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EDIToRIALE
di Mauro Verones
Il 24 febbraio 2022 la Russia è entrata con il proprio esercito nel territorio Ucraino. Questo avvenimento che potremmo liquidare superficialmente come una questione locale ha inciso su tutto il mondo. oltre all’ invasione di un territorio straniero stiamo parlando della violazione di gran parte dei precetti di diritto internazionale che hanno garantito dalla Seconda Guerra mondiale uno stato di pace su tutto il territorio europeo.
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Questo evento, che ha portato il parlamento Europeo a votare una risoluzione dove si definisce la Russia come Stato terrorista, ha colpito direttamente l’Ucraina, causando morte e devastazione ma ha coinvolto indirettamente anche tutti i paesi del mondo, soprattutto dal punto di vista economico. Non sappiamo quando tutto questo avrà fine, ma la drammatica evidenza è che ormai il pianeta e le persone che lo abitano sono totalmente interconnesse ad avvenimenti che avvengono a migliaia di chilometri di distanza.
In questi giorni si sta celebrando il campionato mondiale di calcio in Qatar e anche in questo caso, un’occasione di fratellanza dello sport è stata un’inevitabile occasione di critica e protesta contro il Paese ospitante in merito alla violazione dei diritti civili universalmente riconosciuti.
Il mondo è sempre più una comunità globale che lentamente, supportata dagli strumenti dell’informazione e dall’influenza delle comunità internazionali, arriverà a riconoscere a tutti i gli abitanti i diritti civili che per noi europei sono ritenuti minimi e basilari.
C’è tantissima strada da percorrere per arrivare a questo risultato ideale ma, solo con l’impegno di tutti coloro che si occupano di moti migratori e di comunità, si potrà costruire un pianeta più equo e solidale tra i popoli.
Pur consapevoli che le piccole associazioni come l’UFTE rappresentano una goccia nel mare, siamo altrettanto convinti che se tutti noi facciamo il nostro lavoro, con passione e chiarezza di visione, riusciremo ad influenzare questo andamento di equità nella qualità della vita di tutti i cittadini. Ecco perché in questo numero vogliamo raccontare un po’ di storia parlando di Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’UE con Schumann (F), Stikker (NL), Van Zeeland (B), Adenauer (BRD), Beck (L), quale costruttore di pace e benessere per tutta la popolazione europea.
Daremo conto poi di quanto troviamo sul nostro territorio e di quello che accade nel nostro piccolo, tra i nostri associati. Si tratta sempre di piccole cose che però evidenziano il nostro ruolo di ponte tra le popolazioni che, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza, mantengono tra di loro un legame di radici collegato alla terra di provenienza, evidenziando lo spirito di convivenza tra le genti e disconoscendo le inevitabili derive nazionalistiche o razziste.
UFTE - Costruttore di ponti di conoscenza e fratellanza tra le genti.
Alcide De Gasperi
a cura di dr. Lorenzo Baratter
Parlare di Alcide De Gasperi significa raccontare le vicende, peraltro note, di uno dei protagonisti della storia contemporanea trentina, italiana ed europea. Nato a Pieve Tesino nel 1881, studente all’Università di Vienna, fu fin da giovane studente animatore e protagonista della scena politica, sociale e culturale della sua terra.
Cercheremo qui, in queste poche pagine di elencare alcuni aspetti della biografia di questo personaggio, perciò che tali vicende rappresentarono per la storia locale ma anche per la grande storia.
Trentino, profondamente cattolico, prima cittadino austriaco e poi italiano, antifascista, padre della democrazia repubblicana italiana e uno degli ispiratori dell’Europa unita, De Gasperi fin da giovanissimo rappresentò la sua terra, il Trentino, allora austriaco, nel parlamento austriaco, dopo essere stato eletto in Val di Fiemme.
Successivamente esponente del Partito Popolare Italiano, fu coraggioso avversario del regime fascista, a causa del quale subì varie violenze e l’emarginazione politica e sociale durante tutto il Ventennio. Capo provvisorio dello Stato dopo il referendum del 2 giugno 1946 e primo Capo del Governo dell’Italia Repubblicana; infine uno dei fondatori dell’Unione Europea.
Il padre era un gendarme tirolese originario di Trento, mentre la madre, Maria Morandini, era nativa di Predazzo. Dopo avere frequentato il Liceo “Prati” di Trento, fu studente alla Facoltà di Lettere presso l’Università di Vienna, dove si laureò nel 1905. Successivamente divenne giornalista presso il quotidiano “Il Trentino”, di cui fu in seguito anche direttore, impegnandosi in prima per- sona per la causa dell’autonomia della sua terra.
In quegli anni prese parte attivamente alla vita politica del tempo, abbracciando le idee del Partito Popolare Trentino, organizzazione politica di ispirazione cristiano sociale, di cui nel 1911 fu eletto segretario. Inoltre, nelle elezioni parlamentari austriache del giugno di quell’anno fu eletto deputato a Vienna, mentre l’anno successivo, a pochi mesi dallo scoppio del primo conflitto mondiale, fu eletto anche rappresentante del Trentino presso la Dieta Tirolese di Innsbruck.
Vale la pena ricordare l’opera assai preziosa compiuta durante tutto il primo conflitto mondiale dal De Gasperi, il quale fu in ogni modo accanto al popolo trentino nella tragedia bellica. In particolare egli si fece carico, con grande impegno e passione, del destino delle decine di migliaia di trentini finiti profughi nell’Europa centrale ed orientale (BoemiaMoravia), denunciando presso le autorità austriache le condizioni spesso drammatiche in cui questi cittadini si trovarono ad affrontare gli anni del conflitto.
Ottenne, in quegli anni, un incarico ufficiale da parte del governo austriaco a questo scopo. Quando il Parlamento austriaco tornò nuovamente attivo, De Gasperi intervenne ripetutamente anche in quella sede per evidenziare con forza le difficoltà in cui riversavano i profughi trentini.
Terminata la guerra, annesso il territorio trentino al Regno d’Italia, De Gasperi proseguì la sua azione politica aderendo al Partito Popolare Italiano, fondato poco tempo prima da don Sturzo. Nonostante l’iniziale voto favorevole dei popolari al primo governo Mussolini, già nella primavera del 1923 vi fu una netta presa di distanza dal capo del fascismo.
Con la progressiva costituzione del regime fascista e il crescere delle violenze contro gli oppositori alle idee mussoliniane, la situazione per il politico di origini trentine si fece sempre più difficile, tanto che nel marzo 1927 venne arrestato con la moglie alla stazione di Firenze e accusato di tentato espatrio clandestino per motivi politici. Condannato nel successivo processo a quattro anni di carcere, venne graziato nel 1928.
Da quel momento in poi egli si trovò in progressiva difficoltà, non avendo più nemmeno un lavoro: fu solo grazie all’impegno del vescovo di Trento Mons. Endrici che egli poté essere assunto presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, dove prestò servizio durante tutto il periodo del regime. Seppur in modo clandestino, all’inizio degli anni Quaranta riprese l’attività politica affiancato da molti personaggi che, negli anni a venire, sarebbero diventati esponenti di primo piano della futura Democrazia Cristiana e uomini chiave nelle principali istituzioni della Repubblica Italiana.
Con la fine del fascismo e il ritorno alla libertà, per De Gasperi fu il momento della rivincita, l’occasione per mettersi in gioco in un momento difficilissimo per l’Italia sprofondata nelle macerie e nella miseria dopo la secon- da guerra mondiale. Come presidente del Consiglio si trovò a dover affrontare il delicato destino del Paese che, dopo il referendum del 1946, cessò di essere Monarchia per diventare Repubblica. Sempre nel ‘46 il popolo italiano premiò la Democrazia Cristiana come prima forza politica in seno alla Costituente, l’Assemblea chiamata a scrivere la carta fondamentale del nuovo Stato.
In quegli anni De Gasperi ebbe un ruolo fondamentale nel dare credibilità all’Italia, collocandola, rispetto alla logica della contrapposizione fra Usa e Urss, convintamente all’interno del blocco occidentale.
Fu protagonista delle trattative di pace con gli Stati vincitori e del successivo Trattato di Pace, all’interno del quale, come è noto, furono poste le condizioni anche per la futura autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Anni decisivi, in cui la tensione politica in Europa era palpabile e la contrapposizione tra Unione Sovietica e Stati Uniti, con due visioni profondamente diverse del mondo, si stava palesando, condizionando anche la scena politica dei singoli Paesi europei, compresi quelli del blocco occidentale; nel caso ita- liano il Partito Comunista Italiano cercava, in ogni modo, di imporsi e deviare il corso della storia in chiave filo sovietica.
Nel 1947 De Gasperi riuscì ad ottenere un importante prestito economico dagli Usa, aiuto che si rivelò di fondamentale importanza per la ricostruzione dell’economia del Paese. Anche questo aspetto condizionò senza dubbio le elezioni cruciali del 1948 nelle quali la Democrazia Cristiana e il blocco social comunista si contesero il destino dell’Italia. In quella fase furono cruciali sia il ruolo della Chiesa Cattolica, sia le notizie che ripetutamente sconvolsero la società civile italiana rispetto alle violenze sistematicamente perpetrate all’interno dei regimi comunisti instaurati nell’Europa orientale.
Gli ultimi anni di vita di De Gasperi, che si sarebbe spento nel 1954, furono anni estremamente intensi, caratterizzati da un lato da grandi inquietudini che attraversarono la società e l’economia italiana post bellica e dai segnali di ripresa, ma anche dalla concretizzazione di alcuni sogni che fecero di De Gasperi un visionario, a partire dalla sua profonda convinzione circa l’importanza di costruire una vera integrazione europea che fosse garanzia di pace e prosperità per l’intero continente. Aspirazione che si manifestò, concretamente, in una serie di azioni che posero davvero le fondamenta di quell’Europa unita che oggi è una realtà affermata e sotto gli occhi di tutti.
De Gasperi fu gigante nel giornalismo, nella politica, nelle istituzioni e la continua evocazione del suo nome, della sua storia personale e delle sue azioni ne è viva testimonianza.
A cura di dr. Lorenzo Baratter storico e già consigliere provinciale