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il museo di luserna, la cultura della terra cimbra
a cura di dr. Lorenzo Baratter
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Il Centro Documentazione Luserna è una Fondazione onlus costituita nel 1996, avente finalità di ricerca, sviluppo, raccolta e valorizzazione di testimonianze storiche. Esso organizza mostre annuali destinate ad un vasto pubblico dedicate a temi di carattere storico, naturalistico, etnografico che integrano le sale museali permanenti. Il Museo da anni cerca di mettere all’attenzione dei propri fruitori (negli ultimi anni, escluso il periodo pandemico ancora in corso, mediamente circa 12.000 presenze da marzo a novembre) temi di particolare interesse storico/etnografico. Realizzato un quarto di secolo fa (nel 2021 sono stati celebrati i primi 25 anni di vita) il Museo svolge attività divulgativa su temi legati principalmente al territorio trentino e alpino.
L’aspetto didattico è cruciale per il Centro Documentazione Luserna: tutti gli eventi, nel rispetto del rigore scientifico e qualitativo, hanno un taglio divulgativo, in grado cioè di intercettare prevalentemente famiglie con bambini e trasferire/restituire in modo adeguato le varie tematiche affrontate. Elevata è la qualità dei contenuti e linguaggio divulgativo sono garanzia di successo e di valore aggiunto al sistema culturale. La struttura museale è costituita da sezioni permanenti e da sezioni che vengono ogni anno attualizzate. Le sale permanenti sono le seguenti: comunità cimbra di Luserna; merletto a fuselli; metallurgia preistorica; fauna degli altipiani; alfabeto della Grande Guerra; sala dedicata al ritorno del lupo; centro visitatori fortezze degli Altipiani; casa Museo Haus von Prükk; pinacoteca Rheo Martin Pedrazza.
Quasi tutti i pannelli della mostra sono forniti di testi in 4 lingue, (cimbro, italiano, tedesco, inglese) con possibilità (su richiesta) di visite guidate anche in lingua cimbra, italiana, tedesca, inglese, francese.
Il Museo gestisce anche la Casa Museo Haus von Prükk, ricostruzione di una tipica casa cimbra tradizionale, la Pinacoteca Rheo Martin Pedrazza, il Forte Werk Lusérn. Durante il 2022 sono state pianificate, progettate e realizzate diverse esposizioni, che hanno richiesto un notevole sforzo organizzativo. Ne riassumiamo qui alcune.
La mostra “Di Arbatn. Mestieri di un tempo”
L’esposizione è stata concepita attraverso una serie di pannelli atti a documentare i mestieri di un tempo “prendendo in prestito” gli occhi (fotografia) e la penna (testi) di alcuni interpreti della storia. L’iniziativa ha voluto anche attirare l’attenzione delle più giovani generazioni verso il tema della manualità e dell’artigianato, illustrando alcune particolari tipologie di attività professionali del passato che potrebbero essere attualizzate.
La mostra “Etnogame. Indovina l’attrezzo” percorso espositivo alla Lince europea (Lynx Lynx) e al gatto selvatico (Felis silvestris silvestris) che, insieme, costituiscono il gruppo dei felini delle Alpi.
Quando parliamo di “materiale etnografico” intendiamo tutto ciò che ha un utilizzo nella vita e lavoro umano, quindi utensili, macchine, oggetti di arredamento tipici dell’attività artigiana e contadina. Possono essere semplici utensili, oggetti comuni, ma anche macchinari ingegnosi, funzionanti e efficacemente produttivi. Si è pensato di selezionarne un certo numero – scegliendo quelli più particolari e meno noti al “grande pubblico” – per realizzare, in un’apposita sala nella mansarda dell’edificio, un gioco etnografico (Etnogame) attraverso il quale i visitatori, in una sorta di percorso/quiz, devono indovinare quale era la funzione esatta di ogni singolo oggetto esposto.
La lince europea o eurasiatica è un carnivoro appartenente alla famiglia dei Felidi, genere Lynx. In origine, circa 4 milioni di anni fa, i primi esemplari di lince si ritiene fossero comparsi nel continente africano. Distribuito in seguito su gran parte dell’emisfero settentrionale, l’animale si sviluppò quindi in numerose sotto specie: nella lince rossa (Lynx rufus, detta anche bobcat) in Nord America, nella lince iberica (Lynx pardinus) in Europa e nella lince eurasiatica (Lynx lynx) nel continente asiatico.
In seguito la lince eurasiatica colonizzò l’Europa, dove sostituì la lince iberica su gran parte dell’area, ad eccezione della penisola iberica. Nel tardo Pleistocene, la lince eurasiatica si espanse anche nel Nord America, dove andò ad evolversi nella lince canadese (Lynx canadensis), la quale oggi abita le regioni di tundra e taiga del sub-continente nordamericano.
La mostra “Felini delle Alpi”
La mostra “Felini delle Alpi” è stata realizzata a compimento di un ciclo di mostre realizzate negli ultimi quattro anni aventi per oggetto lo studio della presenza (e talvolta del ritorno) dei grandi predatori. In questo senso è parso fondamentale dedicare uno specifico
Le due specie presenti in Europa sono la lince eurasiatica e la lince iberica (o pardina). La specie eurasiatica, che è oggetto principale del percorso espositivo “I felini delle Alpi”, vive attualmente nelle Alpi, nei Carpazi, nei Balcani, in Scandinavia e in alcune piccole aree dell’Europa centrale (la lince iberica vive invece solo in limitate aree della Spagna sud occidentale).
In Italia la lince ed il gatto selvatico (Felis silvestris silvestris), rappresentano gli unici felini autoctoni presenti attualmente e storicamente sul territorio. Un esemplare di lince è presente anche in Trentino (si tratta di un maschio giunto nel 2008 dalla Svizzera e denominato con la sigla B132). La lince viene considerata un animale totemico, detentore di antichi misteri. Veloce, silenzioso e mistico. Rappresenta, quindi, la capacità di vivere al di là dei paradigmi e di superare le barriere imposte dalla materia. La lince, dotata di una incredibile vista, nel corso dei secoli ha dato luogo a diverse leggende. Molti popoli credevano, infatti, che essa potesse vedere oltre i monti e i mari. oppure che il suo sguardo rappresentasse la incessante vigilanza di Dio sugli uomini. In alcuni casi la Lince è stata associata anche a entità demoniache.
Quanto al gatto selvatico, anch’esso oggetto del percorso espositivo, la sua presenza è ampiamente documentata nell’area alpina e dolomitica. Si tratta di un animale oggetto di numerosi studi (per quanto riguarda l’area dolomitica vi è un gruppo di lavoro che da sei anni sta studiando una popolazione di gatti selvatici nella zona del bellunese).
Il tipo di habitat di questo animale è caratterizzato da boschi misti, boschi ripariali, nella macchia mediterranea, lungo i margini delle paludi e delle coste (evitando montagne molto alte, coste esposte e habitat agricoli e urbani).
I gatti selvatici, come evidenzia il Wwf, sono sempre stati minacciati per il commercio della loro pelliccia: “Più di recente questo commercio è diminuito anche se in alcuni Paesi è ancora una minaccia costante. In India si stima una riduzione del 90% del proprio habitat. Gli individui che si avvicinano alle abitazioni, possono restare uccisi per aver fatto irruzione in allevamenti di pollame o dai cani domestici. In Europa, le minacce includono la frammentazione degli habitat, l’esposizione a sostanze chimiche agricole tossiche e la trasmissione di malattie da parte dei gatti domestici. Da studi recenti risultano altre due nuove minacce per il gatto selvatico, infatti è spesso vittima di incidenti stradali e sta subendo una forte ibridazione con i gatti domestici con perdita dell’identità genetica”.
Il percorso espositivo è stato installato nella grande sala mansarda, all’ultimo piano del Museo. Le due specie di felini, la lince e il gatto selvatico, hanno due spazi dedicati e separati, pur dentro un insieme omogeneo di informazioni.
Il percorso conferma il criterio espositivo già adottato nelle precedenti mostre, ovvero con l’esposizione di più animali tassidermizzati, dentro una suggestiva scenografia naturale, secondo i criteri già testati negli anni e molto apprezzati dai visitatori.
Dr. Lorenzo Baratter (è stato direttore del Centro Documentazione Luserna dal 2006 al 2022)