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Chi compie un viaggio
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... ha qualcosa da raccontare... La frase del poeta tedesco M. Claudius, altrimenti noto come Asmus, vale anche per Appiano. Perché il tragitto percorso dal placido borgo vinicolo divenuto apprezzata destinazione turistica è un viaggio in molte tappe. Una breve carrellata sui 150 anni di turismo ad Appiano sulla Strada del Vino dell’Alto Adige.
Un piccolo paese destinato a diventare meta di vacanze per l'aristocrazia e la borghesia di tutta Europa? I paesani si limitavano a scuotere la testa e riuscivano a malapena a immaginarsi uno sviluppo del genere. Una spinta a guardare oltre l’orizzonte locale venne dall’imperatrice Elisabetta d’Austria, la famosa Sissi, che intorno al 1870 giunse in visita a Merano decretando la repentina fama della località di cura e soggiorno.
Prima tappa: “stazione climatica” Anche ad Appiano la storia dello sviluppo turistico ebbe inizio proprio in quegli anni. “Il 25 agosto 1872, alla locanda Zur Sonne di San Michele si diede vita all’Associazione per la valorizzazione dell’Oltradige”, riferisce Wally Kössler, mediatrice culturale, leggendo da un vecchio resoconto. Il dott. Benoni, medico comunale, ne fu il primo presidente e con l’autorizzazione delle autorità viennesi la località di Appiano assurse a
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Wally Kössler, Mediatrice culturale
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“stazione climatica” per la cura dell’asma e delle aff ezioni cardiocircolatorie. In paese vi erano già fi orenti attività di affi ttacamere e si decise pertanto di non introdurre il pagamento di una tassa di soggiorno. Gli sviluppi successivi, dalla costruzione della strada della Mendola a quella della Val Guardia per Bolzano o la messa in servizio della ferrovia dell’Oltradige per il trasporto merci, favorirono a partire dal 1880 la raggiungibilità di Appiano. Le prime camere per gli ospiti furono allestite alla locanda Zur Sonne a San Michele, alla pensione Adler di San Paolo e all’albergo Rössl di Cornaiano. “Tre strutture ricettive che oggi, purtroppo, non esistono più”, si rammarica la Kössler.
Un avvio ambizioso, ma interrotto Realizzando l’hotel Eppanerhof tra le mura della residenza Hemmerbach, il mercante di vini Franz Mayr, altresì titolare di una fabbrica di laterizi, creò intorno al 1900 il primo alloggio di lusso a San Michele. Anche Paul Putzer von Reibegg riuscì a portare ad Appiano i primi ospiti internazionali, principalmente nobili viennesi, ma anche Inglesi, Russi, Americani e Cinesi. Con loro arrivarono in zona anche la cucina viennese, le idee illuminate e progressiste, in forte contrasto con i modi e la mentalità della popolazione rurale. L'euforia per il turismo svanì presto. “La gente non saltò su quel treno”, spiega l’esperta con un’immagine evocatrice. Anche i primi tentativi di promuovere Appiano come valida località di cura e soggiorno fallirono a causa di eventi che sconvolsero profondamente il mondo intero: lo scoppio della Prima guerra mondiale, la divisione del Tirolo, l’annessione all'Italia, l’avvento del Fascismo. Eppure non mancarono in quegli anni approcci visionari. Ubald v. Lutz, ad esempio, “ideò contenuti tuttora validi, come la cura dell’uva”. Trasformò inoltre villa Liebenburg in una pensione, iniziò ad organizzare visite a cantine e castelli, trasportando gli ospiti a bordo di carrozze trainate da cavalli e i loro bagagli sui carretti. Negli anni Venti un gruppetto di lungimiranti imprenditori mosse passi decisi verso lo sviluppo del turismo, ma la storia movimentata (crisi economica, italianizzazione del Sudtirolo, “opzioni” e Seconda guerra mondiale) ne limitò fortemente la riuscita.
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L’avvento del turismo di massa Negli anni Cinquanta, parallelamente al miracolo economico tedesco seguito ai tumulti della guerra, la mentalità turistica contagiò ampie fasce di popolazione locale andando a costituire, soprattutto per le donne, una gradita fonte di reddito aggiuntiva all’attività agricola. Su iniziativa del funzionario comunale Alois Dellagiacoma, il 15 luglio 1952 nacque l'Associazione per il turismo e la valorizzazione di Appiano (Fremdenverkehrs- und
Verschönerungsverein Eppan) che puntò sull’immagine del Castel d’Appiano per la sua promozione pubblicitaria. Nel 1957 furono stampati i primi opuscoli; nel 1958 fu reso obbligatorio un contributo di 250 lire a favore della capienza letti e due anni più tardi, nel palazzo del Municipio, venne inaugurato l’uffi cio dell’associazione turistica, destinato a fungere da sportello e punto informazioni per il crescente numero di turisti in arrivo. Il forte sviluppo degli anni Sessanta coinvolse, oltre alle dimore, anche le proprietà terriere e le aziende agricole. “Stanze private venivano messe a disposizione dei turisti in quasi ogni casa, destinando agli ospiti, non di rado, anche le camere degli sposi o quelle dei bambini”, ricorda la Kössler quell’ospitalità di fatto illimitata. Il villeggiante cercava il contatto con la famiglia ospitante, si accomodava ai tavoli della cantina o della stube in legno. Il vino prodotto ad Appiano divenne elemento di richiamo pubblicitario. Nel 1963 si registrarono 140.000 pernottamenti. Si contavano allora 33 esercizi ricettivi con un totale di 668 posti letto e una settantina di affi ttacamere privati con altri 304 letti. La prosperità derivata dal fl usso turistico favorì lo sviluppo di altri settori: si aprirono bar e pasticcerie e si investì in nuovi ambiti commerciali.
Un luogo cercato e sognato Con Konrad Dissertori a guida dell'Associazione per il turismo e la valorizzazione locale, iniziò nel 1964 una nuova era. Il presidente raccolse donazioni per la pro loco; caldeggiava fra i proprietari delle case l’abbellimento delle facciate; fece realizzare la segnaletica dei sentieri escursionistici, facendovi sistemare panchine lungo il tracciato e restaurare edicole votive e cappelle ai bordi delle strade. Predispose cartelli segnaletici moderni e invitanti; si adoperò a favore della realizzazione di una pista ciclabile e di un regolare servizio di raccolta rifi uti. “Il suo merito più grande, tuttavia, fu l’attività pubblicitaria. Konrad Dissertori si accorse infatti ben presto dell'importanza del marketing strategico”, ricorda Wally Kössler. La presenza alle fi ere del turismo, la partecipazione a gemellaggi fra città, ai viaggi promozionali di gruppi musicali e folcloristici locali ma anche ai tornei di calcio, trasformarono Appiano in un luogo cercato e sognato dal pubblico tedesco. “Gli ospiti rimanevano fedeli alla località per anni, amavano trattenersi a lungo, anche due-tre settimane”, racconta ancora la mediatrice culturale. Grazie al passaparola, ma anche alla corrispondenza privata, tramite il contatto con i giornalisti e i tour operators ma anche
Fondamentale è la collaborazione
150 anni di turismo ad Appiano: Quanto bene funziona, oggi, la destinazione turistica? Evelyn Falser, Presidentessa dell'Associazione Turistica Appiano: Stiamo andando molto bene. L'Alto Adige gode di una buona reputazione e Appiano ha tutto quel che serve per una vacanza. Laghi e montagne nelle immediate vicinanze, escursioni e cultura: tutto a portata di mano.
Sta soffi ando un vento nuovo in molte strutture gastroricettive di Appiano: quanto è importante l'impegno della “Generazione Futuro” (vedi p. 32)? È estremamente importante e faremmo bene a rendere questo passo appetibile anche ad altri esponenti di questa generazione. La consapevolezza del potenziale esistente e di una prospettiva di sviluppo futuro serve a dare la giusta motivazione. Fondamentale però è la collaborazione fra i giovani e meno giovani che operano all’interno di una struttura. Servono le nuove idee dei giovani e la loro capacità di accesso ai social. Questo aiuto anche ad abbassare l’età della clientela. Ma c’è anche bisogno della continuità, del sapere e dell'esperienza dei più vecchi, buoni conoscitori delle abitudini degli ospiti, soprattutto dei fedelissimi che ancora costituiscono il grosso dei vacanzieri ad Appiano.
Cosa serve per portare avanti, con successo, lo sviluppo turistico della zona? È molto importante coltivare una certa mentalità turistica fra i residenti. È essenziale che la gente del posto sostenga e promuova Appiano come destinazione turistica. L'eccesso di turismo può essere evitato, puntando su un turismo di qualità ben mirato. Occorre animare i borghi, scommettere su eventi ormai collaudati ma anche su nuove proposte, puntare su un turismo sostenibile, a cominciare dalla mobilità dolce. Stiamo lavorando insieme per un ulteriore sviluppo della località e un rafforzamento della sua posizione come terra del gusto e dei sapori.
Evelyn Falser, Presidentessa dell'Associazione Turistica Appiano
150 anni di turismo ad Appiano: Come vi apprestate a celebrare questo anniversario nel 2022? Thomas Rauch, Direttore dell'Associazione Turistica Appiano: Abbiamo un ricco programma di eventi (vedi anche a pag. XX) con il quale intendiamo ricordare l'anniversario durante tutto l'anno. Ci saranno anche una pubblicazione commemorativa e un libro (dell’editrice Folioverlag) nel quale il pubblicista Martin Hanni ripercorrerà i 150 anni di turismo ad Appiano, dagli esordi fi no ai giorni nostri. Sarà inoltre organizzata una mostra nei locali della Lanserhaus a San Michele. Gli eventi saranno inoltre accompagnati da spettacoli dedicati di teatro itinerante, cosiddetti walk-acts. Abbiamo previsto anche un caffè narrativo nel quale alcuni professionisti del settore turistico spiegheranno agli studenti e al pubblico interessato i retroscena del successo turistico. Con una tavola rotonda vogliamo infi ne promuovere un dibattito aperto sul futuro della destinazione.
Che conclusioni si possono trarre passando in rassegna i 150 anni di turismo nella località? Un secolo e mezzo fa il turismo era molto diverso da quello odierno. Le strutture di alloggio sono cambiate; il vecchio ente di cura e soggiorno si presenta oggi nella forma dell'associazione turistica. Un tempo ci limitavamo a permettere l’incontro fra domanda e offerta di letti; oggi siamo una piccola società di marketing che si rivolge non solo ai turisti e vacanzieri, ma anche alla gente del posto.
Quali emozioni genera in un direttore una storia di successo come quella di Appiano? Genera un senso di gratitudine. Andiamo fi eri del nostro passato, ma vogliamo anche guardare al futuro turistico della destinazione. Non intendiamo crescere ulteriormente, vogliamo piuttosto migliorare ancora, consolidando la posizione della zona come terra dei sapori, votata alla qualità, attenta alle proprie risorse e rivolta al futuro.
Thomas Rauch, Direttore dell’Associazione Turistica Appiano attraverso migliaia di opuscoli destinati al mercato tedesco, svizzero e austriaco, la destinazione rimase a lungo sulla bocca di tutti.
Nascita della Strada del Vino dell'Alto Adige Su iniziativa di Dissertori nacque quindi anche il comitato promozionale per la “Strada del Vino dell’Alto Adige”, che riuniva i comuni ubicati lungo il suo tracciato, da Appiano a Salorno. Fu prodotto anche un fi lm che mirava non solo a promuovere turisticamente la zona ma a valorizzarne anche la produzione vitivinicola e frutticola. Dal 1971, Appiano reca il suffi sso promozionale “sulla Strada del Vino”. Lungo quest’arteria stradale, Dissertori fece mettere a dimora 500 piante di mandorlo con l’idea di accogliere i villeggianti in una splendida cornice primaverile. E i vacanzieri accorsero volentieri ad ammirare quello spettacolo. Nel 1980 si registrarono ben 430.000 pernottamenti. All’epoca si contavano 146 esercizi ricettivi per 3500 posti letto e 382 licenze di affi ttacamere con una capienza di altri 3000 posti letto. “Oggi non ci sono più tutti quei letti”, calcola la Kössler. Gli anni Ottanta furono caratterizzati da una certa stagnazione. Le camere precedentemente date in affi tto furono ridestinate all’uso personale. Iniziò ad arrivare un nuovo genere di ospiti, più esigenti.
Verso il turismo di qualità A partire dagli anni Novanta iniziò la transizione verso il turismo di qualità. La proprietà privata tornò ad essere privata. Facendo leva sulla produzione agricola andò sviluppandosi l’idea delle vacanze agrituristiche. Le pensioni e gli alberghi vennero attrezzati per allinearsi agli standard degli hotel a tre, quattro e cinque stelle. Le strade prima suggerite dai pionieri del turismo sono oggi parte integrante dei programmi di sviluppo turistico. L’attività di marketing ad hoc, un tempo incentrata sulle inserzioni pubblicitarie e sui dépliants, è oggi prevalentemente incentrata su Internet. È rimasto invariato, invece, l’interesse per Appiano che, con i suoi dolci paesaggi e la sua proverbiale ospitalità, continua ad attirare turisti e vacanzieri. Nel 2010 la località ha registrato 474.117 pernottamenti, fra i 65 esercizi ricettivi, con una capienza complessiva di 2340 posti letto, e i 152 affi ttacamere privati con un totale di 1323 posti letto. “In occasione del 150° anniversario, intendiamo sensibilizzare anche i residenti sull’importanza che il turismo ha per Appiano” riassume Wally Kössler. Abbiamo in programma di realizzare eventi e celebrazioni, pubblicare un’opera commemorativa, un libro e organizzare una mostra. Da raccontare ce n’è abbastanza.