Periodico dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero
N. 31 - ottobre 2009
Avanti con fiducia entre scriviamo – anche perché premono per mandare il giornale in tipografia – non sappiamo come andranno i colloqui che l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero ha intrapreso con la Trentini nel mondo per trovare un’intesa ragionevole per una più forte collaborazione fra le due Associazioni. Il tutto nasce, come qualcuno ricorderà, da un editto del Consiglio provinciale, il quale ha deciso che dal 31 ottobre 2009 – praticamente – la Provincia finanzierà solo l’Associazione degli emigrati più rappresentativa. Che come tutti sanno è la Trentini nel mondo e quindi per l’Unione della Famiglie Trentine all’Estero sarebbero anni… magri. Questo perché – si dice – la Provincia soprattutto all’estero pretende di avere solo una rappresentanza unica ed una sola voce. Ci possono essere delle ragioni a sostegno di questa tesi, ma è anche innegabile che ad ogni livello il pluralismo stimola il lavoro e porta a risultati positivi. Al contrario è il monopolio che spesso appiattisce la volontà. Ma occorre
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trento Tassa riscossa - Taxe perçue
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Sguardi di Raota Due fratelli di origine trentina espongono le opere di famiglia a Levico Terme
esser realisti e siccome “homo sine pecunia imago mortis” ben volentieri l’Unione delle Famiglie ha chiesto umilmente ed ottenuto un confronto con la Trentini nel mondo. Colloqui ampi, cordiali e improntati all’impegno per una leale e proficua collaborazione nel bene e nell’interesse delle nostre comunità all’estero. Cosa è scaturito da questi incontri, almeno fino al momento in cui andiamo in stampa? La prima considerazione è che l’unificazione delle due Associazioni, richiesta a gran voce dalla Provincia, la Trentini nel mondo non la vuole. Né sinceramente l’Unione delle Famiglie, che crede di più ad un sano pluralismo ed a regole di collaborazione e “savoir faire” con la Trentini nel mondo. Dobbiamo dire che, dopo il primo incontro, ci era venuta in mente, a proposito della Trentini nel mondo, quella famosa battuta di Alberto Sordi che a chi gli chiedeva perché non si sposasse rispondeva: «e che me devo portare in casa un’estranea!». Con molto garbo e simpatia anche la Trentini nel mondo
l Palalevico di Levico Terme ha ospitato, dall’1 al 6 settembre, l’esposizione di opere degli artisti argentini Raota, discendenti di emigrati trentini di Barco di Levico. La Mostra intitolata “Sguardi di Raota”, realizzata con il sostegno del Servizio Attività Culturali della Provincia di Trento, del Comune di Levico Terme, della locale Cassa Rurale, dell’APT Valsu-
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gana e della scrivente Associazione, si è dimostrata un successo anche in termini di collaborazione ed adesione di privati ed Associazioni locali che hanno, a vario titolo, collaborato alla realizzazione della mostra. Vogliamo citare tra tutti il cantante levicense Giorgio Lenzi, il Coro Genzianella di Roncogno, il Gruppo Sportivo Oltrebrenta di Barco di Levico, Fabio Libardi. segue a pagina 2 in basso
Gli orrori della dittatura argentina in mostra a Trento Ospite d’onore Estela Carlotto, Presidente delle nonne di Plaza de Maggio l Palazzo della Regione a Trento ha ospitato la mostra sui diritti umani “Le Nonne di Plaza di Maggio e i bambini desaparecidos”. La mostra, rimasta aperta fino al 7 ottobre, ha presentato testimonianze e ha illustrato un tristissimo periodo storicosociale e politico argentino
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segue a pagina 2 in alto
compreso tra il 1976 e il 1983. Promossa ed organizzata dalla Signora Josefina Pace italo argentina e dall’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, grazie alla collaborazione ed al patrocinio del Consiglio Regionale e Provinciale. L’iniziativa documentava gli orrori dei quali segue a pagina 7
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Famiglie Trentine
TRENTO FAMIGLIE TRENTINE ALLʼESTERO PERIODICO DELL’UNIONE DELLE FAMIGLIE TRENTINE ALL’ESTERO O.N.L.U.S.
Direttore Responsabile: Maurizio Cadonna Redazione: Silvana Bertona - Ettore Zampiccoli Gianna Copat - Renzo Huber Oscar Lenzi - Mario Pacher Autorizzazione del Tribunale di Trento Registro Stampa n. 999 del 12.05.1998 Sped. in a.p. art. 2 comma 20/C Legge 662/96 - Filiale di Trento Piazza Silvio Pellico, 12 38100 TRENTO (Italia) Tel. ++39 0461 987365 - Fax ++39 0461 264081 e-mail: info@famiglietrentine.org Stampa: Publistampa Arti Grafiche s.n.c. carta ecologica con cellulosa sbiancata senza uso di cloro proveniente da foreste ambientalmente certificate Inchiostri con solventi a base vegetale
Avanti con fiducia
zione potrà svolgere. Una unificazione de facto e non burocratica, che tra l’altro salverebbe comunque quel patrimonio di risorse umane che all’estero in questi anni hanno lavorato per l’una o per l’altra Associazione. I colloqui continuano e non sappiamo come finiranno. Ma noi pensiamo anche bene, se qualcuno da fuori non vorrà metterci lo zampino e accetterà alla fine quelli che sono gli intendimenti delle due Associazioni. Anche perché proprio alla luce di questi colloqui c’è da chiedersi dove siano i gravi motivi che secondo qualcuno renderebbero necessaria e urgente la presenza di una sola Associazio-
di fatto ha risposto così ed ha mille non una ragione. Quello che invece è emerso positivamente mi pare una sincera ed aperta volontà di collaborazione. Non ci sono riserve, né dietrologie. Se vi sono state dissonanze nel passato, queste sembrano appartenere al passato e le nuove presidenze delle due Associazioni paiono averle sotterrate. C’è in altre parole spazio per un confronto serio, magari da istituzionalizzare attraverso un opportuno tavolo di lavoro, sulle necessità dei nostri emigrati, sulle azioni da svolgere, sui ruoli che ciascuna Associa-
Da destra: l’Assessore comunale alla Cultura Arturo Benedetti, Rossanna, Rina e Josè Luis con il Coro Genzianella sullo sfondo
Sguardi di Raota Ma facciamo un passo indietro. Qualche anno fa Rossanna Raota torna a Barco di Levico, piccolo paese della Valsugana dal quale partirono molti emigrati alla volta dell’Argentina. Rossanna è determinata a visitare il paeFamiglie Trentine
se da dove era emigrato anche il nonno Giuseppe Raota e possibilmente fotografare la casa di famiglia e conoscere eventuali parenti. Rossanna, artista plastica, grazie alle indicazioni dei paesani trova la casa dei Raota, ma purtroppo Paolo Raota, lontano parente, non è in casa. Rossanna non
si lascia scoraggiare e lascia uno scritto al lontano parente trentino. Da quella visita e da quello scritto è nato quello che stiamo descrivendo in questo articolo, che non è solo una mostra, ma un incontro di persone, di storie, di affetti. Infatti Paolo Raota tornando a casa legge con 2
ne. Chi li ha inventati e chi ha interesse a rinfocolarli questi motivi, ovvero – detto anche in altri termini – chi ha interesse che l’Unione delle Famiglie scompaia e taccia per sempre? Da quanto abbiamo sentito nei colloqui non è certo la Trentini nel mondo ad avere interessi di questo tipo. Forse bisognerà indagare in altro loco ma noi speriamo che il politico, che è saggio, non stia ad ascoltare le sirene malevoli che soffiano di qua e di là del mare e lasci lavorare le due Associazioni con calma per trovare obiettivi comuni e strategie condivise. Oliviero Vanzo
stupore e emozione lo scritto lasciato da Rossanna e ne parla con Giancarlo Filoso, amico e Consigliere della nostra Associazione, ed insieme iniziano un intenso scambio di corrispondenza e così scoprono che Pedro Luis Raota, figlio di Giuseppe e scomparso prematuramente, è stato uno dei più famosi fotografi del mondo ed ha ottenuto premi e riconoscimenti ai più importanti concorsi internazionali. Il figlio Josè Luis ha seguito le orme del padre ed è oggi un affermato fotografo anche lui insignito con diversi famosi riconoscimenti internazionali. A Giancarlo nasce l’idea, che si traduce gradualmente in un progetto e che grazie alla ferma determinazione di Paolo e Giancarlo e alla disponibilità dell’Assessore provinciale alla Cultura Franco Panizza e dell’Amministrazione comunale di Levico Terme si è concretizzata e della quale stiamo scrivendo. Già nei mesi antecedenti l’apertura della mostra aveva-
EDITORIALE TRENTO
Da destra: Josefina Pace, impeccabile presentatrice della serata, con Rina, Rossanna e Josè Luis alla inaugurazione
mo capito di poter contare su un gruppo coeso ed affiatato che aveva a cuore la riuscita dell’iniziativa ed abbiamo trovato nei partner della mostra la massima disponibilità e collaborazione. Grazie allo sforzo organizzativo ed alla disponibilità dei dipendenti dell’APT Valsugana è stato possibile allestire la mostra nel migliore dei modi, con coreografie suggestive ed in sintonia con i temi ricorrenti nelle foto, valorizzando le opere esposte con fari appositamente installati per esaltare il valore artistico di ciascun quadro. La festa di apertura, alla quale hanno partecipato oltre un centinaio di persone, ha centrato perfettamente gli obiettivi. Il Vice sindaco di Levico Terme, accompagnato da una nutrita delegazione di amministratori e consiglieri comunali, ha dato il benvenuto agli artisti ospiti ai quali ha rivolto un ringraziamento per essere divenuti rappresentanti della nostra arte in tutto il mondo. L’Assessore provinciale alla Cultura, dott. Franco Panizza, ha portato il saluto del Governo Provinciale di
carica espressiva. Anche le foto, provocatorie e stimolanti, non sono mai banali e rappresentano visi, anime, terre. Toccante l’intervento di Luis Raota, che ha definito questo viaggio e la mostra a Levico “un ritorno alla fonte”, un viaggio lungo 15.000 km e sognato per decenni. E la somma di emozioni che gli artisti hanno vissuto nella settimana di esposizione sono direttamente proporzionali al loro desiderio di conoscere la terra del nonno e di “ri”-portare in patria le opere del loro padre. Al termine degli interventi,
Trento ai fratelli Raota, figli della nostra terra che dopo aver fatto apprezzare la loro arte in tutto il mondo, sono finalmente giunti nella loro terra natale per regalare anche a noi momenti di emozione. La mostra – ha continuato l’Assessore – riveste importanza non solo grafica e plastica/figurativa ma culturale a 360° con la musica tradizionale di Giorgio Lenzi e di montagna con il Coro Genzianella. L’Assessore ha apprezzato la grande espressività cromatica esaltata dalle forme geometriche che accentuano la
l’intermezzo musicale offerto da Giorgio Lenzi che ha cantato le più belle canzoni del suo repertorio. Gli artisti hanno poi accompagnato gli ospiti intervenuti nel salone espositivo, illustrando le opere. Nel corso della settimana, benché il Palalevico non si sia dimostrato la miglior soluzione logistica in quanto decentrato rispetto al centro termale, numerosi sono stati i visitatori, buona parte di essi turisti. Soddisfacente anche l’affluenza dai centri vicini della Valsugana come dimostrano le firme apposte dai visitatori sul libro posto all’uscita della mostra. Assolutamente positivi e lusinghieri le critiche ed i commenti all’esposizione, che hanno riempito di orgoglio e soddisfazione i fratelli Raota. Durante l’orario di apertura, sia pomeridiano che serale, gli artisti sono sempre stati presenti alla mostra ed hanno accompagnato i visitatori, trattenendosi volentieri con essi. Gli artisti hanno incontrato a Levico fotografi e artisti, professori di arte e pittori giunti per visitare la mostra e sono fiduciosi che con alcuni di loro possa nascere una proficua collaborazione. Anche la cerimonia di chiusura si è trasformata in una
Da destra: Paolo con Rossanna e Josè Luis
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Famiglie Trentine
TRENTO dente da famiglia trentina, con la sua opera, li indica e li definisce all’interno dell’attimo in cui li coglie e li traduce in storia. Il tempo è il filo rosso che, in una certa misura, collega tutta la collezione di fotografie artistiche di Raota, presentata a Levico Terme per iniziativa dell’Unione della Famiglie Trentine all’Estero. L’osservatore, posto al di qua del tempo, “dietràs del tiempo”, può vederlo fluire in una sequenza di realtà i cui contenuti e significati lo permeano. L’altro tema, silenziosamente evidente, è la “fuerza”. La forza espressa quale spinta interiore che segna di sé la vita; la “fuerza indomita” dell’animale costretto, o del gabbiano che si sgancia dalla pesantezza dell’acqua per giungere allo spazio dove il movimento diviene libertà, libertà che “arriba” nell’esistenza che anela l’Eterno. “Con todo” la forza indomita dell’adolescente si trasforma nella forza magica del “bimbo divino” che, con un solo gesto, ricrea il mondo e, giocando lo rende leggero. “La fuerza dell’aqua”, percepita qui non come “gutta cavat lapidem” (goccia che scava la pietra) ossia forza che per mo-
Paolo mentre consegna le chiavi
festa partecipata e festosa, nella quale tutti si sono sentiti coinvolti, complice anche l’atmosfera magica creata dal Coro Genzianella. Molto emozionante anche la festa che Paolo e la frazione di Barco hanno voluto organizzare presso l’oratorio, in collaborazione con il Gruppo Pensionati ed Anziani ed allietata dal Coro Cima Verde, durante la quale Paolo ha voluto consegnare a Rossanna e Josè Luis una grande chiave... metaforicamente le chiavi di casa affinché possano sentirsi come a casa loro ogni volta che visiteranno Barco di Levico... siamo sicuri, a giudicare dall’emozione negli occhi di tutti, che quella era anche la chiave del cuore. I fratelli Raota hanno visitato le più importanti strutture museali e artistiche trentine, incontrando anche i referenti di alcune di esse per instaurare Famiglie Trentine
un rapporto di conoscenza e verificare la possibilità di programmare eventi in Italia o offrire collaborazione per le mostre realizzate in Argentina da enti e fondazioni italiane. E affinché il “lungo viaggio di ritorno alla fonte” prosegua nel migliore dei modi già alcune Famiglie Trentine hanno manifestato interesse ad ospitare la mostra delle opere d’arte della famiglia Raota. Carissimi Rossanna e Josè Luis, dalla redazione un grazie sincero per la Vostra simpatia e gentilezza e l’augurio di un grande successo anche nella patria dei Vostri avi. Ringraziamo anche la nostra solare socia Raffaela Militello per la critica sulle foto di Josè Luis Raota. «Tempo e spazio sono gli elementi in cui i fenomeni avvengono». Josè Luis Raota, artista argentino discen-
dificare abbisogna del tempo, ma come prorompenza di vita che nell’attimo in cui tocca l’uomo lo ri-genera, lo deforma, lo trasforma, dandogli un’altra immagine, un altro volto, quindi, un’altra storia. “Maria va…” e la sua forza è quella che la spinge ad abbandonare la povertà senza prospettive, ad abbandonare l’angusta via dove anche la natura perde la bellezza dei suoi tratti; “Maria va…” verso un futuro immaginato mentre, nella cruda miseria, “por un pedazo de pan” l’essere umano, in un contesto quasi infernale, deve mobilitare tutta la forza fisica e psichica per non soccombere. A questo punto ci si può chiedere chi è Josè Luis Raota? È il bimbo adulto che osserva una realtà vivente nella sua intrinseca tensione tra essere e volere, tra finito e infinito, tra costrizione e libertà, tra realtà e speranza all’interno del sogno di Icaro… «... piangi oh Icaro che la tua vita è una nicchia d’universo e spazi ed il tuo inferno è il cielo che non tocchi».
La professoressa Franca Battain con Rossanna
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Raffaela Militello
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Pubblichiamo di seguito anche la critica alla mostra della Prof.ssa Franca Battain Con grande interesse ho visitato la mostra “Sguardi di Raota”, a Levico Terme. Già il titolo suggerisce all’osservatore la direzione di un campo visivo lontano e di particolare sensibilità: sguardare è un termine arcaico che intensifica il concetto di guardare. Infatti gli artisti argentini Raota hanno voluto spaziare con le loro immagini tra passato e presente, offrendo una dimensione del tempo storico come unità, nella continuità lineare e nello stesso tempo circolare, nel ritorno alla terra d’origine. Una famiglia d’artisti, il padre Pedro Luis Raota, figlio dell’emigrante Giuseppe, originario di Barco-Levico, famoso artista argentino del ’900, con la sua macchina fotografica, ci ha lasciato una documentazione in bianco e nero della storia e della vita dell’Argentina. Le sue opere sono di una intensità metafisica che, per certi aspetti, si può accostare alla corrente artistica denominata “Realismo Magico”. Anche nelle foto del figlio José Luis Raota e della figlia pittrice Rossanna Raota lo spazio iconico vive tra il senso della fisicità e la spiritualità, dove la sofferenza viene sublimata: è un’alternanza tra cielo e terra, tra carnalità del pianeta e il suo essere nello spazio cosmico. È un guardare e sguardare con l’occhio di colui che emigra da una zolla di terra verso l’ignoto per ri-
Rossanna, in quasi tutte le sue opere esposte, traccia nella tela forme apparentemente astratte e piani geometrici in libertà. I colori solari nascono dalla sua interiorità: è il suo rifugio luminoso che ella definisce “il suo tempio”. La sua voce interiore la guida nel coinvolgimento dell’atto del dipingere e si creano suggestive immagini astratte, forme ignote, trasparenze viventi, esseri che si librano nello spazio di luce. In alcuni quadri interviene con materiali naturali raffinatissimi, presenze vegetali. Sottili rametti di alberi e conchiglie madreperlate vengono usati come invisibili segnali del nostro pianeta che si ricrea attraverso l’espandersi dei colori della luce. Nell’opera “Sognando il mio tempio” il pianeta terra si eleva dall’oceano spumeggiante come palla rossastra che pulsa del sangue della vita, mentre dei quadrettini rossi, come fotogrammi, rievocano frammenti di vita. L’anima del pianeta si eleva e il quotidiano si purifica tra acqua e aria nell’orizzonte visionario... Si aprono, dunque, canali energetici dove i rossi, i viola, i blu e i gialli si trasformano in perle negli occhi dell’Universo, “Occhi che ti inseguono” nel “Desiderio del Sole”nella “Danza di Venere”. Gli atomi sembrano nascondere lo Spirito e l’elemento femminile esplode e vibra nella presenza di più mondi di luce solare per poi ritornare a riscoprire che il gioco dell’Universo è nell’immensità della nostra anima. Volgendo lo sguardo alla spazio iconico della fotografia
scoprire che il vero emigrante è colui che emigra dal proprio cuore, perché la vita è sempre generosa con colui che crede in se stesso e nell’universo. Tutto l’evento artistico è un ritorno evocativo all’origine, alle radici del nostro essere nel mondo: nel mistero spazio-temporale la nostra corporeità e ritualità quotidiana si eleva nel desiderio di scoprire la presenza di una entità spirituale che è in noi. Nell’opera “Origine” di Rossanna la parola di Dio e/o dell’Universo, al richiamo biblico “In Principio era il Verbum”, sorge da un sole luminoso, attraverso la bocca di una conchiglia marina, e nel suono del mare la parola si raccoglie e vive. Mistero che appare anche in alcune opere di José, nell’ombra di un fiore che si sdoppia nella sua essenza, oppure come in una foto del padre Pedro dove un gabbiano vola libero specchiandosi nell’acqua mentre una goccia segna dei cerchi, quali simboli del creato. Il cerchio della vita è sempre presente in tutti e tre gli artisti: le inquadrature prospettiche delle composizioni artistiche vengono ritagliate da piani rettangolari per dare il senso della costruzione dell’immagine, mentre la visione circolare ci immerge nel moto dell’infinito. Questa mostra fa ripensare all’evento “In-finitum”, una collaterale della Biennale di Venezia di quest’anno, dove il concetto di spazio-universo è visto da differenti punti di vista dagli artisti pur mantenendo la medesima dinamica tra finito e infinito. La pittrice
del padre Pedro e del figlio Luis si nota che la sofferenza viene da entrambi sublimata nella fusione tra fisicità e spiritualità e il senso magico e poetico è presente nel racconto realistico dell’immagine. Le angolature particolari, le sfumature dei grigi o i contrasti dei bianchi e neri rendono la fotografia più misteriosa e soprattutto nel padre molto vicina alla pittura. Pedro Luis Raota, autodidatta, interpreta con grande passione alcuni scenari e personaggi della terra argentina e li fa rivivere attraverso il sogno della luce. Spesso il crudo realismo del quotidiano viene sottolineato dal contrasto dei bianchi e neri, come nelle opere di Rembrandt. Forte è l’influenza di questo genio della pittura, ma anche la genialità di Pedro è di aver riportato in fotografia lo studio della luce alla maniera di Rembrandt: nell’opera “Per un pezzo di pane”, il lavoro dei minatori si svolge in una sofferta oscurità con spiragli di luce. In “Giovanni e sua moglie”, il bellissimo interno della cucina sembra un quadro ottocentesco se non fosse per una ciotola di plastica che segna il tempo della seconda metà del ’900 e così pure pittorica è l’immagine di un vecchio con la pipa. I personaggi sono sempre avvolti in un alone di mistero e ritualità quotidiana in “Ruletta russa”, o in “Compagno” in cui il movimento rotativo delle ombrelle crea un ritmo scenografico attorno ad un gatto con una donna. L’acqua è spesso un richiamo vivente o per le lacrime o per la pioggia o per il corso di un segue a pagina 6
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fiume. Infatti la foto del poeta Jorge Luis Borges, in riva del Rio della Plata, sembra dettare, con lo sguardo di profilo, il suo testamento poetico e pare quasi di sentire un verso del nostro poeta Ungaretti “Mi illumino di Immenso” mentre le sfumature dei grigi e dei bianchi in controluce fanno rivivere il mito. Nel ritratto del famoso pugile Carlos Monzon la forza del contrasto bianco-nero avvolge il volto nella sua carnalità di segreta atmosfera, e la bellissima immagine “Cercando volto di donna” attraverso il vetro di una finestra sgocciolante ci emoziona per lo stupore arcano che emana. Nell’“Igiene del mattino” la purezza del bianco su bianco del bucato viene interrotta dalla presenza di un volto di donna tra le
esteriore ma anche interiore. L’immagine che mi aveva colpito è “La forza dell’acqua”, un primo piano di un volto in cui l’acqua traccia una croce, e lo trasfigura fino a sembrare l’icona di un Cristo, una sofferenza che si rigenera e si purifica in una fonte di vita. L’acqua rigenatrice è presente in molte opere come nell’ombra sognante di una bicicletta scomparsa nell’acqua e poi ritrovata, nei paesaggi, in “Svago” dove dei bambini si divertono su una cascata, e nella “Destrezza” di un cavaliere intento ad attraversare con fierezza il fiume. Suggestiva è l’immagine “Triangolo eterno” dove il taglio di due pontili sull’acqua diventa il rifugio amoroso di tre colombi mentre in un’altra opera un passero
lenzuola e in un primo piano da un nudo di bambino con il nero delle sue mutandine e ancora una volta il candore dell’innocenza si colora della corposità della vita. Josè Luis Raota ama la luce nelle sue varie sfumature di grigi e di colore, non vi sono contrasti estremi come nella fotografia del padre, ma il graduale spegnersi dei neri e dei bianchi similmente alla pittura tonale veneta. Egli dice in un suo scritto «el fotografo es un cazador solitario», perché l’artista sa che solo nel raccoglimento di sé stesso è possibile percepire ciò che sfugge e mi ricorda una frase di Paul Gaguin «... e chiudo gli occhi per vedere...». La fotografia diventa, quindi, documento di vita non solo
sui fili della luce ti invia un messaggio cristiano. Metafore e simboli colti nel silenzio della natura, oggi così turbata da un bombardamento sconfinato delle informazioni, spesso senza senso. Il tempo nelle opere di Josè è spesso presente sia nell’ironica quotidianità, un gruppo di militari fanno la fila per entrare in toilette nella foto “Budapest in Problema”, sia in “Dietro del Tempo”, nella visione di una ruota dietro un orologio romano. Lo scorrere della vita è un continuo andare avanti e indietro alla ricerca di un messaggio d’amore e credo che per tutti e tre gli artisti è come dice un mio verso poetico «Vorrei possedere il giorno e la notte e il Silenzio dei silenzi». Franca Battain
Ci hanno preceduti raian Mulinelli, il primo ragazzo a destra con il cappello rosso, è scomparso in un tragico incidente automobilistico nel
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Chaco mentre si recava, in compagnia di altri ragazzi, ad un incontro religioso. La sua vita si è drammaticamente interrotta a 12 an-
ni, addolorando i suoi parenti, la Famiglia Trentina di Posadas e tutta la comunità di Posadas. Vogliamo stringerci alla fa-
miglia Mulinelli e ricordare Braian con le parole usate dal Presidente della Famiglia Trentina di Posadas, Juan Carlos Muzio, «Un pequeño Trentino que porto con orgullo la bandera de Trento y siempre nos acompaño en representación de la Familia Trentina». Continua Braian ad accompagnarci nel nostro cammino associativo, illuminandolo con il tuo sorriso e la tua gioia! La Famiglia Trentina dell’Oberland Zurighese piange Luigi Martini, emigrato dalla Val di Non e storico ed affezionato socio del sodalizio trentino. Porgiamo sentite condoglianze anche alla Famiglia Martini.
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Allestimento della mostra
Gli orrori della dittatura argentina in mostra a Trento segue da pagina 1
si rese responsabile la dittatura militare all’interno dell’ESMA (Scuola di meccanica della Marina), considerato il più grande campo di concentramento clandestino dell’Argentina. È di quel periodo il fenomeno dei “desaparecidos”, uomini e donne rapiti, massacrati, torturati ed uccisi dopo atroci agonie, gettati vivi nelle acque dell’Oceano Atlantico. Secondo le ricostruzioni compiute, dopo la caduta della dittatura argentina, per la quale sono in corso a Roma processi contro il golpi-
sta generale Eduardo Emilio Massera, accusato di aver ucciso tre cittadini italiani, furono 30.000 i cittadini uccisi in Argentina; di questi oltre un migliaio di origine italiana. I militari non si limitavano a sequestrare ed uccidere gli oppositori, le donne, talvolta giovanissime, venivano stuprate, quelle incinte fatte partorire, i loro figli consegnati a famiglie di militari loro conoscenti! I nati durante il sequestro erano privati della loro identità e dignità. Molti di questi bambini, ora giovani trentenni, hanno potuto in questi anni conoscere la verità e ricostruire la loro identità grazie alle “nonne di
Piazza di Maggio” che con caparbia e grande volontà hanno lavorato perché la verità venisse a galla. Grazie alla determinazione di queste Donne, costituite in Associazione, quasi un centinaio di questi bambini hanno potuto riprendersi il proprio cognome, incontrarsi con i propri parenti, ricostruirsi una vita. Ma i bambini scomparsi sono molti di più, quasi 500, e per questo la lotta delle “nonne” prosegue ancora. Una di queste nonne, Estela Carlotto, Presidente dell’Associazione, era presente all’inaugurazione della mostra, assieme al figlio, il deputato onorevole Remo Carlotto, ed ha raccontato quel triste pe-
Estela Carlotto “travolta” da un caloroso applauso al termine del suo appassionato e toccante intervento
riodo: una delle sue figlie rapita e uccisa dopo aver partorito un figlio. Di quel nipote Estela non ha saputo più nulla. Nonna Carlotto, peraltro, è arrivata a Trento con uno dei “bambini ritrovati”, Horazio, un ragazzone che nell’età dell’adolescenza ebbe il coraggio di scoprire la propria identità e ripudiare la famiglia dei militari ai quali era stato affidato dopo la nascita. La mostra, allestita nel Palazzo della Regione, documentava centinaia di questi casi ed è stata una grande opportunità per chi vuole sapere un po’ di verità su quel periodo buio dell’Argentina. All’inaugurazione hanno presenziato anche il Presidente del Consiglio regionale Marco Depaoli, il Presidente del Consiglio provinciale Gianni Kessler, l’Assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Beltrami, il Presidente dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero Oliviero Vanzo, oltre a molti argentini ora residenti a Trento. Il Coro Genzianella di Roncogno ha voluto dare il benvenuto in Trentino agli ospiti eseguendo alcuni brani della tradizione musicale trentina.
Estela Carlotto e Rina Bonvecchio sedute, dietro da destra la Consigliera Silvana Bertona, Josefina Pace, responsabile della mostra, e Gianna Copat
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ARGENTINA La Sociedad Italiana e la Famiglia Trentina di Las Varillas insieme per promuovere la cultura italiana Il 21 luglio, Las Varillas è diventata un piccolo angolo d’Italia. Conversando in italiano, gli intervenuti hanno rivissuto le esperienze degli immigrati italiani, hanno apprezzato le immagini dei luoghi più suggestivi di 20 regioni italiane, hanno cantato e ballato le danze tradizionali, hanno visitato mostre e esposizioni prima di gustare prelibati piatti della cucina italiana. Alla serata ha partecipato anche Facundo Paternoster appena rientrato da un programma di interscambi organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento. Facundo ha proposto immagini del
La Famiglia Trentina di Rafaela festeggia i bambini Burattini, giochi, dolci, mele da mordere e tanta allegria, questi gli ingredienti messi in campo dai Giovani della Famiglia Trentina di Rafaela, tra i quali vogliamo ringraziare particolarmente
bellissimo Trentino, raccontando storie ed aneddoti dell’emigrazione e le riflessioni sull’interscambio. Tutti hanno poi cantato “Quel mazzolin di fiori”.
Un ringraziamento particolare a Susana Bertero e Mirtha Bosso della Subcommissione di Educazione e Cultura della Società Italiana, insieme e Alicia Mora e
Malele Paternoster della Famiglia Trentina di Las Varillas, che offrono una possibilità in più ai discendenti di emigrati di conoscere le loro origini.
a Sociedad Italiana diLas Varillas, in collaborazione con la locale Famiglia Trentina, ha organizzato la “3ª Serata Culturale” alla quale sono stati invitati tutti i discendenti di origine italiana e la popolazione locale. Ospiti d’onore: l’ingegner Eduardo J. Rópolo e il Coro Italiano della Sociedad Italiana diretto dal maestro Carlos Álvarez. L’ingegner Ropolo, nato a Las Varillas, ha conseguito la laurea in Ingegneria Elettronica presso l’Università Nazionale di Cordoba ed è l’ideatore e crea-
tore del sito web sulle Famiglie Ropolo e Manassero. Grazie alla creazione del sito, i diversi rami delle due famiglie sparse nel mondo si sono intrecciati, numerosissimi sono stati i contatti ed i rapporti nati in rete, tanto da dare luogo ad un sito ricco di documenti, foto, contatti. Nel 2001 la Famiglia Ropolo ha festeggiato il 1° in-
contro argentino e nel 2007, a 100 anni dall’emigrazione, le discendenze piemontesi e argentine si sono incontrate in un emozionante gemellaggio tra la cittadina di Ataliva (Santa Fe) e Pancalieri (Piemonte Italia). Le immagini e la testimonianza, accompagnata dai canti del Coro Italiano, hanno rievocato le emozioni dei giorni dell’incontro. Una ulteriore testimonianza che Internet accorcia le distanze e rende possibile incontri e contatti impensabili fino a qualche decennio fa!
Jorgelina Donatti, Marcela Dephilippis, Ariel MansillaDonatti, Mario Palmieri, Vanesa Panizza, Marcela Valler y Cristian y Anabel Zanoni. La Festa del Bambino è stata un vero successo, sia per la partecipazione di bambini e quindi di famiglie, molte di origine trentina, sia perché anche gli organizzatori si so-
no divertiti quanto i loro figli e bambini. I giovani di Rafaela hanno ideato delle vere e proprie prove di abilità, equilibrio, velocità, coordinamento, nelle quali gli scatenatissimi baby partecipanti hanno dato il meglio di sè accogliendo la sfida con senso sportivo.
I giovani hanno allestito anche un teatrino con marionette ed un angolo culturale per trasmettere, sotto forma di divertimento, alcune informazioni sulla terra d’origine dei loro avi. Grazie alla Famiglia Trentina di Rafaela che da anni coltiva i giovani e investe sulle future generazioni!
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Il Gruppo Giovani della Famiglia Trentina di Rafaela
Famiglie Trentine
I festeggiati
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ARGENTINA Oberà celebra il 30° Festival dell’Immigrato Le comunità araba, ceca, polacca, tedesca, brasiliana, svizzera, ucraina, spagnola, paraguaya, russa, giapponese e naturalmente italiana hanno partecipato alla “XXX Edición de la Fiesta Nacional del Inmigrante”, dal 3 al 13 settembre, dandosi appuntamento al Parco delle Nazioni, Oberá, Misiones. Durante i giorni della manifestazione, Margarita Bussolon, sempre attiva nel settore culturale, era presente allo stand informativo con la distribuzione di materiale didattico per il pubblico. Venerdì 11 settembre, la Presidente della Famiglia Trentina di Resistencia ha partecipa-
to ad un Forum al quale erano presenti 20 ambasciatori di diversi paesi, tra i quali la Slovenia, Slovacchia, Portogallo, Germania, Bulgaria, Austria, Italia, Finlandia, Spagna, Svezia, Grecia, Danimarca. Importanti i temi trattati dai relatori e discussi nei singoli Forum: “La lingua degli immigrati e la necessità di sviluppare metodi per salvaguardare questo patrimonio culturale”, “Identità degli immigrati, strumento per rafforzare l’identità nazionale”, “L’uso di mezzi moderni per promuovere le attività culturali”. È emerso dal Convegno che le linee d’azione del programma devono essere sviluppate in collaborazione con diverse comunità del Chaco, investendo ulteriormente sul-
Il dott. Stefano Roca, Ambasciatore in Argentina, con Gabriella Andreatta, Margarita Bussolon e Susana Schlak de Defant, che rappresentano nel “Foro de Embajadores” nell’ambito della XXX Fiesta Nacional del Inmigrante il Progetto Educativo Interculturale Plurilingue, gestito dalla Subsecretarias de Educación de la Provincia del Chaco in collaborazione con l’Associazione Unione Famiglie Trentine all’Estero.
la formazione degli insegnanti e la sensibilizzazione degli studenti sulla multiculturalità. Gli organizzatori hanno trovato molta disponibilità presso alcune ambasciate che condividono l’importanza di rivitalizzare la cultura e le lingue di origine ed hanno offerto il loro sostegno. Tutti i gruppi artistici e culturali, provenienti da varie località del Chaco, che partecipano al programma di promozione delle lingue e le culture originarie, sono stati invitati sul palco del Padiglione Entertainment Italiana: tra questo ricordiamo Coro Folk Dante Alighieri, l’Associazione dei Pensionati Ñachqui centrale e Puerto Tirol, che ha presentato “Chaco Impenetrabile”, il balletto “Luz Argentina” presso la Scuola di Artistico Barranqueras, “Il gruppo di danza tradizionale e musica d’Egitto” ed il corpo di Ballo greco “Hellenic Association of Chaco”. Il Festival è stato un incontro importante per la presentazione del Programma di Educazione interculturale multilingue e le varie comunità che hanno partecipato, presentando a Misiones la nostra identità in chiave artistica.
Momenti del Festival
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Il Gruppo del Chaco, coinvolto nella cerimonia di chiusura del Festival, è stato a lungo ed entusiasticamente applaudito con grande soddisfazione degli organizzatori e delle istituzioni chaquene.
La Famiglia Trentina di Arroyito accoglie una nuova vita Con gioia pubblichiamo la foto «de un nuevo integrante de la Familia Trentina de Arroyito», Lorenzo Ariel Ferreyra Orlandi, nato il 16 luglio scorso per la felicità di mamma Maria Nelida Orlandi e papà Julio Argentino Ferreyra.
Famiglie Trentine
BRASILE La Famiglia Trentina di Rio do Sul ha organizzato la 4ª edizione di “Anima Italiana” Il Centro de Eventos Hermann Purnhagen di Rio do Sul ha ospitato, il 6 giugno scorso, la quarta edizione di “Anima Italiana”organizzata dalla Famiglia Trentina di Rio do Sul, con il patrocinio del Comune della città. L’obiettivo della Festa era il ricordo e mantenimento della Cultura, dei costumi e della memoria degli avi italiani. Ancora una volta la festa è stata un successo di pubblico e di critica, inserita nel calendario ufficiale del Comune della nostra città, accanto
La Famiglia Trentina di Rio dos Cedros Timbò riunita per “Jantar Dançante” Il recupero dei costumi e delle tradizioni portate dai nostri avi che, molti anni fa, giunsero dal Trentino, dopo un lungo viaggio, in questa terra, introducendo le loro tradizioni e, nonostante il tanto lavoro, tramandarono le diverse ricette e le belle canzoni italiane. Questo il tema centrale della Festa Jantar Dançante, organizzata dalla Famiglia Trentina di Timbò e Rio Dos Cedros. La manifestazione si è tenuta nel salone comunitario delFamiglie Trentine
a manifestazioni come Kegelfest (festa per la valorizzazione e la conservazione della cultura tedesca). All’apertura della manifestazione, all’ingresso dei padiglioni, i convenuti sono stati accolti dai soci della Famiglia Trentina con canzoni tipiche degli immigranti (molto ben interpretate da Arno Nardelli, Walter Depinè e loro colleghi) e con struzzicanti pietanze come polenta fritta, formaggio, salame e vino. L’ingresso era decorato con foto dei primi immigranti arrivati nella nostra regione e frutto di un lavoro di ricerca realizzata dal dipartimento di cultura della Famiglia Trentina, coordinato da Auxiliadora Torinelli e Edite Klug.
Dopo l’apertura ufficiale, durante la quale è stato dedicato un ricordo particolare a Rino Zandonai, Giovanni Battista Lenzi e Luigi Zortea, scomparsi sul volo Air France, è stato presentato il primo spettacolo della serata: Barbara Magra, mezzo soprano di appena 14 anni, nativa del nostro stato. È stato servito un ricco buffet, con diversi piatti della tradizione culinaria italiana. Nel corso della serata sono state premiate le Famiglie Ledra, Stolf e la Junior Chamber International per il loro contributo alla nostra Associazione ed all’italianità. In tarda serata si sono aperte le danze con la Banda Paganini di Arroio Trinta (SC).
Alla 4ª edizione di “Anima Italiana” si è registrata la partecipazione di oltre 1000 persone, tra le quali molte autorità locali e regionali oltre a diversi presidenti di Circoli Trentini della nostra regione. Grande soddisfazione anche per la presenza di Fiorelo Zanela, Presidente della Federazione delle Famiglie Trentine del Brasile, e della nutrita rappresentanza della Famiglia Trentina di Mirim Doce e della Corale “Estella Alpina” della stessa cittadina.
la Comunità del Sacro Cuore di Gesù, nel quartiere Tirolese di Timbò. Il pubblico ha dimostrato di gradire il “tombo da polenta”, proposto da Nilo Tamanini, Presidente della Famiglia Trentina, e Mario Da Rui, socio della locale Associazione trentina, che sempre aprono la festa insieme alla ormai tradizionale canzone “Bela Polenta”. Ottimi piatti cucinati dallo chef Jurandir e Cristina come lasagne e pasta fatta in casa, polenta in tutte le varianti, fortaia, riso, insalata, carne di manzo e pollo. Al termine della cena, si è esibito il gruppo corale “Sementes de luz”, diretto da
Valcir Viera, socio della Famiglia Trentina che ha interpretato numerose canzoni italiane. Grande gioia per tutti ha portato l’estrazione di doni offerti dai commercianti di Timbò e Rio Dos
Cedros. Ed infine, per continuare allegramente insieme, “Lamar” ha presentato il suo repertorio tutto italiano e si sono aperte le danze. Durante la festa è stato servito anche il caffè con “cuca” per
La “Bela Polenta”
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Elói Marconi Presidente della Famiglia Trentina di Rio do Sul
Sandro Ponticeli Coordinatore di “Anima Italiana”
BRASILE
Nelle tradizioni ricordiamo i nonni 20ª Festa Trentina a Rio dos Cedros “Un incontro di tradizione a allegria” questo è il motto
La cultura etnica in mostra a Tapejara Lo scorso 17 luglio, al centro Culturale Josè Maria Vigo da Silveira, si è realizzata la Mostra della Cultura etnica di Tapejara. Durante la manifestazione, ben sei gruppi culturali di Tapejara, Agua Santa e Carazinho hanno presentato spettacoli teatrali, musicali e danze, che appartengono alle culture originarie dei popoli che colonnizzarono, fin dall’origine, il comune di Tapejara. Cascio Borela, Coordinatore della Cultura di Tapejara, di fronte al pubblico intervenuto, ha affermato l’importanza della salvaguardia della cultura dei popoli che hanno fondato Tapejara ed ha ringraziato il Sindaco Seger Luiz Menagaz per gli sforzi e l’impegno nel settore culturale, specialmente in quanto il Comune sta attraversando un momento di contrazione delle disponibilità finanziarie.
che ha contagiato tutti i partecipanti. La Festa Trentina è durata quattro giorni, durante i quali tutti gli abitanti di Rio dos Cedros erano coinvolti nell’organizzazione. Il calendario della mani-
Durante la mostra, la Compagna di Spettacolo “Opiniao” di Tapajara ha messo in scena una presentazione che unisce danza e interpretazione, con un risultato emozionante che rende omaggio al Comune di Tapejara. Il secondo gruppo a esibirsi è stato il Corpo di ballo “Programa Segundo Tempo”: sebbene con poco tempo per le prove, lo spettacolo è stato presentato a Tapajara, e i giovani artisti hanno offerto u grande spettacolo, a lungo applaudito dal pubblico. È stata poi la volta della musica interpretata dalla Famiglia Trentina, associazione che dal 2004 realizza attività volte alla valorizzazione della lingua e cultura italiana a Tapejara. La Famiglia Trentina ha potuto contare sulla prestigiosa presenza della Primiera Dama Kuky Menegaz e del Sindaco Menegaz, che sono membri del sodalizio fin dalla fondazione. Il Gruppo di Danza tedesco della Comu-
dare energia ai partecipanti. Il principale obbiettivo della Associazione è favorire l’integrazione, la socializzazione e l’amicizia tra i soci e con la comunità che apprezza la cultura italiana, non solo tra gli adulti, ma anche tra i bambini affinché si possano tramandare e valorizzare le tradizioni portate dai nostri avi. A questo scopo, la Famiglia Trentina ha
allestito un’esposizione di oggetti antichi che fanno e faranno parte della nostra memoria.
festazione è ricco di appuntamenti adatti a soddisfare qualsiasi richiesta e gusto, con talenti ed artisti provenienti da tutte le città dello Stato di Santa Catarina, tra questi anche il Gruppo Folk
della Famiglia Trentina di Joinville. Una vera e propria immersione nella cultura trentina che continua a riscuotere successo e attira ogni anno un maggior numero di persone.
Un ringraziamento a tutti coloro che si sono adoperati per la riuscita della nostra Festa. Isabel Beber La Vicepresidente della Famiglia Trentina di Timbò Rio dos Cedros
Ana Julia Zanella Novais ha ricevuto il sacramento del battesimo nella Chiesa dell’Immacolata Concezione di Rio dos Cedros, lo scorso 17 maggio
nità di Cachoeira Alta ha interpretato danze tipiche tedesche ed ha strappato applausi calorosi dalla platea. Il Gruppo Indigeno Carreteiro, di Agua Santa, ha presentato un pezzo teatrale che rappresentava la vita degli antenati, primi abitanti del Brasile. Ed infine, il Gruppo di Danza Giuseppe Garibaldi ha incantato il pubblico con il ballo italiano, degno finale della Mostra della Cultura etnica. Durante l’ultimo ballo, anche il pubblico è stato invitato a danzare. 11
Ringraziamo la mamma Ana Cristina, attivissima socia della Famiglia Trentina di Rio dos Cedros Timbò, per averci inviato la foto ricordo che ritrae il Parroco don Roberto Cattoni durante la cerimonia. Felicitazioni vivissime!
Famiglie Trentine
BRASILE
Un cammino di fede: l’esperienza di Rose e Juvêncio Campestrini ra i giorni 11 e 18 del mese giugno 2009, abbiamo fatto il “Cammino della Fede” (www.caminhodafe.com.br). Un’autentica versione “tupiniquim” del Cammino di Santiago di Compostela. Sono stati circa 250 km superati, a piedi, in nove giorni, iniziati a Minas Gerais, nella città di Ouro Fino, e conclusi, dopo aver passato più di 10 città (Ouro Fino, Inconfidentes, Borda da Mata, Tocos do Moji, Estiva, Consolação, Paraisópolis, Brazópolis, São Bento do Sapucaí, Campos do Jordão, Piracuama, Pindamonhangaba, Roseira, Aparecida) a São Paulo, nel comune di Aparecida do Norte, più precisamente nella Basí-
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lica de Nossa Senhora Aparecida. La media è stata di 20-30 km al giorno, certi giorni più di 40 km, d’accordo con la programmazione, partendo dal livello del mare ad altitudini superiori a 1800 m e con temperature che hanno variato da +25º a -1ºC, sotto sole e pioggia, ospitandoci in semplici, ma confortevoli pensioni, dove ci è stata data una calda accoglienza. E tutto questo immersi nell’esuberante paesaggio della “Serra da Mantiqueira”. È stato, in realtà, una catarsi spirituale. Siamo tornati rinnovati e fortificati da questa benedetta camminata, pronti per nuove sfide materiali e
spirituali. In un futuro prossimo ci piacerebbe fare il Cammino di Santiago di Compostela, ma anche ritornare al Cammino della Fede, questa volta realizzando il percorso originale e più esteso, partendo da São Carlos (Provincia
di São Paulo) per un totale di 537 km. Juvêncio Campestrini Rosemarie Hruschka Campestrini Famiglia Trentina di Joinville Santa Catarina - Brasile
EDITORIALE PARAGUAY
Torneo di calcio italiano Copa Circolo Italoparaguayo omenica 27 settembre, in una splendida giornata di sole, si è aperto il tradizionale campionato di calcio italiano al quale hanno partecipato le diverse rappresentanti delle Regioni italiane. La Coppa del Circolo Sportivo e Culturale Italo Paraguayo, con il patrocinio dell’Ambasciata italiana e la collaborazione della LASCA, vede schierate le squadre della Liguria, Trentino, Emilia Romagna, Veneto, Sicilia, Calabria e Basilicata. Oltre alle squadre delle Regioni italiane, ha giocato
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Famiglie Trentine
anche la squadra dell’Ambasciata italiana in Paraguay, in qualità di ospiti. Puntuale l’intervento del dott. José Zanotti Cavazzoni, pre-
sidente del Círcolo Italo Paraguayo, e del dott. Luis Migone, in rappresentanza del Comité de Deportes, che hanno aperto ufficialmente la com12
petizione con 16 partite, nel corso delle quali tutte le squadre hanno dimostrato grinta e spirito sportivo che hanno reso avvincenti le partite ed hanno offerto al numeroso pubblico piacevoli giornate all’insegna dello sport. Si è aggiudicato il primo posto la squadra dell’Emilia Romagna vincendo una equilibrata partita contro la squadra dei trentini, che si è classificata seconda, sul terzo gradino del podio i calabresi e quarti gli amici dell’Ambasciata italiana.
SVIZZERA
I trentini di Solothurn festeggiano i primi 40 anni della Famiglia Trentina ata nel 1969 per salvaguardare la cultura, la specificità trentina e i diritti sociali dei lavoratori, per la ferma volontà di un gruppo di emigrati trentini della cittadina di Solothurn, la Famiglia Trentina di Soletta ha celebrato domenica 21 giugno scorso il 40° anno di attività. Un traguardo importante, fatto di impegni quotidiani, volontariato, passione e determinazione, ma soprattutto tanto amore per la terra d’origine. Un bilancio assolutamente positivo e lusinghiero quello presentato dal Presidente in carica Vito Agosti (noneso verace) e dal primo presidente del sodalizio ed attuale Vice Presidente, Umberto Senter originario di Novaledo. La storia della Famiglia Trentina, raccontata da Senter nel suo modo poetico ed efficace, che tratteggia un’emigrazione trentina anche a tinte forti, non nascondendo episodi di discriminazione e angherie, rappresenta il coerente preludio al presente: al Blockhaus di Derendin-
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gen erano presenti tante persone venute a testimoniare quanto sia apprezzata l’attività culturale, sociale, ricreativa, promossa dal sodalizio. C’erano i rappresentanti della sede madre di Trento, il Presidente Oliviero Vanzo, il Consigliere Renzo Huber e Gianna Copat, i Presidenti e rappresentanti di tutte le Famiglie Trentine della Svizzera, Padre Pino della Missione cattolica Italiana di Solothurn, i rappresentanti del COMITES solettese, gli amici dell’UniTre. Parole di gratitudine sono state espresse dal Presidente per i componenti dell’attuale Comitato, citati singolarmente, e i direttivi che si sono succeduti. Vito Agosti riassume nel suo intervento la volontà degli emigrati trentine aderenti all’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero nel suo intervento di saluto: «La Famiglia Trentina di Solothurn, grazie alla sua serietà, costanza, trasparenza, e all’apertura verso i connazionali, è costantemente cresciuta senza
Foto di gruppo di tutti i Presidenti delle Famiglie Trentine della Svizzera con il Presidente della sede madre di Trento, Oliviero Vanzo
favoritismi, con tanto volontariato, ha avuto momenti di difficoltà, ma anche successi e soddisfazioni. Oggi conta un’ottantina di soci, emigrati trentini, emigrati delle altre regioni italiane e un bel gruppo di giovani motivati, attivi e fieri delle loro origini. È sempre stata un’associazione attiva, conosciuta e stimata, è una realtà che viene ammirata anche da altre associazioni. Non siamo qui per celebrare successi o cercare visibilità, ma per programmare il futuro, per ribadire i
principi delle pari opportunità, del pluralismo, il diritto di esistere. Non permetteremo che qualcuno cancelli con un colpo di spugna 40 anni di volontariato». La festa è continuata a tavola con un ghiotto pranzo trentino a base di polenta, spezzatino, formaggio e vino trentino, dolci di ogni genere. Bruno con la sua fisarmonica ha portato a Solothurn le melodie trentine… e si sa… la musica porta ricordi, emozioni, nostalgia, ma anche tanta gioia.
L’Unitre, la missione cattolica italiana e la Famiglia Trentina di Solothurn accolgono il Coro “Bianche Zime” abato 19 e domenica 20 settembre, la comunità trentina ed italiana di Solothurn hanno avuto il piacere di godere della presenza del Coro “Bianche Zime” di Rovereto, tramite l’Unione
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delle Famiglie Trentine all’Estero ed il sostegno dell’Assessore Provinciale alla Cultura dott. Franco Panizza. Il Coro si è esibito in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico dell’Unitre di Basi-
lea / Sezione di Soletta nell’aula magna della Scuola Hermesbhül, di fronte a più di 200 persone, trentini, autorità del posto, docenti e corsisti. La presentazione è stata fatta dalla direttrice dei corsi 13
Lorenza Ranfaldi, nativa della provincia di Brescia, che ha poi presentato al pubblico anche la ventina di docenti che saranno gli insegnanti dei corsi. Qui il Coro “Bianche Zime” diretto dal prof. GianFamiglie Trentine
SVIZZERA
carlo Comar, ha eseguito una decina di canzoni come saluto da parte del Trentino. La Messa domenicale degli italiani della Missione Cattolica Italiana di Solothurn, celebrata da Padre Pino nella Jesuitenkirche, una della chiese barocche più belle della Svizzera e che vanta un’acustica perfetta, è stata resa più solenne dal Coro che ha cantato alcuni brani religiosi, molto apprezzati come dimostra lo scritto del sacerdote che si rivolge così a Vito Agosti, Presidente della nostra Famiglia Trentina: «Caro Vito, il rin-
graziamento va soprattutto a te, all’associazione trentina e al coro Bianche Zime per la meravigliosa manifestazione canora che ha toccato i nostri cuori e ci ha fatto gustare un aspetto della più bella tradizione canora italiana. Sono tanto grato a te e a tutti gli organizzatori. Momenti così rimarranno nella memoria storica della collettività italiana di Solothurn. Grazie ancora e a presto. Con stima e riconoscenza. P. Pino» Alla preghiera dei fedeli, Umberto Senter, presidente
onorario, ha ricordato quanti oggi hanno già lasciato questa vita. Senter ha voluto sottolineare anche l’impegno e la laboriosità di tanta nostra gente che nei trascorsi decenni dovette lasciare la propria terra, i propri affetti, per portarsi in un paese straniero alla ricerca di un lavoro. Significativo anche il ringraziamento di Vito Agosti: «Per la nostra comunità è stato un avvenimento straordinario, perché è la prima volta che qui a Solothurn è stato possibile ascoltare dal vivo un co-
Le Famiglie Trentine della Svizzera partecipano all’OLMA
definitivi, trovarono occupazione soprattutto nel Canton Ticino e nel Cantone di Berna. Ma dopo pochi anni le imprese richiamarono in Tirolo, Vorarlberg e Stiria i loro vecchi operai trentini e il flusso migratorio quasi si seccò, ma per riprendere vigore tra il 1947 e il 1951. In questi anni la Svizzera sola accolse il 40% degli emigranti trentini. L’emigrazione verso la Confederazione elvetica rimase stabile fino a tutti gli anni ’70. Secondo l’ISTAT circa 30.000 trentini si trasferirono soprattutto nei cantoni tedeschi di Zurigo, Berna, Obwalden e San Gallo tra il 1946 ed il
1977, mentre tra il 1969 e il 1977 se ne contavano solo 4.800. Molti emigranti tornarono a casa verso la fine degli anni ’70. Ma quelli che rimasero riuscirono ad integrarsi definitivamente nel tessuto sociale e civile della Svizzera, nonostante la forte tendenza xenofoba che culminò nel 1968 con la campagna di firme contro “l’inforestieramento”. I circoli e le associazioni delle famiglie trentine vogliono testimoniare proprio questo difficile processo di emancipazione dei loro parenti emigranti e nello stesso tempo mostrare l’orgoglio della loro identità origina-
L’Assessore Franco Panizza in visita a San Gallo in occasione della presenza della Provincia come ospite all’OLMA, la fiera svizzera dell’agricoltura e dell’alimentazione, ha voluto incontrare i rappresentanti delle associazioni delle Famiglie Trentine e dei Circoli Trentini presenti in molti cantoni della Confederazione elvetica da diversi anni. L’emigrazione in Svizzera di gente del Trentino iniziò già nel 1921. Circa 3.000 trentini, tra temporanei e
Famiglie Trentine
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ro di montagna, la gente era entusiasta e ha molto apprezzato questa iniziativa. La Missione Cattolica Italiana di Solothurn e l’Unitre di Solothurn mi pregano di ringraziare di cuore l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero e l’assessore alla Cultura dott. Franco Panizza per aver offerto loro questa splendida occasione, culturale ed umana; a loro mi unisco anch’io a nome della Famiglia Trentina di Solothurn con la speranza che anche in futuro possiamo vivere avvenimenti così belli e sereni». ria. «Ho voluto incontrare i rappresentanti dell’Unione delle Famiglie Trentine e dei Circoli Trentini per congratularmi con loro per il contributo che hanno dato alla Svizzera con il loro lavoro, durissimo a volte, e per la loro determinazione a conquistare una forte credibilità in un paese dove sono arrivati poveri. Oggi questi trentini di seconda ma anche di terza generazione mantengono ancora un forte legame con il Trentino che ritengo vada incoraggiato e rafforzato». Comunicato PAT
TRENTO Scelto dal direttivo del Circolo fra tre progetti presentati da altrettanti suoi membri, il monumento è composto da un blocco di porfido grezzo, quasi appena uscito dalla cava e posato sul prato, che porta in evidenza su una fascia d’acciaio il numero dei caduti, 10501, mentre due parole incise sui lati “zusammen” cioè “insieme” e “nebeneinander” cioè “l’uno accanto all’altro” ricordano la fratellanza con gli altri commilitoni dell’esercito austroungarico, mentre un’altra scritta sta ad indicare gli anni della 1ª Guerra mondiale “1914-1918”. Un monumento volutamente “semplice” “come la morte”, che racconta a coloro che passano l’amore per la propria terra. A fianco, un leggio riporta la spiegazione in tedesco, italiano e ladino, gli ambiti dove sono caduti (il fronte della Galizia, ma anche quello dolomitico, ecc.) e una poesia in tedesco dell’ing. Josef Felder, Presidente dell’Andreas Hofer Bund für Tirol, una persona straordinaria, che ha sempre avuto parole di stima, di affetto e di amicizia per noi tirolesi di lingua italiana e per i nostri caduti, commilitoni di suo padre, dei quali aveva sempre sentito parlare bene. Dopo la messa, con la scopertura e benedizione del monumento sono stati attribuiti ai nostri caduti anche gli onori militari mediante l’accensione di un braciere con-
La Vicepresidente ed i nostri soci ricordano i Caduti in Guerra
La Compagnia Schützen di Arco, la Banda musicale di Lavis e le autorità
o scorso 14 giugno ad Innsbruck, nel cimitero militare di Amras, si è svolta una piccola, ma importante cerimonia per la storia dell’Euregio Tirolo: infatti, alla presenza della Sindaco della città Hilde Zach, del deputato al Parlamento austriaco onorevole Hermann Gahr, dei rappresentanti della Provincia di Trento, Bolzano e del Land Tirol oltre che dei rappresentanti della Croce Nera austriaca e del Tirolo, assieme ai rappresentanti dei Kaiserjäger e Kaiserschützen e della Compagnia Schützen di Arco, è stato inaugurato il monumento ai 10.501 soldati della nostra provincia caduti combat-
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tendo nelle file dell’esercito austro-ungarico durante la 1ª Guerra mondiale, 1914-1918. Il monumento è nato, in seguito ad un viaggio in Galizia, dalla collaborazione fra la Croce Nera del Tirolo, associazione il cui scopo è rendere onore ai caduti austriaci, che ha offerto per i nostri caduti un posto d’onore a fianco della cappella nel loro cimitero, e il Circolo Michael Gaismayr di Trento (di cui fanno parte anche diversi nostri soci) che lo ha realizzato mediante una raccolta di fondi aperta a tutti, con il contributo delle aziende che hanno lavorato a prezzo di costo e con il lavoro appassionato di soci e non.
tornato da foglie di quercia, sulla musica degli ottoni del Gruppo musicale di Lavis, che hanno fatto commuovere in molti. Ad Innsbruck, nel cuore del Tirolo storico, c’è ora dunque il primo “luogo per la memoria”, alla cui realizzazione hanno lavorato insieme associazioni del Nord e del Welschtirolo, per aggiustare mediante i fili della verità storica, dopo 90 anni, i lembi strappati di una storia “rubata”. Un luogo dove anche i discendenti dei tirolesi dell’attuale provincia di Trento, che vivono ad Innsbruck, possano essere orgogliosi delle proprie origini e della propria gente, di quando non c’era un Nord, un Ost, un Sud e un Welschtirolo, ma solo un “Tirolo”. Un grazie dunque di cuore alla Croce Nera di Innsbruck nelle persone di Murrer e Ehrenstrasser, che hanno dato il via a tutto questo, e al Circolo Michael Gaismayr di Trento che lo ha realizzato, facendo un primo concreto passo verso l’Euregio Tirolo. Figli dei monti e delle valli del Welschtirolo, siete dovuti andare alla guerra, che non da Voi era stata scatenata. Voi siete rimasti fedeli al vostro giuramento e onore. Il vostro amore era rivolto alla Heimat, il Welschtirolo. Voi ricordate la fedeltà a Dio e alla patria. Così Voi soldati siete stati nella lontana Russia, come più tardi nella nostra Heimat Welschtirolo. Voi avete resistito nonostante le minacce e ogni pericolo. Il destino ha chiamato presto molti di Voi. La Heimat pensa al Vostro sacrificio e ringrazia. O Signore dona loro misericordia e pace, prendili nel Tuo regno.
La nostra Vicepresidente Rina Bonvecchio e la progettista del monumento arch. Nadia Beber scoprono il monumento
La progettista del monumento arch. Nadia Beber viene insignita della Croce Nera d’onore da Ernest Murrer della Schwarzes Kreuz del Tirolo; a destra Hotter, Presidente della Schwarzes Kreuz austriaca
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Traduzione in italiano della poesia dell’ing. Josef Felder (Socio Fondatore e Presidente dell’Associazione Andreas Hofer Bund für Tirol).
Famiglie Trentine
TRENTO
Conoscere la nostra storia per affrontare il futuro Tonina presenta “Campane a martello”, frutto di anni di ricerca svaldo Tonina, il nostro attivissimo socio e amico, oltre che appassionato ricercatore della “vera” storia del nostro Tirolo, che molti dei nostri lettori hanno conosciuto anche in terra d’Argentina, dove lo hanno spinto le sue ricerche, e del quale abbiamo già apprezzato il libretto “Dall’antologia di don Livio Rosa tra gli scritti rimasti l’Inno al Tirolo” che ci ha fatto conoscere la versione dell’inno prima e dopo i rimaneggiamenti, ha da poco pubblicato il corposo libro “Campane a martello” la difesa territoriale nel Distretto di Vezzano. XVI-XIX Secolo. Dopo alcuni capitoli introduttivi di Silvio Girardi sulla situazione economica e sociale della zona, Osvaldo entra nel merito della questione suffragato da un ricchissimo repertorio di documenti. Un capitolo è dedicato alla difesa territoriale nella nostra terra tirolese con la nascita ufficiale, sancita dal Landlibell, di una organizzazione stabile di truppe locali, cioè
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gli Standschützen, e l’attivazione della leva di massa unicamente in caso di grave pericolo per il territorio tirolese, secondo l’accordo preso nel 1511 fra Massimiliano I, imperatore d’Austria e Conte del Tirolo, i vescovi di Trento e Bressanone e i rappresentanti dei quattro stati (clero, nobili, cittadini e contadini). Uomini chiamati alle armi al massimo per un mese, che si alternavano con altre compagnie in modo tale da poter tornare al lavoro dei campi. Il titolo stesso “Campane a martello” ricorda il suono utilizzato in caso di pericolo imminente e grave per adunare rapidamente gli Standschützen, da noi noti chiamati comunemente scizzeri, assieme a tutta la popolazione abile a prendere le armi. Nel libro viene approfondita la lotta di liberazione nel 1809 della nostra popolazione, assieme ad Andreas Hofer, contro gli invasori francesi e bavaresi, in particolare la parte che ha interessato il distretto di Vezzano assieme al Bus de Vela per la difesa
della città di Trento. Lotta nata in parte a causa della coscrizione obbligatoria imposta dai francesi e in parte per l’ostruzione degli anticlericali napoleonici soprattutto nei confronti della religione e dei suoi ministri. Inoltre l’analisi della nascita e tradizione dei casini di bersaglio, al di là delle vicende storiche del territorio di Vezzano e dintorni, assieme ai progetti con i documenti, ci offre anche uno spaccato della vita del tempo: di come la costruzione di un edificio così particolare seguisse delle ferree procedure di ispezione, di collaudo, ma soprattutto, più di cento anni fa, ci si preoccupasse di sicurezza per chi sparava, per coloro che cambiavano i bersagli e anche per coloro che dovevano transitare nei paraggi. Inoltre il registro degli iscritti al bersaglio ci permette di conoscere le loro variegate professioni: oltre ad una nettissima prevalenza di contadini si riscontrano falegnami, fabbri, “ramieri”, muratori, un mugnaio, un calzo-
laio, possidenti, una guardia di finanza e un giudice, segno sì di una passione comune, ma anche di una società che non era primitiva. Un libro ricco di notizie e documenti in cui è riportato l’elenco e alcune foto delle compagnie Schützen della nostra provincia presenti ad Innsbruck nel 1909 per il Centenario di Andreas Hofer, accolte molto calorosamente dal pubblico. Vi è inoltre riportato lo scritto del compianto monsignor Lorenzo Dalponte sugli Schützen assieme al decreto del 1923 del prefetto Guadagnini che eliminò il nome Tirolo sostituendolo con Trentino, cancellando così, in un colpo solo, una storia millenaria. Inoltre la presentazione del libro nell’Auditorium di Vezzano gremito, è stata piacevolmente allietata dalla soprano Sabina Schneider, accompagnata dall’arpista Alexandra Selleri, che ha cantato la sua interpretazione dell’Inno al Tirolo rinvenuto da Osvaldo tra le carte di don Livio Rosa.
POESIA Abbiamo trovato questa bella composizione con la nota “Trento, Buenos Aires 1951 - Melodia montanara dei trentini all’estero, parole e melodia di Luigi Oss - Armonia Maestro Arturo Vecchia”. La vogliamo condividere con tutti i nostri lettori.
O ciel della mia patria
Famiglie Trentine
O ciel della mia Patria, un cantico sincero, sull’ali del pensiero, ti giunga dal mio cor.
Trento, tu sei la mia Patria, tuo figlio è l’Alpino, che veglia sul Trentino fra stelle alpine e fior!
Le belle baite, i boschi, son tutta poesia; son la mia nostalgia le valli, i prati in fior!
O valli tutte in fiore, o nevi delle cime, o acque cristalline, a voi tutto il mio amor!
Se pure io non ti vedo, ti sento sempre in core, ti penso con ardore, ti sogno notte e dì.
Se pur vivo lontano, di qua dal vasto mare, sospiro ritornare a rivederti un dì!
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