorate per voi stessi. Non aspettate che sia qualcun altro a dirvi cosa fare, siate affamati di informazioni e mettete in pratica tutto ciò che sentite. Raccontaci molto brevemente, come è Jon Vallejo? Jon è la persona più buona e generosa che conosca. Apparentemente molto calmo, è lui che mi calma nei momenti di stress, un porto sicuro dove rifugiarsi. Anche lui però ha dei momenti di agitazione ma è comunque molto bravo a gestirli ed a vivere sempre qualsiasi situazione in modo equilibrato, riuscendo sempre a sapere qual è la cosa giusta da fare.

Cosa consigli ai ragazzi o alle ragazze che iniziano un percorso coreutico? Dedizione al cento per cento. Come tutto nella vita, date il massimo sempre e comunque.

Il tuo prossimo spettacolo? Il prossimo spettacolo sarà il 18 settembre e si chiamerà “We Will Dance”. Sarà una serata di Gala dove balleremo diversi pezzi di diversi coreografi tenendo conto delle regole sull’emergenza Covid19. Una grande opportunità e fortuna per noi e per il pubblico.

Raccontaci molto brevemente, come è Susanna Santoro? Mi rende ogni giorno una persona migliore. Ci compensiamo e ci completiamo.


FORMAZIONE E BALLO

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Inspiral Ballet: danzare appieno le emozioni

di Chilian Estevez Heredia traduzione di laria Castanò Inspiral Ballet è un unico concetto, basato su nove materie tra loro correlate, responsabile di enfatizzare gli elementi interni ed esterni nell’educazione di un ballerino, da un punto di vista contemporaneamente fisico ed intellettuale. Riprendendo l’aneddoto per cui il miglior modo di imparare è fare, l’Inspiral Ballet va ancora più a fondo: il metodo più efficace per danzare è sentire il movimento dall’interno ed esprimere appieno le emozioni attraverso quest’ultimo. Analizzandosi internamente, i danzatori stabiliscono una relazione intrinseca con le varie parti del loro corpo e, considerando in aggiunta le dinamiche scientifiche più avanzate e complesse, riescono a comprendere e a rispondere ai “perché”, che si celano dietro ogni passo, oltre che all’aspetto tecnico ed artistico di ogni movimento. Il nostro obiettivo è preparare i ballerini attraverso una comprensione scientifica del loro corpo e lo sviluppo di una maggiore abilità nell’esecuzione e nella frammentazione di ogni gesto, affinché possano prendersi cura del loro corpo, in quanto strumento di lavoro, con saggezza ed intelligenza. Incoraggiandoli ad assumere alimenti ricchi di vitamine, minerali e proteine e fornendo consigli nutrizionali adeguati, promuoviamo la sicurezza e la longevità della loro carriera. La danza è un amalgama di scienze spiegate in un linguaggio silente, in cui il movimento è guidato dalle vibrazioni sonore, le quali si armonizzano nel sistema nervoso centrale e attraversano le cellule del corpo, utilizzando i neurotrasmettitori per replicare il suono; il cuore, invece, è responsabile di tradurre le sue pulsazioni esternamente, mediante i neuroni, nella forma di movimenti. I ballerini sono in grado di acquisire padronanza di loro stessi quando riescono ad utilizzare ogni atomo attivo del proprio corpo, e a dirigere tutte le energie verso lo stesso punto cardinale: le informazioni si trasmettono dal cervello alle ossa, ai muscoli e ai legamenti alla velocità della luce. Quando i danzatori raggiungeranno questo livello di consapevolezza corporea, acquisiranno un perfetto controllo del loro corpo, anche a livello cellulare, e i loro atomi saranno diretti verso un punto comune, come nella teoria quanto meccanica. Dal punto di vista microscopico, siamo circondati da una geometria perfetta, in cui i corpi che si spostano da un posto ad un altro, si muovono a spirale: dall’aria che entra nei nostri polmoni alle 320 paia di muscoli nel corpo, spiralizzati all’interno delle miofasce. Usiamo la sfera cinetica per definire il nostro spazio personale: il quadrato in cui decidiamo di posizionarci fisicamente in relazione agli altri corpi presenti (ad esempio, quando viene mantenuta la posizione “croice” o “en-face” sul palcoscenico). La matematica viene adoperata quando scandiamo il ritmo musicale a tempi di otto, quando calcoliamo la distanza tra ogni gamba durante gli spostamenti, i salti o i giri. Utilizziamo anche le leggi della fisica per stabilire i movimenti e i passi da eseguire durante le pirouettes ed i fouettes. L’ambiente che ci circonda ci forma, il mondo interno a noi ci definisce; ciò che consumiamo come cibo, infatti, ci nutre. Ciò significa che in un ambiente salutare e altruistico, dedito alla crescita fisica ed intellettuale, le nostre cellule sono in grado di svolgere funzioni metaboliche perfette e divisioni frattali. Se l’ambiente, d’altra parte, è contrastante, le cellule verranno inibite e saranno soggette a cambiamenti funzionali e distorsioni durante la divisione. Il cibo chiaramente riveste un ruolo predominante, proprio perché da esso dipende la nutrizione cellulare di ossa, legamenti e muscoli. Inspiral Ballet stabilirà presto diversi workshop per allievi, insegnanti ed educatori che vogliono cimentarsi nell’apprendimento di qualche nozione in più riguardo alle relazioni tra le suddette discipline e la danza, col fine di educare e fornire delucidazioni alle nuove generazioni. Per partecipare ai workshop, webinar e classi, visitate il sito: www.inspiralballet.com. oppure cercate il metodo su YouTube, FB, Twitter e LinkedIn. Gli insegnanti dell’Inspiral Ballet sono disponibili a prendere parte a commissioni, collaborazioni con artisti, progetti multimediali, riviste, gala, competizioni, eventi su misura, discussioni motivazionali. Ilaria Castanò


FORMAZIONE E BALLO

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"DRAMMATURGIA E DANZA" RIFLESSIONI DI UN COREOGRAFO...

Domenico Iannone coreografo per la compagnia di balletto “ALTRADANZA”.


FORMAZIONE E BALLO

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Ho sempre pensato che la drammaturgia fosse parte integrante della danza. Danzatore classico, prima che coreografo, approfondendo la conoscenza della materia con studi di testi letterari, ed osservando numerosi spettacoli di danza contemporanea, ho potuto prendere atto di quanto sia importante la figura del drammaturgo nel contesto di un'opera coreografica e nel quadro complessivo di una compagnia tra coreografi e danzatori. Noti critici e professionisti della cultura coreografica, sottolineano quanto il ruolo di drammaturgo sia un fondamento che assume importanza interpretativa e autorevole nella danza per fa sì che nelle arti coreografiche e drammaturgiche coincidano acutezza di pensiero ed espressione, in un modello d’appropriazione della unicità artistica di un' opera. Questa visione tutt’oggi viene considerata da molti, che la applicano e la dispongono, espressione di quanto certe convinzioni possano essere comprese ma non necessariamente condivise totalmente, nonostante provi profonda stima artistica e culturale per i loro sostenitori. Scorgo in essi una carenza, ovviamente non per tutti, di una competenza della materia tecnica della danza accademica e delle sue evoluzioni storiche, notando nei lavori messi in scena, uno scollamento tra testo, coreografia e tecnica, discipline che è impossibile scindere, soprattutto quando inesistente è il testo. Non sono in assoluto, depositario di verità, ma nel corso della mia carriera artistica e creativa, il pensiero è stato sempre rivolto al pubblico, come fruitore dalle mia opera, del mio progetto artistico, legato al mio mondo interiore, al mio senso estetico e al voler sempre lasciare una traccia, un pensiero, un disegno emotivo ma soprattutto la sensazione a chi, seduto in platea, si sente partecipe del mio lavoro. Gran parte delle mie creazioni sono ispirate ai grandi della letteratura classica e contemporanea, ed al senso di lasciarsi trasportare dalla magnificenza della ricerca e delle esecuzioni musicali. Con la danza racconto storie, con la danza racconto emozioni, la danza è il mezzo con il quale trasmetto la mia spiritualità interiore.


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FORMAZIONE E BALLO

Alessia Demofonti è una danzatrice. Ha scelto il flamenco come mezzo di espressione personale o come dice lei, “in realtà è stato il Flamenco a trovarmi”. Ha iniziato a danzare molto giovane (danza accademica, hip hop, danza orientale, afrocubana), ma l’incontro decisivo è stato proprio quello con il flamenco, che ha travolto e cambiato il corso di vita della giovane ballerina quando aveva 17 anni. "Il flamenco è un potente mezzo di espressione personale, permette di esplorarsi a fondo ed attraverso il linguaggio del corpo e la connessione con le emozioni più profonde può essere di grande aiuto per arrivare alla profondità spirituale e connetterci con la nostra forza interiore”- ci racconta Alessia - “è una possibilità per arrivare a sperimentare il cosiddetto Duende, termine intraducibile che sfugge da qualsiasi spiegazione di carattere razionale e definito da Lorca come: quel potere misterioso che tutti sentono e che nessun filosofo spiega”. Alessia che cos’è il Flamenco? E’ una bella domanda... la prima cosa che tengo a sottolineare è che si pronuncia con la C e non con la G (flamenCo e non flamenGo), come erroneamente si sente pronunciare troppo spesso. Il flamenco nasce in Spagna, precisamente in Andalusia, una terra ricca di cultura, contrasti ed influenze diverse, una terra in cui hanno vissuto, lottato, sofferto e gioito popoli che iì sono arrivati da tante regioni del mondo, dall’India alla Persia, dall’Europa dell’Est al nostro Mediterraneo e che lì hanno messo radici o lasciato tracce del loro passaggio. E' un’arte, una cultura vera e propria, unica, che nasce dal popolo e che si compone di mille sfaccettature derivanti dal vissuto personale e dall’esperienza dell’individuo. Il termine “flamenco”, etimologicamente parlando, è oggetto di diverse interpretazioni (alcune poco probabili in verità) tra le quali voglio citare quella del politico e scrittore spagnolo Blas Infante che fa derivare il termine dall’arabo “felah-mengu” (contadino che fugge); d’altronde l’Andalusia (Al Andalus così chiamata dai musulmani) ha avuto otto secoli di dominazione araba, diventando centro, potere ed espressione di quella cultura. E proprio dal potere espressivo del cante e dalla sua poetica nasce il flamenco, anche nella sua espressione musicale (“il toque” ovvero l’accompagnamento della chitarra) e naturalmente della danza (“il baile”). Il cante si divide in cante “jondo” (ovvero profondo, l’espressione più pura del flamenco, serio, malinconico ed appassionato), cante “medio” e cante “chico” (leggero, allegro). La sua nascita è datata verso la metà del 1800, quando era un’arte privata e riservata, condivisa solo all’interno del nucleo familiare: in seguito, con la scoperta di questa cultura e con un sempre maggior interesse nei suoi confronti, già all’inizio del Novecento hanno iniziato ad apparire i primi Cafè Cantantes, dove il flamenco è stato proposto in maniera commerciale, con una conseguente “caduta” della sua forma più pura. Dalla metà del secolo scorso il flamenco, fortunatamente, ha vissuto una fortissima ripresa riuscendo a divenire famoso nel mondo, senza però essere svilito come forma d’arte, e questo grazie anche ad artisti del calibro di Camaron de la Isla, Jose Merce, Enrique Morente, Carmen Linares (e moltissimi altri) per il “cante”, Paco de Lucia, Manolo Sanlucar, Tomatito, Gerardo Nunez, VicenteAmigoetc (per il “toque”) e Carmen Amaya, Antonio Gades, Manolete, Manuela Carrasco, Antonio Canales, etc (per il “Baile”) Il riconoscimento più grande arriva nel 2010, quando l’UNESCO inserisce il Flamenco nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità perché è espressione di tutti i sentimenti dell’essere umano e quindi affine all’umanità intera. Il Flamenco, oggi, seguita ad essere un genere in continua evoluzione, assecondando quindi la sua stessa natura; e, se ancora c’è chi rimane fortemente legato alla sua forma più pura, possiamo affermare che attualmente il Flamenco è sempre più soggetto alla fusione, contaminazione ed integrazione con altre culture e forme d’arte. Io stessa collaboro ad un progetto interessantissimo che si chiama Flamenco Tango Neapolis (idea del musicista e compositore partenopeo Salvo Russo https://www.salvo-russo.com/flamenco-tango-neapolis/), un‘originale contaminazione di stili fra la canzone napoletana, il flamenco ed il tango argentino. Sempre parlando di contaminazione, insieme alla mia collega Nadia Slimani che insegna danza orientale, sto sperimentando una personale interpretazione del cosiddetto “flamenco arabo”, genere che non esiste codificato ma che appartiene ai moderni stili di fusione pur affondando le radici nella storia della Spagna araboandalusa. Il flamenco mi accompagna da quando ero una ragazzina quindi che dire... è proprio parte di me! Non potrei vivere senza, nonostante non sia la mia cultura d’origine, ma lo considero il mio modo di esprimere quello che sento e che provo e che, a parole, non sono affatto brava a mostrare. Chi può ballare il Flamenco? Beh direi che può ballare chiunque abbia qualcosa da dire... Il Flamenco non conosce barriere legate all'età o al fisico né tanto meno alla distinzione uomo-donna. Il Flamenco rappresenta lo stato dell’animo umano per cui se hai un’anima... puoi ballare flamenco. Link Utili https://www.youtube.com/watch?v=A_JlGbg6me0 Flamenco Tango Neapolis https://www.youtube.com/watch?v=BT6MV0NcAFg Flamenco Arabo https://www.youtube.com/watch?v=uIlaAg065h4&t=3s Alessia Demofonti www.corsoflamencoroma.com


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SPETTACOLI E BALLO

GLI AMANTI DI MAGRITTE COREOGRAFO FORTUNATO.

E

DEL REGISTA

DANZATORE

TRATTO

DA

“I

LUIGI

SENTIERI

DELL’ARTE” ARTE E CULTURA IN MOVIMENTO

GLI AMANTI DI MAGRITTE LA DANZA E I GRANDI PITTORI


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SPETTACOLI E BALLO

Luigi Fortunato (Coreografo e Regista) Talentuoso

danzatore,

inizia

il

uo

percorso

di

studi

della danza a Salerno per poi trasferirsi a Roma e continuare

ed

L’Accademia grandi

approfondire

Nazionale

maestri

che

Di

i

suoi

Danza,

completano

la

studi dove

sua

presso incontra

formazione

tersicorea. Ma sono anche le esperienze professionali e lavorative a costruire la sua carriera, infatti vanta prestigiose collaborazioni con artisti del mondo dello spettacolo come André de La Roche, Ruben Celiberti, Renato

Greco,

Maurizio

Enrico

Battista e

nazionali

e

Brignano,

Edoardo

partecipazioni

produzioni

Mediaset.

a E’

Vianello,

numerosi anche

tour

primo

Ballerino nel Kolossal teatrale “La Divina Commedia”. Dal

2010

danza

I sentieri dell’arte vuole essere un viaggio attraverso le più belle opere d’arte in cui la pittura prenderà vita attraverso i movimenti coreografici. L’idea nasce dall’esigenza di raccontare e far rivivere attraverso l’arte della danza le opere di grandi artisti quali: Picasso, Munch, Nesi, Matisse, Dalì, Van Gogh, Canova e Magritte. Le coreografie racconteranno la storia ed il contenuto dei quadri che rappresenteranno, sarà una fusione d’arte che immergerà lo spettatore in un mondo di colori di suoni e movimenti. Oltre all’interpretazione meramente storica, il coreografo ha voluto dare anche una sua visione delle varie opere scelte. Per quanto riguarda “Gli amanti di Magritte”, il coreografo è sempre stato affascinato dall’idea del pittore di raffigurare due soggetti che si nascondono attraverso un velo che cela mistero e inquietudine al tempo stesso. Pur essendo svariate le interpretazioni sul quadro degli “amanti” , il coreografo ha voluto mettere in risalto attraverso la gestualità del movimento due sentimenti in contrasto tra loro, la voglia di stare insieme ed il timore di essere scoperti ma, al tempo stesso, la passione che arde tra due soggetti che non possono far a meno di amarsi. Il duetto è sul brano musicale del Maestro Ezio Bosso “The skyseen from the moon” , in cui ci sono delle pause musicali che il coreografo ha sfruttato come momenti di unione e suspance, un continuo tira e molla in cui i danzatori sono avvolti dalla passione e non riescono a staccarsi l’uno dall’altro.

si

dedica

modern

anche

all’insegnamento

contemporary

collaborando

della con

numerose scuole sul territorio nazionale, contribuendo alla formazione di nuovi danzatori. Dal 2012 si dedica all'attività di coreografo e regista riscuotendo consensi in Italia e all’ estero. Firma le coreografie per “Orfeo ed Euridice Amore immortale” con

regia

di

Andrè

de

la

Roche,

per

il

concerto

spettacolo dedicato a Mia Martini "buon compleanno Mimi". E’ regista coreografo per i live show Floricienta e per “Masha e Orso Live Show”,

e per I family show

“Buon Compleanno Topolino” di cui è anche autore e “Pegu”.

É

Regista

-

coreografo-

spettacolo "Intrecci D’Amore".

danzatore

nello


SPETTACOLI E BALLO

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La trentacinquesima edizione del Romaeuropa Festival rilancia la sua presenza con un nuovo programma ricostruito in stretta aderenza alle direttive vigenti sul distanziamento in scena e in sala e nel pieno rispetto delle misure di sicurezza. Sono anticipate le date di apertura e chiusura del festival, in programma dal 18 settembre al 15 novembre per due mesi di programmazione internazionale in 14 spazi della capitale (due sale dell’Auditorium Parco della Musica, il Teatro Argentina e il Teatro India, sei spazi del Mattatoio, due spazi del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI Secolo, il Teatro Vascello, il Teatro Quarticciolo e Villa Medici – Accademia di Francia) e con parte della programmazione en plein air, per 62 eventi e 141 giornate di spettacolo in linea e in continuità con i consueti standard del REf arricchiti con le nuove attività di EXTRACT, l’inedita sezione online con 40 eventi pensati in prima italiana o assoluta appositamente per il web, streaming live e un palinsesto settimanale di attività curato dallo staff del festival.


SPETTACOLI E BALLO

18 - 20 settembre / Prima assoluta / OPENING REF20 Auditorium Parco della Musica – Cavea Sasha Waltz & Guest Creazione site specific (danza) 19 settembre MAXXI / Piazza. In corealizzazione con MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo - Anagoor Mephistopheles (danza) 21 – 25 settembre Villa Medici – Accademia di Francia Sandro Veronesi, Edoardo Albinati, Melania Mazzucco, Michela Murgia e Alessandro Piperno. Sulla paura (Lectures) 22 settembre Prima Nazionale Auditorium Parco della Musica - Cavea Wim Mertens Inescapable Tour (musica) 23 settembre Auditorium Parco della Musica Cavea Vasco Brondi Talismani per tempi incerti (musica) 23 - 24 settembre Prima Nazionale - Teatro Argentina Bashar Murkus|Khashabi Theatre The Museum (danza) 26 – 27 settembre Coproduzione REF Teatro Argentina OHT - Filippo Andreatta / Ensemble Vocale Continuum 19 luglio 1985, Una Tragedia Alpina musiche di Ligeti e altri 26 settembre Prima Esecuzione Nazionale Auditorium Parco della Musica – Cavea Bryce Dessner,Katia & Marielle Labèque,Luca Nostro, PMCE - Parco della Musica Contemporanea Ensemble – Tonino Battista St. Carolyn by The Sea, Concerts for two Pianos, Wires, Lachrimae, Ahyem, 26 - 27 settembre Prima Nazionale - Mattatoio – Teatro 1 Bashar Murkus, Khashabi Theatre - Hash 27 settembre Prima Nazionale - Auditorium Parco della Musica - Cavea Robert Henke CBM 8032 AV (musica) 29 settembre Prima Nazionale - Teatro Argentina Kat Valastur - Rasp Your Soul (danza) 29 – 30 settembre Prima Assoluta Nuova Auditorium Parco della Musica – CaveaAscanio Celestini. Versione Musicale di Un altro Pierino e il Lupo e ancora un Pulcinella, INFO / BOX OFFICE 06 – 45553050 / promozione@romaeuropa.net

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SPETTACOLI E BALLO

RISE

ATZEWI DANCE COMPANY

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Interpreti di "RISE" ATZEWI DANCE COMPANY Ballerini ospiti: AMILCAR MORET GONZALEZ VIRGINIA TOMARCHIO ALEKSEJ CANEPA

Se traduciamo la parola inglese rise abbiamo il seguente sostantivo: salita. Ebbene, questo momento che ha messo a dura prova tutti, soprattuto gli operatori del mondo dello spettacolo, è davvero un’ardua risalita. Ma Alex Atzewi non è certo un artista che si siede e quindi per lui questo momento è stato anzi un motivo di maggior stimolo creativo ed ecco che è nata una nuova produzione “Rise” che attraverso il movimento narra le difficoltà che abbiamo vissuto tutti. "Osservo che nella vita è come se ci fosse una continua montagna da scalare e dover superare e l’ascesa alle volte è talmente ripida da causare delle veloci scivolate le cui riprese sono inevitabilmente rallentate e pesanti” dice Atzewi. Il quadro coreografico si apre con un gruppo che, attraverso movimenti sospesi, alternati ad altrettanti che invece sono frenetici, rappresenta questa faticosa lotta per salire verso una meta. Alle azioni di gruppo si alternano figure singole anch’esse immerse nel continuo flusso dinamico dell’affannosa “scalata”. Non tutti riusciranno nell’intento. Alcuni, vinti dalle difficoltà dell’impresa, scenderanno rovinosamente lungo quella salita troppo ripida per loro. Ma questa è la vita.

ALEX ATZEWI, direttore dell' ATZEWI DANCE COMPANY nata nel 1996 col nome New Dance Concept, il nuovo modo di concepire la danza di Atzewi ha subito un riscontro positivo ed entusiasmante sia sul pubblico che sugli addetti ai lavori tanto che nel 2001 la creazione "Communication" conferma Alex Atzewi come uno dei nuovi coreografi di spicco nel panorama ballettistico. Alex Atzewi, docente di danza contemporanea, coreografo e Direttore artistico della compagnia, ha creato molti lavori per personalità illustri: Corona Paone, Sabrina Brazzo, Amilcar Moret Gonzalez, Beatrice Carbone, Petra Conti e Marco Agostino. Le sue opere coreutiche sono rappresentate nei più importanti teatri e festival internazionali. Durante il lockdown ha creato l’idea della sua nuova produzione “RISE” che ha prodotto e portato in scena durante l’estate 2020, artisti ospiti Alekseij Canepa, Virginia Tomarchio, Amilcar Moret Gonzalez, oltre la sua Atzewi Dance Company. Attualmente il corso Apad tenuto da Alex Atzewi vede la collaborazione con docenti e danzatori come Idan Sharabi, Fernando Troya, Loris Petrillo , Davide di Pretoro, Emilio Calcagno, Valerio Longo. atzewidancecompany@libero.it


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SPETTACOLI E BALLO

CIRCO BIANCO Circo bianco gira tutta l'Italia da più di dieci anni, avvalendosi di artisti professionisti polivalenti e strutture acrobatiche ad alto impatto visivo. Le performance del Circo Bianco, sono un connubio circense tersicorèo. Gli artisti riescono a fondere le atmosfere ed emozioni che e discipline rappresentano, grazie all'integrazione di costumi e coreografie di alto livello che gli artisti esaltano in armonia, il tutto sotto la supervisione creativa di Francesca Ghini.Musiche, scenografie e coreografie sono studiate appositamente per ricreare il tema e la trama proposte dal Circo Bianco. Circo Bianco mette a disposizione una gamma di spettacoli già composti e, allo stesso tempo, fornisce la possibilità di creare spettacoli su richiesta, scegliendo un tema e una regia, o delle singole performance. Circo Bianco è seguito e supportato oramai da decenni da aziende partner che credono nel progetto , nell’arte e traggono profitto nel divulgare il proprio marchio grazie alle tantissime vetrine che il Circo bianco garantisce alle stesse.

Francesca Ghini Attualmente da circa 6 anni,, Francesca Ghini organizza, produce e dirige spettacoli di circo contemporaneo, ricrea ambientazioni e fiabe senza l’utilizzo di animali. Grazie ad uno spiccato talento artistico e organizzativo, Francesca riadatta ogni spettacolo in base ai contesti in cui viene proposto, da Teatri e Piazze , o singole attrazioni circensi per eventi privati, matrimoni, cerimonie o sfilate di moda, cene spettacolo o locali notturni. Francesca riesce ad adattare a qualsiasi circostanza gli spettacoli più in voga , grazie ad una vastissima scelta fra gli artisti acrobati da inserire a piacimento all'interno di ogni singolo show. Tutti i personaggi, dal corpo di ballo ai trampolieri e agli acrobati, interagiscono tra loro e con il pubblico dando vita a uno spettacolo di Circo Contemporaneo ad alto impatto visivo ! Francesca sceglie costumi e personaggi onirici e sorprendenti e li adatta magicamente al contesto scelto, alla location e al pubblico a cui si rivolge lo spettacolo. In contemporanea al lavoro di direzione artistica e produzione Francesca ha ideato diversi spettacoli portati poi in scena.


STORIA E BALLO

Academy of Victorian Dance www.limperiale.it

IL BALLO NELL’ EPOCA VITTORIANA Seconda parte

"Gli inviti, il comportamento e gli abiti."

Vittorio Viscardi e Gianna Menetti Presidente Academy Of Victorian Dance

La serata dedicata al ballo, rappresentava un insieme di eleganza bellezza, buon gusto, buon umore e vivacità, unite dalla sapiente conduzione del maestro di danze. Esistevano notevoli differenze tra l’etichetta di un ballo pubblico ed un ballo privato ma, comunque, ambedue avevano una base comune.

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STORIA E BALLO

Invito Orginale del 1861

Invito Orginale del 1811

Carnet (orginale)

Gli inviti ad un ballo dovevano essere spediti come minimo dieci giorni prima dell’evento e dovevano essere scritti dalla mano dei padroni di casa che organizzavano la serata danzante. L’invito doveva avere un aspetto attraente e prezioso, con carta bianca oppure con un bel colore beige chiaro e riportare: il nome dell’invitato, il luogo della serata di danza, la data e l’ora dell’inizio del ballo. Esisteva anche un codice di comportamento preciso relativo all’invito: questo doveva essere inviato alla coppia principale della famiglia che si desidera invitare, poi uno ai figli e figlie e, se questa famiglia ospitava in quel momento qualcuno, anche costui doveva essere invitato ma solamente nel caso di un parente stretto. La risposta all’invito doveva essere spedita solo dalla coppia principale, mentre l’ospite della famiglia doveva rispondere in proprio. L’invito poteva anche essere rifiutato per cause particolari e il diniego realmente giustificato e spedito immediatamente. Casi del genere sono sicuramente accaduti ma, comunque, in casi rarissimi. In pratica, rifiutare un invito sarebbe stata una scortesia gravissima e in una società formale come quella dell’epoca, sarebbe stato preso come un insulto. Il rifiuto avrebbe certamente compromesso i successivi rapporti tra le persone, ed è per questo che si cercava di evitare che ciò accadesse. Un elemento importante da scegliere per la serata era quello della scelta della persona che avrebbe diretto il ballo. Il “Maestro delle danze” rappresentava un elemento chiave importantissimo. A lui si demandava la riuscita della serata che doveva essere, come detto sopra, elegante, divertente e da ricordare. Le danze venivano scelte su arie d’opera famose dell’epoca tant’è vero che molte musiche delle opere più in voga in quel periodo venivano “rimaneggiate” per permetterne l’esecuzione delle figure nelle quadriglie. In un manuale dell’epoca si legge: “Nessun gentiluomo deve avere la ventura di entrare in una sala da ballo e non conoscere le danze proposte, nonché le figure (delle quadriglie)”. Quando si conversava con una dama, il cavaliere si poneva in piedi davanti a lei (l’uomo in piedi a distanza “ragionevole”, e la dama poteva stare seduta). Era, naturalmente d’obbligo, parlare “Sotto voce”; mai parlare a voce alta, interrompere e sovrastare gli altri e mai ridere eccessivamente. Soprattutto non si doveva mai iniziare, e sottolineo MAI, una conversazione che avrebbe portato ad una sicura discussione con altri. In una serata di divertimento ciò sarebbe stato considerato molto fuori luogo. A tutti veniva fornito un “Carnet” con l’elenco delle danze, una piccola matita e accanto ad ogni danza c’era lo spazio per inserire il nome della persona con la quale si sarebbe danzato. Il “Carnet” era fornito con diversa forma e materiale per ogni ballo. Più il ballo era importante, più bello e realizzato con materiali preziosi, il “Carnet”. Queste “carte di danza” erano piccole; le dame le portavano al polso o nella piccola borsetta e i cavalieri nel taschino. Il “carnet” rappresentato in figura è a forma di ventaglio, con una mattina e una lente d’ingrandimento per leggere e scrivere i nomi. All’epoca le persone non portavano gli occhiali da vista che non erano un accessorio diffuso, come poi sarebbe diventato nei decenni successivi e, soprattutto, non piacevano. Gli abiti delle dame abbondavano in stoffa e avevano una forma a clessidra o campana (1850). Quali erano gli indumenti che riuscivano a dare questa forma gli abiti? Il primo era il “corsetto”, una specie di prigione per il busto. Era realizzato in stoffa con importanti inserimenti del materiale che allora si riteneva il più consono: le stecche di balena. Queste erano cucite all’interno, in apposite tasche lunghe e davano quell’effetto di vitino da “vespa” che si può riscontrare in tanti dipinti dell’epoca. Non era affatto comodo ma la sua funzione non era quella di essere tale, ma quella di dare una forma tipica ed elegante. Si allacciava principalmente sul retro, sulla schiena e riduceva la vita al massimo. Molto si è scritto su questo indumento che molti hanno definito “di tortura” ma la moda ha sempre il sopravvento e tale indumento continuò la sua corsa con modelli adattati ai tempi, fino ai primi del secolo successivo, il 900, quando a donna si liberò definitivamente da tale oggetto. Il secondo indumento che dava la forma a campana, era rappresentato dalla “crinolina” che era una gabbia che partiva dalla vita e si allargava gradualmente fino all’altezza della caviglia. Questa “gabbia” era formata da anelli di stecche di balena o metallo, sorretti da una rete o nastri che univano tutta la gabbia. Naturalmente sotto la “crinolina” la dama indossava gli indumenti intimi come i famosi “mutandoni” che arrivavano sopra la caviglia, e le calze al polpaccio. Sopra questi mutandoni venivano indossate le “sottogonne”, anche due e sopra la crinolina. Al di sopra della “crinolina” ancora “sopragonne” e infine la vera gonna finale lavorata. Questa ultima gonna era realizzata con una grande quantità di stoffa, prima di tutto per non far vedere i cerchi, poi per permettere all’insieme quella sofficità di movimenti tipici nella danza. Le scarpe erano importanti e ben realizzate e avevano un tacco bassissimo, quasi inesistente; i guanti erano corti e arrivavano al polso. Gli abiti indossati dalle dame per il ballo, erano leggermente più corti di quelli indossati normalmente di modo che il movimento del piede non fosse ostacolato da impedimenti e quindi il piede potesse essere spostato agevolmente tra il pavimento e il vestito stesso. Sicuramente qualche incidente dovuto a qualche danza, tipo strappo della gonna, ci fu, ma rientrava nella normale statistica degli accadimenti. La parte superiore del vestito era scollata e scendeva sotto l’attacco della spalla. Piccole maniche scese ingraziosivano la parte superiore e avevano anche il compito di sorreggere il vestito che presentava un’abbondante scollatura.

Julia Roberts "Evil Queen" 2012

Claudia Cardinale "Il Gattopardo" 1963


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Attaccati alla piccola manica c’erano dei nastri e dei tulle adornati con guarnizioni di fiori che erano molto alla moda. Riguardo alla capigliatura la situazione si fa più complessa e precisiamo che le donne di allora portavano i capelli estremamente lunghi. A volte la lunghezza delle chiome sciolte arrivava fin sotto il ginocchio e oltre. Di notte, per dormire i capelli si portavano sciolti. Per una donna del 1800, avere i capelli lunghissimi e sopratutto belli e curati, era sinonimo di bellezza. Facile, quindi creare degli “chignon” voluminosi adornati anch’essi da nastri e fiori. Negli anni precedenti al 1850 il tipo di pettinatura era stata differente, con alte torri di capelli, riccioli portati anteriormente alle orecchie (le così dette “orecchie da cani”) e così via. Intorno al 1850 inizia a vedersi una acconciatura con la riga in mezzo che io chiamo “alla medusa”. Questo modo di aggiustarsi i capelli era già stato visto nei decenni precedenti ma sempre inserito all'interno di una acconciatura più complessa. Le ciocche laterali venivano raccolte e portate all’indietro in uno chignon posto sul retro della nuca. Nel dipinto che riportiamo qui di seguito si possono vedere le diverse acconciature in uso in quel periodo. Il dipinto di Franz Xaver Winterhalter intitolato “L’Imperatrice Eugenia in attesa è circondata dalle sue dame” rappresenta un balzo indietro nel tempo eccezionale e ci permette di ammirare non solo le acconciature ma anche gli accessori, i vestiti e la lunghezza delle chiome. Riportiamo per curiosità, l’elenco delle dame ritratte: L’Imperatrice Eugenia de Montijo, la baronessa de Pierres, la principessa d'Essling, la viscontessa di Lezay-Marnésia, la marchesa di Montebello, la duchessa di Bassano, la baronessa di Malaret, la marchesa di Las Marismas e la marchesa di Latour-Maubourg. Nel dipinto si può osservare che solo le ragazze più giovani portavano i capelli che toccavano le spalle, mentre le dame maritate li avevano più raccolti. … ed anche questo era un messaggio sociale. E finalmente si danzava...Fine della seconda parte.

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STORIA E BALLO Esistono poche date determinanti nella storia del Tango, al punto da essere considerate pietre miliari nella ricostruzione storica di questo movimento; alcune di queste appartengono alla prima decade del Novecento ed hanno segnato una prima rivoluzione concettuale e musicale. Anno di grazia 1910. Uno strumento di origine tedesca, probabilmente brevettato nella prima metà del XIX secolo da Heinrich Band, per essere impiegato nella musica sacra come evoluzione dell’acordión, diventa il protagonista del Tango. Introdotto in Argentina da migranti europei tra il 1870 ed il 1880, il bandoneón viene integrato nelle orchestre, determinando la scomparsa di alcuni strumenti del tango primordiale dalle stesse formazioni (arpa e flauto). Lo stesso anno (alcuni sostengono l’anno successivo, il 1911), il bandoneonista Vicente Greco registra per la Casa Tagini, concessionaria della Columbia Records, i primi tanghi con una formazione dal nome “OrquestaTípica Criolla”, nella quale compare come violinista Francisco Canaro. A partire da questa esperienza, l’etichetta OrquestaTípica sarà indicativa proprio delle orchestre di tango, con l’aggettivo “tipica” ad indicare l’esecuzione esclusiva di musica popolare. Passano un paio di anni circa e nel 1913 un giovane Roberto Firpo porta all’interno dell’OrquestaTípica lo strumento che diverrà la locomotiva musicale del tango: il pianoforte. Pianisti avvezzi al tango, con esecuzioni da solisti, già esistevano a Buenos Aires, nei postriboli o nei locali che potevano permettersi uno strumento così costoso ed ingombrante. Firpo intuisce che può giocare un ruolo determinante insieme al bandoneón e al violino nel costruire una tessitura musicale distinta dal passato. Il pianoforte ha il vantaggio di essere uno strumento poliedrico, importante per la marcazione ritmica col suo registro grave, tanto quanto per la costruzione melodica col registro acuto. Ciò che lo differenzia da tutti gli altri strumenti utilizzati all’epoca dalle orchestre di tango è che non si può trasportare facilmente. Sembra un dettaglio, eppure, da quando si afferma il pianoforte nelle orchestre, queste cessano man mano di essere itineranti e si avviano verso un processo di stabilizzazione. Nel tempo, il pianoforte sostituisce la chitarra, che continuerà ad essere utilizzata come strumento di accompagnamento di altri generi popolari. Le partiture scritte per pianoforte costituiscono una sorta di scheletro armonico per l’esecuzione orchestrale ed il pianoforte, oggetto comunque di lusso all’inizio del XX secolo, avvicina al tango personaggi che appartengono alle fasce medio alte della società.

Nello stesso decennio, questi cambiamenti nella formazione delle orchestre e negli strumenti causano una necessaria rivoluzione anche nello stile di suonare Tango. Si cristallizza una formazione standard per il Tango, che è il Sexteto: Pianoforte, due bandoneón, due violini e chitarra (sostituita poi dal contrabbasso nel 1920); il marcato in 2x4 tipico del ritmo habanera va scomparendo in favore del 4x8, favorendo una linea estetica a vantaggio del fraseggio che accompagna lo sviluppo melodico e sfruttando appieno le potenzialità interpretative dei nuovi strumenti. Non sono passati molti anni dai quartetti o dalle rondallas di chitarre e mandolini, eppure il Tango esce da questa multi-rivoluzione totalmente rinnovato e più vicino a quello che oggi viene ballato in milonga. Tra le orchestre si vengono a creare due distinte correnti stilistiche, sempre frutto delle innovazioni della decade del ’10. La prima è capitanata dallo stile melodico ed ntellettuale di Roberto Firpo; la seconda, di matrice più ritmica ed energica, proposta da Francisco Canaro. Il Tango arricchisce il proprio guardaroba e comincia l’inevitabile competizione tra le case discografiche per il crescente business che sta+ maturando. Eppure, le novità non si limitano a quanto scritto finora, perché il 1917 segna il sorgere di un altro grande fenomeno associato al Tango: siamo in piena Guardia vieja e nasce il Tango canción. Ma questa è un’altra storia. https://milongandoblog.wordpress.com/


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STORIA E BALLO

TANGO PASSI

DI

PIACEVOLI

EMOZIONI

Di Sandro Mallamacii

Se il valzer viennese è il ballo romantico per eccellenza, che ti proietta in un mondo da sogno, di altri tempi, fatto di sentimenti puri, come nelle favole, il tango è il ballo sensuale che fa provare sensazioni fisiche, sensazioni forti, peccaminose, un ballo per gente vera, in tutti i sensi. Chi balla il tango lo fa perché vuole instaurare un rapporto fisico col partner, si concede senza inibizioni, senza censure, vuole toccare e farsi toccare, sentire il respiro sul viso, incrociare gli sguardi ammiccanti, insomma, veri e propri preliminari. Il tango non è per chi vuol mantenere le distanze. È trasportare e farsi trasportare. È il desiderio di sentire il corpo dell'altro scivolarti addosso. La quasi totalità delle frasi musicali del tango si eseguono in 8 tempi. La salida è la base composta da otto passi ed è la prima figura che si impara. Si svolge eseguendo una camminata nella giusta postura e seguendo il tempo della musica con le opportune pause. Se tutto è eseguito bene si ottiene la giusta espressività propria di questo ballo. Trattandosi di un ballo eseguito in costante contatto tra l'uomo e la donna è importante e fondamentale che ci sia un affiatamento ed una complicità tra i due. Bisogna sentire e trasmettere le emozioni l'uno all'altra. Oggi vedere ballare il tango argentino suscita piacevoli emozioni, ma non è sempre stato così. Alla fine XIX secolo, quando nacque nei quartieri portuali di Buenos Aires, era ballato da uomini di basso ceto, spesso appartenenti alla malavita, immigrati europei, soli, senza famiglia, che si accompagnavano con prostitute. La musica ed i testi erano ispirati dalla nostalgia per la patria lontana e dalle misere condizioni in cui vivevano. Il linguaggio utilizzato era il lunfardo, una vera e propria lingua nata dalla fusione di lingue europee ed il catalano parlato nella capitale argentina. La musica era composta per gli strumenti che gli immigrati europei avevano portato con sé, fisarmonica, chitarra, violino. Nei cortili dei conventillos si improvvisavano passi e ritmi per passare il tempo e non pensare agli affetti lontani, alla ricerca di qualche momento di svago, grazie alla disponibilità di quelle donnine, che per pochi soldi regalavano piaceri a quei diseredati. I primi tentativi di far conoscere il tango agli europei non furono positivi. Le modalità con cui si eseguiva erano considerate molto scandalose, a partire dai vertici della Chiesa Cattolica, che ritenevano più consoni e pudici balli più formali come il valzer, che non prevedevano il contatto fisico tra i ballerini. Maestri pionieri della diffusione del tango in Europa hanno dovuto trovare il modo per fare accettare questo ballo agli ambienti dell'aristocrazia e della Chiesa. E ci sono riusciti modificandolo, miscelando figure di altri balli e creando musiche più adatte ai nuovi passi. La società ipocrita e moralista alla fine sdoganò questa moda di ballare "sans courant d'air". Oggi il ballo di coppia, così inteso, è considerato una vera e propria terapia per rafforzare il legame di coppia, un vero elisir per il menage e per l'intesa fisica, come dimostrano studi scientifici in base ai quali i partner ballerini hanno rapporti sessuali più frequenti ed una migliore qualità di relazione di coppia. Il tango argentino è al top. Vederlo ballare da una coppia affiatata è come assistere ad un film erotico. Ti piace guardare, ma ti vien voglia di farlo!


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La foto tagliata: fine di un amore di Rosella Simonari Come inizia una relazione? Come finisce, se finisce? E cosa accade se vi sono interessi professionali di mezzo? La relazione fra Josephine Baker e Alberto Spadolini invita a porci queste domande. Baker divenne famosa per la sua danza nella rivista a Revue Nègre (1925), mentre Spadolini raggiunse il successo assieme a Baker ne La Joie de Paris (1932). Nel 1932 Baker era divenuta un’artista raffinata che aveva iniziato a cimentarsi anche con il canto. Di Spadolini parlò in una recensione prima della prima de La Joie de Paris, definendolo atletico. Non è chiaro quando il loro rapporto iniziò, ma fu di una certa importanza, almeno per Spadolini, il quale invitò la madre, Ida Romagnoli, a raggiungerlo a Parigi per conoscere Baker. Nel 1935 Baker e Spadolini si esibirono a Londra, al Prince Edward Theatre, ma Baker venne fischiata, mentre Spadolini fu celebrato. È per questo che il loro rapporto terminò? Probabilmente sì. Gelosia professionale. Grazie al materiale raccolto da Marco Travaglini, nipote e studioso di Spadolini, abbiamo una foto enigmatica di questa fine, dono di Alex Wolfson, manager di Spadolini: Spadolini e Baker insieme con indosso costumi hawaiani, probabilmente per via del loro numero "Hawaï” ne La Joie de Paris, con il capo di Baker però tagliato fuori dall’inquadratura. Secondo Wolfson, quando la loro relazione finì, Spadolini distrusse tutti gli oggetti che gliela ricordavano e Wolfson riuscì a salvare solo parzialmente questa foto, in quanto Spadolini stracciò il viso di Baker dall’immagine. Eppure è una bella foto, Spadolini è in piedi e tiene in braccio Baker, il cui corpo si staglia sul piano orizzontale, con la schiena arcuata indietro. Una traccia, un’intensa traccia di una storia che fu.po del testo.

Foto Atelier Spadolini, su gentile concessione di Marco Travaglini, nipote e studioso di Spadolini

Joséphine vista da Condé Nast

Spadolini balla avvinto a Joséphine Baker al Casinò de Paris 1932;

Alberto Spadolini ritratto da Dora Maar, danzatore nudo con globo,Parigi 1935


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di Susan Walker-Spence


STORIA E BALLO Bill Irvine (1926-2008) MBE e Bobbie Irvine (1932-2004) MBE Bill, nato in Scozia e Bobbie in Sud Africa si conobbero a Johannesburg; Bill dopo aver servito la Royal Navy iniziò a lavorare in quella città per la famosa “British Champions” di John Wells e Renee Sissons. (John era il fratello di Elsa Wells primo organizzatore dell’International Championships alla Royal Albert Hall, Londra). Bill in Sud Africa gareggiava nei Professionisti con Aida Kruger, (lui era già un professionista a 16 anni avendo vinto 2 scellini in una gara Amatoriale Scozzese - quando era vietato agli amatori vincere soldi- e Bobbie era già Campionessa del Sud Africana insieme a Vernon Ballantyne. Le due coppie sono state invitate a Londra per ballare un Team Match dopodiché sia Aida che Vernon decisero di smettere di ballare, lasciando Bill e Bobbie soli a Londra. Tornando in Sud Africa, Bobbie studiava con Bill per diventare “Maestra di ballo,” si innamorarono e decisero, così, di ballare insieme (anche se, essendo Bobbie più alta di Bill, all’inizio a Bobbie l’idea non piaceva!). Sì sposarono nel 1957 e, dopo aver vinto il Campionato di Sud Africa diverse volte, decisero di trasferirsi a Londra per studiare con i più bravi insegnanti dell’epoca: Eric Hancox, LenScrivener, Charles Thiebault, Constance Grant e, poi, Sonny Binick. Il loro primo grande successo fu nel 1960 a Berlino quando vinsero il Campionato del Mondo Standard. Il loro primo “British Standard Championship” l’hanno vinto nel 1962. Il Mondiale Latine nel 1965, il “British” Standard e Latine nel 1966 e nel 1968, entrambi i Campionati del Mondo, Standard e Latine nello stesso giorno alla Royal Albert Hall. In totale 13 volte Campioni del Mondo! Nella loro carriera hanno fatto stages e lezioni in ogni angolo della terra ed hanno ricevuto tutti gli onori che è possibile ricevere nel mondo della danza compreso, nel 1967, il Member British Empire, (MBE) della Regina Elisabetta 11. Bill è stato il Presidente del’ ISTD (Imperial Society of Teachers of Dancing) e del WDC (1980-82), al tempo conosciuto come ICBD ed era poi famoso per il suo ruolo di Presidente della giuria a Blackpool, come Bobbie che giudicava sempre dalla sua postazione preferita: a sinistra del palcoscenico! Sia Bill che Bobbie amavano l’Italia; Bill fu Presidente della giuria presso il FEINDA (Festival internazionale della Danza) organizzato da Adalberto e Lalla Dell’Orto nel 1984 a Marina di Carrara. Questo competizione divenne una delle più importanti del Mondo , conosciuta poi come il grande “Cervia” e Bill continuò come Presidente delle Standard ogni anno per più di 20 anni, compito che poi verrà diviso con Peter Maxwell (Latine) e Stefano Francia (Direttore di Gara) vista l’enormità dell’impegno che tale compito richiedeva. Il loro insegnamento e la collaborazione con molte delle più brave coppie Italiane divenne notevole; Augusto Schiavo, presentò il “Bill e Bobbie Irvine Awards” a Verona per diversi anni in loro onore. Bill e Bobbie divennero autori e protagonisti di molti cambiamenti ed evoluzioni nel Ballo “Standard”, ottenuti, - come loro fortemente credevano – partendo da una solida base tecnica. Negli ultimi anni della loro vita e carriera, iniziarono a notare una mancanza dei principi tecnici nel ballo problemi di “Over Choreography”- per cui i passi eseguiti non erano più caratteristica delle danze di appartenenza. Secondo Bill, il “Tempo" (attuale non musicale) significa progresso e non si può stare fermi; bisogna avere nuove iniezioni di idee, e gli insegnanti devono avere un approccio intelligente verso i principi della coreografia; non si può tornare al vecchio perché la danza è progredita da molti punti di vista"... E ancora : “Il consiglio che do ai giovani ballerini é di fare allenamento in modo intelligente e apprendere i principi fondamentali di base di ogni danza e di applicarli al loro ballo. La coreografia non è sufficiente per farti diventare un Campione! Devi capire i principi basilari di Rise and Fall, lavoro di piedi e tecnica. Purtroppo ci sono troppi difetti tecnici basilari nella danza di oggi - che non saremmo stati in grado di fare e di lasciare andare anni fa. Il libro di tecnica é lì come una guida e quando lo capisci, la tua danza diventerà più facile e migliore.” E’ impossibile citare Bill senza ricordare gli insegnamenti di Bobbie, lei non me lo perdonerebbe mai! Il suo prezioso consiglio alle Dame - ad allenarsi era: “essere visto e non sentito (col rumore dei piedi), farsi sentire ma senza ostacolare, essere visto ma non mettersi in mostra, muoversi e non allontanarsi, essere attivo ma non attivato, avere tono ma non tensione, ricevere slancio ma non darlo, essere in equilibrio sui propri piedi, sentire la danza nel tuo corpo, seguire e non guidare, adattarsi e non essere adattato e permette alla musica di infiltrarsi nel tuo corpo”. C’è così tanto da scrivere su questi due danzatori, insegnanti e mentori ispiratori; spero che questo articolo abbia dato un idea di chi erano queste due leggende delle danze di coppia. Avendo avuto la fortuna di studiare con loro come giovane competitore e poi di averli conosciuti meglio come colleghi e amici - posso dire che oltre al successo ottenuto nel ballo grazie alla loro tenacia, tenevano fortemente anche ai valori più importanti della vita...due persone più gentili, umili e leali, credo, siano difficili oggi da trovare.

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FOTOGRAFIA E BALLO

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MATERIA

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GESTO foto © Luca di Bartolo, Giulia Vacca


FOTOGRAFIA E BALLO

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La fotografia e la danza, un passo a due per raccontare il movimento “danza”. Luca di Bartolo, fotografo, da qualche anno lavoro progetti che uniscono l’arte coreutica alle arti visive, foto e cinema. Il nuovo progetto si chiama Tregua. E' un progetto di video danza che vede la luce durante uno degli shooting per il progetto CORPO | MATERIA | GESTO di cui ci ha raccontato nel numero di Agosto. Nasce all'interno della torre del Nuraghe IsParas in Sardegna (Isili), su una grata di tondini di ferro a protezione di un pozzo, una oscura voragine. Vuole essere un lavoro personale e introspettivo sul periodo di difficoltà vissuto da Giulia durante il lockdown. La grata è un sostegno immaginario, inizialmente un punto di ancoraggio, ma potrebbe rivelarsi allo stesso tempo nemica e ostile. Rispecchia ciò che Giulia cercava in quei giorni di quarantena, trovare la luce ed il buono che poteva esserci in quell’immobilità apparente. Gli scatti fotografici e le brevi riprese eseguiti durante la nostra prima visita, ci hanno condotto alla decisione di tornare sul posto con un progetto coreografico definito, puntare ad una fotografia che giochi su profondi sfuocati, incentrata sul corpo e sui gesti, puntare ad una sonorità che raccolga i seppur minimi rumori: le mani che scivolano sul metallo arrugginito o i piccoli pezzi di pietra che cadono nel pozzo. Per dare vita a Tregua abbiamo deciso di attivare una campagna di raccolta fondi sul portale europeo di crowdfunding Ulule. Questa scelta nasce sia dalla necessità di acquistare dell'attrezzatura audio che ci permetta di raccogliere dettagli sonori quali lo stridio della polvere di pietra tra le mani, sia per sostenere economicamente la partecipazione ai festival di cinema. Per chi avrà il piacere di aiutarci abbiamo pensato ad alcune ricompense in parte simboliche (ringraziamenti nei titoli di coda, cartolina di ringraziamento ecc.), in parte reali (una copia del cortometraggio su supporto fisico, una stampa 40x60 a scelta tra i miei tanti scatti di danza) (https://it.ulule.com/tregua/)


CORPO E BALLO

Sport a 50 anni: come scegliere le attività giuste per tonificare i muscoli, dimagrire e stare bene di Eugenia Galimi

Dopo i 50 anni il metabolismo rallenta, ma allenandosi con regolarità e con le discipline ad hoc si può aumentare il dispendio energetico e mantenere il peso forma, oltre a conservare muscoli tonici e benessere a 360°. Mangio come una volta eppure ingrasso. Come mai?” Si tratta di una condizione comune alla maggior parte delle donne (ma anche degli uomini) over 50. Il responsabile di questo disagio è il rallentamento del metabolismo, ovvero la riduzione della velocità con la quale il nostro corpo brucia le calorie. Questo delicato meccanismo che regola l’equilibrio tra le calorie introdotte con gli alimenti e le calorie consumate dalle cellule per far fronte alle diverse richieste energetiche dell’organismo, con l’avanzare dell’età e con i cambiamenti ormonali legati alla pre-menopausa e alla menopausa, perde il suo bilanciamento. Per accelerare il metabolismo bisogna quindi aumentare il dispendio energetico quotidiano che è influenzato principalmente da tre fattori: dal metabolismo basale (quantità di energia impiegata da una persona sveglia ma rilassata, in condizioni termiche neutre e a digiuno da otto ore), dalla termogenesi indotta dalle attività digestive (la digestione delle proteine è la più vorace di energia, a seguire i glucidi e poi i grassi) dall’attività fisica. La strada migliore per accelerare il metabolismo è praticare regolarmente attività fisica, in questo modo si costruisce la massa muscolare magra, il tessuto che brucia più calorie, anche 10 volte in più della massa grassa. Non solo: potenziando la massa magra si incrementa anche il metabolismo basale. Ma quali sono le attività più indicate per accelerare il metabolismo a partire dai cinquant’anni? Perdere peso: meglio la palestra o la danza? Uno dei difetti del lavoro in palestra è che spesso si concentra su una sola area del corpo. Questo fa sì che il grado di allenamento delle varie zone del corpo, braccia, busto, gambe – sia disomogeneo. Va a finire, infatti, che si allenano solo le gambe, per esempio, mentre le braccia restano meno allenate e perciò ancora flaccide. Il lavoro in palestra spesso non promuove un buon allenamento di tutto il corpo, ma solo di alcune zone. Questo non capita con la danza che predispone un lavoro che interessa ogni zona del corpo. I movimenti coinvolgono sia le gambe che le braccia, nonché il busto, allenando tutti gli addominali, compresi i dorsali. La danza è un ottimo allenamento poiché aiuta ad allenare tutto il corpo. Già dopo un paio di lezioni, il fiato migliora e insieme a esso la resistenza, segno di aver già fatto un buon lavoro. Oltre ciò, per molti non è facile proseguire ed essere costanti negli allenamenti in palestra, anzi, molto spesso, si rinuncia dopo poche lezioni. La causa più frequente degli abbandoni pare sia la noia: ci si stanca presto di esercizi ripetitivi e se non ci si sente coinvolti e stimolati, non si accende la passione e la fuga dai corsi è inevitabile. Un altro motivo, invece, per cui faresti subito meglio a preferire un corso di danza alla palestra è il divertimento. La palestra è solo fatica mentre con la danza, la fatica un po’ si dimentica. La ragione è legata alla musica: non c’è danza che non utilizza la musica e questo è un vantaggio da non sottovalutare. Ballare è molto divertente e ti aiuta a non sentire la fatica che i muscoli del tuo corpo stanno facendo. È vero che la musica c’è anche in palestra ma non ci balli su, la ascolti e basta per distrarti un po’. Ballando a ritmo di musica, ti diverti molto di più e non senti la fatica cha fai. La danza, inoltre, è un’efficace terapia antidepressiva che aumenta l’autostima oltre a migliorare la salute del cuore e aumentare la resistenza fisica, favorendo l’equilibrio e la flessibilità corporea.

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MENTE E BALLO

La creatività

di Giovanni Battista Gangemi

Penso che la creatività sia qualcosa di

molto

importante

per

il

bambino e non solo. La creatività per me è libertà, libertà di esprimere in modo 'diverso',

'anormale',

Creatività

è

fare

'insolito'.

qualcosa

di

particolare, qualcosa che nessuno fa, qualcosa che ti far stare meglio e in cui metti i tuoi stati d'animo. La creatività ti esonera delle stereotipie del mondo, dalle regole che il mondo ti obbliga, perché tutti

dobbiamo

essere

uguali,

burattini plagiati. Creatività è entrare in mondo tutto tuo sporcarti le mani, vestire vestitiì diversi, inusuali. E non importa

se

belli

o

brutti

l'importante è essere liberi, liberi di volare, liberi di essere se stessi. I bambini formulano alcune analogie sulla base di un pensiero magico tipico dell'infanzia, mentre la mente di un adulto o di uno scienziato produce analogie che dovranno poi passare al vaglio di un pensiero logico che giudicherà quanto esse siano plausibili e utili: ma il ricorso alle analogie è una continua fonte di nuove idee. Se un genitore o un insegnante vuole creare un clima favorevole all'espressione creativa, dovrebbe seguire alcune semplici strategie. Anzitutto è necessario rispettare le domande insolite o divergenti. (Mediazione di reciprocità). In secondo luogo è fondamentale mostrare che le idee sono prese in considerazione.

E

inoltre

è

importante incoraggiare l'autoespressione

in

attività

sia

spontanee che pianificate. (Criterio di Mediazione intenzionalità e Reciprocità). .

oltre l'arte Per i più piccoli essere spontanei è più facile, quelli un più grandi possono essere allenati a lasciar correre il pensiero in modo ch riescano a porsi volontariamente n una situazione rilassata, senza l'esigenza di un obiettivo prioritario, per cui sia possibile far nascere un'idea dall'altra. Per Cropley “la creatività, consta di tre componenti: l’aspetto intellettuale (la capacità di produrre idee), l’aspetto motivazionale (la disposizione a farsi venire in mente qualcosa e poi ad articolare anche queste idee) e l’aspetto emozionale (il coraggio di , che si oppone alla pressione all’adattamento; la disponibilità al rischio, ecc.)... è necessario favorire tutti e tre gli elementi della creatività, poiché questa nasce dall’interazione delle sue componenti”.

Inoltre lo studioso evidenzia 7 qualità essenziali dei creativi: 1 essere capaci di produrre molte idee 2 essere consapevoli dei problemi 3 avere abilità analitica e sintetica 4 essere originali 5 possedere elasticità di pensiero 6 per centrare il nocciolo delle questioni 7 porre questioni in modo nuovo. Anche Vygotskij parla della creatività. Vygotskij pensa che la creatività nasce in risposta al bisogno che ogni uomo avverte di adattarsi all’ambiente circostante. Lo psicologo russo sottolinea come l’attitudine alla creatività, pur essendo patrimonio di ognuno, si manifesti in maniera e in misura diversa nei vari soggetti, in quanto frutto di numerosi fattori, tra cui, un posto di rilievo è occupato dall’ambiente sociale e culturale in cui l’individuo è inserito. E' possibile riconoscerne due forme principali: l’attività riproduttrice e l'attività creativa. L’attività riproduttrice è: “...legata in modo strettissimo alla nostra memoria, e consiste essenzialmente nel riprodurre o ripetere fogge di comportamento già da prima create ed elaborate, o nel far vivere tracce d’impressione precedenti. Questa attività non crea nulla di nuovo, e, fondamentalmente, essa si riduce a una più o meno esatta ripetizione di ciò che già c’era”. Mentre l'attività creativa ha a che fare con i sentimenti. Per Vygotskij dunque il sentimento, non meno del pensiero, è un fondamento indispensabile all’atto della creazione, tanto che, nella convinzione che l’immaginazione sia un processo di natura estremamente complessa, non bisogna dimenticare che ciò che chiamiamo creazione è “l’atto catastrofico di un parto,il risultato di un’intima, lunghissima gestazione e maturazione”.


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MENTE E BALLO

S S E R T S

DA

O R T N E I R

Rilassati, raccogliti, allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. (Italo Calvino) Ciro Vinci pianista - compositore - musicoterapista


MENTE E BALLO

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IMPARA A GESTIRE LO STRESS

Secondo fonti Istat lo “stress da rientro” è una condizione molto comune che riguarderebbe un italiano su dieci. Si tratta di una risposta psicofisiologica dell’individuo alla reimmersione nello stress quotidiano; una condizione di malessere psicologico e fisico che si sperimenta a fine estate. Il rientro nel contesto lavorativo e nella routine abituale comportala conduzione di ritmi serrati che si sostituiscono a quelli più lenti dei periodi di vacanza. Ritornare alla quotidianità evitando lo stress non è un’impresa impossibile. Gli esperti, in diversi campi, sono concordi nel suggerire un valido accorgimento per fronteggiare questo tipo di malessere: <<Dedicare del tempo alla cura di sé>>. Prolungare il benessere goduto durante le ferie serve ad allentare la tensione, ad allontanarsi da pensieri negativi e riprendere la normalità con la giusta energia.

Quante volte, per tirarsi su di morale, si ascolta un pò di musica o una canzone in particolare? In tutte le epoche e le culture, l’uso del suono è stato riconosciuto come strumento dalle potenzialità curative. Il ricorso alla musica, da anni, è diventato una vera e propria terapia, ormai il miglior farmaco emotivo.

Perché?

Perché la musica ci comprende, anticipa le nostre sensazioni, accompagna i nostri sentimenti, ci porta esattamente dove vorremmo essere. La musica è la compagna insostituibile della nostra vita. Ci segue sempre, da quando nasciamo a quando invecchiamo, ci aiuta ad esprimerci, ad interagire, a stare meglio, ci regala un tappeto emotivo per tutti i momenti più importanti della nostra vita: motivo valido per farsi trasportare dalle note di qualche brano a cui siamo particolarmente legati, sentendoci coinvolgere emotivamente. Triste o allegra che sia, la musica ed il suo effetto benefico sono indiscutibili. Attenzione, c’è bisogno di una guida all’ascolto. Un suono che tocca il cuore porta con sé un ventaglio di emozioni, immagini, ricordi e significati importanti per l’ascoltatore. Paradossalmente, ciò rende vano il tentativo di fruire di brani che fungano da “medicinali” facendo star bene chiunque l’ascolti, poiché una musica può essere emozionante e significativa per una persona o completamente neutra, se non addirittura fastidiosa, per un’altra.

Allora come fare?

Basta seguire poche regole di base, per raggiungere efficacemente il nostro scopo. Fortunatamente si può ascoltare musica anche mentre si pratica attività sportiva o semplicemente si riordina la scrivania. Per amplificare l’effetto benefico dell’ascolto ci si può concedere un momento di relax durante la giornata con una cadenza stabilita, individuando un piccolo spazio dedicato a questo scopo in cui creare un’atmosfera rilassante: con luci soffuse o addirittura sfruttando gli effetti magici della cromoterapia, preferendo colori freddi (toni del blu/verde/viola), che hanno una vibrazione più bassa e non eccitano le nostre cellule, per pareti, tendaggi o indumenti. Scegliere brani che prevedono musica solo strumentale, possibilmente niente canzoni o melodie conosciute. Per il relax non è la melodia a fare la differenza, ma altre caratteristiche musicali. Innanzitutto il “tempo”, che dovrebbe collocarsi tra i 60 e gli 80 impulsi al minuto (per seguire la frequenza regolare del cuore). Il ritmo dovrebbe essere costante, non sincopato (senza interruzioni improvvise), nessun rallentamento o aumento di frequenza. È da preferire un pattern melodico ripetitivo, senza improvvisi cambi di articolazione. La musica, inoltre, può variare sia di tono che di intensità a patto che queste variazioni avvengano gentilmente, senza stacchi troppo bruschi e, in ogni caso, senza percepire eccessi. Sarebbe preferibile evitare le musiche troppo malinconiche, dato che un suono che ci emoziona troppo non ci si rilassa. In generale, un brano musicale“soft”dovrebbe generare sensazioni positive ed evocare ricordi o situazioni serene e piacevoli, ma questo dipende dalla sensibilità e dall’emotività personale. Alcuni specialisti in musicoterapia compongono musiche ad hoc, ritagliate sulle specifiche esigenze dei fruitori/ascoltatori, che rappresentano l’optimum. Altrimenti, si trovano sul web raccolte di brani da ascoltare per “rilassarsi”. L’importante, durante l’ascolto, è praticare una respirazione lenta, regolare e profonda. Le musiche più utilizzate vengono selezionate di solito dal repertorio di alcuni autori di musica classica o del genere New Age. Un’intera sinfonia è da evitare, perché propone troppe variazioni; meglio optare per singoli movimenti, in particolare gli Adagio e l’Arioso. Ampio spazio va comunque dato alle preferenze personali, nel rispetto dei propri gusti musicali. Non c’è una ricetta precostituita, bisogna scoprirla. La musica è mistero, ne sappiamo ancora pochissimo, ma il potere del suono è indiscutibile. Seeing is believing!


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EDUCAZIONE E BALLO

Regole fondamentali I bambini, in quanto persone, hanno bisogno di regole. Le regole fanno parte della vita, sia a livello sociale che naturale, e insegnare la capacità di limitarsi e gestire la frustrazione è parte integrante del percorso educativo. Non si tratta di reprimere o non permettere la libera espressione, ma di far si che l’individualità possa essere incanalata in modo corretto senza diventare per questo un limitazione per il prossimo. Vediamo come è giusto introdurre e gestire questo aspetto spesso delicato e complesso dell’educazione di un bambino. Credo, innanzitutto, che le regole debbano essere poche, ma comunicate in modo chiaro e sintetico e sempre concordate precedentemente dalla coppia genitoriale. Non è necessario un lungo elenco di divieti e norme, sarà preferibile avere poche e semplici indicazioni di comportamento. Inoltre, aspetto importantissimo, devono per forza di cose essere coerenti con i nostri comportamenti: ad esempio, non chiederemo a nostro figlio di mangiare seduto se siamo soliti mangiare in piedi o di fronte alla televisione, il nostro esempio rimane sempre l’aspetto più importante ed il fattore decisivo nel processo di imitazione e crescita. Ricordiamo che la creatività ed il gioco sono il linguaggio dei bambini, per cui sarà spesso più semplice per noi far comprendere alcuni concetti ricorrendo al linguaggio fantastico: ad esempio inventando una storia per spiegare l’importanza di lavarsi i denti dopo aver mangiato, piuttosto che imporlo senza troppi giri di parole. Eccedere in spiegazioni astratte e irrazionali non porta a nulla di positivo, il linguaggio deve essere adatto all’età del bambino senza forzature o desiderio di renderlo adulto precocemente. Cosa fare di fronte al così detto capriccio? Innanzi tutto dobbiamo sempre distinguere fra bisogno e desiderio e rimanere fermi e sicuri senza possibilmente alzare la voce. L’aspetto più importante che va considerato quando ci troviamo di fronte a comportamenti del genere è di non stigmatizzarli e di non esprimere pareri negativi, il rinforzo positivo è molto più efficace della punizione o del rimprovero. Dobbiamo sempre avere presenti quelle che sono le necessità ed i tempi soggettivi del fanciullo: se, ad esempio, ci troviamo di fronte ad un bambino molto agitato probabilmente sarà preferibil trascorrere molto tempo a giocare all’aria aperta per permettergli di sfogare le sue energie, piuttosto che guardare la televisione e pretendere calma e silenzio. I bambini hanno tempi diversi dall’adulto, la lentezza nel fare è associata al bisogno di sperimentare ed apprendere; avere routine giornaliere ben chiare che scandiscano la giornata potrà rivelarsi molto utile per la serenità di tutti. In conclusione: dobbiamo eliminare il più possibile i nostri sensi di colpa e le nostre proiezioni e stabilire un rapporto di fiducia volti all’attenzione del bambino. Rispettare i suoi tempi e del vivere in una società nella quale tutti hanno il diritto di essere se stessi. Però, rispettare il bambino non significa sottomettersi a lui, né depauperarlo dell’insegnamento e della trasmissione delle regole necessarie per il vivere civile. Non basta sancire e far rispettare le regole, lasciando che rimangano condizionamenti esterni. Bisogna che siano apprese e interiorizzate, perché il bambino impari a cavarsela.

Dott.ssa Michela Mignano Pedagogista clinico Psicomotricista funzionale e formatrice In quell’assiduo, sistematico, immane processo di apprendimento, il bambino va sperimentando sia la realtà fisica, sia gli atteggiamenti e le risposte dei grandi, assumendo atteggiamenti provocatori per provocare, appunto, risposte chiarificatrici, sia fisiche, sia verbali, sia comportamentali. Per esempio, mentre fa il gesto di battere il martello sul tavolo o quando fa un capriccio, lancia uno sguardo agli adulti presenti, per vedere cosa pensano e cosa fanno, cioè per imparare cosa è raccomandabile, cosa è permesso e cosa è proibito. Bisogna cogliere quei gesti provocatori: è quello il momento in cui il bambino chiede che gli venga insegnata una regola. Sgridarlo e basta vuol dire perdere una preziosa occasione. Che cosa spinge i bambini ad intestardirsi e a fare capricci? La ragione principale è rappresentata dal voler prendere posizione nei confronti degli adulti. In altre parole, spesso è un modo per affermare se stessi come entità autonome rispetto agli adulti. Quali sono i contenuti dei capricci dei bambini? Frequentemente i piccoli piangono perché desiderano un oggetto che i genitori non possono o non vogliono acquistare. Altre volte oggetto delle loro dimostranze divengono le preferenze sul cibo, ovvero desiderano mangiare alcuni alimenti piuttosto che altri sicuramente più salutari. In talune circostanze il bambino fa i capricci perchè vuole indossare un particolare indumento, che è inidoneo per stagionalità o circostanza. I bambini più grandi si intestardiscono e piangono quando devono fare i compiti o perché non li vogliono fare oppure perché sostengono che bisogna usare certe procedure piuttosto che altre, caldeggiate dai genitori. In alcune occasioni i piccoli fanno capricci perché non vogliono uscire con i genitori o non desiderano andare in un posto proposto dai grandi. Oggetto di capriccio può diventare il non volersi lavare e approntare per andare a scuola. Come si vede, le occasioni che spingono i bambini a fare capricci sono diverse. Che cosa può fare l’adulto e come può intervenire in tali circostanze? É bene che la persona che si occupa del bambino, in qualità di genitore educatore, rifletta sui seguenti punti. Il capriccio ha una funzione particolare per il bambino in quanto serve a fargli accettare la frustrazione. In altre parole, lo aiuta a transitare dal principio di piacere al principio di realtà. In pratica, lo supporta nel capire che non si può avere tutto e subito, ma bisogna saper attendere per raggiungere un obiettivo. Di questo l’adulto deve essere consapevole e questa consapevolezza deve orientare il suo intervento. Una prassi che l’adulto deve seguire quando affronta i capricci dei bambini è la coerenza. In altri termini, non si può negare oggi quello che si è concesso ieri. L’incoerenza destabilizza il piccolo e non lo aiuta a crescere. Non deve uno dei genitori concedere quello che l’'altro genitore nega. Lo stesso vale per i nonni.


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Un modo nuovo di vivere la natura

Natusumba© è la vita nel benessere sia fisico che mentale un insieme di coreografie e meditazione per l'armonia psico-fisica

https://www.facebook.com/groups/NatuSamba.net/


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LIBRO E BALLO

Fantasià

Un’antologia di racconti inediti per ragazzi a sostegno di Asroo per i malati rari La beneficenza non si ferma anche in tempi di Coronavirus. E così, in poco tempo, autori volontari si sono messi a disposizione per una antologia di racconti, Fantàsià - il cui ricavato andrà completamente a sostenere le attività di ASROO, Associazione Scientifica Retinoblastoma e Oncologia Oculare di Siena. Il progetto, nato da un’idea dello scrittore Stefano Labbia, intende unire le forze della parola per un obiettivo comune: sostenere le attività di ricerca sul Retinoblastoma, il tumore oculare più frequente in età pediatrica. Lo Staff di Siena, condotto dal medico oncologo di fama internazionale Prof.ssa Doris Hadjistilianou, segue dal 2011 un percorso di cura e diagnosi precoce di una malattia rara: il Retinoblastoma. Proprio a Siena ogni anno si celebra la Giornata di Oncologia Oculare che vede la partecipazione di massimi esperti sul tema. Siena è il terzo centro di Eccellenza in Europa per casi trattati. L’intero ricavato dell’antologia fantasy – disponibile su Amazon - sarà devoluto ad ASROO. Ecco il link per acquistare il libro:

versione cartacea o e-book: https://www.amazon.it/dp/B086PMNDNR?ref_=pe_3052080_397514860. Nell’antologia si sperimenta il tema della fantasia con gli autori: Aharan Lee, Elena Panzera, Giorgia Sbuelz (già vincitrice del concorso “Una fiaba per Asroo"), Greta Guerrini, Maggie van der Toorn, Monica Serra, Silvia Bruni e Stefano Labbia che hanno dedicato gratuitamente il loro tempo e le loro competenze in beneficenza. La prefazione è di Mattia Albani. Un contributo speciale nella realizzazione del progetto va a Palma Caramia, interior design che ha intrapreso la strada da bookblogger per recensire e commentare i libri presenti nel catalogo Amazon e librerie fisiche e che attualmente collabora come grafica e illustratrice per autori emergenti e non. ASROO – Associazione Scientifica Retinoblastoma e Oncologia Oculare è nata il 27 aprile 2010 per iniziativa di medici e biologi del Centro di riferimento del Retinoblastoma, dell’Unità di Oftalmologia e della Sezione di Biochimica del Dipartimento di Medicina Interna Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica di Siena, che già da alcuni anni stanno collaborando per un progetto di ricerca sul retinoblastoma. L’Associazione si prefigge le seguenti finalità: migliorare le conoscenze medico-scientifiche nel vasto campo dei tumori oculari; migliorare la qualità dei servizi offerti ai pazienti; diffondere e divulgare le conoscenze scientifiche raggiunte nel settore attraverso opuscoli distribuiti negli ospedali, negli studi medici, nelle manifestazioni pubbliche quali seminari e convegni; sostenere tramite raccolta di fondi il miglioramento dei centri specialistici dedicati attraverso la donazione di apparecchiature scientifiche.

www.asroo.org -segreteria@asroo.org


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LIBRI E BALLO

PAOLO O I Z A R O I D Il pioniere dello Splatterpunk presenta il Medical Show del dott.Branzini.

di Angela De Vito

Non ho mai visto Shining. Conosco Dario Argento, ma di vista perché lo incontro a messa, frequentiamo la stessa parrocchia (!). Figuriamoci se mi metto a leggere robba de paura. Poi vado a cena dalla mia amica e vedo uno seduto in un angolo, quieto, occhiali tondi e sguardo angelico. Penso “ha dell’artista, ma magari è una persona perbene”. Me lo presentano come il più noto scrittore di horror italiano. Mi si congela il sorriso, porgo la gelida manina, battuta da manuale di conversazione e ciaone. Poi la vita fa giri strani e mi trovo qua, a scrivere invece che del solito libro di Woody Allen, dell’ultimo lavoro di Paolo Di Orazio (Speghetti Western Freak Show), quello degli occhiali tondi. Che per la cronaca, è socio fondatore e batterista di Latte e i suoi derivati, nasce come umettista, dipinge, traduce romanzi dall’inglese, scrive di rock e non so che cosa faccia nel tempo libero, se ne ha. Immagino strangoli vecchiette. ·Scusa Paolo, ma visto che il mondo è già orrendo e a tutti ogni tanto piacerebbe fare il vicino a pezzettini, non potevi scrivere che so, racconti erotici? O chicklit? In realtà provengo dalla scrittura porno hard-core (stesso background di Pedro Almodòvar) e stiamo parlando di un lontano e rutilante biennio di qualche decade fa. Dopo una denuncia per pubblicazioni oscene, ho ben pensato di dare fondo alla passione per l’horror, che più mi ha procurato in 30 anni soddisfazioni in termini di successo di pubblico (e n’interrogazione parlamentare per istigazione a delinquere – allora ditelo, ce l’avete con me), tra disegno e sceneggiatura di fumetto, racconti e romanzi sia in italiano che in inglese. La mia scrittura è proprio la metafora teatrale, se vuoi, amplificata di un’irriverente anima Grand-Guignol, proprio della bruttezza e della violenza della razza umana. La natura è sì cruenta (il prodigio, il mostro nella mia pantomima), ma solo l’uomo è crudele il serial killer). Sicuro, quando passerò alla narrativa chiklit, e non lo escludo affatto, mi denuncerà l’ordine de dentisti italiani. Adoro giudicare un libro dalla copertina. Titolo furbo, grafica accattivante, segnalibro gattaro che acchiappa sempre, soprattutto le signore. Ma chi sono i freak del titolo? A scanso di ogni ruffiano buonismo e scomodo cinismo, i freak sono proprio esseri deformi, condan/nati da genitori consanguinei e/o folgorati da Madre Natura per arcane ragioni di entropia genetica. In realtà, ho solo preso in prestito l’approccio scientifico-umanista del noto neurologo Oliver Sacks,il quale vedeva

connazionali partirono alla ricerca di fortuna solcando i mari. E anche noi ci siamo, sia civilmente che criminosamente, integrati nel mondo di approdo. Siamo tutti uguali. Basta studiare la storia (della mafia siculo americana, anche). Le Marche perché… luoghi a me cari, dove i cognomi sono più divertenti e musicali. Per intelaiare la metafora del razzismo legato alla migrazione, avevo bisogno di un mare. E di un luogo, New Orleans, sede di musica e magia, dove gli italiani, all'epoca del romanzo (anni '80 del XIX secolo) sono stati mal tollerati per il loro (nostro) temperamento.

nella malattia l’espressione di un endogeno prodigio e una condizione straordinaria per superare il concetto di sfortuna, sofferenza e inferiorità, e supportare i pazienti come persone e non come vittime sconfitte da un qualcosa di psicofisicamente estraneo. Per fare questo, ho dotato i pazienti del dottor Branzini, protagonista del romanzo, di super-poteri rendendoli una sorta di FrXMen senza costumi pop. Esaltando la loro umanità, ed azzerando così ogni condannabile intolleranza. Per chi vorrà capirlo. · Tra le Marche e New Orleans. Come mai queste ambientazioni così particolari e lontane tra loro? Avevo necessità di fare satira del tipico italiano razzista che odia chi arriva su un barcone e ignora che un tempo non molto lontano, ovvero vicino a quello in cui si svolge il mio Spaghetti Western Freak Show (Watson edizioni), molti

Hai tirato su i tuoi affezionatissimi fan con una dieta molto varia. Continuerai a nutrirli a Latte e suoi derivati? Una bipolarità che, per fortuna, solo pochi non hanno gradito. Perché se scrivi horror, che c’entra la comicità?... Così come, per molti profani, se scrivi horror devi essere per forza di cose sadico, disturbato, misogino, ateo, torturatore di gatti e calpestatore seriale di aiuole. La risposta è sì, finché avrò voglia di menare i tamburi. Una dieta variegata tra horror e humour è il trucco per essere sempre belli e stare bene aggirando le rughe fossili dei cliché. Ok, sei talented come Mr. Ripley, ma ci sarà qualcosa di artistico che non sai fare. Scusa, nella quale non ti sei ancora imentato. Vuoi svelare ai nostri lettori una tua segretissima aspirazione artistica per il futuro? Voglio desidero devo farò cinema. Intanto, inizio col farmi la masterclass di Spike Lee e David Mamet, poi si vedrà. Lieto fine del segreto. https://www.paolodiorazio.com/


PITTORA E BALLO

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Donatella Colasanti

IL LATO SEGRETO DELL'ANIMAÂ


PITTORA E BALLO

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Donatella Colasanti ha iniziato a dipingere fin da bambina. Il suo incontro con la tavolozza ed il pennello è nato nei primi anni dell'infanzia, grazie al padre, valente pittore, che ha saputo trasmettere alla figlia l'amore e la passione per l'arte. Ed è stato sempre il padre ad introdurre Donatella nel mondo pittorico, a farle muovere i primi passi alla scoperta di sensazioni nuove ed inusuali. Una passione che nella creativa non è mai venuta meno. Donatella, già dotata di ottime capacità pittoriche, nel corso del tempo le ha sempre più approfondite ed affinate. Per lunghi anni ha frequentato gli studi dei più noti maestri ternani, da cui ha appreso la pulizia della forma e del colore. La pittrice è comunque riuscita ad intraprendere un cammino indipendente che l'ha portata a trovare una sua personale forma espressiva. La pittura in Donatella Colasanti nasce da una predisposizione particolare a cogliere il lato più recondito, segreto, dell’immagine per proporne il fascino e il mistero attraverso una non comune maturità compositiva rivelatrice di uno studio costante e approfondito nonché di una singolare capacità di rielaborazione. Nonostante un’indiscutibile venatura malinconica, l’artista non ama indulgere in un dolente ripiegamento ma, al contrario, s’addentra in armonie soffuse alla ricerca di continui spiragli attraverso cui l’evento più intimo diventa catartico e, con straordinaria levità, le forme si evolvono in preghiera, si fanno ascolto e testimonianza di una voce che celatamente detta. La scelta della figurazione non è affatto scontata o casuale ma risponde alla necessità di catturare attimi di vita sottraendoli al contingente. La sensualità quasi onirica, trasognata, che traspare da alcune pose modellate da un sapiente e sottile gioco chiaroscurale è indice di costante tensione ad una grazia permeata d’amore smisurato per un mondo che nella sua fuggevolezza ci avvince e sempre ci stupisce. (Francesca Pullia)

Donatella Colasanti ama guardare il mondo con i propri occhi, in concordanza perfetta con il convincimento di Coubert secondo il quale l’artista deve trarre ispirazione da immagini della natura, squarci di verde intenso percorsi dal cortocircuito di colori che si dilatano a macchia, facendosi ora profilo di montagna, ora soffuso chiarore di batuffoli di nuvole, ora specchio d’acqua che riflette il sole o sequenze di alberi, contorti nel tronco e nell’intrico vivo di foglie, simili a guizzi di fiamma di vaga ascendenza rococò, cresciuti a dismisura a carezzare il cielo, davanti a scorci di un opalescente biancore, come fremiti d’aria su sudari di nebbia condensata. Donatella Colasanti dipinge anche frammenti di natura, raccolti in composizioni di chiara impronta surreale, conchiglie abbandonate sopra un tappeto gonfio di pieghe e vivo, quasi fosse mare e "caffettiere” liberate dall’immanenza delle cose inerti e cariche d’una dignità che conferisce ad esse aspetto di creature; cesti colmi di frutta e carichi di luce che Valerio De Vita promana dalle cose. Come se un fuoco le bruciasse dentro e si rivelasse all’esterno di riverberi. La pittura di Donatella Colasanti ha la naturalezza di un respiro: “Re nudo” dipinto nella semplicità potente delle cose che si vedono. (Paolo Cicchini)


VIAGGIO E BALLO

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VIAGGIO E BALLO Il mio piatto preferito l’attieké.

Eccellente

è

è il

d’arachide,

accompagnata

platano

di

o

igname

GNAMAKOUDJI limone,

ma

momento

anche

visitare ad Abidjan? tassisti,

rosso fritto, servito con

riso

o

salsa

foutou

a

(una

base

sorta

di

di

pasta

puré

La mia bibita del cuore

è

di lo

ghiacciato, del succo di zenzero misto ad ananas e

adoro

con

da

bollito).

il

dell’estrazione,

muoversi

GARBA, tonno il MAFÉ , una

anche

BANDJI,

vino

di

frizzante

una

volta

palma,

dolcissimo

al

Cosa

fermentato.

Vista l’insicurezza di alcuni quartieri, bisogna

prudenza,

spesso

e

soprattutto

complici

di

la

sera,

malintenzionati.

e

Da

stare

brava

iniziato con le tappe classiche del nuovo arrivato: il

attenti turista,

Plateau,

ai ho

che è Il

quartiere degli affari, popolato di giorno e deserto la notte, dove si possono

visitare

Piramyde, la Cattedrale Saint Paul

la

(due

costruzioni futuristiche, progettate da architetti italiani) e la recente

Grande Moschea.

Musée des Civilisations de Cote d’Ivoire,

Il

ricco di reperti storici provenienti da tutte le regioni ed etnie della Costa d’Avorio.

La foresta del Banco

coni i suoi

600 ettari di alberi,

dalle forme e

dimensioni impressionanti, la sua riviera popolata da pesci siluri (che la

tradizione

soprannominati

considera

sacri),

ed

i

suoi

lavatori

di

abiti,

Fanicos. laguna Ebrié, Baia dei miliardari,

La passeggiata in battello sulla

con visita dell’

Boulay

siti

e

della

ricca

un

po’

Isola

troppo

occidentalizzati per i miei gusti. Meritano una visita anche gli animali dello

zoo di Abidjan

ed il mite

Elefante Can,

ghiotto di foglie e di

banane, che non esita a prendere direttamente dalle mani dei turisti.

300 fcfa ad adulto, l’equivalente di 45 centesimi d’euro, per un’esperienza veramente unica ! Il mio angolo di paradiso si trova a 30 chilometri da Abidjan, circondato da spiaggia, mare, Laguna ed alberi di cocco. Grand Bassam, prima capitale ivoriana alla fine del XIX secolo, possiede un Il prezzo d’ingresso è derisorio:

patrimonio

architettura

le

coloniale

dal

fascino

indiscutibile.

Che

meraviglia girovagare in questi luoghi dove il tempo sembra essersi fermato!!! Il

sito

è

classificato

come

Patrimonio Mondiale dell’Unesco,

ma

gran parte delle sue vestigia stanno sparendo a causa dell’incuria e della mancanza di manutenzione. Un veropeccato!!!

Abidjan, mon amour. Abidjan, Repubblica di Costa d’Avorio.

6 Settembre 2007, sono le 21 ora locale quando l’aereo si posa ad (Babi per i locali), capitale economica della

Dopo piu’ di sei ore di volo ho solo una voglia, quella di scendere dal’aereo e posare i miei piedi a terra. All’apertura del portellone, un caldo soffocante sembra bruciarmi i vestiti di dosso. Resto immobile, senza fiato. E’ questo il mio

AKWABA

(benvenuto) in Costa d’Avorio… Da allora sono passati 13 anni

e, puntualmente, in compagnia di mio marito e di mia figlia, torno in questo lembo d’Africa che mi ha rapito il cuore. è una metropoli

Abidjan, la «New York africana»,

brulicante di persone, mestieri, sorrisi, colori, odori, una

città dove modernità e tradizione si intersecano in un groviglio misterioso e

La città è un alternarsi di lussuosi palazzi e baracche in lamiera, di moderni centri commerciali e miriadi di piccoli mercati rionali, di grandi boulevard asfaltati e sentieri in terra battuta, di ristoranti stellati e piccoli maquis dove la cucina locale fa da padrona. affascinante.

I diversi quartieri di Abidjan non fanno che confermare questo contrasto : gli

chic Marcory e Cocody sono in netta contrapposizione con i precari Abobo o Adjame; Yopougon la joie si anima la notte mentre Le Plateau vive di giorno.

E cosa dire degli abitanti? Gli ivoiriani sono inventivi, ospitali e sorridenti. Conosciuti per la loro « joie de vivre » , sono un po’ come noi italiani: conviviali, caciaroni, amano frequentare i maquis (ristorantini bar all’aperto),

parlare

ad

alta

voce,

gesticolare

e

discutere

intorno

ad

una

buona tavola ed una buona bottiglia.

Le donne sono il fulcro della famiglia: laboriose

ed infaticabili; oltre a

lavorare, gestire casa e bambini, trovano il tempo e la forza di inventarsi attività secondarie per arrotondare i fine mese. La

preparazione

e

la

vendita

di

cibi,

bibite

e

merende

è

l’attività

più

praticata perché ad Abidjan si mangia a qualsiasi ora, in qualsiasi posto e per tutte le tasche.


VIAGGIO E BALLO

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CIBO SCRITTO E CIBO DESIDERATO NELLA SENSIBILITÀ POETICA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Ernesto Di Renzo Università di Roma Tor Vergata

Di Gabriele D’Annunzio sono note e conclamate tutte le componenti del suo poliedrico estro artistico e creativo. La sua caratura di poeta, romanziere e drammaturgo, unitamente a quella di oratore e di uomo d’azione, lo hanno reso uno degli esponenti più rappresentativi della scena intellettuale, letteraria e politica, che tra Ottocento e Novecento ha dominato il panorama italiano e internazionale. La sua inclinazione estetica e vitalistica all’esperienza del quotidiano ha riguardato la musica non meno che il cinema, il collezionismo d’arte non meno che la pittura, il giornalismo non meno che l’avventura eroica. Tuttavia esiste anche un altro D’Annunzio più discosto, ma non per questo meno apprezzato e sconosciuto dai cultori del suo genio artistico, che ha a che vedere con il mondo del cibo e dell’esperienza gastronomica. Un mondo che il vate pescarese ha costantemente esplorato e ricercato tanto nelle sue opere letterarie quanto nelle sue abitudini personali e interiori di vita. Un mondo verso il quale si è spesso rapportato con quella bulimia e famelicità sensitiva che ha caratterizzato il suo approccio all’esistenza.


CIBO E BALLO

E’ tante bbone ‘stu parrozze nóve Che pare na pazzíe de San Ciatté Chìavesse messe a ‘su gran forne tè La terre lòavurate da lu bbove, la terra grasse e luistre che se cóce, chiù tonne de ‘na provole, a ‘su foche gientile, e che duvente a poche a poche chiù doce de qualunquea cosa ddóce. Benedette D’Amiche e San Ciutté!… Gabbriele

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E’ tanto buono questo parrozzo nuovo che sembra una pazzia di San Cetteo che abbia messo in questo tuo gran forno la terra lavorata dal bue la terra grassa e lucente che si cuoce più tonda di una provola su questo fuoco gentile, e che diventa a poco a poco Più dolce di qualunque cosa dolce. Siano benedetti D’Amico e San Cetteo!…) Gabriele


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CIBO E BALLO

TRIPUDIUM L'antipasto che mette a tavola un'antica danza romana

Ricetta consigliata dallo chef Antonio Borrelli Ristorante Aquerello


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CIBO E BALLO

Procedimento Per tagliatella di seppia: Pulire la seppia e cuocerla a bassa temperatura (65°) per 60 minuti aromatizzandola con l’assenzio. Farla raffreddare e tagliarla finemente (modo tagliatella). Per la salsa al curry: Soffriggere lo scalogno in un cucchiaio di olio evo, aggiungere le patate tagliate finemente; unire due mestoli di brodo vegetale e lasciar cuocere per circa 30 minuti. Alla fine frullare il tutto. Disidratazione dei lamponi: Si lasciano cuocere a 60 gradi in forno per circa 8 ore, in alternativa utilizzarli freschi. Aggiungere un filo d’olio per completare il piatto. Tripudium Le più antiche danze romane furono guerresche e religiose: ad esempio la "bellicrepa", danza armata che si fa risalire a Romolo, e il "tripudium", danza encomiastica di derivazione etrusca. Quest'ultima divenne una danza sacerdotale, legata alle scadenze della coltivazione delle terre. Consisteva nel battere tre volte il piede a terra, secondo un ritmo che si ispirava all'anapesto, piede della metrica classica, composto da due sillabe brevi ed una lunga. Antonio Borrelli, chef del ristorante "Acquerello" ubicato ad Ercolano, dove gli antichi romani vissero fino all'eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C., propone la ricetta di un antipasto ispirata proprio a questa danza: una tagliatella di seppia aromatizzata all'assenzio, con salsa di patate al curry, brunoise di pesca gialla e polvere di lamponi disidratati. Un piatto elegante e raffinato, la cui piacevole mollezza ricorda quella della danza cui esso è dedicato.

Ingredienti per due persone - 300 gr di seppia - 2 patate di pasta gialla - 20 gr di curry - 30 gr di pesca gialla, taglio brunoise - 10 ml di assenzio - 1 scalogno - Olio evo - 30 gr di lamponi essiccati

Ristorante Acquerello "Acquerello" è stato il primo ristorante di alta cucina ad aprire in Italia dopo il lock down. La famiglia Irollo ha pensato ad "Acquerello" come un polo animato da una grande comunità, unita dalla cultura e dalla volontà di valorizzare la ricchezza delle eccellenze artigiane campane ed italiane. Stefano, Luigi e il loro papà, soci nell’impresa, hanno voluto trasferire la ricchezza della cultura artigianale campana e italiana sia nel décor, sia nella proposta gastronomica di fascia alta. "La cucina e l'ospitalità hanno il ruolo fondamentale di promotrici del buon vivere e della coesione sociale, temi più che mai attuali per la ripresa del nostro Paese - spiegano i fratelli Irollo -. Ci auguriamo che tra gli insegnamenti che possiamo trarre da questa delicata esperienza che stiamo vivendo, ci sia anche un nuovo approccio all'alimentazione, più consapevole e rispettoso del territorio e, in generale, della natura". A dirigere la brigata di cucina c’è lo chef Antonio Borrelli, che rende omaggio agli ingredienti italiani, soprattutto campani, declinandoli in decine di modi diversi e creando così piatti stagionali che sorprendono per la particolarità dell'estetica e del gusto. In essi si avverte una commistione tra materie prime più ataviche, risvegliate da cotture innovative dalle quali vengono fuori combinazioni extra-ordinarie.


BEVANDE E BALLO

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Una storia intrigante ed una magia non da illusionisti avvolgono i cocktails, a cominciare dall'etimologia del termine. Si racconta che nel 1840 una esilarant Betsy Floyagan (o Flanagan),durante la guerra di secessione, servisse su richiesta, ai soldati-stanchi, i soliti alcolici lisci,un “miscuglio” di distillati, ottenendone un notevole successo presso il reggimento. I militari avrebberochiamato tale miscela "cocktail", in quanto ricordava loro la variegata coda del gallo, cok's-tail appunto. Sempre sulle orme dell'amabile pennuto, altra versione vuole che in America centrale, alla fine dei combattimenti tra galli, il proprietario del gallo vincitore riportasse in premio la coda del povero animale sconfitto. Il tutto veniva annaffiato e mescolato con un brindisi "on the cock'stail”, a base di distillati, miscelati con succhi ed altri liquori. Diversa ancora la storia che ruota attorno al n. 437 di Royal Street(New Orleans), abitazione e bottega di Antoine Peychaud, farmacista, massone, solito accogliere i clienti con una miscela tipica del suo paese d'origine, Santo Domingo. Per dosare gli ingredienti (cognac,zucchero e varie spezie) e servire il drink, sembra che il simpatico farmacista usasse un couquiter, termine francese che significa portauovo. La clientela avrebbe pertanto chiamato la bevanda stessa "couquieter", da cui sarebbe arrivato in seguito il termine cocktail. Emblema di quanto detto fin’ora è l’elegantissimo Old Fashioned, nato nella New York di fine Ottocento, base Whisky, appartenente agli Unforgettables, che prende il nome dal medesimo bicchiere dove è servito. Non è difficile da preparare ma è necessario bilanciare e diluire perfettamente gli ingredienti per ottenere un drink rotondo ed equilibrato. Il segreto sta nel diluire e mescolare sempre ad ogni passaggio, in modo che prenda vita la sua raffinatezza nel colore ambrato, e nel gusto deciso e speziato.

vi on e B c

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vi tela e B au

C


MAKE-UP E BALLO

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MAKE-UP E BALLO La pelle è la migliore alleata di un buon trucco. A patto però di curarla, coccolarla. Una donna che si rispetti non dovrebbe uscire mai senza un filo di trucco, anche la ragazza più luminosa, anche il viso più giovane, non può trarre vantaggio da un velo di fondotinta, un tocco di mascara o di rossetto. Lo sguardo sarà sottolineato, la carnagione più uniforme e l'aspetto generale più piacevole. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che il make-up viene eseguito sulla pelle e che se questo terreno viene curato e preparato, anche il trucco risulterà più luminoso e duraturo. Prima di parlare di gesti importanti per la preparazione al make-up è bene spendere qualche parola sulla pelle. Si tratta di un organo molto importante, che fino a non moltissimi anni fa era considerata una "barriera" che separa la pioggia dal sangue. Oggi, al contrario, il suo ruolo è molto più chiaro: un sistema biologico estremamente complesso, attraverso cui avvengono innumerevoli sostanze tra l'interno e l'esterno del corpo. La pelle è un vero e proprio organo di confine, elemento di comunicazione tra il mondo esterno ed il nostro organismo. Accade spesso, infatti, emergano in superficie problematiche più profonde: l'acne ad esempio, non è che il risultato dei disequilibri ormonali propri dell'adolescenza. Per capirne un pò di più, basta un approccio più consapevole e meno casuale, basta seguire qualche semplice indicazione. Regola numero 1, riconoscere il nostro tipo di pelle. Ognuno di noi ha caratteristiche diversa, alcune congenite, come il colorito e lo spessore cutaneo, altre dovute al passare degli anni, come le linee d'espressione più marcate o la mancanza di compattezza. Nonostante le variabili siano infinite, la pelle si classifica generalmente in: normale, grassa, secca o disidratata, sensibile e matura. Pelle normale: equilibrata nel colorito, luminosità e consistenza, non ha particolari problemi di idratazione e si riscontra maggiormente nei giovani. Pelle grassa: è caratterizzata da una maggior parte di quantità di sebo, cioè il grasso naturale presente nella cute. Risulterà perciò lucida, a volte con impurità diffuse, anche se si può arrivare all'acne nei casi più seri. Pelle secca o disidratata: viene considerata un antico grande gruppo, ma in realtà ci sono molte sfumature e differenza: è disidratata quando è carente d'acqua e secca quando è carente di nutrimento. La pelle può essere solo disidratata, specie in giovane età, a causa di eccessiva esposizione al sole, fumo, alimentazione povera di vegetali o perché pelle non curata. Se le pelle è secca, al contrario sarà sempre disidratata perché la barriera più esterna, formata appunto da sostanze grasse di cui è carente, non è sufficiente a garantire un'idratazione profonda. L'acqua presente, in parole povere, evapora. Pelle sensibile: più diffusa a casa dell'aumento delle allergie normali, come quella al nichel o ai profumi. Si presenta con rossori diffusi ed è molto sottile, disidratata e reattiva alle aggressioni esterne. Pelle matura: colorito spento, presenza di rughe, mancanza di tono e compattezza cutanea. Bisogna però specificare che maturo non è riferito all'età, ma ad uno stile di vita disordinato, una scorretta alimentazione, un'esposizione al sole, una mancanza di cure che accellereranno il fisiologico processo di invecchiamento cutaneo, indipendentemente dall'età anagrafica. Stabilire il giusto tipo di pelle, eviterà di applicare prodotti sbagliati, ad esempio un fondotinta troppo pesante per una pelle grassa oppure uno troppo asciutto per una pelle secca o matura. Gli ombretti perlati o cremosi sono adatti per i giovani o comunque per pelle secche. Il make-up ipoallergenico è specifico per le pelli sensibili, che potrebbe mal tollerare prodotti profumati. La giusta cura della pelle in base alla proprio tipologia, è, in fine, indispensabile per una buona riuscita del trucco. Cominciamo dalla detersione, un'azione indispensabile che deve necessariamente essere quotidiana con prodotti adatti, facendo molta attenzione a non utilizzare quelli troppo aggressivi o sgrassanti. Un buon detergente infatti non deve alterare il film idrolipico che riveste la pelle e che agisce da protettivo. La corretta detersione da modulare in base al tipo di pelle è il primo passo per mantenere la cute in buona salute, serve a rimuovere il trucco e le impurità che si depositano ogni giorno sull'epidermide. Una o due volte a settimana è bene esfoliare la pelle per rimuovere le cellule morte che tolgono luminosità e impediscono di respirare. Questa operazione si esegue con un gommage o scrub che assottigliano la pelle rendendola più liscia ed omogenea.

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Il termine gommage e scrub sono sinonimi ed operano più o meno nel medesimo modo riducendo lo spessore stratocutaneo, parte superficie della pelle. Gli scrub sono a base di microgranuli di derivazione vegetale o sintesi, che attraverso un leggero massaggio grattano delicatamente la superficie cutanea. Sono adatti alle pelli giovani, comunque più spesse e resistenti. I gommage sono adatti invece ad ogni tipo di pelle, sono privi di granuli ed effettuano la loro azione esfoliante grazie ad alcune sostanze che dissolvono le cellule morte superficiali. Per l'altro aspetto fondamentale riguarda l'idratazione, che rappresenta anzi il comune denominatore di ogni tipo di pelle. Non esiste pelle che non abbia bisogno di acqua, il nutrimento essenziale di ogni cellula. Proviamo a pensare che una foglia che in primavera è florida e turgida e che al contrario in autunno si secca e cade perché ha perso la sua linfa vitale. Ciò accade anche alla pelle. A portare la corretta idratazione dopo aver eseguito una buona detersione ed un eventuale buon gommage, significa garantire un'ottima base per un make-up perfetto


MODA E BALLO

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Balletto a distanza di sicurezza con il tutù oversize: "Raw Denim"

Mentre i coreografi pensano a nuove composizioni senza contatto fisico, dal Dutch National Ballet arriva una soluzione: Il tutù Oversize.. La ballerina, nella foto, indossa un costume in denim con una gonna del diametro di 3 metri, perfetto per rispettare il distanziamento sociale di 1.5 metri. "Raw Denim" tutù è stato cucito per una performance creata dal primo ballerino coreografo Remi Wörtmeye, e i ballerini del Ducth National Ballet: Kira Hilli (principale), Manu Kumar (principale), Sebia Plantefève, Giovanni Princic, Daniel Silva, Tess Sturmann, Elisabeth Tonev, Conor Walmsley. L'intero progetto è ora un video “Safe Distance Ballet”, nato dalla collaborazione tra il Dutch National Ballet e G-Star Raw.


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OROSCOPO E BALLO

Amore Si rafforzerà il vostro magnetismo e la forza di seduzione. Il vostro cuore potrà esultare di gioia perché col partner avrete un'intesa affettiva e sessuale perfetta. Per voi single si prevedono fortunati incontri con persone che ameranno la vostra vivacità e soprattutto il vostro carattere

Lavoro La prudenza non è mai troppa e vi converrà averne ancora più del solito, Marte non vi consente di avere le idee chiarissime e potreste, quindi, prendere una strada sbagliata. Siate meno impulsivi . Cercate di non pretendere troppo, anche se lavorate alle dipendenze altrui.

Amore É un buon periodo sotto il profilo sentimentale , si prevedono momenti di grande magia per tutti: vi sentirete al centro dell'attenzione, corteggiati e lusingati. Se siete nervosi, canalizzate la vostra energia facendo sesso. Ricordate che in molte occasioni la passione paga sempre.

Lavoro L'attività professionale potrebbe cambiare direzione, qualunque sia la vostra condizione di lavoro. Dunque prendetevela comoda e aspettatevi risultati particolari. Urano potrebbe portare alla vostra vita grandi cambiamenti sia economici che sociali, con la Sua energia innovatrice

Amore Il momento si presenta attivissimo, per quanto riguarda la dimensione affettiva della maggior parte di voi: rapida e scattante sarà l'intesa col partner, sia sul piano della comprensione intellettuale ch sessuale. Sappiate cogliere le avventure che si presenteranno in questa settimana.

Lavoro E’ ora di mettersi all'opera e di raccogliere i frutti del vostro impegno, o di seminare nuovi terreni: genialità, energia non mancheranno. Avrete inventiva, idee originali e soluzioni avveniristiche da proporre! Con un lavoro autonomo, ci saranno importanti novità.

Amore Vivrete momenti gioiosi che lasceranno un segno nella vostra memoria, lo spirito d'iniziativa favorirà gli incontri e le conquiste. Riuscirete a allargare la cerchia degli affetti senza alcuna difficoltà. Per Voi l’amicizia è tutto, e avrete il modo di ricevere e ricambiare questo sentimento.

Lavoro Riuscite ad essere più disponibili del solito verso i collaboratori e questo è positivo: un ambiente di lavoro sereno e gradevole aiuta a produrre meglio. Tutto ciò gioverà ancora di più a quanti di voi sono impegnati nel lavoro di gruppo. L'umore sarà alto e l'entusiasmo non mancherà di certo.

Amore Avete per caso qualcosa da rimproverare al partner. Se c'è qualcosa che non vi sta bene, sarà molto meglio affrontare la questione e cercare di risolverla di comune accordo. Venere segnala piccole ansie nella sfera affettiva, ma mi raccomando di mantenere sempre la calma.

Lavoro Chi è libero e indipendente nella professione, dovrà badare al sodo e al lato pratico delle questioni. Chi lavora alle dipendenze altrui, dovrà rimboccarsi le maniche, perché saranno tanti gli impegni; ma ne varrà la pena per i risultati che riuscirete ad ottenere. Il lavoro non vi spaventa di certo.


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OROSCOPO E BALLO Amore

Sole e Mercurio garantiscono giornate eccitanti, qualunque sia la vostra personale condizione affettiva. Per i single ci saranno innumerevoli occasioni di avventura: non mancherà un'intraprendenza vincente, grazie alla quale conquisterete tutti. Qualche avventura all'orizzonte da prendere al volo.

Lavoro La maggior parte di voi godrà, di un'insolita ampiezza di vedute, sicché riuscirete ad avere sempre una visione globale dei problemi o delle varie situazioni e potrete quindi individuare immediatamente gli ostacoli. Il vostro spirito sritico questa volta vi aiuterà tantissimo.

Amore Il periodo sarà tumultuoso anche per chi ha un amore solido e felice in corso. Ancora più tempestoso sarà per chi vive una situazione difficile, i difetti del partner diventeranno insormontabili. Qualche fuga affettiva potrebbe paradossalmente aiutare il ménage affettivo.

Lavoro Potrete realizzare alcuni vostri personalissimi progetti, soprattutto se operate nel settore della comunicazione . Si concluderà bene un progetto che promette notevoli guadagni, anche se per ora su altri fronti dovrete risparmiare. L'importante sarà pensare liberamente.

Amore Se siete felici in coppia, vi sentirete ancora più felici, grazie ad un'intesa strepitosa da tutti i punti di vista: con il partner realizzerete una vera e propria comunione di intenti. Saprete manifestare il vostro fascino con delicatezza e sensualità.

Lavoro Il lavoro sta marciando bene, specie se avete un'attività autonoma. Marte nel segno agevola i contatti , favorisce le comunicazioni, accresce la vostra simpatia e vi rende imbattibili nel commerciare. Non mancheranno ottimi guadagni ed entrate extra .

Amore Il periodo non annuncia novità o cambiamenti turbinosi nella vostra sfera affettiva, segno chiaro che tutto andrà per il meglio, e che tutto sarà in perfetto equilibrio. Sensibili e ricettivi, saprete cogliere anche le sfumature e vivere una storia d’amore di straordinaria intensità

Lavoro Dovrete mettere in preventivo qualche piccola battuta d'arresto e dovrete a volte frenare e riesaminare la validità dei vostri progetti, a volte vi concentrerete su altri problemi, distraendovi un po’. Cambiare aria ogni tanto non vi farà male. E non trascurate mai il trascurabile , soprattutto l’istinto

Amore Giove e Plutone dispensano tenerezza, e riuscirete a comunicare con il partner con più forza. Inoltre questi Astri possono rendervi molto irrequieti, cercate di meditare non siate impulsivi nelle scelte affettive. Bellissime novità per chi è solo, avventure mordi e fuggi.

Lavoro Il transito di Saturno accresce la vostra voglia di riuscire, di fare bene e di veder riconosciuti i vostri meriti. Saprete proporre idee e progetti con la dovuta energia! Sensibili e ricettivi, saprete cogliere anche le sfumature e vivere una storia d’amore di straordinaria intensità

Amore Non mancheranno sorprese e situazioni diverse da quelle a cui siete abituati. Per quanto riguarda la vita sentimentale ci saranno un pò di imprevisti. Qualcun si innamorerà più profondamente di quanto mai avrebbe creduto. I sentimenti sono l'unico elemento che non riuscite a controllare.

Lavoro Cercate di ascoltare per davvero le opinioni dei vostri collaboratori. Se lavorate in squadra con altri non fate di testa vostra! Un atteggiamento più conciliante e ragionevole gioverà non poco al lavoro La vostra mente cercherà nuovi stimoli culturali e creativi.

Amore Potrete inventare un nuovo gioco con la persona amata. Se qualcuno di voi ha riscontrato un appiattimento nell'intesa, potrà ridare vigore al rapporto di coppia proprio ricostruendo le emozioni di un tempo. Usate sempre la vostra sconfinata immaginazione.

Lavoro Il vostro spirito d’osservazione potrebbe risvegliarsi un po' troppo e andrà a finire che non ne lascerete passare nemmeno una: discuterete su tutto e con tutti! Vi piacerà polemizzare e non vi accontenterete delle vie di mezzo! Il periodo è ricco di soddisfazioni per chi ha un'attività autonoma


Pensiero del mese DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE

WWW.SOLOMENTE.IT Settembre, mese del post vacanze per tanti di noi, mese di riprese scolastiche e lavorative, mese di ricordi estivi ancora vividi. Io ricorderò serate casalinghe, sotto una tettoia intrisa di musica, risate e balli di coppia. Coppia formata da grandi e piccoli. Giravolte sotto il braccio di mio figlio Alessandro che è alto per la sua età ma sempre nove anni ha. Giravolte e passi strani che cerca di insegnarmi ma proprio non riesco ad imitarlo. Poi ricorderò la danze delle libellule. Non avendo il mare vicino, di solito andiamo a fare il bagno nell'acqua gelida di un fiume in una località che si chiama Sasso. Acqua limpida, brezza leggera e tante libellule che volano intorno, di tutti i colori. Volano danzando. Seguendo una musica che sentono solo loro. Come i pesciolini nel fiume, che nuotano danzando. Come me e Alessandro, e come gli amici che frequentano la tettoia. Danzano. A volte qualcuno non apprezza, o si lamenta, o non capisce. Ma non importa perché come recita la frase di Friedrich Nietzsche che è una delle mie preferite, "coloro che furono visti danzare furono giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica". Andate oltre, ballate come vi piace e cercate di vedere la danza anche dove apparentemente non c'è!

https://www.solomente.it/


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FREEPRESS ON LINE non registrata DIRETTA DA FABRIZIO SILVESTRI - SEGRETERIA DI REDAZIONE PINA DELLE SITE - TUTTOBALLO20@GMAIL.COM - edizione "Stefano Francia EnjoyArt"

september 2020

Saverio Santangelo ph©Veronica Napoleoni

Per contattare la redazione scrivi a tuttoballo20@gmail.com


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