N. 44 • dicembre 2018 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2 NE/TN Tassa riscossa - Taxe perçue Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 22 del 12.12.2012 Rivista quadrimestrale
PERIODICO DELL’UNIONE DELLE FAMIGLIE TRENTINE ALL’ESTERO
Buon compleanno Rina pag. 22
L’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero alla Festa provinciale dell’Emigrazione
Dall’Argentina: La storia di Angelico Luchini pag. 15
Maria Elena Panizza a Trento pag. 30
I ragazzi degli Interscambi Giovanili 2018 nel Parco Nazionale dello Stelvio (Val di Rabbi)
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Sommario editoriale p. 3 Unione Famiglie Trentine all’Estero onlus Corso 3 novembre 72 38122 Trento (TN) Tel. +39 0461 237234 Direttore Responsabile Paola Zalla Comitato Editoriale Daiana Boller Patricia Lanzziano Broz Giancarlo Filoso Simone Marchiori Si Ringraziano Udalrico Fantelli Lina Martinez Lanzziano Mario Paccher Andrea Biasi N. 44 – dicembre 2018
Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 22 del 21/12/2012 Rivista quadrimestrale
Chiuso in redazione il 30 novembre 2018. Questo numero è stato stampato in 1900 copie. Il materiale per il prossimo numero deve pervenire inviandolo a info@famiglietrentine.org
auguri del presidente p. 4 maurizio fugatti presidente della pat p. 7 festa provinciale dell’emigrazione p. 8 interscambi giovanili p. 10 mondi che si incontrano p. 12 storie di emigrazione p. 13 flavio tarolli e il suo libro “destinazione eroica pedalando fra le meraviglie del trentino” p. 16 la valle di sole e l’america latina di udalrico fantelli - seconda parte p. 17 gocce di resina - poesia p. 21 auguri rina p. 22 la patata di sfruz p. 24 dal trentino: tortél de patate p. 25 dai trentini all’estero: il rösti p. 25 notizie dalle famiglie trentine all’estero p. 26 ricordiamo insieme ennio serafini p. 30 avviso importante p. 30
Si ringrazia l’Ufficio Stampa della Provincia Autonoma di Trento per aver messo cortesemente a disposizione l’immagine del Presidente della Provincia Maurizio Fugatti pubblicata a pagina 7.
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editoriale di Paola Zalla Desidero dedicare ai giovani l’editoriale di questo numero del nostro periodico perché, l’estate scorsa, la Festa provinciale dell’Emigrazione e gli Interscambi giovanili hanno parlato di loro con loro. Una bellezza vederli insieme nello splendore dell’erba della Val di Rabbi, dove hanno percorso i sentieri del Parco Nazionale dello Stelvio e attraversato i ponti ancorati ai piedi delle cascate di Saént, le più belle dell’area protetta. Gli Interscambi giovanili rientrano tra gli interventi a favore dei trentini emigrati all’estero e dei loro discendenti ed è finalizzato a favorire la reciproca conoscenza tra giovani, nati e vissuti in altri Paesi del mondo, di famiglia di origine trentina ed i loro coetanei che vivono in Trentino. Un felice incontro fra culture che diventa amicizia, emozione e sentimento. Per gli uni, stupore nello scoprire la terra degli avi e per gli altri, un lasciarsi andare ad un dialogo che avrà il suo culmine quando andranno a far visita alle comunità trentine all’estero: questo il senso del progetto attivato nel 1999 dalla struttura provinciale competente. Un reciproco conoscersi che diventa ponte, opportunità, relazione fondata sulle comuni radici. E chi più dei giovani riesce a costruire connessioni di qualità? La gioventù rappresenta il tempo dell’apertura, del sogno ed esprime capacità di visione e slancio verso l’altro e verso il futuro. Le immagini scattate in Val di Rabbi sono narrazione di momenti indimenticabili. La freschezza delle idee si accompagna alla spontaneità dei pensieri e alla commozione scaturita dal sentirsi parte integrante di spazi mai visti prima. La riflessione di gruppo nella verdeggiante piana del Colér a Rabbi ha messo in evidenza quanto sia forte il legame fra le persone con le stesse origini. La parola oriundo indica una condizione, punto. Sulla Treccani on line al sostantivo viene attribuito questo significato “Originario di un determinato luogo, detto in genere di chi, nato e residente in una città o nazione (di cui ha anche acquistato la cittadinanza), discende da genitori o antenati là trasferitisi dal paese d’origine: la sua famiglia è o. di Napoli; negli Stati Uniti vi sono moltissimi o. italiani.” Una definizione dove non si fa riferimento alcuno alla nostalgia per il paese natio e all’esercizio di memoria necessario per mantenere saldo il legame con la terra d’origine. Non
troviamo cenno al sentimento di preoccupazione per la famiglia con cui si vive una nuova esperienza emotiva che richiede uno sforzo per sentirsi e comunicare. Tutto questo significa vivere il quotidiano in modo diverso. Lo sanno bene i giovani di oggi inseriti nel faticoso percorso della nuova mobilità. Lo ha ricordato Sergio Bettotti, (Dirigente generale del Dipartimento Cultura, turismo, promozione e sport), durante l’incontro “Migranti di ieri e di oggi: il Trentino in movimento” che si è svolto a Grauno nei giorni della Festa provinciale dell’Emigrazione. Il suo intervento ha anticipato e contestualizzato i contributi degli altri relatori e messo in evidenza come vi sia una continuità fra passato e presente. Una continuità naturalmente inserita nel contesto sociale economico moderno. “Emigrazione non è un tema che sta cambiando” ha sottolineato “cambia il termine che lo identifica. Un tempo andare in Belgio voleva dire emigrare. Oggi muoversi all’interno dell’Europa significa semplicemente che mi sto spostando all’interno di un mondo che ha assunto confini più ampi”. Sono, dunque, mutate le dinamiche, la velocità degli spostamenti. Immutate le distanze anche se i mezzi dei nostri tempi consentono di muoversi con facilità e rapidità notevoli. Tuttavia il condividere “il qui e ora” è impossibile. L’avvicinarsi del Natale aumenta la percezione del distacco anche se è certamente più semplice rispetto al passato decidere anche all’ultimo minuto di tornare a casa per qualche giorno. Ma non sempre è possibile e questa è una delle tante circostanze in cui è preziosa l’azione e la presenza della nostra Associazione e delle nostre Diramazioni all’estero, punti di riferimento per tanti trentini lontani da casa. Nel 2019 l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero taglierà il traguardo dei 50 anni e quindi auguro a tutti noi di vivere appieno questo speciale compleanno, occasione per ricordare il percorso che ci ha portati fin qui e per lanciare progetti innovativi a favore del nostro Trentino e dei nostri trentini all’estero. Chiudo ricordando un’altra ricorrenza speciale: il nostro notiziario Famiglie Trentine è uscito per la prima volta a giugno del 1998 per offrire ai nostri emigranti e alla nostra Associazione un canale per comunicare. Tanti auguri, dunque, al nostro giornalino, alla nostra Associazione e a tutti voi. Che il 2019 sia sereno!
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AUGURI DEL PRESIDENTE
Cari Presidenti cari Soci, anche quest’anno ci prepariamo all’arrivo del Natale e ad incamminarci lungo i giorni di un nuovo anno. Nel 2019 l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero taglia il traguardo dei 50 anni. Una tappa importante che coincide con la fondazione della Famiglia Trentina di Solothurn il cui statuto recita all’art. 1 “la libera associazione denominata -Famiglia Trentina di Solothurn- è stata costituita il 23 febbraio 1969”. Una data storica: era nata la nostra prima Diramazione. Il 2019 ci porta dunque ad un appuntamento importante, occasione per ricordare quanto l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero sia stata sempre vicina a chi è partito e a tutte le persone che hanno imboccato la via del ritorno. Con sensibilità si è costruito un percorso che ha attraversato decenni, orientato a interpretare ed accogliere le istanze dei nostri emigrati. 50 anni di impegno volto a valorizzare le potenzialità del Trentino che vive oltre i confini geografici della nostra provincia. L’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero si è rinnovata e ripensata molte volte: sulla strada ha trovato anche tanti ostacoli, ma ha sempre saputo trovare forza, energie e idee per reinventarsi e dimostrare di essere un partner affidabile per i nostri emigrati e per le istituzioni. Mi sento davvero profondamente onorato di essere con voi a festeggiare i primi 50 anni della nostra Associazione. Il 2019 sarà ricco di eventi, mostre, momenti di narrazione condivisa messi in cantiere per portare sul nostro territorio e all’estero la nostra storia, i nostri programmi per il futuro, la nostra prospettiva, le nostre priorità, il nostro progetto di sviluppo del-
le Famiglie avviato nel 2017 dalla mia vicepresidente Patricia Lanzziano Broz e che ha già portato in dote all’Unione 4 nuove Diramazioni. Dopo tanti anni faremo anche visita alle nostre Famiglie in Brasile, in Argentina e in Paraguay. Vedersi di persona, stringersi la mano, confrontarsi, guardandosi negli occhi, sui grandi temi legati all’emigrazione … è tutta un’altra cosa. Le comuni radici, il comune sentire saranno la nostra bussola e ci porteranno nella direzione giusta per consolidare le nostre già solide basi e costruire insieme l’Unione di domani, quella che consegneremo alle generazioni che verranno. È vero che i compleanni sono stimolo e motivo per ricordare tuttavia, credo fermamente rappresentino il contesto migliore per puntare lo sguardo al futuro. Questo è il mio messaggio per tutti voi. Questo l’augurio che riservo all’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero. Un augurio in cui l’idea forte è il saper condividere per costruire i prossimi 50 anni della nostra Associazione. Buon Natale e felice 2019 a tutti voi
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mensaje del presidente
Queridos dignatarios Presidentes, Queridos Socios, Tambièn este año nos preparamos para la llegada de la Navidad y a encaminarnos hacia los dias de un nuevo año. En el 2019 la Unione delle Famiglie Trentine all’Estero cumplirà la meta de sus primeros 50 años. Una etapa importante que coincide con la fundación de la Familia Trentina de Solothurn (Suiza) cuyo estatuto reza al art. 1 “la libre asociación denominada – Familia Trentina de Solothurn - ha sido constituida el 23 de febrero de 1969.” Una fecha histórica: nació nuestra primera Familia. El 2019 nos lleva a una cita importante, ocasión para recordar cuánto la Unione delle Famiglie Trentine all’Estero siempre ha estado cercana a quien ha partido y a todas las personas que han tomado la via del regreso. Con sensibilidad se ha construido un recorrido que ha atravesado décadas, orientado a interpretar y acoger las instancias de nuestros emigrados. 50 años de compromiso para valorizar las potencialidades del Trentino que vive más allá de los confines geográficos de nuestra Provincia. La Unione delle Famiglie Trentina all’Estero se ha renovado y repensado muchas veces: sobre el camino ha encontrado muchos obstáculos, pero siempre ha sabido tomar la fuerza, las energías e ideas para reinventarse y demostrar ser una compañera confiable para nuestros emigrados y para las instituciones. Me siento profundamente honrado de estar con Ustedes y celebrar los primeros 50 años de nuestra Asociación. El 2019 será rico en acontecimientos, exhibiciones, momentos de narración compartida preparados con anticipaciòn para llevar a nuestro territorio y al exterior nuestra historia, nuestros pro-
gramas para el futuro, nuestra perspectiva, nuestras prioridades, nuestro proyecto de desarrollo de las Familias iniciado en el 2017 por mi Vice Presidente Patricia Lanzziano Broz y que ya ha dado los primeros frutos, llevando a la Unione el nacimiento y conformaciòn de 4 nuevas Familias. Después de muchos años también visitaremos a nuestras Familias en Brasil y en Argentina y en Paraguay ; valiosa oportunidad de poder verse personalmente, estrecharse la mano, dialogar, mirandose a los ojos, sobre los grandes temas relacionados con la emigración... es toda otra cosa. Las raíces comùnes, el sentir comùn serán nuestra brújula y nos llevarán en la dirección justa para consolidar nuestras ya sólidas bases y construir juntos la Unione del mañana, la que entregaremos a las generaciones que vendrán. Es cierto que los cumpleaños son estímulo y motivo para recordar, sin embargo, creo firmemente que representan el contexto mejor para apuntar la mirada al futuro. Éste es mi mensaje para todos Ustedes. Este es el augurio que deseo hacer llegar a la Unione delle Famiglie Trentine all’Estero. Un augurio en el cual la idea fuerte es el saber compartir para construir los próximos 50 años de nuestra Asociación. Feliz Navidad y venturoso año 2019 para todos Ustedes.
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votos do presidente Prezados Presidentes, Prezados sócios, Este ano também estamos nos preparando para o Natal e o início do novo ano. Em 2019 a Unione delle Famiglie Trentine all’Estero comemora os 50 anos de atividade. Uma etapa importante que coincide com a fundação da Família Trentina de Solothurn cujo regimento afirma no art. 1 “a livre associação denominada - Famiglia Trentina de Solothurn foi constituída no dia 23 de fevereiro de 1969”. Uma data histórica: nascia a nossa primeira filial. O ano de 2019 nos traz portanto uma comemoração importante, uma ocasião para lembrar quanto a Unione delle Famiglie Trentine all’Estero sempre perto de quem emigrou e a todas as pessoas que voltaram para Itália. Com sensibilidade se construiu um percurso que atravessou décadas, orientado a interpretar e acolher os pedidos dos nossos emigrados. 50 anos de compromisso para valorizar as potencialidades do Trentino que vive além das fronteiras geográficas da nossa província. A Unione delle Famiglie Trentine all’Estero se renovou e repensou muitas vezes: durante o caminho encontrou também muitos obstáculos, porem sempre soube achar força, energias e ideias para reinventar-se e demonstrar-se um parceiro confiável para os nossos emigrados e para as instituições. Fico realmente honrado de estar convosco a comemorar os primeiros 50 anos da nossa Associação. O ano de 2019 será um ano rico de eventos, exposições, momentos de reflexão que serão compartilhados para divulgar no nosso território e no exterior a nossa história, os nossos programas para o futuro, a nossa
perspectiva, as nossas prioridades, o nosso projeto de desenvolvimento das Famílias realizado em 2017 pela Vice-presidente Patricia Lanzziano Broz e que já trouxe para a Unione quatro novas Famílias. Depois de muitos anos, visitaremos também as nossas Famílias no Brasil e na Argentina e no Paraguai. Encontrar-se pessoalmente, apertar as mãos, confrontar-se olhando-se sobre os grandes assuntos ligados à emigração é bem diferente. As raízes comuns, a mesma cultura nos guiarão na direção certa para consolidar as nossas bases e construir juntos a Unione do futuro, aquela que entregaremos às gerações que chegarão. É verdade que os aniversários são estímulo e motivo para lembrar todavia acredito fortemente que representem o contexto melhor para olhar ao futuro. Esta é a minha mensagem para vos. Este é o voto que faço para a Unione delle Famiglie Trentine all’Estero. Um voto no qual a ideia forte é saber compartilhar para construir os próximos 50 anos da nossa associação. Feliz Natal e Feliz 2019 para todos.
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MAURIZIO FUGATTI È STATO PROCLAMATO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Il 3 novembre scorso Maurizio Fugatti è stato proclamato ufficialmente presidente della Provincia autonoma di Trento. - dopo il lavoro portato a termine dall’ufficio centrale circoscrizionale. Il presidente Fugatti ha voluto, innanzitutto, rivolgere un pensiero di forte vicinanza ai familiari delle due vittime trentine della devastante ondata di maltempo dei giorni scorsi. Contestualmente ha ringraziato le tante centinaia di volontari e professionisti che, instancabilmente, hanno lavorato e lavorano per ripristinare una difficile normalità. Il presidente Fugatti ha voluto che le prime due riunioni della Giunta si tenessero a Dimaro in Val di Sole e a Novaledo in Valsugana, le due comunità più colpite dalla furia del maltempo: un atto di vicinanza e solidarietà alla popolazione e alle amministrazioni comunali che hanno vissuto attimi di paura e dolore. Con lui in Sala Belli sono stati proclamati anche i consiglieri provinciali. Auguriamo buon lavoro a tutti. Cogliamo l’occasione per congratularci con il nostro caro Socio Mario Pacher per l’elezione del figlio Roberto (Paccher) alla presidenza del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige. Il 21 novembre 2018 sarà sicuramente una data da ricordare per la famiglia Pacher (o Paccher). A Roberto auguriamo buon lavoro.”
Il TRENTINO DEL VOLONTARIATO Il nostro notiziario è nato nel 1998 con l’obiettivo di avvicinare la sede madre di Trento alle Diramazioni. Nel primo numero si legge “Carissimi amici, finalmente con grande gioia siamo riusciti anche noi a realizzare un periodico, con il quale riusciremo a tenere informati i nostri gentili associati. Certamente vorremmo anche far giungere la nostra voce a tutti coloro che con amore e riconoscenza ancora si ricordano di Voi, e credetemi, sono tanti. Vogliamo farvi conoscere cos’è il Trentino, cosa può offrirVi la nostra cara Provincia e cosa dovete chiedere in riferimento alle leggi provinciali e nazionali che Vi riguardano…” A scrivere era il vicepresidente Valentino Maffei e le sue parole sono un’esortazione a raccontare come il nostro Trentino si sia mobilitato per far fronte all’emergenza maltempo che ha investito il nostro territorio alla fine di ottobre. Sono stati giorni difficili e dalle nostre Diramazioni all’estero sono arrivati moltissimi messaggi di solidarietà e vicinanza in particolare alla famiglia di Michela Ramponi, la giovane che ha perso la vita a Dimaro. Tantissimi i volontari impegnati sui vari fronti: tante le mani che hanno prestato aiuto e hanno dato soccorso agli sfollati. Questo è il vero Trentino, quello bello fatto di umanità e valori. Questo è il nostro monumento più importante, questa la testimonianza che parla di Natale e capacità di donarsi.
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FESTA PROVINCIALE dell’EMIGRAZIONE L’edizione 2018 della Festa provinciale dell’Emigrazione è stata ospitata dal Comune di Altavalle in Val di Cembra. Davvero ricco il calendario di eventi programmati nelle giornate del 5-6-7-8 luglio per richiamare l’attenzione su un tema di ieri e di oggi e che certamente sarà di stretta attualità anche in futuro. Il cuore della Festa sono state, come da tradizione, la sfilata e la S. Messa, quest’anno celebrata nella chiesa di Faver da Mons. Guido Zendron, nato nel 1954 a Lisignago in Val di Cembra, dal 2008 vescovo della diocesi di Paulo Afonso nello stato di San Paolo in Brasile. Molte le persone presenti agli appuntamenti caratterizzanti la manifestazione. Uno dei momenti più emozionanti è stata la premiazione del concorso proposto alle classi quarta e quinta elementare di Lases, Sover, Segonzano, Cembra, Faver e Lases. Bellissimi i lavori confezionati da i ragazzi che hanno dimostrato di aver seguito con sensibilità ed attenzione gli interventi in aula tenuti sia dall’Unione sia dalla Trentini nel Mondo. La valutazione degli elaborati dei ragazzi è avvenuta tenendo conto di sei criteri: creatività, ricerca, innovazione, cura, approfondimento, tecnica e lavoro di gruppo. A Valda il 7 luglio la giuria ha incontrato docenti e alunni per comunicare le classi che si erano aggiudicate il viaggio a Genova per visitare il Museo del mare e dell’emigrazione e l’Acquario. L’aver saputo combinare elementi come la ricerca storica con l’arte del disegno e la capacità di
Console onorario del Cile Aldo Albasini Broll Festa provinciale Emigrazione 2018
Tavola rotonda “Migranti di ieri e di oggi: il Trentino in movimento”
ricostruire storie familiari di ieri e oggi ha consentito agli alunni di Sover, Faver e Lases di assicurarsi la trasferta nel capoluogo ligure. Una bella gita che si è svolta a settembre, all’apertura dell’anno scolastico. Le giornate della Festa dell’Emigrazione hanno dato voce anche a chi ha lasciato l’Italia per lavorare e studiare ALTROVE: il 6 luglio a Grauno nell’ambito della partecipatissima tavola rotonda dal titolo “Migranti di ieri e di oggi: il Trentino in movimento” sono intervenuti sul tema il dott. Sergio Bettotti (Dirigente generale del Dipartimento Cultura, turismo, promozione e sport), Matteo Paolazzi sindaco di Altavalle, Chiara San Giuseppe dell’Ufficio Emigrazione e i relatori Riccardo Giumelli dell’Università di Verona, Ilaria Turco della Trentini nel mondo. Di grande interesse gli spunti emersi durante l’incontro nel corso del quale sono state evidenziati dati e analogie/differenze fra l’emigrazione storica e quella dei giorni nostri. A seguire la locale Pro-loco ha inviato i partecipanti alla Pizza alla Pozza, un gustosissimo e apprezzatissimo momento conviviale. La serata si è chiusa in bellezza con “Il Paese in-cantato”, concerto d’inaugurazione della Festa dell’Emigrazione 2018 a cura di Diego Raiteri con la partecipazione del coro “ Gh’era ‘na volta” e i musicisti del gruppo “Migrantes Cembrani”. Il 7 luglio oltre alla premiazione dei progetti scolastici, è stato presentato il nuovo sito del Centro di documentazione sulla storia dell’emigrazione a
Famiglie Trentine - 9 cura di Chiara San Giuseppe e dell’Ufficio Emigrazione e di Patrizia Marchesoni del Museo Storico del Trentino. A ruota sempre a Grumes è stata inaugurata la mostra “Vitigni migranti. Dinastie e cantine trentine nel mondo”, realizzata in collaborazione con il Comitato Mostra Müller Thurgau di Cembra sulla storia e l’attualità dei vini trentini nel mondo. In serata lo spaFesta provinciale Emigrazione 2018 zio è stato dedicato intevento Mauro Verones ancora una volta alle difficoltà nuova mobilità, interpretata con grande sensibilità dalla storia raccontata dallo spettacolo teatrale “Invisibili generazioni”. Come da tradizione la giornata conclusiva, quest’anno domenica 8 luglio, ha visto partecipare tutti i partner della manifestazione, organizzata dall’Ufficio Emigrazione della Provincia, dal Comune di Altavalle, dall’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero e dalla Trentini nel Mondo. Il Presidente della nostra Associazione Mauro Verones ha sottolineato quanto sia importante mantenere saldi i valori da sempre cari all’Unione. “Il concetto di fratellanza” ha precisato “deve essere il filo conduttore delle nostre azioni. I nostri progetti devono essere espressione del nostro sentimento di vicinanza ai tanti trentini all’estero”.
Festa provinciale dell’Emigrazione 2018.
Una riflessione condivisa dalle istituzioni impegnate quotidianamente nel dare risposte ai nostri emigrati e ai giovani pronti a partire. Il mantra della giornata si racchiude nel pensiero “Qualsiasi festa è un esercizio di memoria perché richiama il senso profondo della propria terra”. E’ forte la consapevolezza che l’emigrazione è un fenomeno che riguarda il passato e il presente. L’obiettivo di tutti deve essere la costruzione di una rete di trentini che ci aiuti a portare i nostri valori in tutti i continenti. La capacità di lavorare darà frutto perché garantirà a tutto rappresentanza a tutti gli emigrati. Le parole danno forma ai pensieri ma i volti dei ragazzi degli interscambi giovanili esprimono la gioia di sentirsi accolti, valorizzati, ascoltati. I giovani oltre ad essere il futuro sentono più di chiunque altro l’esigenza di fare esperienze lontano da casa e nel contempo mantenere saldo il legame con le proprie radici. La sfida è quella di essere cittadino del mondo affezionato al proprio focolare. Parlando con loro si comprende quanto sia grande il desiderio di aprirsi consapevoli di avere casa e affetti in un luogo del cuore. Hanno parlato di questo e molto altro durante il pranzo per 400 persone servito nella palestra di Grumes, organizzato in collaborazione con l’associazione “Donne rurali” di Faver, Gruppo Alpini, Circolo culturale di Grumes, Circolo culturale di Valda e Pro-loco di Grauno. Tante pietanze, tanti sorrisi, tante storie. Quattro giornate intense, iniziate con “La siarpa de la sposa”, spettacolo teatrale a cura della compagnia teatro libero di Grumes per la regia di Bruno Vanzo, e chiuse con la suggestiva rappresentazione della “Canta dei mesi”, di Cembra a cura del Gruppo Folkloristico Cembrano. Tante iniziative, tanti progetti, tanti laboratori, tutti coordinati con grande pazienza da Tommaso Pasquini, un amico della Val di Cembra, e da Pio Rizzoli
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GLI INTERSCAMBI GIOVANILI
L’edizione 2018 degli Interscambi Giovanili è stata caratterizzata da un programma ricco e variegato, presentato il tre luglio in Sala Belli della PAT dai referenti dell’Ufficio Emigrazione della PAT ai partecipanti e ai rappresentanti delle associazioni di emigrazione. L’obiettivo del progetto è quello di far incontrare ragazzi trentini con i figli di discendenti di nostri emigrati all’estero. Il progetto ha tagliato il traguardo dei vent’anni ed è proposto dall’Ufficio Emigrazione per consentire ai giovani di origine trentina di scoprire le loro radici e per conoscere il Trentino di oggi, incontrare la sua gente, confrontarsi con la nostra società, verificare come siano strutturate le attuali realtà sociali ed economiche. I ragazzi ospitati a luglio 2018 dai partner trentini sono arrivati da Argentina, Brasile, Cile, Messico, Paraguay, Uruguay, Colombia e Stati Uniti: un gruppo entusiasta che ha saputo integrarsi perfettamente con i giovani locali che hanno dato adesione al progetto e che restituiranno il piacere della visita alle comunità trentine all’estero. Il programma proposto ai ragazzi per conoscere il nostro Trentino prevedeva la visita all’altopiano del Tesino dove hanno incontrato i rappresentanti della Fondazione Alcide De Gasperi e si sono recati con una guida al Museo Casa De Gasperi e al Museo per Via. La seconda significativa tappa del soggiorno ha
Momento di riflessione in località Coler, Val di Rabbi.
visto il gruppo spostarsi, in concomitanza con la Festa Provinciale dell’Emigrazione, in Valle di Cembra dove hanno vissuto un’esperienza emozionante grazie alle molte iniziative e laboratori che hanno caratterizzato la manifestazione. Nei giorni successivi hanno fatto visita all’Ufficio Emigrazione dove hanno incontrato Lorenza Fracalossi per una descrizione su opportunità ed organizzazione dell’Università degli Studi di Trento. La giornata è poi proseguita con la visita all’altopiano di Brentonico e ai luoghi che lo caratterizzano: Palazzo Baisi, il giardino botanico, la chiesa e l’antica cripta. Naturalmente non è mancato il momento ufficiale di benvenuto da parte della locale amministrazione comunale. Il calendario delle uscite è proseguito con la trasferta a Venezia. E infine la chiusura del programma è avvenuta in Val di Rabbi dove l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero in collaborazione con il Parco Nazionale dello Stelvio ha organizzato una due giorni davvero splendida. L’iniziativa ha rappresentato un’occasione preziosa per divulgare obiettivi, opportunità e attività proposte nell’area protetta che tutela paesaggi e ambienti di grande interesse naturalistico. I 44 ragazzi che partecipano al progetto di interscambio hanno avuto la possibilità di conoscere da vicino flora e fauna che popolano il territorio delle valli
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le rocce. La sollecitazione della guida ha convinto tutti e quindi con lo zaino in spalla si è ripreso il cammino lungo un suggestivo sentiero. Arrivati alle cascate i ragazzi hanno ammirato lo scenario bellissimo che si apriva ai loro occhi. Raggiunta una radura panoramica è arrivato il momento delle fotografie per immortalare volti, sguardi, istanti in una cornice fiabesca. Poche parole. Tutti assorti, consapevoli che l’esperienza unica degli Interscambi stava volgendo al termine e colmi d’emozione per le connessioni scaturite in modo spontaneo dalla condivisione delle radici. Circondati dalle manifestazioni più belle della natura, l’amicizia stretta nei giorni precedenti è diventata più profonda. Anche Antonella Lungo il torrente Rabbies. Giordani e Lorenza Fracalossi dell’Ufficio Emigraziodi Peio e Rabbi, i loro habitat e come è si è sviluppa- ne e gli accompagnatori dell’Unione e della Trentita ed evoluta nel tempo la convivenza con l’uomo. Le ni nel Mondo hanno vissuta con entusiasmo questa realtà Parco offrono una chiave di lettura importante escursione. Il rientro in loc. Coler è stato preceduto dalla sosta per comprendere la cultura del nostro Trentino e delle condizioni di vita delle comunità presenti sulle terre alte. Quest’esperienza è stata vissuta al massimo da tutto il gruppo, soprattutto dai ragazzi che non erano mai stati in Trentino e ai quali il destino ha affidato il ruolo di ambasciatori del Trentino nel Mondo. L’arrivo a Rabbi Fonti è stato l’inizio di una giornata piena di sorprese. Ad accogliere il gruppo Ivan Callovi, bravo come pochi a descrivere gli ambienti del Parco Nazionale dello Stelvio. Le ore trascorse con lui sono state ricche di stimoli, di suggestioni…e di qualche esperienza emozionante. Tutti si sono lasciati andare e attraversato il ponte tibetano per poi raggiungere Malga Fratte e di lì proseguire verso l’Area ludico didattica al Co- Sul ponte tibetano - Val di Rabbi ler dove i ragazzi hanno pranzato. Ivan ha invitato il gruppo a non fermarsi e a continuare l’uscita salendo a Malga Stablet e da un momento di ristoro a Malverso le cascate di Saént, spettacolari salti d’acqua fra ga Stablasolo. Ad attendere il gruppo sulle rive del Rabbies c’era Flavio Antolini, pronto per spingere i ragazzi a lasciarsi andare ad un momento di riflessione collettiva. La sua esortazione e le sue indicazioni hanno suscitato grande coinvolgimento emozionale e ha favorito, soprattutto in chi proveniva dall’estero, il pensare con intensità alla propria identità. I ragazzi si sono calati nei panni dei loro avi pronti per partire, ma non altrettanto pronti a lasciare i luoghi del cuore. Le immagini raccontano meglio delle parole istanti indimenticabili. La vicepresidente della nostra associazione ha preparato un diploma in pergamena per tutti i ragazzi a ricordo delle giornate degli interscambi. La consegna del documento è avvenuta fra abbracci e qualche lacrima. Al rientro a Rabbi Fonti tutti a Antonella Giordani e Flavio Antolini.
12 - Famiglie Trentine cena al Grand Hotel Rabbi, poi di corsa a cambiarsi per la festa ospitata nella struttura di loc. Balera e poi tutti a dormire presso la Foresteria del Parco Nazionale dello Stelvio. Una bella esperienza che si è potuta concretizzare grazie alla disponibilità dell’Ente Parco e del suo direttore dott. Marcello Scutari che si coglie l’occasione di ringraziare.
La fattiva collaborazione di enti e associazioni ha consentito di offrire ai ragazzi degli Interscambi l’opportunità di vivere appieno un’esperienza indimenticabile nel cuore di un’Area protetta ricca di valori naturalistici. Un ringraziamento va anche a Sonia Aissa e Ivan Callovi.
Un momento dell’incontro a tema “Mondi che si incontrano” - Sala Congressi del Parco nazionale dello Stelvio - Cogolo di Peio.
la settimana dell’accoglienza Mondi che si incontrano Anche quest’anno la nostra Associazione ha aderito alla Settimana dell’Accoglienza con l’appuntamento “Mondi che si incontrano”, ospitato dalla sala congressi del Parco Nazionale dello Stelvio a Cogolo di Peio. Il tema dell’accoglienza in questa occasione è stato declinato secondo i valori espressi dal programma degli Interscambi giovanili. A parlare sono i stati i protagonisti del progetto dell’edizione 2017 e 2018. Cristina Bruschini ha raccontato cosa ha rappresentato per lei accogliere un discendente di emigrati trentini: le sue parole hanno descritto giornate piene di stimoli forti scaturiti spontaneamente dall’avere radici comuni. La comunanza di origini è stato il filo conduttore dell’intervento di Luca Riviera, che ha partecipato all’edizione 2017 degli Interscambi e che nel 2018 ha seguito i ragazzi in veste di fotografo professionista. Luca, oltre al suo racconto, ha proposto emozionanti video realizzati con le immagini scattate in Val di Rabbi e nei luoghi toccati dalle uscite di gruppo dei ragazzi. Una narrazione di quei giorni ricca di suggestioni che han-
no emozionato il numeroso pubblico raccolto in sala. Antonella Giordani dell’Ufficio Emigrazione, Alceu Xenofontes Lenzi - (Brasile del sud: Santa Catarina – Rio Grande do Sul), Marina Mattarei presidente della Cooperazione Trentina hanno espresso soddisfazione per l’attività portata avanti dall’Unione. In collegamento dall’Argentina sono intervenute Marcela Valler e Maria Peralta Panizza, presidente della nostra Famiglia Trentina di Rafaela. È stato emozionante ascoltare le loro parole: il pensiero di tutti è stato “così lontani – così vicini”. Anche Alceu Lenzi è intervenuto e ha dato voce al suo grande affetto per il nostro Trentino. Un pomeriggio intenso, partecipato da molti partner della Val di Sole della Settimana dell’Accoglienza: occasione per entrare in rete e lavorare con istituzioni e associazioni del territorio. Un ringraziamento per la cortese collaborazione va al Parco Nazionale dello Stelvio nella persona del direttore Marcello Scutari, a Dorino Moreschini e Gioacchino Casanova.
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STORIE DI EMIGRAZIONE A cura di Patricia Lanzziano Broz La significativa esperienza della mia carissima amica italiana Paola Cipollina (Executive Producer, Founder & President di Lafirstep) in terra nordamericana. Sono nata a Genova. In Italia ho passato i miei primi 50 anni. Ho un grande curriculum italiano: A 16 anni ho aperto la prima scuola di taglio; a 24 anni avevo 15 scuole di moda in Italia; a 28 anni ho avviato scuole in Corea, in Giappone ed in Marocco; a 35 anni ho aperto l’Accademia dello Spettacolo con mio marito a Milano; a 40 anni abbiamo avuto il nostro teatro a Milano e a 42 anni abbiamo aperto la nostra casa di produzione e iniziato a produrre i nostri films. La mia esperienza a Los Angeles dura oramai da otto anni. Arrivai qui nell’ottobre 2010 assieme a mio marito Max Leonida, regista cinematografico e mia figlia Elisa che all’epoca aveva 10 anni. Appena arrivata mi accorsi che non esisteva la comunità italiana. Mi sentivo sola e scoraggiata così decisi di farmi il profilo su Facebook. Iniziai a conoscere qualcheduno e decisi di creare il mio gruppo Italiani a Los Angeles. Parallelamente a questa vita social iniziai a creare la mia company Lafirstep. Lafirstep nasce come agenzia di servizi per assistere gli italiani che desiderano trasferirsi in America. Sono diventata in questo modo la madrina degli italiani, un vero e pratico punto di riferimento per tutti.
Paola con Max Leonida, Alex Del Piero e Michele Antonio Parrisi il coordinatore della squadra di calcio ItaLA (Italiana a Los Angeles)
Paola Cipollina con il marito Max Leonida e la figlia Elisa
Sono una persona schietta e sincera, questo puo’ piacere e dar fastidio ad alcuni, ma voglio dormire la sera e guardarmi nello specchio prima di coricarmi fiera della mia giornata. Si incontrano anche qui purtroppo italiani che non sempre comprendono come per riuscire sia necessario lavorare molto ed impegnarsi. Dopo Los Angeles ho trovato altre figure come la mia su New York e su Boston, si chiamano Ivana Lo Stimolo e Donatella Granata. Ho capito che loro stesse avevano passato e provato quello che accadde a me e sulla mia pelle. Dopo un paio di anni, posso dire che stiamo facendo un ottimo lavoro e le persone si fidano di noi e non possiamo deluderle. Siamo tutte mamme di mezza eta’ e questo ci da’ la forza per avere grandi braccia e ascoltare tutte le loro domande, le loro curiosita’...i loro desideri. Vogliono andare via, andare via da un’ Italia che non offre possibilità, un’Italia che non sempre garantisce futuro e lavoro. Stando all’estero ti accorgi che l’Italia siamo noi, non è una localizzazione geografica ma siamo noi soli e la nostra storia con il bagaglio delle nostre tradizioni e della nostra cultura. Se sappiamo coltivare tutto questo senza perderlo ...l’Italia è ovunque. Ho iniziato ha creare eventi e incontri per farci sentire uniti, per continuare a parlare la nostra lingua. Il gruppo Italiani a Los Angeles oramai di oltre 17.000 iscritti vanta una qualita’ indiscutibile, tanti altri pro-
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vano a creare situazioni analoghe ma inutile dire che il nostro sta viaggiando alla grande. Qualsiasi necessità venga richiesta, abbiamo una risposta nel giro di qualche ora, dalla cosa piu’ semplice tipo dove poter comperare i savoiardi per fare un buon Tiramisu’ a dove poter rivolgersi per un’assistenza medica. Se qualcuno usa un linguaggio inappropriato, come spesso accade nei gruppi, noi lo si fa presente perché è necessario integrarsi nel migliore dei modi così da costruire insieme percorsi solidi. Solo in questo modo il gruppo cresce con una buona reputazione e ci contraddistingue da tutti gli altri. Ho raccolto e suddiviso ogni categoria, dai ristoratori, ai consulenti commerciali e finanziari, ai trasportato-
Il pomeriggio divento americana e posso continuare assieme a mio marito a dedicarmi a tutti i miei progetti cinematografici perche’ di fatto io sono un producer e questo e’ il mio lavoro. Posso dire comunque che la vita in America mi ha regalato emozioni e conferme che non mi aspettavo, sono molto soddisfatta di aver fatto questo passo e non tornerei indietro per nessun motivo. Qui se hai qualita’ le tue qualita’ e i tuoi talenti spiccano. Vi racconto un aneddoto che e’ successo a mio marito anni fa. Una produzione cinematografica americana cercava un regista per dirigere il proprio film e fece una ricerca tra i registi a Hollywood cosi mio marito fu chiamato per andare a fare l’intervista. C’erano tantissimi professionisti tra i quali anche il figlio di Sean Connery, Jason Connery che lavora nella industry ma alla fine assunsero Max Leonida, mio marito. Nessuno conosceva nessuno, scelto per meriti e per le sue capacita’....questa e’ l’America. Dio benedica il giorno che abbiamo deciso di emigra-
Paola assieme ad alcuni componenti del gruppo durante l’Hiking alla Hollywood Sign
ri, alle banche, agli assicuratori ...insomma abbiamo tutti i tipi di servizi che parlano la nostra lingua e che da veri professionisti danno sempre il consiglio giusto. Per tutto cio’ che riguarda l’immigrazione invece lo curiamo direttamente con Lafirstep, in quanto l’agenzia oggi collabora con i migliori avvocati e ha un’ottima reputazione e le nostre pratiche vanno tutte a buon fine. Il passaparola sta funzionando benissimo e sia a Los Angeles con me che a New York con Ivana e a Boston con Donatella stiamo facendo grandi passi avanti. Il nostro lavoro inizia presto la mattina, perche’ il fuso che ci divide con l’Italia e’ di parecchie ore, qui a Los Angeles siamo a nove ore dall’Italia, cosi appena mi sveglio e accendo il telefono ho gia’ un centinaio di messaggi da ogni parte dell’Italia da persone che desiderano connettersi con me. Man mano la situazione si normalizza intorno a mezzogiorno sino a scemare nelle prime ore del pomeriggio.
Paola e il marito Max Leonida
re, secondo me se stavamo in Italia i film li avrebbero continuati a fare le stesse persone. Un mio aneddoto...capitato la scorsa settimana e quindi bello fresco. Avevo un mal di schiena cosi forte da non poter nemmeno star seduta, non riuscivo ad alzarmi né a coricarmi...ma avevo tante cose da fare e mi trovavo in un bar a Beverly Hills con la troupe della Rai che stavamo coordinando le riprese per una trasmissione.
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Paola con la troupe della RAI
Riprese finali dell’intervista di Paola con il programma Community della RAI Internazionale
In quel momento entra un medico italiano della Comunita’ li per caso, e dico ...Roberto...ti prego dimmi cosa devo fare per star meglio. La manna dal cielo...questo per me significa stare e vivere nella Comunita’. Amo l’Italia e amo gli italiani.
ANGELICO LUCHINI: DA CIMEGO VERSO L’ARGENTINA PER COSTRUIRE UNA NUOVA VITA Dalla Famiglia Trentina di Posadas ci è arrivata questa bella storia di emigrazione che pubblichiamo volentieri. Angelico Luchini, figlio di Giovanni Luchini ed Elisabetta Zulberti, nacque il 2 novembre 1905 a Cimego (Trento), dove passò la sua gioventù. Nel 1925 entrò a far parte dell’Esercito Italiano per fare il servizio militare. Nel 1927 difronte alla minaccia di un nuovo conflitto bellico dopo la prima guerra mondiale, decide di emigrare verso il continente americano. È così che il 25 di agosto dello stesso anno, parte dal porto di Genova e sbarca a Buenos Aires, dove rimase più di un anno, lavorando nell’edilizia, ed è allora, che ricevette una proposta per lavorare nella provincia di Misiones. Si trasferisce quindi a San Javier, che era allora un piccolo paese, e lì rimase, acquistando prestigio per la sua professione e onestà. Conobbe una famiglia la quale, vedendo un ragazzo tutto solo, cerca di avvicinarlo per aiutarlo, e fu in questa circostanza che conosce Crecencia Viera, con la quale poi contrae matrimonio e i due sposi ebbero 8 figli. Oggi, stante l’assenza dei nostri progenitori, noi figli, cerchiamo di mantenere vive le radici etniche, trasmettendo la cultura ai nostri 30 nipoti, 48 pronipoti e 4 nipoti di trisavolo.
Angelico cercò di ritornare in Italia in varie occasioni con la sua famiglia, però non ci riuscì….sicuramente il destino ha fatto la sua parte. La prima opportunità la ebbe quando, avendo già acquistato il passaggio in nave, sua madre gli suggerì di non farlo perché già era iniziata la seconda guerra mondiale.
16 - Famiglie Trentine Dopo alcuni anni tenta nuovamente, però dovette posticipare perché stava aspettando la nascita della seconda figlia. – Finalmente arriva il terzo tentativo, ma gli comunicano la morte della mamma es è così che, in forma definitiva, decide di rimanere per sempre in Argentina, dove visse sino al 1980, anno della sua morte
L’incontro con i parenti italiani avviene di recente quando Prima di un viaggio di turismo in Argentina
del nostro cugino italiano (maggio 2011), Riccardo Bonata (di Bergamo), questi decide di fare ricerche via internet per rintracciarci. Risultando negative, recupera un vecchio indirizzo dai cugini del Trentino, ed invia una lettera, presentandosi e precisando il suo indirizzo di posta elettronica. Così incominciò tutta questa fantastica storia e potemmo rispondere che siii eravamo noi le persone che lui cercava, e tutto filò liscio nonostante le difficoltà che imponeva il fatto di parlare due lingue diverse. Con l’entusiasmo del prossimo incontro, cercammo tutti, ognuno per conto proprio, di studiare la lingua che ci avrebbe permesso di comunicare fra noi. Poi, con Skype ci siamo potuti vedere per la prima volta con la webcam…e fu tutta una sfida. La nostra relazione famigliare risorse grazie alle visite nei rispettivi Paesi effettuati con l’obiettivo di conoscerci personalmente ed oggi ci comunichiamo assiduamente con tutti i cugini italiani….Riccardo Bonata che risiede nella città di Bergamo, Giovanni Luchini di Lonato (BS) e Ernesta, Vittorio e Aldo in Cimego…dove nacque Luchini Angélico nel lontano 1905. E tutti insieme, Argentina e Italia.
DESTINAZIONE EROICA PEDALANDO FRA LE MERAVIGLIE DEL TRENTINO Flavio Maria Tarolli già Presidente dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero ha preso carta e penna per dare forma ai suoi pensieri. Quello che ne è uscito è un libro avvincente con grandi protagonisti: le montagne fanno da sfondo alla fantastica avventura vissuta da un cinquantenne in sella alla bicicletta. Il viaggio intrapreso dal nostro biker tocca le città di Trento, Bolzano, Rovereto, Verona, Vienna, Berlino, passando per la Val di Ledro e le fantastiche Dolomiti oggi dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità. Molti i luoghi teatro di viaggio: le più belle vallate del Trentino sono la cornice in cui compaiono fate turchine e avvengono eccitanti incontri ravvicinati. Flavio Maria Tarolli descrive un mondo incantato dove a parlare sono la bellezza e l’incanto della natura. Ma non solo. È una fiaba che si mescola con luoghi virtuali di ricerca, scambio e innovazione di internet e del web. Avvincente percorso di un adulto capace di far emergere i ricordi del bambino che era stato. Duecento pagine divertenti che potrebbe essere un piacevole romanzo sul quale, le nuove generazioni impegnate ad imparare l’italiano potrebbero scoprire, divertendosi, il nostro bel Trentino.
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La Valle di Sole e l’America Latina: storia e storie di emigrazione Seconda parte di Udalrico Fantelli In accordo con la Trentini nel Mondo che ha partecipato all’organizzazione dell’evento, pubblichiamo, in tre parti l’interessantissima relazione del prof. Udalrico Fantelli, proposta nell’ambito di un incontro a tema che si è tenuto alla Torraccia di Terzolas nel 2017. Hanno avuto una parte di rilievo nell’organizzazione dell’incontro anche il Consolato Onorario del Cile e il Gruppo Consolare dell’America Latina e dei Caraibi del Nord d’Italia. E per la buona riuscita ha fattivamente collaborato il Centro Studi Val di Sole. B) Fase centrale o di massa (1830 - 1914) Il flusso migratorio di questo periodo è assai consistente e si indirizza prevalentemente verso le regioni italiane, i territori interni dell’impero austro-ungarico, le regioni danubiane e l’Europa in generale. Una discreta parte del flusso tocca anche paesi extraeuropei, come le Americhe (Argentina, Brasile, Messico, Paraguay). A proposito dei quali trovo scritto: “L’indiscussa preponderanza della direttrice per il sud America, il 77% (dei circa 550 casi annuali di emigrazione), è facilmente comprensibile alla luce delle agevolazioni concesse agli immigrati in quei paesi ed al fatto che essendoci una lingua neo latina, le difficoltà di comprensione erano minori; inoltre il clima e l’ambiente, nelle debite proporzioni, non differiva eccessivamente da quello del paese di origine”. E ancora: “Il decennio ’80 si chiuse con un bilancio di circa 25.000 trentini emigrati in America, quasi il 7% della popolazione totale di questa regione, gli anni ‘80 segnarono il massimo dell’emigrazione transoceanica e significarono il massimo di disorientamento e della disperazione di un popolo …” (Grandi) I paesi europei maggiormente interessati dall’arrivo degli emigranti solandri di questo periodo sono la Germania, la Francia e il Belgio. Va rimarcato che anche l’Italia costituisce, in questo periodo, un paese “straniero” per gli emigranti trentini o “tirolesi”. Trovo ancora alcuni flash in proposito: “Dopo la val di Fassa, quella di Sole era comunque la vallata che dava il minor flusso migratorio (1,6%); su un totale di 18.185 abitanti ne partirono 301. Eccezionalmente alto, invece, il numero di emigranti di cui non si ebbero più notizie o si ebbe una conoscenza incerta della loro sorte (la più alta del Trentino: 62,3%)”. “Secondo le fonti ecclesiastiche a Dimaro nel 1885 si avevano circa 100 emigrati permanenti”. Le cause di questa emigrazione sono note e socialmente devastanti: - la “grande depressione” nel settore industriale e manifatturiero, della seconda metà dell’Ottocento, in tutto il Tirolo e in grande parte dell’impero austro-ungarico; - la crisi acuta dell’agricoltura (l’oidio delle viti, la pebrina dei bachi da seta); - le frequenti alluvioni della seconda metà del Settecento, della prima metà dell’Ottocento e soprattutto quelle del periodo 1882-1885;
18 - Famiglie Trentine - la crisi della forestazione (a causa del massiccio taglio di boschi fatto dai comuni per scopi di sopravvivenza economica delle comunità di montagna). L’emigrazione di questo periodo, dapprima soprattutto di tipo stagionale, diventa mano a mano, per molte famiglie e dopo qualche generazione, definitiva e permanente. Si ritrova in questa fase la memoria storica di un forte contingente di emigrati, trasferitisi in Russia, per la costruzione delle linee ferroviarie della transiberiana (gli “aizimponeri”). Va sottolineata e ricordata la tristezza e la situazione penosa delle condizioni degli emigranti fanciulli, cui competevano lavori faticosi e per i quali, dopo l’isolamento nei paesi natali, si aprivano periodi di ulteriore fatica (non solo fisica, ma anche psichica e relazionale) per le condizioni dettate dal duro inserimento in situazioni sociali ignote, per la necessità di trasportare pesi superiori alle loro forze ed assoggettarsi ad orari di lavoro massacranti, per non poter disporre di cibo bastante, per la scarsa o scarsissima valutazione monetaria delle loro fatiche. Un’altra traccia di ricerca e di meditazione potrebbe essere attivata circa la valutazione (non semplice) del problema rappresentato dalla non comprensione della lingua del paese che ospitava l’emigrante. L’apprendimento dei rudimenti della lingua straniera, per poter avere un minimo di comunicazione quotidiana, pratica ed efficace, rappresentò sicuramente un ostacolo non di secondaria importanza. E’ in questo contesto che va apprezzato e valutato l’uso di un gergo particolare, diffuso soprattutto in mezzo ai calderai o paroloti solandri: il taròn o gaìn. Si ricorreva a tale gergo, sia per comunicare con la cerchia ristretta dei propri simili, professionalmente qualificati, sia per evitare che altri potessero introdursi nella comunicazione, usando un codice linguistico conosciuto da tutti. Allo stesso modo agivano gli spazzacamini di Tuenno e gli arrotini della Valle Rendena, ma anche molti altri emigranti delle valli alpine lombarde. Quirino Bezzi ha raccolto in un dizionarietto ed ha comparato fra di loro molti di questi termini “criptati”, tipici del gergo professionale e del gruppo sociale ristretto ed ha cercato di rinvenire fra di essi comuni origini linguistiche e analogie strutturali1. Non va pure dimenticato che, per chi rimaneva a casa e non partecipava direttamente alla migrazione, e cioè per le donne e per gli anziani, si prospettavano giornate e stagioni intere di duro lavoro e di grandi fatiche e preoccupazioni. Oltre alla solitudine psicologica e alla privazione di un sostegno direttivo, quale può essere quello del capofamiglia, la donna doveva sperimentare fasi di superlavoro nei campi, nelle stalle, in famiglia, nei boschi, nell’assistenza ai vecchi e nell’educazione dei figli. Per quanto attinge poi alla situazione delle persone in situazione migratoria, si aprono ampi e spesso inesplorati spazi di studio e di osservazione, per livelli di interesse e per ambiti di argomento, quali: la dignità umana mantenuta e difesa nell’incontro con esperienze talora disumanizzanti e dolorose; la cultura della montagna esportata, con i suoi valori tradizionali, e confrontata con esperienze molto diverse e con scale di valori spesso dissonanti e in concorrenza; la religiosità mantenuta ed interiorizzata nonostante la situazione di diaspora e la mancanza di nuovi apporti culturali e dottrinali; il forte senso di appartenenza alla propria patria e alla propria nazione, con la condivisa autocoscienza di essere italiani e trentini, se non spesso decisamente “tirolesi”; la consapevolezza di poter recuperare valenza economica con le proprie rimesse, non solo ai fini di sopravvivenza fisica della propria famiglia, ma anche come apporto, seppur minimo, al generale miglioramento delle condizioni economiche della comunità e della valle e come fonte di innovazione delle tecnologie, mediante introduzione delle “novità” apprese nel mondo. Da parte loro le Autorità politiche ed amministrative del tempo seguirono il fenomeno con una certa attenzione, ma senza poterlo sostanzialmente governare secondo obiettivi di successo economico e di inserimento sociale e senza poter apportare alcun aiuto concreto alle numerose famiglie che erano costrette dal bisogno ad emigrare. I quasi unici interventi messi in campo dalla autorità politica si limitarono alla emanazione di una serie
Battisti Cesare, Il Taròm o Gaìn. Il gergo dei calderai della Valle di Sole nel Trentino. Estratto dalla Rivista “Tridentum”. Anno 1906. Con saggi e integrazioni della raccolta dei termini a cura di Quirino Bezzi. Centro Studi per la Val di Sole. Trento: Saturnia. 1968. Bertoldi Tullio, La valle di Sole e il suo dialetto. Trento: Temi. 1980. Bezzi, Quirino, Dizionarietto comparato delle voci gergali “Tarone”. Valli di Sole, Non e Rendena. Trento: Temi. 1976.
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Famiglie Trentine - 19 di circolari, che giunsero anche nei più sperduti comuni della contea principesca del Tirolo apportandovi notizie di difficoltà e dispensando gratuitamente solo buoni consigli alla prudenza. Sotto la data “Cles 18 febbraio 1880”, ad esempio, una circolare a firma dell’I.R. Capitano Distrettuale comunicava al signor Capo – Comune di Dimaro quanto segue: “Un recente rapporto dell’i. r. Ambasciata austro – ungherese in Rio de Janeiro, comunicata all’i. r. Ministero degli esteri, sulle condizioni degli emigranti tirolesi nel Brasile, segnatamente nella colonia Salto grande prov. di San Paolo contiene dei dettagli da far raccapriccio. Tutti gli sforzi della Ambasciate d’Austria e di Germania in sollievo di tanti infelici non sortirono alcun effetto, né si può sperare nemmeno in avvenire un miglioramento. I lagni di questi emigrati si fanno sempre più forti e numerosi, ed anche gli emigrati della colonia “Nuovo Tirolo” nella provincia di S. Catterina, come da recenti notizie, versano nella più squallida miseria. Invito perciò il Signor Capo – Comune a voler partecipare ai propri dipendenti qual sorte attende que’ miseri delusi che fossero intenzionati di emigrare per quelle regioni e di avvertirli che l’Ambasciata austriaca nel Brasile non può in alcun conto adoperarsi in favore degli emigranti attesoché lo stato della legislazione e dell’amministrazione del Brasile non lascia ad un intervento diplomatico alcuna lusinga d’un qualche successo. Disporrà poi che il presente avviso venga pubblicato anche dal Pergamo”2. Risulta anche di un certo interesse controllare quali giudizi di merito abbiano dato, nell’immediatezza del fenomeno migratorio, i “testimoni privilegiati” del tempo. Abbiamo raccolto, in tale senso, e anche qui solo a titolo esemplificativo, alcune testimonianze: Don Gioseffo Pinamonti3: “Il commercio del bestiame, del burro, de’ cerchi da botte, de’ vasi di legno, del legname da fabbrica, nonché l’industria che emigrando esercitano gli uomini in Italia, sostentano gli abitanti di Val di Sole, alcuni de’ quali vivono molto agiati. Le femmine, come in Tesino, sono quelle che travagliano di più. La loro somma attività esclude l’idea del vizio e ne sbandisce gli incentivi. Non v’ha per così dire esempio che un marito al ritornare dalla emigrazione abbia trovata la sua moglie infedele. Dopo tanti mesi di assenza il momento in cui egli risaluta i patrii lari è segnalato dalla carezza ingenua della sua compagna, e diviene un nuovo giorno di nozze. L’inverno menano le donne in mezzo alle nevi una vita maninconica quasi senz’altra compagnia che quella de vecchi e dei bambini”. Don Giuseppe Arvedi, di Cellentino, parla di emigrazione in questi termini4: “ Al riaprirsi della primavera i nostri calderai ritornavano al proprio focolare portandovi un gruzzolo, con cui comperare qualche stabile, e provvedere alla bisogna della famiglia, ma ciò che più importa, con nuove cognizioni, e col trattare franco e garbato offerendo porzione dei loro risparmi alla chiesa nativa: poiché è proprio degli uomini che viaggiano di essere più espansivi, affettuosi e cordialmente di far parte di tutto ciò che seco portano”. Così commentava mons. Tommaso Vigilio Bottea il fenomeno migratorio5: “ Ma oltre il vantaggio materiale, ben altre utilità provengono dalla emigrazione dei Solandri. Il sostituire agli ozi d’inverno una determinata e comunemente gravosa occupazione, proteggeva la privata e pubblica moralità, conservava robuste le forze del corpo e dello spirito, e fomentava l’amore alla fatica ed al risparmio; il trovarsi poi in terra straniera per guadagnare il pane, imponeva ai nostri un contegno sobrio, onesto e religioso; mentre d’altra parte offriva ad essi occasione di apprendere utili cognizioni, di formar buon gusto nelle arti, e di migliorare il patrio dialetto”. Ma viene anche segnalato, e proprio dal Bottea, che Parigi è una città “ove attualmente trovano lucrosa occupazione molti dei nostri giovani d’ambo i sessi, ma insieme troppi pericoli di traviamento”. Anche Carlo Gambillo esprime una sua valutazione in merito: “ L’emigrazione è pei Solandri una necessità ancor più imperiosa che per i Nonesi; molti vanno operai nei laboratori chimici e nelle farmacie del Veneto e della Lombardia, moltissimi emigrano in Francia e precisamente a
Circolare a stampa, contrassegnata con il N. 1125, firmata dall’i.r. Capitano distrettuale di Cles, Rungg, conservata nell’archivio comunale di Dimaro. 3 Pinamonti Gioseffo, La Naunia descritta al viaggiatore.Trento.1829. 4 Arvedi Giuseppe, Illustrazione della Val di Sole. Trento. 1888. 5 Bottea Tommaso Vigilio, Storia della Val di Sole (1890): 2
20 - Famiglie Trentine Parigi, talché non è raro d’incontrare sulle rive del Noce la blouse ed il brûle-gueule che caratterizzano l’operaio parigino”6. All’inizio della prima guerra mondiale le autorità politiche posero restrizioni sempre più dure e insuperabili a chi voleva emigrare, magari con il segreto pensiero di fuggire da una possibile e non troppo lontana chiamata alle armi. Alcune circolari governative emanate a Cles esemplificano questo “giro di vite” che chiuse anche una delle ultime “vie di fuga” ai contadini in cerca di pane e pace: “III N.944/1 17 marzo 1914
Cles
A tutti i signori Preposti comunali del distr. pol. di Cles Il crescente abbandono del territorio dello stato da parte di persone obbligate al servizio militare, determinò l’amministrazione dello stato di valersi interamente dei vigenti mezzi legali per impedire degli abbusi in tale riguardo. Sulla base dell’obbligo legale di legittimarsi stabilito nel punto 2 dell’ordinanza imperiale dei 6 novembre1865 B.L.J.N 116 e nel § 13 della notificazione ministeriale dei 10 maggio 1867 B.L.J. N Particolare della Torraccia, Val di Sole. 80 i viaggianti specialmente se varcano il confine, verranno rigorosamente controllati sia al momento della partenza sia durante il viaggio. Sta quindi nell’interesse dei viaggiatori di munirsi delle prescritte legittimazioni ed in ispecie delle prove, che essi hanno corrisposto agli obblighi militari. In proposito si accenna al a) certificato (fede) di nascita e d’incolato7 b) certificato del pagamento della tassa militare, c) congedo, d) passo militare, e) passo della leva in massa, f) altri certificati militari, g) passaporto. Il documento principale di legittimazione è il passaporto, perciò devesi raccomandare ad ogni viaggiante di munirsi di questo importante documento. Le relative domande dovranno prodursi pel tramite comunale alla scorta del prescritto formulario (certificato) ed allegandovi eventualmente i documenti militari ecc. Di essenziale importanza è pure la prova dell’identità della rispettiva persona, per cui è consigliabile oltre che munirsi di un passaporto di farsi altresì vidimare dall’autorità una fotografia personale. Devesi poi espressamente rilevare, che la possibilità di varcare i confini dello stato dipende dalla circostanza di avere corrisposto agli obblighi militari rispettivamente dall’intento di non volere sottrarsi agli stessi. Sta quindi nell’interesse di ogni viandante di porsi pienamente in regola nel preaccennato modo prima di mettersi in viaggio, giacchè difficilmente si può sfuggire al controllo ed alle conseguenze, che potrebbero derivare da mancanze. Tanto si partecipa con l’invito di voler tosto pubblicare il tenore di questa circolare nei modi usitati. L’i.r. Capitano Distrettuale” “I. R. Capitanato distr. Cles Mob 1914/5 6 7
Urgente Cles li 27 luglio 1914
Gambillo Carlo, Il Trentino, appunti ed impressioni di viaggio. Firenze. 1880. Si intende: certificato di residenza.
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Gocce di resina di Alberto Pattini
Entro silenzioso e timoroso nel bosco spettrale con la certezza di essere inospitale, gemono le chiome ghermite, ululo di morte avvolge gli scheletri rimasti ricurvi di dolore, armonia sventrata e lacerata, gocce di resina odorano il pianto aspro della pineta, orecchie mobili e canti volanti assenti in invisibili linguaggi, indosso i vestiti di alberi secolari distesi in preghiera che invocano a riflettere al cambiamento climatico che pochi vogliono fermare.
Foto di Alberto Pattini
Foto di Alberto Pattini
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Auguri Rina
Nel 2018 Rina Bonvecchio, colonna dell’Unione delle Famiglie trentine all’Estero, ha compiuto 90 anni. Ha festeggiato alla grande questo traguardo, circondata da famigliari e amici. All’interno della nostra Associazione ha avuto un ruolo importante e per più di vent’anni è stata la vicepresidente. In occasione del suo compleanno Rina ha chiesto agli ospiti di non portarle regali ma di mettere a disposizione offerte a sostegno dell’associazione JARDIN DE LOS NIÑOS In Argentina. Un invito accolto di buon grado dai numerosi presenti, consentendo a Rina di raccogliere 1000,00 euro trasferiti all’Unione e poi inviati al JARDIN DE LOS NIÑOS. Grazie Rina
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LA PATATA DI SFRUZ di Andrea Biasi
La patata, il tubero prodotto dalla terra e originario dei paesi del Sud America è entrato a far parte degli elementi distintivi del piccolo Comune di Sfruz. Insieme alla lavorazione artigianale dell’argilla per la realizzazione delle monumentali stufe ad olle; la patata ha rappresentato una delle poche, forse l’unica, fonte di sostentamento per gli abitanti di Sfruz fino agli inizi della seconda metà del XX secolo. La sua importanza è stata talmente elevata da entrare a far parte dello stemma del Comune insieme alla stufa ad olle. Lo stemma infatti è composto da una stufa a muletto e dal fiore della patata. In Europa i primi esemplari di patata giunsero ad opera del mercante di schiavi Giovanni Hawkins nel 1565. In Italia furono i Carmelitani Scalzi che, agli inizi del 1600, introdussero la coltivazione della patata. All’inizio venne accolta con molta diffidenza, tanto da essere considerata poco commestibile, ma poi il suo utilizzo si diffuse tanto da diventare uno degli alimenti più importanti della dieta contadina. Come era accaduto un po’ ovunque anche in Val di Non il tubero venne accolto con diffidenza, quando nel 1797 il Consigliere della Corte Imperiale d’Austria, Salvatore Tecini, noneso di Sarnonico lo portò per la prima volta nella Valle. Don Peppo Pinamonti in un suo scritto dove presentava la Val di Non ad un
viaggiatore così scriveva: “... solo la fame che tormentò molti paesi dell’Anaunia, per la mala riuscita di tutte le derrate nell’an del sedes (1816) rese tutta la nostra gente accorta e giudiziosa...” e la patata allora venne considerata e coltivata. Con gli anni 30 del XX secolo la patata Trentina raggiunse un livello produttivo eccezionale. In tutto questo la posizione del piccolo abitato di Sfruz e soprattutto la sua altitudine sul livello del mare giocarono un ruolo importantissimo per la qualità del tubero prodotto. Infatti, la patata da seme, coltivata oltre i 1000 metri di altitudine veniva difficilmente colpita da batteri e da virus. Sfruz ne produsse in tali quantità che il nome del piccolo paese d’Anaunia arrivò anche alla fama e all’attenzione nazionale. Ogni anno il Comune di Sfruz ricorda il legame con il suo territorio e le sue tradizioni attraverso il “Festival della patata”. In quei giorni il passato sembra impossessarsi del presente e per qualche giorno i ritmi incalzanti della vita contemporanea vengono sostituiti dal lento procedere della vita agrese. Vecchi mestieri artigiani e vecchie tradizioni agricole ripopolano le vie dell’abitato. Con esse anche le vecchie ricette culinarie a base di patate come il famoso: tortello di patate e la sua variante la torta di patate.
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DAL TRENTINO: TORTÉL DE PATATE Ingredienti per 4/6 persone 800 gr patate 5 cucchiai di farina 1 pizzico di sale
Preparazione La ricetta di questa prelibatezza è ormai una tradizione famigliare. Prendete per 4/6 persone almeno 800 grammi di patate; lavatele accuratamente e sbucciatele. Le patate lavate e sbucciate vanno grattugiate con una grattugia da formaggio. Alla polpa ottenuta andranno aggiunti 5 cucchiai di farina e un pizzico di sale. Successivamente il tutto andrà accuratamente amalgamato. L’impasto ottenuto sarà pronto per la cottura. La cottura del tortello avviene in una padella in cui verrà precedentemente scaldato olio di semi. La dimensione del tortello normalmente non supera il palmo della mano per uno spessore non superiore ai 5 mm. La cottura è completata quando il tutto avrà un aspetto dorato e croccante. Il tortello di patate si accompagna molto bene con degli affettati, come lo speck e la luccanica oltre che con i fagioli borlotti con olio, aceto, sale, pepe e, a chi piace cipolla finemente tagliata. Ovviamente al tutto non dovrebbe mai mancare un buon bicchiere di Teroldego.
DALl’estero: RÖSTI (FRITTELLE DI PATATE) Ingredienti patate formaggio pancetta cipolle o erbe aromatiche Preparazione In origine erano la colazione tipica dei contadini svizzeri, oggi invece sono l’antipasto più servito a Zurigo. I rösti si preparano con patate grattugiate mescolate con burro o olio, o in alternativa grattugiate e poi fritte leggermente in olio. Con le patate grattugiate si formano dei dischi dal diametro di 5-20 cm e alti 1-2 cm. Spesso la forma dei rösti è data semplicemente dalla padella usata per friggere.
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italiani in colombia a cura di Patricia Lanzziano Broz Amerigo Vespucci fu Il primo italiano a mettere piede in quella che oggi è la Colombia, nel suo secondo viaggio verso le Americhe, iniziato il 18 maggio del 1499, approdò e sbarcò nella penisola della Guajira.
Amerigo Vespucci Pochi anni più tardi, nel 1503, arrivò in Colombia il genovese Cristoforo Colombo raggiungendo un posto da lui battezzato “Punta Marmorea”, che oggi si chiama Punta Tiburòn, nel Golfo del Darién. Il fenomeno migratorio in Colombia, a differenza degli altri Paesi dell’America Latina, non ha svolto quel ruolo di strumento essenziale per la creazione di una società e comunità politica moderna. La Colombia, al contrario, rimase per molto tempo poco interessata ad accogliere chi arrivava dall’estero. Il Paese si trovava fuori dai percorsi più ambiti e addirittura molti emigranti Cristoforo Colombo italiani arrivarono lì per sbaglio: lo scalo al porto di Barranquilla, Cartagena e Santa Marta era infatti confuso per l’approdo finale
negli Stati Uniti o in Argentina. Nella seconda metà dell’Ottocento con la costruzione della ferrovia di Panama (1848-1855) in quell’e-
poca appartenente alla Colombia, si dá inizio ad uno dei momenti importanti per l’emigrazione italiana in questo Paese che richiede un imponente dispiego di mano d’opera nell’ambito dello sfruttamento delle miniere d’oro che favorì l’arrivo di molti ingegneri europei e operai specializzati, tra cui diversi italiani. Gli Italiani emigrati in Colombia venivanno dal Piemonte, Liguria, Veneto, Lombardia e, più tardi, dalla Calabria. Questi ultimi si insediarono in prevalenza nelle città della costa caraibica: Barranquilla, Ciénaga, Santa Marta e, in misura minore, Cartagena, in particolare quelli giunti dal Vallo di Diano e di Padula formarono una vasta comunità nella zona dove si insediarono. I calabresi emigrati erano soprattutto liberi professionisti, studenti, commercianti e artigiani che con grande intraprendenza, costituirono poco tempo dopo il loro insediamento, la borghesia modernizzante della regione. Ma sono anche altre le regioni italiane che hanno visto partire i propri abitanti verso la Colombia. “In misura minore” gli italiani giungevano dalla Basilicata, Campania, Trentino e della Toscana, dove specificamente provenivano da Ghivizzano, un piccolo centro della valle del Serchio, in provincia di Lucca. Questi ultimi avviarono una delle compagnie itineranti dei celebri figurinai, artefici e venditori di statuine di gesso”. Si scopre che la colonia italiana fu molto attiva nei commerci e nella piccola industria nel primo Nove-
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cento, soprattutto nelle zone del nord del Paese, ed in particolare a Barranquilla, a Nordovest della Colombia, dove contribuirono a creare un ricco tessuto multietnico della città. L’influenza italiana sulla vita politica, sociale e culturale colombiana fu determinante sin dal momento dei primi arrivi. Com’è il caso dell’ingegnere Agostino Codazzi (1793-1859) arrivato nel gennaio 1849 dal Venezuela. Egli propose di creare una colonia di immigrati italiani, seguendo l’esempio Agostino Codazzi della Colonia Tovar in Venezuela, inoltre fu lui a tracciare le prime e più conosciute mappe geografiche della Colombia che riguardavano i paesaggi, le diverse etnie, i sistemi montuosi ed il sistema idrico e fluviale. Dopo la prima fase della costituzione della repubblica, avvenuta nella seconda metà dell’Ottocento, altri italiani ebbero un ruolo importante nel Paese. Tra questi, Oreste Sindici, arrivato in Colombia come primo tenore di una compagnia d’opera e che fu l’autore della musica dell’inno nazionale colombiano e l’architetto Pietro Cantini che realizzò opere notevoli come il prestigioso Teatro Colón di Bogotá.
Teatro de Cristóbal Colón di Bogotá
Ma ci furono anche eventi negativi come, nel 1870, il coinvolgimento di un cittadino italiano, Ernesto Cerruti (aggregato consolare italiano) in una truffa internazionale che causò, per un breve periodo, l’interruzione delle relazioni diplomatiche fra la Colombia e l’Italia. Malgrado casi isolati Oreste Sindici come questi, l’emigrazione italiana in Colombia ebbe una significativa importanza nel ruolo di modernizzazione del Paese”. I suoi apporti riguardarono molti settori della società come per esempio il cinema: nel 1910 giunse il primo apparecchio, il kinetoscopio, per opera di Francesco e Giovanni Di Domenico. Costoro si dedicarono alla Ernesto Cerruti produzione dei primi film e alla costruzione di cinema e teatri a Bogotá ed in altri luoghi. Inoltre, fu sempre un italiano, Ferruccio Guicciardi, uno dei pionieri dell’aviazione colombiana, con il suo aereo “l’Ansaldo”. A metà del XIX secolo in molte città furono costruite opere come il Campidoglio, il Teatro Municipale e diverse piazze a Bogotà così come il Teatro Mainero a Cartagena e varie opere di infrastruttura nelle altre città. In campo artistico alcune delle statue ancora oggi tra le più rilevanti di Bogotà risalgono ad autori italiani, tra cui Cesare Sighinolfi, Tito Ricci e Pietro Costa”.
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Ferruccio Guicciardi Teatro Mainero, Cartagena Trentini in Colombia I trentini in Colombia ad oggi sono una comunitá conformata da cittadini discendenti in prima e seconda generazione, nella sua totalità con doppia cittadinanza (italiana e colombiana), formati in professioni come medici, ingegneri, psicologi, avvocati, pittori, musicisti, attori, scrittori, politici, giornalisti, sociologi, imprenditori, scientifici, docenti, regine di
bellezza, architetti. Troviamo cognomi come Genta, Broz, Perini, Rizzi, Conta, Zogmaister, Endrizzi, Rosseli, Turrini, Marocho, Mattei, Gamba, Belluto, Costa, Mazza, Antonini e altri ancora. Questa comunità riconoscendo il significato ed il valore della presenza di persone di origine trentina ha dato vita ad una nuova Famiglia trentina per promuovere la cultura e mantenere il legame con la terra d´origine.
FAMIGLIA TRENTINA del paraguay La Festa popolare italiana ad Asuncion
Il 3 giugno scorso ad Asuncion in Paraguay si è svolta la seconda edizione della Festa popolare italiana. La Festa ha aperto il “Mese d’Italia in Paraguay”, rassegna di eventi promozionali che ha posto il nostro Paese al centro dell’attenzione mediatica per tutto il mese di giugno. L’ambasciatore d’Italia in Paraguay,
Gabriele Annis, ha coinvolto la Presidente della Famiglia trentina in Paraguay, Elisabetta Deavi nata a Gardolo, nell’organizzazione della manifestazione riservando un stand espositivo al Trentino. L’occasione era propizia per dare visibilità al nostro territorio, alle nostre produzioni, alle nostre montagne. Elisabetta Deavi ha contattato la sede madre di Trento dell’Unione per chiedere di inviare all’Ambasciata italiana
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Ringraziamo di cuore per aver aderito a questa iniziativa: CANTINE MONFORT - Lavis TRENTINGRANA Segno Di Taio NOSIO SPA GRUPPO MEZZOCORONA DOLOMITI FRUITS Srl - Ville D’anaunia MENZ & GASSER - Novaledo FARINA VALSUGANA
prodotti tipici, libri e depliant. L’invito è stato raccolto e alcune ditte hanno messo a disposizione gratuitamente alimenti e bevande che la Sede madre di Trento ha mandato in Paraguay. Il Servizio attività culturali della PAT (che cogliamo l’occasione per ringraziare) ha fornito a questo scopo i libri: Castelli del Trentino, Dolomiti Trentine, Meraviglioso Trentino, Il grande libro delle Dolomiti. La Festa popolare italiana ha avuto grande successo
di pubblico e ha contribuito a rafforzare e promuovere la trentinità attraverso la valorizzazione dei prodotti del nostro territorio. Un grande grazie a tutti i soggetti che hanno concorso alla riuscita della manifestazione è arrivato anche da Elisabetta Deavi sempre attenta a mettere in risalto tutto quello che per lei ha profumo di casa.
FAMIGLIA TRENTINA di rafaela Applausi per il Coro San Vigilio
Mariano Roca consultore per l’Argentina del Sud Negro – Santa Cruz – Tierra del Fuego) è venuto a (Buenos Aires Capitale Federale – Province di Bue- farci visita nella sede di Trento. Si è incontrato con il nos Aires – Chubut – La Pampa – Neuquen – Rio presidente dell’Unione per un confronto sulle attività
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svolte dai nostri emigrati in Argentina. Mariano Roca, giornalista di professione, ha parlato con entusiasmo delle nostre comunità trentine e ha espresso soddisfazione per un “Incontro corale” che alla fine di luglio ha visto collaborare la Famiglia Trentina di Rafaela (Santa Fe) e il Circolo di Buenos Aires. La comune passione per la musica ha avvicinato il Coro San Vigilio di Rafaela, diretto da Veronica Ghiano, e il “Coral Trentino di Buenos Aires”, diretto dal maestro Guilermo Suar. I canti della tradizione hanno emozionato e fatto applaudire con entusiasmo il folto pubblico. Questa bella iniziativa è stata ospitata dal Circolo Trentino di Buenos Aires che al termine del concerto ha invitato tutti i presenti ad uno spuntino per consolidare con stuzzichini e un bel brindisi l’amicizia nata grazie alla musica. A settembre è venuta a trovarci Maria Elena Panizza, presidente della Famiglia Trentina di Rafaela. E’ stato davvero bello incontrarla e condividere di persona progetti per il futuro
ricordiamo insieme ennio serafini Il 25 novembre scorso è venuto a mancare Ennio Serafini, marito della nostra Marta Bernabé che è stata consigliera dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero e che continua ad essere nostra socia, attenta e presente. L’Unione si stringe a te Marta per condividere il dolore di questo momento difficile della tua vita. Un abbraccio.
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mondo trentino La Provincia Autonoma di Trento è impegnata da anni a favore dell’emigrazione trentina, presente ormai in tutti i continenti del mondo, attraverso l’Ufficio Emigrazione. Ecco i principali servizi offerti ai trentini all’estero e ai loro discendenti: Interscambi giovanili Dal 1999 è attivato un programma di interscambi giovanili, volto a favorire la reciproca conoscenza tra giovani, nati e vissuti all’estero, di origine trentina ed i loro coetanei che vivono in Trentino. Borse di studio La Provincia interviene sul fronte della formazione accademica offrendo delle borse di studio per l’Università di Trento e promuovendo l’apprendimento della lingua e della cultura italiana attraverso sistemi e-learning. Soggiorni formativi La Provincia Autonoma di Trento sostiene l’organizzazione di soggiorni formativi e di istruzione che coinvolgono studenti e lavoratori trentini residenti all’estero. Rimpatrio temporaneo La Provincia sostiene il temporaneo ritorno di emigrati (nati in Trentino) non più giovani in Trentino. Si intende così venire incontro ad uno dei desideri più forti dei nostri emigrati: rivedere - a volte dopo decenni - la propria terra di origine. E’ previsto il rimborso delle spese di viaggio di andata e ritorno, nonché per l’emigrato che non abbia la possibilità di essere ospitato da amici o parenti, il rimborso delle spese di vitto e alloggio per un limite di 80 euro al giorno per un massimo di 15 giorni. L’aiuto può essere esteso ad un accompagnatore nei casi di necessità comprovata da certificato medico. Possono beneficiare di questo intervento coloro i quali siano originari di un comune trentino o siano stati residenti in un comune trentino per più di dieci anni prima della data dell’emigrazione. L’emigrato inoltre deve aver compiuto i 60 anni di età e non essere mai rientrato in Trentino negli ultimi 15 anni con il sostegno finanziario della Provincia. Rimpatrio definitivo La Provincia sostiene i nuclei familiari di origine trentina che intendono rientrare definitivamente in Trentino. E’ previsto il rimborso parziale delle spese per il viaggio e per il trasporto degli effetti personali. La Provincia corrisponde inoltre speciali contributi una tantum per favorire l’inserimento o il reinserimento in Trentino. Possono usufruire di questi benefici coloro i quali, emigrati prima del 31 dicembre 1970, siano originari di un comune della provincia o siano stati residenti in un comune trentino per più di dieci anni antecedenti alla data dell’emigrazione. Hanno diritto a questi benefici anche i parenti in linea retta fino al secondo grado e i loro coniugi non separati legalmente. Banche dati Il database “Nati in Trentino 1815-1923” mette a disposizione di chi vuole ricostruire la storia della propria famiglia e degli studiosi interessati informazioni relative a tutti i nati in Trentino tra il 1815 e il 1923. Consultori trentini all’estero Il Consultore è il referente della Provincia Autonoma nella propria area di competenza, dove rappresenta le collettività trentine e collabora al conseguimento dei fini della legge in materia di emigrazione. Per informazioni contattate i nostri uffici: Tel. +39 0461 237234 Mail info@famiglietrentine.org
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